La Vocazione Miss Sal 2021 - ITA


La Vocazione Miss Sal 2021 - ITA



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SOCIETÀ DI SAN FRANCESCO DI SALES
SEDE CENTRALE SALESIANA
Via Marsala 42 - 00185 Roma
Il Consigliere Generale per le Missioni
La Vocazione Missionaria Salesiana
Riflessioni, processi ed orientamenti operativi
4 aprile 2021
Domenica di Pasqua
Prot. 21/0155
Il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha invitato tutta la Congregazione a rispondere con
coraggio e generosità missionaria alle richieste di nuove presenze nei contesti più poveri, rafforzare il
nostro impegno tra i rifugiati e aprire nuovi luoghi di missione.1 In effetti, «siamo tutti corresponsabili
dell’opera evangelizzatrice e missionaria dei Salesiani di Don Bosco in tutto il mondo».2
Questa presentazione ha il triplice scopo di motivare i confratelli a rispondere all’invito missionario
dell’attuale successore di Don Bosco, migliorare i processi di discernimento, di formazione e di
inserimento ed armonizzare gli orientamenti operativi precedenti che sono attuali nel nostro contesto
odierno.
Parte I. Ripensare le Missioni Oggi
Oggi ci troviamo ad un contesto diverso dai progetti missionari che hanno diffuso la Congregazione in
America (1875), in Asia (1906) ed in Africa (1980). Nuove prospettive ed interrogativi hanno portato
nuove riflessioni missiologiche. Urge una visione rinnovata delle missioni salesiane.
1. La Vocazione Missionaria e il Carisma Salesiano
LE MISSIONI
La Trinità è la fonte dell’esistenza e della natura missionaria della Chiesa. Peraltro, il concetto di
comunione si situa nel cuore dell’autocomprensione della Chiesa.3 Missione e comunione, quindi, sono
essenziali per una adeguata comprensione del mistero della Chiesa. Perciò, ogni chiesa locale, anche
quelle di recente fondazione, in quanto membro di una comunione di chiese, è corresponsabile
nell’aiutare le altre chiese locali in una varietà di bisogni. È da notare che già il Vaticano II aveva
sottolineato che l’azione missionaria deve estendersi anche alle chiese che esistono «da antica data»
ma che «si trovano in fase di regresso o in uno stato di debolezza».4
Collaboriamo con la Chiesa nel compiere la sua missione per evangelizzare (Mt 28:19-20).5 Annunciare
il Vangelo, specialmente ai giovani, è il nostro compito missionario primario.6 Le nostre iniziative per
la promozione umana, motivate da una fede profonda, sono un Primo Annuncio. Apprezziamo i raggi
di Veritànelle culture e nelle altre religioni. Nei contesti in cui non possiamo nemmeno menzionare il
nome di Gesù, lo annunciamo con la testimonianza di vita personale e comunitaria.7 L’intenzionalità
nel promuovere il Primo Annuncio ci può essere di aiuto nel superare il pericolo di essere considerati
come dei fornitori di servizi sociali o dei lavoratori sociali anziché testimoni del primato di Dio ed
annunciatori del Vangelo.8
1 Cf. A. FERNÁNDEZ, “Discorso alla Chiusura del CG28”, in ACG 433, p.150.
2 A. FERNÁNDEZ, “Appello Missionario 2021” (8 dicembre 2020).
3 Cf. SINODO DEI VESCOVI, II Assemblea Straordinaria (1985), Relatio finalis, II, C), 1.
4 Ad Gentes n.19.
5 Cf. Ad Gentes n.2; PAOLO VI, Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi (1975), n.14.
6 Cf. A. FERNÁNDEZ, “Linee Programmatiche del Rettor Maggiore”, in ACG 433, p.22.
7 Cf. FRANCESCO, Enciclica Fratelli Tutti (2020), n. 277.
8 Cf. P. CHÁVEZ “Discorso all’Apertura del CG 27”, in GC27 p. 82; n.38.

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Certamente, oggi ci sono ancora popoli o contesti socioculturali in cui Cristo non è conosciuto. In molti
Paesi, specialmente nei centri urbani, nello stesso quartiere, ci sono coloro che non conoscono Gesù,
coloro che dopo averlo conosciuto lo hanno abbandonato, o coloro che vivono la loro fede come
qualcosa di culturale. Dunque, le missioni si trovano dovunque ci sia bisogno di annunciare il Vangelo.
Oggi ‘le missioni’ non possono essere comprese solo in termini geografici, di movimento verso ‘le terre
di missione’ come una volta, ma anche in termini sociologici, culturali e, perfino, di presenza nel
continente digitale. Oggi i missionari provengono dai cinque continenti e sono inviati ai cinque
continenti. Questo movimento missionario multidirezionale avviene già in molte diocesi e
congregazioni. Per noi salesiani è stato il ‘Progetto Europa’ che ci ha messo a confronto con questo
cambio di paradigma missionario, che esige ancora da molti confratelli un cammino di conversione
della mente e del cuore per appropriarsene.
UN LINEAMENTO ESSENZIALE DEL CARISMA SALESIANO
Don Eugenio Ceria affermava che «l’idea missionaria in Don Bosco crebbe, si può dire, con lui.
Dapprima era una voce interiore che lo chiamava a portare il Vangelo in paesi infedeli; appresso fu una
fiamma di zelo, accesa dal desiderio di estendere anche a quel campo l’attività dei suoi figli».9 Don
Paolo Albera, invece, sintetizzò lo spirito missionario di Don Bosco così: «Le missioni erano
l’argomento prediletto dei suoi discorsi, e sapeva infondere nei cuori tale un vivo desiderio di diventar
missionari che ci sembrava la cosa più naturale del mondo … per Don Bosco il secondo fine della sua
Congregazione doveva essere quello delle missioni e nulla lo rattenne dall’abbracciarlo in tutta la sua
estensione».10 Si tratta non solo di un interesse personale ma di un vero charisma fundationis che il
nostro fondatore ha trasmesso ai suoi salesiani e a tutta la Famiglia Salesiana.11
Perciò il CG 19 affermò che «la Congregazione Salesiana ... rivive l’ideale di Don Bosco, il quale volle
che l’opera delle missioni fosse l’ansia permanente della Congregazione, in modo tale da formar parte
della sua natura e del suo scopo».12 «La mente e il cuore del Fondatore», scrisse Don Viganò, «e la
tradizione vissuta ininterrottamente in Famiglia, confermano apertamente che la dimensione
missionaria è ‘elemento essenziale’ del nostro carisma».13 L’attuale Rettor Maggiore afferma che «la
dimensione missionaria fa parte della nostra identità».14 Inoltre, sono le missioni che spingono avanti
la Congregazione per liberarci dalle «inerzie paralizzanti», facendo nascere «bei sogni che diventano
realtà».15
LO SPIRITO MISSIONARIO SALESIANO
Come salesiani, siamo, ovunque, veri missionari dei giovani e la gioventù è la nostra terra di
missione.16 Noi salesiani viviamo tutti lo spirito missionario di Don Bosco come cuore della carità
pastorale che si manifesta nel ‘cuore oratoriano’, fervore, nello slancio e nella capacità di dialogo
interculturale ed interreligioso. È la passione per l’evangelizzazione, soprattutto dei giovani, e la
disponibilità ad essere inviati dovunque ci sia bisogno, espressa nel ‘ci vado io’, considerato da Don
Alberto Caviglia come il ‘motto salesiano’. Insomma, lo spirito missionario – sintetizzato nel ‘Da mihi
animas’ – è tipico di ogni salesiano, perché radicato nello stesso carisma salesiano. È questo spirito
missionario che ci fa vivere la vita consacrata salesiana «in permanente stato di missione»17.
L’esperienza missionaria estiva per i giovani confratelli, per i formatori e per i docenti dei centri di
studio, così pure l’esperienza nelle comunità formatrici internazionali, favorisce l’apertura della
mente, la relazione interculturale ed interreligiosa e, in ultima analisi, lo spirito missionario
salesiano.18 La preghiera missionaria ogni undici del mese, l’annuale Giornata Missionaria Salesiana e
altre iniziative dell’animazione missionaria aiutano a mantenere vivo lo spirito missionario in ogni
comunità ed Ispettoria. È lo stesso spirito missionario che rende ogni comunità salesiana disponibile
ad accogliere ed accompagnare i nuovi missionari che arrivano nella propria Ispettoria.
9 E. CERIA, Annali della Società Salesiana, I (SDB: Torino, 1888) p. 24.
10 P. ALBERA, “Gli Oratori – Le Missioni Le Vocazioni(13 maggio 1913) n.13, in Lettere Circolari di Don Paolo Albera ai Salesiani (SDB:
Torino, 1922) p.133.
11 Cf. L. RICCERI, “Le Missioni, Strada del Rinnovamento”, in ACS 267, p.14; Carta d’Identità della Famiglia Salesiana (SDB: Roma, 2012), n. 16.
12 CG 19, p. 178.
13 E. VIGANÒ, “Appello del Papa per le Missioni”, in ACG 336, p. 11.
14 A. FERNÁNDEZ, “Appartenere di più a Dio, di più ai Confratelli, di più ai Giovani”, in ACG 419, p.22-23.
15 A. FERNÁNDEZ, “Linee Programmatiche”, p.47.
16 Cf. L. RICCERI, “Noi Missionari dei Giovani”, in ACS 279, p.6-7; CG 22, n.13.
17 Cf. FRANCESCO, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (2013) n. 25; J.E. VECCHI, “Il Nostro Impegno Missionario in Vista del 2000”, in ACG
362, p. 8; F. CEREDA, “Favorire le Comunità Internazionale (GC27 75.5)”, in ACG 429, p.44-46.
18 Cf. Ibid., p.50.
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LA VOCAZIONE MISSIONARIA SALESIANA
Il fatto che tutta la Chiesa sia missionaria non esclude che ci siano missionari ad gentes e a vita per
vocazione. Allo stesso modo, ci sono alcuni salesiani che si sentono chiamati con totale disponibilità ad
essere inviati fuori dal proprio ambiente culturale o della propria patria in qualsiasi parte del mondo
(ad exteros) per collaborare con zelo e audacia nelle nuove frontiere della nostra missione di
evangelizzazione o dove la Chiesa non è ancora pienamente stabilita (ad gentes). È una donazione
radicale e piena che, per sua stessa natura, implica una totale disponibilità senza limiti di tempo (ad
vitam).19
Attraverso il Sacramento del Battesimo, tutti i cristiani fanno parte del popolo di Dio e partecipano
nella missione della Chiesa. La nostra professione religiosa è un singolare e fecondo approfondimento
della nostra consacrazione battesimale in vista della nostra missione particolare nella Chiesa.20 Da qui
scaturisce la vocazione missionaria salesiana come una chiamata del Signore, dentro la nostra comune
vocazione salesiana.21 Perciò la vocazione missionaria salesiana, come lineamento essenziale del
carisma di Don Bosco (Cost 30), è un’espressione più radicale della carità pastorale. È un dono del
Signore, che ha bisogno di essere invocato nella preghiera, suscitato nei confratelli, verificato nel
discernimento e accompagnato nella crescita. Le missioni salesiane fanno parte dell’unica missione
salesiana. Perciò, il missionario salesiano non appartiene ad un’élite di confratelli previlegiati. Egli è
colui che vuole esprimere in un modo più generoso e radicale la comune vocazione salesiana di tutti i
confratelli.
L’attuale Rettor Maggiore ha ribadito varie volte che nessun Ispettore può ostacolare un confratello,
che ha fatto un cammino di discernimento della propria vocazione missionaria con l’aiuto del suo
Direttore, della guida spirituale e dello stesso Ispettore, solo per mancanza di personale, o perché
l’Ispettoria ha bisogno di lui. L’invio missionario nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco è un
gesto con il quale la Congregazione rinnova, davanti all’Ausiliatrice, il suo impegno missionario.
IL MISSIONARIO SALESIANO
Il missionario salesiano viene destinato in forma definitiva ad una Ispettoria o Delegazione (Cost 159),
non solo per rispondere al bisogno di personale ma, soprattutto, per contribuire al dialogo
interculturale, all’inculturazione della fede e del carisma e per innescare processi che possano
generare nuove vocazioni locali. Il missionario non è solo colui che dà, ma soprattutto colui che riceve;
non solo insegna, ma soprattutto impara dal popolo che serve, che non è solo destinatario passivo dei
suoi sforzi. Come mediatore, il missionario non trattiene nulla per sé ma si occupa di mantenere vivo il
suo ardore di santità per mezzo della ‘grazia di unità’, spendendosi generosamente, fino a
consumarsi.22
Il missionario si integra nella chiesa locale, e nella vita e nel progetto educativo-pastorale
dell’Ispettoria, arricchendole con i suoi doni personali, il suo zelo apostolico e la sua sensibilità
missionaria. L’inculturazione è un processo lento che non può mai essere realizzato completamente.
Perciò, il missionario è aperto ad essere arricchito dalla cultura locale mentre continua ad
approfondire la sua comprensione di essa, alla luce della fede cristiana e del carisma salesiano. Ogni
missionario si impegna a collaborare con i laici, i missionari volontari e gli altri membri della Famiglia
Salesiana promuovendo un vero scambio di doni e di valori, a seconda delle distinte vocazioni
specifiche e delle forme di vita di ogni gruppo. 23 Nell’anzianità, continua il suo lavoro missionario
condividendo la propria amicizia e saggezza, con la preghiera e con l’esempio di vita. Il missionario si
spende per il popolo che gli viene affidato fino all’ultimo respiro: la sepoltura nella sua terra di
missione sigilla questo amore.
La presenza dei missionari nell’Ispettoria rafforza l’inculturazione: i confratelli locali hanno una
prospettiva della propria cultura che i missionari non possiedono, mentre i missionari offrono
prospettive della cultura non percepite dai confratelli del posto. Infatti, un’Ispettoria composta solo da
confratelli della stessa cultura rischia di essere meno sensibile alla sfida d’interculturalità e meno
capace di vedere oltre i confini del proprio mondo culturale. Grazie ai missionari, oggi il carisma di
19 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Redemptoris Mission (1990), n. 32, 65; E. VIGANÒ, “Appello del Papa”, p. 31-32.
20 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione Apostolica Vita Consacrata (1996), n. 30-31, 78.
21 Cf. Ad Gentes n.23; Redemptoris Missio, n. 65.
22 Cf. Fratelli Tutti, n. 284; Redemptoris Missio, n. 90.
23 Cf. Carta d’Identità della Famiglia Salesiana, n. 10, 19.
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Don Bosco è presente ed inculturato in 134 Paesi. Infatti, l’impegno missionario della Congregazione
contribuisce in maniera decisiva anche alla ridistribuzione globale dei confratelli richiesti dal CG27.24
IL PROGETTO MISSIONARIO NELL’ISPETTORIA E DELLA CONGREGAZIONE
Nel programma del sessennio, il Rettor Maggiore ha continuato ad invitare ogni Ispettoria ad aprire un
progetto missionario al proprio interno.25 Questo non esclude la generosità missionaria per il progetto
missionario di tutta la Congregazione. Infatti, l’Ispettoria non può essere generosa per il progetto
missionario congregazionale se non si preoccupa seriamente di un progetto missionario ispettoriale.
In effetti, l’impegno missionario all’interno dell’Ispettoria è segno credibile e stimolo per l’impegno
missionario della Congregazione, e viceversa. Ciascuno influisce sull’altro, lo stimola e lo aiuta.26 È lo
slancio missionario della Congregazione che rinvigorisce la fede, dà nuovo entusiasmo vocazionale e
rivitalizza l’identità carismatica dei confratelli sia nell’Ispettoria che invia sia in quella che riceve
missionari. In più, esso ci libera «dai pericoli dell’imborghesimento, della superficialità spirituale e del
genericismo» e «ci proietta con speranza al futuro».27
LE MISSIONI INTERESSANO TUTTI SALESIANI
Già il CG20 insisteva ricordando che «le missioni interessano tutta la Congregazione; quindi, tutti i
confratelli vi sono, in diversi modi, impegnati».28 Il decimo successore di Don Bosco ha sottolineato che
ora è tempo di generosità per tutta la Congregazione, invitando così i confratelli ad una maggiore
disponibilità per i progetti missionari della Congregazione.29 Gli Ispettori partecipano a questa
sollecitudine del Rettor Maggiore con la premura missionaria per tutta la Congregazione. Ogni
Ispettoria salesiana, ricca o povera di personale o di risorse, è corresponsabile dei progetti missionari
di tutta la Congregazione. Perciò non ci sono più Ispettorie solamente ‘destinatarie’ o ‘mittenti’ o
‘missionarie’. Tutte le Ispettorie mandano e ricevono missionari. Questa reciprocità missionaria ci
rende disponibili alla condivisione vicendevole di mezzi, personale ed aiuti spirituali. Anche i
confratelli anziani ed ammalati danno un prezioso appoggio con le loro preghiere e sacrifici. Intanto,
l’apporto che danno le procure missionarie al livello Congregazionale ed ispettoriale (Reg 24) e le ONG
salesiane rende possibile l’inizio e la crescita di molti progetti missionari in tutti continenti.
Parte II. Processi ed Orientamenti Operativi
Alla luce di queste riflessioni missiologiche e carismatiche, seguono i presenti processi ed orientamenti
operativi:
2. Il Discernimento della Vocazione Missionaria
La vocazione missionaria ha bisogno di un discernimento attento. Questo è un percorso graduale e
progressivo che viene compiuto con l’aiuto della guida spirituale, del Direttore e dell’equipe formativa.
I criteri e il processo di discernimento della vocazione missionaria sono spiegati in maniera chiara
nell’opuscolo La Formazione Missionaria dei Salesiani di Don Bosco.30 Tuttavia, è necessario
sottolineare qui alcuni elementi.
Nelle diverse fasi della formazione iniziale, tutti i formandi sono incoraggiati a mantenere vivo lo
spirito missionario come elemento essenziale del nostro carisma, tramite i contenuti da sottolineare,
gli atteggiamenti da coltivare e le esperienze da promuovere in ogni fase formativa.31 Sono formati alla
disponibilità e con uno sguardo aperto sulla vita della Chiesa e della Congregazione facendo conoscere
i progetti missionari. «Spetta agli Ispettori, ai Delegati Ispettoriali per l’Animazione Missionaria e ai
formatori favorire specialmente nei giovani confratelli il discernimento sulla vocazione missionaria ad
vitam».32 Coloro che manifestano l’interesse a diventare missionari vengono accompagnati più da
vicino, per poter fare un buon cammino di discernimento.
24 Cf. CG27, 75.5; E. VIGANÒ, “Appello del Papa”, p.11; F. CEREDA, “Favorire le Comunità Internazionale”, p.47-48.
25 Cf. A. FERNANDEZ, “Linee Programmatiche”, p.48.
26 Cf. Redemptoris Missio, n. 34.
27 E. VIGANÒ, “Appello del Papa”, p.12.
28 CG20, n. 480.
29 Cf. A. FERNANDEZ, “Linee Programmatiche”, p.45-48.
30 Cf. Dicasteri Missioni e Formazione, La Formazione Missionaria dei Salesiani di Don Bosco (SDB: Roma, 2014), p.27-34.
31 Cf. La Formazione Missionaria, p.13-21.
32 F. CEREDA, “Favorire le Comunità Internazionale”, p.51.
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Il postnoviziato è la fase formativa dove si approfondisce l’identità carismatica. Quindi, è la fase della
formazione più adatta, per fare un serio discernimento missionario. L’esperienza degli ultimi anni
mostra che è la fase formativa dove c’è più viva e generosa disponibilità missionaria tra i formandi.
Non c’è un limite di età per partire come missionario. Dopo aver consultato il proprio Direttore e la
propria guida spirituale, il confratello può scrivere al Rettor Maggiore presentando la sua disponibilità
missionaria. Tuttavia, la nostra esperienza pluriennale dimostra che il dialogo interculturale ed
interreligioso, l’inculturazione e l’apprendimento della lingua sono più facili in giovane età.
A seconda dei casi, per discernere meglio la propria vocazione missionaria, l’Ispettore, in dialogo con il
Consigliere generale per le Missioni, può inviare il candidato missionario postnovizio per un anno di
tirocinio in un’opera missionaria nella propria Ispettoria, o in un’altra. Durante quest’anno, il
candidato può scrivere al Rettor Maggiore presentando la sua disponibilità missionaria.
La Croce missionaria salesiana distintiva viene consegnata durante la cerimonia di invio dal Rettor
Maggiore solo a coloro che si offrono per essere missionari, generalmente nella Basilica di Maria
Ausiliatrice a Valdocco. I loro nomi vengono scritti nell’apposito registro ufficiale presso il Settore per
le Missioni.
3. La Selezione e l’Invio di Missionari
Dalla prima spedizione missionaria (1875) fino al Capitolo Generale Speciale (1971) i missionari
salesiani furono scelti ed inviati con questa modalità:
- I candidati, convinti della loro vocazione missionaria, presentavano direttamente la propria
domanda al Rettor Maggiore.
- Il Prefetto Generale (poi il Consigliere generale per le Missioni) s’incaricava direttamente del
discernimento, della destinazione e dell’invio dei candidati. La grande maggioranza partiva dagli
aspirantati missionari in Europa (Ivrea, Cumiana, Astudillo, Shrigley, Coat-an-Doc’h, ecc.) per
iniziare il noviziato nelle missioni assieme ai novizi locali.
- I missionari europei partivano dall’Europa per ‘le terre di missione’ in diversi continenti. La
grande maggioranza riceveva la Croce missionaria nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino.
Con questo metodo di intervento diretto del Rettor Maggiore attraverso il Consigliere generale per le
Missioni, confratelli di diverse nazionalità furono inviati in una nazione, favorendo
l’internazionalizzazione delle comunità missionarie.
Quando Don Egidio Viganò lanciò il ‘Progetto Africa’ nel 1980, come progetto che coinvolgeva tutte le
Ispettorie, ebbe inizio anche una altra modalità nel discernimento, nella scelta e nell’invio dei
missionari:
- Un buon numero di confratelli presentava (per iscritto od oralmente) il proprio desiderio
missionario al proprio Ispettore. Lui, a volte, suggeriva e stimolava la scelta, in un dialogo di
obbedienza.
- L’Ispettore stesso sceglieva ed inviava i missionari nel proprio territorio di missione
(specialmente in Africa e nelle nuove frontiere dell’Asia, America ed Oceania). Alcuni erano
mandati ‘ad tempus’, altri con un impegno permanente e definitivo.
- Normalmente i missionari partenti ricevevano la Croce missionaria in una celebrazione
comunitaria ispettoriale o locale.
- Rimaneva sempre la scelta di candidati disponibili, che inviavano la lettera personale al Rettor
Maggiore, il quale interveniva direttamente, attraverso il Consigliere generale per le Missioni.33
Questo metodo favorì una rapida espansione dei progetti missionari ispettoriali e stimolò un nuovo
entusiasmo missionario in quasi tutte le Ispettorie. D’altra parte, diminuì considerevolmente il numero
dei missionari al servizio dei progetti missionari della Congregazione, come pure il volto
internazionale delle nostre comunità missionarie.
Da quando Don Pascual Chávez lanciò il ‘Progetto Europa’ nel 2008 ha avuto inizio una modalità più
collegiale, che si è consolidata nel presente processo di discernimento, scelta e invio dei missionari:
33 Cf. L. ODORICO, “I Candidati per le Missioni Salesiane”, in ACG 337, p.53-54.
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a. Il Rettor Maggiore scrive un appello missionario a tutti confratelli il 18 dicembre (anniversario
della fondazione della Congregazione) dove elenca le priorità missionarie dell’anno.
b. Il confratello scrive una lettera direttamente al Rettor Maggiore presentando la propria
disponibilità missionaria.
c. Ricevuta la lettera, il Rettor Maggiore la inoltra al Consigliere generale per le Missioni.
d. Il Consigliere generale per le Missioni inizia o continua il dialogo con il candidato.
e. Il Consigliere generale per le Missioni dialoga con l’Ispettore del candidato chiedendo a lui e al
suo Consiglio un parere scritto per verificare l’idoneità del candidato. Se il candidato è in
formazione iniziale, il parere scritto del Direttore e del Consiglio della Casa è necessario.
f. Ricevuto il parere favorevole dell’Ispettore e del suo Consiglio (e del direttore e del Consiglio della
Casa), il Consigliere generale per le Missioni fa uno studio con il Rettor Maggiore sulle necessità,
le priorità missionarie dell’anno e le possibili destinazioni.
g. Il Consigliere generale per le Missioni propone al Consiglio Generale le destinazioni dei membri
della prossima spedizione missionaria.
h. È opportuno che in Ispettoria ci sia una cerimonia di congedo al confratello missionario. Durante
la celebrazione eucaristica il Superiore benedice il confratello partente e fa un altro gesto
significativo di congedo. La consegna della Croce missionaria è riservata solo al Rettor Maggiore
al momento dell’invio missionario.
i. Il candidato missionario arriva a Roma per il Corso di Orientamento di cinque settimane in
preparazione dell’invio missionario. Durante il corso, avendo sentito personalmente il
candidato, il Consigliere generale per le Missioni conclude il discernimento per la destinazione
definitiva del nuovo missionario.
Dopo la cerimonia della consegna della Croce missionaria, il missionario rientra nella sua Ispettoria
d’origine dove prepara i documenti e aspetta il visto. Se avrà la possibilità di ottenere il visto in Italia,
sarà destinato temporaneamente ad una casa salesiana, in attesa delle procedure migratorie, con il
previo consenso dell’Ispettore interessato.
All’Ispettore d’origine del missionario viene chiesto di dare al missionario partente, in attesa delle
procedure migratorie, la possibilità di iniziare lo studio della lingua della sua destinazione, a seconda
delle possibilità locali.
Per i missionari che partono come tirocinanti, i tempi esclusivamente destinati allo studio della lingua
o all’attesa delle procedure migratorie, non vengono considerati come tirocinio.34
4. La Richiesta di Missionari
Il Rettor Maggiore, come espressione della sua sollecitudine paterna per tutta la Congregazione, invia
missionari alle ispettorie che ne hanno bisogno. Dall’altro lato, un Ispettore può chiedere al Rettor
Maggiore di inviare missionari alla propria Ispettoria secondo questo procedimento:
a. L’Ispettore, con il consenso del suo Consiglio, presenta al Rettor Maggiore un progetto
missionario concreto. Il Rettor Maggiore, con il suo Consiglio, lo valuterà. L’approvazione del
progetto sarà la condizione per l’invio di missionari in quella Ispettoria. Senza questa condizione
previa, l’invio di missionari non sarà possibile.
b. Una volta che il Rettor Maggiore accetta la richiesta, l’Ispettore dialoga con il Consigliere generale
per le Missioni per quanto riguarda:
il profilo del nuovo o dei nuovi missionari;
le nazionalità che abbiano facilità ad entrare nel Paese o a ottenere il visto;
i documenti da presentare dai missionari per ottenere il visto di residenza o il visto
missionario.
il Piano d’Accoglienza e di Integrazione35 dei nuovi missionari, indicando particolarmente i
seguenti:
- Il corso formale per l’apprendimento della lingua di almeno sei mesi, che può essere
prolungato, se il nuovo missionario ne avesse bisogno;
- Il confratello specifico che accompagnerà i nuovi arrivati;
34 Cf. La Formazione Missionaria, p.32.
35 Gli elementi di questo piano sono specificati nell’opuscolo La Formazione Missionaria, p.31-32.
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- Come provvedere alle necessità spirituali (confessioni, direzione spirituale) del nuovo
missionario:
- Il processo graduale di introduzione del nuovo missionario nell’Ispettoria che lo riceve;
c. Il Segretario ispettoriale dell’Ispettoria di origine del missionario invia al Segretario ispettoriale
della nuova Ispettoria del missionario i documenti personali necessari per l’archivio ispettoriale;
d. Dopo cinque anni, il missionario, con l’aiuto dell’Ispettore, valuta la sua esperienza missionaria,
in particolare la sua integrazione nella vita e nelle attività dell’Ispettoria, il suo inserimento
culturale, e il suo ardore apostolico ed impegno missionario. 36
e. In un momento opportuno il Consigliere generale per le Missioni, o i suoi collaboratori,
verificano l’accompagnamento dei nuovi missionari.
Il salesiano va in missione per rimanervi. Eccezionalmente, qualora un missionario, per motivi gravi,
abbia bisogno di rientrare nella sua Ispettoria d’origine, deve scrivere, spiegando le sue ragioni, al
Rettor Maggiore, il quale, sentiti i pareri dei due Ispettori interessati, esprime o meno il suo
consenso.37
5. L’ ‘Esperienza Missionaria’
Nella Congregazione i confratelli possono offrirsi per lavorare temporaneamente in un’altra Ispettoria,
o per rispondere a un bisogno specifico o urgente.38 Questa è stata un’esperienza positiva per tante
Ispettorie. Alla luce della nostra attuale riflessione, la disponibilità e l’impegno missionario non
possono essere limitati nel tempo. Quindi, non è più il caso di parlare di missionari ad tempus
(temporanei) ma di esperienza missionaria. Per alcuni confratelli questa esperienza missionaria può
essere un’opportunità per discernere e far maturare la propria vocazione missionaria. In questo caso,
essi presenteranno la loro totale disponibilità al Rettor Maggiore per i progetti missionari della
Congregazione. Tuttavia, è necessario sottolineare qui i seguenti orientamenti:
a. L’Ispettore che invia un confratello per una esperienza missionaria firmi un accordo di
trasferimento temporaneo con l’Ispettore che riceve specificando la durata del servizio, i doveri
e le responsabilità di entrambe le Ispettorie nei confronti del confratello. Una copia dell’accordo
è inviata al Consigliere generale per le Missioni, al Consigliere generale della Regione e alla
Segretaria generale.39
b. Questo trasferimento potrebbe avere una durata triennale o quinquennale e può essere
rinnovato.40
c. L’esperienza missionaria non può durare oltre un periodo complessivo di dieci anni, dopo di che
il confratello rientra definitivamente nella sua Ispettoria d’origine. Se desidera appartenere
definitivamente all’Ispettoria dove ha vissuto l’esperienza missionaria, deve scrivere al Rettor
Maggiore, il quale, sentiti i pareri dei due Ispettori interessati, esprime o meno il suo consenso.
Conclusione
«La generosità missionaria è stata una delle ragioni della buona salute e dell’espansione della
Congregazione durante il primo secolo e mezzo di vita».41 Rispondiamo con generosità coraggiosa
all’appello missionario dell’attuale successore di Don Bosco!
Queste riflessioni, processi ed orientamenti operativi sono stati approvati dal Rettor Maggiore e il suo Consiglio
nella seduta del 29 marzo 2021. Entrano in vigore il 24 maggio 2021.
Don Alfred Maravilla, SDB
Consigliere generale per le Missioni
36 Cf. La Formazione Missionaria, p.32.
37 Cf. S. MARTOGLIO, “Trasferimento di Confratelli”, n.1.b/1, in ACG 436.
38 CG19, p.180: Il CG 19 dava la possibilità ai confratelli di prestare servizio nelle missioni “per almeno cinque anni, purché siano considerati
idonei”.
39 Cf. S. MARTOGLIO, “Trasferimento di Confratelli”, n. 1.b/2; n.3.
40 Cf. F. CEREDA, “Favorire le Comunità Internazionale”, p.47.
41 J.E. VECCHI, “Il Nostro Impegno Missionario”, p.33.
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