SussidioAdulti08-09


SussidioAdulti08-09



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preoccupati
di annunciare
il Vangelo
20sussidio 0di8/ animazione 20 missionaria 0per9adulti

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indice
3 presentazione
PREOCCUPATI
4 nota introduttiva
Atti degli Apostoli
5 primo incontro
11 secondo incontro
17 terzo incontro
23 quarto incontro
29 quinto incontro
35 appendice
37 lectio prima
41 lectio seconda
La conversione
La conversione a Damasco: At 9, 1-30
Il coraggio
La disputa ad Antiochia di Pisidia (Primo viaggio): At 13, 44-52
La sofferenza
Le difficoltà a Filippi (Secondo viaggio): At 16, 16-24
La perseveranza
Il commiato a Efeso (Terzo viaggio): At 20, 17-31
La testimonianza
La permanenza a Roma: At 28, 16-30
LAMPADA PER I MIEI PASSI
Avvento
Quaresima
46 schede
Proposte di PREGHIERA e SOLIDARIETÀ
Testi degli incontri a cura di:
Marco Mencaglia
Autore delle Lectio Divine:
padre Antonio Convito
Progetto grafico: MISSIO - PP.OO.MM.
Fotografie: archivio PP.OO.MM.; Fototeca Azione Cattolica Italiana; varie.
Per le immagini delle lectio:
– Tommaso Minardi (1787 - 1871), La missione degli apostoli.
Roma, Palazzo del Quirinale, Sala degli Ambasciatori.
– Mattia Preti (1613-1699), San Pietro e San Paolo condotti in carcere.
La Valletta, Chiesa dei Gesuiti.
Stampa: Abilgraph - Roma
Con approvazione ecclesiastica
Finito di stampare nel mese di: GIUGNO 2008

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PREOCCUPATI
“Mutando l’ordine degli addendi, il risultato non cambia”: così ci inse-
gnavano a scuola. Vale anche per il titolo di questo sussidio:
“Preoccupati di annunciare il Vangelo”. Puoi mettere l’accento sulla
“o” o sulla “a”, trasformando un imperativo rivolto alla persona in aggetti-
vo che qualifica una comunità. Ma la sostanza del messaggio resta immu-
tata: l’annuncio del Vangelo deve essere la nostra principale occupazione.
Già san Paolo ne era convinto quando alla comunità di Corinto scriveva:
“Guai a me se non predicassi il Vangelo!”, tema missionario scelto per que-
sto anno giubilare a lui dedicato.
Quella dell’Apostolo non è una minaccia, ma un’allettante proposta di
vita che, pur passando attraverso numerose prove, rende felici e pienamen-
te realizzati. Ben può dirlo lui che, da esperto cacciatore di taglie, si ritro-
vò la sua immagine inchiodata nei saloon dell’Impero Romano sotto la
minacciosa scritta: “Wanted”. Di sofferenze e delusioni ne ha avute tante;
eppure, al termine della sua vita terrena, ha potuto fieramente dire: “Ho
conservato la fede”!
Questo sussidio - rivolto agli animatori – nasce dall’esigenza di integra-
re i percorsi già stabiliti da gruppi parrocchiali, associazioni e movimenti
per la formazione alla vita cristiana degli adulti. Cinque incontri di rifles-
sione missionaria ispirati ad episodi della vita di san Paolo legati, in parti-
colare, ai suoi viaggi missionari: la conversione, il coraggio, la soffe-
renza, la perseveranza, la testimonianza.
In Appendice, due proposte di Lectio divina per vivere meglio i tempi
liturgici di Avvento e Quaresima. Tutti i testi biblici sono tratti dal libro degli
Atti degli Apostoli.
Infine, una nota. La scelta dei volti dei bambini per rappresentare i
diversi argomenti non è casuale: vogliono essere un richiamo alla serenità
con cui va vissuto un “mestiere”, quello del cristiano, a rischio di estinzio-
ne se non torna a diventare più decisamente… missionario!
d. Andrea Sbarbada
segretario nazionale POPF
3 presentazione

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ATTI DEGLI APOSTOLI
Il quinto libro del Nuovo Testamento, gli Atti degli Apostoli, continua la narra-
zione del Vangelo secondo Luca. Offre un ampio panorama storico delle origi-
ni della Chiesa e descrive l’attività degli apostoli, dalla resurrezione di Gesù
all’arrivo a Roma di san Paolo, nel periodo che va dal 30 al 63 d.C.
Costituisce una preziosa opera:
storica: le importanti informazioni contenute consentono di far luce su vari
aspetti delle prime comunità cristiane in cui i Vangeli nacquero e si diffusero,
nel loro cammino da Gerusalemme a Roma;
catechetica: la predicazione degli apostoli nel mondo pagano, fa emergere
interessanti elementi teologici, che spiegano i contenuti fondamentali della fede.
La struttura
Nel libro degli Atti si possono distinguere:
• Introduzione: c.1
Narra degli eventi accaduti tra l’ascensione di Gesù e la vigilia della
Pentecoste.
• Prima parte: cc. 2-12
Racconta i fatti della Pentecoste e la vita della prima comunità di Gerusalemme,
concentrandosi sulle figure di Pietro e soprattutto di Paolo, del quale viene nar-
rata la conversione e la partenza da Gerusalemme.
• Seconda parte: cc. 13-28
È interamente dedicata ai tre viaggi apostolici di Paolo in Grecia ed in Asia
minore; al primo concilio ecumenico (Concilio di Gerusalemme) e al suo arre-
sto; alla prigionia a Cesarea ed al suo arrivo a Roma per essere processato.
APPROFONDIMENTI
Atti degli Apostoli
PESCH R. C., Atti degli Apostoli, Cittadella, 1992.
GIORGIANNI G., Cominciò così. Una rilettura degli Atti degli Apostoli.
Milano, Paoline, 1997;
FABRIS R., Atti degli Apostoli, Brescia, Queriniana, 1998;
San Paolo
HUBAUT M., Sulle orme di san Paolo. Guida storica e spirituale. Milano,
Paoline, 1996;
FABRIS R., Paolo, l’apostolo delle genti, Milano, Paoline, 2001;
PEERBOLTE L., Paolo, il missionario. Milano, Paoline, 2006.
N.B. I testi biblici del sussidio sono proposti nella versione ufficiale CEI 1974.
4nota introduttiva

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LA CONVERSIONE
Qualsiasi cammino di fede,
fondamento di ogni azione missionaria,
implica un cambiamento
che nel linguaggio religioso definiamo “conversione”.
Radicale o parziale, improvviso o graduale.
Ognuno deve sottostare ad un mutamento
dei propri istinti e desideri:
a Damasco, Paolo
non ha semplicemente cambiato direzione geografica,
ma ha mutato l’intero orientamento della propria vita.

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Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può artico-
lare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con que-
sta breve orazione:
O Dio, che hai illuminato tutte le genti
con la parola dell’apostolo Paolo,
concedi anche a noi,
che ricordiamo la sua conversione,
di essere testimoni della tua verità
e di camminare sempre nella via del Vangelo.
Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento per
comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
6primo incontro

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1. CATECHESI INTRODUTTIVA
All’origine di ogni cambiamento c’è sempre un episodio o una scoperta
che lascia un segno profondo nella nostra vita. La conversione a Dio non
può che nascere dall’incontro con la persona di Gesù. Questo può avveni-
re in qualsiasi modo e periodo della nostra esistenza, ma… deve avveni-
re! Anche una caduta può essere occasione di incontro con Dio: è quanto
è avvenuto a Paolo.
Testo biblico
At 9, 1-30
La conversione a Damasco
Saulo frattanto, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del
Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinago-
ghe di Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a
Gerusalemme uomini e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse
trovati. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a
Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra udì
una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Rispose: «Chi
sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! Orsù, alzati ed
entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il
cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non veden-
do nessuno. Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla.
Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco, dove rimase tre gior-
ni senza vedere e senza prendere né cibo né bevanda.
Ora c’era a Damasco un discepolo di nome Anania e il Signore in una visio-
ne gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su,
va’ sulla strada chiamata Diritta, e cerca nella casa di Giuda un tale che ha
nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di
nome Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista». Rispose
Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti tutto il male che
ha fatto ai tuoi fedeli in Gerusalemme. Inoltre ha l’autorizzazione dai sommi
sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore
disse: «Va’, perché egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome
dinanzi ai popoli, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà sof-
frire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le
mani e disse: «Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il Signore Gesù, che
ti è apparso sulla via per la quale venivi, perché tu riacquisti la vista e sia
colmo di Spirito Santo». E improvvisamente gli caddero dagli occhi come
delle squame e ricuperò la vista; fu subito battezzato, poi prese cibo e le
forze gli ritornarono. Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a
Damasco, e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di Dio. E tutti
quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è
quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo
7 primo incontro

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nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi
sacerdoti?». Saulo frattanto si rinfrancava sempre più e confondeva i Giudei
residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo. Trascorsero così
parecchi giorni e i Giudei fecero un complotto per ucciderlo; ma i loro piani
vennero a conoscenza di Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte
della città di giorno e di notte per sopprimerlo; ma i suoi discepoli di notte lo
presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi con i discepoli, ma tutti avevano
paura di lui, non credendo ancora che fosse un discepolo. Allora Barnaba lo
prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò loro come durante il viag-
gio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco aveva
predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e
andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente nel nome del
Signore e parlava e discuteva con gli Ebrei di lingua greca; ma questi tenta-
rono di ucciderlo. Venutolo però a sapere i fratelli, lo condussero a Cesarèa
e lo fecero partire per Tarso.
• Contesto
Saulo nasce a Tarso, in Cilicia, tra il 5 e il 10 d.C., in una famiglia giu-
daica di fabbricanti di tende, insediata nella città da lungo tempo. E’
ebreo e fariseo, della tribù di Beniamino (la stessa del re biblico Saul,
da cui prende il nome). E’ anche cittadino romano, in quanto Tarso a
causa dell’importanza come centro commerciale, aveva ricevuto da
Marco Antonio uno status privilegiato dopo l’annessione a Roma.
Da ragazzo, si reca a Gerusalemme per studiare alla scuola rabbinica
di Gamaliele e riceve un’istruzione che lo rende irreprensibile di fronte
alla Legge giudaica. Dopo un probabile ritorno a Tarso (non è infatti
presente a Gerusalemme durante la predicazione di Gesù), si distingue
per lo zelo nelle persecuzioni dei primi cristiani: è presente al martirio
di santo Stefano e riceve l’incarico di inseguire i membri della comuni-
tà fuggiti da Gerusalemme e rifugiatisi a Damasco.
Sulla strada per Damasco, Saulo fa il suo primo incontro con Gesù.
E’ un incontro del tutto inatteso, che lo porterà ad un’improvvisa conver-
sione. Già qui a Damasco inizia la sua predicazione. Si reca poi per
un certo periodo nel deserto dell’Arabia e, al suo ritorno, a sua volta
vittima della persecuzione contro i cristiani, è costretto a fuggire di notte
dalla città, nascosto in una cesta.
Compie allora il suo primo viaggio a Gerusalemme: incontra Pietro e
Giacomo e confronta la sua esperienza di Dio con quella degli
Apostoli. Si trattiene là per due settimane, prima di fare ritorno in patria
a Tarso per sfuggire alla pressione delle persecuzioni giudaiche, che nel
luogo santo della religione ebraica è particolarmente intensa.
8primo incontro

1.9 Page 9

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Considerazioni
– Il fariseo persecutore, Saulo, diventa testimone di Cristo. Il persegui-
tato, Anania, diventa soccorritore. Saulo, da membro sospetto della
comunità per il suo passato di zelante fariseo, ne diventa guida e
sostegno materiale in tempo di carestia, a Gerusalemme.
Dio sorprende sempre l’uomo, sovvertendo le sue convinzioni. Se
l’uomo è pronto ad accettare che le sue certezze terrene siano messe
in discussione, può superare i propri limiti e farsi strumento della
volontà divina.
– Il percorso di Paolo è diverso da quello dei dodici Apostoli. Non rice-
ve l’annuncio del Vangelo, ma incontra Dio inaspettatamente. D’altra
parte è pur vero che Paolo non giunge impreparato all’incontro con
Gesù: grazie ai suoi approfonditi studi, conosceva alla perfezione le
Sacre Scritture e aveva bisogno solo di una illuminazione, che gli
facesse intendere come la persona di Cristo fosse non la negazione,
ma il compimento delle Scritture.
– Il percorso di conversione di Saulo è fatto di tanti “sì” detti a Dio
dall’uomo: i suoi e quelli dei membri della comunità che lo acco-
glie.
2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre
alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
• Abbiamo consapevolezza della nostra personale conversione a Dio?
• Quando è avvenuto il nostro incontro con Dio? C’è un episodio partico-
lare che lo descrive?
• Quanto e come è cambiata la mia vita dopo l’incontro con Dio?
• La conversione può cambiare per sempre la vita di una persona?
• Quanto siamo disponibili ad accettare i cambiamenti degli altri e in che
misura crediamo nella possibilità di cambiamento di una persona?
• Cosa è necessario fare per mantenere vivi i cambiamenti avvenuti dopo
l’incontro con Dio?
• Quanto è importante la conoscenza della Sacra Scrittura per la conver-
sione a Dio?
• Quanto può incidere la comunità cristiana di appartenenza nel cammi-
no di conversione?
9 primo incontro

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3. IMPEGNO DI GRUPPO
Per una maggiore presa di coscienza del proprio cammino di conversione,
condizione indispensabile per sentire la necessità di contribuire all’annun-
cio del Vangelo, potrebbe essere utile:
• l’approfondimento della conoscenza di altre forti e signifi-
cative esperienze di conversione, oltre a quella di san
Paolo. Figure della tradizione antica e recente della storia
della Chiesa.
Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed
esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla pre-
ghiera, che si può concludere con questa orazione rielaborata da un
testo di san Paolo:
O Dio, ricco di misericordia,
per il grande amore con il quale ci hai amati,
da morti che eravamo per i peccati,
ci hai fatti rivivere con Cristo.
Per la Tua grazia, salvaci mediante il dono della fede in Te,
e fa’ che compiamo le opere buone che hai predisposto,
perché noi le praticassimo.
Amen.
(cfr. Ef 2, 4-10)
10 primo incontro

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2.1 Page 11

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IL CORAGGIO
La missione comporta in sé
il cosiddetto “fattore rischio”.
Molti non accettano pacificamente
il messaggio d’Amore del Vangelo
perché esigente e scomodo.
Nonostante ciò, san Paolo
ha sempre parlato con franchezza (“parresìa”),
senza timori reverenziali.
La testimonianza missionaria esige coraggio.

2.2 Page 12

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Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può artico-
lare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con que-
sta breve orazione:
O Dio,
che affidi alla nostra debolezza
l’annunzio profetico della tua Parola,
sostienici con la forza del tuo Spirito,
perché non ci vergogniamo mai della nostra fede,
ma confessiamo con tutta franchezza il tuo nome
davanti agli uomini, come l’apostolo Paolo,
per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta.
Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento per
comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
12 secondo incontro

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1. CATECHESI INTRODUTTIVA
La Parola del Vangelo non ammette compromessi o “mezze verità”. Il suo
annuncio implica chiarezza comunicativa e la franchezza del linguaggio
è una qualità propria del missionario. San Paolo ha più volte dimostrato un
grande coraggio nell’affrontare situazioni difficili, che ponevano a rischio
l’incolumità sua e dei suoi collaboratori. La genuinità dell’incontro di una
persona con Cristo, la si misura dal coraggio e dalla schiettezza del suo
conseguente annuncio.
Testo biblico
At 13, 44-52
La disputa ad Antiochia di Pisidia
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di
Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e
contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e
Barnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse annun-
ziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giu-
dicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.
Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e
abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna. La
parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le
donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecu-
zione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora
essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre
i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.
• Contesto: Primo viaggio missionario
Paolo vive probabilmente a Tarso per circa quattro anni. Nel 43
Barnaba lo chiama con sé, per collaborare nell’opera di evangelizza-
zione di Antiochia di Siria, uno delle città più importanti nel
Mediterraneo Orientale a quel tempo. Nasce presto una comunità viva-
ce e numerosa, che diviene il punto di riferimento per Paolo, che da lì
partirà per i suoi viaggi missionari e lì farà ritorno al termine dei primi
due viaggi.
Dopo un anno di permanenza ad Antiochia, Paolo e Barnaba partono
per il loro primo viaggio missionario, che li porterà a diffondere
il messaggio evangelico verso Occidente. Nel tratto iniziale li accom-
pagnerà il futuro evangelista Marco, parente di Barnaba. Paolo predi-
cherà a Cipro, quindi in Asia Minore a Perge, Antiochia di Pisidia,
13 secondo incontro

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Iconio, Listra e Derbe, per tornare ad Antiochia effettuando il percorso
inverso.
Durante questo viaggio, effettuato in condizioni certamente difficili – al
punto che Marco a Perge sarà indotto a tornare indietro – gli apostoli
ricevono accoglienze molto diverse anche se, quasi ovunque, sono
costretti alla fuga dalle folle istigate dai loro persecutori. Infatti, come
avvenuto per Gesù, anche il messaggio dei primi apostoli suscita emo-
zioni forti e contrastanti, in quanto motivo di scandalo per la sua radi-
cale novità.
Le difficoltà, comunque, passano in secondo piano perché il Vangelo,
nonostante i pericoli a cui espone i suoi discepoli, continua a diffonder-
si e a mettere radici in numerose nuove comunità.
• Considerazioni
– Paolo annuncia il Vangelo prima di tutto nelle sinagoghe, dimostran-
do ai giudei che Gesù non è in opposizione, ma porta a compimen-
to le Scritture. La verità delle sue parole non incontra, però, i favori
di molti all’interno del suo mondo culturale e religioso di origine.
– Di fronte alle resistenze del popolo di Dio, a cui egli stesso apparte-
neva, l’apostolo si rivolge a tutti gli uomini, superando la distinzione
tra giudei e pagani. Nella piena consapevolezza che ciò avrebbe
suscitato la feroce gelosia dei giudei e di alcuni tra gli stessi conver-
titi al cristianesimo, che sostenevano il riferimento alla legge di Mosè
anche per accedere al messaggio evangelico. Paolo non teme di
opporsi con energia a questa interpretazione e il suo coraggio verrà
premiato con la conversione di molte persone.
– A scatenare la persecuzione contro Paolo e Barnaba ad Antiochia di
Pisidia sono “donne pie di alto rango e notabili della città”, soggetti
inizialmente indifferenti alla predicazione apostolica. E’ l’azione
sobillatrice degli stessi giudei a coinvolgere queste categorie di per-
sone, confermando che spesso la schietta verità del Vangelo colpisce
prima di tutto gli interessi del potere.
14 secondo incontro

2.5 Page 15

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2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre
alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
• Quali sono i rischi che oggi si corrono nell’annunciare con franchezza
il Vangelo nei nostri abituali ambienti di vita?
• Siamo mai stati fatti oggetto di insulti o provocazioni a causa della
coerenza di vita evangelica?
• Quali sono le ragioni che frenano maggiormente il nostro slancio mis-
sionario?
• Quanto incide sul coraggio della testimonianza evangelica la paura del-
l’isolamento o la perdita di privilegi e interessi personali?
• E’ più la mancanza di conoscenza dei contenuti della fede o i rischi di
“persecuzione” a togliere verità e, quindi, incisività al nostro apostola-
to?
• Ci preoccupiamo di sostenere il coraggio dei missionari che annuncia-
no il Vangelo in situazioni pericolose? E in che modo lo facciamo o
potremmo farlo?
• Quanto interesse suscita alla comunità cristiana a cui apparteniamo la
coraggiosa testimonianza dei missionari? Sappiamo fare tesoro del loro
esempio?
• In che misura incide nell’ambiente in cui viviamo, il nostro schietto richia-
mo al rispetto dei diritti e dei doveri che il Vangelo impone alla nostra
vita?
3. IMPEGNO DI GRUPPO
Il messaggio d’Amore del Vangelo chiede a chi lo annuncia chiarezza di
linguaggio e una buona dose di coraggio per comunicarlo. Il “campo di
gioco” dove disputare la partita della nostra testimonianza, è l’ambiente in
cui viviamo ogni giorno. Per questo, si potrebbe prendere l’impegno di:
• dedicare uno o più incontri di gruppo a individuare le situa-
zioni che nel nostro territorio ci appaiono in contrasto con
la giustizia di Dio e la carità cristiana. Studiare, poi, le
modalità per potervi porre rimedio, segnalando all’autori-
tà civile i casi o le situazioni emerse e suggerendo le propo-
ste elaborate, con la piena disponibilità a svolgere la pro-
pria parte.
15 secondo incontro

2.6 Page 16

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Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed
esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla pre-
ghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un
testo di san Paolo:
O Dio, Tu ci hai rivelato
che se confesseremo con coraggio e franchezza
che Gesù è il Signore
e crederemo che Dio lo ha resuscitato dai morti,
saremo salvi.
Fa’ che la tua Parola sia sempre a noi vicina,
sulla nostra bocca e nel nostro cuore.
Amen.
(cfr. Rm 10, 8-13)
16 secondo incontro

2.7 Page 17

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LA SOFFERENZA
Nell’inviare i suoi discepoli,
Gesù li invitava a portarsi il minimo indispensabile.
C’è, però, un elemento che accompagnerà sempre
il difficile cammino dell’apostolo: la croce.
Non ci sono annuncio e testimonianza evangelica
che possano fare a meno del dolore e della sofferenza.
Chi più dell’apostolo Paolo, sulla scia del Maestro,
può esser preso a modello di questa verità!...

2.8 Page 18

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Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può artico-
lare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con que-
sta breve orazione:
O Padre, che a san Paolo
hai dato la forza di sopportare indicibili sofferenze
durante il suo fecondo apostolato,
donaci la capacità di accettare le difficoltà della vita
e di affrontarle con spirito sereno.
Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento
per comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
18 terzo incontro

2.9 Page 19

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1. CATECHESI INTRODUTTIVA
Ognuno di noi ha la necessità di essere rassicurato da elementi che attesti-
no la verità di ciò che altri dicono. Spesso ci sentiamo anche noi in dove-
re di presentare prove a conferma delle nostre personali tesi. La verità del
nostro apostolato e della nostra fede non ha bisogno che di un solo ele-
mento: la croce. Solo se c’è la sofferenza – che non esclude la serenità - la
testimonianza della nostra fede è credibile ed efficace. Paolo ha vissuto
sulla sua pelle difficoltà e dolori, durante tutti i suoi viaggi missionari.
Testo biblico
At 16, 16-24
Le difficoltà a Filippi
Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava,
che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi
padroni facendo l’indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi
uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza».
Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse
e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E
lo spirito partì all’istante. Ma vedendo i padroni che era partita anche la
speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella
piazza principale davanti ai capi della città; presentandoli ai magistrati
dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei
e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né pratica-
re». La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappa-
re loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li
gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli,
ricevuto quest’ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse
i loro piedi nei ceppi.
• Contesto: Secondo viaggio missionario
Terminato il primo viaggio di evangelizzazione, nel 49 Paolo si reca a
Gerusalemme per quello che è stato poi definito il primo Concilio nella
storia della Chiesa. Al cosiddetto Concilio di Gerusalemme si discute sul
rapporto tra la fede giudaica e la fede cristiana. Paolo sostiene l’univer-
salità del messaggio evangelico: non è necessario essere ebrei ed
osservare le leggi mosaiche per aderire al cristianesimo. Gli apostoli
condividono una simile posizione, ma il contrasto con i giudei converti-
ti caratterizzerà tutta l’esperienza missionaria di Paolo.
L’anno seguente, sempre da Antiochia, Paolo partirà per l’Asia minore
per il suo secondo viaggio missionario, questa volta in compagnia
di Sila e, da Listra in poi, di Timoteo che diventerà uno dei suoi più stret-
19 terzo incontro

2.10 Page 20

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ti collaboratori. Barnaba e Marco si dirigono invece a Cipro. Paolo
attraversa l’Asia Minore per poi passare in Macedonia, a Filippi e
Tessalonica, e quindi in Grecia, ad Atene e Corinto. In quest’ultima città
si trattiene a lungo (circa un anno e mezzo), compiendo un’importante
opera di evangelizzazione e mantenendosi lavorando come fabbrican-
te di tende, il mestiere paterno, presso la casa di Aquila e Priscilla.
• Considerazioni
– La reazione negativa dei giudei all’apertura di Paolo verso i pagani
lo conduce per la prima volta in carcere, a Filippi. L’esperienza della
detenzione accompagnerà più volte gli anni successivi nella vita del
santo. Paolo recupera la libertà grazie a un miracoloso intervento
divino. Dio non abbandona mai l’apostolo nei momenti di difficoltà,
ma ascolta le sue preghiere e lo mette nelle condizioni di sopportare
il peso della sua missione, quando appare troppo duro.
– L’allontanamento dello spirito di divinazione della donna da parte di
Paolo per rendere ancor più trasparente la propria testimonianza,
provoca la reazione dei padroni della schiava, che dai poteri della
donna ricavavano cospicui guadagni. Spesso la sofferenza del disce-
polo è provocata dagli interessi privati, di cui il Vangelo denuncia l’e-
goismo.
– L’esperienza di Paolo rivela che la sofferenza di cui sono fatti ogget-
to gli apostoli del Vangelo, è di diversa natura e si manifesta sotto
molteplici forme: calunnia, privazione della libertà, maltrattamenti
fisici ed altro.
2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre
alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
• In che misura è presente la sofferenza nella nostra vita? E quanto que-
sta dipende dalla testimonianza evangelica?
• Quali sono le forme di sofferenza che facciamo più fatica a sopporta-
re? Raccontiamo qualche episodio di sofferenza che abbiamo vissuto
fino ad oggi.
• Di quale sofferenza abbiamo maggiormente paura?
• Riusciamo a mantenere una certa serenità nella sofferenza?
• In che misura incide la fede nella capacità di affrontare la sofferenza?
20 terzo incontro

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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• Abbiamo mai dovuto affrontare situazioni difficili di sofferenza per aver
denunciato forme di ingiustizia o contrastato interessi privati, come San
Paolo?
• Nel momento della prova, abbiamo mai sperimentato la vicinanza del
Signore come nel caso della liberazione miracolosa di san Paolo dalla
prigione di Filippi?
• Quanto è presente nel nostro animo la sofferenza che i missionari vivo-
no in diverse parti del mondo?
• Credo nel fatto che la croce è l’unica via che rende credibile ed effica-
ce la mia testimonianza di fede?
3. IMPEGNO DI GRUPPO
Cercare di bandire la sofferenza dalla nostra vita in maniera definitiva, è
come sperare di essere diversi dalla nostra immagine impressa sullo spec-
chio. Scopo di questo incontro è di far comprendere che la sofferenza non
solo è parte di noi, ma è anche necessaria a garantire efficacia al nostro
agire cristiano: senza sofferenza non c’è vera testimonianza. Per questo,
potrebbe essere utile:
• dedicare un incontro o una mezza giornata di ritiro (prefe-
ribilmente durante il periodo quaresimale) ad approfondi-
re la riflessione su questo delicato tema, attraverso la lec-
tio divina sul brano della prigionia di Paolo a Filippi, pro-
posta nell’Appendice di questo sussidio;
• aderire all’iniziativa dell’Atto di offerta della sofferenza propo-
sta dalle Pontificie Opere Missionarie, descritta al termine
di questo sussidio;
• entrare direttamente in contatto con esperienze di dolore,
facendo visita con tutto il gruppo a luoghi che nel territorio
ospitino situazioni di particolare sofferenza.
Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed esperien-
ze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla preghiera che si
può concludere con questa orazione rielaborata da un testo di san Paolo:
Rendiamo grazie a Dio,
perché eravamo schiavi del peccato,
ma siamo stati liberati obbedendo di cuore
all’insegnamento che Gesù Cristo ci ha trasmesso,
diventando così servi della giustizia.
21 terzo incontro

3.2 Page 22

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Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed
esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla pre-
ghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un
testo di san Paolo:
Rendiamo grazie a Dio,
perché eravamo schiavi del peccato,
ma siamo stati liberati obbedendo di cuore
all’insegnamento che Gesù Cristo ci ha trasmesso,
diventando così servi della giustizia.
Aiutaci, o Signore, a sopportare il peso delle sofferenze
e a raccogliere il frutto
che ci porta alla santificazione,
perché riceviamo il dono della vita eterna in Gesù Cristo.
Amen.
(cfr. Rm 6, 15-23)
22 terzo incontro

3.3 Page 23

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LA PERSEVERANZA
Operare un cambiamento
non è certo semplice ma, paradossalmente,
non è la cosa più difficile nella vita di una persona.
Mantenersi costanti nella scelta e fedeli
nel cammino intrapreso: questo è ciò che più pesa
e mette maggiormente in difficoltà!
È quanto ha sperimentato anche san Paolo che,
con dolore e sacrificio, è riuscito a perseverare fino in fondo,
come lui stesso afferma: “Ho combattuto la buona battaglia,
ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede”
(2 Tm 4, 7).

3.4 Page 24

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Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può artico-
lare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con que-
sta breve orazione:
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia,
Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento per
comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
24 quarto incontro

3.5 Page 25

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1. CATECHESI INTRODUTTIVA
L’alternanza di stati d’animo, di scelte morali, di abitudini quotidiane, rap-
presenta uno tra i più diffusi limiti dell’uomo di oggi. Al contrario, la testi-
monianza della Parola implica costanza e continuità d’azione, coerenza
nel tempo con scelte e modalità di comportamento. La perseveranza, non-
ostante le difficoltà che comporta il cammino cristiano, è una virtù che si
richiede all’apostolo del Vangelo, così come Paolo ci ha insegnato fin dal
giorno della sua conversione e del suo radicale cambiamento di vita.
Testo biblico
At 20, 17-31
Il commiato a Efeso
Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa.
Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato
con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo:
ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi
hanno procurato le insidie dei Giudei. Sapete come non mi sono mai sot-
tratto a ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi
in pubblico e nelle vostre case, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi
a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù. Ed ecco ora, avvinto dallo
Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So
soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono cate-
ne e tribolazioni. Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, pur-
ché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal
Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
Ecco, ora so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono pas-
sato annunziando il regno di Dio. Per questo dichiaro solennemente oggi
davanti a voi che io sono senza colpa riguardo a coloro che si perdesse-
ro, perché non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà
di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito
Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è
acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno
fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a
voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli
dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e gior-
no, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
25 quarto incontro

3.6 Page 26

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• Contesto: Terzo viaggio missionario
Nel suo terzo e ultimo viaggio missionario, Paolo torna a visita-
re le comunità da lui incontrate nei viaggi precedenti. In modo partico-
lare, si sofferma a Efeso, una città commerciale che in quell’epoca era
di particolare importanza: lì resta per oltre 3 anni.
A Efeso, Paolo incontra i discepoli di Giovanni Battista e annuncia loro
per la prima volta il Vangelo di Gesù Cristo. Insegna nella sinagoga e
poi nella scuola locale, condannando i riti pagani e, in particolar
modo, la magia. La predicazione lo pone in conflitto con gli orefici che
traggono i loro profitti dalla vendita di oggetti di culto legati al Tempio
della dea Artemide. Questa volta, la persecuzione verso i cristiani trae
origine dallo scontro tra la necessità di annunciare la verità e il mante-
nimento del benessere economico.
Dopo aver effettuato un lungo viaggio via mare, Paolo torna in
Palestina. Lungo il percorso che lo porterà a Gerusalemme, l’apostolo
sente avvicinarsi il momento delle tribolazioni preannunciategli da
Gesù, ma non cede alle preghiere dei suoi discepoli che, presentendo
che non avrebbero più avuto occasione di rivederlo, cercano di disto-
glierlo dal proposito di recarsi nella città santa. Il commiato dai suoi
discepoli avviene in un clima di generale commozione. La sua esperien-
za missionaria si interrompe nel momento in cui si apre un’altra lunga
fase della vita di Paolo, che lo porterà fino al martirio a Roma.
• Considerazioni
– Più volte Paolo nel commiato dalla comunità di Efeso fa riferimento a
situazioni di estremo pericolo che, peraltro, non lo hanno mai distol-
to dal delicato compito dell’annuncio del Vangelo. Non nasconde la
sua soddisfazione per essere riuscito a perseverare nei suoi iniziali
propositi di fedeltà a Cristo. Tuttavia, ribadisce la sua convinzione di
essere “meritevole di nulla”: la forza della perseveranza è l’umiltà.
– All’origine della perseveranza di Paolo, molta importanza assume la
costante consapevolezza di adempiere ad un compito a lui assegna-
to dall’alto. Quanti maggiori stimoli riceviamo per incarichi importan-
ti, ricevuti e non cercati: c’è la necessità di non deludere le attese!
– L’invito a resistere di fronte alle difficoltà è più convincente, se viene
da chi lo ha fatto prima di noi. In questo sta la forza dell’incitamen-
to che Paolo fa alla comunità di Efeso a non desistere mai, anche di
fronte alle situazioni umanamente impossibili. Paolo sente la vicinan-
za di Dio e la trasmette ai suoi discepoli.
26 quarto incontro

3.7 Page 27

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2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre
alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
• Riusciamo ad essere costanti nei nostri impegni quotidiani? In quali
siamo più assidui?
• Siamo perseveranti nella testimonianza cristiana? Quali sono le cause
che la rendono incostante?
• Quanto incide sulla nostra perseveranza, sapere che l’annuncio è un
compito che ci è stato affidato da Dio?
• Quanto tempo dedichiamo al nostro rapporto personale con Dio, condi-
zione indispensabile per una fede convinta e perseverante?
• Situazioni di fallimento possono scoraggiare in maniera definitiva l’e-
sperienza della fede e la sua convinta e costante testimonianza?
• In che misura la comunità a cui apparteniamo può essere di aiuto a pro-
seguire il nostro cammino di testimonianza?
• La necessità di dare il buon esempio in famiglia e in altri ambienti (scuo-
la, lavoro, gruppo parrocchiale…), può stimolare la coerenza della
nostra fede?
• La consapevolezza dei nostri limiti ci aiuta a riconoscere la dipendenza
da Dio. Che importanza riserviamo alla cura dell’umiltà, condizione
indispensabile per la perseveranza della fede?
3. IMPEGNO DI GRUPPO
Perseverare sempre e comunque: questo si chiede ai testimoni del Vangelo.
Trasmettere il valore della costanza è già un prezioso servizio all’umanità.
Ma, naturalmente, i valori si comunicano solo nella misura in cui si vivono.
Per questo, si consiglia di:
• aderire ad iniziative di solidarietà spirituale e materiale, assicu-
rando continuità di impegno personale o di gruppo. Al ter-
mine di questo sussidio sono descritte le proposte che le
Pontificie Opere Missionarie suggeriscono in tal senso.
Fondamentale è il lavoro in gruppo di periodica verifica
sulla costanza e intensità dell’impegno personale e comu-
nitario.
27 quarto incontro

3.8 Page 28

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Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed
esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla pre-
ghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un
testo di san Paolo:
Il Signore ci faccia crescere e abbondare
nell’amore vicendevole verso tutti,
per rendere saldi e irreprensibili i nostri cuori nella santità,
davanti a Dio Padre nostro,
al momento della venuta di Gesù Cristo con tutti i suoi santi.
Amen.
(cfr. 1 Ts 3, 12-13)
28 quarto incontro

3.9 Page 29

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LA TESTIMONIANZA
Il termine greco, che generalmente traduciamo con
testimonianza, in realtà possiede un primo e più immediato
significato: martirio. Il martire è il testimone per eccellenza
perché, offrendo la vita per la verità che proclama, la rende
assolutamente credibile. Il sangue del martirio di Paolo e di
tanti altri rende fecondo l’incontro della Parola con la vita
delle persone che l’ascoltano.

3.10 Page 30

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Preghiera iniziale
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può artico-
lare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con questa
breve orazione:
Dio onnipotente ed eterno,
che ci dai la gioia di portare a compimento
i giorni della Pasqua,
fa’ che tutta la nostra vita
sia una testimonianza del Signore risorto.
Amen.
Cartina geografica
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento
per comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
30 quinto incontro

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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1. CATECHESI INTRODUTTIVA
Paolo VI nel Discorso ai Membri del Consiglio dei Laici del 2 ottobre 1974,
fece un’affermazione, citata anche nell’Evangelii nuntiandi, diventata poi
celebre: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i
maestri o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”. Una veri-
tà non solo di oggi, ma di sempre. San Paolo è uno degli esempi più auto-
revoli tra coloro che, nella lunga storia della Chiesa, hanno dato l’intera
vita per l’ideale evangelico: martiri e, quindi, testimoni credibili.
Testo biblico
Atti 28, 16-30
La permanenza a Roma
Da Milèto mandò a chiamare subito ad Efeso gli anziani della Chiesa.
Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con
voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: ho ser-
vito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno pro-
curato le insidie dei Giudei. Sapete come non mi sono mai sottratto a ciò che
poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi in pubblico e nelle
vostre case, scongiurando Giudei e Greci di convertirsi a Dio e di credere nel
Signore nostro Gesù. Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a
Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito
Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non riten-
go tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia
corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di rendere testimonian-
za al messaggio della grazia di Dio. Ecco, ora so che non vedrete più il mio
volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio. Per questo
dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono senza colpa riguardo
a coloro che si perdessero, perché non mi sono sottratto al compito di annun-
ziarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo
al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio,
che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza
entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di
mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare disce-
poli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e gior-
no, io non ho cessato di esortare fra le lacrime ciascuno di voi.
• Contesto
Tornato a Gerusalemme, Paolo riceve inizialmente un’accoglienza benevo-
la. Presto, però, la sua apertura verso i pagani nella culla dell’ortodossia
ebraica lo espone a nuove persecuzioni. La difesa attraverso la professio-
ne di fede nel discorso di Gerusalemme, non è sufficiente a placare la folla
31 quinto incontro

4.2 Page 32

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che, istigata dai sommi sacerdoti, vuole ucciderlo. Il tribuno romano non
cede alle pressioni dei religiosi e, prima che la congiura giunga a compi-
mento, invia l’apostolo dal governatore Felice residente a Cesarea, dove
trascorre circa due anni in uno stato di semi-prigionia. Sarà ascoltato perio-
dicamente dal governatore e dal suo successore Porcio Festo. Quindi,
anche dal re Erode Agrippa. Nessuno di loro comprende il suo annuncio
evangelico, ma non trovando in lui alcuna colpa sarebbero stati pronti a
liberarlo, se Paolo non si fosse precedentemente appellato al tribunale di
Roma, come era suo diritto di cittadino romano. Intraprende, così, da impu-
tato, il viaggio verso la capitale dell’impero, proseguendo il suo apostola-
to, ormai definitivamente orientato verso il mondo pagano.
Durante il viaggio, la nave è colpita da un naufragio presso l’isola di
Malta. Grazie alla sua presenza, tutte le persone a bordo sono tratte in
salvo. Procede verso nord, sostando brevemente a Siracusa, Reggio e
Pozzuoli prima di arrivare a Roma. Lì trascorre due anni in custodia, in
attesa di un processo che non si svolgerà mai, per il mancato arrivo dei
suoi accusatori da Gerusalemme. A Roma, Paolo avrà però l’occasio-
ne di proseguire l’evangelizzazione a contatto con una comunità reli-
giosa romana già radicata e di scrivere lettere alle comunità oltremare
– di cui alcune conservate nel Nuovo Testamento.
Il racconto degli Atti degli Apostoli si arresta a questo punto. E’ presso-
ché certo, però, che nel 67, a distanza di quattro anni, Paolo avrebbe
subito il martirio a Roma per decapitazione, non prima di aver ripreso
i suoi viaggi di evangelizzazione presso i pagani.
• Considerazioni
– Il principale motivo di discordia suscitato dalla predicazione di
Paolo, che lo ha progressivamente condotto alla decapitazione, fu
l’apertura del messaggio di Cristo al mondo. Qualsiasi novità inizial-
mente crea sempre disagio. Nonostante siano trascorsi duemila anni,
purtroppo ancora oggi c’è chi ritiene questa apertura pericolosa per
lo spirito di unità, segno distintivo della comunità cristiana, in quan-
to opererebbe divisioni con i fratelli, tra “giudei” e “pagani”. Da un
lato, si dice, i fedeli corrono il rischio di disprezzare ed emarginare
chi non segue l’insegnamento di Gesù, senza comprendere le ragio-
ni di un disagio interiore. Dall’altro, in una società che non ha rispet-
to per i suoi valori e la sua religiosità, il cristiano si sente spesso iso-
lato e può subire la tentazione di chiudersi all’interno della sua comu-
nità. È Paolo, l’apostolo delle genti, che ci insegna a superare simili
visioni particolari: guardiamo al prossimo come a un fratello.
– Luca sa del martirio di san Paolo, ma non lo inserisce negli Atti degli
Apostoli. Il racconto della sua vita si interrompe infatti al momento
della prigionia a Roma, con una nota positiva sui frutti della predica-
32 quinto incontro

4.3 Page 33

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zione nella capitale dell’impero. L’intento di Luca non è quello di
offrirci un resoconto storico, ma di presentare la diffusione della fede
nelle prime comunità cristiane, dalla morte di Gesù fino all’annuncio
del Vangelo “ad gentes”, per tutti i popoli. Quando Paolo, nato giu-
deo e cresciuto come fariseo raggiunge Roma, la “capitale del
mondo”, simbolo dell’universalità (di qui la definizione di “Chiesa
cattolica”, che significa appunto “universale”) la sua opera evange-
lizzatrice è portata a compimento.
– L’esperienza cristiana di Paolo si conclude con la decapitazione. In real-
tà, Roma non è stato altro che l’atto conclusivo di un lungo e quotidiano
martirio che ha avuto origine a Damasco. L’apertura totale, la disponi-
bilità ad accogliere il messaggio di Cristo senza riserve, con tutta la pro-
pria vita, segna la storia della Chiesa: le testimonianze dei credenti for-
mano una tradizione e sono il veicolo che tramanda la fede nei secoli.
– Il racconto della missione alla comunità di appartenenza è un altro
importante aspetto della testimonianza cristiana. Solo da Roma non fu
possibile, in quanto tappa “senza ritorno”. Al rientro dai suoi viaggi
apostolici, Paolo era solito riunire la comunità da cui era partito per
riferire “tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo suo e dei suoi
collaboratori e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.”
2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre
alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
• Cosa significa annunciare il Vangelo ai”pagani” nella nostra epoca?
• Oggi, testimoniare il Vangelo ai “pagani”, può diventare motivo di divi-
sione all’interno delle comunità tradizionali, come all’epoca di Paolo?
• Fino a che punto arriva la nostra disponibilità al martirio per il Vangelo?
• Esistono altre forme di martirio, oltre al sacrificio estremo della vita?
Rispetto ai secoli precedenti, ve ne sono di nuove?
• È più difficile la testimonianza cristiana qui o nei cosiddetti Paesi di
Missione?
• Può la nostra testimonianza evangelica contribuire all’annuncio ad gen-
tes? Eventualmente, in che modo?
• C’è sufficiente condivisione delle testimonianze dei missionari con le
comunità di origine, come san Paolo al rientro dai suoi viaggi apostoli-
ci? Quali modalità e strumenti suggerite?
• Quali sono i limiti della testimonianza dei cristiani di oggi? E gli aspet-
ti positivi?
33 quinto incontro

4.4 Page 34

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3. IMPEGNO DI GRUPPO
Per affrontare con maggiore serenità le diverse forme di martirio a cui oggi
si è sottoposti e per dare un segnale di apertura al “mondo pagano” del
Duemila, potrebbe essere utile:
• confrontare il profilo di martiri dell’antica storia della Chiesa
attraverso il racconto del loro martirio, con la figura di mis-
sionari che hanno dato la vita per il Vangelo in epoca più
recente e di cui è più facile avere notizie e materiale;
• proporre alla comunità cristiana iniziative finalizzate ad
una maggiore integrazione degli stranieri presenti nel ter-
ritorio in cui viviamo, a supporto di eventuali percorsi già
intrapresi da Caritas parrocchiale.
Preghiera conclusiva
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed
esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla pre-
ghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un
testo di san Paolo:
Fa’ che conserviamo, o Dio, gli stessi sentimenti
che furono in Gesù Cristo:
Lui, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio,
ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini.
Apparso in forma umana, si umiliò
facendosi obbediente fino alla morte, e alla morte di croce.
Per questo Tu lo hai esaltato,
perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
nei cieli e sulla terra,
e perché noi proclamiamo che Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.
Amen.
(cfr. Fil 2, 5-11)
34 quinto incontro

4.5 Page 35

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lalalpmaammsppspiaadadadapaeprpei ermrieiii
miemi pieaisspiassi
“Lampada per i miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino”.
(Sal 118, 105)

4.6 Page 36

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I due schemi di lectio divina presentano questa struttura:
• lectio, per mettere in rilievo gli elementi portanti del testo;
• meditatio, per riflettere sul messaggio tracciato dai singoli ele-
menti evidenziati;
• oratio, per trasformare in preghiera le riflessioni e preparare la
difficile fase successiva ;
• contemplatio, per contemplare la figura di Gesù che parla
attraverso il testo: “adorazione, lode e silenzio davanti a Colui
che è l’oggetto ultimo della mia preghiera, il Cristo Signore”
(Card. C.M. Martini);
• actio, per trasferire in scelte e comportamenti di vita quotidiana
riflessioni, preghiera e contemplazione: “è il frutto maturo di tutto
il cammino” (Card. C.M. Martini).
36 appendice

4.7 Page 37

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IL CONCILIO DI GERUSALEMME:
L’IMPORTANZA DELLA COMUNITÁ
At 15, 1-29
Avvento, periodo di preparazione al Natale, festa della famiglia nel cui affetto dovrebbe poter cre-
scere ogni persona. Lo avevano compreso bene i primi cristiani, che della comunità facevano una
ragione di vita. Il primo Concilio della storia della Chiesa, pur non nascondendo le difficoltà del
confronto reciproco, ci aiuta a comprendere l’importanza di sentirci parte di una famiglia, di una
comunità: non ci si può salvare da soli.
Lectio
Siamo al cuore del libro degli Atti e Luca racconta il Concilio di Gerusalemme, in cui si risolve un
problema delicato: il rapporto tra il dono della fede cristiana e l’osservanza della legge di Mosè.
La salvezza viene dalla fede in Gesù, o è necessaria anche la circoncisione e l’osservanza dell’in-
tera legge di Mosè? Alcuni cristiani provenienti dalla tradizione giudaica, spacciandosi per rappre-
sentanti della Chiesa madre di Gerusalemme, erano venuti ad Antiochia e sostenevano l’obbligato-
rietà della circoncisione: “se non vi fate circoncidere secondo l’uso di Mosè, non potete essere salvi”.
Tutto questo metteva in discussione il metodo missionario tra i pagani di Paolo e Barnaba, rischian-
do di spaccare la comunità di Antiochia.
“Poiché Paolo e Barnaba si opponevano risolutamente…”.
Non avendo sufficiente autorità per dirimere la questione, Paolo e Barnaba decidono di rivolgersi
agli Apostoli e agli anziani della Chiesa madre di Gerusalemme, per ascoltare il loro parere e veri-
ficare se davvero questi pseudo-apostoli erano stati inviati da loro. A capo di una ambasceria, furo-
no dunque inviati a Gerusalemme.
Questo Concilio rappresenta uno spartiacque nella narrazione degli Atti. Prima di questo racconto, Luca
ha seguito i movimenti di quasi tutti gli apostoli; dopo, solo Paolo è protagonista. Prima la missione pres-
so i Giudei era principale; dopo, ci si concentra sulla fondazione delle comunità presso i pagani.
“Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità…”.
Essi, passando via terra, informarono tutte le comunità della bella accoglienza ricevuta dai paga-
ni, “suscitando grande gioia nei fratelli”. In effetti, la via più veloce sarebbe stata per nave, ma
Paolo e Barnaba scelgono la strada per poter incontrare le comunità e preparare il terreno per la
discussione a Gerusalemme.
“… e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo loro”.
A Gerusalemme l’accoglienza è inizialmente serena, tanto che Paolo e Barnaba non devono difen-
dere la loro “teologia missionaria”, ma parlano dell’opera di Dio e di ciò che era accaduto. Così
aveva già fatto Pietro con il centurione Cornelio: “Pietro raccontò loro per ordine com’erano anda-
te le cose” (At 11, 1).
L’Apostolo non vuole discutere dei princìpi. Vuole che la verità emerga dai fatti, perché a Dio non
si arriva solo attraverso le idee: è osservando i fatti che si giunge alla verità!
“Dopo lunga discussione”.
Il clima diventa teso non appena prendono la parola i discepoli provenienti dalla corrente dei fari-
sei, che ribadiscono la necessità assoluta di sottomissione alle leggi della tradizione giudaica anche
37 lectio prima

4.8 Page 38

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per i pagani convertiti. Da notare che in Luca l’espressione “è necessario” traduce l’affermazione:
“È Volontà di Dio”. Tutti cercano la volontà di Dio, ma le opinioni divergono su quale essa sia.
Nasce una lunga e animata discussione. Non ci si deve meravigliare: già nella Chiesa primitiva
si discuteva intensamente. Infine Pietro prende la parola e, senza imporre il suo ruolo né le sue
argomentazioni, racconta la sua esperienza, di cosa Dio compiva in favore dei pagani, dando
anche a loro il dono dello Spirito, senza distinzioni, e purificando i loro cuori con la fede.
“E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore”.
Sostanzialmente, Pietro afferma che:
– Dio ha purificato il cuore dei pagani con il dono dello Spirito Santo, come aveva fatto prece-
dentemente con gli stessi giudei;
– le norme della legge non solo non sono decisive per i pagani, ma neppure per i giudei che non
hanno potuto portarne il peso (cfr. Rm 2-4).
“Noi crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso
modo anche loro”.
“Noi siamo stati salvati per grazia come loro…” - afferma Luca - non “loro sono stati salvati… come
noi”. Il termine di paragone sono loro, i pagani! Tutti siamo ugualmente accolti e salvati. La gra-
zia è l’unico modo per essere salvi e ci rende membri dell’unico popolo di Dio. Con questo discor-
so, Pietro ha sgombrato i cuori della comunità madre di Gerusalemme dall’ostilità, così che ascol-
ti, ben disposta, Paolo e Barnaba che raccontano i fatti di cui sono stati testimoni.
“Fratelli, ascoltatemi”.
Dopo le testimonianze di questi, prende la parola Giacomo, capo della Chiesa di Gerusalemme
per dimostrare che la Scrittura concorda con quanto è avvenuto. Dio un tempo elesse Israele come
suo popolo; ora, invece, ha scelto tra i pagani “un popolo per consacrarlo al suo nome”. È abo-
lita la distinzione tra i pagani e Israele: anche i primi sono popolo di Dio! Con ciò concordano le
parole dei profeti che Giacomo stesso cita. L’apertura ai pagani fa parte del piano salvifico di Dio:
è volontà di Dio!
“Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a
Dio tra i pagani”.
Chiariti i princìpi fondamentali è necessario trovare un modo concreto di vivere insieme, rispettan-
do la diversità e le varie sensibilità. Ai pagani convertiti si chiede solo di astenersi da quelle cose
che, contenute nella Scrittura, hanno valore universale: non mangiare carni provenienti da sacrifi-
ci ad idoli (cfr. Lv 17, 8-9); non contrarre matrimoni tra consanguinei (cfr. Lv 18, 6-18); non man-
giare le carni di animali soffocati (cfr. Lv 17, 15) e il sangue (cfr. Lv 17, 12).
“Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni città”.
Giacomo ci ricorda che queste norme sono già note in ogni città, ricordate in ogni sinagoga.
Anche per i pagani convertiti non sono nuove e, quindi, non costituiscono un peso insormontabile!
“Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di
loro”.
Paolo e Barnaba sono visti come coloro “che hanno votato la loro vita al nome di Gesù”: come il
Figlio si è consegnato nelle mani del Padre e degli uomini, i discepoli autentici sono coloro che
hanno consegnato la loro vita a Cristo Gesù.
38 lectio prima

4.9 Page 39

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“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi”.
È l’apice della lettera. Si afferma che è lo Spirito Santo a guidare la comunità attraverso le perso-
ne designate. La gioia che questa lettera suscita nella comunità di Antiochia è come una conferma
che chi ha operato è veramente lo Spirito Santo (cfr. Gal 5, 22).
Meditatio
Il Concilio di Gerusalemme rappresenta una miniera di utili consigli per imparare a gestire i rap-
porti all’interno delle nostre comunità:
Le divisioni fanno parte della vita delle comunità
Ad Antiochia è avvenuta una spaccatura. Essa fa parte della vita quotidiana. E’ ingenuo pensare
ad una comunità dove si va sempre d’accordo ed è stolto pensare di essere immuni dall’azione
del divisore per eccellenza, il diavolo.
La fatica del dialogo
Affrontare in modo corretto il problema ha comportato fatica da entrambe le parti: è necessario
parlare, spiegare, riflettere. Come a Gerusalemme, è sempre necessario operare un vero discerni-
mento, senza essere “autoritari” né “pigri” nelle decisioni.
La necessità di cedere parte delle proprie ragioni
Pietro si è rifatto alla sua esperienza, Giacomo e i suoi alle Sacre Scritture. Paolo e Barnaba hanno
preso sul serio i fatti che il Signore ha compiuto e la comunità si è rimessa al parere degli anzia-
ni e degli Apostoli: ognuno ha avuto il suo itinerario da percorrere, ognuno deve cedere su qual-
cosa di non essenziale, pur di non rompere l’unità.
Il confronto deve avvenire sui fatti
Riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro” (v. 4). Paolo e Barnaba a
Gerusalemme parlano dell’opera di Dio, e si muovono come si era mosso Pietro (cfr. At 10-11),
raccontando fatti vissuti. La Chiesa di Gerusalemme prima di esprimere un giudizio si è confronta-
ta con diversi fatti. Spesso ragioniamo su principi, teorie, frasi e definizioni standardizzate! E’
importante che la Chiesa si misuri sempre con il racconto e la testimonianza dei fatti.
L’autorità della Chiesa a servizio dell’unità
L’autorità della Chiesa è accolta e rispettata come un valore a servizio dell’unità. Dopo aver dis-
cusso, è importante accogliere la parola decisiva dello Spirito che parla per bocca dei Pastori.
39 lectio prima

4.10 Page 40

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Oratio
O Signore,
tu hai detto che quando due o tre
si riuniscono nel tuo nome,
là tu sei presente:
ti diciamo grazie per questo!
Non solo perché è più bello e consolante
sostenersi gli uni gli altri nelle vicissitudini
della nostra storia,
ma anche perché la tua presenza nel mondo
l’hai voluta affidare a un “volto comunitario”.
Così nessuno potrà mai avere la presunzione
di “possedere” il tuo messaggio
e gestirlo con l’arroganza del potere.
La presenza del tuo Spirito
farà sì che ogni membro sia ben compaginato
e formi il tuo vero Corpo.
Fa’ che ognuno collabori nella comunione del tuo amore,
a edificare la tua Chiesa sacramento di salvezza
per tutta l’umanità. Amen.
Contemplatio
“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi”
Insegnaci, o Signore, ad ascoltare la tua voce, perché possiamo distinguere ciò che è nostra volon-
tà personale e ciò che è tua vera Parola di vita. Rendici umili e vuoti, per accogliere pienamente
come tuoi Apostoli la venuta dello Spirito.
Actio
Le incomprensioni, le divisioni e i conflitti sono presenti ogni giorno intorno a noi. In questo tempo
di conversione, viviamo il confronto con opinioni e comportamenti diversi dai nostri, come una pre-
ziosa occasione per provare la nostra fede e fornire una testimonianza sincera del messaggio evan-
gelico. Evitiamo di emettere giudizi sulle persone, ricercando con pazienza punti in comune sulla
base dei quali aprire un dialogo.
40 lectio prima

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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LA PRIGIONIA A FILIPPI:
LE DIFFICOLTÁ DELL’ANNUNCIO
At 16, 16-40
Quaresima, tempo di conversione e di liberazione. Una vera e propria prigionia, quella del
peccato, che ci tiene incatenati e da cui pentimento e penitenza ci liberano. Come le catene
da cui Paolo più volte fu sciolto durante i suoi viaggi missionari, nei quali ha sperimentato tutte
le difficoltà dell’annuncio.
Lectio
Siamo di fronte ad una delle pagine più movimentate del libro degli Atti. Viene raccontata l’at-
tività missionaria di Paolo e Sila a Filippi, iniziata con la conversione della ricca commercian-
te di porpora Lidia, da loro incontrata mentre andavano alla sinagoga. La missione viene inter-
rotta per la reazione aggressiva dell’ambiente pagano. E’ la prima volta che predicatori cristia-
ni subiscono persecuzioni per iniziativa dei pagani; finora erano stati i giudei o gruppi fomen-
tati da loro a perseguitarli. A Filippi i giudei erano una piccola comunità e in questo caso è la
popolazione locale a mettere sotto processo i cristiani, con l’accusa di disturbo dell’ordine pub-
blico e diffusione di costumi e usanze non autorizzate. L’accusa è un incitamento alla xenofo-
bia della colonia romana. Queste accuse assomigliano a quelle rivolte a Gesù (cfr. Lc 23, 2) e
in seguito ancora contro Paolo (cfr. At 17, 6-7). Non c’è un movente specifico. Solo la paura
generalizzata nei confronti dello straniero, che molto spesso era la causa dell’antiebraismo nel
mondo ellenistico.
All’interno di questo brano possiamo distinguere cinque scene che corrispondono ad altrettan-
ti episodi tra loro conseguenziali:
1. Lo scontro vittorioso del Vangelo con l’arte divinatoria: vv. 16-18
Il primo episodio richiama i gesti di liberazione degli indemoniati da parte di Gesù.
“…Venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divi-
nazione”.
Nel suo soggiorno a Filippi, Paolo si imbatte in una ragazza dotata di speciali poteri divi-
natori, di quelli che attirano molta gente e fanno anche guadagnare molto denaro. Questa
donna riconosce in Paolo e Sila i servi del Dio Altissimo, di cui proclama l’assoluta gran-
dezza. Come Gesù non voleva dichiarazioni sulla sua identità da parte degli spiriti demo-
niaci (cfr. Lc 4, 35; 8, 29; At 8, 7), così anche Paolo che, mal sopportando il tutto, usan-
do la stessa formula di esorcismo di Gesù, scaccia il demone e fa così svanire anche il gua-
dagno ad esso legato. È interessante notare che il testo greco usa lo stesso termine per la
partenza del demonio e la “partenza” dei guadagni: i profitti partirono insieme al demo-
nio! E’ una caratteristica di Luca legare la sorte delle persone ai loro beni: cfr. 11, 21-22;
12, 20-21; At 8, 20.
41 lectio seconda

5.2 Page 42

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2. La sollevazione popolare e il giudizio davanti ai giudici: vv. 19-24
Il secondo episodio racconta della prima reazione negativa che Paolo subisce da parte
dei pagani.
“… Presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale…”.
I padroni dell’indovina, infuriati per il perduto guadagno, sollevano una sommossa popo-
lare e citano in giudizio Paolo e Sila trascinandoli davanti ai magistrati. L’accusa è di tur-
bare l’ordine pubblico, propagando dottrine inaccettabili per i Romani. Pur trattandosi, in
realtà, di usanze giudaiche (cfr. At 6, 14; 15, 1; 21, 21; 26, 3; 28, 17; Gv 19, 40), non
si fa distinzione tra cristiani e giudei; per cui, i due apostoli vengono accusati di proseliti-
smo. Infatti i giudei potevano praticare la loro religione, ma non avevano il diritto di atti-
rarvi i romani!
Contro questo giudizio sommario Paolo si ribellerà, rivendicando i diritti che tutelano i cit-
tadini romani ed esigerà le scuse dei magistrati. Le riceverà, anche perché in una colonia
romana occorreva stare bene attenti a non infrangere i diritti dei cittadini di Roma.
3. La liberazione prodigiosa dalle catene: vv. 25-28
Il terzo episodio descrive il terremoto e la liberazione miracolosa dei prigionieri dalle catene.
“Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio”.
La liberazione dalle catene a causa dell’improvviso terremoto, avviene “mentre Paolo e
Sila erano in preghiera”. E’ una caratteristica di Luca mostrare i discepoli in preghiera nei
momenti di difficoltà, a imitazione di Gesù: cfr. Lc 3, 22; 6, 12; 9,18. 28-29.
“Il carceriere si svegliò e vedendo aperte le porte della prigione…”.
Va precisato che il carceriere tenta il suicidio per paura di subire una grave punizione, per
aver fallito nel suo compito di custodia dei detenuti. In realtà, nessuno è fuggito: questo
comportamento sorprendente apre la strada alla sua conversione.
4. La conversione del carceriere: vv. 29-34
Il quarto episodio riferisce la conversione straordinaria del custode e il battesimo notturno
di tutta la sua famiglia.
“Signori, cosa devo fare per esser salvato?”.
Il carceriere, del quale Paolo evita il suicidio, chiede nuovamente di essere salvato. Il dia-
logo che segue fornisce lo spunto per una breve catechesi battesimale, in cui si evidenzia-
no le tre tappe fondamentali per l’adesione alla fede: richiesta, annuncio, battesimo.
“E annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa”.
Il testo sottolinea la dimensione familiare e la solidarietà nelle scelte della vita: tutta la
casa, cioè la famiglia e i dipendenti, segue la scelta del pater familias. Era già successo
nel precedente caso di Lidia che la conversione e il battesimo non fossero solo un fatto per-
sonale, ma familiare e collettivo (cfr. At 16, 15).
42 lectio seconda

5.3 Page 43

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“Poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia....”.
Il rapido cammino battesimale del carceriere e della sua famiglia si conclude con una
festa. Il contesto della mensa, la gioia religiosa e l’esultanza, invitano a darle un tono euca-
ristico.
5. La scarcerazione e il commiato dalla comunità: vv. 35-40
L’ultimo episodio descrive la scarcerazione polemica di Paolo e il saluto alla comunità.
“I magistrati hanno ordinato di lasciarvi andare!”.
La scarcerazione di Paolo e Sila, la loro riabilitazione e le scuse da parte delle autorità di
Filippi servono a Luca per mostrare l’infondatezza delle accuse che circolavano nell’am-
biente greco-romano nei confronti del movimento cristiano: è il riconoscimento ufficiale
della legalità della missione cristiana.
“… incontrati i fratelli, li esortarono e poi partirono”.
Il congedo dalla comunità di Filippi, infine, avviene nella casa di Lidia, dove Paolo saluta
i fratelli e li esorta a perseverare nella fede. Questa comunità Paolo l’avrà sempre molto
cara. La lettera indirizzata ai Filippesi è la più tenera e confidenziale, fra quelle scritte alle
comunità. Vale la pena di leggere l’indirizzo rivolto loro: “Ringrazio il mio Dio ogni volta
che io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a moti-
vo della vostra cooperazione alla diffusione del vangelo dal primo giorno fino al presen-
te.” (Fil 1, 3-5).
Meditatio
Le sofferenze e le gioie dell’esperienza di san Paolo si possono rivelare utili anche per l’annun-
cio al mondo di oggi:
Le diverse reazioni di fronte all’annuncio missionario
Nel primo episodio, Luca porta due esempi di atteggiamenti opposti nei confronti dell’annun-
cio cristiano:
– da una parte, Lidia, donna facoltosa, mette la sua casa e i suoi beni a disposizione dei mis-
sionari;
– dall’altra, i padroni della schiava, dotata di spirito di divinazione, rifiutano il messaggio
evangelico per attaccamento al denaro.
È ciò che sempre accade ogni volta che la Parola di Dio viene annunciata: accettazione e rifiu-
to. Dobbiamo essere preparati a tutto.
Attenzione alle apparenze
Nel caso del rifiuto esplicito di Dio è facile individuare la presenza del demonio. Più difficile
è coglierla quando ci sono apprezzamenti, come nel caso della schiava indovina. Bene ha
fatto Paolo che ha imposto allo spirito di partire “all’istante” dalla donna nel nome di Gesù:
sebbene, infatti, dicesse la verità, lo spirito di divinazione è demoniaco e perciò deve essere
trattato come tale. È la chiara dimostrazione che il demonio è capace anche di travestirsi da
angelo di luce: questo va tenuto sempre presente nei nostri discernimenti.
43 lectio seconda

5.4 Page 44

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L’incontro con Dio avviene nei modi più diversi
L’invito di Luca è di avere fiducia in Dio, che per vie misteriose conduce gli avvenimenti, anche
apparentemente irrilevanti, a sbocchi imprevedibili e fecondi. Due esempi:
– la prigionia di Paolo e Sila permette agli altri detenuti di sperimentare la serenità e la gioia
di chi “soffre per amore di Cristo”, pregando insieme e cantando inni;
– il terremoto e le sue conseguenze sono causa di conversione per il carceriere e la sua famiglia.
In entrambe le vicende, non certo programmate, è stato possibile l’annuncio e l’incontro con Dio.
La testimonianza cristiana è fonte di gioia e serenità
Gioia e serenità caratterizzano tutti gli eventi raccontati in questo brano. Sono la gioia e la
fiducia in Dio che Paolo e Sila sperimentano in prigione. Essi lodano Dio, non chiedono la libe-
razione. La persecuzione non ha spento la loro fede, anzi ha offerto loro la possibilità di una
testimonianza più bella. Portando la croce con fiducia e speranza sono diventati missionari nel
carcere, al punto da salvare il carceriere dalla morte e farne un discepolo di Gesù. Essi non
fuggono, quando le catene si sciolgono, testimoniando che la vita del carceriere preme più
della loro stessa libertà. E’ la testimonianza di un amore gratuito e della capacità di portare
la croce con gioia: “essi erano pieni di gioia, lieti di essere stati oltraggiati per amore del
nome del Signore” (At 5,41).
Oratio
Ricordati, o Signore, dei nostri padri e fratelli
che sono nei ceppi e nelle carceri, prigionieri
ed esiliati, condannati alle miniere, alle torture
ed alla dura schiavitù:
ciascuno possa raggiungere in pace il proprio focolare...
Ricordati, Signore, di ogni anima cristiana
sofferente ed afflitta che aspetta la tua misericordia
ed il tuo aiuto divino; e fa’ tornare chi è smarrito.
Ricordati, Signore, dei nostri padri e fratelli
venerati che vivono nella verginità, nel timor
di Dio e nell’ascesi, che abitano mortificandosi
nelle montagne, caverne ed antri della terra;
ricordati delle comunità cristiane sparse dappertutto
e della nostra comunità radunata qui nel Cristo.
Ricordati, Signore, dei nostri padri e fratelli
che s’affaticano e ci servono per il tuo santo nome;
abbassa l’arroganza dei pagani, esalta la
forza dei cristiani, concedi a tutti la tua pace
e la tua carità, Dio e Salvatore nostro,
speranza di tutti i popoli della terra.
(Dalla Liturgia di san Giacomo)
44 lectio seconda

5.5 Page 45

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Contemplatio
“… e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione”
Gesù, che con il tuo sacrificio hai salvato l’umanità, dacci la forza di percepire la tua presen-
za nei momenti di sofferenza. Saremo così tuoi testimoni, strumento di salvezza per il mondo
intero.
Actio
Pregare per chi ci fa del male è difficile, ma costituisce il cuore dell’insegnamento di Gesù: non
possiamo dimenticarlo! Vivere in comunione con il prossimo – anche se si dimostra nostro
nemico – è nella natura di ogni cristiano. Sull’esempio di Cristo, san Paolo affrontò una lunga
prigionia e il martirio, per amore anche di quelle persone che lo avevano umiliato.
In questo tempo quaresimale, alleniamoci ad accettare con serenità le difficoltà che ci si pre-
sentano, senza guardare alle colpe degli altri. Preghiamo, anzi, per coloro che sono causa di
sofferenza.
45 lectio seconda

5.6 Page 46

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proposte di preghiera
Le Pontificie Opere Missionarie propongono iniziative di preghiera,
segno di solidarietà spirituale, a cui si può aderire durante l’intero
corso dell’anno:
Atto di Offerta della Sofferenza
Le Pontificie Opere Missionarie propongono a quanti sono infer-
mi a causa di una malattia, un’ iniziativa che consenta loro di
vivere efficacemente la propria vocazione missionaria. L’offerta a
Dio della propria sofferenza fisica e spirituale attraverso la pre-
ghiera quotidiana per i missionari è un modo concreto per con-
dividerne le difficoltà e sostenerne le fatiche.
A chiunque aderirà, provvederemo a comunicare il nome del mis-
sionario per cui offrire la propria sofferenza e preghiera, invian-
do unitamente altro materiale tra cui:
il calendario del Pellegrinaggio ad gentes, descritto di seguito;
un rosario meditato con la corona missionaria.
Pellegrinaggio ad gentes
Il Pellegrinaggio ad gentes è un viaggio quotidiano di pre-
ghiera per ogni singola nazione del mondo.
Per intraprenderlo è indispensabile disporre del CALENDARIO
(formato tascabile) che indica la nazione per cui pregare ogni
giorno.
Per approfondire le motivazioni della preghiera e ampliare le
conoscenze del mondo, si può richiedere lo SCHEDARIO, stru-
mento informativo di facile consultazione, disponibile in un prati-
co raccoglitore. Ad ogni nazione è dedicata una scheda colora-
ta, in base al continente di appartenenza.
Per ulteriori informazioni, potete rivolgervi ai seguenti recapiti:
OPERA DELLA PROPAGAZIONE DELLA FEDE
Via Aurelia, 796 – 00165 ROMA
Tel: 06-66502626/7 Fax: 06-66410314
popf@operemissionarie.it – www.operemissionarie.it
46 lectio seconda

5.7 Page 47

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proposte di solidarietà
Oltre alla tradizionale occasione della Giornata Missionaria Mondiale,
le Pontificie Opere Missionarie propongono iniziative di solidarietà a
cui si può aderire durante l’intero corso dell’anno:
SOSTEGNO A DISTANZA
Per amare da vicino
Attraverso i missionari con cui siamo in contatto nei cinque continen-
ti, con la donazione di un piccolo contributo periodico, potrete offri-
re ai bambini un sostegno alimentare, assistenza sociale e sanitaria
e dare loro la possibilità di studiare.
Opera dell’Infanzia Missionaria
06/66502644-5 – www.poim.it
UN QUADERNO PER DUE
Attraverso l’acquisto di quaderni per uso scolastico, potrete contri-
buire al sostegno di progetti per favorire gli studi dei giovani di
Paesi in via di sviluppo: costruzione e riparazione di scuole, sale
ricreative, laboratori di informatica, biblioteche. Per il 2008, è pre-
visto il finanziamento di un progetto educativo in Iraq.
Movimento Giovanile Missionario
06/66502640 – www.mgm.operemissionarie.it
GIOVANI PRETI
PER GIOVANI CHIESE
Con un vostro contributo potrete consentire ad un giovane di una
Chiesa di missione di seguire la sua vocazione sacerdotale e riceve-
re una adeguata formazione, dall’ingresso in seminario fino all’or-
dinazione, nelle strutture presenti nel suo Paese.
Opera di S. Pietro Apostolo
06/66502621
DALLA MESSA LA MISSIONE
Potete scegliere di donare un contributo anche per permettere ai
sacerdoti nel mondo di celebrare la messa quotidiana, offrendo loro
l’indispensabile materiale liturgico (calici, pissidi, casule, altari da
campo ecc.).
Opera Apostolica
06/66502641

5.8 Page 48

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box INFO
Questo sussidio è uno strumento versatile
che si presta ad essere utilizzato come:
integrazione di un cammino già delineato
attraverso incontri monografici;
proposta di itinerario mensile completo per gruppi
che desiderano approfondire i temi della fede in chiave missionaria.
A tal fine, si è pensato di creare anche
un supporto “web” che consente di:
stampare il testo dell’ incontro con gli adattamenti apportati;
utilizzare testi e preghiere per incontri su tematiche simili.
INDICAZIONI PER UTILIZZARE IL SUPPORTO “WEB”
1. connettersi con il sito: www.operemissionarie.it;
2. dall’home page, cliccare su: Sussidi per la pastorale 2008/2009;
3. aprire: Sussidio Adulti 2008/2009;
4. consultare la cartella dell’argomento di interesse: Conversione,
Coraggio, Sofferenza, Perseveranza, Testimonianza,
Lectio Avvento, Lectio Quaresima.