Strenna_1986_it


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promuoviamo
la vocazione del laico
al servizio dei giovani
nello spirito di D. Bosco
strenna 1986
commento del rettor maggiore don E. Viganó
Roma. Casa Generalizia FMA - 31 dicembre 1985

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CONTENUTO
1. LA SCELTA DEL TEMA
2. UNA RAGIONE DOTTRINALE CHE INTERPELLA
3. DIVISIONE DELLA STRENNA
4. VISIONE ECCLESIALE RINNOVATA DELLA VOCAZIONE DEL LAICO
4.1 I documenti per una riflessione conciliare
1.1 Documenti del Vaticano 11
1.2 Sinodo straordinario
1.3 Lineamenta• per 1'87
1.4 Codice di Diritto Canonico
4.2 La novita dell'impostazione ecclesiale del Vaticano li
4.3 La vocazione del Laico
4.4 Carattere secolare, processo di secolarizzazione e secolarismo
5. AL SERVIZIO DEI GIOVANI
5.1 Perche la Strenna si riferisce ai giovani
5.2 Aspetti di novita socioecclesiale
5.3 Luci per individuare il cammino
6. NELLO SPIRITO Dl DON BOSCO
6.1 L'ardore apostolico
6.2 La stessa identita rivestita di novita conciliare
7. IL CARISMA Dl UN VERO •MOVIMENTO SPIRITUALE•
MOMENTO Dl PREGHIERA
Scuola tlpograflca privata FMA - ROMA 1986

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Vi offro alcune riflessioni sulla Strenna del nuovo Anno 1986:
PROMUOVIAMO LA VOCAZIONE DEL LAICO
AL SERVIZIO DEI GIOVANI
NELLO SPIRITO DI DON BOSCO
1. LA SCELTA DEL TEMA
Un primo motivo per centrare l'attenzione sulla vocazione del
Laico e stato la realizzazione del Congresso mondiale dei Coope-
ratori alla fine dell'85. In questo nuovo anno 1986 speriamo di
consegnare - e stiamo lavorando proprio in questi giorni nel Con-
siglio generale - alla Congregazione dei Religiosi e Istituti seco-
lari il «Regolamento» rinnovato dei Cooperatori salesiani. Si pre-
sentera anche questo documento in forma definitiva, cos1 come e
stato fatto nell'Istituto delle FMA e nella Congregazione Salesiana
per la Regola di vita. Si conclude in tal modo lo sforzo compiuto
dai tre gruppi fondamentali della nostra Famiglia per aggiornare
i propri documenti di vita al Vaticano II. Ora siamo chiamati
tutti a lanciare i loro grandi contenuti nella concretezza della vita.
Un secondo motivo era la celebrazione del Sinodo ordinario dei
vescovi previsto per l'anno 1986: tutta la Chiesa doveva essere
impegnata intorno al tema della vocazione del Laico oggi.
Sopravvenuto in seguito il Sinodo straordinario, si e rinviato all'87
il Sinodo sui Laici. Cio significa che, nella pratica, tutto l'anno
1986 si orientera, nelle Chiese particolari e nelle varie istituzioni
ecclesiali, su questo tema. La Strenna percio ci fa partecipare alle
preoccupazioni vive della Chiesa.
Infine, l'appello del recente Sinodo. Questo non era previsto,
ma viene a coincidere con la scelta fatta. Nel recente messaggio
dei Padri Sinodali si legge: «volgiamo gia il nostro sguardo al Si-
nodo del 1987 su 'Vocazione e missione dei Laici nella Chiesa e
nel mondo, vent'anni dopo il Vaticano II'». E inoltre: «Questo Si-
nodo (quello dei Laici) riguarda tutta la Chiesa: vescovi, sacerdo-
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ti, diaconi, religiosi, religiose, laici. Deve segnare una tappa deci-
siva perche tutti i cattolici accolgano la grazia del Vaticano Il».
Dunque la scelta della Strenna ci fa sentire realizzatori, almeno
nei propositi programmati, di un solenne appello di Chiesa.
Un altro motivo e il nostro genuino ritorno alle fonti. Ho nomina-
to i Cooperatori, ma la gamma dei Laici intorno ai consacrati e
piu ampia. Se il nostro rinnovamento e un ritorno alle fonti sale-
siane, dobbiamo riconoscere che in questo campo, alle sorgenti, si
era piu avanti - a volte - di certe opere salesiane di ieri e di oggi.
Ecco i motivi principali per cui si e proposta questa Strenna. Dob-
biamo, noi consacrati, saper vivere in comunione e collaborazione
con i Laici; dobbiamo saperli animare spiritualmente; essi ci ar-
ricchiranno nella nostra stessa vocazione.
Infine e bene precisare il significato concreto con cui assumiamo
qui il termine «Laico»: e quello del capitolo IV della Lumen gen-
tium, legato al «carattere secolare». Partiamo dalla distinzione
tripartita tra «dero, religiosi e laici» (e non da quella bipartita
tra «ordinati» e «non-ordinati»). Non ci riferiamo, quindi, ai cosid-
detti «religiosi laici», anche se presentano certi aspetti «laicali» di
particolare interesse.
2. UNA RAGIONE DOTTRINALE CHE INTERPELLA
La preoccupazione che pervade la Strenna non e tanto un proble-
e ma di forze e di supplenza. Certamente da tenere presente la cri-
si sopravvenuta: sono diminuite le vocazioni e bisogna essere rea-
listi. Tuttavia non e questo il vero motivo della scelta della Stren-
na, b ensl. la concezione stessa della Chiesa rinnovata nel Vatica-
no II, della sua comunione e missione, dell'impegno coordinato
di tutti i suoi membri e della straordinaria importanza del Laica-
to: un gigante che si sveglia.
Nell'interpretare la Strenna e indispensabile evidenziare la novita
che comporta l'ecclesiologia del Vaticano II, riavvicinata e appro-
fondita secondo la griglia offerta dal recente Sinodo Straordinario.
e Tuttavia lo scopo della Strenna non di ordine dottrinale di ri-
cerca, ma piuttosto di proiezione assai pratica ed esigente: fare
«funzionare» meglio la nostra Famiglia.
La dottrina sottesa all'uso di questi termini laico, laicita, laicalita,
secolarita ecc. e assai complessa e sta impegnando i teologi in de-
licate discussioni. A noi tocca semplicemente percepire b ene il si-
gnificato sostanziale espresso nel Concilio in vista di una sua mag-
giore realizzazione pastorale.
Cercheremo di fare percepire che la dottrina conciliare tocca in
qualche modo l'identita di ogni Gruppo della nostra Famiglia ed
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esige in ognuno una vera novita di rinnovamento. Tenteremó di
farla percepire senza entrare nell'immensa problematica attinente
al tema.
3. DIVISIONE DELLA STRENNA
Si vede a prima vista che nell'enunciato della Strenna ci sono tre
parti:
- «promuoviamo la vocazione del Laico»
- «al servizio dei giovani»;
- «nello spirito di don Bosco».
In queste brevi riflessioni metteremo in evidenza, per ognuna del-
le parti, alcuni aspetti di «novita» legati al Vaticano II e ai tempi.
Lo faremo in forma assai sintetica limitandoci ad aspetti gia chia-
ri e acquisiti, con il fine di illuminare l'inventiva pastorale e di
trarre delle conseguenze pratiche di rinnovamento.
In ciascuna parte sottolineeremo alcune interpellanze che ci sfi-
dano.
Parleremo, quindi, della
a. visione ecclesiale rinnovata del Laico;
b. dimensione socioecclesiale dei giovani;
c. spirito di don Bosco e novita conciliare.
4. VISIONE ECCLESIALE RINNOVATA
DELLA VOCAZIONE DEL LAICO
Vi do un po' di lavoro da fare indicandovi i principali documenti
e i piu significativi orientamenti per riflettere sul tema.
4.1 I Documenti per una riflessione conciliare
1.1 Documenti del Vaticano li
Il Concilio Vaticano II e la magna charta per i tempi futuri. Il re-
cente Sinodo straordinario ci invita a farne tesoro; bisognera te-
nere in conto le indicazioni che suggerisce nella sua «Relazione
finale».
Sulla figura del Laico sono da privilegiare le due Costituzioni
Lumen gentium e Gaudium et spes; inoltre tre Decreti: Apostoli-
cam actuositatem, Inter mirifica e Ad gentes; infine, due Dichia-
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1.8 Page 8

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razioni: Gravissimum educationis momentum e Dignitatis huma-
nae.
- La Costituzione dogmatica Lumen gentium nel capitolo IV parła
del Laico e lo presenta come anima del mondo; poi nel capitolo V
tratta della vocazione universale alla santita con il suo multifor-
me esercizio.
- Nella Costituzione pastorale Gaudium et spes la prima parte e
tutta centrata sull'antropologia cristiana; la seconda presenta i
problemi della famiglia, della cultura, dell'economia, della politi-
ca, della pace, i problemi del mondo, nei quali il Laico e chiamato
a realizzare la sua vocazione.
- Dei tre Decreti conciliari, il primo e piu importante e Apostoli-
cam actuositatem. L'apostolato dei Laici e presentato in varie pro-
spettive, non come vocazione unilaterale: apostolato di evangeliz-
zazione, di animazione cristiana nell'ordine temporale, di azione
caritativa, ecc.
- Il Decreto Inter mirifica, sugli strumenti di comunicazione so-
ciale, presenta un'area specialmente aperta al Laico e di partico-
lare attualita.
- Il terzo Decreto, Ad gentes, sottolinea la dimensione missionaria
anche nella vocazione del Laico.
- La Dichiarazione Gravissimum educationis momentum sull'edu-
cazione, la scuola, l'area culturale, presenta un ambito specialmen-
te aperto ai Laici.
- E la Dichiarazione Dignitatis humanae, sul tema della liberta re-
ligiosa, mette in prima linea la dignita della persona umana. Non
perche la verita debba essere posposta, ma perche essa deve poter
essere presentata in modo convincente e assunta liberamente. Lo
stesso atto di fede deve risultare totalmente permeato di liberta.
E molto importante che si costruisca un tipo di realizzazione della
vocazione cristiana (sia del Laico sia <legli altri) che si comunichi
attraverso il dialogo, la testimonianza, il convincimento, perche si
possa percepire la verita salvifica nella sua chiarezza. Cio implica
una speciale capacita di approfondire e comunicare la verita quale
buona Notizia per l'uomo di oggi.
1.2 Sinodo straordinario
Altri testi da tenere presenti sono contenuti nell'opuscolo che pub-
blica il Messaggio, la Relazione finale e il Discorso conclusivo del
Santo Padre nel recente Sinodo straordinario. Non hanno come
tema di sviluppo la vocazione del Laico, pero sono documenti im-
portanti perche danno l'orientamento della maniera di studiare
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ed approfondire qualunque vocazione nella Chiesa; ci dicono come
si legge il Vaticano II, quali sono i suoi nuclei fondamentali e gli
orientamenti da seguire.
1.3 «Lineamenta» per 1'87
C'e ancora un altro documento, gia reso pubblico, che si chiama
Lineamenta, ossia «Linee di riflessione per il Sinodo dell'87». Non
e, ovviamente, un trattato, ma una visione della vocazione laicale
oggi, e offre vari suggerimenti. E tutto fondato sulla dottrina del
Vaticano II, ed ha lo scopo di far progredire la riflessione e la
prassi ecclesiale. Sara certamente uno strumento molto utile pro-
prio per chiarire meglio anche i contenuti di questa Strenna.
1.4 Codice di Diritto Canonico
Infine c'e anche il Codice di Diritto Canonico, considerato come
l'ultimo documento del Vaticano II. Tratta dei Laici, traducendo
in termini normativi la dottrina ecclesiologica del Concilio, par-
ticolarmente dal canone 224 al canone 231.
4.2 La novlta dell'impostazlone eccleslale del Vaticano li
Ma veniamo a fare emergere alcuni aspetti piu significativi di no-
vita che illuminano la vocazione del Laico, anzi anche tutte le altre
vocazioni ecclesiali. Supponendo come base la considerazione del
Mistero, il Concilio presenta come prima grossa novita la consi-
derazione basilare del Popolo di Dio: tutti i fedeli costituiscono,
in profonda comunione e partecipazione, il «Corpo di Cristo» nel-
la storia, «Tempio dello Spirito Santo» e «Sacramento universale
di salvezza».
Tale novita e fondata sui Sacramenti dell'iniziazione cristiana: il
Battesimo, la Cresima, l'Eucaristia. Ricordate che l'elaborazione
della Lumen gentium provoco varie discussioni per la collocazione
del capitolo sul Popolo di Dio, anteponendolo a quello sul ministe-
ro gerarchico, presentato come un servizio a tutti i fedeli. Il fatto
che negli anni successivi ci siano state, qua e la, interpretazioni
arbitrarie, non toglie importanza a questa novita di considerazio-
ne per ogni vocazione nella Chiesa.
Un secondo aspetto di novita e reperibile nella Gaudium et spes,
che presenta la Chiesa inserita nel mondo come servitrice dell'uo-
mo. Cosicche la famosa dimensione secolare, ossia l'essere inseri-
ta nella storia dell'uomo, e propria di tutta la Chiesa: con modi
differenti a seconda delle vocazioni e dei ruoli.
Divenire «religiosi» o «religiose» non e un alienarsi dalla storia,
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ma e un esservi presenti secondo una funzione, un ministero, un
carisma, una testimonianza specifica e differente. Tutto cio che e
Chiesa e al servizio dell'uomo, sacramento universale di salvezza.
Si tratta di verita ormai note, ma le cui proiezioni devono venire
ancora approfondite.
Questi due elementi (la «comunione e partecipazione» e la «dimen-
sione storica») stanno alla base di tutto il rinnovamento della
Chiesa come organismo differenziato, Corpo di Cristo con vari or-
gani reciprocamente complementari.
Cio che nel Popolo di Dio ci fa differenti gli uni dagli altri non e
una maggiore dignita, ma una abilitazione a un vicendevole servi-
zio, in comunione e partecipazione. Nella strutturazione del Corpo
di Cristo nella storia c'e un'unita organica che e fraternita di tutti,
con una comune vocazione alla santita; e c'e una missione parte-
cipata da tutti, in svariati modi, per la trasformazione del mondo,
affinche la storia dell'uomo diventi liturgia al Padre.
All'interno di questa organismo si danno stati e vocazioni diffe-
renti. Alla base c'e lo «stato laicale»: originariamente noi tutti
veniamo di IL Tutti siamo Popolo di Dio. Pero lo stato laicale co-
stituisce una prima differenziazione generale (il «genus»). Non si
tratta di una massa passiva, ma di una ricchezza indeterminabile
di vocazioni, ministeri non ordinati, carismi personali che dipen-
dono dalia creativita e dalla liberta della Spirito Santo. Qui si vede
l'importanza e l'attualita del sacramento della Cresima che da al
fedele la maturita per realizzare la comune vocazione sacerdotale,
profetica e regale del Battesimo.
Gli altri due stati, quello del ministero ordinato, (Papa, vescovi,
presbiteri, diaconi) e lo stato dei consigli evangelici si distinguono
come gruppi specificati da una speciale vocazio ne e consacrazio-
ne del Signore. La consacrazione del sacramento dell'Ordine, o
la consacrazione della professione dei consigli, abilita a partico-
lari testimonianze e servizi per la comune realizzazione della mis-
siane di tutto il Corpo.
I vari «stati» rinviano l'uno all'altro, rimandando in ultimo al Mi-
stera della Chiesa. Sono in reciproca comunicazione e si comple-
tano e perfezionano a vicenda per vivere e operare tutti nel Cristo.
La Chiesa non esiste per se stessa, ma per il mondo. Questi stati
differenti si aiutano e interscambiano a vicenda i loro specifici
valori per adeguare le loro caratteristiche al comune impegno di
salvezza.
Possiamo dire cosi che, nel loro interscambio, ci sano come tre
grandi dinamismi di complementarita:
• uno che scende dall'alto per risalire in risposta di grazia: l'eser-
cizio del sacerdozio ministeriale che giunge a tutti attraverso lo
stato <legli «ordinati ». «Chi e che battezza?», si domanda S. Ago-
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stino; e risponde: «e Cristo che battezza!«. E poi risale nel Cristo,
attraverso la liturgia della Chiesa, fino al Padre. Questo primo di-
namismo ci immette in diretta comunicazione con la mediazione
salvifica di Cristo;
gli altri due dinamismi rappresentano il movimento di diastole
e sistole del cuore: dalla Chiesa verso il mondo; e dal mondo ver-
so la Chiesa. In questo incessante movimento quanto piu c'e di
grazia, di radicalita, di santita nelle relazioni con Dio, tanto piu ci
sara di possibilita per la trasformazione del mondo. Nessuno sta-
to puo essere inteso come qualcosa a se stante e chiuso agli altri:
non sarebbe parte viva della Chiesa, Corpo di Cristo.
Questa e la novita: non siamo aree recintate e separate, ma sia-
mo un corpo organico in comunicazione. Ecco perche parlando
del Laico si deve parlare di una vocazione che interessa tutti, e
non semplicemente di una specie di «qualunquismo» cristiano per
chi vive il Battesimo nel mondo.
4.3 La vocazione del Laico
Nella dottrina del Vaticano II quale vocazione si assegna al Laico?
E un membro della Chiesa, cosciente di avere un proprio ruolo nel
mondo per compiervi la missione di salvezza. Vediamo nel Laico
due aspetti fortemente esigenti: da una parte, il Laico e un catto-
lico che vive nella Chiesa e parte da Essa (non e mai situato fuori
di Essa), per portare le ricchezze del Mistero al mondo, secondo
l'ambiente in cui vive; d'altra parte, e un cittadino corresponsa-
bile che vive nel mondo e parte dal di dentro di esso per promuo-
vere l'uomo e condurlo ad essere membro del Regno.
Cosi la vocazione del Laico ha delle esigenze formidabili che gli
derivano da due poli:
esigenze di formazione ecclesiale, di spiritualita appropriata,
suddivisa secondo i carismi e le professioni; e vincolata, in gene-
re, anche agli impegni coniugali;
esigenze di formazione sociale di professionalita, economia, po-
litica, scienze, culture, mondo del lavoro, ecc.
E una vocazione di frontiera: «cercare il Regno di Dio trattando
le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Essi vivono nel seco-
lo, cioe implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mon-
do e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di
cui la loro esistenza e come intessuta. Ivi sono chiamati a contri-
buire, si puo dire dal di dentro a modo di fermento, alla santifi-
cazione del mondo. A loro quindi particolarmente spetta di illumi-
nare e ordinare tutte le realta temporali, alle quali essi sono stret-
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tamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e
crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore» (LG 31).
Questo denso testo della Lumen gentium ci fa percepire facilmen-
te una triplice urgenza nel rilancio della vocazione del Laico:
l'indispensabilita di una buona formazione ecclesiale e sociale;
• l'importanza di una spiritualita appropriata e attuale;
il bisogno continuo di sostegno.
A chi la responsabilita di queste urgenze? A tutti insieme! A noi
consacrati don Bosco ne assegna parecchia nell'ambito della Fa-
miglia salesiana.
4.4 Carattere secolare, processo di secolarizzazlone e secolarismo
C'e poi un altro elemento da prendere in considerazione: il Laico
- afferma la Lumen gentium - si distingue per il suo «carattere
secolare». Nella Gaudium et spes abbiamo percepito che tutta la
Chiesa ha una dimensione secolare, pero il Laico ha la condizione
specifica di vivere all'interno del secolo, nelle immense e comples-
se aree dell'ordine temporale per dare un significato pieno, una
luce di Vangelo a tutte le realta create da Dio.
E vero che nell'Apostolicam actuositatem, oltre all'animazione cri-
stiana dell'ordine temporale, si parła dell'area piu specifica dell'
evangelizzazione e anche dell'azione caritativa. Lo ha ricordato
esplicitamente lo stesso Papa Paolo VI nell'Evangelii nuntiandi:
«Non bisogna trascurare o dimenticare l'altra dimensione: i laici
possano anche sentirsi chiamati a collaborare con i loro Pastori
nel servizio della comunita ecclesiale, per la crescita e la vitalita
della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la
grazia e i carismi che il Signore vorra loro dispensare» (EN 73).
E bene non dimenticare quest'altra vasta dimensione, pero deve
essere vista in sintonia con lo specifica carattere secolare del Laico.
Noi non pretendiamo qui di analizzare questa specifico «carattere
secolare», solo consideriamo pastoralmente importante vederlo in
stretta relazione con il processo di secolarizzazione, che e un se-
gno dei tempi. Il processo di secolarizzazione ha fatto emergere e
continua a far maturare la distinzione e !'autonomia di tanti valori
dell'ordine temporale. Comporta un vero progresso. Noi ci accor-
giamo della differenza di mentalita e di cultura di chi non ha an-
cora percepito l'importanza e l'ambito di certe distinzioni. I valo-
ri dell'ordine temporale vengono analizzati e approfonditi secondo
la loro natura, con un'autonomia propria e un fine proprio, anche
se subordinato. Non sono soltanto mezzi! Pensiamo, per es., a re-
ligione e politica; oppure a evangelizzazione e scuola. Il guaio gros-
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2.3 Page 13

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so e che la secolarizzazione, ossia questo segno dei tempi, di per
se ambivalente, e stato ed e continuamente adulterato e spinto in
negativo verso un invadente «secolarismo». E questo, oggi, uno
dei piu gravi pericoli che toccano da vicino i Laici che vivono nel
secolo.
Eppure ogni Laico deve essere un autentico «evangelizzatore».
Paolo VI parła di una loro «forma singolare di evangelizzazione»:
«Il loro compito primario e immediato non e l'istituzione e lo svi-
luppo della comunita ecclesiale - che e ruolo specifico dei Pa-
stori - ma e la messa in atto di tutte le possibilita cristiane ed
evangeliche nascoste, ma gia presenti e operanti nelle realta del
mondo. Il campo proprio della loro attivita evangelizzatrice e il
mondo vasto e complicato della politica, della realta sociale, dell'
economia; cosi pure della cultura, delle scienze e delle arti, della
vita internazionale, <legli strumenti della comunicazione sociale;
ed anche di altre realta particolarmente aperte all'evangelizzazio-
ne quali l'amore, la famiglia, l'educazione dei bambini e <legli ado-
lescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Piu ci saranno Laici
penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realta ed
esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e
consapevoli di dovere sviluppare tutta la loro capacita cristiana
spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto piu queste realta senza
nulla perdere ne sacrificare del loro coefficiente umano, ma ma-
nifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si
troveranno al servizio dell'edificazione del regno di Dio, e quindi
della salvezza in Gesu Cristo» (EN 70).
Dicevamo, pero, che nel dedicarsi all'ordine temporale durante
l'attuale accelerato processo di secolarizzazione, il Laico si imbat-
te nel gravissimo scoglio del secolarismo. Il Sinodo straordinario
lo descrive come causa di «una qual certa cecita verso le realta ed
i valori spirituali»; e un fenomeno che «consiste in una visione
autonomistka dell'uomo e del mondo la quale prescinde dalla di-
mensione del Mistero, anzi la trascura e la nega. Questo immanen-
tismo e una riduzione della visione integrale dell'uomo, che condu-
ce non alla sua vera liberazione, ma ad una nuova idolatria, alla
schiavitu delle ideologie, alla vita nelle strutture riduttive e spesso
oppressive di questo mondo» (RF II, A, 1). Dunque: se c'e una vo-
cazione ecclesiale di attualita, una vocazione che ha straordinario
bisogno di formazione, di appropriata spiritualita e di continuo
sostegno, e certamente oggi quella del Laico. E situata sulle fron-
tiere della Chiesa; e li che si deve ingaggiare una battaglia vit-
toriosa.
Se noi consacrati dobbiamo essere solidali con il Laico nella rea-
lizzazione della sua vocazione, scopriamo che, insieme alla bellez-
za del suo ruolo, s'imbatte in gravi pericoli deleteri per tutta la
Chiesa. Ci dobbiamo, dunque, sentire fortemente interpellati.
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5. AL SERVIZIO DEI GIOVANI
5.1 Percha la Strenna si riferisce ai giovani
- Penso sia evidente la motivazione: i giovani sono destinatari
preferenziali della Famiglia salesiana.
- Possiamo aggiungere, inoltre, che anch 'essi sono dei «Laici», an-
che se in un periodo di discernimento per la scelta di stato. Que-
sto aspetto ne sottolinea una peculiare importanza. Sono chiamati
a ricercare con serieta quale sia la loro vocazione nella vita.
D'altra parte i giovani sono, per natura, la possibilita di un inizio
nuovo per la societa e per la Chiesa. Gia Cicerone diceva che
loro ideali di oggi diverranno le virtu dei cittadini di domani.
- Abbiamo appena concluso l'«anno dei giovani», contrassegnato
da una bella lettera del Papa a loro e da un'altra ai sacerdoti per
loro. Non dobbiamo Iasciar perdere queste ricchezze profetiche
raccolte nel 1985.
5.2 Aspetti di novita socioecclesiale
Vorrei qui orientarvi a scoprire Ie novita che si possono percepi-
re oggi nel servizio dei giovani.
- Da parte della Chiesa, dopo il Vaticano II, e cresciuta la co-
scienza di una sempre maggiore «comunione e partecipazione» a lla
sua missione da parte di tutti i fedeli (il Popolo di Dio!), in parti-
colare da parte dei giovani. Basti ricordare quanto hanno afferma-
to i vescovi nel recente Sinodo: «Il Concilio chiam a i giovani spe-
ranza della Chiesa. QuE:sto Sinodo straordinario si rivolge con spe-
ciale amore e grande fiducia ai giovani e si attende grandi case
dalla loro generosa dedizione e li esorta affinche raccolgano e con-
tinuino dinamicamente l'eredita del Concilio, assumendo il loro
ruolo nella missione della Chiesa» (RF II, C, 6).
Quanto piu i giovani crescono nella comprensione della fede, nel-
l'uso della liberta, tanto piu devono essere immessi nella comunio-
ne e partecipazione della Chiesa di Cristo. Devono sentirsi Chiesa;
noi abbiamo un Papa che ha fatto, diciamo cosl., del servizio ai
giovani un programma del suo pontificato. E una novita del Vati-
cano II.
- Da parte della societa, c'e tutto un processo di socializzazione
(segno dei tempi!) che incide anche su un crescente aumento di
partecipazione da parte dei giovani: pensiamo alla scuola, ai pro-
blemi del lavoro, dell'emarginazione, del pluralismo culturale, del-
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2.5 Page 15

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le differenti sfide provenienti da societa di diverso tipo (preindu-
striale, industriale, postindustriale), del molo della famiglia, ecc.
C'e da osservare, in genere, che al di la dei problemi personali dei
giovani bisogna considerare con piu attenzione la dimensione so-
ciale dei problemi.
Non si tratta piu semplicemente di avere a che fare con una farni-
glia povera, con un gruppo di ragazzi emarginati; siamo di fronte
a gravi problemi della societa, c'e una condizione giovanile da
analizzare, con situazioni di vita tanto problematiche nel lavoro
(disoccupazione), nella fuga dal reale (droga), nella perdita di idea-
li, ecc. Sono situazioni che esigono un servizio con visione sociale.
- L'insieme di queste novita socioecclesiali ha portato con se un
maggiore coinvolgimento dei Laici adulti nella cura e nella dedi-
zione ai giovani. Maggiore coinvolgimento: non per qualunque
verso, o semplicernente per supplenza, ma per profonde ragioni
teologiche . I genitori innanzitutto, per ragioni di natura e di fede;
i fedeli in genere, per ragioni della responsabilita matema pro-
pria della Chiesa; e poi non pochi Laici perche si sentono chiama-
ti per vocazione cristiana a dedicarsi ai giovani. Si tratta, come
vedete, di ragioni teologiche.
- Infine possiamo elencare alcune aree di particolare urgenza in
questo servizio. Esse sono segnalate dalla Chiesa e, sotto altri pun-
ti di vista, anche dalla societa. Qui possiamo ricordarne alcune:
La famiglia: e un'area che tocca tutta la pastorale giovanile. Non
si puo pensare a una pastorale giovanile rinnovata che non venga
riferita a una pastorale familiare adeguata.
La scuola: implica innanzitutto la corresponsabilita dei genitori
(lo hanno percepito anche le societa democratiche); si sente il bi-
sogno di un progetto educativo che coinvolga esplicitamente tutti
i ć::ollaboratori dell'educazione. Tutto questa esige anche delle no-
vita strutturali: per esempio, che la comunita religiosa che gesti-
sce una scuola deve trasformarsi in animatrice di una piu ampia
comunita educante. E un impegno molto serio che impone di cam-
biare anche certe strutture. E questa fa pensare in prospettiva a
una svariata pluriformita di gestione della scuola. I Religiosi e le
Religiose hanno pensato (spesso nel passato) a una scuola gestita
solo da loro; invece e possibile pensare anche a scuole gestite da
Laici, in cui i Religiosi e le Religiose disimpegnano il molo di ani-
matori. C'e dunque una gamma di possibilita differenti, che biso-
gna avere presenti come sfide nuove.
Il tempo libero: e questa un'area straordinariamente importan-
te e che dovrebbe attrarre, come una calamita, l'attenzione e l'im-
pegno di tutta la Famiglia salesiana. Chi ha un «cuore oratoriano»
intuisce subito il valore di cio che sto dicendo. Il tempo libero dei
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2.6 Page 16

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giovani offre all'apostolo salesiano le geniali iniziative dell'«ora-
torio». Possano essere attivita culturali, ludiche, sociali, apostoli-
che, religiose, con cui si puo realizzare in pieno la originale mis-
sione dell'oratorio salesiano. La creativita per il tempo libero, in
vista delle urgenze della societa e della Chiesa e adattandosi alle
caratteristiche proprie dei vari gruppi di ragazzi e di giovani, e
per noi un'area preferenziale, nella quale si devono coinvolgere
numerosi Laici.
La comunicazione sociale: ecco un campo specialmente aperto
ai Laici. Don Bosco ci voleva presenti, anzi all'avanguardia, con
competenza e inventiva nell'ambito che si riferisce all'evangeliz-
zazione e all'educazione. Credo che, qui, noi consacrati siamo an-
dati un po' alla deriva e che urge rilanciare una maggiore volonta
d'impegno.
Infine, la Chiesa locale: e una caratteristica innovazione del Va-
ticano Il. Sia la nostra presenza, sia la corresponsabilita nel pro-
getto pastorale delle singole Chiese locali comportano certe no-
vita di collaborazione. In questa campo urge ripensare e rilancia-
re il concetto genuino di Cooperatore salesiano, secondo il Pro-
getto di vita («Regolamento») che uscira rinnovato appunto quest'
anno. Anche per quanta riguarda noi SDB, FMA e altri Gruppi con-
sacrati, l'impegno nelle Chiese locali deve aprirci piu generosamen-
te a vere novita di collaborazione.
5.3 Luci per individuare il cammlno
Per affrontare con i Laici queste novita e utile avere presenti al-
cuni documenti recenti che aiutano a ripensare gli impegni: l'e-
sortazione apostolica Familiaris consortio (documento del Sinodo
sulla famiglia); La Scuola cattolica (documento della Congregazio-
ne per l'Educazione cattolica); Il laico cattolico testimone della
fede nella scuola (emanato dalla stessa Congregazione). In essi si
percepisce un modo nuovo di impostare alcuni problemi al servi-
zio dei giovani.
Infine, qualunque impegno veramente ecclesiale, oggi, a favore
dei giovani deve includere con chiarezza, concretezza e competen-
za una «spiritualita giovanile».
In questa vitale compito devono sentirsi fortemente coinvolti tut-
ti i gruppi della Famiglia salesiana.
14

2.7 Page 17

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6. NELLO SPIRITO Dl DON BOSCO
L'espressione «spirito di don Bosco» ha tanti livelli di compren-
sione; per i Salesiani SDB e descritto in un bel capitolo delle loro
Costituzioni. Nella Strenna lo prendiamo in un senso piu ampio,
anche perche non si debbono imporre ai Laici certe tonalita che
sono proprie e peculiari della vita consacrata.
Ci riferiamo al progetto apostolico di don Bosco, alla sua modalita
pedagogica, alla sua preoccupazione sociale, alla sua missione ec-
clesiale, alla sua intuizione del metodo della bonta, al suo costan-
te impegno di coinvolgimento del maggior numero di collabora-
tori.
Al ceńtro di questo spirito di don Bosco c'e il suo ardore aposto-
lico: e il grande segreto di tutto il suo carisma. Io piu penso, piu
ascolto altri, piu leggo, piu mi accorgo che il motto che meglio in-
dica lo spirito salesiano e precisamente da mihi animas cetera talle.
Non e sufficiente dire «contemplativo nell'azione», che puo dive-
nire, di fatto, restrittivo. Il cuore di un membro della Famiglia sa-
lesiana sa palpitare per i giovani anche a 90 anni, in letto, nella
sofferenza e in una apparente inattivita. L'ho gia detto altre volte,
ma e importante ripeterlo.
Tra i gruppi della Famiglia noi abbiamo un movimento secolare
promosso dalle nostre sorelle dei Sacri Cuori (di don Variara) che
si impegnano tra gli ammalati per un movimento secolare di of-
ferta della sofferenza in prospettiva ecclesiale. Bello!
6.1 L'ardore apostolico
L'ardore apostolico del da mihi animas e permanentemente ali-
mentato dalia carita pastorale; don Bosco e stato sempre educa-
tore di apostoli. Ha centrato il suo ardore apostolico sulla gioven-
tu bisognosa di tutto il mondo, guardando sia alla gioventu biso-
gnosa della propria Patria, sia a quella povera dei popoli piu
sprovveduti che non conoscono Cristo, dando cosi una dimensio-
ne missionaria a tutta la sua Famiglia.
Si e preoccupato anche <legli ambienti popolari. Don Bosco si e
impegnato soprattutto attraverso la comunicazione sociale (la
stampa d'allora) ad irrobustire e difendere la religiosita popolare,
ossia la fede del popolo, che oggi (piu di ieri) e plagiato, manipo-
lato e strapazzato da tanti; di qui il qualificativo della sua mis-
sione come «giovanile e popolare»!
Il suo ardore apostolico e caratterizzato inoltre da una praticita
organizzativa che vuole l'unione di tante forze e progetti concreti
di azione.
15

2.8 Page 18

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E aperto con molta duttilita al coinvolgimento maggiore di colla-
boratori a vari livelli; basta che ci sia un po' di buona volonta. Bi-
sognera vedere come, ma suscitare l'azione di quanti possono col-
laborare.
Infine insiste sul metodo della bonta: per questo ci ha chiamati
«salesiani». Non dobbiamo dimenticare che l'apostolato salesiano
e frutto di amore non solo nelle motivazioni ma anche nel metodo.
6.2 La stessa identita rivestita di novita conciliare
Parlare di novita conciliare in relazione allo spirito di don Bosco
e un punto delicato, ma importante e irrinunciabile. Non si tratta
di novita nello spirito stesso, ma di esigenza di vera novita nel
modo di realizzarlo.
E un'affermazione che sembra paradossale. A me e toccato viver-
la con gioia e anche con dolore in questi venti anni di postconci-
lio. Non e facile esprimerla con evidente chiarezza. Si tratta di ri-
leggere in fedelta il pensiero di don Bosco e incorporarlo all'orbi-
ta del Vaticano II. Se don Bosco fosse vivo tra noi, sarebbe certa-
mente il primo promotore e realizzatore del Vaticano II.
Oggi c'e una dottrina sul Laico che al suo tempo non si pensava
ancora con l'attuale chiarezza teorica e concretezza apostolica;
eppure lui ha avuto come un'intuizione venuta dallo Spirito del
Signore che l'ha portato ad agire. Quale e la maniera di rendere
oggi «conciliare» Io stile di don Bosco? Fare quel che ci dice il
Sinodo, cioe studiare gli orientamenti conciliari e avere coraggio.
Nella nostra Famiglia e questo uno studio che abbiamo comin-
ciato quasi vent'anni fa, con i Capitoli generali degli SDB, FMA, e
degli altri Gruppi. Si e fatto un progresso in questo campo. Don
Bosco ha avuto una costante e concreta intuizione del Laicato; ha
cercato di coinvolgerlo nella sua missione sociale ed ecclesiale. Ha
cercato dei collaboratori dappertutto, purche avessero un po' di
buona volonta, al di la anche delle confessioni religiose e conten-
tandosi magari del loro apporto di semplice beneficenza. Li voleva
organizzare tutti, globalmente, in una unione di forze positive chia-
mandoli «Cooperatori salesiani». Bisogna pensare che allora non
esistevano tra i Laici cattolici speciali associazioni apostoliche che
rispondessero adeguatamente alle sfide socioculturali dei tempi.
Lui e stato, in qualche modo, un precursore e un innovatore, ma
senza la chiarezza e le possibilita che offre l'ecclesiologia del Va-
ticano II.
Don Guido Favini, benemerito studioso del pensiero di don Bosco
al riguardo, nel presentare una sua sintesi sull'origine dell'associa-
zione dei Cooperatori salesiani le mette appunto un titolo assai
ampio: Don Bosco e l'Apostolato dei Laici (Torino, SEI 1952).
16

2.9 Page 19

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Inoltre, una lettura attenta della trattazione di questo tema nel-
l'opera di don Pietro Stella (Don Bosco nella storia della religio-
sita cattolica, vol. I, 2• ediz., Roma, LAS 1979, pag. 209-227) invita
a riflettere con particolare attenzione.
D'altra parte se si pensa al progetto che don Bosco aveva tentato
di promuovere includendo nelle Costituzioni stesse dei suoi Sale-
siani religiosi un capitolo su questo tema, si deve concludere che
cercava particolarmente anche e soprattutto dei «Laici cattolici»
che sapessero vivere apostolicamente nel mondo la loro fondamen-
tale opzione battesimale.
Oggi pero, dopo l'evoluzione ecclesiale e salesiana di oltre un se-
colo, vediamo che si enumerano differenti gruppi di non-consacra-
ti nella Famiglia salesiana:
- i «Cooperatori», che vivono cattolicamente nel secolo come Laici
(nel sen so stretto del Vaticano II) o come Sacerdoti e Diaconi del-
le Chiese diocesane;
- gli «Exallievi», che includono una gamma pm ampia di mem-
bri, anche al di fuori della Chiesa, ma vincolati con la Famiglia sa-
lesiana nei valori di una genuina educazione impartita nelle no-
stre opere;
- i «Collaboratori» (chiamati, a volte impropriamente, «collabo-
ratori laici»), che intervengono in attivita delle opere salesiane,
secondo una possibilita abbastanza elastica di coinvolgimento di
lavoro;
- gli «Amici di don Bosco», in riferimento a gente di buona vo-
lonta, anche non cristiani, che accettano con simpatia di collabo-
rare nel bene (benefattori) nel vasto ambito della missione giova-
nile e popolare della nostra Famiglia.
L'uso del termine «Laici» per l'insieme di queste categorie non e
esatto (e tanto meno conciliare!), pero indica una certa coopera-
zione che don Bosco cercava e promuoveva dovunque si potesse,
con profondo senso di servizio ai giovani e con una mentalita pre-
ecumenica che ne rivela l'ardore, la creativita e la volonta di favo-
rire un'unione di bene, costruita anche «su base pluralistica e
avente come scopo una comune azione sociale».
Ora, la novita conciliare con cui siamo chiamati a rivestire la stes-
sa identita di spirito lasciataci in eredita dal Fondatore, mentre
non esclude (anzi rafforza) la ricerca e la cura di operatori di be-
ne in tutte le categorie di persone di buona volonta, esige da noi
consacrati una dedizione piu intensa, piu profonda e piu ecclesia-
le verso coloro che nei vari gruppi elencati sono autentici «Laici»
nel significato preciso del Vaticano II.
E questa la preoccupazione specifica segnalata dalla presente
Strenna.
ł7

2.10 Page 20

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Abbiamo due orientamenti ufficiali e autorevoli al riguardo:
- il Capitolo Generale Speciale (cf CGS, Roma 1971) dei SDB che
ha precisato e stimolato la scelta «vocazionale» di Chiesa, propria
dei Cooperatori;
- il Capitolo Generale 21 (CG21, Roma 1978, sempre dei SDB) che
ha sottolineato e favorito la collaborazione di quegli Exallievi
«che hanno fatto la scelta evangelizzatrice».
Dobbiamo, con questi Laici (e con i collaboratori «cattolici» delle
nostre opere) saper parlare di «vocazione», di senso di Chiesa, di
impegno pastorale, di adesione al Papa e ai vescovi, di spiritualita
laicale, di santita.
Se vogliamo applicare la dottrina conciliare del Laicato a qualcu-
no, la possiamo applicare con serieta solo ai Cooperatori, ai grup-
pi di Exallievi evangelicamente impegnati e ai collaboratori cat-
tolici delle nostre opere. Agli altri applichiamo i saggi criteri che
don Bosco ci ha insegnato e che manifestano la sua inventiva di
servizio e il suo sforzo di riunire tutto cio che c'e di positivo e di
buona volonta negli uomini per far progredire una causa di bene.
Che cosa, dunque, possiamo fare oggi per rendere operativi que-
sti criteri? Qui sta il significato e la dinamica della Famiglia sa-
lesiana.
7. IL CARISMA Dl UN VERO «MOVIMENTO SPIRITUALE»
La vita della Chiesa ci misura: o lanciamo un forte «movimento
giovanile e popolare» che caratterizzi tutta la Famiglia salesiana,
e saremo nelle trincee del futuro, e realizzeremo il Vaticano II
verso il terzo millennio; oppure ci rassegneremo a stare nelle re-
trovie e ci ripiegheremo su nostalgie, rinchiudendoci in alcune
opere (pur benemerite). Ma allora corriamo il rischio di divenire
uno stand (anche bello e ammirato) ma situato in un «museo».
Tutti sentiamo parlare di carismi; e noi siamo appunto un cari-
sma nella Chiesa. Ebbene, il nostro carisma e quello di promuo-
vere una spiritualita giovanile e laicale. Perche non sappiamo muo-
verci? La spiritualita giovanile e laicale non esistera e non sara ef-
ficiente se non c'e una spiritualita globale che e quella di don Bo-
sco in noi, che e nostra, che e dei Cooperatori e degli Exallievi
che hanno fatto la scelta evangelizzatrice, ossia di tutti coloro che
tra noi operano nell'ambito della Chiesa cattolica. Bisogna metter-
ci a vivere, approfondire, definire e comunicare questa spiritua-
lita! E una questione che tocca il nostro futuro.
Noi stiamo ora preparando 1'88: speriamo di fare qualche cosa di
significativo, pero bisogna che sappiamo muovere i giovani e i
Laici nell'orbita del Vaticano IL Avanzare a piccoli passi puo es-
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3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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sere anche un bene; ma non a pezzettini, ciascuno con una sua
ideuccia, rinchiuso in casa senza orizzonti e senza risonanza so-
ciale. Non e che vogliamo apparire sui giornali e sentirci nomi-
nare; ma e per divenire davvero «missionari dei giovani», per in-
fluire sul mondo che si muove. Urge prendere coscienza che ab-
biamo un carisma capace di infuocare tanti cattolici per il bene
della gioventu e metterci a «santificarla»! Si tratta di una «con-
versione», di approfondire e dare vitalita alla vocazione salesiana
proiettata sui giovani e sui Laici adulti, ossia di testimoniare cio
che don Bosco ha voluto che fossimo nella Chiesa.
Rileggendo il «Regolamento» che don Bosco scrisse per i Coope-
ratori di allora (e che lui definl «un modo pratico per giovare al
buon costume ed alla civile societa»), vediamo che Io considerava
come «un vincolo con cui i cattolici, che lo desiderano, possono
associarsi ai Salesiani e lavorare con norme comuni e stabili af-
finche stabili e invariabili se ne conservino lo scopo e la pratica
tradizionale... Noi cristiani - scrive piu avanti - dobbiamo unir-
ci in questi difficili tempi, per promuovere Io spirito di preghiera
e di carita, con tutti i mezzi che la religione somministra, e cosi
rimuovere o almeno mitigare quei mali che mettono a repenta-
glio il buon costume della crescente gioventu, nelle cui mani stan-
no i destini della civile societa».
Oggi, essere buon cristiano (ossia cattolico attivo) significa inten-
sificare l'unione dei buoni con una spiritualita adeguata e forte,
procedente dal carisma del Fondatore, ma situata nell'orbita di
rinnovamento voluta dallo Spirito del Signore attraverso il Vati-
cano II.
Ecco allora che la parola d'ordine per impegnarci a dare impulso
nella Chiesa a un coraggioso movimento giovanile e popolare,
umile e senza tamburi ma costruttivo e convincente, e di convo-
care tutta la Famiglia salesiana intorno a un proposito di profeti-
ca attualita: «consegnare il Concilio ai giovani!».
19

3.2 Page 22

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·Momento di preghiera
CANTO D'INIZIO:
Rit. Dammi un cuore, Signor, grande per amar;
Dammi un cuore, Signor, pronto a lottare con te.
1. L'uomo nuovo creatore della storia / costruttore di nuova umanita.
L'uomo nuovo che vive l 'esistenza / come un rischio che il mondo cam•
[bi era.
2. L'uomo nuovo che piu non vuol frontiere, / ne violenze in questa societa.
L'uomo nuovo al fianco di chi soffre / dividendo con lui il tetto e il pane.
3. L'uomo nuovo che lotta con speranza / nella vita cerca verita.
L'uomo nuovo non stretto da catene, / l'uomo libero che esige liberta.
PRIMA LETTURA: dalia Lettera ai Romani (16, 1-16; 21-23; 27) - Due lettori
1. La pace che viene da Dio sio con tutti voi. Amen.
2. Vi raccomando la nostra sorella Febe, che lavora al servizio della
chiesa di Genere. Accoglietela nel nome del Signore, com'e bene
che si faccia tra credenti, e aiutatela in qualsiasi cosa abbia bi-
sogno di voi. Anch'essa ha aiutato molto gente, e anche me.
1. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori nel servizio di Gesu
Cristo, Essi hanno rischiato la loro vita per salvare la mia. Non
io soltanto, ma anche tutte le comunita dei credenti non ebrei
devono essere loro grati. Salutate anche la comunita che si radu-
na in cosa loro.
2. Salutate il mio coro Epeneto che e stato il primo cristiano nella
provincia dell'Asia.
1. Sa lutate Maria che ha lavorato molto per voi.
2. Salutate Andronico e Giunia, miei parenti, che sono stati in pri-
gione con me. Sono molto stimati tra gli apostoli e sono diventati
cristiani prima di me.
1. Salutate Ampliato che mi e coro nel Signore. Salutate Urbana,
nostro compagno al servizio di Cristo, e il mio coro Stachi.
2. Salutate Apelle che e stato messo alla prova per la sua fede in
Cristo.
1. Salutate la tamiglia di Aristóbulo.
2. Salutate il mio parente Erodione.
1. Salutate quelli della cosa di Narciso che credono nel Signore.
2. Salutate Tritena e Tritósa che lavorano per il Signore e la mia
cara Perside che pure ha molto lavorato per Lui.
20

3.3 Page 23

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1. Salutate Rufo, degno di lode nel Signore, e sua modre, che e una
modre anche per me.
2. Salutate Aslncrito, Flegonte, Erme, Patroba, Erma e i tratelli che
sono con loro.
1. Salutate Filologo e Giulio, Nereo e sua sorella Ollmpas, e tutti i
credenti che sono con loro.
2. Salutatevi tra di voi con un traterno abbraccio. Tutte le chiese di
Cristo vi salutano.
1. Vi saluta Timoteo, mio collaboratore, e vi salutano Lucio, Giasone
e Sosipatro, miei parenti.
2. Anch'io, Terze, che ho scritto questa lettera, aggiungo i miei salu-
ti nel Signore.
1. Vi saluta Gaio, che mi ospita: in cosa sua si raduna tutta la co-
munita.
2. Vi saluta Erasto, tesoriere della citta, e il tratello Quarto.
e 1. A Dio, che solo sapiente, a Lui per mezzo di Gesu Cristo sio la
gloria per sempre. Amen.
SALMO RESPONSORIALE (92) - Due lettori intonano:
E bello lodarti, Signore e cantare, o Dio, il tuo onore
Tutti E bello...
1. E belle lodarti. Signore,
e cantare il tuo onore, o Dio Altissimo,
annunziare al mottino la tua bonta,
la tua tedelta durante la notte.
2. Sono telice, Signore,
per quello che hai tatto,
canto di gioia davanti alle tue opere.
Tutti E bello...
1. Signore, quanto sono grandi le tue azioni,
come sono protondi i tuoi pensieri!
2. L'uomo ignorante non se ne accorge,
Io stupido non Io capisce.
1. I malvagi crescano pure come l'erba,
tioriscano tutti i maltattori:
saranno distrutti per sempre.
2. Tu, Signore, in eterno
regni sopra ogni cosa.
E i tuoi nemici, Signore,
i tuoi nemici andranno in rovina,
i maltattori saranno dispersi.
Tutti E bello...
1. A me invece hai dato la forza di un bufalo,
mi hai unto con olio profumato.
21

3.4 Page 24

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2. Ho visto la sconfitta dei m1e1 nem1c1,
ho scoperto il complotto dei miei avversari.
Tutti E bello...
1. li fedele cresce diritto come una palma,
diventa bello come un cedro del Libano.
2. Piontato nel cortile del tempio,
fiorisce presso il Signore nostro Dio.
1. Anche se vecchio, porta frutti,
e sempre verde e rigoglioso.
2. i: la prova che il Signore e giusto;
e la mia roccia e non inganna.
Tutti E bello...
SECONDA LETTURA: Dal Decreto sull'Apostolato dei Laici
Apostolicam Actuositatem n. 7
1. Quanto poi al mondo, e questo il disegno di Dio:
Tutti che gli uomini, con animo concorde, instaurino e perfezionino
sempre piu l'ordine temporale.
1. Tutte le realta che costituiscono l'ordine temporale, cioe i beni
della vita e della famiglia, la cultura, l'economia, le arti e le
professioni, le istituzioni della comunita politica, le relazioni in-
ternazionali, e cosi via, come pure il loro evolversi e progredire,
2. non soltanto sono mezzi con cui l'uomo puó raggiungere il suo
fine ultimo, ma hanno un «valore» proprio, riposto in esse da
Dio, sia considerate in se stesse, sia considerate come parti di
tutto l'ordine temporale.
Tutti E lddio vide tutte le cose che aveva fatto, ed erano assai buone.
1. Questa loro bonta naturale riceve una speciale dignita dal rap-
porto che esse hanno con la persona umana, a servizio della
quale sono state create.
2. lnfine piacque a Dio
Tutti unificare in Cristo Gesu tutte le cose, naturali e soprannaturali,
«affinche Egli abbia il primato sopra tutte le cose».
2. Questa destinazione, tuttavia, non solo non priva l'ordine tempo-
role della sua autonomia, dei suoi propri fini, delle sue proprie
leggi, dei suoi propri mezzi, della sua importanza per il bene
dell'uomo,
1. ma anzi Io perfeziona nella sua consistenza e nella sua pro-
pria eccellenza e nello stesso tempo Io adegua alla vocazione
totale dell'uomo sulla terra.
2. Nel corso della storia, l'uso delle cose temporali e stato mac-
chiato da gravi manchevolezze, perche gli uomini. in conse-
22

3.5 Page 25

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guenza del peccato originale, spesso sono caduti in moltissimi
errori intorno al vero Dio, alla natura dell'uomo, e ai princlpi
della legge morale:
1. da qui corrotti i costumi e le istituzioni umane e non di rado
conculcata la stessa persona umana.
2. Anche ai nostri giorni non pochi, ponendo un'eccessiva fiducia
nel progresso delle scienze naturali e della tecnica, inclinano
verso una specie di idolatria delle cose temporali, fattisi piut-
tosto schiavi che padroni di esse.
Tutti E compito di tutta la Chiesa aiutare gli uomini affinche siano
resi capaci di bene indirizzare tutto l'ordine temporale e di or-
dinarlo a Dio, per mezzo di Cristo.
Sac. E compito dei pastori enunciare con chiarezza i principi circa
il fine della creazione e l'uso del mondo, dare gli aiuti morali
e spirituali affinche l'ordine temporale venga instaurato in
Cristo.
1. Ai laici tocca assumere la instaurazione dell'ordine temporale
come compito proprio e, in esso, guidati dalia luce del Vangelo
e dal pensiero della Chiesa e mossi dalia carita cristiana, ope-
rare direttamente e in modo concreto;
2. come cittadini cooperare con gli altri cittadini secondo la spe-
cifica competenza e sotto la propria responsabilita;
Tutti cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio.
CANTO Dl RISPOSTA:
Rit. Annunceremo il tuo Regno, Signor, il tuo Regno, Signor il tuo Regno.
1. Regno di pace e di giustizia, / regno di vita e di verita.
2. Regno di amore e di grazia, / regno ch'e gia nei nostri cuori.
3. Regno che soffre la violenza, / regno in cammino verso il cielo.
4. Regno che dura eternamente, / regno che al Padre giungera.
TERZA LETTURA: Dalie Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco (111 254;
XIII 625)
1. Don Bosco quando tenne la prima conferenza ai Cooperatori di
Torino nella chiesa di san Francesco di Sales, il 16 maggio 1878,
descrisse gli albori dell'Opera degli Oratori e ricordó preti e laici
con vivo commozione, cominciando dal Teologo Borel.
2. Un poco alla volta vari benemeriti ecclesiastici si unirono al po-
vero prete e prestavano !'opera loro, chi a confessare, chi a pre-
dicare, chi a fare catechismi. E l'Oratorio era da questi ecclesia-
stici sostenuto. Essi pero non bastavano.
23

3.6 Page 26

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Crescendo i bisogni anche per le scuole serali e domenicali, al-
cuni preti erano poco cosa. Ed ecco che vari signori portarono
anch'essi l'opera loro.
Era proprio la Divina Provvidenza che li mandava; e per loro mez-
zo il bene andó moltiplicandosi.
Ouesti primi cooperatori salesiani, sio ecclesiastici che secolari,
non guardavano a disagi ed a fatiche; ma, vedendo come molti
giovanetti discoli si riducessero nella via della virtu, sacrificavano
se stessi per la salvezza degli altri.
Molti io ne vidi lasciare ogni comoditó delle loro case e venire
non solo tutte le domeniche, ma anche tutti i giorni della quaresi-
ma, e ad un'ora che li disagiava moltissimo, ma che era piu co-
moda per i ragazzi, a fare il catechismo.
Li vidi anche nella stagione invernale scendere ogni sera a Val-
docco per vie e sentieri dirupati, pericolosi, coperti di neve e di
ghiaccio, per fare scuola nelle classi che mancavano di maestro,
impiegandovi il maggior tempo possibile.
1. Don Lemoyne nota altri particolari di assistenza sociale:
«Alcuni nobili signori e borghesi si unirono ai catechisti e giovani
maestri e li aiutavano in chiesa e fuori di chiesa nei loro uffizi.
Essi davansi specialmente premura di cercare tra i giovani quelli
cui mancava il lavoro; procuravano di metterli bene in assetto ed
in grado di potersi presentare nelle officine e nei negozi. e li col-
locavano presso qualche onesto padrone, andando a visitarli sui
lavoro lungo la settimana...» (MB Ili 253-254).
PREGHIERA COMUNITARIA - Rispondiamo insieme:
Aiutami, Signore, a fare la tua volonta
CANTO DEL PADRE NOSTRO
CANTO FINALE:
e 1. Dio grande nel cielo dei Santi, la sua luce vince la notte.
Dio che sconfigge i potenti fa sbocciare il grano che muore.
Rit. Alleluia! Alleluia!
Annunceremo al mondo la sua Pasqua. Alleluia!
Questo sentiero libero noi scegliamo con Lui.
2. Venne un uomo mandata da Dio il suo nome era Giovanni:
Ebbe un cuore grande come il mare per condurre i suoi giovani a Dio.
3. Nel suo nome, ci chiami, o Signore, per i giovani a dare la vita;
eccoci, siam pronti, veniamo: ci da forza ogni giorno il tuo amore.
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