Dizzionario biografico dei salesiani Valentini%2C Rodin. 1969


Dizzionario biografico dei salesiani Valentini%2C Rodin. 1969



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DIZIONARIO BIOGRÁFICO
DEI SALESIANI
Redazione
D. Eugenio Valentini - D. Amedeo Rodinó
Revisione
D. Guido Borra
Secretario redazionale
D. Giovanni Magdic
Archivio fotográfico
D. Luigi Dotta
« Piu che a tutte le opere filólogiche,
ai dizionari e destino I'esseré imperfetti»
(G. Meint, letterato e filólogo, 1810-1889)
A CURA DELL'UFFICIO STAMPA SALESIANO
TORINO

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Scuola Gráfica Salesiana - Torino

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DIZIONARIO BIOGRÁFICO
DEI SALESIANI

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Presentazione
Presentiamo ai Confratelli, quasi come omaggio nel 1° centenario delVap-
provazione canónica della Congregazione, U DIZIONARIO BIOGRÁ-
FICO DEI SALESIANI. Fra tutte le celebrazioni che la data puó sugge-
rire, questa ci pare possa es ser e una delle piü idonee: U volume infatti
vuole raccogliere i nomi e le gesta dei Confratelli che contribuirono alia
vita stessa della Congregazione e le assicurarono vitalita di opere e di
apostolato col generoso dono della loro esistenza.
II nostro primo pensiero, espresso nella circolare del 31 gennaio 1967 in-
viata ai sigg. Ispettori in vista della realizzazione di un DIZIONARIO
BIO-BIBLIOGRAFICO dei Salesiani, era di pubblicarlo entro U 1968,
centenario del Santuario di Maria Ausiliatrice. Le difficoltá incontrate e la
piuttosto scarsa collaborazione ci hanno impedito di mantenere la parola;
ma il Dizionario, sia puré in forma piü modesta, vede, come abbiamo detto,
la luce in quest'altro centenario, ancor piü significativo: Vapprovazione
canónica della Congregazione (.1° marzo 1869).
II nostro legittimo desiderio di una degna celebrazione della vita e delle
opere dei Salesiani che hanno illustrato la Congregazione nei suoi primi
cento anni di vita, ha dovuto ripiegare su una presentazione meno esigente
e piü divulgativa, per poter far uscire la prima edizione di quest'opera nella
data centenaria. Ci consola il pensiero e la speranza che, come avvenne per
il Don Bosco nel mondo, la prima edizione non sia altro che uno stimolo
alia collaborazione di molti confratelli per una seconda edizione piü ricca,
piü completa.
Per i motivi sopra elencati abbiamo modifícato leggermente il titolo del-
l'opera, denominándola semplicemente Dizionario biográfico dei Salesiani,
anche se non abbiamo trascurato la bibliografía. Tale bibliografía non ha
pretese di completezza.
Análogamente le singóle voci non sonó state svolte con quel rigore e con
quello stile che dovrebbero contraddistinguere un Dizionario storico, ve-
ramente degno di questo nome. Troppe volte ci mancó il materiale, op-
pure quello presentato non si prestava ad una rielaborazione piü sicura.
Non abbiamo pero rinunciato a questa meta idéale, l'abbiamo solo diffe-
rita. Quando il tempo, le forze e la collaborazione di confratelli qualificati

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ce lo permetteranno, vorremmo realizzare quest'opera fundaméntale, che
permettera di trasmettere alie future generazioni una documentazione esau-
nenfe e bene ordinata sui Salesiani del primo centenario. Qualunque se-
gnalazione di imprecisioni, omissioni, manchevolezze, come puré qualunque
contributo per nuovi profili biografici, per una integrazione delle singóle
bibliografie, sonó non solo accettati, ma vivamente desiderati. Anzi, da
questa collaborazione dipendera U successo della 2a edizione.
In uríaltra encolare del 24 febbraio 1967 avevamo anche sollecitato le no-
tizie bio'bibliografiche dei confratelli viventi che si erano distinti nel campo
delta cultura, del governo e delVapostolato. Quello che ci e pervenuto ri-
marrá a documentazione per l'avvenire, dato che abbiamo creduto piü op-
portuno limitará ai Salesiani defunti.
Secando U desiderio del nostro Rettor Maggiore, la nuova edizione potra
essere pubblicata, come per il Don Bosco nel mondo, in varié lingue, in
modo che essa abbia piü larga diffusione e possa permettere a tutta la Con-
gregazione di prendere conoscenza di quelli che furono gli artefici piü im-
portanti della nostra storia in questo primo secólo.
Don Bosco, che in tutto il tempo della sua vita ebbe tanto a cuore gli studi
storici e in varié circostanze esortó a conservare la memoria dei fatti della
Congregazione, benedica questo nostro lavoro.
Torino, 1° marzo 1969
I compilatori
D. E. VALENTINI - D. A. RODINÓ

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COLLABORATORI
E LORO SIGLE
A. B. - Antonio Baraniak
A. C. - Adone Cicuta
A. G. - Antonio Gemmellaro
A. R. - Amedeo Rodinó
A. S. - Arsenio Seage
B. S. - Bollettino Salesiano
a G. - C. A. - Gamillo Adriaensens
Domenico Garneri (t)
D. S. - Dusan Stefani
D. Z. - Demetrio Zucchetti
E. C. - Eugenio Ceria (t)
E. G. - Emilio Garro
E. V. - Eugenio Valentini
F. A. - Faustino Ayuso
F. R. - Francesco Rastello
G. Ba. - Giuseppe Barbano
G. Bo. - Guido Bosio
G. Bon. - Giulio Bondrano
G. F. - Guido Favini
G. M. - Giovanni Magdic
H. A. - Hubert Amielh
J. M. B. - Jules M. Beslay
L. L. - Luigi Lasagna
M. B. - Marco Bongioanni
P. T. - Pietro Tirone (t)
P. Z. - Pietro Zerbino
R. U. - Rufillo Uguccioni (t)
T. L. - Tiburzio Lupo
T. B. - Tommaso Bordas (t)
BIBLIOGRAFÍA
GENÉRALE
Memorie Biografiche (19 voll.) - Ed. extracommerciale.
Archivio anagrafico salesiano - Direzione genérale.
Necrologio salesiano - Archivio salesiano.
Bolleitino Salesiano - Edizione italiana, Torino.
Biografié di Salesiani (autori vari)
Profili del Vade mecum di G. BARBEÉIS - SEI, Torino.
Profili di Capitolari Salesiani, di E. CERIA - LDC, Torino.
Profili di 33 Coadiutori Salesiani, di E. CERIA - LDC - Torino.
Saniiía Salesiana, di L. CASTAÑO - SEI, Torino.
Medaglioni di 88 Confraíelli polacchi, di D. TIRONE.
Lauros y palmas, di A.-BURDEUS - Barcelona.

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A
ABADÍA BUESA ch. Zacearía,
servo di Dio, martire
n. ad Almuniente (Huesca-Spagna) il 5 nov. 1913;
prof. a Gerona il 1° agosto 1930; f a Barcelona-Sarriá
il 27 luglio 1936.
Fece il noviziato a Gerona e il tirocinio pratico
a Barcelona-Sarriá, dove brilló per il bell'in-
gegno, la pietá e lo spirito di lavoro. Durante la
rivoluzione marxista (1936) dovette abbando-
nare il collegio. Con il fratello don Federico
passó otto giorni in prigione al commissariato di
polizia. Don Federico riuscí a trovare un nascon-
diglio definitivo, mentr'egli, recandosi a far vi-
sita a due confratelli, fu preso e senz'altro uc-
ciso. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 9 ottobre 1956.
_
(_<.
AA.
ACCATINO, coad., cav. uff. Andrea, scrittore
n. a Viarigi (Asti-Italia) il 21 dic. 1870; prof. a Val-
salice il 12 sett. 1898; f a Parma il 7 nov. 1921.
Nel 1895 conseguí il diploma di maestro ele-
mentare. Si era frattanto specializzato in mate-
mática e aveva pubblicato un testo per la IV e
V elementare, e un altro per la IV e V gin-
nasiale, editi da Fiaccadori di Parma, e lodati
dal « Periódico di Matemática » di Livorno, dal
« Didascalico » di Trente, dall'« Arcadia » di
Roma e dalla « Scuola Nazionale » di Torino.
II conté Giuseppe Alberti di Euno, noto cul-
tore di scienze esatte, in una recensione tedesca
del volume dedicato alia IV e V ginnasiale, lo
disse uno dei migliori per chiarezza e didattica.
Nel 1902 in un momento difficile per le idee
del Solari, di cui era fervente assertore, succe-
dendo all'on. Giuseppe Micheli, assunse la dire-
zione della « Rivista d'Agricultura » di Parma,
e migliorandola sia nella redazione, con vecchi e
nuovi elementi, sia nella parte tipográfica, la
resé settimanale nel 1906, iniziando in pari
tempo la pubblicazione di una piccola biblio-
teca solariana in eleganti fascicoli.
Sotto di lui la « Rivista d'Agricoltura » in tempi
diversi, e con diverse persone, talora divise per
pensiero politico, apparve sempre la stessa, co-
me fosse scritta da una stessa persona, precisa e
diritta verso uno scopo ben chiaro e determi-
nato. E questo fu tutto mérito suo, che con
tatto squisito sapeva amalgamare elementi sva-
riati, e plasmarli in un'armonica unitá per indi-
rizzarli a quel bene che egli si proponeva. Nel
giugno 1918 il Governo italiano riconobbe que-
ste sue benemerenze creándolo Cavaliere Uffi-
ciale della Corona d'Italia.
Egli consacró letteralmente la sua vita al miglio-
ramento delle condizioni economiche dell'Italia,
preoccupandosi in maniera particolare della que-
stione agraria e dei progressi delPagricoltura se-
condo il método Solari.
Opere
(tutte pubblicate da Fiaccadori, Parma)
Uaritmética insegnata alia IV e V classe ginnasiale,
1898, pp. 148.
Nozioni di aritmética a uso della IV classe elemen-
tare, 1899, pp. 112.
Nozioni di aritmética a uso della V classe elemen-
tare, 1900, pp. 104.
Cenni sulle frazioni e termini frazionari e le prime
nozioni del calcólo lettérale, 1901, pp. 16.
I primi elementi di agricultura moderna, 1907,
pp. 98.
Gli scioperi agrari: cause e rimedi, 1908, pp. 75.

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Accatino Andrea
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Aime Antonio
Bibliografía
Rivisía di Agricultura, Parma, 1925, pp. 647, 659-664,
679-681, 711-712. — E. CERIA, Anndi della Societa
Sdesiana, vol. III, p. 460.
E. V.
ACTIS-CAPORALE sac. Pietro, scrittore
n. a Rodallo (Torino-Italia) il 29 dic. 1864; prof. a
San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a Torino il
24 sett. 1892; f a Rodallo il 31 luglio 1948.
Piccolo catechista nel paese natío, don Bosco lo
accolse e lo mandó nel collegio di Sampierda-
rena (1882), ove maturo la sua vocazione sale-
siana. Ricevette l'abito talare dal Santo, che gli
tolse ogni angustia per la gracilitá della sua sa-
lute con la benedizione di Maria Ausiliatrice.
Resse infatti alPinsegnamento e al ministero sa-
cerdotale per quasi 60 anni. Scrisse lavori per
il teatro.
Opere,
I tre martiri di Lentini protettori di Trecastagni e
Sicilia, dramma - I m a fio si, farsa, Torino, Artigia-
nelli, 1900, pp. 79.
Dámele, dramma, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1902, pp. 88.
I due capitani, dramma - Due grossi bambini, farsa,
Torino, Celanza, 1904, pp. 80.
El vin Ve bon, farsa, Torino, Tip. Salesiana, 1904.
Buona notte, Torino, Tip. Salesiana, 1906, pp. 287.
II voluntario alpino, monologo, Cásale Monferrato,
Tip. Casalese, 1916, pp. 13.
Aremincancan, commedia in 3 atti - II genietto del-
l'usuraio, farsa, Torino, Fedetto, 1921, pp. 56.
Vita e miracoli della B. Arcangela Girlani di Trino
Vercellese, Torino, Ronza e Lasagna, 1934, pp. 128.
Galateo moróle civile, Torino, Ronza e Lasagna,
1940, pp. 62.
G. F.
AGUILERA mons. Abramo, vescovo
n. a Esmeralda (Cile) il 18 marzo 1884; prof. a San-
tiago il 31 maggio 1900; sac. a Santiago il 1° nov. 1908;
cons. vescovo di San Carlos de Ancud (Cile) il 20 mag-
gio 1917; f ad Ancud il 30 aprile 1933.
Entró nel collegio di Santiago nel 1895, e tre
anni dopo nel noviziato di Macul. Ricevette
1'abito da mons. Costamagna, il quale lo volle
poi segretario nel ritorno alia sua missione nel-
l'Ecuador e piü tardi lo condusse con sé in Ita-
lia, a Roma, perché frequentasse gli studi teo-
logici presso la Pontificia Universitá Gregoriana.
Ordinato sacerdote tornó in patria. Era diretto-
re della casa di Macul (1910-17), quando fu
eletto Vicario Apostólico di Magellano e consa-
crato vescovo titolare di Isso. Venne promosso
alia diócesi di San Carlos di Ancud nel 1924.
Fu il primo vescovo cileno eletto nella Societa
Salesiana.
Intelligenza non comune, scrittore efficace e poe-
ta gentile, aveva un'anima veramente apostó-
lica. Mite di carattere
e profundamente umile,
si cattivava i cuori col
suo spirito salesiano che
non perdette mai. Ve-
scovo, Vicario Apostóli-
co, quand'era in casa sa-
lesiana si offriva sponta-
neamente perfino ad as-
sistere i giovani e a sup-
plire insegnanti nelle classi quando occorreva.
In episcopio mantenne le pratiche della vita sa-
lesiana. Fu salvato per miracolo nelPincendio del
palazzo vescovile che gli distrusse ogni cosa. Di-
ciassette anni di episcopato consumarono le sue
giovani energie nel sacro ministero tra le bene-
dizioni del popólo e la venerazione del clero.
D. G.
Opera
Ensayos sobre él espíritu del Ven. Don Bosco, Punta
Arenas, Tip. Salesiana, 1918, pp. 91.
AIME sac. Antonio, ispettore, missionario
n. a Cereseto Monf. (Alessandria-Italia) il 4 luglio 1861;
prof. il 10 sett. 1879; sac. il 1° febbr. 1885; f a Bogotá
(Colombia) il 7 luglio 1921.
Compí gli studi nel collegio di Borgo San Mar-
tino. Ordinato sacerdote da mons. Cagliero nel
1885, fu súbito inviato nella Spagna come ca-
techista nella casa di Sar-
ria, accanto al servo di
Dio don Filippo Rinaldi.
Fu quello il suo primo
campo di azione, dove
prese a manifestare le
preziose doti di mente e
di cuore, e dove ma-
turo nell'animo quelPa-
more tenero e fattivo per
i figli del popólo, che poté piü tardi effondere
in svariate forme di zelo. Nel 1900 fu fatto di-
rettore dell'incipiente collegio e oratorio San
Giuseppe, in uno dei sobborghi piú sovversivi

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Aitne Antonio
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Alasonatti Vittorio
di Barcelona. La mostró súbito un tatto finis-
simo e delicato, una bontá e un'arte di attra-
zione veramente mirabili. Scendeva per le vie,
sui mercad, nelle piazze, salutato con effusione
d'affetto, attorniato da una schiera di monelli,
che non sapevano distaccarsi da lui. Avvicinava
operai e carrettieri, faceva con loro un tratto di
strada, interessandosi dei loro affari temporali e
della loro anima. Non é esagerato diré che, a
quei tempi, don Aime era il sacerdote piü cono-
sciuto e amato in Barcelona. Intese come pochi
le necessitá e le aspirazioni legittime delPoperaio
moderno, e nel fuoco del proletariato vendica-
tivo mantenne perfetta liberta di movimenti e
aiutó tutti. Organizzó circoli e unioni cattoliche,
scuole diurne e serali, conferenze di propaganda,
e quando dovette lasciare quel centro industriale
ebbe una dimostrazione che non aveva prece-
denti. Disse perció egregiamente lo scrittore
Blasco Ibánez: « La trágica settimana di Bar-
celona non avrebbe avuto luogo, se don Aime si
fosse trovato in mezzo a noi ».
Successe a don Rinaldi nel governo dell'ispetto-
ria tarragonese e rimase in carica due anni
(1901-03), poi fu inviato come ispettore in Co-
lombia a continuare Popera eroica di don Mi-
chele Unia, Papostolo dei lebbrosi, e di don
Evasio Rabagliati. In Colombia rimase dal 1903
fino alia morte (1921), dando particolare svi-
luppo alie scuole professionali e occupandosi dei
piú poveri e dei lebbrosi. La sua morte fu con-
siderata un lutto nazionale e al suo funerale,
celebrato nella cattedrale di Bogotá, partecipa-
rono il presidente della repubblica con i ministri
e i rappresentanti di tutti i partiti. II governo
gli decretó i supremi onori.
É degno di nota quanto scrisse nel giornale « El
tiempo » il sig. L. Garcia Ortiz, ministro degli
esteri: « Quando, lui presente, si parlava dei
partiti politici della Colombia, e si desiderava
in proposito la sua opinione, rispondeva inva-
riabilmente: "Qui in Colombia io non vedo né
liberali né conservatori, ma, in tutti i partiti,
vedo dei figli di Dio, che amo e desidero ser-
viré. La mia vocazione é di uniré gli uni agli
altri, non di separarli, anche per il fatto sempli-
cissimo che se mi unissi agli uni, mi separerei
dagli altri, e allora nascerebbero le difficoltá che
si opporrebbero alia missione di pace e di amo-
re... II mió único impegno, il mió único dovere
é di predicare con la parola e con Pesempio la
dottrina di Gesú Cristo, che é carita e insegna
a tutti la vera via... lo non parteggio per nes-
suno, sonó un povero prete salesiano, che ha il
dovere speciale di daré educazione cristiana e un
utile lavoro alia gioventü, in modo speciale ai
figli del popólo... lo sonó del partito di Dio"».
Egli fu veramente un degno figlio di don Bosco,
di cui imitó la dolcezza e il lavoro, e si resé
cosí padrone del cuore degli uomini.
Opera
Don Bosco y la cuestión obrera, Bogotá, Tip. Sale-
siana, 1908, pp. 86.
Bibliografía
Bollettino Salesiano (ediz. ital.), ott. 1921, pp. 259-261;
(ediz. spagn.), sett. 1921, pp. 261-262; ott. 1921,
pp. 288-291.
E. V.
ALASONATTI sac. Vittorio,
primo prefetto genérale
n. ad Avigliana (Torino-Italia) il 15 nov. 1812; sac. a
Torino il 13 giugno 1835; prof. il 14 maggio 1862;
f a Lanzo (Italia) il 7 ottobre 1865.
Frequentó le conferenze di Morale del teol.
Guala al Convitto Ecclesiastico di Torino, e as-
sunse la carica di maestro elementare al paese
natío. Dopo questa abili-
tazione si presentó alia
Universitá di Torino per
il titolo di insegnante
di grammatica, come si
chiamava allora il gin-
nasio inferiore, ed eser-
citó tale insegnamento
fino al 1854. Alia vigilia
delPAssunta di quel-
l'anno entró all'Oratorio di Torino per aiutare
don Bosco. L'anno seguente, 1855, súbito dopo
la festa dell'Annunciazione, nella cameretta di
don Bosco fece i voti annuali. Fu il primo pre-
fetto della Societá Salesiana e rimase in tale
carica fino alia morte. A lui faceva capo princi-
palmente tutta Pamministrazione; ma in quei
primi inizi doveva attendere a molte altre cose,
secondo le necessitá. Era tanta la mole di lavoro,
che doveva, con una certa frequenza, passare le
notti bianche. Aggiunse alie altre occupazioni
quella di promuovere il riconoscimento del culto
al beato Cherubino Testa di Avigliana. Per que-

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Alasonatti Vittorio
12
Albera Paolo
sto lavoró incessantemente fino alia morte, rac-
cogliendo ed esaminando documenti, scrivendo
frequentemente a Roma, multiplicando le ricer-
che. Fu esaudito sul letto di morte, perché il
decreto di tale riconoscimento gli giunse a mez-
zodi deirultimo giorno di sua vita.
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, Sac. Vittorio Alasonatti, San Be-
nigno Can., Tip. Salesiana, 1893, pp. 100. — Sac. Vit-
torio Alasonatti - « Vade mecum » di D. BARBEÉIS,
vol. I, p. 84, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901.
— E. CERIA, Profili dei Capitolari Salesiani, Colle Don
Bosco, 1951, pp. 55-67. — U primo prete di D. Bosco:
D. V. A., Chieri, 1954, pp. 44.
E. V.
ALBERA sac. Giulio, scrittore
n. a Torino (Italia) il 3 nov. 1876; prof. il 20 sett. 1899;
sac. a Torino il 15 marzo 1902; f a Chieri (Torino) il
14 nov. 1926.
Frequentó le scuole dei Fratelli delle Scuole Cri-
stiane e il seminario di Giaveno distinguendosi
per assiduitá e ingegno, ma sentendosi chiamato
alia vita religiosa, proseguí gli studi presso i Fi-
lippini a Roma. Altro pero doveva essere il suo
campo di lavoró. Divenuto salesiano, fu inse-
gnante in molti collegi: Fossano, Faenza, Sam-
pierdarena, Cuorgné, Torino-Oratorio, Lanzo.
Durante la prima grande guerra fu párroco a
Savelli nella Calabria. E in mezzo a questo la-
voró incessante, trovó tempo di tradurre circa
una quarantina di opere dal francese. Don Al-
bera fu un traduttore di vaglia, e i libri da lui
tradotti sonó apprezzati e ricercati dagli studiosi
di ascética per la fedeltá del pensiero, per la
scorrevolezza del periodo e per la purezza della
lingua.
Le principali opere tradotte, quasi tutte stam-
pate dalla SEI di Torino, sonó quelle del Beau-
denom, Faber, Fouard, Gautrelet, De Giber-
gues, Lacordaire, Prat, Sertillanges, Auffray,
Barbier, Baudot, Chautard, De Lamothe, Gróu,
Kempis, Kingsley, Moreax, Picart, Saint-Quay.
Gli ultimi quattro anni li passó a Nizza Mon-
ferrato come insegnante di religione e di latino
nella scuola magistrale delle Figlie di Maria Au-
siliatrice.
E. v.
ALBERA sac. Paolo, 2° successore di don Bosco
n. a None (Torino-Italia) il 6 giugno 1845; prof. il 14
maggio 1862; sac. il 2 agosto 1868; el. Rettor Maggiore
il 16 agosto 1910; f a Torino il 29 ott. 1921.
Ultimo di sette figli, di cui quattro si consacra-
rono al Signore nella vita religiosa: Lodovico
(1829-1902) entró tra i Minori col nome di pa-
dre Telesforo; Luigi (1839-1904) tra i Preti
della Missione e France-
sca (1841-1882) tra le
Figlie della Carita col
nome di suor Vincenza.
Presentato a don Bosco
dal suo párroco don
Matteo Ábrate, entró
nelPOratorio il 18 otto-
bre 1858 e fu accetta-
to in Congregazione il
1° maggio 1860. Apertosi il collegio di Mirabello
il 20 ottobre 1863 vi fu inviato come inse-
gnante. II 10 ottobre 1864 subí Tésame magi-
strale ad Alessandria e il 10 dicembre 1865 con-
seguí presso l'Universitá di Torino il diploma di
professore per il ginnasio inferiore. Ordinato
sacerdote nel 1868, il 19 setiembre successivo
fece i voti perpetui a Trofarello nelle mani di
don Bosco. Assunse quindi la carica di prefetto
esterno dell'Oratorio e la tenne fino al 1871,
quando, il 26 ottobre, fu inviato a Genova come
direttore delPOspizio di Marassi. Nel novem-
bre 1872 l'Ospizio fu trasferito a Sampierda-
rena, e don Albera poté allora dimostrare tutta
la sua abilitá di governo in clima salesiano. II
27 novembre 1873, per interessamento di don
Bosco, fu nominato membro dell'Accademia del-
l'Arcadia. L'opera di Sampierdarena era ben
fondata, e don Albera poté aiutare don Bosco
accettando volentieri la sezione dei Figli di
Maria e assistendo il buon Padre nelle pratiche
per la prima spedizione dei missionari. Rinnovó
la chiesa, ingrandi l'istituto, fondo la tipografía,
dove si cominció a stampare nel 1877 il Bollet-
tino Salesiano. L'abilitá e la bontá di don Al-
bera conquistarono il cuore dell'arcivescovo di
Genova mons. Magnasco che divenne un grande
benefattore dell'opera salesiana. Nel 1881 fu
fatto ispettore delle case di Francia e pose la
sua residenza a Marsiglia. Rimase ivi dieci anni
e portó le case da tre a tredici, malgrado il pe-
riodo di persecuzione in cui fu costretto ad
agiré. Testimone delle meraviglie opérate da
don Bosco in térra di Francia, cercó di imitarlo

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2.1 Page 11

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Albera Paolo
13
Alcántara Filippo
in tutto, tanto da ottenere il titolo di « piccolo
don Bosco ». Don Cartier disse di lui: « Fu un
uomo d'azione, soprattutto d'azione interiore ».
Única preoccupazione: formazione spirituale
delle anime. Lesse la miglior produzione ascé-
tica francese, la studió e la fece sua tanto da
distribuirla abbondantemente ai suoi confratelli.
II 29 agosto fu eletto, dal Capitolo Genérale,
Direttore Spirituale della Societá. A Torino si
mise a disposizione di don Rúa, che se ne serví
per incarichi di fiducia, soprattutto per predica-
zioni e per visite alie case e alie ispettorie. Nel
1894-95 fu in Francia, Algeria, Sicilia e in Ter-
rasanta. La morte di mons. Lasagna, suo antico
alunno, lo afflisse moltissimo e si pose súbito a
scriverne la vita. II 28 febbraio 1896 r ice ve t te
da don Rúa Pincarico di compilare il Manuale
del Direttore. Nel 1898 visitó la Francia, la
Spagna e íl Belgio, e nel 1900 ebbe Tincaría) di
visitare, in occasione del 25° della prima parten-
za dei missionari, tutta la Missione dell'America
del Sud. Passando per Marsiglia, guarí, con la
benedizione di María Ausiliatrice, suor María
Mourier, predicendole l'avvenire. La visita duró
tre anni e fu quasi un miracolo che egli, con
la sua fragüe salute, potesse condurla a termine.
Giunse a Torino Til aprile 1903, a tempo per
prendere parte ai preparativi delPincoronazione
di María Ausiliatrice (7 maggio 1903). Era ri-
tornato attraverso il Messico, gli Stati Uniti e
l'Inghilterra, e Panno seguente fu a Roma in
udienza da san Pió X, poi in Sicilia, in Francia,
in Austria e in Polonia. Nel 1907 festeggió la
Venerabilitá di don Bosco, e fu di nuovo in
Francia e Spagna. Poi venne il terremoto di
Messina e la sua visita in Sicilia e Tunisia, e
Pultimo período della vita di don Rúa.
Secondo la profezia di don Bosco, che pero era
conosciuta solo dal servo di Dio don Rinaldi, il
Capitolo Genérale lo elesse Rettor Maggiore
il 16 agosto 1910.
Resse la Congregazione negli anni difficili della
prima guerra mondiale e fu sua caratteristica
una pietá e una cultura ascética profonda, che
egli tradusse nelle numeróse sue circolari che
scrisse a tutta la Societá e nel suo Manuale del
Direttore che usci alie stampe nel 1915. Ebbe
molte iniziative di carita per i figli degli italiani
espulsi dalla Turchia nel 1912 e per gli orfani
di guerra nel 1916 che accolse nei suoi collegi.
Nel 1918 celebró la sua Messa d'oro e assistette
ai solenni festeggiamenti delPimposizione dello
scettro d'oro a María Ausiliatrice. Nel 1920 vi
fu Pinaugurazione del monumento a don Bosco,
davanti alia basilica di María Ausiliatrice, col
tríplice congresso dei Cooperatori, degli Exal-
lievi e delle Exallieve delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, e in tale circostanza il Governo italiano
lo nominó Grand'Ufficiale delPOrdine Mauri-
ziano.
Spossato dai continui viaggi che anche come
Rettor Maggiore si impose per visitare le Ope-
re, confortare i confratelli e sostenere i coope-
ratori, passó Pultimo anno con una salute quanto
mai precaria, e si spense a Torino il 29 otto-
bre 1921. Fu sepolto a Valsalice accanto a don
Bosco e a don Rúa, di cui aveva continúate
Popera con fedeltá e amore, imitando i grandi
esempi da loro ricevuti.
Opere
Mons. Luigi Lasagna, Memorie biografiche, San Be-
nigno Can., Libr. Salesiana, 1900, pp. xvi-458.
Gli oratori festivi e le scuole di religione, Torino,
SAID, 1911, pp. 100.
Manuale del Direttore, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1915, pp. 440.
D. Bosco modello del sacerdote salesiano, Milano,
Tip. Salesiana, 1926, pp. 87.
Lettere Circolari ai Salesiani, Torino, SEI, pp. 527.
Bibliografía
Eollettino Salesiano, 1921, pp. 313-344. — DOMENICO
GARNERI, Don Paolo Albera, secando successore di
D. Bosco, Memorie biografiche, Torino, SEI, 1939,
pp. 500. — J. M. BESLAY, Le Pere Paul Albera, Esquis-
se biographique, Auteuil, Editions des Orphelins, 1956,
pp. 92. — ANGELO FRANCO, A lamp resplendent, Life
of Paul Albera, Paterson, Salesiana Publishers, 1958,
pp. 221.
E. V.
ALCÁNTARA sac. Filippo, ispettore, musicista
n. a Barcelona (Spagna) il 3 febbr. 1888; prof. a Sarria
1'8 agosto 1905; sac. a Gerona il 23 sett. 1911; f a
Barcelona-Sarriá il 4 sett. 1960.
Entró all'etá di 8 anni nel collegio salesiano di
Sarriá-Barcelona, dove ancora era vivo il ricor-
do della visita trionfale di don Bosco (1886),
per gli studi elementari e ginnasiali. Súbito spic-
có in lui una straordinaria disposizione per la
música. Sotto la guida del M° Villani, discepolo
del Dogliani di Torino, fece progressi straor-
dinari nonostante la povertá di mezzi di quei
tempi, tanto che a 12 anni suonava giá nelle
accademie o serate festive. A 17 anni si consa-

2.2 Page 12

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Alcántara Filippo
14
Aliberti Giovanni
eró al Signore con la professione religiosa, e
incominció per lui una vita di intenso lavoro in
tutte le mansioni proprie della vita salesiana:
insegnamento delle materie piü disparate, con-
tinué assistenze e, quasi come un soprappiú,
scuole di música e canto. Fu direttore a 27 anni
nel collegio salesiano di Vigo (1915-21), poi nel
liceo salesiano di Salamanca (1921-24). A 45
anni fu eletto ispettore con sede a Madrid
(1933-42). In questa carica lo colse la persecu-
zione marxista del 1936 e dovette soífrire per
piü mesi le dure prigioni créate dall'odio anti-
cristiano. Anche in questa situazione con vera
abnegazione si adoperó per alleviare la sorte dei
salesiani perseguitati o incarcerati. Fu ancora di-
rettore a Sarria (1942-48).
Nonostante i diversi impegni e uffici di respon-
sabilitá, parallelamente alia scuola di música in-
cominció la sua copiosa produzione di composi-
tore. In principio compose música religiosa di
grande effetto, ma ben presto incominció a eccel-
lere nella música ricreativa: romanze, zarzuelas
(piccole operette in un atto) e finalmente ope-
rette in due o tre atti, delle quali alcune sonó
veri capolavori, come « Trillo d'argento », « Dia-
volo in stamperia », che furono eseguite con
grande successo in Italia, Spagna e America La-
tina. Quando giá la sua autoformazione musi-
cale era assai progredita, frequentó un corso di
perfezionamento a Torino, sotto la direzione del
salesiano M° Pagella, il quale fu meravigliato dei
progressi giá raggiunti, e lo consiglió di dedi-
carsi specialmente alia música ricreativa, nella
quale dimostrava eccezionale attitudine. Piú di
30 sonó le operette musicali da lui pubblicate.
La versatilitá del suo ingegno lo fece anche ec-
cellere nella scuola e nella predicazione sacra, e
anche di queste attivitá ha lasciato utili opere.
Fu direttore del foglietto domenicale El Orato-
rio festivo (30.000 copie) dal 1925 al 1933. Fu
puré redattore di Galicia social di Vigo (1918-
1921) e collaboratore assiduo in Don Bosco en
España e Orientación.
Opere
(tutte edite dalla Libreria Salesiana di Barcelona-Sarriá)
Vida popular de san Francisco de Sales, 1922.
El beato Juan Bosco, 1929.
Manual del encuadernador, dorador y prensista, 1929,
pp. 304.
Breves nociones de ortografía, 1930.
Manual del Cajista, 2 corsi, 1930.
Pitusin Detective, 1931.
Manual del zapatero, 3 corsi, 1931.
Dos noblezas, 2 voll., 1932.
Laudemus viros gloriosos, 1939, pp. 40.
Manual del carpintero ebanista, 2 voll., 1944-46.
Homiliario dominical y festivo, 1947, 2 voll., pp. 446
e 714.
Mes de María Auxiliadora, 1948, pp. 96.
Lecturas Marianas, 1948, pp. 224.
Elementos de Sociología Cristiana, 1952, pp. 240.
Técnica del arte del vestido, 2 voll., 1952.
Técnica del arte de imprimir, 2 voll., 1953.
Técnica del corte, 1954, pp. 440.
Elementos de Religión, 6 corsi di Scuola media, 1955.
La caridad fraterna, 1955, pp. 256.
Cursos de Religión para bachillerato, 6 corsi di
Scuola media, 1958.
Eucarísticas, 1960, pp. 598.
La doctrina de N. S. Jesucristo, Barcelona, Tip. Sa-
lesiana, 1960.
Opere musicali
Amad al pobre, 1 atto, 1909 — Almas en Pena, 1 atto,
1910 — El que con lobos anda, 1 atto, 1910 — El rey
chico, 1 atto, 1910 — Valiente plancha, 1 atto, 1911
Buscando hogar, 1 atto, 1912 — La Virgen de la er-
mita, 1 atto, 1912 — Nabal o El pastor de Belén,
1 atto, 1914 — Los sueños de Tinín, 1 atto, 1914 —
Cadáveres ambulantes, 1 atto, 1915 — Gimnasia y pa-
tria, 1 atto, 1918 — Castorcillos de Belén, 1 atto, 1918
Travesura feliz, 1 atto, 1915 — Lirio temprano
1 atto, 1920 — Ensueño y realidad, 1 atto, 1923 —
El peregrino, 1 atto, 1922 — La fingida aldeana, 1 atto,
1927 — El mocito de café, 1 atto, 1930 — Caperu-
cita azul, 1 atto, 1931 — Los serenos, 1 atto, 1945 —
Garbancito, 1 atto, 1947 — El club terremoto, 1 atto,
1956 — A la montaña, 1919 — En la ciudad, 1919
Los dinamiteros, 1 atto, 1907 — El fantasma, 1 atto,
1912 — La estatua de Pablo Anchoa, 1 atto, 1914 —
El martes de carnaval, 1 atto, 1919 — El ejemplo
1 atto, 1919 — Tarde de asueto, 1 atto, 1919 — Los
pastores de la Judea, 2 atti, 1920 — La cuna del Mesías,
3 atti, 1922 — Jugando a soldados, 1 atto, 1927 —
Reyes y pastores, 2 atti, 1928 — El llanto de un ángel,
I atto, 1929 — Flor de la selva, 2 atti, 1929 — Horas
tristes de un santo, 1 atto, 1934 — Al sol, 1 atto, 1943
Erase una vez un rey, 1 atto, 1945 — El duende
negro, 1 atto, 1945 — El talismán del blanco, 1 atto,
1946 — Un atraco original, 1 atto, 1947 — Sésamo
ábrete, 1 atto, 1950 — Trillo á1argento, 3 atti, 1951 —
II diavoletto nella stamperia, 3 atti, 1954 — Lusero,
1 atto, 1952 — Clavel rojo, 1 atto, 1954 — Carabonita,
1 atto, 1954.
Scrisse numerosi mottetti, responsori, inni, pezzi per
órgano, canti per accademia e 12 Messe a una o piü
voci. Molta altra sua produzione é inédita.
F. A.
ALIBERTI sac. Giovanni, Ispettore
n. a Vinovo (Torino-Italia) il 20 dic. 1881; prof. a
Punta Arenas (Cile) il 15 agosto 1906; sac. a Montevi-
deo (Uruguay) il 10 luglio 1910; f a Punta Arenas
il 16 aprile 1953.

2.3 Page 13

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Aliberti Giovanni
15
Allavena Giovanni
Quando il padre lo consegnó giovanetto a don
Griffa, missionario della Terra del Fuoco, gli
disse: « Vi consegnó un tesoro ». Per la Societá
Salesiana don Aliberti fu realmente un tesoro,
sia per Pardore missionario come per lo spirito
d'iniziativa che lo portó a fondazioni varié; ma
soprattutto per la sua fedeltá a don Bosco. Dal
1918 al 1924 fu direttore e párroco a Natales,
in un momento di completo dissenso fra le classi
operaie e capitaliste e di movimenti rivoluzio-
nari pervasi da profondo odio anticlericale. Mal-
grado questo, egli riuscí ad imporsi, facendosi
amare e stimare e fondo ivi il collegio Mons.
Giuseppe Fagnano. Dal 1924 al 1926 fu diret-
tore delPistituto Don Bosco di Punta Arenas,
fondando gli « Esploratori Don Bosco », Nel
giugno 1927 fu eletto ispettore della Patagonia
meridionale, Terra del Fuoco e I solé Malvine.
In breve ne triplicó il personale e fondo il ce-
lebre Museo Etnológico di Magellano a cui si
era dedicato con entusiasmo giovanile sin dal
suo arrivo in quelle terre. Esso e una gloria
delPopera di don Bosco e costituisce una pre-
ziosa testimonianza del passato della regione.
Ecco come ne parla Fulvio Campiotti su « Le
Vie del mondo » (dicembre 1963), dando rela-
zione della spedizione eífettuata nel gennaio '63
da cinque alpinisti del CAÍ di Monza alie torri
del Paine sulle Ande Patagoniche: « A Punta
Arenas la comitiva ha potuto visitare il museo
dei Salesiani creato nel 1893. É quanto di me-
glio vi sia in fatto di istituzioni in Patagonia e
Terra del Fuoco. Dalle molte raccolte di vege-
tali, di animali e di fossili scaturisce Pamore per
Puomo che nel museo é immedesimato nell'in-
dio, cioé da tutti i poveri indios che un tempo
erano padroni di quelle regioni e che la civiltá
ha massacrato, distruggendo le cinque razze che
abitavano la Patagonia meridionale e la vicina
Terra del Fuoco. Ebbene i Salesiani, nel cercare
di redimere gli indios dal paganesimo hanno
anche cercato di redimere le tremende colpe dei
bianchi nei loro confronti; e senza voler oífen-
dere cileni e argentini, si puó sostenere che buo-
na parte della Patagonia e della Terra del Fuoco
attuali é stata fatta dai Salesiani, che per molti
anni hanno svolto fra quelle misere popolazioni
indigene, perseguitate con tanto accanimento
dai bianchi senza scrupoli, un'opera di assistenza
e di protezione che rimarrá scolpita nella storia
di quelle terre come una pagina eroica e glo-
riosa ».
In vista dei suoi meriti e delle sue opere il Go-
verno italiano lo decoró nel 1934 col titolo di
Cavaliere della Corona d'Italia e nel 1950 gli
conferí la Stella della Solidarietá Italiana. Nello
stesso anno il Municipio di Magellano lo nominó
cittadino illustre di Punta Arenas e lo distinse
con la Medaglia e Diploma « al Mérito e al Va-
lore ». II 18 setiembre 1952 il Presidente della
Repubblica del Cile gli concesse Palta onorifi-
cenza delPOrdine al Mérito « Bernardo O'Hig-
gins ».
Si spense a Punta Arenas nel 1953, dopo piü di
cinquant'anni di missione e dopo aver popolato
quelle terre di collegi e di scuole professionali e
agricole.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, sett. 1953, p. 350.
E. V.
ALLAVENA sac. Giovanni
n. a Pigna (Imperia-Italia) in ott. 1855; prof. a Torino
nel 1875; sac. a Buenos Aires nel 1878; f a Villa
Colón (Uruguay) il 20 dic. 1887.
Quando nel 1875 si parló per la prima volta
delle missioni salesiane in America, e la notizia
suscitó grande emozione, Giovanni Allavena era
allievo del collegio di Alassio. Questa notizia
sollevó nel suo cuore una fiamma di entusiasmo
e desideró essere del bel numero. Fattosi sale-
siano, passó dodici anni nelle missioni, prima
come assistente a San Nicolás de los Arroyos,
poi a Buenos Aires, e quando si aperse la casa
di Villa Colón presso Montevideo, fu inviato in
questo collegio quale insegnante, e finalmente
quale párroco a Las Piedras. Qui fu oggetto di
veré persecuzioni da parte dei malvagi, che mal
sopportavano il bene che i missionari facevano
tra il popólo. Ma egli dal pulpito coraggiosa-
mente resistette alPimpeto del male e vide fio-
rire la fede e la pietá. Pero dovette subiré anche
la prova del fuoco. Infatti una notte fu dato il
fuoco alia chiesa, attentando cosí anche alia vita
dei missionari. Ma il Signore dispose i cuori e
le cose in modo che i missionari furono prima
compatiti, poi soccorsi nel modo piü generoso.
Fu rifatta una chiesa piú vasta, allargata la casa
in modo da riuscire un vero collegio, ed edificata
una casa per le Figlie di Maria Ausiliatrice. La
lotta che don Allavena dovette sostenere con
tanta violenza contro i nemici della fede, spezzó

2.4 Page 14

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Allavena Giovanni
16
Alvarez Vittorio
la sua fibra pur tanto gagliarda ed egli cessava di
vivere a Colón, dove si era ritirato per consiglio
dei superiori, a 32 anni.
Bibliografía
Sac. Giovanni Allavena - « Vade mecum » di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 707, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1901.
A. R.
ALONSO SANJUÁN coacl. Tommaso,
servo di Dio, martire
n. a Vitigudino (Salamanca-Spagna) il 13 marzo 1892;
prof. a Sevilla il 4 sett. 1915; f a Malaga il 31 ago-
sto 1936.
Dopo l'aspirantato a Sevilla entró nel noviziato
a San José del Valle. Alia fine del noviziato non
fu ammesso alia professione; ma grazie alia sua
costanza e buona volontá, fece i voti cinque anni
dopo. II suo primo campo di apostolato fu la
scuola professionale di Sevilla. Poi fu mandato
al collegio di Malaga come capo-tipografo. Qui
fu arréstate il 21 luglio 1936 con altri salesiani
e fucilato per rappresaglia, dopo un bombarda-
mento sulla cittá di Malaga, perché religioso.
Due parole riassumono Papostolato di questo
coadiutore modello: pietá e puntualitá. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 16 gennaio 1956.
c. A.
ALVAREZ mons. Vittorio, vescovo
n. a Porto del Callao (Perú) il 22 sett. 1887; prof. a
Lima il 18 marzo 1904; sac. a Lima il 18 genn. 1914;
el. e cons. vescovo di Ayacucho nel 1914; f a lea
(Perú) il 2 marzo 1958.
Nel 1898 entró nel collegio salesiano di Porto
del Callao. Ricevette la veste talare dalle mani
di mons. Costamagna nel noviziato di Lima e
restó nella stessa casa co-
me professore e assi-
stente. Di quest'ultimo
titolo egli sará sempre
fiero per tutta la vita,
nonostante i suoi gradi
accademici alPUniversitá
di Lima. Compose 37
libri di testo per Pinse-
gnamento, che furono
adottati puré in altri collegi. Nel 1929 fu nomi-
nato direttore di Callao e membro del consiglio
ispettoriale. Nel 1935 PUniversitá pontificia di
Lima gli offrl la cattedra di pedagogia, che egli
accettó per poter propagare il método educa-
tivo di don Bosco. Era un oratore stimato e
buon poeta. Nel 1941 con quattro altri sacer-
doti fu consacrato vescovo dal Nunzio Apostó-
lico mons. Cento, poi cardinale di S. R. Chiesa.
Come vescovo raddoppió il lavoro, soprattutto
le sue prediche nelle piú sperdute contrade della
sua diócesi, che visitó piü volte a cavallo. Era
scrittore forbito, come lo attestano le sue mol-
teplici lettere pastorali: compose il catechismo
único per il Perú e moltissimi altri testi per le
scuole elementan, di cui alcuni ebbero fino a
25 e piü edizioni. Nel 1954 la sua diócesi fu
divisa in due. Curava particolarmente le voca-
zioni sacerdotali. Nel 1957 installó i salesiani
nel seminario episcopale. Tenne due congressi
eucaristici e due mariani e ottenne che la festa
di Maria Ausiliatrice si celebrasse in tutto il
Perú. Per ragione di malattia si recó a lea, dove
fu opérate, ma purtroppo dopo quattro giorni
morí. I funerali ebbero luogo a Lima, in pre-
senza di dodici vescovi; la salma fu trasportata
per via aerea ad Ayacucho per la sepoltura.
Opere
(tutte edite da Editorial Salesiana, Lima-Perü)
Influencia educadora de la literatura clásica, pp. 64.
Educación Moral y Religiosa, 5 voll. per le classi
elementan (la-5a), pp. 94; 128; 112; 96; 160.
Lecciones de Lenguaje, 4 voll. per le classi ele-
mentan (3a-6a).
Lecturas progresivas, 9 voll. per le classi elemen-
tan': Agua fresca-Manantial - Arroyuelo - Desde el
Remanso - En camino - Paso a paso - Progresando
- En marcha - Siempre adelante - Hacia la cumbre.
Enciclopedia, 3 voll. per le classi elementan: Abrién-
dome Camino - De Frente - Hurrá, Muchachos.
— Enciclopedia, 2a serie, 5 voll. per le classi elemen-
tan: Mi Guia y mi Tesoro.
— Nociones de Aritmética y Geometría, 6 voll. per
le classi elementan (la-6a).
La Naturaleza ante los Niños, 5 voll. per le classi
elementan (1a-5a).
— Religión para secundaria: La Fe católica - El Culto
Católico - La Moral Católica - La Misión de la
Iglesia - La Fe ante la Razón.
Idiomas, 4 voll.: Good Morning - Good afternoon
- Good Evening - Lecciones de Italiano.
Música: Canto y Música (nociones).
Vari inni composti per Congressi Eucaristici ed
altre occasioni.
Cartas Pastorales, n. 36.
Bibliografía
P. C. CALDERÓN, Mons. Víctor Alvarez H., Chosica,
Tip. Salesiana, 1966, pp. 236.
A. R.

2.5 Page 15

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Amadei Angelo
17
Andini Dionigi
AMADEI s'ac. Angelo, scrittore
n. a Chiaravalle (Ancona-Italia) il 22 maggio 1868;
prof. a Valsalice il 2 ott. 1888; sac. a Cásale il 16 apri-
le 1892; f a Torino-Oratorio il 16 genn. 1945.
Fece il ginnasio e il liceo nel seminario di Seni-
gallia, e nel 1887, dopo il primo anno di teolo-
gía, entró nelPistituto salesiano di Faenza. Si recó
poi a Valdocco, dove
poté parlare con don
Bosco, e fece il noviziato
a San Benigno Cana-
vese. Dopo la professio-
ne religiosa, dal 1888 al
1892 fu a Borgo San
Martino come insegnan-
te nel ginnasio inferiere.
Ordinato sacerdote, fu
insegnante e consigliere scolastico1 in vari col-
legi: Foglizzo, Sampierdarena, La Spezia, Fi-
renze, e infine rettore del santuario della Ma-
donna dei Laghi ad Avigliana. Nel 1908 fu
eletto direttore del Bolle t tino Salesiano dal ven.
don Rúa e ne tenne la direzione per oltre 20
anni. Questo fu il periodo d'oro della sua vita.
Mente eletta, cuore generoso e apostólico, al-
POratorio, centro della Congregazione, egli si
trovo a suo agio. Amó, tra gli altri ministeri,
quello del confessionale, e non attendeva solo i
penitenti, ma, se si trattava di giovani e di uomi-
ni di sua conoscenza, li cercava e non se li la-
sciava sfuggire. Era un vero « venator anima-
rum ». II suo compito particolare, dopo la reda-
zione del Bollettino Salesiano, fu la stesura delle
Memorie Biografiche di don Rúa e di don Bosco.
A questo dedicó tutto il resto della sua vita.
Lento e minuzioso nel lavoro, non tralasciava
nulla d'inténtate per venire a capo dei dubbi, e
mettere le dovute precisazioni, confrontando i
documenti originali, al fine di assicurare la cer-
tezza storica della narrazione. Per questa sua
minuziositá, e per aver dovuto attendere alie
Memorie di don Rúa, fece aspettare la pubblica-
zione del X volume delle Memorie Biografiche di
don Bosco fino al 1939.
Opere
II santuario di N. S. della Nevé a La Spezia, Cenni
storici, Sampierdarena, Tip. Salesiana, 1901, pp. 70.
Don Bosco e il suo a\\postolato, Torino, SEI, 1929,
pp. xv-825; 2a ediz. in 2 voll. nel 1940.
II Servo di Dio D. Michele Rúa, Torino, SEI,
1931-34, voll. 3 di complessive pp. xxx-2592.
Un altro Don Bosco: Don Rúa, Torino, SEI, 1934,
pp. 703.
— LEMOYNE G. B., Vita di S. Giov. Bosco, Nuova
ediz. a cura di A. A., Torino, SEI, 1935, voll. 2.
Le vie del Signore nella formazione della prima
superiora genérale delle Figlie di Marta Ausilia-
trice, Commemorazione, Torino, Berruti, 1935,
PP. 34.
Memorie Biografiche di S. Giov. Bosco, vol. X, To-
rino, SEI, 1939, pp. 1384.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, febbr. 1945.
E. V.
AMOSSI sac. Augusto, scrittore
n. a Torino (Italia) il 29 dic. 1851; prof. il 10 ott. 1880;
sac. il 19 maggio 1883; f a Torino il 2 dic. 1926.
Fu maestro elementare per 13 anni in vari col-
legi d'Italia, dal Piemonte alia Sicilia. Dal 1892
fu nella Svizzera, dapprima a Mendrisio e a Ba-
lerna come insegnante di f ranéese, poi, dopo
aver imparato, a 45 anni, il tedesco, fu a Muri
e a Zurigo, dove inizió la Missione Italiana Cat-
tolica per gli emigrati.
Di ritorno dalla Svizzera fu nel 1903-04 rettore
di Comacchio; poi nel 1910 ritorno alia Casa
Madre di Torino come professore di teologia
morale, restandovi fino alia morte. Egli curó
Pedizione di un Ufficio della Settimana Santa e
compose un prezioso libretto per la recita del
Breviario.
Opere
Ufficio della Settimana Santa, Torino, SEI, 1917,
pp. 543.
Guida pratica per la recita del Santo Breviario,
Torino, Tip. Salesiana, 1920, pp. 73.
E. V.
ANDINI coad. Dionigi Angelo
n. a San Giuliano Milanese (Milano-Italia) il 13 agosto
1862; prof. a San Benigno Can. il 3 ott. 1886; f a To-
rino il 12 nov. 1939.
Accolto da don Bosco nelPOratorio di Torino e
poi nella Societá Salesiana, trascorse tutta la sua
vita nella Casa Madre, modello di pietá, di os-
servanza religiosa, di laboriositá e di apostolato
tra i coadiutori. Per piú di 50 anni attese all'in-
segnamento del catechismo nel primo oratorio
festivo e alia cura delle compagnie religiose tra
gli esterni e tra gli interni artigiani, suscitando

2.6 Page 16

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Andini Dionigi
18
Antal Giovanni
preziose vocazioni e cattivandosi la stima e l'af-
fetto di tutti.
G. F.
ANGELINI sac. Attilio, músico
n. a Dro (Trento-Italia) il 28 agosto 1879; prof. a Fo-
glizzo il 3 ott. 1898; sac. a Caracas (Venezuela) il
19 sett. 1903; f a Tolmezzo il 2 agosto 1963.
Ricevette l'abito chiericale da don Rúa nel 1898
e partí poco dopo per 1'America (Venezuela)
ove stette fino al 1906: poi tornó in Italia. Fu
in varié case e tenne l'insegnamento letterario
con passione e zelo fino alia soglia degli ottan-
t'anni. Nello stesso tempo voleva che la casa,
nella tradizione salesiana, fosse allietata dalla
gioconditá della música, di cui fu per tutta la
vita maestro e compositore apprezzato. Come
autore ed esecutore, educava cantando e facen-
do cantare. Alia música ricreativa aggiunse una
larga produzione anche di música sacra. Un sano
ottimismo era la norma della sua vita spirituale.
Opere
S. Luigz alia Corte di Spagna, operetta in 3 atti, To-
rino, SEL
Occhio di falco, operetta in 4 atti, Torino, SEL
II m ene str ello della morte, Torino, SEL
Le jurberie di Arlecchino, Torino, SEL
Fiamme nel hosco, Torino, SEL
II segreto del mago, Torino, SEL
A. R.
ANSELMO sac. Domenico, missionario
n. ad Arenzano (Genova-Italia) il 17 sett. 1868; prof.
perp. a San Benigno Can. il 4 ott. 1885; sac. a Buenos
Aires (Argentina) il 4 febbr. 1893; f a Buenos Aires
il 24 giugno 1950.
Dal 1895 al 1943 visse nelle missioni della Pa-
tagonia, attendendo all'evangelizzazione degli
indi, alia costruzione di chiese e istituti, fra non
poche difficoltá per la mancanza di mezzi. Fu di-
rettore a Choele Choel (1927-28) e a Stróeder
(1928-34). Gli ultimi suoi anni furono trava-
gliati dalla perdita quasi completa della vista.
Nella sua giovinezza, confessandosi da don Bo-
sco e manifestandogli il desiderio di partiré per
le missioni, il Santo lo avvolse col suo paterno
sguardo lungimirante e gli disse: « Vai in Ame-
rica? Soífrirai molto, molto, molto ». La profe-
zia si avveró, e don Anselmo presentó a Dio una
larga corona di sacrifici incontrati per il bene
delle anime.
p. z.
ANTAL sac. Giovanni, catechista genérale
n. a Csosz (Ungheria) il 10 sett. 1892; prof. a Lombria-
sco (Italia) il 29 sett. 1910; sac. a Madrid (Spagna) il
15 giugno 1919; f a Piossasco (Italia) il 1° maggio 1967.
Don Antal fu uno dei pionieri dell'opera sale-
siana in Ungheria. A 14 anni giunse a Cavagliá
Biellese dalla sua patria per gli studi religiosi.
Chierico, fu inviato in
Spagna nella casa di for-
mazione di Sarriá-Barce-
lona. Raggiunto il sacer-
dozio, súbito dopo, nel
1920, tornó in patria,
che trovó seminata di ro-
vine e stragí, dopo la
prima grande guerra e
un breve esperimento di
dittatura comunista. Fu direttore a Szentkerest
(1921-22), poi a Budapest (1922-25), infine fu
mandato a dirigere il « Clarisseum » di Ra-
kospalota (1925-31): ne fece un centro diífusore
del pensiero e dello spirito di don Bosco. Fu
poi quella la sede ispettoriale dell'opera salesia-
na. Nel 1933 fu nominato ispettore dei salesiani
di Ungheria (1933-48). Vennero gli anni duri
della seconda guerra mondiale e della persecu-
zione nazista. Tuttavia don Antal ebbe la gioia
di veder fiorire e consolidarsi ancora Topera sa-
lesiana. Fondo dieci nuove case, tra le quali
provvidenziali pensionati per operai; chiamó in
Ungheria le Figlie di Maria Ausiliatrice, e diede
vita a una tipografía. Quando i nazisti invasero
l'Ungheria, e cominció la lotta razziale, salvó
dalla morte molti ebrei, e per loro soffri perse-
cuzioni e carcere. Instauratosi il comunismo,
tutte le opere salesiane giovanili furono stron-
cate.
Nel 1948 i superiori lo chiamarono a Torino, e
con grave pericolo poté espatriare clandestina-
mente. Fu ancora ispettore nelPEcuador (1951-
1952). Ma poco dopo, nel XVII Capitolo Gené-
rale, fu eletto Direttore Spirituale della Congre-
gazione. Fu ancora rieletto nel 1958. Ma nel Ca-
pitolo Genérale del 1965, sentendosi malato e
soprattutto soíferente nello spirito per le condi-
zioni della sua patria, dopo Pinfelice insurrezio-
ne contro il comunismo del 1956, rinunzió alia
carica e si ritiró, umilmente, offrendo la sua ope-
ra nel confessionale prima a Pietrasanta e poi a
Roma. Caratteristica di don Antal: una bontá
umile e semplice sempre accessibile, un ottimi-
smo che incoraggiava, uno spirito di fede e di

2.7 Page 17

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Antal Giovanni
19
Antolisei Raffaele
pietá edificante. Si spense nella casa di cura di
Piossasco nelPumiltá e nel riserbo che lo ave-
vano distinto per tutta la vita.
p. z.
ANTOLISEI sac. Raffaele,
compositora e maestro di cappella
n. ad Anagni (Frosinone-Italia) il 21 agosto 1872; prof.
perp. il 3 ott. 1891; sac. a Roma il 18 marzo 1899;
f a Roma il 30 maggio 1950.
Dimostró fin da fanciullo uno spiccato talento
musicale, che coltivó alia scuola del padre, otti-
mo ed esigente musicista. A 12 anni compose il
primo valzer che il padre cestinó senza neppure
degnarlo d'uno sguardo. Pochi mesi dopo com-
pose un « Nunc dimittis » e questa volta il se-
vero padre, suo insegnante di armenia, lesse e si
compiacque. Fu il battesimo delParte. Da allora
cominció la sua carriera di compositore, che
non doveva piú smettere fino alia morte. Entró
a 13 anni nel seminario di Magliano Sabino, al-
lora affidato ai salesiani, e vi compi tutto il gin-
nasio. Divenuto salesiano, fu inviato nel 1892
al collegio Manfredini d'Este e vi rimase 4 anni.
Nel 1896 compose la celebre barcarola « Sulla
laguna » e la prima sua operetta << Leo », ese-
guita con grande successo. I superiori, visto il
suo talento, lo inviarono a Roma in qualitá di
organista e maestro di cappella della basilica del
Sacro Cuore. Dopo l'ordinazione sacerdotale,
incoraggiato dal card. Cagliero e da altri celebri
maestri, moltiplicó le sue composizioni e le sue
esecuzioni nella basilica. Era tenuto in grande
considerazione nell'ambiente musicale romano e
il Mascagni ammirava le sue « fughe » improv-
visate all'organo. Tenne la rubrica musicale nel
« Giornale Arcadico » di Roma. Dal 1907 al
1914 diresse il « Nuovo Frescobaldi », rivista
musicale d'ispirazione polifónica classica, corri-
spondente in pieno alie direttive del Motu Pro-
prio di Pió X. La sua produzione musicale com-
prende 50 Messe, lodi e canti d'occasione; spicca
tra esse la Messa della beatificazione di don Bo-
sco (1929, a 8 voci) e quella della canonizza-
zione (1934, a 6 voci). Le sue composizioni sonó
contraddistinte da una grande vena melódica,
1875 (11 novembre) - Prima spedizione missionaria salesiana.
Da sinistra, in piedi: V. Gioia - B. Scavini - Don V. Cassinis - Don G. B. Baccino
S. Belmonte - Don B. Tomatis - Ch. G. Allavena - G. Molinari
Da sinistra, seduti: Don G. Cagliero - Don Bosco - Comm. Gazzolo - Don G. Fagnano

2.8 Page 18

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Antolisei Rafíaele
20
Anzini Abbondio
squisita eleganza e una preferenza spiccata per
la polifónica classica, ma una gran parte sonó
rimaste inedite. Alia sua morte, la « Messa da
Réquiem », diretta da mons. Virgili, maestro di
cappella della basilica lateranense, fu eseguita
dai cantori delle basiliche romane, come tributo
di venerazione e di stima alPillustre scomparso.
Opere
Leo — Dall'estremo occidente — Bolilla (1907) Cu-
pido in Maschera (1909) — Dalle tenebre al solé (1910)
Un'ora di vacanza (1911) — Antonello da Messina
(1915) — U medico per forza (1917) — La leggenda
d'Arlecchino (1922).
Composizioni varíe, sacre e profane, mottetti, laudi
popolari, madrigali, inni d'occasione, ecc., pubblicati
presso la Editrice Salesiana di Roma (come la barca-
rola Sulla laguna, a 4 v.d.; Y Ave María della sera, a
2 v.d.; // lábaro di Don Bosco, inno córale, ecc.), presso
la SEI di Torino (come la Messa di S. Giusto, a 2 voci
bianche), nella rivista « Voci bianche » (Primavera ville-
reccia per onomástico, a 4 v.d., 1949, n. 2; Addio mon-
tagne, a 4 v.d., 1949, n. 5; Addio dei pastori alia mon-
tagna, a 4 v.d., 1953) e nella rivista « Armonia di voci»
di Torino. Tra gli inni d'occasione ricordiamo quello
della Gioventü Cattolica Italiana.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, agosto 1950, p. 310; Voci bianche,
sett. 1950, n. 5, p. 21.
E. V.
ANTONIOL sac. Giovanni Battista, ispettore
n. a Zorzoi (Belluno-Italia) il 4 dic. 1876; prof. a Torino
il 10 aprile 1896; sac. a Torino il 9 giugno 1900; f a
Passo del Boceo (Genova) il 28 agosto 1937.
Esplicó il suo zelo salesiano in varié mansio-
ni: fu anche direttore a Verona (1919-20) e a
Milano (1920-26). Nel 1926 fu eletto ispet-
tore della Lombardo-Emiliana (1926-31) e poi
della Ligure-Toscana (1931-37). Poi passó a di-
rigere il nuovo studentato teológico di Mon-
teortone, ma súbito si acuirono alcuni mali, cui
andava soggetto da tempo e che egli aveva sop-
portato nascondendoli. Mentre si trovava in
una casa montana per un po' di riposo, in po-
chi giorni fu chiamato al premio eterno. In
don Antoniol rifulse una singolare bontá d'ani-
mo, che affiorava nel contegno sempre calmo e
dignitoso. Ebbe un amore e una cura speciale
per le vocazioni: da ispettore visitava volen-
tieri e con cuore di padre il noviziato. II segreto
della sua bontá era nel suo spirito di unione
con Dio e nel suo amore al sacrificio.
A. R.
ANTONIOLI sac. Francesco, ispettore
n. a Druogno (Novara-Italia) il 21 ott. 1878; prof. perp.
a Ivrea il 4 ott. 1895; sac. a Savona il 15 marzo 1902;
f a Lugano (Svizzera) il 28 maggio 1965.
Un grande salesiano, don Cario María Ba-
ratta, con l'intuito e lo zelo dei primi salesiani,
aveva saputo scoprire nelPadolescente France-
sco, aperto e volitivo, la stoffa per un buon sa-
lesiano e Paveva portato a Parma dalla sua na-
tiva Druogno. Dopo un lungo e felice tirocinio
pedagógico, don Antonioli percorse la scala del-
l'autoritá fino alia carica di ispettore, rivelando
doti di governo, ma soprattutto una grande
bontá.
Fu direttore a Gorizia (1926-35), a Mogliano
Véneto (1935-36), ispettore della Véneta (1936-
1942), direttore a Roma-Pio XI (1942-48),
ispettore della Novarese (1948-54), direttore a
Roma-Sacro Cuore (1954-55), ad Albaré (1955-
1956), a Nizza Monferrato (1956-62).
p. z.
ANTONOWICZ sac. Ignazio
n. a Wieclavice (Polonia) il 14 luglio 1890; prof. a
Daszawa il 29 sett. 1906; sac. il 23 aprile 1916; f a
Oswiecim il 21 luglio 1941.
Fece gli studi di filosofía e teologia a Roma.
Ordinato sacerdote fu inviato a Cavagliá come
insegnante di filosofía e teologia. Fu cappellano
militare nella prima guerra mondiale. Torno
in Polonia, a Oswiecim, insegnante di filosofía
e redattore del Bollettino Salesiano polacco.
Fu direttore in varié case. Don Antonowicz
ebbe molte e belle doti: stimato professore, ec-
cellente guida d'anime, direttore dal cuore pa-
terno. Per vari anni fu consigliere ispettoriale,
ed esaminatore sinodale della curia di Cracovia.
Fu arréstate il 23 maggio 1941 e portato al
campo di concentramento di Oswiecim. Fu sot-
toposto a incredibili maltrattamenti: morí nella
celia dei castigati, torméntate crudelmente fino
alia fine.
p. T.
ANZINI sac. Abbondio, scrittore
n. a Menzonio (Svizzera-Canton Ticino) il 23 marzo
1868; prof. Til ott. 1889; sac. il 19 dic. 1891; f a
Torino il 2 maggio 1941.
Fece il ginnasio superiore a Lanzo nel 1883,
e il 5 luglio 1885 in un colloquio con don Bo-

2.9 Page 19

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Anzini Abbondio
21
Ardizzone Paolo
seo decise la sua vocazione salesiana. L'll otto-
bre a San Benigno Canavese ricevete la veste ta-
lare dalle maní di don Bosco, ma poi, sorte dif-
ficoltá familiari, ritornó a casa. Continuó gli
studi di filosofía nel seminario di Lugano, aperto
quelPanno dal primo amministratore apostólico
del Ticino, mons. Lachat, e nel novembre 1887
entró nel seminario teológico di Milano, avendo
vinto il concorso per uno dei posti fondati da
san Cario per i chierici svizzeri. Sotto la guida
di mons. Pasquale Morganti ritempró la sua
vocazione e nel setiembre 1888 ritornó a Torino
per continuare il suo noviziato a Valsalice. Or-
dinato sacerdote, fu fatto súbito direttore del-
l'oratorio festivo San Luigi. Nel 1895 fondo
l'oratorio a Trecate (Novara); poi dal 1896 al
1904 fu direttore del Bollettino Salesiano. Con-
temporáneamente nel 1897 inizió l'oratorio fe-
stivo di Nizza Monferrato, a cui si recava ogni
domenica, e lo tenne per un anno. Nel 1901
apri a Chieri, presso Poratorio festivo, un pen-
sionato per liceisti e vi rimase direttore fino al
1905. Nel 1906 fu direttore a Pavia e Panno
seguente a Perosa Argentina, dove fece rifiorire
Poratorio e inizió scuole di disegno e di cul-
tura anche per i valdesi. E fu la che, tra i fiori
di quelle rigogliose valíate, ne scoperse uno di
particolare profumo e candore: il piccolo sera-
fino di Gesü Sacraméntate, Gustavo Maria
Bruñí, di cui scrisse la vita, che fu tradotta in
14 lingue.
Nel 1908 i superiori lo chiamarono alPOra-
torio. Aveva sempre desiderato di poter vivere
vicino al santuario dell'Ausiliatrice, della cui de-
vozione era un apostólo e un predicatore infa-
ticabile. Per otto anni fu maestro di teologia e
contemporáneamente continuó a predicare eser-
cizi spirituali, missioni, quaresimali, mesi di
Maria, tanto che nel 1909 ricordava egli stesso
di aver tenuto oltre 670 prediche. Fu anche un
grande apostólo della penna. II suo Vangelo
unificato gli costó dieci anni di paziente lavoro,
e alia sua morte se ne erano stampate 70.000
copie.
Quanclo nel 1925 non poté piú confessare e
predicare a causa della stenocardia, si diede tutto
alPapostolato della preghiera e della direzione
spirituale di numerosissime anime, diventando
strumento di beneficenza materiale e spirituale
per i poveri e gli ammalati.
Opere
Gli Oratori festivi e le Scuole di Religione, Torino,
SEI, 1911, pp. 100.
Maria SS. Ausiliatrice nella vita del Ven. D. Bosco,
Torino, SEI, 1914, pp. 139.
// Poníefice dell'Ausiliatrice: Pió VII (1742-1823),
Torino, SEI, 1915, pp. 192.
Un Educatore Apostólo ossia D. Salvatore Gusmano
(1875-1907), Torino, SEI, 1917, pp. 274.
La benedizione di Maria SS. Ausiliatrice, Torino,
SEI, 1922, pp. 200.
I Santi e l'Eucarestia, in « Letture Cattoliche », 1923.
Vita del E. Giuseppe Cafasso, 3a ediz., Torino, SEI,
1925, pp. 250.
S. Francesco di Sales in Valdocco, in « Letture Cat-
toliche », 1927.
La cittadella di Maria SS. Ausiliatrice, Torino, SEI,
1928, pp. 285.
Sotto il manto di Maria SS. Ausiliatrice, Torino,
SEI, 1928, pp. 129.
II culto del B. Don Bosco, Torino, SEI, 1930,
pp. 164.
Sulle orme del Divin Maestro. Le beatitudini della
vita, Torino, SEI, 1931, pp. 123.
J7 Piccolo Serajíno di Gesü Sacraméntate: Gustavo
Maria Bruni, 5a ediz., Torino, SEI, 1933, pp. xv-254.
II Vangelo di Gesü e gli Atti degli Apostoli, 8a ediz.,
Torino, SEI, 1938, pp. 678.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, giugno 1941, p. 143.
E. V.
ARCE DIEZ coad. Emilio, servo di Dio, martire
n. a Ubierna (Burgos-Spagna) il 31 ott. 1908; prof. a
Carabanchel Alto il 16 luglio 1926; f a Madrid il 23
luglio 1936.
Dopo la professione religiosa fu mandato a
Sarria (Barcelona) per perfezionarsi nel mestie-
re di sarto. Lavoro successivamente in diverse
case e infine nel collegio di Ronda, di Atocha
(Madrid). Aveva un bel caratiere, pieno di en-
tusiasmo e praticava una carita fraterna che lo
rendeva piacevole a tutti e ne fece un salesiano
modello. Fu arréstate (1936) perché religioso e
subí il martirio. Prima che i colpi fatali si faces-
sero sentiré gridó tre volte: « Viva Cristo Re! ».
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
ARDIZZONE sac. Paolo
n. a Buenos Aires (Argentina) il 5 marzo 1890; prot.
a Bernal il 19 agosto 1906; sac. a Bernal il 1° feb-
braio 1914; f a Córdoba il 20 aprile 1962.

2.10 Page 20

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Ardizzone Paolo
22
Arribat Augusto
La buona intelligenza e lo studio assiduo gli con-
quistarono la stima genérale. Insegnó scienze
teologiche nell'istituto internazionale di Córdo-
ba, fu segretario delPispettore per 25 anni, di-
resse per 10 anni il quindicinale bilingüe Vita
Coloniale, che tanto contribuí a mantenere vivo
lo spirito religioso tra gli emigrati italiani.
Scrisse moho in riviste salesiane. Ma ció che gli
diede meritata rinomanza in Argentina e in altre
nazioni delPAmerica Latina furono i testi di Re-
ligione per le scuole elementan e medie, che si
pubblicarono in moltissime edizioni a Córdoba
(Pió X), a Buenos Aires, in Colombia, nel Perú,
e soprattutto dalPEditrice salesiana APIS di Ro-
sario. Molte furono puré le edizioni « abusive »
da parte di Enti religiosi che credettero res nul-
lius i libri di religione di don Ardizzone. Com-
plessivamente si crede che i suoi testi di cate-
chismo abbiano supérate il mezzo milione di
copie.
che gli costó noie e fatiche perché, volendo egli
tradurre il pensiero e non le solé parole, tormen-
tava lungamente se stesso sui testi greci e latini,
contemporanei ai testi sacri, per raggiungere il
senso vero, al quale perveniva o si avvicinava
aiutato dalla sua non comune conoscenza del
greco, del latino cristiano e anche dell'ebraico.
Opere
Piecoló Ufficio della B. V. María, traduzione e com-
mento, Faenza, Libreria Editrice Salesiana, 1924,
pp. xxm-239.
11 Messale Romano completo, traduzione e note,
Torino, SEI, 1925, pp. xi-1275.
La liturgia completa dei défunti, Torino, SEI, 1928,
pp. xxin-291.
La Messa Romana: rOrdinario, traduzione e com-
mento, Brescia, Queriniana, 1928, pp. 120.
E. V.
Opere
(tutte edite da APIS, Rosario-Argentina)
La Fe, catecismo para 4° grado primario, 13a ediz.,
pp. 150.
La Ley, para 5° grado primario, 8a ediz., pp. 170.
La Gracia, para 6° grado primario, 10a ediz., pp. 180.
La Fe, para el secundario, 1° año, 12a ediz., pp. 170.
La Ley, para el 2° año sec., 9a ediz., pp. 200.
La Gracia, para el 3° año sec., 10a ediz., pp. 200.
A. S.
ARISI sac. Francesco, scrittore
n. a Vescovato (Cremona-Italia) il 2 agosto 1874; prof.
a Torino-Valsalice il 3 ott. 1891; sac. a Catania il
24 agosto 1904; f a Brescia il 16 sett. 1930.
A Torino frequentó l'Universitá e vi conseguí la
laurea in belle lettere nel 1898. In seguito fu
insegnante a Catania, poi a Randazzo e a Bronte,
e nelPautunno del 1919 fu inviato nel collegio
di Alassio come insegnante di storia e di lettere
nel liceo. Temperamento caratteristico, indimen-
ticabile, sempre gioviale e ameno, fu un educa-
tore modello. Entusiasta da giovane della lette-
ratura profana, accostatosi in seguito agli autori
sacri se ne sentí preso, e ad essi dedicó poi sem-
pre le sue migliori energie intellettuali. Frutto
di questi studi fu la traduzione italiana di tutto
il Messale Romano; lavoro molto apprezzato, e
ARRIBAT sac. Augusto
n. ad Aveyron (Francia) il 17 dic. 1879; prof. a Ivrea
il 25 marzo 1905; sac. a Marsiglia il 21 dic. 1912;
f a La Crau-La Navarre il 19 marzo 1963.
Entró alPoratorio San Leone di Marsiglia nel-
l'ottobre del 1897 e vi fece la prima classe gin-
nasiale. Ma per la sua etá avanzata fu mandato
a Toulon-Montéty a continuare il corso per le
vocazioni adulte. Ordinato sacerdote nel 1912,
fu professore e poi catechista a La Navarre per
parecchi anni: fu anche incaricato del sacro mi-
nistero nella parrocchia di Sauvebonne. I suoi
parrocchiani, che l'ebbero per lungo tempo cu-
rato, lo chiamavano: « II Santo della Valle ».
Secondo l'opinione dei suoi confratelli e di tutti
quelli che conobbero questo religioso esemplare,
i parrocchiani di Sauvebonne avevano giudicato
bene. Obbediente, umile e di grande dedizione,
egli fu sempre servitore di tutti. Fu direttore a
La Navarre (1931-34), a Morges (Svizzera)
(1934-38), a Millau (1938-41), a Villemur
(1941-47), a Thonon (1947-53). Niente di au-
stero in questa specie di Curato d'Ars o di don
Rúa. II suo cuore paterno si manifestava in un
sorriso perenne. Concluse la sua vita a La Na-
varre: come confessore dei novizi e degli allievi,
poté rendere grandi benefici a questi giovani
con la sua grande pietá e la sua esperienza.
H. A.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Artolozaga Pietro
23
Auda Antonio
ARTOLOZAGA ch. Pietro,
servo di Dio, martire
n. ad Astrabudua-Erandio (Spagna) il 31 genn. 1913;
prof. a Mohernando il 12 ott. 1931; f nel 1936.
Ancor giovanissimo manifestó segni chiari di vo-
cazione religiosa con la sua devozione sentita
e il desiderio vivissimo della santa comunione.
Fece gli studi nel collegio salesiano San Michele
di Madrid. Suo único desiderio era di diventare
un santo salesiano. Compiuto il triennio pratico
a Salamanca, si recó a Carabanchel Alto per lo
studio di teologia. Qui lo attendeva il martirio.
II 20 luglio 1936 fu arréstate dai soldad rossi.
Fu fucilato insieme con il chierico Emanuele
Borrajo in un luogo sconosciuto. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
ASTORI sac. Mario, scrittore
n. a Lu (Alessandria-Italia) il 25 maggio 1904; prof. a
Ivrea il 5 ott. 1920; sac. a Torino il 19 maggio 1929;
f a Torino il 13 luglio 1941.
Si laureó in lettere all'Universitá di Torino e
in teologia presso la facoltá dell'archidiocesi di
Torino. Professore nel liceo di Valsalice-Torino
si prodigava nell'insegnamento, come nelPeser-
cizio del sacro ministero, con spirito salesiano
di apostolato. Intelligenza viva, si era formato
una vastissima cultura letteraria, che mise al
servizio della fede e della sua opera educativa.
Fu infatti un educatore di prim'ordine, in campo
morale e intellettuale, e come tale ebbe un
ascendente straordinario sui suoi allievi. Le sue
lezioni di italiano incantavano Puditorio.
Dal giugno al novembre 1940 fu cappellano mi-
litare del 102° reggimento fantena, e anche in
questa parentesi di vita militare seppe racco-
gliere una messe spirituale abbondantissima, en-
tusiasmando soldati e ufficiali con la sua bontá
e la sua parola.
Opere
II « Martyrium » di Teodoto d'Ancira, Studio di
critica comparativa, Torino, SEI, 1931, pp. 97.
Vincono i morti, romanzo, Torino, SEI, 1934,
pp. 241.
Giorgio di Miceli, Profilo biográfico, Torino, Stam-
peria Artística Nazionale, 1939.
Bibliografía
Rivista dei giovani, agosto 1941, p. 324.
E. V.
AUDA coad. Antonio, musicólogo
n. a St. Julien-en-Loiret (Francia) il 28 ott. 1879;
prof. a Parigi il 16 sett. 1905; f a Bruxelles (Belgio)
il 19 agosto 1964.
Éntrate da giovane nella Congregazione Salesia-
na di Marsiglia, al principio di questo secólo
aveva dovuto espatriare, a causa delle leggi com-
biste. Nonostante i suoi
la vori eruditi, fu e volle
sempre essere un mode-
sto religioso-educatore,
tutto consacrato al bene
della gioventü.
Maestro di cappella fe-
dele al Motu Proprio di
Pió X sulla música sa-
cra, si era formato alia
scuola dei noti maestri salesiani don Grosso e
don Pothier. A sua volta egli formo alia piü
pura disciplina del canto piano numeróse corali,
componendo per i collegi salesiani un Corso di
canto gregoriano secondo i principi dell'Edizione
Vaticana e un manuale di canto. Per i critici di
música il M° Auda fu soprattutto uno storico e
un musicólogo erudito. Le basi sulle quali que-
sto infaticabile lavoratore edificó Topera sua
sonó di una soliditá a tutta prova: cultura mu-
sicale genérale, e cioé contrappunto, fuga, storia
ed estética della música, conoscenza delle lingue,
approfondimento della técnica gregoriana, la-
voro sulle fonti, studio della paleografía, uso
della fotografía e specialmente del micro-film.
Nessun mezzo é sfuggito a questo sorprendente
ricercatore. Per la sua documentazione il M°
Auda raccolse decine di migliaia di schede a cui
vanno aggiunte centinaia di quaderni di appunti
e una ricca collezione di manoscritti di ogni épo-
ca. La sua biblioteca era perció considerevole.
II M° Auda scrisse moho, ma per un pubblico
di specialisti. Oltre a numerosi articoli apparsi
sulla « Revue du Chant Grégorien » edita a Gre-
noble, su « Schola Cantorum » di Parigi e « Mú-
sica Sacra » di Malines, il M° Auda compose due
monografie su L'office de Saint-Trudon e Etien-
ne de Lié ge.
Meritano poi una menzione speciale, perché han-
no fatto época, le opere sotto elencate.

3.2 Page 22

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Auda Antonio
24
Auífray Agostino
Opere
L'office de Saint Trudon, París, Schola Cantorum,
1911.
Etienne de Liege, Mémoire publié par FAcadémie
royale de Belgique, Bruxelles, 1923.
Manuel de chant, Liége, 1924.
La musique et les musiciens de l'ancien pays de
Liége, Bruxelles, 1930.
Les modes et les tons de la musique et specialement
de la musique médiévale, Bruxelles, 1931.
Le « tactus » dans la Messe « L'homme armé.» de
Palesfriña, Copenhague, 1942.
Les gammes musicales: essai historique sur les
modes et les tons depuis l'antiquité jusqu'á l'époque
moderne, 1947.
Cours de chant grégorien, Bruxelles, 1947.
Les «Motets Wallons» du manuscrit de Turin,
2 voll., Bruxelles, 1953.
Barthélemy Beaulaigue, poete et musicien prodige,
Bruxelles, 1957.
Théorie et pratique du « tactus », Bruxelles, 1965.
A. R.
AUFFRAY sac. Agostino, scrittote
n. a Nantes (Francia) 1'8 aprile 1881; prof. perp. a
S. P. de Canon il 15 ott. 1897; sac. a Torino (Italia)
il 28 maggio 1903; f a Losanna (Svizzera) il 29 lu-
glio 1955.
Accolto nella famiglia salesiana dal ven. don
Rúa nel 1897, dopo aver svolto un'attivitá ricca
di frutti nel Belgio e
nella Francia, fu chiama-
to dai superiori a Tori-
no nella Casa Madre per
la redazione del Bollet-
tino Salesiano francese.
Per oltre 20 anni rimase
fedele al suo posto, rife-
rendo con appassionato
amore gli sviluppi ra-
pidi e sorprendenti della Congregazione Sale-
siana nel mondo. Negli anni passati al Centro,
poté attingere alie fonti una piena e profonda
conoscenza di don Bosco, che gli serví a portare
un contributo notevole alia glorificazione del
Padre. II suo capolavoro resterá sempre la bio-
grafía di san Giovanni Bosco, opera premiata
dalPAccademia francese: essa ha raggiunto le
centomila copie, oltre le traduzioni in molte lin-
gue. Altre opere uscirono dalla sua fecondissima
penna, come le vite di don Rúa, di san Dome-
nico Savio, di mamma Margherita. Fu direttore
a Caluire (1941-46), a Grasse (1946-52). Tem-
pra di fuoco e oratore eloquente, manifestó il
suo ardente amore a don Bosco anche percor-
rendo gran parte della Francia e del Belgio per
diífondere il messaggio salesiano.
Opere
Une page de vie cachee de Paris catholique, Paris,
Tip. Salésienne, 1921, pp. 94.
Une ofensive de chanté, Paris, St. Pierre, 1923,
pp. 160.
Une méthode d'éducation, Paris, 1924, pp. 122.
Un modele de mere: Marguerite Bosco, Paris, Vitte,
1930, pp. 186.
Le Christ en moi, Paris, Vitte; ed. ital., Torino,
SEI, 1934, pp. 128.
Les Missions salésiennes, Lyon, Espresse, 1936,
pp. 64.
Un Saint traversa la Franee, Paris, Vitte, 1945,
pp. 264.
Un Saint sur les Tréteaux, Paris, Mappus, 1946,
pp. 61.
En cordée derriére un guide sur, París, Vitte, 1948,
pp. 132.
Un grana éducateur: saint ]ean Bosco, Paris, Vitte,
1948, pp. 600.
Un Saint formé per un autre Saint. Le premier suc-
cesseur de Don Bosco: Don Rúa (1837-1910), París,
Vitte, 1950, pp. 432.
Comment un Saint punissait les enfants, París, Vitte,
1950, pp. 88.
Un Saint de moins de quinze ans (D. Savio), Paris,
Vitte, 1950, pp. 225.
La Pédagogie d'un Saint, París, Vitte, 1952, pp. 320.
Un pasteur d'ámes, París, Vitte, 1953, pp. 180.
S.te Marie Dom. Mazzarello, París, Vitte, 1953.
H. A.

3.3 Page 23

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B
BACCINO sac. Giovanni Battista, missionario
n. a Gisvalla (Savona-Italia) il 24 aprile 1843; prof. nel
1869; sac. a Torino nel 1874; f a Buenos Aires il
13 giugno 1877.
A 24 anni fu accolto da don Bosco nell'Oratorio
di Valdocco, e nel 1869 vestí l'abito chiericale.
A Lanzo, mentre studiava teología, cominció a
insegnare: di la passó a Varazze come catechista.
Don Baccino fu tra i salesiani della prima spedi-
zione missionaria (14 novembre 1875). A Bue-
nos Aires don Baccino esercitó il suo ministero
tra gli immigrati italiani, come rettore della igle-
sia de los italianos. Predicazione, catechismo,
confessioni, scuola, visita alie famiglie: le sue
giornate erano piene di autentico apostolato mis-
sionario. Le molteplici e incessanti attivitá lo
stroncarono alPimprovviso in poco tempo, com-
pianto da tutti come « il padre degli immigrati ».
Bibliografía
Sac. Giovanni Battisfa Baccino - « Vade mecum » di
D. BARBERIS, vol. I, p. 140, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1901.
A. R.
BALAVAJDER sac. Adalberto, ispettore
n. a Sietsza (Polonia) il 2 aprile 1890; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 1° nov. 1907; sac. a Oswiecim il 29 giu-
gno 1916; f a Bialogrod Til febbr. 1947.
Fu maestro di novizi a Klecza Dolna (1919-25)
e direttore successivamente a Wilno (1925),
Varsavia (1925-28), Oswiecim (1928-33), Lodz
(1933-36). Nominato ispettore delle case del
nord Polonia-Lódz (1940-47), in continuo peri-
colo di morte, visse tutti gli orrori della guerra
fra le distruzioni e le deportazioni, sostenendo
col suo spirito e col suo tatto le piü difficili
situazioni. Un incidente automobilistico stroncó
la sua vita, mentre era proteso con zelo ammira-
bile alia ricostruzione dell'ispettoria dopo la
guerra.
G. F.
BALESTRA coad. Giuseppe
n. a Pecol (Belluno-Italia) il 22 aprile 1868; prof. perp.
a San Benigno Can. il 25 sett. 1894; f a Torino il
3 dic. 1942.
Accolto all'Oratorio come libraio, appena am-
messo alia Societá Salesiana venne assunto dalla
Segreteria del Consiglio Superiore e addetto in
particolare alia persona del primo successore di
don Bosco, il servo di Dio don Michele Rúa,
che l'ebbe carissimo per il candore della sua bel-
l'anima semplice, umile, modesta, fervente di
pietá e di spirito religioso, fedele fino alio scru-
polo ai suoi doveri. Alia scuola di don Rúa, che
impersonava fino alia trasparenza la santitá sale-
siana di don Bosco, il « fido Balestra » si formó
all'unione con Dio, alPamore al lavoro, alia pru-
denza e discrezione di parola e di tratto, alia se-
renitá abituale e alia generosa dedizione di sé
agli altri: virtü che rifulsero come una caratte-
ristica della perfezione cui egli tendeva ogni
giorno con inalterabile fervore.
A. R.
BALZOLA sac. Giovanni, missionario
n. a Villa Miroglio (Alessandria-Italia) il 1° febbr. 1860;
prof. il 2 ott. 1888; sac. a Faenza il 17 dic. 1892;
f a Barcelos (Brasile) il 17 agosto 1927.

3.4 Page 24

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Raizóla Giovanni
26
Bañares Sánchez Francesco
Incominció gli studi per avviarsi alio stato eccle-
siastico a 24 anni, quando il 28 novembre 1884
entró nella casa San Giovanni Evangelista in
Tormo, dove era diret-
tore il servo di Dio don
Filippo Rinaldi e prefet-
to don Michele Unia, il
futuro apostólo dei leb-
brosi. Ivi rimase tre an-
ni, studiando e facendo
da domestico a mons.
Basilio Leto, che dimo-
rava cola dopo aver ri-
nunciato alia diócesi di Biella. La prima funzione
solenne a cui assistette nel santuario di María
Ausiliatrice, fu quella della consacrazione epi-
scopale di mons. Cagliero. Ricevette l'abito chie-
ricale a Foglizzo dalle mani di don Bosco il 20
ottobre 1887, fece la professione perpetua a Val-
salice e ivi in quelPanno 1888-89 ebbe come pro-
fessore il ven. don Andrea Beltrami. Ordinato
sacerdote, spinto dall'ideale missionario fece do-
manda al ven. don Rúa e partí Panno seguente
per rAmerica in qualitá di segretario del nuovo
vescovo mons. Lasagna. Questi nel 1894 si mise
a trattare con le autoritá del Mato Grosso il
passaggio della colonia Teresa Cristina sotto la
direzione dei salesiani e il 20 maggio 1895 don
Balzola, incaricato di quell'impresa, partí per
quella colonia. Nel 1902 inizió la missione fra i
Bororos, che all'inizio lo avrebbero certamente
ucciso, se non lo avesse salvato la Vergine Ausi-
liatrice, con una celeste visione al loro capo. I
Bororos si presentarono alia colonia Sacro Cuo-
re neU'aprile 1903 in numero di 130. Don Bal-
zola seppe con la mansuetudine, la pazienza e il
sacrificio trasformare i feroci Bororos in cristiani
pacifici. Nel 1906 fondo la colonia San Giusep-
pe sul Rio Sangradouro, e nel 1909-10 esegui,
per ordine del Governo fedérale, il censimento
di tutta la tribu, visitando uno per uno tutti i
villaggi situati sul fiume San Lorenzo.
Alia fine del 1914 dovette abbandonare il Mato
Grosso per andaré al Rio Negro a prendere vi-
sione della nuova Prefettura Apostólica che la
Santa Sede intendeva affidare alia Congregazione
Salesiana. In sette mesi egli percorse il nuovo
campo apostólico risalendo il Rio Negro e i suoi
affluenti e visitando tutti i centri degli indigeni.
Restó nella nuova missione per 12 anni fondan-
do le varié residenze di San Gabriel (1916), di
Taracuá (1923), di Barcelos (1924) e compiendo
continué escursioni fino ai confini del Venezuela
e della Colombia. Dal 1895 al 1927 si puó diré
che non manchi annata del Bollettino Salesiano
che non rechi lettere da lui scritte ai superiori,
inviando notizie delle sue escursioni e rendendo
contó della sua attivitá. II giornale uíficiale dello
Stato dell'Amazzonia, nel daré la notizia della
sua morte il 23 agosto, scriveva: « I lavori di
entomologia, iniziati dal prof. Zikan, sonó l'in-
dizio migliore dell'opera compiuta da questo
missionario; opera che l'esploratore dott. Hamil-
ton Rice di New York chiamó grandiosa ».
É certamente da annoverarsi fra le piü grandi fi-
gure di missionari salesiani, che hanno onorato
la Chiesa e hanno gettato le basi della civiltá
nelle vaste foreste amazzoniche. Sua gloria fu la
conversione e la civilizzazione dei Bororos, come
puré il contributo dato alPevangelizzazione dei
Tucanos. Tempra di lavoratore instancabile,
semplice e buono, seppe guadagnarsi il cuore dei
figli della selva e compiere imprese che oggi
paiono leggendarie, ma appartengono alia storia
degli eroi della Fede.
Bibliografía
A. COLBACCHINI, I Bororos Orienlali «Orarimugu-
doge» del Mato Grosso (Brasile), Torino, SEI,
1924, pp. xii-251. Bollettino Salesiano, nov. 1927,
pp. 325-328. — D. Balzola fra gli indi del Brasile,
Mato Grosso. Note autobiografiche e testimonianze rac-
colte da A. COJAZZI, Torino, SEI, 1932, pp. 324.
E. V.
BANDRÉS SÁNCHEZ sac. Francesco,
servo di Dio, martire
n. a Hecho (Huesca-Spagna) il 24 aprile 1896; prof. a
Campello il 10 sett. 1913; sac. a Mataró il 30 lu-
glio 1922; -j- a Barcelona-Sarría nel 1936.
Dopo Pordinazione lavoró a Barcelona. Nel 1927
fu nominato direttore di Mataró e dopo sei anni
passó a Sarria con la medesima carica. Nella ri-
voluzione marxista (1936) i rossi gli imposero
di abbandonare il collegio. Ando a rifugiarsi
presso sua sorella. Nel tentativo di cercarsi un
altro nascondiglio presso un benefattore, fu ar-
restato, condotto in un luogo sconosciuto e fu-
cilato. Non fu possibile ritrovare il suo corpo.
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 15 dicembre 1953,
c. A.

3.5 Page 25

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Barale Paolo
27
Baratía Garlo María
BARALE sac. Paolo, scrittore
n. a Peveragno (Cuneo-Italia) il 19 genn. 1886; prof.
a Foglizzo il 29 sett. 1903; sac. a Torino il 29 mag-
gio 1915; f a Torino il 10 nov. 1959.
Aveva conseguito la laurea in lettere a Torino
nel 1912, e piü tardi quella in filosofía (1926).
Fece della sua vita una continua e assillante ri-
cerca della veritá, amándola, difendendola e tra-
smettendola in altre mentí. Nel campo filosófico
si distinse per chiarezza e soliditá di argomenta-
zioni. Mente aperta ed esatta, il suo pensare era
un vero pesare giudizi e parole. Fu uno tra i piü
precisi e qualificati conoscitori di Antonio Ro-
smini. Don Barale si distinse in ogni campo:
manifestó in modo particolare le sue doti nel
ministero sacerdotale, predicazione e direzione
spirituale come assistente di Circoli giovanili e
della FUCI. A Valsalice, a Catania e Frascati
lasció fra i liceisti larga ereditá di stima e di
aífetto. Collaboró per studi filosofici e pubbli-
cazioni della SEL Fu un religioso esemplare e
visse la Regola con semplicitá ed esattezza.
Bibliografía
D. Paolo Barale, a cura degli ex-allievi di « Villa Sora »,
Frascati, 1960, pp. 72.
A. R.
bili testimonianze di aífetto, che le Memorie
Biografiche hanno raccolto e documéntate. Con-
servó sempre caro il ricordo di un'accademia
del 1875 in cui don Bosco con gesto amabile e
giovíale lo proclamó « Cavaliere della stampa ».
A luí e a don Branda il Santo affidó la direzione
della « Compagnia di San Giuseppe » fra i gio-
vani artigiani e l'assistenza della scuola di mú-
sica strumentale e del teatrino.
G. F.
BARALE sac. Tommaso, missionario
n. a Roccaforte (Cuneo-Italia) il 5 sett. 1855; prof. perp.
a San Benigno Can. il 13 agosto 1880; sac. a Montevi-
deo (Uruguay) il 25 marzo 1884; -J- a Lima (Perú) il
15 marzo 1936.
A 22 anni domando a don Bosco di essere ac-
colto tra i salesiani e partí ancora chierico per
la Patagonia con una delle prime spedizioni mis-
sionarie. Dalla Patagonia passó nel Brasile e nel-
l'Uruguay e infine nel Perú: qui fu direttore a
Lima (1907-13) e maestro di novizi. Ovunque
fu amato e venerato per l'amabilitá del suo ca-
rattere, la prudenza della sua direzione e la ge-
nerositá del suo spirito tutto salesiano.
G. F.
BARALE coad. Pietro,
« Cavaliere della stampa »
n. a Morano Po (Alessandria-Italia) il 7 nov. 1846; prof.
a Trofarello il 23 sett. 1869; f a Torino il 27 giu-
gno 1934.
Lo stesso don Bosco Paveva accolto giovanetto
nell'Oratorio l'anno 1868 come alunno legatore,
e ne aveva fatto uno dei piú appassionati suoi
collaboratori, favorendone Pinclinazione natu-
rale all'arte libraria. Umile, laborioso, intrapren-
dente, alia scuola del Santo divenne un vero
apostólo della buona stampa, assicurando alia
libreria salesiana le prime affermazioni. Ammi-
nistratore delle Letture Cattoliche e della biblio-
teca della Gioventü, fondate dal Santo, egli ne
fu soprattutto un propagandista. E per favorire
la conoscenza delle pubblicazioni ispirate o cú-
rate da don Bosco, fondo nel 1876 il Bibliófilo
cui il Santo diede, due anni dopo, piü nobile e
vasto scopo trasformandolo nel Bollettino Sale-
siano. Per un paio d'anni, sotto la guida diretta
di don Bosco, lo stesso Barale ne tenne la reda-
zione. E don Bosco gliene fu grato con invidia-
BARATTA sac. Cario Maria,
ispettore, sociólogo, músico
n. a Drugno di Novara (Italia) Til ott. 1861; prof.
perp. a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. ad Albenga il
29 marzo 1884; f a Salsomaggiore il 23 aprile 1910.
Fu insegnante nei collegi di Lucca ed Alassio.
Ordinato sacerdote, Panno seguente 1885 si lau-
reó in lettere all'Universitá di Genova.
.._,...„,.,,.... ^?v.,,,. , NelPottobre 1889 ando
a Parma dove fondo
l'Istituto San Benedetto
e la prima Scuola Supe-
riore di Religione sorta
in Italia.
Spirito universale ed
animatore, don Baratía
permeó ben presto di
iniziative la vita cittadi-
na, e San Benedetto divenne il cenacolo dell'in-
tellettualitá artística e letteraria della cittá.
Nelle conversazioni appassionate la sua persona-
litá sembrava quasi assente, ma si rianimava
tostó e spiccava irresistibilmente quando un'idea

3.6 Page 26

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Baratta Cario María
28
Baratta Garlo María
stava per concretarsi in un'opera. L'agricoltura
era lontanissima dai suoi studi e quando a San
Benedetto accorse il colonnello Solari, le sue teo-
rie furono oggetto di scambi lunghi e ripetuti
di idee. Don Baratta, nel lungo periodo di assi-
milazione, pareva non interessarsi, ma diventó
presente potentemente quando l'idea divenne la
Scuola Salesiana di Agricoltura. Allora la studió
a fondo e se ne fece apostólo. Ne trattava nella
sua Scuola Superiore di Religione, ascoltatissimo
dagli uditori; istitui nel suo collegio la detta
scuola complementare solariana; assunse la re-
dazione della Rivista di Agricultura, affidandola
al salesiano Andrea Accatino e fiancheggiandola
con una biblioteca solariana; lanció nel pubblico
ben 14 fra volumi e opuscoli sulla teoria e sulla
pratica del sistema. S'adopró inoltre perché la
Societá Salesiana entrasse in quell'ordine di idee
e ottenne che il Eollettino Salesiano aprisse nel
1901 la rubrica intitolata « Spigolature agrarie »
nella quale buone penne divulgavano i principi
delPagricoltura solariana. L'argomento era ve-
ñuto in campo anche nel terzo Congresso dei
Cooperatori e fu portato puré personalmente
dallo stesso Solari dinanzi al décimo Capitolo
Genérale del 1904. In quelPanno don Baratta
venne nominato ispettore delle case salesiane
del Piemonte e rettore della chiesa di San Gio-
vanni Evangelista (Torino). Qui continuó la sua
opera, benché la sua salute fosse ormai minata
dal male che doveva condurlo alia tomba.
Tempra di pensiero come d'azione, don Baratta
visse in dieci lustri una vita di duplice durata;
incurante di abbreviare i suoi giorni con un la-
voro improbo, senza tregua, si curó únicamente
di spendere tutte le sue forze al servizio del
bene.
Fin da chierico aveva coltivato con passione la
música, verso cui aveva un'inclinazione naturale,
e la sua vena diede al repertorio musicale delle
composizioni veramente ispirate; fu un eccel-
lente maestro di cappella ed ebbe spiccate pre-
ferenze per la música palestriniana. In occasione
del terzo centenario della morte del Palestrina,
nel 1904, fu vicepresidente del secondo Con-
gresso Nazionale di Música Sacra e la sua córale
ottenne successi strepitosi. L'esecuzione della
Messa fúnebre di Francesco Anerio fu un trion-
fo, e quella della Missa Papae Marcelli, a cui
assistettero le piú spiccate notabilitá nel campo
musicale, tra essi Arrigo Boito, ebbe un effetto
potente e riscosse le piú ampie lodi.
Scrittore fecondo ed efficace lasció un buon.nu-
mero di opere che scrisse approfittando del poco
tempo libero che gli rimaneva, in mezzo all'at-
tivitá delle sue numeróse occupazioni.
Opere
(quasi tutte pubblicate dalla Librería Fiaccadori di
Parma)
SCOLASTICHE
I nostri studi classici in Italia.
Tito Livio, Historiarum Libri XXIII, XXIV, XXV.
Testo con introduzione e note, Torino, Tip. Sale-
siana, 1889, in-16°, pp. xxn-267.
CANTO LITÚRGICO
Canti principali detta Chiesa.
— Prime nozioni di canto gregoriano, in-8°, pp. 32.
Piccolo manuale del cantor e, 1886, in-8°, pp. 300.
Música litúrgica e música religiosa, 1906, in-8°,
pp. 26.
Te Deum, a 3 voci, Torino, Libr. Salesiana.
SOCIOLOGÍA
II sistema Solari in pratica, 1886, in-8°, pp. 28.
Fisiocratici e fisiocrazia, 1889.
La fertilizzazione del suolo e la questione sociale,
1896.
Di una nuova missione del Clero dinanzi alia que-
stione sociale, 1897, in-8°, pp. 70.
La liberta dell'operaio, 1898, in-8°, pp. 34.
Un fatto importante per gli studiosi del problema
sociale 1901, in-12°, pp. 32.
Principi di sociología cristiana, 1902, in-16°, pp. 301.
Norme pratiche elementan per I'applicazione del si-
stema Solari. - Cause d'incredulita, 1904, in-8°,
PP- 17.
Solidarieta ed egoísmo, 1905, in-16°, pp. 16.
La scuola agraria in Italia; osservazioni e proposte,
1906, in-16°, pp. 36.
Le risorse agricole della Val Vigezzo, 1908, in-16°,
pp. 27.
Per il patto colonico, Roma, Un. Tip. Coop., 1909,
in-8°, pp. 18.
II pensiero e la vita di Stanislao Solari, 1909, in-8°,
pp. 356.
Astensione e potere temporale.
VARIÉ
Nuova officiatura della Madonna di Re.
II Santuario di Re in Val Vigezzo, 1898, in-16°,
pp. 159.
Credo, spero, amo. Pensieri ed affetti, 1901, in-24°,
pp. 176.
Sessanta considerazioni sul Vangelo, Torino, Libr.
Salesiana, 1908, in-16°, pp. 186.
— D. Luigi Rocca, Cenni biografici, Torino, SAID,
1910, in-16°, pp. 103.
Bibliografía
D. FRANCESCO RASTELLO, Don Cario Maria Baratta,
salesiano, Torino, SEI, 1938, in-8°, pp. 326.
E. V.

3.7 Page 27

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Barbeíis Alessio
29
Barberis Gíulio
BARBERIS sac. Alessio, teólogo
n. a Torino (Italia) 1'8 sett. 1875; prof. perp. il 24 genn.
1892; sac. a Torino il 26 marzo 1898; f a Torino il
25 genn. 1942.
A 10 anni entró nel collegio salesiano di Bor-
go San Martino. Ricevette l'abito chiericale dalle
maní del ven. don Rúa il 20 ottobre 1889. A
Roma frequentó PUniversitá Gregoriana: si lau-
reó in filosofía (1893) e in teología (1897). Or-
dinato sacerdote, fu professore di filosofía a
Ivrea fino al 1903, e nel 1904 fondo PIstituto
Internazionale Teológico a Foglizzo Canavese,
diventandone il primo direttore. Contemporá-
neamente fu professore di teologia fondamentale
e continuó detto insegnamento fino al 1913. In
quelPanno fu fatto direttore del collegio San
Giovanni Evangelista (Torino), dove rimase fino
al 1922 quando riprese Pinsegnamento della teo-
logia a Foglizzo. Nel 1925, dopo una dotta dis-
sertazione sulle epistole dogmatiche di san Leo-
ne Magno, venne aggregato come dottore colle-
giato alia Pontificia Facoltá Teológica del semi-
nario di Torino. Continuó quindi il suo insegna-
mento nelPIstituto Internazionale Don Bosco
prima e nel Pontificio Ateneo Salesiano poi,
fino alia morte.
II lungo soggiorno a Roma aveva temprato e
formato il suo spirito a un senso vivissimo della
romanitá e della cattolicitá della Chiesa; senso
che, se anche non sempre appariva, era pero in
lui profondamente radicato, e lo muoveva, e lo
guidava, e lo appassionava, e formava talora il
vero tormento del suo spirito, specie dinanzi ai
gravissimi problemi della storia, e soprattutto a
quelli a lui contemporanei, che seguiva con oc-
chio vigile e con cuore palpitante. In lui Pade-
sione alia veritá si univa a una grande liberta di
spirito e a una larghezza di vedute non ordi-
naria. Era sensibilissimo in tutto: nelPaífetto,
nelParte, nelle relazioni personali e sociali. Ma
la sua sensibilitá raggiungeva il culmine nel far
propri gli intimi problemi delle menti e degli
spiriti, qualitá che lo faceva comprensivo al mas-
simo delle altrui difficoltá, e amato da quanti lo
avvicinavano per consiglio.
Mente chiara e acuta, professore brillante, per
una soverchia esigenza critica verso se stesso non
scrisse molto, e preferí la cattedra alia penna.
Opere
Don Giulio Barberis, Cenni biografici e memorie,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1932, pp. 342.
II S. Vangelo di N. S. Gesu Cristo, con gli Atti
degli Apostoli e l'Apocdisse. Brevi note e
introduzione storica, Torino, SEI, 1940, in-folio
pp. xvi-512.
Antología del Nuovo Testamento per lo studio della
morale, Torino, SEI, 1942, in-16°, pp. vm-206.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, marzo 1942, p. 46.
1942, p. 1.
Salesianum,
E. V.
BARBERIS sac. Giulio, teólogo
direttore spirituale genérale
n. a Mathi Torinese (Italia) il 7 giugno 1847; prof. il
6 dic. 1865; sac. il 17 dic. 1870; -J- a Torino-Oratorio
il 24 nov. 1927.
A 13 anni, nel 1861, entro nelPOratorio di Val-
docco. La madre lo presentó a don Bosco, che
gli disse súbito: « Saremo sempre amici ». E ag-
giunse: « E tu divente-
rai mió aiutante ». Ordi-
nato sacerdote, tre anni
dopo, nel 1873,conseguí
la laurea di teologia al-
PUniversitá di Torino.
L'anno seguente fu elet-
to primo maestro dei no-
vizi della Societá Sale-
siana, carica che tenne
per 25 anni. Contemporáneamente fino al 1879
fu insegnante di storia e geografía nel ginnasio
di Valdocco. Frutto di questo insegnamento fu-
rono i testi che egli pubblicó e che furono cosí
apprezzati da farlo nominare Socio Ordinario
della Regia Societá Geográfica. Le sue Nozioni
di Geografía, per la loro chiarezza didattica, ave-
vano raggiunto nel 1920 la 31a edizione.
Nel 1879 fu fatto direttore della casa di novi-
ziato a San Benigno Canavese, dove rimase fino
al 1887. Nel 1886 i chierici novizi erano stati
trasferiti a Foglizzo, mentre gli artigiani erano
rimasti a San Benigno. Direttore a Foglizzo fu
don Eugenio Bianchi, ma Palta direzione col di-
tolo di maestro dei novizi rimase a don Barberis.
Nel 1887 fu inviato direttore a Valsalice, dove si
era stabilito lo studentato di filosofía e vi rimase
fino al 1891. Dal 1892 al 1900 fu chiamato
presso il Capitolo Superiore col titolo di maestro
dei novizi. Fu quello un periodo molto ricco di
lavoro. Sostitul varíe volte il Catechista Gené-
rale, visito la Terrasanta, in occasione della fu-
sione delPopera del can. Belloni con la Societá

3.8 Page 28

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Barberis Giulio
30
Bartuzi Taddeo
Salesiana, poi fu in Inghilterra e in Spagna,
sempre in visita ai noviziati. Dal 1902 al 1911
fu ispettore dell'Ispettoria Céntrale, e quando
don Albera fu eletto Rettor Maggiore, egli fu
fatto Direttore Spirituale della Congregazione e
rimase in quella carica fino alia morte.
Anima tutta di Dio, dotato di una semplicitá
e di una obbedienza a tutta prova, e di una bon-
tá straordinaria, assimiló in pieno lo spirito del
Fondatore e lo trasmise alie nuove generazioni.
II suo Vade mecum si puó considerare come il
primo testo di spiritualitá salesiana, e anche se
la materia é presa da vari autori, lo spirito che
10 informa é genuinamente salesiano. Si diede
per tempo alPapostolato della penna, imitando
anche in questo don Bosco, e, malgrado le sue
molteplici occupazioni, pubblicó molti volumi di
ascética e di agiografia. II suo vanto maggiore
pero é l'essere stato un formatore di santi, quali
11 ven. don Andrea Beltrami e il servo di Dio
don Augusto Czartoryski.
La sua vita é intrecciata mirabilmente con tut-
ta la storia dei primi tempi della Congregazione,
di cui rimane una delle figure piü belle e indi-
menticabili.
Opere
La Repubblica Argentina e la Patagonia, Lettere dei
missionari salesiani, Torino, Libr. Salesiana, 1877,
pp. 256.
Storia Antica Oriéntale e Greca, Torino, Tip. Sale-
siana, 1877, pp. 308; 18a ediz. nel 1908.
L'Angelo del Piemonte ossia il Card. Cario Vitt.
Amedeo delle Lame, San Benigno Can., Libr. Sale-
siana, 1885, pp. 100.
Vita di S. Agostino, Torino, Libr. Salesiana, 1886,
pp. 500 (traduzione in francese 1888, pp. 478).
II grande S. Agostino, vescovo di Ippona..., Vita
populare, San Benigno Can., Libr. Salesiana, 1887,
pp. 384.
L'apostolo del sec. XVIII, ossia S. Alfonso dei Li-
guori, Torino, Libr. Salesiana, 1887, pp. xv-240.
Vita di S. Francesco di Sales, vesc. e princ. di Gi-
nevra, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1889,
pp. 490.
Vita di S. Bernardo, abate di Chiaravalle, Torino,
Libr. Salesiana, 1890, pp. 112.
La térra e i suoi abitanti, Manuale di Geografía,
Torino, Libr. Salesiana, 1890, pp. 278.
Appunti di pedagogía sacra, esposti agli ascritti della
Societá di S. Franc. di Sales, Torino, Tip. Sale-
siana, 1897, pp. 388.
II Vade mecum dei giovani salesiani, San Benigno
Can., Libreria Salesiana, 1901, voll. 2, pp. 1188
(2a ediz., 1905-06, voll. 3, pp. 612, 452, 324).
Manualetto dei divoti del S. Cuore di Gesü, San Be-
nigno Can., Libr. Salesiana, 1901, pp. 176.
D. Andrea Beltrami, Memorie e cenni biografía,
San Benigno Can., Libr. Salesiana, 1901, pp. 477
(2a ediz. riveduta, 1912, pp. 622).
II Ven. D. Giov. Bosco e le Opere Salesiane, To-
rino, SAID « Buona Stampa », 1910, pp. 108.
II culto di Maña Ausiliatrice, Torino, SEI, 1920,
pp. x-571.
Nuova Jilotea, ossia l'anima indirizzata alia preghie-
ra mediante la divozione al S. Cuore di Gesü, To-
rmo, SEI, 1929 (opera postuma), pp. 750.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, genn. 1928, pp. 12-13. — D. GIU-
LIO BARBERIS, Cenni biografía e memorie raccolte dal
Sac. A. BARBERIS, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1932, pp. 342. — E. CERIA, Profili dei Capitulan Sale-
siani, Colle Don Bosco, LDC, 1951, pp. 305-324.
E. V.
BARNI sac. Federico, missionario
n. a Vignale Monferrato (Alessandria-Italia) il 19 gen-
naio 1868; prof. a San Benigno Can. il 4 ott. 1885; sac.
a Cásale il 21 febbr. 1891; f a Watsonville (USA) il
13 ott. 1939.
Emise i voti perpetui nelle mani di don Bosco,
e fu santamente orgoglioso di essersi confidato
piú volte con lui. Don Barni fu uno dei primi
salesiani mandati in Inghilterra da don Rúa
(1892). Nel 1896 Pobbedienza lo destinava al
Capo di Buona Speranza (África) per aprirvi
una scuola di arti e mestieri. Sei anni dopo
(1902) fu mandato in qualitá di superiore a
Kingston nelPisola di Giamaica, dove per sette
anni visse una vita di stenti e privazioni. Chiusa
quella missione, fu mandato a New York come
direttore-parroco della parrocchia di Maria
SS. Ausiliatrice (1909-11). Qui spiegó tutto il
suo zelo per la divozione alia Madonna, erigendo
in suo onore un magnifico tempio. Poi nel 1926
fu direttore-parroco della parrocchia di Maria
Ausiliatrice in Los Angeles, e lavoró con zelo
di pastore per un decennio, logorando la sua
vita. Sopportó con rassegnazione la malattia che
il Signore gli mandó. Semplicitá di animo e fi-
liale confidenza in Dio rifulsero in tutte le sue
opere. Al suo zelo é da attribuirsi la conversione
alia fede cattolica di molti protestanti.
G. M.
BARTUZI sac. Taddeo
n. a Varsavia (Polonia) il 22 sett. 1907; prof. a Czer-
winsk il 15 agosto 1926; sac. a Cracovia il 21 giu-
gno 1936; f a Dzialdow nel 1941.

3.9 Page 29

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Bartuzi Taddeo
31
Basovnik Adalberto
Era prefetto nella casa di Jaciazek e rimase in
questa carica fino al 1939, quando Instituto ven-
ne chiuso dai tedeschi. Si fermó nella vicina par-
rocchia di Planiawe insieme col confratello coa-
diutore Adamo Zawadzki, ma nel setiembre
1941 tutto il villaggio venne circondato dalla
Gestapo, che fece tutti prigionieri, compresi
don Bartuzi e il coadiutore Zawadzki. Furono
torturati in modo tremendo, poi mezzi morti
trasportati nel campo di concentramento di
Dzialdow. Don Bartuzi aveva un volto grave,
abitualmente, ma nonostante questo sapeva farsi
amare dai giovani e lavorava con frutto in mez-
zo ad essi.
p. T.
BARUFFALDI s'ac. Cario, missionario
n. a Buttigliera d'Asti (Italia) il 27 febbr. 1878; prof. a
Villa Colón (Uruguay) il 14 genn. 1899; sac. a Monte-
video il 12 febbr. 1905; -j* a Montevideo il 31 ago-
sto 1968.
Entró nelPOratorio di Torino tre anni dopo
la morte di don Bosco, quando il profumo della
sua santitá ne impregnava ancora 1'ambiente.
A 17 anni partí coi primi grandi missionari per
l'Uruguay, dove si consacró al Signore e inizió
quella vita salesiana che avrebbe vissuto per 70
anni, lavorando con grande zelo missionario nel-
l'Uruguay, nel Chaco Paraguayo e nella Terra
del Fuoco. Fu direttore a Concepción (Uru-
guay) (1924-29), poi ad Asunción (Paraguay)
(1929-35), a Paso de la Horqueta (Uruguay)
(1945) e a Rio Grande (Argentina - Terra del
Fuoco) (1946-59). Qui a 68 anni di etá fondo
la scuola agraria piü australe del mondo. Verso
gli ottant'anni perdette la vista del corpo, ma si
acui la vista dell'anima e per un decennio il caro
vegliardo fu un illuminato direttore delPanima,
e la sua cameretta un centro di riconciliazione
e di santitá. Dimentico della cecitá e dei suoi
malanni, diífondeva intorno a sé serenitá e gioia.
p. z.
anni direttore del periódico L'Eco di Don Bosco
(1905-07). Conseguí la patente di maestro ele-
mentare (Torino, 1914) e piú tardi l'abilitazione
all'insegnamento delle lettere (1926). Per 35
anni in vari istituti fu inseguante abile e premu-
roso, sempre ispirato in questo campo all'esem-
pio e agli insegnamenti di don Bosco. Per facili-
tare lo studio dei classici ai suoi alunni, comin-
ció a scrivere quelle « Guide » che furono dif-
fuse e conosciute in tutta Italia: nobile fática
apprezzata non solo dagli studenti, ma anche dai
professori. La sua attivitá letteraria si allargó
ancora: scrisse novelle, lavori drammatici, testi
scolastici, pie letture, poesie.
Opere
Aiutiamo la barca, novelle umorisfiche, Napoli, De
Gaudio, 1929, pp. 154.
L'Eneidé esposta analíticamente, Napoli, Ist. Meri-
dionale, 1931, pp. 60.
L'Ausiliatrice commemorata il 24 di ogni mese, To-
rino, SEI, 1931, pp. 170.
Guida alio studio della Divina Commedia, Napoli,
Fed. e Ardía, 1933 (2 voll.).
S. Giovanni Bosco commemorato ogni mese, Bari,
Tip. Salesiana, 1934, pp. 128.
Lembi d'azzurro, novelle, Napoli, Tip. Commerciale,
1935, pp. 200.
Guida alio studio dei Promessi Sposi, Napoli, Fed.
e Ardia, 1936, pp. 160.
L'Immacolata Concezione, Torino, SEI, 1937, 2 fase.
Guida alio studio della Gerusalemme Liberata, Na-
poli, Fed. e Ardia, 1938, pp. 136.
Guida alio studio dell'Orlando Furioso, Napoli, Fed.
e Ardia, 1938, pp. 128.
Guida alio studio dell'Eneide, Napoli, Fed. e Ardia,
1939, pp. 122.
Guida alio studio del Giorno di Parini, Napoli, Fed.
e Ardia, 1940, pp. 144.
Guida alio studio dell'Iliade e dell'Odissea, Napoli,
Fed. e Ardia, 1940, pp. 160.
—— Guida alio studio del D'Annunzio, Napoli, Fed. e
Ardia, 1942, pp. 150.
Su per l'erta, raccolta di temi, Napoli, Fed. e Ar-
dia, 1947.
Guida dio studio letterario dell'Alfieri, Napoli, Fed.
e Ardia, 1950.
— J dinamitardi, teatro, Roma, Tip. Salesiana.
A. R.
BASILONE sac. Giuseppe, scrittore
n. a Napoli (Italia) il 3 aprile 1883; prof. a San Gre-
gorio il 25 ott. 1900; sac. ad Alvito il 15 aprile 1911;
f a Bellavista-Napoli il 21 aprile 1955.
Fin da giovane don Basilone dimostró spic-
cata inclinazione alie lettere e una non comune
facilita nello scrivere. Ancor chierico fu per due
BASOVNIK sac. Adalberto
n. a Polesovic (Cecoslovacchia) il 14 agosto 1912; prof.
a Chieri (Italia) il 12 sett. 1929; sac. a Torino il 2 lu-
glio 1939; f a Zeliv (Cecoslovacchia) il 18 marzo 1955.
Morí in un campo di concentramento della Ce-
coslovacchia. Metiendo a frutto la soda prepa-
razione alPapostolato che aveva potuto acqui-

3.10 Page 30

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Basovnik Adalberto
32
Beauvoir Giuseppe
stare alPUniversita Gregoriana di Roma e al
Pontificio Ateneo Salesiano di Torino, era riu-
scito un dotto professore di teologia morale, un
impareggiabile conferenziere e un apostólo diná-
mico e amatissimo dai giovani degli oratori sa-
lesiani.
p. z.
BASSIGNANA sac. Giacinto, ispettore
n. a Somano (Cuneo-Italia) il 13 dic. 1870; prof. perp.
a Torino-Valsalice il 2 ott. 1887; sac. a Bogotá (Colom-
bia) il 29 sett. 1893; f a Tuluá il 9 agosto 1933.
Era un veterano, cresciuto all'Oratorio negli ul-
timi anni della vita di don Bosco, testimone ocu-
lare della moltiplicazione delle nocciuole, com-
pagno di noviziato del servo di Dio don Andrea
Beltrami. Ancor chierico fu ammesso alia se-
conda spedizione missionaria per la Colombia
(1876). Divenuto sacerdote, diresse vari istitu-
ti: Baranquilla (1909-15), Bogotá-Leone XIII
(1915-17), Taribá (1917-18), Agua de Dios
(1918-21), finché nel 1921 venne fatto ispetto-
re (1921-28). Trascorso il sessennio, i superiori
gli aífidarono la direzione di altre case: Iba-
gué (1928-31), Baranquilla (1931-33) che resse
fino alia morte.
p. z.
BATALLA PARRAMÓN sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. ad Abella (Lérida-Spagna) il 15 genn. 1873; prof.
perp. a Sarria il 7 dic. 1894; sac. a Sarria il 22 sett.
1900; f a Barcelona-Sarría il 4 agosto 1936.
Ancora giovanissimo era chiamato « il piccolo
santo » dai suoi concittadini, per il fatto che,
grazie alia sua intercessione, si ottenevano gua-
rigioni inspiegabili. All'etá di 20 anni entró nel
collegio salesiano di Sarria. Dopo l'ordinazione
ritornó nella medesima casa e vi passó quasi
tutta la vita come infermiere. Si distinse per
l'esattezza nei suoi doveri e la fedeltá al regola-
mento. Praticó in maniera eroica lo spirito di
penitenza. Nella rivoluzione marxista (1936) re-
stó nel collegio col coadiutore Giuseppe Rabasa
per curare i feriti. Poiché i soldati li minaccia-
rono di morte, decisero di allontanarsi dopo aver
traspórtate i feriti all'ospedale. Alcuni giorni
dopo ritornarono in collegio per ritirare i loro
oggetti personali. Sul tram furono riconosciuti
dai soldati, arrestati e fucilati perché religiosi.
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
BEAUVOIR sac. Giuseppe, missionario
n. a Torino (Italia) il 1° giugno 1850; prof. il 16 sett.
1870; sac. a Torino il 18 dic. 1875; f a Buenos Aires
il 28 aprile 1930.
Nel 1878, mentre era insegnante nel collegio di
Alassio, don Bosco gli propose di andaré mis-
sionario in America. Partito con la spedizione
di quell'anno, dopo una breve tappa nell'Uru-
guay e a Buenos Aires, egli raggiunse il suo
campo di lavoro nella Patagonia e nella Terra
del Fuoco. Forse fu il missionario che compi
maggior lavoro e che piü a lungo si mantenne
in contatto con le tribu degli indi.
Prese parte, come cappellano, alia spedizione del
gen. Villegas nelle Ande (1882-83) e si mérito
per il suo zelo un alto elogio e la medaglia d'ar-
gento. Poi passó 25 anni evangelizzando le fron-
tiere del Sud e dell'Ovest della Patagonia.
Fu il braccio destro di mons. Fagnano, ed ebbe
come lui il coraggio delle imprese arrischiate e
lo slancio temerario tra difficoltá di varia na-
tura. La missione della Candelara fra gli Onas
del Rio Grande basterebbe da sola ad immorta-
larlo per i sacrifici che egli sostenne e per i ri-
sultati che conseguí.
L'amore per gli indi lo indusse a metiere mano
alia compilazione di opere come II piccolo Di-
zionario della lingua Fueghina Qna, rifatto e ri-
fuso poi con Los Shelknam indígenos de la Tier-
ra del Fuego, dove sonó riportate le tradizioni,
i costumi e le lingue dei popoli magellanici. Que-
ste opere furono citate e lodate da illustri glot-
tologi, quali il prof. Manuel Lapon Quevedo
delPUniversita di Buenos Aires, Roberto Lek-
man Mitsche, Otto Nordenskiold, Mitre, Trom-
betti e altri.
Don Beauvoir accompagnó puré nel 1892 il
gruppo di indi magellanici che presero parte al-
Pesposizione colombiana di Genova.
Opere
Pequeño Diccionario del idioma Fueguino-Ona, Bue-
nos Aires, Tip. Salesiana, 1900.
Los Shelknam indígenos de la Tierra del Fuego,
Buenos Aires, Tip. Salesiana, 1915, pp. 228.
Bibliografía
Bollettino Salesiano (Italiano), luglio 1930, pp. 223-224.
E. V.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Beissiére Leone
33
Belloni Antonio
BEISSlERE sac. Leone, ispettore
n. a Maussane (Francia) il 24 agosto 1869; prof. a To-
rmo (Italia) il 12 sett. 1885; sac. a Parigi il 24 sett.
1892; f a Bouisseville (Algeria) il 23 sett. 1953.
Fin dal 1882 il piccolo Leone era entrato nel-
l'oratorio salesiano di Marsiglia fondato poco
prima dallo stesso don Bosco, e nel 1884 giá
chierico ando ad aiutare don Bellamy nella fon-
dazione della prima casa salesiana a Parigi. Fece
la professione perpetua nelle maní dello stesso
don Bosco. Preso il diploma d'insegnante, ritor-
nó a Parigi come assistente e professore, mentre
si preparava al sacerdozio.
Nel 1901 don Bellamy fondo Topera salesiana
di Orano (África) e ottenne da don Rúa che il
giovane Beissiére andasse ad ahitarlo: e a Orano
prese in seguito la direzione della seconda casa
di Oran-Eckmühl (1914-19). Durante il difficile
periodo della persecuzione religiosa (1901-05)
eglí seppe manovrare cosí abilmente le cose, da
salvare per il futuro Popera salesiana di Oran.
Infatti la ricostrui piü grande e piú bella, fondo
il periódico L'Union, órgano delle varíe attivitá
salesiane. Fu ispettore della provincia di Francia
e África del Nord dal 1919 al 1925. Quando la
Francia fu divisa in due ispettorie don Beissiére
fu incaricato (visitatore: 1925-31) delle case del-
P África del Nord, do ve inizió di ver se opere nelle
diócesi di Algeri e nel Marocco. Fu direttore an-
cora a Oran (1931-46), a Buisseville (1935-40),
a Lyautey (1941-46). Fu uno zelante coltivatore
di vocazioni sacerdotali e religiose.
Bibliografía
P. MONGOUR, León Beitsiére, París, Mappus, 1958,
pp. 160.
H. A.
BELLAMY sac. Cario
n. a Chartres (Francia) il 19 dic. 1852; prof. perp. a
San Benigno Can. (Italia) il 4 ott. 1884; sac. a Char-
tres l'll giugno 1881; f Lousanne (Svizzera) il 29 mag-
gio 1911.
Sacerdote vicario a Chartres, desiderava occu-
parsi dei giovani operai. Ne parló col suo pár-
roco, che gli diede a leggere uno stampato-pro-
paganda ricevuto proprio quel giorno, e che ave-
va giá buttato nel cestino. Don Bellamy si recó
alPindirizzo indícate ed ebbe il primo contatto
coi salesiani. Cosí poi un giorno raccontava ai
novizi di Lombriasco che « aveva trovato la sua
vocazione in un cestino ». Nel 1882 conobbe lo
stesso don Bosco a Parigi. Fece il noviziato a
San Benigno Canavese nel 1883. Fondo l'Opera
di Ménilmontant a Parigi (oratorio, scuola se-
condaria, scuola professionale); poi nel 1891
ando in Algeria dove fondo la prima casa di
Oran-Eckmühl. Al tempo della persecuzione re-
ligiosa passó in Italia. In seguito, giá malato, si
ritiró nella casa di Charlemont, presso Ginevra:
questa istituzione poi fu traspórtala a Morges.
Dotato di bella intelligenza, fu anche eccellente
oratore. Scrisse alcuni libri su don Bosco, il suo
spirito e la sua opera. Morí a Losanna in una cli-
nica tenuta da religiose.
H. A.
BELLINGERI sac. Giulio
n. a Sant'Agata Fossili (Alessandria-Italia) il 29 mar-
zo 1854; prof. perp. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882;
sac. a Buenos Aires (Argentina) il 23 ott. 1887; f a
Buenos Aires il 1° sett. 1940.
Don Bosco gli aveva letto in fronte, in uno dei
suoi ultimi « sogni », la parola « fedeltá », E
questa fu la caratteristica di tutta la sua vita sa-
lesiana, in cui il candore di una semplicitá evan-
gélica e il fervore di un'anima tutta di Dio eser-
citavano un fascino potente sul suo apostolato.
Passó 46 anni nel collegio di Buenos Aires-Al-
magro, prodigandosi nel sacro ministero della
cura delle anime con vero spirito pastorale.
Opera
Lo que importa saber, Trattato apologético, Buenos
Aires, 1940.
G. F.
BELLONI sac. Antonio
n. a Sant'Agata di Oneglia (Imperia-Italia) il 20 ago-
sto 1831; sac. il 19 dic. 1857; prof. il 7 luglio 1893;
f a Betlemme il 9 agosto 1903.
Compi i suoi studi nel collegio Brignole-Sale-
Negroni di Genova, e ordinato sacerdote partí
per le missioni del Patriarcato Latino di Geru-
salemme il 22 aprile 1859. Mons. Valerga, pa-
triarca latino, gli affidó l'insegnamento della Sa-
cra Scrittura in seminario, costituendolo in pari
tempo direttore spirituale dei seminaristi, men-
tre a don Vincenzo Braceo, che doveva poi suc-
cedergli come patriarca di Gerusalemme, e che
era stato condiscepolo del Belloni nel collegio

4.2 Page 32

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Belloni Antonio
34
Belmonte Domenico
Brignole-Sale, affidó la direzione del seminario.
II 2 gennaio 1869 don Belloni incominció a
Beitgiala presso il seminario una specie di ora-
torio, accogliendo un or-
fano, che fu come la
pietra fondamentale del-
la sua opera. L'oratorio
fu ben presto traspórta-
te a Betlemme, e nel
1867 si trasformó in or-
fanotrofio. Nel frattem-
po e precisamente il 23
gennaio 1864 era suato
nominato canónico del Santo Sepulcro. Nel 1873
avrebbe dovuto esser fatto patriarca di Gerusa-
lemme, ma egli tanto insistette che ottenne di
non essere eletto a tale carica. Fondo il 26 apri-
le 1874 la societá religiosa dei Fratelli della Sa-
cra Famiglia e si diede con piú fervore all'educa-
zione della gioventü.
Fin dalPinizio, per tenere uniti i benefattori
prese a pubblicare Le Bulletin Annuel de l'Oeu-
vre de la Sainte-Famille en Terre-Sainte, appelée
aussi Oeuvre de Bethléem, e questo gli permise
di raccogliere offerte da tutto il mondo catto-
lico. Per questo scopo nel 1867 aveva fatto un
viaggio in Belgio e nel 1874 si recó a Roma, ai
piedi del Santo Padre Pió IX, che lo invitó a
recarsi a Torino da don Bosco, da cui ebbe pro-
messe che un giorno i salesiani si sarebbero re-
cati in Palestina per aiutarlo. L'opera si estese
poi nel 1879 alia colonia agricola di Beitgemal
e nel 1882 a quella di Cremisan, e nel 1888 don
Belloni compro un terreno a Nazareth, dove do-
veva poi sorgere un orfanotrofio e un santuario
a Gesü Adolescente.
Nel 1890 fuse la sua opera con quella dei sale-
siani, che a poco a poco sottentrarono in tutti
gli istituti che egli aveva fondato in Palestina.
Caratteristica di don Belloni fu l'aver lavorato
per tutti e l'essersi fatto amare non solo dai cat-
tolici latini, ma dagli armeni, dai greci scismatici
e perfino dagli stessi turchi.
Nel monumento eretto in suo onore fu posta la
semplice iscrizione: « Al Padre degli orfani ».
Bibliografía
II collegio Brignole-Sale-Negroni, Genova, Tip. della
Gioventü, 1877, pp. 11-17. — GIORGIO SHALHUB, Abu-
liatama, II Padre degli orfani nel paese di Gesü, To-
rino, SEI, 1955, pp. 208.
BELMONTE sac. Domenico, prefetto genérale
n. a Genola (Cuneo-Italia) il 18 sett. 1843; prof. a To-
rino il 12 luglio 1864; sac. a Torino il 16 aprile 1870;
f a Torino il 17 febbr. 1901.
Entró nelPOratorio di Valdocco il 13 aprile
1860, e consigliato da don Bosco, benché avesse
quasi 17 anni, intraprese gli studi ginnasiali. Al-
l'entrata nelPistituto ebbe una crisi di melanco-
nia, e se ne sarebbe andato, se un socio della
compagnia dell'Immacolata non si fosse interés-
sato di lui e non Tavesse aiutato a superare quel
momento di sconforto. Essendo stato inviato
. aH'Oratorio per studiare música, continuó a col-
tivare quell'arte mentre attendeva agli altri stu-
di. Fu tra coloro che don Bosco scelse per aprire
il primo collegio salesiano fuori Torino, quello
di Mirabello, e la insegnó música e matemática.
Da quel collegio, per volere di don Bosco, ando
durante un biennio, due volte la settimana, a
Vercelli dai M° Frasi,
che gli dava lezioni di
contrappunto, divenendo
cosí un abile composito-
re e maestro di coro. Or-
dinato sacerdote, fu pre-
fetto nel collegio di Bor-
go San Martino, dove si
era trasferito il collegio
di Mirabello, e nel 1873
fu inviato catechista ad Alassio, dove, essendosi
diplomato nel 1875 in scienze all'Universitá di
Torino, divenne professore di física e scienze nel
liceo.
Nel 1877 ritornó a Borgo San Martino come di-
rettore, e in questa carica seppe attirarsi la stima
e la benevolenza dei confratelli e dei giovani,
continuando la tradizione lasciata da don Rúa e
da don Bonetti. Nel 1881 passó a dirigere l'ospi-
zio di Sampierdarena, succedendo a don Albera,
che era stato nominato ispettore delle case di
Francia. Fu quello uno dei periodi piü ricchi di
attivitá. Direttore, maestro di música, profes-
sore di teologia ai chierici, quando nel 1884 la
chiesa di San Gaetano annessa all'ospizio fu ele-
vata a parrocchia, ne divenne primo párroco, sen-
za tralasciare nessuno dei precedenti incarichi.
Portó la Schola cantorum all'apogeo, nelle ese-
cuzioni di música sacra in casa e fuori, si dedicó
con tutte le sue forze alia predicazione e alia
direzione delle anime, tanto che tutto il suo tem-
po era interamente speso per gli altri. Nel 1886
fu eletto Prefetto Genérale della Congregazione,

4.3 Page 33

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Belmente Domenico
35
Beltrami Andrea
essendo don Rúa diventato vicario di don Bosco,
e in questa carica poté far brillare appieno la
sua prudenza, il suo zelo e l'esperienza acqui-
stata nella direzione delle case. Arrivando a Val-
docco, fu per due anni anche direttore della Casa
Madre. Dopo prestó per alcuni anni la sua opera
di insegnante di física e scienze nel liceo Valsa-
lice. Morto nel 1891 don Bonetti, gli succedette
nella qualitá di Postulatore della causa di don
Bosco. Dovette con dispiacere abbandonare la
música, ma la Congregazione deve a lui se ha
avuto il suo piú grande músico in don Giovanni
Pagella, perché fu lui che l'invió a Ratisbona a
perfezionarsi nella composizione.
Rimase celebre in Congregazione per le sue Buo-
ne Notti, brevi, geniali e profonde. Gravó su lui
la decorazione del santuario di Maria Ausilia-
trice, compiuta nel 1891. Ma questa non fu che
una delle sue tante preoccupazioni. Accasciato
dalle fatiche morí quasi improvvisamente. Don
Bosco gli aveva predetto che se si fosse usato
molti riguardi avrebbe oltrepassato i 60 anni,
ma che in caso contrario, sarebbe morto qualche
anno prima. Riguardi non se ne volle usare mai,
e morí che non aveva ancora compiuto i 58 anni.
Predicando soleva diré che la vita del salesiano
deve essere come una candela, diritta, candidis-
sima e che tutta deve consumarsi ardendo e illu-
minando.
Opera
Manuale del prefetto per le case della Pía Societa Sa-
lesiana, Torino, Tip. Salesiana, 1901, pp. 66.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, marzo 1901, pp. 69-70. — G. GA-
RINO, C.enni biografici di Domenico Belmonte, sacer-
dote salesiano, Torino, Tip. Salesiana, 2a ediz., 1907,
pp. 166. — E. CERIA, Profili dei Capitulan Salesiani,
Colle Don Bosco, LDC, 1951, pp. 173-189.
E. V.
BELTRAMI sac. Andrea, venerabile
n. a Omegna (Novara-Italia) il 24 giugno 1870; prof.
perp. il 20 ott. 1887; sac. a Torino 1'8 genn. 1893;
f a Torino-Valsalice il 30 dic. 1897.
Ricevette in famiglia un'educazione profonda-
mente cristiana, che fu poi sviluppata nel colle-
gio salesiano di Lanzo, ove entró nelPottobre
del 1883. Qui maturo la sua vocazione. Nel
1886 ricevette l'abito chiericale da don Bosco,
a Foglizzo. Superata la licenza liceale con lusin-
ghiera votazione, si iscrisse alia Facoltá di Let-
tere, a Torino; ma dopo il primo anno un male
insidioso lo colpi, costringendolo a una vita di
isolamento e di incessan-
ti soíferenze, che accettó
con santa letizia. Egli fu
tuttavia uno dei soci
fondatori del circolo uni-
versitario « Cesare Bal-
bo ». Ordinato sacerdote
da mons. Cagliero, si
diede tutto alia contem-
plazione e alPapostolato
della penna. D'una tenacia di volontá a tutta
prova, con un desiderio veementissimo della san-
titá, consumó la sua esistenza nel dolore e nel
lavoro incessante. « La missione che Dio mi affi-
da é di pregare e di soffrire », diceva. « Né gua-
riré né moriré, ma vivere per soffrire », fu il
suo motto. Esattissimo nell'osservanza della Re-
gola, ebbe un'apertura filiale coi superiori e un
amore ardentissimo a don Bosco e alia Congre-
gazione. Nei quattro anni che gli rimasero di
vita dopo il sacerdozio, scrisse alcuni opuscoli
ascetici molto pregiati, ma soprattutto si dedicó
all'agiografia scrivendo varié biografié di santi, e
alcuni volumi di letture amene ed educative. La-
sció anche altri lavori inediti e incompiuti, tra
cui é da segnalare la traduzione italiana dei pri-
mi volumi dell'edizione critica delle opere di
san Francesco di Sales.
Nel 1911 fu iniziato il processo diocesano per
la sua beatificazione e nel 1920 quello apostó-
lico, a Roma. Fu dichiarato venerabile il 5 di-
cembre 1966.
Opere
S. Francesco d'Assisi, Torino, Tip. Salesiana, 1896,
pp. 184.
Perle e diamanti, Torino, Tip. Salesiana, 1897,
Tommaso Moro (dramma), San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1897.
Massime di Don Bosco, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1898, pp. 126.
II modello degli ammalati (S. Ludovina), San Beni-
gno Can., Tip. Salesiana, 1898, pp. 144.
Napoleone I, Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 398.
S. Giovanni Battista de La Salle, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1900, pp. 225.
L'aurora de gli as ir i, Torino, Tip. Salesiana, 1900,
pp. 264.
S. Margherita Maria Alacoque, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1901, pp. 178.
II peccato veníale, San Benigno Can., Tip. Salesia-
na, 1902, pp. 112.

4.4 Page 34

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Beltrami Andrea
36
Bernardini Vincenzo
S. Giovanna d'Arco, Torino, Tip. Salesiana, 1908,
pp. 240.
L'inferno esiste, Torino, Tip. Salesiana, 1919,
pp. 117.
II vero volere e potere, ossia chi vuole si ja santo,
Torino, SEI, 1920, pp. 108.
S. Benefdetto da Norcia, Torino, Tip. Salesiana, 1928.
— LETTURE CATTOLICHE: Due fulgidi astri del sec. IV:
S. Giulio e S. Giuliano, 1901; L'amante di Maña:
S. Stanislao Kostka, 1908; La banca piu fruttifera:
l'elemosina, 1913.
Bibliografía
P. P. VALLE, Vita del Sac. Andrea Beltrami, Torino,
SEI, 1921, pp. 336. — A. MARESCALCHI, Don Beltrami
diceva cosí..., Torino, SEI, 1922, pp. 108. — E. CERIA,
U Servo di Dio Don Andrea Beltrami, Torino, SEI,
1930, pp. 252. — S. COLOMBO, Don Andrea Beltrami,
Torino, SEI, 1930, pp. 230. — G. FAVINI, Una perla
del lago d'Orta, Torino, LDC, 1967, pp. 72.
E. V.
BENENATI sac. Salvatore, ispettore
n. a Mendoza (Argentina) il 12 agosto 1910; prof. a
Bernal il 29 gemí. 1927; sac. a Córdoba il 30 nov. 1935;
f a Mendoza il 2 marzo 1961.
Nelle varié mansioni affidategli dimostró matu-
ritá, saggezza, diligenza e spirito salesiano. Fu
direttore a Salta (1947-54), poi a Córdoba
(1954-61) e solo per un mese superiore del-
l'ispettoria argentina di Córdoba (1961). Infatti
morí trágicamente in un incidente automobili-
stico mentre si recava a fare la prima visita come
ispettore.
quei cristiani. Don Bergeretti si intendeva anche
di architettura e si valse di questa sua capacita
per fabbricare sei belle chiese, fra le quali la
grandiosa cattedrale di Colombo, capitale del
Ceylon. Quando quelle missioni furono añídate
a Congregazioni religiose, don Bergeretti dovette
lasciare con grande pena del suo cuore missio-
nario quelle feconde missioni e passó in Pale-
stina, ove lavoró per sette anni nella cittá di Be-
tlemme: qui puré lasció un monumento delle
sue doti di architetto nella bella chiesa a tre na-
vate dedicata al Sacro Cuore di Gesü, annessa
alPasilo della Santa Famiglia. A questo punto
della sua vita risolvette di entrare nella Congre-
gazione salesiana, e fatto il noviziato nel 1893 a
Ivrea ed emessi i voti perpetui Panno succes-
sivo, fu inviato a fondare e dirigere la prima
casa salesiana a Valencia nel Venezuela. Vi la-
voró per sette anni. Nella terribile epidemia del
vaiolo che nelPanno 1899 desoló quella cittá,
don Bergeretti si dedicó alPassistenza degli am-
malati con eroica carita, tanto che il Governo
fedérale di quella Repubblica gli decretó la « me-
daglia di Onore e Gratitudine » e il Municipio
Ponorificenza del « Liberatore Simone Bolivar ».
Dal Venezuela don Bergeretti passó in Califor-
nia, come direttore e párroco della chiesa dei
Portoghesi in Oakland. La chiuse la sua labo-
riosa giornata terrena nel 1909.
A. R.
BERNARDINI sac. Vincenzo, missionario
BERGERETTI sac. F. Andrea, missionario
n. a Giaveno (Torino-Italia) il 15 luglio 1846; prof. a
San Benigno Can. il 25 sett. 1894; sac. a Genova il
3 giugno 1871; f a Oakland (California) Til sett. 1909.
Uno dei pionieri evangelici nelPisola di Ceylon,
che lasció maggior ricordo del suo apostolato, fu
il missionario don Felice Andrea Bergeretti, che
poi divenne salesiano. Fin da ragazzo, sentendosi
chiamato alia vita missionaria, entró nel collegio
Brignole-Sale di Genova. Ordinato sacerdote,
dalla Congregazione di Propaganda Fide fu in-
viato missionario nella diócesi di Sidney in Au-
stralia, ove lavoró per tre anni. In seguito fu
trasferito nelPisola di Ceylon, in cui per undici
anni esplicó un grande zelo in quattordici sta-
zioni missionarie. Imparó la difficile lingua del
luogo, il cingalese, tanto da essere in grado di
scrivere e pubblicare varié operette spirituali per
n. a Tempio Pausania (Sassari-Italia) il 5 nov. 1887;
prof. a San Gregorio il 22 febbr. 1903; sac. a Torino
il 24 sett. 1910; f a Lanusei il 29 giugno 1962.
Principale campo di apostolato di questo mis-
sionario fu la vasta Ciña. Vi era giunto nel 1911,
novello sacerdote e giovane missionario, ricco di
zelo e di straordinario entusiasmo. Fu direttore
a Macao (Ciña) (1920-26), a Hong Kong S. L.
(1928-34) e a Hong Kong-Aberdeen (1934-46).
Trovatosi nella necessitá di provvedere a varié
centinaia di giovani, ai quali i salesiani impar-
tivano istruzione professionale e per i quali bi-
sognava sistemare Pistituto ormai insuficiente,
spinto dal suo zelo per altri giovani, cui voleva
daré un decoroso lócale per un sereno svago,
don Bernardini inizió allora la sua azione di cer-
catore per Cristo: la sua persona divenne nota
in tutta la vasta e cosmopolita Hong Kong. Mol-
to oro passó nelle sue mani, ma non vi restó:

4.5 Page 35

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Bernardini Vincenzo
37
Berruti Pietro
trovó immediatamente poveri da sfamare, gio-
vani da istruire, scuole da costruire, oratori da
assistere.
Don Bernardini pensó prima al vecchio istituto
e lo adeguó alie nuove esigenze, poi fece sor-
gere un moderno oratorio per togliere i ragazzi
dalla strada. Auméntate a dismisura il numero
dei giovani, pensó alia costruzione di un nuovo
istituto per operai specializzati. La nuova scuola,
attrezzata con criteri moderni, ospitó un numero
sempre crescente di allievi, fino a superare i 500.
In seguito provvide a costruire un nuovo grande
oratorio. La popolaritá di don Bernardini nei piü
di 30 anni trascorsi a Hong Kong non fu se-
conda a quella di nessun altro. Trentotto anni
di lavoro missionario finirono pero per prostra-
re la sua forte fibra. Perció nel 1948 fu inviato,
per un giusto e meritato riposo, nella térra dove
aveva speso le sue prime energie giovanili, la
Sardegna. Don Bernardini anche qui, nonostante
la salute non piü florida, volle lasciare l'orma
della sua attivitá: il bel tempio di don Bosco,
che domina la vallata ed é un vanto per Lanusei,
é sorto particolarmente per Popera e Pincorag-
giamento di questo intrépido missionario.
p. z.
BERRUTI sac. Pietro, prefetto genérale
n. a Torino (Italia) il 7 marzo 1885; prof. a Foglizzo
il 30 sett. 1901; sac. a Torino il 29 giugno 1910;
f a Torino il 1° maggio 1950.
Conseguí la laurea in filosofía alia Gregoriana
di Roma (1904), e poi la laurea in diritto ca-
nónico.
La sua vocazione religiosa ha del singolare. Al-
lievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane e peni-
tente di un padre gesui-
ta, decide di farsi sale-
siano. Giovane chierico,
vagheggia Pideale mis-
sionario; e Dio dispone
che, mentre frequenta a
Roma PUniversitá Gre-
goriana, s'incontri con
mons. Giuseppe Fagna-
no, prefetto apostólico
della Patagonia meridionale e Terra del Fuoco.
Al grande missionario quel chierico dal volto
angélico, dal tratto signorile, dalla conversa-
zione amabile e ponderata, fece tanta impres-
sione che non si diede pace finché non ottenne
da don Rúa di portarlo con sé in missione. Nella
commendatizia dei superiori si leggeva questo
elogio: « Vi diamo il miglior chierico che ab-
biamo ». I fatti non smentirono una cosí lusin-
ghiera presentazione. Le sue ascensioni furono
rapide: docente di scienze teologiche, maestro
dei novizi, direttore a Macul (Cile) (1917-26),
ispettore dei salesiani nel Cile (1927-32). Ma
un compito assai piü arduo gli riservava la Prov-
videnza.
Nel 1932 veniva eletto Prefetto Genérale della
Societá Salesiana e Vicario del Rettor Maggiore,
carica che tenne fino alia morte. Alia mole di
lavoro svolta in sede a Torino aggiunse quella
di visitatore straordinario a gran parte del mon-
do salesiano. Nel 1933 visitó la Patagonia e la
Terra del Fuoco; nel 1935-36 PUruguay e le
missioni del Mato Grosso in Brasile e del Pa-
raguay; nel 1937 la Ciña, la Thailandia, PIndia
e il Giappone; nel 1940-42 la Spagna e il Por-
togallo; nel 1946 la Svizzera; nel 1948-49 per-
corse PAmerica Latina per presiedere alie riu-
nioni dei Direttori a San Paulo, a Buenos Aires,
a Santiago (Cile); nel 1949, giá disfatto in sa-
lute, con eroico sacrificio che ne acceleró la fine,
compi la stessa missione nella Spagna. Ma la
sua ardente carita si riveló in tutto il suo splen-
dore nelle dolorose vicende dell'ultima guerra.
Dinanzi ai disastri morali e sociali abbattutisi su
migliaia e migliaia di poveri ragazzi, don Ber-
ruti, a Roma — do ve si trovava a rappresentare
il Rettor Maggiore — e dovunque fosse un'ope-
ra salesiana, con Pampiezza del cuore di don
Bosco, volle che si aprissero tutte le porte alie
folie di giovinetti abbandonati e pericolanti, me-
ritando il titolo di Padre dei ragazzi della strada.
E fu il fiorire di un'opera meravigliosa di carita
cristiana, che rimarrá scritta a caratteri d'oro
negli annali della Famiglia salesiana. Eccezionale
figura di sacerdote e di salesiano, grande per la
versatilitá delPingegno, per le doti di governo,
per la prodigiosa attivitá, ma assai piü grande
per Pesemplaritá della vita, don Berruti portava
impressa sul suo volto Paureola di un candore
immacolato e un raggio luminoso della piü ele-
vata santitá, riflesso della santitá stessa di don
Bosco.
Bibliografía
P. ZERBINO, Don Pietro Berruti, luminosa figura di Sa-
lesiano, Torino, SEI, 1964, pp. 628.
P. Z.

4.6 Page 36

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Bertel Ceslao
38
Berto Gioachino
BERTEL ch. Ceslao
n. a Wojnowka (Polonia) il 23 febbr. 1914; prof. il
3 agosto 1935; f il 17 nov. 1939.
Dopo la filosofía, faceva il tirocinio prático ad
Aleksandrow, e qui fu sorpreso dalla guerra
del 1939. Solo dopo 4 anni dalla professione
religiosa chiuse la vita, fucilato dai nazisti in-
sieme col suo direttore e altri due confratelli
nei boschi di Goma Grupa. Di profonda pietá,
sempre allegro e coscienzioso nel suo dovere di
assistente fra gli allievi, aveva luí stesso un
aspetto di amabile ragazzo.
p. T.
BERTELLO sac. Giuseppe,
consigliere ed ecónomo genérale
n. a Costigliole (Torino-Italia) il 20 aprile 1848; prof.
perp. a Trofarello il 25 sett. 1868; sac. a Torino il
23 sett. 1871; f a Torino il 20 nov. 1910.
Don Bosco definí don Bertello: « una massa
d'oro coperta con un po' di scoria ». Ancora
fanciullo si trovó dinanzi al cadavere insangui-
nato del padre, vittima
di un feroce sicario, e
questo gli produsse un
trauma profondo, che
gli turbó rimmaginazio-
ne e per il quale un'om-
bra di mestizia sembró
poi sempre che gli ve-
lasse il volto. Entró nel-
1'Oratorio di Torino
il 5 agosto 1862, e vestí l'abito chiericale il
28 ottobre 1865 per mano del suo párroco,
fratello del teol. Borel. Fece la professione per-
petua nelle mani di don Bosco. Studió filosofía
e teología nel seminario di Torino, dando prova
di un acume filosófico non comune. Nelle le-
zioni prendeva parte cosí attiva, che a volte
metteva in imbarazzo i professori, onde venne
pregato di non piü muovere obiezioni; ma
aveva campo di rivalersi nelle pubbliche dispute,
in cui sempre riusciva jadíe princeps. Nel 1873
si laureó in teologia all'Universitá di Torino e
in quello stesso anno il 27 novembre fu nomi-
nato membro dell'Accademia dell'Arcadia. Nel
1879 si laureó puré in lettere e filosofía, e di-
fese suirUnitá Cattolica le scuole delPOratorio
contro un articolo del provveditore agli studi
cav. Rho. Dal 1873 al 1880 fu direttore degli
studi all'Oratorio, insegnando in pari tempo la
teologia ai chierici, e in tale occasione ottenne
da don Bosco le preziose norme didattiche per
applicare il sistema preventivo. L'8 ottobre
1880 fu fatto membro dell'Accademia Romana
di San Tommaso, istituita il 23 luglio 1874
con Tapprovazione di Pió IX. Anche per questo
tenne sempre testa a mons. Ferré, vescovo di
Cásale, che quantunque amantissimo di don Bo-
sco, da rosminiano convinto, approfittava di
ogni occasione per disputare a favore di
Rosmini.
Fu per un anno professore di filosofía ad Alassio
e poi per 13 anni (1881-1894) direttore di
Borgo San Martino. Dal 1894 al 1898 fu ispet-
tore in Sicilia, e nel Capitolo Genérale VIII fu
eletto Consigliere Professionale Genérale.
Sotto la sua guida le scuole professionali ebbero
un nuovo impulso. Egli si puó considerare come
il fondatore delle « Mostré professionali ». Alia
seconda del 1904 parteciparono 39 case espo-
sitrici, di cui 17 italiane, 5 europee, 3 dell'Asia
e 11 Americane. Alia terza del 1910 che si
estese anche al settore agricolo, parteciparono
55 case con un numero complessivo di 203
scuole. Uomini della politica, della scienza e
delPindustria, istituti, scuole e comitive di
operai, si interessarono grandissimamente a tali
manifestazioni. Nel 1906 fu visitatore straordi-
nario delle case dell'ispettoria Austríaca, e vi-
sitó anche la casa di Gorizia, che apparteneva
allora all'ispettoria Véneta. Nel 1909 gli fu ag-
giunto anche l'economato genérale della Societá
Salesiana.
Uomo di forte ingegno, di non comune energía,
ebbe come caratteristica la schiettezza. Chiaro
nelle idee, franco nella parola, non veló mai il
suo pensiero, ma agí sempre con responsabilitá
di superiore.
Bibliografía
Bolletfmo Salesiano 1910, pp. 367-368. — A. CARMA-
GNOLA, Don Giuseppe Bertello, Elogio fúnebre, Torino,
SAID « Buona Stampa », 1911, pp. 35. — E. CERIA,
Profili dei Capitolari Salesiani, Colle Don Bosco, LDC,
1951, pp. 221-231.
E. V.
BERTO sac. Gioachino, segretario di don Bosco
n. a Villar Almese (Torino-Italia) il 22 genn. 1847;
prof. a Torino il 19 sett. 1865; sac. a Torino il 25 mar-
zo 1871; f a Torino il 21 febbraio 1914.

4.7 Page 37

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Berto Gioachino
39
Bertolé Cario Felice
Don Berto appartiene a quella privilegíala le-
gione giovanile che fu testimone delle meraviglie
compiute da don Bosco in mezzo ai suoi gio-
vani, dei quali scmtava i cuori e ne divinava Pav-
venire, assicurando i migliori alia sua incipiente
Congregazione. Anche sopra di lui posó lo
sguardo, ne intuí le belle qualitá di mente e di
cuore, specie Pntenso afíetto filiale col quale
aveva aderito a lui fin da quando Paveva ac-
cettato nelPOratorio. Pochi anni dopo, avendo
egli bisogno di un segretario di fiducia, lo
chiamó, chierico ancora, a questa carica cosí de-
licata che don Berto disimpegnó fedelmente
fino a quando, per ragioni di salute, dovette
cederé ad altri il suo posto. Dalle Memorie Bio-
grafiche appare Popera indefessa spiegata da
don Berto per oltre 20 anni in tale carica. Egli
accompagnó il Santo nei piü importanti viaggi, a
Roma, non solo quando si trattava degli affari
della Congregazione, ma anche quando si re-
cava a Firenze e a Roma con missioni delicatis-
sime da parte del Governo italiano presso la
Santa Sede. In questi viaggi don Berto era un
prezioso aiuto per don Bosco, sia nel disbrigo
dell'ingente corrispondenza, come per la cu-
stodia dei piü importanti documenti, e intanto
andava puré raccogliendo, documentándole, le
memorie delle cose piú importanti interno a
don Bosco e alia sua Congregazione. Queste me-
morie e documenti, custoditi e coordinati da lui
con cura gelosa nel restante della sua vita, co-
stituiscono Parchivio piü prezioso della Societá
Salesiana. Ma ció che piü importa si é che
al fianco di don Bosco seppe attingere lo zelo
per le anime e lo spirito di pietá. Catechista
degli studenti, per vario tempo coltivó con
amore le Compagnie del SS. Sacramento e del
Piccolo Clero. Fu puré fino agli ultimi giorni
confessore assiduo ed esperto dei giovani, che
eccitava al bene con buoni consigli e dirigeva
nella scelta della loro vocazione. Passava la sua
vita nell'archivio intento a coordinare documenti
e a preparar pubblicazioni ascetiche (assai dif-
fuse dalla Libreria Salesiana fra il popólo) sopra
le indulgenze e sulle confraternite piü commen-
date dalla Chiesa. Preparó puré il Parvum Ma-
nuale ad usum Sacerdotum, vademécum di ogni
sacerdote salesiano.
Opere
L'arca di salvamento per le famiglie cristiane, ossia
l'associazione alia S. Pamiglia di Nazareth, Torino,
Tip. Salesiana, 1890, pp. 24.
Cenni sullo scapolare rosso della Passione del Si-
gnore e dei SS. Cuori di Gesu e di Maria compa-
ciente, Torino, Tip. Salesiana, 1893, pp. 64.
Mezzo jadíe per arrivare in paradiso, Manuale di
preghiere, Torino, Tip. Salesiana, 1893, pp. 80.
- Corona di S. Erigida con le relative indulgenze,
Torino, Tip. Salesiana, 1894, pp. 32.
II paradiso afsicurato mediante l'abitino del Car-
mine, Torino, Tip. Salesiana, 1894, pp. 76.
II tesoro delle grazie, Torino, Tip. Salesiana, 1895,
pp. 80.
Alimento di pieta: la compagnia del SS. Sacramento,
Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 64.
Compagnia dell'Immacolata Concezione, Torino, Tip.
Salesiana, 1898, pp. 80.
Corona angélica e pratiche divote in onore di S. Mi-
chele arcangelo, Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 32.
Mezzi efficacissimi per coltivare la pieta e le voca-
zioni, Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 64.
- II planto di María, ossia la corona dei suoi sette
dolor i, Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 24.
La regina delle devozioni, ossia il rosario della
B. Vergine Maña, Torino, Tip. Salesiana, 1898,
PP, 36.
- La Regina dei dolori, ossia piccolo manuale di istru-
zioni e preghiere, Torino, Tip. Salesiana, 1898,
pp. 80.
- Soccorriamo i nostri moni. Confraternita della Beata
Vergine Maria delle Grazie, Torino, Tip. Salesiana,
1898. pp. 64.
- II compagno del sacerdote nell'apparecchio e rin-
graziamento olla S. Messa, Torino, Tip. Salesiana,
1899. pp. 672.
- Palestra di virtü: la compagnia di S. Luigi Gonzaga,
Torino, Tip. Salesiana, 1900, pp. 48.
- Parvum manuale ad usum sacerdotum, Torino, Tip.
Salesiana, 1916, pp. 482.
- Cenni sulla confraternita del SS. Sacramento, To-
rino, Tip. Salesiana, pp. 48.
- Corona delle cinque piaghe di N. S. Gesu Cristo,
Torino, Tip. Salesiana, pp. 40.
- II pane di vita, ossia la confraternita del SS. Sacra-
mento, Torino, Tip. Salesiana, pp. 64.
- Regolamento della compagnia del SS. Sacramento,
Torino, Tip. Salesiana, pp. 24.
A. R.
BERTOLÉ coad. Cario Felice
n. a Torino (Italia) il 20 genn. 1851; prof. a Sampier-
darena-Genova il 25 sett. 1885; f a Faenza il 18 ott.
1939.
Di nobile famiglia torinese, entró nelPOratorio
di Valdocco nel 1880: fattosi salesiano, visse
a fianco di don Bosco negli ultimi anni della
vita del Santo, lieto di potergli prestare i suoi
servigi in segreteria. Dal 1888 al 1904 lavoró
negli istituti di Sampierdarena, Torino e Mathi,
finché fondo a Faenza la Libreria Salesiana, che

4.8 Page 38

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Bertolé Cario Felice
40
Besnate Luigi
ebbe dalla sua abilitá e spirito religioso prima
il buon prestigio e poi la sua fioritura.
G. F.
rono infatti innumerevoli le lettere che egli
indirizzó a confratelli, conoscenti e amici nei
14 anni del suo martirio.
BERTOLUCCI sac. Amilcare
n. a Modena (Italia) il 20 marzo 1869; prof. a San Be-
nigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a Torino il 24 mag-
gio 1895; f a Brescia il 5 genn. 1942.
Bibliografía
L'Osservatore Romano, 17 genn. 1942. — Bolle¿fino
Salesiano, marzo 1942, p. 46. — G. MINGHELLI, Mera-
viglioso so f érente (Don A. Bertolucci), Colle Don Bo-
sco, LDC, 1946, pp. 222.
E. V.
Entró nel collegio salesiano di Alassio nel 1882,
e dopo aver supérate la forte opposizione pa-
terna, vestí l'abito chiericale in San Benigno
Canavese (ottobre 1885) per le mani di don Bo-
sco. A Valsalice compí gli studi filosofía e prese
il diploma di maestro. Successivamente conse-
guí la laurea di scienze e matemática all'Uni-
versitá di Torino. Ordinato sacerdote, continuó
a esplicare la sua opera di apostolato a Valsa-
lice come insegnante nei corsi liceali e magi-
strali fino al 1897.
Car atiere forte e impulsivo, era insoff érente di
ogni forma di vita cómoda e trovava nelle man-
sioni piú disparate uno sfogo alia sua esuberante
natura. Anche per questo, dopo Valsalice, fino
al 1909, fu un continuo cambiare di sede e di
occupazione. Fu infatti a Treviglio, Varazze, Fi-
renze, Sampierdarena, Bordighera e Alassio.
Trovó invece stabile dimora a San Benigno Ca-
navese come confessore e maestro di scuola e
di ginnastica dal 1909 al 1921. In mezzo alie
sue attivitá trovó sempre tempo per la predica-
zione in cui profuse i talenti della sua cultura
e della sua anima sacerdotale. II Signore gli con-
cesse ancora tre campi di apostolato: catechista
a Lanzo, poi direttore a San Severo (1923-26),
e infine confessore a Bari. Dopo incominció
l'apostolato della sofferenza. Egli che era stato
il dinamismo personificato 'doveva passare gli
ultimi 14 anni della sua vita immobilizzato dal-
l'artrite deformante, nella casa dei Fatebenefra-
telli di Brescia. Si era recato a Padova per pre-
dicare gli esercizi spirituali nell'estate del 1928,
quando per un rincrudimento del male dovette
essere rico ver ato a Brescia. Passava le giornate
immobile su un seggiolone, incapace di fare il
minimo movimento senza provare dolori inau-
diti. Ma anche cosí ridotto, non cessó dall'apo-
stolato della parola. Confessioni, conforti, con-
sigli a ogni ceto di persone. E a queste attivitá
egli aggiunse quella della corrispondenza. Fu-
BERTRÁN FONT coad. Antonio,
servo di Dio, martire
n. a Sonéja (Castellón-Spagna) il 25 genn. 1877; prof. a
San Vicente deis Horts il 27 sett. 1901; f a Molíns
de Rey il 26 luglio 1936.
AlPetá di 20 anni fu assunto come domestico
nelPistituto salesiano di Barcelona. Piü tardi
preferí lavorare per una ricompensa piú elevata,
e divenne aspirante. Dopo il noviziato a Sarria,
il suo umile apostolato si svolse sempre nella
medesima casa come cuoco, e tutte le sue pre-
mure erano continuamente a servizio dei con-
fratelli. Persino al mercato, dove ogni giorno
faceva le sue compere, fu tostó stimato da tutti.
Perció i superiori ponevano in lui piena fiducia.
All'inizio della rivoluzione marxista (1936) do-
vette nascondersi in casa di amici. Dopo una
visita fatta a San Vicente deis Horts, fu ar-
restato da una pattuglia rossa, e quando i sói-
dati seppero che era religioso, senz'altro lo fu-
cilarono nelle vicinanze di Barcelona. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il
15 dicembre 1953.
C. A.
BESNATE sac. Luigi, ispettore
n. a Somma Lombardo (Milano-Italia) il 20 dic. 1880;
prof. a Foglizzo il 5 ott. 1899; sac. a Torino il 18 set-
iembre 1909; f a Treviglio il 31 genn. 1947.
Conseguí la laurea in física e matemática a Mes-
sina nel 1906. Fu direttore degli istituti di
Faenza (1919-23), Alassio (1923-28), Parma
1929, e poi ancora Alassio (1936), Nave (1937),
Milano (1938-45) e Treviglio (1946-47) e per
sei anni ispettore delle case del Véneto. Con la
sua competenza scientifica, il suo carattere se-
reno, la bontá del cuore, la sua passione per l'in-
segnamento e la rettitudine del suo spirito sa-
lesiano, conferí ovunque prestigio alia scuola,

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Besnate Luigi
41
Bianchi Eugenio
incremento all'opera e fervore alia vita salesiana
con l'esempio della sua pietá e della sua fedeltá
al do veré.
G. F.
BETTINI siac. Attilio, músico
n. a Santo Stefano di Cadore (Belluno-Italia) il 24 ott.
1870; prof. a Torino il 2 ott. 1887; sac. a Torino il
19 maggio 1894; f a Pinerolo il 2 genn. 1940.
A Este ove studiava nel 1886 conobbe don Bo-
sco: decise di farsi salesiano. A Foglizzo fu com-
pagno di noviziato di don Andrea Beltrami. Do-
tato di vivace ingegno e di buon gusto nelParte
musicale, ebbe súbito l'incarico di maestro di
música e insegnante in varié case. A Borgo
San Martino seppe conciliare con le sue molte-
plici attivitá di músico geniale (organista ap-
prezzato in parrocchia), di solerte insegnante e
di diligente amministratore, importanti relazioni
col paese, fino a diventare consigliere e asses-
sore comunale. Fu direttore per lunghi anni a
Lanzo (1910-19), a Intra (1920-26), a Collesal-
vetti (1926-29), a Cuorgné (1929-32), a Torino-
San Giovanni (1932-38), a Pinerolo-Monte Oli-
vero (1938-40). Con tante occupazioni egli
riusci a coltivare con metódica applicazione
quegli studi sacri e ascetici che lo resero dotato
di non comune cultura religiosa nella predica-
zione e nella scuola. Fino alia morte fu un
maestro di música fine e paziente.
Opera
I primi princlpi d'educazione di Claudio Marcel, con
la loro applicazione speciale alio studio delle tingue,
Esposizione critico-pedagogica, Torino, Tip. Briscioli,
1905.
A. R.
BIAGINI sac. Mario, scrittore
n. a Farnese (Viterbo-Italia) il 21 marzo 1912; prof.
a Genzano di Roma 1'8 nov. 1928; sac. a Frascati il
10 agosto 1939; f a Bellano il 5 ott. 1968.
Nota figura di letterato e di studioso, aveva
conseguito la laurea in lettere e poi la libera
docenza di letteratura italiana moderna e con-
temporánea nelPUniversitá di Pavia (1964). La
sua notorietá nel campo degli studi e della cri-
tica letteraria era dovuta soprattutto alie pro-
fonde e aggiornate biografié del Pascoli e del
Carducci. Esse sonó un'acuta analisi dell'opera
letteraria dei due poeti, ma anche una visione
in luce cristiana della loro produzione in poesía
e in prosa. Fu insegnante di lettere per vari anni
al Liceo classico « Sant'Ambrogio » a Milano.
Don Biagini fu anche oratore apprezzato, che
sapeva effondere nella parola calda ed eloquente
la sua anima semplice e buona.
Opere
Saggio critico su G. Leopardi, Bologna, C.E.L.I.,
1948, pp. 150.
Introduzione al « Promessi Sposi », Milano, Princi-
pato, 1950, pp. 148.
Introduzione al Carducci, Milano, Principato, 1952,
pp. 140.
II poeta solitario (vita di G. Pascoli), Milano, Mur-
sia, 1955, pp. 510.
U poeta della Terza Italia (G. Carducci), Milano,
Mursia, 1961, pp. 847.
Altri saggi critici, pubblicati in Atti di Congressi.
P. Z.
BIANCHI sac. Eugenio
n. a Patrignano (Forli-Italia) il 26 marzo 1853; prof. a
San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Rimini il
17 marzo 1877; f a Beitgemal 111 genn. 1931.
Nel 1880, cappellano di una chiesa di Rimini, si
decise a visitare le principali cittá d'Italia, co-
minciando da Torino per il grande desiderio di
vedere don Bosco, ma qui giunto, dopo aver
parlato col Santo, abbandonó Pidea del viaggio e
risolse di restare con lui. Fatta la professione,
ebbe quasi súbito l'incarico di coadiuvare
don Giulio Barberis nella formazione dei gio-
vani ascritti; poi nel 1886 fu eletto maestro
dei novizi a Foglizzo, donde dopo un decennio
passó a Ivrea come direttore (1909-11). Nel
1912 salpava per la Palestina: avrebbe dovuto
fermarsi per alcuni mesi a Beitgemal, ma, per
disposizione della Provvidenza, vi rimase fino
alia morte. La sua permanenza fu per tanti
aspetti opportuna e preziosa. Egli avvió la
scuola agrícola di Beitgemal (1914-19) a felici
risultati, che furono generalmente riconosciuti
e apprezzati dallo stesso Governo inglese che
volle conferiré alia scuola la Croce delPOrdine
di San Gregorio. Poi venne la guerra mondiale,
durante la quale don Bianchi fu il padre affet-
tuoso di tutti i salesiani concentrati a Beitgemal.
Rimessosi dopo la bufera con rinnovato ardore
al lavoro, aveva la gioia di veder coronata con
felice successo la fatica degli scavi e ricerche
che identificavano l'antica Gafargámala in Beit-
gemal e scoprivano il sepolcro di santo Stefano.

4.10 Page 40

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Bianchi Eugenio
42
Bistolfi Giuseppe
Don Bianchi si adoperó allora con zelo instan-
cabile all'organizzazione della Pia Opera del
Perdono Cristiano e alia costruzione del tempio
presso la tomba del Santo; egli poté védeme
compiuta la prima parte> il Martyrium, dove
oggi riposa la sua salma benedetta.
G. M.
BIANCO sac. Ermenegildo
n. a Costigliole d'Asti (Italia) Til marzo 1869; prof. a
Valsalice il 2 ott. 1888; sac.. a Cásale Monf. il 17 di-
cembre 1892; f a Cásale Monf. il 30 marzo 1937.
Fu accettato da don Bosco stesso (1883) al-
l'Oratorio di Valdocco. Alia fine della quarta
ginnasiale si presentó al Santo per dargli Paddio.
« Dove vuoi andaré? gli chiese don Bosco.
— Resta con noi! ». Ma egli aveva giá deciso
di entrare nel seminario di Asti, per diventare
párroco e fare tanto bene alie anime. « Ebbene,
andrai — soggiunse don Bosco — ma ritornerai
e avrai moho da fare, e sarai párroco, ma nella
parte migliore ». La profezia si avveró in pieno.
Don Bianco non fu propriamente párroco, ma
del párroco svolse santamente la « parte mi-
gliore »: fu instancabile e illuminata guida di
innumerevoli anime, attirate dalla sua bontá e
virtü. Fu direttore a Trino Vercellese dal 1902
al 1909. Ma il centro della sua eroica attivitá
. e del suo zelante apostolato fu Cásale Monfer-
rato. Qui per volontá dei superiori doveva sor-
gere un'opera che fosse Pespressione della rico-
noscenza dei Salesiani alia diócesi monferrina,
che diede alia Societá Salesiana alcuni dei suoi
figli migliori: il servo di Dio don Filippo Ri-
naldi, don Pietro Ricaldone. Sorse cosí, soprat-
tutto per lo zelo industrioso di don Bianco,
l'artistico santuario del Sacro Cuore, con Pan-
nessa opera salesiana del Valentino di Cásale,
meta di grande venerazione dei fedeli del Mon-
ferrato.
Bibliografía
G. CAS SANO, Don Ermenegildo Bianco, Cuneo, Tip.
Racca, 1955, pp. 85.
G. BON.
BINELLI sac. Francesco
n. a Caresana (Vercelli-Italia) il 25 febbr. 1863; prof.
a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Marsiglia
(Frapcia) il 28 giugno 1886; f a Paterson (USA) il
17 luglio 1931.
Dal 1892 al 1902 fu maestro di novizi a
St. Fierre de Canon (Francia). Dopo le leggi
di soppressione (1901) il noviziato insieme col
maestro fu trasferito ad Avigliana (Italia), ma
qui per mancanza di aspiranti duró solo due
anni. Poi fu mandato maestro di novizi in Au-
stria e successivamente negli Stati Uniti, ove
morí nel 1931. I novizi di Francia rimasero
profondamente attaccati a don Binelli, che con-
sideravano un santo. Anche in Austria e negli
Stati Uniti parecchie generazioni di salesiani fu-
rono plásmate alia scuola di questo « modello
di salesiano » che di don Bosco possedeva lo
spirito e il cuore. Nel collegio di Newton alia
sua memoria fu dedicata una targa di bronzo
che ricorda il primo maestro di novizi in USA
che « disimpegnó il suo ufficio con raro discer-
nimiento, semplicitá, amabilitá ».
H. A.
BINELLI sac. Giuseppe, ispettore
n. a Caresana (Vercelli-Italia) il 17 maggio 1877; prof.
perp. a Ivrea il 4 ott. 1895; sac. a Borgo San Martino
il 29 genn. 1905; f a Torino il 2 luglio 1935.
Conseguí la laurea in lettere a Torino nel 1904.
DalPistituto di Valsalice ove prodigava il suo
bell'ingegno nelPinsegnamento e il suo gran
cuore nelPoratorio festivo, fu chiamato nel 1915
a reggere Pispettoria Tarragonese e Céltica delle
case di Spagna (1915-25). E fu un decennio di
benedizioni per Popera salesiana che dalla pietá
e dallo zelo del nuovo ispettore trasse mirabile
impulso grazie specialmente alia férvida orga-
nizzazione delle case di formazione e degli ora-
tori festivi. Tornato dalla Spagna nel 1925, ebbe
la direzione delPistituto teológico internazionale
in Torino (1925-27). Qui, con Papprendimento
delle varié lingue, moltiplicava le sue industrie
per la formazione di nuovi sacerdoti, quando
lo sorprese inesorabile un'encefalite crónica che
lo debilitó gradatamente con un lento martirio.
Don Binelli tornó quindi a Valsalice a consu-
mare il suo olocausto sulle orme del servo di
Dio don Andrea Beltrami, nella preghiera e nel
dolore.
G. F.
BISTOLFI sac. Giuseppe, scrittore
n. a Robbio Lomellina (Pavia-Italia) il 27 aprile 1873;
prof. perp. a Valsalice Fll ott. 1889; sac. a Lugano
(Svizzera) il 3 aprile 1897; f ad Alassio il 4 nov. 1941.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Bistolfi Giuseppe
43
Blazewski Ignazio
Entró alPOratorio di Valdocco per gli studi gin-
nasiali vi vente ancora don Bosco, da cui rice-
vette l'abito chiericale il 20 ottobre 1887. Si
laureó in lettere nell'Universitá di Torino (6 feb-
braio 1902). L'ingegno eletto, la nobiltá del
cuore, la finezza del tratto lo distinsero fin da
chierico. Formato alia scuola di don Baratía
a Parma, ne imitó lo zelo e l'attivitá multi-
forme. Cominció il suo apostolato educativo
nelle case del Cantón Ticino (Svizzera). Fu poi
direttore del collegio San Giovanni Evangelista
di Torino (1903-07) e del collegio di Lanzo
(1907-10). Dal 1910 al 1935 fu consulente
di concetto della Societá Editrice Internazionale
e in quel periodo di tempo scrisse parecchio,
con buon gusto artistico e rara competenza. Re-
dattore della Rivista dei Giovani, pubblicó mol-
tissimi articoli e tenne, per molti anni, la ru-
brica « Frammenti e commenti ».
Per la sua avversione al fascismo fu allontanato
da tale incarico, e chiuse i suoi giorni, come in-
segnante di lettere, nel liceo di Alassio.
Opere
Una gloria della gioventu cattolica italiana: l'ing.
Giovanni Malesani, Torino, SEI, 1924, pp. 123.
Gioventu nostra, Torino, SEI, 1926, pp. 254.
Piccola polémica, Torino, SEI, 1928, pp. 98.
Novelle dell'altro mondo, La Spezia, Libr. Sale-
siana, pp. 143.
Perché e venuto il Signare, Sampierdarena, Tip.
Don Bosco, 1940, pp. 347.
Le feste del Signore, Roma, Libr. Salesiana, 1941,
pp. 142.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, 1941, p. 255.
vani, 1941, p. 455.
Rivista dei Gio-
E. V.
che poi godeva raccontare sempre la forte e
dolce impressione avuta nel primo incontro con
don Bosco. Ordinato sacerdote, esercitó il suo
apostolato in diverse case della Francia e del
Belgio. Fu direttore a Verviers (Belgio) (1911-
1919), a Liegi (1919-21), a Paris (Francia)
(1921-24), a Tilly (1928-31). Infine gli fu affi-
data la parrocchia di Maria Ausiliatrice a Nice.
Nel 1936 fu costruita la chiesa-santuario e don
Blain fu parte viva di quest'opera insieme con
don Cartier. Egli godette la venerazione e la
confidenza dei parrocchiani e formó schiere di
ragazzi in quel quartiere abbandonato.
H. A.
BLANCO SALGADO coad. Giuseppe,
servo di Dio, mar tire
n. a Souto (Orense-Spagna) il 13 nov. 1892; prof. a
San José del Valle il 21 agosto 1914; f a Morón il
21 luglio 1936.
Studió a Ecija ed entró nel noviziato di San José
del Valle come coadiutore. II suo carattere vi-
vace non era disgiunto da un umile timor di
Dio e dal fermo proposito di salvare la sua
anima. Nelle diverse case do ve fu insegnante
visse sempre Tideale della sua vocazione: essere
un vero educatore salesiano. Durante la rivo-
luzione spagnola si trovava nella casa di Morón.
Fu arréstate nel luglio 1936 col direttore della
casa, don Giuseppe Limón, e insieme subirono
il martirio. II processo diocesano di beatifica-
zione fu introdotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
BLAIN sac. Michele
n. a Toulon (Francia) il 29 sett. 1865; prof. perp. a
San Benigno Can. (Italia) il 1° febbr. 1884; sac. a
Parigi (Francia) il 9 dic. 1888; f a Bourbilly il 7 ago-
sto 1947.
Orfano di padre e di madre fu messo nelPisti-
tuto di La Navarre nel 1877, un anno prima che
giungessero i salesiani. Quando don Bosco ando
a La Navarre per la prima volta, fu accolto da
una ventina di ragazzi che vi si trovavano, e
tra essi riconobbe il fanciullo dalla bella voce
che il Santo aveva visto in un sogno fatto a
Lanzo nel settembre 1877: era Michelino Blain,
BLAZEWSKI sac. Ignazio
n. a Blazowa (Polonia) il 31 luglio 1906; prof. a Klecza
Dolna il 7 agosto 1922; sac. a Cracovia il 29 giugno
1933; f in campo di concentramento (sconosciuti luo-
go e data).
Lavoró in varié case come insegnante, cate-
chista, direttore di oratorio, opera che egli pre-
feriva. Nel 1938 era a Rumia, ove stava orga-
nizzando con entusiasmo e buon esito la gio-
ventu marittima del luogo, quando i tedeschi
(1939) lo arrestarono: con altri salesiani fu con-
dotto in luogo sconosciuto e fucilato.
p. T.

5.2 Page 42

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Boccaccio Enrico
44
Bodrato Francesco
BOCCACCIO coad. Enrico
n. a Maranzana (Asti-Italia) il 20 dic. 1855; prof.
perp. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; -f- a Va-
razze il 17 aprile 1942.
Si incontró, giovanotto, con don Bosco e chie-
stogli consiglio sul suo avvenire, venne dal
Santo inviato alPOratorio dove si preparó alia
vita salesiana. Umile, docile, pío, laborioso, d'in-
gegno aperto e tratto fine, fu ben presto in
grado di corrispondere alia fiducia deU'apostolo
della buona stampa, che lo prepose alia dire-
zione della Librería Salesiana a Valdocco. E in
questo ufficio rimase a Torino fino al 1905,
poi per un trentennio a Firenze, compiendo con
zelo la stessa missione.
G. F.
BODRATO sac. Francesco, mission., ispettore
n. a Mornese (Alessandria-Italia) il 18 ott. 1823; prof.
a Torino il 29 dic. 1865; sac. a Torino il 28 nov. 1869;
f a Buenos Aires (Argentina) il 4 agosto 1880.
Nella gita autunnale del 1864 don Bosco era
giunto con la sua comitiva giovanile a Mornese.
Don Domenico Pestarino gli aveva prepárate fe-
stose accoglienze da par-
te della popolazione. II
maestro comunale si era
preso Pincarico di or-
dinare il pranzo. Ansio-
so di scoprire quale fos-
se il segreto con cui don
Bosco dominava cosí la
gioventü, gli chiese una
udienza e ottenutala ne
10 interrogó. II Santo gli spiegó bellamente il
suo sistema educativo.
Quel maestro si chiamava Francesco Bodrato. II
colloquio orientó in modo definitivo lo spirito
di lui verso don Bosco e il suo Oratorio, og-
getti giá della sua simpada per cose lette e
udite. Aveva quarant'anni ed era vedovo con
due figli. Pregó di essere accettato nella nuova
Societá, e don Bosco, gran conoscitore degli uo-
mini, lo accettó senza la minima esitazione.
Poco dopo lo vestí chierico e lo invió alPinci-
piente collegio di Lanzo, con Pincarico delle due
classi di terza e quarta elementare, ed egli fece
tanto bene che Pispettore scolastico lo proclamó
11 migliore insegnante di quei dintorni. Si mise
interamente nelle mani di don Bosco, che nel
dicembre 1865 ne ricevette la professione per-
petua. Divenuto sacerdote nel 1869, fu mandato
prefetto ad Alassio e poi a Borgo San Martino.
Ma un'altra palestra gli offriva il Signore con
Poccasione di esercitare il sacro ministero.
Don Bosco lo chiamó nel 1875 alPOratorio per
farlo prefetto di sagrestia nel santuario di Maria
Ausiliatrice, e in quelPanno lo nominó puré
ecónomo della Societá in luogo di don Savio.
Ma occupó solo per un anno tale carica.
Allestendosi in quelPanno la seconda spedizione
missionaria, don Bosco, per darle un capo, scelse
don Bodrato. Partí dunque da Torino per PAr-
gentina nel novembre 1876, guidando uno stuolo
di 22 missionari. A Buenos Aires i Salesiani
avevano un'opera avviata e un'altra esordiente.
Ufficiavano una chiesa degli Italiani, detta
« Mater Misericordiae », che essi avevano resa
centro di grande attivitá religiosa, e intanto
cercavano di insinuarsi tra gli immigrati liguri,
che popolavano un sobborgo denomínate « Bo-
ca » del diavolo, perché i preti non potevano
assolutamente farsi vedere. Della chiesa don Bo-
drato fu fatto rettore e insieme párroco di quel
luogo indiavolato. La trasformazione qui avve-
nuta parve prodigio.
A lui nel 1877 don Bosco volle affidare il go-
verno delle opere di Buenos Aires. Don Bodrato
fondo allora un collegio di arti e mestieri, che
trasferi poi a San Cario nel sobborgo di Al-
magro, il grandioso collegio Pió IX. L'anno
dopo, 1878, don Bosco lo nominó ispettore dei
salesiani d'America. Ma un male insidioso ne
minava giá la fibra. Lo stadio acuto del male
coincise con la guerra civile che scoppió a Bue-
nos Aires nel giugno 1880: trágica situazione
che portó stragi, fame, attentati. Privo di cure
e in mezzo a tanti patemi d'animo, don Bodrato
fu presto alia fine. La sua morte fu pianta um-
versalmente nella cittá tomata in calma. L'arci-
vescovo volle pontificare nella Messa fúnebre e
disse Pelogio del defunto. Tutte le campane
della cittá suonarono per il suo transito e poi
anche nel momento delle esequie.
Bibliografía
Cenni biografía di D. Francesco Bodraio (Bozze di
stampa, Archivio). — E. CERIA, Profilé dei Capitolari
Salesiani, Torino, SEL — Sac. Francesco Bodraio -
« Vade mecum » di D. BARBEÉIS, vol. II, pp. 975 e
1001, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901; vol. III
(1906), pp. 79 e 98.
E. C.

5.3 Page 43

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Bokor Giuseppe
Bonet Nadal Giacomo
BOKOR sac. Giuseppe, ispettore
n. a Bucsány (Slovacchia) il 22 febbr. 1897; prof. a
Verzej (Jugoslavia) il 22 sett. 1915; sac. a Torino il
20 luglio 1924; f a Bratislava 1'8 aprile 1968.
Fu uno dei primi sacerdoti salesiani che nel 1924
da Perosa Argentina (Torino-Italia) trapianta-
rono Popera di don Bosco in Slovacchia. Fu di-
rettore a Vrable (Cecoslovacchia) (1927-30), a
Sastin (1930-35), a Bratislava (1935-39). La
stima che godeva presso autoritá e popólo e
l'aífetto che per lui nutrivano i confratelli e i
giovani, persuasero i superiori a eleggerlo ispet-
tore dei Salesiani in Slovacchia (1939-68). Co-
minció cosí il suo calvario. Nel 1939 la Slo-
vacchia fu coinvolta nella seconda guerra mon-
diale. Don Bokor consacró la nascente ispettoria
a Maria Ausiliatrice, e ne ebbe aiuto in forma
sensibile, tanto che poté fondare ogni anno una
nuova casa. Purtroppo quel mirabile sviluppo
delPopera salesiana fu trágicamente troncato
dalla dittatura staliniana. Tutte le tredici case
furono nazionalizzate e i confratelli — oltre 250
chiusi nei campi di concentramento. Don
Bokor fu portato per il primo in uno dei piü
duri. Con coraggio eroico sopportó tutte le sof-
ferenze fisiche e morali, offrendóle per la Chiesa
del silenzio e per i confratelli suoi compagni di
persecuzione.
p. z.
BOLOGNA sac. Giuseppe, ispettore
n. a Garessio (Cuneo-Italia) il 15 maggio 1847; prof.
a Trofarello il 19 sett. 1868; sac. a Fossano il 30 aprile
1872; f a Torino il 4 gennaio 1907.
Allievo dell'Oratorio nel 1863, fu compagno di
Francesco Besucco, emulo delle sue virtú. Don
Bosco l'ebbe molto caro, scorgendo nel giova-
netto la stoffa di un buon salesiano. Giá sacer-
dote, nel 1878 fu mandato dal Santo a Mar-
siglia (Francia) per la fondazione dell'oratorio
San Leone, che diresse fino al 1892. Poi fu fatto
ispettore della Francia-Sud (1892-98) con sede
a Marsiglia, e quindi ispettore della Francia-
Nord e Belgio (1898-1902) con sede a Parigi.
Nella persecuzione religiosa anche le case sale-
siane furono perquisite. Don Bologna, addolo-
ratissimo, rimase ancora qualche anno a Parigi.
Poi durante un suo viaggio a Torino, nella Casa
Madre, morí all'etá di 60 anni.
H. A.
BONAGINA sac. Pietro, missionario
n. a Milano (Italia) 1'8 ott. 1859; prof. a Viedma (Ar-
gentina) il 9 febbr. 1880; sac. a Milano il 3 giugno
1882; f a Junín de los Andes (Argentina) il 24 sett.
1927.
Fu uno dei piü attivi e piü abili missionari della
Patagonia. Dal 1887 fino alia sua morte, egli
spiegó il suo zelo nel Chubut, nel Rio Negro e
nel Rio Colorado, percorrendo con fruttuose
escursioni apostoliche i centri indigeni e civili
della Patagonia e della Pampa. Alia sua attivitá
si devono varié fondazioni, specialmente quella
di Fortín Mercedes (1911), che gli costó eroici
sacrifici; ma l'instancabile missionario venne a
capo della sua impresa dotando le rive del Co-
lorado di una fiorente colonia agrícola. Don Bo-
nacina fu ancora direttore a Roca (1912-15), a
Patagones (1915-23) e infine a Junín de los
Andes (1923-27), dove con la sua carita e col
suo zelo seppe conquistarsi l'affetto di tutti, la-
sciando il piü grato ricordo di sé.
B. s.
BONELLI coad. Giuseppe
n. a Vicoforte (Cuneo-Italia) il 20 marzo 1870; prof.
perp. a Torino il 3 ott. 1891; f a La Paz (Solivia)
il 28 sett. 1936.
Cresciuto accanto a don Bosco, fu formato dal
Santo alia vita religiosa con meraviglioso spirito
di pietá e di abnegazione. Fu maestro di una
schiera di falegnami ed ebanisti. La sua abilitá
técnica, che eguagliava quella di un ingegnere,
gli mérito varié onorificenze dal Santo Padre,
dal Re d'Italia e dal Presidente della Repub-
blica boliviana; ma egli visse sempre nelPumiltá
del lavoro, esempio ai confratelli, amatissimo
dai giovani.
B. s.
BONET NADAL sac. Giacomo,
servo di Dio, martire
n. a Monmagastrel (Lérida-Spagna) il 4 agosto 1884;
prof. a San José del Valle 1'8 dic. 1909; sac. a Sevilla
il 2 sett. 1917; f a Tárrega il 16 agosto 1936.
É il ñipóte di don Giuseppe Bonet. Fece gli
studi a Sevilla. Dopo l'ordinazione insegnó a
San José (Barcelona), dove si dedicó comple
tamente ai suoi allievi e lavoro nelPumiltá. Nella
rivoluzione marxista (1936) fu costretto ad ab-
bandonare la scuola e ando presso amici; ma per

5.4 Page 44

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Bonet Nadal Giacomo
46
Bonetti Giovanni
non creare loro difficoltá, risolse di ritornare al
suo paese. Fu riconosciuto alia stazione e arre-
stato. Grazie all'aiuto di qualche amico fu messo
in liberta. NelPatto di ripartire per Barcelona
fu arréstate una seconda volta dai rossi e la-
sciato ancora in liberta con la promessa di ri-
presentarsi il giorno seguente. Mantenne la pa-
rola data e ritornó, ma questa volta fu tratte-
nuto e dopo una giornata di prigione fu fuci-
lato. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
BONET NADAL sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Santa María de Claravalls (Lérida-Spagna) il 25 dic.
1875; prof. perp. a San Vicente deis Horts il 14 nov.
1897; sac. a Sevilla il 2 aprile 1904; f a El Morrot
il 13 agosto 1936.
Dopo la filosofía nel seminario, entró come aspi-
rante nel collegio salesiano di Sarria. Fatto sa-
cerdote, fu incaricato della propaganda a Bar-
celona e fu Papostolo delle vocazioni. II mede-
simo lavoro lo fece a San José, dove fu anche
ricercato confessore. Durante la rivoluzione
marxista (1936), cacciato dal collegio, si rifugió
presso benefattori. Ma scovato dai rossi fu ar-
restato, fatto salire su un camión e condotto in
un luogo sconosciuto, dove dovette subiré dei
supplizi, come mostrarono poi le ferite al corpo.
Fu fucilato a El Morrot. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 15 di-
cembre 1953.
c. A.
BONETTI sac. Giovanni,
direttore spirituale genérale
n. a Caramagna (Cuneo-Italia) il 5 nov. 1838; prof. a
Torino il 14 maggio 1863; sac. a Torino il 21 maggio
1864; f a Torino il 5 giugno 1891.
A 17 anni cominció le scuole regolari alPOra-
torio: eppure, con un po' di latino imparato al
suo paese, gli bastarono due anni, perché, stu-
diando undici mesi all'anno, terminasse il gin-
nasio. II suo professore di quinta, il noto e va-
lente don Picco, diceva di lui a don Bosco: « É
un giovane prezioso ». Dopo doveva decidere se
rimanere con don Bosco o andaré in seminario.
Allora la Congregazione era ancora un gran se-
greto di don Bosco. Nel primo embrionale Con-
siglio Superiore della Societá, i soci fondatori
il 18 dicembre 1859 scelsero don Bonetti come
consigliere. A Torino continuó brillantemente lo
studio della filosofía e intraprese quello della
teologia nel seminario
arcivescovile. Durante il
corso di teologia, nel
1863, si distinse soste-
nendo con altri dell'Ora-
torio nella Regia Uni-
versitá un esame straor-
dinario di abilitazione al-
rinsegnamento nel gin-
nasio.
Parlano dell'ingegno di don Bonetti le non
poche sue pubblicazioni agiografiche, ascetiche,
polemiche e salesiane. Un posto distinto tra le
sue pubblicazioni meritano i Cinque lustri di
storia deirOratorio S. Francesco di Sales. Egli
s'era messo a scrivere quest'opera con caldo af-
fetto e con diligente applicazione sotto la scorta
di don Bosco. Fu il primo direttore e principale
redattore del Bollettino Salesiano. Aveva vero
genio di pubblicista. Mente aperta, vivezza d'im-
maginazione e penna sciolta, sapeva abilmente
cogliere i fatti, esporli, discuterli e trame le op-
portune conclusioni. Polemista nato, diede prova
di questa sua Índole in pubblicazioni di occa-
sione contro protestanti e anticlericali. II teó-
logo Margotti, che conosceva la vivacitá del
suo stile nelle controversie, avrebbe voluto che,
puré standosene alPOratorio, fosse tra i re-
dattori della sua battagliera Unita Cattolica.
Quando consentí di lasciarsi fotografare, si fece
ritrarre con la penna in pugno, « come soldato
con le armi alia mano », scrisse don Francesia.
Fu uomo d'ingegno, di virtü e di zelo; perció
i membri del IV Capitulo Genérale (1886) quasi
all'unanimitá lo elessero al posto di mons. Ca-
gliero come Direttore Spirituale della Societá.
Un gran ricordo del suo zelo sapiente e operoso
lasció nell'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice. Fino allora e per una ventina d'anni ap-
presso, il Rettor Maggiore dei Salesiani ne era il
superiore, ma agiva a mezzo di un direttore ge-
nérale, che prima fu don Cagliero e poi don Bo-
netti. Una vita cosí preziosa fu troncata a soli
53 anni nel 1891. Don Bosco gli aveva detto
poco tempo prima della sua morte che sarebbe
stato il primo del Consiglio Superiore a seguirlo
nella tomba. Don Rúa in una lettera circolare
lodava don Bonetti come « uno dei piú antichi

5.5 Page 45

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Bonetti Giovanni
47
Bongiovanni Giuseppe
collaboratori di don Bosco, operaio apostólico
indefesso, campione valoróse nel promuovere
la gloria di Dio e la salvezza delle anime, con-
sigliere amorevole per conforto e per consiglio ».
Opere
Vita del giovane Ern. Saccardi, Torino, Tip. Sale-
siana, 1868, pp. 140.
Vita della B. Cuterina Mattei da Racconigi, Torino,
Tip. Salesiana, 1876, pp. 336.
U Cuor di Gesü, Torino, Tip. Salesiana, 1877,
pp. 218.
Biografía di salesiani defunti, Torino, Tip. Salesiana,
1878, pp. 400.
Ultimi giorni e ore di Pió IX. - Un fiore salesiano:
biografía di Gius. Giulitto, Torino, Tip. Salesiana,
1878, pp. 112.
Malí e rimedi: zootécnica e igiene, Valdobbiadene,
Castaldi, 1880, pp. 32.
11 leone e i lupi, ossia S. Gregorio Vil, Torino,
Tip. Salesiana, 1885.
Un grido d'allarme contro i protestanti, Torino,
Tip. Salesiana, 1886, pp. 112
II giardino degli eletti, ossia il S. Cuore di Gesü
(30 letture), Tormo, Tip. Salesiana, 1887, pp. 276.
Strega e Carlino: rispos¿e di un salesiano olla Gaz-
zetta di Catania, Torino, Tip. Salesiana, 1887,
pp: 135.
Cinque lustri di storia dell'Oratorio S. Francesco
di Sales, Torino, Tip. Salesiana, 1892, pp. 744.
Compendio della vita di S. Tommaso d'Aquino,
Torino, Tip. Salesiana, 1893, pp. 102.
La rosa del Carmelo, ossia S. Teresa di Gesü,
Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 333.
Opuscoli
Gesü Cristo nostro Dio e nostro Re (protesta contro
un settimanale blasfemo). — Un moscerino e uríaquila
(in difesa del card. Alimonda) — Venta e trufe
Mentitori antichi e moderni, ecc.
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, D. Giovanni Boneííi, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1894, pp. 139. — E. CERIA, Pro-
fili dei Capitolari Salesiani, Colle Don Bosco, LDC,
1951, pp. 499.
E. C.
BONETTI sac. Valentino, ispettore
n. a Buenos Aires (Argentina) il 23 dic. 1872; prof. a
Buenos Aires, il 26 febbr. 1889; sac. a Buenos Aires
il 15 sett. 1895; f a Mendoza il 19 maggio 1961.
Crebbe alia scuola dei primi salesiani inviati dal
santo Fondatore in Argentina nel 1875. Mon-
signor Costamagna e don Giuseppe Vespignani
gli furono impareggiabili maestri di spirito sale-
siano e di zelo per Papostolato della stampa.
Giá nel 1896, dovendosi trasferire da Buenos
Aires a Rosario la redazione del settimanale ita-
liano Cristoforo Colombo, fu affidata a don Bo-
netti, che riuscí a difTonderlo largamente nelle
molte colonie di quella provincia, costituite in
massima parte da immigrati agricoltori italiani,
con incalcolabile vantaggio della loro fede. Con-
vinto delPefficacia della stampa, nel 1910, eletto
direttore e párroco delPallora famigerato rione
La Boca (1909-15) e poi di San Giovanni (1915-
1921) in Buenos Aires, si accinse alia fondazione
e redazione del settimanale La Verdad, che ebbe
moka diffusione. Nel 1922 il servo di Dio
don Rinaldi scelse don Bonetti a succedere a
don Vespignani quale ispettore dei salesiani nel-
PArgentina (1922-26). Un avvenimento di note-
vole importanza illustró il suo ispettorato: il
IX Congresso dei Cooperatori salesiani, che si
tenne a Buenos Aires nel 1925, con Pintervento
delle massime autoritá, con brillanti celebra-
zioni religiose e accademiche, con Pesposizione
ammiratissima delle scuole professionali e agri-
cole salesiane. Fu un congresso che suscitó
un'ondata di simpatia verso Popera di don Bo-
sco e lasció come durevole ricordo il bel col-
legio di Ramos Mejía. Nel 1926 ebbe Pincarico
di fondare Pispettoria di San Francesco Solano
con sede a Córdoba e la resse fino al 1929,
quando la salute gli venne meno. Si apriva cosí
nella vita di don Bonetti un nuovo periodo, non
meno laborioso né meno proficuo. II ministero
delle confessioni, Papostolato della penna e la
cura dei malati lo resero populare in tutta la
cittá di Mendoza. Divenne cosí il cooperatore di
tutti i parroci della cittá e dintorni.
p. z.
BONGIOVANNI sac. Giuseppe
n. a Torino (Italia) il 15 dic. 1836; prof. a Torino il
14 maggio 1862; sac. a Torino il 21 dic. 1862;
f a Torino il 17 giugno 1868.
Nel 1856, a 20 anni, frequentava la scuola del-
l'Oratorio. Sul finiré del 1857, per suggeri-
mento di don Bosco, il ch. Bongiovanni diede
vita alia Compagnia del SS. Sacramento per in-
crementare la frequenza alia Comunione. Poco
dopo fondo anche la Compagnia del Piccolo
Clero, di cui fu il direttore, e scrisse il rego-
lamento approvato da don Bosco. Era Panima
dell'Oratorio di Valdocco. Componeva giocose
poesie in dialetto piemontese per il teatrino;

5.6 Page 46

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Bongiovanni Giuseppe
48
Borgatello Maggiorino
insegnava le sacre cerimonie ai chierici. II 18 di-
cembre 1859 don Bongiovanni era tra i fondato-
ri della nuova Societá (Mem. Biogr., VI, 335).
Don Bosco lo vide nel sogno « della ruota »
del 1861. Morí pochi giorni dopo la consacra-
zione della chiesa di Maria Ausiliatrice (9 giu-
gno 1868), per la cui riuscita si era dedicato con
entusiasmo nella preparazione del piccolo clero
ai sacri riti. La massima parte delle sue occasio-
nali produzioni drammatiche andarono perdute.
Opere
Antonio, ossia una lezione di moróle, dramma in
3 atti, Torino, Tip. Salesiana, 1885, pp. 80.
II piü bello di tutti i libri, ossia il Crocifisso, To-
rino, Tip. Salesiana.
Raccolta di poesie in didetto piemontese.
A. R.
BONONCINI sac. Giuseppe
n. a Móntese (Modena-Italia) 1'8 aprile 1877; prof. a
Ivrea il 4 ott. 1895; sac. a Catania il 6 giugno 1903;
f ad Abano il 1° luglio 1968.
Ebbe una mente eletta e un cuore d'oro. Col
suo ingegno acuto spaziava sicuro nella cultura
sacra e profana. Parlava le lingue moderne, co-
nosceva a fondo le lingue antiche. Aveva una
particolare competenza nelle scienze matema-
tiche e naturali. Le sue predilezioni pero erano
per le scienze sacre, specialmente per la Sacra
Scrittura, che insegnó nello studentato teológico
salesiano di Monteortone fino all'etá di 82 anni.
Ma la memoria di don Bononcini sopravvivrá
soprattutto per il cuore che egli ebbe. Cuore
pieno di amore per Dio. Di lui qualcuno af-
ferma: « Era un trattato vivente di amor di
Dio ». E cuore pieno di amore per il prossimo.
Don Bononcini visse il suo sacerdozio come ser-
vizio: un servizio totale, senza riserve, un ser-
vizio che non posava e non pesava. Schivo di
ogni riguardo e sempre contento di tutto. II
suo amore per il prossimo si esprimeva anche in
uno specialissimo amore alia vita comune. E la
sua presenza in comunitá era costruttiva perché
don Bononcini non conosceva né critiche, né la-
mento, né pessimismi. Nei casi piú critici lo
soccorreva qualche battuta di spirito, che fluiva
facile dalla sua ricca vena di buon umore.
Opere
Un pescatore d'anime (S. Giov. Bosco), Torino,
Lice, 1930, pp. 40.
II Servo di Dio Augusto Czartoryski, Torino, SEI,
1932, pp. 36.
Gaetano Scavone (cenni biografici), Catania, Tip.
Salesiana, 1934, pp. 212.
Molti articoli di scienza, letteratura, cultura varia
in L'Amico della Gioventu.
P. Z.
BORASIO sac. Cario
n. a Popólo Cásale (Alessandria-Italia) il 10 genn. 1882;
prof. a Ivrea il 15 sett. 1902; sac. a Ivrea il 31 marzo
1906; f a Torino il 31 agosto 1933.
Laureato in teología, era professore ordinario di
Diritto Canónico neU'istituto teológico interna-
zionale di Torino-Crocetta e rettore della chiesa
annessa alPistituto. Ancor piü che un docente,
gli allievi ebbero in lui un modello di disciplina
ecclesiastica e religiosa, e il popólo un modello
di pastore che ravvivava il suo ministero di un
grande spirito di unione con Dio.
B. s.
BORDAS PIFERRER ch. Fr. Saverio,
servo di Dio, martire
n. a San Pol de Mar (Barcelona-Spagna) il 24 sett.
1914; prof. a Gerona il 4 ott. 1932; f a Barcelona-
Horta il 23 luglio 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Mataró
ed entró nel noviziato di Gerona. Studió la fi-
losofía a Roma. II suo ritorno in patria coincise
con l'inizio della rivoluzione marxista (1936),
sicché non poté piü raggiungere la casa paterna,
né piü rivedere i suoi genitori. In atiesa di
giorni migliori si rifugió presso amici. Mentre
andava a far visita ai suoi parenti a Horta, il
figlio di un fittavolo lo denunció ai soldati rossi,
che lo presero e fucilarono in piazza perché re-
ligioso, senz'altra forma di processo. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il
15 dicembre 1953.
C. A.
BORGATELLO sac. Maggiorino, missionario
n. a Varengo (Alessandria-Italia) 1'8 febbr. 1857; prof.
a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. a Lucca il 22 maggio
1880; f a Torino il 20 dic. 1929.
A 16 anni fu accolto da don Bosco nelPOratorio
e decise súbito di restarvi per sempre. Dopo la
ordinazione sacerdotale, don Bosco lo invió

5.7 Page 47

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Borgatello Maggiorino
49
Borino Giovanni Battista
nel 1886 prefetto di sacrestia nella nuova chiesa
del Sacro Cuore a Roma. Ma nell'autunno del
1888 chiese e ottenne da don Rúa di partiré per
le Missioni della Patagonia, dopo esser guarito
da grave malattia per in-
tercessione di don Bo-
sco volato al cielo quel-
l'anno. Trascorse 25 an-
ni nella Patagonia e nel-
la Terra del Fuoco, con
mons. Fagnano e altri
grandi missionari. Le fa-
tiche apostoliche soste-
nute in quei primi anni
di missione sonó nárrate nel suo libro Nozze
d} argento, in seguito intitolato Patagonia meri-
dionale e Terra del Fuoco, o memorie di un mis-
sionario nel cinquantennio delle missioni sale-
siane. II Bolletfino Salesiano pubblicó non
poche relazioni che don Borgatello inviava dalle
missioni. Altri ricordi sonó raccolti in Fiori ma-
gellanici. Nel 1893 inizió un Museo etnográfico
e di scienze naturali a Magallanes, che poi prese
il nome di Museo « Maggiorino Borgatello ».
Tórnate in patria, rientró alPOratorio di Val-
docco come prefetto di sacrestia della basilica
di Maria Ausiliatrice, dove continuó a lavorare
con zelo fino alia morte.
Opere
Fiori e frutti raccolti nelle Missioni della Patagonia
Meridionale e della Terra del Fuoco, Torino, SEI,
1915, pp. 88.
Marta SS. Ausiliatrice nella Patagonia Meridionale
e nella Terra del Fuoco nei cinque lustri delle
Missioni salesiane, Torino, SEI, 1915, pp. 131.
U Piccolo Santuario di San Pancrazio in Varengo
Monferrato, Torino, SEI, 1915, pp. 31.
Le nozze d'argento, ossia 25 anni delle Missioni
salesiane della Patagonia Meridionale e Tena del
Fuoco, Torino, SEI, 1915, pp. 31.
Fiorellini silvestri magellanici, Appunti biografía di
indi morti santamente, Torino, SEI, 1924, pp. 142.
Nofizie grammaticali e glossario della lingua degli
Indi Alakaluf, Torino, SEI, 1928, pp. 61.
Un conquistatore d'anime: Monsignor Fagnano, To-
rino, SEI, 1930, pp. 124.
Tre Fiori della Terra del Fuoco, Torino, Tip. Sale-
siana, pp. 32.
A. R.
BORGHI coad. Vittorio
n. a Viarigi (Asti-Italia) il 28 sett. 1856; prof. perp.
a Marsiglia (Francia) il 13 genn. 1879; f a Torino il
16 gennaio 1940.
Accolto da don Bosco alPOratorio di Torino
come allievo falegname, fu dal Santo mandato
in Francia alia fondazione della casa di Mar-
siglia. Come maestro di música rimase in Francia
fino al 1891, prestando Topera sua anche nei
collegi di Lilla e Nizza Mare. Nel 1891 tornó
a Torino addetto agli uffici amministrativi della
Direzione Genérale. Sopportó con rassegnazione
la lunga malattia di cuore, confortandosi nel
pensiero della paterna assistenza di don Bosco
che gli aveva voluto tanto bene.
G. F.
BORGHINO sac. Michele, ispettore
n. a Vigone (Torino-Italia) il 22 nov. 1855; prof. a
Lanzo il 17 sett. 1877; sac. a Montevideo (Uruguay)
il 26 febbr. 1889; f a Torino il 14 nov. 1929.
Fu uno dei piú benemeriti missionari, che resé
alia Congregazione preziosi servigi nelle varié
mansioni affidategli come ispettore negli Stati
Uniti (1904) e nel Venezuela (1908), come di-
rettore a Bahía Blanca (Argentina) (1910) e
come visitatore. Di carattere enérgico, ebbe a
sostenere talora aspre difficoltá per la causa del
bene, vincendole con la sua fermezza e col suo
profondo spirito di pietá.
B. s.
BORINO sac. Giovanni Battista, scrittore
n. a Palestro (Pavia-Italia) F8 dic. 1881; prof. perp.
a Torino il 17 aprile 1898; sac. a Torino il 17 luglio
1904; f a Roma il 2 aprile 1966.
La vita di don Borino si svolse in una ininter-
rotta e intensa attivitá di studioso come scrit-
tore della Biblioteca Vaticana alia quale fu chia-
mato da mons. Achille Ratti, futuro Pió XI.
Oltre la pubblicazione di alcuni volumi sui co-
dici della Biblioteca Vaticana stessa, approfondl
con diligentissimo e acuto método critico lo
studio della Storia Ecclesiastica del secólo xi.
La sua fatica fu coronata da una poderosa rac-
colta di Studi Gregoriani e di altri scritti, che
ebbero la piü lusinghiera accoglienza degli stu-
diosi per il loro valore storico e per il signifi-
cato che vennero ad assumere nel mondo cultú-
rale del dopoguerra. Altri lavori potranno essere
condotti a termine con Pabbondantissimo e ordi-
nato materiale da lui prepárate sulla figura e
sui tempi di Gregorio VIL

5.8 Page 48

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Borino Giovanni Battista
Bosco Giovanni
Nel laborioso e severo isolamento dello studio
don Borino ha nutrito sempre un affettuoso e
tenace attaccamento a don Bosco, al quale si
era consacrato con due suoi fratelli. Negli ul-
timi anni della sua vita ebbe prove di partico-
lare interessamento da parte di Giovanni XXIII
e un'alta e persónate parola di riconoscenza da
parte di Paolo VI.
Opera
D. Bosco: sei scritti e un modo di vederlo, Torino,
SEI, 1938, pp. 173.
P. Z.
BORIO sac. Erminio, ispettore
n, a Canelli (Asti-Italia) il 2 marzo 1853; prof. a
Lanzo il 22 sett. 1871; sac. a San Nazaro il 3 ott.
1875; f a Genova-Sampierdarena il 16 nov. 1934.
Accolto da don Bosco nelPOratorio di Valdocco
Panno 1866, visse a fianco di lui per ben 32
anni. Ne assorbi cosí lo spirito, trasfondendolo
in una mirabile integritá di vita, in una retti-
tudine inalterata e in un ardente apostolato.
Queste doti gli infusero un grande spirito di
lavoro e di sacrificio che non conobbero sosta.
Fu carissimo a don Bosco, che lo chiamava, an-
cora giovane chierico, « gaudium meum et co-
rona mea ». Tutto il suo impegno era infatti
nel ricopiarne fedelmente la vita e gli insegna-
menti, e nel raccomandare ai piü giovani la fe-
deltá alie rególe, alie tradizioni, alio spirito del
Padre.
Uomo di bella mente, di vasta cultura sacra
e profana, diresse successivamente l'istituto
Don Bosco in Sampierdarena (1890-95), di
Trevi (1895-1902), di Lanusei (1906-12), di
Trevi (1912-14). Resse puré una delle ispettorie
piü importanti del Piemonte, la Traspadana
(1902-04). Lasció ovunque, nella scuola, nel
confessionale, sul pulpito, nella direzione, un
caro ricordo del suo profondo sapere e di una
amabile virtü.
G. F.
BORRAJO MIGUEZ ch. Manuel,
servo di Dio, martire
n. a Rudicio (Orense-Spagna) il 22 agosto 1915; prof.
a Mohernando il 1° sett. 1932; f nel 1936.
Aveva un carattere allegro e talvolta un po' dis-
sipato, ma fatta la domanda di essere religioso,
cambió completamente. Neppure la persecu-
zione, che giá minacciava, lo spaventó dal se-
guiré la sua vocazione. Fece il noviziato e la fi-
losofia a Mohernando, dove manifestó spirito di
sacrificio nelle difficoltá giornaliere e durante
una malattia. Mentre si trovava a Carabanchel
Alto fu arréstate il 20 luglio 1936. Fu poi fu-
cilato in luogo sconosciuto insieme col chierico
Artolozaga. Il processo diocesano di beatifica-
zione fu introdotto il 9 ottobre 1936.
c. A.
BOSCO sac. Giovanni, santo,
fondatore dei Salesiani e delle Figlie di M. A.
(16 agosto 1815 - 31 gennaio 1888)
Nacque in un modesto casolare di contadini sul
colle che oggi porta il suo nome (Colle Don Bo-
sco), frazione di Murialdo, comune di Castel-
QUOVO d'Asti, ora Castel-
nuovo Don Bosco, da
Francesco e Margherita
Occhiena. Orfano di
padre a due anni ed av-
viato ai la vori dei campi,
sotto 1'impulso interiore
della sua vocazione, che
gli palpitó in cuore piú
distinta tra i nove e i
dieci anni, si aperse la via agli studi facendo
un po' tutti i mestieri: sarto, falegname, fabbro
ferraio, servitore, garzone di caffé; finché nel
1835 riusci ad entrare in seminario, a Chieri,
ed a raggiungere il sacerdozio nel 1841.
II suo santo concittadino don Giuseppe Cafasso
lo esortó a completare la sua formazione sacer-
dotale col corso di pastorale che il teol. Guala
dirigeva in Torino nel Convitto Ecclesiastico
presso la chiesa di San Francesco d'Assisi, e la
1'8 dicembre 1841, festa dell'Immacolata Con-
cezione, don Bosco inizió la sua missione fra i
giovani con una lezione di catechismo ad un ra-
gazzo muratore, orfano di padre e di madre, di-
ciassettenne, Bartolomeo Garelli.
Sempre guidato da soprannaturali interventi,
spesso in forma di sogni, dai « Catechismi »
settimanali egli sviluppó Popera degli Oratori
festivi, che, attraverso a fortunóse vicende,
drammatici traslochi e provvisori adattamenti
tra il 1844 e il 1846, fissó finalmente sotto una
rustica tettoia e povere stanze nella regione di

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Bosco Giovanni
Bosco Giovanni
Valdocco, il 12 aprile 1846. Assistito dalla
mamma, Peroica Mamma Margherita che sacri-
ficó gli ultimi dieci anni della sua vita al fianco
suo, a far da mamma a tanti derelitti, nel 1847
inauguró, accanto alPOratorio festivo, il primo
Ospizio per giovani operai randagi in Torino in
cerca di lavoro, stipulando per essi formali Con-
tratti di lavoro che anticipavano di parecchi
lustri gli interventi sindacali a favore dei gio-
vani apprendisti. Agli artigiani associó, nel 1849,
giovani studenti aspiranti alio stato ecclesia-
stico, che affidava per Pinsegnamento a distinte
scuole private della cittá. A servizio degli uni
e degli altri metteva contemporáneamente anche
la sua penna, pubblicando: nel 1845 la Storia
Ecclesiastica e U sistema métrico decimale;
nel 1846 la Storia Sacra e L'Enologo italiano;
nel 1847 U Giovane Provveduto, oltre a piccole
biografié e trattatelli devozionali. Nel 1.849 ten-
tava addirittura il giornalismo con L'Amico
della Gioventü, che aveva breve vita, come la
maggior parte degli altri giornali nel periodo del
Risorgimento, per strettezze finanziarie, ma che
documenta la sua passione per la buona stampa
popolare. Nel 1852 costrui la prima chiesa de-
dicata al Patrono dell'Oratorio festivo e del-
POspizio di Valdocco: san Francesco di Sales.
Nel 1853, innalzó il primo fabbricato ed avvió
in casa le scuole professionali per sarti e cal-
zolai, cui aggiunse, in un decennio, quella per
legatori, librai, falegnami-ebanisti, tipografi, fab-
bri-meccanici. Nello stesso anno 1853 cominció
la pubblicazione delle Letture Cattoliche, che
si diffusero in varié lingue per oltre un secólo
e poi vennero sostituite dalla rivista mensile
Meridiano 12.
Nel 1856 pubblicó La Storia d'Italia ed orga-
nizzó in casa le scuole ginnasiali.
II 18 dicembre 1859 fondo la Societá Salesiana;
e nel 1863, mentre in Torino faceva fiorire altri
tre oratori festivi, ^perse il suo primo collegio
fuori cittá, a Mirabello Monferrato, che piü
tardi trasferi a Borgo San Martino. Nel 1864
dava vita al secondo collegio in Lanzo Torinese
e organizzava in Torino la Librería Salesiana
Editrice, che moltiplicó le filiali in tutte le na-
zioni d'Europa e negli altri continenti, a mano
a mano che don Bosco vi estendeva i suoi ora-
tori, le sue scuole professionali e agricole, clas-
siche e tecniche a vario indirizzo.
II ritmo di espansione si accentuó dopo il 1869
quando venne approvata canónicamente la So-
cietá Salesiana, ed egli poté, anno per anno, di-
sporre di un bel numero di Salesiani, animati
del suo spirito e del suo zelo, perché cresciuti
per lo piú fin da fanciulli nelle sue case. II suc-
cesso nell'applicazione del Sistema preventivo
nell'educazione della gioventü, di cui don Bosco
1876 - 2a spedizione missionaria salesiana.

5.10 Page 50

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Bosco Giovanni
52
Bosco Giovanni
fu Papostolo e il pioniere nel secólo xix, fece
ricercare le sue fondazioni in ogni parte del
mondo. Alia sua morte egli lasciava 59 istituti
in piena efficienza, altri in avviamento fra
molte richieste, nelle mani di 1049 Salesiani,
sparsi in Italia, Francia, Spagna, Inghilterra, Ar-
gentina, Brasile, Cile, Equatore, Uruguay.
Fiorentissime le Missioni Salesiane nella Pata-
gonia e nella Terra del Fuoco, ove i suoi Sa-
lesiani, partiti da Torino sotto la guida di
don Giovanni Cagliero Pll novembre del 1875,
erano penetrati tra i selvaggi nel 1879, operan-
dovi tale rápida trasformazione che nel 1884 la
Patagonia settentrionale veniva eretta in Vica-
riato e mons. Cagliero, elevato all'episcopato,
fatto Vicario Apostólico, mentre la Patagonia
meridionale e la Terra del Fuoco, costituite
in Prefettura Apostólica, venivano affidate a
mons. Giuseppe Fagnano.
Dal 1872 don Bosco disponeva anche di una
congregazione femminile, VIstituto delle Figlie
di María Ausiliatrice, formato con alcune gio-
vani della Compagnia delPImmacolata costituita
in Mornese (diócesi di Acqui) dal sac. Dome-
nico Pestarino. Prima superiora fu Madre Maria
Domenica Mazzarello, canonizzata da Pió XII
nel 1951. Le suore seguivano i Salesiani anche
nelle Missioni per la cura della gioventü femmi-
nile e ne condividevano ardimenti, sacrifici e
successi consolanti.
Una terza famiglia spirituale lasció don Bosco,
fiorente di oltre 80.000 soci al momento della
sua morte: la Pia Unione dei Cooperatori Sale-
siani, che, aggregati dapprima come « esterni »
alia stessa Societá Salesiana, vennero smembrati
nel 1874 per disposizione della Santa Sede e
organizzati da don Bosco nel 1876 a forma di
Terz'Ordine moderno.
Don Bosco; fu definito da Urbano Rattazzi « la
meraviglia forse piü grande del suo secólo ».
Apostólo della gioventü nel senso piü ampio
della parola, ne promosse la degna preparazione
alia vita sociale con oratori, scuole, método edu-
cativo, pubblicazioni pedagogiche, ascetiche,
culturali, scolastiche e ricreative, tra cui assai
pregevoli le Collane di Classici italiani, latini e
greci debitamente epurati e commentati, le Let-
ture drammatiche e le Letture amene, i voca-
bolari italiano, latino e greco e tanti testi sco-
lastici. « In queste cose — confidava nel 1883
al futuro Pió XI — don Bosco vuol essere sem-
pre alPavanguardia del progresso ». Questo cri-
terio guidó i successori del Santo (che fu il
primo ad inviare religiosi alie Universitá dello
Stato per i titoli legali) a costituire in Italia
Istituti Superiori di Pedagogía e di Magistero
ed il Pontificio Ateneo Salesiano (PAS), che
preparano gran parte dei docenti anche per le
facoltá salesiane delle altre nazioni. L'aposto-
lato del Santo si é specializzato nel campo della
buona stampa con Case Editrici come la SEI e
la LDC di Torino, e con altre Editrici in vari
paesi. Ma la sua benemerenza maggiore é quella
delPeducazione cristiana della gioventü e del po-
pólo, con Pispirazione della pietá sacraméntale,
secondo lo spirito di san Francesco di Sales, la
frequenza dei Sacramenti e la devozione alia
Madonna. Egli fu un intrépido apostólo delPan-
ticipo della Prima Comunione alPuso di ragione,
della Comunione quotidiana e della devozione a
Maria SS. sotto il titolo di Ausiliatrice del po-
pólo cristiano, che venne popolarmente qualifi-
cata come « Madonna di don Bosco ».
Altra sua grande benemerenza é Papostolato per
le vocazioni ecclesiastiche e religiose, che egli
promosse con zelo tra la gioventü povera, agrí-
cola ed operaia, a favore non solo della sua Con-
gregazione, ma delle diócesi e delle altre fa-
miglie religiose, fin dall'inizio dell'opera degli
oratori, e la cura delle vocazioni tardive con
Popera dei Figli di Maria, che diede valorosi ed
eroici campioni soprattutto alie Missioni.
Fatta Punitá d'Italia, propugno perfino il pro-
getto, che allora non si ritenne maturo, ma era
provvidenziale, di seminan interdiocesani e re-
gionali tra i vescovi del Piemonte, della Liguria
e della Lombardia (Mem. Biogr., X, 340). Per
un decennio, dal 1867 al 1878, fu Pinterme-
diario ufficioso del Governo italiano presso la
Santa Sede per rapporti di mutuo interesse, che
vanno dai primi accordi doganali alia nomina di
oltre un centinaio di vescovi nelle sedi vacanti
e prive di mezzi di sussistenza dopo le spoglia-
zioni. Ben fu definito dal card. Alimonda « il di-
vinatore del suo secólo » e da Pió IX « il te-
soro d'Italia ». Trattó coi massimi esponenti del
Risorgimento, servendo fedelmente la Patria e
la Chiesa con intrépida franchezza, amore e
lealtá esemplare.
Del suo zelo missionario testimoniano oggi le
315 Residenze missionarie, con 7 Diócesi, 3 Vi-
cariati Apostolici, 5 Prelazie e una Prefettura
Apostólica, affidate alia Societá Salesiana (1968).

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Bosco Giovanni
53
Bosco Giovanni
Beatificato da Pió XI il 2 giugno 1929, fu ca-
nonizzato dallo stesso Pontefice il 1° aprile 1934.
Órgano ufficiale della Societá Salesiana é il Bol-
lettino Salesiano, che si stampa in 12 lingue e
ha 29 edizioni nazionali.
Opere
NELLA COLLANA DELLE « LETTURE CATTOLICHE » (71)
1853
1. Avvisi ai 'cattolici (pp. 32)
2. II Cattolico istruito (6 fascicoli, pp. 452)
3. Nofizie storiche sul miracolo del SS. Sacramento
in 1 orino (pp. 48)
4. Fatti contemporanei (pp. 48)
5. Una disputa tra un avvovato e un ministro prote-
stante (dramma) (pp. 68)
1854
6. Cenni sulla vita del giovane Luigi Comollo
(PP. 100)
7. Conversione di un valdese (pp. 108)
8. Raccolia di curiosi avvenimenti contemporanei
9. Le sei domeniche in onore di S. Luigi Gonzaga
10. U Giubileo (pp. 64)
1855
11. Maniera facile per imparare la Storia Sacra (pp. 96)
12. Conversazioni sulla Confessione (pp. 128)
13. Vita di S. Martino, vescovo di Tours (pp. 96)
14. La forza della buona educazione (pp. 112)
1856
15. Vita di S. Pancrazio (pp. 96)
1857
16. Vita di S. Pietro (pp. 182)
17. Due conferenze sul purgatorio (pp. 128)
18. Vita di S. Paolo (pp. 168)
19. Vita dei Sommi Pont e fia Lino, Cleto, Clemente
(pp. 108)
20. Vita dei Sommi Pont e fia Anacleto, Evaristo, Ales-
sandró I (pp. 80)
21. Vita dei Sommi Pontefici Sisto, Teles foro, Igino
(PP. 96)
1858
22. Vita dei Sommi Pontefici Aniceto, Sotero, Eleu-
tero, Vittore, Zeffirino (pp. 88)
23. II mese di maggio consacrato a Maria Immacolata
(PP. 192)
24. Porta teco cristiano (doveri del cristiano] (pp. 72)
25. Vita del Sommo Pontefice Callisto I (pp. 64)
1859
26. Vita del giovanetto Domenico Savio (pp. 144)
27. Vita del Sommo Pontefice Urbano I (pp. 122)
28. Vita dei Sommi Pontefici Ponziano Antero, Fa-
biano (pp. 100)
29. La persecuzione di Dedo e il pontificato di S. Cor-
nelio I (pp. 112)
1860
30. Vita dei Sommi Pontefici S. Lucio I e S. Ste-
fano I (pp. 120)
31. II pontificato di S. Sisto II e le glorie di S. Lo-
renzo (pp. 80)
32. Biografía del Sac. Giuseppe Cajasso (pp. 144)
1861
33. Una famiglia di martiri (pp. 96)
34. Cenno biográfico su Magone Méchele (pp, 96)
35. II pontificato di S. Dionigi (pp. 64)
36. Biografía di Silivio Pellico
1862
37. II pontificato di S. Felice I e di S. Eutichiano
(pp. 96)
38. Amena novella di un vecchio soldato di Napo-
leone (pp. 64)
1863
39. Cenni storici sulla B. Caterina De-Maiiei (pp. 192)
40. // pontificato di S. Caio (pp. 120)
1864
41. II pontificato di S. Marcellino e di S. Marcello
(pp. 120)
42. Episodi ameni e contemporanei (pp. 112)
43. 17 pastorello delle Alpi Francesco Besucco (pp. 192)
1865
44. La casa della fortuna (pp. 96)
45. Dialoghi sul giubileo (pp. 96)
46. La pace della Chiesa (pp. 80)
47. Vita della B. Marta degli Angelí c. s. (pp. 192)
1866
48. Valentino o la vocazione impedita (pp. 64)
1867
49. II centenario di S. Pietro Apostólo (pp. 224)
50. Vita di S. Giuseppe (pp. 112)
51. Novelle e racconti (pp. 64)
1868
52. Severino o avventure di un giovane alpigiano
(pp. 192)
53. Meraviglie della Madre di Dio (pp. 184)
54. Vita di S. G. Battista (pp. 64)
55. Rimembranza di una solennita (pp. 172)
1869
56. La Chiesa Cattolica e la sua gerarchia (pp. 152)
57. L'Associazione dei divoti di M. Ausiliaírice(pp. 96)
58. I concili generali e la Chiesa Cattolica (pp. 168)
59. Angelina o 1'orfanella degli Appennini (pp. 70)
1870
60. Nove giorni consacrati all'augusta Madre del Sal-
vatore (pp. 104)
61. Storia ecclesiastica (pp. 464)
1871
62. Apparizione della B. Ve.rgine a La Salefíe (pp. 98)
63. Fatti ameni della vita di Pió IX (pp. 356)
1872
64. 17 centenario XV di S. Eusebia il grande (pp. 28)
1874
65. Massimino ossia incontro di un giovane con un
protestante (pp. 108)
1875
66. II Giubileo del 1875 (pp. 120)
67. Maria Ausiliatrice (pp. 320)
1877
68. La nuvoletta del Carmelo (pp. 120)
1878
69. II piü bel fiore del Collegio Apostólico (pp. 288)

6.2 Page 52

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Bosco Giovanni
54
Bosco Giovanni
1883
70. // cattolico nel secólo (pp. 464)
1884
71. Nuovi cenni su Luigi Comollo (pp. 120)
FUORI DELLA COLLANA
DELLE « LETTURE CATTOLICHE » (77)
1844
72. Cenni storici su Luigi Comollo (pp. 82)
73. Corona dei sette dolom di Maña (pp. 42)
74. Cenni istruttivi di perfezione (pp. 82)
1845
75. Storia ecclesiastica (pp. 398)
76. I/ divoto deU}Angelo custode (pp. 72)
1846
77. L'aritmética ed il sistema métrico decimale (pp. 80)
78. L'enólogo italiano (pp. 150)
79. Esercizio delta devozione olla misericordia di Dio
(pp. H2)
1847
80. Storia Sacra (pp. 216)
81. Regolamento della Compagnia di S. Luigi
82. // Giovane Provveduto (pp. 352)
1848
83. II Cristiano guidato (pp. 250)
1850
84. Societá di mutuo soccorso (pp. 8)
85. Tre ricordi ai giovani
86. Avvisi ai cattolici (pp. 23)
87. Breve ragguaglio di una festa nell'Oratorio
88. Avviso sacro per gli esercizi
1852
89. Regolamento per dormitorio
1853
90. Regolamento dei laboratori
1855
91. La Storia d'ltalia (pp. 559)
1856
92. Avvisi alie figlie cristiane
93. La chiave del paradiso (pp. 496)
1858
94. Rególe del teatrino
1860
95. Regolamento del parlatorio
1865
96. Rimembranza (dialogo)
1866
97. Chi e Don Ambrogio? (pp. 16)
1868
98. De Societate S. Francisci Salesii brevis notitia
(PP. 19)
99. Sommario sulla Pía Societá Salesiana (pp. 19)
100. II Cattolico Provveduto (pp. 765)
1874
101. Ricordi per le vacanze
102. Maniera prática di as sis tere alia S. Messa (pp. 28)
103. Cenno storico sulla Societá Salesiana (pp. 20)
104. Unione cristiana (pp. 8)
105. Confratelli salesiani chiamati alia vita eterna
1875
106. Confratelli salesiani chiamati alia vita eterna
107. Ricordi confidenziali ai Direttori
108. Asso€Íazione di buone opere (pp. 14)
109. Opera di María Ausiliatrice
110. Rególe o Costituzioni della Societá Salesiana
111. Opera dei Figli di María Ausiliatrice (pp. 8)
1876
112. Breve biografié di confratelli salesiani (pp. 40)
113. Regolamento per l'infermeria
114. Pregbiere del mattino e della sera
115. Cooperatori Salesiani (pp. 18)
1877
116. Inaugurazione del Patronato di S. Pietro in Nizza
a mare (pp. 33)
117. Regolamento dell'Oratorio di S. Francesco di Sales
per esterni (pp. 62)
118. Regolamento per le Case della Societá di S. Fran-
cesco di Sales (pp. 18)
119. Lopera dei Figli di María Ausiliatrice (pp. 28)
120. Capitolo Genérale della Congregazione Salesiana
1878
121. Rególe e Costituzioni per l'Istituto delle Figlie
di M. A. (pp. 68)
122. Deliberazioni del Capitolo Genérale del 1877
(PP- 96)
1879
123. LOratorio di S. Francesco di Sales (pp. 44)
124. Le scuole di beneficenza dell'Oratorio di S. Fran-
cesco di Sales (pp. 32)
125. Arpa cattolica (raccolta di laudi sacre) (pp. 80)
126. Conseils a un jeune homme (pp. 32)
127. Courte méthode (per jare alcune pratiche divote)
(pp. 32)
128. Maniere pratique (per comunione e confessione)
(PP. 32)
129. Sept considérations pour chaqué jour de la semaine
(PP. 32)
130. Visite au Trés-Saint Sacrement et a la Ste Vierge
1880
131. Letture amene ed edificanti (pp. 60)
1881
132. La figlia cristiana provveduta (pp. 496)
133. All'Eccellentissimo Consigliere di Stato (pp. 11)
134. Esposizione agli Em.mi Card.li del Concilio
(pp. 76)
135. Favori e grazie spirituali concesse dalla Santa Sede
(pp. 132)
1882
136. Biografié di confratelli salesiani (pp. 31)
137. Biographie du jeune Louis Fleury Antoine Colle
(pp. 127)
138. Deliberazioni del secando Capitolo Genérale
(PP- 88)
139. Biografié di Salesiani defunti
1883
140. Norme generali per Decurioni dei Cooper atori
(pp. U)
1885
141. Biografíe di Salesiani defunti (pp. 48)

6.3 Page 53

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Bosco Giovanni
Boselli Giovanni
142. Breve notizia sulla Societá di S. Francesco di
Sales (pp. 3)
143. Ammaestramenti ed esortazioni alie Figlie di M. A.
(pp. 105)
1886
144. Le fiera circulare ai Cooperatori e Cooperatrici
(PP- 4)
1887
145. Regolamenti delle Figlie di M. A. (pp. 100)
146. Deliberazioni del terzo e quarto Capitolo Genérale
(pp. 28)
1889
147. Vita di collegio (fatti edificanti di giovani, po-
stuma pp. 240)
1946
148. Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales
(postuma, pp. 260)
COLLANE FONDATE DA DON BOSCO
1868
1. Selecta ex latinis scriptoribus
1869
2. La Biblioteca delta Gioventu Italiana (204 volumetti)
1875
3. Latini christiani scriptores
1885
4. Piccola collana di Letture Drammatiche
1887
5. Letture amene ed educative
Bibliografía
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cesco di Sales (a cura di E. Ceria), Torino, 1946.
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E. CERIA, Epistolario di S. Giovanni Bosco (4 voll.),
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G. B. LEMOYNE, Vita di S. Giovanni Bosco (Nuova
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B. Giovanni Bosco, Torino, 1930.
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Bollettino Salesiano, Torino, 1877-1968, ecc.
G. F.
BOSELLI sac. Giovanni
n. a Racconigi (Cuneo-Italia) il 17 aprile 1871; prof.
perp. a Torino il 2 ott. 1888; sac. ad Albenga il 18
dic. 1897; f ad Alassio il 20 febbr. 1947.
Aveva ricevuto l'abito chiericale dalle maní di
don Bosco. Compi gli studi universitari a Ge-
nova, conseguendo la laurea in lettere, e poi
si dedicó alPinsegnamento del latino e del greco
nel liceo di Alassio che fu il primo istituito dal
santo Fondatore e ne tenne anche per parecchi
anni la direzione (1917-23), conferendo alia
scuola altissimo prestigio.
Conoscitore profondo della lingua e della lette-
ratura inglese, in seguito a ripetuti soggiorni a
Londra, si era impadronito di quella mentalitá
cosí difficile a penetrarsi che caratterizza l'indole
di quel popólo, specialmente quando si tratta di
non appartenenti alia Chiesa cattolica. Con un
tratto di vero gentiluomo, egli si era legato con
amicizia a numeróse famiglie inglesi. Di molti
curó l'istruzione e la conversione al cattolice-
simo. Degli altri, rispettosissimo com'era dei mi-
sten delle anime, rimase buon amico, tanto che
fu ripetuta la frase: « Se dovessi confessarmi,
mi confesserei da padre Boselli ». Accanto alia
classe aristocrática egli metteva sullo stesso
piano i molti popolani per cui aveva la parola
buona, il consiglio sapiente, l'aiuto concreto in
efficace partecipazione alie necessitá e ai dolori.
Questo modello di maestro — scrisse L'Osserva-
tore Romano — da oltre 50 anni fu la figura
piü illustre e piü venerata di Alassio.
G. F.

6.4 Page 54

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Botta Enrico
56
Brancati Giuseppe
BOTTA coad. Enrico
n. a Maccio (Como-Italia) il 17 ott. 1859; prof. a Bue-
nos Aires (Argentina) il 24 genn. 1879; f a Buenos
Aires 111 luglio 1949.
Primo fiore dell'ispettoria Argentina, accolto
nella Societá Salesiana, divenne il modello dei
coadiutori con una vita di tale virtu e di tanta
dedizione da edificare confratelli, alunni e coo-
peratori. Fu, a flanco dei primi missionari
don Bodrato, mons. Cagliero, mons. Costa-
magna, uomo di fiducia. Continuó a lavorare per
oltre 50 anni nei laboratori, meritandosi la croce
di Cavaliere del Lavoro.
B. s.
BOURLOT sac. Stefano, missionario
n. a Fenestrelle (Torino-Italia) il 10 marzo 1849; prof.
a Lanzo il 6 ott. 1876; sac. a Pinerolo il 23 dic. 1871;
f a Buenos Aires (Argentina) il 28 nov. 1910.
Conobbe don Bosco nei 1866 e si fermó con
lui nelPOratorio per qualche tempo. Quindi
compi gli studi teologici nei seminario arcive-
scovile di Torino, e giá sacerdote tornó defini-
tivamente con don Bosco, che nei 1876, asse-
condando il suo piü vivo desiderio, lo destinava
alie missioni d'America. A Buenos Aires la
Provvidenza gli affidó un difficile campo di la-
voro nella parrocchia di La Boca; qui si sob-
barcó alia piü ardua delle missioni, in un'epoca
in cui quella parte di Buenos Aires era cono-
sciuta come il covo di tutte le sette anticristiane
e anarchiche. E la sua attivitá, la fermezza di
carattere, la parola franca e léale, sempre im-
prontata alio spirito di fede e accompagnata dal-
Pardente desiderio di esercitare la carita, vin-
sero molte volontá ribelli, specie quando con la
fondazione del settimanale Cristoforo Colombo
si fece arbitro dell'opinione pubblica fra i suoi
« bochesi ». Una delle piü belle pagine della sua
vita pastorale fu Pabnegazione e lo zelo che
spiegó nelPepoca del colera, che nei 1886 in-
fierí specialmente nella sua parrocchia. Forni La
Boca di tutte le istituzioni necessarie per Pedu-
cazione della gioventü e per la salvezza delle fa-
miglie: il collegio San Giovanni Evangelista per
400 alunni, Poratorio, le scuole serali, le Com-
pagnie della dottrina cristiana, delle Figlie di
Maria, l'Associazione cattolica di mutuo soc-
corso con circa 700 soci, il Circolo della Gio-
ventü cattolica, la Societá di San Vincenzo, ma-
schile e femminile, le Associazioni degli ex-
alunni e dei Cooperatori salesiani. Un altro
mezzo di cui si serví per la riforma di La Boca
fu il collegio delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
da lui puré fondato. Puré suo mérito fu quello
di aver spiegato tutta la sua attivitá a favore
degli italiani, facendo rinascere fra la sua popo-
lazione le belle e antiche tradizioni delle varié
regioni d'Italia per vincolare meglio alia reli-
gione e alia patria le anime e le famiglie dei
suoi parrocchiani. Con questi mezzi don Stefano
Bourlot rédense La Boca. Si puó diré che, come
costrusse dalle fondamenta il grandioso tempio
di La Boca, cosí puré formó le anime della gio-
ventü, delle famiglie e di tutta la popolazione
che il Signore gli aveva affidato.
Opera
Vita di San Giovanni Battista, Tormo, Tip. Salesiana,
1886, pp. 61.
B. S.
BOVIO sac. Francesco
n. a Bellinzago (Novara-Italia) P8 dic. 1876; prof. perp.
a San Benigno Can. il 22 sett. 1895; sac. a Ivrea il
31 marzo 1900; f a Torino 1'8 giugno 1937.
Ordinato sacerdote nei 1900 e lauréate dopo
quattro anni in sacra teologia, ebbe per qualche
tempo Pufficio di maestro dei novizi; quindi fu
preposto alPufficio editoriale salesiano di Val-
docco. L'ingegno eletto e il fervore del suo spi-
rito religioso gli avevano cattivato la fiducia del
ven. don Rúa. Ma quando il suo lavoro fioriva
nelle migliori promesse, una paralisi progressiva
lo relegó in una celia dell'infermeria dove per
27 anni s'immoló lentamente, tra gravi soffe-
renze, sopportate con umile rassegnazione.
Opere
Un missionario redentore, bozzetto in 2 quadri,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1902, pp. 24.
Concordaníia Evangeliorum, Torino, Ed. Buona
Stampa, 1910, pp. 32.
G. F.
BRANCATI sac. Giuseppe
n. a Napoli (Italia) il 6 febbr. 1870; prof. a Magliano
Sabino 1'8 dic. 1889; sac. ad Acireale il 23 dic. 1893;
f a Cuorgné il 6 aprile 1956.
AlPetá di 10 anni ebbe il suo primo incontro
con don Bosco. II Santo, nei marzo 1880, si

6.5 Page 55

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Brancati Giuseppe
57
Bretto Clemente
trovava a Napoli ospite del párroco delPospeda-
letto, don Fortunato Neri. Avendo osservato il
piccolo Giuseppe Brancati serviré la Messa con
tanta devozione, domando alia mamma se gra-
disse che se lo portasse con sé per farne un
buon sacerdote. Qualche anno dopo la mamma
moriva e il párroco inviava il giovane Brancati
a Torino. Don Brancati fu un insuperabile ban-
ditore della parola di Dio. Una memoria porten-
tosa, un'eloquenza calda e argüía, un bel por-
gere e un accento suasivo fecero di lui un pre-
dicatore ascoltatissimo. Nella basílica di Maria
Ausiliatrice rimase vivo per rungo tempo il ri-
cordo delle sue omelie domenicali. Morí improv-
visamente la notte dal 5 al 6 aprile, nell'anni-
versario della santa morte di don Rúa, da lui
tanto venérate.
p. z.
BRANDA sac. Giovanni Battista
(1883-89). Richiamato in Italia nel 1889 dal
ven. don Rúa, si ebbe affidata la direzione del-
Poratorio íemminile Santa Teresa di Chieri;
nel 1900 passó a Zurigo per l'assistenza degli
emigrati italiani e di la, nel 1908, ando in Lo-
rena a fondare il Segretariato di Diedenhofen
(Francia) per gli emigrati, donde ritornó in Italia
nel 1918 per vivere gli ultimi anni alPOratorio.
Fu sempre vivissimo in lui Paffetto per don Bo-
sco, del quale narrava con affettuoso slancio al-
cuni fatti straordinari di cui era stato testimone.
Per es. Papparizione del Santo a lui stesso, avve-
nuta a Sarria nella notte dal 5 al 6 febbraio
1886, della quale nel 1893 egli fece particola-
reggiata deposizione, come teste d'ufficio nel
processo informativo per la causa di beatifica-
zione di don Bosco. Lavoró fino all'ultimo.
Don Branda lasció indimenticabili esempi di
virtú.
B. s.
n. a Nizza Monferrato (Asti-Italia) il 15 maggio 1842;
prof. a Trofarello il 17 sett. 1869; sac. a Genova il
12 aprile 1873; f a Torino il 23 nov. 1927.
Possedeva squisite doti per la direzione spiri-
tuale, che lo rendevano caro alie anime che a lui
si affidavano; ma era ancor piú ammirabile per
Pesemplaritá con cui at-
tendeva ai suoi doveri.
Contava 26 anni, quan-
do, dopo aver atteso agli
studi di geómetra, ven-
ne nel 1868 all'Orato-
rio, accolto da don Bo-
sco: e alPOratorio impa-
ró il latino, fece la sua
vestizione chiericale e le
prime prove delPassistenza. Erano i primi anni
dell'espansione salesiana e, se molte erano le
domande di nuove fondazioni, scarso era il
personale. Don Branda, docile agli ordini di
don Bosco, cominció le sue peregrinazioni a Ma-
rassi, di la a Valsalice, poi in Spagna per fon-
darvi la prima casa salesiana a Utrera (1879-83).
Inviandolo nella Spagna nel 1880, don Bosco
gli aveva detto: « Per ora va' ad aprire la casa
di Utrera, ma vi starai poco tempo: una signora
di Barcelona ci chiamerá e ci dará tutto il ne-
cessario per fondare una grande casa ». Infatti
nel 1885 don Branda ricevette una lettera da
Donna Dorotea de Chopitea; e cosí mise mano
alia nuova casa di Sarria, presso Barcelona
BRETTO sac. Clemente, ecónomo genérale
n. a Montanaro (Torino-Italia) il 18 giugno 1855; prof.
perp. ad Alassio il 17 marzo 1877; sac. ad Albenga il
22 dic. 1877; f a Torino il 25 febbr. 1919.
Dopo gli studi compiuti nella « Piccola Casa
della Divina Provvidenza » del santo Cotto-
lengo, e due anni di teologia in seminario, venne
da don Bosco (1874) e si fece salesiano. Nel
1877, anno in cui fece i voti perpetui nella So-
cietá, conseguí a Torino il diploma di matemá-
tica, disciplina che aveva tutta la sua prefe-
renza. Tale predilezione per le scienze esatte lo
formó all'ordine e alia precisione nelle cose e
alia limpidezza del pensiero. Ordinato sacerdote,
don Bosco lo nominó Direttore Spirituale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice a Nizza Monfer-
rato. Egli si riveló ador-
no di tutte le attitudini
necessarie. La giovane
Congregazione era en-
trata in un periodo di
sviluppo crescente e nel
suo centro aveva biso-
gno di un direttore che
fosse imbevuto dello
spirito del Fondatore e
possedesse la capacita di infonderlo nelle suore.
Ora don Bretto seppe fare cosí bene le sue
parti, che undici anni dopo don Rúa non esitó
a crearlo Direttore Genérale delPIstituto, inca-

6.6 Page 56

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Bretto Clemente
Bmnacci Augusto
rico che conservó puré quando era ispettore della
Cispadana, e che lasció nel passare al governo
dell'ispettoria Véneta con sede a Verona.
A capo della seconda ispettoria, che abbracciava
puré Lombardia ed Emilia, stette poco piü di
un anno. Morto nel dicembre 1910 Peconomo
genérale don Bertello, il nuovo Rettor Maggiore
don Albera, tenuto contó dei voti dati a
don Bretto nelle elezioni di quell'anno, chiamó
lui a succedergli fino a nuove elezioni. Ma, non
essendosi potuto piü convocare il Capitolo Ge-
nérale per dodici anni a motivo della guerra
mondiale, don Bretto tenne la carica fino alia
morte. Fece anche due lunghi viaggi. Nel 1908
ando con don Rúa in Palestina, rimanendo fuori
tre mesi e mezzo. Dalle principali tappe inviava
a Torino ampie relazioni. Le sue lettere si sus-
seguivano oggettive, chiare, ricche di notizie
presenti e di ricordi storici. La sua attenzione
si concentrava tutta su don Rúa. II secondo
viaggio é del 1913 e duró cinque mesi. Visitó
con don Albera le case salesiane della Spagna.
Anche allora don Bretto riferiva a Torino le
cose che accadevano.
Don Bretto sopravvive in tre opuscoli intitolati
Gaville e scintille, triplice raccolta di pensieri
dettati dal buon senso e da sapienza cristiana.
Spirano pietá, palesano conoscenza di uomini e
di cose e sonó frutto di una mente riflessiva.
Opere
La geometría a servizio delle scuole ginnasiali, tecni-
che e normali, Torino, Tip. Salesiana, 1882, pp. 152.
Nozioni di botánica e zoología, Parma, Fiaccadori,
1894, pp. 17.
Piccola geometría per le scuole secondarie a norma
dei programmi governativi, Torino, Tip. Salesiana,
1898, pp. 138.
Scintille e faville, Ravenna, Tip. Salesiana, 1910-13,
3 voll.
Bibliografía
P. LINGUEGLIA, D. Clemente Bretto, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1919. — E. CERIA, Profili di Capitolari, Colle
Don Bosco, LDC, 1951, pp. 499.
E. C.
BRIATA sac. Ernesto, scrittore
n. a Belforte (Alessandria-Italia) il 14 sett. 1870; prof.
a Torino Til ott. 1889; sac. a Bogotá (Colombia) il
1° aprile 1894; f a Lima (Perú) il 16 dic. 1947.
Don Bosco lo accolse fanciullo all'Oratorio di
Torino. Partito chierico per la Colombia, vi tra-
scorse 30 anni: fu direttore a Bogotá (1909-15),
a Barranquilla (1915-22) e Medellin (1922-23).
A Barranquilla costrul una bella chiesa. Poi
passó nell'ispettoria Perü-Bolivia, ancora diret-
tore in vari istituti, a Lima (1923-29), La Paz
(1929-33), Arequipa (1933-39), svolgendo un
férvido apostolato, anche come scrittore.
Opere
La familia cristiana (folleto), Arequipa, 1933.
Base del edificio social, 1933.
La hora actual, 1934.
El problema del Siglo XX (Opúsculo 7°), Arequi-
pa, 1935.
Proyecciones luminosas ético-históricas, Arequipa
(Perú), Esc. Salesiana, 1938, pp. 162.
Pararrayos auténticos almas generosas, 1938.
Misterios cristianos, 1938
La Iglesia y el Papado, 1938.
B. S.
BRON sac. Giuseppe, ispettore
n. a Bourg du Péage (Francia) il 6 aprile 1873; prof. a
Marsiglia il 2 ott. 1890; sac. a Fréjus il 29 giugno 1897;
f a Lyon il 13 giugno 1940.
Da buon salesiano si dedicó con zelo ai giovani
negli oratori di Toulon e di La Navarre. Dopo
l'ordinazione sacerdotale fu mandato a Romans,
ove, fatto direttore (1914-28), diede grande im-
pulso all'opera, fino al tempo della soppressione.
In quel giorno il vescovo di Valence, mons. Pie,
ando alPistituto per fare una ferma protesta da-
vanti agli esecutori dell'ordine di espulsione. Si
organizzó quindi una processione fino al nuovo
terreno acquistato da don Bron, dove, con Taiu-
to e la simpatia della popolazione, fece costruire
nuovi locali per riprendere l'attivitá salesiana.
Poi fu fatto ispettore della Francia-Sud (1937-
1940); ebbe sempre a cuore Topera degli oratori.
H. A.
BRUNACCI sac. Augusto, scrittore
n. a Milano (Italia) 1'8 sett. 1865; prof. a Torino il
13 sett. 1886; sac. a Torino il 24 sett. 1893; f a
Varazze il 5 aprile 1947.
Ricevette Pabito chiericale dalle mani di don Bo-
sco nel 1883. Divenuto sacerdote dedicó tutta la
sua vita alia missione di insegnante ed educatore,
fedele interprete del pensiero del Santo. Fu in
Sicilia, nell'Emilia, in Piemonte, in Liguria,
ovunque prodigando i tesori del suo non co-
mune ingegno e della larga sua cultura lette-

6.7 Page 57

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Bmnacci Augusto
59
Budnikowski Teodoro
raria. Infaticabile lavoratore, diede alie stampe
vari commenti di autori latini e un'antologia
italiana per il ginnasio. Fu soprattutto noto per
il suo Dizionario di cultura, che ebbe moltissime
edizioni fino al 1956, mentando sempre elogi
lusinghieri. Don Brunacci visse per la scuola:
era attrezzatissimo e diligente nella prepara-
zione. Amó la vita di comunitá e finché poté la
volle vi ver e integralmente.
Opere
Nuova enciclopedia: storia, biografía, bibliografía,
geografía, Tormo, Tip. Salesiana, 1902, pp. 503.
Poesie di tutti i secoli della letteratura italiana, To-
rmo, SEI, 1914, pp. 524.
Dizionario genérale di cultura, Torino, SEI, 1915,
pp. 1753.
Campi di battaglia e convegni di pace, Torino, SEI,
1924, pp. 326.
A. R.
BRUNO coad. Antonio, missionario
n. a Rubiana (Torino-Italia) il 18 agosto 1845; prof.
a Lanzo il 27 sett. 1872; f a Paysandú (Uruguay) il
17 febbr. 1930.
Un giorno don Bosco domando a questo gio-
vane confratello se voleva andaré in America
come missionario. Poiché temeva di rattristare
la madre qualora avesse detto di sí, il Santo gli
disse: « Dirai a tua madre che se acconsente alia
tua partenza, dopo la sua morte andrá diritta
al cielo... e tu vivrai a lungo ». Bruno partí con
la seconda spedizione il 7 novembre 1876, a
Buenos Aires. Nel 1884 passó a Montevideo
dove fece il cuoco fino alia morte. Un giorno
vide in sogno sua madre in una luce sfavillante.
Alia sua domanda dove andava, ella rispóse:
« Vado in paradiso », e disparve. Alcuni giorni
dopo Bruno ricevette un telegramma dall'Italia,
che gli annunciava la morte della mamma.
B. s.
BRUSASCA sac. Natale
n. a Fontanetto Po (Vercelli-Italia) il 25 dic. 1864;
prof. perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a
Venezia il 17 dic. 1887; f a Piossasco il 16 sett. 1939.
Allievo dell'Oratorio e dotato di splendida voce,
fu determinante per la sua vocazione il prodigio
opérate da don Bosco nell'imprestargli la voce
quando tutti i cantori si recarono a Nizza Mon-
ferrato nel maggio del 1879, e il piccolo Bru-
sasca era diventato rauco.
Caro a don Bosco per la sua candida semplicitá
e sereníta di spirito, Natalino, come tutti lo
chiamavano, fu dal Santo formato alia vita sa-
lesiana, che egli visse fedelmente nel proposito
di « amare e serviré il Signóte come e quanto
voleva don Bosco ». Fu direttore a Chioggia
(1901-19) e a Comacchio (1922-39). Fervente
religioso e piissimo sacerdote, fu un vero apo-
stólo per le anime specialmente negli oratori
festivi e nell'esercizo del sacro ministero, cui
atiese sempre con ammirabile zelo e con spirito
di sacrificio.
G. F.
BUCH CANALS coad. Giacomo,
servo di Dio, martire
n. a Bescanó (Gerona-Spagna) il 9 aprile 1889; prof.
a Sarria il 5 sett. 1909; f a Saler il 31 luglio 1936.
Cominció il suo apostolato di coadiutore mo-
dello e di educatore coscienzioso a Valencia. Fu
confondatore della nuova casa di Alicante, che
fu bruciata alia proclamazione della repubblica.
Nella rivoluzione marxista (1936) fu fatto pri-
gioniero e battuto a sangue. Lasciato libero, ri-
tornó a Valencia. Qui il 21 luglio fu arréstate
dai soldati rossi e cacciato in prigione con altri
confratelli. Liberato una seconda volta dopo
una settimana riparó presso amici. Ma il giorno
seguente fu nuovamente arréstate e ríella notte
fucilato senza processo. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 15 dicembre
1953.
c. A.
BUDNIKOWSKI sac. Teodoro
n. a Breslavia (Germania) il 15 aprile 1897; prof. a
Cracovia (Polonia) il 19 marzo 1920; sac. a Torino
(Italia) ü 10 luglio 1927; f a Dacau (Germania) il
14 marzo 1942.
Fece gli studi di teologia a Torino-Crocetta.
Ebbe varié mansioni, catechista, viceparroco,
prefetto, cappellano di ospedale, mostrando
ovunque una grande bontá. Nel 1934 fu anche
segretario del Direttore Spirituale genérale a
Torino. Lavorava nella parrocchia di Santa Te-
resina a Lodz (1941), quando fu arréstate dai
tedeschi insieme col direttore. Condotto nel
campo di concentramento di Dachau, vi morí
un anno dopo.
p. z.

6.8 Page 58

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Bujar Giuseppe
60
Buscaglione Giovanni
BUJAR sac. Giuseppe
n. a Ledziny (Polonia) il 5 marzo 1882; prof. a Fo-
glizzo (Italia) il 15 sett. 1901; sac. a Cracovia il 29
sett. 1908; f a Lida il 15 marzo 1943.
Condotto in Italia nel 1897 dal fratello mag-
giore don Giovanni, giá salesiano, fece il gin-
nasio a Lombriasco e dopo la filosofía ritornó
in patria alia casa di Oswiecim. Nel 1930 con-
seguí il diploma di lingua latina per il ginnasio
e il liceo. Sacerdote, ebbe vari incarichi di consi-
gliere, catechista, prefetto e infine di direttore
a Oswiecim, Przemysl, Varsavia, Rozanystok,
Aleksandrow-Kujawski, Sokolow-Podlaski e poi
di nuovo a Rozanystok. Fu arrestato a Kurhan,
dove si trovava per sacro ministero e condotto
alie prigioni di Lida nel luglio 1942, ove morí
Panno seguente. Col suo caratiere allegro riu-
sciva a farsi amare e stimare dai giovani.
p. T.
BUODO sac. Angelo, missionario
n. a Barco di Udine (Italia) il 27 giugno 1867; prof.
a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Faenza il 19 dic. 1896;
t a Buenos Aires (Argentina) Pll maggio 1947.
Ordinato sacerdote, partí per PAmerica, dove
per 30 anni fu il missionario errante della Pampa
patagónica. Era un autentico pioniere, inge-
gnoso, ottimista: oltre che metiere gli uomini
in contatto con Dio, fu un amalgamatore della
gente della Pampa. In viaggi disagiati e talora
pericolosi, portó la parola di Dio, il conforto
dei sacramenti e aiuti di ogni genere ai coloni
e agli indigeni sperduti in un immenso terri-
torio. Aveva un cuore che sapeva aprirsi tutte
le strade per salvare le anime. NelPottobre 1965
fu inaugúrate un bel monumento in suo ricordo
nella Pampa céntrale e si trasportarono i suoi
resti mortali nella chiesa parrocchiale di Ge-
neral Acha.
Bibliografía
R. ENTRAIGAS, El hornero de Dios (P. Ángel Buodo),
Buenos Aires, Ed. Salesiana, 1961, pp. 416.
A. R.
BURLANDO coad. Angelo
n. a Santa Fe (Argentina) il 10 marzo 1891; prof. a
Foglizzo (Italia) il 15 sett. 1908 - il 25 sett. 1926;
f a Torino il 10 luglio 1927.
Dopo la prima professione triennale per esi-
genze familiari lasció la Congregazione, ma ne
conservó puro in cuore lo spirito e ardente
Pamore. Fu infatti dal 1911 al 1919 a Milano
nell'istituto salesiano come assistente e inse-
gnante, mentre frequentava PUniversita, conse-
guendo la laurea in lettere. Nel 1921 ritornato
alPOratorio di Torino, si dedicava alPorganiz-
zazione degli ex-allievi e si mise a scrivere
drammi e commedie. Nel 1923 il suo dramma
Sul fiume azzurro fu premiato a un concorso;
seguí Raggio di solé da cui estrasse il libretto
omonimo musicato da don Cimatti. All'alba del
cinema, si occupó di pellicole documentarie
delle Missioni salesiane. Quando vinse il con-
corso per una cattedra agli istituti tecnici, ormai
libero da impegni familiari, rientró in Congre-
gazione e rifece i voti religiosi. Ma visse ancora
solo pochi mesi, edificando per la sua vita di
lavoro, di amore alie Missioni, di fedeltá a
don Bosco. Ebbe meritata fama di scrittore per
i lavori teatrali che suscitarono sempre entu-
siasmo.
Lavori drammatici
Gente finita, Torino, SEI, 1921.
Se fe d} impero, Torino, SEI, 1922.
II cavdiere dell'Amore, Torino, SEI, 1924.
L'onorevole Cecini, Torino, SEI, 1926.
Raggio di solé, Torino, SEI, 1926.
II giglio di Mantova, Torino, SEI, 1927.
Mió piccolo F ¿ar fui, Torino, SEI, 1927.
Presso il fiume straniero, Torino, SEI, 1929.
I casi del... caso, Torino, SEI, 1930.
Sul fiume azzurro, Torino, SEI, 1934.
A. R.
BUSCAGLIONE coad. Giovanni, architetto
n. a Graglia Biellese (Vercelli-Italia) il 10 marzo 1874;
prof. a San Benigno Can. il 25 sett. 1894; f a Bogotá
(Colombia) il 29 genn. 1941.
Condotto fanciullo a Torino, frequentó POra-
torio festivo quando ancora viveva don Bosco.
Accolto poi fra gli alunni artigiani, seguí la vo-
cazione alia Societá Salesiana e, sotto la guida
delParchitetto don Ernesto Vespignani, frequen-
tando PAccademia Albertina, si abilitó all'arte
che avrebbe assorbito la sua attivitá e impegnato
il suo genio in tante belle costruzioni in Italia,
in Egitto e soprattutto in Colombia. In quest'ul-
timo Paese progettó e diresse la costruzione di
13 grandi chiese e numeróse cappelle, di otto
seminari e case religiose, lasciando tracce del

6.9 Page 59

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Buscaglione Giovanni
61
Buzzetti Giuseppe
suo valore in una trentina di cattedrali e chiese
pubbliche. II suo capolavoro é il santuario na-
zionale della Madonna del Carmine nella capi-
tale. Membro della commissione arcivescovile
di arte sacra, godeva un'autoritá indiscussa tra
ingegneri e costruttori e fama di religioso esem-
plare, pío, zelante, laborioso in quanti lo cono-
scevano. Era infatti un salesiano modello, in
tutto il senso della parola. La sua morte suscitó
largo rimpianto. Autoritá e personalitá accor-
sero a rendere omaggio alia salma, e i giornali
ne celebrarono le virtü religiose, le eminenti doti
e le qualitá artistiche.
G. F.
BUSSI sac. Luigi, ispettore
n. a Giarole (Alessandria-Italia) il 5 nov. 1848; prof.
a Trofarello il 17 sett. 1869; sac. a Torino il 21 dic.
1872; f a Sampierdarena il 31 genn. 1928.
Dopo l'ordinazione sacerdotale fu inviato pre-
fetto nella casa di Sampierdarena, che si era
aperta quelPanno 1872, attirandosi la simpatia
dei giovani tra i quali lavoró con zelo. Fu poi
direttore della casa delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice a Nizza Monferrato (1883-86), donde
passó di nuovo a Sampierdarena direttore-par-
roco negli anni 1898-1900 e 1907-09. La chiesa-
parrocchia di San Gaetano fu da lui rinnovata
completamente e in modo splendido. Fu quindi
eletto ispettore delle case salesiane liguri-toscane
negli anni 1900-06, e nel 1908 fu inviato da
don Rúa quale visitatore straordinario nel
Nord-America e America Céntrale. Una vita in-
tensa di opere e di sacrificio logoró la sua fibra,
ma nel riposo egli continuó un apostolato di
preghiera e di buon esempio.
A. R.
BUZZETTI coad. Giuseppe
n. a Caronno Ghiringhello (Milano-Italia) il 7 febbr.
1832; prof. nel 1877; f a Lanzo il 13 luglio 1892.
Giuseppe Buzzetti era uno dei tanti ragazzi che
accorrevano a Torino per fare da manovali ai
muratori in atiesa di miglior fortuna. Ebbe la
sorte di incontrare presto don Bosco dal quale
rimase talmente affascinato, che interveniva as-
siduo alie sue radunanze festive durante il pe-
riodo delPOratorio ambulante. Continuó cosí
fino al 1847, quando, invitato dal Santo, intra-
prese con tre compagni gli studi per diventare
prete; ma la Provvidenza dispose altrimenti.
Poiché, vestito chierico nel 1851, accadde che lo
scoppio di una pistola gli lacerasse a tal segno
l'indice della mano sinistra da rendersi indispen-
sabile Pamputazione. Allora suo pensiero fu di
rendersi utile comunque: perció fu il cireneo
della casa. Trovava tempo a tutto. Avendo don
Bosco fondato nel 1853 le Letture Cattoliche, gli
occorreva un enérgico e perspicace amministra-
tore: lo trovó in Buzzetti. Fino al 1860, prima
che don Cagliero prendesse la scuola dei can-
tori, lasció a lui tutta la cura del canto. Prima
che venisse all'Oratorio il cav. Oreglia, Buz-
zetti mandó avanti quasi da solo la librería. Con
tutto ció egli non avrebbe ancora potuto dirsi
coadiutore, perché a quel tempo don Bosco
aveva laici collaboratori, ma non coadiutori; di
questi andava tuttora maturando l'idea, come
in genere di tutta la Congregazione. Eppure
quest'uomo, che avrebbe dato per don Bosco la
vita e che ne amava d'intenso amore Popera,
non si stimava degno di essere salesiano. Final-
mente nel 1877 si decise a far la demanda di
venire ascritto alia Societá, a cui apparteneva
giá con lo spirito, se non di nome. Don Bosco
stesso volle proporre la sua demanda al Con-
siglio Superiore, che accolse a pieni voti il piü
antico dei frequentatori delPOratorio viventi.
Nulla veramente egli ebbe da mutare nella sua
maniera di vivere. Da quasi quarant'anni POra-
torio era tutto il suo mondo, la vita delPOra-
torio tutta la sua vita e la Congregazione Sale-
siana il suo idéale quaggiü. Dopo la morte di
don Bosco visse ancora tre anni e mezzo; ma si
sarebbe detto che la sua missione su questa térra
era finita. Aggravatisi notevolmente gli inco-
modi della salute, accettó con piacere di andaré
a Lanzo. Passava lassü i suoi giorni in preghiera.
Una tranquillitá perfetta regnava nel suo spi-
rito, una calma inalterabile lo accompagnó sul
letto del dolore fino alPultimo giorno.
Bibliografía
Coad. Giuseppe Buzzetti - « Vade mecum » di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 105, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1901. — E. PILLA, Giuseppe Buzzetti, Torino, SEI,
1960, pp. 104.
E. C.

6.10 Page 60

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7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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c
CABALLERO LÓPEZ sac. Paolo,
servo di Dio, mar tire
n. a Malaga (Spagna) il 16 febbr. 1904; prof. a San
José del Valle il 10 agosto 1921; sac. a Ronda il 24
agosto 1932; f a Ronda il 28 luglio 1936.
Dopo gli studi nel collegio salesiano di Cádiz
entró nel noviziato, ove studió puré la filosofía.
Fece il tirocinio prático a Sevilla e a Carmona.
Fu insegnante nell'istituto Santa Teresa di Ron-
da, dove, grazie al suo ottimismo ed entusiasmo*
salesiano, si cattivó la simpatía di tutti. II 24
luglio 1936 fu cacciato dalPistituto con i suoi
confratelli e cercó rifugio presso amici. In se-
guito fu preso, condotto al cimitero e fucilato
senza alcuna forma di processo. II processo dio-
cesano di beatificazione fu introdotto il 26 gen-
naio 1956.
c. A.
CACCIA coad. comm. Giuseppe,
direttore genérale della SEI
n. a Novara (Italia) il 27 luglio 1881; prof. perp.
a San Benigno Can. il 26 sett. 1900; -J- a Piossasco il
16 aprile 1963.
Fu il Direttore Genérale della SEI (Societá Edi-
trice Internazionale) di Torino per piü di 50 an-
ni. Si puó quindi giustamente affermare che
spese tutta la sua lunga vita in un lavoro edi-
toriale intelligente e geniale, che ha fatto della
SEI una delle piü grandi case editrici cattoliche
italiane. A 13 anni entró nelPOratorio di To-
rino, dove cominció súbito a lavorare presso la
Librería Salesiana. Sorta poi, nel 1910, la SAID
Buona Stampa, il coad. Giuseppe Caccia assu-
meva la direzione della nuova organizzazione,
portándola gradatamente ad affermarsi come
complesso editoriale SEI, con la sua bella sede
principale in Torino, fiancheggiata in breve
tempo dalle numeróse filiali disseminate nelle
principali cittá d'Italia. Nata sul ceppo delle an-
tiche librerie salesiane, la SEI, sotto la direzione
e l'impulso del comm. Caccia, ha camminato
lungo le tre direttrici principali della produ-
zione editoriale salesiana: la stampa religiosa, la
scolastica e l'amena. II suo direttore fu nomi-
nato « Cavaliere del Lavoro », ma il piü auto-
revole riconoscimento che sia stato decrétate
al lavoro compiuto dai Figli di don Bosco in
questo settore, é stata la designazione del loro
Padre a « Patrono degli Editori Cattolici ».
p. z.
CAGLIERO sac. Cesare, ispettore,
procuratore genérale
n. a Castelnuovo (Asti-Italia) il 9 ott. 1854; prof. a
Lanzo il 27 sett. 1872; sac. a Ventimiglia il 26 mag-
gio 1877; f a Roma il 1° nov. 1899.
Alia scuola di don Bosco il giovane Cesare Ca-
gliero — cugino del primo vescovo salesiano
si arricchi di robusto volere e di cultura e indi-
rizzó i suoi passi alia carriera ecclesiastica.
Don Bosco lo mandó a dirigere il collegio-con-
vitto di Valsalice (1884-87), dove si conquistó
ben presto la stima e Pammirazione di tutti. Poi
nel 1887 don Bosco stesso, stabilito in Valsa-
lice il seminario per le Missioni Estere Sale-
siane, inviava don Cesare Cagliero a Roma in
qualitá di Procuratore Genérale della Pía So-
cietá e insieme rettore dell'ospizio annesso alia

7.2 Page 62

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Cagliero Cesare
64
Cagliero Giovanni
parrocchia del Sacro Cuore di Gesu al Castro
Pretorio (1887-99).
In questo delicato ufficio don Cagliero ebbe
campo di esercitare i tesori del suo ingegno e
le preciare doti del suo cuore in tutte le opere
che a lui venivano añídate dal successore di
don Bosco. Di lui, Procuratore Genérale, non e
cosa facile diré degnamente, tanto fu svariata
e molteplice la sua azione. Ebbe la simpada, la
fiducia e la stima degli Em.mi cardinali e delle
piú spiccate personalitá religiose e politiche di
Roma. Lo stesso Sommo Pontefice apprezzava
le belle qualitá del Procuratore Genérale dei Sa-
lesiani e piu volte ebbe per lui parole di sommo
encomio. La prematura morte fu una grave per-
dita per la Societá Salesiana.
B. s.
CAGLIERO Em. Giovanni, cardinale
n. a Castelnuovo d'Asti (Italia) Til genn. 1838; prof.
a Torino il 14 maggio 1862; sac. a Torino il 14 giu-
gno 1862; el. il 13 nov. 1884; cons. il 7 dic. 1884;
card. il 6 dic. 1915; f a Roma il 28 febbr. 1926.
Venne accolto da don Bosco nel suo Oratorio
di Torino nel 1851. Fu tra i primi quattro che
aderirono alPidea del santo suo conterráneo di
formare la Societá Sa-
lesiana per Peducazione
della gioventú (1854).
Ricevuta la veste chieri-
cale da don Bosco e fre-
quentati i corsi filosófica
e teologici nel seminario
di Torino come esterno,
nel 1862, dopo aver
emesso i voti religiosi
triennali, fu ordinato sacerdote ed eletto Diret-
tore Spirituale dell'Oratorio di Valdocco. Per la
sua spiccata propensione alia música frequentó
la scuola di armonia del prof. Cerutti. Poté cosí
assai presto comporre música sacra e ricreativa,
che don Bosco considerava valido strumento di
educazione nei suoi istituti. Sonó celebri le sue
romanze: Lo spazzacamino, U figlio dell'esule,
L'orfanello, U marinaro, ecc. La sua prima com-
posizione sacra fu una Messa fúnebre a tre voci
virili, che volle dirigere il suo stesso professore;
seguí Pantifona Sancta María, succurre miseris,
eseguita da tre distinti cori per la consacrazione
della basilica di Maria Ausliatrice (1868); tra
i cantori v'era puré Pesordiente tenore Fran-
cesco Tamagno, che don Cagliero aveva scovato
in un quartiere popolare della cittá. Compose
altre tre Messe, un Te Deum, due raccolte di
Tantum ergo, una raccolta di mottetti (tra cui
celebre il Quasi arcus a 4 voci) e Nove Pastorali
per órgano. Giuseppe Verdi riconobbe nel gio-
vane compositore grande fantasia e potenza
creativa, Perosi lo ammirava per Pispirazione re-
ligiosa della sua música. Uscito il Motu Pro-
prio di san Pió X sulla música sacra, anche il
Cagliero cercó di adeguarsi alie nuove disposi-
zioni eliminando Peccessiva fastositá e Puso di
strumenti a fiato. Nel 1873 conseguí la laurea
in teologia alPUniversitá di Torino. Nel 1874
don Bosco lo eleggeva puré Direttore Spiri-
tuale delPIstituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice, sorto a Mornese due anni prima.
Ma ormai nuovi orizzonti si aprivano davanti a
lui nel campo delle Missioni cattoliche, a cui la
Provvidenza lo destinava. Fin dal 1854, essen-
dosi egli ammalato per gli strapazzi sopportati
nell'assistere i colerosi, mentre si temeva per
la sua vita, don Bosco, illuminato supernamente
da due visioni, preconizzó che il giovinetto sa-
rebbe diventato vescovo missionario. Difatti,
alia fine del 1875, lo inviava in Argentina a
capo della prima spedizione di missionari sa-
lesiani. Lo scopo immediato era di prendersi
cura degli emigrati italiani, ma il pensiero re-
condito del Santo si volgeva alie regioni deser-
tiche della Pampa, Patagonia e Terra del Fuoco,
abitate da tribu selvagge. Nel 1876, giunto un
secondo rinforzo di salesiani, don Cagliero diede
inizio alia scuola di arti e mestieri di Almagro
(Buenos Aires) e al collegio di Villa Colón nel-
PUruguay. Ma Panno seguente don Bosco, che
Paveva qualificato « uomo provvidenziale », lo
richiamó presso di sé, quale Direttore Spirituale
della Congregazione: in tale carica rimase fino
al novembre 1884, allorché Leone XIII lo no-
minó vescovo titolare di Magida e gli affidó il
Vicariato Apostólico della Patagonia settentrio-
nale e céntrale, eretto canónicamente un anno
prima.
Dopo la sua consacrazione episcopale nella basi-
lica di Maria Ausiliatrice, egli riparti per PAme-
rica, dove la sua presenza era tanto sospirata,
poiché — come disse mons. Vera, vicario apo-
stólico di Montevideo — « aveva saputo con-
quistare le volontá degli americani ». Supérate
le prime difficoltá opposte dal Governo argen-
tino, allora in rotta con la Santa Sede, poté sta-

7.3 Page 63

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G agüero Giovanni
65
Cagliero Giovanni
bilirsi a Patagones e continuare Popera intra-
presa da don Costamagna, don Fagnano e
don Milanesio, che giá avevano accostato le
prime tribu di indio¿. Con grande abnegazione
ando con don Fagnano a esplorare la Terra del
Fuoco, accostando per la prima volta le tribu
degli Onas, Yagan, Alacalufes; indi intraprese la
difficile traversata delle Cordigliere, per inaugu-
rare la nuova casa salesiana di Concepción nel
Cile, durante la quale, per una caduta dal ca-
vallo infuriato, ebbe rotte due costóle (1887).
Nel dicembre tornava a Torino per assistere al
trapasso di don Bosco.
Ripartito per PArgentina, fonda a Viedma il
primo ospedale della Patagonia, affidandolo alie
Figlie di María Ausiliatrice. Nel luglio 1890 vi-
sita i collegi salesiani di Niteroi e San Paulo nel
Brasile; nel 1894 apre la missione della Cande-
lara a Ushuaia, alPestremo sud del continente
americano, e vari centri di missione nel Chubut
tra i Tehuelces; nel 1898 evangelizza la Pampa.
Al suo cammino trionfale pero non mancano gli
ostacoli: nel 1899 una straordinaria inondazione
del Rio Negro distrugge Viedma, Roca, Caimán,
Rawson e danneggia gravemente altri centri di
missione, che devono essere faticosamente rico-
struiti. Nel 1902, con don Milanesio, visita il
Neuquén, addossato alie Ande. Nel 1904 la Pa-
tagonia, ormai in gran parte civilizzata, viene di-
visa in 7 Vicarie foranee aggregate alie diócesi
di Buenos Aires, La Plata, San Juan de Cuyo;
e il Papa Pió X, nominándolo arcivescovo tito-
lare di Sebaste, lo incaricava dapprima di una
visita apostólica alie diócesi di Piacenza, Tor-
tona, Albenga e Savona, indi lo inviava come
Ministro plenipotenziario presso il Governo di
Costarica, nonché Delegato apostólico per le
altre quattro nazioni del Centro America (1908).
Accolto trionfalmente a Costarica, nel 1909 fa
la prima visita al Nicaragua: scoppiata poi ivi
la rivoluzione che porta al governo il partito
conservatore del gen. Estrada, viene emanata
una nuova Costituzione concordata col Delegato
apostólico e la repubblica viene ufficialmente
consacrata al Sacro Cuore: viene permessa Pen-
trata ai Salesiani, alie Figlie di Maria Ausilia-
trice, ai Fratelli delle Scuole Cristiane e alie
Suore del Buon Pastore (1912). Nello stesso
anno visita puré PHonduras: vi tornera nel
1912, ottenendo Pentrata ai Lazzaristi tedeschi
e costituendo la missione della Costa Atlántica
hondurese. In queste visite piü che diploma-
tico fa il missionario, predicando e confessando
ovunque. Nel 1910 visita El Salvador e poi
passa nel Guatemala, dove puó organizzare le
diócesi: di qui inizia puré PAzione Cattolica
con la fondazione del Circolo Giovanile Pió X
nella cittá di Guatemala. Nel 1912 celebra la
sua Messa d'oro in El Salvador e vi fonda due
nuove diócesi.
Nel 1915 Benedetto XV lo richiama per ele-
varlo alia dignitá cardinalizia e lo assegna alia
Sacra Congregazione dei Religiosi, di Propa-
ganda Fide e dei Riti. Nel dicembre 1920 é no-
minato vescovo della diócesi suburbicaria di
Frascati: nel gennaio seguente vi fa il solenne
ingresso e súbito si dedica a risanare il depresso
stato finanziario affrontando ostacoli e incom-
prensioni, e nel 1923 vi celebra solennemente
un Congresso eucaristico interdiocesano. L'anno
prima a Torino aveva celébrate le nozze sacer-
dotali di diamante col suo antico compagno
don Francesia: PAmerica in tale occasione gli
aveva intitolato una borgata con stazione ferro-
viaria in Patagonia, Castelnuovo una piazza, e la
Congregazione Salesiana il nuovo istituto mis-
sionario di Ivrea. Tra le sue molteplici mansioni
trovó modo e tempo per zelare e promuovere
fin dal 1915 PAlleanza sacerdotale iniziatasi a
Vische Canavese presso POpera di Betania del
Sacro Cuore, che ebbe puré da parte sua pro-
tezione e paterne attenzioni.
Morí a Roma e fu seppellito al Campo Verano.
Di qui la sua salma gloriosa, reclamata dalPAr-
gentina, nel giugno 1964 venne trasferita con
grande solennitá nella cattedrale di Viedma, sua
prima residenza. In 30 anni mons. Cagliero
aveva fondato 14 parrocchie e 15 chiese nel suo
Vicariato Apostólico della Patagonia, senza con-
tare le minori cappelle; 8 collegi e 6 esternati,
una scuola di arti e mestieri e 3 colonie agricole,
8 asili infantili, 2 ospedali, 5 osservatori meteo-
rologici. La sua opera missionaria fu autore-
volmente riconosciuta dalla Santa Sede col con-
ferimento della dignitá episcopale, e la sua pru-
dente opera diplomática col cappello cardina-
lizio. Anche le autoritá civili ne riconobbero
pubblicamente la duplice benemerenza: il Pre-
sidente argentino gen. Roca lo chiamó il civiliz-
zatore della Patagonia e disse che il Cagliero era
« il piü abile dei diplomatici perché non usava
alcuna diplomazia ». Fu per sua iniziativa che

7.4 Page 64

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Cagliero Giovanni
66
Calasanz Giuseppe
nel 1898 vennero riannodate le relazioni diplo-
matiche dell'Argentina con la Santa Sede, inter-
rotte nel 1884. Quistamente Pió XI, nel Breve
inviatogli per la Messa di diamante, lo accostó
al card. Massaia, altro grande pioniere delle Mis-
sioni che i colli monferrini diedero alia Chiesa.
Opere
'Corso pratico di música vocale, Torino, Tip. Sale-
siana, 1875.
Método teorico-pratico del canto fermo, Torino, Tip.
Salesiana, 1875, pp. 40.
// confessore salesiano (in appendice a: FRAMBESIA,
El ven. Juan Bosco amigo de las almas, Buenos
Aires, Tip. Salesiana, 1922).
Bibliografía
Homenaje de amor y gratitud a Mons. Juan 'Cagliero,
Buenos Aires, Pió IX, 1905, pp. 143. — Bodas de Plata
episcopales del Rev.mo Juan Cagliero, S. José de Costa
Rica, 1910, pp. 100. — F. BERRA, U card. G. Cagliero,
Milano, Pro Familia, 1920, pp. 64. — G. CASSANO,
U Card. G. Cagliero, Torino, SEI, 1935, 2 voll.,
pp. 856. — U. IMPERATORI, Giovanni Cagliero, Bolo-
gna, Cappelli, 1937, pp. 127. — R. ENTRAIGAS, El
Apóstol de la Patagonia, Rosario (Argentina), Apis,
1955, pp. 706. — C. DE AMBROGIO, La porpora splen-
dente, Torino, LDC, 1958, pp. 110.
T. L.
CAGLIERO sac. Giuseppe
n. a Castelnuovo dAsti (Italia) il 30 marzo 1847;
sac. (non esistono documenti); f a Mornese il 4 sett.
1874.
Nell'ottobre 1859 fu accolto giovanetto nel-
l'Oratorio di Valdocco. Fatto il ginnasio, vestí
l'abito chiericale, e continuó gli studi di filosofía
e teologia, riportando agli esami pubblici ottimi
risultati. Resistette alie lusinghe che gli veni-
vano dal mondo e con don Bosco fu sacerdote
salesiano. Fu súbito nominato direttore spiri-
tuale nel collegio di Cherasco, e poi a Varazze.
Si mostró fecondo ed efficace predicatore. Es-
sendo morto don Pestarino, nel 1874, benché
ancor giovane, per la sua pietá e zelo per le
anime, fu nominato Direttore Spirituale delle
Figlie di Maria Ausiliatrice a Mornese. Nella ri-
tiratezza di quella casa diceva di avef trovato il
cielo in térra. Ma la sua nuova obbedienza duró
appena due mesi. Coito da grave malattia, a
27 anni passó al premio eterno.
B. s.
CAICEDO mons. Giulio, ves'covo
n. a Bogotá (Colombia) il 16 aprile 1884; prof. perp.
a Bogotá il 19 genn. 1901; sac. a Roma (Italia) il 30
marzo 1907; el. vescovo di Barranquilla il 23 giugno
1942; cons. il 26 luglio 1942; f a Cali il 24 ott. 1958.
Fece i primi studi nel collegio salesiano di Bo-
gotá. Frequentó le Universitá Ecclesiastiche di
Roma e si laureó in filosofía e teologia. Fu di-
rettore a Mosquera (1928-35), a Bogotá (1935-
1941) e nuevamente a
Mosquera (1941-42).
Eletto vescovo di Bar-
ranquilla, trovó la dió-
cesi, costituita da poco,
mancante di tutto. Co-
strui il seminario (1945)
che aífidó ai Salesiani e
riorganizzó le diócesi, cu-
rando soprattutto la for-
mazione del clero. Dopo sei anni, nel 1948, fu
trasferito a Cali. Dovette súbito preparare per il
1949 il grande Congresso Eucaristico nazionale.
Poi si accinse a fare per la nuova diócesi quello
che aveva fatto a Barranquilla, compresa la co-
struzione del seminario, uno dei piü moderni
dell'America del Sud. In varié circostanze tra-
giche rifulse la sua carita di vero buon pastore.
Soleva diré: « Anche da vescovo, mi sentó figlio
di don Bosco in tutte le fibre del mió es seré ».
Bibliografía
E. Rico, Monseñor Julio Caicedo Tellez, Medellin, Tip.
Salesiana, 1961, pp. 490.
P. Z.
CALASANZ sac. Giuseppe, ispettore,
servo di Dio, martire
n. ad Azanuy (Lérida-Spagna) il 23 nov. 1872; prof.
perp. a Sarria il 1° agosto 1890; sac. a Barcelona il 21
dic. 1895; f a Valencia il 29 luglio 1936.
La guerra civile spagnola degli anni 1936-39
ebbe carattere di una vera persecuzione anti-
cristiana, anche se palliata sotto i soliti pretesti
politici, economici e sociali. In quei tre anni fu-
rono sistemáticamente profánate e distrutte cen-
tinaia di chiese, innumerevoli vasi e immagini
sacre, furono bárbaramente trucidati 11 ve-
scovi, 4200 sacerdoti secolari, 2500 religiosi
e gran numero di laici, solo perché apparteñenti
a organizzazioni cattoliche, e fu completamente
abolita ogni manifestazione di culto pubblico.

7.5 Page 65

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Calasanz Giuseppe
67
Calcagno Luigi
Anche i Salesiani di don Bosco pagarono il loro
tributo di sangue, únicamente perché dedicati
all'educazione cristiana della gioventü. Ben 111
furono i salesiani uccisi,
per 94 dei quali si po-
terono constatare i ca-
ratteri di vero martirio,
sofferto per la confessio-
ne della fede cristiana;
di loro é stato giá ulti-
mato il processo dioce-
sano per la causa di bea-
tificazione e canonizza-
zione nelle curie arcivescovili di Madrid, Bar-
celona e Sevilla.
Tra questi martiri salesiani primeggia Pispettore
o provinciale di Barcelona don Giuseppe Cala-
sanz Marqués, compaesano e probabilmente lon-
tano párente di san Giuseppe Calasanzio. Entró
dodicenne nella casa salesiana di Sarria (Barce-
lona) proprio agli inizi delPopera salesiana nella
Spagna (1881) ed ebbe la fortuna di assistere,
giá quattordicenne, alia visita trionfale di
don Bosco a Barcelona durante i mesi di aprile
e maggio del 1886, e poté anche serviré piü
volte la Messa al Santo. Crebbe poi con quelPat-
taccamento a don Bosco, che fu distintivo di
quanti lo conobbero e praticarono, ed ebbe la
fortuna di incontrarsi poco dopo (1889) con
Panima grande del servo di Dio don Filippo Ri-
naldi, primo direttore di Sarria e primo ispet-
tore della Spagna salesiana. Don Rinaldi, sco-
prendo nel Calasanz le piü belle doti di mente
e di cuore, ne coltivó la chiara vocazione re-
ligiosa, lo fece suo segretario e discepolo pre-
diletto ed ebbe la consolazione di assisterlo nella
celebrazione della sua prima Messa, offrendo
cosí alia Congregazione il primo sacerdote sale-
siano della Spagna. Don Calasanz ebbe presto
incarichi di fiducia: fu direttore del primo col-
legio salesiano di « Bachillerato » dell'ispettoria
salesiana Tarragonese (Catalogna), che innalzó
a grande prestigio; fu fondatore delPopera sale-
siana nelle Antille (1916) e poi ispettore nel
Perú-Bolivia (1922) e finalmente diresse la fio-
rente ispettoria di Barcelona dal 1925 al 1936
Oltre che per il suo zelo ardente e instancabile,
si distinse per una grande bontá di cuore, con la
quale attiró anche tanti insigni benefattori al-
Popera salesiana.
Nel luglio 1936, mentre presiedeva una muta di
esercizi spirituali nella casa salesiana di Va-
lencia, fu arréstate e tradotto in prigione con
tanti altri salesiani che dovettero subiré ogni
sorta di maltrattamenti e servizie. II 29 luglio,
fingendo di liberarlo, lo carlearono su di un au-
tocarro; schiantato da una fucilata sparatagli a
bruciapelo da un miliziano, cadde tra i suoi con-
fratelli, intriso del proprio sangue. Di lui, come
degli altri salesiani caduti insieme a lui, il pro-
cesso di beatificazione fu iniziato il 15 dicem-
bre 1953.
Bibliografía
A. BURDEUS, Lauros y palmas, Barcelona, Libr. Sale-
siana, 1958, pp. 443. — L. CASTAÑO, Santita salesiana,
Torinó, SEI, 1966, pp. 464.
T. B.
CALCAGNO sac. Luigi, ispettore
n. a Voltri (Genova-Italia) il 21 luglio 1857; prof. a
Torinó il 2 dic. 1878; sac. a Buenos Aires (Argentina)
1'8 agosto 1880; f a Santa Tecla (El Salvador) il 13
aprile 1899.
Fu uno dei piú zelanti missionari, un religioso
santamente legato a don Bosco, e scrupolosa-
mente accurato per consérvame lo spirito. Sei
giorni dopo la professione, nel dicembre 1878,
ancora chierico partí per 1'America con la quarta
spedizione di missionari. Fece le sue prime espe-
rienze di salesiano sotto l'abile direzione di
don Lasagna a Villa Colón, in Uruguay. Nel
1887, giá sacerdote, ando a fondare e a diri-
gere la prima casa salesiana nell'Ecuador, a
Quito. E un anno dopo, da Torinó, condusse
con sé una spedizione di missionari per quella
Nazione. Nel 1891 fu incaricato di accompa-
gnare i primi salesiani nel Perú. Intanto nel-
l'Ecuador, col suo vigoroso impulso, sviluppó
e organizzó cosí bene Topera salesiana che
don Rúa, nel 1894, decise di farne un'ispettoria
a sé stante, e vi prepose don Calcagno. Ma solo
un anno dopo, 1895, scoppió una persecuzione
religiosa e i Salesiani furono costretti alPesilio:
ripararono a Lima (Perú). Chi ne risentl piü di
tutti, nelPanimo e nel físico, fu don Calcagno
che ne ebbe accorciata la vita. Nel 1897, dopo
aver assistito al Capitolo Genérale tenutosi a
Valsalice, il glorioso veterano ebbe ancora il
compito e la gioia di accompagnare i salesiani ri-
chiesti in El Salvador, dove trattó le pratiche
con le autoritá governative. Ma la sua salute,
tremendamente scossa dalle tristi vicende nel-
l'Ecuador, cedette all'improvviso. Alta statura,

7.6 Page 66

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Calcagno Luigi
68
Camacho Fernández Antonio
volto aperto, parola franca, tratto dignitoso, abi-
litá negli affari, don Calcagno portó nel suo
lavoro apostólico una grande fede e un vivo
ardore.
A. R.
anno anche nel Liceo di Valsalice, nel R. Liceo
D'Azeglio e in altre scuole di Torino, mentre
si prodigava nel sacro ministero pastorale. Pre-
ziosa collaborazione diede puré alPapostolato
della buona stampa, con pregiate pubblicazioni
ascetiche e agiografiche.
CALVI sac. Eusebio, scrittore
n. a Palestro (Pavia-Italia) il 10 sett. 1858; prof. a
Lanzo il 17 sett. 1876; sac. a Torino il 19 sett. 1885;
f a Torino il 4 genn. 1923.
Caro a don Bosco, che lo accolse salesiano, ne
imitó le maniere affabili, che unite a soda cul-
tura, ne fecero un educatore amato e stimato.
Per piü di 40 anni svolse il suo apostolato sa-
lesiano in mezzo a schiere di alunni in Pie-
monte, nella Liguria, a Smirne, in Calabria, ove
fu direttore della casa di Bova Marina (1905-11),
e in Sicilia, a Messina-San Luigi (1911-14).
Fu suscitatore di vocazioni, lieto di trasfondere
in altri la gioia di quella vita che gli era tanto
cara.
Opere
Enñco, dramma, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1892, pp. 137.
Virgilio, L'Eneide, Traduzione di A. Caro, note di
Eusebio Calvi, Torino, Tip. Salesiana, 1892-1900.
Teodoro, dramma, Torino, Tip. Salesiana, 1894,
pp. 121.
L'oggettivismo e il soggettivismo di Dante, studiato
negli Svevi e Angioini che hanno figura nella Di-
vina Commedia, Torino, Perrero e Beccaria, 1897,
pp. 70.
N átale Bonino, Cenni biografici, Torino, SEI, 1921,
pp. 135.
B. S.
CALVI sac. Giovanni Battista, scrittore
n. a Palestro (Pavia-Italia) il 29 giugno 1884; prof.
a Valsalice il 7 marzo 1903; sac. a Chieri il 30 luglio
1911; f a Torino il 6 marzo 1942.
All'Oratorio crebbe, giovanetto, in un fervore
di pietá che maturo la sua vocazione alia Societá
Salesiana. Ricevette l'abito dalle mani del ven.
don Rúa e, terminati gli studi liceali a Valsa-
lice, si laureó in lettere e filosofía presso la
R. Universitá di Torino: poi raggiunse il sacer-
dozio. La fiducia dei superiori maggiori lo
chiamó alPufficio di segretario particolare, suc-
cessivamente, di don Cerruti, don Conelli e
don Piscetta. Contemporáneamente, egli atten-
deva alia missione dell'insegnamento per qualche
Opere
I privatisti agli esami pubblici: note di legislazione
scolastica, Torino, SEI, 1916, pp. 73.
II libro della grande promessa, Riflessioni, messa e
preghiere in onore del S. Cuore, Torino, SEI, 1919,
pp. 248.
La mía novena a Maria Immacolata, Torino, SEI,
1919, pp. 34.
La vita di Don Bosco nárrala alia gioventu, Torino,
SEI, 1920, pp. 262.
Le suore di Don Bosco. La seconda famiglia\\ sale-
siana, Torino, SEI, 1928, pp. 40.
Vita pittorica di San Giovanni Bosco illustrata dal
Mezzana (traduzione in f ranéese), Torino, SEI,
1929, pp. 70.
Fiori d'ogni mese, Torino, SEI, 1932, pp. 71.
Vangelo e scuola, Torino, SEI, 1932, pp. 254.
Nella samtita di Don Bosco, Torino, SEI, 1934,
pp. 210.
// Santo D. Giovanni Bosco (fascículo di propagan-
da), Torino, SEI, 1938.
Tra il Nilo e il Giordano. Appunti di viaggio, To-
rino, SEI, 1941, pp. 184.
—— La beata Mazzarello, Torino, SEI, pp. 71 (tradu-
zione in varié lingue).
Vir justus, Meditazioni in onore di S. Giuseppe,
Torino, SEL
La vita interiore e le sue sorgenti, Torino, SEI,
pp. 410.
Traduzioni
Margherita M. Alacoque, massime ricavate dagli
scritti, Torino, SEI, 1930, pp. 132.
— P. MARCHAL, La giovane quale dev'essere, Torino,
SEI, 1936, pp. 272.
— A. BEAUDEMON, Le sorgenti della pieta, Torino, SEI,
1938, pp. 319.
G. F.
CAMACHO FERNÁNDEZ sac. Antonio,
servo di Dio, mar tire
n. a Lucena (Córdoba-Spagna) il 22 ott. 1892; prof.
a Sevilla il 15 sett. 1909; sac. a Sevilla il 22 sett. 1917;
f a Sevilla il 20 luglio 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Sevilla
ed entró nel noviziato nella stessa casa. Fece il
tirocinio nelle case di Ecija e di Sevilla, dove
compi puré i corsi di teologia. Figlio único, sua
madre vedova l'aveva consigliato di entrare in
seminario. Seppe difendere cosí bene la sua vo-

7.7 Page 67

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Camacho Fernández Antonio
69
Candela Antonio
cazione religiosa che la madre puré entró nel
convento delle Domenicane. Come professore a
Sevilla si distinse per il suo zelo sacerdotale,
la sua devozione a Gesü Sacraméntate e alia
Madonna. Dopo una visita alia sua vecchia
madre, aH'inizio della guerra civile in Spagna
(1936), fu riconosciuto per via e arréstate dai
miliziani rossi. I soldati gli trovarono addosso
un crocifisso e alia demanda se credeva in Lui,
rispóse di si. Allora un soldato gli sparó brutal-
mente: spirava dopo qualche minuto perdo-
nando ai suoi uccisori. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
GÁNALE sac. Giovanni Battista, ispettore
n. a Cenóla (Cuneoltalia) il 12 luglio 1882; prof.
perp. a Foglizzo il 5 ott. 1899; sac. a Foglizzo il 21
agosto 1910; f a Biella il 22 maggio 1962.
Temperamento riflessivo, prudente e intrapren-
dente insieme, nei 24 anni di direzione di grandi
collegi, a Novara (1922-28), a Lugano in Sviz-
zera (1928-34), a Firenze (1946-49), a Borgo
San Martino (1949-55), a Biella (1956-59),
come nei 12 che fu ispettore del Medio Oriente
(1934-46), diede vigoroso impulso alie opere
giá esistenti e ne promosse delle nuove. A No-
vara diede sviluppo edilizio al primo núcleo di
fabbricati e introdusse l'istituto professionale.
Nel collegio San Cario di Borgo San Martino,
sostitui al ginnasio superiore l'istituto commer-
ciale per ragionieri, che ebbe uno sviluppo
molto fiorente. Nel Medio Oriente guidó l'ispet-
toria negli anni cruciali della seconda guerra
mondiale, estendendola anche nella Persia con
la fondazione della parrocchia della Consolata
a Teherán e consolidándola nei settori scolastico
ed económico.
G. BON.
CANAZEI mons. Ignazio, vescovo
n. a Bressanone (Italia) 1*8 giugno 1883; prof. a Ivrea
il 5 ott. 1901; sac. a Foglizzo il 18 sett. 1909; el. ve-
scovo tit. di Caristo il 9 nov. 1930; f a Shiu Chow
(Ciña) il 9 ott. 1946.
Ordinato sacerdote, fu per due anni direttore
del collegio di Penango Monferrato; poi, conse-
guita la laurea in teologia, partí nel 1912 per
Macau dove ricevette (1924) la nomina a ispet-
tore delle case in Ciña. Nel 1930 la Santa Sede
10 chiamó a succedere a mons. L. Versiglia, Vi-
cario Apostólico di Shiu Chow, trucidato dai
pirati. Nel suo motto episcopale segnó il pro-
gramma del suo zelo:
i Sinae Deo - Ego Sinis:
La Ciña a Dio - lo ai Ci-
I nesi. Fu tutto, fino* al-
1'ultimo, per i suoi cari
I cinesi. Portó a termine
1 il piccolo seminario, cu-
jí ró la fondazione dei ca-
li techisti, delle catechi-
stesse e delle sucre indi-
gene iniziata dai suo eroico predecessore, re-
stauró e apri nuove scuole per l'istruzione dei
pagani e il perfezionamento dei convertiti. Co-
noscendo profundamente la lingua, tradusse in
ciñese il Vangelo di san Lúea e il Giovane prov-
veduto; compiló un testo di Storia Sacra e un
dizionarietto dei vocaboli piü in uso per Papo
stolato. Predicava con molta facilita in latino,
ciñese, portoghese, francese, inglese e tedesco.
L'll aprile 1946, quando il Santo Padre Pió XII
onoró la Ciña della sacra porpora e vi costitui
la gerarchia ecclesiastica, il Vicariato venne ele-
vato a Diócesi e mons. Canazei ne fu il primo
Ordinario.
Opere
Storia Sacra (in lingua ciñese).
Testo di cate chismo (in lingua ciñese).
G. F.
CANDELA sac. Antonio,
consigliere professionale genérale
n. a Orano (Algeria) il 20 dic. 1878; prof. a Orano
11 29 sett. 1895; sac. a Sevilla (Spagna) il 28 maggio
1904; f a Tormo (Italia) il 12 agosto 1961.
Dopo Pordinazione sacerdotale, salí rápidamente
i gradi della gerarchia salesiana. Fu direttore a
Sevilla SS. Trinidad (1906-09), a Utrera (1909-
1911). Poi fu nomínate ispettore dell'ispettoria
Be tica (1911-17) con sede a Sevilla. Poi ancora
direttore a Marseille (Francia) (1919-25). Nel
1925 il servo di Dio don Rinaldi lo chiamó al
Consiglio Superiore e il Capitolo Genérale
del 1932 lo confermó Consigliere Genérale delle
Scuole professionali e agricole, carica che tenne
fino al 1958.
Nota caratteristica della sua vita di superiore fu-
rono i viaggi alPestero per visitare le ispettorie

7.8 Page 68

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Candela Antonio
70
Caprioglio Felice
salesiane di tutti i continenti. Nel periodo bel-
lico (1939-45), approfittando della sua naziona-
litá francese, il Rettor Maggiore lo mandó in
patria nominándolo suo delegato per tutte le
case d'Europa, America, Asia, África e Au-
stralia, con le quali non
si poteva comunicare
direttamente da Tori-
no. Ma il campo do-
ve esplicó la sua opera
piú preziosa fu quello
delle scuole professiona-
li. Durante la sua carica
l'organismo professiona-
le della Congregazione si
irrobusti e si completó dalla base al vértice. Gli
« aspirantati per coadiutori » si moltiplicarono
ovunque, i «magisteri» diedero al futuro
maestro d'arte la cultura e la formazione ri-
chiesta, i convegni e le mostré concretizzarono
i prindpi fondamentali del sistema educativo
professionale, la revisione dei programmi diede
l'indirizzo aggiornato a tutta Topera. Don Can-
dela esercitava un fascino eccezionale: dotato
di belle doti intellettuali, arricchite per nascita
da una squisita signorilitá nel tratto, completó
il suo carattere con una schietta e contenuta fe-
stositá e con 1'equilibrio bonario e acuto, matu-
rato nella lunga e varia esperienza di vita.
p. z.
L'opera di Don Bosco in Parma, Parma, Tip. Sale-
siana, 1897, pp. 63.
Atti del III Congresso nazionale dei Cooperatori
salesiani, Torino, Tip. Salesiana, 1903, pp. 292.
B. S.
CANUT ISÜS sac. Enrico,
servo di Dio, mar tire
n. a Llesny (Lérida-Spagna) il 17 febbr. 1874; prof.
perp. a Barcelona-Sarriá il 23 maggio 1894; sac. a
Béjar il 21 agosto 1901; f a Ronda il 24 luglio 1936.
Fatti gli studi in seminario e poi nel collegio sa-
lesiano di Sarria, entró nel noviziato e ricevette
la veste per mano di mons. Cagliero. Come sa-
cerdote copri varié cariche in diverse case.
Dal 1928 risiedeva nel collegio di Ronda in
qualitá di confessore, esempio vivente di vita
interiore e di vero apostólo del confessionale.
Qui fu imprigionato nella rivoluzione marxista
(1936). Subí il martirio insieme col suo diret-
tore don Antonio Torrero. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
CAPRIOGLIO sac. Felice, missionario
n. a Rosignano (Alessandria-Italia) il 25 sett. 1851;
prof. a Lanzo il 16 sett. 1870; sac. a Buenos Aires
(Argentina) il 25 marzo 1886; f a Córdoba il 19 mag-
gio 1940.
CAÑE sac. Felice Giulio
n. a Chesio di Valstrona (Novara-Italia) il 30 genn.
1869; prof. perp. a Torino il 2 ott. 1888; sac. a Borgo
San Donnino il 10 marzo 1894; f a Torino il 9 ago-
sto 1951.
Condiscepolo e amico del ven. don Andrea Bel-
trami, era stato accolto personalmente da
don Bosco nel suo Oratorio. A Parma fu se-
gretario del ben noto « Circolo Solariano ». Col-
laboró con il ven. don Rúa e il servo di Dio
don Rinaldi nelPorganizzazione della Federa-
zione degli Ex-allievi e della Pia Unione dei
Cooperatori salesiani. Passó gli ultimi 40 anni
della sua vita quale apprezzato direttore di
anime nella chiesa di San Giovanni Evangelista
in Torino.
Opere
Cenni biografía di Mons. Fr. Pagani, vescovo di
Parma, Parma, Tip. Salesiana, pp. 16.
Accolto, giovanetto, da don Rúa nell'incipiente
collegio di Mirabello Monferrato, passó in se-
guito alPOratorio di Torino, ove il santo fonda-
tore don Bosco lo accolse nella Societá Sale-
siana e lo assegnó alia libreria. Nel 1876 partí
per 1'Argéntina con la seconda spedizione mis-
sionaria e dieci anni dopo ricevette l'ordinazione
sacerdotale da mons. Cagliero. Diresse quindi
successivamente per 34 anni i collegi di La
Plata (1887-98), Buenos Aires (1898-1903), Vi-
gnaud (1906-10), Victoria (1919-21) e di Gené-
rale Costex (1921-22), e chiuse la sua lunga pre-
ziosa esistenza come confessore nel collegio di
Córdoba. Salesiano modello, aggiunse alPingente
lavoro della direzione di opere tanto importanti
la cura della buona stampa con pregiate pubbli-
cazioni di apologética, ascética, storia, agiografia,
letture amene. Fece molte traduzioni dalPita-
liano in lingua spagnola, e il suo nome compare
nell'elenco delle opere legalmente regístrate in
Argentina, come traduttore. É il primo sale-

7.9 Page 69

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Caprioglio Felice
71
Carletti Ernesto
siano, il cui nome compare in questo elenco.
Negli anni che lavoró nella Pampa, combatté
con fine arguzia e vivacitá polémica gli anticle-
ricali che allora governavano, minacciando la
vita delle opere missionarie.
A. s.
CARA VARIO sac. Callisto,
servo di Dio, martire
n. a Cuorgné (Torino-Italia) 1'8 giugno 1903; prof. a
Foglizzo il 19 sett. 1919; sac. a Shiu Chow (Ciña) il
19 maggio 1929; f a Li Thau Tseni il 25 febbr. 1930.
Accolto nell'Oratorio salesiano di Torino (1914),
vi fece i primi studi e li continuó poi come chie-
rico salesiano. Ancora chierico, fece parte di
una spedizione missio-
naria, che partí per la
Ciña nelPottobre 1924.
Inizió il suo apostolato a
Shanghai, fu poi trasfe-
rito nelPisola di Timor
e infine destinato alia
Missione di Shiu Chow.
Qui, ordinato sacerdote
da mons. Versiglia, fu
destinato alia Missione di Lin Chow. Innocenza
di vita, incessante aspirazione alia santitá sacer-
dotale e vivissimo zelo missionario caratterizza-
rono questo giovane sacerdote, che colse la
palma alPalba della sua giornata apostólica.
Dopo soli sei mesi di lavoró missionario a Lin
Chow, venne a Shiu Chow per prelevare e ac-
compagnare il suo vescovo, che veniva a Lin
Chow in visita pastorale. Sul fiume di Lin Chow
i due missionari furono assaliti da pirati bolsce-
vichi e fucilati in odio alia fede, il 25 feb-
braio 1930. II processo apostólico di canoniz-
zazione fu iniziato il 21 setiembre 19.53.
G. BO.
CARDANO sac. Pietro, ispettore
n. a Palestro (Pavia-Italia) il 30 giugno 1866; prof.
a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Ivrea il 30 maggio 1896;
f a Torino il 5 marzo 1911.
Nel 1898 fu mandato in Egitto per fondare
un'opera salesiana. Divenutone superiore nel
1899, ben presto organizzó i laboratori e le
prime classi nella vecchia prigione di Bab Sidra.
L'istituto ebbe un programma ben definito, e,
piü tardi, sull'area del terreno giá ingombro dei
terrapieni e fossati delle antiche mura, sorse la
prima meta del nuovo fabbricato. Don Cardano
diede all'opera un considerevolé sviluppo e si
stimó lieto di aver giovato alia causa delPitalia-
nitá con una scuola destinata principalmente a
giovanetti italiani: la prima fra le scuole reli-
giose sotto il protettorato italiano.
Tornato in Italia fu direttore ad Alassio (1900-
1906). NelP agosto 1906 fu nominato ispettore
delle case d'Oriente (6 in Palestina, 2 a Smirne,
1 a Costantinopoli e 1 ad Alessandria). In tutte
quelle case egli portó Pimpulso della sua atti-
vitá e del suo senso pratico: a qualcuna diede
vita, e tutte avvió per un'erta ascendente di si-
curo progresso. Coito da una grave malattia,
ritornó in Italia ove morí poco dopo nella Casa
Madre.
B. s.
CARLETTI sac. Ernesto, ispettore
n. a Zola Pedresa (Bologna-Italia) il 6 febbr. 1888;
prof. a Genzano di Roma il 14 sett. 1907; sac. a Bo-
logna il 16 febbr. 1916; \\ a Castellammare di Stabia
il 6 febbr. 1949.
Fece gli studi all'istituto salesiano di Bologna.
Qui un giorno don Rúa gli disse che « sarebbe
andato lontano, molto lontano ». Dopo i corsi
di filosofía a Torino-Valsalice (1910) conseguí
una brillante licenza nórmale diventando ben
presto scrittore e collaboratore de L'Amico della
Gioventü. Ordinato sacerdote (1916), durante
la prima guerra mondiale dovette fare tre anni
di servizio militare. Dopo la guerra lavoró in
varié case salesiane: fu direttore delPoratorio
San Giuseppe (Torino), ancora direttore nel-
l'oratorio festivo di Valdocco e párroco ad An-
cona (1930-32).
Nel 1932 fu nominato ispettore del Mato
Grosso (Brasile) e partí con 16 fra novizi e
chierici. La situazione di quelPispettoria era tale
da far cadere le braccia per le distanze enormi,
per i mezzi di trasporto inadeguati, per il per-
sonale ridotto e sovraccarico di lavoró. La visita
alie case e specialmente alie missioni era per
Pispettore oltremodo faticosa. Ma la fede ani-
mosa e intrépida di don Carletti seppe daré alia
storia del Mato Grosso salesiano un decennio di
prodigiosa attivitá e di nuove costruzioni. Sorse
il collegio Don Bosco di Campo Grande che di-
venne poi il centro delPispettoria; fu costruito

7.10 Page 70

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Carletti Ernesto
72
Carmagnola Albino
il nuovo braccio del liceo di Guiaba, poi il col-
legio di Silvania e l'ardimentoso ateneo Don Bo-
sco di Goiania, entrambi nello Stato di
San Paulo.
Don Carletti fu conferenziere molto apprez-
zato. Carattere franco e aperto, si acquistó la
fiducia di tutti i confratelli. L/amore incondi-
zionato alia Congregazione si riveló durante la
seconda guerra quando con l'aiuto generoso del
comm. Cario De Camillis costitui in San Paulo
il centro di raccolta di quei mezzi che mandó
in fraterno soccorso ai superiori e a varié case
d'Italia. Ma quelPattivitá straordinaria contribuí
a fiaccare le sue forze. Ritornó in Italia nel 1947
a Castellammare di Stabia. La nei due anni che
visse ancora, scriveva continuamente interessan-
dosi di tutti e offrendo per l'ispettoria i suoi
dolori. Tipico carattere romagnolo dal cuore
grande e generoso, edificó confratelli e giovani
con il suo spirito di fede e di orazione che lo
fecero per tanti anni il nume tutelare del Mato
Grosso.
Opere
Nel mistero del deserto verde (note di viaggio), To-
rino, SEI, 1925, pp. 128.
Lucí di presbiterio e ombre di foreste, Torino, Tip.
Salesiana, 1934, pp. 212.
— J. DUROURE, Sur le fleuve de la Morí, (avec le con-
cours du P. Carletti), París, Vitte, 1936, pp. 112.
G. BO.
CARMAGNOLA sac. Albino, scrittore
n. a Chivasso (Torinoltalia) il 7 nov. 1860; prof. a
Lanzo il 5 ott. 1877; sac. a Ivrea il 22 sett. 1883;
f a Roma 1'8 marzo 1927.
Fece il ginnasio nell'Oratorio di Valdocco dal
1873 al 76, e decise di restare con don Bosco.
Di ingegno aperto e facile parola, dopo il sa-
cerdozio fu ricercato predicatore di esercizi e
anche di quaresimali, e fu regularmente addetto
al ministero della parola fino al 1914. L'ope-
rositá di don Carmagnola si esplicó puré in nu-
meróse pubblicazioni di argomento sacro che gli
acquistarono nome. Fu direttore della casa di
Chieri (1911-12) e nel 1915 fu nominato pre-
vosto della chiesa salesiana di Sant'Agostino a
Milano, donde passó a Sampierdarena-Genova.
Fu coito improvvisamente dalla morte mentre
predicava a Roma, al Sacro Cuore.
Opere
Dell'educazione dei figliuoli, Firenze, Tip. Salesiana,
1892, pp. 228.
U custode della divina famiglia: S. Giuseppe, To-
rino, Tip. Salesiana, 1896, pp. 434.
// Vangelo delle domeniche spiegato al popólo,
2 voll., Torino, Tip. Salesiana, 1897.
La porta del cielo: la devozione a María SS., To-
rino, Tip. Salesiana, 1897, pp. 439.
La vittima della carita (il S. Cuore), Torino, Tip.
Salesiana, 1899, pp. 723.
La Messa: breve e facile spiegazione, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1902, pp. 228.
U purgatorio, Torino, Tip. Salesiana, 1904, pp. 212.
Lo scudo della Pede, Torino, Tip. Salesiana, 1904.
Stelle fulgide (discorsi), Torino, Tip. Salesiana,
1904, pp. 654.
Esercizi spirituali alia gioventu, Torino, Tip. Sale-
siana 1905, pp. 547.
LAve Maris Stella, il Magníficat, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1905, pp. 154.
San Giuseppe, custode della sacra famiglia. Torino,
Tip. Salesiana, 1905, pp. 380.
Le litanie della Madonna, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1906, pp. 211.
La gioventu istruita, 2 voll., Torino, Tip. Salesiana,
1906, pp. 568 e 576.
- Avvento e novena di N átale, Torino, Tip. Salesiana,
1908, pp. 386.
- U mese di María Ausiliatrice, Torino, Tip. Salesiana,
1908, pp. 116.
- Per la buona predicazione (la sacra eloquenza), To-
rino, Tip. Salesiana, 1908, pp. 388.
- Spiegazioni dei Vangelí domenicali, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1908, pp. 615.
- II S. Cuore di Gesu (30 discorsi), Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1909, pp. 532.
- Istruzioni per gli Esercizi spirituali al clero, Torino,
Buona Stampa, 1910, pp. 396.
- La gioventu istruita nei suoi doveri, Torino, SAID,
1910.
- La buona educazione, Torino, Tip. Salesiana, 1910,
pp. 279.
- Per la comunione frequente e quotidiana, Torino,
Tip. Salesiana, 1910, pp. 117.
- Don Giuseppe Bertello (biografía), Torino, SEI,
1911. pp. 35.
- La dottrina cristiana spiegata sul compendio di
Pió X, Torino, SEI, 1911, pp. 370.
- Meditazioni per tutto l'anno, 2 voll., Torino, SEI,
1913.
- Meraviglie divine (panegirice), Torino, Tip. Salesia-
na, 1913, pp. 542.
- Spiegazione del novissimo catechismo di Pío X,
Torino, SEI, 1913, pp. 35.
- Esercizi spirituali ai salesiani, Torino, SEI, 1914,
pp. 795.
- // decoro della castita: S. Agnese, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1914, pp. 128.
- La ristorazione in Cristo (quaresimale), Torino, SEI,
pp. 810.
B. S.

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8.1 Page 71

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Caroglio Martino
73
Caselles Moncho Giuseppe
CAROGLIO sac. Martino, missionario
n. a San Salvatore (Alessandria-Italia) l'll nov. 1864;
prof. perp. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a
Torino il 4 giugno 1887; f a Caracas (Venezuela) il
5 agosto 1953.
Don Caroglio amava raccontare come era dive-
nuto salesiano. Una domenica del 1881 don Bo-
sco era in conversazione con un gruppo di gio-
vani. A un tratto con uno sguardo espressivo
gli dice: « Caroglio, ho avuto una tentazione ri-
spetto al tuo avvenire! ». « Sara stata una tenta-
zione buona », risponde il giovane. « Ho pen-
sato di mandarti al noviziato di San Benigno
quest'anno! ». Tre anni dopo, don Bosco gli
dice: « Ora comincerai teología, sarai sacerdote
e poi... e poi... » e con la mano fece un gesto
die si perdeva come in lontananza. Nel 1888,
don Caroglio era catechista a Lanzo. Si sapeva
che don Bosco era malato grave. La mattina del
31 gennaio don Caroglio si sveglió di sopras-
salto piangendo. Erano le 4,30. Aveva sognato
che don Bosco era morto, e che egli ne dava il
triste annuncio in cappella. Alie 9 la ferale no-
tizia fu confermata e don Caroglio fu incaricato
di comunicarla alia comunitá riunita in cappella.
Lavoró per oltre 50 anni in Colombia e nel Ve-
nezuela dove fu direttore a Fontibon (1901-03),
a Boza (1903-05), a Táriba (1922-25).
p. z.
CARTIER sac. Luigi
zione salesiana, ma anche per la diócesi e per
le missioni. Coronó la sua opera con la costru-
zione di una chiesa a Maria Ausiliatrice. Tutti
i giorni si faceva leggere il nome dei clienti im-
portanti dei grandi alberghi di Nice e col suo
bastone bianco (ormai non ci vedeva quasi piü)
andava a questuare per le sue opere. Don Cartier
riposa nella cripta della sua chiesa.
H. A.
CASAGRANDE sac. Paolo Giuseppe, scrittore
n. a Cembra (Trento-Italia) il 5 nov. 1897; prof a Ber-
nal (Argentina) il 26 genn. 1915; sac. a Buenos Aires
il 23 sett. 1922; f a San Isidro il 28 agosto 1968.
Era il settimo di undici figli. Mortagli la
mamma, nel 1911 emigró col padre in Argen-
tina e si stabili nella .cittá di Mendoza. Giuseppe
Paolo entró nel collegio salesiano di Santa Ca-
terina-Buenos Aires. Sentendo la chiamata alia
vita religiosa, passó alPaspirantato di Bernal,
dove inizió puré il noviziato nel 1914. Divenuto
sacerdote si propose come programma di tutta
la vita: «... sacerdote secondo il Cuore di Gesü,
seguendo gli esempi di don Bosco: messa, apo-
stolato, predicazione, catechismo, confessionale,
anime ». Si dedicó con zelo alPinsegnamento e
all'apostolato della penna, lasciando pregevoli
scritti. Era assistente di diverse associazioni re-
ligiose, fra le quali moltiplicava lo zelo di un
giá intenso apostolato. Fu direttore a Santa
Rosa (1946-49).
n. a Colomban (Francia) il 7 febbr. 1860; prof. a Mar-
siglia il 13 genn. 1879; sac. a Marsiglia il 29 giugno
1883; f a Nice il 29 dic. 1945.
Savoiardo, fece gli studi nel seminario di
St. Jean de Maurienne (Alta Savoia). Attirato
dalla fama di don Bosco, ando a Torino e fece
il noviziato a San Benigno Canavese. Dopo Por-
dinazione sacerdotale, don Bosco lo mandó a
S.te Marguerite, un sobborgo di Marsiglia, come
primo maestro dei novizi e direttore. In seguito
fu nominato direttore della casa di Nice, carica
che tenne per quasi 40 anni (1886-1923). Al
tempo delle leggi di soppressione, fu portato
davanti ai tribunali con parecchi suoi confratelli,
ma seppe difendersi con forza e intelligenza. Lo
Stato si era appropriato della casa e di tutta la
mobilia, ma egli trovó amici e benefattori che
ricomprarono ogni cosa. Suscitatore di voca-
zioni, ne provvide non solo per la Congrega-
Opere
El catecismo en ejemplos, in 3 volumi.
Biografía de Enrique Rezzonico (primo coadiutore
salesiano dell'Argentina).
Ejercicios Espirituales para niños.
Antología teatral salesiana, 15 volumetti.
Oremos (manuale di pietá).
Alcuni opuscoli: Rezo del breviario, Nueva Semana
Santa, Metodología catequística.
— El P. Francisco Bodrato (biografía inédita).
Molte traduzioni.
G. M.
CASELLES MONCHO sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Benidoleig (Alicante-Spagna) 1'8 agosto 1907; prof.
a Sarria il 5 agosto 1927; sac. a Valencia l'll luglio
1936; f a Barcelona il 27 luglio 1936.
Dopo gli studi fatti a Campello, entró nel no-
viziato a Sarria, dove fece puré la filosofía e il

8.2 Page 72

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Caselles Moncho Giuseppe
74
Cassini Valentino
tirocinio pratico. I suoi primi passi nelPaposto-
lato salesiano furono animati da una grande
premura di rendere servigi e dalla sua fedeltá al
sistema di don Bosco. Fatto sacerdote, Tobbe-
dienza lo destinó al santuario del Tibidabo, ma
alio scoppio della rivoluzione marxista (1936)
dovette fuggire e trovó il mezzo per condurre
molti allievi alie loro case. NelPistante in cui
voleva strappare uno di questi allievi dalle mani
del soldati rossi, fu arréstate lui puré e il giorrio
dopo si trovó il suo corpo tagliuzzato nella
strada. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
CASETTA sac. Giovanni, ispettore
n. a San Damiano d'Asti (Italia) il 16 sett. 1898; prof.
a Chieri M. il 25 sett. '1926; sac. ad Asti il 1° mag-
gio 1921; f a Torino il 29 sett. 1961.
Fu un pioniere della missione salesiana della
Thailandia. Entrato giá sacerdote nella Congre-
gazione, partí súbito dopo il noviziato per la
Ciña (1926), donde Panno dopo passó con altri
salesiani nella Thailandia per fondarvi la nuova
missione. Nel 1929 veniva eletto direttore della
casa di Bang Nok Khuek (1930-36) e nel 1938
ispettore delle opere e missioni salesiane nella
Thailandia (1938-48). Nel decennio del suo go-
verno, tanto provato dalle vicende e dai disagi
della guerra mondiale, diede grande incremento
alie opere, specialmente con le fondazioni di
Bangkok, Hua-Hin e Haad-Yai, poi continuó a
prodigare tutte le sue forze come ecónomo ispet-
toriale e direttore della casa di Bangkok (1954-
1957) e di quella di Banpong (1957-61) con un
migliaio di alunni.
p. z.
CASSANO sac. Giovanni, scrittore
n. a Terranova (Alessandria-Italia) il 14 ott. 1877;
prof. perp. a Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Torino il
15 marzo 1902.; f a Terranova íl 3 agosto 1938.
Frequentó le scuole ginnasiali nell'Oratorio di
Torino, dove entró il 24 agosto 1892. Anima
candida, férvido ingegno, cuore generoso fecero
di don Cassano una delle figure piú care della
famiglia salesiana. Diresse la casa di Chieri
dal 1905 al 1911. In questi anni inizió il suo
fecondo apostolato della penna e pubblicó il suo
primo e fortunato volume Giovinezza di un
Grande, che gli aperse la via alia notorietá ed
ebbe molte ristampe. Si diplomó a pieni voti a
Torino in stenografia (1910) e in diritto canó-
nico e civile (1911).
Visse la maggior parte della sua operosa vita nel
collegio San Cario di Borgo San Martino, come
insegnante e scrittore. Fu collaboratore deside-
ratissimo delle Letture Cattoüche. Qui rimase
per 27 anni, fino alia morte, eccettuata la breve
assenza di un anno, in cui fu a Torino-Valdocco
incaricato della direzione del Bollettino Sale-
siano. A Borgo San Martino fondo puré e at-
tese per vari anni alia pubblicazione del perió-
dico lócale La Voce del Collegio, esemplare per
varietá di contenuto e vivacitá di forma e di
presentazione. Scrittore forbito, dedicó la sua
copiosa attivitá ai giovani, suo pubblicó prefe-
rito. La sua Vita di Gesu narrata ai giovani gli
mérito il seguente giudizio di Giovanni Papini:
« La sua Vita di Gesu tra quelle italiana mi
sembra una delle migliori ».
Opere
La giovinezza\\ di un Grande, Torino, SEI, 1914,
pp. 206.
Vita di Gesu narrata ai giovani, Torino, SEI, 1921,
pp. 185.
Pinuccio (racconto), Torino, SEI, 1922, pp. 124.
La via del giudizio, Torino, SEI, 1923, pp. 185.
Langelo di Mornese: S. Maria Mazzarello, Torino,
SEI, 1925, pp. 250.
II cara. Giovanni Cagliero, 2 voll., Torino, SEI,
1935.
Piccolo fiore (romanzo), Torino, SEI, 1940, pp. 248.
Vita di Don Bianco Ermenegildo, Cuneo, Tip. Racca,
1955, pp. 85.
In Letture Cattoliche-.
— I fatti piu belli di S. Giovanni Bosco, 1929.
Vittorio (racconto), 1931.
Piccolo apostólo: Cesare Gamero, 1932.
Sangue salesiano in térra ciñese, 1933.
II disertare delle Ande, 1938.
I pirati cinesi del Cuangtung.
G. BON.
CASSINI sac. Valentino, missionario
n. a Varengo Monferrato (Alessandria-Italia) il 10 apri-
le 1851; prof. a Lanzo il 22 sett. 1871; sac. a Sannaz-
zaro Lomellina il 2 ott. 1875; f a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 26 ott. 1922.
Don Cassini fu dei primi dieci salesiani, che nel
novembre 1875, benedetti da Pió IX e da
don Bosco, partivano per 1'Argentina. Di la ri-
tornó in Italia nel 1887, per accompagnare

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Cassini Valentino
75
Cattori Pietro
mons. Cagliero al letto di don Bosco mótente,
e nel 1896 per abbracciare ancora una volta la
vecchia madre. Don Rúa lo invió allora, a capo
di un gruppo di missionari, negli Statl Uniti,
dove fu párroco della chiesa del Corpus Do-
mini a San Francisco di California. Nel 1903
ritornó in Argentina, al collegio di Bahía Blanca,
e vi rimase fino al 1905, quando fu destinato
alia chiesa di San Cario a Buenos Aires, in
qualitá di viceparroco, nel quale ufficio restó
fino al termine dei suoi giorni con dedizione
esemplare.
B. s.
CASTELL CAMPS sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Cindadela (Menorca-Spagna) il 12 ott. 1901; prof.
a Carabanchel Alto il 22 luglio 1918; sac. a Campello
il 19 giugno 1927; f a Barcelona il 28 luglio 1936.
Nel 1933 fu mandato a Barcelona, destinato al
tempio del Tibidabo. Fu un esempio di esat-
tezza nel dovere e di zelo per le anime: nutriva
una teñera devozione al Cuore di Gesü e alia
Madonna. Anche senza la corona del martirio
avrebbe certamente raggiunto le vette della per-
fezione e della santitá. Quando scoppió la rivo-
luzione marxista (luglio 1936) do vette abbando-
nare il Tibidabo, e si nascose presso un amico.
Sei giorni dopo fu arréstate dai rossi e nella
medesima notte fucilato senza processo. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 15 dicembre 1953.
C. A.
CASTELLANO sac. Nicola, scrittore
n. a Montesilvano (Taranto-Italia) il 19 maggio 1874;
prof. a Torino il 18 marzo 1905; sac. a Macerata il
16 luglio 1911; -f- a Torre Annunziata il 16 nov. 1956.
Dal seminario passó alia casa salesiana di Lugo,
« affascinato dal mágico nome di don Bosco »,
come Figlio di Maria. Mentre studiava teologia,
coltivava la letteratura italiana e la storia na-
turale, per cui ebbe predilezione. Sull'esempio
di don Bosco fu sempre e dappertutto sacerdote:
attaccato mordicus alia Congregazione, alie Re-
góle, alie tradizioni salesiane. Godette stima di
religioso santo. Fu direttore per 30 anni, suc-
cessivamente a Casería (1919-23), a Castellam-
mare (1923-29), a Soverato (1929-35), a Napoli-
Vomero (1935-38), a Portici, dove fu anche
maestro di novizi (1938-49). Nel 1951 subí una
dolorosá operazione, e da allora cominció per
don Castellano un vero calvario che sopportó
con piena aderenza alia volontá di Dio. Fu uno
scrittore «fine secólo », letto e apprezzato:
ebbe stile vigoroso e preciso, tutto personale.
Opere
II dottore santo: Giuseppe Moscati, Torino, SEI,
1933, pp. 143.
II mese di Maria Ausiliatrice, Torino, Tip. Sale-
siana, 1934, pp. 135.
Lettere senza data\\, Torino, SEI, 1935, pp. 228.
loniche (poesie), Torino, SEI, 1936, pp. 268.
— í racconti di Calicasacca, Torino, SEI, 1937, pp. 292.
Maggio di rose, Bologna, Tip. Parma, 1938, pp. 64.
Novembre, Bologna, Tip. Parma, 1938, pp. 64.
I conti del golfo, Torino, SEI, 1939, pp. 285.
U S. Cuore di Gesü (letture), Torino, SEI, 1939,
pp. 182.
I racconti di Lucio, Torino, SEI, 1939, pp. 256.
II mas simo rispetto, Torino, SEI, 1941, in Lett. Catt.
— Incontri con Gesü (considerazioni), Torino, SEI,
1943, in Lett. Catt.
— La chiesa del Dio vívente, Torino, SEI, 1945, in
Lett. Catt.
Ricostruire, Torino, SEI, 1946, in Lett. Catt.
— Meditazioni per tutto l'anno, 2 voll., Torino, SEL
A. R.
CASTIGLIA sac. Luigi
n. a Biestro (Savona-Italia) il 2 giugno 1859; prof. a
Buenos Aires (Argentina) il 9 febbr. 1884; sac. a
Buenos Aires il 28 giugno 1887; f a Buenos Aires
il 15 ott. 1933.
Alunno delPOratorio di Torino quando viveva
ancora don Bosco, passó con la famiglia in Ame-
rica e, nel collegio di San Nicolás de los Ar-
royos, sentí la chiamata alia vita salesiana. Or-
dinato sacerdote da mons. Cagliero, dopo un
breve periodo di insegnamento, fu direttore del
collegio di San Nicolás (1896-1900), poi fon-
datore e direttore del collegio di San Isidro
(1903-26), e in seguito di quello di Corrientes.
Uomo di virtü soda, di vero spirito di sacrificio,
di tenero affetto per tutti, lasció caro ricordo
di sé.
B. s.
CATTORI sac. Pietro, ispettore
n. a Gordola (Ticino-Svizzera) il 22 nov. 1878; prof.
a Foglizzo (Italia) il 4 ott. 1896; sac. a Torino il
20 sett. 1902; f a Filadelfia (USA) il 10 ott. 1918.

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Cattori Pietro
76
Caviglia Alberto
Dopo aver lavorato con ammirato zelo in varié
case d'Italia e come direttore a Legnano (1905-
1911), i superiori lo destinarono airispettoria
degli Stati Uniti. Egli giunse a New York nel no-
vembre 1911, e si mise senz'altro al lavoro con
quello slancio che sempre lo distinse. Destinato
dapprima alia direzione del collegio di Haw-
thorne (1911-14) e in seguito eletto primo diret-
tore dell'istituto Don Bosco di FiladeliSa (1914),
portó ovunque il vero spirito di don Bosco.
Dal 1912 al 1919 fu nominato ispettore degli
Stati Uniti Est. Lo zelo, la pietá, la prudenza
furono speciali caratteristiche del suo governo.
B. s.
CAVALLINI sac. Diño, ispettore
n. a La Rotta di Pontedera (Pisa-Italia) il 7 genn. 1910;
prof. a Chieri M. il 18 sett. 1927; sac. a Torino il
5 luglio 1936; f a La Spezia il 12 maggio 1968.
Conseguí l'abilitazione alPinsegnamento delle
lettere a Torino (1940). Fu direttore a Torino-
Rebaudengo (1942-50). Nominato poi ispettore
della Centrale-Torino (1950-51), dovette lasciare
dopo un anno il gravoso ufficio per ragioni di
salute. Fu fatto segretario genérale delle scuole
professionali (1952-58). Poi direttore a Torino-
Agnelli (1958-64), a Marina di Pisa (1965-67)
e infine a La Spezia (1968). Col suo carattere
cordiale e aperto aveva saputo conquistarsi l'af-
fetto confidente delle numeróse schiere di gio-
vani da lui formati alia vita cristiana negli anni
di direzione di case e scuole professionali im-
portanti, come l'istituto Rebaudengo e l'istituto
Agnelli di Torino. Nella direzione di queste
scuole si era specializzato nei problemi di ca-
rattere professionale e aveva messo con gene-
rosita la sua competenza a disposizione dei su-
periori. Fu direttore del Bollettino del Colle
Don Bosco (1951-52) e del Salesiano Coadiu-
tore (Torino, 1952-58).
p. z.
CAVIGLIA sac. Alberto, scrittore
n. a Torino (Italia) il 19 genn. 1868; prof. perp. a
San Benigno Can. il 4 ott. 1885; sac. a Torino il
17 dic. 1892; f a Bagnolo Piemonte il 3 nov. 1943.
Entró alPOratorio di Valdocco' il 26 ot-
tobre 1881. Ricordava spesso, predicando gli
esercizi, di essersi confessato per tre anni da
don Bosco (fece infatti il ginnasio in tre anni:
1881-84) e come don Bosco fosse buono ma
esigente nelle confessioni. II M° Dogliani ri-
cordava negli ultimi anni che dopo il 1884
non aveva mai piü avu-
to una voce da solista
soprano come quella del
Caviglia ragazzo. Don
Bosco avviandolo agli
studi gli aveva predetto
i futuri successi con que-
ste parole: « Caviglia,
Caviglia, fará meravi-
glia ». Conseguí infatti
una brillante licenza liceale. Campi del suo
apostolato furono Torino-Oratorio, Lanzo, Este,
Parma, Borgo San Martino, Bronte e infine in
modo stabile San Giovanni Evangelista in To-
rino. Ingegno versatile e vivacissimo, lasció una
impronta originale in ogni sua attivitá, soprat-
tutto in campo storico, artistico e letterario.
Solo nel 1905 puó cominciare gli studi univer-
sitari. Ma studente di universitá, in etá piú
matura del consueto, ha la non comune sor-
presa di sentirsi citato dal professore, che, igno-
rando la presenza di un tanto alunno, si pro-
fonde in lodi sul trattato di prosodia e métrica
latina, allora uscito in seconda edizione. II suo
studio su Claudio di Seyssel é lodato dal Mi-
nistro della Pubblica Istruzione, il sen. Pietro
Fedele, suo antico professore nell'Universitá di
Torino, ed é salutato come opera definitiva sul-
l'argomento da riviste italiane e straniere. Gli
invidiabili talenti sortiti da natura, culminanti
in una meravigliosa versatilitá e in una costanza
infaticabile, gli consentono di conciliare il serio
approfondimento di svariati problemi storici con
lo studio appassionato delParcheologia cristiana
e delParte sacra, mentre per altro non scompa-
iono dal suo tavolo i diletti libri di letteratura
italiana, latina e greca, e continua la sua scuola
regolare nel ginnasio inferiore. Solo quando
1'Istituto Internazionale Don Bosco (poi Pon-
tificio Ateneo Salesiano), il Seminario Metropo-
litano e l'Accademia Albertina se lo dispute-
ranno professore ascoltatissimo e amatissimo,
abbandonerá l'umile scuola del ginnasio. Frat-
tanto don Caviglia presenta alia Deputazione di
Storia Patria la sua geniale memoria su Ema-
nuele Filiberto, e ne riceve in ricambio Tele-
zione a membro effettivo.
Proprio quando i tesori di scienza acquisita

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Caviglia Alberto
77
Caviglia Alberto
avrebbero potuto assicurargli nuovi onori e ma-
turare in opere della cui portata piü che indizio
sonó sicura garanzia gli studi parziali e le confe-
renze tenute a Roma (Studi Romani, Dante Ali-
ghieri, ecc.)> Torino, Bologna, Salisburgo, ecc.,
due amori, che pur sempre avevano dominato
la sua attivitá di studioso, ne sequestrano ormai
il luminoso ingegno: don Bosco e la teologia
ascética e mística, la seconda per un piü com-
pleto e sicuro studio del primo. Aveva pubbli-
cato nel 1920 il suo Profilo storico su
don Bosco, ma nel 1928 gli fu affidato uffi-
cialmente Pincarico di fare un'edizione degli
scritti editi e inediti di don Bosco. Si mise al
lavoro con energia e tenacia e c'é solo da la-
mentare che tale compito gli sia stato affidato
troppo tardi. Gli otto volumi usciti (due dei
quali postumi) degli Scritti editi e inediti di
Don Bosco, sonó una chiara testimonianza della
sua capacita di studioso e delPamore grandis-
simo che egli portava a don Bosco.
Ma questo amore egli lo dimostró anche nella
predicazione degli esercizi spirituali, che, da un
certo momento in poi, furono esclusivamente
salesiani sia nella forma che nel contenuto. I
quindici anni passati a tavolino, a contatto gior-
naliero col pensiero del Padre, ave vano total-
mente pervaso la sua anima, che ormai non sa-
peva piü parlare che di lui. Molti che non lo
conobbero in profonditá rimanevano meravi-
gliati di questo suo diré, ma la spiegazione la
si aveva in quella frase corrente fra gli amici:
don Caviglia non é quel che sembra, e non
sembra quel che é. II suo nome rimane dunque
legato ai suoi studi su don Bosco, anche se
nella sua attivitá multiforme e poliédrica, una
parte egli la dedicó alia storia, alia letteratura
e alia divulgazione della conoscenza della Sin-
done. Morí a Bagnolo Piemonte, nella sede di
sfollamento del Pontificio Ateneo Salesiano,
mentre stava ormai terminando un corso acce-
lerato di archeologia cristiana. I suoi numerosi
manoscritti sonó parte nell'archivio céntrale
della Congregazione Salesiana e parte nell'ar-
chivio del Pontificio Ateneo Salesiano.
Opere
Leonis Papae XIII ex actis excerpfa, Parma, Fiac-
cadori, 1897, pp. xvi-276.
Appunti di prosodia e métrica latina, Parma, Fiac-
cadori, 1906, pp. 120.
Un piccolo santo: Giovanni Maraschi, alunno sale-
siano, Torino, SEI, 1919, pp. 213.
- Don Bosco: profilo storico, Torino, SEI, 1920,
pp. 153.
- Nel volume Emanuele Filiberto, a cura del comitato
del IV centenario di E. Filiberto, Torino, Lattes,
1928. apparvero due studi di don Caviglia:
a) La prima giovinezza di Emanuele Filiberto;
b) Profilo religioso di E. Filiberto e la SS. Sindone.
- Claudio di Seyssel (1450-1520): La vita nella storia
dei suoi tempi, Torino, Bocea, 1928, pp. xx-656.
Opera pubblicata in « Miscellanea di Storia Italia-
na », vol. LIV, a cura della P. Deputazione di
Storia Patria.
- Opere e scritti inediti di Don Bosco, nuevamente
pubblicati e riveduti secondo le edizioni originali
e manoscritti superstiti a cura della Pia Societá Sa-
lesiana:
Vol. I, Parte I, Storia Sacra., Torino, SEI, 1929,
pp. Li-423;
Vol. 1, Parte II, Storia Ecclesiastica, Torino, SEI,
1929. pp. xxiv-571;
Vol. II, Parte I, Le vite dei Pa\\pi (Serie prima:
da S. Pietro a S. Zeífirino), Torino, SEI, 1932,
pp. XLii-444;
Vol. II, Parte II, Le vite dei Papi (Serie secon-
da: da S. Callisto alia pace della Chiesa), Torino,
SEI, 1932, pp. xn-590;
Vol. III, La Storia d'Italia, Torino, SEI, 1935,
pp. cxii-644;
Vol. IV, La vita di Savio Domenico e « Savio Do-
menico e Don Bosco », studio di Alberto Caviglia,
Torino, SEI, 1943, pp. XLin-92-610;
Vol. V, Parte I, II primo libro di Don Bosco;
Parte II, II « Magone Michele », Torino, SEI, 1965,
PP- 252;
Vol. VI, La vita di Be sueco Francesco, Torino, SEI,
1965, pp. 265.
- L'eredita spirituale di suor Maria Mazzarello, To-
rmo, Istituto FMA, 1932, pp. 24.
- La concezione missionaria di Don Bosco e le attua-
zioni salesiane, Roma, Unione Missionaria del Cle-
ro in Italia, 1932, pp. 28.
- Don Bosco, Torino, Berruti, 1934, pp. 79.
-La pedagogía di Don Bosco, Roma, An. Tip. Editr.
Laziale, 1935, pp. 34.
- Le missioni italiane nel Sud-America, Milano, Vita
e Pensiero, 1936, pp. 27.
- Beata Maria Mazzarello, Torino, SEI, 1938, pp. 31.
- II S. Vangelo di Nostro Signor Gesu Cristo, gli
Atti degli Apostoli e l'Apocalisse, Torino, SEI, 1941,
pp. 508.
- Savio Domenico. II piccolo, anzi grande gigante
dello spirito. Commemorazione centenaria della na-
scita, Colle Don Bosco, 1942, pp. 70.
- In Don Bosco e il '48, Biblioteca del « Salesianum »
n. 2, Torino, SEI, 1948, apparvero due scritti di
don Caviglia:
a) La romanita di Don Bosco (pp. 25-36);
b) Don Bosco e i bisogni sociali dell'época
(PP. 37-43).
- Conferenze sullo spirito salesiano. Lithographice. To-
rino, PAS, 1949, pp. 125.
- S. Domenico Savio nel ricordo dei contemporanei,
Torino, LDC, 1957, pp. xxni-181.
- Articoli vari in Salesianum.

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Caviglia Alberto
78
Cedro Felice
Bibliografía
Eollettino Salesiano, nov.-dic. 1943, p. 182. — Salesia-
num, Torino, SEI, 1944, pp. 5-6. — E. VALENTINI,
D. Ensebio M. Vismara, Salesiano, Torino, SEI, 1955
(vedi pp. 243-247).
E. V.
CAYS s'ac. Cario, conté
n. a Torino (Italia) il 24 nov. 1813; prof. a To-
rino il 17 sett. 1877; sac. a Torino il 20 sett. 1878;
f a Torino il 4 ott. 1882.
Nato in Torino da nobilissima e antica famiglia,
da giovanetto frequentó le scuole ginnasiali e
liceali presso i padri della Compagnia di Gesü,
che in Torino vi tenevano un rinomatissimo col-
legio, poi si laureó in
giurisprudenza all'Uni-
versitá di Torino. Com-
piuto cosí felicemente il
corso dei suoi studi, ric-
ca la mente di vaste co-
gnizioni e formato il
cuore a soda virtü, si
univa in matrimonio con
la contessa Agnese Pro-
vana, donna di preclarissime doti, che lo resé
padre di un figlio e di una figlia, la quale pero
moriva nelPinfanzia. Quando ebbe 32 anni gli
morí la degna consorte, ed egli condusse il resto
della vita in onorata vedovanza, dandosi all'edu-
cazione del figlio e alie opere buone.
L'assistenza dei poveri e la difesa della religione
furono tutto il suo idéale e la sua vita. Membro
e poi presidente in Torino delle Conferenze di
San Vincenzo de' Paoli, spiegó un ardore sin-
golare, un amore di padre verso le famiglie po-
vere. I giovani delPOratorio di San Francesco
di Sales, di San Luigi Gonzaga e delPAngelo
Custode lo ebbero spesso a catechista, a priore,
a benefattore generoso. Dal 1857 al 1860 fu
deputato al Parlamento Subalpino, e non venne
mai meno alia fiducia dei suoi elettori. Nell'aula
parlamentare egli, insieme con altri intrepidi de-
putati cattolici, fece piú volte udire la nobile
sua parola a difesa dei principi di sana politica
e dei diritti della Chiesa.
L'anno 1877 sentí ridestarsi vivissimo in cuore
un antico desiderio, quello cioé di appar-
tarsi dal mondo e abbracciare la vita religiosa
nella famiglia dei Salesiani. Un giorno si aperse
interamente con don Bosco, nel quale aveva
posto da lunghi anni una confidenza illimitata.
Fece il suo ingresso nell'Oratorio di San Fran-
cesco di Sales il 26 maggio 1877, e presto diede
saggio della sua esemplare virtü. Si adattó al-
Porario comune, non usciva che per bisogno e
con obbedienza, si adattó a una vita povera e
molto ordinaria. Dalle mani di don Bosco, al-
Paltare di Maria Ausiliatrice, egli ricevette
P abito di chierico; guidato da lui fece gli studi
di sacra teología, che non gli riuscirono difficili,
avendo giá conseguito da giovane la laurea da
avvocato. In setiembre 1878, dall'arcivescovo
di Torino nella metropolitana, in presenza di
gran concorso di popólo e di nobili signori e
signore, di parenti, conoscenti e amici, fu or-
dinato sacerdote.
Fatto dapprima direttore di una delle case in
Francia, fu poi richiamato all'Oratorio in qua-
litá di direttore delle Letture Cattoliche, mentre
don Bosco se ne serviva in molti affari per il
contenzioso della casa; si occupó anche come di-
rettore dell'oratorio festivo: uffici tutti che egli
disimpegnó con tanto buono spirito, che riuscí
sempre di edificazione comune. Morí santamente
a 69 anni, dopo aver predetto il giorno della
sua morte.
Bibliografía
Cenni biografici del Conté D. Cario Cays, Torino, Tip.
Salesiana, 1883, pp. 47. — Sac. Conté Cario Cays -
« Vade mecum » di D. BARBERIS, vol. I, pp. 638, 652,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901. — L. TERRONE,
II conté Cario Cays, Torino, LDC, 1946, pp. 355.
B. S.
CEDRO coad. Felice
n. a Daleszyce (Polonia) il 13 nov. 1885; prof. a
Czerwinsk il 5 agosto 1925; -j- a Varsavia il 4 sett. 1944.
Dopo la professione religiosa lavoró come orto-
lano in varié case. Nel 1935, alie insistenze del
vescovo castrense, i superiori lo cedettero come
portinaio del palazzo vescovile di Varsavia. Nel
febbraio 1944 fu arréstate con tutti i confra-
telli; ma dopo qualche tempo, libérate dalla pri-
gione, ritornó portinaio dell'istituto. Durante la
rivoluzione di Varsavia, venne fucilato dai te-
deschi e bruciato nell'istituto. Le sue spoglie
carbonizzate dopo la guerra vennero traspórtate
nel cimitero comune. II coadiutore Cedro fu un
modello di umiltá e di obbedienza. Contento di

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Cedro Felice
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Ceria Eugenio
tutto, abitualmente raccolto, parla va poco e la-
sciava Pimpressione di essere sempre unito con
Dio.
p. T.
CELAYA RADIOLA coad. José,
servo di Dio, martire
n. ad Azcoitia (Guipúzcoa-Spagna) il 24 febbr. 1887;
prof. a Carabanchel Alto il 5 genn. 1906; -J- a Ma-
drid il 9 agosto 1936.
Dopo la professione si fermó a Carabanchel
Alto e lavoró con ardore nelle varié occupa-
zioni di cui i superiori lo incaricarono. Fu da
tutti stimato un coadiutore modello. Nel 1917
partí con il coadiutore Dionisio Ullivarri (morto
puré nel 1936) per Cuba, con l'incarico di aprire
una nuova casa salesiana. II suo stato di salute
10 obbligó a ritornare al suo paese dopo qualche
anno. Soffriva di paralisi progressiva e fu man-
dato a Mohernando. Portó con esemplare pa-
zienza la sua croce. Durante la rivoluzione mar-
xista (1936) fu arrestato con'altri confratelli.
Tutti furono caricati su un camión. II coadiutore
giá molto ammalato dovette soffrire ogni sorta
di maltrattamenti, che furono la causa della sua
morte. Le spoglie mortali del martire sonó nella
tomba salesiana di Carabanchel Alto. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
11 9 ottobre 1956.
c. A.
CENCI coad. Pietro, maestro di taglio
n. a Rimini (Forli-Italia) il 18 marzo 1871; prof. a
San Benigno Can. il 18 sett. 1890; -j- a Torino il
5 dic. 1939.
Orfano di padre e di madre, fu raccomandato a
don Bosco nel suo passaggio a Rimini, e dal
Santo fu accolto nell'Oratorio di Torino e av-
viato alParte del taglio nella sartoria. Divenuto
maestro, diresse le scuole professionali di
San Benigno e di Torino, acquistandosi bene-
merenze in Italia e alPestero e cattivandosi la
stima di innumerevoli allievi che, oltre all'abi-
litá técnica, ammiravano in lui un modello di
salesiano. Cavaliere della Corona d'Italia, ebbe
Paugusto elogio della regina Elena di Savoia
che nella visita alia Casa Madre si indugió a
lungo nella sua scuola. II signor Cenci si van-
tava, come figlio aífezionato, di avere vestito
don Bosco da vivo, da morto e da beato. Col-
laboró a varié riviste tecniche e fu in giurie di
varié esposizioni.
Opera
Método di taglio per sarti, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1902, pp. 156 (varíe edizioni, con vario titolo).
B. S.
CENCÍO sac. Luigi, missionario
n. a Cerreto Langhe (Cuneo-Italia) il agosto 1874;
prof. perp. a Foglizzo il 5 ott. 1899; sac. a Buenos
Aires (Argentina) il 27 genn. 1901; f a Buenos Aires
il 2 aprile 1966.
Nel 1911 partí per la Patagonia, dove per oltre
trent'anni fu il braccio destro del superiore di
quella Missione. Apostólo pieno di ardimiento,
fu il primo che raggiunse la Terra del Fuoco con
una « Ford ». Diede vita a vari collegi, fra cui
quello di Comodoro Rivadavia, oggi sede del-
PUniversita San Giovanni Bosco. Quando co-
minció a sentiré il peso degli anni, ebbe l'inca-
rico di organizzare la propaganda salesiana e si
stabili a Buenos Aires, dove diresse la casa-pro-
cura dei Salesiani fino alia fine della vita (92
anni) con perfetta luciditá di mente. Qui diede
vita a un centro di stampa che distribuiva men-
silmente 70.000 copie del boletín salesiano e
altrettante copie del giornaletto Obra de
Don Bosco en la Patagonia Septentrional e
del Boletín Ceferiniano. Negli ultimi anni
don Cencio distribuí piü di 50.000 esemplari
della vita di Zeífirino Namuncurá e oltre
100.000 vite di don Bosco. Inoltre diffuse a
decine di migliaia le biografié dei missionari sa-
lesiani e fogli di propaganda senza numero. Au-
tentico e ardimentoso missionario e apostólo
della buona stampa.
A. R.
CERIA sac. Eugenio, storico umanista
n. a Biella (Vercelli-Italia) il 4 dic. 1870; prof. perp.
a San Benigno Can. il 2 dic. 1886; sac. a Randazzo il
30 nov. 1893; f a Torino il 21 genn. 1957.
Fu chiamato, a buon diritto, il secondo storico
della Societá Salesiana e di don Bosco. Fece le
elementan dai Fratelli delle Scuole Cristiane e
il ginnasio dai Filippini. Nel 1885 entró al no-
viziato di San Benigno, col desiderio di andaré
missionario in Ciña. Dopo la professione rimase
ancora un anno a San Benigno e Panno se-

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Ceria Eugenio
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Ceria Eugenio
guente, quello della morte di don Bosco, passó
a Valsalice. Dal 1889 al 1891 fu al San Gio-
vanni Evangelista a Torino, poi, passato Panno
seguente a Foglizzo in compagnia del ven.
don Andrea Beltrami, fu
inviato a Randazzo in
Sicilia, dove rimase fino
al 1901, poi dopo un
anno passato a Faenza e
due a Loreto, nel 1905
fu mandato alPospizio
Sacro Cuore a Roma,
come professore e diret-
tore di Gymnasium, pe-
riódico letterario-didattico per le scuole secon-
darie. Li rimase fino al 1913, combatiendo con
l'esempio e con la penna la buona battaglia per
il potenziamento della scuola classica. Nel 1913
fu inviato direttore a Lanusei in Sardegna, dove
stette fino al 1921. Passato quindi un anno come
direttore a Cagliari, fu eletto direttore di Gen-
zano (Roma) e ivi trascorse un sessennio. Nel
1928-29 fu a Frasead e nelle vacanze del 1929
fu chiamato a Torino dal servo di Dio don Fi-
lippo Rinaldi, con l'incarico di continuare le
Memorie Biogr afiche di Don Bosco, che, dopo
la morte di don Lemoyne nel 1916, erano ri-
maste interrotte.
Si puó diré che il primo periodo della sua vita
e della sua produzione letteraria lo dedicó ai
classici greci e latini, un secondo periodo ai clas-
sici cristiani, segnatamente a sant'Agostino e a
san Francesco di Sales, e il terzo periodo (1929-
1957) a don Bosco e alia storia della Congrega-
zione. In quest'ultimo periodo, essendo ormai
giunto alia piena maturitá e possedendo una
grande facilita di sintesi e di stesura, egli non
faceva piü altro che pensare e scrivere. Le do-
dici o tredici ore al giorno di lavoro non lo
stancavano, ed evitando di lasciarsi prendere
dalla passione dell'erudito, dedicava tutto il suo
tempo alia stesura delle opere che l'obbedienza
gli aveva affidate. Possiamo dividere quest'ul-
timo periodo della sua vita in due fasi e un'ap-
pendice. La prima fase va dal 1930 al 1937 ed
é dedicata interamente alie Memorie Biografiche.
La seconda fase va dal 1938 al 1951 e porta
come caratteristica la storia della Congrega-
zione, con l'illustrazione di alcune figure di
primo piano. L'appendice comprende gli ultimi
cinque anni della sua vita, in cui sviluppa i
Profili dei Capitolari Salesiani, quelli di alcuni
salesiani coadiutori, e infine l'edizione
stolario di S. Giovanni Bosco.
Frutto di tutto questo lavoro furono piú di
25 volumi, la maggior parte di mole considere-
vole. Ce da rimanere sorpresi di tanta attivitá
e c'é da domandarsi come abbia potuto com-
piere un cosí immenso lavoro. Chi ha cono-
sciuto don Ceria lo ha ancora presente alio
sguardo nel suo contegno raccolto, modesto,
come di colui che pensa, tutto astratto nel suo
idéale che sta vagheggiando nella mente. Si puó
veramente diré di lui che pensava sempre, com-
poneva sempre, e solo di tratto in tratto usciva
aH'esterno del suo mondo, per comunicare con
tutta semplicitá e carita col prossimo che ve-
niva a consultarlo. Fu questa lunga meditazione
e insieme una pace e una semplicitá inalterabili,
che gli permisero di scrivere tanto e con tanta
chiarezza. II suo stile é piano e fluente, rúente
tortuositá, niente parole diíficili, solo talora
qualche motto arguto, qualche osservazione per-
sonale, che fanno notare come nello scrivere
c'entri anche lui, pur tendendo ordinariamente
a scomparire nella descrizione pura e semplice
degli avvenimenti. Egli seppe riunire bellamente
in sé l'umanista profondo, il professore consu-
mato, Teducatore vigile e coscienzioso, lo stu-
dioso di san Francesco di Sales e di don Bosco.
La bibliografía dei suoi scritti si ha nel nostro
breve studio su Don Ceria scrittore.
Opere
I - COMMENTI PER LE SCUOLE
a) Autori latini
Cicerone, II Catone Maggior e, Torino, Tip. Sale-
siana, 1898.
Cornelio Nepote, Le vite degli eccellenti capitani,
Torino, Tip. Salesiana, 1899.
Cicerone, Lelio o dell'amicizia, Torino, Tip. Sale-
siana, 1899.
Cento temí italiani per esercizio di sintassi e stile
latino, Roma, Tip. Salesiana, 1905.
Cicerone, Lettere provinciali, Torino, Tip. Sale-
siana, 1905.
Cicerone, Orazione in difesa di Archia, Torino, Tip.
Salesiana, 1906.
Cicerone, Lettere brindisine, Torino, Tip. Salesia-
na, 1907.
S. Gerolamo, Quattordici lettere di S. Gerolamo,
Torino, Libr. Editr. Intern., 1913
Esercizi latini per la 4a ginnasio, Torino, Libr. Editr.
Intern., 1915.
Esercizi latini per la 5a ginnasio, Torino, Libr. Editr.
ínter., 1915.

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Ceria Eugenio
81
Cerrato Domenico
Cesare, Commentari de bello gallico, Torino, Libr.
Editr. Intern., 1919.
Virgilio, La prima lettura di Virgilio, Torino, SEI,
1927.
Tito Livio, I libri 23°, 24°, 25° delle Storie, To-
rino, SEI, 1930.
Le campagne di Cesare nella guerra gallica e civile,
Torino, SEI, 1930.
Nuova antología virgiliana, Torino, SEI, 1930.
Esercizi latini su la sintassi e lo stile, Torino, SEI,
1932.
b) Autori greci
Lysias, Le orazioni contro Eratostene e contro Ago-
rato, Torino, Tip. Salesiana, 1901.
Antología greca per le scuole ginnasiali, Roma, Tip.
Salesiana, 1910.
Senofonte, L'Anabasi o spedizione di Ciro, Torino,
Libr. Editr. Intern., 1914.
c) Autori italiani
Giusti Giuseppe, Prose scelte, Torino, Tip. Salesia-
na, 1899.
Monti Vincenzo, Dialoghi filosofici e il Caio Gracco,
Torino, Tip. Salesiana, 1901.
Giusti Giuseppe, Poesie scelte, Torino, Tip. Sale-
siana, 1909.
Giusti Giuseppe, Prose e poesie scelte, Torino, SEI,
1930.
II - ASCÉTICA
S. Francesco di Sales, La Filotea, ossia Introduzione
olla vita divota, Sampierdarena, Tip. « Don Bosco »,
1913.
La vita cristiana, Pensieri scelti dalle opere genuine
di S. Agostino, Torino, SEI, 1924.
La vita religiosa negli insegnamenti di S. Francesco
di Sales, Torino, SEI, 1926.
S. Francesco di Sales, II Teotimo, Torino, SEI, 1942.
III - AGIOGRAFIA E DOCUMENTAZIONE SALESIANA
Don Bosco prete, Roma, Tip. Salesiana, 1928, pp. 20.
Don Bosco con Dio, Torino, SEI, 1930, pp. 221.
Memorie Biograficbe del B. Giovanni Bosco
Vol. XI,
Torino, SEI, 1930, pp. 623;
Vol. XII, Torino, SEI, 1931, pp. 711;
Vol. XIII, Torino, SEI, 1932, pp. 1017;
Vol. XIV, Torino, SEI, 1933, pp. 855;
Vol. XV, Torino, SEI, 1934, pp. 871;
Vol. XVI, Torino, SEI, 1935, pp. 729;
Vol. XVII, Torino, SEI, 1936, pp. 907;
Vol. XVIII, Torino, SEI, 1937, pp. 883;
Vol. XIX, Torino, SEI, 1939, pp. 456.
Un grande benefattore di S. Giov. Bosco: il conté
Colle di Tolone, Torino, SEI, 1937, pp. 125.
Gli ultimi giorni di un Santo, Torino, SEI, 1938,
pp. 144.
La Beata María Mazzarello, Torino, SEI, 1938,
pp. 338.
S. Giovanni Bosco nella vita e nelle opere, Torino,
SEI, 1938, pp. 442.
U Servo di Dio Don Andrea Beltrami, Torino, SEI,
1940, pp. 251.
Annali della Socieía Salesiana, Torino, SEI:
Vol. I, Dalle origini alia morte di D. Bosco, 1941,
PP. 779;
Vol. II, U Rettorato di D. Rúa, Parte I, 1943,
PP. 773;
Vol. III, II Rettorato di D. Rúa, Parte II, 1946,
pp. 926;
Vol. IV, II Rettorato di D. Albera, 1951, pp. 471.
S. Giov. Bosco, Memorie deU'Oratorio di S. Fran-
cesco di Sales dal 1835 al 1855, Torino, SEI, 1946,
pp. 260.
Vita del Servo di Dio Sac. Filippo Rinaldi, Torino,
SEI, 1948, pp. 526.
Vita del Servo di Dio Don Michele Rúa, Torino,
SEI, 1949, pp. 599.
Profili dei Capitolari Salesiani (1865-1950), Colle
Don Bosco, LDC, 1951, pp. 499.
— I Capitolari Salesiani, Colle Don Bosco, LDC, 1952,
pp. 118.
Profili di 33 coadiutori salesiani, Colle Don Bosco,
LDC, 1952, pp. 296.
Epistolario di S. Giovanni Bosco, Torino, SEI:
Vol. I (dal 1835 al 1868), 1955, pp. 624;
Vol. II (dal 1869 al 1875), 1956, pp. 556;
Vol. III (dal 1876 al 1880), 1958, pp. 671;
Vol. IV (dal 1881 al 1888), 1959, pp. 647.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, marzo 1957, p. 110. — E. VALEN-
TINI, Don Ceria scrittore, Biblioteca del « Salesianum »,
n. 46, Torino, SEI, 1957, pp. 32.
CERRATO sac. Domenico, ispettore
n. a Tigliole (Asti-Italia) 1'8 marzo 1880; prof. a
Ivrea il 1° ott. 1899; sac. a Roma il 18 marzo 1905;
f a San Paulo (Brasile) 1'8 ott. 1954.
Conseguí a Roma la laurea in filosofía (1903) e
in teología (1905). Era uno dei salesiani piú
conosciuti nelle ispettorie brasiliane e altrove
per le alte mansioni occupate. Fu direttore a
Concepción (Paraguay) (1921-22), poi ispettore
in Argentina-Patagonia (1922-25), e successiva-
mente nel Brasile-Sud e M. A. (1925-33), in
Portogallo (1933-34). Durante la seconda guerra
mondiale accompagnó come consigliere don Rey-
neri, rappresentante del Rettor Maggiore per
PAmerica del Sud. Bella e degna figura di sa-
lesiano, don Cerrato ebbe la costante preoc-
cupazione di possedere e comunicare il genuino
spirito di don Bosco.
p. z.

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Cerrúti Francesco
82
Cemiti Francesco
CERRÚTI sac. Francesco, consigliere genérale
n. a Saluggia (Vercelli-Italia) il 28 aprile 1844; prof.
a Torino il 14 maggio 1862; sac. a Torino il 22 dic.
1866; f ad Alassio il 25 marzo 1917.
Fu accettato giovanetto dodicenne all'Oratorio
di Torino nel novembre 1856: fra tante facce
nuove, lontano da casa, si sentí sperso e preso
da nostalgia. Se ne accorse 1'angélico Domenico
Savio, il quale secondo
il suo eosturne lo avvi-
cinó e con soavitá di
modi e di parole gli di-
venne amico. L'amicizia
duró poco, perché il
Savio morí cinque mesi
dopo, ma Francesco ave-
va imparato da lui a
metiere il suo cuore
nelle mani di don Bosco. Nell'Oratorio si
ando segnalando per bontá di vita e serietá
di studi. Finito in tre anni il corso ginnasiale,
ricevette Pabito chiericale e, risoluto di stare
con don Bosco, partecipó il 15 dicembre 1859
alia riunione dei 17, primo núcleo della Con-
gregazione Salesiana.
Fra i quattro primi titolari che don Bosco si
andava preparando per le scuole dell'Oratorio,
iscrivendoli all'Universita, scelse anche il chie-
rico Cerruti, che intanto ebbe Pinsegnamento re-
golare della quarta ginnasiale, mentre attendeva
puré alio studio della teología. Una fiera pol-
monite nel 1865 sembró portarlo alia tomba;
ma don Bosco gli assicuró che non era giunta
Pora sua, e infatti miracolosamente guarí.
L'anno seguente ebbe tre grandi consolazioni:
fece la professione perpetua, prese la laurea di
lettere e fu ordinato sacerdote. Per incarico di
don Bosco si mise súbito a preparare un vocabo-
lario della lingua italiana. Nel 1870 si apriva
il nuovo collegio di Alassio, al quale era riser-
vato un grande avvenire, grazie specialmente al
suo primo direttore, don Cerruti, ancora gio-
vane di etá, ma giá ben maturo di senno. In-
tanto per il moltiplicarsi delle case fu necessario
creare le ispettorie (1879). Le prime furono
quattro: Piemontese, Ligure, Romana, Ameri-
cana. Alia Ligure don Bosco prepose don Cer-
ruti, che intanto si approfondiva in pedagogía.
Don Bosco, che aveva seguito passo passo
don Cerruti, a suo tempo volle mettere a van-
taggio di tutta la Congregazione la sua dottrina
ed esperienza scolastico-pedagogica, nominán-
dolo nel 1885 Consigliere Scolastico Genérale.
Tra gli uomini che la Divina Provvidenza fece
sorgere a flanco di don Bosco perché lo aiutas-
sero nell'organizzare con mano ferma e sicura
la giovanissima Congregazione, don Cerruti pri-
meggia con pochi altri. L'opera sua si estese
anche all'Istituto delle Figlie di Maria Ausilia-
trice, éntrate in fase di rigogliosa vitalitá, e ab-
bracció in pari tempo la Stampa Salesiana, as-
sumendone la direzione. Lavoró efficacemente
per conservare Punitá didattica e morale nelle
scuole salesiane, dando ogni'anno programmi e
norme educativo-didattiche. Tra le glorie di
don Cerruti vanno messi in prima linea i pa-
reggiamenti di scuole secondarie (Valsalice,
Nizza, Ali); molto si adoperó anche per le
scuole salesiane in Oriente (Egitto, Palestina).
Mentre agiva, scriveva: la sua penna non posava
mai. Tre motivi di gioia confortarono, a 73 anni,
Pestremo crepuscolo: il giubileo d'oro di pro-
fessione religiosa, di laurea, di messa. Moriva
qualche mese dopo, umversalmente compianto.
I suoi insegnamenti ed esempi rimangono nella
Congregazione patrimonio imperituro.
Opere
II Novellino, ossia fiori di parlar gentile, annotato,
Torino, Tip. Salesiana, 1871, pp. 144.
Storia della pedagogía in Italia, Torino, Tip. Sale-
siana, 1883, pp. 320.
Disegno di storia della letteratura italiana, a uso
dei licei, Torino, Tip. Salesiana, 1887, pp. 96.
Nuovo dizionario della lingua italiana, per la gio-
ventú, in-16°, pp. xn-1359, Torino, Tip. Salesiana,
1891.
Dei princlpi pedagogico-sociali di S. Tommaso, To-
rino, Tip. Salesiana, 1893, pp. 37.
Elementi di pedagogía, Torino, Tip. Salesiana, 1897,
pp. 76.
Norme per l'insegnamento dell'aritmética pmtica e
ragionata, Torino, Tip. Salesiana, 1897, pp. 19.
Diritti e doveri dei cittadini, Torino, Tip. Salesiana,
1897, pp. 52.
Fascicoli - Discorsi
Orazione fúnebre per i solenni funerali di Pió IX
(1878) — II romanzo: discorso detto nella premiazione
de gli alunni (1879) La storia: eccellenza e suoi deli-
ramenti (1880) Alassio e le sue glorie letterarie nei
secoli XVII e XVIII (1881) — L'insegnamento clas-
sico: considerazioni e proposte (1882) II cristiane-
simo e la storia (1887) La storia della carta (1890)
Silvio Pellico nel 50° della sua morte (1904) —
Sulle perniciose conseguenze delle ree letture (1914)
// problema morale nell'educazione (1916) — tutti
pubblicati dalla Tip. Salesiana di Torino.

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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Cerruti Francesco
83
Chirichigno Fortunato
Bibliografía
R. ZIGGIOTTI, Don Francesco Cerruti, Torino, SEI,
1949, pp. 382. — E. CERIA, Profili di Capitolari sale-
siani, Colle Don Bosco, LDC, 1951, pp. 499.
A. R.
Brevi elementi di solfeggio paríalo, Sampierdarena,
Tip. Salesiana, 1925, pp. 21.
In collegio: chi la ja, l'aspetti, Bozzetto musicale
in 2 atti, Sampierdarena, Tip. Salesiana, 1927, pp. 16.
B. S.
CHIALA sac. Cesare
CESARI sac. Cesare, missionario
n. a Gradara (Pesaro-Italia) il 27 ott. 1877; prof. perp.
a Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Bogotá (Colombia) 1'8
giugno 1902; -J- ad Agua de Dios il 2 marzo 1952.
Fu un apostólo dei lebbrosi. Anima ardente,
aveva chiesto di partiré per le Missioni per im-
molare la sua vita tra i lebbrosi. Fu esaudito,
ma prima ebbe varié mansioni di responsabilitá.
Fu maestro dei novizi, párroco e direttore di
varié case: a Mosquera (1906-09), a Contra-
tación (1912-14), a Medellin (1914-20), a Mo-
squera (1920-22), a Barranquilla (1922-28), a
Cartago (Centro America) (1929-31) e infine
a Granada (1934-36). Dimentico dei malesseri
fisici che lo travagliavano, si dona va senza ri-
serva in un lavoro continuo, in costante unione
con Dio. Ovunque seppe far onore a don Bosco,
specialmente prediligendo i poveri: fondo, tra
l'altro, un « dormitorio » per i lustrascarpe che
vagavano per le strade, non avendo dove per-
nottare, con grave scapito della loro moralitá.
Infine trascorse molti anni tra i lebbrosi, che
ebbero la fortuna di godere i frutti del suo zelo.
p. z.
CHARAMEL coad. Mario, scrittore
n. a Grenoble (Francia) il 20 sett. 1880; prof. a Nice
il 5 ott. 1902; f a Lugo (Italia) 111 aprile 1943.
Espulso dalla sua patria, per la legge di soppres-
sione degli istituti religiosi, trascorse ben 25
anni nelPistituto di Genova-Sampierdarena,
come insegnante di francese e maestro di mú-
sica. Le sue pubblicazioni scolastiche e musicali
tanto apprezzate documentano la sua com-
petenza.
n. a Ivrea (Torino-Italia) il 17 maggio 1837; prof. a
Lanzo il 26 sett. 1873; sac. il 4 ott. 1874; f a Torino
il 28 giugno 1876.
Fu tra i primi ragazzi che frequentavano l'Ora-
torio di don Bosco quando fu trasferito defi-
nitivamente a Valdocco. D'indole buona, si af-
fezionó a don Bosco, il quale lo condusse a fare
gli esercizi spirituali a Giaveno nel 1850. Fatti
gli studi di filosofía, fu impiegato nelle Regie
Poste di Torino, ma continuó a frequentare
l'Oratorio, dove insegnava il catechismo. Col
ch. Rúa fu catechista anche nell'oratorio Angelo
Custode in Vanchiglia, e volle la classe degli
spazzacamini. Fu sempre socio attivo nelle Con-
ferenze di San Vincenzo, visitava gli ammalati
negli ospedali. Quando la capitale si traferi da
Torino a Firenze (1864) anche il sig. Chiala fu
trasferito cola; poi in Sicilia, a Caltanissetta.
Una volta tornando a Torino (1872), ando a
fare gli esercizi spirituali a Lanzo per potersi
confidare con don Bosco. Decise di farsi sale-
siano. A Valdocco ricominció a lavorare nel-
TOratorio. Dopo tre anni fu sacerdote. Ebbe
TufEcio di prefetto: era di ammirazione a tutti
per la sua attivitá senza sosta, unita a una pietá
profonda. Si prestava generosamente per qual-
siasi servizio. Per un certo tempo fu insieme
catechista degli artigiani, direttore delle Le t tur e
Cattoliche, incaricato della corrispondenza coi
missionari. Ma presto un antico male lo stroncó
a 39 anni. La sua salma riposa a Feletto.
Bibliografía
Sac. Cesare Chiala - « Vade mecum » di D. BARBERIS,
vol. I, p. 126, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901.
A. R.
CHIRICHIGNO mons. Fortunato, vescovo
Opere
Tavole sinottiche della grammatica francese, Sam-
pierdarena, Tip. Salesiana, 1912, pp. 32.
// verbo: a\\ppendice alie Tavole sinottiche della
grammatica francese, Sampierdarena, Tip. Salesiana,
1912, pp. 30.
n. a Lima (Perú) il 20 marzo 1878; prof. il 28 ago-
sto 1899; sac. a Arequipa il 18 dic. 1910; el. vesc. di
Piura il 15 dic. 1940; cons. il 2 marzo 1941; f a
Lima il 2 genn. 1953.
Entró nella Societá a 21 anni e ricevette l'abito
talare dalle mani di mons. Costamagna. Fu il

9.2 Page 82

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Chirichigno Fortunato
84
Cid Pazo Sergio
primo salesiano peruviano. Ordinato sacerdote
ad Arequipa, fu successivamente direttore a
Magdalena del Mar (1924-30), a Piura (1931-
1935) e a Cuzco (1936-40). Nel 1940 fu man-
dato Amministratore Apostólico della diócesi
di Piura, costituita allo-
ra. L'anno dopo, consa-
crato vescovo, curó so-
prattutto la formazione
del clero e Ponore della
casa di Dio: per questo
costrui un grandioso e
moderno seminario e
una magnifica cattedra-
le. I suoi sforzi e grandi
sacrifici per le vocazioni sacerdotali furono co-
ronati da un consolante numero di seminaristi
che popolarono il nuovo seminario affidato ai
Salesiani. Tutto dedito alie cure pastorali,
sempre vicino ai bisognosi, da tutti era ripagato
con grande venerazione. II 24 luglio 1951 ando
alPospedale di Lima per una diíEcile operazione
al sistema nervoso. Vi morí santamente dopo un
lungo calvario. Dopo Pufficio fúnebre il suo
corpo fu traspórtate per via aerea a Piura per
essere sotterrato nel seminario da lui costruito.
C. A.
CHRAPLA sac. Cario
n. a Wadowice (Polonia) il 10 sett. 1905; prof. a Klecza
Dolna il 7 ott. 1921; sac. a Torino (Italia) il 5 luglio
1931; f a Dachau (Germania) 1'8 maggio 1942.
Compi gli studi teologici a Torino-Crocetta.
Tornato in Polonia fu catechista e prefetto in
varié case. Nella casa di Lodz lo sorprese la
guerra. II 6 ottobre 1941 i tedeschi lo arre-
starono e lo trasportarono nel campo di con-
centramento di Dachau. Costretto a lavorare nei
campi, si sfamava mangiando erbe. II suo corpo
fu gettato nel crematoio. Don Chrapla si segna-
lava per la serenitá e allegria salesiana. Compo-
stezza, pietá e attaccamento alia Congregazione
furono le caratteristiche della sua vita.
P. T.
CIANTAR sac. Giuseppe
n. a Valletta (Malta) il 7 giugno 1893; prof. a Burwash
(Inghilterra) il 29 nov. 1913; sac. a Portomonth 111
luglio 1920; f a Engadine (Australia) il 28 díc. 1967.
Maltese di nascita, trascorse i suoi primi 25 anni
di vita salesiana in Inghilterra come promotore
delPideale salesiano, suscitando un gran nu-
mero di vocazioni. Ma il nome di don Ciantar
resta negli annali salesiani come pioniere del-
Popera salesiana nelPAustralia. Vi fu inviato
nel 1938 per daré impulso a un'opera iniziata
due anni prima. E non solo riusci a farla fiorire,
ma fondo altre cinque case. Fu direttore a Sun-
bury (1938-48), Melbourne (1949-53), Enga-
dine (1953-64). Sua ultima impresa, terminata
poche settimane prima della morte, Perezione
del tempio nazionale a San Giovanni Bosco in
Engadine (Sydney).
p. z.
CID PAZO sac. Luigi
n. ad Allariz (Spagna) il 15 ott. 1887; prof. a Sarria
il 18 sett. 1907; sac. a Segorbe il 6 giugno 1914;
f a Barcelona il 15 luglio 1957.
Don Cid apparteneva alia schiera dei salesiani
che assimilarono profundamente lo spirito di
don Bosco, portato nella Spagna dal servo di
Dio don Filippo Rinaldi. Chiamato dai superiori
a percorrere la Spagna per far conoscere Popera
profetizzata da don Bosco del tempio nazionale
espiatorio del Sacro Cuore di Gesü sul Tibi-
dabo, presso Barcelona, si sottopose a incredi-
bili sacrifici e fatiche per compiere la sua mis-
sione, felice di contribuiré a elevare il magni-
fico tempio. Ma il Signore parve volerlo uniré
piü intimamente alia sua opera espiatoria e ri-
paratrice, permettendo che salisse un lungo cal-
vario durante la rivoluzione marxista (1936-39)
e mandandogli una dolorosa malattia che lo
tenne rinchiuso nella sua cameretta per ben
18 anni; ma fu appunto in questo periodo che
rifulse meglio la sua virtü.
p. z.
CID PAZO sac. Sergio,
servo di Dio, martire
n. ad Allariz (Orense-Spagna) il 24 aprile 1884; prof.
a Sarriá-Barcelona il 3 febbr. 1905; sac. a Sarria il
21 dic. 1912; f a Barcelona il 30 luglio 1936.
11 suo zelo per le anime si manifestó giá a
12 anni di etá, allorquando, in mancanza di un
prete, egli recitó una predica imparata a me-
moria. La sua vita fu esemplare in tutto, di
modo che potrebbe essere preséntate come santo

9.3 Page 83

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Cid Pazo Sergio
85
Ciglia Angelo
anche senza la corona del martirio. Rifulsero in
luí la devozione alia Madonna e l'amore alia pu-
rezza. Al momento della rivoluzione marxista
(1936) si rifugió in casa di un amico. Fu arré-
state in un tram. Avendo confessato di essere
prete e religioso, fu condotto in prigione e poi
fucilato. I suoi resti non furono ritrovati. II
processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
ciño ai suoi parenti, volendoli incoraggiare e so-
stenere in quei giorni difficili. II 25 setiembre
1936 quattro soldad dell'armata rossa entra-
rono nella casa dov'egli si trovava, lo picchia-
rono col crocifisso che portava al eolio, fruga-
rono dappertutto e trovarono un messale. Allora
lo arrestarono e lo fucilarono nella medesima
notte. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 9 ottobre 1956.
C. A.
CID RODRÍGUEZ coad. Antonio,
servo di Dio, martire
n. a Casaldoira (Orense-Spagna) il 15 aprile 1890;
prof. a San José del Valle; f a Bilbao il 25 sett. 1936.
Fece gli studi a Ecija, ma sentendosi incapace
per la grande responsabilitá che porta con sé il
sacerdozio, risolvette di farsi coadiutore. Nei
diversi collegi in cui l'obbedienza lo mandó —
l'ultimo fu quello di Santander — si mostró
educatore capace, allegro e sempre preoccupato
dell'educazione dei giovani. Durante la rivolu-
zione marxista (1936) visse per qualche tempo
nascosto in Santander, poi ando a Bilbao, vi-
CIGLIA sac. Angelo
n. a Bisogne (Brescia-Italia) Til agosto 1918; prof. a
Cremisan (Israele) Til nov. 1937; sac. al Cairo (Egit-
to) il 19 genn. 1954; f al Cairo il 2 sett. 1962.
Compiuti gli studi ginnasiali nell'aspirantato
missionario d'Ivrea, partí per la Palestina. Di la
l'obbedienza lo trasferi in Egitto. Qui colpito
da tifo ne riportó, come postumi, Pinizio di
una paralisi che a 23 anni lo inchiodó per
sempre nel letto. II misterioso male invadeva
lentamente le sue membra di giorno in giorno:
le membra ma non la testa, e meno ancora il
cuore. II pensiero era sempre lucido e rivolto
1887 (6 dicembre) - Spedizione Missionaria (ultima con D. Bosco).

9.4 Page 84

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Ciglia Angelo
86
Cimatti Vincenzo
al sacerdozio. Continuó a studiare. Una coope-
ratrice salesiana lo fece trasferire in una clinica
privata: qui per mezzo di una carrozzella po-
teva recarsi in cappella per visitare il Signore
e passare qualche ora in giardino. Presto il
ch. Ciglia fece amicizia con gli altri ricoverati
di quella clinica. Lo vedevano giovane e cosí
sofferente e nello stesso tempo pió e sereno,
sorridente sempre, gioviale nella conversazione,
e la sua compagnia fu desiderata.
Nella sua stanza si moltiplicarono le visite: i
malati andavano a fargli le loro confidenze, ad
aprire il cuore come a un confessore. Don Ciglia
capí quanto conforto poteva portare a quei ma-
lati se alia parola umana avesse potuto aggiun-
gere la grazia dei sacramenti. II suo desiderio
di essere sacerdote per rendersi piü u tile alie
anime fu studiato dai superiori, e accolto dalle
autoritá ecclesiastiche locali. Don Ciglia in
breve tempo completó i suoi studi e brillante-
mente. L'internunzio, Sua Ecc. mons. Lévame,
lo consacró sacerdote, presenti molti diploma-
tici di diverse legazioni. Da allora, la stanzetta
di don Ciglia divenne un santuario. Finché poté
celebró, semicoricato, la santa Messa. Ma quella
stanza fu sempre il luogo sacro del sacrificio e
del conforto per tanti ammalati. Misteriosa la
malattia di don Ciglia e la sua lunga resistenza
di 21 anni; ma senza mistero la sua missione in
in térra nella luce del dolore redentore.
A. R.
CIMATTI mons. Vincenzo,
primo prefetto apostólico di Miyazaki
n. a Faenza-Urbecco (Ravenna-Italia) il 15 luglio 1879;
prof. perp. a Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Val-
salice il 18 marzo 1905; -J- a Tokyo (Giappone) il 6
ottobre 1965.
Entró nelPistituto salesiano a Faenza nel 1888
per frequentare il ginnasio. Dotato di bellissima
voce e di grande talento
musicale, fin d'allora
spiccó fra i suoi compa-
gni e ottenne successi in
esecuzioni pubbliche a
Faenza e Bologna. Fece
il noviziato a Foglizzo.
Studente e poi inse-
gnante a Valsalice di To-
rino, conseguí il di-
ploma di composizione presso il Conservatorio
di Parma nel 1900, la laurea in scienze con spe-
cializzazione in agraria nel 1903 e la laurea in
filosofía con specializzazione in pedagogía nel
1905 all'Universitá di Torino.
Fu ordinato sacerdote a Valsalice da mons. Ca-
gliero. Continuó quindi il suo insegnamento di
agraria, pedagogía e música nella Scuola Nór-
male di Valsalice. Dal 1912 al 1919 Pobbe-
dienza lo destinó al San Giovanni Evangelista,
dove successivamente tenne la direzione degli
oratori festivi San Giuseppe e San Luigi, e con-
tinuó il suo insegnamento a Valsalice. In quel-
l'anno don Albera avrebbe desiderato inviarlo
alPincipiente oratorio festivo San Paolo, ma i
superiori gli fecero presente che per supplire
don Cimatti nelle sue varié incombenze sareb-
bero occorsi almeno tre confratelli qualificati,
ed egli dovette desistere dal suo progetto, e per-
mise che ritornasse a Valsalice dove assunse
anche la presidenza della Scuola Nórmale. É di
quel tempo l'inizio della sua produzione didat-
tica in campo pedagógico e agrario, mentre con-
tinuava a pieno ritmo la sua produzione musi-
cale. In quegli anni, oltre a innumerevoli com-
posizioni sacre e profane, aveva composto e
fatto eseguire svaríate operette: II cielo di Ge-
rico, U figliol prodigo, Marco il pescatore,
S. Francesco di Sales, La Signora dell'amore,
II figlio d'oro di Visnu, II sogno del cacico
Kuddoco, Raggio di solé.
Fu direttore dell'istituto dal 1922 al 1925. In
quelPanno, venuta a mancare la Scuola Nórmale
a Valsalice, fu designato dai superiori a guidare
la prima spedizione missionaria nel Giappone.
Partí da Genova il 25 dicembre 1925 e giunse
a Mojí nel Kiüshü P8 febbraio 1926. I missio-
nari si misero súbito alio studio della difficile
lingua, e intrapresero, senza por tempo in mezzo,
Papostolato della stampa, della música, delle
Conferenze di San Vincenzo, oltre Papostolato
eminentemente salesiano dell'oratorio festivo.
Con Breve Apostólico del 27 marzo 1928 le
province di Miyazaki e di Oita furono erette
in Missione Indipendente e affidate ai Salesiani.
Nel 1935, visto il lavoro compiuto, la Missione
Indipendente venne eretta in Prefettura Apostó-
lica e don Vincenzo Cimatti fu nominato primo
Prefetto Apostólico di Miyazaki. Monsignore in-
tanto aveva giá dato vita al seminario e aveva
fondato una nuova congregazione religiosa in-
dígena: le Suore della Carita di Miyazaki. Venne
la guerra con tutte le sue terribili conseguenze.
II 15 febbraio 1941 consegnó la Prefettura Apo-

9.5 Page 85

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Cimatti Vincenzo
87
Cinato Eligió
stolica al clero indígeno, e continuó il suo la-
voro con semplicitá, per quanto le circostanze
glielo permettevano. Nel dopoguerra i primi a
riprendere le pubblicazioni furono i Salesiani
della Don Bosco Sha di Tokyo, nonostante le
enormi difficoltá incontrate per la penuria im-
pressionante di carta, per la mancanza di denaro
e di personale.
I Salesiani avevano iniziato la loro opera nella
capitale giapponese fin dal 1933 e vi avevano
fondato: la parrocchia e le opere sociali di Mi-
kawashima, la scuola professionale Don Bosco,
Forfanotrofio salesiano di Kokubunji e l'ora-
torio San Luigi di Meguro. Nel 1950 la scuola
professionale centava giá 750 alunni e l'oratorio
festivo 1800 oratoriani. In quell'anno si effettuó
lo smembramento della Prefettura Apostólica
di Miyazaki in due vicarie, quella di Miyazaki
e quella di Oita. La prima fu ceduta ai Save-
riani delle Missioni Estere di Parma, mentre la
seconda fu tenuta dai Salesiani. Nel 1952 mon-
signor Cimatti ottenne il riconoscimento uffi-
ciale del corso di filosofía, come collegio uni-
versitario, che prese il nome di « Salesio Tenki
Daigaku »; e di questa universitá minore egli
fu il primo rettor magnifico. II 31 gennaio 1955
ricevette dal Governo italiano la Stella della so-
lidarietá umana.
Mons. Cimatti, apostólo, scienziato, músico, pe-
dagogista, fu un grande missionario, un sale-
siano-tipo, una di quelle figure che onorano da
solé tutta una istituzione. Sarebbe potuto diven-
tare un dotto, uno scrittore di fama, un músico
di valore, ma rinunció a tutto, pur di conqui-
stare anime a Cristo. Scrisse non pochi libri,
compi ricerche nel campo delle scienze e com-
pose innumerevoli pezzi musicali, ma tutto e
sempre in funzione apostólica. I suoi talenti na-
turali egli non li seppelli, ma li trafficó intensa-
mente a quest'unico scopo. Nel 1957 ebbe il
primo attacco di un male che lo portó alPorlo
della tomba; ma si riebbe. II 13 novembre
1963 ricevette dall'imperatore la piü alta ono-
rificenza concessa a uno straniero: la decora-
zione del « Terzo Grado al Mérito Imperiale ».
Festeggió, ma non poté celebrare la sua Messa
di diamante, perché giá ammalato della malattia
che lo condusse alia fine. Morí in concetto di
santitá.
Opere
Lezioni di Pedagogía per uso delle Scuole Normali,
Tormo, SEI, 2a ediz., 1920, 3 voll.
Lezioni di Agraria per le Scuole Agravie e per le
Scuole Normali, Torino, SEI, 3 voll.
II libro dell'agricoltore, per le Scuole Serali di com-
plemento, Torino, SEL
Don Bosco Educatore, Contributo alia storia del
pensiero e delle istituzioni pedagogiche, Torino, SEI,
1925, pp. 167.
II padre dei poveri della sirada, Appunti bíografici
del salesiano D. Pietro Piacenza, Tokyo, Scuola
Professionale Don Bosco, 1936, pp. 57.
Miyazakiensis provinciae plantarum collectio ab
anno 1926 usque ad annum 1936, Tokyo, Salesian
Professional School, 1936, pp. 41.
Chierico Claudio Filippa, Profilo biográfico, Miya-
zaki, 1938, pp. 46.
Miyazakiensis provinciae animalium et vegetalium
pp- - Índe3x9 ab anno 1926 ad annum 1941, Tokyo, 1941,
Nell'impero del sol levante, Torino, Edizioni AMS,
1953, pp. 250.
— Innumerevoli articoli sul Bollettino Salesiano dal
1926 al 1960.
Opere musicali
Quasi tutta la sua produzione musicale é rimasta inédita.
1. Sonó state stampate dalla SEI:
Marco il pescatore, operetta in 2 atti.
Raggio di solé, operetta in 3 atti.
L'articolo greco, scherzo a 3 v. p.
Inno - Barcarola, a 3 v. p.
2. Dalla LDC:
La Madonna del nido, operetta in 1 atto, 1947.
_ La Madonna dell'alpe, azione lirico-drammatica in
1 tempo, 1958.
Bibliografía
A Mons. Cimatti, Padre, maestro e guida, nel suo giu-
bileo d'oro sacerdótale (in giapponese), Tokyo, Scuola
Professionale Don Bosco, 1955, pp. 82. — C. R. TASSI-
NARI, Mons. Cimatti visto da vicino, Milano, Scuola
Gráfica Salesiana, 1966, pp. 52. — E. VALENTÍN:, Mons.
Vincenzo Cimatti, in « Rivista di Pedagogia e Scienze
Religiose», 1966, n. 1, pp. 92-110. — E. VALENTINI,
II cuore di D. Cimatti, in «Voci Érateme», 1966,
n. 1, pp. 16-21.
Bollettino Salesiano: dic. 1965: Mons. Cimatti, mene-
strello di Dio, pp. 367-369; genn. 1966: Per tutta la
vita guardó a D. Bosco, pp. 11-18; nov. 1966: I santi
se la intendono fra loro, pp. 3-6; dic. 1966: D. Cimatti.
si confessa, pp. 740; marzo 1967: Parla il medico di
mons. Cimatti, pp. 17-18.
E. V.
CINATO sac. Eligió, ispettore
n. a Sant'Ambrogio (Torino-Italia) il 22 luglio 1898;
prof. a Shillong (India) il 21 genn. 1925; sac. a Shillong
il 20 luglio 1930; f a Cherrapunjee il 15 genn. 1964.

9.6 Page 86

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Cinato Eligió
Coelho Giuseppe
Ando in Assam col primo gruppo di giovani no-
vizi salesiani. Appena ordinato sacerdote fu
mandato direttore a Raliang, nel cuore della
giungla, un campo aperto alie piú sublimi forme
di sacrificio (1932-33), e poi a Vellore (1933-
1935). Fu quindi nominato ispettore di quella
che divenne la fiorente ispettoria di Madras
(1933-45). Quando la seconda guerra mondiale
scoppió, cento e piú salesiani furono internati nel
campo di concentramento nel nord dell'India;
e toccó a don Cinato, come ispettore di quella
casa, alleviare le sofferenze e infondere coraggio
in quei tempi cosí difficili. La sua carita fu piú
manifesta il giorno in cui gli fu annunziata la
liberazione ed egli preferí rimanere prigioniero
con i suoi confratelli. La tormenta passó, e
don Cinato ando come direttore a Krishnagar
(1945-52), poi a Bandel (1952-54) e di nuovo
a Raliang (1954-57). Qui, malato, dopo aver
assistito una povera donna moribonda, fu anche
egli chiamato al premio eterno.
p. z.
COBO SANZ ch. Stefano,
servo di Dio, martire
n. a Rábano (Valladolid-Spagna) il 21 nov. 1905; prof.
a Carabanchel Alto il 23 luglio 1925; f a Madrid
il 22 sett. 1936.
Come sua madre aveva domandato al Signore
prima della nascita del figlio, Stefano desiderava
ardentemente di diventare prete. A questo scopo
entró nel collegio salesiano di Carabanchel Alto,
dove compí gli studi e fece il noviziato. II suo
campo di apostolato furono successivamente i
due collegi di Ronda di Atoche e di San Mi-
chele. Ricevette gli ordini minori e con impa-
zienza attendeva il giorno delPordinazione. U
Signore gli diede la corona del martirio. Al-
l'inizio della rivoluzione marxista (1936) si na-
scose con suo fratello Federico, allievo del col-
legio, in casa di sua sorella. Essa raccomandava
loro di essere prudenti nelle loro uscite, ma
Stefano le rispondeva: « Se il Signore mi do-
manda il sacrificio della vita, sonó pronto a
dargliela volentieri ». II 22 setiembre 1936, al
mattino, alcuni soldati rossi penetrarono nella
casa, ordinarono ai due fratelli di seguirli, di-
cendo che tutti i preti e i religiosi dovevano
essere messi in prigione. Li condussero via e
fuori cittá li fucilarono. I resti mortali di Ste-
fano riposano nella tomba salesiana di Cara-
banchel Alto. II processo diocesano di beatifi-
cazione fu introdotto il 19 ottobre 1956.
c. A.
CODERA MARQUÉS coad. Giovanni,
servo di Dio, martire
n. a Barbastro (Huesca-Spagna) il 5 maggio 1883; prof.
a Carabanchel Alto il 24 luglio 1919; f a Madrid il
15 sett. 1936.
Fece lo speaker al tempo del film muto, poi
Pimpresario nei combattimenti dei toreros, e
finí in seguito come famiglio nel collegio sale-
siano di Sarria nel 1914. Fatto il noviziato a Ca-
rabanchel Alto, resé molti servigi in qualitá di
infermiere e di provveditore a Salamanca e a
Carabanchel Alto. Lasció Pesempio di una pietá
profonda, di una carita eroica, e nel frattempo
nutriva un desiderio di perfezione e di martirio.
Fu appunto nell'esercizio della sua opera di ca-
rita come infermiere che ottenne la palma dei
martiri. Durante la rivoluzione marxista (1936)
fu arréstate insieme con il direttore don Enrice
Saiz. Liberato in un primo tempo, poi arréstate
e libérate per una seconda volta, visse nascosto
in casa di amici. Mai pero nascose il desiderio di
moriré martire della fede. Per questo non te-
meva alcun pencólo, quando si trattava di vi-
sitare i confratelli prigionieri. In una di queste
visite fu riconosciuto, arréstate e fucilato in
giornata, senza che si sapesse qualcosa delle cir-
costanze della sua morte. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 9 ottobre 1956.
C. A.
COELHO sac. Giuseppe
n. a Braga (Portogallo) il 22 genn. 1875; prof. perp.
a Torino (Italia) il 7 ott. 1897; sac. a Lisbona (Porto-
gallo) il 21 dic. 1898; f a Estoril il 27 maggio 1942.
Fu il primo portoghese a daré il nome alia So-
cietá Salesiana e vi portó tutto il fervore del
suo spirito pió e docile che lo resé ben presto
atto alia direzione delPistituto di Lisbona (1908-
1911). Rimasto sulla breccia anche alio scoppió
della rivoluzione del 1910, custodi la casa eser-
citando il sacro ministero fino alia riapertura
nel 1921, quand'egli, stanco, chiese di poter de-
dicare tutte le sue cure alia direzione spirituale
dei giovani e dei confratelli. Formó cosí tante
anime alia vita cristiana e salesiana, lasciando
un caro ricordo delle sue virtú.
G. F.

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Cogliolo Pietto
89
Cojazzi Antonio
COGLIOLO mons. Pietro, ispettore
n. a Genova (Italia) il 15 febbr. 1866; prof. a San Be-
nigno Can. il 6 ott. 1883; sac. a Rio de Janeiro (Bra-
sile) il 21 sett. 1889; f a Roma il 15 sett. 1932.
Mons. Cogliolo era entrato giovanetto nel col-
legio salesiano della sua cittá per gli studi gin-
nasiali. Fece il noviziato a San Benigno Cana-
vese ed emise la profes-
sione nelle mani stesse
di don Bosco. Inviato
nel 1886 a Montevideo
(Uruguay), vi continuó
gli studi nei collegi di
Villa Colón e di San
Paulo del Brasile, donde
passó a insegnare storia,
filosofía e letteratura
portoghese nel grande collegio di Niteroi. Co-
stretto nel 1892 a rimpatriare, per curarsi un
male che incominciava a minare la robusta fibra,
don Cogliolo riprese poco dopo con lena intensa
il lavoro, assolvendo incarichi e attribuzioni im-
portanti che la Congregazione gli aífidó. Nel
1894 fu inviato in Portogallo a reggere il col-
legio degli orfani di Braga (1894-97) e poi a
Lisbona (1897-1900). Nominato ispettore del
Portogallo vi apri ben sette case con florido no-
viziato e studentato. Inviato successivamente in
Asia e in África, don Cogliolo fondo una casa
in Ciña, due nelPIndia e una missione a Mo-
zambico. Attivo e inesausto, malgrado le con-
dizioni di salute sempre precarie, egli fu ancora
visitatore di tutte le opere salesiane nelPÁfrica,
nell'Asia e nel Nord-America. Durante il bur-
rascoso periodo della rivoluzione portoghese ri-
tornó a Lisbona per salvare le proprietá e le
opere della Societá, poi passó a reggere le case
salesiane del Capo di Buona Speranza (1920-22).
Tornato in patria veniva incaricato dalla Santa
Sede di diverse missioni presso le repubbliche
di Haití, Santo Domingo e del Centro-America
come segretario di quella internunziatura, di
cui resse anche temporáneamente le sorti. Mon-
signor Cogliolo, giovandosi della conoscenza di
ben sei lingue e di una prudenza, distinzione e
singolaritá di tratto che gli cattivavano la stima
genérale, poté condurre sempre al miglior ri-
sultato gli incarichi affidatigli, rendendo alia
Chiesa preziosi servigi.
D. G.
COGNO coad. Giacomo, missionario
n. a Novello (Cuneo-Italia) il 16 ott. 1881; prof. 111
ott. 1914; f a San Gabriel (Brasile) il 3 genn. 1925.
Questo giovane agricoltore a 30 anni partí in
pellegrinaggio a Roma. Una notte gli apparve la
Vergine Santa e gli disse: « Giacomo, il mió
desiderio é che tu ti faccia salesiano. Va' nella
chiesa del Sacro Cuore ». II giorno seguente egli
si recó al luogo indicato e domando di essere am-
messo nella Societá. Fu accettato come aspirante
e l'anno seguente entró nel noviziato di Gen-
zano. Fatta la professione partí per il Brasile
come missionario. Sempre al servizio di tutti,
egli lavoro come cuoco, contadino e carpentiere.
Pregava con fervore, inginocchiato davanti al
santo tabernacolo. Una volta, mentre era in ado-
razione notturna col coadiutore Panizzon, tutti
e due intesero una voce uscire dal tabernacolo
che disse loro: « Ci saranno tre mesi di siccitá:
sará una grande prova per la missione di San Ga-
briele. Fate in modo che la casa non abbia a
soífrire la fame ». I due coadiutori si misero
súbito a far delle pro v vis te. Nel medesimo
tempo Giacomo offri la sua vita per la missione.
La siccitá venne e fu terribile, ma la casa non
patí la fame. Giacomo cadde improvvisamente
malato e morí nella prima settimana delPanno.
I suoi funerali furono un trionfo e i giovani lo
invocavano come loro intercessore.
c. A.
COJAZZI sac. Antonio
n. a Rovereto in Piano (Udine-Italia) il 30 ott. 1880;
prof. a Foglizzo il 5 ott. 1899; sac. a Treviso il 18
aprile 1908; f a Salsomaggiore il 27 ott. 1953.
AlPetá di 13 anni entró nel collegio salesiano di
Mogliano Véneto per il ginnasio, che terminó
poi nel collegio di Este.
Fece il noviziato a Fo-
glizzo Canavese col fra-
tello Enrico, ivi prece-
duti ambedue di sei an-
ni da un altro fratello,
Francesco, poi missiona-
rio a Cuba. Nel 1900
conseguí il diploma di
licenza liceale a Torino-
Valsalice, e fu inviato nel collegio di Cuorgné
Canavese, dove cominció il suo insegnamento
letterario, frequentando nello stesso tempo la

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Cojazzi Antonio
90
Cojazzi Antonio
Universitá a Torino. Laureatosi in lettere nel
1905 e in filosofía l'anno seguente, avendo de-
clinato Tinvito rivoltogli della carriera univer-
sitaria, fu trasferito a Mogliano Véneto, dove
per il suo brillante ingegno poté compiere rápi-
damente gli studi teologici; nel 1908 fu ordi-
nato sacerdote a Treviso. L'anno seguente ot-
tenne ancora il diploma tecnico-normale e di
lavori manuali, e, dopo un soggiorno in Inghil-
terra, l'abilitazione per 1'insegnamento della
lingua inglese. II suo principale campo di la-
voro cultúrale ed educativo fu il liceo Valsalice
di Torino, dove giunse nel 1908 come inse-
gnante di letteratura italiana, e poco dopo di
filosofía, cattedra che tenne fino al 1948. Dal
1920 al 1933 fu puré preside del liceo.
Don Cojazzi era l'insegnante nato, che incan-
tava con le sue lezioni, sicure per la dottrina e
profonde per erudizione, ma avvivate sempre
dalla variétá e vivacitá della presentazione, e
permeate da un sapiente afflato educativo, se-
condo il método di don Bosco, di cui fu puré
infaticabile divulgatore con la penna. La sua
prima pubblicazione fu appunto un libriccino dal
titolo Don Bosco diceva cosí, al quale si ag-
giunse poi una sessantina di altri volumi, alcuni
dei quali giunsero fino a 18 edizioni. Questa sua
attivitá letteraria culminó nella fondazione e
nella direzione, dal 1921 al 1948, della Rivista
dei Giovani, nobile palestra di idee e di inizia-
tive, che polarizzó per un trentennio la gioventü
studentesca italiana, venendo letta e gustata
anche dal giovane clero, per cui era faro orien-
tatore per l'educazione delle masse giovanili di
Azione Cattolica. A lui si deve puré — in col-
laborazione con mons. Enrico Montalbetti e
mons. Norberto Perini — la fondazione e la di-
rezione per i primi otto anni di un'altra rivista,
Catechesi, valido sussidio ancor oggi degli in-
segnanti di religione. Diresse puré varié collane
della SEI: Letture di Filosofía (oltre 50 vo-
lumi), Linea recta brevissima, Cristiani laici
moderni.
Tra le sue iniziative pratiche ricordiamo i
Gruppi del Vangelo, cioé riunioni amichevoli di
laici, presiedute da un sacerdote, per la lettura
e il commento del Vangelo, che ebbero note-
vole diffusione. Fu puré férvido promotore delle
Conferenze di San Vincenzo de' Paoli tra i gio-
vani liceisti. Queste sue attivitá orientarono
anche la sua produzione letteraria che si svolse
soprattutto a illustrare figure eminenti di gio-
vani cattolici, di apologisti della fede cristiana,
di missionari e apostoli della carita. Tra essi
primeggiano A. Manzoni, di cui ristampó e di-
vulgó le Osservazioni sulla Morale Cattolica, e
Pier Giorgio Frassati, che inizió alia visita dei
poveri a domicilio e guidó spiritualmente, dive-
nendone poi il primo biógrafo con un'opera che
fu tradotta in 17 lingue.
Schivo di formalismo e dotato di una rara im-
mediatezza di comunicazione, nonché di bril-
lante parola, egli fu simpático ai giovani, che
seppe attirare a sé, dovunque si trovasse, col
canto e col suono della sua inseparabile chitarra,
entusiasmando!! per lo studio dei problemi so-
ciali di attualitá e per ogni nobile iniziativa di
bene; sicché possiamo oggi annoverarlo tra i
piü noti educatori del nostro secólo. Non meno
benemérita fu la sua opera di formatore, nello
stesso liceo Valsalice, fino al 1930 dei chierici
salesiani, ai quali comunicó il suo stile incon-
fondibile di apostolato e diede un valido esempio
delle piü alte virtú religiose e sacerdotal!.
Opere
Contributi d folklore e all'etnografia dovuti alie Sa-
lesiane - Gli Indi dell'arcipelago fueghino, Torino,
SEI, 1911, pp. 150.
Federico Ozanam, Vicenza, Tip. Cattolica, 1913; To-
rmo, SEI, 1926, pp. 324.
Giosué Borsi, nella vita e nei colloqui, Torino, SEI,
1917. pp. 150.
Adolfo Perrero, Torino, SEI, 1918, pp. 54.
Ernesto Psichari, ñipóte di Renán, Torino, SEI,
1918. pp. 196.
Giuseppe De Maistre, Torino, SEI, 1919.
Giosué Borsi, Torino, SEI, 1919, pp. 223.
I gruppi del Vangelo, Torino, SEI, 1927, pp. 130.
Don Bosco diceva cosí, Torino, SEI, 1920, 1934.
Manzoni apologista, Torino, SEI, 1923, pp. 445.
Alia scoperta di te stesso, Torino, SEI, 1925,
pp. 430.
Pier Giorgio Frassati, Torino, SEI, 1928, pp. 322
(tradotto in franéese, spagnolo, inglese, tedesco, po-
lacco, boemo, slovacco, sloveno, ungherese, romeno,
lituano, olandese, portoghese, maltese, ciñese, giap-
ponese).
L'abbicl del cattolico, Torino, SEI, 1930, pp. 134.
S. Antonio di Padova, Torino, SEI, 1931.
Don Balzola fra gli Indi del Brasile-Mato Grosso,
Torino, SEI, 1932, pp. 324.
Colpi d'ala, Torino, SEI, 1933, 2 voll.
II Cottolengo, Torino, SEI, 1934.
Vincenzo Picotti, Torino, SEI, 1935.
Vittorio Sigismondi, Torino, SEI, 1936, pp. 150.
Le 14 lettere di S. Paolo, Roma, AVE, 1936,
pp. 551.
Paolo Apostólo, cittadino romano, Roma, AVE, 1936.

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Cojazzi Antonio
91
Colombo Luigi
Breve introduzione alia Filosofía, Roma, Studium,
1936.
Lautobiografía e le lettere di S. Paolo, Roma, AVE,
1936, pp. 552.
L'Apostólo S. Giovanni, Roma, AVE, 1937.
Giorgio Di Miceli, Torino, SEI, 1939.
S. Pietro alia scuola di Gesu, Roma, AVE, 1939,
pp. 435.
S. Pietro, primo Vicario di Cristo, Roma, AVE,
1940, pp. 385.
L'anima umana non muore, Torino, SEI, 1940,
pp. 64.
La vite e i traía, Roma, AVE, 1941.
Peccato e redenzione, Torino, SEI, 1943.
La diga, Pisa, Tip. Salesiana, 1943.
Vi presento S. Paolo, Torino, SEI, 1944, pp. 108.
Ma c'é poi questo Dio?, Colle Don Bosco, LDC,
1944.
Giacomo Maffei, Colle Don Bosco, LDC, 1945.
Incrédulo?, Colle Don Bosco, LDC, 1945.
Sintesi sociale cattolica, Torino, SEI, 1945.
Agli operai, Colle Don Bosco, LDC, 1949.
Un mgazzo che sapeva volere (S. Domenico Savio),
Alba, S. Paolo, 1950, pp. 235.
Umanita di Pió X, Treviso, Ed. Marton, 1951.
Manzoni nostro, Torino, Borla, 1953.
E si atiendo tra noi, Torino, SEI, 1953.
U Vangelo di S. Matteo (manoscritto).
Molti volumetti della Collana LUX (Colle Don Bo-
sco, LDC).
— Traduzioni: una ventina di volumi.
Bibliografía
Don Cojazzi (testimonianze), Torino, SEI, 1964, pp. 284.
T. L.
COLBACCHINI sac. Antonio, missionario
n. a Bassano del Grappa (Vicenza-Italia) il 19 febbr.
1881; prof. a Foglizzo il 3 ott. 1897; sac. a Ivrea il
19 sett. 1903; f a Castel di Godego il 12 marzo 1960.
All'etá di 12 anni, essendosi preséntate al ven.
don Rúa, di passaggio a Vicenza, prima di aprir
bocea si sentí diré da lui: « Antonio, tu sarai
salesiano e missionario! ». Terminato il novi-
ziato a Foglizzo ed emes-
sa la professione per-
petua nel 1897, Panno
dopo partiva per il Bra-
sile con don Balzola.
Continuó i suoi studi a
Guiaba, capitale dello
Stato del Mato Grosso,
ma, colpito dal beri-beri,
nel 1901 dovette tor-
nare in Italia, dove terminó gli studi teologici
e fu ordinato sacerdote. Ripartl per il Brasile
e raggiunse don Balzola, che stava iniziando la
sua missione tra i Bororos. Fu successivamente
direttore a Coxipó (1905-06), Barreiro (1908-
1920), Rio das Mortes (1920-21), Rio Carcas
(1921-22), Barreiro (1922-28), Santa Rita (1934-
1935), Xavantina (1950-53).
Dalla base piú avanzata della Missione, egli pe-
netró in luoghi fino allora inviolati, prendendo
contatto con le tribu piú selvagge, delle quali
studió la lingua, costrui la grammatica e com-
piló il vocabolario. Acquistó cosí alto ascen-
dente su di loro che lo proclamarono loro ca-
cica (capo). Fece importanti rilievi sui fiumi, fo-
reste e territori prima sconosciuti. Nel 1949,
nonostante la sua etá avanzata, si spinse tra le
tribu dei Xavantes, ostili ai Bororos, che nel
1934 avevano trucidato bárbaramente i due sa-
cerdoti salesiani don Fuchs e don Sacilotti, i
quali avevano tentato di avvicinarli. Dopo ri-
petute prove poté finalmente prender contatto
anche con loro e ammansirli. Ebbe cosí la con-
solazione di celebrare la sua Messa d'oro presso
il luogo del martirio dei suoi due eroici con-
fratelli, attorniato da un folto e stupito stuolo
di Xavantes.
Difficile fu Pevangelizzazione delle nuove tribu,
ma nel 1956 mons. Faresin, prelato di Registro
do Araguaya (Mato Grosso), poté amministrare
i primi battesimi a un buon numero di adulti.
II Governo brasileño, riconoscendone in Parla-
mento le alte benemerenze, conferí a don Col-
bacchini la massima onorificenza della nazione:
il « Cruzeiro do Sul ». Colpito da grave affe-
zione reumática, il coraggioso pioniere dovette
tornare in Italia, dove morí a Castel di Go-
dego (Treviso) nel 1960. Le opere da lui pub-
blicate per illustrare le tribu bororos ebbero re-
centemente un ottimo complemento ndl'Enci-
clopedia Bororo redatta dai missionari don Ce-
sare Albisetti e don Angelo Venturelli.
Opera
/ Bororos orientali, Torino, SEI, pp. 450.
T. L.
COLOMBO Luigi, ispettore
n. a Novara (Italia) il 10 sett. 1881; prof. a Foglizzo
il 30 sett. 1901; sac. a Torino il 27 giugno 1909;
f a Pinerolo il 17 ott. 1958.
Fu un superiore calmo, atiento, dal tempera-
mento positivo, presente ovunque a incorag-

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Colombo Luigi
92
Colombo Sisto
giare, a promuovere Posservanza religiosa. Gli
fu cara la massima: « Essere padre, ecco tutto ».
Queste le sue caratteristiche negli anni che fu
direttore ad Asti (1919-23), a Torino-Valdocco
(1923-26), a Roma-Sacro Cuore (1926-29), a
Tormo-Oratorio (1929-31), ispettore della Lom-
barda (1931-37), direttore a Roma-Sacro Cuore
(1937-42), ispettore dell'Adriatica (1942-48),
direttore a Pinerolo (1948-52). La sua paternitá
fu ammirabile specialmente negli anni in cui la
seconda guerra mondiale spezzó in due tronconi
il territorio dell'ispettoria Adriatica che egli reg-
geva e la seminó di lutti e rovine. Negli ultimi
anni don Colombo per una grave malattia ner-
vosa passó dalPattivitá piü dinámica all'immo-
bilitá assoluta: fu il suo calvario che accettó se-
renamente e santificó con la preghiera.
A. R.
COLOMBO coad. Pió, rilegatore d'arte
n. a Lainate (Milano-Italia) il 4 luglio 1883; prof. il
21 sett. 1903; f a Piossasco (Italia) il 2 aprile 1957.
Fu un grande maestro e autentico artista, come
legatore di chiarissima fama oltre i confini non
solo della scuola salesiana, ma degli stessi am-
bienti artistici italiani. Per opera sua furono co-
nosciute, apprezzate e spesso aiutate le scuole
professionali da uomini ed Enti che divennero,
attraverso la mágica voce della sua arte, amici
dei Salesiani ed estimatori del método educa-
tivo di don Bosco. Rimane questo uno degli
aspetti, e non dei piü trascurabili, del suo si-
lenzioso e modesto apostolato.
Ben prepárate nella sua arte di legatore, fu
maestro d'arte a San Benigno fino al servizio
militare nella guerra 1915-18, riportando i pri-
mi encomi solenni alia Terza Esposizione Inter-
nazionale Salesiana nel 1910, con medaglia
d'oro e due diplomi d'onore, che furono seguiti
da piü larghi riconoscimenti, come alia Mostra
Internazionale di Lipsia nel 1914. Compiuto il
suo dovere verso la Patria, fedele a don Bosco,
riprendeva il suo ufficio di maestro d'arte a
Valdocco.
Dal 1930 resse la Scuola di Legatoria di Milano,
attirandosi la stessa vasta testimonianza di rico-
noscimenti, di stima e affettuosa simpatia in
tanti ambienti. Si puó diré che non ci fu Trien-
nale d'Arte, Esposizione Nazionale e Internazio-
nale d'Arte Sacra o del' Libro in cui i suoi
« pezzi » non apparissero modelli insuperati, ri-
portandone diplomi e medaglie; Penumerazione
ne sarebbe runga, dai diplomi di Parigi, Oslo,
New York, Berlino... alia medaglia d'oro per le
prime rilegature in stile futurista apparse in
Italia nell'Esposizione Internazionale di Torino
(1928). Accanto al suo magistero vivo e al la-
voro di autentico artigianato nel laboratorio, si
deve ricordare di lui anche il magistero della
penna, come autore di trattati tecnici sulla ri-
legatura del libro.
Come religioso aveva un'anima semplice di fan-
ciullo, sotto la scorza di un carattere forte, e una
fedeltá amorosa al suo dovere nello spirito di
don Bosco.
Opere
Manuale técnico della rilegatum, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1913.
Erevi nozioni sulla rilegatura del libro, Torino, SEI,
1940.
La Legatura Artística (volume dell'Enciclopedia Po-
ligrafica « Raggio »), Roma, 1951.
— Scrisse puré articoli e medaglioni in Enciclopedie,
fra cui la Treccani, monografie e studi particolari
della rilegatura artística.
A. R.
COLOMBO sac. Sisto
n. a Milano (Italia) il 25 dic. 1878; prof. a Foglizzo
il 3 ott. 1898; sac. a Ivrea il 6 giugno 1903; f a To-
rino il 24 febbr. 1938.
Conseguí a Torino la laurea in teologia (1907)
e in lettere (1912). Insegnó lettere classiche nel
ginnasio-liceo Valsalice di Torino (1914-38), let-
teratura latina nelPUniversitá di Torino (1925-
1938) e letteratura cristiana antica nelPUniver-
sitá Cattolica di Milano (1934-38). Confonda-
tore, insieme con don Ubaldi, e redattore della
rivista Didascaleion per la rivalutazione della
letteratura cristiana antica, sostenne questa ri-
vista, ne suoi 14 anni di vita, con un contributo
imponente di studi concernenti la letteratura cri-
stiana latina e greca, la storia, l'archeologia, la
liturgia. Le sue pubblicazioni sonó oltre una
trentina: edizioni critiche nel Corpus Para-
vianum (YApologético di Tertulliano e cinque
orazioni di Cicerone); edizioni commentate (Ter-
tulliano, Apologético; Cipriano, De cath. eccl.
unit.; Agostino, Confessioni LVIII-IX, De Ca-
téelo. rud.} De vera relig.; Prudenzio, Odi quo-
tid.; Terenzio, Adelph.; Tácito, Hist. I, Agrie.}',

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10.1 Page 91

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Colombo Sisto
93
Comin Domenico
edizioni del testo di Virgilio, del Nuovo Te-
stamento e dei Podrí Apostolici; traduzione
degli Atti dei Martiri (1928): tutti presso la
SEI di Torino. Dopo che la riforma scolastica
ebbe introdotto nei programmi delle scuole
medie italiane la lettura di autori latini cri-
stiani, don Colombo preparó, per le diverse
scuole, una mezza dozzina di volumi di scrit-
tori latini cristiani, opportunamente scelti e
commentati. Nel 1934 diede inizio e diresse la
pregevolissima collezione « Corona Patrum Sa-
lesiana », per la quale egli preparó il Dialogo
sul Sacerdocio di san Giovanni Crisostomo
(1934), gli Opuscoli di san Cipriano (1935). Fu
condirettore della rivista Convivium, collaboró
alia rivista Gymnasium, alia rivista Filología
classica e alia Rivista dei Giovani, per la quale
preparó ben 106 articoli sul cristianesimo an-
tico, radunati da don Cojazzi nel volume inti-
tolato Primavera cristiana (Torino, 1939). Ri-
mase sempre valido e ricercato il suo primo la-
voro di Índole scientifica La poesía cristiana
antica (Roma, 1910). Pregevoli, nel campo
ascético, una biografía popolare di Don Bosco
(Torino, 1929 e 1936) e una di Don Beltrami
(Torino, 1931). Tempra di studioso versatile, ge-
niale, acuto e profondo, lavoratore eccezionale,
lasció un'orma profonda nel campo degli studi
cristiani, ai quali avvió numerosi alunni univer-
sitari, contribuendo insieme con don Ubaldi,
in modo efficace e decisivo, alia rivalutazione
di questi studi negli atenei e nelle scuole
d'Italia.
Opere
La liberta della scuola, Torino, Libr. Cattolica, 1922,
PP. 32.
Prosa latina cristiana, Letture latine scelte e anno-
tate, Torino, SEI, 1922-28, 3 voll.
Poeti cristiani latini dei secoli III-VI, Pagine scelte,
Torino, SEI, 1925, pp. 132.
Roma cristiana, Letture latine scelte e annotate a
uso delle scuole, Torino, Paravia, 1925, pp. 267.
II pensiero cristiano, Pagine scelte a uso dei licei,
Torino, SEI, 1926, pp. 222.
In memoria di S. E. il card. Giov. Cagliero, Di-
scorso, Torino, Ajani e Gánale, 1926, pp. 16.
Tertulliano e Minucio Felice, A proposito di una
recente dissertazione di G. Hinnisdaels, Torino,
SEI, 1926, pp. 18.
Don Bosco (1815-1888), Disegno biográfico popo-
lare, Torino, SEI, 1929, pp. 150.
Arnobio Afro e i suoi sette libri « Adversus nacio-
nes », Torino, SEI, 1930, pp. 124.
Don Bosco, Profilo biográfico, Torino, SEL
G. BO.
COMIN mons. Domenico, vescovo
n. a Santa Lucia (Udine-Italia) il 9 sett. 1874; prof. a
Torino il 23 nov. 1892; sac. a Milano il 14 aprile 1900;
el. 1'8 marzo 1920; cons. il 17 ott. 1920; f a Guaya-
quil (Ecuador) il 17 agosto 1963.
Avviato agli studi nel seminario di Concordia,
appena ebbe terminato il ginnasio si presentó a
don Rúa per essere salesiano. Fatto il noviziato,
mentre completava gli studi filosofici, pensó alie
Missioni. Fu ordinato sa-
cerdote a Milano dal ser-
vo di Dio card. Ferrari.
Per due anni lavoró nel-
l'istituto di Sant'Ambro-
gio, fino a quando, ma-
turata la vocazione mis-
sionaria, partí nel 1902
per l'Ecuador. Guaya-
quil fu il primo campo
di lavoró, che riveló le sue capacita direttive nel-
l'istituto « Santistevan » (1902-11). Nel 1910
don Comin, nominato ispettore, riservó la prima
visita alia missione di Gualaquiza.
Consacrato vescovo nel 1920, prese per motto:
Traham eos in vinculis caritatis, la formula fe-
lice di tutta la sua vita missionaria. Solo la ca-
rita fará il miracolo, ma ci vorranno decenni di
paziente atiesa. Poiché i Kivari portano un
grande amore alie loro creature, ecco il punto
d'incontro e la chiave per risolvere il problema:
cominciare dai piccoli, poi questi convertiranno
i genitori. Occorrevano scuole, quindi inter-
nati, perché' i villaggi sonó sparsi nella foresta
e senza vie di comunicazione. E non bastava un
centro, ci volévano scuole in tutte le missioni,
per tutti i centri; cosí sorsero tanti piccoli in-
ternad, nei quali i Salesiani accoglievano i ra-
gazzi, mentre le Figlie di Maria Ausiliatrice edu-
cavano le ragazze. Ma dopo 60 anni di sacrifici,
quando mons. Comin alie soglie dei 90 anni la-
sciava la térra, la difficile missione era fiorita.
II Vicariato centava 12 centri missionari, oltre
un centinaio di stazioni secondarie con 90 scuole
elementan, 105 maestri laici, 1500 interni fra
kivaretti e kivarette, altrettanti esterni, labo-
ratori in ogni missione, 20 scuole di cucito
e ricamo, due scuole normali per la formazione
dei maestri cristiani; e attorno alia missione,
terre coltivate per il mantenimento di tutti,
strade, campi di aviazione, piccole centrali
elettriche, ecc.
Nel campo sociale, piccole cooperative agricole

10.2 Page 92

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Comin Domenico
94
Concina Giuseppe
e anche circoli operai; nel campo scientifico gli
studi di don Cario Crespi sugli usi e costumi del
Kivari e il prezioso materiale etnográfico rac-
colto nel Museo della casa céntrale di Cuenca.
Molte le onorificenze con cui governi, ministri
e autoritá vollero testimoniare a mons. Comin
la loro gratitudine per Topera di alta civiltá
cristiana realizzata fra i Kivari, integrati alia
nazione.
p. z.
basilica di Maria Ausiliatrice. La stessa urna
serví puré per le grandi feste della canonizza-
zione del Santo (1934). Questa urna, divenuta
storica, accolse anche le sacre reliquie di
san Giuseppe Cafasso nel primo centenario della
morte del venérate maestro e confessore di
don Bosco. Ma l'ereditá piü bella lasciata dal
maestro agli allievi é Pesempio di una fedeltá
assoluta ai suoi ideali religiosi e salesiani.
p. z.
COMOGLIO sac. Luigi, ispettore
n. a Caluso (Torino-Italia) il 23 ott. 1874; prof. a
Torino il 23 nov. 1892; sac. a Montevideo (Uruguay)
il 21 nov. 1897; f a Paysandú il 18 dic. 1956.
Prima di professare i voti espresse ai superiori
il desiderio di partiré per le Missioni. E in-
fatti nel 1893 fu scelto per l'Uruguay. Assi-
stente e maestro, studiava nello stesso tempo
filosofía, sotto la direzione dei grandi salesiani,
che insieme con mons. Lasagna, col genuino
spirito di don Bosco, gettarono le fondamenta
dell'opera salesiana in quella nazione. Don Co-
moglio fu direttore a Paysandú (1902-20) e poi
a Villa Colón (1920-21). Quindi fu nominato
ispettore delPEcuador (1921-26). Concluso il
sessennio fu ancora direttore a Quito (1923-25),
a Santiago del Cile (1926-28), a Paysandú
(1933-35), a Montevideo D. B. (1935-36) e a
Montevideo S. C. (1948-50). Ebbe particolare
cura nella ricerca delle vocazioni: piú di 40
sacerdoti debbono a lui, dopo Dio, la grazia
della vocazione. Fu un degno sacerdote e uno
zelante educatore: come párroco, direttore, ispet-
tore ebbe la caratteristica personaje della pa-
ternitá unita a prudenza per guidare le anime.
A. R.
CONCI coad. Cario, sociólogo
n. a Male (Trento-Italia) il 18 marzo 1877; prof. a San
Benigno Can. il 24 sett. 1897; f a Rosario (Argentina)
il 19 nov. 1947.
Fu abile e coscienzioso capo della scuola tipo-
gráfica del collegio Pió IX in Buenos Aires, ma
si distinse soprattutto nell'apostolato della so-
ciología cristiana. Mons. Napal lo chiamava il
Ketteler dell'Argentina. Fondo e diresse la ri-
vista Restauración Social. Insieme con mon-
signor Gustavo Franceschi e S. Ecc. mons. Mi-
chele De Andrea lottó per ottenere Pordine so-
ciale cristiano nelPArgentina. Fu delegato uffi-
ciale del Governo argentino alia Settima Confe-
renza internazionale di Ginevra; rappresentante
dei circoli operai alia commemorazione della
Rerum Novarum a Roma come Presidente della
Giunta Céntrale; direttore del giornale catto-
lico El Pueblo; fondatore di numerosi sinda-
cati cattolici (assorbiti poi dalla dittatura); scrit-
tore di parecchi opuscoli, come: I Pontefici Ro-
mani e la Questione sociale, Apuntes de Socio-
logía Cristiana. L'Em.mo card. Caggiano, che
era primate dell'Argentina, l'ebbe carissimo e
collaboratore instancabile nelle opere sociali a
Rosario, ottenendo per lui nel 1946 Ponorifi-
cenza Pro Ecclesia et Pontífice.
CONGAS coad. Sebastiano, scultore
n. ad Arbus (Cagliari-Italia) il 20 genn. 1890; prof. a
San Benigno Can. il 24 marzo 1910; f a San Beni-
gno Can. il 1° giugno 1963.
Noto e apprezzato scultore in legno, per 50 anni
fu maestro di disegno nell'istituto salesiano di
San Benigno Canavese. Su disegno delParchi-
tetto Giulio Valotti, salesiano, egli scolpi la
bella e artistica urna di legno dorato, nella quale
furono poste le sacre spoglie di don Bosco
quando, nelle solenni onoranze della beatifica-
zione (1929), furono trasferite da Valsalice alia
Opere
La cuestión social — El Papa y la umanidad — Los
Pontífices romanos — Verdades y hechos, Buenos Aires.
G. F.
CONCINA sac. M° Giuseppe, músico
n. a Confíenza (Pavia-Italia) il 26 maggio 1872; prof.
a Torino il 3 ott. 1890; sac. a Ivrea il 27 maggio 1899;
-{- a Genova il 16 marzo 1955.
Entró nella Famiglia salesiana nel 1888, Panno
in cui morí don Bosco. Di Índole sensibilis-

10.3 Page 93

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Concina Giuseppe
Conelli Arturo
sima, di intelligenza vivace, trovó nell'ambiente
salesiano il clima adatto per lo sviluppo delle
sue spiccate inclinazioni alia música. Inviato dal
ven. don Rúa in Portogallo, si acquistó noto-
rietá con la Schola cantorum a Lisbona, tanto
che attiró l'attenzione della Reggia e fu invitato
piü volte a prestare servizio nella cappella reale.
Nel 1910, a causa della rivoluzione, dovette tor-
nare in Italia, dove a Firenze, Parma, Bologna,
Sampierdarena e La Spezia, fu insegnante di
lettere e apprezzato maestro di cori e di órgano.
Pió, umile, laborioso, fu degno continuatore
delPopera dei primi grandi maestri salesiani Ca-
gliero e Dogliani, dei quali emuló non solo i
successi musicali, ma anche il forte amore a
don Bosco, che fece di lui un salesiano esem-
plare.
p. z.
CONDE CONDE sac. Pió,
servo di Dio, martire
n. a Pórtela (Orense-Spagna) il 4 genn. 1887; prof.
a Sarria il 3 febbr. 1906; sac. il 7 marzo 1914; f a
Valencia il 20 marzo 1937.
Fece gli studi e il noviziato a Sarria. Lavoró
successivamente in diverse case; fu direttore
a Santander. La sua ultima destinazione fu il
collegio San Giovanni Battista di Madrid. Re-
ligioso umile ed esemplare, schivava gli onori
e preferiva il lavoro nascosto. Grande fu il suo
attaccamento alia Congregazione, il suo amore
alia Madonna e a don Bosco. Fu confessore ri-
cercato. II 19 luglio 1936 il collegio fu occupato
dalle truppe rosse ed egli cadde in mano alia
plebaglia che lo maltrattó fino al sangue; fu
liberato e si tenne nascosto presso alcuni amici.
In ottobre trovó asilo presso Pambasciata fin-
landese, ma fu egualmente arrestato e messo
in prigione, in compagnia di uno che gli si di-
ceva amico di collegio, ma che in realtá era una
spia. Fu poi trasportato a Valencia e fucilato.
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
CONELLI sac. Arturo, ecónomo genérale
n. a Milano (Italia) il 23 sett. 1864; prof. a San Be-
nigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a Torino il 26 marzo
1887; f a Roma íl 7 ott. 1924.
Entró nelPOratorio di Valdocco nell'ottobre
del 1877, e qui compi il ginnasio, sempre primo
tra i primi, non solo nella .scuola, per acutezza
e versatilitá di ingegno, ma dappertutto, per
esemplare virtú, specialmente per amore alia
pietá. Caro a tutti, divenne particularmente caro
a don Bosco, che lo ac-
colse in premio alia sua
mensa per unánime desi-
gnazione dei condisce-
poli, poi lo accettó in
Societá; il 3 novembre
1881 lo vestí dell'abito
chiericale e ne ricevette
la promessa di rimane-
re in Societá sino alia
morte. Venne destinato prima come ripetitore,
poi come insegnante di filosofía a una classe di
nuovi chierici. Come insegnante di filosofía e,
in seguito, come direttore scolastico, passó da
San Benigno a Foglizzo, dove giá sacerdote si
preparó alPesame di sacra teologia. Diresse per
vari anni la collana delle Letture Drammatiche,
scrisse e pubblicó un trattatello di Lógica, che
riscosse ampie lodi per la sua chiarezza, e co-
operó efficacemente alia formazione di molti
confratelli, tra cui é da annoverare il servo di
Dio don Andrea Beltrami.
Quanti lo conoscevano, ricordano quanta stima
godesse fin da quel tempo il giovane sacerdote
per la sua predicazione, piena di unzione, scul-
toria ed eíficace. Tante belle qualitá mossero il
servo di Dio don Rúa a inviarlo, appena venti-
novenne, alia direzione dell'Istituto Leonino di
Orvieto, ove continuó a riscuotere consensi di
ammirazione. Dopo cinque anni, nel 1898, con
eguale prestigio passó alia direzione del collegio
Villa Sora a Frascati (1898-1902), e nel 1902
fu eletto ispettore (1902-17) delle case salesiane
del Lazio, dell'Umbria e delle Marche, alie
quali, per lungo tempo, andarono congiunte pur
quelle del Ñapóletaño, e non é facile tratteg-
giare in poche linee il bene che don Conelli
compi nei 15 anni che risiedette in Roma come
ispettore. Nel 1917, don Albera, volendo daré
un degno successore a don Cerruti, che per piü
di 30 anni ebbe la direzione genérale delle
scuole salesiane, chiamó don Conelli, e, due anni
dopo, lo volle Ecónomo Genérale. Nei sette
anni che fu attivissimo membro del Consiglio
Superiore, atiese con inappuntabile disimpegno
alie sue delicate mansioni. Con sacrificio e gene-
rosita nel 1923 ando come visitatore nell'Ame-
rica del Nord e nel Messico. Fu coito dalla

10.4 Page 94

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Conelli Arturo
96
Coppo Ernesto
morte improvvisamente, a 60 anni, mentre si
trovava a Roma per importanti affari della Con-
gregazione.
Opere
Compendium philosophiae generalis seu fundamen-
talis, Tormo, Tip. Salesiana, 1895, pp. 252.
Giulio, dramma, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1890, pp. 108.
Bibliografía
E. CERIA, Profili di Capitolari Salesiani, Colle Don Bo-
sco, LDC, 1951, pp. 499.
CONSOLINI sac. Paolo, architetto
n. a Crevalcore (Bologna-Italia) il 15 marzo 1882; prof.
a Genzano di Roma il 10 agosto 1901; sac. a San Paulo
(Brasile) il 16 giugno 1907; f a Niteroi il 24 febbr.
1961.
La sua vocazione sbocció in una famiglia patriar-
cale quindici fratelli — fondata su saldi prin-
cipi cristiani. Don Paolo partí per il Brasile a
diciannove anni, avvisandone la mamma per let-
tera dalla nave ormai salpata. Vi rimase fino alia
morte, salvo una parentesi in Portogallo. Qui
fu direttore a Lisbona (1927-30). Poi ritornó
in Brasile e fu direttore a Campo Grande (1934-
1937). Come architetto, diplómate a Parigi con
Reinach, progettó e costrui numeróse chiese e
collegi. La morte lo colse mentre dirigeva i la-
vori del Santuario di Campiñas, da lui ideato.
Progettó e vinse il concorso per « la piü alta »
chiesa del mondo, che doveva essere costruita
nella baia di Rio de Janeiro, tutta in cemento
armato, in stile gótico-bizantino. La sua pro-
fonda conoscenza dello spagnolo e del porto-
ghese, la sua facile oratoria lo resero efficace
predicatore e valido aiuto anche del Nunzio
Apostólico del Brasile. Fu puré valente inse-
gnante di música, diresse concerti, operette e
formó scuole di canto molto apprezzate. I pic-
coli cantori di Oporto, da lui fondati, si chia-
mavano « Usignoli della Regina ».
p. z.
COPPO mons. Ernesto, vescovo
n. a Rosignano (Alessandria-Italia) il 6 febbr. 1870;
prof. perp. a Ivrea il 4 ott. 1894; sac. a San Salvatore
il 7 agosto 1898; vic. ap. di Kimberley (Australia) nel
1922; cons. vesc. il 24 dic. 1922; f a Ivrea il 28 febbr.
1948.
Fu direttore in varié sedi: a New York (1898-
1917) e a New Rochelle (1918-19); poi ispet-
tore in USA (1913-19); direttore a Filadelfia
(1919-21); a Port Chester (1921-22).
Nel 1898 il servo di Dio don Rúa lo invió negli
Stati Uniti per la cura degli emigrati. Inizió
Topera provvidenziale in
New York, con la par-
rocchia italiana Maria
Ausiliatrice; 1'irradió nel
1902, in un altro centro
della cittá, con la par-
rocchia della Trasfigura-
zione. Nomínate, nel
1913, ispettore delle ca-
se salesiane dell'Est e
delPOvest, estese l'apostolato a Paterson con
la parrocchia Sant'Antonio, e nel 1921 a
Port Chester con la parrocchia del Rosario,
ugualmente erette per gli italiani. « Fatto tutto
a tutti », sulPesempio di san Paolo, divenne ben
presto popolarissimo in ogni ambiente ove por-
tava con intrépido zelo la parola di Dio e si
prodigava per i connazionali bisognosi di aiuti
di ogni genere.
Nel 1922 la Santa Sede, costretta dalle vicende
della prima guerra mondiale a sostituire i Pal-
lottini tedeschi nel Vicariato di Kimberley (Au-
stralia), lo nominó Vicario Apostólico, eleván-
dolo all'episcopato. In Australia percorse per
quattro anni, in lungo e in largo, l'immenso
territorio di 240.760 kmq., esercitando il suo
ministero con abnegazione e sollecitudine ve-
ramente pastorali. Nel 1927, resosi possibile
il ritornó dei Pallottini, spontaneamente si prof-
ferse a ritirarsi in Italia.
II suo nome é particolarmente legato alia cro-
ciata antiblasfema ch'egli condusse sotto tutti i
cieli con un ardore, una franchezza e un co-
raggio senza pari. Fondo centinaia di societá del
Santo Nome, impegnando soprattutto giovani e
uomini a difendere il Santo Nome di Dio dalla
profanazione. L'abituale bonario sorriso velava
l'assiduo sacrificio di sé nella piü austera po-
vertá religiosa, nell'umiltá, nella dedizione agli
altri.
Opera
Due nuovi eroi: Mons. Versiglia e Don Caravario, Pisa,
Tip. Salesiana, 1930, pp. 102.
G. F.

10.5 Page 95

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Coradini Ruggero
97
Costamagna Giacomo
CORADINI sac. Ruggero
n. a Palombara Sabina (Roma) il 3 dic. 1864; prof.
perp. a Torino il 30 maggio 1890; sac. a Ivrea il 31
maggio 1890; f a Roma il 28 marzo 1950.
Fu una vocazione dei tempi di don Bosco. II
Santo aveva predetto la sua vocazione alia So-
cietá Salesiana, nel 1883, quando egli, figlio
único di madre vedova, nel seminario di Ma-
gliano Sabino pensava di raggiungere il sacer-
dozio in diócesi. Gliela confermó in una visita
che íece in seguito a quel seminario, benedi-
cendolo degente nelPinfermeria per una passeg-
gera indisposizione. Ma egli riusci a superare le
diíEcoltá di famiglia solo poco prima del sacer-
dozio, quando, ordinato diácono, gli si proffe-
riva un beneficio canonicale. Rinunzió a tutto e
entró nel noviziato (1889) a Foglizzo. Un anno
dopo fece i voti religiosi e insieme fu ordinato
sacerdote. Fu particolarmente benemérito delle
scuole agrarie di Cremisan e Beitgemal, in Pa-
lestina, che diresse abilmente bonificando e at-
tivando ben 700 ha. di terreno; poi delle scuole
di Orano (Algeria), della scuola agraria del Man-
drione (Roma) e di altre delPispettoria Romana,
ove coronó i suoi 60 anni di sacerdozio col se-
reno transito dalla térra al Cielo.
G. F.
CORSO sac. Giuseppe, ispettore
n. a Fonzaso (Belluno-Italia) il 27 ott. 1902; prof. a
Ivrea il 17 ott. 1921; sac. a Ivrea il 30 marzo 1929;
-J- a Guayaquil (Ecuador) il 4 marzo 1948.
COSSU sac. Pietro
n. a Serramanna (Cagliari-Italia) il 3 luglio 1885; prof.
a Lombriasco il 29 sett. 1909; sac. a Torino il 21 dic.
1912; f a Torino il 4 febbr. 1949.
Per 40 anni fu addetto alia segreteria del Con-
siglio Superiore, prestando la sua specializzata
competenza canónica e santificando il lavoro
anche con la lunga sofferenza che lo maturo per
il Cielo.
B. s.
COSTA sac. Ludovico, ispettore
n. ad Alpignano (Torino-Italia) Pll maggio 1871; prof.
perp. a Torino-Valsalice il 2 ott. 1888; sac. a Torino
il 21 dic. 1895; f a Bollengo il 2 febbr. 1944.
Conseguí il diploma in matemática. Compagno
e confidente del servo di Dio don Andrea Bel-
trami, ricevette l'abito chiericale dalle mani di
don Bosco. Si informó alio spirito del Santo con
una decisione di volontá e generositá di cuore
da consérvame il fervore in tutto il corso della
sua vita, modello fino alPeroismo soprattutto
nelPosservanza religiosa e nella pratica delPob-
bedienza. Fu direttore a Frasead (1912-14) e a
Trevi (1914-19), poi ispettore delPispettoria
Tosco-Ligure-Emiliana (1919-25) e ancora di-
rettore a Torino-Valsalice (1925-27), a Torino-
Crocetta (1927-29), a Borgo San Martino (1929-
1933), a Torino-Valsalice (1933-36), a Cumiana
(1936-39). Lasció ovunque mirabile esempio di
umiltá, pietá, spirito di sacrificio e di un as-
sillante zelo per la salvezza delle anime.
E. G.
Fu accolto nella casa di Ivrea durante la prima
guerra mondiale. Qui fece i suoi studi raggiun-
gendo presto quella maturitá religiosa che lo
portó rápidamente alia direzione degli istituti
missionari di formazione, Ivrea (1930-36) e Pe-
nango (1936-38). Dopo aver plasmato molti
aspiranti alPapostolato, partí egli stesso per
PEquatore, nominato ispettore delle case sale-
siane di quella Repubblica (1938-48). In dieci
anni vi profuse le sue belle doti di mente e di
cuore; ma quando i superiori si disponevano ad
affidargli altre responsabilitá, un male violento,
ribelle anche alPintervento chirurgico, lo chiamó
al premio.
G. F.
COSTAMAGNA mons. Giacomo,
vescovo missionario
n. a Caramagna (Cuneo-Italia) il 23 marzo 1846; prof.
a Trofarello il 27 sett. 1867; sac. a Torino il 18 sett.
1868; el. il 18 marzo 1895; cons. il 23 maggio 1895;
f a Bernal (Argentina) il 9 sett. 1921.
AlPetá di dodici anni fu mandato per gli studi
alPOratorio di don Bosco (Torino-Valdocco),
dove don Giovanni Cagliero lo avvió alio studio
della música e compose per lui la romanza Lo
spazzacamino. Nel 1861 ricevette la veste talare
dal proprio párroco, ma continuó a stare con
don Bosco e nel 1864 conseguí il diploma di
^maestro elementare, indi inizió gli studi teolo-
gici. Fatta la prima professione religiosa, dopo

10.6 Page 96

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Costamagna Giacomo
98
Costamagna Giacomo
aver vinto tutte le opposizioni, fu inviato come
maestro di música nel collegio di Lanzo: qui
egli cominció a comporre romanze, inni, mot-
tetti. Nel 1868 fu consacrato sacerdote e Panno
dopo emise i voti per-
petui. Alia morte del se-
condo direttore spiritua-
le delle Figlie di Maria
Ausiliatrice (1874), don
Bosco, apprezzando il
suo zelo sacerdotale e
il suo buon criterio, lo
mandó a Mornese a so-
stituire il defunto nel de-
licato incarico, che egli tenne per tre anni (1875-
1877), dando vigoroso impulso alia nascente
congregazione delle Suore Salesiane.
Nel 1877 il Padre, pensando a inviare una terza
spedizione di missionari in Argentina, vi mise
a capo don Costamagna, il quale Panno dopo giá
prendeva parte alPimpresa del gen. Roca, il con-
quistatore della Pampa e della Patagonia, ac-
costando per primo le tribu degli indi Arau-
cani e insegnando loro le prime nozioni di cri-
stianesimo. Nel 1880, essendo morto don Bo-
drato, fondatore del collegio San Carlos di Bue-
nos Aires e primo ispettore salesiano d'Ame-
rica, don Costamagna fu designato a sostituirlo
in ambedue gli uffici; qui ebbe campo a dispie-
gare quelPenergia di carattere e quel dinamismo
di opere di cui giá aveva dato prova a Mornese.
Voglio i Salesiani sema difetti! era il suo motto,
che lo portava a daré anzitutto Pesempio di una
perfetta osservanza della santa Regola nello spi-
rito primitivo di Valdocco e a esigere da tutti
regolaritá e laboriositá, correggendo paterna-
mente tutte le deviazioni e le debolezze. Poté
cosí ampliare il collegio e daré puré inizio al-
Pistituto delle Suore Salesiane in Almagro per
Peducazione della gioventü femminile, facen-
dovi sorgere accanto la grandiosa chiesa di
Maria Ausiliatrice. Nel 1882 inizio Pedizione
argentina del Bollettino Salesiano e nel 1884
quella delle Letture Cattoliche, fondate da
don Bosco. In opposizione alia laicizzazione
delle scuole governative promosse Pinsegna-
mento del catechismo fuori orario, che la legge
ancora consentiva, e sviluppó gli oratori festivi
nella capitale. Fu puré apprezzato direttore spi-
rituale di varié comunitá religiose.
Nel 1887 inizio Popera salesiana nel Cile con
la fondazione del collegio di Talca e Panno se-
guente visitava Cile, Perú, Ecuador e Bolivia
per studiare la possibilitá di espandervi Popera
salesiana. Chiamato da don Rúa a Torino nel
1894, perché eletto vescovo titolare di Colonia
e Vicario Apostólico di Méndez e Gualaquiza
(Ecuador), venne consacrato nella basilica di
Maria Ausiliatrice. Essendo pero sorti ostacoli
al suo ingresso nel Vicariato da parte del Go-
verno equatoriano, tornó a Buenos Aires, poi
percorse largamente la Bolivia come vescovo
missionario. Permanendo Postilitá del Governo
equatoriano, don Rúa lo nominó visitatore delle
case salesiane d'America sul versante del Paci-
fico con residenza a Santiago del Cile: visitó
perció nuevamente Perú e Bolivia. Nel 1891,
col personale salesiano esiliato dalPEcuador
fondo in Cile i collegi di Arequipa e Iquique.
Nel 1898 venne in Italia per prendere parte al
IX Capitolo Genérale della Congregazione e
nel 1902 ottenne finalmente di poter entrare
per tre mesi nel suo Vicariato Apostólico, vi-
sita che ripeté Panno seguente, imbarcandosi
poi per El Salvador e la California. Dopo un
altro viaggio a Torino per Pelezione del suc-
cessore di don Rúa (1910) e una visita apostó-
lica alia Patagonia (1912), poté finalmente porre
la sua residenza tra i Kivari del suo Vicariato
ove fondo le Missioni di Indanza e Santiago di
Méndez, chiamandovi puré le Figlie di Maria
Ausiliatrice.
Nel 1918 dovette chiedere Pesonero per mal di
cuore e lasciare il posto a mons. Domenico
Comin, chiamato dalla Santa Sede a succedergli.
Passó gli ultimi tre anni nel noviziato salesiano
di Bernal (Argentina). Fu autore di varié opere
ascetiche, liturgiche e di apprezzate composi-
zioni musicali, specialmente di carattere popo-
lare. In occasíone delle sue nozze d'oro sacer-
dotali il paese natio gli aveva intitolato una via
come a cittadino illustre e benemérito.
Opere
Conferencias a los cooperatores salesianos, La Paz,
1897.
Conferencias para los hijos de don Bosco, Valpa-
raíso, Tip. Salesiana, 1897, pp. 194.
Cartas confidenciales a los directores, Santiago, Tip.
Salesiana, 1901.
Brevi istruzioni alie Figlie di M. A., Guayaquil, Tip.
Salesiana, 1903, pp. 126.
Desde ie'ianas tierras, Buenos Aires, Tip. Salesiana,
1905, pp. 256.
// servizio della Chiesa, Torino, Tip. Salesiana, 1905,
pp. 239.

10.7 Page 97

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Costamagna Giacomo
99
Couturcm Gíov. Battista
Conferencias a los salesianos de vida activa, S. Tecla,
Tip. Salesiana, 1907, pp. 270.
Conferencias spirituales, Sarria, Tip. Salesiana, 1908,
pp. 215.
Caridad fraterna, Conferenze, Sevilla, Tip. Salesiana,
1910, pp. 236.
Compelle intrare, Santiago (Chile), Tip. Salesiana,
1920. pp. 600.
Tesoro moral litúrgico, Buenos Aires, Tip. Salesiana,
1921. pp. 252.
Bibliografía
Amor y gratitud (D. Santiago Costamagna), Buenos
Aires, Tip. Salesiana, 1893, pp. 112.
T. L.
COSTAMAGNA sac. Luigi, ispettore
n. a Caramagna (Cuneo-Italia) il 23 marzo 1866; prof.
perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a Buenos
Aires (Argentina) nel 1891; f a Santiago (Cile) il
1° agosto 1941.
Ñipóte di mons. Giacomo Costamagna, entró
giovanetto all'Oratorio di Torino quando vi-
veva don Bosco e, fatta nelle maní del Santo
la sua consacrazione a Dio, partí ancor chierico
per 1'Argentina. Qui inizió nelPoratorio di Al-
magro di Buenos Aires (1892-95) quell'aposto-
lato che mise in rilievo le sue preziose abilitá,
il suo férvido zelo e il suo spirito salesiano.
Fondo poi e diresse il collegio di La Paz (Bo-
livia) (1896-99); passó quindi a dirigere il col-
legio « Patrocinio di San Giuseppe » in San-
tiago del Cile (1900-03), finché fu fatto ispet-
tore dell'ispettoria Cilena (1902-06). In questi
anni fondo il collegio di Valdivia, la scuola agri-
cola di Linares e Poratorio festivo di Santiago.
Nel 1909-10, mandato in Spagna a dirigere il
collegio di Sarriá-Barcelona, salvó Popera dalla
furia incendiaria dei teppisti che avevano or-
ganizzato la « settimana ñera ». Nel 1910-12 fu
inviato a fondare il primo collegio salesiano
nelle Filippine; poi ritornó in Argentina a di-
rigere il collegio di Viedma (1912-13), donde
passó a Bahía Blanca (1913-17), nuevamente
a Viedma (1917-20) e infine a Punta Arenas
nel Cile (1920-26). Chiuse la sua laboriosa esi-
stenza in Santiago.
A. R.
COTTRINO sac. Francesco
n. a Manta di Saluzzo (Cuneo-Italia) il 27 marzo 1.864;
prof. perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a
Cásale il 17 dic. 1887; f a Chieri (noviziato) il 17
nov. 1939.
Cresciuto alia scuola di don Bosco, tutto pieno
del suo spirito, fu il primo direttore del collegio
di Treviglio, cui prodigó le sue piü belle energie
(1892-1900). Passó quindi alia direzione del-
Popera salesiana di Foglizzo (1901-03), e poi
di Avigliana (1903-17). II suo amore a don Bo-
sco, la sua fedeltá alio spirito salesiano lo fe-
cero prescegliere piú tardi per la direzione del
santuario, eretto presso la casetta natía del
Santo ai Becchi di Castelnuovo (1919-26). Fra
privazioni e sacrifici seppe suscitare un fervore
di pietá e di opere da permettere poi il magni-
fico sviluppo delPannesso istituto. Dal 1926 al
1927 fu ancora direttore all'istituto di Lom-
briasco. Passó gli ultimi anni nella direzione
spirituale dei novizi di Villa Moglia, modello
fino all'ultima ora di un genuino spirito sa-
lesiano.
G. F.
COUCHE sac. Federico, ispettore
n. a Londra (Inghiltérra) il 21 giugno 1886; prof. a
Londra il 6 giugno 1903; sac. a Liegi (Belgio) il 15
agosto 1911; f a Londra il 21 febbr. 1957.
In un fisico debole, ebbe animo forte e saggezza
da poter affrontare con successo anche le respon-
sabilitá piü gravi. Dopo essere stato direttore
a Chertsey (1931-37), a Londra-Battersea (1937-
1939) e a Cowley (1939-41), resse per 12 anni
Pispettoria Anglo-Irlandese (1941-52). Fu uno
strumento nelle maní del Signore per propagare
Popera di don Bosco nell'Inghilterra, in Irlanda
e in Sud-África. Quando nell'intraprendere
un'opera aveva un segno della volontá di Dio,
manifestata nell'approvazione dei superiori, af-
frontava con fortezza qualunque sacrificio pur
di condurla a termine. Di animo delicato e gen-
tilissimo di modi, si mostrava intransigente
quando si trattava di osservanza e di fedeltá
a don Bosco.
p. z.
COUTURON mons. Giov. Battista, missionario
n. a Cluniat (Francia) il 15 genn. 1881; prof. a Coxi-
pó (Brasile) il 28 febbr. 1909; sac. a Guiaba il 27 ott.
1912; f a Ressins (Francia) il 16 genn. 1963.
Fu un benemérito missionario che spese piü di
trent'anni della sua vita nelle Missioni del Mato
Grosso, dove arrivó nel 1904. Due anni dopo
Pordinazione sacerdotale fu eletto direttore

10.8 Page 98

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Couturon Giov. Battista
100
Crippa Ratfaele
della casa di Guiaba che diresse fino al 1926,
quando la Santa Sede lo nominó Amministra-
tore Apostólico della Prelazia Nullius di Re-
gistro do Araguaya. E per dieci anni prodigó la
sua vita a favore delle tribu dei Bororos e dei
Carajas di quelPimmensa regione amazónica.
Fiaccata la sua forte fibra dalle fatiche e dagli
stenti, dovette ritornare in Francia alia fine del
1936. Fu ancora direttore della casa di Thonon
(1940-42).
p. z.
CRESPEL sac. Enrico, ispettore
n. a Lilla (Francia) il 20 agosto 1872; prof. perp. il
29 sett. 1889; sac. a Parigi il 23 dic. 1899; f a Maretz
l'll maggio 1938.
Benedetto, fanciullo, da don Bosco a Lilla nel
1883, maturo la sua vocazione nell'aífettuosa
venerazione del Santo. Direttore della casa di
Melles Lez Tournai (1908-12), spese ogni mi-
gliore energia per le vocazioni degli adulti alio
stato ecclesiastico. Fu anche direttore a Lyon
(1913-19), e di nuovo a Melles Lez Tournai
(1919-24). Poi fu nominato ispettore delle case
salesiane della Francia-Nord (Paris) (1925-31).
Ritornó quindi come direttore alia casa predi-
letta di Melles Lez Tournai (1931-32) e poi a
Maretz (1932-38): qui chiuse i suoi giorni,
lieto di aver condotto al sacerdozio ben 152
ministri del Signore.
G. F.
CRIPPA sac. Giovanni, missionario
n. ad Asso (Como-Italia) il 10 ott. 1861; prof. a To-
rino il 7 dic. 1889; sac. a Villa Colón (Uruguay) il
18 febbr. 1894; f a Tres Lagóas (Brasile) il 1° ago-
sto 1941.
Sotto la guida di don Bosco si tempró alia vita
salesiana e missionaria, diventando un apostólo
degli oratori festivi e delle Missioni. L'Uruguay
e il Brasile godettero in particolare del suo zelo
e ne serbano gratissima memoria; ma soprat-
tutto le missioni tra i Bororos del Mato Grosso
ove si prodigó senza risparmio per Pevangeliz-
zazione e la civilizzazione degli indigeni con mi-
rabile fervore, dolcezza e soavitá di modi. Fu
direttore a Ponte Nova (Brasile) (1897-99), poi
ad Araras (1901-05) e infine a Ribeirráo Preto
(1906-07). Trascorse gli ultimi vent'anni in
Campo Grande dove fu anche direttore (1933-
1940) e preferí al modernissimo collegio, le
privazioni, gli stenti, le fatiche del ministero
suo prediletto fra i bimbi poveri delPoratorio
festivo e gli adulti analfabeti.
G. F.
CRIPPA sac. Raífaele, missionario
n. a Lissone (Milano-Italia) il 24 ott. 1854; prof. a
San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a Ivrea il 23
maggio 1891; f a Caño de Loro il 20 agosto 1928.
Fu il primo sacerdote salesiano che nel 1892,
appena arrivato in America, ando in aiuto del
generoso don Unia che da pochi mesi si era
volontariamente dedicato alPassistenza dei leb-
brosi di Agua de Dios: pariendo da Bogotá, si
era mostrato cosí sereno e allegro come se an-
dasse a una festa. E diede a don Unia un aiuto
davvero prezioso ed efficace, se questi poté scri-
vere in capo a pochi anni che un cambiamento
radicale si era prodotto in quell'« inferno di vi-
venti », che alia disperazione abituale era se-
guita la piú confortante rassegnazione. L'opera
di don Crippa, insieme alio zelo di don Unia,
aveva compiuto il prodigio di richiamare a re-
ligiositá quegli infelici galvanizzati dall'in-
differenza.
Trasformato l'ambiente, don Crippa trovó, suc-
cedendo a don Unia nel 1895, un terreno
pronto ad accogliere con fervore le opere im-
portantissime che la sua mente vagheggiava per
daré alia vita del lebbrosario un ritmo piú con-
fortevole. Le scuole per i bimbi, l'oratorio fe-
stivo col teatro e la banda, Pasilo, la fondazione
delle Figlie dei SS. Cuori di Gesü e María
religiose lebbrose che avrebbero avuto cura del-
1'asilo e degli ammalati a domicilio — sorsero
sotto la sua saggia direzione o ebbero il suo
appoggio. Provvide i tre ospedali di Agua de
Dios di altrettante cappelle, amplió la chiesa
parrocchiale con una grande navata destinata
agli uomini e con cappelle lateral!. Egli ne fu
a un tempo Parchitetto e Pimpresario, e trasfor-
mandosi in operaio, costrui in legno di cedro
Paitar maggiore, gli altar! secondari, il pulpito
e i confessionali.
Dopo 17 anni di permanenza in Agua de Dios,
nel 1909 don Crippa passó al lazzaretto di Con-
tratación e spiegó il suo zelo come cappellano
anche nel villaggio di Guadalupe dov'é un fio-
rente asilo delle Figlie di Maria Ausiliatrice
frequentato da oltre un centinaio di bimbi sani

10.9 Page 99

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Crippa Raffaele
10Í
Czartoryski Augusto
di famiglie lebbrose. Nel 1917, riapertosi per
le insistenze del comitato di Cartagena il laz-
zaretto di Caño de Loro, don Crippa ne assunse
la direzione coadiuvato da altri confratelli e
dalle Figlie di María Ausiliatrice. Cola egli con-
tinuó, malgrado l'etá, a prodigarsi tutto per il
bene di quei lebbrosi. Primo suo pensiero fu di
provvedere al lazzaretto una chiesa, e daré ai
lebbrosi il conforto della religione. Nel set-
iembre 1917 venivano benedette le fondamenta
del nuovo tempio. II sogno suo piü bello lo
volle realizzare con sollecitudine perché sentiva
approssimarsi la fine della vita.
D. G.
CUENCA sac. Angelo, missionario
n. a Purificación (Colombia) il 31 maggio 1877; prof.
perp. il 17 giugno 1897; sac. a Bogotá il 20 febbr. 1916;
f ad Agua de Dios il 27 aprile 1945.
Fu un eroico apostólo dei lebbrosi e poi vit-
tima deH'orribile male. Trascorse la sua giovi-
nezza salesiana fra i giovani lebbrosi offrendo
loro assistenza e istruzione, curandoli e ricrean-
doli. Poi, fatto sacerdote e coito dalla terribile
malattia, in 29 anni di calvario consumó il suo
generoso olocausto, prodigando le sue forze
fino alPultimo a confortare i compagni di
s ventura.
E. G.
CZARTORYSKI sac. Augusto, servo di Dio
n. a Parigi (Francia) il 2 agosto 1858; prof. perp. a
Torino-Valsalice il 2 ott. 1888; sac. a Sanremo il
2 aprile 1892; f ad Alassio 1'8 aprile 1893.
Primogénito del principe Ladislao, pretendente
al trono di Polonia, ñipóte diretto per parte di
madre della regina Maria Cristina di Spagna, cu-
ginodel re Alfonso XIII,
ancor quindicenne sentí
potente una voce inte-
riore che lo chiamava
a orizzonti piü vasti di
quelli che la sua condi-
zione di principe preten-
dente al trono gli pro-
spettava. Divenne suo
motto: Ad majora na-
tus sum. Giunto alia maggiore etá, si inasprl
la lotta per il suo avvenire. II principe Ladislao
lo aveva giá avviato alia carriera diplomática
quale suo collaboratore. Augusto pero rinunció
a un'ottima proposta di matrimonio e alie pro-
spettive del trono. Sul suo cammino intanto la
Provvidenza pose l'uomo che faceva per lui.
Nel 1883 don Bosco, accolto trionfalmente in
varié cittá di Francia e particularmente a Parigi,
accettava l'invito del principe Ladislao di re-
carsi airHótel Lambert, dove era riunita tutta
la sua famiglia. Augusto fu colpito profonda-
mente dalle prime parole che il Santo gli ri-
volse: « Giá da lungo tempo desideravo far co-
noscenza con lei, signor Principe », e da quel
momento fu tutto di don Bosco.
Nel 1886 convinse il padre ad accompagnarlo
a Torino, dove poté conversare con grande in-
timitá col Santo soprattutto circa la sua voca-
zione. Voleva essere accettato tra i suoi figli.
Don Bosco pero lo accolse soltanto dopo Pau-
torevole parola di Leone XIII. In una udienza
particolare accordata al Czartoryski il Papa
disse: « Ándate da don Bosco... e diventerete
un santo ». Vinte anche le ultime resistenze
della sua famiglia, poté udire da don Bosco la
parola tanto sospirata: « Da questo istante ella
fa parte della nostra Societá, e desidero che vi
appartenga fino alia morte ». Quel giorno era
il 14 giugno 1887, e fu gran festa all'Oratorio
di San Francesco di Sales e in tutta la Famiglia
salesiana.
A San Benigno Canavese, dove fece il novi-
ziato, inizió puré una nuova ascesa alia santitá.
Fu un novizio d'eccezione e risplendette per
umiltá, obbedienza e vita di pietá. Don Bosco
stesso gli diede l'abito chiericale il 24 novembre
1887 nella basilica di Maria Ausiliatrice, e
quella funzione sacra fu Pultima della sua vita.
II 2 ottobre 1888 emetteva nel collegio di Val-
salice (Torino) la sua professione religiosa, dopo
aver fatto totale rinunzia di quanto il mondo
gli poteva offrire. Cola gli fu accanto il servo di
Dio don Andrea Beltrami, suo amico, confidente
ed emulo nella santitá. Ma la sua malferma sa-
lute cominció ben presto a declinare. Don Rúa
lo invió in diversi luoghi climatici, ad Alassio,
a Sanremo, nella Svizzera. In queste circostanze
la Provvidenza gli mise accanto un'altra grande
anima di salesiano, il cileno don Gamillo Or-
tuzar, che gli fu compagno di malattia nella sua
ascesa dolorante verso il Calvario. Questa via
dolorosa fu per lui una grande preparazione al
sacerdozio. Fu consacrato dal vescovo di Venti-
miglia a Sanremo. Un anno dopo moriva ad

10.10 Page 100

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Czartoryski Augusto
102
Czogala Ignazio
Alassio a 34 anni. La sua vita fu una continua
immolazione e ascensione spirituale, e il suo
esempio attiró alia Congregazione Salesiana in-
numerevoli schiere di giovani polacchi che le
diedero vigoroso sviluppo nella loro nobile e
tormentata nazione. Nel 1921 si inizió il pro-
cesso diocesano di beatificazione e canonizza-
zione e nel 1941 quello apostólico.
Bibliografía
Sac. Augusto Czarforyski - « Vade mecum » di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 194, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1901. — ROSA DI S. MARCO, U principe Augusto Czar-
toryski, Torino, SEI, 1930, pp. 110. — E. PILLA, II
principe Czartoryski, Bari, San Paolo, 1961, pp. 146.
A. C
CZOGALA sac. Ignazio
n. a Siedliska (Polonia) il 1° febbr. 1908; proi. il 28 lu-
glio 1927; sac. il 24 giugno 1937; f nei boschi di
Goma Grupa il 17 nov. 1939.
Solo due anni dopo il sacerdozio don Czogala
fece il sacrificio della vita insieme col direttore
e altri due confratelli della casa di Aleksandrow,
dove si trovava come insegnante e consigliere
scolastico. Scoppiata la seconda guerra mon-
diale del 1939, egli fu preso insieme con altri
confratelli, fu condotto nei boschi di Gorna
Grupa e fucilato. Era straordinariamente labo-
rioso e caritatevole con tutti, diligente e co-
scienzioso nel suo doveré.
p. z.

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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D
DA FONSECA coad. Emanuele, missionario
n. a Sacello (Portogallo) il 25 aprile 1858; prof. a
Niteroi (Brasile) 1'8 agosto 1885; f a Barreiro, il 28
aprile 1924.
Muratore di professione, era andato in Brasile
attratto dal desiderio di farsi un po' di for-
tuna. Qui l'aspettava pero una fortuna ben mi-
gliore, quella di conoscere quel grande apostólo
e missionario che fu mons. Lasagna, dal quale
veniva accettato nella casa di Niteroi nel 1883.
Appartiene quindi alia schiera dei salesiani che
primi piantarono le loro tende nel Brasile, ví-
vente ancora don Bosco. Dove pero doveva
svolgersi piú fattiva la sua operositá, fu il Mato
Grosso. Qui, capomastro solerte e alio stesso
tempo muratore infaticabile, fece alzare dalle
fondamenta molte case salesiane: quella ispetto-
riale, quella di Coxipó da Ponte, di alcune co-
lonie, di Registro, come puré quelle delle Figlie
di Maria Ausiliatrice. A lui si devono ancora
le bianche casette delle colonie indigene « San-
gradouro » e « Sacro Cuore », abitate dai primi
cristiani della tribu bororo.
G. M.
DALLA VIA sac. Antonio, ispettore
n. a Thiene (Vicenza-Italia) il 23 nov. 1873; prof. a To-
rino il 3 ott. 1893; sac. a Tournai (Belgio) il 5 marzo
1898; f a San José dos Campos (Brasile) Fll ago-
sto 1956.
Ricevette Pabito chiericale dalle maní di
don Rúa, che, quando don Dalla Via fu sa-
cerdote, gli diede anche « la vocazione missio-
naria per PAmerica », quantunque non la sen-
tisse. Egli si disse poi sempre felice di questa
scelta missionaria. In Brasile fu direttore a Lo-
rena (1910-13), poi a Niteroi (1914-22), e an-
cora a San Paulo (1922-27). Fu nominato ispet-
tore delle case del Brasile-Mato Grosso (1927-
1933) e finito il sessennio ritornó direttore, suc-
cessivamente, a Belém (1933-39), Jaboatáo
(1939-40), Natal (1940-42). Mentre era di-
rettore-parroco a San Paulo (1922) inizió la co-
struzione del santuario di Maria Ausiliatrice
che é la piü grande chiesa di San Paulo. Da
ispettore continuó quest'opera. Governó sempre
fortiter et suaviter.
p. z.
DALMASSO sac. Umberto, missionario
n. a Cuneo (Italia) il 24 genn. 1889; prof. a Torino
il 18 marzo 1905; sac. a Ivrea il 22 marzo 1913;
f a Torino il 21 ott. 1950.
Missionario in Ciña per oltre 20 anni, ebbe la
cura del distretto piú difficile della diócesi di
Shiu Chow. Fu direttore a Ki King (Ciña)
(1923-27) e a Nam Yung (1931-34). Catturato
dai bolsee vichi, sofferse prigionia e maltratta-
menti sotto le continué minacce di morte. Non
esitó a esporre nuevamente la vita per il ricu-
pero delle salme di mons. Versiglia e di don Ca-
ra vario.
B. s.
DALMAZZO sac. Francesco,
procuratore genérale
n. a Cavour (Torino-Italia) il 18 luglio 1845; prof.
a Torino il 5 aprile 1869; sac. a Torino il 18 luglio
1868; f a Catanzaro il 10 marzo 1895.

11.2 Page 102

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Dalmazzo Francesco
104
Dati Giulio
Giovanetto, venne accolto nelPOratorio di To-
rino per frequentare 1'ultimo anno di ginnasio.
Voleva tornare a casa, ma essendo stato testi-
mone di una moltiplica-
zione di pagnotte ope-
rata da don Bosco (20
novembre 1860), s'in-
voglió a fermarsi con
lui. Aperto d'ingegno
com'era, fin da quando
studiava filosofía e teo-
logia sostenne con ono-
re le cariche di maestro
elementare e di professore di ginnasio inferiere
e superiore, preparandosi intanto agli esami di
magistero e di professore, di modo che nel
1868, quando venne ordinato sacerdote, giá
aveva conseguito parecchie patenti e diplomi
che gli davano diritto all'insegnamento; in se-
guito ottenne splendidamente la laurea in belle
lettere. Nel 1872 venne designato direttore del
collegio-convitto di Valsalice, dove stette fino
al 1880; dal 1880 al 1887 fu mandato a Roma
come direttore e párroco delPistituto Sacro
Cuore e come Procuratore genérale della Pia So-
cietá Salesiana; sulla fine del 1887 venne in-
viato a Londra per la fondazione di quella casa
salesiana; dal 1888 al 1894 fu rettore della
chiesa di San Giovanni Evangelista in Torino,
e dovunque riscoteva ammirazione e simpatia da
quanti lo avvicinavano. Per accondiscendere ai
desideri del vescovo di Catanzaro, con altri sa-
lesiani era stato cola mandato a prendere la di-
rezione di quel venerando seminario, a cui in
pochi mesi era riuscito ad aggiungere un pic-
colo convitto ginnasio; ma qui lo aspettava una
trágica fine. Cadde, vittima del dovere, mortal-
mente colpito da mano assassina: morí perdo-
nando generosamente al suo uccisore.
c. A.
D'ARCHINO coad. Giovanni Battista
n. a Villafranca (Torino-Italia) il 13 agosto 1842; prof.
perp. a Valsalice il 2 ott. 1888; f a Roma il 25 giu-
gno 1935.
Veneranda figura di coadiutore, sentí la voca-
zione salesiana mentre era fornitore di generi
alimentan nelPistituto Sacro Cuore in Roma, e
nello stesso istituto trascorse tutta la sua vita
religiosa. Quando fu presentato la prima volta
a don Bosco, il Santo, sentendo che era un buon
tenore, gli chiese se cantava bene: « Signor
don Bosco — rispóse — io della mia voce me
ne sonó servito solo per cantare le lodi del Si-
gnore ». II Santo conchiuse: « Se canterai bene,
andrai in Paradiso! ». Tempra di lavoratore, la-
vorava tanto che un giorno don Bosco sentí il
bisogno di domandargli se faceva in tempo a
compiere le pratiche di pietá. « Signor don Bo-
sco — rispóse — mi alzo presto, e tra me e
Tángelo custode cerchiamo di sbrigare tutto ».
In realtá la sua vita fu sempre edificante.
G. F.
DATI sac. Giulio, ispettore
n. a Villa Basilica (Lucca-Italia) il 18 maggio 1881;
prof. a Foglizzo il 5 ott. 1899; sac. a Santiago (Cile)
il 7 agosto 1906; f a Valencia (Venezuela) il 29 lu-
glio 1965.
Trascorse la sua giovinezza in Italia dove si
formó alia scuola dei Salesiani della prima ge-
nerazione. NelPardore dei suoi 20 anni si con-
sacró alie Missioni e avrebbe desiderato essere
un missionario di punta, ma i superiori gli affi-
darono successivamente responsabilitá educative
e funzioni direttive nel Cile, nell'Equatore, nel
Centro America e nel Venezuela. Infatti fu di-
rettore a Valparaiso (1919-26) e a Santiago
(1926), poi fu ispettore nell'Equatore (1926-29),
nel Centro America (1929-35) e infine diret-
tore a Caracas (1936-39). Come ispettore nel-
l'Equatore, volle visitare tutti i missionari che
con eroismo sublime lavoravano nelle calde e
umide selve delPOriente equatoriano, viag-
giando lunghe giornate a cavallo e a piedi per
pericolosissimi sentieri a fianco di spaventosi
burroni e precipizi. Come ispettore nelPAme-
rica Céntrale, trovó Topera salesiana fiorente in
tutte le repubbliche, tranne che nel Guatemala.
Entrare in quella repubblica per un sacerdote
era cosa difficilissima per le leggi ostili alia
Chiesa che vigevano allora. Don Dati vi entró
in abito borghese e, dopo laboriose trattative,
vi fondo un'opera che ebbe poi un incremento
meraviglioso. Passó gli ultimi 30 anni nel Ve-
nezuela, dove, se Peta lo costrinse ad allentare
il dinamismo della sua attivitá, ando acqui-
stando risalto la sua personalitá austera e ama-
bile, ricca d'interioritá sacerdotale e religiosa.
p. z.

11.3 Page 103

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De Agostini Alberto
105
De Agostini Alberto
DE AGOSTINI sac. Alberto,
missionario, esplora tote
n. a Pollone (Vercelli-Italia) il 2 nov. 1883; prof. a
Foglizzo il 27 sett. 1902; sac. a Foglizzo il 18 sett. 1909;
f a Torino il 25 dic. 1960.
Onoró la Chiesa come religioso e scienziato,
grazie alie numeróse ricerche e realizzazioni
culturali in cui incarnó sempre un intenso spi-
rito cristiano e apostóli-
co. Per don Alberto De
Agostini era lógico fon-
dere insieme Scienza e
Fede, farsene missiona-
rio, tradurle in aíferma-
zioni di pionierismo e
di conquista. In gioven-
ave va carezzato l'idea
di esplorazioni in África,
in Asia, in Australia. Un suggerimento del fra-
tello, il celebre cartógrafo Giovanni che andava
allora preparando alcune documentazioni sul-
rAmerica australe, e soprattutto la predilezione
di don Bosco per le Missioni appena fondate in
quei luoghi, ío volsero alie terre magellaniche,
dove si incunea 1'ultimo lembo della cordigliera
andina.
Tempra tenace, ebbe, come si dice, la montagna
nel sangue e quel senso vivo dell'avventura che
gli rendeva irresistibile il fascino dell'ignoto.
Nello stesso tempo fu dotato di un vivissimo
spirito di osservazione e di intuizione. Elesse
come patria quelle terre selvatiche quando ra-
ramente un civile vi avrebbe rivolto attenzione.
E quella ricerca lo appassionó fino all'entu-
siasmo. Amó a tal punto le terre fueghine, da
descriverle con calda poesia e accenti infuocati,
quali noi troviamo nelle numeróse opere pub-
blicate lungo un cinquantennio di lavoro. Spet-
tano a lui gran parte delle scoperte tra i paral-
leli 47° e 52°, soprattutto nelle aree ghiacciate
a sud del 49°, dove é sua la nomenclatura che
rievoca gigantesche figure della nostra civiltá.
Importanti osservazioni e indicazioni scienti-
fiche raccolse puré in mérito alPArcipelago Fue-
ghino, situato tra i paralleli 52° e 56°. Nel pe-
riodo tra il 1910 e il 1920, don De Agostini
inizió un delicato lavoro di preparazione, pren-
dendo contatto con le incipienti popolazioni co-
loniche e con gli indigeni che le vessazioni
degli estancieros e la diffusione dei liquori
avevano condannato inesorabilmente all'estin-
zione. Operó con la penna e con la cinepresa,
come attestano interessanti documentazioni fíl-
mate. Ma fin da allora integró con finalitá di ci-
vilizzazione e di cristianizzazione le importanti
ricerche scientifiche.
In un secondo periodo che giunge sino al 1946,
don De Agostini intraprese l'esplorazione di vari
gruppi di catene andine, tra il 47° e il 52° pa-
rallelo. Ne ricavó un primo schema orografico.
Un'idea approssimativa dell'impresa si puó fare
chi percorra mentalmente la regione compresa
tra il lago San Martín e le propaggini meridio-
nali del lago Argentino, attraverso i monti Mi-
lanesio, Vespignani, Pió IX, Cagliero, Moreno,
Marconi, il vasto altopiano Italia, quindi monti
come il Torino, il Roma, il Don Bosco. Mi-
gliaia di chilometri, aífrontati su un suolo ver-
gine e impervio, tra le piü aspre difficoltá cli-
rnatiche e con esiguitá spaventosa di mezzi. La
precisione di ogni singólo dato geográfico do-
veva essere raggiunta attraverso un apposta-
mento di giorni, di mesi, qualche volta di anni.
L'ultimo periodo doveva impegnare Pesplora-
tore in un esame scientifico del sottosuolo ma-
gellanico. Ma é rimasto incompiuto. Erano studi
destinati a contribuiré decisamente sugli svi-
luppi della lócale civiltá, che giá don Bosco
aveva divinato petrolifera, industriale, avviata
a un fiorente avvenire. Don De Agostini ebbe
appena il tempo di vedere le prime trivellazioni,
i primi oleodotti, i primi impianti industriali.
Ormai la sua opera era compiuta e alia passione
del pioniere subentravano i mezzi moderni di
ricerca e di sfruttamento.
Lo scienziato, che delle visioni profetiche di
don Bosco aveva fatto premessa per una veri-
fica scientifica, chiuse i suoi giorni a Torino,
nella stessa casa del Santo. II suo nome é stato
dato, oltre che a uno dei piü bei fiordi patago-
nici, alia vetta céntrale del Paine: quasi sim-
bolo di profonditá e di altezza. Ma é segnato
in orme indelebili su ogni metro quadrato di
térra percorsa: « In quattro mesi — si legge nel
diario — ho percorso 2150 km., amministrato
579 battesimi, 545 cresime, regolarizzato 15 ma-
trimoni... ». Che cosa diventerebbero queste
cifre, moltiplicate per 50 anni? Forse sarebbero
quelle del piü grandi apostoli antichi. Don De
Agostini fu un pioniere, che non ando solíante
in cerca di vette materiali.

11.4 Page 104

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De Agostini Alberto
106
De Bonis Alessandro
Opere
I miei viaggi nella Terra del Fuoco, Tormo, SEI,
1924-34.
El cerro Lanin y sus alrededores, Buenos Aires,
Tip. Salesiana, 1941.
Andes Patagónicos, Buenos Aires, Tip. Salesiana,
1941.
Paisajes Mageüánicos, Punta Arenas, Tip. Salesia-
na, 1946.
Guia turística de los lagos australes argentinos y
Tierra del Fuego, Buenos Aires, Tip. Salesiana, 1946.
Ande Patagoniche, Milano, Italgeo, 1949.
Nahuel Huapi, Milano, Italgeo, 1949.
Trent'anni nella Terra del Fuoco, Torino, SEI, 1955.
Sfingí di ghiaccio, Torino, SEI, 1959.
Magallanes y Canales Fueguinos, Punta Arenas, Tip.
Salesiana, 1960.
M. B.
DE AQUINO CORREA mons. Francesco,
arcivescovo
n. a Guiaba (Brasile) il 2 aprile 1885; prof. a Foglizzo
(Italia) il 1° ott. 1904; sac. a Roma il 17 genn. 1909;
el. vesc. il 2 aprile 1914; cons. il 1° genn. 1915;
f a San Paulo (Brasile) il 22 marzo 1956.
Fece gli studi nella cittá natale e il noviziato
a Coxipó da Ponte. Studió alPUniversitá Gre-
goriana di Roma, dove si laureó in filosofía e
teologia. Dopo Tordina-
zione sacerdotale ritornó
al suo Paese e nel 1912
fu nominato direttore
del collegio San Gonzalo
di Guiaba. Due anni
dopo fu nominato vesco-
vo ausiliare di Guiaba,
a 29 anni. Fu cosí il
piü giovane vescovo del
mondo e primo vescovo salesiano del Brasile.
Nel 1921 morí il primo vescovo di Guiaba e
mons. De Aquino gli succedette. Dal 1917 al
1921 fu Governatore dello Stato di Mato
Grosso. Come letterato godette buona fama nel
suo Paese; fu membro di parecchie associazioni
scientifiche e dell'Accademia del Brasile, e ar-
ricchi la letteratura brasiliana di varié opere.
Come arcivescovo non diminuí per nulla il suo
assiduo lavoro salesiano: predicare, confessare,
viaggiare attraverso la sua immensa arcidiocesi
furono il suo programma. Fece costruire chiese,
scuole e collegi e ottenne che nella sua arcidio-
cesi si erigessero due prelature « nullius ». Co-
strui un seminario e la residenza episcopale. Ma
non volle mai abitarvi, dando preferenza alia
casa salesiana, per godere un po' di riposo con
i suoi confratelli. Tutto il Brasile partecipó al
lutto della sua morte. II Governatore di San
Paulo fece trasportare i suoi resti in aereo a
Guiaba, ordinandovi tre giorni di lutto, e volle
dargli solenni funerali come per un uomo di
Stato: fu inumato nella cattedrale di Guiaba.
Opere
Odes, 2 voll., Nictheroy, Esc. Salesianas, 1917,
pp. 110 e 192.
Terra natal (poesie), Mato Grosso, 1922, pp. 146.
Un flore del Mato Grosso (Don A. M. De Olweira),
Milano, Tip. Salesiana, 1935, pp. 164.
Discursos, 2 voll., Rio de Janeiro, Imprensa Nacio-
nal, 1944, pp. 416 e 412.
Nova et V éter a (versi), Rio de Janeiro, Imprensa
Nacional, 1947, pp. 254.
Cartas pastarais, San Paulo, Salesianos, 1947,
pp. 350.
Florilegium asceticum pro episcopis, Rio de Janeiro,
Imprensa Nacional, 1948, pp. 266.
Testamento do vosso Árcebispo, Rio de Janeiro,
1949, pp. 52.
Una flor do Clero Cuiabano, Rio de Janeiro, Im-
prensa National, 1951, pp. 200.
Bibliografía
A. D. COSTA, A nobreza espiritual de Aquino Correa,
San Paulo, Livraria Teixeira, 1962, pp. 324.
P. Z,
DE BONIS sac. Alessandro, músico
n. a San Giovanni Rotondo (Foggia-Italia) il 23 ago-
sto 1888; prof. a Foglizzo il 15 sett. 1905; sac. a Fo-
glizzo il 5 agosto 1914; f a Napoli il 25 genn. 1965.
I primi solfeggi il futuro M° De Bonis li im-
paró dal padre, modesto artigiano ma ricco di
talento musicale, che aveva organizzato al suo
paese e dirigeva una banda musicale. A 15 anni
ando a Torino-Oratorio
per completare gli studi
e farsi salesiano. Da chie-
rico frequentó il Con-
servatorio di Bologna e
a 22 anni si diplomó in
órgano. Dopo la prima
guerra mondiale (fu cap-
pellano militare) fu man-
dato in Svizzera a Zu-
rigo, fra gli emigrati italiani: qui fondo una
Schola cantorum ancor oggi in vita. Poi a Na-
poli, quando le attivitá del suo collegio glielo
permettevano, frequentó il Conservatorio ag-

11.5 Page 105

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De Bonis Alessandro
107
De Lara Giovanni
giungendo altri due diplomi in pianoforte e in
composizione. Qualche anno dopo fu accolto tra
i docenti del Conservatorio e insegnó música
sacra e canto gregoriano.
Successivamente lasció ogni altra attivitá e si
dedicó solo alia música, fedele al motto della
sua prima Messa: « Repleatur os meum laude
tua ». Don De Bonis con la música allietó le
giornate di gloria della famiglia salesiana. Pre-
paró una Missa solemnes per la canonizzazione
di don Bosco, e quindi un'altra per quella di
Domenico Savio. La música del M° De Bonis
non e solo sacra, ma di una religiositá pene-
trante: aiuta a pregare.
Composizioni musicali
Missa brevis in honorem S. Joseph, a 2 v. simili.
Repertorium vocale: 1) Asperges me, Vidi aquam,
a 2 v. p.; 2) Proprium de tempore, 22 mottetti
a 2 v. p.
Sonata in Re per Órgano, in tre tempi.
Tre Pezzi per Armonio od Órgano: Preludio su
Ave verum - Preghiera della sera - Finale.
— Suite vocale in tre tempi, a 4 v. m. SCTB: Deh,
come pur lagnarvi - Lamento - Ahí! scellerata.
— Le tre ore di agonía di N. S., 8 canti, a 2 v. p.
Repertorium vocale: 3 Commune Sanctorum, 6 mot-
tetti a 2 v. p.
Missa solemnis, in onore di S. G. Bosco, a 4 v. m.
Missa tenia jestiva, a 3 ' v. m.
benedicta es tu, a 4 v. m.
— Suite vocale n. 2: La Gita, a 3 v. p. in tre tempi:
Sul Mar e (barcarola) - Al Santuario (preghiera) - Sul
prato (canzonetta).
Dieci mottetti eucaristici, a 3 v. p.: O esca viato-
rum - Adoro te o pañis coelice - O sacrum convi-
vium - O quam suavis - Pañis angelicus - Venite
populé - Quemadmodum desiderat cervus - Bone pa-
stor - O salutaris hostia - Laudes ac gratiae sint.
— Armonie religiose, 80 pezzi facili per armonio od
órgano.
Nove mottetti mariani, a 3 v. p.: Rosa vernans -
María Mater gratiae - Virgo parens Christi - Quae
est ista - Ornatam monilibus - Alma Redemptoris
Mater - Ave regina coelorum - Regina coeli - Salve
Regina.
— Pagine d'Álbum per Armonio od Órgano. Fase. 1°:
Preghiera - Visione - Éntrala - Intermezzo - Mo-
mento musicale - Larghetto - Fantasietta - Scherzo -
Elevazione - Pastorale. — Fase. 2°: Improvvisa-
zione - Contemplazione - Ripieno - Preludiando -
Per l'Elevazione - Ofertorio - Marcia processionale -
Pastorale - Cantabile - Solitudo - Gaudium - Laetitia.
Fase. 3°: Pastorale - Juxta crucem - Adagio -
Alleluja - Per l'Elevazione - Mattutino - ]am hiems
transiit - Ad completorium - Finale breve. —
Fase. 4°: Intermezzo - Elevazione - Elegía - Ofer-
torio - Entrata - Coro finale - Veni de Líbano -
Intermezzo - Epitalamio - Amen.
— Messa quarta in onore di S. Pietro Apostólo, a
4 v. m., SEL
Messa quinta « Tu es Petrus », a 3 v. m.
Messa sesta in onore di S. D. Savio, a 4 v. m., LDC.
Messa settima «In Dedicatione Ecclesiae», a 4
v. m., SEL
Cantata a S. D. Savio, a piü voci e orchestra.
L. L.
DE CASTRO HERRERA ch. nov. Pasquale,
servo di Dio, mar tire
n. a Topas (Salamanca-Spagna) il 2 sett. 1915; prof.
(si ignora la data); -j- a Guadalajara il 6 dic. 1936.
Fece il ginnasio nel collegio San Michele di
Madrid ed entró nel noviziato nel 1935, dove
ricevette Pabito talare dalle mani di mons, Olae-
chea, vescovo salesiano di recente consacrato,
poi arcivescovo di Valencia. II maestro di no-
viziato testimonió di lui che possedeva qualitá
spirituali che lasciavano molto sperare. La ri-
voluzione marxista (1936) lo trovó prepárate a
tutto, anche al martirio, secondo la testimo-
nianza dei suoi scritti. Fu arrestato quattro mesi
dopo la professione religiosa nel luglio 1936.
Fu ucciso insieme col suo direttore don Michele
Lasaga. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
DE FERRARI mons. Enrico,
prefetto apostólico
n. a Novara (Italia) 1'8 nov. 1875; prof. a Foglizzo
il 29 sett. 1895; sac. a Caracas (Venezuela) il 21 mag-
gio 1899; f a Caracas il 3 agosto 1945.
Ricevuto Pabito salesiano da mons. Cagliero
nel 1893, partí per PAmerica e trascorse quasi
tutta la sua vita nel Venezuela, assumendo prima
la direzione della casa di Valencia (1903-24) e
poi di tutto il Venezuela, come visitatore (1924-
1929) e come ispettore (1929-32). Nel 1932
fu nominato Prefetto Apostólico nella nuová
Missione delPAlto Orinoco, ove esauri le sue
forze nelle fatiche di un apostolato esercitato
con ammirabile zelo pastorale.
E. G.
DE LAR A coad. Giovanni
n. a Londra (Inghilterra) il 25 nov. 1875; prof. perp.
a San Benigno Can. (Italia) il 22 sett. 1895; f a Chieri
noviziato il 15 sett. 1941.

11.6 Page 106

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De Lara Giovanni
108
Del Curto Albino
Con luí si é estinta una millenaria famiglia di
nobile origine spagnola, che annovera fra i suoi
antenati san Isidoro di Siviglia, san Ermene-
gildo martire e il re Al-
fonso I il cattolico.
Nel xv secólo i De Lara
passarono in Francia,
imparentati con le piú
nobili famiglie francesi.
Il.nonno fu paggio del-
l'infelice re Luigi XVI,
e gran segretario della
Legión d'Onore. II sa-
lesiano Giovanni De Lara chiuse l'albero ge-
neaologico con il nome di Erwige, principe e
conté De Lara, duca di Amaya, barone di Ar-
riére. Ma egli non fece mai pompa dei suoi
natali.
Rimasto orfano di madre nell'anno stesso della
nascita, sentí giovanetto l'aspirazione alia vita
religiosa. A otto anni il padre lo affidó alie cure
máteme di una santa donna: Luisa Teresa di
Montaignac, fondatrice di numerosi istituti di
educazione, orfanotrofi, scuole apostoliche per
ragazzi, opere per le chiese povere, grande co-
operatrice di padre Gautrelet nella fondazione
e propagazione dell'Apostolato della Preghiera.
La serva di Dio, di cui é introdotta la causa di
beatificazione, lo affidó nel 1889 al direttore
della casa di La Navarre, donde il Signore lo
chiamó a far parte della Famiglia salesiana.
Passó 35 anni nella Casa Madre di Torino diri-
gendo con amore e competenza la scuola tipo-
gráfica salesiana, fedele alio spirito e ai criteri
del santo Fondatore nell'apostolato della buona
stampa. Devotissimo di Maria Ausiliatrice, lasció
l'esempio di una pietá sentita e profonda, di
grande umiltá e vero spirito salesiano.
G. F.
DE LA TORRE coad. Nicolás,
servo di Dio, martire
n. a Béjar (Salamanca-Spagna) il 4 marzo 1892; prof.
a Sarriá-Barcelona il 18 marzo 1910; f a Madrid il
2 agosto 1936.
Fece il noviziato a Sarria e si fece tostó notare
per l'esattezza nel compimento dei suoi doveri
e per la pietá solida. Nelle diverse case in cui
Pobbedienza lo destinó come capo-calzolaio, si
guadagnó la simpatia di tutti con l'esemplaritá
della vita religiosa. In seguito i superiori l'ave-
vano incaricato della propaganda a Madrid.
Quando scoppió la rivoluzione rossa (1936), du-
rante un giro di propaganda fu tradito e ar-
restato. I soldati rossi lo portarono nella casa
dov'era il suo direttore, di cui avevano trovato
l'indirizzo in un'agenda. Fortunatamente il di-
rettore aveva giá lasciato la casa. Lo condussero
allora in una prigione provvisoria, dove lo con-
dannarono a morte, fucilandolo nel medesimo
giorno. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
DEL CURTO sac. Albino, missionario
n. a Mese (Sondrio-Italia) il 1° marzo 1875; prof.
a Foglizzo il 2 ott. 1892; sac. a Milano il 6 aprile 1901;
f a Guayaquil (Ecuador) il 30 maggio 1954.
A 12 anni entró nell'Oratorio di Torino-Val-
docco, mentre era ancor vivo don Bosco. Alia
fine del ginnasio chiese e ottenne di essere am-
messo alia Congregazio-
ne Salesiana; un anno
dopo coronó il noviziato
a Foglizzo con i voti
perpetui. Nel 1903 don
Michele Rúa, primo suc-
cessore di don Bosco,
gli chiese se voleva
partiré per 1'Ecuador.
« Signor don Rúa, — ri-
spóse don Albino — non le sembra uno spreco
inutile? Mi piacerebbe moho, ma proprio in
questi giorni ho avuto ripetuti sbocchi di
sangue! ». « Non preoccuparti, andrai e potrai
lavorare con molto successo! ». Infatti in Ecua-
dor egli lavoró per oltre 50 anni, lasciando una
traccia indelebile. La sua figura gigantesca,
quasi leggendaria, aleggia ancora nel Vicariato
Apostólico di Méndez e Gualaquiza.
Primo campo di apostolato di don Albino fu il
noviziato di Atocha, poi i collegi di Riobamba
e di Gualaquiza. II primo contatto con le Mis-
sioni lo ebbe a Gualaquiza nel 1909. Da al-
lora non lasció piü l'Oriente equatoriano, la
missione dei Kivari. Nel 1914 mons. Giacomo
Costamagna, primo Vicario Apostólico, lo
mandó a fondare la missione di Méndez.
« Don Albino, — gli disse — io sonó Vicario
Apostólico di Méndez e Gualaquiza, ma non
so ancora dove si trovi Méndez. Va' tu a fon-

11.7 Page 107

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Del Curto Albino
109
De Venz-Giardino Sebastiano
darla! ». II 5 dicembre don Albino Del Curto
partiva da Indanza e dopo quindici giorni di
inaudite fatiche, aprendosi il cammino a colpi
di mácete, arrivava alia riva sinistra del vorti-
coso fiume Paute o Namangosa, dove un tempo
sorgeva l'antica Logroño, distrutta dai Kivari
di Quisubba nel 1599, e vi fondo Méndez. Man-
cava pero ogni via di comunicazione con gli altri
centri abitati; si mise quindi a studiare la pos-
sibilitá di aprire una mulattiera Pan-Méndez.
Gli ostacoli da superare, per aprire una strada
di 72 chilometri, erano senza numero: biso-
gnava valicare la cordigliera a 4000 metri, far
saltare rocce, gettare ponti su una decina di
fiumi, abbattere la millenaria foresta tropicale...
Don Albino non si spaventó. II 15 luglio 1917,
a capo di una quarantina di uomini, diede il
primo colpo di piccone per la titánica impresa,
che doveva occuparlo per una decina di anni,
fino a raggiungere la meta invano sognata in
altri tempi dai conquistatori: aprire una via dal
Pacifico alie Amazzoni.
L'opera costó sacrifici senza numero, ma fu co-
ronata da successo. Mentre attendeva a questa
opera, che avrebbe portato la civiltá e il benes-
sere all'Oriente equatoriano, egli si dedicava
puré con instancabile zelo a evangelizzare i Ki-
vari e i coloni. Fu perció catechista, medico,
avvocato, giudice, padre e maestro. Cittá e
paesi, e lo stesso Governo nazionale, lo onora-
rono con le massime decorazioni; gli furono de-
dícate vie, piazze e un paese: Albinia. A El Pan,
dove inizia la mulattiera Pan-Méndez, gli fu
eretto un artístico monumento. Dal grande pie-
distallo don Albino Del Curto continua a guar-
dare con il suo sguardo vivo e intelligente le
rotte che conducono all'Oriente da lui esplo-
rato, colonizzato, evangelizzato.
D. z.
DELL'OCA sac. Andrea, ispettore
n. a Nuevo París (Uruguay) il 15 sett. 1874; prof. a
Villa Colón il 13 genn. 1897; sac. a Montevideo il
28 dic. 1900; f a San Paulo (Brasüe) il 7 agosto 1961.
Si formó alia scuola di grandi salesiani: mon-
signor Lasagna, mons. Pittini, mons. Piani e
altri. Qualche anno dopo la sua ordinazione fu
nominato direttore di Bagé (Brasile) (1903-06),
poi di Rio Grande (1918-24) e ancora direttore
e maestro di novizi a Lavrinhas (1925-32).
Nel 1932 ando a Torino come delegato al Ca-
pitolo Genérale, dopo la morte di don Rinaldi:
ritornó con la nomina di ispettore del Brasile-
Sud (1932-39). Diresse l'ispettoria con mano
ferma, facendone fiorire la disciplina, arricchen-
dola di nuove fondazioni e costruendo lo stu-
dentato teológico di San Paulo.
A. R.
DE LOS RÍOS FABREGAT sac. Recaredo,
servo di Dio, martire
n. a Betera (Valencia-Spagna) Til genn. 1893; prof.
a Sarria il 18 marzo 1909; sac. a Campello il 29 giu-
gno 1917; f a Valencia il 9 dic. 1936.
Fece la prima comunione a sette anni e il suo
gioco preferito era « celebrare la messa ». Dopo
il ginnasio fatto a Sarria, entró nel noviziato.
Compiuto nella medesima casa il triennio pra-
tico, fu mandato, dopo l'ordinazione, a Cam-
pello come consigliere degli studi. Poi fu di-
rettore a Villena e ad Alicante. AlPinizio della
repubblica nel 1931 il collegio di Alicante fu
incendiato e i Salesiani maltrattati e cacciati
via. Scoppiata la rivoluzione marxista (1936),
egli si trovava a Valencia come infermiere e
confessore. É qui soprattutto che si rivelarono
le sue belle qualitá: la bontá unita a una viva
carita, lo spirito di pietá e di mortificazione.
Fu arrestato insieme col suo superiore don Giu-
seppe Calasanz. II suo ardente desiderio di mo-
riré martire gli fece sopportare la prigionia di
quattro lunghi mesi. Fu fucilato insieme con il
suo direttore don Antonio Martín. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il
15 dicembre 1953.
c. A.
DE VENZ-GIARDINO sac. Sebastiano,
músico
n. a Fonzaso (Belluno-Italia) il 1° dic. 1877; prof. a
Ivrea il 4 ott. 1895; sac. a Novara il 22 febbr. 1902;
f a Cuorgné il 20 nov. 1942.
Compiuto a Foglizzo il noviziato, a Valsalice
coronó i suoi studi con il diploma di abilita-
zione magistrale. Ancor chierico, a Milano co-
operó alia prima esecuzione della Passione di
Cristo del Perosi, ottenendo la medaglia d'ar-
gento. Dopo il sacerdozio, passó tutta la sua
vita a Cuorgné. In quella casa fu sempre il
maestro di música, compositore e organista im-
pareggiabile anche nella parrocchia, e ricercato

11.8 Page 108

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De Venz-Giardino Sebastiano
110
Dobiasz Ignazio
dai parroci dei dintorni. Si adoperó per la for-
mazione di un'orchestra e della banda della
cittá. A Cuorgné puré fondo e diresse la « Casa
del Soldato ». L'indefesso lavoro sacerdotale
compiuto per il Circolo Cattolico gli mérito la
medaglia d'oro della diócesi per « benemerenze
nel campo dell'A. C. diocesana ». II suo nome
e legato anche alPampliamento del collegio con
nuove costruzioni.
A. R.
DHUIT sac. Giuliano
n. a Chartres (Francia) il 3 febbr. 1872; prof. perp.
il 27 sett. 1888; sac. a Chartres il 29 giugno 1896;
f a Binson 111 sett. 1948.
Nacque da famiglia molto religiosa e stimata,
che diede alia Chiesa due sacerdoti e due suore.
II piccolo Giuliano si formó all'oratorio (a Char-
tres) di don Bellamy, che poi si fece salesiano,
e con lui ando a Parigi nel 1883 per vedere
don Bosco di passaggio nella capitale. II Santo
gli disse: « Un giorno tu sarai sacerdote e ti
occuperai dei ragazzi ». Giuliano fece gli studi
a Marsiglia ove rivide ancora don Bosco. Poi
entró in noviziato. Fu ordinato sacerdote nella
cittá natale, Chartres. Fu direttore a Marsiglia
(Oriol) dal 1898 al 1900. Poi fu mandato a Pa-
rigi, ove fondo 1'oratorio St. Pierre. Ma ven-
nero gli anni tristi delle leggi di soppressione
in Francia. L'opera salesiana fu chiusa, ma
don Dhuit continuó a dirigere altrove l'oratorio
fino al 1940. Si deve alia sua fede e alia sua
costanza se il nome di don Bosco e Popera sa-
lesiana rimasero vivi a Parigi. Egli fu grande
animatore di vocazioni: dal suo oratorio usci-
rono ben 23 preti per la diócesi di Parigi e
molte vocazioni salesiane. Nel 1946, stanco, si
ritiró a Port a Binson, ove chiuse presto la sua
vita piena di meriti. Di lui scrisse la biografía
don Auffray: Un passeur d'ámes.
j. M. B.
DIAMOND sac. Patrizio
n. a Kilrea (Irlanda) il 27 aprile 1863; prof. a Buenos
Aires (Argentina) il 9 febbr. 1884; sac. a Buenos Aires
il 3 nov. 1887; f a San Francisco (USA) il 26 mar-
zo 1937.
Don Diamond fu uno dei sette giovani irlan-
desi mandati a don Bosco dalParcivescovo di
Toronto (Canadá) perché si preparassero a por-
tare un giorno Popera salesiana nel Canadá.
Essi rimasero affascinati dalla paternitá del
Santo, e dopo il noviziato a San Benigno Gana-
vese due di loro, don Diamond e don O'Grady,
seguirono don Cagliero a Buenos Aires (1883),
come insegnanti di inglese in quei collegi. Or-
dinato sacerdote, don Diamond fu inviato nelle
isole Falkland per avere cura spirituale anche
dei cattolici irlandesi. Fu direttore a Malvine
(1889-1902). Nel 1903 fu destinato dai supe-
rior! a New York, nella parrocchia della Tra-
sfigurazione. Poi nel 1921 fu mandato direttore
a San Francisco in California (1921-35) e la
trascorse il resto della sua vita, prendendosi
cura soprattutto dei giovani e confortato da
molte conversioni al cattolicesimo.
A. R.
DI FRANCESCO sac. Onofrio, scríttore
n. a Sutera (Caltanissetta-Italia) il 20 luglio 1891; prof.
a San Gregorio il 5 maggio 1908; sac. a Catania il
9 aprile 1916; f a Catania il 9 febbr. 1960.
Crebbe alia scuola di don Bartolomeo Fascie,
che tanto genuino spirito salesiano diffuse nella
Sicilia. I superior! gli affidarono compiti diret-
tivi a Pedara (1921-22), a Caltagirone (1922-
1925), a Marsala (1925-28), a Randazzo (1928-
1931), a Messina S. L. (1931-37), a Catania-
Salette (1947-48), a San Gregorio (1948-49).
Dopo la seconda guerra mondiale, toccó a lui
gettar le fondamenta della mirabile opera sorta
in via Madonna della Salette, a Catania, per i
ragazzi della strada. Intere generazioni di gio-
vani delle scuole d'Italia appresero dai suoi
testi di religione a conoscere e amare la fede
cristiana, che egli, con competenza e successo,
annunzió dai pulpiti delle cattedrali e delle pic-
cole chiese. Ricco di vita interiore, fu anche ap-
prezzato direttore di anime.
Opera
Gesü «Vertía», 3 voll., SEI, 1938-39-40.
A. R.
DOBIASZ sac. Ignazio
n. a Ciechowice (Polonia) il 24 genn. 1880; prof. a
Ivrea (Italia) il 6 ott. 1900; sac. a Foglizzo il 28 giu-
gno 1908; f a Oswiecim il 27 giugno 1941.
Fece gli studi in Italia, a San Benigno Cana-
vese e a Foglizzo. Dopo Pordinazione tornó in

11.9 Page 109

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Dobiasz Ignazio
111
Dogliani Giuseppe
Polonia, ove svolse con amore e competenza la
sua attivitá di educatore salesiano: insegnava
piü con la vita che con la parola. II confessio-
nale fu il campo del suo maggior lavoro, ed era
ricercatissimo. Fu arrestato con altri confratelli
il 23 maggio 1941 e fu portato nel campo di
concentramento di Oswiecim. Per Peta e l'esau-
rimento di forze non poteva lavorare e gli aguz-
zini lo finirono a colpi di bastone nella fossa
nella quale portava le pietre.
p. T.
DOBOSZ coad. Antonio
n. a Golcowa (Polonia) il 14 luglio 1905; prof. a Czer-
winsk il 20 luglio 1929; f a Dachau (Germania) il
3 maggio 1945.
Entró ragazzo nelPistituto di Przemysl per fare
il sarto. Fattosi salesiano, dócilmente si dedi-
ca va a qualunque lavoro. All'inizio della guerra
(1939) era provveditore nell'orfanotrofio di Var-
savia. Soppresso 1'orfanotrofio, venne preso dai
tedeschi (febbraio 1944) e condotto nel campo
di concentramento. Morí a Dachau due giorni
prima dell'arrivo degli americani (1945). Era
umile, sincero, aperto, prudente e di una illi-
mitata bontá, per cui si acquistava súbito e
ovunque aíletto e stima.
p. T.
DOGLIANI coad. Giuseppe, musicista
n. a Costigliole di Saluzzo (Cuneo-Italia) il 13 mag-
gio 1849; prof. a Lanzo il 23 sett. 1870; f a Torino
il 22 ott. 1934.
Fu accolto da don Bosco nel suo Oratorio di
Valdocco (Torino) nel 1864, a 14 anni di etá,
come allievo falegname.
Egli pero, giá cantore
del duomo di Saluzzo,
aveva una spiccata incli-
nazione alia música, e
trovó in don Bosco chi
lo comprese e I'assecon-
dó. Sotto la guida del
M° De Vecchi poté stu-
diare música strumen-
tale, armonía e composizione. I suoi progressi
furono cosí rapidi che, fattosi salesiano, divenne
il piü attivo collaboratore del M° Cagliero, e, al-
lorché questi partí per 1'Argentina a capo della
prima spedizione di missionari salesiani (1875),
a lui fu aífidata la direzione della Schola can-
torum, e nel 1889 anche della banda musicale
delPOratorio. Maestro impareggiabile — come
atiesta un suo ex-allievo, don Alberto Caviglia
— trasformó la scuola di canto col suo método
d'insegnamento, sia nella preparazione della let-
tura, sia nell'educazione delle voci bianche e nel-
l'addestramento delle masse corali, che giunsero
fino a quattrocento voci. Con mezzi cosí pode-
rosi il M° Dogliani ricondusse in chiesa la mú-
sica classica, e la basilica di Maria Ausiliatrice
fu rinomata per le grandiose esecuzioni inap-
puntabili degli spartiti di Rossini, Cherubini,
Haydn, Gounod, Sgambati, Bossi, Tebaldini,
Pagella, Perosi, Bottazzo, Ravanello, MattiolL
Donini, giungendo perfino a eseguire la Missa
Papae Marcelli del Palestrina, senza accompa-
gnamento (1876), e le classiche composizioni
di Vittoria, Lolli, Gabrielli, Orlando di Lasso.
La presenza della sua Schola cantorum e della
sua banda strumentale fu spesso ambita e ri-
chiesta in altre cittá d'Italia in solenni circo-
stanze, meritando elogi e premi, e perfino a
Marsiglia per le feste centenarie di santa Gio-
vanna d'Arco e l'inaugurazione della nuova cat-
tedrale (1894). II Cagliero — di cui ridusse a
stile litúrgico le piü solenni composizioni — lo
invitó in Argentina per portarvi la sua espe-
rienza pratica d'insegnamento, che poi concretó
nel celebre Método di canto córale, edito varié
volte e su cui si formarono generazioni di Pueri
cantores. Fu puré compositore di música sacra
e inni d'occasione di ottimo eífetto: notevole
l'antifona Corona áurea, composta per l'inco-
ronazione dell'effige di Maria Ausiliatrice nel
suo santuario (1903). Ma soprattutto egli
seguendo il método educativo di don Bosco —
seppe fare della scuola di canto e di banda va-
lidi strumenti di formazione interiore, educando
soprattutto con l'esempio di perfetto religioso,
sicché i suoi allievi, per la sua abituale compo-
stezza e inalterabile pazienza, lo tenevano in
concetto di santo. Tra essi vi fu puré il celebre
tenore Francesco Tamagno; altro suo discepolo
affezionatissimo fu Federico Caudana, poi mae-
stro di cappella a Cremona e buon compositore
di música. É da notare che il M° Dogliani, col
suo insegnamento e col suo esempio, precorse
di un trentennio la riforma della música sacra
fatta da san Pió X col Motu proprio del 1903.

11.10 Page 110

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Dogliani Giuseppe
Dones Antonio
Opere
Le t tur a misurata o divisione per canto, Torino, Tip.
Salesiana, 1904, pp. 260.
'Compendio della lettura misurata o divisioni, Le-
zioni di música córale e strumentale, Torino, Tip.
Salesiana, 1905, pp. 93.
Método teorico-pr ático di canto córale, Torino, Buo-
na Stampa, 1910, pp. 184.
L. L.
DOMINGO CENDRA ch. Michele,
servo di Dio, martire
n. a Caseras (Tarragona-Spagna) il 10 marzo 1909;
prof. a Sarria il 6 agosto 1928; -J- a Prat de Compte
il 12 agosto 1936.
Fece gli studi a Campello, il tirocinio a Mataró,
dove il suo buono spirito fece di luí un ottimo
educatore. Aveva finito il secondo anno di teo-
logia, quando scoppió la rivoluzione marxista
(1936). Fu scacciato con i confratelli da Sarria
di Barcelona e visse nascosto presso amici. De-
cise di andaré a casa sua. Nel viaggio fu ricono-
sciuto e arréstate. Condotto al paese natio, Ca-
seras, ebbe occasione di vedere e di parlare col
padre. Dopo una giornata di prigione fu messo
su un camión per essere condotto a Barcelona.
Durante il viaggio fu fatto discendere e fu fu-
cilato nei dintorni di Prat de Compte. Partito
il colpo, che non fu moríale, il ferito cadde in
un burrone, dove i carnefici lo finirono. I fa-
miliari poi ne ritrovarono il corpo. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il
15 dicembre 1953.
C. A.
DOMITROVITSCH tnons. Giuseppe,
vescovo
di un'intelligenza non comune e di una género-
sita senza limiti. Fondatore delle Missioni di
Barcelos e di Parí-Cachoeira, di cui fu diret-
tore rispettivamente nel 1928-34 e nel 1941-45,
seppe creare opere che sonó dei notevoli centri
di civiltá e di progresso con belle chiese, collegi
e ospedali, opere che gli costarono enormi sacri-
fici, da luí affrontati con entusiasmo, generositá
e perseveranza.
Quesli meriti missionari uniti alie sue virtü gli
meritarono la pienezza del sacerdozio. Nel 1949
Pió XII lo nominava ve-
scovo titolare di Podalia
e coadiutore con diritto
di successione di mon-
signor Massa nella Pre-
latura del Rio Negro. La
dignitá episcopale non
gli serví che di stimólo
a intensificare la sua
straordinaria e sacrificata
attivitá, estendendola a tutta la Missione. Un
altro grande mérito di mons. Domitrovitsch fu
quello di aver salvato la Congregazione unghe-
rese delle Figlie dell'Annunziazione, che, perse-
guitata in patria, minacciava di scomparire. Al-
ome suore scampate alia persecuzione furono ac-
colte da Monsignore, che costrui loro la casa, af-
fidó alie loro cure un lebbrosario e le assistette
nella fondazione di altre case e, quale delegato
della Santa Sede, diede alPopera consistenza e
un sicuro orientamento. Promosso vescovo della
nuova Prelazia di Humaitá, creata nel luglio
1961, smembrandola dalla diócesi di Manaus
e dalla Prelazia di Porto Velho, morí solo al-
cuni mesi dopo, lasciando largo rimpianto nella
Missione.
A. R.
n. a Somettendorf (Ungheria) il 14 marzo 1893; prof.
a Wernsee (Austria) il 7 ott. 1916; sac. a Torino (Italia)
il 18 nov. 1923; el. vesc. il 23 dic. 1949; cons. il 19
marzo 1950; f a Humaitá (Brasile) il 27 febbr. 1962.
II ricordo di mons. Giuseppe Domitrovitsch,
che consacró piü di trent'anni alie Missioni del
Rio Negro, resterá nella storia salesiana con i
nomi gloriosi di mons. Giordano e di don Bal-
zola. Col cuore pieno di ardimento missionario,
egli ando al Rio Negro nel 1924, con doti fi-
siche e morali veramente eccezionali, e tutto
spese e consumó per la Prelazia, dando prova
DONES sac. Antonio
n. a Garbagnate (Milano-Italia) il 2 agosto 1867; prof.
perp. a San Benigno Can. il 4 ott. 1885; sac. a Torino
il 14 marzo 1891; -J- a Conegliano Véneto il 3 aprile
1939.
Veneranda figura di patriarca salesiano, fu ac-
colto alPOratorio da don Bosco e richiamato
al suo fianco, appena emessi i voti, come aiu-
tante segretario negli ultimi anni della vita del
Santo. Ne veglió la salma e poi ne custodi lo
spirito gelosamente, prodigando la sua bontá

12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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Dones Antonio
113
Durando Celestino
e il suo zelo nell'educazione dei giovani e nella
direzione di vari istituti che tenne quasi per
trent'anni: a Torino-Martinetto (1900-05), a
Milano (1905-08), a Mogliano Véneto (1908-
1912), a Milano (1912-20), a Legnago (1920-
1926), a Chioggia (1926-29).
G. F.
DUFRECHOU sac. Edoardo
n. a Paysandú (Uruguay) il 12 genn. 1873; prof. a
Las Piedras il 12 aprile 1889; sac. a Villa Colón il
25 luglio 1895; f a Montevideo il 7 luglio 1955.
Fu uno dei primi e piú insigni salesiani del-
l'Uruguay. Figlio di un noto massone e fratello
di uomini irreligiosi, divenuti celebri nella na-
zione, quando fu ordinato sacerdote non ebbe
accanto a sé neppure un párente, ma non passó
molto tempo che divenne il centro morale della
sua famiglia. La cattedra di maestro fu la sua
gloria: la salí per ben 66 anni, fino a 7 giorni
prima della morte, insegnando letteratura e
storia nelle scuole superiori. Fu poeta premiato
in concorsi nazionali e internazionali. Ma fu so-
prattutto sacerdote. Possedette tutte le doti del
grande oratore e le esercitó in patria e all'estero,
completando la sua missione nel confessionale.
Fu direttore delPistituto Las Piedras negli anni
1908-20. Come salesiano, ebbe in sommo grado
1'amore a don Bosco.
p. z.
DUPUY ch. Augusto
n. a Sossay (Vinne-Francia) il 4 genn. 1884; prof. a
Hechtel (Belgio) il 26 sett. 1908; f a Montpellier
1'8 agosto 1912.
Dopo il noviziato a Rueil (presso Parigi) fu man-
dato a Montpellier, ove si sacrificó come inse-
gnante e maestro di canto. La sua piccola Schola
era rinomata, specialmente per le esecuzioni in
canto gregoriano. Alia Messa solenne della do-
menica la chiesa era aífollata di gente deside-
rosa di ascoltare i piccoli cantori di don Bosco.
II giorno 8 aprile 1912, durante una passeggiata
scolastica di fine d'anno, a Carnon-Plage il gio-
vane chierico morí vittima del suo sacrificio.
Bencbé non sapesse nuotare tentó di salvare
due suoi ragazzi imprudenti e annegó con essi.
H. A.
DURANDO sac. Celestino,
consigliere genérale
n. a Farigliano di Mondovi (Cuneo-Italia) il 29 apri-
le 1840; prof. a Torino il 14 maggio 1862; sac. a Mon-
dovi il 21 maggio 1864; f a Torino il 27 marzo 1907.
Don Celestino Durando fu membro del Con-
siglio Superiore per circa 40 anni, cioé dal 1865
fino alia morte. Entrato alPOratorio nel 1856,
fin dalla prima sera s'in-
contró con Domenico
Savio, sólito ad avvicina-
re i nuovi arrivati. I
due s'intesero súbito. Fu
una vera grazia di Dio,
della quale egli non finí
mai di essere ricono-
scente al Signore. Dopo
gli esami di licenza gin-
nasiale, nel novembre 1857 ricevette Pabito chie-
ricale dalle mani di don Bosco. Entró súbito e
attivamente nella vita della casa. Studiava per
sé e insegnava. Don Bosco gli affidó la prima
ginnasiale con 96 alunni, e due anni dopo gli
assegnó la terza. Nel verbale della conferenza
del 18 dicembre 1859 il chierico Durando fi-
gura tra i 17 che, radunatisi nella camera di
don Bosco, deliberarono di erigersi in Societá
o Congregazione. Due anni dopo nel sogno della
ruota don Bosco lo vide in un boschetto, dove
erano imbandite tavole per i lavoratori del
campo di grano, intento a fare molte cose, tra
l'altro ad apparecchiare la mensa per i mietitori
e a servirli di cibo. Don Bosco spiegó che tale
ufficio indicava chi era destinato in modo spe-
ciale a promuovere la devozione al SS. Sacra-
mento. Poi il 14 maggio 1862 il suo nome ri-
compare tra i 22 che dopo un periodo di prova
fecero dinanzi a don Bosco i primi voti trien-
nali. Nell'ottobre 1865 fece il suo ingresso nel
Consiglio Superiore.
Don Durando era giá conosciuto per le sue pub
blicazioni, modeste, ma assai diffuse allora,
perché tróvate utili. Tre opere specialmente eb-
bero gran voga: II Nuovo Donato, ossia Prin-
cipi della Grammatica latina a uso delle scuole
ginnasiali inferiori; Precetti elementan di let-
teratura; Poesie in vari metri. Inoltre don Bo-
sco nel 1869 aveva incaricato lui di dirigere la
Biblioteca della gioventü italiana, che mirava a
espurgare i classici italiani usati nelle scuole.
La pubblicazione periódica dal 1869 al 1885

12.2 Page 112

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Durando Celestino
114
Durando Vittorio
mise in circolazione 204 volumi, dei quali 19
furono curati da don Durando e gli altri da
collaboratori, il che lo mise in relazione con
molti letterati. Ma il suo maggior lavoro si
concentró nella preparazione dei Vocabolari la-
tino-italiano e italiano-latino. Li cominció nel
1870, prefiggendosi anche lo scopo morale di eli-
minare quanto di men buono inquinava i prece-
denti nelle voci e negli esempi. Di quest'opera
don Bosco si mostró cosí contento, che nel 1876
volle condurre Pautóte a farne omaggio a Pió IX.
Dal 1886 al 1903 don Durando governó
un'ispettoria sui generis, chiamata Ispettoria
Estera d'Ognissanti e comprendente case di vari
Stati e continenti (Svizzera, Francia, Spagna,
Inghilterra, Polonia, África, Asia), le quali non
erano ancora aggregate a ispettorie regolari. Nel
tempo di tale ispettorato diede prova della sua
abilitá in due critiche occasioni. Un altro inca-
rico permanente afEdato a don Durando fu
quello delle pratiche per Papertura di nuove
case. Frequenti demande di fondazione giunge-
vano a don Bosco e dopo a don Rúa, che or-
dinariamente le giravano a lui per le opportune
risposte.
In mezzo a queste e altre occupazioni non di-
menticava di essere prete. Non poté mai vincere
il timore del predicare, ma confessó molto. Por-
tava puré il suo aiuto spirituale in vari istituti
della cittá, specialmente alia famosa Generala,
dove i corrigendi gli dimostravano grande affe-
zione. Non pochi preti e laici, sotto pretesto di
fargli una visita, finivano pregándolo di volerli
ascoltare in confessione. Anche fuori del tribu-
nale di penitenza dispensava nella casa consigli
in segreto a giovani e a confratelli. Alia sua
morte don Rúa scrisse: « Senza far rumore
compi una carriera ripiena di opere buone e
ricca di meriti. Lasció, ovunque passó, le tracce
del suo spirito veramente sacerdotale e sa-
lesiano ».
Opere
II Nuovo Donato, ossia Princlpi della Grammatica
latina a uso delle scuole ginnasiali inferiori, Torino,
Tip. Salesiana, 1860.
Precetti elementan di letteratura.
Poesie in vari metri.
Vocabulario latino-italiano e italiano-latino, 2 voll.,
pp. 936.
Compendio di sintassi semplice e figurata e di pro-
sodia, 1899, pp. 82.
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, Memorie biografiche del Sac. Cele-
stino Durando, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1908,
pp. 96.
E. C.
DURANDO sac. Vittorio, missionario
n. a Torino (Italia) il 1° marzo 1857; prof. perp. a
Lanzo il 26 sett. 1877; sac. a Buenos Aires (Argentina)
il 22 genn. 1884; f a Talca (Cile) il 25 genn. 1934.
Lo accolse don Bosco e lo destinó alie Missioni
delPArgéntina. Era tanto giovane che il Papa
impartendo la benedizione nelPudienza concessa
prima di partiré non poté trattenere lo stupore:
« Cosí giovane — disse — e in America? Bene,
molto bene! ». Fece infatti molto bene, appena
ordinato sacerdote, in Buenos Aires, dove fu
anche direttore del collegio Santa Caterina. Poi
passó in Cile. Prezioso soprattutto il suo lavoro
nella Prefettura Apostólica di Magellano, poi
come párroco e vicario a Porvenir.
G. F.

12.3 Page 113

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E
EDREIRA MOSQUERA ch. Francesco,
servo di Dio, martire
n. a La Coruña (Spagna) il 25 nov. 1915; prof. a Mo-
hernando il 12 ott. 1832; f a Madrid il 29 sett. 1936.
Fece gli studi, come il fratello Virgilio, nel col-
legio San Michele a Madrid e il noviziato a
Mohernando. Dopo la professione fu inse-
gnante e assistente nel collegio San Michele.
Con tutto Pentusiasmo della giovinezza si donó
alia sua missione e non deluse la speranza che
i superiori riponevano in lui. La caratteristica
di questo confratello esemplare fu lo spirito di
sacrificio e di lavoro. Durante la rivoluzione
marxista (1936) fu costretto a cercarsi un ri-
fugio presso amici. Per qualche tempo visse
nella stessa casa col fratello, dove insieme fu-
rono arrestati per subiré il martirio nello stesso
giorno. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
EDREIRA MOSQUERA ch. Virgilio,
servo di Dio, martire
n. a La Coruña (Spagna) il 20 nov. 1909; prof. a Mo-
hernando il 12 ott. 1931; f a Madrid il 29 sett. 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano San Michele
a Madrid e il noviziato a Mohernando col fra-
tello Francesco. Dopo la professione fu man-
dato come insegnante e assistente a Carabanchel
Alto. Qui fu un professore stimato e un vero
apostólo per le Missioni. La sua carita non sop-
portava la piü piccola critica dei superiori. La
possibilitá di martirio, che minacciava tutti i
religiosi nella rivoluzione marxista, non lo spa-
ventava. Quando il 29 luglio 1936 il collegio
fu accerchiato e i confratelli arrestati dai sol-
dati rossi, egli di nascosto accompagnó i gio-
vani al sicuro. Travestito da soldato comunista,
resé molti servigi ai confratelli e superiori pri-
gionieri. Presto cambió casa, vivendo con il fra-
tello Francesco. Durante una delle frequenti vi-
site al collegio di Carabanchel Alto, furono ri-
conosciuti, arrestati e subirono insieme il mar-
tirio. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
EIRIN coad. Ramón,
servo di Dio, martire
n. a La Coruña (Spagna) il 26 agosto 1911; prof. a Mo-
hernando il 10 sett. 1930; f a Madrid il 15 dic. 1936.
II suo desiderio era di divenire sacerdote, ma
seppe umilmente sottomettersi al giudizio dei
superiori che gli consigliarono di farsi coadiu-
tore. Fece il noviziato a Mohernando, e dopo la
professione religiosa, fu mandato in Italia, a San
Benigno Can. (Torino), perché si perfezionasse
nel mestiere di ebanista. Di ritorno in patria fu
nominato maestro nella scuola professionale di
Ronda di Atocha (Madrid). Si fece notare per
lo spirito di lavoro, il suo carattere sempre ot-
timista e Tosservanza fedele delle pratiche di
pietá. Quando il 19 luglio 1936 i soldati in-
vasero l'istituto, egli poté sfuggire e visse na-
scosto. Sovente andava a far visita ai confra-
telli in prigione, prodigando loro ogni sorta di
servigi. II 15 dicembre fu riconosciuto dai sol-
dati rossi che lo portarono via. Piü milla si
seppe di lui. Fu ucciso in luogo sconosciuto.

12.4 Page 114

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Eirin Ramón
116
Enría Pietro
II processo diocesano di beatíficazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
EMANUEL mons. Federico, vescovo
n. a Pussolino di Gassino (Torino-Italia) il 6 sett. 1872;
prof. perp. a Torino il 3 febbr. 1890; sac. a Torino 1'8
giugno 1895; el. vesc. il 18 aprile 1929; cons. il 19
maggio 1925; tr. a Castellammare di Stabia il 12 nov.
1937; rinunzia alia sede il 17 aprile 1952; f a Genova
il 1° genn. 1962.
Una vita eccezionale per durata, varietá e ric-
chezza di opere: 73 anni di vita salesiana, 66 di
sacerdozío e 33 di episcopato. Mons. Emanuel
era uno dei testimoni ancora viventi della san-
titá di don Bosco. Vis-
se infatti nell'Oratorio
di Valdocco, frequentan-
dovi le scuole ginnasiali,
dal 1884 al 1888, anno
della morte del Santo.
A 12 anni era rimasto
orfano, ma la Provvi-
denza lo faceva incontra-
re col « Padre degli or-
fani », dal quale non si sarebbe mai piü sepa-
rato. I campi piü gloriosi del suo apostolato fu-
rono Casería, ove fu direttore dal 1906 al 1921,
rendendola una casa fiorente di multiforme at-
tivitá; Bari (1922-25), ch'egli riusci ad aprire,
superando gravissime difficoltá, dopo il triste
periodo della prima guerra mondiale; poi Borgo
San Martino (1925-29). Qui lo raggiunse la no-
mina di vescovo e don Rinaldi, nel comunicare
la notizia ai Salesiani, lo definí il « vescovo della
beatificazione ».
Dopo otto anni di preziosa esperienza pastorale
al flanco del card. Sbarretti, vescovo suburbi-
cario di Sabina e Poggio Mirteto, nel 1937 il
Papa lo promoveva alia sede di Castellammare
di Stabia. Qui fondo 1'oratorio salesiano che fu
fiorentissimo, costrui il seminario della diócesi,
instaurandovi il clima di famiglia cosí caro a
don Bosco; soprattutto fu il « vescovo dei la-
voratori », per i quali dopo la seconda guerra
mondiale si batté con tatto e coraggio sul ter-
reno della giustizia sociale. Al compiersi degli
80 anni mons. Emanuel si ritiró a Genova, la-
sciando a « energie piü giovani » la responsabi-
litá della diócesi, nel cui governo aveva dimo-
strato la saggezza dell'azione e la sapienza del
consiglio.
p. z.
ENRÍA coad. Pietro, infermiere di don Bosco
n. a San Benigno Can. (Torino-Italia) il 20 giugno 1841;
prof. a Este il 9 dic. 1878; f a Torino il 21 giu-
gno 1898.
Conobbe don Bosco nel setiembre 1854, l'anno
terribile del colera, quando lo accettó alPOra-
torio. II Santo gli volle sempre bene ed egli ne
lo ricambió per tutta la vita con affetto filiale.
Per tre anni lo mise a imparare il mestiere del
fabbro, ma poi mutó pensiero, occupandolo nel
magazzino del provveditore genérale coad. Giu-
seppe Rossi. Ma Enria attendeva alie piü di-
sparate occupazioni: maestro di música e di
scena, cuoco, pittore, un vero factótum. Fu dei
dodici che nel 1855 formarono la prima banda
strumentale nell'Oratorio. Nel dicembre 1871
don Bosco cadde gravemente ammalato a Va-
razze. Fece telegrafare a don Rúa che gli man-
dasse Enria, il quale fu felice di poter assistere
don Bosco nella malattia, pronto a daré la sua
vita perché egli riavesse la salute. Nel 1878
ebbe nuova occasione di prestare filiale assi-
stenza a don Bosco. Egli quell'anno era di resi-
denza a Sampierdarena. II Santo, di ritorno dalla
Francia, giunse ad Alassio e fu assalito da un
violento malore, che lo obbligó a tenere il letto
per venti giorni. Nell'autunno del 1878 Enria
fece parte del personale mandato da don Bo-
sco ad aprire il collegio di Este, dove lavoró
per otto anni come provveditore e maestro di
música.
Benché fosse giá tutto di don Bosco e dell'Ora-
torio, puré aspettó fino all'Immacolata del 1878
per fare i voti proprio ad Este. II caro coadiu-
tore si prodigó soprattutto durante Pultima ma-
lattia di don Bosco. II Santo si pose a letto il
20 ottobre 1887 per non piü alzarsi. Tostó ri-
cominciarono per Enria le lunghe veglie not-
turne al suo capezzale, sempre pronto a ogni
cenno e atiento a ogni lieve moto dell'infermo.
La scomparsa dell'amatissimo Padre lo lasció
per piü giorni quasi inebetito, e per qualche
tempo non sembró piü lui. Nel 1893 scrisse
una specie di autobiografía, nella quale narró
difusamente le sue relazioni con don Bosco du-
rante le sue malattie. Dopo il 1888 visse ancora
dieci anni. II maggior suo conforto era lo star-
sene a pregare nel santuario di Maria Ausilia-
trice e il recarsi piü spesso che poteva alia tomba
di don Bosco a Valsalice.
A. R.

12.5 Page 115

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Ercolini Domenico
117
Esandi Nicola
ERCOLINI sac. Domenico
n. a Pescia (Pistoia-Italia) il 26 maggio 1865; prof.
perp. a Torino il 2 ott. 1887; sac. a Ivrea il 6 aprile
1889; f a Catania il 10 aprile 1953.
Nel 1882, frequentando l'ultimo anno di liceo
ad Alassio, s'incontró con don Bosco, al quale
chiese consiglio sul suo avvenire. II Santo gli
rispóse: « Chi sta bene non si muova ». E il
giovane Ercolini, che stava bene con don Bosco,
piú non si mosse dalle sue case. Conseguí al-
PUniversita di Genova due lauree: in lettere e
in filosofía (1894). Dopo aver passato qualche
anno in Liguria, nel 1897 fu inviato in Sicilia
come direttore, successivamente, delle case di
Terranova (1897-1902), Randazzo (1902-07),
Bronte (1908-09). In Sicilia lavoró fino alia
morte diífondendo una luce di pensiero e un
calore di bontá che lo resero ricercato e con-
teso da ogni ceto di fedeli. Gli studi universi-
tari gli avevano dato un'inquadratura scientifica
che maturo fino a raggiungere soliditá e vastitá
di cultura in ogni ramo, sacro e profano. Studió,
capí, amó don Bosco. Aperto a tutte le sane
novita, fu geloso conservatore della tradizione
genuina, che conosceva come pochi, per averia
attinta direttamente alie fonti piú vicine al santo
Fondatore. Conservó sino alia fine un sorriso
di fanciullo e un non so che di angélico in tutta
la sua persona.
Opere
La perenne giovinezza del pensiero e dell'arte di
Dante, Catania, Giannotta, 1921, pp. 32.
Nievo. Da «Le confessioni di un ottuagenario»
(pagine scelte), Torino, SEI, 1933, pp. 570.
Bibliografía
P. VAS SALLO, Don Domenico Ercolini, Catania, Tip.
Salesiana, 1957, pp. 330.
P. Z.
ESANDI mons. Nicola, vescovo
n. a Bahía Blanca (Argentina) il 6 dic. 1876; prof.
perp. a Buenos Aires il 27 genn. 1894; sac. a Bahía
Blanca il 28 genn. 1900; el. vesc. di Viedma il 13 sett.
1934; cons. il 17 febbr. 1935; f a Viedma il 29 ago-
sto 1948.
Dopo l'ordinazione sacerdotale ricevuta da mon-
signor Cagliero nel 1900, pieno di fervore apo-
stólico, cominció a percorrere la Patagonia, spe-
cialmente il territorio del Rio Negro, accompa-
gnando Tintrepido missionario don Domenico
Milanesio e condividendo con lui privazioni, di-
sagi, fatiche e sudori, ma anche belle consola-
zioni spirituali. Due anni dopo fu nominato
direttore e maestro di novizi a Bernal (1903-
1922), poi direttore a Buenos Aires-Boca (1922-
1925) e di nuovo a Ber-
nal (1925-32). Nel 1932
fu nominato superiore
dell'ispettoria San Fran-
cesco di Sales (1932-34),
finché la Santa Sede,
costituendo la diócesi di
Viedma, gli affidó la
cura pastorale di quella
térra fecondata dall'apo-
stolato dei primi missionari salesiani.
Viedma fece a mons. Esandi accoglienze trion-
fali. E i fedeli sparsi nelle zone piú impervie lo
videro presto giungere fino a loro in visita pa-
storale, con quel suo gran cuore che irradiava
la bontá da ogni sguardo, da ogni parola e
tratto. Questa fu la caratteristica di tutta la sua
vita e di tutto il suo ministero: una bontá illu-
minata, trasparente in un candore d'animo che
gli guadagnava i cuori, mentre egli si faceva
tutto a tutti, nella piú generosa donazione di sé,
con predilezione salesiana per i piú piccoli, per
i piü poveri. Organizzó la diócesi secondo le
esigenze canoniche, curando con speciale affetto
il seminario, che portó a consolante fioritura, e
l'Azione Cattolica.
Figlio della Patagonia, cresciuto alia scuola dei
grandi evangelizzatori salesiani, non ci fu inte-
resse spirituale o temporale della popolazione
ch'egli non abbia favorito con pastorale solle-
citudine. Appassionato di letteratura e di filo-
sofía, lasció traccia anche della sua competenza
pedagógica e sociale in pubblicazioni popolari
e riviste periodiche che apprezzavano altamente
la sua collaborazione. E come da giovane sale-
siano aveva fondato in Bernal il settimanale
cattolico L'Unione, cosí da vescovo diede tutto
l'impulso possibile alia buona stampa, memore
degli esempi di don Bosco e sollecito della sana
cultura del popólo. Alia sua morte il Governo
nazionale decretó due giorni di lutto in tutta
PArgentina con le bandiere a mezz'asta e il Mi-
nistero della Guerra dispose gli onori militan.
Viedma fece lutto per sette giorni, con le ban-
diere a mezz'asta e tre giorni di sospensione di
ogni festa populare.
G. F.

12.6 Page 116

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12.7 Page 117

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FAGNANO mons. Giuseppe,
missionario, prefetto apostólico
n. a Rocchetta Tanaro (Asti-Italia) il 9 marzo 1844;
prof. a Torino il 19 sett. 1864; sac. a Cásale il 19
sett. 1868; f a Santiago (Cile) il 18 sett. 1916.
A dodici anni entró nel seminario diocesano di
Asti. Nel 1859 pero, il seminario, ridotto a solí
venti alunni, dovette chiudersi, e i seminaristi
vennero invitati a recar-
si a Torino per mettersi
sotto la direzione di
don Bosco. Fagnano pre-
ferí trasferirsi in fami-
glia, poi, preso dall'en-
tusiasmo patriottico che
dilagava fra la gioven-
tü, decise di iscriversi
volontario della Croce
Rossa nella Legione di Garibaldi. Con coraggio
difendeva, in quell'ambiente di spregiudicati e
anticlerical!, le sue convinzioni religiose e il suo
abito ecclesiastico, incurante delle minacce a luí
fatte, tanto che dovette intervenire lo stesso Ga-
ribaldi, il quale lo consiglió a lasciare la Legione
e passare nelPesercito regolare, al comando del
re Vittorio Emanuele II. Ma egli scelse Pufficio
di infermiere nell'ospedale militare di Asti, dove
rimase fino alia conclusione della pace. Pensó al-
lora come raggiungere la bramata meta del sa-
cerdozio, e stabill di andaré a Torino e mettersi
sotto la direzione di don Bosco per continuare
gli studi.
L'ambiente familiare, lieto e pió delPOratorio
e la calma, la serenitá e la paternitá di don Bo-
sco lo conquistarono. Don Bosco, nella con-
fessione genérale fattagli dal Fagnano, preve-
nendo Paccusa, gli indovinó tutti i peccati con
ogni circostanza, il che sbalordi il penitente e
lo convinse di trovarsi davanti a un santo, e
fece il proposito di stare sempre con luí.
Don Bosco, che aveva aperto a Lanzo Torinese
un collegio per giovani studenti, mandó la il
chierico Fagnano in qualitá di insegnante; nello
stesso tempo egli doveva studiare teología e
prepararsi a daré gli esami di abilitazione al-
rinsegnamento presso PUniversitá di Torino.
Ottenuto il titolo di dottore, terminó gli studi
ecclesiastici e venne ordinato sacerdote. Don Bo-
sco intanto preparava la prima spedizione di
missionari salesiani per PAmerica meridionale,
e aveva fissato una decina di eroici volontari.
La vigilia della partenza pero venne a mancare
uno dei dieci, e don Bosco propose a don Fa-
gnano di sostituirlo: egli accettó con entu-
siasmo. Era il 14 novembre 1875.
Giunto a Buenos Aires, fu inviato a San Ni-
colás de los Arroyos, per adattare a collegio sa-
lesiano un vecchio caseggiato. Sebbene diret-
tore, si mise egli stesso all'opera lavorando da
falegname, da fabbro, e procurando quant'era
necessario, cosicché il marzo seguente poté far
benedire dall'arcivescovo Pistituto, riempien-
dolo, quel primo anno, con 144 collegiali in-
terni e molti altri esterni. Gli fu poi di aiuto
e consolazione la venuta di nuovi missionari
da Torino, sicché poté dar mano alPamplia-
mento del collegio. Ma, quando la fabbrica era
a buon punto, una notte tutta la costruzione
rovinó e si dovette ricominciare da capo. Un
altro disastro fu Pinondazione del fiume Pa-
raná, che apportó desolazione e morte nella
parte bassa di San Nicolás. NelPaprile del 1879

12.8 Page 118

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Fagnano Giuseppe
120
Fanara Roberto
si arrímalo di tifo. Traspórtate a Buenos Aires,
stette sei mesi prima di uscire dalla convale-
scenza. Dovendo lasciare la direzione del col-
legio, accettó di trasferirsi ai confini della Pa-
tagonia settentrionale come párroco di Pata-
gones. Qui non vi era che una misera cappella,
un antico granaio ridotto a sala. Egli riuscl a
costruire una decorosa chiesa, ed edifico anche
due istituti, quello maschile di San Giuseppe e
quello femminile di Maria Ausiliatrice. Non
solo, ma diede vita a una banda musicale e a
un Osservatorio meteorológico di tale impor-
tanza da farlo includere nelle liste ufficiali di
stazioni nazionali argentine. II suo zelo missio-
nario lo portó ad aggregarsi, come cappellano,
a una spedizione militare organizzata dal Go-
verno contro gli indi. Poté cosí aver contatto
coi selvaggi fatti prigionieri, catechizzarli e bat-
tezzarne una trentina.
In quel tempo, volendo la Santa Sede stabilire
un rappresentante pontificio nella Patagonia,
don Fagnano fu nominato Prefetto Apostólico
della Patagonia meridionale e della Terra del
Fuoco. Per raggiungere la regione destinatagli,
domando di far parte di una spedizione esplora-
tiva della Terra del Fuoco e della costa oceá-
nica lungo lo stretto di Magellano, decisa dal
Governo. Insieme con altri due salesiani — un
sacerdote e un coadiutore — dopo sei giorni
di mare, sbarcó a Punta Arenas, la capitale della
Patagonia, il 21 luglio 1887, in pieno invernó
australe, tra una popolazione di avventurieri, di
cercatori d'oro, di cacciatori di foche, di galeotti
e di poliziotti. Accolto con diffidenza dal Gover-
natore di quella Colonia pénale, riusci tuttavia
a trovare alloggio e ad avere il permesso di eser-
citare il suo ministero sacerdotale; ma incontró
súbito avversioni e losche trame ai suoi danni.
Vinse gli animi contrari con la sua carita e la
sua generositá.
II 2.5 dicembre intraprese un viaggio di esplo-
razione alPisola Dawson, arrischiandosi fra gli
ostili indi Onas e studiando il posto per una
sede di missione, che costrui Panno dopo, chia-
mandola Missione San Raffaele. Vi innalzó ca-
sette per gli indi Alacalufi, abitanti della zona,
e vi fece pervenire 500 capi di bestiame, la-
siando alia direzione un sacerdote e un coadiu-
tore salesiani. Nel 1890 mons. Fagnano vi con-
dusse quattro Figlie di Maria Ausiliatrice per
prendersi cura delle donne Alacalufe, vi im-
piantó una segheria a vapore e vi fondo una
banda musicale. A Punta Arenas mons. Fa-
gnano installó puré un Osservatorio meteoroló-
gico, edificó una grande e bella chiesa e favorl
un'escursione di ufficiali cileni nelPisola mag-
giore della Terra del Fuoco, detta Visóla
Grande, dove essi scoprirono un lago di 100 chi-
lometri di lunghezza, bellissimo, cui diedero il
nome di lago Fagnano. In quell'Isola Grande,
Monsignore fece egli puré escursioni e fondo
la Missione della Candelara per gli indi Onas,
che andarono ad abitarla. Per le comunicazioni
acquistó un vapore di 150 tonnellate, che
chiamó « Torino ». La Missione diventó un pic-
colo villaggio, con chiesa, collegio maschile e
collegio femminile e casette per gli indigeni.
Dopo tre anni di progresso, un disastroso in-
cendio ridusse tutto in fumo e cenere, ma mon-
signor Fagnano, pieno di fede, ricostrui tutto
meglio di prima. Nel 1911 finivano i vent'anni
di concessione dati dal Governo per Pisóla
Dawson e la Missione dovette essere abbando-
nata, con grande dolore di Monsignore. Altri
dolori e contrattempi si aggiunsero negli anni
seguenti, sicché egli, ammalato gravemente, fu
traspórtate alPospedale di Santiago del Cile.
Quivi, il missionario instancabile, il pioniere
della fede, Papostolo dei Fueghini, finiva la sua
santa ed eroica vita.
Bibliografía
L. MIGONE, Un héroe de la Patagonia, Buenos Aires,
Tip. Salesiana, 1935, pp. 276. — R. ENTRAIGAS, Mons.
Fagnano, Rosario, Apis, 1945, pp. 606.
E. G.
FANARA sac. Roberto,
consigliere scolastico genérale
n. a Roma il 27 genn. 1894; prof. a Torino il 16 ott.
1910; sac. a Castellammare il 5 nov. 1922; -J- a Torino
il 6 febbr. 1951.
Conseguí la laurea in lettere all'Universitá di
Napoli. Giovane religioso, dimostró buone doti:
eletto ingegno, ottimo carattere, viva pietá. Si
distinse anche fin d'allora per il suo zelo nel-
Passistenza, che conservó sempre, anche da di-
rettore. Partecipó alia prima guerra mondiale
come ufficiale, ma si tenne sempre in contatto
con la vita religiosa. Ebbe vari incarichi di fi-
ducia: fu direttore a Caserta (1932-35), poi fu
eletto ispettore della Subalpina (1935-41). Di
nuovo direttore a Roma-Sacro Cuore (1942-49)

12.9 Page 119

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Fanara Roberto
121
Fascie Bartolomeo
e ancora ispettore della Romana (1950). Due
cose degne di nota del tempo che fu a Roma:
la parte da luí avuta nella FIDAE (Federazione
Istituti Dipendenti dall'Autoritá Ecclesiastica),
in cui fu membro della Giunta céntrale; e Popera
dei ragazzi della strada
(gli sáuscia], che deb-
bono a lui il villaggio
« Don Bosco » del Pre-
ñestino. Egli vi consa-
cró mente e cuore.
Nel 1950 don Ricaldo-
ne lo chiamó a Torino
come Consigliere Scola-
stico Genérale. Ma ap-
pena un anno dopo la sua nomina, il Signore lo
giudicó degno del premio eterno. Tre qualitá gli
furono caratteristiche: il dono della parola, che
attirava anche i piccoli, il senso equilibrato della
paternitá salesiana, e un amore vivo per
don Bosco.
A. R.
FARIÑA sac. Cario, ispettore
n. a Valle Lomellina (Pavia-Italia) il 23 agosto 1852;
prof. a Lanzo il 29 sett. 1871; sac. a Sannazzaro dei
Burgondi il 3 ott. 1875; -}• a Torino il 7 marzo 1936.
Entró all'Oratorio salesiano di Torino nel gen-
naio 1866, per essere tutto e sempre di don Bo-
sco. Mentre attendeva alia scuola e alie prime
assistenze, frequentó matemática alia R. Uni-
versitá di Torino, e incominció poi a inse-
gnare nel collegio di Borgo San Martino. Nel
1880 fu eletto primo direttore del collegio di
Penango Monferrato (1880-86). La fiducia del
servo di Dio don Michele Rúa lo chiamó poi
a Torino per la direzione della Casa Madre
(1889-98), donde nove anni dopo passó alia di-
rezione delPospizio Sacro Cuore in Roma (1898-
1902). Le prove di prudenza, di bontá e di zelo
date nelle delicate mansioni lo indicarono ai su-
periori per un campo di responsabilitá e di at-
tivitá piü vasto e piü importante: il governo
dell'ispettoria Emiliana (1902-08), poi della
Traspadana (1908-11), e finalmente delPispet-
toria Lombardo-Véneta (1911-19). In questo
lungo e poderoso lavoro egli diede il piú e il
meglio delle sue forze. Ridotto il peso della re-
sponsabilitá, fu ancora direttore a Ivrea (1919-
1923), Foglizzo (1923-25) e infine a Mathi
(1925-33) nella cura spirituale delle mamme dei
Salesiani. Chiuse la sua lunga e operosa vita nel
collegio San Giovanni Evangelista a Torino.
G. F.
FASCIE sac. Bartolomeo,
direttore genérale delle scuole salesiane
n. a Verezzi (Savona-Italia) il 20 ott. 1861; prof. perp.
a Torino-Valsalice il 13 sett. 1890; sac. a Padova il
19 dic. 1891; f a Torino il 31 genn. 1937.
Cadde sulla breccia, si puó diré, stróncate da un
infarto, súbito dopo un discorso nella basilica
di María Ausiliatrice, nel giorno della celebra-
zione litúrgica di san Giovanni Bosco.
Studente del liceo salesiano di Alassio fin dal
1876 e vivendo ospite di don Bosco nelPOra-
torio di Valdocco durante gli studi universitari
a Torino, sentí il fasci-
no del Santo e della vita
salesiana. Conseguita la
laurea in lettere e filo-
sofía (1883), con piena
aderenza, differi per ra-
gioni di famiglia Pentra-
ta in religione, ma visse
insegnando lettere nel li-
ceo salesiano di Alassio,
finché, dopo la morte del Santo, ricevette Pabito
talare dal ven. don Rúa e fece la professione
perpetua Panno dopo (1890). La sana e solida
cultura, la maturitá di spirito, la pietá soda e
convinta, la generositá nel sacrificio, accelera-
rono il giorno della sua ordinazione sacerdotale.
Alassio, Este, Ascona in Svizzera, furono i
campi del suo primo apostolato di salesiano, e
Padditarono per la direzione dell'istituto pareg-
giato di Bronte in Sicilia (1897-1910), mentre
giá la fiducia dei superiori lo aveva eletto a
ispettore delle case di Sicilia (1907-13). Con
questo stesso ufficio passó in seguito a Sampier-
darena, come ispettore delle case di Liguria, To-
scana ed Emilia (1913-20). Infine, fattosi va-
cante nel 1919 la carica di Consigliere Scola-
stico nel Consiglio Superiore, don Albera ve
lo chiamó per la direzione genérale degli studi
e della stampa salesiana: carica confermatagli
nei Capitoli Generali susseguenti.
Formato primamente alia scuola e alie tradi-
zioni del Santo dalPindimenticabile don Cerruti,
vissuto in etá di piena conoscenza e a mente
dischiusa accanto al Santo stesso, egli ne aveva

12.10 Page 120

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Fascie Bartolomeo
122
Fasulo Antonio
compreso e fatto suo squisitamente il piu ge-
nuino spirito, soprattutto nelPambito religioso
e pedagógico, e se le sue cariche gli diedero
mezzo di esserne il geloso tutore, i suoi studi,
la sua profonda comprensione e Paderenza to-
tale del suo pensiero ne fecero 1'interprete fe-
dele. La sua missione, il suo lavoro nella So-
cietá Salesiana fu quello di sviscerare, ¿Ilustrare,
interpretare lo spirito del santo Fondatore.
Don Fascie non scrisse moho rispetto alia sua
cultura e alia sua capacita: ma, tra quel che di
lui rimane, sta quel piccolo libro Del Método
educativo di Don Bosco, che, adottato da tutte
le Scuole Magistrali d'Italia, vi recó il verbo
del Sistema preventivo, ed é citato da tutti gli
scrittori e studiosi di pedagogia come un docu-
mento fondamentale. La sua parola chiara, pre-
cisa, profonda, recó dappertutto, nei congressi,
nelle adunanze d'insegnanti, tra i dotti della
scienza e tra i piu modesti lavoratori della
scuola, tra i Salesiani giovani e maturi e tra
gli uomini del mondo, il pensiero di don Bosco
fatto suo.
Opere
Nei prati di Valdocco (dramma), Catania, Tip. Sale-
siana, 1905, pp. 31.
Del Método educativo di Don Bosco, Torino, SEI,
1927, pp. 114.
La Discepola (Comm. di Madre M. D. Mazzarello),
Nizza Monf., Tip. FMA, 1936, pp. 16.
G. F.
FASSIO sac. Luigi, missionario
n. a Valleandona (Asti-Italia) il 28 novembre 1898;
prof. a Foglizzo il 24 sett. 1925; sac. a Lima (Perú)
il 19 giugno 1932; f a Lima il 1° ott. 1968.
Nei 1922 partí per l'America, nei Perú, per
prendere il posto del ch. Luigi Bini, suo com-
paesano, dopo la sua morte.
Nei Perú don Fassio divenne una figura salesiana
di primo piano e notissima per il suo dinamismo
religioso-sociale. Fu direttore a Piura (1940-43),
poi ad Arequipa (1943-46) e infine a Lima-Ri-
mac (1962-65). Due medaglie d'oro e la deco-
razione « Las Palmas Magisteriales » (1965) del
Governo peruano, riservata agli educatori in-
signi, sonó Pespressione della stima che godeva
presso i pubblici Ministeri come in mezzo al
popólo. Anche il Governo italiano gli aveva
concesso Ponorificenza dell'Ordine al Mérito
della Repubblica. Ad Ayacucho, dove fu segre-
tario del vescovo salesiano mons. Vittorio Al-
varez, fondo un grande collegio cattolico che lo
resé popolare in tutta la cittá. Sua predilezione
erano la gioventú povera e gli oratori festivi.
p. z.
FASSIO sac. Michele, missionario
n. a Revigliasco d'Asti (Italia) il 31 maggío 1853;
prof. a Lanzo il 19 sett. 1873; sac. a Cásale il 3 sett.
1876; f a Torino il 1° genn. 1936.
Don Bosco Paccolse nei 1866 nelPOratorio di
Torino, e impostogli Pabito talare nei 1872,
lo portó rápidamente al sacerdozio, aggregan-
dolo poi, appena prete, alia seconda spedizione
missionaria. Anima semplice e generosa, ingegno
versatile, cuore aperto, svolse un belPapostolato
missionario salesiano nell'Uruguay, nelPArgen-
tina e nei Cile, cattivandosi ovunque Paffetto
di tutti. Dotato di buona memoria e di natu-
rale facondia, era oratore caldo ed efficace e
raccolse copiosi frutti nei sacro ministero. La
sua pietá, il suo lavoro, il suo zelo ebbero come
premio un meritato riposo nella Casa Madre,
ove, finché ebbe forza, si prodigó come segre-
tario nelPanticamera del successore di don Bo-
sco, e nella direzione spirituale di varié opere
delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
G. F.
FASULO sac. Antonio, propagandista
n. a Canicatti (Agrigento-Italia) il 14 febbr. 1880; prof.
a Roma il 26 sett. 1896; sac. a Bova il 19 marzo 1904;
f a Messina il 6 genn. 1962.
Conseguí la laurea in filosofía a Roma, alia Gre-
goriana, nei 1898. II suo nome piu che alia
scuola é legato in modo indelebile alia propa-
ganda salesiana. In un periodo in cui c'era pe-
nuria di ogni sussidio, per quasi 50 anni, come
un atleta del dovere sentito e vissuto, fu in
varié cittá d'Italia e in quasi tutti i centri della
Sicilia: don Bosco, Popera salesiana, le Mis-
sioni salesiane, i Cooperatori e le Cooperatrici
di don Bosco furono i temi delle sue conferenze.
Con sussidi primitivi (modeste proiezioni e
qualche film salesiano), ma soprattutto con ar-
dore, coraggio e costanza a tutta prova, portó
luce di informazione e calore di simpatia al-
Popera salesiana. Uomo fatto di bontá, di
semplicitá, di umiltá e di sacrificio, come i Sa-

13 Pages 121-130

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13.1 Page 121

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Fasulo Antonio
123
Paute Ippolito
lesiani della prima ora, fu dotato di rara abi-
litá di organizzazione. La dimostró soprattutto
in Sicilia portando il nome di don Bosco e or-
ganizzando i Cooperatori salesiani in ogni an-
golo delPisola.
Opere
Le Missioni salesiane della Pal'agonía, Torino, SEI,
1914, pp. 179.
Conferenze salesiane con proiezioni luminose, Tori-
no, SEI, 1921. Vari fascicoli: Valdocco, pp. 40 —
La Madonna di Don Bosco, pp. 58 — Glorie di fa-
miglia, pp. 44 — Opera delle Figlie di María Ausi-
liatrice, pp. 68 — Le opere di Don Bosco, pp. 75.
A. G.
FAURE sac. Ippolito, ispettore
n. a Gourdon (Francia) il 16 aprile 1878; prof. perp.
a St. Fierre de Canon il 20 febbr. 1898; sac. a Mar-
seille il 29 giugno 1903; f a Marseille il 29 genn. 1961.
Fu uno dei piü benemeriti salesiani di Francia.
Direttore a Marseille (1914-17; 1920-23), a
Lyon (1929-31); ispettore Francia-Sud (1931-
1937); direttore a Marseille (1937-40); ispet-
tore Francia-Sud (1940-46); direttore a Gradi-
gnan (1946-61). Ovunque circondato di stima
e di aífetto. Spirito arguto e dotato di bella in-
telligenza, scrisse alcune opere su don Bosco
e il suo sistema. Ma gli anni suoi piü belli fu-
rono quelli in cui diresse il « Patronage » di
Marsiglia, un oratorio modello. Qui fu vera-
mente un grande formatore di coscienze cri-
stiane. Fu anche ricercato predicatore di ritiri
e di esercizi spirituali.
Opere
« 25 ans de Patronage ».
Un éveilleur d'ámes. Vie de Joseph Mourou (ex-allie-
vo, 1892-1954), Marseille.
La jeunesse de Don Bosco, Lyon, Vitte.
Saint e Marie Mazzarello, Lyon, Vitte.
1888 - 14a spedizione missionaria salesiana (prima con D. Rúa).

13.2 Page 122

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Faure Ippolíto
124
Fergnani Giovanni
Un Patronage Salésien, Marseille, Imprimerie Don
Bosco.
— Saint ]ean Bosco, Lyon, Vitte.
La Vie Salésienne, Lyon, Neveu.
Les Religieuses Salésiennes, Lyon, Lécuyer.
Don Bosco a Marseille, Marseille, Imprimerie Don
Bosco, 1959.
H. A.
FAVA sac. Michelangelo, ispettore
n. a Caravino (Torino-Italia) il 2 agosto 1903; prof.
a Ivrea il 26 ott. 1921; sac. a Torino-Valsalice il
9 aprile 1930; f a Torino-Valsalice Til genn. 1966.
Don Fava era una figura assai nota negli am-
bienti salesiani del Piemonte, prima per Pintel-
ligente apostolato svolto come educatore dal-
l'apparenza austera, ma paterno e comprensivo,
poi come superiore delle case salesiane dell'ispet-
toria Subalpina (1948-54) e del Véneto San
Marco (1954-62). Fu direttore a Lombriasco
(1945.48), a Bagnolo-Crocetta (1948-54). Ovun-
que portó un acuto senso di rettitudine, di giu-
stizia e di preoccupazione per far regnare lo
spirito di don Bosco. Morí a Valsalice, ove se-
guendo una tradizione della casa, che ebbe
l'onore di ospitare per 40 anni la venerata salma
di don Bosco, la sua bara fu portata sulla tomba
del Padre, quasi un invito a riposare con luí, e
a divídeme il premio di buon salesiano.
A. R.
FEDRIGOTTI sac. Bortolo, ispettore
n. a Tiarno (Trento-Italia) il 24 luglio 1899; prof. a
Verzej (Jugoslavia) il 14 agosto 1919; sac. a New
York (USA) il 19 aprile 1925; f a Melbourne (Austra-
lia) il 23 marzo 1964.
Conobbe i Salesiani mentre frequentava un con-
vitto per profughi a Vienna. L'impressione fu
,......._..,,....,.,,,,; tale che decise di farsi
salesiano. Lavoró negli
¡Íl
Stati Uniti fino al 1929,
quando fu inviato in
térra australiana diretto-
re a Oakleigh (1947-53).
Qui con la sua attivitá
serena, intelligente e sa-
crificata coopero efficace-
mente alio sviluppo del-
l'opera salesiana, che diresse prima come visi-
tatore (1954-58) e poi per sei anni come ispet-
tore (1958-64). Don Fedrigotti fu uomo di fede
profonda e vissuta, austero con sé, amabile e
comprensivo con gli altri. Amava la música e
prediligeva la música sacra, che insegnó agli
aspiranti fino alPultima malattia.
p. z.
FERGNANI sac. Giovanni, scrittore
n. ad Aguscello (Ferrara-Italia) il 16 luglio 1874; prof.
a Foglizzo il 2 ott. 1892; sac. ad Acireale nel dic. 1901;
f a Beitgemal (Israele) Ü 29 dic. 1932.
Fece le sue prime prove di vita salesiana a
Borgo San Martino e a San Benigno Canavese.
Poi passó in Sicilia per dieci anni: a Catania
fondo con don Carnero il periódico VAmico
della Gioventu, che ebbe lunga e prosperosa
vita. Nel 1906 fece parte della prima spedizione
missionaria per la Ciña, insieme con mons. Ver-
siglia: la rimase fino al 1912, ma dovette ri-
tornare in Italia per motivi di salute. Dopo la
prima guerra mondiale fu assegnato alFispet-
toria Oriéntale, ove compi Pultimo arco di sua
vita in varié case: Costantinopoli, Adalia, Ales-
sandria, Betlemme, Beitgemal. Qui soprattutto
restó di lui imperitura memoria nelPassesta-
mento e nella diífusione dell'Opera di Santo
Stefano.
A lui si devono lo scoprimento della tomba del
Protomartire, Perezione su di essa del grazioso
e artistico «Martyrium », la diffusione nel
mondo delTAssociazione del Perdono Cristiano.
Vi dedicó la sua penna e la sua intelligenza, con
opuscoli, conferenze, scritti popolari e scienti-
fici, che gli diedero mérito di un vero specia-
lista. L'ardore che egli diede a quest'opera é
Pindice che contraddistinse il suo apostolato di
sacerdote e di salesiano. Era un entusiasta ini-
ziatore, con le belle doti della felice ispirazione
e del sano ottimismo. II nome di don Fergnani
é anche legato all'Opera delPApostolato delPIn-
nocenza, da lui lanciata e diffusa nelle case delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Tutte queste inizia-
tive dimostrano Pimpulso e Pardore di vera e
santa pietá che ferveva nella sua anima.
Opere
Alie jalde dell'Etna (Letture amene), Torino, SAID,
1911.
Sull'Etna (Letture amene), Torino, SAID, 1911.
Cafargamala: monografía e prova deWautenticitá del
sepulcro di S. Stefano protomartire, Torino, SEI,
1923, pp. 39.

13.3 Page 123

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Fergnani Giovatini
125
Ferrando Giovanni Battista
II sepulcro di S. Stefano protomartire scoperto a
Beitgemal, Tormo, SEI, 1930, pp. 170.
— In « Letture Cattoliche»: Sanciano, Visóla santifí-
cate dolí'Apostólo dell'Oriente, 1911 — Fra le fo-
reste di Raliáng, 1948.
A. R.
FERNÁNDEZ FERRO sac, Emanuele,
servo di Dio, martire
n. a Paradinas (Orense-Spagna) il 30 maggio 1898;
prof. a San José del Valle il 1° genn. 1920; sac. a Cam-
pello il 17 giugno 1928; -J- a Málaga il 25 agosto 1936.
Fece gli studi nei collegi salesiani di Ecija e di
Cádiz, il tirocinio a Sevilla, e dopo l'ordinazione
cominció il suo apostolato sacerdotale nella
scuola professionale di Málaga, dove fu presto
conosciuto per la sua decisa volontá congiunta
alia bontá e alia pietá. Nel 1936 le truppe del-
l'armata rossa invasero la scuola, mandarono
via i giovani e arrestarono i Salesiani. Lasciati
liberi una prima volta, don Fernández riparó
presso amici con don Francesco Miguez. Dopo
il martirio del suo confratello, avvenuto nel-
l'agosto 1936, egli si preparó alia medesima
sorte, come appare chiaro dalla sua ultima let-
tera scritta ai genitori. Nella notte del 24 agosto
fu arréstate con due agostiniani, un prete seco-
lare e il proprietario della casa. Al mattino
presto tutti e cinque furono fucilati nel cimi-
tero. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
FERNÁNDEZ PÉREZ sac. Salvatore,
servo di Dio, mattire
n. a San Pedro de Creciente (Pontevedra-Spagna) il
29 luglio 1870; prof. perp. a Sarria 1'8 dic. 1891;
sac. a Santander il 19 agosto 1896; f a Madrid il
28 sett. 1936.
Ricevette la veste talare dalle mani del servo
di Dio don Filippo Rinaldi, ispettore. Ordinato
sacerdote lavoró successivamente in diverse
case: fu direttore ad Allariz, poi a Orense.
Aveva un carattere gioviale ed espansivo, fu
sempre al servizio degli altri, come confessore
e predicatore. II collegio San Giovanni Batti-
sta di Madrid, nel quale si trovava, il 18 luglio
1936 fu accerchiato da una banda di soldad
rossi. Nel maggio precedente don Fernández
aveva assicurato il suo direttore che la Ma-
donna gli aveva fatto sapere che il collegio non
sarebbe stato incendíate; i fatti gli diedero ra-
gione. Fu condotto in prigione, ma libérate prov-
visoriamente, si nascose presso amici. Fu tradito
da alcuni inquilini, arréstate e fucilato. II 14
maggio 1956 le sue spoglie furono deposte
nella tomba salesiana di Carabanchel Alto. II
processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
FERNÁNDEZ REINOSO ch. Vittoriano,
servo di Dio, mar tire
n. a Campos (Orense-Spagna) il 26 genn. 1913; prof.
a Mohernando Til luglio 1933; -J- a Madrid il 23 lu-
glio 1936.
Fece gli studi nel collegio San Michele a Madrid
e il noviziato a Mohernando-Guadalajara. Du-
rante gli studi di filosofía a Roma, ebbe la for-
tuna di assistere alia canonizzazione di don Bo-
sco, il 1° aprile 1934. Fu un confratello umile
e obbediente, sempre pronto a prestare servigi.
Quando scoppió la rivoluzione marxista, il col-
legio fu accerchiato dai soldati rossi il 20 luglio
1936. II loro scopo era di bruciare il collegio,
il che riuscí in parte. In compagnia del coadiu-
tore Emilio Arce si rifugió in un albergo e so-
vente i due andavano a visitare il collegio. In
occasione di una di queste visite fu riconosciuto
con il confratello coadiutore e un ex-allievo: i
soldati rossi li arrestarono tutti e tre. L'ex-al-
lievo poi fu messo in liberta. I due confratelli
furono condannati a morte e fucilati. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 9 ottobre 1956.
c. A.
FERRANDO sac. Giovanni Battista
n. a Lusiglié (Aosta-Italia) il 7 maggio 1862; prof.
a Lanzo il 10 ott. 1880; sac. a Torino il 19 sett. 1885;
f a Torino il 30 dic. 1935.
Accolto fanciullo alPOratorio di Torino da
don Bosco, ricevette dal Santo Pabito talare
nel 1879 e divenne ben presto uno dei piú at-
tivi membri della Societá Salesiana. La fiducia
di don Rúa lo chiamó ancor giovane alia dire-
zione di importanti istituti: Novara (1893-
1905), Lugo (1905-07), Ravenna (1907-08), No-
vara (1908-12), Biella (1914-21), Avigliana
(1924); ma il suo nome é particolarmente le-
gato all'opera salesiana di Novara, che a lui

13.4 Page 124

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Ferrando Giovanni Battista
126
Févre Giovanni Battista
deve Pindirizzo e Pincremento fin dalla prima
ora. Oltre la benevolenza dei giovani, don Fer-
rando ebbe ovunque la massima corrispondenza
dei cooperatori, che ammiravano la sua attivitá
e il suo spirito salesiano e lo sostenevano volen-
tieri in tutte le sue iniziative.
G. F.
FERRARI sac. Luigi, scrittore
n. a Venezia (Italia) il 14 giugno 1856; prof. a Ivrea
il 15 sett. 1902; sac. a Torino il 17 dic. 1904; f a
Torino 1'8 marzo 1938.
Segretario comunale a Santa Lucia di Piave,
dopo aver dato alia famiglia le sue piú tenere
cure e alia Chiesa la piü férvida azione cattolica
collaborando con don Giuseppe Sarto (poi
Pió X) nella redazione del Berico, a 44 anni
maturo la vocazione religiosa che lo portó alia
Societá Salesiana. E vi si trovó tanto bene che,
quando il card. Sarto diventó Papa e con Paf-
fettuosa antica amicizia gli offri un ufficio a
Roma, per averio vicino, egli pregó il Santo
Padre di lasciarlo coi Salesiani. II Papa gli af-
fretío allora gli ordini sacri, sicché nel dicembre
del 1904 poté raggiungere il sacerdozio. Fu
quindi chiamato dal servo di Dio don Filippo
Rinaldi alia segreteria del Prefetto Genérale,
ove rimase per alcuni anni, finché non fu inca-
ricato come revisore delle Letture Cattoliche.
Opere
Córrete per il mondo, Torino, SEI,
Di la delle ombre (romanzo), Torino, SEL
II dolor e (romanzo), Torino, SEL
La sagra dei gigli (commedia), Torino, SEL
Sulle orme di Lui, Torino, SEL
Via Cottolengo 32, Torino, SEI, 1928, pp. 116.
In « Letture Cattoliche »:
Tre sacerdoti esemplari, 1923.
Vita popolare di Pió X, 1924.
G. F.
FESTINI sac. Giuseppe, ispettore
n. a Candide (Belluno-Italia) il 12 maggio 1878; prof.
a Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Torino il 28 mag-
gio 1904; f a Sampierdarena il 21 agosto 1953.
Come direttore delPistituto di Este nelPimme-
diato dopoguerra (1920-23), seppe portarlo a
tale floridezza, che finito il triennio fu nominato
ispettore della Lombardo-Véneta. Dimostró pre-
ciare doti di governo, rivestite di paternitá e
di bonario spirito salesiano. Fu anche superiore
delPispettoria Véneta San Marco (1924-30) e
della Romana (1930-36). Poi passó direttore a
Casería (1936-38) e quindi ancora ispettore
della Napoletana (1938-46), dimostrandosi un
vero padre nel difficile periodo della seconda
guerra mondiale. Nel 1946-53 fu inviato ispet-
tore della Ligure-Toscana, e in questo periodo
fu anche visitatore straordinario delle Figlie di
Maria Ausiliatrice.
A. R.
FESTOU sac. Luigi, ispettore
n. a Guingamp (Francia) il 6 luglio 1879; prof. a
St. Fierre de Canon il 29 sett. 1898; sac. a Coutances
1'8 aprile 1905; f a Parigi il 25 dic. 1941.
Fece gli studi a Dinam, donde uscirono nume-
rosi salesiani, e il noviziato a St. Pierre de
Canon sotto la guida del maestro don Binelli.
Fu direttore a Melles (1913-17), ad Aix (1917-
1919); poi fu inviato a Cháteau d'Aix (1922-
1925) per costruire una casa per novizi. Nel
1925 fu fatto direttore a Guernesey, opera che
Panno dopo trasferi a Caen, istituto Lemonnier,
aprendovi insieme con le scuole medie una
scuola professionale. Ingegno eletto, soda for-
mazione ed eccellente spirito salesiano gli ac-
creditarono la fiducia dei superiori che lo pre-
posero al governo delPispettoria della Francia-
Nord (1931-38). Durante questi anni fondo
varié case che fioriscono ancora. Poi fu inviato
come direttore della Casa-Procura di Parigi.
Morí il giorno di Natale 1941, e fu seppellito
nella cripta della chiesa parrocchiale San Gio-
vanni Bosco. Don Ricaldone di lui fece questo
elogio: «Don Festou fu un vero figlio di
don Bosco ».
j. M. B.
FÉVRE sac. Giovanni Battista, scrittore
n. a Nuits St. Georges (Francia) il 10 sett. 1839; sac.
a Dijon (Francia) il 30 maggio 1863; prof. a San Be-
nigno Can. (Italia) il 2 ott. 1886; f a Liegi (Belgio)
il 19 maggio 1919.
Prima di entrare nella Societá Salesiana era
stato párroco a Saussey. Fu un pastore zelante
che diede un forte impulso di vita cristiana alia
parrocchia: teneva anche una piccola scuola in
cui preparava i ragazzi al seminario minore. Co-

13.5 Page 125

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Févre Giovanni Battista
127
Fracchia Pietro
nobbe don Bosco e il suo método pedagógico.
Volle imitarlo nella sua scuola. Ma un giorno,
nel mese di ottobre 1885, con tutti i suoi ra-
gazzi ando al noviziato di Santa Margherita e
si fece novizio. Si preparó anche, solo per ob-
bedienza, alia laurea in lettere a 54 anni. Dopo
la professione fu nominato prefetto della casa
di Parigi e insieme direttore dell'oratorio fe-
stivo. Nel 1899 gli fu affidata la direzione del
noviziato di Rueil, e successivamente di Hech-
tel nell'ispettoria Belga, quando in Francia fu-
rono soppresse le case religiose.
Lavoratore instancabile, fu puré una buona
penna: scrisse numerosi articoli per riviste e
varié opere assai apprezzate. Fino alia fine della
vita cercó di rendersi utile, con ripetizioni ad
allievi, lavori manuali nell'orto, con altre pub-
blicazioni. Una letizia serena, il culto a don Bo-
sco, l'amore al lavoro lo accompagnarono per
tutta la vita esemplare.
Opere
Méditations pour tous les jours de l'année sur la
vie de N.S.J.Ch., Liége, Soc. Industr. Arts et Mé-
tiers, 1911, 3 voll., pp. 498; 676; 703.
La pieta nelle scuole.
— Carmina sacra.
— Vita popolare del Ven. D. Bosco.
Romanzi popolari per le Letture Cattoliche.
H. A.
FINCO sac. Domenico
n. a Gallio (Vicenza-Italia) il 4 febbr. 1866; prof. perp.
a Torino il 1° giugno 1882; sac. a Ivrea il 15 giugno
1889; f a Faenza il 19 aprile 1938.
Carattere forte, mente gagliarda, cuore gene-
roso, si tempró nello spirito salesiano alia scuola
diretta di don Bosco, che Paccolse giovanetto
alPOratorio di Torino, lo confermó nella sua
vocazione e lo seguí paternamente fino al sacer-
dozio. L'abilitazione magistrale, le lauree in let-
tere (Torino, 1892) e filosofía (Bologna, 1893),
il fine tratto pedagógico lo designarono alia di-
rezione di vari istituti: Fossano (1899-1911),
Faenza (1911-13), Catania (1919-25), Macerata
(1925-29), a Modena (1929-32). Ovunque pro-
digó i suoi preziosi talenti e il suo sempre fér-
vido zelo veramente salesiano.
G. F.
FLEURET coad. cav. Cario,
rilegatore d'arte
n. a Lille (Francia) il 10 dic. 1874; prof. a Toulon
il 26 agosto 1895; f a Marseille il 18 dic. 1965.
Entró a 14 anni, nel 1888, come legatore-dora-
tore nell'orfanotrofio di Lille, sua cittá natale.
Poi fu caporeparto della legatoria presso la ben
nota Casa Desclée di Lille, ove gli era stata
assicurata in seguito la direzione. Ma nel 1893
egli preferí lasciarla per entrare come coadiutore
nella Famiglia di don Bosco. Fino agli ultimi
anni diresse il laboratorio di legatoria dell'ora-
torio di Marsiglia. La sua perizia nell'arte della
rilegatura del libro gli mérito numerosi atte-
stati e alcune decorazioni. Nel 1932 fu nomi-
nato « Officier d'Académie »; nel 1933 « Of-
ficier d'Instruction Publique »; nel 1941 rice-
vette la « Medaglia del Lavoro »; qualche anno
dopo veniva insignito dal Prefetto di Marsiglia
della commenda di « Cavaliere della Legión
d'Onore »; e infine dal vescovo mons. Delay
ricevette la « Medaglia della riconoscenza dio-
cesana » quasi a coronamento delle sue bene-
merenze, giusta ricompensa a una lunga vita
(92 anni) di esemplare lavoratore, di vero ar-
tista, di degno figlio di don Bosco.
A. R.
FOGLINO sac. Michele, ispettore
n. a Nizza Monferrato (Asti-Italia) il 22 dic. 1858;
prof. a Lanzo il 27 sett. 1876; sac. a Montevideo (Uru-
guay) il 17 febbr. 1883; f a Piossasco il 26 ott. 1938.
Accolto alPOratorio di Torino da don Bosco,
partí ancora chierico per l'Uruguay con la quarta
spedizione missionaria. Divenuto sacerdote, fu
dapprima direttore degli istituti di Paisandú
(1891-95) e di San Paulo (Brasile) 1896-1901),
e poi ispettore delle case del Venezuela (1902-
1908) e quindi del Messico-Stati Uniti (1908-
1912). Sorpreso dal male che ne fiaccó per
sempre la robusta fibra, trascorse gli ultimi 28
anni in case di cura, esempio agli ammalati di
cristiana rassegnazione, di grande pieta e di spi-
rito di sacrificio.
G. F.
FRACCHIA sac. Pietro
n. a Rivarone (Alessandria-Italia) il 19 genn. 1863;
prof. perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a
Torino il 26 marzo 1887; f a Trino Vercellese il
21 ott. 1943.

13.6 Page 126

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Fracchia Pietro
128
Francesia Giovanni Battista
Giovanetto studente nell'Oratorio di Torino,
godette le predilezioni di don Bosco che si com-
piaceva del candóte delPanima sua ripetendogli
nei frequenti incontri: «Fracchia, Fracchia,
senza macchia ». Salesiano e superiore conservo
sempre quella delicatezza di coscienza che di-
stinse tutta la sua vita di apostolato. Músico va-
lente, diresse per parecchi anni la Cappella della
basilica del Sacro Cuore in Roma, apprezzatis-
simo. Fu quindi direttore delle case di Chieri
e di Perosa Argentina (1899-1906). La sua
vita rifulse soprattutto nei cinque lustri di ma-
lattia che sopportó con edificante spirito re-
ligioso.
G. F.
FRANCESIA sac. Giovanni Battista,
direttore spirituale, scrittore
n. a San Giorgio Canavese (Torino-Italia) il 3 ott. 1838;
prof. a Torino il 14 maggio 1862; sac. a Torino il
14 giugno 1862; f a Torino il 17 genn. 1930.
Verso i dodici anni prese a frequentare l'Ora-
torio festivo di don Bosco a Valdocco, e due
anni dopo fu accolto nelPattiguo Ospizio. Fu
dei primi sedici allievi
che nei 1859 si unirono
al loro Maestro per for-
mare la Societá Sale-
siana e fu il primo dei
Salesiani che conseguí
la laurea in lettere, gua-
dagnandosi la stima e
l'amicizia del celebre la-
tinista Vallauri. Inizio
ben presto l'insegnamento letterario nell'Ora-
torio, ove ebbe allievi illustri, primo fra tutti
san Domenico Savio. Lo storico Rinaudo, pro-
fessore alia R. Accademia Navale di Torino,
scrisse di lui: « Anch'io ebbi l'onore di averio
Maestro nei 1860-61, e ricordo con profondo
affetto la parola calda, ornata di elegante cul-
tura letteraria, del giovane chierico che ci am-
maliava infervorandoci alio studio e alia virtü ».
Ordinato sacerdote, diresse vari collegi salesiani
e dal 1878 al 1902 fu ispettore salesiano della
provincia Piemontese-Lombarda, e fino al 1895
anche della Véneta, sempre distinguendosi per
la sua bontá paterna che aveva appreso alia
scuola del santo Fondatore. Don Bosco lo ac-
colse puré fra i suoi consiglieri del Consiglio
Superiore e nei 1865 lo nominava Direttore Spi-
rituale della Societá.
Per suo consiglio don Francesia inizio la collana
Selecta ex latinis scriptoribus (1868) e don Ce-
lestino Durando dava inizio alia Biblioteca della
Gioventü italiana (1869), nelle quali furono ri-
pubblicati a uso della gioventú i migliori testi
classici con opportune note. Don Francesia con-
tribuí alie due collane con sobri commenti a
vari autori latini e italiani. La latinitá classica
ebbe in lui un divulgatore entusiasta anche per
mezzo della collaborazione ai periodici letterari
del tempo e con la composizione di drammi in
impeccabili versi latini, che don Bosco faceva
rappresentare sulle scene dell'Oratorio e che fu-
rono puré rappresentati con successo in altri
istituti italiani ed esteri. Essi sonó: D. S. Au-
relio Augustino, Leo Primus, Saturio, Ephisius,
Leo Tertius, Ad Golgotham, Tarcisius. Leo-
ne XIII gliene fece i piú viví elogi, donandogli
puré una medaglia d'oro per l'omaggio fattogli
del suo commento alia Divina Commedia.
Gli ultimi quarant'anni li passó all'Oratorio di
Valdocco, dove lo colse la morte. Testimone dei
primordi dell'opera di don Bosco, egli ne fu
puré lo storico e il poeta, poiché, oltre a scri-
vere una delle prime biografié del suo santo
Maestro, non lasciava passare festa o altra oc-
casione solenne senza celebrare in scorrevoli
versi italiani o latini i fasti della Congregazione,
gareggiando in ció con don G. B. Lemoyne,
l'estensore delle voluminose Memorie Biogra-
fiéhe di Don Bosco.
Don Francesia fu piuttosto lo storico órale delle
prime vicende salesiane, che rammentava nei
minimi particolari nei sermoncino della Buona
Notte rivolto alia numerosa comunitá dei con-
fratelli ogni sera fino ai suoi ultimi anni. Di
questi ricordi parlati si mostró incantato anche
padre Semeria, che varié volte lo poté udire
nei suoi passaggi a Torino. Fu l'umanista sempre
sorridente, illuminato dal sorriso bonario del
santo Educatore della gioventú. Delle sue esimie
doti letterarie e ascetiche egli si serví puré nella
frequente predicazione e nella composizione di
un poemetto in sei canti sulla Patagonia Cri-
stiana, in cui celebró l'evangelizzazione di quella
térra selvaggia da parte del suo antico condisce-
polo don Giovanni Cagliero. Tra le sue nume-
róse composizioni eccellono quelle su san Gio-
vanni Bosco e le biografié dei salesiani defunti.

13.7 Page 127

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Francesia Giovanni Battista
129
Francesia Giovanni Battista
Opere
Rimario delta Divina Commedia, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1875, pp. 352.
Vita di S. Caterina da Siena, Albenga, Tip. Cra-
viotto, 1876, pp. 160.
Notizie del piccolo santuario di Maña SS. di Miso-
bolo, Torino, Tip. Salesiana, 1879, pp. 34.
De Sancto Aurelio Augustino, Actio dracmatica, To-
rino, Tip. Salesiana, 1886, pp. 72.
Francesco Ramello chierico salesiano, Torino, Tip.
Salesiana, 1888, pp. 160.
Leo I, poníifex maximus, Actio dracmatica, San Be-
nigno Can., Tip. Salesiana, 1888, pp. 120.
Biografié dei Salesiani defunti, 1 voll., San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1888-1904.
Biografía di D. C. Ortuzar, Santiago (Cile), Tip. Sa-
lesiana, 1899, pp. 190.
Vita di S. Filippo Neri, Torino, Tip. Salesiana,
1891, pp. 240.
Vita di S. Luigi Gonzaga, Torino, Tip. Salesiana,
1891, pp. 230.
I restauri del santuario di M. Ausiliatrice, Torino,
Tip. Salesiana, 1891, pp. 64.
U devoto del Sacro Cuore di Gesü, ossia U ch. E.
Morelli, Torino, Tip. Salesiana, 1892, pp. 128.
S. Ágata protettñce di Catania, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1893, pp. 112.
La S. Casa di Loreto, Memorie, Torino, Tip. Sale-
siana, 1894, pp. 120.
Don Giovanni Bonetti, Cenni biografici, San Beni-
gno Can., Tip. Salesiana, 1894, pp. 127.
L'elemosina ossia U paradiso assicurato nella per-
sona dei poveri, Torino, Tip. Salesiana, 1895,
pp. 228.
Don Francesco Provera, Cenni biografici, San Be-
nigno Can., Tip. Salesiana, 1895, pp. 175.
La causa della nostra consolazione, Raccolta di gra-
zie, Torino, Tip. Salesiana, 1896, pp. 128.
Da marinaio a chierico: cenni biografici del giovane
G. Buretta, Torino, Tip. Salesiana, 1896, pp. 152.
Ephisius, Dramma in versi italiani, Torino, Tip. Sa-
lesiana 1897, pp. 228.
Eugenio, ossia casi di un giovane convittore, Torino,
Tip. Salesiana, 1897, pp. 172.
—< Don Bosco e le sue passeggiate autunnali nel Mon-
ferrato, Torino, Tip. Salesiana, 1897, pp. 372.
Don Bosco e le sue ultime passeggiate, Torino, Tip.
Salesiana, 1897, pp. 180.
Memorie biografiche del chierico Biga Domenico,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1898, pp. 96.
Memorie biografiche di Salesiani defunti, San Beni-
gno Can., Tip. Salesiana, 1898.
Sugli errori principali dei protestanti, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1898, pp. 112.
Vita di S. Eusebio, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1898, pp. 132.
Vita di S. Massimo, Torino, Tip. Salesiana, 1898,
pp. 144.
Virgo potens (nuova corona di grazie), San Beni-
gno Can., Tip. Salesiana, 1899, pp. 128.
L'Apostólo dei lebbrosi (D. E. Unía), San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1900, pp. 224
Brevis narratio de Joanne Bosco, sacerdote tauri-
nensi, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901,
pp. 112.
II Nafale con i tuoi, Scene familiari, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1901, pp. 320.
U Sac. Michelangelo Chiatellino, Commemorazione,
Torino, Tip. Salesiana, 1902, pp. 29.
Vita di D. Giovanni Bosco, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1902, pp. 414.
Ad Golgotam, Sacra actio dracmatica, Milano, Tip.
Salesiana, 1903, pp. 31.
Leo I I I , pontifex maximus, Actio dracmatica, San
Benigno Can., Tip. Salesiana, 1903, pp. 118.
Memorie biografiche di Salesiani defunti (2a serie),
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1903, pp. 295.
Due mesi con Don Bosco a Roma, Memorie, To-
rino, Tip. Salesiana, 1904, pp. 281.
Una gran maestra a ogni classe di persone: S. G. F.
di Chantal, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1904,
pp. 268.
Suor Emilia Mosca, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1905, pp. 157.
L'assedio e la liberazione di Torino, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1906, pp. 102.
Suor Maria Mazzarello e i primi lustri delle Figlie
di M. A., San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1906,
pp. 440.
Vita di S. Ambrogio vescovo di Milano, Torino,
Tip. Salesiana, 1907, pp. 332.
Brevi cenni del sac. S. Ellena, Torino, Tip. Sale-
siana, 1907, pp. 116.
Memorie biografiche del sac. C. Durando, San Be-
nigno Can., Tip. Salesiana, 1908, pp. 95.
II piu bell'astro del Piemonte: S. Anselmo, Torino,
Tip. Salesiana, 1909, pp. 100.
Tarcisius, Actio dracmatica, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1909, pp. 41.
De Dominico Savio salesianorum legiferi alumno
commentarius, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1910, pp. 75.
Actiones dracmaticde latinae plautinis versibus con-
scriptae, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1910,
pp. 304.
La famiglia del bestemmiatore, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1910, pp. 125.
Don Michele Rúa, Torino, Tip. Salesiana, 1911,
pp. 219.
La Patagonia cristiana, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1912, pp. 118.
Don Bosco in Oriente, Memorie di un viaggio in
Palestina, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1912,
pp. 200.
L'Arcangelo San Michele, Torino, Tip. Salesiana,
1913, pp. 96.
Ad Romam, Actio dracmatica, Torino, Tip. Sale-
siana, 1914.
Don Bosco, Versi, Milano, Tip. Salesiana, 1916,
pp. 92.
De Joanne Bosco commentarium, Torino, SEI, 1922,
pp. 80.
Francesco Allemanno, ossia il buon giovanetto ope-
raio, Torino, Tip. Salesiana, 1893, pp. 132.
U coadiutore sdesiano Rossi Marcello, portinaio
dell'Oratorio, Torino, SEI, 1925, pp. 92.

13.8 Page 128

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Francesia Giovanni Battista
130
Fuchs Giovanni
Memorie della vita di Don G. Pasen, Ravenna, Tip.
Salesiana, 1926, pp. 104.
Cenni biografid del conté Cario Cays di Gilette,
Bologna, Tip. Salesiana, pp. 86.
La chiave del paradiso in mano ai ricchi, Tori.no,
Tip. Salesiana.
I nostri missionari di Quito, Torino, Tip. Salesiana,
pp. 504.
17 Rosario spiegato al popólo, Torino, Tip. Sale-
siana.
U sagrestano di M. Ausiliatrice: Domenico Pale-
strino, Torino, SEI, pp. 17.
// santuario della Madonna di Oropa, Torino, SEI,
pp. 99.
Una ventina di testi scolastici di autori italiani e
latini, con note e commento.
Luigi Bonn, Torino, Tip. Salesiana, pp. 84.
R. U.
FREY sac. Rodolfo, meteorólogo
n. a Dewangen (Württenberg-Germania) il 26 febbr.
1894; prof. a Ensdorf il 23 marzo 1921; sac. a Beitgemal
(Israele) il 16 marzo 1929; f a Giaífa il 7 maggio 1962.
Desideroso di andaré in missione, nel 1921 fu
inviato nella térra di Gesü. Qui don Frey con
entusiasmo prese parte ai lavori di sistemazione
e costruzione delPantico « Martyrion » del pro-
tomartire santo Stefano. Fin dai primi tempi
della sua dimora a Beitgemal, gli venne affidato
rOsservatorio meteorológico: per questo suo la-
voro godette la stima negli ambienti governa-
tivi. Per trent'anni diresse con intelligente so-
lerzía e abilitá questo che é íl piú antico Osser-
vatorio meteorológico del Paese, situato nella
scuola agrícola salesiana di Beitgemal. II Di-
partimento di Meteorologia dello Stato d'Israele
dimostró sempre il suo alto compiacimento per
il lavoro di don Rodolfo. Una volta era stato
in vi tato a una ser ata in suo onore, alia quale
dovevano partecipare tutti i direttori degli Os-
servatori meteorologici del Paese. Ma don Frey
chiese al Governo che le spese di tale serata
fossero devolute piú utilmente all'acquisto di
altri strumenti, in modo da rendere POsserva-
torio meglio attrezzato e piú eíHciente.
A. R.
FU sac. Giuseppe
n. a Macao (Ciña) il 10 marzo 1917; prof. a Hong-
Kong il 29 ott. 1939; sac. a Shanghai il 24 maggio
1950; f in prigione a Shanghai nel 1951.
Fu imprigionato dopo una riunione di sacer-
doti indetta dai comunisti a Shanghai, nella
quale, in termini equivoci e in apparenza orto-
dossi, s'invitarono gli ecclesiastici e religiosi a
firmare una dichiarazione di adesione al movi-
mento detto delle «Tre autonomie». I ter-
mini subdoli nei quali la dichiarazione era stata
redatta indussero molti a persuadersi delPorto-
dossia della cosa. Ma ecco sorgere in piedi
don Fu e gridare: « Contro il Papa e la Chiesa
non si puó assolutamente andaré! ». La corag-
giosa protesta mandó a monte la riunione e non
si firmó; ma don Fu venne portato in prigione.
I salesiani che lo conobbero, sapendo che vita si
conduce nelle prigioni comuniste, non esitano
a definirlo martire della fede. Non si conoscono
i particolari della sua morte.
p. z.
FUCHS sac. Giovanni, missionario martire
n. a Pfaffnau (Svizzera) il 9 marzo 1880; prof. a Lom-
briasco (Italia) il 1° ott. 1902; sac. a Niteroi (Brasile) il
4 febbr. 1912; f a Rio das Mortes il 1° nov. 1934.
A vent'anni (1900), sentendo la vocazione alia
vita religiosa passó in Italia e nelTistituto di
Penango Monferrato si preparó a seguiré deci-
samente la vocazione missionaria. Vestí Pabito
ecclesiastico l'anno se-
guente per le mani del
ven. don Rúa. Nel 1906
partí per il Brasile.
Fatti gli studi a Lorena
e a Niteroi, qui fu or-
dinato sacerdote. Dopo
un breve ritorno in pa-
tria (Svizzera) per rimet-
tersi da una malattia,
nel 1920 raggiunse la « Colonia Sacro Cuore »
(Mato Grosso) per dedicarsi nella missione al-
l'evangelizzazione degli indi Bororos. Da alcuni
anni i missionari salesiani si dedicavano con
grandi sacrifici alia ricerca delle tribu di indi
internati nelle immense foreste vergini; ma ogni
f a tica era f rus trata dalla tribu dei Chavantes,
indi di grande ferocia, annidiati tra il Rio das
Mortes e il Rio Araguaya.
Don Fuchs sul finiré del 1932, d'accordo con
PAmministratore Apostólico mons. Couturon,
si risolse di riprendere le ricerche degli indi,
specialmente dei Chavantes. Col confratello
coad. Giuseppe Pellegrino e alcuni civili a ser-
vizio della missione organizzó una spedizione,
inoltrandosi lungo il Rio das Mortes, e piantó le

13.9 Page 129

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Fuchs Giovanni
131
Fusarini Antonio
tende in una capanna battezzata « rancho Santa
Teresina », attorno a cui si raggrupparono al-
cuni indi Su jas e Car a jas, terrorizzati dai Cha-
vantes. Nel luglio 1933 a don Fuchs si aggiunse
un giovane sacerdote brasiliano, ma figlio di
italiani, padre Pietro Sacilotti. Insieme organiz-
zarono dalla residenza di Santa Teresina alcune
esplorazioni nella zona circostante. II 1° no-
vembre 1934 si recarono a Mato Verde dove
avevano iniziato una nuova catechesi per gli
indi Carajás. A un certo punto scorsero sulle
sponde del fiume alcuni indi dalle forme atle-
tiche, nudi, affatto sconosciuti. I missionari si
fecero loro incontro, mostrando vari oggetti, e
facendo capire che volevano offrirli in regalo.
Gli indi, che erano fuggiti, si fermarono, tor-
narono sui loro passi, stesero le mani mostrando
di gradire i doni. Altri indi sbucarono da ogni
parte, protendendo le mani per avere anch'essi
qualche cosa. Avendo esaurito i regali, i due
missionari mandarono i cinque civili che li ac-
compagnarono nel viaggio a prendere altri doni
dalla barca. Gli indi, diffidenti, pensando forse
che fossero andati a prendere le armi e che i
regali non erano stati che Pesca per attirarli,
con le loro clave uccisero i due eroici missionari,
scomparendo poi nella selva.
II comando militare di Araguayana organizzó
súbito una spedizione per ricuperare le salme
dei missionari. Nella cattedrale di Rio de Ja-
neiro fu celébrate per loro un solenne rito fú-
nebre cui parteciparono il Cardinale Arcive-
scovo, il Nunzio Apostólico e il Presidente della
Repubblica. Soltanto nel gennaio 1953, dopo
19 anni, il missionario salesiano don Colbac-
chini, residente in Xavantina, poté avere il primo
contatto amichevole coi terribili Chavantes.
L'anno seguente si aperse la prima missione fra
i Chavantes proprio nel luogo da cui 20 anni
prima erano partiti don Fuchs e don Sacilotti,
chiamandola « Missione Santa Teresina ».
G. F.
FUSARINI sac. Antonio, ispettore
n. a Paderno d'Asolo (Treviso-Italia) Til genn. 1848;
prof. a Torino il 10 marzo 1886; sac. a Treviso il
2 ott. 1870; f a Guayaquil (Ecuador) il 12 maggio 1912.
Don Fusarini fece parte dell'ultima spedizione
di missionari compiuta da don Bosco, che fu la
prima diretta all'Ecuador, nel dicembre 1887.
Fu per nove anni ispettore dell'opera salesiana
in quella repubblica. Morí di febbre gialla a
Guayaquil, insieme con altri tre confratelli puré
italiani.
B. s.

13.10 Page 130

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G
GALLIZIA sac. Ugo, scrittore
n. a Villach (Jugoslavia) il 23 giugno 1909; prof. a
Este (Italia) il 15 sett. 1925; sac. a Torino il 9 lu-
glio 1933; f a Roma il 5 sett. 1963.
Nato da genitorí friulani immigrati a Villach,
fu educato nel collegio salesiano di Gorizia,
donde, giovanissimo, entró nella Societá Sale-
siana. Tempra di studioso profondo e versatile,
insegnante di Sacra Scrittura nella facoltá di
teologia del Pontificio Ateneo (1945) fu amato
e stimato per la vastita della sua cultura e per
Pamabilitá e umanitá del suo carattere. Una me-
moria pronta e tenace gli aveva permesso d'im-
parare molte lingue, e questo aveva favorito
in lui la lettura di moltissime opere nei testi
originali, le cui reminiscenze colorivano le sue
lezioni e le sue conversazioni, sempre interes-
santissime.
Negli ultimi anni della sua vita, benché giá mi-
nato dal male che lo doveva portare alia morte,
dette tutto se stesso alPorganizzazione degli
studi superiori della lingua latina, di cui era
stato incaricato dalla Santa Sede. Quanto la dot-
trina che andava esponendo gli fosse entrata
nell'intimo, apparve durante le ultime settimane
della sua malattia. Caduto, per il venir meno
delle forze, il velo di riserbo che lo caratteriz-
zava, il suo parlare divenne una specie di medi-
tazione continuata, tutta intessuta di testi sacri,
soprattutto paolini. La sua morte fu quasi 1'ul-
tima e piü efficace delle sue lezioni.
Opere
*
Sulle recenti sollecitudini della Chiesa per lo studio
della lingua latina, Torino, SEL
Traduzioni
— JOHANNES MARINGER, Le religioni deWEta della Pie-
tra in Europa, Religione Preistorica, Torino, SEI,
1960.
— J. ECKER, Bibbia per la Gioventu, Versio itálica,
Torino, LDC, 1960.
— F. KONIG, Dizionario delle Religioni, Versio itálica
cum collaboratoribus, Roma, 1960.
— F. KÓNIG, Cristo e le Religioni del mondo, 3 voll.
Versio itálica cum collaboratoribus, Torino, 1962.
— Articoli in varié riviste.
P. Z.
GAMBA sac. Giuseppe, ispettote
n. a Buttigliera d'Asti (Italia) il 1° genn. 1860; prot.
perp. a Lanzo il 16 sett. 1877; sac. a Montevideo (Uru-
guay) il 21 genn. 1883; f • a Salto il 12 marzo 1939.
Fu accolto da don Bosco alPOratorio di Torino
nel 1872, e in cinque anni fu preparato alia
vocazione missionaria che seguí pariendo il
14 novembre 1877 per 1'Uruguay. Cominció
ancor chierico la sua opera di educatore nel col-
legio Pió di Villa Colón e, appena ordinato sa-
cerdote, fu preposto alia direzione del collegio
San Vincenzo de' Paoli a Montevideo (1883-87)
e insieme ebbe il delicato incarico della forma-
zione religiosa dei giovani ascritti alia Societá
Salesiana a Las Piedras. Nel 1889 assunse la
direzione del primo collegio salesiano aperto
nella cittá di Montevideo (1898-1900) e fondo
nei sobborghi Pistituto professionale che portó
al massimo incremento. Perito trágicamente in
uno scontro ferroviario, nel 1896, Pispettore
mons. Lasagna, don Rúa affidó a don Gamba
Pispettoria delPUruguay e del Paraguay, ed egli
la resse per 28 anni consecutivi (1896-1923) la-
sciandovi un'impronta del vero spirito salesiano.

14 Pages 131-140

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14.1 Page 131

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Gamba Giuseppe
134
García García Elíseo
Tempra d'apostolo e cuore di padre, col suo
grande buon senso e con la bontá seppe catti-
varsi confratelli e giovani, autoritá e popola-
zione fino a raggiungere Pascendente di un vero
patriarca nelle due Repubbliche che divennero
la sua seconda patria. L'opera salesiana fiori
sempre piü dal suo zelo, fra la simpatia genérale.
La sua morte fu un lutto nazionale. La sua
salma fu tumulata nella cripta della chiesa di
Maria Ausiliatrice in Montevideo. La stampa
e la radio gareggiarono nelPillustrare la figura
e le benemerenze del venerando salesiano.
G. F.
Inizió la scuola di banda nel 1884 e ne fu
maestro assiduo fino alia fine della vita. La pre-
parazione alia Prima Comunione era riservata
a lui: furono oltre seimila i nomi di bambini
e giovani che egli raccolse in un álbum. Alia
scuola di don Bosco aveva imparato ad amare
le anime, servendosi anche di mezzi che sem-
bravano autoesaltazione. Nel 1925 fu a Roma
per assistere all'allestimento del reparto sale-
siano dell'Esposizione Missionaria. Una figura
degna di « fioretti francescani »: fatti e detti
rivestiti di semplicitá e di santa furberia, ma
permeati da rettitudine e buon cuore.
A. R.
GAMERRO ch. Luigi, ascritto
n. a Barona (Aosta-Italia) il 14 maggio 1860; -j- a San
Benigno Can. il 3 febbr. 1884.
Dopo aver fatto il muratore al suo paese, a
22 anni fu accettato come figlio di Maria nella
casa di San Benigno Canavese. Fece gli studi
e dopo due anni fu giudicato degno di indos-
sare Pabito ecclesiastico e di entrare in filo-
sofía. Questo giovane ascritto offri a Dio la sua
vita insieme con altri giovani in cambio di
quella di don Bosco, gravemente malato a
San Benigno. Egli stesso il 1° febbraio 1884
predisse a un compagno Pora della propria
morte, che aveva conosciuto in un sogno della
notte precedente. « Questa sera saró vicino alia
Madonna: Ella in persona me Pha detto ».
Bibliografía
Ch. Luigi Gameno - « Vade mecum » di D. BARBERIS,
vol. I, p. 350, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901.
GARCÍA CALVO coad. Agostino,
servo di Dio, martire
n. a Santander (Spagna) il 3 febbr. 1905; prof. a Sar-
ria il 28 agosto 1923; f a Valencia il 9 dic. 1936.
Dovette abbandonare il suo ardente desiderio
di farsi sacerdote a causa delle difficoltá che
incontrava negli studi; perció entró nel novi-
ziato come coadiutore. II suo campo di aposto-
lato fu la casa di Valencia. In spirito di obbe-
dienza adempiva tutte le mansioni che gli ve-
nivano assegnate. II 29 luglio 1936 fu arre-
stato da una pattuglia rossa e messo in prigione
insieme con Pispettore don Giuseppe Calasanz
e con don Recaredo de los RÍOS. Dopo una pri-
gionia durata quattro mesi, fu fucilato insieme
con don Antonio Martín. Il processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 15 dicembre
1953.
c. A.
C. A.
GARBELLONE coad. Giovanni
n. a Crottas (Francia) il 20 nov. 1859; prof. il 30 mag-
gio 1877; f a Torino il 6 maggio 1928.
GARCÍA GARCÍA coad. Elíseo,
servo di Dio, martire
n. a El Manzano (Salamanca-Spagna) il 25 agosto 1907;
prof. a Gerona Fll sett. 1932; f a Garraf il 19 nov.
1936.
Fu una delle figure caratteristiche delPOra-
torio di Valdocco. Ragazzino, nel 1873 lo fre-
quentava, e don Bosco lo chiamó a prestare
piccoli servizi nel « Magazzino somministranze ».
Fattosi salesiano, continuó per oltre 32 anni
nel medesimo lavoro, e fino al 1920 si occupó
come agente per le provviste delle spedizioni
dei missionari. Ma il campo prediletto, affida-
togli anche da don Bosco, fu Poratorio festivo.
Era aspirante a Campello quando fu cacciato
dal collegio, nel momento in cui fu proclamata
la repubblica e il collegio incendiato (1931).
Partí allora per Alicante dove fu arréstate dai
soldati rossi e messo in prigione per alcuni
giorni. Liberato dalla prigione, entró nel novi-
ziato di Gerona. Dopo la professione fu man-
dato a San Vicente deis Horts come giardiníere.
Fu esempio di osservanza religiosa. Nel luglio

14.2 Page 132

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García García Elíseo
135
Garlaschi Attilio
1936 era scoppiata la rivoluzione, e i superior!
dovettero lasciare l'istituto. La casa e alcuni
aspiranti, che ormai non potevano piú ritor-
nare dai loro parenti, furono affidati alie cure
del coadiutore García, mentre altri confratelli
furono costretti a prestare servizio nell'armata.
Ma il 19 novembre, insieme col suo amico, il
famiglio Alessandro Planas, fu arréstate: tutti e
due, come cospiratori, furono fatti salire su un
camión e fucilati in un luogo sconosciuto. I loro
corpi non furono piü ritrovati. II processo dio-
cesano di beatificazione fu introdotto il 15 di-
cembre 1953.
c. A.
GARCÍA GARCÍA coad. Stefano,
servo di Dio, mar tire
n. a El Manzano (Salamanca-Spagna) il 28 nov. 1901;
prof. a San José del Valle il 12 agosto 1926; f a Má-
laga il 24 sett. 1936.
Entró nella casa salesiana di Cádiz, ma la sua
precaria salute gli impedí di seguiré gli studi
per diventare sacerdote. Fece il noviziato a
San José del Valle, e tre anni dopo ando come
capo-sarto alia scuola técnica di Málaga. Si ri-
veló tostó un confratello umile, di soda pietá,
acceso di amore filiale alia Madonna e di attac-
camento alia Congregazione. É a questa vita
esemplare di religioso che il suo confratello e
compagno nel martirio, Raffaele Rodríguez, do-
veva la sua vocazione religiosa e la palma del
martirio. Nel 1936 fu preso e fucilato nel ci-
mitero di Málaga con altri confratelli e il di-
rettore don Emanuele Gómez. II processo dio-
cesano di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
CARINO sac. Giovanni, scrittore
n. a Busca (Cuneo-Italia) il 19 aprile 1845; prof. a
Torino il 14 maggio 1862; sac. il 27 marzo 1869;
f a Torino il 25 aprile 1908.
Don Carino fu uno dei primi a daré il nome
alia nascente Societá Salesiana. Appassionato e
stimato cultore degli studi classici, pubblicó una
Grammatica Greca, una delle prime in Italia,
Commenti ad Anacreonte e a san Basilio, una
Grammatica Omerica, mostrando una singolare
perizia e una rara erudizione in letteratura el-
lenica. Grande ammirazione suscitarono puré le
edizioni da lui cúrate deirimitazione di Cristo
in lingua greca e latina, delle Istituzioni di
Quintiliano e della Germania di Tácito, e vari
saggi critici su diversi autori latini. Questi e
altri lavori accademici e la scuola, intesa quale
vera missione sacerdotale, occuparono la sua
vita. Don Carino fu una delle piü simpatiche
figure di quella classica scuola letteraria, alia
quale appartennero il Paravia, il Vallauri, il
Lanfranchi, il Bacchialoni, il Durando e altri,
che tanto contribuirono al rifiorire degli studi
classici in Piemonte.
Opere
Del verso e del dialetto omerico, Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1881, pp. 32.
Grammatica greca, per il ginnasio e il liceo, To-
rino, Tip. Salesiana, 1888, pp. 410.
Esercizi greci, per uso del ginnasio, Torino, Tip.
Salesiana, 1897, pp. 175.
Dialetto di Erodoto, studio critico per licei, Torino,
Tip. Salesiana, 1899, pp. 37.
Grammatica omerica, per licei, Torino, Tip. Sale-
siana, 1900, pp. 119.
L'opera di D. Bosco come Educatore, Milano, Tip.
Salesiana, 1900, pp. 22.
Studio intorno alia lingua e alio stile di Tácito,
Torino, Tip. Salesiana, pp. 28.
Cenni biografía di Don D. Belmente, Torino, Tip.
Salesiana, 1907, pp. 166.
R. U.
GARLASCHI sac. Attilio, músico
n. a Genova (Italia) il 23 genn. 1866; prof. perp. a
San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a Loreto il 16 dic.
1891; f a Parma il 30 ott. 1942.
Giovanetto, nel collegio di Varazze si incontró
con don Bosco: attratto dal fascino del Santo,
si legó per sempre alia Societá Salesiana. L'ora-
torio fu il campo prediletto del suo férvido apo-
stolato. Fu direttore a Palermo (1902-12), a
Pisa (1913-19), a Bofgo San Donnino (1920-26),
a Fidenza (1927-29). Coltivó con amore la mú-
sica, lasciando composizioni di ottima ispira-
zione salesiana.
Opere
Don Bosco f andullo, Melodramma.
— Vari canti accademici, tra cui notevole: Preghiera
alia Vergine.
G. F.

14.3 Page 133

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Garneri Domenico
136
Garzón Gonzáles Anastasio
GARNERI, sac. Domenico, scrittore
n. a Sommariva Bosco (Cuneo-Italia) il 20 dic. 1876;
prof. perp. a Ivrea il 4 ott. 1894; sac. a Catania il
31 marzo 1900; -j- a Piossasco il 3 nov. 1962.
Ardente zelo e generositá di cuore nelPaposto-
lato salesiano caratterizzano i 68 anni di vita re-
ligiosa di don Garneri. Fin dal 1914 lavoró in
Sicilia in varié mansioni e poi come segretario
di quel grande salesiano che fu don Bartolomeo
Fascie, allora ispettore. Seguí poi il suo supe-
riore in Liguria e, nel 1919, a Torino, quando
don Fascie fu eletto Direttore Genérale delle
Scuole salesiane. Da allora, mentre attendeva
con diligenza ai lavori di segreteria e al mini-
stero sacerdotale, svolse puré un belPapostolato
della stampa. Nel 1923, seguendo le direttive
di don Rinaldi, fondo Gioventü Missionaria;
nel 1927 assunse la direzione del Bolleffino Sa-
lesiano, che tenne per sette anni (1926-33).
Nel 1937, morto don Fascie, restó segretario
del successore, don Renato Ziggiotti. Contempo-
ráneamente veniva incaricato della segreteria ge-
nérale degli Ex-allievi e della redazione di Voci
Fraterne. Fu direttore di Torino-Lemoyne
(1942-45) e di Piossasco (1953-56).
Opere
Suor Maddalena Morano, delle Figlie di M. A.,
Torino, SEI, 1923, pp. 263.
Don Paolo Albera, secando successore di Don Bosco,
Torino, SEI, 1939, pp. 500.
Don Raffaele Crippa, salesiano, Torino, SEI, 1934,
pp. 125.
P. Z.
GAROLERA MASFERRER coad. Matteo,
servo di Dio, martire
n. a San Miguel de Olladels (Gerona-Spagna) Til nov.
1887; prof. a Carabanchel Alto il 26 luglio 1916;
f a Madrid il 2 ott. 1936.
Nella giovinezza fu pastore e contadino. Dopo
la professione fu cuoco nel collegio di La Co-
ruña e di Orense. La sua ultima obbedienza fu
il collegio di Ronda di Atocha, a Madrid. Era
di esempio nelPesatta osservanza dei suoi doveri
e un grande lavoratore. Amava soprattutto in-
segnare il catechismo ai piccoli. I cooperatori
che egli visitava di tanto in tanto per ordine dei
superiori, ebbero la piü grande stima per il re-
ligioso esemplare. Durante la rivoluzione mar-
xista (1936), il collegio fu occupato dai rossi.
.11 coadiutore fu messo contro il muro con i
suoi confratelli. Egli allora estrasse il suo ro-
sario e cominció a pregare. A qualcuno che vo-
leva raccomandargli la prudenza, rispóse: « Pos-
sono benissimo uccidermi, cosí saró piü presto
in paradiso ». Fu liberato e visse in cittá presso
amici. Diceva spesso che avrebbe dato volen-
tieri la sua vita per la salvezza della Spagna. II
1° ottobre 1936 fu arréstate con tre sacerdoti.
Come tessera di riconoscimento il coadiutore
mostró un libro di preghiere, che fu per lui il
« corpo del delitto ». Fu fucilato in luogo sco-
nosciuto. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
CARROÑE sac. Evasio, missionario
n. a Grana (Asti-Italia) il 9 novembre 1891; prof.
perp. il 3 ott. 1886; sac. il 12 maggio 1889; -J- a Viedma
(Argentina) 1'8 genn. 1911.
Entró airOratorio di Torino alPetá di 18 anni.
Un giorno mentre si confessava da don Bosco,
il Santo gli disse tutti i suoi peccati. Qualche
giorno piü tardi gli predisse che sarebbe diven-
tato sacerdote e missionario. Egli assistette per
ben tre volte all'estasi di don Bosco durante la
santa Messa. II 10 novembre 1885 vestí Pabito
chiericale per mano di don Bosco stesso. Partí
per la Patagonia con mons. Cagliero e fu suo
braccio destro al tempo della fondazione di una
farmacia e di un ospedale salesiano a Viedma.
A parecchie riprese vide arrivare all'ospedale
degli indi mandati da un missionario che so-
migliava a don Bosco stesso, il che essi testi-
moniavano dopo aver visto un ritratto del Santo.
Per i suoi numerosi servizi di medico, il Go-
verno argentino lo nominó dottore in medicina
honoris causa, e con Papprovazione della Chiesa
e dello Stato argentino esercitó in pubblico
Parte medica.
A. c.
GARZÓN GONZÁLES coad. Anastasio,
servo di Dio, martire
n. a Madrigal de las Altas Torres (Avila-Spagna) il
7 sett. 1908; prof. Carabanchel Alto il 15 agosto 1929;
f a Madrid il 28 nov. 1936.
AlPetá di 14 anni entró nella scuola professio-
nale di Ronda di Atocha (Madrid), e imparó il
mestiere di meccanico. Finito il noviziato, fu

14.4 Page 134

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Garzón Gonzáles Anastasio
137
Gavarino Cario
mandato (1933) in Italia per gli studi di per-
fezionamento nel mestiere. Al ritorno in patria
fu nominato capo laboratorio. Fu maestro ca-
pace, assistente diligente e si guadagnó presto
la stima degli allievi. Durante la rivoluzione
marxista (1936) si rifugió in casa dei parenti
di un allievo. Tre giorni dopo dovette cam-
biare posto e visse sconosciuto in una piccola
pensione. II 6 setiembre 1936 fu arrestato dai
soldati rossi che lo riconobbero per autista del
collegio. Nella prigione si mostró sereno, sem-
pre pronto a incoraggiare e serviré gli altri. II
suo martirio avvenne insieme con quello del
chierico Giusto Juanes. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 9 ottobre 1936.
c. A.
GASBARRI sac. Giovanni, missionario
n. a Civita Lavinia (Roma-Italia) il 5 nov. 1886; prof.
a Genzano di Roma il 15 sett. 1908; sac. a Monte-
video (Uruguay) il 28 genn. 1917; f a Lima (Perú)
il 10 ott. 1967.
Dopo la professione religiosa partí per l'Ame-
rica Latina. Qui fu direttore a San Luis Potosí
(Messico) (1928-30), a Sucre (Bolivia) (1931-
1933). Tornato in Italia fu ancora direttore a
Mussolinia (Sardegna) (1936-37). Ma nel 1946
ottenne di ritornare ancora in America, nel
Perú. Qui fu direttore ad Ayacucho (1946-48).
Poi si dedicó all'apostolato fra i carcerati. Per
la sua carita verso questi infelici, la stampa del
Perú lo ha definito « el Ángel de los presos »
(PAngelo dei carcerati).
In questo ministero don Gasbarri fu veramente
eroico fino alia fine della vita. Per vent'anni si
dedicó ai carcerati con una carita pastorale che
gli faceva condividere le sofferenze fisiche e mo-
rali di quegli infelici. Li visitava ogni settimana
nei diversi reclusori e tutti lo rispettavano per-
ché vedevano in lui il piú grande amore e di-
sinteresse. Godeva quando poteva riconciliarli
con Dio e portare loro il Signore. A tantissimi
adulti diede la gioia di fare la Prima Comu-
nione. Le feste di Maria Ausiliatrice e della Ma-
donna del Carmine erano celébrate nelle carceri
con solennitá. In due occasioni la sua figura
fu messa in risalto da tutta la stampa nazionale.
Si trattava di due condannati a morte, uno nel
1958 e l'altro nel 1966: don Gasbarri volle re-
stare vicino ai condannati fino alia fine, e ot-
tenne che tutti e due morissero pienamente ras-
segnati e riconciliati con Dio. Alia sua morte,
la stampa e la televisione ne esaltarono la carita
eroica, dicendolo emulo di san Giuseppe Ca-
fasso, onore della Famiglia salesiana e gloria del
sacerdozio cattolico. II Presidente della Repub-
blica mandó un rappresentante personale a por-
tare le sue condoglianze ai Salesiani e ad assi-
stere alie estreme onoranze.
p. z.
GATTI sac. Cario, ispettore
n. a Predosa (Alessandria-Italia) il 10 nov. 1875; prof.
perp. a Torino Til dic. 1891; sac. a Gerusalemme
(Israele) il 4 giugno 1898; f a Roma il 19 sett. 1947.
Vivente don Bosco si legó alia Societá Salesiana,
dopo aver conosciuto e parlato col Santo nel-
l'istituto di Genova-Sampierdarena. Partí quindi
ancor chierico per la Palestina ove raggiunse il
sacerdozio e si cattivó la stima e la fiducia del
can. Belloni, che rimise nelle sue maní l'orfa-
notrofio di Betlemme (1902-08). Fu poi diret-
tore a Roma-Testaccio (1908-09), Pontebosio
Tose. (1910-15), Collesalvetti (1915-19), La
Spezia (1921-24). Ritorno ancora in Palestina
come ispettore di tutte le case salesiane di
Egitto e Palestina (1925-31), che seppe infor-
mare alio spirito di don Bosco con l'esempio di
un fervore di vita e di osservanza religiosa ve-
ramente edificante. Trascorse gli ultimi anni a
Roma, curando la versione delPopera di P. Janin
sulle Chiese orientali e soprattutto la compila-
zione del vocabulario arabo-italiano, affidatogli
dal Governo e condotto felicemente a termine
con l'aiuto di altri dotti arabisti.
G. F.
GAVARINO coad. Cario
n. a Pievetta (Cuneo-Italia) il 5 ott. 1868; prof. a San
Benigno Can. il 23 sett. 1888; f a Pinerolo il 18
giugno 1966.
A 17 anni entró nelPOratorio di Valdocco. Fino
allora aveva lavorato nei campi. II cugino Felice
Gavarino, coadiutore salesiano, lo invitó alPOra-
torio, dove c'era bisogno di un aiuto-panettiere.
Incontrato don Bosco per la prima volta, ebbe
da lui un lungo sguardo affettuoso: lo ricordó
poi sempre. Cosí cominció a fare il panettiere
per gli ottocento ragazzi dell'Oratorio e per
sessant'anni continuó in quel mestiere. Don Bo-

14.5 Page 135

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Gavarino Cario
138
Gennaro Andrea
seo un giorno incontrando un gruppo di ragazzi,
tra i quali c'era Gavarino, aveva sussurrato a
don Rúa: « Tra questi ragazzi alcuni divente-
ranno vecchi ». Gavarino che lo seppe, lo ri-
tenne sempre detto per sé. Nella casa di Pine-
rolo continuó fino all'ultimo (97 anni) a ren-
dersi utile in qualche lavoro, che alternava con
la preghiera. Anima cristallina, sempre giovane,
tutta di Dio e di don Bosco.
A. R.
GAVINELLI sac. Antonio
n. a Bellinzago Novarese (Italia) il 27 nov. 1885; prof.
a Foglizzo il 29 sett. 1903; sac. a Frascati il 17 ago-
sto 1912; f a Bologna il 31 maggio 1968.
Fu il primo direttore e párroco dell'opera sale-
siana di Rimini (1919-25). Qui accolse orfani
di guerra e collaboró con mons. Maccolini e sua
sorella per la fondazione di quest'opera: per
farla conoscere pubblicó il mensile Lavoro e
Preghiera. Fu puré il primo párroco alia « Sacra
Famiglia » di Ancona (1926-30), ove fondo il
periódico mensile La Chiesa della Sacra Fa-
miglia. Infine fu il primo párroco salesiano al
« Sacro Cuore » di Bologna (1930-64). Due volte
ricostrui questo tempio del Collamarini, rovi-
nato una prima volta per il crollo della cupola
(21 novembre 1929) e una seconda volta per
i bombardamenti di guerra nel setiembre 1943.
Nel 1948 restauró la « Villa Spada » a Castel
de' Britti, semidistrutta dalla guerra, per fon-
dare l'ospizio pro orfani di guerra. Nel 1958
lanció la campagna per il tempio e Topera de-
dicata a san Giovanni Bosco in Bologna, com-
perando il terreno e metiendo poi mano alie
costruzioni. Diffuse sempre la devozione al
Sacro Cuore di Gesü. A Bologna sostenne an-
cora la pubblicazione del periódico II Santuario
del Sacro Cuore, che ebbe larghissima diffusione.
p. z.
GENNARO sac. Andrea, teólogo moralista
n. a Trino Vercellese (Italia) il 25 agosto 1878; prof.
a Valsalice il 13 aprile 1896; sac. il 23 marzo 1901;
f a Torino Pll genn. 1961.
Frequentó le scuole ginnasiali nell'istituto sale-
siano di Trino Vercellese e fece il noviziato a
Foglizzo. Studió la teologia all'Oratorio di Val-
docco, sotto la guida del teol. Francesco Paglia,
del teol. Luigi Piscetta e del can. Augusto Berta.
Conseguita la laurea in sacra teologia presso la
facoltá teológica del seminario di Torino, fu
ordinato sacerdote dal card. Richelmy. Segre-
tario di don Giulio Barberis fino al 1905,
maestro dei novizi a Genzano di Roma fino al
1911, nel 1912 fu inviato come professore di
morale a Foglizzo, alio Studentato céntrale della
Congregazione, e la do~
veva trovare la sua vera
vocazione di moralista,
a cui consacró tutto il
restante della sua lunga
vita. Quando, a causa
della guerra, si chiuse lo
Studentato di Foglizzo,
egli fu fino al 1920 di-
rettore delPistituto del
Martinetto a Torino, ma quella non fu che una
parentesi. In quelPanno ritornó alio Studentato,
e i superiori lo incaricarono di integrare e ag-
giornare i testi di morale giá editi del teol. Luigi
Piscetta. Fu cosí che, lavorando con una tenacia
e una metodicitá incomparabili, completó e con-
dusse a termine Topera del Maestro, e i suoi
sette volumi di teologia morale divennero testo
apprezzato negli studentati della Congregazione
e in parecchi seminari. Si era intanto traspor-
tato lo Studentato teológico a Torino ed egli
incominció la col labor azione a Perfice Munus,
come solutore dei casi mensili di coscienza, e
tale collaborazione lo resé noto a tutto il clero
italiano.
Nel 1936, quando il Rettor Maggiore don Rical-
done pensó a costruire in seno alia Societá Sa-
lesiana una facoltá di teologia, don Gennaro fu
scelto come docile strumento per Pimpresa, e
nel 1939 fu il primo direttore della rivista Sa-
le sianum, divenendo nelPanno seguente, quando
si ebbe Papprovazione canónica del Pontificio
Ateneo Salesiano, il primo Rettor Magnifico. Gli
anni del suo rettorato, anni della guerra e del
dopoguerra, non furono certo anni felici. Nel
19.52, volendo dedicarsi completamente alia ri-
fusione del suo testo di teologia morale, chiese
e ottenne di essere esonerato dalla carica; ma
nel 1954 fu nominato Preside dell'istituto Su-
periore di Pedagogia e Scienze Religiosa delle
Figlie di Maria Ausiliatrice, e Panno seguente,
Assistente Religioso delle Suore di Betania del
Sacro Cuore di Vische Canavese. Tutto questo
lavoro gli impedí di condurre a termine la re-

14.6 Page 136

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Gennaro Andrea
139
Ghione Anacleto
visione del suo testo di morale, a cui tuttavia
attendeva con alacritá nel tempo che gli rima-
neva libero.
Fu certamente questa una delle caratteristiche
piü salienti di don Gennaro: Pordine e la te-
nada. Con l'ordine guadagnava il tempo, e con
la tenacia conduceva a termine le imprese piü
diíEcili. In tutte le difficoltá andava avanti col
sorriso sul labbro, lasciando parlare quelli che
non trovavano perfetto ció che egli faceva, ma
senza deflettere mai dal suo lavoro. Fu un buon
servitore di Dio, della Chiesa e della Congrega-
zione. Seppe traficare al cento per cento i ta-
lenti che il Signore gli aveva dato, con spirito
pratico e umiltá di cuore, senza stancarsi mai,
fino all'ultimo.
Opere
— L. PISCETTA - A. GENNARO, Elementa Theologiae
Moralis, ad Codicem luris Canonici exacta, Torino,
SEI, 7 voll, 1a ediz. 1922-1932, 6a ediz. 1949-1955.
Della 7a edizione, completamente rifusa, e che do-
veva uscire in 4 volumi, apparvero solo i primi due:
Vol. I, De Theologiae Moralis fundamentis, Torino,
SEI, 1955.
Vol. II, De obligationibus, Pars Prior, Torino,
SEI, 1959.
— L. PISCETTA - A. GENNARO, Elementorum Theo-
logiae Moralis Summarium, Torino, SEI, 1933,
pp. 821; la 3a ediz. usci nel 1949.
Ne fu fatta una traduzione italiana (Sommario di
Teología Morale, Torino, SEI, 1951, pp. 900) e
una spagnola.
La continenza periódica nel matrimonio, Torino,
Berruti, 1a ediz. 1936, 2a ediz. 1947, pp. 80.
Ne fu fatta dall'autore una traduzione latina: De
periódica continentia matrimoniali, Torino, Berruti,
1938, pp. 124.
—— Isterectomia. Liceitá dell'estirpazione di útero grá-
vido canceroso, Torino, Berruti, 1943, pp. 167.
Ripbsati, Colle Don Bosco, LDC, 1944.
La famiglia cristiana, Colle Don Bosco, LDC, 1951,
PP. 293.
La nuovct disciplina ecclesiastica sul digiuno eucari-
stico e sulle Mes se vespertine, Torino. Stab. Gr.
Moderno, 1953, pp. 46.
— Articoli in Salesianum, Perfice Munus, La voce del
popólo, ecc.
Bibliografía
« Bollettino Salesiano », marzo 1961, p. 85: II primo
Rettor Magnifico del Pontificio Ateneo Salesiano. —
E. VALENTÍN:, Due maestri di morale: il teol. L. Pi-
scetta e il dott. Don A. Gennaro, in « Salesianum »,
n. 1, 1961, pp. 136-167.
E. V.
GHERRA sac. Giovanni Battista
n. a Lemie (Torino-Italia) il 24 marzo 1865; prof
perp. a Valsalice il 2 ott. 1887; sac. a Faenza il 17 dic.
1892; f a Pindapoy (Argentina) il 23 genn. 1931.
Figlio di un macellaio, regularmente portava la
carne all'Oratorio di Torino, dove conobbe
don Bosco e Tamo, e presto divenne uno dei
suoi figli. II Santo gli disse un giorno: « Tu re-
sterai sempre con don Bosco e potrai fare
grandi cose ». Quando poi gli annunció la morte
del padre, don Bosco gli disse: « Mió caro Gio-
vanni, tuo padre é morro, ma e certamente in
cielo... Presto don Bosco lo raggiungerá ». In-
fatti qualche mese piú tardi moriva anche il
Santo. Ordinato sacerdote, fu per tre anni pro-
fessore a Firenze. Nel 1895 partí per PArgen-
tina e a Buenos Aires fu il primo direttore del-
l'oratorio, dove fu amato e venérate come no-
vello don Bosco. Col medesimo ardore e buon
successo fu poi direttore a Córdoba e a San Ni-
colás de los Arroyos. Nel 1926 Pobbedienza lo
chiamó nella nuova casa di Pindapoy, in cui
coronó la sua laboriosa vita sacerdotale.
c. A.
GHIONE sac. Anacleto, scrittore
n. a Nizza Monferrato (Asti-Italia) il 29 luglio 1855;
prof. a Lanzo il 25 sett. 1874; sac. a Torino il 7 giu-
gno 1879; f a Bari il 30 luglio 1925.
Lavoratore volenteroso e indefesso, fu carissimo
a don Bosco di cui lasció alcune memorie, e a
don Rúa che gli affidó delicate mansioni in
Italia e all'estero. Guidato da un alto senso di
carita, scrisse alcune opere popolari d'igiene e
per soccorsi d'urgenza, assai apprezzate, felice di
poter fare del bene.
Opere
Guida pratica popolare per l'assistenza degli am-
malati, Torino, Tip. Salesiana, 1895, pp. 160.
Igiene popolare: trattatello con dizionarietto, To-
rino, Tip. Salesiana, 1897, pp. 598.
Le passioni in genere: conseguenze e rimedi, Torino,
Ed. Buona Stampa, 1911, pp. 96.
Moralita e igiene in rapporto fra loro, ossia cause,
effetti e rimedi dell'immoralita, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1911, pp. 159.
Vini e bevande alcooliche: alcoolismo, Torino, SEI,
1912, pp. 126.
Igiene dell'agricoltore, Torino, SEI, 1912, pp. 208.
Igiene dello studente, Torino, SEI, 1913, pp. 242.
Assistenza morale e religiosa degli ammalati, To-
rino, Ed. S. Cuore, 1916, pp. 144.
D. G.

14.7 Page 137

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Ghivarello Cario
140
Giannini Isacco
GHIVARELLO sac. Cario,
primo segretario genérale, ecónomo genérale
n. a Pino Torinese (Italia) il 16 sett. 1835; prof. a
Torino il 14 maggio 1862; sac. a Torino il 21 mag-
gio 1864; f a San Benigno Can. il 28 febbr. 1913.
AlPetá di 20 anni entró nelPOratorio di Torino
e ricevette l'abito talare dalle maní di don Bo-
SCO Panno dopo. Fu compagno di Domenico
Savio. Fu presente alia
fondazione della Societá
il 18 dicembre 1859;
ancor chierico fu eletto
membro del Consiglio
Superiore come segre-
tario, carica che tenne
fino al 1876, quando fu
nominato Ecónomo Ge-
nérale. Nel 1880 fu so-
stituito da don Sala. QuelPanno don Bosco lo
mandó a Saint-Cyr (Francia) per dirigere Por-
fanotrofio San Isidoro. Poi fu direttore a Mathi
in Italia (1882-88).
Nel sogno della ruota don Bosco lo vide in atto
di legare i covoni al tempo della mietitura, il
che significava il suo apostolato del confessio-
nale. In occasione della sua ordinazione don Bo-
sco aveva predetto che egli sarebbe stato soprat-
tutto confessore, e nel confessionale poté mo-
strare il suo cuore di padre.
Don Ghivarello ebbe anche il genio costruttore:
opera sua furono il coro della basilica di Maria
Ausiliatrice, le due sacrestie laterali e il palazzo
della portineria. Costrui anche la piccola gal-
leria e la cappelletta accanto alia camera di
don Bosco. A Mathi continuó Popera di inge-
gnere con la costruzione dei primi edifici della
cartiera, e a San Benigno Canavese, dove passó
25 anni della sua vita, costrui la cappella del
collegio e organizzó un eficiente laboratorio di
meccanica. Don Ghivarello portó dappertutto e
trasfuse in altri il suo entusiasmo per Pagricol-
tura e frutticultura, che voleva básate su studi
e programmi razionali. Scrisse anche L'esame di
coscienza, libro che fu usato per molto tempo,
e un testo: Gli avvitamenti metrici.
E. C.
GIACONE sac. Antonio, missionario
n. a Montaldo Roero (Cuneo-Italia) il 3 luglio 1897;
prof. a Torino 1'8 nov. 1916; sac. a Santiago (Cile) il
22 dic. 1923; f a Recife (Brasile) il 4 ott. 1968.
Questo autentico missionario lavoró quasi tutta
la vita nelle Missioni d'America. Partí ancor
chierico per il Cile (1919). Compi il suo tiro-
cinio a Valparaiso e a Santiago, dove fu ordi-
nato sacerdote. Di la passó nel Brasile alie Mis-
sioni del Rio Negro, che movevano' i primi
passi: vi rimase per 40 anni, quasi immedesi-
mato con la tribu dei Tucanos, di cui ha la-
sciato una preziosa Grammatica e un Dizio-
nario. Fu direttore a Taraquá (1931-34). Era
socio delPlstituto Geográfico e Storico della
Amazzonia.
Opere
Catechismo portoghese-tucano, 1933.
I « Tucanos » e le altre tribu del U aupes, 1949.
Piccola grammatica e Dizionario della lingua macú,
1955.
Piccola Grammatica e Dizionario della lingua tala-
sen o turiano, 1962.
Grammatica, Dizionario e fraseología delle lingue
dahceie o tucana, 1965.
flecóla Grammatica e Dizionario della lingua kotiria
o uanamo, 1967.
— Inédito: Esperienze missionarie del Rio Negro.
P. Z.
GIANNINI sac. Isacco, scrittore
n. a Beitgiallah (Palestina) il 24 nov. 1878; prof. perp.
a Betlemme P8 dic. 1897; sac. a Gerusalemme il 21
sett. 1901; f a Torino il 24 aprile 1967.
Si compiaceva di aver goduto le predilezioni del
primo successore di don Bosco. Il ven. don Rúa,
infatti, lo aveva eletto, giovanissimo, direttore
della casa salesiana di Gerusalemme (1904-06)
e poi di Beitgemal (1908-15). Dopo essersi pro-
digato in molteplici attivitá salesiane in Pale-
stina, venne in Italia e fu párroco di Nostra
Signora della Nevé a La Spezia, dove lasció ri-
cordo del suo zelo e della sua carita. Svolse
puré un apprezzato lavoró come docente di teo-
logia in vari studentati in Piemonte e nel Ve-
neto. Don Giannini, sotto un'apparenza quasi
ruvida, nascondeva un cuor d'oro: forse sta qui
il segreto dell'aífetto e della simpada che seppe
suscitare dovunque svolse il suo apostolato di
sacerdote zelante e di salesiano fedelissimo a
don Bosco.
Pubblicazioni
(tutte della SEI, Torino)
Difendi tua Madre (Maria SS.ma), pp. 96. — L'Arca
della salvezza (La vera Chiesa), pp. 112 La Roccia
incrollabile (II Papato), pp. 100. — I Grandi del Re-
gno (II culto dei Santi), pp. 104 — II fármaco infalli-
bile (La Confessione), pp. 128 — La dolente atiesa
(II Purgatorio), pp. 136 — Le veré ricchezze (Le ope-

14.8 Page 138

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Giannini Isacco
141
Gioia Federico
re buone), pp. 128 — II Solé della vita (L'Eucaristia),
pp. 140 — II Messaggio divino (La Bibbia e la Tradi-
zione), pp. 108 — Chi sonó i testimoni di Geova,
pp. 116 — I due smeraldi della sua Corona (L'Imma-
colata e l'Assunzione di María), pp. 124 — La babele
protestante, pp. 112 — II celibato ecclesiastico, pp. 104
II Sacerdozio Cattolico, pp. 92 — Tutti i giorni e
Pasqua, pp. 112 — Alie sorgenti della vita, Colle Don
Bosco, LDC, 1950, pp. 149 — Articoli vari in Sale-
sianum e Pernee Munus.
P. Z.
GIEBEL sac. Floriano, scrittore
n. a Sandowice (Silesia-Polonia) il 2 maggio 1881;
prof. a Ivrea (Italia) il 6 ott. 1900; sac. a La Paz (Bo-
livia) il 15 dic. 1907; f a Lima (Perú) Ü 27 ott. 1954.
Tredicenne lasció la patria per recarsi a Torino
da don Bosco. Giovane chierico salpó per l'Ame-
rica (1901), diretto alPispettoria Perú-Boliviana.
La Paz fu il campo principale della sua attivitá
salesiana per ben 53 anni. Fu direttore a Cuzco
(1912-15), a La Paz (1915-24), a Sucre (1924-
1931), a Cuzco (1931-34), a Yucay (1934-39),
a Sucre (1939-54). Don Giebel fu un religioso
dal costante buonumore, un gran lavoratore, un
uomo di felici iniziative, rotto alia fática e al
sacrificio. Amó la Bolivia come sua seconda
patria. Fu apprezzato autore di testi scolastici
per le scuole elementari e medie, adottati nelle
scuole pubbliche. Cominció con testi di scienze
fisiche e naturali; Storia della Bolivia, Geografía
nazionale, e altri opuscoli per la scuola. Ma
Topera che gli diede rinomanza é la collana di
libri di lettura per i sei corsi elementari, che per
molti anni ebbero una tiratura annua di 20.000
esemplari ciascuno, in belle edizioni a colori:
libri ricercati in tutta la Nazione come i migliori
testi di lettura.
Opere
Silabario del niño boliviano, La Paz, Ed. Don Bo-
sco, 1940.
Quiero leer, La Paz, Ed. Don Bosco, 1940.
Progresando, La Paz, Ed. Don Bosco, 12a ediz.,
1940, pp. 147.
En marcha, La Paz, Ed. Don Bosco, 12a ediz.,
1940, pp. 147.
Siempre Adelante, La Paz, Ed. Don Bosco, 10a ediz.,
1940, pp. 160.
Hacia la Cumbre, La Paz, Ed. Don Bosco, 10a ediz.,
1940, pp. 145.
En la Cumbre, La Paz, Ed. Don Bosco, 10a ediz.,
1940, pp. 183.
Lecciones de Historia de Bolivia, La Paz, Ed. Don
Bosco, 14a ediz., 1940, pp. 233.
Testi scolastici approvati dal Ministero della Pub-
blica Istruzione il 3 setiembre 1940.
P. Z.
GIL ARRIBAS coad. Valentino,
servo di Dio, martire
n. a Rábano (Valladolid-Spagna) il 14 febbr. 1897;
prof. a Carabanchel Alto il 26 luglio 1916; -J- a Ma-
drid il 28 nov. 1936.
Studió dai padri Passionisti, che per il suo ca-
rattere vivo lo mandarono a casa dopo un al-
terco con un altro allievo. Ma egli sentiva la
chiamata del Signore e nel 1911 entró nel col-
legio salesiano di Carabanchel Alto. Pero do-
vette lasciare gli studi a malincuore. Fatto il
noviziato a Carabanchel Alto, vi si fermó in
qualitá di cuoco. Praticava la carita fraterna
cercando di accontentare i suoi confratelli nel
miglior modo possibile. Durante la rivoluzione
marxista si rifugió presso amici. II 17 novembre
1936 fu arréstate dai soldati rossi sotto l'accusa
di essere stato in casa di_preti; perció condotto
in prigione, subí il martirio insieme col chierico
Giusto Juanes. II processo diocesano di beati-
ficazione fu introdotto il 9 ottobre 1936.
c. A.
GIOFFREDI sac. Eugenio, ispettore
n. a Montemagno (Asti-Italia) il 19 luglio 1888; prof.
a Foglizzo il 15 sett. 1906; sac. a Ivrea il 21 sett.
1918; f a Cumiana il 3 dic. 1964.
I primi anni di vita religiosa per motivi di sa-
lute dovette trascorrerli in case di riposo. Di-
ventato sacerdote e rimessosi miracolosamente
in forze, ebbe presto incarichi di fiducia. Fu di-
rettore a Ivrea (1923-25), poi direttore e mae-
stro di novizi a Chieri-Villa Moglia (1925-30),
direttore dello studentato filosófico a Foglizzo
(1930-35) e delPistituto internazionale a Torino
(1935-42). Nel 1942 Pobbedienza lo volle ispet-
tore della Novarese (1942-48) e poi dell'ispet-
toria Céntrale (1948-50). Era abitualmente se-
reno, anche se sempre sofférente in salute: no-
bile e riservato nel tratto, amabile, esigente e
comprensivo, generoso e austero a un tempo.
Come confessore nell'istituto agrario missio-
nario di Cumiana passó 15 anni, edificando con
la sua umile vita di religioso.
A. R.
GIOIA sac. Federico, missionario
n. a Magliano Sabino (Rieti-Italia) il 29 nov. 1866;
prof. perp. a Torino il 2 ott. 1887; sac. a Montevideo
(Uruguay) il 10 agosto 1892; f a Niteroi (Brasile) il
25 giugno 1949.

14.9 Page 139

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Gioia Federico
142
Giovannini Giacomo
Una buona vocazione del seminario di Magliano
Sabino, allora diretto dai Salesiani; venne ac-
colto da don Bosco stesso e formato alia vita
salesiana dal servo di Dio don Filippo Rinaldi.
Fece il noviziato con don Andrea Beltrami. Poi
partí per l'Uruguay e di la passó nel Brasile
a prodigare il suo apostolato in vari istituti, di-
rigendo anche alome case di formazione; in-
fatti fu direttore a Guarantiguetá (1899-1903),
Ponte Nova (1903-04), Araras (1905-06), Gua-
rantiguetá (1906-09), Ypiranga (1929-31).
G. F.
GIORDANO mons. Lorenzo,
ispettore, prefetto apostólico
n. a Cirié (Torino-Italia) il 30 luglio 1856; prof. a
Lanzo il 19 sett. 1873; sac. a Toulon (Francia) il 21
dic. 1878; pref. apost. il 1° agosto 1916; f a Javary
(Brasile) il 4 dic. 1919.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Lanzo
Torinese nel 1868. Si ascrisse alia Pia Societá
Salesiana nel setiembre 1872. Giovane chierico,
lavoró con zelo nelle case salesiane in Francia,
dove ricevette gli ordini
sacri e fu ordinato sa-
cerdote. Di la partí per
TAmerica nel 1881. Pri-
mo campo del suo lavo-
ro fu il collegio Pió di
Villa Colón (Uruguay);
quindi passó in Brasile,
direttore e poi ispetto-
re delle case salesiane
del Nord (1908-12). Nel 1916 fu nominato Pre-
fetto Apostólico del Rio Negro. Di belPingegno
e di grande cuore, lavoró indefessamente, racco-
gliendo ovunque buoni frutti. A Jaboatao co-
strusse un santuario in onore di Maria Ausi-
liatrice. Pubblicó anche varié opere su argo-
menti religioso-morali e agrari. Ricordiamo le
spiegazioni dei Vangeli delle domeniche, in due
volumi, col titolo Linóes populares de perseve-
ran^a. II sacrificio che don Lorenzo Giordano
si impose con la vita missionaria fu grande. Era
partito per il basso Rio Negro, nel Padauiry,
ove era raccolta la maggior parte della popola-
zione per Pestrazione della gomma. La faceva
strage l'epidemia. Voleva anche incontrarsi col
sig. Giovanni Amazonas, alio scopo di rivedere,
con queirintelligente studioso, il manoscritto
della sua grammatica in nheengatú, prima di
mandarla a stampare a San Paulo. Morí in pochi
giorni, coito da misterioso male, a Javary.
B. S.
GIORGI sac. Stefano, ispettore
n. a Gatteo (ForÜ-Italia) il 17 aprile 1872; prof. a
Torino il 2 ott. 1892; sac. a Nice (Francia) il 26 marzo
1898; f a Recife (Brasile) il 23 nov. 1966.
Fece il noviziato e la filosofía in Italia, a Fo-
glizzo. Poi si trasferi in Francia, a Nice, ove
fece gli studi di teologia ed esercitó il primo
apostolato salesiano. Fu nominato direttore a
Marseille (1901). Passó quindi in Spagna: qui
fu direttore a Sevilla (1909-14) e poi venne no-
minato ispettore della Betica (1914-20). Ancora
direttore a Barcelona-Sarriá (1920-26) e a Cam-
pello (1926-28). La Santa Sede in questo tempo
lo nominó visitatore delle Religiose. Fu quindi
inviato visitatore del Portogallo e contemporá-
neamente direttore di Lisbona (1928-30). Final-
mente passó anche l'oceano e ando nel Brasile,
a Recife (1936) e in altre case; ma il centro
della sua attivitá fu soprattutto Recife, sede
dell'ispettoria, ove visse in veneranda etá (94
anni), edificando con la sua bontá e spiccata
fedeltá alie tradizioni salesiane.
p. z.
GIOVANNINI sac. Giacomo, missionario
n. a San Giusto (Torino-Italia) il 10 aprile 1862; prof.
perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Colón
(Uruguay) il 12 febbr. 1886; f Montevideo il 10 apri-
le 1953.
Entrato neirOratorio di Torino nel 1872, ebbe
piü volte occasione di confessarsi da don Bosco.
Un giorno, dopo averio ascoltato, il Santo gli
disse: « E perché non hai detto questo? ». II
ragazzo rispóse: « É vero: mi ero dimenticato ».
« Lo so che ti eri dimenticato; ma guarda di far
sempre bene Tésame di coscienza ». Nel 1881
il ch. Giovannini ottenne di partiré per l'Uru-
guay. Non poté mai dimenticare il distacco dal
Santo: « Egli ci guardava e piangeva. Gli si
domando perché piangesse: rispóse: "Perché voi
ve ne ándate e io non vi vedró piü". Quando ci
imbarcammo pióveva a dirotto. Don Bosco ci
accompagnó alia carrozza e diceva: "Guárdate
come il demonio é arrabbiato con noi, che vo-
gliamo serviré sempre il Signore!" ». Don Gio-

14.10 Page 140

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Giovannini Giacomo
143
Giulianelli Serafino
vannini non dimenticó queste ultime parole del
Padre e durante la lunga vita di 91 anni si
sforzó di presentare in se stesso il salesiano se-
condo il cuore di don Bosco.
p. z.
GIRAUDI sac. Fedele, ecónomo genérale
n. a Casalrosso (Vercelli-Italia) 111 nov. 1875; prof.
a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Milano Til aprile 1903;
f a Torino il 6 aprile 1964.
AlPetá di 12 .anni era entrato nelPOratorio di
Valdocco, dove aveva conosciuto don Bosco
e pochi mesi dopo aveva condiviso con la fa-
miglia dell'Oratorio il
dolore della morte del
Padre. Nel 1890 rice-
vette l'abito religioso
dal ven. don Rúa, e nel
1903 un altro grande
servo di Dio, il card.
Andrea Ferrari, arcive-
scovo di Milano, lo or-
dinó sacerdote. La sua
ascesa fu rápida. Dal 1907 al 1919 tenne la di-
rezione delle case di Intra e di Verona. Nel 1919
venne eletto ispettore delle opere salesiane della
Lombardia e del Véneto. Dopo soli cinque anni,
nel 1924, il servo di Dio don Filippo Rinaldi
10 chiamava a Torino come Ecónomo Genérale.
L'opera di don Giraudi come amministratore e
costruttore riempie il governo di tre Rettori
Maggiori e domina quasi mezzo secólo di storia
salesiana. Basterebbe ricordare l'ampliamento
della basilica di Maria Ausiliatrice, la moderna
sistemazione della cittadella salesiana di Val-
docco, la chiesa di Santa Maria Ausiliatrice e
11 tempio di San Giovanni Bosco in Roma, il
tempio di Don Bosco sul colle natio (in costru-
zione), i restauri e rabbellimento della chiesa
di San Francesco di Sales, la scuola agraria di
Cumiana, il « Rebaudengo » e l'« Agnelli » di
Torino, le imponenti opere salesiane romane
dell'istituto Pió XI al Tuscolano, dell'istituto
Teresa Gerini a Ponte Mammolo, dell'istituto
Don Bosco a Cinecittá e la grandiosa costru-
zione del Pontificio Ateneo Salesiano.
Don Giraudi ebbe per don Bosco l'amore che
caratterizza i primi grandi salesiani. La sua
gloria piü bella fu l'essere stato ecónomo ge-
nérale negli anni della beatificazione e cano-
nizzazione del Fondatore e di aver preso parte
attiva all'organizzazione del trionfale ritorno di
don Bosco alia sua basilica nel 1929 e del non
meno trionfale corteo della canonizzazione nel
1934. La stima che aveva della grandezza del
Padre gli faceva desiderare che per don Bosco
tutto fosse grande e degno della sua figura gi-
gantesca. Cosí volle che il suo altare nella ba-
silica di Maria Ausiliatrice fosse non solo
grande, ma monumentale; che il tempio di
San Giovanni Bosco in Roma fosse non solo
artistico e moderno, ma anche imponente e
maestoso; e cosí sognó il tempio sul Colle
Don Bosco di una grandiositá tale da dominare
tutta la regione e da creare un impressionante
contrasto con l'umilissima casetta natia. Altro
frutto di questo suo filiale amore fu la cura
assidua, quasi gelosa, della Casa Madre, sia per
la conservazione della parte piü sacra dell'Ora-
torio, sia per il rinnovamento degli altri edi-
fici, che in 40 anni furono in parte rifatti. Ma
l'oggetto piü caro delle sollecitudini fu la ba-
silica di Maria Ausiliatrice che egli, attuando
con ardimentosa fiducia un'idea che fu giá di
don Rinaldi e seguendo le direttive di don Ri-
caldone, ingrandi, abbelli, resé splendida di
marmi e di orí.
Don Giraudi aveva un aspetto sostenuto, quasi
severo; la voce autoritaria, il comando deciso.
Ma era il classico burbero benéfico. Don Gi-
raudi fu fedele, non solo di nome ma di fatto
e sempre, agli insegnamenti lasciati da don Bo-
sco ai Salesiani. Si spense a quasi 90 anni nella
sua diletta Valdocco, dopo aver visto il mirabile
sviluppo della Congregazione: nei 40 anni del
suo economato, le opere salesiane da 491 si
erano quasi triplicate.
Opere
L'Oratorio di Don Bosco, Torino, SEI, 1935,
pp. 356.
17 Santuario di Maria SS. Ausiliatrice, Torino, SEI,
1948, pp. 272.
Manuale di amministrazione, Torino, Tip. Salesiana,
1960, pp. 202.
P. Z.
GIULIANELLI coad. Serafino
n. a Rimini (Forll-Italia) il 3 genn. 1866; prof. a San
Benigno Can. il 3 ott. 1886; f a Roma il 2 febbr. 1939.
Accolto giovanetto alPOratorio di Torino dallo
stesso don Bosco, godette Paffetto paterno del
Santo, che, ammessolo alia vita salesiana, lo

15 Pages 141-150

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15.1 Page 141

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Giulianelli Serafino
144
Gomes De Oliveira Elve2io
mandó a Roma nel 1887, appena inaugurata la
basílica del Sacro Cuore: doveva ordinare l'espo-
sizione dei lavori eseguiti dagli alunni artigiani,
quale omaggio al Papa per il giubileo sacerdotale
di Leone XIII. A Roma rimase tutta la sua vita,
dedicandosi all'educazione dei giovanetti del-
l'ospizio Sacro Cuore e aprendo la Libreria Edi-
trice Salesiana che diresse per piü di 50 anni
fino alia morte. La sua abilitá, la laboriositá e
il suo ottimo spirito religioso lo resero caro a
tutti e gli meritarono la stima di eminenti per-
sonaggi della Chiesa e del laicato.
G. F.
GLAB sac. Taddeo
n. a Zawada (Polonia) il 17 agosto 1901; prof. a Ple-
zow il 17 luglio 1918; sac. a Torino (Italia) il 9 lu-
glio 1928; f a Varsavia nelPagosto 1944.
Nel 1939 egli era addetto alia Nunziatura Apo-
stólica. Al principio della guerra il palazzo della
Nunziatura piglió fuoco e don Glab riusci a
salvare tutto l'archivio, per cui la Santa Sede gli
decretó la decorazione « Pro Ecclesia et Ponti-
fice ». Durante la rivoluzione di Varsavia nel
1944, fu preso in ostaggio con 300 cittadini, fu-
cilato e bruciato nel crematoio. Don Glab fu un
salesiano esemplare e un santo sacerdote nel
lavoro ministeriale. Era entusiasta della sacra li-
turgia e da tempo lavorava per .comporre un
libro di liturgia popolare; purtroppo il mano-
scritto ando perduto durante il suo arresto-:
p. T.
GOLDA sac. Cario
n. a Tychy (Polonia) il 23 dic. 1914; prof. a Czerwinsk
il 23 luglio 1932; sac. a Roma il 18 dic. 1938; f a
Oswiecim il 14 maggio 1942.
Celebró la sua prima Messa nelle catacombe di
San Callisto alPaltare di una martire, santa Ce-
cilia. Conseguita la licenza in sacra teología alia
Uníversita Gregoriana, tornó in Polonia (1939).
Arrestato il 30 dicembre 1941 dalla Gestapo,
venne pórtate al « campo della morte » di Os-
wiecim, dove sacrificó la sua vita per il segreto
sacraméntale con la fucilazione. Don Golda fu un
religioso pió, zelante nelPesercizio del sacro mi-
nistero. Persino i soldati tedeschi, addetti al ser-
vizio del campo di concentramento di Oswiecim,
andavano a confessarsi da lui.
p. T.
GOMES DE OLIVEIRA mons. Elvezio,
arcivescovo
n. ad Anchieta (Brasile) il 19 febbr. 1876; prof. perp.
a Ivrea (Italia) il 4 ott. 1894; sac. a Guiaba (Brasile)
il 9 giugno 1901; el. vesc. il 15 febbr. 1918; cons. il
15 luglio 1918; f a Mariana il 25 aprile 1960.
Nell'anno della morte di don Bosco, Elvezio fu
affidato ai Salesiani di Niteroi. Qui l'ideale del
sacerdozio e della vita salesiana affascinarono
quel ragazzo buono e intelligente. Ordinato sa-
cerdote, esplicó successivamente tutte le attivitá
di un collegio salesiano, manifestando in pieno
le sue esimie qualitá. Animo aperto a tutte le
esigenze religiose, economiche e sociali della sua
gente, si distinse in varié attivitá, portando un
soffio di vita nuova in ogni iniziativa di bene.
Giornalista dalle idee lucide e immediate, di-
resse, tra Paltro, la rivista Santa Cruz.
Nel 1918 era consacrato vescovo, nuova gemma
nella corona dei numerosi vescovi che la Con-
gregazione ha dato alia
Chiesa nel Brasile fino
ad oggi. Per quattro an-
ni lavoro nella diócesi
di Maranhao. E quando
ottenne dal Papa l'ere-
zione della sede in archi-
diocesi, fu trasferito a
Mariana come arcivesco-
vo coadiutore di mon-
signor Silverio Gomes Pimenta, a cui succe-
dette quell'anno stesso, incominciando il suo
fruttuoso governo di 38 anni a Mariana. La
sua operositá brilló in diversi campi. Anzitutto
in quello dell'educazione, con la fondazione di
cinque collegi cattolici. Organizzó il Museo di
Arte Sacra per salvare le opere dell'epoca colo-
niale, cedendolo poi al Governo. La protezione,
di cui fu largo alie scienze storiche, gli valse la
elezione a socio onorario dell'Istituto Storico
e Geográfico dello Stato di Minas Gerais. Spe-
ciale cura ebbe per i poveri e i malati, promo-
vendo la fondazione di orfanotrofi, di ricoveri e
ospedali, creando una congregazione femminile
con queste finalitá caritative. S'impegnó nella
costruzione di chiese e di convenienti abitazioni
per i parroci. Ma ció che piü difettava non
erano le canoniche, ma i preti. Spirito obiet-
tivo e pratico, si diede all'azione. II seminario
minore fu da lui restaúrate e ripopolato; eresse
il seminario maggiore per seminaristi di varié

15.2 Page 142

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Gomes De Oliveira Elvezio
145
Gómez Saez Andrea
diócesi. Creó un fondo per sostenere le voca-
zioni povere.
Mons. Elvezio si staglia nella storia della Chiesa
e della Congregazione nel Brasile come figura
singolare. La sua operositá si esplicava attra-
verso un'azione ordinata e raccolta; la sua rigi-
dezza di volontá si addolciva con una freschezza
di spirito che si manifestava nelPabituale sere-
nitá. Ma la virtú che piü armonizza con la sua
statura é la fortezza. Quando la cittá di Sao
Joáo del Rei, durante una rivoluzione, stava per
essere bombardata, l'arcivescovo in persona si
recó sul posto tra il fischiare delle pallottole,
riuscendo a compiere un'eíficace opera di pa-
cificazione.
La Santa Sede riconobbe i suoi meriti conceden-
dogli i titoli di Conté Romano e Assistente al
Soglio Pontificio, e il Governo brasiliano deco-
rándolo con la piü alta onorificenza del Paese.
p. z.
GOMES DE OLIVEIRA mons. Emanuele,
vescovo
n. ad Anchieta (Brasile) il 9 genn. 1874; prof. perp. a
Lorena il 29 genn. 1896; sac. a San Paulo il 16 giugno
1901; el. vesc. il 27 ott. 1922; tr. a Goiás; f in Sil-
vania il 12 maggio 1955.
Completó nel collegio salesiano di Niteroi
Peducazione cristianissima avuta in famiglia, e
poi entró nella Societá Salesiana, dove le sue
doti di educatore e di apostólo ebbero vasto
campo nella direzione di vari collegi: Guiaba
(1903-12), Campiñas (1912-19), Niteroi (1922),
finché la Santa Sede lo
elesse vescovo di Goiás,
suffraganea della archi-
diocesi di Mariana, retta
dal fratello mons. Elve-
zio, anch'egli salesiano.
É difficile illustrare in
breve il lavoro pastora-
le e organizzativo com-
piuto da lui nella vastis-
sima diócesi. Diremo solo che fondo molti col-
legi, sempre fiorentissimi, e le due facoltá di fi-
losofía e diritto nella capitale goiana, meritando
i piü alti elogi delle autoritá, che lo stimavano
« il maggior benefattore dello Stato di Goiás ».
Alia sua morte il governo regionale ordinó il
lutto ufficiale. Ai funerali partecipó il governa-
tore dello Stato di Goiás con le altre autoritá.
p. z.
GÓMEZ CONTIOSO sac. Emanuele,
servo di Dio, martire
n. a Monguer (Utrera-Spagna) il 13 marzo 1877; prof.
a San Vicente deis Horts il 14 nov. 1897; sac. a Se-
villa il 28 marzo 1903; f a Málaga il 24 sett. 1936.
Fatti gli studi nel collegio salesiano di Sevilla,
entró nel noviziato, dove ricevette la veste ta-
lare dalle maní del servo di Dio don Filippo Ri-
naldi, ispettore. Compiuto il tirocinio a Sarria
e Sevilla, cominció la teologia e fu ordinato dal
servo di Dio card. Spinola. Nel 1911 fu fatto
direttore, successivamente, di Málaga, Córdoba,
Ecija e di nuovo di Málaga. In tutte le sue occu-
pazioni e uffici don Gómez diede esempio di
dolcezza, che era uno slancio del suo amore
verso Dio. II 21 luglio 1936 i soldati rossi in-
vasero la scuola professionale e portarono tutti
i salesiani in prigione. Quivi il direttore si am-
maló e passó il mese di agosto in infermeria,
dopo di che riprese coraggiosamente il suo posto
vicino ai suoi confratelli. II 24 setiembre fu
consegnato in mano agli sgherri con don An-
tonio Pancorbo e i coadiutori Stefano García
e Raftaele Rodríguez. La stessa sera i quattro
furono fucilati nei dintorni del cimitero. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 16 gennaio 1956.
c. A.
GÓMEZ SAEZ sac. Andrea,
servo di Dio, martire
n. a Bicorp (Valencia-Spagna) il 7 maggio 1894; prof.
il 28 luglio 1914; sac. a Orense il 9 sett. 1925; f a San-
tander nel 1936.
Dopo gli studi nel collegio di Encarnación-Bar-
celona, entró nel noviziato di Carabanchel Alto.
Divenuto sacerdote, i suoi campi di lavoro fu-
rono, successivamente, i collegi di Barcelona,
La Coruña e Santander. Ovunque mostró un
carattere ottimista, semplicitá e spirito di pietá.
Sapeva intrattenere i giovani magistraímente,
grazie alie sue doti musicali e alia maniera di
raccontare. Durante la rivoluzione marxista
(1936), un giorno che si tro va va sulla banchina
del mare, fu riconosciuto da un allievo che era

15.3 Page 143

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Gómez Saez Andrea
146
Granáis Luigi
stato allontanato dal collegio per cattiva con-
dotta. Questi tradi il suo antico maestro, de-
nunciándolo agli sgherri delParmata rossa, che
l'arrestarono e condussero al faro, e di la lo
precipitarono in mare. II processo diocesano di
canonizzazione fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
GONZÁLEZ FERNÁNDEZ ch. Teodulo,
servo di Dio, martire
n. a Castrillo de Murcia (Burgos-Spagna) il 10 aprile
1911; prof. a Carabanchel Alto il 22 agosto 1929;
f a Madrid il 9 sett. 1936.
Fece gli studi a Baracaldo, il noviziato a Cara-
banchel Alto, il triennio pratico a Madrid e
cominció la teologia nel 1934. Fu un religioso
che passó quasi inosservato; faceva il bene in
silenzio, col suo lavoro metódico e i suoi studi
assidui. Si trovava in vacanza nella casa di Estre-
cho, quando lo sorprese la rivoluzione mar-
xista (1936). Visse nascosto per un po' di
tempo, ma fu tradito da un allievo di Cara-
banchel Alto. Rimangono sconosciute le circo-
stanze del suo arresto e della sua morte: il
suo cadavere fu trovato sulla strada di Maudes.
Squarci di palle di fucile indicavano come il
confratello era stato ucciso. I suoi resti mortali
furono posti nella tomba dei Salesiani a Cara-
banchel Alto. II processo diocesano di beatifi-
cazione fu introdotto il 9 ottobre 1956.
lasciati liberi. Ma qualche giorno dopo furono
arrestati di nuovo, condotti fuori cittá e fu-
cilati tutti e tre, senz'altra forma di processo.
II processo diocesano di beatificazione fu in-
trodotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
GRACIA SÁNCHEZ coad. Paolo,
servo di Dio, martire
n. a Lérida (Spagna) il 23 marzo 1892; prof. a Cara-
banchel Alto il 25 luglio 1920; f a Madrid il 15
dic. 1936.
Dopo la professione lavoro come giardiniere
nelle case di Orense, Gerona e Carabanchel Alto.
Amava la sua vocazione, come lo atiesta il suo
spirito di lavoro e di pietá. Grande soddisfa-
zione provava nel leggere le vite dei Santi. Il
20 luglio 1936 fu arrestato con i confratelli di
Carabanchel Alto dai soldati rossi e condotto
in prigione. Liberati per ben due volte, cerca-
rono rifugio in un piccolo albergo, dove trova-
rono il direttore don Enrico Saiz. Gracia fu ob-
bligato a cercarsi un altro nascondiglio, perché
non sapeva dissimulare la sua condizione di reli-
gioso. Fu tradito dal padrone dell'albergo e
condannato a morte. Non si conoscono le cir-
costanze e il luogo dove essa avvenne. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 9 ottobre 1936.
c. A.
c. A.
GRANDIS sac. Luigi, ispettore
GONZÁLEZ TEJEDOR sac. Felice,
servo di Dio, martire
n. a Grugliasco (Tormo-Italia) il 23 ott. 1871; prof.
perp. a Vasalice Fll ott. 1889; sac. a Torino il 21 dic.
1895; f a Ivrea 1'8 dic. 1940.
n. a Ledesma (Salamanca-Spagna) il 17 aprile 1888;
prof. a Carabanchel Alto nel 1928; -J- a Padrales nel-
1'agosto 1936.
Fece il noviziato a Sarria e il tirocinio ad Alcoy,
dove lasció nei suoi allievi il piü bel ricordo.
Nel 1934 fu mandato a Roma alia Gregoriana
per lo studio di teologia. Brilló sia per la chia-
rezza dell'ingegno sia per Penergica volontá di
diventare un santo prete. Durante le vacanze
del 1936 fu sorpreso dalla rivoluzione marxista
e ando a nascondersi a casa sua. II 22 agosto
una pattuglia rossa ando ad arrestarlo, ma egli
per caso era assente: al suo posto furono arre-
stati il padre e il fratello. II religioso ando a
raggiungere i suoi parenti e tutti e tre furono
Accolto da don Bosco all'Oratorio nel 1884,
crebbe sotto il suo sguardo in un candore di pu-
rezza e in un fervore di pietá che lo resero ca-
rissimo al Santo. Fattosi salesiano e raggiunto
il sacerdozio, diresse prima il collegio di Pe-
nango (1900-01). Poi partí per il Messico ove
fu nominato ispettore (1902-08) e insieme fu
direttore del collegio Sta. Julia di México
(1905-06). Anima eletta, cuore generoso, fede-
lissimo alio spirito di don Bosco, seppe daré in
pochi anni alPopera salesiana di quella Repub-
blica un prometiente sviluppo, nonostante le
difficoltá del tempo e del clima rivoluzionario.
Ma la sua fibra fu presto fiaccata dai disagi e
dal lavoro. Tórnate in Italia si raccolse nella

15.4 Page 144

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Grandis Luigi
147
Grosso Giovanni Battista
casa di Ivrea a dedicare fino alPúltimo la sua
preghiera, la sua esperienza e il suo zelo sacer-
dotale a vantaggio degli aspiranti salesiani e
missionari.
G. F.
GREGORIO sac. Michele, músico
n. a Torino (Italia) il 10 sett. 1881; prof. a Foglizzo
il 3 ott. 1898; sac. a Treviso il 25 maggio 1907;
f a Ferrara il 7 febbr. 1962.
Dopo gli studi umanistici a Torino-Valdocco,
ando a Roma per gli studi di filosofía, che co-
ronó con la laurea nel 1903. Fu insegnante in
varié case: direttore a Cásale Monferrato (1924-
1930). In questi anni coltivó particolarmente la
música, considérala da lui come scuola di gioia
e di elevazione, e ne fece struniento di aposto-
lato. Nel 1930 fu mandato dalPobbedienza a
Ferrara in qualitá di primo párroco nella par-
rocchia di San Benedetto: vi rimase fino alia
fine della vita. Amó la sua chiesa, i poveri, gli
ammalati, i giovani; quando si moltiplicarono i
bisogni e le miserie della guerra, don Gregorio
moltiplicó la sua carita. A lui si de ve la música
delPinno popolare « Giü dai colli » (su parole
di don Rastello), composto per la beatificazione,
che fu ed é cantato con entusiasmo in ogni
parte della térra.
A. R.
GROMKO sac. Boleslao
n. a Grodziszczany (Polonia) il 25 aprile 1908; prof.
a Czerwinsk il 23 sett. 1928; sac. a Cracovia il 29
maggio 1938; f a Hamburg-Neuengamme (Germania)
il 29 dic. 1941.
Orfano dei genitori nella prima guerra mon-
diale, fece vita travagliata come prófugo in
Russia. Tornato in patria, compi gli studi nel
ginnasio salesiano di Oswiecim e decise di farsi
religioso. A 30 anni fu ordinato sacerdote. La-
voró con molto zelo e spirito di sacrificio nel
ministero pastorale a Kielce, dove fu arréstate
dai nazisti il 10 febbraio 1941. Fu trasferito
da una prigione alPaltra, e infine nel campo di
concentramento di Hamburg-Neuengamme, ove
morí fra torture e stenti indicibili. Per la miseria
e il dolore che aveva sopportato nella giovinezza
raminga, era sensibilissimo alPaltrui sofferenza,
specie dei giovani abbandonati.
p. T.
GROSSO sac. Giovanni Battista, músico
n. a San Pietro in Val Lemina (Torino-Italia) 1'8
febbr. 1858; prof. perp. a Lanzo il 27 sett. 1876; sac.
ad Albenga il 24 sett. 1881; f a Bagnolo Piemonte
il 21 nov. 1944.
A 10 anni entró nelPOratorio di Valdocco, rice-
vuto da don Bosco stesso. Anima squisitamente
musicale, coltivó questo suo talento, e don Bo-
sco lo invió ancor chie-
rico a Marsiglia (Fran-
cia) con questa precisa
missione. Ordinato sa-
cerdote, si diede con
tutto lo slancio a que-
sto apostolato musicale,
fondando la « Maítrise
St. Joseph », che diven-
ne una delle cantone
piü celebri della Francia, e trasfondendo in essa
Pentusiasmo per la riforma di Solesmes. Cac-
ciato dalla Francia nel 1900, per la legge di sop-
pressione degli Ordini religiosi, fu dapprima in-
viato a Lombriasco, poi a Foglizzo, come diret-
tore dello Studentato teológico e infine a Val-
docco, dove ebbe modo di svolgere piú efficace
e piú vasta la sua attivitá musicale.
Fondo la « Scuola Ceciliana » presso l'attuale
Casa Madre delle Figlie di Maria Ausiliatrice,
fu l'anima di molti congressi nazionali di Mú-
sica Sacra e si puó diré che ben pochi contri-
buirono tanto in Italia al trionfo del Motu
Proprio di Pió X, quanto don Grosso. Nel 1923
fu inviato all'istituto internazionale Don Bosco,
oggi Pontificio Ateneo Salesiano, come maestro
di música e 11 ebbe occasione di formare innu-
merevoli schiere di chierici al gusto del canto
gregoriano e della polifonía classica.
Uomo d'una sola idea, d'una fedeltá assoluta
alia sua vocazione — di salesiano, di músico, di
liturgista — don Grosso fu davvero il fondatore
del Movimento Litúrgico nella Congregazione
Salesiana. Non fu un compositore ma un grande
maestro di coro, e si puó diré che fu il sale-
siano che seppe meglio uniré la preghiera al
canto, che pregó cantando tutto il tempo della
sua vita. Nella Sloria della riforma ceciliana in
Italia del Guerrini, don Grosso é nominato con
onore.
Bibliografía
E. VALENTÍN:, Un campione del Movimento Ceciliano,
D. G. B. Grosso, Torino, SEI, 1962, pp. 172.
E. V.

15.5 Page 145

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Guarona Giovanni
148
Guerra Felice
GUARONA sac. Giovanni, missionario
n. a San Salvatore Monferrato (Alessandria-Italia) il 12
marzo 1887; prof. a Foglizzo il 15 sett. 1908; sac. a
Ivrea il 10 agosto 1913; f a Piossasco il 10 febbr. 1961.
Nella storia delle Missioni salesiane don Gio-
vanni Guarona é da considerarsi uno dei grandi
missionari in Ciña. Egli col futuro martire mon-
signor Luigi Versiglia e il missionario don Lo-
dovico Olive fondo il Vicariato Apostólico di
Shiu Chow nel 1918. E di mons. Versiglia fu
il braccio destro, come suo pro-vicario. Ordinato
sacerdote, partí súbito per la Ciña, a Macau
(1914). Ma si era giá alie prime avvisaglie co-
muniste. Una sera i sovversivi invasero la scuola
Don Bosco. II collegio fu chiuso e don Guarona
intraprese il cammino verso una nuova destina-
zione. II viaggio fu pieno di pericoli: a un
tratto fu assalito dai pirati, legato, spogliato del
poco denaro e abbandonato. La sua vita di mis-
sionario si puó compendiare cosí: completo sa-
crificio di sé e instancabile dedizione agli altri.
Fu nominato direttore di Shiu Chow e Yeng
Tak (1922-30), poi a Macau (1930-36), a Hong
Kong West (1936-42) e di nuovo a Macau
(1946-51).
Quando fu creato il Vicariato Apostólico di
Shiu Chow con a capo mons. Versiglia, il suo
pro-vicario don Guarona con una fiducia illi-
mitata nella Provvidenza si impegnó in opere
che parvero temerarie per la scarsitá dei mezzi
materiali. Tra queste la scuola nórmale Don Bo-
sco, la scuola femminile Maria Ausiliatrice e
1'orfanotrofio. Tra le altre sue attivitá, assai
apprezzata fu la sua collaborazione al Bollet-
tino Ecclesiastico di Macau, che ospitó interes-
santi suoi articoli programmatici di orienta-
mento missionario. Fu salesiano osservantis-
simo, finché Parteriosclerosi ne stroncó ogni at-
tivitá.
A. R.
GUERRA mons. Felice, arcivescovo
n. a Volpedo (Alessandria-Italia) il 7 dic. 1866; prof.
perp. a Torino il 2 dic. 1886; sac. a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 2 aprile 1890; el. vesc. tit. di Amata e
amm. ap. di Santiago di Cuba il 26 maggio 1915; cons.
il 5 sett. 1915; arcivescovo di Santiago di Cuba 1916-
1925; f a Gaeta il 10 genn. 1957.
Fu accettato da don Bosco nel 1880 e mandato
al collegio di Lanzo. Facendo allusione al suo
nome, il Santo gli disse: « II tuo nome vuol
diré che farai una guerra felice al diavolo ».
Dopo il noviziato compiuto a San Benigno Ca-
navese, sotto la guida del primo maestro dei
novizi, don Giulio Barberis, emise la profes-
sione nelle mani di don
Bosco. Poco dopo partí
per PAmerica; comin-
ció il suo apostolato in
Uruguay, dove finí gli
studi. Fu ordinato sa-
cerdote a Buenos Aires
da mons. Aneyros. Nel
1896 fu direttore e
maestro dei novizi a
Las Piedras (Uruguay), poi direttore e párroco
a Paysandú e infine direttore a Bahía Blanca
(1902) in Argentina. Quando mons. Cagliero fu
nominato Delegato Apostólico nell'America Cén-
trale, nel 1908, prese don Guerra come Audi-
tore della Delegazione. Nel 1915 la Santa Sede
lo elesse Vescovo e lo nominó Amministratore
Apostólico, e un anno piú tardi Arcivescovo di
Santiago di Cuba.
Nel decennio in cui resse questa importante ar-
chidiocesi lavoró indefessamente a rinnovare la
vita religiosa dei suoi diocesani: visitó intera-
mente l'archidiocesi, andando in parte a cavallo
e in parte a piedi; lottó contro l'introduzione
del divorzio; chiamó a Santiago i Salesiani e
poi anche le Figlie di Maria Ausiliatrice; si
diede egli stesso a predicare con zelo e formó
gruppi volanti di missionari per ridestare la vita
cristiana; promosse la buona stampa fondando
anche un giornale in difesa della Chiesa, e ne
ridusse al silenzio i nemici con la sua penna vi-
gorosa; costrui 21 chiese, ne riedificó altre semi-
distrutte, restauró la cattedrale, fondo numerosi
collegi e ottenne dai pubblici poteri la ricostru-
zione della grande strada del Cobre.
Anche negli anni della sua vecchiaia continuó a
prodigarsi in quel lavoró missionario che gli era
stato tanto caro: invece delle torride plaghe cu-
bane, divenne campo delle sue fatiche PItalia.
Nelle sue frequenti predicazioni miró soprat-
tutto a diífondere la devozione a Maria Ausi-
liatrice e a san Giovanni Bosco, dei cui simu-
lacri volle dotare a sue spese parecchie chiese e
case salesiane e delle Figlie di Maria Ausilia-
trice. Gli ultimi anni di questo veterano furono
impreziositi dalla soíferenza, una novella corona
a tutta una vita spesa al servizio di Dio e della
Societá Salesiana.

15.6 Page 146

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Guerra Felice
149
Gullino Pietro
Opere
Mis impresiones de Montevideo a Turín, Buenos
Aires, Tip. Salesiana, 1903, pp. 350.
Alia scuola di S. Giovanni Bosco, Torino, SEI,
1934, pp. 71.
P. Z.
GUGIATTI sac. Plinio, ispettore
n. a Sondrio (Italia) il 22 genn. 1911; prof. a Chiari
il 14 sett. 1929; sac. a Treviglio il 13 maggio 1934;
•j- a Milano 1'8 maggio 1963.
Esercitandosi all'apostolato nelPoratorio festivo
di Sondrio, sua cittá natale, sentí sorgere la voca-
zione alia vita salesiana. Appena diplómate chie-
se di entrare nella Congregazione. NelPistituto
di Treviglio passó per tutti i gradi, fino ad as-
sumerne la direzione (1940-46). Saggezza e pru-
denza caratterizzarono la sua attivitá. Fu quindi
mandato direttore a Milano (1946-51). Poi per
sei anni resse Pispettoria della Sicilia-(1951-57).
Fu anche quello un sessennio di lavoro instan-
cabile: vi prof use tutte le energie dei suoi
40 anni. Rimarranno indimenticabili i festeggia-
menti da lui organizzati per il 75° delPopera sa-
lesiana nelPisola e per la visita del Rettor Mag-
giore. Fu poi direttore a Vercelli (1957-59), ma
presto gli fu affidata ancora Pispettoria Lom-
bardo-Emiliana (1959) che resse fino alia morte,
sopraggiunta per grave malattia. La misura della
personalitá di don Gugiatti la diedero i suoi
funerali a Milano e a Sondrio. Un salesiano ve-
ramente eccezionale come uomo, come prete e
come educatore: uomo di perfetto equilibrio
di tutte le facoltá, sacerdote di profonda vita
interiore e salesiano dal cuore di don Bosco.
p. z.
GUIDAZIO sac. Pietro
n. a Verolengo (Torino-Italia) il 23 aprile 1841; prof.
a Torino il 23 genn. 1867; sac. a Cásale il 21 marzo
1874; f a Randazzo il 12 luglio 1902.
A 22 anni entró nelPOratorio di Valdocco
(1862). Si aífezionó súbito a don Bosco, che
gli mostró grande fiducia e lo mise a studiare.
Nel 1864, quando il Santo accettó il collegio
di Lanzo, vi mandó il fior fiore del suo perso-
nale, e tra essi il ch. Guidazio. Nei sei anni
di Lanzo si riveló in lui una buona stoffa di
educatore. Intanto fece la sua professione reli-
giosa. Passó quindi insegnante al collegio di Va-
razze, che si era appena aperto. Ordinato sacer-
dote a Cásale nel 1874, fu nominato direttore
degli studi nelPOratorio di Valdocco, e insieme
gli fu affidata la scuola di storia nel liceo di Val-
salice. Nel 1878 il Vescovo di Montefiascone
domando a don Bosco
un salesiano che diriges-
se il ginnasio nel suo se-
minario. Don Bosco vi
mandó don Guidazio.
Un anno dopo, avendo
il Santo deciso di apri-
re una casa salesiana in
Sicilia, a Randazzo, po-
se don Guidazio alia
testa del piccolo drappello di giovani chierici
cola destinati. L'anima ardente di don Guidazio
organizzó la vita del nuovo collegio San Basilio,
si da meritare in breve la piü alta stima della
cittá e poi di tutta Pisóla. Qui fu direttore per
19 anni, dal 1879 al 1885, e poi di nuovo, dopo
una parentesi di direttorato a Lanzo (1885-89),
dal 1889 al 1902. Qua e la in Sicilia in pochi
anni sorsero altri collegi e fu don Guidazio,
coi pieni poteri dei superiori, a fare le pratiche,
a organizzare le opere, con molía prudenza e
santo coraggio, si che il nome di don Bosco
e la sua opera si affermarono con simpatia e si
diífusero in tutta Pisóla. Vero figlio di don Bo-
sco, quando si trattava di lavorare per le anime,
don Guidazio non conobbe misura. Morí quasi
alPimprovviso, compianto da tutti come esimio
professore, educatore impareggiabile, religioso
santo.
Bibliografía
D. BRUNA, D. Pietro Guidazio sacerdote salesiano,
Torino, Tip. Salesiana, 1908, pp. 123.
A. R.
GULLINO sac. Pietro
n. a Scarnafigi (Cuneo-Italia) il 7 agosto 1874; prof.
perp. a Ivrea il 6 ott. 1900; sac. a Torino il 18 marzo
1905; f a Piossasco il 24 marzo 1957.
Laureatosi in agraria a Pisa, diresse per 10 anni
le scuole agrarie di Lombriasco (1912-19) e di
Montechiarugolo (1919-21), rivelando doti spe-
ciali per questa scienza. Perció don Ricaldone,
negli anni in cui fu consigliere genérale delle
scuole professionali e agrarie, lo volle suo se-
gretario (1921-27). Quando poi, nel 1927, fu

15.7 Page 147

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Gullino Pietro
150
Gustas Giuseppe
offerta ai Salesiani l'occasione di iniziare una
scuola agraria a Sunbury in Australia, i supe-
riori incaricarono don Gullino di portare la sua
esperienza nel nuovo istituto pur tanto lontano.
Vi stette tre anni. Tornó in Italia, insegnante a
Lombriasco e a Cumiana. Negli ultimi anni, di-
minuendo la sua attivitá scolastica, crebbe il suo
apostolato nel confessionale, fino a farne un con-
fessore instancabile e assai apprezzato per la
lunga esperienza e per il senso pratico della
vita.
p. z.
GUSMANO sac. Calogero,
segretario genérale
n. a Cesaró (Messina-Italia) il 24 agosto 1872; prof.
perp. il 22 aprile 1892; sac. a Torino il 13 aprile 1895;
f a Nizza (Francia) il 30 nov. 1935.
Fu ricevuto da don Bosco nelPOratorio di To-
rino nel 1885. II Santo gli predisse che un
giorno egli sarebbe stato nelle sue file e che
molto lavoro e molte soíferenze lo attendevano.
Fu segretario di don Rúa, poi di don Albera e
per 23 anni segretario del Consiglio Superiore
(1912-35). Morí improvvisamente nella clinica
delle Agostiniane a Nizza, dove si era recato
per trovare un po' di sollievo ai suoi dolori.
GUSTAS sac. Giuseppe
n. a Klisiai (Lituania) il 6 febbr. 1905; prof. a Este
(Italia) il 18 sett. 1926; sac. a Roma il 30 luglio 1933;
f a Krasnojarsk (Russia) il 13 marzo 1958.
Per le sue brillanti qualitá, virtü e ingegno non
comune, nel 1934 fu inviato in Assam-India,
come professore di teología e di sacra scrittura
nel seminario salesiano di Shillong. Nel 1938
venne richiamato in patria per dirigere la par-
rocchia salesiana e Pannesso istituto a Saldu-
tiskis (1938-40) e poi a Kaunas (1940). Qui,
durante la seconda invasione comunista, fu ar-
restato e condannato a 10 anni di lavori for-
zati in Siberia. Non si conoscono i particolari
della sua vita in questo periodo; si sa solo che,
in mezzo a estreme difficoltá, aveva organizzato
fra i connazionali deportati una fiorente comu-
nitá e fondato una quasi parrocchia tra i cat-
tolici di diverse nazionalitá. Scontata la pena,
nel 1956 fu rimandato in Lituania, ma, visto
il campo dell'attivitá spirituale piü limitato in
patria che nelle tundre siberiane, chiese e ot-
tenne dal governo di Mosca il permesso di tor-
nare in Siberia, dove lo seguí a breve distanza
una padre gesuita lituano. La chiuse la sua vita
tutta consacrata al servizio delle anime.
G. F.
A. R.

15.8 Page 148

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H
HARAZIM sac. Lodovico Francesco
n. a Osiny (Polonia) il 22 agosto 1885; prof a Daszava
il 27 genn. 1907; sac. a Ivrea il 29 maggio 1915;
•J- a Oswiecim il 27 giugno 1941.
Passó un anno a Torino nella redazione del Bol-
lettino Salesiano polacco. Ritornato in patria,
nelle mansioni affidategli dimostró sempre un
ardente spirito salesiano. Fu direttore di varíe
case e infine dello studentato filosófico e teoló-
gico. Scriveva elegantemente in prosa e in versi,
si occupó del teatro lasciando un bel numero
di lavori teatrali. Era puré stimato come con-
fessore. Fu superiore zelante e prudente e per
molti anni consigliere ispettoriale. Arrestato
dalla Gestapo il 23 maggio 1941, fu condotto
nel campo di concentramento di Oswiecim. Qui
fu crudelmente martirizzato. Gli ruppero mani
e piedi. Morí insieme con don Wojciechowski,
sofíocato da una grossa sbarra di ferro postagli
sulla gola.
p. T.
HEINTZEL sac. Giuseppe
n. a Zaleze (Polonia) il 24 ott. 1873; prof. perp. il
4 ott. 1895; sac. il 28 aprile 1901; f il 6 marzo 1942.
Don Heintzel apparteneva al primo gruppo di
giovani polacchi che furono educati in Italia,
a Valsalice e a Foglizzo. Dopo la professione fu
assistente e insegnante dei polacchi a Lom-
briasco. Fece la teologia in Portogallo e qui ri-
cevette Pordinazione sacerdotale. Poi ritornó in
patria. Fu insegnante per vari anni in alcuni
istituti, e direttore a Poznan (1926). Per la
debole salute fu inviato confessore a Lad, ove
rimase fino alio scoppio della guerra. Incarce-
rato con altri salesiani nel gennaio 1940, fu
mandato a Dachau. Ammalato e giá vecchio,
sopportó rassegnato le tristi condizioni del
campo. Nella primavera del 1942 fu inviato a
Linz, facendogli credere di andaré in luogo piü
confacente alia salute. Finí in una celia a gas
e bruciato nel crematoio. Don Heintzel in tutta
la sua vita salesiana fu modello di fedele osser-
vanza delle rególe. Ave va grande erudizione e
competenza per la scuola. Nel tempo libero si
occupava traducendo opere salesiane e drammi
per la gioventü.
p. T.
HEREDIA sac. Enrice
n. a Choaché (Colombia) il 4 luglio 1880; prof. perp.
a Fontibon il 17 giugno 1897; sac. a Bogotá il 20
maggio 1904; -j- a Bogotá il 27 nov. 1963.
Conseguí la laurea in filosofía all'Accademia
San Tommaso di Roma (1900) e in teologia alia
Gregoriana (1903). Era uno dei pionieri del-
l'opera salesiana nella Colombia. Salesiano di
vecchio stampo, fece della sua vita di instanca-
bile lavoratore e di uomo di Dio un esempio
per le future generazioni. Fu direttore a Ibagué
(1916-18) e maestro dei novizi a Mosquera
(1922-35). Buon organizzatore, costrui a Bogotá
il santuario nazionale di Nostra Signora del
Carmine; generoso con tutti, mai ricusava di
prestarsi nei piü umili servizi. Suo apostolato
preferito fu il confessionale: a lui ricorrevano
sacerdoti di diverse congregazioni religiose, e
anche prelati e vescovi per averne consiglio. Co-
municó a tutto il suo operare Pafflato delle sue
esimie virtü.
p. z.

15.9 Page 149

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Hermida Emanuele
152
Hernández Medina Luigi
HERMIDA sac. Emanuele, ispettore
n. a Morgadanes (Spagna) il 6 marzo 1849; prof. a
Barcelona il 29 genn. 1888; sac. a Tuy il 30 giugno
1874; f a Barcelona il 27 febbr. 1928.
Era stimato párroco a Gamos da otto anni,
quando si sentí chiamato a piü vasto apostolato.
Si fece salesiano ed emise i voti tre giorni prima
della morte di don Bosco. Fu nominato diret-
tore di Gerona (1891-92) e poi di Barcelona-
Sarriá (1892-1904). In questo tempo costrui la
magnifica chiesa di María Ausiliatrice a Sarria,
e cominció anche i lavori per il tempio del Ti-
bidabo. Per le rare doti di governo dimostrate
in questi anni e il suo profondo spirito sale-
siano fu fatto superiore dell'ispettoria Tarra-
gonese (1903-09). Fu un fedele figlio di don Bo-
sco, che seppe imitare col binomio preghiera e
lavoro.
A. R.
HERNÁNDEZ LASO sac. Sabino,
servo di Dio, martire
n. a Villamor (Zamora-Spagna) Til dic. 1886; prof.
a Carabanchel Alto il 3 aprile 1908; sac. a Salamanca
il 23 dic. 1916; f a Madrid il 28 luglio 1936.
Lavoró successivamente nelle case di Béjar, Ca-
rabanchel Alto, Salamanca, Tlavera de la Reina,
Baracaldo. Fu direttore a Santander, poi passó
nel collegio Don Bosco a Madrid. Era un reli-
gioso modello e un predicatore stimato. II 19
luglio 1936 fu arréstate con altri confratelli del
collegio. Liberato, si rifugió presso amici dove
visse con altri tre preti. Fu arréstate una se-
conda volta, condotto in un luogo sconosciuto e
fucilato, perché sacerdote e religioso. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 9 ottobre 1956.
c. A.
HERNÁNDEZ MARTIN sudd. Onorio,
servo di Dio, martite
n. a El Manzano (Cádiz-Spagna) il 18 ott. 1905; prof.
a San José del Valle il 12 sett. 1926; f a Ronda il
28 luglio 1936.
Dopo gli studi fatti nel collegio salesiano di
Cádiz, entró in quello di San José del Valle per
il noviziato e lo studio della filosofía. Partí per
PArgentina dove fece il tirocinio e due anni
di teologia. Finí la teologia a Carabanchel Alto,
dove fu ordinato suddiacono, e mandato poi al-
Pistituto Santa Teresa a Ronda, in atiesa del-
l'ordinazione sacerdotale. Dappertutto si mostró
confratello amabile e servizievole. Durante la ri-
voluzione marxista (1936) fu preso, condotto al
cimitero e fucilato senz'altro. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
HERNÁNDEZ MARTÍNEZ ch. Filippo,
servo di Dio, martire
n. a Villena (Alicante-Spagna) il 14 marzo 1913; prof.
a Gerona il 1° agosto 1930; f a Sarria il 27 agosto 1936.
Dopo la filosofía fatta a Gerona, cominció il ti-
rocinio pratico a Ciudadela, dove la sua vita
esemplare di religioso gli mérito la palma del
martirio. La rivoluzione marxista (1936) lo sor-
prese a Sarria dopo il primo anno di teologia. Si
nascose in casa di una benefattrice col coadiu-
tore Giacomo Ortíz. Un camión di soldati ar-
mati si fermó davanti alia casa della benefat-
trice. Nel frattempo il chierico Zaccaria Abadia
era andato in quella casa a visitare i confratelli.
Furono arrestad tutti. II padre Candido Sasals
del Cuore Immacolato di María, che volle di-
fendere i giovani religiosi, fu arréstate con essi:
i quattro furono messi su un camión e condotti
in un luogo sconosciuto. Durante il tragitto i
soldati martirizzarono le vittime fino a farli mo-
riré, ma sui loro corpi non si trovó traccia di
armi da fuoco. II processo diocesano di beati-
ficazione fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
HERNÁNDEZ MEDINA ch. Luigi,
servo di Dio, martire
n. a Ceralbo (Salamanca-Spagna) il 19 dic. 1912; prof. a
San José del Valle l'll sett. 1931; f a Ronda il
28 luglio 1936.
Studio nel collegio salesiano di Cádiz e di Mon-
tilla, fece il noviziato e la filosofía a San José
del Valle e il tirocinio all'istituto Santa Teresa
di Ronda. Le sue qualitá di buon educatore
promettevano molto per la sua vita di salesiano
e l'intenso spirito di preghiera mirava alia san-
titá. Durante la rivoluzione marxista (1936),
condotto al cimitero, fu fucilato senza alcuna
forma di processo. II processo diocesano di bea-
tificazione fu introdotto il 26 gennaio 1956.
C. A.

15.10 Page 150

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Hlond Antonio
153
Hlond Augusto
HLOND sac. Antonio, ispettore
n. a Rosztow-Dzietzkowitz (Polonia) il 13 giugno 1884;
prof. perp. a Foglizzo (Italia) il 30 sett. 1900; sac. a
Ljubljana (Jugoslavia) il 3 aprile 1909; f a Czer-
vinsk (Polonia) il 13 maggio 1963.
Fratello del secondo cardinale salesiano, Em.mo
Augusto Hlond, si era lauréate a Roma in filo-
sofía. Tornato in patria, aveva occupato cariche
di responsabilitá, tenendo la direzione di varíe
case salesiane della Polonia, successivamente a
Oswiecim (1904-19), a Przemysl (1919-24), a
Warzawa S. F. (1924-30), e governando con-
temporáneamente anche l'ispettoria Polacca con
sede a Lodz (1925-30). Fu ancora direttore a
Krakovia (1930-31) e a Warzawa (1931-37).
Anima di artista, compose música sacra e ri-
creativa molto apprezzata: nel 1916 organizzó a
Przemysl una Scuola superiore per Música sacra,
ancor oggi fiorente.
i . L¡.
HLOND Em. Augusto, cardinale
n. a Brzeckowice (Polonia) il 5 luglio 1881; prof. a
Foglizzo il 3 ott. 1897; sac. a Cracovia il 23 sett. 1905;
amm. ap. il 7 nov. 1922; cons. il 3 genn. 1926; prom.
il 24 giugno 1926; card. il 20 giugno 1927; f a Var-
savia il 20 ott. 1948.
A 12 anni, attratto dalla fama di don Bosco,
seguí in Italia il primogénito Ignazio per con-
sacrarsi al Signore nella Societá Salesiana, e vi
attiró presto altri due
fratelli. Lo accolse il
collegio di Lombriasco
per gli studi ginnasiali.
Ammesso quindi al no-
viziato, ricevette l'abito
talare dal ven. don Mi-
chele Rúa nelPistituto
m
di Foglizzo Canavese
(1896). Fatta la profes-
sione religiosa, i superiori lo destinarono a
Roma alPUniversitá Gregoriana per il corso di
filosofía che coronó con la laurea. E intanto gli
affidarono la redazione del Bollettino Salesiano
polacco, che vide la luce nel 1898. Da Roma
tornó in Polonia a far le prime prove di aposto-
lato salesiano nel collegio di Oswiecim. La sua
fedeltá al sistema educativo di don Bosco, il suo
impegno nelPassistenza e nella scuola, la sua de-
dizione ai giovani e l'amabilitá del suo tratto
gli acquistarono grande ascendente. Si affermó
súbito anche per il talento musicale che fin dalle
prime composizioni riveló in lui, come in altri
suoi fratelli, genio e ispirazione. Compiuti gli
studi di teología, mentre pur frequentava le
universitá di Cracovia e di Leopoli per la fa-
coltá di letttere (1905) ebbe l'ordinazione sacer-
dotale conferitagli in Cracovia da S. Ecc. mon-
signor Nowak.
Nel 1907 fu preposto alia direzione della nuova
casa di Przemysl (1907-09), donde passó alia
direzione della casa di Vienna (1909-19). Qui il
suo valore e la sua abilitá personale ebbero un
campo anche piü vasto per le particolari diffi-
coltá in cui si trovava l'istituto. Don Augusto,
con la sua virtü e col suo tatto, riusci in breve
non solo a sistemare la situazione económica,
ma anche a suscitare una fioritura di opere gio-
vanili da attirare l'ammirazione di ogni ceto di
persone. La cura dei poveri, degli operai, dei
figli del popólo gli attirava l'affetto delle classi
piü umili. Carissimo ai vescovi e ai nunzi apo-
stolici, godeva la stima delle autoritá e della
stessa famiglia imperiale. Nel 1919 lo sviluppo
dell'ispettoria Austro-Ungarica consiglió una di-
visione proporzionata al numero delle case, e i
superiori nominarono don Hlond ispettore, af-
fidandogli la cura dei confratelli tedeschi e un-
gheresi con sede a Vienna (1919-22). In due
anni, il giovane ispettore dotó l'ispettoria di
una decina di nuove fondazioni, e le intonó al
piü genuino spirito salesiano, suscitando tante
vocazioni.
Era nel pieno fervore della sua attivitá sale-
siana, quando, nel 1922, dovendo la Santa Sede
provvedere alia sistemazione religiosa della Slesia
Polacca, ancor sanguinante per le lotte politiche
e nazionali, il Santo Padre Pió XI affidó a lui
la delicatissima missione, nominándolo Ammi-
nistratore Apostólico. Mons. Hlond con la sua
carita, con la sua rettitudine e il suo spirito
di sacrificio, seppe, in tre anni, comporre le
cose con soddisfazione dei Polacchi e dei Te-
deschi, sicché la Santa Sede poté creare nel
1925 la nuova diócesi di Katowice. Eletto ve-
scovo, fu consacrato dalParcivescovo di Var-
savia, card. Kakowski, alia presenza di dieci
tra arcivescovi e vescovi, e delle autoritá poli-
tiche, civili e militari. Fu una gioia di tutta la
diócesi, perché mons. Hlond, durante i tre anni
di amministrazione, aveva visitato tutte le par-
rocchie, impartendo la cresima in paesi dove
non era piü stata amministrata da 20 e fin da
25 anni; aveva aperto il seminario riempiendolo

16 Pages 151-160

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16.1 Page 151

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Hlond Augusto
154
Holubowski Bonaventura
di o t time vocazioni, a ve va organizzato TAzione
Cattolica e tutto prepárate per la costruzione
della cattedrale, dell'episcopio, di un seminario
adeguato, della curia e degli altri edifici ne-
cessari.
Ma il 24 maggio dello stesso anno 1926, il
Santo Padre Pió XI lo promoveva alie sedi ar-
civescovili di Gnesna e Posnania e lo faceva
Primate di Polonia. L'anno seguente, il 20 mag-
gio, lo creava Cardinale e gli assegnava il titolo
di Santa María della Pace. Confortava cosí la
Societá Salesiana della scomparsa dell'Em.mo
card. Cagliero e conferiva al nuovo Primate il
prestigio adeguato. Nei 21 anni di cardinalato,
oltre l'ordinario ministero pastorale nelle due
archidiocesi, egli, come Primate, fu impegnato
in tutta la vita dell'eroica nazione in un periodo
estremamente difficile. Patriota léale e sensi-
bile a tutte le soíferenze che condivideva col
suo popólo, ebbe dalla Santa Sede anche la cura
dei Polacchi della diaspora, dispersi nelle varié
partí del mondo. E per riuscire a prestar loro
tutta Tassistenza spirituale necessaria, pressato
dal Santo Padre Pió XI, fondo una Congrega-
zione apposita, detta di « Gesü prófugo », alia
quale si associarono ben presto numerosi sacer-
doti pronti a sacrificarsi tra i fratelli esuli o
emigrati per prestar loro il sacro ministero.
Purtroppo la seconda guerra mondiale sconcertó
il provvido ministero. Anzi, all'invasione della
Polonia, il Cardinale fu una delle prime vittime
desígnate dal nazismo, che in luí trovó il piü
intrépido e autorevole difensore dei diritti della
persona umana, della liberta della Patria e della
Chiesa di fronte alie aberrazioni razziste. Co-
minció allora il suo calvario che lo costrinse
airesilio fino alia fine della guerra. Perseguitato
dagli aerei di tappa in tappa, dovette finiré per
seguiré il Corpo Diplomático e vareare le fron-
tiere. Sostó dapprima a Roma, accolto con af-
fetto dal Santo Padre Pió XII, e vi inizió una
coraggiosa difesa della sua Patria, che intensi-
ficó in Francia, quando riparó a Lourdes. La
potenzió l'organizzazione di resistenza e di soc-
corso ai profughi. II Cardinale accettó l'ospita-
litá nella celebre Abbazia di Altacomba. Ne.1
silenzio e nella preghiera egli seguiva le ango-
sciose vicende delle stragi dell'Europa, quando
un triste giorno la polizia nazista violó il sacro
recinto e deportó il Cardinale a Parigi per for-
zarlo alia formazione di un governo polacco
ligio ai nazisti. II Cardinale, con tutta la fie-
rezza del suo amor di patria, si rifiutó recisa-
mente. Allora i nazisti lo internarono dapprima
in Lorena, poi in Westfalia. Finalmente le
truppe alicate, con un'avanzata di sorpresa, riu-
scirono a liberarlo. Raggiunse allora Parigi, poi
Roma, fra le piú festose accoglienze.
Dopo un'udienza del Santo Padre ritornó in Po-
lonia, ove, ritenendo la sede primaziale di Gne-
sna, venne nominato arcivescovo di Varsavia.
Sventuratamente, anche in Polonia, la gioia della
liberazione fu troppo presto funestata dalle vio-
lenze estremiste e dalla pressione soviética che
portó persino alia rottura del Concordato. Tut-
tavia il Cardinale, forte della sua fede e fiero
del suo patriottismo, come aveva difeso il suo
popólo dagli orrori del nazismo, cosí con vigo-
róse pastorali continuó a difenderlo dall'ateismo
bolscevico, prodigandosi nella tutela degli op-
pressí, nella soluzione delle questioni sociali,
nel conforto e nelPaiuto dei senza pane e senza
tetto. La Santa Sede gli affidó puré la sistema-
zione religiosa della zona germánica ceduta alia
Polonia in compenso dei territori assorbiti dalla
Russia. Compito colossale, che egli assolse con
finissimo tatto e con prontezza, costituendo
cinque grandi amministrazioni apostoliche e no-
minandovi a nome della Santa Sede i rispettivi
titolari.
La divina Provvidenza lo scampó da piü di un
attentato, riservandogli il transito dei grandi pa-
triarchi. I funerali furono un'apoteosi. Per la
prima volta nella storia della Polonia, la tumu-
lazione venne fatta nella stessa cattedrale, es-
sendo egli il primo Primate di Varsavia. Pero
il suo cuore é conservato nella cattedrale di
Gnesna, ove riposano gli altri primati suoi pre-
decessori.
Opera
Na Strazi Sumienia Narodu (scritti vari), Ramsey (USA),
Tip. Don Bosco, 1951, pp. 326.
A. B.
HOLUBOWSKI ch. Bonaventura
n. a Sidra (Polonia) il 27 sett. 1918; prof. il 1° agosto
1936; f il 17 nov. 1939.
Conseguita la maturitá, fu inviato a fare il ti-
rocinio ad Aleksandrow nel 1938. Un anno
dopo, scoppiata la guerra, fu arréstate dai na-
zisti con gli altri confratelli e fucilato nei boschi
di Gorna Grupa. Umile e allegro, guadagnava
tutti con la sua amabilitá.
p. T.

16.2 Page 152

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I-J
ISÁBELLA sac. Giovanni Battista, missionario
n. a Val Travaglia (Milano-Italia) il 31 genn. 1859;
prof. a Montevideo (Uruguay) il 20 genn. 1883; sac.
a Montevideo il 25 marzo 1884; f a Buenos Aires
(Argentina) 1'8 febbr. 1897.
Fece i primi studi nei seminari della diócesi mi-
lanese e apprese puré la pittura all'Accademia di
Brera di quella cittá. Essendosi recata la fa-
miglia a Montevideo, continuó i suoi studi nel
collegio Pió di Villa Colón. Entrato nella So-
cietá Salesiana e ordinato sacerdote, esercitó il
sacro ministero a Montevideo, Paysandú, Bahía
Blanca, San Nicolás de los Arroyos, Buenos
Aires, brillando specialmente nella predicazione
per la sua eloquenza veramente singolare. In-
segnó nelle scuole superiori del collegio Pió di
Villa Colón e in altri collegi salesiani. Consacró
gli ultimi anni únicamente alia predicazione e
alia redazione del Cristoforo Colombo, perió-
dico settimanale italiano di Buenos Aires. Le
sue produzioni in prosa e in poesia, in italiano
e in spagnolo, pubblicate nella suddetta rivista,
sonó notevoli per il pensiero che racchiudono,
per la proprietá ed eleganza della lingua.
B. s.
JARA mons. Márquez Arturo, vescovo
n. a Lontué (Cile) il 26 luglio 1880; prof. a Santiago
il 13 genn. 1897; sac. a Sucre (Bolivia) il 1° genn. 1908;
el. vesc. il 29 genn. 1926; cons. il 29 giugno 1926;
f a Santiago il 10 febbr. 1939.
Orfano di padre all'etá di 9 anni, fu accolto
da mons. Fagnano per gli studi nel collegio
San Giuseppe di Santiago, ove sentí sorgere nel
cuore la vocazione salesiana. Vestito l'abito ta-
lare a Macul, si plasmó presto alio spirito di
lavoro e di sacrificio, e fu tra i primissimi gio-
vani cileni che, sulle or-
me di don Gamillo Or-
tuzar, applicarono con
particolare fervore il si-
stema educativo di don
Bosco fin dagli anni del
tirocinio pratico iniziato
nelle scuole dello stesso
istituto nel 1897. II suo
profondo spirito reli-
gioso e la maturitá di senno lo designarono quasi
súbito alia direzione dell'istituto di Iquique
(1922-26).
Con le preciare doti di insegnante, rifulsero in
lui il talento del governo e la pietá sacerdotale.
Non fece quindi meraviglia quando nel 1926,
dopo un anno di riposo trascorso in viaggi al-
l'estero per arricchire il suo patrimonio pedagó-
gico, fu nominato Vicario Apostólico di Magel-
lano e delle isole Malvine, come successore del
primo vescovo cileno di quella regione, mon-
signor Abramo Aguilera puré salesiano. Preso
possesso del Vicariato, prodigó tutto il suo zelo
nelPincremento della vita religiosa: costrui
chiese e cappelle nelle zone piü remote; si prese
a cuore l'organizzazione delPistruzione pubblica
e lo sviluppo dei collegi cattolici; visitó piü
volte il suo esteso territorio sopportando eroica-
mente i rigori del clima. A Punta Arenas, a
Natales, a Porvenir diede vigoroso impulso alie
istituzioni di carattere religioso, patriottico e
cultúrale, alPAzione Cattolica e alie opere di ca-
rita e di beneficenza. Autoritá politiche e civili

16.3 Page 153

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Jara Márquez Arturo
156
Jiménez López Giuseppe
l'ebbero collaboratore instancabile e saggio con-
sigliere in tutte le attivitá sociali a vantaggio del
popólo e specialmente delle classi piú bisognose.
Da buon salesiano, curó con particolare dili-
genza la buona stampa: diede vita a Magellano
alia Librería editrice cattolica, fondo fogli e pe-
riodici e fu uno dei piü ardenti sostenitori del
giornale La Unión per cui spese tutto il suo
patrimonio familiare. Nei suoi ultimi anni si
preoccupó particolarmente della condizione dei
poveri indi Alacalufes, e precedendo nel nobile
compito le stesse autoritá, si adopró quanto gli
fu possibile a migliorare la situazione económica
e sociale, come ne fece pubblicamente fede il
genérale Javier Palacios Hurtado, governatore
della regione. Ammalatosi gravemente nel 1938,
chiese alia Santa Sede di essere sollevato dalle
fatiche del Vicariato. Ritiratosi a Santiago morí
pochi mesi dopo.
G. F.
JAUFFRET sac. Fortunato
n. a Vestabien (Francia) il 26 marzo 1864; prof. a Nice
il 21 sett. 1886; sac. a Torino il 21 sett. 1889; f a
Registro do Araguaia (Brasile) il 3 maggio -1924.
Di bell'ingegno e di cuore, lavoró lunghi anni
nella scuola, nel tribunale di penitenza e nella
stampa. Fu redattore del Bollettino Salesiano
in lingua francese (1914-20). Poi partí per il
Brasile nel 1921 con mons. Malan, allora pre-
lato di Registro do Araguaia. Con slancio gio-
vanile, continuó a lavorare a Santa Rita di Ara-
guaia e a Registro, premurosissimo nelPassi-
stenza ai malati.
B. s.
JEDRA coad. Martirio
n. a Wilcza Wola (Polonia) Til nov. 1873; prof. a
Daszawa il 6 genn. 1906; f nel febbr. 1945.
Fece il noviziato a Daszawa, che coronó con la
professione religiosa. Lavoró come cuoco con
molto sacrificio e coscienziositá in alcune case,
poi come aiutante del prefetto a Varsavia. Qui
fu imprigionato il 7 febbraio 1944. Fu nelle
prigioni di Pawiak e nel campo di concentra-
mento di Grossrosen. Maltrattato crudelmente
con un bastone, col quale gli ruppero varié co-
stóle, e costretto a lavori superiori alie sue forze,
era ormai completamente esaurito. II 7 feb-
braio 1945 venne improvvisamente trasferito
dal campo di concentramento e poi di lui non
si seppe piú nulla.
P. T.
JIMÉNEZ GALERA sac. Andrea,
servo di Dio, martire
n. a Rambla (Almeria-Spagna) il 25 genn. 1904; sac.
nel 1926; noviz. nel 1936; f nel 1936.
Malgrado l'opposizione del padre, entró nel se-
minario di Almeria. Ottenuta la licenza di teo-
logia alPUniversitá di Comillas, fu ordinato sa-
cerdote. Nominato prima vicecurato a Sagrario,
fu poi professore di teología nel seminario di
Almeria. La sua preoccupazione piü grande era
la santificazione della sua anima. Una generosa
carita si nascondeva sotto la modestia del si-
lenzio: pagava la pensione degli studenti poveri.
Fu sempre pronto ad assistere i moribondi. Nel
1934 fece conoscenza col salesiano don M. Olae-
chea, allora ispettore e poi arcivescovo di Va-
lencia. Questo incontro decise la sua entrata nel
noviziato salesiano a Mohernando nel giugno
1936. U 25 luglio successivo fu arréstate col
direttore don Michele Lasaga e tutti i confra-
telli. Fu fucilato perché si era rifiutato di cal-
pestare il crocifisso. II processo diocesano di
beatificazione fu introdotto il 9 ottobre 1936.
c. A.
JIMÉNEZ LÓPEZ sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Cartagena (Murcia-Spagna) il 31 ott. 1904; prof.
a Sarria il 19 luglio 1925; sac. a Carabanchel Alto il
17 giugno 1934; f a Valencia il 9 dic. 1936.
Fu orfano a cinque anni. Fece il ginnasio nel
seminario salesiano di Campello e il noviziato
a Sarria. Passó il tirocinio ad Alcoy, dove per il
suo carattere ottimista poté fare molto bene.
Durante la rivoluzione marxista, dopo un primo
arresto il 22 luglio 1936, che duró solo otto
giorni, visse nascosto. Poco dopo fu arréstate
di nuovo con don Antonio Martín e condotto
in prigione. Dopo tre mesi di prigione fu fuci-
lato. II processo diocesano di beatificazione fu
introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.

16.4 Page 154

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Juanes Santos Giusto
137
Junyer Padern Giulio
JUANES SANTOS ch. Giusto,
servo di Dio, mar tire
n. a San Cristóbal de la Cuesta (Salamanca-Spagna) il
31 maggio 1912; prof. a Mohernando il 5 ott. 1931;
f a Madrid il 28 nov. 1936.
Fece il ginnasio nel collegio San Michele di
Madrid e il noviziato a Mohernando. I tratti
morali piü salienti furono la pietá, la semplicitá
e lo spirito di lavoro. II suo profondo spirito
di fede gli suggeri le parole con le quali con-
soló i genitori, tristi per la morte del loro íiglio
maggiore. II suo ardente desiderio di diventare
sacerdote fu coronato col martirio. Terminava
il suo triennio nel collegio di Ronda di Atocha
(Madrid), quando scoppió la rivoluzione mar-
xista. II 9 ottobre 1936 fu arréstate con un
altro confratello nella pensione dove risiede-
vano, sotto l'accusa di tenere oggetti religiosi
nella loro camera, e furono condotti in prigione.
II 16 novembre successivo Juanes e i due coa-
diutori Valentino Gil e Anastasio Garzón, tra-
sportad in un'altra prigione, poco dopo furono
giustiziati per odio, contro Cristo, insieme ad
alcuni padri agostiniani. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
JUNYER PADERN sac. Giulio,
servo di Dio, martire
n. a Vilamaniscle (Gerona-Spagna) il 31 ott. 1892; prof.
a Carabanchel Alto il 31 luglio 1912; sac. a Cam-
pello il 21 maggio 1921; f a Montjuich-Barcelona il
26 aprile 1938.
Tutta la sua vita di sacerdote fu al servizio
degli studenti, dei novizi e dei filosofi. Si ser-
viva della música come mezzo di apostolato.
Alio scoppió della rivoluzione marxista (1936)
si rifugió presso i parenti per sfuggire ai sol-
dati rossi. Mentre aiutava i fuggitivi a oltrepas-
sare la frontiera, fu imprigionato dai miliziani,
condannato a morte per spionaggio e alto tra-
dimento e fucilato sulle mura del castello di
Montjuich insieme con due giovani sposi, di
cui egli aveva benedetto il matrimonio qualche
giorno prima. II processo diocesano di beati-
ficazione fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.

16.5 Page 155

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16.6 Page 156

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K
KALISZKA sac. Taddeo
n. a Cracovia (Polonia) il 6 ott. 1907; prof. a Czer-
winsk il 24 luglio 1929; sac. a Cracovia il 29 mag-
gio 1938; f a Dzialdow il 10 sett. 1941.
Dopo il sacerdozio fu per un anno a Dworzec
in qualitá di catechista e Panno dopo a Plock
come prefetto. II 17 febbraio 1939 venne ar-
restato dai Tedeschi e trasportato nel campo di
concentramento di Dzialdow. Nei regístri della
cittá di Ciehanow é notato che morí il 10 set-
iembre 1941, ma della sua fine non si sa altro.
Don Kaliszka era sempre pronto al sacrificio
e alie privazioni. Si dedicava con gioia e facilita
alia predicazione.
p. T.
KNOOP sac. Enrico, missionario
n. a Raesfeld (Germania) il 4 luglio 1883; prof. a
Lombriasco il 29 sett. 1909; sac. a Ibagué (Colombia)
11 19 marzo 1916; f a Essen-Borbeck (Germania) il
12 sett. 1933.
Studió come figlio di Maria a Penango Monfer-
rato. Attirato dalPesempio del fratello, anche lui
missionario in Patagonia, e di due sorelle fattesi
religiose, si consacró al Signore con l'ideale mis-
sionario. Dopo la professione partí per la Co-
lombia, ove fu ordinato sacerdote.
Nella cura dei lebbrosi, cui volle consacrarsi per
oltre un decennio, contrasse la terribile malattia,
che lo portó alia tomba. Ritornó in patria per cu-
rarsi, in un sanatorio di Amburgo. Nell'ultimo
anno di vita la malattia gli tolse anche la vista:
accettó con pazienza la nuova croce. II suo no-
me si aggiunge alia bella corona di eroici mis-
sionari immolatisi nei lazzaretti, e vive in bene-
dizione.
A. R.
KOMOREK sac. Rodolfo, servo di Dio
n. a Bielsko (Polonia) 111 ott. 1890; sac. a Wiede-
nau il 22 giugno 1913; prof. a Klecza Dolna il
1° nov. 1923; f a San José dos Campos (Brasile) 111
dic. 1949.
Dopo una giovinezza edificante, entró nel semi-
nario diocesano, ove era stimato un novello
« san Luigi ». Divenuto sacerdote, lavoró con
zelo straordinario in diverse parrocchie. Fu cap-
pellano militare durante
la prima guerra mon-
diale, e in prima linea
si prodigó accanto ai
moribondi e ai feriti,
meritando la Croce al
Mérito e la Medaglia di
argento. Nel 1922, sen-
tendo la chiamata di
Dio a vita piü perfetta,
iniziava il suo noviziato a Klecza Dolna tra i
figli di don Bosco. Fatta,la professione e tra-
scorso un anno nella casa salesiana di Przemysl,
fece domanda per le Missioni. Fu tostó inviato
alia fiorente colonia polacca di San Feliciano a
Rio Grande do Sul (Brasile). Dal 1929 al 1934
fu viceparroco a Niteroi nel santuario di Maria
Ausiliatrice, prodigandosi per quei fedeli, come
poi, dal 1934 al 1936, a Luis Alves e a Santa
Catarina per i coloni italiani e polacchi. Nel
1936 fu professore e confessore nelPaspirantato
salesiano di Lavrinhas, ma, minato nella salute,

16.7 Page 157

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Komórek Rodolfo
160
Kranner Cario
dovette essere ricoverato in una casa di cura a
San José dos Campos, che fu Pultima tappa del
suo laborioso e fecondo apostolato, poiché vi
rimase otto anni prestando ancora il suo sacro
ministero alie numeróse anime che lo richie-
devano.
Benché dotato di profonda cultura ecclesiastica
e conoscesse quattro idiomi, egli si trovava vo-
lentieri coi poveri, gli umili e gli ammalati. Cap-
pellano per alcuni anni di un ricovero di po-
veri, era raggiante di gioia quando poteva par-
tecipare alie loro frugali refezioni. Aveva Pau-
steritá di un asceta, dormendo abitualmente sul
duro pavimento, non assaggiando mai carne né
vino, vestendo poveramente con gli abiti smessi
dagli altri confratelli; eppure attraeva irresisti-
bilmente chiunque lo vedesse anche una sola
volta. In particolare egli fu un apostólo del con-
fessionaie: ogni categoria di persone ricorreva
a lui, che fino alPultimo con vero eroismo si
prestó per questo delicato e faticoso ministero.
La notizia della sua morte si diffuse in un ba-
leno per tutta la cittá, ripetendosi di bocea in
bocea: É morto il padre santo! La fama della
sua santitá e andata intensificandosi in questi
anni, sicché nel gennaio 1964 a San José dos
Campos (Brasile) si inizió il processo canónico
diocesano per la sua beatificazione e canoniz-
zazione.
Bibliografía
L. CASTAÑO, Santitá salesiana, Torino, SEI, 1966,
pp. 424.
T. L.
KOPA sac. Tommaso, ispettore
n. a Tarchaly (Polonia) il 22 nov. 1878; prof. perp.
a Ivrea il 1° ott. 1899; sac. a Torino il 19 marzo 1904;
f a Ostrzeszow (Polonia) l'll ott. 1938.
Fu direttore di varié case in Italia e in Polonia:
a Bologna (1912-19) e a Sampierdarena (1919-
1925), e poi a Oswiecim (1925-28), a Warszawa
(1929-37), a Marszalki (1937-38) e contempo-
ráneamente anche ispettore per 4 anni del-
Pispettoria Polonia Sud (1933-37). Le sue belle
doti di mente e di cuore, il profondo spirito
salesiano gli cattivarono ovunque affettuosa
stima e ammirazione.
p. z.
KOWALSKI sac. Giuseppe
n. a Siedliska (Polonia) il 19 marzo 1911; prof. a Czer-
winsk il 24 luglio 1928; sac. a Cracovia il 28 mag-
gio 1938; f a Oswiecim il 24 luglio 1942.
Fu segretario dell'ispettore a Cracovia, dove
venne arréstate nel maggio 1941. Trasferito al
campo di concentramento di Oswiecim, venne
martirizzato qualche mese dopo, come difen-
sore del santo rosario, fra torture e insulti. Di
lui si sta preparando una piü ampia biografía.
Perché si oppose a calpestare il rosario che por-
tava sempre con sé, fu battuto a calci in tutto
il corpo e sanguinante fu gettato nella cloaca,
dove annegó.
p. T.
KRAIEWSKI coad. Giuseppe
n. a Kielkow (Polonia) il 21 genn. 1912; prof. a Czer-
winsk il 3 agosto 1935; -f- a Grossrosen (Germania)
nel 1945.
Dopo la professione religiosa venne assegnato
alia scuola tipográfica di Varsavia. II 7 febbraio
1944. fu arréstate con i salesiani dell'istituto e
condotto alie prigioni di Pawiak. Accettó molto
serenamente questa croce. Trasferito nel campo
di concentramento di Grossrosen vi morí nel
1945. poco prima della liberazione. Era di ca-
rattere semplice e aperto, attirava i giovani con
la sua bontá. Coltivó una teñera devozione verso
la Madonna.
p. T.
KRANNER sac. Cario
n. a Eisgarn (Austria) il 31 ott. 1879; prof. a Ensdorf
(Germania) 1'8 dic. 1924; sac. a St. Polten il 26 luglio
1923; f ad Amstetten (Austria) il 28 marzo 1958.
Sacerdote secolare e direttore spirituale di un
istituto per giovani discoli, volle studiare il si-
stema educativo di don Bosco e si mise in re-
lazione col futuro cardinale Augusto Hlond, al-
lora direttore della casa salesiana di Vienna.
Questi contatti con i figli di don Bosco gli fe-
cero sorgere la vocazione salesiana, che seguí
con generositá. La sua entrata nella Congrega-
zione fu provvidenziale per Pispettoria Au-
stríaca, che per mezzo suo e col suo ardente zelo
si arricchi di varié chiese e case salesiane, tra
le quali un tempio al Sacro Cuore di Gesü. Fu
direttore ad Amstetten (1925-26), a Linz (1929-
1934), a Klagenfurt (1934-46).
p. z.

16.8 Page 158

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Krause Osvaldo
161
Kurdziel Giovanni
KRAUSE sac. Osvaldo
n. a Gerthe (Germania) il 31 luglio 1904; prof. a Ens-
dorf lyS dic. 1923; sac. a Torino (Italia) il 5 luglio
1931; f a Rüdesheim il 9 luglio 1968.
Cominció la sua vita sacerdotale tra gli studenti
liceali di Bamberga e il vescovo lo prepose a
tutte le associazioni giovanili di quella cittá,
mentre teñeva l'insegnamento della religione.
Durante la guerra e anche dopo, attese con
zelo apostólico ai profughi, specialmente stra-
nieri, nella regione di Kassel. A Hess-Lichtenau
costrusse la chiesa di Cristo Re e a Fürsten-
hagen la cappella di Maria Ausiliatrice, diven-
tata centro di devozione mariana anche per i
protestanti. Fu un uomo di azione, sempre at-
tivo, ma non poté realizzare altri progetti.
A. R.
KÜHN sac. Pietro, missionario
n. a Thaesweiler (Germania) il 16 dic. 1879; prof. a
Lombriasco (Italia) il 28 sett. 1907; sac. a Bogotá (Co-
lombia) il 28 giugno 1914; f ad Agua de Dios il
13 giugno 1950.
Fu apostólo dei lebbrosi. Partí ancor chierico
per la Colombia, dove compi gli studi. Ordi-
nato sacerdote, esercitó il ministero in varié
case, finché nel 1913 vide appagato il suo desi-
derio di dedicarsi alia cura dei lebbrosi. Nomi-
nato direttore a Ibagué (1926-28) e poi diret-
tore-parroco di Agua de Dios (1928-41), fu tutto
per i lebbrosi. E Dio solo sa le sofferenze, il la-
voro e i sacrifici sostenuti, per la tutela degli
interessi dei poveri ammalati. In momenti diffi-
cili in cui Pautoritá dovette intervenire per re-
primere gravi disordini, e la popolazione ecci-
tata stava per provocare una strage, egli salvó
la situazione esponendo coraggiosamente la sua
stessa vita. Stremato di forze, chiuse i suoi
giorni nella direzione spirituale del noviziato
delle suore del Sacro Cuore di Gesü e di Maria,
fondate dal servo di Dio don Variara proprio
per l'assistenza dei lebbrosi.
p. z.
KURDZIEL sac. Giovanni
n. a Sosnowiec (Polonia) il 23 ott. 1891; prof. a Radna
(Jugoslavia) 1'8 agosto 1909; sac. ad Albenga (Italia)
il 25 maggio 1919; f a Dzialdow il 22 agosto 1941.
A 14 anni entró nelPistituto salesiano di Oswie-
cim. Per gli studi di teologia venne in Italia.
Ritornato in patria, ebbe incarichi di fiducia in
varié case: spiccava in lui l'attaccamento alia
Congregazione e un grande impegno per il suo
sviluppo in Polonia. Come catechista, consi-
gliere, prefetto, compiva il suo do veré in modo
esemplare. Nel 1939 fu arréstate: uscendo dalla
casa aveva la faccia tutta coperta di sangue. Fu
portato nel campo di concentramento di Dzial-
dow, ove morí nel 1941.
p. T.

16.9 Page 159

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L
LAGO sac. Angelo
n. a Peveragno (Cuneo-Italia) il 19 ott. 1834; prof. a
Lanzo il 19 sett. 1873; sac. a Cásale il 22 sett. 1877;
f a Torino il 14 marzo 1914.
A 21 anni conseguí il diploma di farmacista
alia R. Universitá di Torino, e aperse una far-
macia con questo programma: compiere scru-
polosamente il suo dovere e daré ai poveri
rutile del suo esercizio. Infatti nel 1872 egli
ando a Lanzo per deporre nelle mani di don Bo-
sco, che si trovava la per gli esercizi spirituali,
alcune migliaia di lire raccomandandosi alie sue
preghiere. Don Bosco, ammirando la generosa
oííerta, delicatamente gliene lasció la ricevuta,
dicendo che avrebbe ritenuto quella donazione
come semplice deposito. Accettó, il benéfico far-
macista, la scrittura e sentendo che il Santo si
recava in cappella a far la predica, chiese il fa-
vore di potería ascoltare. Don Bosco fu elo-
quentissimo nel descrivere ai suoi figli la gran
mercede che il Signore riserba a chi si fa po-
vero per Lui, e questo fece tanta impressione
al signor Lago, che riaccompagnando in camera
don Bosco gli disse: « Dopo una predica simile
non posso tener piü questa carta con me!...
Anch'io, se vuole, amerei essere povero con
leu ». La grazia della vocazione fu tostó asse-
condata. Tornó al paese, assestó gli affari e nel
settembre dello stesso anno egli era alPOra-
torio per mettersi a disposizione di don Bosco,
il quale, avendo riconosciuto in lui le doti di
una soda vocazione sacerdotale, lo invitó ad
attendere agli studi teologici. Cosí fu ordinato
sacerdote nel 1877. Don Angelo Lago restó
sempre addetto alPufficio di don Rúa, allora
prefetto genérale della Pia Societá, e apparve
a tutti modello perfetto di operositá, di umiltá,
di prudenza e di zelo sacerdotale. Morto
don Rúa, restó nello stesso delicato ufficio di
segretario per tutta la corrispondenza privata
del superiore genérale, fino a quando poté la-
vorare. Alia sua morte, una fu la voce di quanti
lo conobbero: « É morto un santo! ».
B. s.
LARRAGUETA CARAY ch. Giovanni,
servo di Dio, martire
n. ad Arrieta (Navarra-Spagna) il 27 maggio 1915;
prof. a Mohernando Til luglio 1934; f a Guadalajara
il 6 dic. 1936.
Fece il ginnasio nel collegio San Michele di
Madrid e il noviziato a Mohernando. Quanti lo
conobbero poterono testimoniare il suo spirito
di lavoro e di sacrificio, la sua carita ammira-
bile, soprattutto verso i malati. Anche in pri-
gione manifestava questa carita, sempre pronto
a rendere ogni sorta di servigi. Nella rivoluzione
marxista (1936) fu arréstate a Mohernando col
direttore e gli altri confratelli. Dopo quattro
mesi di prigione fu fucilato. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 9 ottobre
1956.
C. A.
LASAGA CARAZO sac. Michele
servo di Dio, martire
n. a San Miguel de Murguia (Alava-Spagna) il 6 sett.
1892; prof. a Carabanchel Alto il 31 luglio 1912; sac.
a Barcelona il 21 maggio 1921; f a Guadalajara il
6 dic. 1936.

16.10 Page 160

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Lasaga Carazo Michele
164
Laureri Tommaso
Per il suo raro talento di scrittore i superiori lo
mandarono a Torino (Italia), dove fu per qual-
che tempo nella redazione del Eollettino Sale-
siano spagnolo. Al suo ritorno in patria fu no-
minato direttore di Mohernando. La sua vasta
cultura e la sua grande pietá fecero di lui un ot-
timo educatore e difensere della Chiesa. I suoi
talenti si rivelarono anche nei quadri che dipinse
e nei libri che scrisse. Si aggiunga a tutto ció
una carita eroica che manifestó soprattutto du-
rante la prigionia nella rivoluzione marxista. Ne
approfittarono specialmente i condannati a
morte e i malati. II 25 luglio 1936 i soldad
rossi occuparono e poi incendiarono Pedificio
di Mohernando. Lo stesso giorno tutti i salesiani
col direttore don Lasaga furono arrestati e
condotti a Guadalajara. Dopo quattro mesi di
prigione, il direttore fu fucilato con sei con-
fratelli. In quello stesso giorno caddero 280 vit-
time nella medesima prigione. II processo dio-
cesano di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
LASAGNA mons. Luigi, vescovo missionario
n. a Montemagno (Asti-Italia) il 3 marzo 1850; prof.
a Trofarello il 19 sett. 1868; sac. il 7 giugno 1873;
f a Juiz de Fora (Brasile) il 6 nov. 1895.
A 9 anni rimase orfano di padre. Nei 1862,
don Bosco, in una gita che fece a Montemagno
con i suoi ragazzi, s'incontró con il piccolo Luigi
e rimase colpito dalla
sua vivacitá e intelligen-
za. NelTottobre questi
entrava all'Oratorio di
Torino per compiervi il
ginnasio. Nei 1866 ve-
stí l'abito chiericale ed
entró a far parte della
Congregazione Salesia-
na. Ordinato sacerdote
fu assegnato al liceo salesiano di Alassio, come
professore. Nei 1876 don Bosco lo scelse per la
seconda spedizione missionaria. Dapprima in
Uruguay come direttore del collegio di Villa
Colón e poi come ispettore, svolse una grande
attivitá, lasciando tracce profonde nei campo
dell'educazione, della cultura e dell'azione so-
ciale. Promosse Pagricoltura nelle Missioni e
fu il pioniere della viticultura. Si prodigó nel-
Passistenza degli emigrad, fondo una tipografía
e promosse il giornalismo cattolico, rivelandosi
egli stesso buon pubblicista ed efficace pole-
mista. Nei 1881 inauguró un Osservatorio Me-
teorológico a Villa Colón, che resé servizi incal-
colabili alia navigazione e divenne centro di una
rete d'altri Osservatori. Propugnó la fondazione
di una Universitá Cattolica e di una Scuola Su-
periore di Agricoltura nell'Uruguay.
La sua attivitá si estese puré al Brasile, allorché
nei 1893 fu eletto da Leone XIII Vescovo ti-
tolare di Trípoli con Pincarico di evangelizzare
e proteggere gli Indi del Brasile. L'anno se-
guente, entrando nei cuore del Mato Grosso a
Cuyabá, vi gettó le basi di quella Missione sale-
siana, ora cosí fiorente. Per la sua amicizia col
Presidente del Paraguay e il suo efficace interes-
samento poté far riallacciare le relazioni inter-
rotte tra la Santa Sede e quella Repubblica, e
provvedere alia vacante sede vescovile di Asun-
ción. Mentre progettava un'altra missione nei
Nord del Brasile, i suoi disegni furono tron-
cad dalla trágica morte, avvenuta in uno scontro
ferroviario a Juiz de Fora (Brasile). Coltivó
con assidue cure le vocazioni ecclestiastiche e
religiose, eresse chiese, altre artisticamente re-
stauró, impiantó tipografie, stampando anche
e diffondendo assai largamente le Letture
Cattoliche.
Bibliografía
Mons. Luigi Lasagna - « Vade mecum » di D. BARBE-
ÉIS, vol. II, p. 1126, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1901. — P. ALBERA, Mons. Luigi Lasagna, Torino, Tip.
Salesiana, 1906, pp. 460.
D. Z.
LAURERI sac. Tommaso, ispettore
n. a Savona (Italia) il 6 marzo 1859; prof. a Lanzo
il 25 sett. 1875; sac. a Cásale il 24 sett. 1881; f a
Roma il 21 dic. 1918.
Conseguita la laurea in lettere e filosofía a To-
rino, profuse i tesori della sua bella mente nel-
Pinsegnamento e nella predicazione. Fu nomi-
nato direttore di Roma-Sacro Cuore (1890-98) e
poi di Mogliano Véneto (1913-15). Mentre era
a Roma disimpegnó bene anche Pufficio di so-
stituto del Procuratore Genérale mons. Ma-
renco, e quindi fu eletto ispettore della Liguria
(1907-13). Quando mons. Cagliero fu elevato
alia porpora, don Laureri dai superiori fu asse-

17 Pages 161-170

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17.1 Page 161

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Laureri Tommaso
165
Legosz Giacomo
gnato a lui come segretario particolare, ufficio
che egli disimpegnó con esattezza e cuore ge-
neroso.
A. R.
LAZZERO sac. Giuseppe, consigliere genérale
n. a Pino Torinese (Italia) il 10 maggio 1837; prof.
a Torino il 15 maggio 1862; sac. a Torino il 10 giu-
gno 1865; f a Mathi il 7 marzo 1910.
Giuseppe Lazzero aveva giá 20 anni, allorché
nel 1857, seguendo Pesempio del suo compae-
sano Ghivarello, venne
da Pino Torinese al-
rOratorio, portato dal
desiderio di diventare
prete. Don Bosco, tro-
vata in lui buona stoffa,
gli fece accelerare gli
studi ginnasiali e lo ve-
stí chierico due anni
dopo. Lazzero non volle
piú staccarsi dal flanco del suo benefattore. Par-
tecipó il 18 dicembre 1859 alTadunanza di ade-
sione alia Societá, legandosi poi ad essa con i
voti triennali nel 1862. Fu ordinato sacerdote
nel 1865 e finí di vincolarsi alia Societá con
i voti perpetui nel 1870. Don Bosco nel 1874,
dovendo nominare un consigliere in luogo del
defunto don Provera, scelse don Lazzero. Duró
in canea fino al 1898, continuando a occuparsi,
come aveva fatto fin da chierico, specialmente
del ramo professionale. Anzi egli fu il primo a
portare il titolo di Consigliere Professionale,
conforme a una dichiarazione del terzo Capitolo
Genérale (1833). Don Bosco nel 1877 diede a
don Lazzero due missioni di fiducia. La prima
fu di rappresentare a Roma con don Giulio
Barberis, maestro dei novizi, la Congregazione
nei festeggiamenti per il giubileo episcopale di
Pió IX; la seconda missione era piü delicata:
Popera di riforma dell'Istituto Religioso dei
Concettini, che Pió IX voleva afHdare a don Bo-
sco. Nel 1885 don Lazzero, liberato dalla di-
rezione delPOratorio, ebbe lo speciale incarico
di tenere la corrispondenza con i missionari,
che per il moltiplicarsi delle opere nelle due
Americhe era diventata un'impresa impegnativa.
II tempo della sua operositá ebbe termine nel
1897, nel quale anno il santo uomo, logoro
dalle fatiche, fu assalito da una terribile malattia
divenuta crónica. Si appartó nella tranquillitá di
Mathi, a poca distanza da Torino. Ivi per tre-
dici anni esercitó eroicamente la pazienza e la
conformitá alia volontá di Dio, facendo tutto il
bene che poteva, massime col daré buoni con-
sigli a quanti gli scrivevano o andavano a visi-
tarlo e a confidargli le loro pene. Non comparve
piü all'ottavo Capitolo Genérale (1898). Du-
rante il nono (1904), essendosi recato a Valsa-
lice per pregare sulla tomba di don Bosco,
mentre i capitolari stavano radunati, uno dei
segretari, saputo della sua presenza in casa,
propose che a titolo d'onore fosse invítate ad
assistere alia seduta. Al suo ingresso accadde
una dimostrazione indescrivíbile. Don Rúa lo
fece sedere accanto a sé tra il rinnovato ap-
plauso genérale. Al termine della seduta egli
invitó Passemblea a salutarlo con Pacclama-
zione: Viva don Lazzero, decano del Consiglio
Superiore! II suo calvario ebbe termine nella
casa di Mathi il 7 marzo 1910.
Bibliografía
E. CERIA, Profili di Capitolari salesiani, Colle Don Bo-
sco, LDC, 1951, pp. 499.
E. C.
LEGOSZ sac. Giacomo
n. a Zytnien (Polonia) il 10 luglio 1885; prof. a To-
rino (Italia) il 6 ott. 1908; sac. a Foglizzo il 22 sett.
1917; f a Dachau (Germania) nell'ott. 1942.
Dal 1907 al 1917 fu in Italia e qui compi tutti
i suoi studi fino al sacerdozio, negli istituti di
Lombriasco, Ivrea e Foglizzo. Tornato in patria,
fu in varié case con mansioni diverse: direttore
a Vilna (1928), cappellano delle prigioni, segre-
tario della Nunziatura Apostólica, catechista
nelle scuole pubbliche. Carattere pronto e fine,
aperto e schietto. Scuola, confessionale e pul-
pito furono il suo campo preferíto. Scriveva e
pubblicava sui periodici prediche-conferenze
specialmente su temi salesiani. La guerra lo
sorprese a Lad. Fu arréstate dalla Gestapo il
6 gennaio 1940 e portato al campo di concen-
tramento di Buchenwald prima, poi a Dachau.
Subí un trattamento bestiale: lavoro pesante e
spesso battiture. Malato, fu portato alPospe-
dale, ma súbito dopo passó nella celia a gas di
Linz e poi fu cremato.
p. T.

17.2 Page 162

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Lemoyne Giovanni Battista
166
Lemoyne Giovanni Battista
LEMOYNE sac. Giovanni Battista, scrittore
n. a Genova (Italia) il 2 febbr. 1839; sac. a Genova il
14 giugno 1862; prof. a Torino il 10 ott. 1865; -j- a
Torino il 14 sett. 1916.
Nato da distinta famiglia e consacrato sacerdote,
sentí presto la vocazione alia vita religiosa. De-
siderando paríame con don Bosco, fu avvertito
da una voce misteriosa di recarsi a Lerma presso
Ovada, dove lo avrebbe tróvate. Recatosi, lo
trovó veramente e com-
binó di seguirlo a To-
rino. Pochi giorni dopo
era infatti all'Oratorio
di Valdocco. Avendo
detto al Santo che era
venuto per ahitarlo, si
sentí rispondere: « Dio
non ha bisogno dell'aiu-
to degli uomini. Venga
únicamente per far del bene alPanima sua ». Ma
in realtá fu per don Bosco uno dei piü intelli-
genti ed efficaci collaboratori. Dopo un anno di
prova nell'Oratorio di Valdocco e, fatto il no-
viziato con la professione religiosa perpetua,
fu eletto direttore del collegio salesiano di
Lanzo Torinese (1865-77). Qui rimase 12 anni,
imitando in tutto la paternitá spirituale del
santo Educatore e formando spiritualmente un
gran numero di salesiani e di ottimi professio-
nisti. Nel 1877 don Bosco lo invió a Mornese,
indi a Nizza Monferrato in qualitá di direttore
spirituale dell'incipiente Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice (1880-83).
All'apostolato della direzione spirituale e della
predicazione don Lemoyne accoppió sempre
quello della penna, iniziando ben presto quella
serie di pubblicazioni varié, dal genere storico
al drammatico, che lo resero celébrate non solo
nell'ambito della Congregazione, ma anche fuori.
La sua biografía di Cristoforo Colombo fu in-
fatti premiata all'Esposizione Colombiana di
Genova nel 1892 e scrisse anche drammi edu-
cativi. Dopo il quinquennio di Mornese-Nizza
don Bosco lo richiamó presso di sé come se-
gretario del Consiglio Superiore e redattore del
Bollettino Salesiano, dandogli cosí l'opportunitá
di seguiré da vicino gli ultimi anni dell'attivitá
del Padre, di cui fu il principale e piü autore-
vole biógrafo, e lo sviluppo delle sue opere.
Servendosi della sua diretta esperienza, nonché
delle cronache e dei documenti vari elaborati
dai primi allievi di don Bosco, diede inizio alia
pubblicazione delle Memorie Biografiche di
Don Bosco, ampia documentazione in 19 vo-
lumi. I primi otto furono poi pubblicati diret-
tamenté da lui tra il 1898 e il 1912, il nono
usci postumo nel 1917 e gli altri furono curati
da don Amadei e don Ceria sul materiale da
lui diligentemente prepárate e cronológicamente
disposto, uscendo per le stampe tra il 1930 e
il 1939. A questo lavoro poderoso parve desti-
nato dall'alto, poiché don Bosco, al suo giun-
gere all'Oratorio, gli aveva detto: « lo non avró
segreti per te, né quelli del mió cuore né quelli
della Congregazione ». Essendo quest'opera in
edizione extra-commerciale, egli ne pubblicó un
ampio riassunto in due volumi, che ebbero e
hanno ancora grande fortuna, facendo larga-
mente conoscere don Bosco e le sue fondazioni.
Gareggió puré col suo confratello e coetáneo
don Francesia nel celebrare in versi le feste
deH'Oratorio salesiano, preparando ogni anno
Pinno per 1'onomástico di don Bosco e dei suoi
successori, che poi il M° Dogliani metteva in
música. Dopo varié e dolorose prove nei suoi
ultimi anni, chiuse in pace la sua laboriosa esi-
stenza a 77 anni.
Opere
Biografía del giovane Mazzarello Giuseppe, Torino,
Tip. Salesiana, 1870, pp. 112.
Cristoforo Colombo e la scoperta dell'America, To-
rmo, Tip. Salesiana, 1873, pp. 408.
L'evangelista di Wittemberga e la riforma prote-
stante in Germania, Torino, Tip. Salesiana, 1874,
pp. 696.
Fernando Cortez (3 voll.), Torino, Tip. Salesiana,
1875-76.
S. Secondo, il generoso soldato d'Asti, Torino, Tip.
Salesiana, 1876, pp. 80.
II Tiberio della Svizzera, ossia Giovanni Calvino,
Torino, Tip. Salesiana, 1877, pp. 304.
Eartolomeo Las Casas, ossia il protettore universale
degli Americani, Torino, Tip. Salesiana, 1879,
pp. 200.
L'arca dell'alleanza, ossia la potenza di M. Ausi-
liatrice, Torino, Tip. Salesiana, 1879, pp. 144.
Colombia e Perú (4 voll.), Torino, Tip. Salesiana,
1879-1888.
La Madre delle grazie, Torino, Tip. Salesiana, 1881,
pp. 168.
L Apostólo S. Giovanni e la Chiesa primitiva
(2 voll.), Torino, Tip. Salesiana, 1882.
Fiori oferti al popólo (dedicazione della chiesa di
S. Giov. Evangelista), Torino, Tip. Salesiana, 1882,
pp. 48.
La stella del mattino, ossia M. Ausiliatrice nostra
speranza, Torino, Tip. Salesiana, 1883, pp. 128.
Scene morali di famiglia esposte nella vita di Mar-
gherita Bosco, Torino, Tip. Salesiana, 1886, pp. 192.

17.3 Page 163

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Lemoyne Giovanni Battista
167
Leong Shu Tchi Simone
Avventure dei missionari salesiani in un viaggio al
Chili, Torino, Tip. Salesiana, 1887, pp. 160.
La Madonna di Don Bosco, Torino, Tip. Salesiana,
1889, pp. 154.
La nostra speranza, ossia la potenza di M. Ausilia-
trice, Torino, Tip. Salesiana, 1890, pp. 116.
La nuvoletta del Carmelo, ossia la devozione a Maña
Ausiliatrice, Torino, Tip. Salesiana, 1890, pp. 120.
Linvocammo e ci esaudl, Torino, Tip. Salesiana,
1891, pp. 147.
Memorie Biografiche di Don Giovanni Bosco (9
volL), Torino, Tip. Salesiana, 1898-1917.
Vita del Ven. Giovanni Bosco (2 volL), Torino, SEI,
1911-1913.
S. Giovanni Bosco seminarista, Torino, Tip. Salesia-
na, pp. 332.
Opere drammatiche
Le pistrine (5 atti); David untore (5 atti, in versi);
Una speranza, ossia il passato e l'avvenire della Pata-
gonia (5 atti); Seiano (5 atti); II quadro della Madonna
(3 atti); Lonomástico della madre; Chi fa bene ben
trova (3 atti); Lofficina; Chi dorme non ptglia pescí;
Chi la fa l'aspetti (3 atti); L'ere dita d'un figlio ingrato
(5 atti); Un venerdi (3 atti); Cristojoro Colombo
(5 atti); Colpa e perdono (4 atti); Gia\\nduiotto in
collegio e La scuola del villaggio (operette).
T. L.
LEMOYNE sac. Vincenzo
n. a Genova (Italia) il 30 nov. 1850; prof. a Foglizzo
il 5 ott. 1899; sac. a Torino il 2 marzo 1901; f a
Colle Salvetti Til marzo 1919.
É il fratello di don Giovanni Battista, autore
dei primi nove volumi delle Memorie Biogra-
fiche di San Giovanni Bosco, a cui il Santo
aveva predetto (9 luglio 1868) che non sarebbe
stato il solo salesiano della sua famiglia. In-
fatti nel 1882 mostrandogli il fratello Vincenzo
disse: « Eccone ancora uno che io voglio acca-
parrarmi ». La profezia si avveró 18 anni piü
tardi. Vincenzo si fece salesiano nel 1900. Ab-
bandonate, in etá matura, le comoditá della
vita, impiegó le sue energie e le sue attitudini
di amministratore a vantaggio della Societá,
come prefetto di varié case. Egli poté assistere
il fratello maggiore al letto di morte.
c. A.
LEONG SHU TCHI sac. Simone
n. in Ciña il 18 ott. 1912; prof. a Shaukiwan 1'8 dic.
1936; sac. a Shanghai il 1° luglio 1948; f a Lienhsien
nel 1956.
1889 - 15a spedizione missionaria salesiana per 1'America del Sud.

17.4 Page 164

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Leong Shu Tchi Simone
168
Lingueglia Paolo
Don Simone Leong sentí la chiamata al sacer-
dozio mentre faceva i suoi studi nella scuola
salesiana di Macau. Fece il noviziato e gli studi
filosofía a Hong Kong. Insegnó per vari anni
nella scuola salesiana di Kungming. Ripresi i
suoi studi, fu ordinato sacerdote a Shanghai.
Dopo un anno passato nel collegio di Macau,
chiese di andaré in missione e nel 1949 fu de-
stinato al distretto di Linchow. Un mese dopo
i comunisti occuparono la cittá. Nel 1951 fu im-
prigionato una prima volta. Durante una farsa
di processo fu fatto inginocchiare davanti al
pubblico e battuto selvaggiamente. Era stato ac-
cusato di predicare dottrine imperialiste e di
forzare ragazzi e ragazze a farsi preti e suore.
Scacciato dalla residenza missionaria, fu prima
obbligato a risiedere a Tungpi e poi, ritornato
a Shiuchow, fu costretto ad abitare in una stalla
mezzo diroccata. Per evitare che i cristiani su-
bissero molestie per causa sua, clandestina-
mente lasció Linchow e ando a Shanghai per
rimanere con i confratelli del collegio Don Bo-
sco. I comunisti gli diedero permesso di fer-
marsi solo tre mesi. Andato a Pechino, fu ar-
restato con gli altri salesiani quando la scuola
fu occupata dalle autoritá comuniste; riman-
dato nel Kuongtung, fu rinchiuso nel carcere di
Lienhsien. Vi rimase due anni soífrendo molte
torture, « perché fedele al Papa e alia Chiesa ».
p. z.
LIMÓN LIMÓN sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Villa Nueva (Sevilla-Spagna) il 28 dic. 1892; prof.
a Sevilla il 20 agosto 1912; sac. a Pamplona il 20 ago-
sto 1919; i a Morón il 20 luglio 1936.
Dopo gli studi compiuti a Sevilla e a Ecija,
entró nel noviziato a San José del Valle e rice-
vette Pabito talare dalle mani di don Rical-
done, ispettore. Fece il tirocinio pratico nei due
collegi di Córdoba e di Utrera. Ordinato sacer-
dote, fu direttore successivamente in tre case,
e infine a Morón. La dolcezza e Pamabilitá fu-
rono le sue caratteristiche: lavorava con zelo
e con spirito di sacrificio. Fu arréstate dai mili-
ziani il 19 luglio 1936 insieme con il coad. Giu-
seppe Blanco e un chierico. Due giorni dopo fu-
rono condotti in un luogo per essere fucilati.
Al primo colpo furono feriti, poi furono cari-
cati su un camión che li portó fuori cittá. La
il direttore e il coadiutore ricevettero il colpo
moríale, mentre il chierico, che fins.e di essere
giá morto, riusci a salvarsi. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
LINGUEGLIA sac. Paolo, scrittore
n. a Tormo (Italia) il 16 agosto 1869; prof. ad Alassio
il 5 febbr. 1896; sac. a Ventimiglia il 17 aprile 1897;
f a Parma il 6 nov. 1934.
La sua vocazione religiosa salesiana sbocció nel
collegio salesiano di Alassio, dove fece il corso
ginnasiale inferiere. Maturo nello stesso col-
legio, quando egli (dopo aver compiuto gli studi
universitari) vi tornava ad attingere nel cuore
paterno del direttore, don Luigi Rocca, Paiuto
del consiglio e il conforto dello spirito neces-
sari a superare alcuni ostacoli. A Parma, come
aspirante alia vita salesiana, ebbe la sapiente
e impareggiabile guida di don Cario Baratía,
che tra le molte doti possedeva quella di for-
mare dei caratteri. All'etá di 25 anni indossó
Pabito chiericale e compi Panno di noviziato.
Súbito dopo, fu ancora nel collegio di Alassio
che egli compi la sua consacrazione a Don Bosco
e alia Chiesa. Nel 1900 poi conseguí la laurea
in lettere a Torino.
Sacerdote salesiano, egli fu il buon « soldato di
Cristo » armato di soda pietá, di vasta cultura,
che mise a disposizione del bene la forza non
comune del suo ingegno, la fiamma viva del
suo cuore. Per trentun anni diresse istituti edu-
cativi di prima importanza: Ferrara (1901-04),
Parma (1907-13), Alassio (1913-17), Parma
(1917-23), Faenza (1923-27), La Spezia (1927-
1930), Parma (1930-33). I giovani furono la sua
famiglia. Nelle diverse cittá la sua azione dilagó
fuori del collegio; in particolare Parma lo ebbe
insegnante infaticabile nella scuola vescovile di
religione, conferenziere alPUniversitá popolare,
predicatore nelle diverse parrocchie della dió-
cesi, consigliere saggio, che dal suo cuore faceva
tesori di sapienza cristiana e di esperienza.
Ebbe da natura le doti dello scrittore: mente
aperta, cuore generoso, anima sensibilissima.
Con lo studio e Panalisi assorbi quanto mente
e cuore erano pronti a ricevere; poi sgorgó una
polla di pura vena, che cessó di gettare solo il
giorno della sua morte. La sua prosa é limpida
e chiara, scorre fluida e piena, con tale abbon-
danza che da la sensazione delPinesauribilitá.
La sua opera letteraria comprende volumi di

17.5 Page 165

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Lingueglia Paolo
169
Lucato Giovanni
argomento religioso, letteratura amena, critica
letteraria, ecc., oltre moltissimi discorsi e arti-
coli apparsi su giornali e periodici. Ebbe dello
scrittore un alto concetto morale e pedagó-
gico, e atiese alParte dello scrivere come a una
missione.
Opere
LIRICHE
Ispirazioni Ferrar e si, Parma, 1903.
Primavera di S. Martina, Parma, 1906.
Linche ferroviarie, Parma, 1909.
LETTERATURA
L'idéale di Pascoli e I3idéale cristiano, Parma, 1912.
Saggi critici di poesía religiosa, Bologna, 1914.
Pagine d'arte e letteratura, Torino, 1915.
Princtpi di letteratura interiore, Torino, 1916.
Commento all'Orlando Furioso di L. Ariosto, To-
rino, 1920.
APOLOGÉTICA
Psicología deiranticlericdismo, Parma, 1912.
Don Bosco e il Papa, Parma, 1912.
Cristianesimo precristiano, Monza, Artigianelli, 1913.
Conferenze e discorsi, Faenza, 1914-1915-1924.
La vita di Gesu, Bologna, 1915.
II significato di Canossa, Parma, 1920.
U non-valore delta irreligiositá carducciana, Parma,
1925.
Un ingegnere apostólo (Gius. Scotti), Torino, 1934.
ROMANZI
Marco Claudio Mar cello, Parma, 1909.
Veta d'oro di Borgovecchio, Parma, 1910.
II tramonto di Borgovecchio, Parma, 1910.
Phidur, Parma, 1911.
Nel crepúsculo di Ravenna, Ravenna, 1913.
Apua tena, Catania, 1928.
NOVELLE
Novell e di Liguria, Torino, 1906.
Tra il vecchio e il nuovo, Parma, 1908.
Racconti marinareschi, Parma, 1909.
Racconti di poggio e di costiera, Parma, Fiacca-
dori, 1911.
Racconti dello zio Aristide, 1915.
La regina Candace e altre novelle, Sampierdarena,
1932.
Racconti in grigio-verde, La Spezia, 1933.
In fondo al sacco, Sampierdarena, 1934.
VARIETÁ
Maggio Mariano, San Benigno Can., 1905.
Girovagando, Albenga, 1915.
Biografía di D. Clemente Bretto (Torino, 1919),
D. Giuseppe Isnardi (Bologna, 1920), Paolino Bas-
signana (Torino, 1925), salesiani.
— Brevi cenni della Beata Teresa Martin, Libr. Sa-
lesiana, 1924.
In Letture Cattoliche:
U párroco di Costarsiccia (racconto), 1901; Gregorio
Tucci (racconto), 1903; II socialismo a Patella (raccon-
to), 1905; Paolino Bassignana coadiutore salesiano, 1925;
L'ing. Giuseppe Scotti chierico salesiano, 1928; Un
Pioniere del Polo Ártico: il P. E. Grollier, 1943;
Cario Domenico Albini, 1946; Tra gli zulú del Natal
(Sud África), 1947; Piccolo mondo ceylonese, 1949;
Nel gran Nord Americano (avventure); Dai tropici al
polo (fatti, racconti, amenitá), 1951; Gli estremi con-
fini del mondo, 1952; La danzatrice africana, 1953.
Conferenze, articoli, studi su varié riviste e giornali.
F. R.
LUCATO mons. Giovanni, vescovo
n. a Cornedo (Vicenza-Italia) il 1° nov. 1892; prof.
a Torino il 1° agosto 1912; sac. a San Gregorio il
23 sett. 1922; el. vesc. di Isernia e Venafro 1948;
f a Isernia il 1° maggio 1962.
Dal seminario di Vicenza passó alia Famiglia sa-
lesiana. Dopo la professione religiosa il suo
apostolato si svolse in Sicilia, Lombardia e Ve-
neto. Mentre era párroco a La Spezia, fu in-
vestito della dignitá episcopale e destinato a
reggere il Vicariato Apostólico di Derna (Libia),
ove rimase fra le tristi
vicende della guerra dal
1939 al 1948, svolgen-
do la sua missione di
pace tra Tinfuriare del-
le battaglie. Vi erano
30.000 italiani tra la
popolazione in maggio-
ranza araba. Dal 1943
al 1946 con i suoi mis-
sionari si prodigó all'assistenza spirituale dei
connazionali nei campi di concentramento. II
Governo italiano, per la sua vasta opera di bene,
lo insigni della commenda della Stella d'Italia.
Nel 1948 mons. Lucato fu chiamato a reggere
le diócesi unite di Isernia e Venafro. Qui curó
le vocazioni ecclesiastiche, creó nuove par-
rocchie, organizzó convegni catechistici e dio-
cesani e altri due congressi mariani, diede in-
cremento all'A. C. e fece fiorire non poche opere
sociali. Lavoratore infaticabile, onorato anche
col titolo di « Vescovo della Ricostruzione », il
compianto Pastore si spegneva al sorgere della
festa dei lavoratori cattolici, San Giuseppe
Artigiano.
Opere
Parla D. Bosco, Torino, SEI, 1943, pp. 494.
D. Bosco coi giovani, Verona, Ed. Regnum Dei,
1962, pp. 330.
P. Z,

17.6 Page 166

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Luchelli Alessandro
170
Luzi Gerolamo
LUCHELLI sac. Alessandro, ispettore
n. a Scaldasole (Pavia-Italia) il 23 febbr. 1864; prof.
perp. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a Torino
il 26 marzo 1887; f il 25 genn. 1938.
Dopo il ginnasio entró come aspirante nella So-
cietá e ricevette Pabito dalle mani di don Bosco
nelPottobre del 1881 a San Benigno Canavese.
Nel corso di quell'anno diventó talmente rauco
che non riusci piü a pronunciare parola. Te-
mendo di non poter diventare sacerdote per
causa di quel disturbo, ando a demandar con-
siglio a don Bosco, il quale lo tranquillizzó assi-
curandogli la guarigione, se avesse pregato la
Vergine Santa. Promise allora di recitare ogni
settimana le « sette allegrezze di Maria », e fu
esaudito. Dopo Pordinazione sacerdotale fre-
quentó PUniversitá di Genova fino al 1891, ot-
tenendo la laurea in filosofía e lettere. Una vita
sacerdotale feconda lo attendeva nei 27 anni
che passó in diverse case salesiane come inse-
gnante e poi come direttore nei collegi di Va-
razze, Firenze, Alassio e Parma, donde passó al
governo dell'ispettoria Piemontese (1917-23) e
poi di quella Novarese (1924-28). Durante una
visita alPOratorio di Torino fu colpito da para-
lisi che gli stroncó la vita. Fu un superiore
esemplare soprattutto per Pumiltá e Pobbe-
dienza, e un valente predicatore di Esercizi.
A. c.
LUCZECZKO sac. Emilio
n. a Padbuz (Polonia) il 13 sett. 1910; prof. a Czer-
winsk il 15 luglio 1928; sac. a Cracovia il 29 maggio
1938; f a Dzialdow il 18 sett. 1941.
Con la sua vita umile, tranquilla e sinceramente
pia, aveva la stima e la fiducia di tutti. Dopo
Pordinazione sacerdotale fu consigliere scola-
stico a Plock fino al 1941. II 17 febbraio di
quelPanno i Tedeschi lo arrestarono e lo por-
tarono al campo di concentramento di Dzial-
dow. Di lui, come degli altri confratelli di quel
campo, non si poterono aver notizie della morte.
Abitualmente sereno, si conservó tale anche
nella prova suprema.
p. T.
LUZI sac. Gerolamo, scrittore
n. a Monte Meiori (Pesaro-Italia) il 29 agosto 1904;
prof. a Genzano di Roma il 15 dic. 1921; sac. a Roma
il 30 marzo 1929; f a Torino il 7 dic. 1946.
Dopo i voti perpetui fece demanda di andaré
missionario in Ciña, ma i superiori, per il suo
prometiente ingegno, vollero che facesse gli
studi teologici alPUniversitá Gregoriana di
Roma. Quasi presagisse la sua futura missione,
si dedicó alio studio delle scienze sacre con scru-
polosa diligenza. Nel 1929 conseguí la laurea
in teologia. Dopo qualche anno (1933) fu in-
viato al nuovo istituto teológico di Castelnuovo
Don Bosco — poi trasferito a Chieri — come
insegnante di teologia morale. Nel 1937, mentre
Pistituto si apprestava coi suoi corsi di studi al
riconoscimento come Pontificio Ateneo Sale-
siano, gli fu affidata la cattedra di teologia mo-
rale. Don Luzi intanto moltiplicava la sua at-
tivitá anche con la penna: fu collaboratore di
vari giornali e riviste, come L'Osservatore Ro-
mano, L'Itaüa, Salesianum, Perfice Munus, II
Prete Apostólo, ecc. Nel 1938 fu chiamato
anche a dirigere Catechesi, che diventó il bol-
lettino uíficiale della campagna catechistica vo-
luta da don Ricaldone. Dopo la dura parentesi
della guerra, don Luzi si preparava con piena
maturitá alia nuova azione sociale e religiosa,
ma il Signore lo volle al premio eterno. Fu una
tempra di lavoratore indefesso, sull'esempio di
don Bosco: una laboriositá fantástica, alter-
nando cattedra, confessionale, pulpito, penna,
direzione spirituale. II suo lavoro, oltre che sa-
crificio e immolazione, era soprattutto preghiera.
Opere
Dorina Induti (1923-41), Torino, Berruti, 1943,
pp. 127.
Frammenti evangelicé, Colle Don Bosco, LDC, 1944,
pp. 446.
Cristo nei mondo del lavoro, Roma, AVE, 1944,
pp. 120.
Parla la Madre. Pensieri di Madre Luisa Vaschetti,
Torino, Istituto FMA, 1944, pp. 253.
San Giovanni Bosco. Lettere scelte, Torino, Para-
via, 1945, pp. 283.
Devo votare?, Colle Don Bosco, LDC, 1946, pp. 62.
Frassinetti Giuseppa, la gemma delle fanciulle cri-
stiane, Alba, Pia Societá San Paolo, 1946, pp. 130.
Per l'apostolato sociale del clero, Torino, LICE,
1946, pp. 258.
La condotta dei confessori riguardo al 6° coman-
damento, Torino, LICE-Berruti, 1953, pp. 138.
Molti altri fascicoli in « Collana Lux » della LDC.
— Articoli vari in Salesianum, Perfice Munus, La Pale-
stra del Clero, II Prete Apostólo, Catechesi, ecc
A. R.

17.7 Page 167

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M
MACCHI sac. Luigi, scrittore
n. a Casbeno Castellanza (Varese-Italia) il 5 dic. 1869;
prof. a Torino il 2 ott. 1888; sac. a Buenos Aires 1'8 lu-
glio 1894; f a Buenos Aires il 30 maggio 1952.
A 14 anni di etá fu condotto dal padre a Torino
da don Bosco (1884). Qui passó i migliori anni
della sua adolescenza, e nacque cosí in lui la vo-
cazione religiosa. Ricevette l'abito talare dalle
mani del Santo e nel 1887 fece il noviziato a
Foglizzo Canavese. Le continué spedizioni mis-
sionarie che partivano per PAmerica, infusero
nel cuore del chierico Macchi il desidero di con-
sacrare la vita alie Missioni. Partí per Buenos
Aires nel dicembre 1889, a vent'anni. Inizió il
suo lavoro salesiano nel collegio di Pió IX
(1890), insegnando scienze naturali e studiando
nel medesimo tempo la teologia, sotto la guida
dei due grandi maestri di scienza e virtú che fu-
rono mons. Giacomo Costamagna e don Giu-
seppe Vespignani. Dopo l'ordinazione sacer-
dotale, fu direttore del collegio e oratorio
San Francesco di Sales - Buenos Aires (1904-
1905), del collegio Santa Caterina (1905-08)
In questo tempo si dedicó alPapostolato della
penna. Nel 1937, quasi settantenne, fu inviato
in General Acha, come confessore della casa e
maestro di prima elementare.
Opere
(edite da Escuela Salesiana, Buenos Aires)
Nociones de Sagrada Hermenéutica (per seminari).
Repertorio Bíblico Catequístico.
— Los Santos Evangelios.
Aromas de la noche, 1948, pp. 195.
La confesión de los niños.
— Moral práctica.
— Dizionario latino-spagnolo e spagnolo-latino.
G. M.
MACCONO sac. Ferdinando, scrittore
n. a Bairo (Torino-Italia) il 7 luglio 1865; sac. a Ivrea
il 23 maggio 1891; prof. a Ivrea il 4 ott. 1895; f a Fo-
glizzo il 29 maggio 1952.
Fece gli studi di teologia nel seminario di Ivrea
e ordinato sacerdote fu inviato viceparroco a
Chivasso. Qui si rinvigori nel cuore un antico
desiderio di darsi a don Bosco, e con displaceré
del suo vescovo, che lo stimava, lasció la dió-
cesi nel 1894. Dopo i voti religiosi fu destinato
alia casa di Milano. La diede inizio alia sua fe-
conda e apostólica opera di scrittore con la pub-
blicazione del periódico Don Bosco. Fu poi di-
rettore ad Ascoli Piceno (1906-07). Qui gli fu
affidata la direzione di Fides, órgano della Com-
missione cardinalizia per la preservazione della
Fede, e perianto si trasferi a Roma, al Te-
staccio. Furono anni fecondi di bene: fece co-
noscenze ecclesiastiche che gli agevolarono in
seguito il lavoro per le cause di beatificazione
delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Per desiderio
di don Rúa scrisse la vita di suor Maria Dome-
nica Mazzarello, dopo una coscienziosa ricerca
e valutazione critica di tutto il materiale bio-
gráfico. Ne risultó un capolavoro e don Maccono
poté iniziare la regolare causa (1911) presso la
Curia di Acqui. Lavoro per ben 27 anni con di-
ligenza e costanza alie cause di suor Mazzarello,
suor Valsé-Pantellini, suor Morano. Scrisse bio-
grafié, circolari, foglietti, stampó immagini per
far conoscere le « sue Sante ». Scrisse testi di
religione: // valore della vita, lodati dalla Sacra
Congregazione del Concilio. Sonó puré dovuti
alia sua penna, nel periodo di circa 25 anni, 54
volumi di piccola o grande mole: qualcuno fu
tradotto in lingue straniere. Fu scrittore apprez-
zato: stile piano, semplice, brioso. Era uomo di

17.8 Page 168

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Maccono Ferdinando
172
Macey Cario
studio, amante della ricerca. Ebbe consensi e
lodi di persone competenti. La sua gioia piü
grande fu quella della canonizzazione di san-
ta María Mazzarello (1951).
Opere
Preghiere dell'educatore, Milano, Tip. Salesisana,
1906, pp. 107.
Piccolo manuale deU'Associazione di María Ausi-
liatrice, Torino, SAID, 1910, pp. 183.
Vita di S. Agostino, Milano, Tip. Salesiana, 1911,
pp. 72.
La prima comunione, Torino, SEI, 1911, pp. 277.
Suor Maña Mazzarello (cenni biografici), Torino,
SEI, 1912, pp. 78.
Un aiuto all'educatore, Milano, Tip. Salesiana, 1912,
pp. 381.
A un giovane operaio (lettera), Torino, SEI, 1913,
PP. 21.
La prima confessione (istruzione ai fanciulli), To-
rino SEI, 1913, pp. 70.
La serva di Dio Suor Maria Mazzarello, Torino,
SEI, 1915, pp. 120.
Palma Gaguardo (profilo), Torino, SEI, 1916,
pp. 128.
Ogni giorno a Ge su, Faenza, Tip. Salesiana, 1917,
PP. 191.
II matrimonio cristiano, Torino, SEI, 1919, pp. 180.
Un fiore di umilta: T. Valsé-Pantellini, Torino, SEI,
1919, pp. 147.
Gli avversari della religione, Torino, SEI, 1919,
pp. 220.
Bestemmia e bestemmiatori, Torino, SEI, 1920,
pp. 172.
Due eroine: Clem. Sacchi e M. Goretti, Torino,
SEI, 1920, pp. 80.
Giovani eroi (piccoli santi e martiri), Torino, SEI,
1921. pp. 403.
Novena del Sanio N átale, Roma, Tip. Salesiana,
1922. pp. 108.
II culto o sacra liturgia, Torino, SEI, 1924, pp. 219.
Suor Maria Mazzarello, Torino, SEI, 1924, pp. 326.
Vita di S. Ferdinando III re di Leone e di Ca-
stiglia, Milano, S. Lega Eucaristica, 1924, pp. 253.
Mazzolino di prime comunioni, Torino, SEI, 1927,
pp. 180.
La santa ere sima, Torino, SEI, 1928, pp. 246.
II valore della vita (testi di religione, 4 volumi),
Torino, SEI, 1928, pp. 350, 318, 365, 338.
La vita di G. Cristo narrata ai giovani, Torino,
SEI, 1929, pp. 347.
La parrocchia e U convento francescano di S. Tom-
maso in Torino, Cásale Monferrato, Ed. Miglietta,
1931, pp. 328.
Corona di grazie (Suor Maria Mazzarello), Torino,
Gattiglia, 1932, pp. 286.
L'atto di contrizione chiave del Paradiso, Torino,
Berruti, 1932, pp. 72.
II santuario di N. S. di Belmonte, Cásale Monfer-
rato, Ed. Miglietta, 1936, pp. 143.
La chiesa e U convento di S. Croce a Cañóle d'Albat,
Cásale Monferrato, Ed. Miglietta, 1937, pp. 119.
Santuario e convento di N. S. delle Grazie di
Mellea, Cásale Monferrato, Ed. Miglietta, 1938,
pp. 136.
Meditazioni sui nove uffici, Torino, SEI, 1939,
pp. 160.
La devozione al S. Cuore di Ge su, Torino, SEI,
1939, pp. 214.
U Santo Rosario, Torino, SEI, 1939, pp. 148.
La Beata Maria Mazzarello, Alba, S. Paolo, 1940,
PP. 379.
Vita di un'anima. Autobiografía di Sr. Ferdinanda
Andreis FMA, Brescia, Queriniana, 1943, pp. 319.
Cenni biografici della serva di Dio Sr. M. C. Mo-
rano, Torino, SEI, 1948.
Gli anniversari della vita religiosa, Torino, SEI,
1954, pp. 220.
In Letture Cattoliche:
Bozzetti e dialoghi, 1903.
Bozzetti e dialoghi, fascicolo II, 1903.
Educazione domestica (bozzetti e dialoghi), 1905.
Giovani eroi, 1910.
Giovani eroi, 1911.
Un modello di giovinetta, ossia Palma Gagliardo,
1915.
Guida alia casetta natía di Don Bosco, 1926.
LApostólo di Mornese Sac. Don Pestarino, 1927.
Suor Petronilla Mazzarello, 1941.
A. R.
MACEY sac. Cario, ispettore
n. a Salisbury (Inghiltérra) il 28 dic. 1854; prof. a
San Benigno Can. (Italia) il 7 ott. 1882; sac. Torino
il 24 sett. 1887; f a Chertsey (Inghilterra) il 4 ago-
sto 1928.
La sua famiglia, dodici figli, era protestante. A
16 anni poté passare alia religione cattolica, e fu
allievo di un collegio benedettino. Volendo farsi
sacerdote, fu consigliato di recarsi a Torino, da
don Bosco. Nel 1880, a 25 anni, era a Valdocco.
Don Macey fu il primo inglese che ricevette
1'abito religioso dal Santo. Nel 1887 si apriva
a Londra la prima casa salesiana: con la benedi-
zione di don Bosco partirono tre salesiani, tra
essi don Macey. L'anno dopo egli fu nominato
direttore a Londra (1889-1908). In questo
tempo diede mano alia costruzione della chiesa
del Sacro Cuore, che fu la sua opera piú bella
e piü cara. Fondo la casa di Cape Town, nel
Sud África (1908-11), di Burwash, di Farnbo-
rough, di Chertsey (1919-25), con pochi aiuti
di personale estero, tirando su e formando i
suoi aiutanti. Divenuto ispettore delPInghil-
terra, rimase sempre il padre di Battersea. Egli
fece venire in Inghilterra anche le Figlie di

17.9 Page 169

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Macey Cario
173
Malan Antonio
María Ausiliatrice. Era di una bontá grande,
aveva un fare signorile, umile e generoso coi
poveri.
A. R.
MAININI sac. Francesco, missionario
n. a Golasecca (Milano-Italia) il 2 marzo 1868; prof.
a Torino-Valsalice il 3 ott. 1891; sac. a Guaretinguetá
(Brasile) il 23 dic. 1894; f a San Paulo (Brasile) il
3 febbr. 1939.
Fece i suoi studi a Torino-Oratorio, vivente
don Bosco. Partito chierico per il Brasile, vi
raggiunse il sacerdozio e divenne Papostolo dei
carcerati, cui prodigó per 28 anni il sacro mi-
nistero nel Penitenziario di San Paulo, catti-
vandosi Paffetto di tutti e facendo moho bene
alie loro anime. La sua morte fu lutto anche
per quella casa di pena. I detenuti vollero ap-
prestargli la bara e rendere omaggio alia sua
salma che, trasportata nel Penitenziario per la
Messa fúnebre, raccolse le lagrime e le preghiere
di quelli che egli aveva amati e redenti nel Si-
gnore.
G. F.
MALAN mons. Antonio, vescovo
n. a San Pietro di Cuneo (Italia) il 16 dic. 1862;
prof. a Marseille (Francia) il 2 ott. 1885; sac. a Monte-
video (Uruguay) il 28 ott. 1889; el. vesc. il 25 maggio
1914; cons. a San Paulo (Brasile) il 26 luglio 1914; f a
San Paulo il 28 ott. 1931.
La sua vocazione alia vita religiosa e salesiana
fu decisa in un colloquio con don Bosco, con-
trassegnato da una prodigiosa illustrazione del
Cielo. Allora Antonio
Malan, giovane di 20
anni, da Parigi, ove di-
morava coi genitori, si
era recato in Italia per
subiré la visita militare
ed era entrato nel san-
tuario di Maria Ausilia-
trice per assistere alia
santa Messa e fare la
santa Comunione. Don Bosco che celebrava
quella mattina alPaltare di San Pietro, vide con
grande stupore una fiammella partirsi dalPaltare
di Maria Ausiliatrice, attraversare il presbiterio
e posarsi sul capo del giovane sconosciuto. Mez-
z'ora dopo, in cortile, Antonio Malan si trovó
a colloquio con don Bosco. Che cosa si siano
detti a vicenda, ignoriamo: ma a qualche set-
timana di distanza il giovane Malan entrava nel
noviziato di Sainte-Marguerite, presso Marsiglia.
Diventato salesiano, lavoró per alcuni anni nelle
case di Francia, e nel 1889 partí per le Missioni
salesiane del Sud America. Ordinato sacerdote
in quello stesso anno da mons. Cagliero, don
Malan rimase fino al 1894 in Montevideo, pre-
stando efficace aiuto a mons. Lasagna.
Sul finiré di quelPanno, avendo mons. Lasagna
iniziato Pardito progetto delPevangelizzazione
degli Indi del Mato Grosso, scelse per la grande
impresa don Malan insieme con don Balzola e
don Soari, che perció si trasferirono a Guiaba:
e quando nel novembre 1895 mons. Lasagna
peri nel trágico scontro ferroviario di Juiz de
Fora, don Malan, facendo suo il progetto del
valoróse missionario, si accinse ad attuarlo.
Nella fondazione della Missione fra i Bororos
bisogna ricordare Pardita esplorazione che
don Malan fece, in compagnia di don Balzola,
nella pericolosa zona da evangelizzare e al
viaggio seguente per accompagnare sul luogo fis-
sato i primi missionari, viaggio proseguito fino
alie sponde del Rio Araguaya con un percorso
di 2500 Km. e durato quattro mesi. Fondate
in pochi anni le varié Colonie tra i Bororos,
don Malan spiegó grande sollecitudine nel prov-
vederle di tutto il necessario, per invogliare i
fieri selvaggi alia vita civile: dovette a tal fine
fare numerosi viaggi e percorrere le principali
cittá europee in cerca degli aiuti indispensabili
per affrettare il progresso tra le tribu che an-
dava conquistando alia fede.
Grazie alio zelo spiegato dall'infaticabile missio-
nario, i Bororos nel 1914 potevano dirsi sulla
buona via di essere cristiani e civili, e la Santa
Sede, per premiare la mirabile opera di don Ma-
lan e per favorire lo sviluppo della Missione,
creava la nuova Prelatura di Registro do Ara-
guaya, costituendone vescovo don Antonio Ma-
lan. Dieci anni dopo, nel 1924, egli veniva
eletto alia nuova sede di Petrolina, una diócesi
da creare di sana pianta. Mons. Malan si ac-
cinse con coraggio all'ardua fatica, e in sei anni
riusci a organizzarla, facendovi sorgere una ma-
gnifica cattedrale, Pepiscopio, il seminario, le
scuole normali, Pospedale, ecc. A 69 anni, con
una fibra robusta da far sperare ancora altre im-
prese, chiuse la sua giornata terrena piena di
meriti.
D. G.

17.10 Page 170

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Malorny Francesco
174
Mancini Argeo
MALORNY sac. Francesco
n. a Janów (Alta Slesia-Polonia) il 1° dic. 1892;
prof. a Radna (Jugoslavia) il 15 agosto 1913; sac. a
Oswiecim il 22 giugno 1924; -J- il 17 nov. 1939.
NelPUniversitá di Cracovia frequentó la facoltá
di filosofía (1921) e nel 1929 conseguí il di-
ploma di lingua tedesca. Fu insegnante in vari
istituti ed ebbe insieme gli uffici di consigliere
e di catechista. Nel 1937 fu nominato direttore-
preside del ginnasio-liceo di Aleksandrow Ku-
jawski. Qui nel pieno vigore delle forze e delle
sue attivitá salesiane, gli fu stroncata la vita:
neU'ottobre 1939 con quattro confratelli fu cac-
ciato in prigione dai nazisti. Condotto di poi a
Torun, quivi passó per i piü crudeli tormenti
fisici e morali negli oscuri antri dell'antico forte.
Di la furono condotti tutti a piedi per lungo
cammino verso Goma Grupa ove, cacciati di
notte nei boschi, il 17 novembre furono tutti
fucilati. Di loro non furono trovati i resti. Ca-
rattere aperto e amabile, ottimo insegnante, la-
borioso fino all'abnegazione, era un religioso
esemplare.
p. T.
MANACHINO sac. Gaudenzio, ispettore
n. a San Silvestre Crescentino (Vercelli-Italia) il 12
ott. 1883; prof. perp. a Foglizzo il 30 sett. 1900; sac.
a Torino il 19 sett. 1908; -J- a Buenos Aires (Argentina)
il 1° aprile 1960.
Nel 1913, sacerdote da cinque anni, poté at-
tuare i suoi sogni missionari raggiungendo la Pa-
tagonia, dove due anni dopo fu eletto direttore
della casa di Viedma (1915-23) e poi di Fortín
Mercedes (1923-24). La sua bontá paterna, la
prudenza, il carattere aífabile e bonario lo re-
sero presto stimatissimo dai giovani e da quelle
buone popolazioni, che ammirarono e amarono
in lui un degnissimo continuatore delle eroiche
e sanie gesta dei primi missionari salesiani. Nel
1924 i superiori lo elessero a succedere a
don Pedemonte quale ispettore della Patagonia
(1924-35). Convinto che l'avvenire della reli-
gione in quelle ierre sarebbe stato assicurato dai
numero e dalla qualitá degli operai evangelici,
consacró il meglio delle sue energie al recluta-
mento e alia formazione dei futuri apostoli della
Patagonia, che avevano il loro cenacolo a Fortín
Mercedes. Passó successivamente a dirigere le
vaste ispettorie del Perú e Bolivia (1935-38), del
Cile (1938-50), della Colombia (1950-56), su-
scitando dovunque fervore di opere e nuove
energie di bene. Quel suo caratteristico otti-
mismo, quella sua serena fiducia in Dio, da-
vano al suo governo, paterno e forte, una nota
di pondérate e costruttivo entusiasmo. Tornó
poi direttore alia casa di Viedma (1958-60),
dove aveva cominciato il suo apostoláto mis-
sionario.
A. R.
MANASSERO sac. Emanuele, ispettore
n. a Benevagienna (Cuneo-Italia) il 13 sett. 1873;
prof. a Torino l'll ott. 1889; sac. a Roma il 4 apri-
le 1896; f a Roma il 29 maggio 1946.
Nell'Oratorio di Torino, gli ultimi anni della
vita di don Bosco, ebbe la gioia di confessarsi
dai Santo e si formó al piú genuino spirito sa-
lesiano. Conseguí la laurea in filosofía, diritto
canónico e teologia. Dopo appena un anno di
sacerdozio fu nominato direttore a Foglizzo
(1897-99) Poi fu inviato a Oswiecim (Polonia)
(1899-1905), indi ispettore dell'Austria (1905-
1911). Resse in seguito l'ispettoria Subalpina
(Italia) (1911-17) e quella degli Stati Uniti
(America) (1919-27). Fu anche visitatore del-
l'Australia e direttore a Sunbury (1927-29). Ri-
tornato in Italia (1929) consacró tutte le sue
cure ai chierici studenti presso la Pontificia Uni-
versitá di Roma, prodigando i tesori della sua
esperienza e del suo cuore ed edificando con la
sua pietá e osservanza salesiana.
G. F.
MANCINI sac. Argeo, scrittore
n. a Fossombrone (Pesaro-Italia) Til maggio 1874;
prof. perp. a Torino il 3 ott. 1891; sac. a Catania il
18 sett. 1897; f a Messina il 29 sett. 1956.
Sacerdote per vocazione e per passione, predi-
catore instancabile del Vangelo, militó in tutti
i campi della vita e dell'azione salesiana. Fu di-
rettore, missionario, párroco successivamente a
San Gregorio di Catania (1901-10), Alessandria
d'Egitto (1911-14), a Rodi (1914-17), Izmir
(1919-21), Costantinopoli (1921-22), Vallecrosia
(1925-28), Taormina (1946-49). Fu insigne mae-
stro per oltre 40 anni nelle discipline teolo-
giche, e fecondo scrittore pubblicando concet-
tosi e vivaci articoli su varié riviste ecclesia-
stiche: la rivista Palestra del Clero lo ebbe col-

18 Pages 171-180

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18.1 Page 171

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Mancini Argeo
173
Manione Secondo
laboratore assiduo. Ebbe innato il senso del-
Pamorosa soggezione alia Chiesa. Spese tutta la
sua lunga vita al servizio del Regno di Dio.
Opere
II sistema preventivo di D. Bosco, Bologna, Tip.
Salesiana, 1929, pp. 87.
Molti articoli di teología dogmática, morale e pa-
storale in varié riviste.
P. Z.
di quella Subalpina (1954-60). A sua richiesta
lasció la carica di ispettore e fu incaricato della
direzione delPaspirantato di Canelli (1960-63).
Qui doveva esaurirsi la sua vita esemplare di
laborioso salesiano nelPesercizio di una superio-
ritá esercitata con alto senso di responsabilitá
e di apostolato. Fu esperto direttore di spirito
ed ebbe vaste conoscenze nel campo del-
Pascetica.
p. z.
MANFREDINI sac. Giuseppe, ispettore
n. a Sant'Andrea Pelago (Modena-Italia) il 15 marzo
1874; prof. a Torino 11 3 ott. 1891; sac a Barcelona
(Spagna) il 5 marzo 1898; f a Ronda il 15 luglio 1955.
Ebbe la fortuna di conoscere don Bosco e di
passare ancora due anni insieme con luí nell'Ora-
torio di Valdocco. Conseguita la laurea di filo-
sofía alPUniversitá Gregoriana, fu mandato da
don Rúa nella Spagna, ove lavoró per 61 anni
occupando le piü alte canche e tornando perió-
dicamente in Italia per prendere parte ai Capi-
toli Generali, nei quali furono eletti il secondo,
il terzo e il quarto successore di don Bosco. Fu
direttore a Utrera (1906-09), quindi ispettore
della Tarragonese-Celtica (1909-15). Poi diret-
tore a Madrid (1915-21), a Campello (1921-26)
e ancora ispettore della Betica (1926-31). Di-
resse successivamente le case di Carabanchel
Alto (1931-34), di San José del Valle (1934-
1940) e di Granada (1948-52). Don Manfredini
fu una figura di primo piano nella storia sale-
siana spagnola di mezzo secólo.
p. z.
MANIERO sac. Antonio, ispettore
n. a Casalserugo (Padova-Italia) il 20 luglio 1890;
prof. a San Benigno Can. il 29 sett. 1912; sac. ad Ales-
sandria il 20 marzo 1920; f a Novara il 10 ott. 1963.
Venne in Congregazione alPetá di 20 anni dal
seminario di Padova, dove aveva frequentato
il primo corso di teologia. Eletto dai superiori
maestro del noviziato di Borgomanero e poi
direttore (1927-35), esercitó il delicato ufficio
con amorosa ed efEcace competenza per otto
anni. Nel 1935 fu nominato ispettore dell'ispet-
toria Novarese (1935-42). Poi diresse gli stu-
dentati di Bollengo (1942-45) e di Monteortone
(1945-48). Nel 1948 fu di nuovo ispettore del-
Pispettoria Véneta (1948-54) e successivamente
MANIONE sac. Secondo,
consigliere scolastico genérale
n. a Dorzano (Novara-Italia) il 26 dic. 1883; prof.
perp. a Foglizzo il 30 sett. 1900; sac. a Torino il
4 aprile 1908; f a Oberwil (Svizzera) ü_16 luglio 1961.
A 22 anni si laureó a Parma in scienze fisiche e
matematiche. Dopo Pordinazione sacerdotale a
Valsalice, quivi rimase dal 1908 al 1942, auten-
tica colonna di quella casa, che per suo impulso
s'ingrandi, si perfezionó ed ebbe larga risonanza
di meritata stima in Torino e in Italia. Don Ma-
nione fu sempre tutto per Valsalice: consigliere,
amministratore, direttore, preside, spesso soste-
nendo contemporáneamente due cariche. La ca-
rica per lui non era un onere, ma un dovere a
cui consacrava tutte le sue energie, senza limita-
zioni o distrazioni. Sotto il suo regime la serietá
degli studi a Valsalice divenne proverbiale. La
sua nomina a ispettore in Sicilia (1942-51) coin-
cise con Pinizio della se-
conda guerra mondiale,
di cui affrontó le incer-
tezze, i disagi e i peri-
coli con energia e ma-
no forte. La ripresa, fi-
nita la guerra, trovó in
lui Puomo adatto: la
sua carita brilló soprat-
tutto nelPopera dei co-
siddetti « ragazzi di strada » a Catania-Salette.
Poi il suo pensiero fu rivolto principalmente agli
oratori e alie opere popolari. Nel 1951 don Ri-
caldone lo chiamó a far parte del Consiglio Su-
periore, come Consigliere Scolastico Genérale,
carica che gli fu confermata dal Capitolo Gené-
rale nel 1952. Esemplare, rettissimo, tenace la-
voratore, intelligenza rara, di una pietá da con-
templativo. Era un uomo di Dio, continuamente
sorretto e guidato da una fede palpitante e gra-
nitica. Si spense nella casa di cura di Oberwil
(Zurigo-Svizzera).
p. z.

18.2 Page 172

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Mantovani Orfeo
176
Marciniak Isidoro
MANTOVANI sac. Orfeo, missionario
n. a Mena di Castagnero (Verona) il 9 ott. 1911; prof.
a Tirupattur (India) il 29 genn. 1936; sac. a Tirupattur
il 7 dic. 1944; f a Madras il 19 maggio 1967.
Fu il primo di tredici figli e non mancarono
difficoltá nella sua famiglia: perció comprese
e amó sempre i poveri. A 19 anni entró nel-
l'aspirantato missiona-
rio di Ivrea, e di la, Jo-
po la vestizione chieri-
cale, partí per 1'India. A
Tirupattur fece il novi-
ziato, la professione re-
ligiosa, fu ordinato sa-
cerdote. Poi fu nomina-
to maestro dei novizi a
Tirupattur (1946-48) e
a Kotagiri (1951-52). Ma non era quello il suo
posto, la sua vocazione. Domando ai superiori
di andaré tra i senzatetto, tra gli aífamati, tra i
lebbrosi. E cosí don Mantovani piantó le sue
tende alia periferia di Madras, a Vyasarpadi, e
qui fondo il suo Centro di « sollievo sociale » e
30 anni passó tra questi derelitti che egli soleva
chiamare « i miei gioielli ». La sua opera com-
prende: scuole elementan, diurne e serali, cli-
nica gratuita e ospedale, lebbrosario, oratorio
festivo. Don Mantovani pagava L. 500 per ogni
moribondo sulla strada che gli veniva portato al
« Centro » dagli spazzini: ogni giorno arrivó a
sfamare 2500 persone. In un periodo critico
delPIndia, quando la « tigre ñera » (la fame)
mise in aliarme il mondo, Topera di don Manto-
vani fu conosciuta per mezzo dei giornali, ed
ebbe aiuti straordinari per la sua opera e per
altre simili, affidate puré ai salesiani delPIndia.
Allora sognó di poter costruire un grande leb-
brosario capace di accogliere 2500 indiani. Ma-
lato, fece un viaggio in Italia per trovare altri
aiuti. Ritornato in fretta tra i suoi cari lebbrosi,
fu coito improvvisamente dalla morte, vinto
dalle malattie e dalPeroica dedizione senza li-
miti. Fu piante veramente come un padre. Ri-
posa nel cimitero accanto ai suoi lebbrosi.
p. z.
MARABINI sac. Pietro, missionario
n. a Castelguelfo (Bologna-Italia) il 15 febbr. 1872;
prof. a Torino FU dic. 1891; sac. a Concepción (Cile)
il 19 maggio 1895; f a Chulumani (Bolivia) il 3 dic.
1953.
Ebbe la fortuna di conoscere don Bosco negli
ultimi mesi di vita e suonó il clarinetto nella
banda di San Benigno Canavese ai suoi solenni
funerali. Partí giovanissimo per le Missioni della
Terra del Fuoco (1892) e fu a Sanco di mon-
signor Fagnano, fino al 1910, specialmente nel-
l'amministrazione dell'azienda della Missione.
Fu direttore a Dawson (1903-08) e a Punta
Arenas (1908-10). Poi ammalatosi passó al-
l'ispettoria del Perü-Bolivia. Qui fu ancora di-
rettore a La Paz (1917-18), indi a Puno (1936-
1939), di nuovo a La Paz (1939-42) e a Chulu-
mani (1941-45). Don Marabini si distinse per
la salda sua fedeltá alie piú care tradizioni sa-
lesiane. Godette della piena fiducia dei superiori
che spesso gli affidarono importanti missioni,
come le pratiche per l'apertura di nuove opere.
Svolse ampiamente anche l'apostolato della
penna: fu scrittore di valore specialmente come
apologista e acuto polemista: per questo il Go-
verno gli conferí VOrden del mérito del Mae-
stro. Oltre al Santuario di Maña Ausiliatrice,
periódico da lui fondato e diretto, e vari opu-
scoli commemorativi e composizioni poetiche
d'occasione, scrisse: Uapostólo della Bolivia
(vita di mons. Rodolfo Caroli, primo Inter-
nunzio Apostólico di Bolivia); la biografía del
coad. José Bonelli; I missionari del dollaro (sui
protestanti); Dal convento al diavolo (confuta-
zione del libro di un frate apostata Dal convento
a Dio)-, L'uomo e la scimmia (polémica col dar-
winismo); Mille pepite d'oro (pensieri, sen-
tenze), ecc.
A. R.
MARCINIAK sac. Isidoro
n. a Michorzewo (Polonia) il 23 aprile 1898; prof.
a Czerwinsk il 15 luglio 1933; sac. a Vilna il 20 aprile
1941; f a Minsk nel 1942.
Era un impiegato di banca quando si fece sale-
siano a piü di 30 anni. Con la férrea volontá
riusci a vincere ogni difficoltá degli studi e fu
sacerdote nel 1941. Ma appena dopo un anno
fu arrestato dai nazisti, mentre esercitava il
sacro ministero: sonó sconosciute le circostanze
dellá* sua morte. Aveva una grande devozione
alia Madonna, a cui attribuiva la sua vocazione.
p. T.

18.3 Page 173

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Marenco Giovanni
177
Marescalchi Amílcare
MARENCO mons. Giovanni, vescovo
n. a Ovada (Torinoltalia) il 27 aprile 1853; prof. a
Lanzo il 18 sett. 1874; sac. a Fossano il 18 dic. 1875;
el. vesc. il 29 aprüe 1909; cons. il 16 maggio 1909;
el. Internunzio il 2 febbr. 1917; f a Torino il 22 ott.
1921.
A vent'anni, giá chierico studente del terzo
anno di'teología, si presentó a don Bosco perché
lo accogliesse tra i suoi. II Santo, ammirandone
il franco e schietto ca-
rattere, pieno di amabi-
litá, Paccettó senz'indu-
gio, a vendo súbito in-
tuito in lui la stoífa di
un buon salesiano. Di-
fatti, dopo soli cinque
anni, don Giovanni Ma-
renco era inviato a fon-
dare un nuovo istituto
a Lucca. Lo splendido saggio che il giovane sa-
cerdote diede di sé, consiglió don Bosco a ri-
chiamarlo a Torino per affidargli la nuova chiesa
di San Giovanni Evangelista (1882-87). Chi
ebbe a giovarsi maggiormente delPopera di
don Marenco, fu il successore di don Bosco,
don Rúa. Questi fin dal febbraio 1888 lo invió
direttore delPospizio San Vincenzo de' Paoli
in Sampierdarena (1888-90) e poco dopo lo no-
mino ispettore delle case salesiane della Liguria
e della Toscana. Nel 1892 lo richiamó accanto
a sé come Vicario Genérale per PIstituto delle
Figlie di María Ausiliatrice, e finalmente nel
1899 lo volle a Roma quale Procuratore Gené-
rale della Pia Societá presso la Santa Sede (1899-
1909). Don Marenco aveva conseguíto la laurea
in teología a Roma (1889) e Panno dopo anche
la laurea in diritto canónico.
L'opera svolta da don Marenco in tali uffici fu
meravigliosa. Attivo sempre e fermo di carat-
tere, egli aveva un intuito finissimo dei cuori
e una visione realística delle cose e degli avve-
nimenti. Non fece perció meraviglia se queste
doti preciare, che spiccarono maggiormente nel
tempo che fu procuratore genérale in Roma, de-
terminarono la sua promozione alPepiscopato
(1909). II suo programma, come vescovo di
Massa Carrara, lo espresse nelle tesi che svolse
nella prima lettera pastorale: « Ritornare a
Cristo ». E lavoró sempre per questo ritorno
a Cristo di tutte le classi della societá, special-
mente delle piú umili, facendosi amare anche
dagli avversari, avvinti e trascinati dalla sua af-
fabilitá e pazienza. Amava di preferenza i fan-
ciulli e i giovani operai.
Nel 1917, il Santo Padre Benedetto XV lo pro-
moveva alia sede arcivescovile di Edessa, e lo
nominava Internunzio Apostólico presso le re-
pubbliche del Centro-America. II 19 aprile di
quelPanno arrivó a Porto Limón, in Costarica,
ed entró trionfalmente a San José. Si mise al
lavoró, con brio giovanile, assecondato da tutti,
autoritá, clero e popólo. In quattro anni poté
stabilire la gerarchia ecclesiastica nella repub-
blica di Costarica, con Perezione di un'archidio-
cesi, di una diócesi e di un vicariato apostólico:
ripristinó le relazioni diplomatiche con la Santa
Sede e le repubbliche di El Salvador e Hon-
duras; e fece rifiorire la disciplina ecclesiastica,
fondando due seminan centrali negli Stati di Ni-
caragua e di El Salvador, senza perderé di vista
il Guatemala. Colpito da una grave malattia,
partí per POratorio di Torino per ristabilirsi.
Moriva con serenitá, dopo qualche mese.
B. s.
MARESCALCHI sac. Amilcare, commediografo
n. a Bentivoglio (Bologna-Italia) il 3 dic. 1882; prof.
a Lombriasco il 3 ott. 1904; sac. a Foglizzo il 14 lu-
glio 1912; f a Frasead il 14 sett. 1959.
Don Marescalchi fu un benemérito pioniere nel
campo del teatro filodrammatico, tra i piü in-
formati e competenti, dalla penna agüe e dal-
Pinstancabile lavoró. Le sue composizioni erano
di preferenza per i giovani, che voléva divertiré
ed educare cristianamente. Critico teatrale, diede
la sua collaborazione a giornali e riviste e pre-
paró una raccolta di recensioni e indicazioni su
numerosi lavori teatrali, per guida alie filodram-
matiche cattoliche. Per la preparazione di acca-
demie scrisse raccolte di dialoghi, monologhi,
poesie d'occasione.
Opere teatrali
La vittoria di Don Bosco, 3 atti; Fanciulli allegri, 1 atto;
U arrivó del Cavaliere, 1 atto; Piü che monelli, 1 atto;
Fanciulli eroi, 1 atto; II piccolo poliziotto, 4 atti;
// piccolo bugiardo, 1 atto; I topi ballano, 1 atto;
Sogno di bimbo (scene); Bimbi al Presepe; Voci di
bimbi (versi, dialoghi, scenette); Voci del cuore (versi,
dialoghi, scenette); Stellina d'oro, 1 atto; Domenico
Savio, 3 atti; Sbadigli chi puó (monologhi); / Paggetti,
2 atti; Su la china, 2 atti; // ribelle, 3 atti; Roba tro-
vata..., 2 atti; Cuoricino d'oro, 1 atto; Maña di Magdala,
3 atti; U segno della Croce, 3 atti; Prímula Rossa, 3 at-
ti; Jesús, 4 atti; La Guida del Filodrammatico; Merig-

18.4 Page 174

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Marescalchi Amilcare
178
Marocco Melchiorre
gio divino (trilogía del Vangelo); U Pubblicano, 2 atti;
Don Bosco fandullo, 1 atto; Colui che vide, 4 atti;
Quando Dio chiama, 2 atti; Giacomino Invidia, 1 atto;
Matteo F aleone, 1 atto; Giovenizza eroica, 4 atti; U
piccolo Vandeano, 3 atti; Spia « 36 », 3 atti; Le avven-
ture di Pinocchio, 4 atti;' L'ordinanza ufficide per mez-
z'ora, 1 atto; Una notte, 3 atti; García Gómez, 1 atto;
Fiori e Stelle (stornelli teatrali); Abdul Cali f o; Riscat-
to; Ciuffettino, 3 atti.
il nuovo Vescovo passó il suo primo e único
anno di episcopato vivendo poverissimamente.
II suo zelo sacrificato, il suo spirito di povertá
e di distacco, la sua fiducia senza limiti nella
Provvidenza lo resero súbito caro e venérate
ai fedeli, che ne piansero Pimmatura morte.
p. z.
Traduzioni
Giacomino si sposa, 3 atti; La sera del 2, 3 atti; Le-
stofanti, 3 atti; Guerra di spie, 3 atti; Osferia dei
« Quattro Venti », 3 atti; // detective Jackson, 3 atti;
Fante di cuori, 3 atti; A mezzanotte, 3 atti; Le so-
relle Bigoudis, 3 atti; Odetta cameriera, 3 atti; Oggi
si ride, 3 atti; La piccola Miss, 3 atti; lo l'ho ucciso,
3 atti; Topolini, 1 atto; La bella burla, 1 atto; Lo
Stradivario, 1 atto; Diecimila franchi, 1 atto; I cani
hanno le pula; San Felice e le sue patate; La morte
e il taglialegna; Teatro mínimo, U fagiano del Re, 2 at-
ti; // mir acolo di Bernardetta, 1 atto; Mártir i, 3 qua-
dri; Signori Paggi, 2 atti; 17 mantello di San Mar tino,
I atto; Nord-Express, 3 atti; María dei bimbi, 3 atti;
Nostra Signara del mar e, 1 atto; Le suorine dei poveri,
1 atto; Figli di miseria, 3 atti; Questa cara Adriana!,
2 atti; La sposa e troppo bella, 1 atto; Maestrine, 3 atti;
II troppo e troppo, 2 atti; Arriva il mor so, 1 atto;
In treno, 1 atto; La Grammatica, 1 atto.
P. Z.
MARIASELVAM mons. Paolo, vescovo
n. a Tiruchirapalli (Madras-India) il 3 marzo 1897;
prof. a Genzano di Roma (Italia) il 18 agosto 1917;
sac. a Roma il 3 dic. 1922; el. vescovo di Vellore (In-
dia) nel 1953; f a Madras il 25 giugno 1954.
A 20 anni fece il noviziato a Genzano di Roma
e compi gli studi filosofici a Castellammare di
Stabia (Napoli). Poi si trasferi a Roma per com-
piere gli studi teologici
nel Pontificio Ateneo
Lateranense. Ordinato
sacerdote e coronad gli
studi con la laurea in
teologia, fu destinato al-
ia archidiocesi di Ma-
dras, dove fu successi-
vamente direttore-parro-
co, tesoriere e cancel-
liere della curia arcivescovile (1931-51). Nel
frattempo redigeva una rivista cattolica in lingua
tamil e fungeva da ispettore delle scuole catto-
liche delParchidiocesi. Nel 1951 fu nominato
Vicario Genérale della nuova diócesi di Vellore
e poi eletto Vescovo della medesima. Questa
diócesi era una delle piü povere delPIndia e
MARMO sac. Giuseppe, missionario
n. a Costiglione (Cuneo-Italia) il 3 aprile 1873; prof.
perp. a Sarria (Spagna) il 10 sett. 1894; sac. a Sevilla
il 24 sett. 1898; f ad Agua de Dios (Colombia) il
4 marzo 1952.
A 20 anni, pieno di robustezza física e di buona
volontá, fu inviato a Barcelona (Spagna), dove
compi il noviziato sotto la direzione del servo
di Dio don Rinaldi. Fatto sacerdote, fu diret-
tore a Ciudadela (1901-04), Valencia (1904-10),
Barcelona (1910-13). Piü tardi mérito la grazia
di consacrarsi alia cura dei lebbrosi di Agua de
Dios (Colombia). Instancabile e generoso, lavo-
rava di giorno e di notte e non v'era opera di
carita cui non mettesse mano: amplió e restauró
l'asilo dei bambini lebbrosi, organizzó i labo-
ratori, costrusse il cimitero, dotó il lazzaretto
di ponti e strade, arrivando persino a fondare
una scuola agro-pecuaria per impediré il caro-
viveri del lazzaretto. Fu direttore ad Agua de
Dios (1913-18), Ibagué (1920-26), Barranquilla
(1928-29), Ibagué (1929-44). Fu anche diret-
tore spirituale delle « Figlie dei Sacri Cuori »,
fondate dal servo di Dio don Luigi Variara per
la cura dei lebbrosi. Sotto la sua direzione
questa Congregazione prese uno svilupo sor-
prendente. Fu tempra di vero apostólo, amó
immensamente don Bosco, sempre pronto a sa-
crificarsi per le anime.
p. z.
MAROCCO sac. Melchiorre, scrittore
n. a Poirino (Torino-Italia) il 23 giugno 1873; prof.
a Torino Til ott. 1889; sac. a Torino il 19 sett. 1896;
f a Torino il 18 dic. 1940.
Entrato all'Oratorio quando viveva ancora
don Bosco, si legó per sempre al Santo ascri-
vendosi alia Societá Salesiana. Fu particular-
mente caro al servo di Dio don Michele Rúa,
che lo volle per tre anni nella sua segreteria.
Nel 1901 conseguí la laurea in lettere a Torino.

18.5 Page 175

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Marocco Melchiorre
179
Martín Hernández Antonio
Fu direttore a Fossano (1924-30) e a Lom-
briasco (1930-33). Poi passó tutta la sua vita
nel Liceo di Valsalice, prima come ordinario
di letteratura italiana, infine come confessore.
Sacerdote ed insegnante, ispiró sempre il suo
apostolato ai grandi esempi di don Bosco e di
don Rúa, mentre prestava le sue cure con in-
telletto d'amore all'artistica sistemazione delle
loro venérate tombe.
La Gerusalemme Liberata a uso delle scuole, con
commento di M. Martina, Torino, SEI, 1927,
pp. 689.
Aquilotti alie Termopoli, dramma in 3 atti e 4 epi-
sodi, Torino, SEI, 1928, pp. 24.
II trapecio dell'illusione, romanzo, Torino, Fórmica,
1929, pp. 235.
Antología Italiana per lo studio dei vari generi del
diré (2 voll.), Torino, SEI, 1933.
Avviamento al compone per le scuole elementan
(3 voll.), Torino, SEI, 1933, pp. 172, 303, 154.
Opere
Le tombe di Don Bosco, Don Rúa e Don Albera
a Valsalice, Torino, Tip. Salesiana, 1922, pp. 72.
Tre secoli di gloriosa esistenza del Collegio con-
vitto cívico di Fossano (1624-1924), Torino, Tip.
Ajani e Gánale, 1929, pp. 19.
A. R.
MARTINA sac. Michele, scrittoíe
n. a Cavour (Torino-Italia) il 5 dic. 1865; prof. a
Torino il 20 sett. 1893; sac. a Genova il 19 rnaggio
1894; f a Maroggia (Svizzera) il 5 febbr. 1922.
Si dedicó con ardore e costanza alio studio della
letteratura. Visse la vita nelPinsegnamento e
nella felice compilazione di numerosi libri di
testo d'italiano, assai diffusi e conosciuti. Lasció
buon ricordo di sé tra ex-allievi e ammiratori,
specialmente a Ferrrara, dove insegnó per vari
anni, e a Maroggia (Svizzera) dove fu anche di-
rettore (1919-22).
Opere
Antología Italiana a uso delle scuole medie, Sam-
pierdarena, Tip. Salesiana, 1903, pp. 812.
Antología italiana per lo studio teorico-pratico dei
vari generi del diré, a uso del ginnasio superiore,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1910, pp. 172.
Impariamo a compone: a uso del ginnasio supe-
riore, dell'istituto técnico, delle prime liceali, To-
rino, SEI, 1913, pp. 887.
Breve sommario di storia della letteratura italiana
per gli esami, Torino, SEI, 1918, pp. 287.
Contributo alia cultura del giovdne studente: rac-
colta di argomenti svariatissimi per le scuole supe-
riori, Torino, Paravia, 1919, pp. 924.
Raccolía di temí svolti a uso delle scuole ginna-
siali, tecniche, normali, militan, commerciali (2 volL),
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1919, pp. 860, 888.
Per la scuola e per la vita: antología italiana per uso
delle scuole ginnasiali, tecniche, complementan
(3 voll.), Torino, SEI, 1918, 1920, 1920, pp. 544,
692, 830.
Grammatica pratica della lingua italiana per le scuo-
le ginnasiali, tecniche e complementan, Torino, SEI,
1920, pp. 335.
La pratica del compone: nuova raccolta di temí
svolti, Torino, SEI, 1920, pp. 439.
B. S.
MARTÍNEZ ALVARELLOS ch. Luigi,
servo di Dio, mar tire
n. a La Coruña (Spagna); prof. a Mohernando Til lu-
glio 1934; -J- a Guadalajara il 6 dic. 1936.
Fece gli studi nel collegio San Michele a Ma-
drid e il noviziato a Mohernando. Fu un mo-
dello di obbedienza e di spirito di sacrificio.
Quantunque fosse di famiglia benestante, seppe
tuttavia sottomettersi alie privazioni della vita
di comunitá. Aveva finito la filosofia, quando lo
raggiunse la grazia del martirio. Scoppiata la ri-
voluzione marxista, a Guadalajara fu arréstate
il 1° agosto 1936 con altri confratelli. Si pre-
paro con la preghiera e con la carita al sacri-
ficio supremo del 6 dicembre. II processo dio-
cesano di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
MARTIN HERNÁNDEZ sac. Antonio,
servo di Dio, martire
n. a Calzada (Salamanca-Spagna) il 18 luglio 1885; prof.
a Carabanchel Alto il 29 luglio 1913; sac. a Madrid il
20 dic. 1919; f a Valencia il 9 dic. 1936.
Fece la Prima Comunione alPetá di sette anni,
cosa straordinaria a quei tempi, e allora espresse
il desiderio di farsi prete. Supérate molte diffi-
coltá, entró nel noviziato di Carabanchel Alto.
Finito il triennio pratico a Campello, ritornó a
Carabanchel e vi fu ordinato sacerdote. Fu ca-
techista e professore di filosofia. Poi divenne
maestro di novizi a Sarria e nel 1928 direttore
a Barcelona e sei anni dopo a Valencia. Qui fu
sorpreso dalla rivoluzione marxista. II 22 luglio
1936 fu arréstate con tutta la comunitá, ma fu
messo in liberta otto giorni dopo. II 14 agosto
fu arréstate per una seconda volta con don Giu-
seppe Giménez. I due preti furono condotti

18.6 Page 176

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Martín Hernández Antonio
180
Martorell Soria Giovanni
nella prigione, dove trovarono ancora altri tre
confratelli: don Recaredo de los Ríos e i coa-
diutori Agostino García e Fiorenzo Celdran.
Quest'ultimo fu liberato lo stesso giorno e fu
un teste prezioso del martirio dei suoi confra-
telli. II 9 dicembre furono tutti messi su un
camión e insieme fucilati a Paterna. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il 1.5
dicembre 1953.
C. A.
MARTIN LÓPEZ coad. Francesco,
servo di Dio, martire
a tutti. Oggetto delle sue preferenze erano so-
prattutto i malati. Durante la rivoluzione mar-
xista (1936) si nascose presso amici con il
coad. Dionisio Ullivarri. Di la visitarono regu-
larmente un colonnello malato e qui pregavano
in compagnia di due ufficiali. II 30 agosto 1936
tutti e cinque furono arrestati tra le risa ci-
niche dei soldati: « Cinque zii che dicevano la
messa ». Pregando si prepararono alia morte che
avvenne nel cimitero a mezzanotte. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
n. a Vitoria (Alava-Spagna) il 24 sett. 1910; prof. a
Mohernando il 12 ott. 1933; f a Madrid il 9 nov. 1936.
Fece gli studi presso i Marianisti. Le sue virtú
di pietá solida, spirito di sacrificio e carita an-
davano di pari passo con i doni straordinari
dello spirito e delPintelligenza. Nel 1926 entró
nel seminario di Vitoria. Terminata la filosofía,
sentendo la chiamata a uno stato piü perfetto,
entró tra i Salesiani. Fece il noviziato a Moher-
nando. Nonostante la sua istruzione, preferí
farsi coadiutore per spirito di umiltá. Fu un
educatore idéale; possedeva belle doti naturali
per questa missione, e le mise generosamente al
servizio della gioventü. Era músico, sapeva di-
pingere, aveva una buona penna. Nella rivolu-
zione marxista (1936) egli si trovava nel col-
legio di Ronda di Atocha. Quando i soldati
rossi invasero il collegio, si salvó, ma il senso
di responsabilitá lo fece ritornare. Fu arréstate
e condotto in prigione, dove seppe conservare
il suo carattere ottimista e incoraggiare i com-
pagni. Insieme con altri fu fucilato fuori cittá.
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
MARTÍN PÉREZ ch. Emanuele,
servo di Dio, martire
n. a Encinasola de los Comendadores (Salamanca-Spa-
gna) il 7 nov. 1904; prof. a Carabanchel Alto il 22
febbr. 1923; f a Madrid 1'8 nov. 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Campello
e il noviziato a Carabanchel Alto. Lavoró suc-
cessivamente in diverse case e da ultimo nel
collegio San Michele di Madrid. Ricevette gli
ordini minori e finí gli studi di teologia. In se-
guito la sua coscienza eccessivamente timida e
scrupolosa lo trattenne dal compiere il passo
per il suddiaconato, il che pero non gli impedí
di essere un ottimo educatore e lavoratore. Nella
rivoluzione marxista (1936) subí la sorte dei
suoi confratelli: messo in prigione fu poi li-
berato e imprigionato per una seconda volta, e
dopo qualche giorno fucilato. Il processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 9 ottobre
1956.
C. A.
MARTORELL SORIA sac. Giovanni,
servo di Dio, martire
MARTÍN MARTÍN sac. Germano,
servo di Dio, martire
n. a Picasent (Valencia-Spagna) il 1° agosto 1889; prof.
a Vigo il 25 agosto 1917; sac. a Lugo il 26 agosto
1923; f a Valencia in agosto 1936.
n. a Priero de Salas (Asturia-Spagna) il 9 febbr. 1899;
prof. a Carabanchel Alto il 22 luglio 1918; sac. a Vitoria
Pll giugno 1927; f a Madrid il 31 agosto 1936.
Dopo gli studi di filosofía compiuti a Cara-
banchel Alto fu mandato a Cuba. Ritornó in
patria per rordinazione sacerdotale e lavoró suc-
cessivamente nei collegi di Baracaldo, di Cara-
banchel Alto e di San Michele a Madrid. La
bontá e la carita fraterna lo rendevano amabile
Entró come figlio di Maria nel collegio salesiano
di Valencia, dove la sua umiltá e pazienza fu-
rono messe a prova per la differenza di etá dei
condiscepoli. A Valencia sviluppó una grande
attivitá come vicario e fu un esempio per la sua
parrocchia. I malati e i moribondi venivano vi-
sitad regolarmente e senza eccezione. Nella ri-
voluzione marxista (1936) fu imprigionato per
otto giorni, poi riuscl a evadere e nascondersi.

18.7 Page 177

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Martorell Soria Giovanni
181
Massa Pietro
Ma qualche giorno dopo fu arréstate una se-
conda volta e condotto nel collegio salesiano
che era stato trasformato in caserma. Quivi fu
battuto fino al sangue. II 10 agosto 1936 fu
portato via dalla prigione per essere fucilato
in luogo sconosciuto. Non si ebbe traccia delle
sue spoglie mortali. II processo diocesano di
beatificazione fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
MASERA sac. Tommaso
n. a Trofarello (Torino-Italia) il 19 marzo 1875; prof.
perp. a Valsalice il 3 ott. 1891; sac. a Torino il 27
maggio 1899; f a Roma il 19 nov. 1934.
Tempra di lavoratore intelligente e indefesso,
aveva acquistato buona competenza nel campo
delPamministrazione e dell'edilizia, che rifulse
negli istituti di Faenza e di Parma e che vinse
le piü gravi difficoltá nella realizzazione della
grande opera salesiana di Livorno-Toscana, di
cui fu direttore dal 1914 al 1930. Ove, al-
Pinizio della grande guerra, non era che un mo-
desto oratorio, nelPanno della beatificazione di
don Bosco fiorivano tutte le attivitá proprie
della Famiglia salesiana attorno al maestoso
Tempio della Vittoria, negli istituti e oratori
maschili e femminili, retti dai Salesiani e dalle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Fu poi direttore a
Gaeta (1930-33) e a Roma Mandrione (1933-
1934). Fu la sua un'attivitá intensa prodigata
fino al sacrificio per la gloria di Dio e il bene
delle anime, nelPesercizio del sacro ministero,
nelPeducazione della gioventu, nella propaganda
salesiana, con lo spirito autentico del santo Fon-
datore che 1'aveva accolto fanciullo nell'Ora-
torio di Valdocco.
G. F.
MASSA sac. Lorenzo, scrittore
n. a Morón (Argentina) 1*11 nov. 1882; prof. a Bernal
il 15 genn. 1899; sac. a Buenos Aires il 21 sett. 1907;
f a Buenos Aires il 31 ott. 1949.
La sua vocazione sbocció nel collegio Pió IX di
Buenos Aires, attratto dagli esempi di grandi
missionari, come don Vespignani. Poco dopo
Pordinazione sacerdotale fu fatto direttore a
Buenos Aires (1912-15), poi a Tucumán (1916-
1930), a Córdoba (1930-33), a Salta (1933-34),
e infine nel Cile, a Magellano (1934-40) e a
Patagones (1940-43). Fu il fondatore di alcuni
istituti nell'Argéntina e nel Cile. Divenne popo-
larissimo specialmente come fondatore dei Gio-
vani Esploratori « Don Bosco », nel centenario
della nascita del Santo (1915), e del Club atle-
tico « San Lorenzo di Almagro », che divenne
una delle piú poderose istituzioni sportive del-
PArgentina. I superiori affidarono anche a
don Massa Pincarico di scrivere la biografía di
don Giuseppe Vespignani, morto nel 1932. II
pregevole volume é puré una documentazione
dell'opera salesiana in Argentina. Rivelatesi
cosí le sue buone doti di storico, fu incaricato
di scrivere la Storia delle Missioni salesiane
nella Pampa e una monografía del territorio di
Magellanes. Per questi lavori fu eletto membro
del « Museo Storico della Chiesa in Argentina ».
Opere
Vida del Padre José Vespignani, Buenos Aires, SEI,
1942, pp. 890.
Monografía de Magallanes, Punta Arenas, Esc. Sale-
siana, 1945, pp. 540.
A. R.
MASSA mons. Pietro, vescovo
n. a Cornigliano Ligure (Genova-Italia) il 29 giugno
1880; prof. a Torino il 3 marzo 1900; sac. a San Paulo
(Brasile) il 15 genn. 1905; cons. vesc. tit. di Ebron il
1° maggio 1941 a Niteroi (Rio de Janeiro); f a Rio
de Janeiro il 25 sett. 1968.
Ancora chierico, nel 1900 ando in Brasile e la
rimase fino alia morte, avvenuta all'etá di
88 anni. Dopo essere stato Procuratore Gené-
rale dei Salesiani del
Brasile a Rio de Janeiro
(1909-17), fu ispettore
del Mato Grosso (1918-
1919) e nel 1920 fu no-
minato Prefetto Apostó-
lico del Rio Negro. Nel
1925 la Prefettura Apo-
stólica divenne Prelazia:
gli veniva cosí affidata
una zona vasta come PItalia e considerata una
delle piü impenetrabili alia predicazione del Van-
gelo. La Chiesa, infatti, giá tre volte ne aveva
tentato Pevangelizzazione, ma dopo sacrifici
enormi da parte di missionari di vari ordini re-
ligiosi, era stata completamente abbandonata.
La zona era considerata anche dal Governo « re-
gione irrecuperabile e inabitabile ».

18.8 Page 178

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Massa Pietro
182
Massana Giuliano
In questa situazione tutt'altro che favorevole, il
programma impóstate da mons. Massa fu pre-
ciso e risoluto: poiché gli adulti erano irrecu-
perabili, bisognava rivolgersi ai giovani. E de-
cise di raccoglierli in centri, fuori del loro
mondo indígeno, dove lentamente si sarebbero
formad alia vita cristiana e civile. I vari centri
avrebbero dovuto essere sostenuti dalle princi-
pali opere sociali: scuola, chiesa, officine, scuola
agrícola, ospedali, per daré a tutti la possibilitá
di far fronte alie disastrose malattie della zona.
Sorsero cosí, nel giro di 40 anni, dodici grandi
centri sparsi in tutta la zona del Rio Negro, che
risolsero con i problemi dei giovani, quelli piü
urgenti e importanti di tutta la regione. Per la
fondazione e la vita di queste grandi opere
erano necessari mezzi di ogni genere, dal de-
naro agli strumenti di lavoro. Per questo mon-
signor Massa, dopo essere passato di centro in
centro nel suo territorio di missione per trac-
ciare piani di azione e incoraggiare, trascorreva
poi lunghi periodi dell'anno a Rio de Janeiro
peregrinando efficacemente da un ministero al-
l'altro, e raccogliendo fondi per portare avanti
le sue opere.
Nel 1941 mons. Massa fu consacrato Vescovo.
Nulla cambió del programma di espansione e
del modo di vivere: fu ancora l'autentico mis-
sionario sempre pronto a spingersi in prima
linea, sempre pronto a stendere la mano per so-
stenere le sue opere. Se attualmente la zona del
Rio Negro é punteggiata da tanti centri giova-
nili, da fiorenti villaggi forniti di scuola, chiesa,
ospedali, lo si deve in massima parte all'azione
coraggiosa di questo grande vescovo.
Mons. Massa era membro dell'Arcadia Romana
e delPIstituto Araldico Pontificio - Croce « Pro
Ecclesia et Pontífice » 1918 - Gran Croce del
«Cruzeiro do Sul Brasiliano» 1958 - Gran
Croce del Mérito Aeronáutico 1964 - Cittadino
benemérito dello Stato di Amazonas 1960 -
Commendatore delPOrdine Gerosolimitano del
Santo Sepolcro 1918 - Laurea di ingegnere-co-
struttore honoris causa dell 'Uníversita di Rio
de Janeiro.
Opere
Lourdes (poliantea), San Paulo, 1908, pp. 278.
As Missoes Salesianas do Amazonas, Rio de Ja-
neiro, Oíf. A Noite, 1929, pp. 187.
Federico Gioia (poliantea), Niteroi - Estado Rio,
1942, pp. 78.
Pelo Rio-Mar, Rio de Janeiro, OfL A Noite, 1950,
pp. 226.
Elegía Menor (poemetto), Rio de Janeiro, 1958,
pp. 36.
Antonio Colbacchini (poemetto), 1958, pp. 22.
De Tupa a Cristo, Giubileo d'oro delle Missioni
del Rio Negro, Rio de Janeiro, 1965, pp. 380.
Albatroz (poemetto), Rio de Janeiro, 1966, pp. 16.
Telex (poemetto), Rio de Janeiro, 1967, pp. 15.
As Margens do Amazonas, pp. 110.
A. R.
MASSANA sac. Giuliano, ispettore
n. a Pablo de Ordal (Spagna) il 28 genn. 1884; prof.
a San Vicente deis Horts il 1° marzo 1901; sac. a
Barcelona il 13 giugno 1908; f nel 1944.
Nella famiglia di don Massana ci furono quattro
vocazioni: due sacerdoti e due suore. II fra-
tello don Juan, párroco di Cervello, e suor Con-
ception, carmelitana di clausura, morirono mar-
tiri durante la rivoluzione spagnola (1936-39).
II padre dott. Francesco contribuí alia fonda-
zione del noviziato di San Vicente deis Horts.
Qui don Massana fu novizio e ricevette Pabito
chiericale da don Rinaldi (1899). Dotato di
viva intelligenza, fu mandato a frequentare
l'Universitá di Salamanca e vi conseguí la laurea
in lettere. Sacerdote, lavoro in varié case. Fu
direttore a Barcelona (1913-16), a Mataró
(1916-21), a Madrid (1921-25). A Barcelona
(calle de Rocafort) costrui una grande e bella
chiesa, che fu poi distrutta dai miliziani rossi..
A Madrid fondo e diresse per alcuni anni la
prima rivista nazionale per gli ex-allievi, Don Bo-
sco en España. Durante la rivoluzione marxista
ebbe l'incarico, dai superiori di Torino, di ispet-
tore di tutte le case del territorio libero (1925-
1937). La sua sollecitudine in quel triste periodo
fu tutto un poema di carita salesiana. Dopo la
guerra fu ancora ispettore della Tarragonese
(1937-42). Ricostrui le opere, raccolse i con-
fratelli dispersi, soprattutto ripopoló le case di
formazione. La sua parola e la sua azione por-
tavano ovunque calma e fiducia: era un vero
padre. Ma le fatiche, le tante preoccupazioni
ne fiaccarono la fibra. A Barcelona-Sarriá, ove
aveva fatto abbellire la storica cappellina di
don Bosco, trascorse gli ultimi anni, edificando
tutti con la sua vita e il ministero sacerdotale.
A. R.

18.9 Page 179

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Massari Prospero
183
Mathias Lodovico
MASSARI sac. Prospero, misionario
n. a Guardia Perticara (Potenza-Italia) il 27 sett. 1873;
prof. a Genzano di Roma il 23 febbr. 1907; sac. a Bo-
gotá (Colombia) il 21 sett. 1921; -J- a Caño de Loro
il 13 sett. 1944.
Conobbe i Salesiani attraverso la lettura del
Bollettino Salesiano: un artícelo sui lazzaretti
del lebbrosi nella Colombia determinó la sua
vocazione missionaria. Fattosi salesiano, do-
mando di andaré tra i lebbrosi di Agua de Dios
(Colombia). Partí infatti nel 1910. La fu as-
sistente e maestro di un centinaio di giovani leb-
brosi. In questo lavoro sacrificato passó ben un-
dici anni, senza la preoccupazione di raggiungere
presto il sacerdozio. Ordinato poi nel 1921, fu
inviato come prefetto alia scuola professionale
di Ibagué, ma tre anni dopo si manifestarono
in lui i sintomi della lebbra. Pertanto fu man-
dato nel lazzaretto di Caño de Loro, che divenne
la sua dimora e il suo purgatorio per 20 anni
precisi. Qui si dedicó tutto a quei poveri amma-
lati, che cominciarono a stimarlo e amarlo come
un fratello. Poiché il male faceva strage pro-
gressiva nel suo corpo, dovette limitare la sua
attivitá. Obbligato a vivere fuori dall'ambiente
salesiano, non volle perderé il contatto coi con-
fratelli. Le mani coperte di piaghe, le gambe
e i piedi sanguinolenti, fecero di lui l'immagine
viva di Giobbe, fino alia morte.
G. M.
MATHIAS mons. Lodovico, arcivescovo
n. a Parigi (Francia) il 20 luglio 1887; prof. a San Gre-
gorio (Italia) il 6 maggio 1905; sac. a Foglizzo il 20 lu-
glio 1913; Pref. apost. dell'Assam il 15 dic. 1922; el.
vesc. di Shillong il 9 luglio 1934; cons. il 10 nov. 1934;
pr. a Madras il 18 marzo 1935; f a Legnano (Italia)
il 3 agosto 1965.
Da Parigi, dove era nato, si trasferi a Tunisi.
Ragazzo esuberante e generoso, trovó nella
scuola salesiana di quella cittá l'ambiente idéale
per maturare i suoi sogni di apostolato. Compi
il noviziato in Sicilia a San Gregorio di Catania.
A Foglizzo Canavese fece gli studi teologici e
si preparó alia laurea in teologia, che conseguí
presso la facoltá di Torino. Tornato in Sicilia,
vi svolse un apostolato pieno di entusiasmo e
ricco di successo fino al 1918, quando la prima
guerra mondiale lo chiamó in Francia per il ser-
vizio militare. Ritornato poi in Italia, rivoló in
Sicilia dove, poco dopo, veniva eletto direttore
delPIstituto San Giuseppe di Pedara (1920-21);
qua lo raggiunse una lettera da Torino nella
quale i superiori gli comunicavano l'accettazione
della Prefettura Apostólica delPAssam e lo in-
vitavano ad andaré missionario nell'India.
Partí il 20 dicembre 1921. Per sé e per i suoi
missionari scelse un motto che esprimeva bene
lo spirito di intrapren-
denza e il coraggio che
¡j: lo animava: « Ardisci e
¡i spera ». Si mise al lavoro
con i pochi preti che
aveva e, dopo un solo
anno di esperienze, a
35 anni di etá, veniva
nomínate Prefetto Apo-
stólico dell'Assam, Ma-
nipur e Bhutan (1922), le vaste regioni del-
l'India nord-orientale.
Spirito lungimirante, si preoccupó anzitutto di
costruire la casa di formazione e di far venire
i primi novizi dall'Italia (1923). Dopo il novi-
ziato, eresse lo studentato filosófico, poi quello
teológico: iniziativa felice che spiega lo sviluppo
meraviglioso della Missione dell'Assam e del-
l'opera salesiana in tutta l'India. Per vari anni
la casa di formazione ebbe come direttore (1922-
1926) lo stesso mons. Mathias, che la impronto
alio spirito salesiano piü genuino. Fondo poi la
scuola professionale « St. Antony's » di Shil-
long. Essa crebbe e fiori dando origine a due
opere molto stimate a Shillong: la scuola pro-
fessionale « Don Bosco » e la « High School »,
che a poco a poco si trasformó nel collegio uni-
versitario « St. Antony's ».
Nel 1926 mons. Mathias fu eletto ispettore del-
l'India Nord « San Tommaso » (1926-34). Co-
me prefetto apostólico e ispettore mons. Ma-
thias continuó a moltiplicare le opere e le mis-
sioni: a Calcutta, a Bombay (1928) e altrove.
Nel 1934 la Santa Sede eresse la Prefettura
Apostólica in diócesi e mons. Mathias veniva
consacrato primo vescovo dell'Assam insieme
con mons. Ferrando, eletto vescovo di Krishna-
gar. Poco dopo morí improvvisamente mon-
signor Méderlet, e il 18 marzo 1935 mons. Ma-
thias fu trasferito alia sede arcivescovile di
Madras. Qui, maturo di anni e di esperienza,
conoscitore ormai profondo dell'India e dei suoi
bisogni spirituali e sociali, mons. Mathias di-
ventó súbito una figura conosciuta e rispettata

18.10 Page 180

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Mathias Lodovico
184
Méderlet Eugenio
in tutta PIndia, un leader della Chiesa e del-
Pepiscopato.
Lungo sarebbe enumerare tutte le opere sociali
da luí fondate: villaggio per 220 famiglie; la
«Casa di Misericordia», un ospedale di 310
letti per i miserabili, un ricovero per incurabili,
cliniche e dispensari con dottori, suore e infer-
miere che visitano i malati nelle loro capanne,
Topera dei catechisti indigeni, che egli sognava
di vedere eretta in Pontificia Opera di San
Paolo Apostólo, collaterale a quella di San Pie-
tro Apostólo per il clero indígeno. Per tutto
questo egli lavoró, viaggió, mendicó, si con-
sumó. NelPanno 1937, cinquantesimo della ge-
rarchia cattolica in India, organizzó a Madras
il primo Congresso Eucaristico Nazionale, che
ebbe grande successo per la perfetta organizza-
zione. Appena arrivato a Madras, pensó a fon-
dare il seminario (1936) affidandolo ai Salesiani.
Diede vita a un gran numero di nuove par-
rocchie e fabbricó molte chiese belle, grandi,
degne di una cittá come Madras. Nei 30 anni
della sua attivitá pastorale il numero delle
chiese fu quasi raddoppiato. Fra tutte primeggia
il santuario del Cuore Immacolato di Maria.
Fondo scuole, orfanotrofi, e altre opere di ca-
rita e chiamó religiosi e religiose di varié Fa-
miglie, aiutandoli a fondare opere conformi al
loro spirito.
Mons. Mathias non si limitó a fare; scrisse
anche. Un suo libro sulPorganizzazione di una
Curia diocesana fu molto lodato anche fuori
delPIndia; cosí un manuale sulPAzione Catto-
lica, che fu da lui promossa in tutti i modi, e
un altro manuale sugli Oratori. Poco prima di
moriré diede alie stampe un libro di memorie,
Quarant'anni di missioni in India, che sonó una
chiara testimonianza di una vita spesa intera-
mente per le Missioni.
A base della grandezza di mons. Mathias c'era
anzitutto un grande spirito di fede: il pensiero
soprannaturale gli era facile, abituale, operante.
Altra sua caratteristica: una grande semplicitá
di tratto e un fare scherzoso che gli facilitó il
contatto con ogni genere di persone. Alia sem-
plicitá univa la bontá. Amó don Bosco e la Con-
gregazione come un figlio: « Sonó salesiano
dalla punta dei capelli fino alia punta dei piedi »,
disse una volta. Morí improvvisamente durante
un viaggió che aveva intrapreso per discutere
con amici svizzeri una nuova maniera di aiutare
i suoi poveri di Madras.
Opera
Quarant'anni di missioni in India, Torino, LDC, 1965,
pp. 416.
P. Z.
MAZZARELLO sac. Agostino, missionario
n. a Mornese (Alessandria-Italia) il 1° nov. 1850; prof.
a Lanzo il 20 sett. 1872; sac. ad Albenga il 18 dic.
1875; f a Buenos Aires (Argentina) il 27 giugno 1897.
Fece parte della seconda spedizione di missio-
nari inviati da don Bosco in America (novembre
1876). Gli fu affidata la carica di prefetto nel
collegio Pió di Villa Colón (Uruguay), quindi
quella di direttore e párroco in Las Piedras. In
seguito fu mandato a svolgere Pimportante mis-
sione fra i connazionali italiani assai numerosi
nelPArgentina, in qualitá di cappellano e diret-
tore della confraternita, casa e chiesa « Mater
Misericordiae» nel centro di Buenos Aires.
L'assidua cura spirituale degli emigrad, il de-
coro della chiesa divenuta per suo mérito un
vero santuario, la preparazione di un collegio
per i figli degli italiani assorbirono tutta la sua
attivitá di missionario salesiano.
B. s.
MÉDERLET mons. Eugenio, arcivescovo
n. a Erstroíf (Francia) il 15 nov. 1867; prof. a Torino
FU dic. 1891; sac. a Liegi (Belgio) 1'8 luglio 1894;
el. arcivesc. il 3 luglio 1928; cons. il 28 ott. 1928;
f a Pallikonda (India) il 12 dic. 1934.
Dopo gli studi ginnasiali al seminario di Metz,
sentendo la vocazione alia vita salesiana, nel no-
vembre 1890 venne in Italia e ricevette Pabito
ecclesiastico dal ven. don Michele Rúa, a Val-
salice, poi passó a Fo-
glizzo per il noviziato.
In Italia fece ancora gli
studi filosofici, poi an-
do nel Belgio ove atte-
se alia teología e rice-
vette gli ordini sacri.
Ma egli sognava Papo-
stolato missionario in
Ciña e nel 1907 otten-
ne dai superiori di poter partiré per quella mis-
sione, appena iniziata. Senonché, passando per
Tanjore (India) a salutare il confratello don Vi-
gneron, che aveva raggiunto quel paese due
anni prima e vi aveva fondato un orfanotrofio
per indigeni, lo trovó ammalato e in condizioni

19 Pages 181-190

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19.1 Page 181

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Méderlet Eugenio
185
Menghini Enrico
assai gravi. Otto giorni dopo don Vigneron mo-
riva, e cosí egli ebbe Pobbedienza di restare a
Tanjore.
Nel 1915 un nuovo campo si aperse al suo zelo;
il vescovo mons. Castro affidava ai Salesiani la
cura delle anime della cittá di Tanjore, ed egli
veniva nominato párroco della parrocchia che
comprendeva, oltre Tanjore, altri 30 villaggi
dispersi su una zona di piü di 20 Km. Applican-
dosi al nuovo ministero don Méderlet non tra-
scuró le scuole professionali e nel 1920 iniziava
la costruzione di una scuola secondaria che in
due anni fu ultimata e inaugurata. Nel 1922,
preoccupato di provvedere anche alie fanciulle,
egli chiamó in aiuto le Figlie di Maria Ausilia-
trice che si stanziarono dapprima a Tanjore, poi
a Madras, nell'Assam, quindi a North Arcot. Le
benemerenze di don Méderlet furono ricono-
sciute dal Governo che nel 1925 gli conferiva
la medaglia Kaise-Hind. Nel 1926 inizió la co-
struzione di una scuola industriale; ma ebbe ap-
pena il tempo di inaugurarla che la Santa Sede
il 3 luglio 1928 lo nominava arcivescovo di
Madras, affidando l'archidiocesi alia Societá Sa-
lesiana.
Mons. Méderlet fu tutto per la sua archidiocesi,
prodigandosi indefessamente per la gloría di Dio
e il bene delle anime. Tra le opere principali
del suo sessennio di episcopato meritano spe-
ciale menzione la fondazione di un piccolo semi-
nario in Madras, una scuola apostólica a Vellore,
un noviziato per le Figlie di Maria Ausiliatrice
a Colur e un altro per i Salesiani a Tirupattur.
In seguito sistemó altre residenze per le suore
a Pallikonda e ad Arakonam. Mirabile lo svi-
luppo delPAzione Cattolica e l'incremento dato
agli istituti per l'educazione della gioventü.
Stava adoperandosi per la costruzione di una
scuola professionale in Madras e per Perezione
di una chiesa a santa Teresa del Bambino Gesü,
quando morí per sincope cardiaca, mentre con-
fessava: cadde sulla breccia lasciando, con le
opere compiute, la preziosa ereditá di esimie
virtü religiose e pastorali.
G. F.
MEDIANO coad. Dámaso, missionario
n. a Naval (Huesca-Spagna) il 1° luglio 1883; prof. a
Sarria F8 sett. 1903; f a Barcelona il 19 agosto 1960.
Dal 1904 lavoró in Colombia in molteplici at-
tivitá: direzione di laboratori, música, teatro,
oratori, soprattutto a beneficio dei bambini or-
fani o poveri a El Guacamayo. II nome di
« papá Mediano », noto in molte parti della Co-
lombia, é Índice della meritata stima, in piü di
50 anni di umile e fecondo lavoró salesiano.
Perció gli fu assegnata dal Governo la decora-
zione delPOrdine di Boyacá col grado di ca-
valiere.
A. R.
MEDRALA coad. Felice
n. a Makow Podhalanski (Polonia) 1'8 febbr. 1903;
prof. a Klecza Dolna il 7 agosto 1921; f a Bregen-
Belsen nell'aprile 1945.
Imparó il mestiere di sarto e dopo la profes-
sione religiosa fu mandato come insegnante alia
scuola professionale di Kielce. Poi a Varsavia
nella scuola gráfica, imparó a usare ottima-
mente la macchina « Intertype ». II 7 febbraio
1944 fu preso e condotto nelle prigioni di Pa-
wiak, e quindi al campo di concentramento di
Grossrosen. Di li fu trasferito a Bregen-Belsen,
dove morí nell'aprile del 1945. Nella comunitá
era veramente sale e luce. Amava la Madonna
di amore filiale, recitava il rosario insieme con
altri prigionieri, sollevandone lo spirito con spe-
ciali devozioni in suo onore.
p. T.
MENGHINI coad. Enrico, scultore
n. a Pomponesco (Mantova-Italia) il 15 sett. 1876;
prof. a San Benigno Can. il 2 febbr. 1896; f a Roma
il 3 giugno 1937.
Orfano, a 13 anni entró nell'Oratorio di To-
rino, per apprendervi Parte delPintagliatore.
Mente sveglia e cuore aperto, con Parte imparó
anche ad apprezzare la vita salesiana e cosí passó
al noviziato a San Benigno Canavese. Dopo i
voti fu mandato nella casa di Milano, dove
esplicó le sue energie e la sua grande abilitá di
maestro della scuola d'intaglio. La sua scuola
riscosse meritate lodi da parte di competenti e
ottenne medaglie d'oro in varié esposizioni, tra
cui quella internazionale di Milano del 1906.
Dopo 25 anni di insegnamento a Milano, passó
nella casa di Verona e poi nell'istituto Pió XI
di Roma (1934), portando anche a queste scuole
professionali il contributo della sua abilitá ed
esperienza. Tra i molti lavori artistici da lui
ideati e diretti, merita speciale ricordo il por-

19.2 Page 182

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Menghini Enrico
186
Mertens Luigi
tale maggiore della chiesa di Sant'Agostino, a
Milano, vera opera d'arte di stile lombardo-bi-
zantino. Aveva un tratto distinto e quasi signo-
rile. Ambiva solo il profitto dei suoi allievi, che
spronava col suo esempio all'amore del lavoro
e della pietá.
G. M.
MERIGGI sac. Orazio, sociólogo
n. a Montevideo (Uruguay) il 19 sett. 1892; prof. a
Villa Colón il 16 genn. 1909; sac. a Montevideo il
13 febbr. 1916; f a Montevideo il 21 sett. 1949.
Tempra di autentico lavoratore salesiano, si
formó sotto la guida degli indimenticabili
don Guglielmo Piani e don Riccardo Pittini,
divenuti poi arcivescovi. Esercitó un férvido
apostolato sociale a beneficio dei poveri di tutto
il territorio della Repubblica Uruguay ana,
campi e cittá, sicché le sua morte fu pianta da
tutti. Con la sua bella e potente voce di tenore
rallegró sempre le feste salesiane, finché un
male alia laringe non lo resé áfono.
L'oratorio fu il suo campo preferito di lavoro,
instancabile e geniale nelle sue attivitá. Ma le
benemerenze piü grandi don Meriggi se le ac-
quistó nelPapostolato sociale, come iniziatore e
consigliere dei Sindacati Cristani Agñcoli e delle
Casse popolañ. In 25 anni lasció le seguenti
opere: 3 Federazioni Sindacali; 60 Sindacati
Cristiani Agricoli; 1 Confederazione Genérale
con sede a Montevideo; 6000 Famiglie di agri-
coltori associate a quest'opera; 10 Sindacati con
depositi e magazzini; 3 Sindacati per la distri-
buzione e l'industrializzazione del latte. Fondo
anche le Casse popolari, sparse in tutto il terri-
torio delPUruguay, in favore delPuomo povero
e senza capitale. Alia sua morte queste Casse
erano 27, con un totale di 20 milioni di dollari.
Uomini del Parlamento e di istituzioni pub-
bliche e private riconobbero i grandi meriti so-
ciali del buon salesiano.
A. R.
MERLO coad. Alessandro
n. a Torino (Italia) il 12 ott. 1875; prof. a San Beni-
gno Can. il 24 sett. 1897; f a Torino il 6 luglio 1951.
Era membro di una famiglia di cui il padre, ri-
masto vedovo, e i tre fratelli entrarono nella
Congregazione Salesiana. Per 44 anni svolse fe-
delmente un'attivitá di religioso factótum nella
casa San Giovanni Evangelista di Torino, vera
anima delPoratorio festivo San Giuseppe.
B. s.
MERLO coad. Angelo
n. a Torino (Italia) il 1° ott. 1874; prof. a San Beni-
gno Can. il 22 sett. 1896; f a Roma il 1° ott. 1934.
Fu accolto nella Societá Salesiana col padre e
con altri due fratelli dallo stesso don Bosco,
che lo avvió all'arte tipográfica e ne fece un
ottimo maestro per l'ospizio Sacro Cuore in
Roma: qui si prodigó per 37 anni alia forma-
zione dei giovani artigiani. Versatile d'ingegno
e f omito di buone do ti musicali, con la sua
mandolinistica vinse premi internazionali.
B. s.
MERLO coad. Pietro
n. a Torino (Italia) il 13 ott. 1876; prof. a Lanzo il
21 sett. 1903; f a Roma il 10 nov. 1947.
Nel 1886, con altri due fratelli accompagnó il
papá in una visita a don Bosco nella sua came-
retta di Valdocco e udi il Santo a un tratto
esclamare: « Giá, ho proprio bisogno di bravi
assistenti e di maestri d'arte ». L'anno seguente
entró all'Oratorio, Poi si fece salesiano ed ebbe
la gioia di veder salesiano anche il papá e i fra-
telli. Per piü di 40 anni fu un religioso attivo
ed esemplare.
B. s.
MERTENS sac. Luigi, servo di Dio
n. a Malines (Belgio) il 22 luglio 1864; sac. a Malines
il 15 giugno 1889; prof. perp. a Liegi il 15 dic. 1900;
f a Liegi il 25 aprile 1920.
Fece gli studi nel collegio San Giovanni Berch-
mans, che allora si chiamava San Michele, ed
entró nel seminario di Malines nelPottobre 1885.
Ordinato sacerdote, il suo apostolato di prete
secolare si svolse prima per sei anni nel collegio
Notre-Dame di Tirlemont come professore di
religione, poi per tre anni come cappellano nel-
Pistituto San Vittorio di Alsemberg tenuto dai
Fratelli della Misericordia. Nel settembre 1899,
all'etá di 35 anni, entró nella Congregazione Sa-
lesiana, facendo il noviziato a Liegi. Nel 1902
fu inviato in qualitá di direttore nella nuova
casa di Saint-Denys-Westrem. Nel 1907 tornó
a Liegi, dove fu direttore per 10 anni nell'isti-

19.3 Page 183

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Mertens Luigi
187
Meza Valdes Daniele
tuto salesiano. Dal 1910 alia morte fu párroco
della parroechia di San Francesco di Sales an-
nessa all'istituto.
Uomo di Dio, ebbe una spiccata inclinazione alia
vita contemplativa. Amava la preghiera prolun-
gata nel silenzio e nel ritiro, preghiera di adora-
zione e di contemplazio-
ne. Ma fu anche di una
attivitá sorprendente e
assimiló in pieno lo spi-
rito di don Bosco. Al
termine di una missione
nella parrocchia, si of-
ferse vittima per il suo
popólo, e il Signore gra-
di l'oíferta chiamandolo
a sé dopo pochi giorni. Contemplazione, zelo
ardente, lavoro santificato e incessante furono
le sue caratteristiche piü spiccate. Nel 1937 si
inizió il processo diocesano per la sua beatifica-
zione, terminato con voto favorevole nel 1961.
Bibliografía
LHERMITTE, Vers les cimes (Abbé Mertens), París, Pro-
cure Don Bosco, 1929, pp. 157. — L. CASTAÑO, Santita
salesiana, Torino, SEI, 1966, pp. 424.
E. V.
MESONERO RODRÍGUEZ ch. Pietro,
servo di Dio, mar tire
n. a Aldearrodrigo (Salamanca-Spagna) il 29 marzo
1912; prof. a Gerona il 3 agosto 1931; f a Torrente
in agosto 1936.
Compí gli studi nel seminario salesiano di Cam-
pello, il triennio prático a Mataró e Valencia.
Si distinse per la vita religiosa esemplare e la
prontezza nell'obbedire. Nella rivoluzione mar-
xista (1936) fu messo in prigione con altri suoi
confratelli per otto giorni. Riavuta la liberta,
ando errando da un nascondiglio alPaltro. In-
fine fu di nuovo arréstate e fucilato senza alcun
processo. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
MESTRE coad. Gaspare, scultore
n. a Forcall (Spagna) il 10 marzo 1888; prof. a Sarria
1'8 sett. 1906; f a Sarria il 14 genn. 1962.
Formato alia scuola del servo di Dio don Ri-
naldi, fu modello di virtü e di osservanza reli-
giosa durante tutto il mezzo secólo nel quale a
Barcelona-Sarriá diresse la scuola salesiana del
legno e di scultura, di fama nazionale. La sua
abilitá técnica e didattica portó quella scuola
professionale a tale perfezione da meritare di
essere scelta per l'arredamento artistico della
sala del trono del palazzo reale di Barcelona e
per il restauro di antichissime opere d'arte di
altari celebri (retablos} nella Spagna e nelPAme-
rica Latina. La scuola di scultura di questo abile
maestro ebbe i piü ambiti premi collettivi e in-
dividuali in ogni ramo dell'arte del legno e in
tutti gli stili. Gli architetti accettavano senza
esitare i progetti quando portavano la firma del
maestro salesiano della scuola di Sarria.
Durante la terribile persecuzione scatenata dagli
anarco-comunisti nel 1936, egli si dedicó a sal-
vare le vite dei suoi confratelli, facilitandone la
fuga attraverso la frontiera, con grave rischio
della propria vita giacché, scoperta la sua at-
tivitá, la polizia rossa lo ricercava affannosa-
mente, e mise persino una taglia sulla sua per-
sona. Quando poté fare ritorno alia sua scuola,
tutto trovó distrutto, anche i preziosi modelli
che tanti anni di studio e di fatiche gli erano
costati. Ma egli si mise súbito all'opera senza
inutili lamenti e in breve riorganizzó il lavoro
in mezzo alie rovine, ricostruendo gli altari e
i tabernacoli di tante chiese distrutte. In rico-
noscimento dei suoi meriti il Governo lo no-
minó Cavaliere del Lavoro.
p. z.
MEZA VALDES sac. Daniele
n. a Huerta de Maule (Cile) il 3 genn. 1878; prof. il
16 genn. 1896; sac. a Santiago il 15 marzo 1902;
f a Santiago il 25 aprile 1966.
Svolse un intenso e molteplice apostolato a Li-
nares, a Concepción, a Valparaiso e a Talca.
Lavoro sempre tra la gente del popólo e si fece
amare per il suo zelo e per il suo amore ai po-
veri e ai semplici. Attraverso piü volte, tra
mille pericoli, la Cordigliera delle Ande in mis-
sione apostólica. Fondo e organizzó i due grandi
oratori di Sant'Anna in Talca e quello di
Don Bosco in Santiago. El Diario Ilustrado,
quotidiano della capitale cilena, cosí ne parlava
in occasione della sua Messa di diamante: « Fi-
glio genuino di San Giovanni Bosco, fece suoi
gli insegnamenti di questo gran Maestro che di-
ceva: "Se vuoi trionfare tra i ragazzi, fatti amare

19.4 Page 184

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Meza Valdes Daniele
188
Mezzacasa Giacomo
da loro" ». Fu direttore, párroco, professore,
anche costruttore di strade e di ponti, di scuole
e di case, membro di gruppi culturali, direttore
scenico, giudice sinodale, sportivo, direttore di
orchestra, ricercato direttore spirituale. Ma al
di sopra di ogni altra cosa don Meza fu un edu-
catore e formatore di anime giovanili.
p. z.
MEZYK coad. Giacomo
n. a Odechowice (Polonia) il 18 luglio 1908; prof. a
Czerwinsk il 16 luglio 1930; f in prigione a Pawiak
nel 1943.
Dopo la professione religiosa lavoró successiva-
mente a Rozanystok, a Varsavia, a Lodz e di
nuovo a Varsavia, sempre in qualitá di sacre-
stano. Oltre ai doveri di tale ufficio, si occupava
volentieri dei chierichetti. Una volta distribuí
loro medaglie col ñastro dai colori nazionali.
Per questo la Gestapo lo arrestó e lo portó nelle
prigioni di Pawiak, dove nel 1943 venne sop-
presso. II coadiutore Mezyk era un religioso ob-
bediente e laborioso. La sinceritá, Papertura
d'animo, la semplicitá e la confidenza che usava
verso tutti, gli guadagnavano il cuore di quanti
lo avvicinavano.
p. T.
MEZZACASA sac. Giacomo, scrittore
n. a Valle Agordina nel Cadore (Belluno-Italia) il 17
genn. 1871; prof. a Torino il 3 ott. 1890; sac. a To-
rmo l'll sett. 1898; f a Torino 1'8 febbr. 1955.
Entró alPOratorio di Valdocco a 16 anni per
imparare un mestiere e fu messo quasi súbito
tra gli studenti, avendo i superiori intravisto in
lui un forte ingegno. Nel setiembre 1889 passó
al noviziato, dopo aver
percorso il ginnasio in
soli due anni. Fu poi
inviato in Palestina nel
1891. Imparó l'arabo
e il siriaco da Naama-
tala Ruggi, prete maro-
nita, il greco dall'archi-
mandrita Gerolamo De-
metriades, Pebraico dal
rabbino Efraim Cohén, e le scienze bibliche alia
celebre scuola dei Padri Domenicani. Nel 1898
tornó in Italia e fu ordinato sacerdote da mon-
signor Cagliero. Nel 1901 passó in Tunisia,
dove prese parte agli scavi della necropoli di
Cartagine. Allontanato di la per le leggi perse-
cutorie di Combes e Waldeck-Rousseau, si
portó a Catania come insegnante di Sacra Scrit-
tura. Nel 1907 conseguí a Roma la licenza in
scienze bibliche, e nel 1909 la laurea, primo
degli italiani a ottenere quel titolo. San Pió X
10 volle professore alPApellinare, dove rimase
fino al 1913. In quell'anno passó alio Studen-
tato céntrale della Congregazione Salesiana a
Foglizzo Canavese e poi a Torino, dove insegnó
Sacra Scrittura per lo spazio di 40 anni. Fu
anche Dottore Collegiato della facoltá teológica
torinese.
Don Mezzacasa era un profondo conoscitore
della Bibbia e delle lingue orientali. Dalla sua
tesi di laurea sulla storia testuale del libro dei
Proverbi, venne man mano spostando il suo
centro di interesse sulla traduzione del testo
sacro, a cui consacrava ore e ore di meditazione
giornaliera, lavorando sui testi originali con una
pazienza da certosino, nella ricerca minuziosa
del signifícate di ogni singóla parola. Era di ve-
ñuto un ricercatore appassionato di filologia
ebraica, greca e italiana, nello sforzo di daré
una traduzione chiara, ma nello stesso tempo la
piü adérente possibile al testo scritturistico.
Tradusse i Profeti Maggiori e Minori e i Pro-
verbi per la Bibbia della Editrice Florentina, e
11 libro dei Numeri per la Bibbia edita dalPIsti-
tuto Biblico. Dal 1930 si diede alia divulgazione
dell'Antico Testamento, pubblicando molti li-
bretti delle « Letture Cattoliche », che uscirono
poi in una nuova edizione unificata, dopo la
sua morte, sotto il titolo Dio e il suo popólo.
Scrisse anche una Vita di Ge su, in cui, sotto
la forma semplice e popolare, si ammira la cul-
tura del conoscitore specializzato delPambiente
palestinese. Nel 1940, alPapprovazione del Pon-
tificio Ateneo Salesiano, divenne Ordinario di
Sacra Scrittura nella facoltá di teología, profon-
dendo nella scuola i tesori della sua lunga espe-
rienza di docente e di studioso.
Opere
// libro dei Proverbi di Salomone (Studio critico
sulle aggiunte greco-alessandrine), Roma, 1913.
// libro dei Proverbi di Salomone, tradotto e an-
notato, Torino, SEI, 1921, pp. 118.
II Salterio e i Cantici (testo latino annotato e dispo-
sto secondo la recitazione delFUfficio Divino), Mi-
lano, 1929, pp. 407.
II Salterio e i Cantici (testo latino e italiano), To-
rino, SEI, 1939, pp. 602.

19.5 Page 185

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Mezzacasa Giacomo
189
Migone Mario
Vita di Gesu Cristo, Torino, SEI, 1942, pp. 472.
Dio e il suo popólo, 2 voll., Torino, LDC, 1958,
pp. 454, 628.
In Letture Cattoliche-.
Israel. Vol. I: L'ultimo dei Giudici e il primo
dei Re, 1931, pp. 126.
Israel. Vol. II: David, 1932, pp. 114.
Israel Vol. III: Israel e l'Assiria, 1933, pp. 138.
Passione di Cristo, 1934, pp. 124.
Infanzia di Gesu, 1935, pp. 120.
Vox clamantes, 1936, pp. 110.
Attorno al Lago, 1937, pp. 100.
II Seminatore, 1938, pp. 112.
Escursioni e pause, 1939, pp. 128.
Al solé di autunno, 1940, pp. 142.
Verso il tramonto, 1941, pp. 144.
San Lucano, l'apostolo delle Dolomiti, 1948, pp. 96.
Inoltre articoli in: Studi Religiosi, Archivio storico
per la Sicilia Oriéntale, Rivista di Apología Cristiana,
Didaskaleion, Verbum Dei, Perfice Munus, Salesia-
num, ecc.
E. V.
chiamato alie armi: fu un soldato apostólo fra
i suoi commilitoni. In Macedonia, ove fu in-
viato nel 1917, fece il corso d'allievo ufficiale
e ne usci sottotenente. Per la sua vita esemplare
e coerente anche tra le difficoltá dell'ambiente
militare, i colleghi e i subalterni lo giudicavano
un « santo ». Morí colpito da una granata a
Cima Bruciata (Macedonia).
Bibliografía
E. VALENTINI, Ricor dando un eroe nel j>0° della morte:
ch. Giovanni Miglio, salesiano, in « Rivista di Peda-
gogía e Scienze Religiose », 1968, n. 1, pp. 3-55.
E. V.
MIGONE sac. Mario, missionario
n. a Montevideo (Uruguay) il 13 dic. 1863; prof. a Bue-
nos Aires (Argentina) il 27 genn. 1882; sac. a Bue-
nos Aires il 28 giugno 1887; f a Port Stanley (isole
Malvine) il 1° nov. 1937.
MICHALOWICZ sac. Adalberto
n. a Broniszewicze (Polonia) il 18 aprile 1897; prof.
a Klecza Dolna il 31 luglio 1920; sac. a Torino (Italia)
F8 luglio 1928; f a Dachau (Germania) il 9 genn. 1942.
Prese parte alia prima guerra mondiale. Dopo
Pordinazione sacerdótale a Torino, tornó in Po-
lonia e si dedicó con slancio al lavoro come con-
sigliere e catechista nelle case di Dworec, Das-
zawa, Cracovia e Oswiecim. Nel 1936 fu eletto
direttore di Kielce. Arrestato il 10 febbraio
1941, venne portato nel campo di concentra-
mento di Oswiecim, poi a Hamburg-Neuengam-
me e infine a Dachau. Qui, dopo una dolorosa
operazione, fu prelevato e fucilato nel cortile
del « Bunker » il 9 gennaio 1942 con altri con-
fratelli. II suo corpo fu cremato. Carattere se-
reno, esemplare in tutto, zelante e prudente,
grande devoto della Madonna. A Kielce svolse
una grande azione sociale e caritativa per cui
era stato insignito della « Croce al mérito ».
p. T.
MIGLIO ch. Giovanni
n. a Bellinzago (Novara-Italia) il 21 febbr. 1890; prof.
a Foglizzo il 15 sett. 1907; f in guerra il 9 marzo 1918.
Conseguí alPUniversitá di Torino la laurea in
matemática. Ebbe grande bontá, mitezza di ca-
rattere, bell'ingegno tenace. Scoppiata la prima
guerra mondiale, nelPautunno del 1915 venne
Don Migone fu la prima vocazione e il primo
sacerdote salesiano dell'America Latina. Infatti
entró nel collegio di Villa Colón nel 1877, due
anni dopo l'arrivo dei Salesiani a Buenos Aires,
e si formó alia scuola di grandi maestri, come
don Lasagna, don Costamagna, don Cagliero,
don Fagnano. Fondo con altri la compagnia del
SS. Sacramento: scrisse a don Bosco a nome dei
compagni una lettera che si conserva negli ar-
chivi. Durante un viaggio coi genitori in Eu-
ropa, visitó Torino e nell'Oratorio sedette a
mensa con don Bosco. Tornato in America entró
in noviziato. Figlio di genitori milionari si adat-
tó súbito alia vita comune. Divenuto sacerdote
per mano di mons. Cagliero, fu da lui scelto
come suo segretario. Nel 1891 ando nelle isole
Malvine con don Patrizio Diamont; ma non
resistette al rigido clima. Fu richiamato e no-
minato direttore a Viedma e insieme provicario
di mons. Cagliero. Poi passó direttore nelle
isole Malvine. Qualche anno dopo fu mandato
a Santiago del Cile, ove si era aperta la prima
opera salesiana: don Migone diede al collegio
una profonda impronta di spirito salesiano. Fi-
nito il sessennio fu mandato a Rawson (Chu-
but), ove fondo l'ospedale regionale. Nel 1905
tornó alie isole Malvine e vi rimase fino alia
morte.
Sacerdote di vasta cultura, oltre lo spagnolo,
conosceva bene altre quattro lingue. Apostólo
della buona stampa, diífuse buoni libri, riviste
e giornali cattolici. Oltre a numeróse tradu-

19.6 Page 186

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Migone Mario
190
Milanesio Domenico
zione e articoli originali, don Migone scrisse
diversi libri e opuscoli per l'educazione della
gioventü e per la formazione dello spirito cri-
stiano nelle famiglie. Negli ultimi sette anni di
vita, fu tormentato da grave malattia, che sop-
portó con sereno abbandono in Dio. Per la sua
ammirabile bontá, ebbe in vita e in morte la
stima di tutti, indistintamente, cattolici e pro-
testanti, autoritá, lavoratori e marinai. Al suo
nome, mentre viveva, fu dedicata una via di
Port Stanley come a cittadino benemérito.
A. R.
MIGUEZ FERNÁNDEZ sac. Francesco
servo di Dio, martire
n. a Corvillor (Orense-Spagna) il 9 febbr. 1887; prof.
a Sevilla il 7 dic. 1907; sac. a Sevilla il 24 agosto
1916; f a Málaga il 16 agosto 1936.
Questo esemplare confratello dappertutto si de-
dicó particolarmente all'oratorio, organizzó gli
ex-allievi e diffuse la devozione mariana. Nel
1927 ando in qualitá di confessore alia scuola
professionale di Málaga. Qui durante la rivo-
luzione marxista, il 21 luglio 1936, le truppe
rosse invasero la casa. Gli allievi furono man-
dati in famiglia, i professori arrestad e condotti
in prigione. In viaggio furono battuti e minac-
ciati di morte. Poi furono dichiarati in liberta
dal governatore civile, ma sotto il pretesto di
proteggerli dalla pleblaglia furono ritenuti in
prigione. II 23 luglio don Míguez riusci a fug-
gire e si nascose presso amici. II giorno delPAs-
sunta una pattuglia rossa lo ritrovó; fu preso e
fucilato nella stessa notte fuori cittá. Prima an-
cora che morisse il suo corpo fu ricoperto di
pece e dato alie fiamme. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 16 gennaio
1956.
C. A.
MILANESE coad. Silvio, missionario
n. a Torino (Italia) il 6 giugno 1861; prof. a San Be-
nigno Can. il 3 ott. 1881; f a Guiaba (Brasile) il 18
dic. 1932.
Fu accolto da don Bosco come studente nel
1877 e dopo tre anni nella Societá Salesiana.
Nel 1885 partí per le Missioni. Versatile d'in-
gegno e di ottimo spirito religioso, fu quanto
mai prezioso prima nelPinsegnamento a Monte-
video, Villa Colón (Uruguay), quindi nelle varié
fondazioni della Patagonia, dove prestó Topera
sua come insegnante, músico, architetto e fac-
tótum. Poi nel 1895 ebbe l'obbedienza per
l'ispettoria del Brasile, ove lavoró per 37 anni.
Fu compagno coraggioso e fedele delPindimen-
ticabile don Balzola nella civilizzazione dei Bo-
roros. II Governo fedérale del Brasile affidó a
lui la fondazione dei primi Osservatori meteo-
rologici nel Mato Grosso, e spesso fu incaricato
di ispezionarli. A lui si deve ancora la costru-
zione (1929) del santuario di Maria Ausilia-
trice in Guiaba.
D. G.
MILANESIO sac. Domenico, missionario
n. a Settimo Torinese (Italia) il 18 agosto 1843; prof.
a Trofarello il 23 sett. 1869; sac. ad Albenga il 20 dic.
1873; f Bernal (Argentina) il 19 nov. 1922.
Nel 1866, a 23 anni, Domenico si presentó a
don Bosco per chiedergli consiglio sul suo av-
venire. Bastarono poche parole perché il Santo
comprendesse la semplicitá e la purezza di co-
stumi del giovane Domenico Milanesio. Lo ac-
cettó tra i Figli di Ma-
ria, opera da lui istitui-
ta per provvedere alie
vocazioni tardive. Ve-
stito Pabito chiericale,
in pochi anni compi con
grande impegno i suoi
studi per il sacerdozio.
Nel 1877 don Milane-
sio fu scelto a far parte
della terza spedizione missionaria salesiana in
Argentina. Primo campo di apostolato fu Pora-
torio San Giovanni Evangelista a La Boca. Nel
1880 fu trasferito a Viedma in Patagonia e ini-
ziava cosí in pieno la sua vita missionaria. La
parrocchia di Viedma in quel tempo abbracciava
un territorio di 800.000 Kmq., cioé la Pata-
gonia, dal Rio Negro alPestremo sud della Re-
pubblica, abitata quasi esclusivamente da Arau-
cani, Patagoni, Pampas, Tehuelches.
Incominció súbito le lunghe ed estenuanti escur-
sioni a cavallo, in « galera », a piedi, incon-
trando pericoli di ogni genere: attentati, cadute,
assalti, fame, sete, caldo, freddo. Percorse in
lungo e in largo tutta l'immensa Patagonia,
árida e desértica, penetró negli accampamenti
degli Indi, nelle capanne dei cacichi, per cate-

19.7 Page 187

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Milanesio Domenico
191
Miska Francesco
chizzare, battezzare, istruire, medicare, giudi-
care, pacificare, acquistandosi la fiducia di tutti
con la sua grande bontá e carita. Quando nel
1.883 il grande cacico Manuel Namuncurá de-
cise di arrendersi al Governo argentino, volle
come intermediario don Milanesio, sicuro di non
essere tradito, ma di essere sostenuto nelle sue
richieste. Namuncurá non si pentl mai di questa
scelta, e don Milanesio gli fu sempre consigliere
fidato. II 24 dicembre 1888 don Milanesio bat-
tezzava suo figlio Zeffirino, colui che costituisce
la vera gloria di quella tribu, perché di lui e
introdotta la causa di beatificazione e canoniz-
zazione.
Da una statistica missionaria si ricava che
don Milanesio nella sua vita di missione ha at-
traversato ben 50 volte le Ande che dividono
l'Argentina dal Cile, a cavallo, per sentieri sca-
brosi, ripidi, fiancheggiati da precipizi e da cime
altissime, percorrendo un totale di 30.000 chi-
lometri, che sommati con altri 50.000 percorsi
a cavallo nei suoi interminabili viaggi nel va-
stissimo territorio patagónico tra Chos Malal,
Junin, Roca, Viedma, Bahía Blanca, Choele-
Choel, ecc., fanno 80.000 chilometri, pari alia
latitudine di due meridiani terrestri. Durante
questi viaggi apostolici amministró oltre 12.000
battesimi, ascoltó innumeri confessioni, regola-
rizzó moltissimi matrimoni, dettó missioni, eser-
citó ogni sorta di ministero. Don Milanesio
morí a Bernal (Argentina) come un patriarca:
giustamente fu chiamato il Padre degli Indi.
Opere
La Patagonia. Lengua, industria, costumi e religione
dei Patagoni, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1892, pp. 56.
Raccolta di vedute delle missioni salesiane in Pa-
tagonia, Torino, Tip. Salesiana, 1904, pp. 48.
Datos biográficos y excursiones apostólicas del Rdo.
D. Domingo Milanesio, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1928, pp. 276.
— Molte lettere con notizie missionarie pubblicate nel
Bolleítino Salesiano (18824893).
Bibliografía
R. FIERRO, P. Domingo Milanesio, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1928, pp. 273.
D. Z.
Tenne per parecchi anni Pamministrazione del
Bollettino Salesiano, curando contemporánea-
mente l'organizzazione e l'attivitá della Federa-
zione Ex-allievi. Fu poi chiamato a reggere la
ispettoria Sicula (1913-24) e successivamente
Pispettoria Subalpina (1924-29) e quella Ro-
mana (1929-30). Lasció alcuni lavori drammatici.
Pubblicazioni
Un generoso perdono, commedia in 3 atti.
La vittorta di San Luigi, 3 atti.
— I Conti di Saint-Pierre, 3 atti.
In Israel, dramma sacro in 5 atti.
E. G.
MISIERI sac. Giuseppe, missionario
n. a Commessaggio (Mantova-Italia) il 20 aprile 1866;
prof. perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a
Villa Colón (Uruguay) il 29 ott. 1890; f a Granada
(Nicaragua-Centro America) il 27 luglio 1945.
Accolto da don Bosco nelPOratorio di Torino
nel 1880, crebbe alia scuola del Santo. Fatta
la professione religiosa, partiva nel 1886 con
mons. Lasagna per PUruguay, dove conseguí
il sacerdozio e fu ben presto preposto alia dire-
zione dei collegi di Paysandú e Montevideo.
Nel 1897 ebbe Pincarico di fondare la prima
casa nella Repubblica di El Salvador, e don Mi-
sieri in pochi anni diífuse Popera salesiana anche
nella Repubblica vicina, guadagnandosi gran-
dissima stima. Fu nominato ispettore del Cen-
tro America (1915-23). II Governo del Nica-
ragua lo chiese alia Santa Sede come vescovo
di Granada, ma egli umilmente ricusó e cosí
poté continuare a incrementare Popera di
don Bosco, come ispettore, prima, e poi come
direttore a Habana (Antille) (1923-29), Iquique
(Chile) (1930-35), Granada (1935-41), Coma-
yagüela (1941-44) nel Centro America. Lasció
fama di virtú e santitá non comune e impresse
dovunque il genuino spirito salesiano. La sua
morte suscitó un plebiscito di venerazione. I
suoi funerali, fatti a spese dello Stato, per di-
sposizione del Presidente della Repubblica, fu-
rono presieduti dallo stesso vescovo diocesano.
E. G.
MINGUZZI sac. Giovanni, ispettore
n. a Bagnacavallo (Ravenna-Italia) il 29 agesto 1868;
prof. perp. a Torino-Valsalice l'll ott. 1889; sac. a To-
rino il 24 sett. 1892; f a Castelgandolfo il 17 nov. 1944.
MISKA sac. Francesco
n. a Swierczyniec (Alta Slesia-Polonia) il 5 dic. 1898;
prof. il 24 luglio 1917; sac. a Torino (Italia) il 10 lu-
glio 1927; f a Dachau (Germania) il 30 maggio 1942.

19.8 Page 188

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Miska Francesco
192
Moitel Paolo
Fece gli studi di teologia in Italia, a Torino-
Crocetta. Ordinato sacerdote tornó in patria.
Fu insegnante e catechista a Przemysl e a Vilna,
poi direttore a Jaciazek (1931-35) e nel 1936 a
Lad nella casa dei Figli di Maria. Scoppiata la
guerra nel 1939, dopo pochi mesi fu arréstate
dalla Gestapo tedesca. Trasferito a Inowroclaw,
due volte fu battuto gravemente con bastoni
(una volta con cento colpi) senza sapere il
perché. Fu trasferito poi nel 1941 con altri sa-
cerdoti nel campo di Dachau in Germania. Am-
malato di stomaco non poteva sopportare il
vitto di quel campo. Nonostante tutto doveva
lavorare: per l'estrema debolezza un giorno
cadde e si ruppe un braccio. S'indeboli sempre
piú: le gambe gli si gonfiarono. Morí nella ba-
racca-ospedale del campo di concentramento.
Don Miska era ottimista per natura: sereno,
cercava di consolare i compagni di prigionia
col pensiero che nulla accade senza la volontá
di Dio.
P. T.
MITTERMAYER sac. Pietro, missionario
n. a Schatzlsur (Baviera-Germania) il 9 genn. 1880;
prof. a Mosquera (Colombia) il 21 genn. 1915; sac. a
Bogotá il 28 genn. 1923; f ad Agua de Dios il 19
marzo 1960.
Visse nel lavoro dei campi, che gli diedero un
físico robusto e un animo amante della natura
e del bene, fino ai 30 anni, quando sentí la chia-
mata di Dio per una vita piü perfetta. La sua
consacrazione fu totale tra i lebbrosi della Co-
lombia. La diede tutto quello che ebbe di
meglio per il resto della vita. Fu direttore per
10 anni a Caño de Loro, poi lavoro a Contra-
tación per 8 anni e per circa 20 ad Agua de
Dios. Era conosciuto e amato da tutti. S'intrat-
teneva con la semplicitá di un fanciullo con
tutti, entrava nelle case dei malati, li visitava
negli ospedali. I suoi meriti furono riconosciuti
anche dal Governo nazionale, che gli decretó la
«Croce di Boyacá». Questo cavaliere del-
l'amore fu accompagnato alPultima dimora da
tutta la popolazione di Agua de Dios in pianto.
G. M.
MOHEDANO LARRIVA sac. Antonio,
servo di Dio, mar tire
n. a Córdoba (Spagna) il 14 sett. 1894; prof. a San José
del Valle il 21 sett. 1914; sac. a Ronda il 17 marzo
1925; f a Ronda il 2 agosto 1936.
Dopo aver esercitato diverse mansioni, fu fatto
direttore nel 1933 delPistituto Santa Teresa
a Ronda. Fu un lavoratore eccezionale e amava
particularmente gli allievi poveri. Durante la ri-
voluzione marxista (1936) il collegio fu occu-
pato dai rossi. Egli riusci a nascondersi per
qualche tempó presso amici. Ma fu scoperto da
una pattuglia rossa, nella quale egli vide con
rammarico anche degli ex-allievi, e condotto al
cimitero per esservi fucilato. Il processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 16 gen-
naio 1956.
c. A.
MOITEL sac. Paolo, ispettore
n. a Aire sur Lys (Francia) il 12 marzo 1885; prof. a
Ivrea (Italia) il 24 sett. 1904; sac. a Montpellier (Fran-
cia) il 20 febbr. 1913; f a Montpellier il 23 mag-
gio 1953.
Dopo gli studi fatti nelPorfanotrofio di Lille
(Francia), ando in Italia per il noviziato: erano
gli anni in cui infierivano le leggi di soppres-
sione. Cosí poté formarsi alia scuola di salesiani
della prima ora, fra i quali il ven. don Rúa.
Lavoro poi successivamente a Marseille e a
Montpellier, ove studiando teologia si preparó
puré alia laurea in scienze e lettere (1912).
Scoppiata la prima guerra mondiale (1914), co-
me sottotenente compi il suo dovere verso la
Patria, meritandosi la Croce di guerra e una
medaglia militare, e poi da tenente la Legión
d'onore.
Maturo cosí per i posti di responsabilitá: infatti
fu direttore a Caluire (1925-26), a Montpellier
(1926-35) e a Millau (1935-38). Fui poi nomi-
nato ispettore della Francia Nord (1945-48).
Durante gli anni di guerra, assai dolorosi, si de-
dicó al servizio dei confratelli, specialmente pri-
gionieri e ammalati. Fu ancora direttore a Roan-
ne (1945-48) e di nuovo a Montpellier (1948-
1953).
Sua caratteristica, un ottimismo salesiano che lo
accompagnó tutta la vita. Ebbe una personalitá
spiccata e un'autoritá incontestata: sapeva gover-
nare nella sinceritá e nella franchezza, ma senza
pesare. Era un intellettuale, ma fu soprattutto
un cuore pieno di bontá.
j. M. B.

19.9 Page 189

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Molfino Domenico
193
Monticelli Vittorio Giovanni
MOLFINO sac. Domenico
n. ad Alessandria (Italia) il 27 febbr. 1871; prof. a
San Paulo (Brasile) il 14 genn. 1888; sac. a San Paulo
il 25 genn. 1896; f a Torino il 28 giugno 1952.
Fu per 40 anni segretario del Consigliere Pro-
fessionale Genérale. Ve lo aveva chiamato
don Ricaldone, indotto dalla fama della sua par-
ticolare abilitá nelle scuole professionali. Di lui
si servirono i superiori per preparare la prima
mostra delle Scuole Professionali e Agricole di
Torino nel 1920 e le due grandi Esposizioni
Missionarie del 1925 a Roma e del 1926 a
Torino. A lui affidarono la realizzazione del
film « Don Bosco », che tanto entusiasmo do-
veva suscitare in Italia e nel mondo. Nessuna
difficoltá riusci mai a scoraggiare don Molfino,
perché lo sorresse sempre un amore ardente e
tenerissimo per don Bosco, che si era proposto
di far conoscere e amare attraverso geniali inizia-
tive, delle quali fu inesauribile. II suo motto era:
« Per don Bosco, avanti sempre ». Don Mol-
fino fu lavoratore instancabile, ma soprattutto
sacerdote zelante e pió, direttore spirituale ap-
prezzato nel santuario di Maria Ausiliatrice e
in vari istituti delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
p. z.
MOLINA DE LA TORRE sac. Michele,
servo di Dio, martire
n. a Montilla (Córdoba-Spagna) il 17 maggio 1887; prof.
a Sevilla il 22 sett. 1906; sac. a Sevilla il 20 sett.
1913; f a Ronda il 28 luglio 1936.
Fece la filosofía e il tirocinio pratico a Sevilla,
gli studi di teologia a Utrera. Dopo diverse
mansioni in differenti case, nel 1933 ando al
collegio di Ronda come prefetto. Si distinse
soprattutto per il suo ottimismo e per la sua
predicazione. Durante la rivoluzione marxista
(1936) si rifugió presso alcuni amici in com-
pagnia dei confratelli don Paolo Caballero,
sudd. Onorio Hernández e ch. Luigi Hernández,
delPistituto Santa Teresa. Tutti e quattro fu-
rono arrestati nella stessa casa, condotti al ci-
mitero e fucilati. II processo diocesano di beati-
ficazione fu introdotto il 26 gennaio 1956.
c. A.
MONATERI sac. Giuseppe, ispettore
n. a Crescentino (Vercelli-Italia) il 3 marzo 1847; prof.
a Trofarello il 10 agosto 1867; sac. a Cásale il 18 sett.
1869; f a Colle Salvetti il 22 sett. 1914.
Nel 1860 fu accettato da don Bosco nell'Ora-
torio di Valdocco. E di la compi gli studi di
filosofía e di teologia presso il seminario arci-
vescovile di Torino. Dopo la professione reli-
giosa fu insegnante a Mirabello e a Borgo
San Martino. Intanto si preparó al diploma
di maestro elementare, e successivamente di in-
segnante di lettere per le scuole medie, di-
ploma che conseguí alPUni ver sita di Torino.
Da don Bosco fu inviato direttore della nuova
casa di Albano Laziale e di Ariccia (1877-79).
Don Monateri prese parte anche al I Capitolo
Genérale tenutosi a Lanzo nel 1877, presenti
23 membri. Passó poi direttore della casa di
Varazze (1879-89), quindi di Lanzo (1889-98).
Fu nominato ispettore della Sicilia e contempo-
ráneamente direttore della casa San Francesco
di Sales a Catania (1898-1901). Per ragioni di
salute lasció la Sicilia e tornó ancora direttore
a Lanzo (1903-04). Chiuse serenamente i suoi
giorni a Colle Salvetti.
A. R.
MONTALDO sac. Paolo, ispettore
n. a Verduno (Cuneo-Italia) il 14 nov. 1974; prof.
perp. a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Ivrea il 17 dic.
1898; f a San José del Valle (Spagna) il 15 dic. 1954.
Entró nel]'Oratorio di Torino, dove ebbe la
sorte di vedere ancora vivente don Bosco, par-
lare con lui e assistere alia sua morte. Ordi-
nato sacerdote, nel 1900 fu inviato dal vene-
rabile don Rúa nel Messico, dove fondo la casa
di Morelia, che diresse per 20 anni, costruen-
dovi anche la bella chiesa di Maria Ausiliatrice.
Eletto ispettore delle opere salesiane del Mes-
sico, ebbe moho a soffrire per la persecuzione
religiosa, che portó all'espulsione dei Salesiani.
Passó poi ispettore a Cuba e piü tardi in Ecua-
dor, svolgendo ovunque un'attivitá feconda di
frutti. Chiuse la sua carriera venerato direttore
e maestro dei novizi nella Spagna.
p. z.
MONTICELLI sac. Vittorio Giovanni, scrittore
n. a General Pinto (Argentina) il 23 dic. 1888; prof.
a Bernal il 13 febbr. 1905; sac. a Buenos Aires 1'8
marzo 1913; f a Buenos Aires il 25 ott. 1967.

19.10 Page 190

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Monticelli Vittorio Giovanni
194
Mourao Fernández Enrico
Consacró la sua vita al culto della religione e
della scienza. Docente universitario di scienze
naturali, fu insignito di medaglia d'oro e del
premio « Strobel » dell'Universita di Buenos
Aires. Come scrittore lascia numeróse opere di
divulgazione scientifica. Figura ammirata e
amata negli ambienti scientifici e universitari
del Paese, resta esempio di una vocazione sa-
cerdotale tutta spesa ad approfondire la cono-
scenza di Dio e al servizio degli uomini.
p. z.
MORGANTI sac. Massimino
n. a Lesmo (Milano-Italia) il 17 aprile 1866; prof.
perp. a San Benigno Can. il 6 ott. 1883; sac. a Torino
il 19 sett. 1891; f a Catania il 30 genn. 1943.
Era fratello di mons. Pasquale Morganti, arci-
vescovo di Ravenna, grande benefattore dei Sa-
lesiani. Don Bosco gli aveva indícate la voca-
zione con queste parole: « Tu devi restare con
noi... Nel mondo saresti come un usignolo cir-
condato da quattro gatti, e sarebbe ben presto
finita per te... ». Ricevette l'abito dalle mani
di don Bosco ed ereditó da lui l'amore per la
gioventü e un grande zelo per le anime. Fu di-
rettore a Pedara (1907-13), a Catania-Cifali
(1913-15), a Pedara (1915-21), a Lugo (1921-
1922), e ancora a Pedara (1922-28).
G. F.
MOSSETTO sac. Giuseppe, scrittore
n. a Volpiano (Torino-Italia) il 22 sett. 1861; prof.
perp. a San Benigno Can. il 13 agosto 1880; sac. a To-
rino il 18 dic. 1886; f a Torino il 27 dic. 1934.
Era stato accolto nelPOratorio salesiano da
don Bosco, il quale, dopo la licenza ginnasiale,
lo aveva guadagnato alia vita salesiana, tron-
cando la sua perplessitá con queste parole:
« Anche nel mondo potrai salvarti, ma con me
potrai salvarti molto piú fácilmente ». Vestito
l'abito religioso e raggiunto il sacerdozio, men-
tre si prodigava nelPinsegnamento riveló parti-
colare inclinazione agli studi storici, come ne fa
fede il suo volume di storia romana. Poi rice-
vette la nomina a direttore delPistituto di Intra
(1898-1904), di Cuorgné (1904-19), di Lanzo
(1920-23), di Cuorgné (1923-29), di Alessandria
(1929-34), cattivandosi la stima e Taffetto delle
autoritá e degli allievi. Dopo 36 anni di dire-
zione, cominciava a godere un relativo riposo
fra gli studenti salesiani di filosofía all'istituto
Rebaudengo, quando il Signore lo chiamó al
premio in Paradiso.
Opere
Storia romana (per la scuola media), Torino, SEI,
1923, pp. 384.
Storia romana (per il ginnasio superiore), Torino,
SEI, 1926, pp. 123.
Oriente e Grecia antica (con G. Masera), 2 voll.,
Torino, SEI, 1937.
G. F.
MOURAO FERNÁNDEZ mons. Enrico,
vescovo
n. a Rio de Janeiro (Brasile) il 28 nov. 1877; prof.
a Ivrea (Italia) il 4 ott. 1894; sac. a Minas (Brasile)
il 30 nov. 1901; el. vescovo il 1° maggio 1925; f a
San Paulo (Brasile) il 29 marzo 1945.
Nel collegio salesiano di Niteroi, dove fece il
ginnasio, maturo la sua vocazione salesiana.
Nel 1895 venne in Italia a compiere gli studi
filosofici, laureandosi in Roma alPUniversitá
Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1901, ebbe
per un anno Pincarico
di avviare l'edizione del
Bollettino Salesiano in
lingua portoghese a Li-
sbona (Portogallo). Tor-
nato quindi in Brasile,
ando come insegnante
nel collegio di Lorena
portando l'istituto alia
parificazione. Nel 1908
gli venne affidata la cura dei giovani aspiranti e
con essi incominció quel lavoro di formazione
che diede all'ispettoria brasiliana tante vocazioni.
Nominato nel 1914 direttore del collegio di
San Paulo (1914-17), lo portó al piü alto pre-
stigio con nuove costruzioni, aggiunta di corsi,
aggiornamento didattico. Inizió anzi una serie
di edizioni scolastiche che ebbero varié ristampe.
Passato direttore dell'aspirantato di Lavrinhas
(1923-25), ricevette la nomina ad Amministra-
tore Apostólico della futura diócesi di Campos
nel 1924, e nel 1925 fu consacrato vescovo.
Resse la diócesi per 11 anni, moltiplicando
le parrocchie, ricostruendo la cattedrale, fon-
dando il seminario e due collegi che aífidó ri-
spettivamente ai Salesiani e alie Figlie di Maria

20 Pages 191-200

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Mourao Fernández Enrico
195
Murta Alessio
Ausiliatrice. Nel 1936 fu trasferito alia dió-
cesi di Cafelandia.
Genio eostruttote e organizzatore, portó le par-
rocchie da 18 a 50. Eresse templi, cappelle,
case parrocchiali e grandi istituti educativi, quali
la Facoltá di Commercio e il collegio Don Bosco
per i giovani, la Scuola nórmale e il collegio
Maria Ausiliatrice per le giovanette. II motto
del suo stemma era: « Nec mora nec quies:
sosta né riposo ». Aveva grandi progetti per la
cura delle vocazioni, ma fu coito a 68 anni da
inesorabile male. I funerali, solennissimi, fu-
rono fatti a spese dello Stato.
Opera
O primiero decenio da diocese do Campos (1924-34),
Niteroi, Tip. Salesiana, 1934, pp. 224.
E. G.
MROCZEK sac. Lodovico
n. a Kety (Polonia) l'll agosto 1905; prof. a Klecza
Dolna il 7 agosto 1922; sac. a Przemysl il 25 giugno
1933; f a Oswiecim il 6 genn. 1943.
Orfano di padre fu accettato nelPistituto di
Oswiecim. Studió la teologia nel seminario dio-
cesano di Przemysl dove fu ordinato sacerdote.
Lavoró esemplarmente a Przemysl, Leopoli,
Skawa, Czestochowa e Cracovia. Qui fu arre-
stato il 22 maggio 1941, poi trasferito con altri
confratelli al campo di concentramento di Os-
wiecim, dove finí i suoi giorni consúmate da
ulceri in tutto il corpo per freddo e fame.
Nel buio della prigione confessava e confor-
tava altri condannati. Don Mroczek fu un ottimo
sacerdote, degno figlio di don Bosco: dolce, pa-
ziente, devoto della Madonna e laborioso.
p. T.
MUNERATI mons. Dante, vescovo
n. a Bagnolo San Vito (Mantova-Italia) il 12 ott. 1869;
prof. a Torino il 12 agosto 1891; sac. a Bagnolo
San Donnino il 17 febbr. 1894; cons. vescovo il 29
genn. 1924; f a Volterra il 20 dic. 1942.
Nel 1894 prese la laurea in teologia dogmática.
Studioso di scienze sociali e giuridiche, con-
seguí anche la laurea in diritto canónico e ci-
vile presso PIstituto Giuridico di Sant'Apolli-
nare in Roma. Trascorse la sua giovinezza sa-
cerdotale nelPinsegnamento delle scienze sacre
e specialmente del diritto canónico negli isti-
tuti teologici salesiani. Nel 1908 fu nominato
Consultore della Sacra Congregazione del Con-
cilio e successivamente di Propaganda Fide,
della Sacra Congregazione Concistoriale e della
Sacra Congregazione dei Religiosi. Successe a
mons. Marenco nella direzione della Procura
Genérale salesiana a Roma (1909-24) disimpe-
gnando con abilitá e tatto la delicata missione,
fino alia sua elevazione
alia cattedra di Vol-
terra. Sotto la sua Pro-
cura si iniziarono le
cause di beatificazione
di san Domenico Savio,
di santa Maria Mazza-
rello e del servo di Dio
don Andrea Beltrami.
Benedetto XV lo nomi-
nó Consultore della Commissione Pontificia per
l'interpretazione autentica del Códice di Diritto
Canónico. Mente pronta, nobiltá e larghezza di
cuore, ardente spirito di apostolato, senso pra-
tico di organizzazione distinsero la sua attivitá
in Congregazione e il suo ministerp pastorale
nel governo della diócesi. L'amore a don Bosco
gli serbo fino aH'ultimo quel sereno spirito sa-
lesiano che lo resé caro a tutti.
Opere
De sacramento matrimonii tractatus dogmaticus, To-
rino, Tip. Salesiana, 1899, pp. 27.
Appunti di diritto canónico, Torino, Tip. Salesiana,
1900, pp. 220.
De iure missionariorum, Torino, Tip. Salesiana,
pp. 128.
Elementa iuris ecclesiüstici publici et privati, To-
rmo, Tip. Salesiana, 1903, pp. 451.
II culto dell'Immacolata nella vita della Chiesa e
in relazione con la Pía Societá Salesiana, Parma,
Tip. Salesiana, 1904, pp. 117.
Theologiae sacramentariae dogmatico-canonico-mora-
lis, Torino, Tip. Salesiana, 1904, pp. 458.
Nel 13° centenario della morte di S. Gregorio Ma-
gno: cenni storici sulla sua vita e sulle sue opere,
Roma, Fiaccadori, 1905, pp. 108.
Orizzonti nuovi di vita sociale, Roma, Pustet, 1909,
pp. 230.
Promptuarium pro ordinandis et examinandis, Roma,
Tip. Salesiana, 1920, pp. 190.
A. R.
MURRA coad. Alessio
n. a Caselle (Torino-Italia), il 30 ott. 1855; prof. a
San Benigno Can. il 4 ott. 1885; f a Torino il 10
genn. 1939.

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Murra Alessio
196
Muzio Giovanni
Un veterano della Casa Madre, accolto da
don Bosco, e cresciuto, nel suo spirito, a una
pietá singolare. Campo prediletto del suo apo-
stolato furono rotatorio festivo, la cura della
chiesa di San Francesco di Sales e delle com-
pagnie religiose. I suoi beniamini erano i ra-
gazzi piü poveri dell'oratorio e gli alunni arti-
giani della compagnia del piccolo clero su cui
esercitava un grande ascendente.
G. F.
MUSSA sac. Felice, ispettore
n. a Druento (Torino-Italia) il 14 marzo 1877; prof.
a Torino il 3 ott. 1893; sac. a Treviso il 23 dic. 1899;
f a Torino 1'8 giugno 1959.
Conseguí la laurea in lettere a Padova (1902).
Fu direttore a Este (1906-08) e a Torino-Val-
salice (1919-22). Fu poi nominato ispettore
della Novarese (1922-24). Successivamente fu
ancora direttore a Torino-Crocetta (1924-25), a
Portici (1926-32), Torino-Casa Gen. (1932-38),
Chieri-San Luigi (1938-42), Torino-Crocetta-
Bollengo (1942-45), Piossasco (1945-46), Bol-
lengo (1946-47), Torino-Casa Gen. (1947-49),
Chieri V. M. (1949-54). Salesiano modello, nei
suoi 67 anni di vita religiosa, diede sempre
esempio di una fedeltá assoluta alio spirito e
alia regola del santo Fondatore, mentando di
essere paragonato, per la sua osservanza che
talora poté sembrare rigida, al primo successore
di don Bosco, il ven. don Rúa.
p. z.
MUSSO coad. Luigi, músico
n. a Vaglierano d'Asti (Italia) il 9 marzo 1881; prof.
a Verona il 6 sett. 1902; f a Milano P8 maggio 1960.
Fu un salesiano esemplare da tutti stimato; un
educatore attento di schiere giovanili; un fine
compositore di música sacra e ricreativa, che
ebbe consensi dentro e fuori l'ambiente sale-
siano; un degno rappresentante della schiera va-
lorosa di maestri, che fecero onore alia Congre-
gazione e hanno tanta parte nella storia della
música salesiana.
Opere musicali
Eurattini viví (operetta), Torino, SEL
Canto natalizio, Tormo, SEL
Alcuni pezzi accademici e sonate per órgano su
Voci Eianche.
Varié altre composizioni sacre e ricreative (mano-
scritti.
L. L.
MUZIO sac. Giovanni, missionario
n. a Ottone (Piacenza-Italia) il 24 maggio 1866; prof.
a Villa Colón (Uruguay) il 12 genn. 1892; sac. a Mon-
tevideo il 15 maggio 1898; f a Bahía Blanca (Argen-
tina) il 10 ott. 1964.
Ancora bambino si era trasferito con la famiglia
nelPUruguay, dove studió nel collegio salesiano
di Paysandú, entrando poi nella Congregazione
Salesiana. Novello sacerdote, pieno di zelo e di
sogni apostolici, fu mandato nella Patagonia,
a Fortín Mercedes, nel 1901. Da allora divenne
il missionario del Chubut, Pinstancabile vian-
dante attraverso la pampa, valli e cordigliere: a
piedi, a cavallo, in baroccio, in auto percorse
tutte le strade e tutti i sentieri per portare la
parola di Dio alie anime. Sessantatré anni di
escursioni apostoliche, altérnate con ore di
scuola, di confessionale, di catechesi, di cura dei
malati. La sua attivitá non conobbe riposo, la
sua carita fu senza distinzioni. Per questo la
gratitudine del Chubut volle elevargli, ancor
lui vivente, un monumento che fosse irradia-
tore di bene: un collegio; e lo chiamarono
« Collegio Padre Juan Muzio ». Ai suoi fune-
rali presero parte lo stesso governatore di Co-
modoro Rivadavia, ministri e magistrati e una
fiumana di popólo che piangeva il suo « Padre
Juan ». I suoi resti mortali riposano nella cap-
pella del collegio.

20.3 Page 193

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N
NAI sac. Luigi, ispettore
n. a Nicorvo (Pavia-Italia) il 24 aprile 1855; prof. a
Lanzo il 20 sett. 1872; sac. a Cásale Monferrato il
22 sett. 1877; f a Torino il 30 aprile 1932.
All'Oratorio di Torino fece il ginnasio sotto
la guida di don Bosco, poi si fermó con lui, ab-
bandonandosi con entusiasmo nelle sue mani.
Don Bosco, conoscendone le belle qualitá, gli
affidó nel 1879 la carica di prefetto della míova
casa di San Benigno Canavese e poi lo nominó
direttore (1887-1902). L'attivitá di don Nai di-
venne ben piú vasta e intensa allorquando i su-
periori lo posero come ispettore al governo delle
case salesiane della Palestina (1902-06) e poi di
quelle del Cile (1906-25). In entrambe le re-
gioni don Nai sviluppó e consolidó Popera sa-
lesiana con felice successo. Nel 1925-26 adempí
ancora la delicata missione affidatagli da don Ri-
naldi di una visita straordinaria alie case di al-
ome Repubbliche sud-americane. Ritornato a
Torino, assunse la direzione della casa genera-
lizia (1926-32). La sua cortesia e affabilitá, la
rettitudine della sua vita illuminata dal riflesso
di una profonda pietá e di un inestinguibile
affetto verso don Bosco, fecero di lui un pa-
triarca da tutti venerato.
D. G.
NALIO sac. Valentino, missionario
n. a Villa Marzana (Rovigo-Italia) il 6 genn. 1873;
prof. a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Viedma (Argentina)
il 4 aprile 1896; f a Piossasco (Italia) il 26 genn. 1958.
Svolse il suo primo apostolato nelle Missioni
della Patagonia. Seguí come segretario l'allora
mons. Cagliero, prima nelle sue visite aposto-
liche a varié diócesi dTtalia, poi nel Centro
America, dove fu segretario di nunziatura per
26 anni, meritandosi la stima e il plauso dei
nunzi che si succedettero in quel tempo e anche
dello stesso Pió XI, che lo nominó Consultore
della Sacra Congregazione degli Affari Eccle-
siastici straordinari a Costa Rica (1936). Negli
ultimi anni svolse preziosa attivitá quale diret-
tore spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.
p. z.
NAMUNCURÁ Zeffirino, aspirante salesiano,
servo di Dio
n. a Chimpay (Patagonia-Argentina) il 26 agosto 1886;
f a Roma Til maggio 1905.
Figlio del cacico Emanuele Namuncurá, visse
alio stato semiselvaggio fino agli undici anni.
Nel 1897 fu accolto nel
collegio salesiano Pió IX
di Buenos Aires e si die-
de tutto a imitare Do-
menico Savio, il santo
allievo di don Bosco. Di
carattere aperto, since-
ro, amante della pietá e
specialmente delPEuca-
ristia, divenne ben pre-
sto esempio a tutti di mitezza, di osservanza e
di studio indefesso.
Nel 1903 ando a Viedma con mons. Cagliero,
che Panno seguente lo accompagnó in Italia,
dove fu ricevuto in udienza privata da san Pió X.
Studio all'Oratorio di Valdocco di Torino e poi
a Frascati, col desiderio di divenire prete sale-
siano per la redenzione dei suoi fratelli. Morí

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Namuncurá Zeffirino
198
Niemír Ladislao
a Roma nell'ospedale dell'Isola Tiberina nel
1905. Nel 1924 i suoi resti mortali furono tra-
sportati a Fortín Mercedes in Argentina. Diffu-
sasi la fama della sua santitá, fu iniziato il pro-
cesso diocesano nel 1944, e il processo apostó-
lico presso la Sacra Congregazione dei Riti nel
1956.
Egli é raffigurato accanto a san Giovanni Bosco,
con san Domenico Savio, come símbolo delle
conquiste missionarie salesiane, nel gruppo sta-
tuario del Canónica che si trova sopra la statua
bronzea di san Pietro e sopra il medaglione di
Pió IX nel massimo tempio della cristianitá.
Bibliografía
L. CASTAÑO, Zeffirino Namuncurá, Torino, LDC, 1946,
pp. 138. — L. PEDEMONTE, Zeferino Namuncurá, Bahía
Blanca, Tip. La Pietad, pp. 60.
E. v.
giovane fu minato da un male che lo portó alia
tomba anzitempo; ma don Nassó accettó con-
sapevole il sacrificio con virtú esemplare.
Opere
Algebra, elementare a uso dei licei e degli istituti
tecnici, Torino, Tip. Salesiana, 1898, pp. 426.
Elementi di calcólo algébrico a uso delle scuole
normali, Torino, Tip. Salesiana, 1899, pp. 92.
Aritmética genérale e algebra a uso dei licei, To-
rino, Tip. Salesiana, 1909, pp. 530.
Algebra elementare per l'istituto magistrale inferiore,
Torino, SEI, 1924.
Algebra elementare per il ginnasio superiore e l'isti-
tuto técnico inferiore, Torino, SEI, 1924.
Aritmética genérale e algebra per il ginnasio supe-
riore, 2 voll, Torino, SEI, 1927, 1928, pp. 171, 370.
D. G.
NERVI sac. Tommaso
NASSÓ sac. Marco, matemático
n. a Busca (Cuneo-Italia) il 2 febbr. 1864; prof. a
San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Torino il 26
marzo 1887; f a Torino il 4 genn. 1920.
Ebbe la fortuna di entrare giovanissimo all'Ora-
torio, dove portó un'anima dolce, pronta e spi-
rante ancora innocenza. É facile immaginare
qual progresso egli poté fare con tali disposi-
zioni naturali sotto la guida diretta di don Bo-
sco, che l'amó di speciale affetto e, presagendo
il bene che avrebbe fatto nella Pia Societá, ebbe
di lui gran cura. Ancor giovane di anni, nel
1887, Panno stesso del suo sacerdozio, fu desti-
nato a Valsalice, che diventó il campo chiuso
delle sue piü nobili fatiche, cui per il corso inin-
terrotto di 32 anni prodigó tutti i suoi tesori di
sapere e di bontá. Egli aveva conseguito la
laurea di fisica (1891) e di matemática (1892)
alPUniversitá di Torino.
Matemático valente, insegnante esperto e co-
scienzioso, autore di un pregevolissimo Trat-
tato di Algebra, scrittore di memorie che l'Ac-
cademia delle Scienze di Torino non disdegnó
di stampare a sue spese, largo conoscitore e
acuto interprete in materia di legislazione sco-
lastica, ebbe gran parte nel daré alie scuole pa-
reggiate di Valsalice un avviamento e un orga-
namento meritamente invidiato da altri istituti
similari. Ma egli fu soprattutto religioso esem-
plare, degno figlio e imitatore di don Bosco, e
degno educatore. Cagionevole di salute, fin da
n. a Melare (Alessandria-Italia) Til dic. 1873; prof.
a San Vicente deis Horts (Spagna) il 27 agosto 1897;
sac. a Barcelona il 15 marzo 1902; f a Foglizzo (Italia)
il 4 marzo 1960.
Inviato nella Spagna giovane chierico, si formó
sotto la direzione spirituale del servo di Dio
don Filippo Rinaldi e vi rimase per quaranta
anni. Fu direttore a Huesca (1910-19). Nella
persecuzione rossa del 1936, anche don Nervi
ebbe a soífrire la ferocia dei rivoluzionari. Te-
ñuto per ore al muro col mitra spianato alia
schiena, fu salvato in extremis dall'Íntervento
del Consolato Italiano. Ma fu costretto a daré
Paddio alia Spagna, che aveva amato come sua
seconda patria e dove aveva speso gli anni piü
belli e fecondi di bene.
p. z.
NIEMÍR sac. Ladislao
n. a Czmon (Polonia) il 26 giugno 1891; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 1° febbr. 1916; sac. il 28 giugno 1925;
f a Oswiecim nel luglio 1941.
Era insegnante ad Aleksandrow-Kujawski, quan-
do i tedeschi, scoppiata la seconda guerra mon-
diale (1939), occuparono la casa e portarono via
i salesiani. Fu poi lasciato libero e don Niemir
ando come párroco a Cracovia. Ma il 23 maggio
1941 fu di nuovo arréstate e portato al campo
di concentramento di Oswiecim. Morí per mal-
trattamenti fisici e morali a cui fu sottoposto:
non si conoscono i particolari; si sa che il suo
corpo fu cremato. Don Niemir era stimato da

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Niemif Ladislao
199
Nigra Lorenzo
tutti come santo sacerdote, fedelissimo a don Bo-
sco, esemplare nei suoi do veri.
p. T.
NIEWITEWSKI sac. Romano
n. a Sulislaw (Polonia) il 9 agosto 1891; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 15 agosto 1913; sac. a Torino il 12 lu-
glio 1926; -}- in un campo di concentramento il 7 gen-
naio 1942.
Nella prima guerra mondiale, giá salesiano pro-
fesso, dovette serviré la patria: ne ritornó inva-
lido di una gamba. Dopo l'ordinazione sacerdo-
tale ebbe varié mansioni: fu anche segretario
delPispettore e poi direttore a Pogrzebien e a
Daszawa, case di aspiranti. Qui fu sorpreso dalla
seconda guerra mondiale (1939) e arréstate
dalle truppe sovietiche fu messo in prigione e
poi trasferito in Russia. Condannato ai lavori
forzati nei boschi, sosteneva e confortava i suoi
connazionali. Morí per esaurimento. Don Nie-
witewski aveva un carattere cristallino, animo
semplice ed era fedelissimo ai suoi doveri.
p. T.
NIGRA sac. Lorenzo, ispettore
n. a Torrazza (Torino-Italia) il 26 sett. 1879; prof. a
Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Ivrea il 19 sett. 1903;
f a Torino il 22 febbr. 1951.
Si laureó in filosofía a Roma, nell'Universitá
Gregoriana. Dal 1910 fu insegnante di Storia
ecclesiastica e Patrología nello studentato teo-
lógico di Foglizzo. Fondo e diresse Topera di
Monte Oliveto-Pinerolo (1916-21) e nei 1930
fu direttore delPistituto di Borgomanero. Ma
Panno dopo fu mandato come ispettore nella
Palestina (1931-34). Ritornato in Italia, resse
ancora per due anni l'ispettoria Novarese. Poi
assunse la direzione della casa Lemoyne-Torino,
annessa alia SEI, e dal 1938 riprese contempo-
ráneamente l'insegnamento di Storia ecclesia-
stica alia Crocetta. Nei 1942 ritornó definitiva-
mente all'Ateneo come insegnante. Fu ancora
direttore al noviziato di Villa Moglia (1946-49).
Fu salesiano di stampo antico e di forte tempra.
Lo studio della filosofía e l'insegnamento della
storia avevano creato in lui una mentalitá acuta
e pronta nei giudicare persone e fatti. Uomo di
1891 - 17a spedizione missionaria salesiana.

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Nigra Lorenzo
200
Noguier de Malijay Natale
governo, mostró prudenza e decisione, ma gui-
dato sempre da un cuore di padre.
E. v.
NOGUIER DE MALIJAY sac. Natale,
scienziato
n. a Sisteron (Fraricia-Basse Alpi) Til nov. 1861; prof.
a Torino-Valsalice (Italia) 111 ott. 1889; sac. a To-
rino il 27 sett. 1891; f a Port-á-Binson (Francia) il
21 dic. 1930.
Apparteneva a un'antica famiglia della nobiltá
provenzale. Nel suo castello a vito Napoleone
pernottó ritornando dalPisola d'Elba. Giovane
e un po' irrequieto allievo del collegio dei padri
Gesuiti ad Avignone, poi del collegio de La
Seyne dei padri Maristi (1875) e nel 1877 del
piccolo seminario di Digne, aveva sognato dap-
prima di passare alia Scuola Navale, ma la de-
bo! ezza della vista l'aveva fatto escludere. Si
rivolse allora all'Esercito d'Africa, arruolandosi
nei Cacciatori.
Di ritorno dal servizio militare, con Pappoggio
di don De Barruel, chiese di essere ammesso
sotto la bandiera di don Bosco. Quando fece
la domanda egli aveva giá tre sorelle suore e
nel 1886 fu accettato nel primo noviziato della
Congregazione, a San Benigno Canavese, accolto
da don Bosco stesso. Dalle mani del Santo ri-
cevette puré l'abito chiericale, nella basilica di
Maria Ausiliatrice, il 24 novembre 1887, in-
sieme al principe Czartoryski, nell'ultima vesti-
zione fatta da don Bosco. Appena terminato il
noviziato ebbe la cattedra di física, chimica e
scienze naturali nel seminario per le Missioni
Estere di Valsalice, ufficio a cui lo designava la
sua buona cultura scientifica, e che egli esercitó
dodici anni con crescente fortuna.
A flanco dell'insigne amico don Nassó, direttore
degli studi, che egli amava come un fratello,
fece opera d'apostolato intellettuale di prim'or-
dine. Infatti quel suo insegnamento fruttó al-
l'istituto non solo un magnifico gabinetto di
física e chimica, ma soprattutto una generazione
di studiosi, che nei vari collegi salesiani, e piü
ancora nelle Missioni, seppero metiere a pro-
fitto delle anime i limpidi principi della scienza
applicata, appresi da don Noguier. Quanti bravi
meteorologi preparó egli per la rete di Osser-
vatori eretti, nel primo trentennio del secólo,
dai Salesiani in tutte le Repubbliche sud-ame-
ricane!
Nel 1898 fu egli che ebbe l'idea di fotografare
la Santa Sindone, in occasione della sua esposi-
zione, e, quantunque Pesecuzione fosse affidata
al comm. Pia, egli la fotógrafo di nascosto ed
ebbe la soddisfazione di scoprire che la Sindone
era un negativo fotográfico. Quella fotografía di-
venne il punto di partenza per una lunga serie
di studi. Per circa trent'anni difese con ardore
e con buoni argomenti Pautenticitá della Santa
Sindone. Per mezzo di articoli, opuscoli, pole-
miche, conferenze, riviste, immagini, divulgó e
trasfuse in molti la sua convinzioñe. Egli fu dav-
vero un apostólo infaticabile di questa insigne
reliquia, e da Valsalice i suoi allievi che parti-
vano per le terre di missione, divenivano i di-
vulgatori di tale devozione.
Nel 1900 Pobbedienza lo portó a Parigi-Ménil-
montant, come direttore di quell'importante
opera salesiana. Poi, per la cosiddetta legge sulle
Associazioni che disperdeva le Congregazioni re-
ligiose, vide crollare venti anni di fatiche sale-
siane. Don Noguier ando a Liegi, dove assunse
la direzione dell'istituto San Giovanni Berch-
mans. Ma vi rimase appena un anno. Tornó
quindi a Parigi e dopo un po' di tempo, vi apri
una casa-famiglia per studenti di scuole supe-
riori. L'opera prosperó per un decennio, fino
alia prima guerra europea. Allora egli si dedicó
alia propaganda libraria, e stampó e sparse per
tutta la Francia libri che illustravano don Bo-
sco, la sua opera, il culto dell'Ausiliatrice e la
Santa Sindone.
Don Noguier fu un grande lavoratore. II suo
spirito era tutto fuoco e in perpetua ebollizione:
un disegno succedeva all'altro, ed egli non po-
neva tempo iñ mezzo per attuarlo. Nel 1928, in
preparazione alia nuova ostensione della Santa
Sindone, fece varié proposte e le fece perve-
nire al re, che non le gradi, e gli negó Pammis-
sione nel gruppo degli studiosi che dovevano
osservare piü da vicino la santa reliquia.
Don Noguier morí prima che si attuasse la
novella ostensione. Alcune di quelle sue pro-
poste furono realizzate nell'ostensione del 1931.
Se si fossero seguiti completamente i suoi con-
sigli, oggi noi avremmo una documentazione
ancor piü ricca in favore dell'autenticitá della
Sindone.
Opere
Elementi di chimica per le scuole secondarie, To-
rino, Unione Tipográfica, 1900, pp. xm-224.
Le Saint-Suaire de Turin, París, Óudin, 1902.

20.7 Page 197

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Noguier De Malijay Natale
201
Notario Antonio
Le Saint-Suaire et la Sainte-Face de Notre Seigneur
]ésus-Christ, París, Oeuvre du Saint-Suaire, 1922,
pp. 64.
Le Saint-Suaire de Turin, Paris, Ed. Spes, 1929,
pp. xm-114.
La Santa Sindone di Torino, trad. di don P. Va-
letti, Torino, Libr. S. Cuore, 1930.
Diresse inoltre in Francia la rivista trimestrale Le Bul-
letin du Saint-Suaire, che ebbe inizio nel gennaio 1925,
e terminó dopo 15 numeri nel setiembre 1928.
Bibliografía
Bulle tin Salé sien, février 1931, pp. 51-52.
dei Giovani, marzo 1931, pp. 156-157.
Revista
E. V.
NOTARIO sac. Antonio
n. a San Benigno Can. (Torino-Italia) il 13 dic. 1855;
prof. perp. a Lanzo il 19 sett. 1879; sac. a Torino
il 15 giugno 1878; -J- a Torino il 4 maggio 1942.
Allievo prima del collegio di Lanzo, fece poi
gli studi nel seminario d'Ivrea, finiti i quali,
tornó da don Bosco che l'attendeva. Ordinato
sacerdote e laureatosi in teología, fu súbito de-
stinato come professore di scienze sacre ai chie-
rici salesiani. Fornito com'era di forte ingegno,
si arricen! di un sapere vasto e profondo, che
fece di lui un maestro nel piü alto senso della
parola.
Don Bosco lo ebbe caro e lo stimó come uno
dei piü valorosi tra i suoi figli, e non e raro
trovare il suo nome nelle lettere del Santo.
Tutte le mansioni a cui puó dedicarsi un sa-
cerdote completamente attrezzato furono da lui
esercitate, e spesso contemporáneamente. A
Roma agli inizi della chiesa del Sacro Cuore, a
Torino per lunghi anni, a Chieri dove PIstituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice lo ebbe suc-
cessore di don Bonetti in momenti difficili, e
alPestero tra gli operai italiani di Zurigo, Ba-
dén, Parigi, Liegi, egli spese la sua attivitá di
apostolato salesiano.
Da 32 anni si trovava a Torino-San Giovanni
Evangelista, dove il dono del consiglio gli
strinse attorno una moltitudine di insigni per-
sone e famiglie cospicue della societá, cosí come
attrasse a lui molti ecclesiastici che venivano
a consultarlo come un maestro. E di codesta
sua favorita posizione si valeva per soccorrere
anche a tante nascoste necessitá.
G. F.

20.8 Page 198

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o
OBERTI sac. Ernesto, ispettore
n. a Racconigi (Cuneo-Italia) il 7 maggio 1854; prof.
a Torino il 20 sett. 1872; sac. a Cásale il 23 giugno
1876; f a Roma il 28 ott. 1904.
Nel 1881 fu inviato da don Bosco in Spagna:
qui fu prima direttore della casa di Utrera
(1883-99) e poi a Madrid (1900). Nel 1902 fu
nominato superiore delPispettoria Céltica di
San Giacomo (1902-04). Ma poco dopo, coito
da grave infermitá, fu consigliato di ritornare
in patria. Qui prese parte al Capitolo Genérale
del 1901. La sua morte a Roma fu una conclu-
sione felice di una vita spesa imeramente nel
buono spirito religioso e nel lavoro indefesso.
Bibliografía
El P. Ernesto Oberti, Cádiz, Esc. Salesianas, 1945,
pp. 86.
B. S.
OCHOA sac. Giuseppe
n. a Falces (Navarra-Spagna) il 18 marzo 1900; prof.
a Bernal (Argentina) il 12 genn. 1918; sac. a Torino
(Italia) l'll luglio 1926; f a La Plata (Argentina) il
24 luglio 1968.
Dalla Spagna emigró con la famiglia a Buenos
Aires (Argentina), dove fu alunno del collegio
Don Bosco. Seguí quindi la vocazione salesiana
e professó nel 1918. Fece gli studi teologici in
Italia. Dopo alcuni anni di lavoro nei collegi,
nel 1934 inizió il ministero parrocchiale a Ber-
nal, per passare poi nella Pampa. Fu párroco
per 33 anni. Religioso pieno di bontá, di grande
semplicitá, si prefisse sempre di educare e san-
tificare i suoi fedeli: diede vita a molte orga-
nizzazioni apostoliche, sociali e culturali. La sua
fu una vita consumata nel lavoro ministeriale.
Tra le opere apostoliche ricordiamo: la ricostru-
zione della chiesa parrocchiale di General Pico,
distrutta da un incendio; il completamente della
chiesa cattedrale di Santa Rosa; Perezione di
cappelle nei territori di diverse parrocchie. Tra
le opere sociali, la costruzione di vari ospizi
per anziani e di asili e centri di assistenza per
bambini, soprattutto per i piü poveri, serven-
dosi della collaborazione dei laici organizzati in
associazioni. Curó puré la formazione cultúrale,
fondando diverse biblioteche popolari. Fu pro-
fessore di filosofía e di religione nelle scuole sta-
tali, organizzatore di buone cantone per la mú-
sica polifónica, e scrittore anche sulla stampa
quotidiana. Ebbe predilezione per i giovani, fa-
vorendo le organizzazioni giovanili, come la JOC
(Gioventú operaia cattolica), la FACE (Federa-
zione argentina cattolica di impiegate) e l'A. C.,
che furono feconde in vocazioni sacerdotali e
religiose.
F. A.
O'GRADY sac. Patrizio, missionario
n. a County Sligo (Irlanda) il 15 luglio 1860; prof.
perp. a San Benigno Can. (Italia) il 6 ott. 1883; sac. a
San Nicolás de los Arroyos (Argentina) il 24 febbr.
1886; f a San Francisco di California (USA) il 16
agosto 1943.
Ventenne era venuto in Italia con l'arcivescovo
di Toronto per essere preséntate al Santo Pa-
dre e proseguiré per il Canadá a dedicarsi al
ministero sacerdotale in quella diócesi. Ma
nella sosta fatta dalParcivescovo a Torino,
don O'Grady con altri tre compagni fu cosí
conquiso dalla santitá di don Bosco, che ri-

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O'Grady Patrizio
204
Olivares Luigi
mase all'Oratorio. II Santo lo avvió agli studi
ecclesiastici e ancor chierico lo mandó in aiuto
a mons. Cagliero per Pinsegnamento dell'in-
glese nel collegio di San Nicolás de los Arroyos
(Argentina).
Raggiunto il sacerdozio, due anni dopo fu in-
caricato della cura degli emigrati irlandesi nelle
isole Malvine, ove stette 12 anni. Tornó quindi
in Italia e fu inviato per un anno ad Ascona
(Svizzera), passó poi direttore a Malta (1903-
1923) e a Warrenstown (Inghilterra) (1923-
1929), donde nel 1929 partí per l'Australia a
Sunbury (1929-35) a organizzare Topera sale-
siana appena iniziata. Sfinito dal lavoro, chiuse
i suoi giorni a San Francisco (USA) il 16 ago-
sto 1943, anniversario della nascita di don Bo-
sco, come gli aveva predetto il Santo: « Tu
morrai nel gior.no del mió compleanno ».
G. F.
OLIVARES mons1. Luigi, vescovo, servo di Dio
n. a Corbetta (Milano-Italia) il 18 ott. 1873; sac. a
Milano il 4 aprile 1896; prof. a Torino il 15 nov. 1905;
el. vesc. il 15 luglio 1916; cons. il 29 ott. 1916; f a
Pordenone il 19 maggio 1943.
Compi gli studi nel seminario arcivescovile mi-
lanese sotto la guida spirituale di don Pasquale
Morganti, poi arcivescovo di Ravenna, e fu or-
dinato sacerdote dal card. Ferrari. Benché
don Luigi fosse fin d'ai-
lora propenso a entrare
nella Congregazione Sa-
lesiana, fu nominato vi-
cerettore del collegio
arcivescovile di Saron-
no. Trascorse cola otto
anni nell'insegnamento
e nella direzione disci-
plinare, lasciandovi un
vivo esempio di zelo e di bontá, finché, supérate
ogni estacólo, ottenne di poter corrispondere
alia sua vocazione religiosa. Si recó perianto a
compiere il suo periodo di prova a Foglizzo Ca-
navese, allora sede di noviziato e di studentato
teológico salesiano, assimilando rápidamente lo
spirito e il sistema educativo di don Bosco.
Fatta la prima professione religiosa, venne de-
stinato a dirigere il lócale oratorio festivo, men-
tre si preparava alia laurea in teología (1908),
che conseguí presso la Facoltá del seminario
di Torino. Nei quattro anni passati qui come
professore di teología morale, sociología e sacra
eloquenza, fu apprezzatissimo per la sua soda
ed equilíbrala cultura e ammirato per la pro-
fonda umiltá ed esemplare osservanza. Nel 1910
fu inviato a Roma a reggere la casa salesiana e
la parrocchia di Santa María Liberatrice al Te-
staccio (1910-16), dove rifulse in pieno il suo
zelo apostólico, sicché quel rione popolare, giá
covo di anticlericalismo, si venne trasformando
di giorno in giorno in una parrocchia esemplare.
Un giorno egli fu assalito per la strada da un
violento, che lo percosse in faccia con un cef-
fone. II pió párroco seguí alia lettera il consiglio
evangélico e presentó al sacrilego l'altra guancia,
senza scomporsi, solo dicendo: Grazie!
Nel 1916 il Papa Benedetto XV lo elesse ve-
scovo delle diócesi riunite di Sutri e Nepi nel
Lazio. Nei 26 anni del suo episcopato egli le
riorganizzó modernamente, dotándole delle as-
sociazioni di A. C. e visitando cinque volte tutte
le parrocchie. Ammirato dalParistocrazia, predi-
lesse i poveri e gli umili e fu puré spiritual-
mente vicino agli avieri delPaeroporto di Vigna
del Valle, ottenendo la confidenza e Paffetto dei
piü grandi assi dell'aviazione italiana, quali
Maddalena, Ferrarin, Bempo, ecc.
Devotissimo del Sacro Cuore di Gesü — puré
in mezzo alia sua continua attivitá apostólica
di pontificali e cresime, pulpito e confessionale,
delPamministrazione delle sue due diócesi, e,
dal 1928 al 1931, anche delle diócesi confinanti
e vacanti di Civita Castellana, Orte e Gállese —
egli si riveló anima essenzialmente contempla-
tiva, sicché era per lui un bisogno il visitare di
frequente Gesü Eucaristico, certi giorni perfino
ogni mezz'ora. Caratteristica fu puré la sua pra-
tica della povertá, che nella vita religiosa si per-
fezionó e nell'episcopato giunse alPapice, e fece
diré al medico che vide i suoi miseri indumenti,
curándolo nell'ultima malattia: «Finché la
Chiesa Cattolica possiede campioni di questa
fatta, sará sempre destínala a nuovi e maggiori
trionfi. Uomini siffatti possono predicare il Van-
gelo e pretendere di essere ascoltati da tutti,
anche dagli increduli ». Nel 1955 i superiori
salesiani, in aderenza alia larga fama di santitá
che ne tramandava durevolmente la memoria,
presero Piniziativa di farne trasportare la salma
dal cimitero al duomo di Nepi, ove oggi riposa
venerata dai suoi diocesani. Nel 1963 il Vica-
riato di Roma iniziava il processo informativo
per la sua beatificazione.
T. L.

20.10 Page 200

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Olivazzo Pietro
205
Orsi Pietro
OLIVAZZO sac. Pietro
n. a Cásale (Alessandria-Italia) il 9 dic. 1871; prof. a
Torino il 3 ott. 1890; sac. a Santander (Spagna) il
21 dic. 1895; f ad Arévalo il 4 febbr. 1958.
Entró nell'Oratorio di Valdocco nel 1885.
Quando il 29 gennaio 1888 la fine di don Bo-
sco era imminente, dodici alunni dell'Oratorio
offrirono la loro vita per la conservazione di
quella dell'amato Padre, e per ottenere la sua
guarigione collocarono sotto il corporale du-
rante la celebrazione della Messa del segretario
di don Bosco una supplica con le dodici firme.
Una era del giovane Pietro Olivazzo. I supe-
riori lo destinarono a Santander, in Spagna,
dove fu ordinato sacerdote. Qui incominció la
sua carriera apostólica, pieno di ardore per il
lavoro e per il sacrificio, come tutti i primi sa-
lesiani che conobbero il Padre.
Tale era il suo dinamismo e la dedizione al ser-
vizio delle anime, che i superiori videro in luí
Puomo capace di tenere la direzione di parecchie
case. Fu direttore per quasi 40 anni: a Cara-
banchel Alto (1905-10), Ciudadela (1910-16),
Barcelona (1916-20), Baracaldo (1920-26),
Astudillo (1927-33); poi in Italia, a Penango
(1933-36), Pinerolo (1936-39), e nuevamente in
Spagna, ad Astudillo (1939-42). A Ciudadela
(Menorca), fece delPisola un centro mariano;
fondo la rivista Nuestro Auxilio; diede strut-
tura con un regolamento alia fiorente associa-
zione degli Ex-allievi e vi organizzó la Societá
di Mutuo Soccorso. Era un uomo interamente
di Dio. Anche a lui si deve l'ammirabile svi-
luppo dell'opera di don Bosco nella Spagna.
p. z.
rito. E in quella circostanza don Bosco gli disse
anche che un giorno sarebbe andato missionario
in Ciña. Infatti, divenuto sacerdote, don Olive,
dopo aver lavorato nelle case di Francia, nel
1905 partí per Macao insieme con la prima spe-
dizione all'Estremo Oriente.
II lavoro che compi don Olive, prima nell'or-
fanotrofio dell'Immacolata a Macao, poi per
sette anni nell'Heong-
Shan, e dal 1918 nel di-
stretto di Nam-Hong,
nella missione di Cuan-
tung, fu grande e gene-
roso. La sua attivitá non
conobbe limiti. Nell'ul-
timo anno perlustró tut-
to il suo distretto da ca-
po a fondo, e fece cono-
scenza con tutti i cristiani, ai quali prestava
un'assistenza piü che fraterna. Mentre si tro-
vava a Cantón, presso la Missione Francese,
coito da male improvviso in pochi giorni morí,
lasciando legato il suo nome a quella missione
con le sue esimie virtú.
Bibliografía
L. VERSIGLIA, missionario salesiano in Ciña ( Don
L. Olive), Torino, SEI, 1922 Letture Cattoliche»,
maggio). — V. CHANTIER, Le Pére Ludovic Olive,
Nice, École Salésienne, 1931, pp. 136.
B. S.
ORSI sac. Pietro, missionario
n. a Pugliano (Lucca-Italia) il 3 dicembre 1860; prot.
a Torino il 2 ott. 1887; sac. a Viedma (Argentina)
il 25 aprile 1890; f a Buenos Aires il 5 febbr. 1939.
OLIVE sac. Lodo vico, missionario
n. a Marsiglia (Francia) il 2 febbr. 1867; prof. a Mar-
siglia il 31 maggio 1888; sac. il 26 ott. 1892; f a Can-
tón (Ciña) il 17 sett. 1919.
Era ancor giovanetto quando conobbe don Bo-
sco in casa sua, dove nei genitori il Santo con-
tava affezionati cooperatori, e da lui stesso sentí
predirsi la vocazione salesiana. Un altro fatto,
piú importante, lega il nome di don Olive alia
memoria di don Bosco. Sul finiré del dicembre
1886, egli era chierico nel seminario salesiano
di Foglizzo Canavese, quando cadde gravemente
ammalato. Don Bosco, recatosi a visitarlo, gli
promise che Maria Ausiliatrice lo avrebbe gua-
Entró ventenne nell'Oratorio di Valdocco, come
figlio di Maria. Fu uno dei giovani delPOratorio
che nelPultima malattia di don Bosco offerse al
Signore la sua vita per la guarigione del Santo.
II Signore non accettó Pofferta, ma lo chiamó
alia vita salesiana e alie Missioni. Infatti partí
in una delle spedizioni capitanate da mons. Ca-
gliero, destínate a Rosario (Argentina), e poco
dopo a Viedma, primo centro della missione,
e infine a General Acha. Qui don Orsi costrui
due collegi, uno per i ragazzi e l'altro per le
ragazze delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Con
zelo lavoro come Vicario Apostólico per circa
20 anni. Esplicó la sua carita soprattutto con i
poveri carcerati e presidian ivi raccolti da tutta

21 Pages 201-210

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21.1 Page 201

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Orsi Pietro
206
Orto Antonio
la Repubblica. Passó gli ultimi anni a Buenos
Aires, sempre attivo, edificando per la sua pietá.
A. R.
ORTIZ ALZUETA coad. Giacomo,
servo di Dio, mar tire
n. a Pamplona (Navarra-Spagna) il 24 maggio 1913;
prof. a Sarria il 23 agosto 1935; f a Sarriá-Barcelona
il 27 luglio 1936.
Dopo due anni di permanenza nel collegio sa-
lesiano di Pamplona, ando a lavorare in una
fabbrica. Visto che la sua virtü era messa in
pericolo in quell'ambiente e che molti dei suoi
compagni ne erano giá vittime, ritornó nel suo
caro collegio come aspirante. Si perfezionó nel
mestiere di meccanico ed entró nel noviziato a
Gerona. Dopo la professione fu mandato in
Italia a San Benigno Canavese, a continuare il
suo perfezionamento professionale. Ebbe la for-
tuna di assistere alia canonizzazione di don Bo-
sco a Roma il 1° aprile 1934. Di ritornó in
Spagna, divenne capomeccanico alia scuola pro-
fessionale di Sarria, dove era stimato da tutti
come un religioso esemplare. Nella rivoluzione
marxista (1936) si rifugió col chierico Filippo
Hernández presso una benefattrice. Arrestati,
subirono insieme il martirio. II processo dioce-
sano di beatificazione fu introdotto il 15 di-
cembre 1953.
Bibliografía
A. BURDEUS, 1026 - Jaime Ortíz Alzueta, Barcelona,
Tip. Salesiana, 1953, pp. 112.
C. A
ORTIZ mons. Ottavio, vescovo
n. a Lima (Perú) il 19 aprile 1879; prof. a Lima il
29 genn. 1900; sac. a Trujillo il 27 genn. 1907; el vesc.
il 21 nov. 1921; cons. Til giugno 1922; f a Chacha-
poyas il 1° marzo 1958.
AlPapertura della prima scuola professionale
nel Perú, nel 1893, il futuro vescovo vi entró
come allievo falegname, ma poi passó tra gli
studenti. Ando al noviziato a Callao ed emise
i suoi voti perpetui nelle mani di don Albera,
visitatore straordinario. Fece il tirocinio nella
stessa casa e contó fra i suoi allievi il futuro
mons. Vittorio Alvarez. Fu il primo sacerdote
salesiano nel Perú. Come direttore a Piura
(1911-15) fondo il settimanale La Campanilla;
in seguito fu direttore a Cuzco (1915-20) e a
Callao e nel 1921 fu nominato vescovo di Cha-
chapoyas. Quantunque la sua diócesi non
fosse térra di missione, fu vero missionario per
Pestensione e le difficoltá del suo territorio, e
ne fece l'esperienza nei
molteplici viaggi a ca-
vallo e a piedi, attraver-
so foreste, montagne e
fiumi. Parecchie volte
evitó a siento la morte,
a prezzo di costóle e
membra rotte. Durante
il suo governo una par-
te del suo territorio fu
elevata al grado di Prefettura Apostólica e
un'altra di Prelatura « nullius ». Con molte dif-
ficoltá eresse un piccolo seminario nella sua dió-
cesi. Per ben due volte rifiutó una diócesi piú
grande e meno faticosa. Nel 1953 Pió XII lo no-
minó assistente al Soglio Pontificio. Lo zelo per
le anime era espresso nel suo motto, che fu lo
stesso della Societá Salesiana: « Da mihi ani-
mas ». In seguito ad un'operazione, il buon ve-
scovo dovette soccombere. Fu sepolto nella sua
cattedrale.
p. z.
ORTO sac. Antonio, ispettore
n. a Catania (Italia) il 2 ott. 1874; prof. perp. a To-
rino il 3 ott. 1891; sac. a Mazzara il 4 giugno 1898;
f a Catania il 3 marzo 1965.
Giovanissimo, era caduto nella rete dei primi
salesiani inviati a Catania da don Bosco nel
1885. E fu il servo di Dio card. Dusmet che lo
aiutó a vincere le ultime resistenze dei geni-
tori. Conseguí la laurea in lettere a Bologna
nel 1895. Dal 1911 al 1928 resse l'oratorio
San Filippo Neri, dove la gioventü catanese di
varié generazioni e di ogni classe sociale imparó
a daré un senso cristiano alia vita. Don Orto ne
fu il genio tutelare, il direttore prudente, il
padre che tutti accoglieva con l'affettuoso ap-
pellativo tutto suo di « caro ». Nel sessennio
1929-35 fu ispettore delle case della Sicula, che
portó a uno sviluppo tale da porre l'ispettoria
tra le prime in Italia. Fu poi ancora direttore
ad Ali Marina (1937-38), Napoli-Vomero (1938-
1942), Messina S. L. (1942-45) e di nuovo ad
Ali Marina (1946-48). Passó gli ultimi anni
nella sua cara casa di San Filippo Neri, a
Catania.
p. z.

21.2 Page 202

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Ortuzar Gamillo
207
Ottonello Matteo
ORTUZAR sac. Gamillo, scrittore
n. a Santiago (Cile) il 15 luglio 1848; sac. nel 1871;
pro£. a Torino 1'8 dic. 1888; f a Nice (Francia) 1'8
genn. 1895.
Prima di farsi salesiano, aveva sostenuto con
lode nella sua diócesi varié cariche onorifiche.
Poi, l'umile sacerdote, per sfuggire a maggiori
onori, prese a viaggiare in Europa per visitare
i piü insigni santuari. Fu in questi pii pellegri-
naggi che si fece piü vivo nel suo cuore un an-
tico desiderio, quello di vita piü perfetta nello
stato religioso. Con questo animo si presentó a
don Bosco per consultarsi sulla sua vocazione,
deciso di fare quanto Puomo di Dio gli avrebbe
suggerito. Don Bosco, sentite e considérate le
cose, gli proñerse lavoro, pane e paradiso nella
Societá Salesiana. Da quel giorno don Gamillo
Ortuzar si pose a praticare con tale esattezza la
vita religiosa da essere di esempio a tutti i suoi
confratelli. Egli fu per parecchi anni insegnante
di lingua spagnola e di scienze sacre ai chierici
del seminario delle Missioni Salesiane di Val-
salice, fu confessore del principe Augusto Czar-
toryski, e per sei anni diresse con diligenza il
Bollettino Salesiano in lingua spagnola. Nel
tempo stesso scrisse parecchie utili opere in
lingua castigliana, che sonó un monumento
della grande sua pietá, della devozione verso
Maria SS., e della profonda venerazione che nu-
triva per don Bosco. Dopo lunga malattia, sop-
portata con esemplare rassegnazione, morí nella
casa di Nizza Marittima, in etá di 46 anni.
Opera
La Virgen de Don Bosco, Torino, Tip. Salesiana, 1890,
pp. 167.
Bibliografía
Sac. Camello Ortuzar - «Vade mecum» di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 223, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1901.
B. S.
OTIN AQUILUÉ sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Huesca (Spagna) il 22 dic. 1901; prof. a Cam-
pello il 15 luglio 1920; sac. a Campello il 7 giugno
1928; t a Valencia nel 1936.
Fece gli studi a Campello e il noviziato a Cara-
banchel Alto. Dopo il triennio inizió lo studio
di teologia a Campello e vi fu ordinato sacer-
dote. In seguito fu mandato insegnante ad Al-
coy, dove si guadagnó la simpatía degli allievi
per la sua bontá. Nella rivoluzione marxista
(1936) fu cacciato dal collegio e dopo un giorno
di prigione rimesso in liberta. Per un certo
tempo visse nascosto a Valencia, ma i figli del-
Poste, presso cui si trovava, lo tradirono. Fu
arréstate di nuovo da una pattuglia rossa, con-
dotto verso un luogo sconosciuto e fucilato,
senza che si potessero conoscere in seguito le
circostanze e il luogo della sua morte. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 15 dicembre 1953.
c. A.
OTTONELLO sac. Matteo, scrittore
n. a Campo Ligure (Italia) il 13 ott. 1851; prof. a
Trofarello il 23 sett. 1869; sac. a Cásale il 13 mag-
gio 1875; f a Campo Ligure il 20 nov. 1926.
Venne alPOratorio di Torino nel 1865, all'etá
di 14 anni, quando don Bosco era nel fervore
della sua opera, e da lui apprese soprattutto
pietá e laboriositá. Conseguí la laurea in let-
tere e teologia a Roma. Di cultura non comune,
fu insegnante di música, letteratura, filosofía e
teologia. Fu direttore per 18 anni: a Genzano
di Roma (1898-1903), a Parma (1904-07), a
Lanusei (1912-13), a Cagliari (1913-16).
Opere
L'azione della Vergine nella Divina Commedia, Mi-
lano, Tip. Salesiana, 1905, pp. 37.
II significato allegorico della fontana del Paradiso
terrestre nella Divina Commedia, Parma, Fiaccadori,
1906. p. 32.
Chi e la Matelda di Dante? (Purgatorio, Canto 28),
Parma, Zerbini, 1906.
La crisi della fede nella gioventu, Parma, Fiacca-
dori, 1906, pp. 20.
L'educazione materna, Parma, Fiaccadori, 1907,
pp. 38.
A che serve la Religione?, Parma, Fiaccadori,
1907. pp. 48.
Della creazione secondo S. Tommaso e Dante,
Parma, Fiaccadori, 1907, pp. 45.
II beato Roberto Bellarmino, Torino, SEI, 1924,
pp. 76.
Contando Ferrini, cenni storici, Torino, SEI, 1925,
pp. 120.
Dio nell'educazione, dialoghi ira il curato e due
parrocchiani, Torino, SEI, 1925, pp. 131.
Dante esposto al popólo e alia gioventu, Torino,
SEI, 1926, pp. 200.
Istituzioni di filosofía recente (2 voll.), Vol. I: Ló-
gica o problema della conoscenza, Torino, SEI, 1939,
pp. 175; Vol. II: Metafisica o problema dell'essere,
Torino, SEI, pp. 323.
San Cario Borromeo, Torino, SEI, 1953.
Gesu Cristo Re, Torino, SEI, 1953.
B. S.

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PACO ESCARTIN sac. Felice,
servo di Dio, martire
n. ad Aldahuesca (Huesca-Spagna) il 21 febbr. 1867;
prof. perp. a Barcelona-Sarriá il 1° febbr. 1893; sac. a
Sevilla il 23 dic. 1899; f a Málaga il 31 agosto 1936.
Compiuto il servizio militare, entró come vo-
cazione adulta nel collegio salesiano di Sarria.
Ricevette la veste talare dalle mani di don Fi-
lippo Rinaldi, allora ispettore. Nella stessa casa
fece puré la filosofía e il tirocinio pratico. Varié
case testimoniano il suo spirito apostólico come
insegnante e come confessore. A Málaga fu sor-
preso durante la rivoluzione marxista (1936)
e morí martire insieme con don Vincenzo Reyes.
II processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
PAGELLA sac. Giovanni, musicista
n. a La Spezia (Italia) il 21 nov. 1872; prof. a Torino
1'8 dic. 1888; sac. a Torino il 21 marzo 1896; f a
Torino il 4 agosto 1944.
Compiuto il ginnasio nel collegio salesiano di
La Spezia, fece il noviziato a Foglizzo Canavese,
il liceo a Torino-Valsalice e gli studi teologici
nuevamente a Foglizzo. Ordinato sacerdote, fu
mandato nel collegio San Giovanni Evangelista
in Torino come maestro di canto e organista
delPannessa chiesa pubblica, incarichi che tenne
per 50 anni. Vissuto nel periodo del rinnova-
mento della música sacra, fu uno dei nomi piú
insigni del movimento ceciliano. Come músico
fu essenzialmente autodidatta, anche se nella
giovinezza poté completare i suoi studi a Parigi-
Solesmes (1899) sotto la guida di Vincent
D'Indy, e poi a Ratisbona (1900) con Michael
Haller presso la Kirchenmusikschule diretta dal-
PHaberl. Ma la sua vera formazione la ottenne
con lo studio amoroso
e profondo dei grandi
autori, dai polifonisti
del '500 fino ai contem-
poranei piú arditi. Ne
risultó uno stile asso-
lutamente persónate, al
di fuori di ogni scuola,
stile fatto di grandi idee
che dominano spesso
l'intera composizione, dando ad essa una strut-
tura solida e robusta, e insieme una sapiente
proporzione e armonia della massa sonora. Le
sue composizioni riflettono l'indole modesta del
maestro. Anche quando il discorso si fa ro-
busto, egli non gonfia mai la sua voce, non si
da posa per impressionare l'uditorio, ma é sin-
cero fino in fondo. Questa modestia si mani-
festa puré in un certo sentimento di pudore e
di riservatezza, per cui la sua música é delicata
e a volte profondamente umana, ma scevra as-
solutamente di abbandoni lirici o melodram-
matici. Per avvicinarsi a Pagella spesso ci vuole
uno sforzo, perché la sua arte non é immediata;
la sua é una música che ha bisogno di assimi-
lazione per essere gustata a fondo.
La produzione di Pagella si estende a tutti i
campi e a tutte le forme. Nominiamo anzitutto
i suoi Oratori, fra i quali il dramma sacro Job
(1903) con un prologo per coro a 12 voci, che
si puó considerare un capolavoro e « annove-
rare fra i piü bei modelli delParte polifónica
córale pura » (I. Rostagno). Queste opere, com-

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Pagella Giovanni
210
Paglia Francesco
poste ancora in etá giovanile, avrebbero potuto
dargli notorietá, ma la sua índole, schiva di ap-
plausi, e il suo stile, cosí casto ed equilíbrate,
mal si adattavano a un'epoca in cui trionfava
il bel canto e la « scuola verista ». La produ-
zione maggiore pero riguarda la música sacra.
Da segnalare puré la trascrizione per voci virili
delle 3 Messe palestriniane, fatta con umiltá e
competenza nel desiderio di oífrire alie corali di
voci virili il modo di prendere contatto diretto
con la grande polifonía. Un altro campo della
sua attivitá artística é stata la música ricreativa,
specialmente per la gioventü. Ricordiamo al-
ome operette o commedie musicali, e un nu-
mero imponente di canti a una o piú voci: mú-
sica vivace, spigliata, sovente popolare, sempre
intonata a elevato senso artístico.
Per il suo animo mite, sereno e sensibile il Pa-
gella fu amato da amici e allievi. Insegnó per
alcun tempo al Conservatorio di Torino e per
molti anni al Pontificio Ateneo Salesiano (Cro-
cetta). Fu legato da profonda amicizia con
don G. B. Grosso, gregorianista, e con il ca-
nónico Ippolito Rostagno, maestro di cappella
al duomo di Torino, con i quali lavoró per il
rinnovamento della música sacra in Italia. La
sua opera non é stata ancora studiata a fondo,
perché la sua é « un'arte aristocrática non sem-
pre fácilmente accessibile e spesso di difficile in-
terpretazione, ma é arte vera e nobilissima, e
chi sappia penetrarne la sostanza non puó fare
a meno di subirne la profonda suggestione »
(A. Bertola).
Opere
(oltre 200, pubblicate dalla SEI, Torino, e in parte
da STEN, Torino - Chenna, Torino - A. e C, Torino -
Carrara, ecc.)
Oratori, per soli, coro e orchestra: Christus patiens
in 5 parti, Ndtale, I Magi, II cieco nato, La risur-
rezione di Lazzaro, Giona, L'annuciazione, Cántico
di Mosé; Topera Judith e il dramma sacro Job
(1903) con un prologo per coro a 12 voci.
— 32 Messe, da 1 a 8 voci (tra queste: Missa [XIX]
solemnis in honorem Beaíi J. Bosco [Ah, si canti
in suon di giubilo] e Messa [XX] in onore di Don
Bosco Santo}.
— Missa Papae Marcelli, Missa Iste Confessor e Missa
Aeterni Christi, riduzione da Palestrina a 4 voci.
— 300 mottetti, salmi, inni (fra questi, famosi Exul-
tate Deo a 4 v., Signum Magnum a 4 v., Tota
Pulchra a 8 v., Te Deum a 6 v. per il cinquante-
nario delle Missioni salesiane in America, Sette pa-
role di Gesü, ecc.).
— Operette: Serenata degli spettri, in 3 atti - Carabi,
in 3 atti - Un professore nell'imbarazzo, in 1 atto -
II coraggio alia prova, in 2 atti - Tutte le rose
a te, in 3 atti (Chenna) - Le due colombelle (Pa-
ravia) - S. Teresa del Bambino Gesu (Chenna) -
Trionfo (Chenna).
Cori per accademie: Madrigale - lo scherzo Quando,
íalor, frattanto - L'infinito - Plenilunio rosso - Le
coman - L'Ave Maña sui campi, sui monti, sul
mare, sull'aria - A sera - Sinfonía palustre - Cantiam
di Don Bosco, inno ufficiale salesiano - Cantata a
Don Bosco a 4 v. - Cantata: Fede, Speranza, Ca-
rita, ecc.
30 liriche (di Carducci, Pascoli, Leopardi ecc.).
Suonate per violino e pianoforte (2), per órgano (5),
STEN, Torino, 1914.
Dulce melos (30 pezzi per armonio), STEN, Torino.
XXV Offertoria, XVI Offertoria, STEN, Torino.
Nove pastorali, STEN, Torino.
Laudi sacre e canti popolari.
Repertorio del piccolo organista.
Tricinia (cántus sacri\\ pp. 182.
Accompagnamento al Parrocchiano cantore, LICE,
Torino.
Venti canti scolastici (a una voce), Bomporad.
Quattordici canti per la gioventü, STEN, Torino.
Dodici pezzi per armonio, Carrara.
Primavera (21 scenette ginnastiche), Paravia.
Sette racconti lirici, per soli, coro e orchestra.
Bizzarrie gregoriane.
Salmodia vespertina, pp. 175.
D. S.
PAGLIA sac. Francesco, scrittore
n. a Rivarolo (Torino-Italia) il 26 giugno 1846; prof.
a Torino il 6 dic. 1865; sac. a Torino il 21 dic. 1872;
f a Torino il 30 giugno 1912.
A 15 anni entró neU'Oratorio di Valdocco e
per il suo pronto ingegno don Bosco lo avvió
agli studi. Ebbe particolare inclinazione alie di-
scipline filosofiche e teologiche, con l'insegna-
mento delle quali conseguí poi buona fama. Lau-
reatosi in teologia nella Facoltá di Torino, don
Bosco lo mandó a insegnare la dogmática nel
seminario suburbicario di Magliano Sabina
(1873). In seguito insegnó teologia nella Casa
Madre a Torino. Le sue opere teologiche eb-
bero rinomanza e diffusione: fu puré ricercata
la sua collaborazione da parecchie riviste scien-
tifiche. Da don Bosco attinse lo spirito di
unione con Dio. Era mite e buono con tutti.
Una lunga malattia ne affinó sempre piü lo spi-
rito. Lasció molti scritti inediti.
Opere
II finio ladro, ossia il figlio generoso, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1890.
La falsa uguaglianza, commedia, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1891, pp. 104.

21.5 Page 205

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Paglia Francesco
211
Panaro Bartolomeo
La ragione guida día fe de (Corso d'istruzione reli-
giosa), 2 voll., Torino, Tip. Salesiana, 1895-96,
pp. 880, 1020.
Compendio dell'opera « La ragione guida alia fede »,
2 voll., Torino, Tip. Salesiana, pp. 232, 260.
Breves Theologiae speculativae cursus, 4 voll., To-
rino, Tip. Salesiana.
A. R.
PAGLIERE sac. Stefano, missionario
n. a Buenos Aires (Argentina) il 14 agosto 1868; prof.
a Buenos Aires il 20 genn. 1886; sac. a Buenos Aires
Pll giugno 1892; f a Buenos Aires il 4 nov. 1941.
Fu il primo sacerdote salesiano argentino: dai
grandi maestri, mons. Cagliero, mons. Costa-
magna, don G. Vespignani, attinse un vero spi-
rito salesiano. Col consenso della Santa Sede fu
per 5 anni Provicario di mons. Cagliero per la
Patagonia settentrionale e la Pampa céntrale.
Fu poi proposto come Vicario Apostólico per
un'altra missione, ma don Pagliere declinó
l'onore, preferendo continuare nel campo sale-
siano. Cosí per oltre 35 anni fu direttore di
varié case: Buenos Aires - Pió IX (1911-21),
Buenos Aires - Santa Caterina (1921-26), Bue-
nos Aires - Boca (1926-29), Ramos Mejía (1929-
1936). Modello di salesiano secondo lo spirito
di don Bosco, fu uno zelantissimo missionario,
preferendo lavorare soprattutto per la gioventü.
Era predicatore ricercato e stimato per la so-
dezza di dottrina e Pardore della pietá.
E. G.
PALESTRINO coad. Domenico
n. a Cappuccini (Vercelli-Italia) il 3 marzo 1851; prof.
a Lanzo il 27 sett. 1876; f a Torino il 1° nov. 1921.
SulPOratorio di Valdocco dei primi tempi cor-
rono racconti da Legenda áurea. Uno é questo.
Don Bosco una sera accompagnava nella chiesa
di Maria Ausiliatrice un sacerdote forestiero,
quand'ecco una scena singolare. Uno della casa
sollevato in aria, con le ginocchia piegate, nel-
Patto di adorare Gesú in sacramento: era il
giovane Domenico Palestrino. Dopo aver fatto
il pescatore fino a 24 anni in Cappuccini, pic-
cola borgata del Vercellese, il giovanotto ebbe
la fortuna di incontrarsi con don Bosco all'Ora-
torio nel 1875 e rimase da lui pescato. Dopo la
prova del noviziato fece súbito la professione
perpetua. Don Bosco, che deve aver intuito i
tesori di grazia rinchiusi nel suo cuore, gli aveva
affidato la cura del santuario di Maria Ausilia-
trice, ed egli non ebbe piü se non due pensieri:
la santificazione delPanima sua e il decoro della
casa di Dio. Si santificó tendendo alia propria
perfezione mediante i tre mezzi principali della
soíferenza, della preghiera e del lavoro. Che a
un uomo di tal fatta Dio concedesse grazie
straordinarie, non é cosa tanto inesplicabile. A
un pió sacerdote salesiano don Bosco disse:
« Palestrino qualche volta parla a don Bosco
e non capisce ció che dice, ma Pintendo ben io:
lo spirito del Signóte mi parla per mezzo di
lui ». Morto don Bosco nel 1888, Palestrino si
raccolse maggiormente nella preghiera, null'al-
tro piü desiderando che la glorificazione del suo
amato Padre. Ma questa egli vide dal Paradiso.
Gli sopravvisse 33 anni.
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, Un sacrestano della chiesa di M. A.,
Torino, SEI, pp. 20.
E. C.
PANARO sac. Bartolomeo, missionario
n. a Castelletto (Alessandria-Italia) il 4 marzo 1851;
prof. a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 22 genn. 1884; f a Chosmalal-Neuquén il
27 ott. 1918.
Ancor chierico chiese di partiré missionario, e
don Bosco lo incluse nella terza spedizione del
1877, insieme ad altri grandi missionari: don
Costamagna, don Milanesio, don Vespignani...
Lavoro con zelo successivamente nelle case di
San Nicolás de los Arroyos, Paysandú, Buenos
Aires-La Boca. Ordinato sacerdote fu dato com-
pagno all'intrépido mons. Fagnano e con lui ar-
rivó fino a Patagones, e piü tardi accompagnó
in lunghissime escursioni apostoliche mons. Ca-
gliero. Lavoro per Pevangelizzazione dei sel-
vaggi lungo le sponde del Rio Negro, e poi a
Chosmalal, centro missionario delle Ande Pata-
goniche. Fu zelante nel civilizzare gli indi, fermo
contro gli eccessi dei coloni, costrui la chiesa al
paese, si industrió per l'erezione di un collegio,
resé fertile col suo tenace lavoro quella vallata
creduta inadatta all'agricultura, ottenendo ogni
genere di ortaggi e di piante fruttifere. Fedeltá
a don Bosco, obbedienza al superiore, spirito
di povertá caratterizzarono la sua vita di mis-
sionario.
A. R.

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Panciatíchi Domenico
212
Panzarasa Valentino
PANCIATÍCHI sac. Domenico,
segretario genérale degli ex-allievi
n. a Faenza (Ravenna-Italia) il 1° genn. 1881; prof.
a Lombriasco il 29 sett. 1908; sac. a Torino il 29
giugno 1920; f a Torino il 16 ott. 1941.
Fu aspirante sarto a San Benigno Canavese
(1904), ma aspirava al sacerdozio. Dallo stu-
dentato teológico di Foglizzo, nel 1914 fu ri-
chiamato alie armi nella guerra mondiale, il
che gli ritardó il sacerdozio fino al 1920. Egli
fu apprezzato collaboratore negli uffici del Bol-
leftino Salesiano e nell'Unione degli Ex-allievi
cui dedicó poi la maggior parte della sua atti-
vitá come segretario genérale della Federazione
internazionale e come assistente della sezione
Ex-allievi del primo oratorio festivo di Val-
docco. Fervente nel ministero della predica-
zione, prestó anche per tre anni Popera sua al
seminario di Castellammare di Stabia, come se-
gretario di mons. Federico Emanuel, salesiano,
e rettore del seminario. Un male insidioso, sop-
portato e dissimulato per anni con fortezza e
rassegnazione, stroncó la robusta fibra di
don Panciatichi, che continuava a prodigarsi nel
lavoro, nella predicazione e nelPapostolato sa-
lesiano senza risparmio.
G. F.
PANCORBO LÓPEZ sac. Antonio,
servo di Dio, mar tire
n. a Málaga (Spagna) il 30 agosto 1896; prof. a Utrera
Til luglio 1917; sac. a Cádiz il 7 marzo 1925; f a
Málaga il 24 sett. 1936.
Fece gli studi a Ecija, il noviziato a San José
del Valle, il tirocinio ad Alcalá de Guadaira e
Cádiz. Don Pancorbo fu un sacerdote umile e
lavoratore, di carattere ottimista e sempre pron-
to a rendere servigi. Nei tristi giorni della rivo-
luzione marxista, fu arréstate il luglio 1936
con altri confratelli, e ottenne la corona dei mar-
tiri in compagnia del suo direttore don Ema-
nuele Gómez. II processo diocesano di beatifi-
cazione fu introdotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
Fu ricevuto da don Bosco neU'Oratorio di To-
rino. Due anni dopo Pordinazione sacerdotale,
fece parte del primo drappello di salesiani che
don Bosco invió nella Spagna, ove lavoro con
slancio giovanile per dieci anni nella casa di
Utrera. Pero l'America, e precisamente il Perú,
doveva essere il campo speciale del suo aposto-
lato missionario. Don Pane fu quindi uno dei
primi tre salesiani (due sacerdoti e un coadiu-
tore) che nel 1891 portarono Topera salesiana
nel Perú. Fu direttore a Callao dal 1909 al
1915. II resto della sua vita lo passó nella ca-
pitale Lima. Qui si occupó indefessamente a
raccogliere i fondi per la costruzione del monu-
mentale tempio di Maria Ausiliatrice, su di-
segno dell'arch. don E. Vespignani.
B. s.
PANKERI coad. Giacinto, ingegnere
n. a Remallo (Trento-Italia) il 27 aprile 1857; prof.
a Torino il 31 agosto 1889; f a Santiago di Méndez
(Ecuador) il 10 aprile 1947.
Fu un uomo di vasta intelligenza e di volontá
di acciaio. Ando in Ecuador nel 1892 insieme
con don Angelo Savio, che assistette nell'ultima
ora alie falde del monte Chimborazo (6650 m.).
Aveva il titolo di maestro elementare, ma la
sua capacita vareava i limiti comuni. Si inten-
deva a perfezione di meccanica, d'ingegneria,
di archeologia. L'arcivescovo di Quito, mons.
G. Calisto, lo incaricó di vari lavori nella sua ar-
chidiocesi: fece il disegno del celebre santuario
della Vergine del Quinche; costrui il collegio
Don Bosco e il santuario di Maria Ausiliatrice
in Quito; apri un acquedotto nella capitale; co-
strui il ponte « Guayaquil » con cordoni di
ferro, lungo 80 metri, sul fiume Paute; fu con-
fondatore delPAccademia di Storia e Geografía
delPEcuador. Fu testimonio e vittima dei so-
prusi liberali e dell'esilio dei Salesiani. Morí
novantenne nella Missione di Méndez, dove
lasció tante opere e vivo esempio di salesianitá.
A. R.
PANE sac. Cario, missionario
n. a Grana del Monferrato (Asti-Italia) il 25 aprile
1856; prof. a Lanzo il 25 sett. 1874; sac. a Genova
il 7 sett. 1879; f a Lima (Perú) il 20 marzo 1923.
Fu un veterano della milizia salesiana, perché
appartenne ai primi tempi della Congregazione.
PANZARASA sac. Valentino, scrittore
n. a Torre Beretti (Pavia-Italia) il 14 febbr. 1887; prof.
a Foglizzo il 29 sett. 1903; sac. a Ivrea il 10 agosto
1913; f a Torino il 13 genn. 1956.
Fece gli studi di filosofía a Roma alia Grego-
riana e conseguí la laurea in filosofía: compl la

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Panzarasa Valentino
213
Pasotti Gaetano
sua formazione teológica nello studentato in-
ternazionale salesiano di Foglizzo. Sacerdote,
ando nel Cile ove lavoró per molti anni (1913-
1938). Don Panzarasa era molto conosciuto e
apprezzato per le sue belle doti di educatore,
maestro, conferenziere, anche alia radio. Fu di-
rettore dell'istituto di Santiago (1926-38) e dal
1935 al 1938 fu puré professore di teología
morale in quell'universitá cattolica. Quindi ri-
tornato in patria nel 1938, e chiamato alia cat-
tedra di psicología e pedagogía dell'allora na-
scente facoltá di filosofía del Pontificio Ateneo
Salesiano, si dedicó oltre che all'insegnamento
e alPapostolato della penna, al ministero sacer-
dotale in innumerevoli corsi di esercizi spiri-
tuali e conferenze per il clero e il laicato, for-
mando e guidando molte anime con saggia fer-
mezza alia vita cristiana e religiosa.
Opere
Appunti di Metafísica e Religione, Santiago de Chile,
1923, pp. 180.
Schema di Teología Dogmática sul tema: María Ausi-
liatrice di tutti gli esseri, Santiago de Chile, 1928,
pp. 60.
Justicia social, Santiago de Chile, Las Casas, 1938,
pp. 630.
Giustizia sociale. Dottrina cattolica circa l'uso delle
ricchezze e il trattdmento dei lavoratori, Colle Don
Bosco, LDC, 1945, pp. 235.
La Evolución Orgánica. Exposición y examen de
las principales ideas evolucionistas, 2a ed., Santiago
de Chile, Esc. Tip. La Gratitud Nacional, s. d.,
pp. 272.
María e il suo Cristo. Meditazioni, Opera dioce-
sana, 1947, pp. 69.
II sacramento dell'amore umano, Colle Don Bosco,
1947, pp. 205.
Gli uomini. Quaderni di predicazione per categorie,
2 voll., Colle Don Bosco, LDC, 1949.
Introduzione ai problemi della filosofía. (Cum alus),
Torino, SEI, 1955, pp. 475.
La castita cristiana e amore. Per sacerdoti e per sposi
cristiani, Veíate di Carese, Edizioni FAC, 1958,
pp. 269.
P. Z.
PAREJA sac. Federico
n. a Ceuta (Cádiz-Spagna) il 1° giugno 1853; sac. a
Menorca il 21 dic. 1878; prof. perp. a Utrera 1'8 dic.
1900; f a Ciudadela il 28 genn. 1933.
Sacerdote secondo il cuore di Dio, esplicó prima
in diócesi un férvido apostolato sulla cattedra
del seminario concillare di Ciudadela, e in
mezzo al popólo, organizzando associazioni gio-
vanili, circoli operai, ritrovi domenicali e scuo-
le. Profuse il suo patrimonio nelPerezione di
un istituto e di una chiesa a Maria Ausiliatrice
che, terminata anche col concorso dei cittadini,
consegnó ai Salesiani nel 1899. Né fu pago di
questo, ma volle completare il dono entrando
egli stesso nella Congregazione Salesiana, ove
spese tutto il resto della sua vita dirigendo im-
portanti collegi di Spagna, come Sevilla (1902-
1922) ed edificando tutti con la sua pietá e il
suo zelo apostólico.
D. G.
PASOTTI mons. Gaetano, vescovo
n. a Pinerolo Po (Pavia-Italia) il 5 febbr. 1890; prof.
a Foglizzo il 15 sett. 1906; sac. a Udine il 18 marzo
1916; pref. apost. il 28 maggio 1934; cons. il 24 giu-
gno 1941; f a Bangkok (Thailandia) il 3 sett. 1950.
Era entrato neirOratorio di Torino nell'ot-
tobre 1900, e compiuto il corso ginnasiale, era
passato al noviziato di Foglizzo ricevendo l'abito
religioso dalle mani del
ven. don Michele Rúa
(1905). La prima guerra
mondiale gli interruppe
gli studi teologici chia-
mandolo sotto le armi.
E da militare conseguí
il sacerdozio ricevendo
l'ordinazione a Udine
(1916). Nel 1918, otte-
nuto il congedo militare, domando di partiré
per le Missioni della Ciña. Svolse il suo apo-
stolato prima nelPistituto di Macao, poi nel Vi-
cariato Apostólico di Shiu Chow nel distretto di
Lienchow (1924-26). Nel 1926 fu fatto maestro
dei novizi (1926-28) e si trovava nel noviziato
di Macao quando i superiori lo designarono a
capitanare il primo gruppo di missionari sale-
siani destinati alia Thailandia.
Raggiunse la sua destinazione e si mise con en-
tusiasmo al lavoró per l'organizzazione e l'in-
cremento della vita religiosa nelle varié cristia-
nitá giá costituite. Con molti sacrifici riusci ben
' presto a fondare altre residenze e ad avviare
anche Topera salesiana a consolanti aífermazioni.
Definita canónicamente la Missione, il 30 giu-
gno 1930 ne fu fatto superiore; nel 1934, Pre-
fetto Apostólico e nel 1941 Vicario Apostólico.
Anche la sua consacrazione episcopale avvenne
cosí in piena guerra. Le alterne vicende del
conflitto, che non lasciarono tranquillo neppure
la Thailandia, accrebbero le sue ansie e le sue
responsabilitá, fino a rappresentare la Santa

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Pasotti Gaetano
214
Paukstys Bronislao
Sede in tutto il paese. Come tutti i salesiani con-
fratelli, mons. Pasotti ebbe a soífrire disagi, pri-
vazioni, fatiche e sacrifici straordinari. Ma con
la sua tempra e la sua fede seppe superare tutte
le difEcoltá, curando specialmente la prepara-
zione del clero indigeno e Pimpianto di scuole
e di opere assistenziali, che assicurarono Pav-
venire. Ferventi cristiani maturarono preziose
vocazioni. E mons. Pasotti ebbe anche il con-
forto di condurre personalmente a Roma e a
Torino i primi sacerdoti del Vicariato destinati
ai gradi accademici nelle universitá pontificie e
nell'ateneo salesiano.
In pochi anni riusci a fondare 10 case: stu-
dentato e noviziato, scuole e collegi, con la ir-
radiazione di tante opere di assistenza e di ci-
viltá che gli cattivarono Paffetto del popólo e
la stima del governo. Fra tutte emerge Pimpo-
nente edificio scolastico della residenza céntrale
di Bang Nok Khuek per la formazione di inse-
gnanti e di catechisti con Pannesso orfanotrofio,
inaugúrate e benedetto nel febbraio 1948.
Azione Cattolica e seminario erano le pupille
dei suoi occhi. Al suo arrivo non c'era traccia di
Azione Cattolica in missione. Egli la organizzó
súbito con sagge direttive che diífuse in ogni
residenza. Aveva in progetto un altro grande
edificio per il seminario e Pavrebbe portato
presto a termine se la morte non Pavesse ra-
pito. Un attacco di malaria e una violenta leu-
cemia stroncarono in pochi giorni la sua fibra:
lasció largo rimpianto nel clero e tra i fedeli
del Vicariato.
G. F.
PASTOL sac. Renato, ispettore
n. a Lannion (Francia) il 24 maggio 1878; prof. perp.
a St. Fierre de Canon il 7 ott. 1896; sac. a Montpellier
il 28 marzo 1903; f a Coat-an-Doch il 16 agosto 1949.
Una benefattrice dei Salesiani lo fece entrare
nell'oratorio di Diñan, ove poté compiere gli
studi secondari. A Montpellier inizió il suo apo-
stolato salesiano sotto la direzione di don Olive.
Diventato sacerdote, essendo state soppresse le
societá religiose, emigró in Belgio con tanti
altri salesiani francesi. Qui fu professore a Tour-
nai e poi direttore ad Aywaille (1907-19), dove
trascorse il periodo della prima guerra mon-
diale (1914-18). Per il suo comportamento
eroico mérito dal governo belga alcune decora-
zioni. Nel 1919 fu fatto direttore a Tournai
(1919-25): qui seppe allacciare molte buone re-
lazioni, di cui beneficiaron© anche altre case
salesiane del Belgio. Fu poi nomínate ispettore
del Belgio (1925-31), e per sei anni lavoró ála-
cremente per lo sviluppo delPispettoria. Poi
ando direttore a Liége, nell'istituto San Giovanni
Berchmans (1931-35), e successivamente ri-
tornó in Francia, a Coat-an-Doch (1935-49) a
fondare e dirigere Pistituto missionario. Qui si
prodigó con generositá fino alia morte per la
formazione dei giovani allievi. Questa casa ha
dato numeróse e buone vocazioni alia Chiesa
e alia Societá Salesiana.
j. M. B.
PASTOR sac. Sebastiano, ispettore
n. a Manacor di Mallorca (Spagna) il 6 genn. 1878;
prof. perp. a San Vicente deis Horts il 14 nov. 1897;
sac. a Sevilla il 2 aprile 1904; f a Córdoba il 31 lu-
glio 1949.
Fu direttore a Córdoba (1905-29) e a Utrera
(1929-31) e per 8 anni ispettore delle case del-
Pispettoria Betica (1931-39), proprio nel pe-
riodo piú cruento della rivoluzione rossa; ri-
fulse delle caratteristiche virtú salesiane che ne
fecero uno dei piú cari e venerati superiori della
Spagna. Cuore aperto alie esigenze dei tempi,
organizzó le fiorenti scuole popolari gratuite e
impresse a tutte le opere intenso fervore. So-
stenne con fede e intrépido coraggio la bufera
delle devastazioni e dei massacri, accorrendo do-
vunque poteva a salvare, a confortare e a riani-
mare confratelli, alunni e cooperatori. Consacró
le ultime sue forze alia riorganizzazione delle
case di formazione come direttore a Montilla
(1939-40), a Madrid Carabanchel (1940-43), a
Córdoba (1943-45) e a Ronda (1945-46), e
chiuse la vita nel collegio di Córdoba che egli
aveva avviato al piü alto prestigio. La sua
morte fu dichiarata lutto cittadino.
G. F.
PAUKSTYS sac. Bronislao
n. a Jankai (Lituania) il 15 febbr. 1897; prof. a Este
(Italia) il 10 sett. 1928; sac. a Torino il 7 luglio 1935;
f a Kaunas (Lituania) il 17 dic. 1966.
Era entrato in Congregazione giá maestro ele-
mentare. In Lituania fu párroco di Saldutiskis
e della principale parrocchia di Kaunas. Du-
rante Poccupazione nazista della Lituania, pur
correndo gravissimi rischi, aveva salvato la vita
a oltre 200 ebrei. I liberatori russi lo condan-

21.9 Page 209

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Paukstys Bronislao
215
Pedemonte Luigi
narono poi a 10 anni di lavori forzati in Si-
beria. Scontata la pena e rientrato in patria, egli
svolse un intenso apostolato tra la popolazione
lituana, ma dovette vivere sempre nascosto.
Anche suo fratello Joñas, sacerdote gesuita, fu
un apostólo nella Siberia, dove fondo numeróse
comunitá cattoliche tra i deportati. Alia fine,
don Bronislao, malato, poté vivere in una par-
rocchia di campagna.
p. z.
PAVÍA sac. Giuseppe
n. ad Asti (Italia) il 6 marzo 1852; prof. a Lanzo il
25 sett. 1874; sac. ad Alessandria il 1° ott. 1876;
f a Torino il 14 luglio 1915.
Conseguí il diploma di maestro elementare a
Novara e si abilitó alia scuola di ginnastica a
Genova. Don Bosco lo invió come insegnante
ad Albano Laziale. Per la sua facile e f órbita
vena poética in italiano e in latino ebbe gli elogi
dal celebre card. Morichini. Poi don Bosco lo
volle a Torino (1884) e gli affidó la direzione
delPoratorio quotidiano di Valdocco che tenne
fino alia morte. Col suo spirito di pietá seppe
suscitare numeróse vocazioni per i seminari e
la Societá Salesiana. Nell'oratorio organizzava
gare catechistiche, splendide funzioni, bellis-
sime gite e ricche premiazioni. Faceva anche
coi suoi ragazzi pellegrinaggi alia tomba vene-
rata del Padre a Valsalice. Di cuore generoso,
tutti sapevano della molta beneficenza che elar-
giva ai giovani delPoratorio e alie loro famiglie.
Bibliografía
Un apostólo degli oratori festivi (D. Gius. Pavía],
Torino, Tip. Salesiana, 1919, pp. 74.
A. R.
PAWELEC sac. Giovanni
n. a Wabrzezno (Polonia) il 16 maggio 1904; prof. a
Czerwinsk il 15 luglio 1933; sac. a Vilna il 20 aprile
1941; -(- in circostanze sconosciute a Podstaw nel 1942.
Entró nell'istituto di vocazioni adulte a Das-
zawa con la patente di sarto; ma il suo desi-
derio era di diventare sacerdote. Ci riuscl su-
perando con la forza della volontá le non poche
difHcoltá incontrate. Alio scoppio della guerra
(1939) venne destinato in cura d'anime. Lavoró
per breve tempo come amministratore di Pod-
staw. Una notte venne preso dai Tedeschi, con-
dotto nei boschi e fucilato. Don Pawelec era
un uomo di straordinaria attivitá: sempre se-
reno e tranquillo, pronto a ogni sacrificio. Con
la sua pietá edificava e attirava numerosi ra-
gazzi all'ideale salesiano.
p. T.
PAWLIK coad. Giovanni
n. a Mrzyglod (Polonia) il 24 dic. 1906; prof. a Czer-
winsk nel 1926; f a Oswiecim il 23 luglio 1941.
Voleva diventare sacerdote e ricevette l'abito
chiericale da don Rinaldi, che nel 1920 ando in
Polonia per mostrare la sua compiacenza per
i cento e piú novizi. Non potendo continuare
gli studi professó come coadiutore. Umiltá e
obbedienza contraddistinsero la sua vita. Arre-
stato dalla Gestapo a Varsavia nel 1941, fu
portato nel campo di concentramento di Oswie-
cim: il suo corpo fu cremato.
p. T.
PEDEMONTE sac. Luigi, ispettore
n. a Buenos Aires (Argentina) il 19 aprile 1876; prof.
a Buenos Aires il 23 maggio 1892; sac. a Buenos Aires
il 1° genn. 1899; f a Bernal 1*8 febbr. 1962.
Crebbe alia scuola dei grandi missionari don Mi-
lanesio e don Cagliero, il futuro cardinale, e
apprese da loro Pamore alia gioventü povera e
operaia e agli orfani, che caratterizzó i suoi
70 anni di vita salesiana. Dal 1899 al 1911
diresse importanti opere della giovane ispettoria
Argentina, accogliendo gratuitamente un grande
numero di orfani. Questa sua carita poté at-
tuarsi su scala piü vasta, quando fu ispettore
nella Patagonia (1911-24). In questo periodo
fondo grandi e belle opere, con previsioni sul
futuro che superavano i calcoli piú ottimistici.
AlPudirlo commentare le visioni profetiche di
don Bosco sulla Patagonia, alcuni lo credettero
un esaltato. Egli poté assistere alia scoperta del-
l'« oro ñero » e alia realtá dell'« oro bianco »
nelPindustria delle lañe patagoniche; esultó alie
scoperte dell'eminente geógrafo, esploratore sa-
lesiano don Alberto De Agostini e soprattutto
godette della Chiesa e della Congregazione nella
Terra dei sogni di don Bosco.
Dal 1925 al '34 fu ispettore delle opere sale-
siane in varié nazioni delPAmerica Latina: Perú-
Bolivia (1925-29), Antille-Messico (1929-34). In
quest'ultima nazione entró in un periodo in cui
si era scatenata una sanguinosa persecuzione.
Ebbe libero ingresso con passaporto diplomático
e con tatto e prudenza riuscl a riorganizzare le

21.10 Page 210

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Pedemonte Luigi
216
Penna Felice
opere antiche e a fondarne delle nuove, mentre
la legge proibiva ogni istituzione confessionale.
Nel frattempo la Santa Sede lo nominava Visi-
tatore Apostólico di tutti i conventi del Perú
e della Bolivia.
Tornato in patria, continuó a dirigere opere a
Buenos Aires - San Giovanni Evangelista (1935-
1941), a Buenos Aires - Hogar (1943-46) e a
fondarne delle nuove. Grandioso il santuario
di Nostra Signora della Guardia da lui innal-
zato a Bernal. Tra indicibili prove e difficoltá
diede vita e sviluppo alPistituto secolare fem-
minile « Pia Unione Madre Mazzarello », ini-
ziato il 15 agosto 1939 e che ha giá varié filiali,
con case di riposo, giardini d'infanzia, oratori
festivi, case per madri di sacerdoti. Egli fu
anche promotore e postulatore delle cause di
beatificazione di Zeffirino Namuncurá, che aveva
conosciuto alunno al collegio Pió IX, e di Laura
Vicuña, il Giglio della Patagonia.
Opere
Víctima de amor (Namuncurá), Bahía Blanca, Ed.
del Sur, 1953, pp. 126.
Una gloria Argentina ignorada (álbum), S. Isidro,
Ed. Salesiana, pp. 72.
Vida y virtudes de Cef. Namuncurá, Buenos Aires,
Tip. Salesiana, pp. 22.
P. Z.
PEDROLINI sac. Achille, músico
n. a Buenos Aires (Argelina) il 12 sett. 1872; prof.
a Buenos Aires il 26 genn. 1888; sac. a Buenos Aires
il 15 sett. 1895; f a Rodeo del Medio il 12 sett. 1930.
Consacratosi al Signore nella Societá Salesiana,
si diede plenamente alia vita attiva, senza tra-
scurare la sua formazione religiosa. Si perfe-
zionó anche nella música e con successo, ren-
dendosi noto con le sue prime composizioni fin
da giovane. Ma si manifestarono súbito anche
i primi sintomi di una penosa malattia che Pac-
compagnó tutta la vita. Durante un viaggio in
Europa approfondi i suoi studi nel canto gre-
goriano, superando brillantemente gli esami in
Baviera per il titolo di Maestro di Canto grego-
riano. Tornato in patria, fondo e diresse la ri-
vista musicale Santa Cecilia, organizzó a Buenos
Aires il primo Congresso di Música sacra, e fu
sempre un entusiasta e deciso collaboratore per
Pincremento di ogni attivitá musicale nella casa
salesiana.
Mandato per la malferma salute nella casa di
Rodeo del Medio (1905) fu nominato direttore
e vi rimase fino al 1925: si mostró un padre be-
névolo, un prudente consigliere, sempre otti-
mista, un vero formatore di coscienze. A Rodeo
del Medio fece sorgere una grande scuola viní-
cola, eresse un magnifico tempio a Maria Au-
siliatrice, divenuto poi santuario della diócesi.
Nel 1912 fu eletto per volontá della popolazione
Presidente della Commissione municipale di
Rodeo. Quando fu creata la parrocchia, don Pe-
drolini ne fu il primo zelante párroco. E diffi-
cile fare una breve rassegna della sua attivitá
nel campo musicale, con le numeróse sue com-
posizioni. Una grave ricaduta nel male che por-
tava con sé, stroncó le sue molteplici attivitá, e
con edificante serenitá chiuse la sua vita tutta
intrecciata di azione e di spiritualitá.
Opere
MÚSICA RELIGIOSA
Messa « Puerorum Pater », a 3 voci; Messa in onore
di S. Isidoro, a 2 voci.
24 Antijone, Mottetti, Litanie, Inni sacri.
Raccolta di 40 canti sacri al Signore, olla SS. Ver-
gine, ai Santi.
MÚSICA RICREATIVA TEATRALE
— Operette: Alborada de gloria (3 atti); Don Bosco,
melodramma (3 atti); Pastores de Belén, melodram-
ma (2 atti); Virgen de Lujan, melodramma; Fe y
Heroísmo, melodramma.
Molte « zarzuele », romanze, macchiette, canti vari.
Raccolta di música ricreativa per accademie: 24 inni
profani e sacri, 5 brindisi.
MÚSICA STRUMENTALE
— Melodie per armonium; maree religiose e profane;
melodie per concerti di campane; vari pezzi per
violino e piano, ecc.
Bibliografía
P. ARDIZZONE, Memorias biográficas del sacerdote Aqui-
les Pedrolini, Rosario, Ed. Apis, 1936, pp. 546.
A. R.
PENNA sac. Felice, ispettore
n. a Williamsbridge (USA) 111 marzo 1904; prof. a
New Rochelle 1'8 ott. 1922; sac. a Watsonwille 1'8
dic. 1933; f a Los Angeles il 17 luglio 1962.
Figlio di emigrati italiani, rimasto orfano a quin-
dici anni, trovó la sua seconda famiglia nella
casa di don Bosco. Completó la sua preparazione
teológica in Italia e, ordinato sacerdote, fu la-
voratore intelligente ed entusiasta fino alia
morte. Fu educatore, scrittore, párroco, diret-
tore, ispettore, ma sempre e soprattutto sacer-
dote e salesiano. Resse successivamente le case

22 Pages 211-220

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22.1 Page 211

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Pentia Felice
217
Pérez Rodríguez Carmine
di San Francisco (1941-44), Newton (1944-47),
South Gabriel (1955-58). La sua passione piu
santa e piu ardente fu quella di vedere i sale-
siani maestri d'arte moltiplicati nella Congrega-
zione e lavoró per migliorarne la preparazione
técnica. Con Pappoggio morale e Paiuto finan-
ziario del cardinale di Los Angeles, poté realiz-
zare il suo grande sogno: una grandiosa scuola
professionale modello. Cosí sorse Pistituto téc-
nico Don Bosco con i suoi laboratori di elet-
tronica e metallurgia, di meccanica e automec-
canica, di falegnameria e stamperia. Nel 1958 fu
eletto ispettore degli Stati Uniti Est, dove in
solí tre anni condusse a termine una serie di
opere che hanno del prodigioso. Non ultima
sua benemerenza quella di aver iniziato la tradu-
zione in lingua inglese dei diciannove volumi
delle Memorie Biogra fiche di Don Bosco.
Don Penna accarezzava ancora altri progetti,
quando dalPalto, improvvisa, scese la grazia che
aveva chiesto al Signore: « Moriré lentamente,
consúmate dal cancro ».
p. z.
PENTORE sac. Tommaso, scrittore
n. a Viarigi (Italia) il 6 ott. 1860; prof. a Lanzo il 5
ott. 1877; sac. a Torino il 19 dic. 1885; f a San Co-
lombano al Lambro 1'8 febbr. 1908.
Entró ragazzo nelPOratorio di Valdocco, e fu
caro a don Bosco che lo formó secondo il suo
cuore. Alia sua scuola maturo la sua vocazione
di sacerdote, di scrittore e di apostólo. Fu bril-
lante ed efficace predicatore. Per qualche tempo
dedicó puré la sua attivitá alPassistenza degli
operai italiani addetti al traforo del Sempione.
Amava la Congregazione, che serví fedelmente
nell'assistenza, nella scuola, sul pergamo, con i
suoi libri, nelle conversazioni, nei viaggi, sempre
e dappertutto.
Opere
Vita di S. Pasquale Baylon, Torino, Tip. Salesiana,
1892, pp. 86.
Disordini e lacrime. Libro pei giovanetti, Sampier-
darena, Tip. Salesiana, 1893, pp. 102.
In prigione. Discorsi e lagrime, racconti, Torino,
Tip. Salesiana, 1894, pp. 333.
Eroe un angelo! quadretti, Torino, Tip. Salesiana,
1896, pp. 206.
Le missioni salesiane in America, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1898, pp. 116.
Nostra Madre. Prediche peí mese di maggio. Torino,
Tip. Salesiana, 1904, pp. 336.
Bozzetti religiosi, Torino, Tip. Salesiana, 1905,
pp. 117.
II Sacro Cuore, Torino, Tip. Salesiana, 1907, pp. 136.
A. R.
PERETTO sac. Cario, ispettore
n. a Carignano (Torino-Italia) il 3 marzo 1860; prof.
a Lanzo il 13 sett. 1878; sac. a Montevideo (Uruguay)
il 20 genn. 1883; f a Ouro Preto (Brasile) il 6 ott. 1923.
Fece la professione religiosa nelle mani del
santo Fondatore. Poco dopo partí missionario
per PAmerica, in Uruguay. Qui, ordinato sacer-
dote, fece parte della prima spedizione di Sale-
siani in Brasile. Nel 1890 fu nominato diret-
tore del collegio di Lorena e vi rimase fino alia
trágica morte di mons. Lasagna, al quale suc-
cesse come superiore delPispettoria Brasiliana,
smembrata in quell'occasione da quella del-
l'Uruguay. In questo tempo fece un'importante
escursione missionaria nell'interno dello Stato
di Minas Gerais. Tornato in Europa nel 1908
fu direttore a Braga (Portogallo). Poi ritornó in
Brasile, come direttore a Campiñas (1910), a
Bagé (1912), poi a San Paulo (1918) e infine
a Cachoeira (1919-23). Don Peretto visse di
una fede semplice e profonda in mezzo a tante
difficili vicende. Ebbe una straordinaria adatta-
bilitá a qualunque occupazione o luogo, a cui
fu chiamato dall'obbedienza.
A. R.
PÉREZ RODRÍGUEZ sudd. Carmine,
servo di Dio, mar tire
n. a Vimianzo (La Coruña-Spagna) Til febbr. 1908;
prof. a Carabanchel Alto il 10 luglio 1927; f a Ma-
drid il 1° ott. 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Vigo e il
noviziato a Carabanchel Alto, e gli studi di teo-
logia nell'istituto internazionale di Torino. Ri-
cevette gli ordini minori e il suddiaconato il 5
luglio 1936 e centava di passare le vacanze a
Carabanchel Alto; ma qui Pattendeva il mar-
tirio. I soldati rossi fecero irruzione nel col-
legio il 20 luglio 1936 e i Salesiani furono tutti
arrestati. Don Pérez, messo in liberta dopo
quattro giorni, si rifugió presso amici. Ma poco
dopo fu arréstate di nuovo con Paspirante sale-
siano Igino De Mata, il cooperatore Giovanni
De Mata e coi chierici Pietro Artolozaga e
Manuel Borrajo. Perché religiosi, furono caricati
su un camión e fucilati in luogo sconosciuto. II

22.2 Page 212

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Pérez Rodríguez Carmine
218
Pestarino Andrea
processo diocesano di beatificazione fu intro-
dotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
PERROT sac. Pietro, ispettore
n. a Laux-Usseaux (Torino-Italia) il 23 ott. 1853; prof.
a Lanzo il 27 sett. 1872; sac. a Torino il 10 giugno
1876; f a La Navarre (Francia) il 24 febbr. 1928.
Giovane prete fu mandato da don Bosco a La
Navarre, ove incontró gravi difficoltá. Ne scrisse
a don Bosco, facendo notare la sua giovane etá.
II Santo gli scrisse: « É un difetto questo di cui
certo ti correggerai » e gli fece coraggio. L'ob-
bedienza lo resé vittorioso: si guadagnó presto
la stima e la confidenza di tutti. Con l'aiuto di
generosi benefattori poté costruire la cappella
e una parte delPistituto, che don Bosco ando a
benedire nel 1884. L'altra parte della casa
don Perrot la costrui nel 1912, con altri aiuti
finanziari avuti in modo veramente provviden-
ziale. Cosí poté aumentare il numero degli al-
lievi, che divise in due sezioni: studenti e ap-
prendisti agricoltori. Per questi ultimi compose
un « manuale agricolo ». Nel 1898 fu nominato
ispettore della Francia Sud, con sede a Mar-
seille. Scoppiata la persecuzione religiosa, fu
condotto davanti ai tribunali con altri confra-
telli. Condannato riusci a fuggire e si stabili in
Italia, nella casa di Vallecrosia. Quando poté
farlo, ritornó in Francia, nella casa di La Na-
varre, ove diede splendido esempio di umiltá,
occupandosi fino alia morte degli apprendisti
a&gricoltori.
H. A.
PERSIANI sac. Arnaldo, ispettore
n. a Castel Sant'Angelo (Macerata-Italia) il 30 marzo
1874; prof. a Torino il 30 marzo 1894; sac. a Castel-
lammare di Stabia il 22 maggio 1898; f a Roma il
4 dic. 1943.
Aveva conseguito la laurea in lettere. Fedele
alio spirito di don Bosco e alia disciplina reli-
giosa, anima zelante nell'apostolato, fu ben
presto chiamato a posti di responsabilitá. Fu di-
rettore dell'istituto di Castellammare di Stabia
(1910-22) e nel 1922 fu nominato ispettore
della Napoletana (1922-29) e poi dell'ispettoria
Subalpina (1929-35). Dopo una breve paren-
tesi alia Procura di Roma, passó a reggere l'ispet-
toria Sicula (1937-42). Infine passó direttore a
Brindisi (1942-43). Lasció un caro ricordo della
sua pietá.
E. G.
PERUZZO sac. Paolo, ispettore
n. a Carmelo Colonia (Uruguay) il 17 agosto 1871;
prof. a Villa Colón il 2 febbr. 1888; sac. a Villa Colón
il 18 febbr. 1894; f a Montevideo il 10 agosto 1945.
Fece gli studi a Las Piedras, il primo collegio
aperto dai Salesiani in Uruguay, accolto da
don Lasagna. Divenuto salesiano, mentre inse-
gnava si addestrava nella música si da riuscire
un bravo pianista. Il tirocinio, con varié man-
sioni nei collegi, lo condusse naturalmente a piü
alti uffici. Fu direttore a Montevideo e poi a
Manga (1913-25). Quindi fu nominato ispet-
tore del Cile-Patagonia (1925-27) e poi del-
TUruguay-Paraguay (1927-34). In seguito fu
mandato nelPArgentina e nella Repubblica Do-
minicana per portarvi il contributo delle sue
vaste conoscenze e della sua feconda pratica in
materia agronómica. Ultima sua opera, prima di
moriré, fu il libro Zootecnia. Fu un religioso
umile anche da superiore, di cuore sensibile,
sempre, verso tutti, allievi e confratelli.
E. G.
PESSIONE sac. Michele, maestro di música
n. a Torino (Italia) il 5 nov. 1905; prof. a Ivrea il 5 ott.
1922; sac. a Ivrea il 28 giugno 1931; f a Roma il 25
genn. 1961.
La sua sensibilitá (rimase orfano dei genitori
ancor ragazzino) trovó sfogo e ispirazione nella
música. Frequentó il Conservatorio di Torino,
dove poté specializzarsi in composizione, órgano
e pianoforte. Fu maestro di música in varié
case salesiane, specialmente negli studentati teo-
logici di Chieri, Bollengo e per dieci anni a
Torino-Crocetta. Educó nella música genera-
zioni di allievi, non tanto come professionista
delParte, quanto come anima genuinamente sa-
cerdotale. Religioso semplice, sensibile, ebbe
grande amore a don Bosco e alia sua vocazione.
Compose canti vari, sacri e ricreativi, di cui al-
cuni pubblicati in Voci Bianche.
Opera
Nova cántica, raccolta di canti a 3-4 voci, Torino, LDC.
P. Z.
PESTARINO sac. Andrea, missionario
n. a Montaldeo (Alessandria-Italia) il 7 dic. 1854; prof.
perp. a Lanzo il 2 ott. 1878; sac. a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 22 genn. 1884; f a Viedma il 10 febbr. 1933.

22.3 Page 213

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Pestarino Andrea
219
Piani Guglielmo
Fu uno dei missionari piü benemeriti della Pa-
tagonia ove giunse nel 1881. Passó alcuni anni
come viceparroeo in San Carlos di Buenos Aires
e come direttore nella scuola agricola di Uribe-
larrea (1894-1905) e di Viedma (1914-25); ma
la maggior parte della sua vita la consacró alia
missione della Patagonia, specialmente del Rio
Negro e del Chubut, ove raggiunse i tuguri piü
poveri e abbandonati, sobbarcandosi a disagi e
sofíerenze d'ogni genere.
D. G.
PESTARINO sac. Domenico,
primo direttore spirituale delle F.M.A.
n. a Mornese (Alessandria-Italia) il 5 genn. 1817; sac.
a Genova; prof. nel 1863; -j- a Mornese il 15 mag-
gio 1874.
Don Pestarino cooperó con don Bosco alia fon-
dazione dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausi-
liatrice. Fece i suoi studi ecclesiastici nel se-
minario di Genova. Qui,
ordinato sacerdote, ri-
mase per dodici anni.
Chiamato poi a Morne-
se, in pochi anni per il
suo zelo il paese cambió
aspetto nel progresso re-
ligioso: il vescovo mon-
signor M. Contratto lo
chiamava «il giardino
della mia diócesi ». Ebbe cura particolare della
gioventü che radunava in casa sua e poi in
chiesa. Era anche 1'apostólo del confessionale.
Per la stima che godeva fu piú volte nominato
consigliere municipale.
Nel 1862 conobbe don Bosco a Torino. Rimase
entusiasta della vita delPOratorio e chiese di
farsi salesiano. Poco dopo emise i voti, ma
don Bosco volle che restasse a Mornese. Ani-
mato di grande zelo per le anime, d'accordo con
le autoritá locali e col consenso di don Bosco
costrui un collegio, che diventó poi un educan-
dato per giovanette. Ci volévano pertanto delle
maestre. A questo scopo, sempre consigliandosi
con don Bosco, diede vita a un'associazione di
giovani, la « Pia Unione delle Figlie dell'Imma-
colata », che fu il principio dell'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice. Per reggere tali
opere di carita, don Pestarino spese tutti i suoi
beni di famiglia. Diffuse ampiamente la devo-
zione di Maria Ausiliatrice. Poté anche vedere
consolidarsi Topera da lui iniziata, il 5 agosto
1872 con la professione delle prime religiose
Figlie di Maria Ausiliatrice. Don Pestarino fu
costituito primo direttore dell'Istituto, ma il
Signore, due anni dopo, lo chiamó al premio
eterno.
Bibliografía
Sac. Domenico Pestarino - « Vade mecum » di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 248, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1901.
G. M.
PETRAITIS sac. Francesco
n. a Jokubaiciai di Girdziai (Lituania) il 5 febbr. 1907;
prof. a Este (Italia) il 18 sett. 1926; sac. a Torino il
17 dic. 1932; f a Costanza (Germania) il 13 sett. 1948.
Fece il noviziato in Italia a Este. Dopo la pro-
fessione religiosa, mentre faceva il tirocinio e
poi gli studi di teologia alia Crocetta-Torino,
fu il redattore del Bollettino Salesiano in lingua
lituana. Conseguí nel 1931 la laurea in teologia.
Poi tornó in patria: la fu incaricato della dire-
zione della casa e della parrocchia di Kaunas
(1938-41). Alio scoppio della guerra l'arcive-
scovo gli affidó anche la direzione del seminario
metropolitano, aggregato all'Universitá statale,
con le facoltá di teologia e filosofía. Sofferenze
inaudite e orribili torture da parte della polizia
russa ne stroncarono la salute. Sopravvisse alia
« strage di Cervene » (Russia Bianca). Dopo
incredibili peripezie e sofferenze, lasció la patria
e poté lavorare tra i suoi connazionali profughi
in Germania e Austria. Finita la guerra venne
in Italia e fu messo a capo della commissione
lituana « Caritas ». Don Petraitis fondo a Berna
(Svizzera) l'Archivio bibliográfico lituano.
Opere
La vita di S. Giovanni Bosco (pp. 800) - Dio, mondo
e uomo - E altre pubblicazioni.
A. R.
PIANI mons. Guglielmo, vescovo
n. a Martinengo (Bergamo-Italia) il 16 sett. 1875; prof.
perp. a Torino il 3 ott. 1891; sac. a Montevideo (Uru-
guay) il 15 maggio 1898; el. vesc. il 17 febbr. 1922;
cons. il 14 maggio 1922; -(- a Cuernavaca (Messico)
il 27 sett. 1956.
Compi gli studi filosofici presso l'Universitá
Gregoriana di Roma, dove si laureó il 25 luglio
1894. II ven. don Rúa appagó le sue aspira-
zioni missionarie inviandolo a lavorare tra gli
aspiranti e i novizi di Las Piedras (Uruguay),

22.4 Page 214

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Piani Guglielmo
220
Piccablotto Pietro
sotto la saggia direzione di chi fu poi l'arcive-
scovo mons. Felice Guerra. Divenuto sacerdote,
successe a don Guerra nella direzione della casa
e come maestro dei novizi a Las Piedras (1899-
1905). Dopo essere sta-
to direttore a Manga
(1905-12), fu nomínate
ispettore del Messico e
Centro America (1912-
1922). Durante questi
dieci anni ebbe il grave
dolóte di védete chiusi
tutti gli istituti salesia-
ni, tranne quello della
capitale; ma ebbe anche la gioia di riaprirli dopo
la tormentata rivoluzione e di mandare i primi
salesiani messicani a studiare in Italia.
Nel 1922 Benedetto XV lo elesse vescovo ausi-
liare dell'arcivescovo di Puebla, ma il succes-
sore Pió XI lo invió invece Delegato Apostólico
nelle Filippine (1922-48). Qui organizzó la ge-
rarchia ecclesiastica raddoppiando il numero
delle diócesi e promosse con tutto zelo la vita
cristiana nel popólo. Volle che ogni diócesi
avesse il proprio seminario, fondo il Seminario
céntrale delPUniversitá Pontificia di San Tom-
maso a Manila, con le facoltá di teologia, filo-
sofía, diritto canónico ecc. Ottenne dai vescovi
che Maria Ausiliatrice fosse dichiarata Patrona
secondaria delle Filippine. Col suo segretario,
che diventó poi lui puré vescovo nelPIndia,
mons. Laravoire Morrow, visse la vita comune
salesiana nella povertá, la devozione alia Ma-
donna, l'apostolato catechistico ai bambini
poveri.
Durante questi 26 anni, due volte fu inviato
dal Papa come Visitatore Apostólico nel Mes-
sico, finché nel 1951 ne fu nominato Delegato
Apostólico (1951-56). Ricco di esperienza e ma-
turo in santitá, svolse la delicata missione con
indiscusso vantaggio della Chiesa messicana e
della stessa Nazione. Al compiersi dei suoi ot-
tant'anni, il Santo Padre Pió XII lo nominó
per i suoi meriti diplomatici e religiosi Assi-
stente al Soglio Pontificio. Fu seppellito in cat-
tedrale nella cappella di Nostra Signora di
Guadalupe.
p. z.
PIASECKI sac. Leone, missionario
n. a Pyszaca (Polonia) il 26 marzo 1889; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 15 agosto 1913; sac. a Cracovia (Polo-
nia) il 26 giugno 1921; f a Digboi (India) il 10 sett.
1957.
Fu per trent'anni un missionario di punta.
Giovane sacerdote, gli fu affidata la grande
Vallata Assamese, con 2500 cattolici sparsi su
45.000 kmq., che oggi é governata da due ve-
scovi (diócesi di Dibrugarh e Tezpur). Don Pia-
secki, percorrendo l'estesissima pianura con
tutti i mezzi, duplicó, triplicó i cattolici e diede
vita a un orfanotrofio e a una scuola di cate-
chisti. Spetta a lui l'onore di aver portato
Cristo tra i Boro e di aver sviluppato l'allora
incipiente missione tra i Garó. Fondo un gior-
naletto in lingua hindi, che ebbe larga diffu-
sione, costrui molte chiese e cappelle, apri la
missione di Dibrugarh, dove eresse la magnifica
chiesa del Sacro Cuore, oggi cattedrale del ve-
scovo. Nel 1940 fu direttore a Calcutta (1940-
1947), poi a Dibrugarh (1947-49) e infine a Ban-
del (1949-52) nel celebre santuario della Ma-
donna del Buon Viaggio, ove costrui un grande
aspirantato. Morí trágicamente in un incidente
stradale. Fu sepolto all'ombra della cattedrale
da lui edificata.
p. z.
PICCABLOTTO sac. Pietro
n. a Casalborgone (Torino-Italia) il 19 marzo 1875;
prof. a Valsalice il 2 ott. 1892; sac. .a Borgo San Mar-
tino il 29 genn. 1905; f a Tofino ü 22 nov. 1934.
Ebbe la fortuna di compiere il ginnasio all'Ora-
torio sotto lo sguardo di don Bosco che lo gua-
dagnó alia vita salesiana. Conseguita la laurea
in física e matemática e raggiunto il sacerdozio,
fu destinato all'istituto di Valsalice ove per
25 anni tenne la cattedra di física in liceo, e
per circa tre lustri anche quella di matemática
nella Scuola Nórmale pareggiata: qui prodigó
ai chierici salesiani e agli altri alunni i tesori
del suo ingegno, del suo cuore e della sua in-
stancabile attivitá. Né questa si limitó alia
scuola, ma si svolse generosa ed efficace nel
sacro ministero, alia direzione degli oratori fe-
stivi di Valsalice e di Saluggia che per parecchi
anni gli assorbirono tutte le ore libere dall'in-
segnamento. Dal 1930 fu a Foglizzo come pro-
fessore dello studentato filosófico salesiano. Un
male insidioso fiaccó d'un tratto la sua robusta
fibra. Sereno, come sempre, accettó il sacrificio
supremo, sopravvivendo nel ricordo e nel cuore
di molte generazioni di ex-allievi.
G. F.

22.5 Page 215

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Piccagli Aurelio
221
Piccollo Francesco
PICCAGLI sac. Aurelio, scrittore
n. a Pegognaga (Mantova-Italia) il 17 aprile 1883; prof.
a Foglizzo il 30 agosto 1900; sac. a Foglizzo il 21 ago-
sto 1910; f ad Alassio il 23 agosto 1948.
Tutta la sua vita fu dedita alia duplice attivitá
dello studio e delPapostolato. Conseguí la laurea
in lettere alPUniversitá di Bologna (1914). Per
33 anni fu nel ginnasio-liceo di Alassio, ove
tenne con autentica competenza la cattedra di
italiano. Sacerdote di profonda vita interiore e
di vasta cultura letteraria e teológica, si dedicó
con ardore costante e spesso con sacrificio al-
Peducazione intellettuale e alia guida morale di
schiere giovanili, attraverso la scuola e il con-
fessionale. Le sue istruzioni religiose, apprezza-
tissime, sgorgavano da un'anima satura di Dio.
Cadde sulla breccia, mentre predicava.
Opere
Impressioni estetiche d'ogni capo della Divina Com-
media, Torino, SEI, 1933, pp. 87.
Impressioni estetiche d'ogni capo de « I Promessi
Sposi», Torino, SEI, 1935.
Adelchi di A. Manzoni, commento di A. Piccagli,
Torino, SEI, 1938, pp. 190.
Impressioni estetiche della Gerusalemme Liberata,
Torino, SEI, 1941.
II "Conté di Carmagnola di A. Manzoni, commento
di A. Piccagli, Torino, SEI, pp. 196.
A. R.
PICCOLLO sac. Francesco, ispettore
n. a Pecetto (Torino-Italia) 1'8 aprile 1861; prof. a Lan-
zo il 26 sett. 1877; sac. a Ivrea il 22 sett. 1883;
f a Roma 1'8 dic. 1930.
Studente alPOratorio, don Bosco lo additó come
un emulo di Savio Domenico e gli predisse che
avrebbe « molto vissu-
to e fatto molto bene ».
La parola del Santo si
avveró. Ascrittosi alia
Famiglia salesiana, co-
minció il suo apostolato
in Ariccia (Roma), poi
in Sicilia, ove rimase per
quasi 30 anni: prima co-
me insegnante, poi come
direttore a Catania - San Filippo (1891-92) e a
San Gregorio (1892-1901). Infine come ispet-
tore dell'ispettoria Sicula (1901-07) compi un
lavoro veramente fecondo di ottimi risultati.
Fu un assiduo e abilissimo cultore di vocazioni.
1892 (6 dicembre) - 18a spedizione missionaria salesiana.

22.6 Page 216

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Piccollo Francesco
222
Piperni Raffaele
Fu anche moho provato dal dolore e in questo
stato rifulse la sua virtú. Incaricato della visita
all'ispettoria Ligure, Romana e Napoletana, il
7 maggio 1909, fu colpito gravemente da un
ascesso. Dopo l'operazione, per lunghi anni
visse a Roma nel dolore, perché sempre con la
ferita aperta, quotidianamente curata dal chi-
rurgo; altri disturbi ebbe puré a provare negli
ultimi anni. In questo stato non perdette mai il
suo buon umore e l'amore al lavoro, prestandosi
come poteva a confessare e a predicare. Sul
letto di morte lasció ai confratelli un pensiero
che puó venire in mente solo a chi con una vita
esemplare attende serenamente 1'ultima ora:
« La piü bella ora della vita é quella della
morte ».
A. R.
PICCONO sac. Angelo, missionarío
n. ad Albiano (Torino-Italia) il 6 giugno 1848; prof.
a Torino il 30 maggio 1878; sac. a Torino il 22 nov.
1878; f a Casería il 1° genn. 1913.
Era commissario di polizia di Borgo Dora. II
sogno in cui don Bosco aveva predetto la morte
di otto giovani dell'Oratorio l'aveva cosí im-
pressionato, che dopo l'ottavo decesso diede
l'addio al mondo ed entró nella Societá. Partí
per le Missioni dell'Argentina nel 1881. Poi
don Rúa lo destinó al Messico (1892) per fcn-
darvi Popera salesiana. Don Piccono vi ando
con altri quattro confratelli. Nel 1896 fu in-
caricato anche di trattare per l'apertura di una
casa salesiana nelPEl Salvador, richiesta dal
Governo. Successivamente, ritornato in Italia,
fu direttore a Napoli (1901-05) e a Castellam-
mare di Stabia (1905-10). Scrisse interessanti
articoli per il Bollettino Salesiano dalla Pata-
gonia e dal Messico.
A. c.
PILOTTO sac. Luigi, ispettore
n. a Torreselle (Padova-Italia) il 15 febbr. 1907; prof.
a Este il 22 agosto 1932; sac. a Torino il 23 giugno
1940; f a Taranto il 30 nov. 1968.
A 20 anni, nel pieno della sua giovinezza, aveva
lasciato gli amici di lavoro, l'officina, la famiglia
per consacrarsi a Dio nella Famiglia di don Bo-
sco. Sostenne cariche di alta responsabilitá: fu
direttore a Mogliano Véneto (1947-50), quindi
a Bologna (1950-53). Poi fu nominato ispettore
successivamente della Napoletana (1953-59),
della Pugliese (1959-60) e della Subalpina (1960-
1966). Poi di nuovo direttore a Monteortone
(1966-68) e a Verona - Don Bosco (1968). Con
la stessa serena naturalezza sempre si adattó a
mansioni di minore o maggiore impegno e re-
sponsabilitá.
Brilló per profonditá d'intelligenza e per energia
e eostanza di volontá. Innamorato del bello e
del vero, amava i grandi maestri della cultura
classica, ma sapeva anche sacrificare gli studi
prediletti per far fronte ai suoi impegni apo-
stolici e sacerdotali. Don Pilotto fu un cristiano
che ha creduto, un religioso che ha vissuto in
piena coerenza la sua consacrazione a Dio, un
sacerdote che ha fatto della sua Messa l'ideale
della sua vita, un esemplare figlio di don Bosco
che ha formato a un forte impegno cristiano
confratelli e giovani con l'intera sua vita e con
il suo essere piü che con le sue parole. II Si-
gnore l'ha chiamato sulla breccia, nella pienezza
del suo lavoro sacerdotale e salesiano, mentre
predicava gli esercizi spirituali a Martina Franca
(Taranto): fu l'ultima sua cattedra.
p. z.
PIPERNI sac. Raffaele, missionarío
n. a Casacalenda (Campobasso-Italia) il 26 luglio 1842;
sac. a Larino il 6 aprile 1867; prof. a Torino 1'8 ott.
1892; f a San Francisco (USA) il 15 nov. 1930.
Fece gli studi ginnasiali al suo paese, poi studió
filosofía e teologia nel seminario di Larino, ove
fu ordinato sacerdote. Dopo alcuni anni di in-
segnamento nel ginnasio del suo paese, fu man-
dato dalla Propaganda Fide di Roma nella Pa-
lestina, a lavorare con un altro grande apostólo,
don Antonio Belloni. Nel 1889, con altri mis-
sionari di don Belloni, decise di farsi salesiano.
Nel 1893 partí per il Messico e quattro anni
dopo fu inviato a San Francisco (California), a
prendersi cura spirituale della colonia italiana.
Fu direttore di San Francisco dal 1897 al 1921.
In occasione della Messa d'oro (1917) venne
insignito delPonorificenza « Pro Ecclesia et Pon-
tífice ». Nel 1924 fu nominato Cavaliere della
Corona d'Italia. Celebrata la Messa di diamante
(1927), ormai affranto dalle fatiche apostoliche
si ritiró nella casa di formazione a Richmond.
Don Piperni fu una figura veneranda e apo-
stólica. Nel 1897 i Salesiani furono ricevuti
freddamente a San Francisco, e per vari anni
padre Piperni e gli altri confratelli furono og-
getto di lazzi e ingiurie, specialmente per le
strade del quartiere italiano, e sulle colonne

22.7 Page 217

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Piperni Raííaele
223
Pittini Riccardo
della stampa italiana. Alia sua morte il quar-
tiere italiano di San Francisco era completa-
mente trasformato.
G. M.
PISCETTA sac. Luigi, moralista
n. a Comignago (Novara-Italia) il 12 febbr. 1858; prof.
a Torino il 7 luglio 1874; sac. a Torino il 18 sett. 1880;
f a Torino 1'8 ott. 1925.
Ordinato sacerdote, si laureó in teología a To-
rino; poi nel 1885 ebbe l'aggregazione alia Pon-
tificia Facoltá Teológica esistente presso il se-
minario arcivescovile e
ne divenne professore
prima di storia ecclesia-
stica e di diritto canó-
nico, poi di morale.
Formatosi alia scuola di
mons. Bertagna, discé-
polo di san Giuseppe
Cafasso, ne ereditó lo
spirito e ne sviluppó la
dottrina dalla cattedra, che tenne per un qua-
rantennio, guidando i sacerdoti delParchidiocesi
di Torino nello studio della morale e della pa-
storale. Un frutto del suo insegnamento furono
puré i tre volumi dal titolo Theologiae Moralis
elementa (Augustae Taurinorum, 1900-1902),
che ebbero parecchie ristampe e furono poi ag-
giornati e completati con la parte sacramentaria,
dopo la promulgazione del códice di diritto ca-
nónico, dal suo confratello e discepolo don An-
drea Gennaro, primo rettor magnifico del Pon-
tificio Ateneo Salesiano. É pregio di quest'opera,
adottata in molti seminari, l'ampiezza dell'in-
formazione su autori antichi e recenti e una
larga visuale su problemi morali e pastorali
sorti nei tempi recenti, per cui si puó conside-
rare il condensato delPinsegnamento dei celebri
moralisti piemontesi, Guala, Cafasso e Bertagna,
che avevano tramandato quasi solo oralmente il
loro insegnamento ispirato alia dottrina alfon-
siana. Anche la lingua in cui questi volumi sonó
redatti ha il pregio di un garbato classicismo.
Contemporáneamente egli dirigeva l'istituto di
Valsalice, studentato filosófico dei chierici sa-
lesiani (1892-1907), finché fu chiamato dal
ven. don Rúa a far parte del Consiglio Superiore
della Societá Salesiana, sempre confermato in
tale carica dai successivi Capitoli Generali. Do-
tato di memoria pronta e tenacissima, di fine
arguzia, di umore gaio e socievole, egli seppe
servirsi di queste doti naturali nella scuola e
nelPesercizio delle delicate incombenze che ebbe
nella Congregazione, metiendo puré a servizio
di chiunque lo consultava in questioni morali
o canoniche la sua vasta e profonda erudizione
e il suo equilibratissimo e prudente giudizio.
Opere
De Christo religiosae societatis auctore, Torino, Tip.
Salesiana, 1882, pp. 32.
De virtute religionis. Commentaria in Angelicum
Doctorem, Torino, Tip. Artigianelli, 1890, pp. 325.
De virtutibus theologicis et de virtute religionis,
Torino, 1900, pp. 323.
Elementa Theologiae Moralis, Torino, SEI, 1900.
De fine, de peccatis, de legibus, Torino, pp. 336.
T. L.
PITTINI mons. Riccardo, arcivescovo
n. a Tricésimo (Udine-Italia) il 30 aprile 1876; prof. a
Torino il 21 nov. 1893; sac. a Montevideo (Uruguay)
il 22 genn. 1899; el. arciv. il 10 ott. 1935; cons. 1'8 dic.
1935; f a Santo Domingo (Rep. Dom.) il 10 dic. 1961.
Fece gli studi per il sacerdozio in seminario, ma
nel 1892, essendogli capitato fra le mani il Bol-
lettino Salesiano, commosso dalle lettere dei
missionari delle Pampas
argentine e della Pata-
gonia, decise di farsi sa-
lesiano. Nel 1893 tor-
nava a Valsalice il gran-
de missionario mons.
Lasagna: parló ai giova-
ni dei suoi viaggi apo-
stolici nelPUruguay e li
entusiasmó tanto, che
sette di essi vollero seguirlo: tra essi il ch. Pit-
tini. Fatti i voti, partí per l'Uruguay. Ordinato
sacerdote a Montevideo, fu successivamente di-
rettore a Montevideo (1905-12), maestro dei
novizi a Manga (1912-21) e direttore a Villa
Colón (1921-23).
Nel 1923 il Rettor Maggiore don Rinaldi lo no-
minava ispettore dell'Uruguay e Paraguay (1923-
1927), e don Pittini diede a quelle opere un
ritmo giovanile di crescita. Poi fu eletto ispettore
degli Stati Uniti (1927-33): un salto dai boschi
del Chaco ai grattacieli di New York. Nel 1933
il Rettor Maggiore don Ricaldone lo invió a
Santo Domingo (Antille), a fondarvi una scuola
professionale desiderata dal Presidente di quella
Repubblica. Don Pittini vi fece venire anche
le Figlie di Maria Ausiliatrice. Nel 1935 l'ar-

22.8 Page 218

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Pittini Riccardo
224
Poliedro Spirito
civescovo di Port-au-Prince mons. G. Le Gouaze
lo consacró, nella cattedrale primaziale d'Ame-
rica, arcivescovo di Santo Domingo.
« Christum fero » e « Ad Jesum per Mariam »
furono i due motti per il suo lavoro pastorale.
Curó molto la formazione del clero, la fre-
quenza ai sacramenti, l'Azione Cattolica e i
collegi cattolici. Ma nel 1945 cominció per
mons. Pittini il calvario della cecitá, che ando
progredendo fino a diventare completa. Ciono-
nostante nel 1949 intraprese ancora un lungo
viaggio attraverso 1'America Latina: in due mesi
e mezzo percorse dodici Nazioni. In quel viaggio
volle rendere popolare il simbolismo cristiano
del gigantesco monumento in forma di croce
costruito dai popoli d'America in Santo Do-
mingo, rendere omaggio alio scopritore, e con-
fortarsi ancora una volta nel rivivere il prodi-
gioso sviluppo delPopera salesiana, come la vide
don Bosco. Morí come un patriarca, serena-
mente, questo « Primate delle Indie » che fece
della sua vita una lunga e ininterrotta catena
di bontá e di donazione di sé alie anime.
Opera
Memorie salesiane di un Arcivescovo cieco, Torino,
LDC, 1941, pp. 150.
P. Z.
PLUCINSKI coad. Valentino
n. a Parzyrow (Polonia) il 10 febbr. 1879; prof. a
San Benigno Can. (Italia) il 25 sett. 1901; f a
Grossrosen (Germania) il 5 ott. 1944.
Venne in Italia con l'intenzione di farsi prete,
ma per difficoltá incontrate, si dedicó alParte
del sarto, che imparó a San Benigno Canavese.
Tornato in patria, fu caposarto nella scuola
professionale di Oswiecim e poi in quel] a di
Varsavia. Si trovava nel noviziato di Czerwinsk
(1939) quando i Tedeschi requisirono la casa:
il coadiutore Plucinski ritornó a Varsavia. Ar-
restato il 7 febbraio 1944, venne trasferito al
campo di concentramento di Grossrosen. Mal-
trattato crudelmente e tortúrate in modo bru-
tale fino alia rottura delle ossa, morí il 5 ot-
tobre. II suo corpo fu cremato. II coadiutore
Plucinski fu uomo di grande sacrificio. Lo spi-
rito salesiano, attinto alia culla stessa della Con-
gregazione, lo guidó sempre, e vi rimase fedele
fino alia morte.
p. T.
PLYWCZYK sac. Adalberto
n. a Jedlec (Polonia) il 7 marzo 1891; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 29 agosto 1908; sac. a Breslavia il 10
giugno 1917; f a Dzialdowo il 19 sett. 1941.
Fratello di altri due salesiani, don Stanislao e
don Stefano. Nella prima guerra mondiale fu
chiamato al servizio militare. Finita la guerra
spiegó con grande zelo la sua attivitá come ca-
techista nelle scuole pubbliche di Cracovia-Deb-
nik e poi a Varsavia. Scoppiata la seconda
guerra mondiale, ando a Plock, dove fu arre-
stato nel 1941 con altri confratelli dalla Gestapo
e portato al campo di concentramento di Dzial-
dowo. Qui, sfinito dai maltrattamenti, morí
poco dopo. Ottimo salesiano, devoto della Ma-
donna, fu un vero apostólo nella scuola, sul
pulpito e nel confessionale.
p T.
PODKUL sac. Giovanni
n. a Nowosiolki (Polonia) il 21 maggio 1893; prof. a
Klecza Dolna il 9 agosto 1923; sac. a Torino il 6 luglio
1930; f a Dachau (Germania) il 15 giugno 1942.
Faceva il fabbro-ferraio a Lubomirski di Cra-
covia; fece conoscenza con alcuni salesiani e de-
cise di entrare in Congregazione. Per gli studi
di teologia fu mandato in Italia, a Torino-Cro-
cetta, e qui fu ordinato sacerdote (1930). Tor-
nato in patria fu prefetto, consigliere a Kielce
e a Oswiecim; poi catechista nelle scuole pub-
bliche e direttore dell'oratorio festivo di Leo-
poli. Scoppiata la guerra (1939) fu mandato a
Kielce come viceparroco. Nel febbraio 1941 fu
arréstalo dalla Gestapo e portato nel campo di
Oswiecim e poi nel 1942 a Dachau, dove cessó
di vivere per le molte sofferenze. Don Podkul
entró nella Congregazione uomo maturo: fu
un'anima eletta di carattere forte, di sacrificio
non comune.
p. T.
POLLEDRO sac. Spirito
n. a Piová (Asti-Italia) il 6 sett. 1870; prof. perp. a
San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. ad Acireale il
21 dic. 1895; f a Roma il 15 febbr. 1955.
Aveva passato, giovanetto, quattro anni con
don Bosco alPOratorio di Valdocco, da lui aveva
ricevuto l'abito ecclesiastico, nelle sue mani
aveva fatto la professione religiosa perpetua.
Per questo fu sempre e tutto di don Bosco, con
quella fedeltá incondizionata alio spirito del

22.9 Page 219

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Poliedro Spirito
225
Pourvéer Ivés Marie
Padre che caratterizzó i primi alunni cresciuti
alia scuola diretta dal Santo. Le tre lauree con-
seguite a Torino, in física (1900), in matemática
(1903), in scienze naturali (1908) e una seria
preparazione cultúrale irnpreziosita dalPespe-
rienza, fecero di lui un insegnante perspicuo e
solido, apprezzato non solo dagli allievi ma
anche dalle autoritá scolastiche, che ripetuta-
mente lo invitarono a partecipare alie Commis-
sioni di Maturitá classica e scientifica. Ma
don Poliedro fu soprattutto educatore, sacer-
dote, plasmatore e direttore di anime. Questo
aveva imparato da don Bosco e questo fu
l'ideale supremo della sua lunga e santa vita.
p. z.
PONTE sac. Genesio, missionario
n. a Borzoli (Genova-Italia) il 12 febbr. 1876; prof. a
Torino il 3 ott. 1893; sac. a Lugano (Svizzera) il 1°
giugno 1901; f a Junín de los Andes (Argentina) il
18 luglio 1947.
Da giovane chierico ebbe il desiderio di andaré
nelle Missioni della Patagonia. Dopo Pordina-
zione sacerdotale poté seguiré la vocazione mis-
sionaria e partí nel 1910. Fu intrépido missio-
nario ed ebbe la tempra di civilizzatore. Fu di-
rettore a General Roca (1921-27), poi a Junín
de los Andes (1927-41), quindi a Stefanelli
(1941-44) e di nuovo a Junín de los Andes
(1944-47). Qui don Ponte fu sacerdote, inge-
gnere, medico, maestro, músico, agricoltore,
meccanico, apicultore: soprattutto religioso
esemplare. Piü volte capo del Comune, lo
portó a grande progresso, curandone tutto lo
sviluppo edilizio. Egli tracció i primi condotti
d'acqua per il paese e per l'irrigazione, disegnó
il piano delle vie e delle piazze e il programma
di abbellimento con pubblici monumenti. Fu
soprattutto il padre dei poveri.
G. F.
POSSAMAI coad. Luigi
n. a Colbertaldo (Treviso-Italia) il 18 genn. 1944; prof.
il 16 agosto 1962; f a Udine il 24 aprile 1966.
A 16 anni, nelPambiente salesiano, trovó il
« suo luogo proprio ». Gli anni della sua f or-
ín azione trascorsero sotto il segno di un amore
continuo, progrediente verso il suo idéale reli-
gioso e umano. L'apostolato sempre a lui gra-
clitissimo fu la buona stampa. Nei brevi anni
della sua attivitá salesiana tra i ragazzi, pro-
fuse educazione, simpada, esemplaritá, otti-
mismo. In lui parve evidente tale un'armonia
di doti umane e spirituali, intelligenza e rifles-
sione, spontaneitá e impegno, da impressionare
chiunque Pavvicinava. Ebbe una fine trágica,
mentre compiva il suo apostolato preferito, la
propaganda di M 12, nella giornata delle vo-
cazioni: fu travolto da una macchina.
Bibliografía
G. REDIGOLO, Potevo daré di piü, Torino, LDC, 1967,
pp. 108.
A. R.
POURVÉER sac. Ivés Marie
n. a Lauvollon (Bretagne-France) il 2 genn. 1871; prof.
perp. a Torino (Italia) il 12 sett. 1896; sac. a Brieuc
(France) Til luglio 1897; f a Guernesey (lies Anglo-
Normandes) il 17 marzo 1911.
Giovanetto desideró diventare sacerdote. Fece
gli studi prima nel seminario di Plouguernevel
e poi la filosofía in quello di St. Brieuc. In
questo tempo conobbe i salesiani della casa di
Diñan: attratto dallo spirito di famiglia del si-
stema di educazione salesiana, decise di fare il
noviziato a St. Fierre de Canon. Dopo la pro-
fessione religiosa a Torino, ricevette Pordina-
zione sacerdotale a St. Brieuc. Intanto per le
leggi di soppressione in Francia il direttore delle
opere salesiane di Diñan, don Riccardi, fu ob-
bligato a lasciare la direzione (1903), che assunse
don Pourvéer, nonostante la sua giovane etá.
Poi anche lui fu costretto a rifugiarsi alPestero.
Egli fece trasportare tutta Pattrezzatura della
casa di Diñan nelPisola di Guernesey (lies Anglo-
Normandes) e la, con ammirevole coraggio, ri-
costrui il collegio per un centinaio di ragazzi.
La santa audacia di don Pourvéer fu premiata:
parecchi di questi allievi entrarono poi nel no-
viziato salesiano, continuando cosí la bella tra-
dizione della casa di Diñan.
Per richiesta dell'arcivescovo di Portsmouth i
Salesiani assunsero anche tre nuove parrocchie
erette nelPisola di Guernesey: esse diventarono
presto floridissime. Queste parrocchie cattoliche,
in una térra protestante, diedero alPisola un
grande fervore cristiano, frutto della volontá, del
coraggio e dello zelo ardente di don Pourvéer,
che visse ancora sette anni. Ma furono anni di
fecondo ministero pastorale, gloria della Chiesa
e della Congregazione salesiana.
j. M. B.

22.10 Page 220

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Prando Antonio
226
Prin Alberto
PRANDO sac. Antonio
n. a Costanzana (Vercelli-Italia) il 23 ott. 1884; prof.
a Foglizzo il 30 sett. 1901; sac. a Torino il 24 sett.
1910; f a Torino il 18 febbr. 1942.
Nel collegio di Borgo San Martino sentí la vo-
cazione alia vita salesiana e la seguí con fer-
vore e generosa dedizione. Animo mite, co-
scienza delicata, sempre unito con Dio in uno
spirito di pietá serena, affabile col prossimo
per tratti di squisita bontá, dopo Pordinazione
sacerdotale (1910) fu scelto dal direttore spi-
rituale don Giulio Barberis a suo segretario
particolare. Don Prando continuó poi nello
stesso delicato ufficio anche col nuovo catechista
genérale don Pietro Tirone, sempre con dili-
genza e fedeltá esemplari. Dopo la morte di
don Tirone, si occupó puré, come vice-postula-
tore, delle cause dei serví di Dio della Famiglia
salesiana. Intelligente cultore di música sacra,
fu apprezzato insegnante alia Scuola Ceciliana
di Torino e all'istituto teológico internazionale
della Crocetta. II fine senso litúrgico elevava
le sue lezioni a funzione di apostolato con Pedu-
cazione al sentimento religioso e alia vera
devozione.
G. F.
PRIANTE mons. Vincenzo, vescovo
n. a Barra Mansa (Brasile) il 17 ott. 1883; prof. a Lo-
rena ü 19 luglio 1904; sac. a Taubaté il 28 genn.
1912; el. vesc. il 13 maggio 1933; f a San Paulo il
4 dic. 1944.
Nato da famiglia profundamente religiosa, dopo
aver compiuto il corso elementare al paese natío,
continuó gli studi nel collegio di Niteroi, dove
sentí la chiamata del Si-
gnore alia vita salesia-
na. II noviziato, il tiro-
cinio, gli studi filosófica
e teologici lo portarono
al sacerdozio, che rice-
vette in Taubaté. La
bontá delPanimo e le
belle doti di mente e di
cuore lo indicarono ben
presto alia direzione dei collegi di Jaboatáo
(1914-21) e di Campiñas (1921-26), finché i su-
periori apersero un piü vasto campo al suo mi-
nistero sacerdotale, affidandogli la parrocchia di
Araxá prima, poi quella di Maria Ausiliatrice
del Buon Ritiro in San Paulo (1928-33).
Qui gli giunse, nel 1933, Pelezione episcopale
alia diócesi di Corumbá, nello Stato di Mato
Grosso, una regione vasta come la Francia. Vi
rimase per undici anni, triplicando il numero
delle parrocchie e dando alia vita cristiana
Pesempio e Pimpulso di tutto il suo fervore.
Ma un male insidioso minava la sua salute, e
dopo tante sofferenze sopportate eroicamente,
mentre era in viaggio per la Nunziatura di Rio
de Janeiro, lo costrinse a fermarsi in San Paulo,
al suo antico campo di lavoro, e qui fu chia-
mato al premio eterno. La sua salma venne tu-
mulata, per disposizione dell'arcivescovo, nella
cripta della cattedrale.
E. G.
PRIN sac. Alberto, ispettore
n. a Corbigny (Francia) il 16 maggio 1877; prof. a
Schio (Italia) il 29 sett. 1905; sac. a Bruxelles (Belgio)
il 6 marzo 1909; f a Marseille (Francia) 111 ott. 1951.
Dopo brillanti studi coronati dalla laurea in let-
tere, entró nel seminario di San Sulpizio a Pa-
rigi. Ma a 25 anni decise di farsi salesiano e
fece il noviziato ad Avigliana (Italia). La ricca
cultura, la bella intelligenza face vano intrave-
dere in lui un religioso di capacita direttive. In-
fatti ebbe presto incarichi di fiducia. Fu prima
direttore a Liegi (Belgio) (1930-31), poi ando
come visitatore e ispettore nelPÁfrica del Nord
(Algeria, Tunisia e Marocco) con sede ad Al-
geri (1931-47). Fu anche direttore a Tunisi
(1941-42) e a Grano (1946-50).
Don Prin estese il raggio d'azione del suo apo-
stolato per mezzo della stampa. Scrisse una spi-
gliata vita di don Bosco: Au fil des ans, e nu-
meróse biografié dei santi salesiani e di grandi
figure di confratelli che, grazie a lui, furono
conosciute anche nei paesi di lingua francese.
Don Prin ebbe uno spirito profondamente so-
prannaturale, una grande delicatezza di cuore,
e fu un lavoratore infaticabile, come un auten-
tico figlio di don Bosco.
Opere
La Madone de Don Bosco, Salésiens, Tournai
(Belgio).
Don Bosco au fil des ans.
— Le Bienheureux ]ean Bosco.
Marguerite Bosco, mere du Bienheureux, 1926,
pp. 70.
Dans le sillage de Don Bosco.
Michel Magon, eleve de Don Bosco.

23 Pages 221-230

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23.1 Page 221

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Prin Alberto
227
Puddu Salvatore
Franjáis Besucco, eleve de Don Bosco.
— Le Servíteur de Dieu Auguste Czartoryski, prétre
salé sien.
Dominique Savio (éd. Flamande et Frangaise).
Le Serviteur de Dieu Michel Rúa.
— Le Serviteur de Dieu André Beltrami, prétre sa-
lé sien.
— Le petit Séraphin de l'Eucharistie, Gustave-Marie
Bruñí.
— La Servante de Dieu Mere Marte Mazzarello.
— Les Missions salésiennes.
Emile Verellen, 1929, pp. 60.
H. A.
PRO VER A sac. Francesco, consigliere genérale
n. a Mirabello (Alessandria-Italia) il 4 dic. 1836; prof.
a Torino il 14 maggio 1862; sac. nel 1864; f a To-
rino il 13 aprile 1874.
Francesco Provera é uno dei non molti entrad
adulti nella Congregazione ai tempi di don Bo-
sco. Da ragazzo aveva nutrito sempre l'aspira-
zione al sacerdozio; ma le circostanze lo costrin-
sero a fare con il padre vita di commercio fino
ai 22 anni; fu pero sempre l'edificazione dei
suoi compaesani. Quando nelPottobre 1858 si
presentó a don Bosco chiedendo di essere ac-
colto nelPOratorio come studente, il Santo, in-
tuito súbito con chi aveva da fare, gli disse a
bruciapelo: « Quelli che vogliono venire da me,
devono lasciarsi cuocere ». L'altro, non cono-
scendo ancora questo suo linguaggio familiare,
ne fu nella sua ingenuitá mezzo spaventato.
Don Bosco allora spiegó che doveva lasciare lui
padrone assoluto del suo cuore. Provera non
cercava di meglio. Ricevuto l'abito, se giá prima
esercitava nell'oratorio festivo un apostolato
cosí intelligente, che don Bosco lo chiamava
gran cacciatore di anime e raccomandava agli
altri di imparare da lui, raddoppió il suo zelo,
dedicandosi anche agli interni. Nel secondo
anno di filosofía don Bosco lo creó insegnante
della prima ginnasiale, che contó fino a cento-
cinquanta alunni. La sua bravura ebbe modo al-
lora di manifestarsi in un campo per lui diffi-
cilissimo.
Presa la risoluzione di restare sempre con
don Bosco, fu ammesso con altri ventuno alia
prima professione triennale della Societá Sale-
siana il 14 maggio 1862. Ben presto incominció
la sua carriera di prefetto, per la quale aveva
tutti i numeri. Nel 1863, ancor semplice chie-
rico, fu mandato prefetto nel collegio di Mira-
bello, sua patria, aperto per iniziativa di lui e
diretto da don Rúa. L'anno dopo venne trasfe-
rito con il medesimo incarico nel collegio di
Lanzo, dove si voleva un amministratore di non
comune abilitá. Quello fu l'anno dell'ordina-
zione sacerdotale, che ne elevó il prestigio e gli
offerse la possibilitá di fare maggior bene. Da
Lanzo tornó prefetto a Mirabello per motivi di
salute e di la nel 1869 passó con la stessa oc-
cupazione al nuovo collegio di Cherasco. Scri-
vendo a don Bosco si diceva « prefetto per-
petuo », e sempre in case di nuova fondazione,
che abbisognavano di economi esperti per il
loro buon avviamento. Questa sua destrezza
consiglió a don Bosco di richiamarlo nel 1870
all'Oratorio, divenuto centro di molteplici e
crescenti affari. Don Bosco, maestro nell'arte di
conciliare cose a prima vista inconciliabili, gli
affidó puré la scuola di filosofía ai chierici, che
avevano cessato di frequentare i corsi del se-
minario.
Serietá di preparazione, tenacia di memoria, fa-
cilita di parola e chiarezza di idee ne fecero un
insegnante idéale, come giá ne avevano fatto un
predicatore di vaglia. Don Francesia, che lo co-
nosceva bene, scrisse di lui: « Possedeva il gran
segreto di pensare e di fare quasi nel medesimo
tempo piü cose senza conturbarsi ». Ma i suoi
giorni volgevano al termine. Un'ulcera al piede,
che lentamente lo consuma va da dodici anni,
nell'autunno del 1873 si riveló mortale. Accettó
serenamente il sacrificio. Mentre egli si avviava
alia fine, a Roma don Bosco otteneva l'approva-
zione definitiva della Societá (3 aprile 1874).
II Santo cosí riassume l'elogio di don Provera
in una lettera da Roma: « La Societá perde uno
dei migliori suoi soci ».
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, D. Francesco Provera sacerdote sale-
siano, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1895, pp. 169.
Sac. Francesco Provera - « Vade mecum » di D. BAR-
BERIS, vol. I, p. 169, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1901.
E. C.
PUDDU sac. Salvatore, segretario genérale
n. a Oristano (Cagliari-Italia) il 21 agosto 1874; prof.
a Torino il 3 ott. 1891; sac. ad Alessandria d'Egitto
il 2 genn. 1898; f a Torino il 3 maggio 1964.
A 16 anni fece il noviziato a Foglizzo con altri
150 compagni, tra i quali alcuni furono grandi
salesiani: ebbe come insegnante don Andrea
Beltrami. Dopo la professione perpetua partí

23.2 Page 222

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Puddu Salvatore
228
Pykosz Giovanni
súbito per la Palestina, ove le opere del canó-
nico A. Belloni quell'anno furono associate alia
Famiglia salesiana. A Betlemme fece gli studi
filosofici, lavotando nel-
lo stesso tempo per gli
orfanelli. Nella Palesti-
na e nazioni circostanti
don Puddu trascorse
ben 45 anni: non ebbe
vita facile, spesso tra
povertá e disagio, e le
difficcltá del tempo di
guerra. Fu direttore ad
Alessandria d'Egitto (1906-10), a Mossul (Irak:
1910-11) e a Istanbul (Turchia: 1912-19).
Nel 1919 don Puddu fu eletto ispettore del
Medio Oriente: egli riuscí a ridare vita alie
opere salesiane chiuse forzatamente durante la
prima guerra mondiale e a créame delle nuove
in Egitto. Dopo il sessennio di ispettore, tornó
a lavorare come direttore a Porto Said (1925-
1928), ad Alessandria d'Egitto (1929-34) e an-
cora a Istanbul (1935). Qui si era incontrato
col Delegato Apostólico mons. Roncalli, il fu-
turo Papa Giovanni XXIII, che nel 1958 lo ri-
conobbe e lo accolse con squisita paternitá ab-
bracciandolo. Nel 1936 fu chiamato a Torino
come Segretario Genérale del Consiglio Supe-
riore, e vi rimase per 25 anni, quasi fino alia
morte, specchio di laboriositá indefessa, di
umiltá e cortesia senza pari, ma soprattutto di
pietá e di osservanza religiosa, di amore a
don Bosco e ai giovani, ai malati e alia sua
Terra Santa.
A. R.
PUPPO sac. Giuseppe, scrittore
n. a Melé (Genova-Italia) il 15 agosto 1862; prof. a
San Benigno Can. il 7 dic. 1881; sac. a Torino il 24
sett. 1887; f a Piova Colleretto il 17 agosto 1923.
Anima semplice e buona, visse continuamente
nella scuola e per la scuola, che riguardava come
un tempio. Aveva fatte sue, in mirabile sintesi,
le piü belle doti d'insegnante e di educatore,
che gli facevano trovare le vie del cuore degli
allievi, per i quali la sua figura di sacerdote pió,
integro, laborioso, era di per sé un'apologia e
un idéale. Si laureó in lettere nelPUniversitá di
Genova, nel 1890. L'anno dopo si laureó in
filosofía, e quando discusse, nella sottotesi, sui
« castighi nell'educazione», delineó vivace-
mente i vantaggi di una carita preveniente, vigi-
lante e longanime che mira a impadronirsi del
cuore delPallievo. II professore si mostrava me-
ravigliato di quelle teorie nuove e rivoluzionarie
nel campo dell'educazione e chiese da quali
fonti le avesse attinte. « Dal regolamento per
le case salesiane », rispóse don Puppo, « e dal
trattatello scritto da don Bosco: Sistema pre-
ventivo nell'educazione della gioventü ».
Opere
Poesie scelte nella letteratura italiana per le scuole
medie, Torino, Libr. Salesiana, 1907, pp. 363.
Odissea (Omero) annotata ad uso delle scuole, To-
rino, SEI, 1912, pp. 537.
Métrica - prosodia latina (ginnasio), Torino, SEI
1912.
Princípi di letteratura per uso delle scuole medie,
2 voll., Torino, SEI, 1914.
Congiura di Catilina (Sallustio) annotate ad uso
delle scuole, Torino, SEI, 1914, pp. 104.
L'arte poética - Le satire (Orazio) annotate ad uso
delle scuole, Torino, SEI, 1918.
Grammdtica della lingua latina (ginnasio) Torino
SEI, 1920, pp. 335.
La guerra di Giugurta, Torino, SEI, 1920, pp. 149.
Bibliografía
VARI, In memoria di D. Giuseppe Puppo, Torino, Ed.
Calanza, pp. 120.
A. R.
PYKOSZ sac. Giovanni
n. a Pittsburg (USA) il 30 giugno 1901; prof. a Klecza
Dolna (Polonia) Pll agosto 1924; sac. a Cracovia il
29 luglio 1933; f a Grossrosen (Germania) 1'8 mag-
gio 1944.
Una vocazione adulta della casa di Daszawa.
Dopo Pordinazione sacerdotale fu catechista, di-
rettore delPoratorio festivo e prefetto di Lodz.
Nel 1938 venne nominato direttore della nuova
casa di Wozniakow. Trasferito a Varsavia come
prefetto e poi come direttore delPistituto, nel
febbraio 1944 venne arréstate dalla Gestapo
con tutti i confratelli. Fu rinchiuso nel campo
di Grossrosen dove morí. II suo corpo fu bru-
ciato nel crematoio. Fu un modello di religioso.
Accettó la condanna al .campo di concentra-
mento in spirito di penitenza, serenamente. Per-
cosso senza pietá, preso a calci in modo bestiale
e maltrattato moralmente, ripeteva: « Tutto
per Gesü ».
p. T.

23.3 Page 223

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Q-R
QUADRIO sac. Giuseppe, scrittore
n. a Vervio (Sondrio-Italia il 28 nov. 1921; prof. a
Chieri-Moglia il 30 nov. 1937; sac. a Roma il 16 marzo
1947; f a Torino il 23 ott. 1963.
Fece l'aspirantato a Ivrea nell'Istituto Missio-
nario Card. Cagliero, il noviziato a « Villa Mo-
glia » (Chieri), la filosofía e la teología all'Uni-
versitá Gregoriana a Roma, e tra Puna e Taltra
il tirocinio pratico a Foglizzo, in qualita di as-
sistente e insegnante di filosofía. Compiuti bril-
lantemente gli studi, fu inviato nel 1949 al
Pontificio Ateneo Salesiano di Torino, come pro-
fessore di teologia dogmática. Fu decano della
Facoltá di teologia dal 1954 al 1959. Nell'anno
seguente si riveló in lui un linfogranuloma ma-
ligno, che gli troncó la carriera dell'insegna-
mento, ma gli aperse la via di un apostolato
fecondo, fatto di esempio, di sacrificio e di at-
tivitá apostólica secondo le circostanze e le forze
di cui disponeva. Quattro lunghi anni duró que-
sta malattia, che lo costrinse a passare molti
mesi all'ospedale, in varié riprese, e fu qui prin-
cipalmente che egli scoperse la missione che gli
riservava il Signore: una missione di bontá, di
comprensione, di esempio, di sacrificio, di apo-
stolato della penna, del sorriso e della dedizione.
Era un'anima aperta: ammirava ovunque la sag-
gezza umana, pur sorpassandola; era sensibile
all'angoscia del nostro tempo, ma ne riemergeva
sempre nella fede. La luce che gli seaturiva dal
cuore, gli permetteva di ¿Iluminare tutte le si-
tuazioni. Nel mese di agosto 1963, durante al-
cuni giorni di relativo benessere, distrusse gran
parte dei suoi manoscritti. II poco che sfuggl
a questa strage fu raccolto da don Eugenio Va-
lentini, a edificazione di quanti lo stimarono
e amarono come un'anima privilegiata, che in-
dicava una meta superiore piü col suo esempio
che con le parole.
Opere
II trattato « De Assumptione Beatea Mariae Virgi-
nis» dello Pseudo-Agostino, Analecta Gregoriana,
52. Romae, Pont. Univ. Gregoriana, 1951, pp. 428.
Subsidia in tractatum de Virtutibus theologicis, Li-
thographice, Torino, PAS, 1954, pp. 190.
Subsidia in tractatum de Paenitentia, Lithographice,
Torino, PAS, 1959, pp. 288.
La grandezza del Matrimonio cristiano, Lithogra-
phice, Torino, Istituto Internazionale Don Bosco,
1960, pp. 46.
Maria e la Chiesa. La Mediazione sociale di María
nell'insegnamento dei Papi da Gregorio XVI a
Pió XII, Accademia Mariana Salesiana, 5. Torino,
SEI, 1962, pp. 291.
Problemi d'oggi. In margine al trattato de Deo
Creante, Lithographice, Torino, PAS, 1963, pp. 163.
— Vari articoli in Salesianum, La Scuola Cattolica,
Voci jráteme, Meridiano 12, e varié voci per il
Dizionario Ecclesiastico, Torino, UTET.
Bibliografía
E. VALENTINI, Don Giuseppe Quadrio, Torino, PAS,
1968, pp. 269.
E. V.
RABAGLIATI sac. Evasio, missionario
n. a Occimiano (Alessandria-Italia) il 20 genn. 1855;
prof. a Lanzo il 15 sett. 1875; sac. a Buenos Aires il
•22 sett. 1877; f a Santiago del Cile il 2 maggio 1920.
Fu uno dei pionieri che don Bosco mandó nel
Sud America per portare in quelle immense re-
pubbliche un nuovo soffio di civiltá cristiana.
AlPetá di dodici anni ebbe la ventura di incon-
trarsi con il grande Educatore in una di quelle

23.4 Page 224

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Rabagliati Evasio
230
Rabagliati Paolo
passeggiate autunnali sui colli monferrini che
egli organizzava per i suoi allievi. Accolto nel
collegio di Mirabello nel 1869, passa poi a
Borgo San Martino, indi all'Oratorio di Val-
docco - Torino. Frattan-
to sorge chiara la sua
vocazione sacerdotale e
salesiana. Fatto il no-
viziato e la professione
religiosa e preso il di-
ploma magistrale, don
Bosco lo manda nel col-
legio di Lanzo come
maestro di música, indi
a Nice (Francia): qui sta due anni, perfezionan-
dosi nella música e nella lingua francese e fre-
quentando la scuola di teología del seminario.
Lo richiama nel 1876 per aggregarlo al secondo
drappello di missionari salesiani da inviare in
America.
Inizió il suo apostolato fra gli emigrati italiani
di Buenos Aires e Panno seguente fu ordinato
sacerdote. Don Costamagna lo prese con sé nella
prima esplorazione della Patagonia per via mare.
Nel 1880 é nominato direttore del collegio di
San Nicolás de los Arroyos, e vi rimane fino al
1886, allorché deve valicare la Cordigliera delle
Ande per andaré a dirigere la prima casa sale-
siana del Cile a Concepción (1887-90). In am-
bedue i luoghi la sua forte personalitá, ricca di
doti naturali e di abilitá acquisite, ma soprat-
tutto di zelo apostólico, si impone e suscita sim-
patie e collaborazione. II suo maggior campo di
apostolato doveva pero essere la Colombia, a
Bogotá, dove don Rúa lo invió nel 1890 ad
aprire una scuola professionale dietro invito
del Governo nazionale e di Leone XIII, al quale
fu dedicata. Si occupó quindi delPassistenza spi-
rituale ai lebbrosi di Agua de Dios, iniziata dal-
l'eroico don Unia nel 1891 e proseguita da
don Crippa e don Variara. Per daré sviluppo
alPopera nel 1893 aperse il noviziato a Fon-
tibón; sicché nel 1896, in piena guerra civile,
poté iniziare coraggiosamente con don Briata
la missione dei Llanos de San Martín, stermi-
nata pianura posta lungo la Cordigliera orién-
tale, giá evangelizzata dai Gesuiti, ma ricaduta
nella barbarie dopo la loro soppressione.
Frattanto, avendo visitato altri due lebbrosari
e veduto come erano trascurati i poveri malati,
molti dei quali erano sparsi anche tra la popo-
lazione sana, fece il progetto di riunirli tutti
in un grande lebbrosario, ben organizzato per
Passistenza materiale e spirituale. Ne parló, ne
scrisse, trasse dalla sua il Governo, studió il
progetto con una commissione governativa, fece
viaggi, recandosi anche a Bergen in Norvegia dal
celebre lebbrologo Hansen (1898). Purtroppo,
dopo tante fatiche, le mene politiche manda-
rono tutto a monte; ma la sua iniziativa de-
terminó nell'opinione pubblica una corrente fa-
vorevole ai poveri lebbrosi e spinse i pubblici
poteri a occuparsi piü seriamente del grave pro-
blema. Infatti nel 1897 gli fu affidata la dire-
zione anche del lazzaretto di Contratación.
Essendosi Popera salesiana giá sviluppata sufi-
cientemente in Colombia, nel 1896 venne eretta
in ispettoria autónoma e don Rabagliati ne fu
eletto ispettore. Nel 1910, dopo aver preso
parte al Capitolo Genérale per Pelezione del
successore di don Rúa, il nuovo Rettor Mag-
giore don Albera lo esoneró per ragioni di sa-
lute dal suo grave incarico e lo rimando nel
Cile per riposare e curarsi. Ma don Rabagliati,
sull'esempio di don Bosco, non conosce riposo
e impiega gli ultimi suoi anni nell'incessante
esercizio del sacro ministero, per cui é ricerca-
tissimo, nonché nel raccogliere offerte per i leb-
brosi di Colombia. Muore sulla breccia, dopo
una predica all'istituto delle Figlie di Maria Au-
siliatrice in Santiago nel 1920. Alia notizia della
sua morte il Governo colombiano dichiaró il
lutto nazionale e la stampa di ogni colore, tanto
in Colombia come in Cile, ne esaltó le grandi
benemerenze civili e religiose.
F. A.
RABAGLIATI sac. Paolo, missionario
n. a Occimiano (Alessandria-Italia) il 31 maggio 1875;
prof. perp. a Torino il 30 marzo 1894; sac. a Santiago
(Cile) il 27 maggio 1899; f a Concepción il 12 lu-
glio 1954.
Ebbe la gioia di conoscere il santo Fondatore.
Entrato nelPOratorio di Torino nell'agosto del
1887, un giorno incontró don Bosco, il quale,
sapendo che era fratello di don Evasio, fonda-
tore della prima casa salesiana del Cile, gli
chiese: « Ti piacerebbe andaré in Cile insieme
con tuo fratello? ». « No », rispóse prontamente
Paolo. « E perché? ». « Perché é troppo lon-
tano». Allora il Santo, fissandolo profonda-
mente negli occhi, ripeté per tre volte: « Chis-
sá... chissá... chissá! ». Le previsioni di don Bo-

23.5 Page 225

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Rabagliati Paolo
231
Ragazzini Antonio
seo si avverarono. Don Rabagliati partí giova-
nissimo per il Cile, dove si riveló apostólo
degno del fratello don Evasio e fu direttore
per ben 45 anni: prima a La Serena (1903-04),
poi maestro dei novizi a Macul (1906-10), di
nuovo direttore a La Serena (1910-19), a Con-
cepción (1921-26), a Talca (1926-31), a San-
tiago (1931-37), ancora a Concepción (1937-
1942) e a Iquique (1942-49). Lasció ovunque
Pimpressione di un salesiano secondo il cuore
di don Bosco.
p. z.
RABASA BENTANACHS Giuseppe, coad.,
servo di Dio, martire
n. a Noves (Lérida-Spagna) il 26 luglio 1862; prof.
perp. a Sarria il 7 dic. 1892; f a Sarria il 4 agosto 1936.
Orfano, fu ricevuto nel collegio salesiano di
Sarria come serviente. Ebbe la fortuna di in-
contrarvi don Bosco nel 1886, e si fece sale-
siano. II suo umile lavoro di cuoco non lo di-
stolse dall'arrivare, con la grazia del Signore,
a un alto grado di perfezione cristiana. Lavo-
rare e pregare era tutt'uno per lui. Per riguardo
alia sua etá fu trasferito a Villena, un ambiente
piü piccolo. Ma ritornó a Sarria per pregare e
predicare col buon esempio. Fu arrestato nel
luglio 1936 dai rossi e ottenne la palma del
martirio nelle medesime circostanze di don Giu-
seppe Batalla. II processo diocesano di beatifi-
cazione fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
RACCA sac. Pietro
n. a Volverá (Torino-Italia) nel sett. 1843; prof. e sac.
nel 1871; f il 13 sett. 1873.
Era figlio di buoni contadini che lo educarono
nel timor di Dio. Don Bosco diceva di don Racca
che era una di quelle pere che paiono brutte,
ma sonó buone al gusto. Fu accettato nell'Ora-
torio di Valdocco nel 1862. Aveva venti anni
e non riusciva negli studi perché di poca me-
moria. Domando alia Madonna la grazia e Pot-
tenne alPimprovviso dopo un sogno. II chie-
rico Racca era di grande aiuto nell'Oratorio. Lo
ebbe buon collaboratore per la scuola di canto
don Cagliero. Fu abile assistente e insegnante
di catechismo, con tutta la fiducia di don Bosco.
Sempre malaticcio, tuttavia non si risparmiava
in nulla: é questa la testimonianza di don Pi-
collo, che lo ricordava per le sue amabili con-
versazioni edificanti.
Don Bosco lo volle con sé in un suo viaggio a
Roma, nel 1867. Era stato mandato a Sampier-
darena per riposare: ma la sua piü grande pena
era lo star lontano dall'Oratorio e da don Bo-
sco. La mamma lo volle a Volverá per qualche
giorno. La malattia si aggravó: don Racca fa-
ceva coraggio ai genitori e accettó lieto il sacri-
ficio. II giorno della sua morte, don Bosco,
mentre era a pranzo, all'improvviso con volto
mesto disse a don Tamietti: « Povero don Rac-
ca! ». « Che cosa c'é? ». « Lo saprai! ». Sul
tardi di quel giorno giunse all'Oratorio un di-
spaccio che annunziava la morte di don Racca.
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, Salesiani defunti, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1904, pp. 296.
A. R.
RAGAZZINI sac. Antonio, ispettore
n. a Faenza (Ravenna-Italia) il 21 febbr. 1907; prof.
a Castel de' Britti il 27 sett. 1925; sac. ad Agua de Dios
(Colombia) il 30 luglio 1933; f a Managua (Nicaragua
C. A.) il 5 marzo 1959.
Fece gli studi nel seminario, ma desiderava an-
daré nelle Missioni: per questo si orientó verso
la Societá Salesiana, dopo aver udito una con-
ferenza di don Vespignani sui lebbrosi. Fatto
il noviziato e poi la professione religiosa, nel
1925 partí per la Colombia, a Mosquera. Fu or-
dinato sacerdote ad Agua de Dios (1933):
Don Ragazzini fu un apostólo dei lebbrosi, ma
seppe sdrammatizzare il problema, impostare
l'assistenza, riattivare le loro energie. Fu diret-
tore a El Guacamayo (1939-43), poi a Contra-
tación (1943-44), a Bogotá (1945-46), di nuovo
a Contratación (1946-47), e ancora a Bogotá
(1949-50). Quindi fu nominato ispettore del
Messico-Antille (1950-56), e dopo una paren-
tesi come direttore a Puebla (Messico) (1956-
1957), di nuovo ispettore del Centro America,
fino alia morte (1959). Don Ragazzini fu un
organizzatore tenace e prestigioso, mente aperta
e lungimirante. Persino la Nunziatura Apostó-
lica si serví della sua opera in due diversi pe-
riodi e per vari anni, a vendólo come segretario
e addetto al disbrigo di pratiche diplomatiche.
Sotto di lui fiorirono nel Messico, provato 20

23.6 Page 226

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Ragazzini Antonio
232
anni prima dalla persecuzione religiosa, cinque
nuove opere, oratori festivi, organizzó la buona
stampa. Curó moltissimo le vocazioni. Divenuto
ispettore del Centro America, un piú vasto
campo di lavoro (sei Nazioni), continuó la sua
bella opera di organizzatore delle case a lui af-
fidate. Solo per poco, perché mor i va dopo due
anni, in un disastro aereo, mentre tornava da
Manáus all'Honduras.
A. R.
Raspante Ignazio
RAMOS GARCÍA coad. Elíodoro,
servo di Dio, martire
n. a Molerás (Spagna); prof. nel 1936; -j- a Guadalajara
il 6 dic. 1936.
Cominció il ginnasio dai padri Domenicani e in
seguito entró nel seminario salesiano di Cara-
banchel Alto. Poiché incontrava difficoltá negli
studi, i superiori lo consigliarono di farsi coa-
diutore. Si sottomise con molía umiltá a questa
decisione, col fermo proposito, come scrisse lui
stesso, di diventare un buon religioso. L'inno-
cenza gli brillava negli occhi e fu coronata col
martirio dopo alcuni mesi di professione. Du-
rante i rivolgimenti marxisti della Spagna, fu ar-
restato il 1° agosto 1936 col direttore don La-
saga e altri confratelli. Vissero in preghiera e
fraternitá quattro mesi. Fu ucciso il 6 dicembre.
II processo diocesano di beatificazione fu in-
trodotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
RAMOS VELÁSQUEZ coad. Angelo,
servo di Dio, mar tire
n. a Sevilla (Spagna) il 9 marzo 1876; prof. a San Vi-
cente deis Horts il 23 agosto 1897; -f- a Sarria nel 1936.
Visitando nel 1891 la casa salesiana di Barce-
lona, fu cosí ben impressionato dalla gentilezza
e bontá del direttore don Filippo Rinaldi, che
un anno dopo fece demanda di ammissione alia
Societá. Avendo attitudini speciali per la pit-
tura, seguí la scuola delle arti decorative e di
disegno con notevoli progressi. Lavoro in se-
guito come maestro disegnatore nella scuola pro-
fessionale e formó molti giovani artisti. Nel
medesimo tempo fu attore di teatro e bravo re-
gista. Nonostante tutti questi suoi doni e ca-
pacita, visse umile e di esempio a tutti. Du-
rante la rivoluzione marxista (1936), costretto
ad abbandonare il collegio, si stabili in un pic-
colo albergo, donde poté essere utile a molti con-
fratelli. Ma fu tradito da un ex-allievo di Sarria,
che era stato allontanato dal collegio a causa
della sua condotta. Prima di essere condotto
via dai soldati, il coraggioso religioso seppe per-
donare al suo traditore. Nella stessa notte
Ramos fu fucilato senza processo. Non si poté
ritrovare il suo corpo. II processo diocesano di
beatificazione fu introdotto il 15 dicembre 1953.
C. A.
RASPANTE sac. Ignazio, scrittore
n. ad Adrano (Catania-Italia) il 13 giugno 1884; prof.
a San Gregorio il 1° genn. 1902; sac. a Catania il 19
aprile 1914; f a Catania il 24 genn. 1955.
Conseguí la laurea in lettere alPUniversitá di
Catania. Fu valente insegnante di lettere nel gin-
nasio superiore di vari istituti in Sicilia e poi
al liceo di Catania-Cifali, per oltre 50 anni.

23.7 Page 227

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Raspante Ignazio
233
Raspante Ignazio
1922 (24 aprile) - XII Capitolo Genérale, per l'elezione del Rettor Maggiore (Don Filippo Rinaldi).
1a fila in basso (da sinistra)
1. Mons. Munerati Dante
2. Don Vespignani Giuseppe
3. Don Fascie Bartolomeo
4. Don Barberis Giulio
5. Mons. Massa Pietro
6. Mons. Comin Domenico
7. Mons. Piani Guglielmo
8. Card. Cagliero Giovanni
9. Don Rinaldi Filippo
10. Mons. Aguilera Abramo
11. Mons. Versiglia Luigi
12. Don Ricaldone Pietro
13. Don Conelli Arturo
14. Don Piscetta Luigi
15. Don Gusmano Calogero
2a fila (da destra)
16. Don Gamba Giuseppe
17. Don Bianchi Eugenio
18. Don Beissiére Cipriano
19.
20. Don Trione Stefano
21. Don Luchelli Alessandro
22. Don Nai Luigi
23. Don Manfredini Giuseppe
24. Don Scaloni Francesco
25. Don Binelli Giuseppe
26. Don Carra Ermenegildo
27. Don Virion Paolo
28. Don Deckers Lorenzo
29. Mons. Olaechea Marcellino
30.
31. Don Montaldo Paolo
3a fila (da sinistra)
32. Don Cartier Luigi
33. Don Misieri Giuseppe
34 Don Reyneri Giuseppe
35 Don Cattaneo Ernesto
36 Mons. Coppo Ernesto
37
38 Don Peretto Cario
39 Don Rota Pietro
40. Don Viñas Guglielmo
41. Don Giraudi Fedele
42. Don Porro Antonio
43. Don Sallaberry Luigi
44. Mons. Esandi Nicola
45. Don Manachino Gaudenzio
46. Don Pedemonte Luigi
47. Don Ercolini Domenico
48. Don Lingueglia Paolo.
4a fila (da destra)
49. Don Manassero Emanuele
50. Don Puddu Salvatore
51 , Don Savaré Bernardo
52, Don Costa Ludovico
53 , Don Simonetti Giovanni
54 Don Tomasetti Francesco
55 , Don Minguzzi Giovanni
56
57. Don Hlond Augusto (Card.)
58.
59. Don Roses Salvatore
60.
61. Don Lampe Ermanno
62. Don Tirone Pietro
63.
64.
65. Don Moratorio Giovanni

23.8 Page 228

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Raspante Ignazio
234
Redaelli Aristide
Buon religioso, appassionatamente dedito alia
scuola, e formatore di coscienze cristiane fra gli
innumerevoli allievi, che gli rimasero sempre
fedeli e riconoscenti.
Opere
Riassunti di morfología e sintassi greca, Torino,
SEI, 1938.
Sulla composizione e sull'autore del carme « Pseudo-
focilideo », Catania, Tip. Salesiana, 1943, pp. 132.
Grammatica greca per la 4a e 5* ginnaside, Torino,
SEI, 1955.
RASTELLO sac. Secondo, scrittore
n. a Prarolo (Vercelli-Italia) il 21 maggio 1881; prof.
a Mogliano Véneto il 12 ott. 1901; sac. a Venezia il
16 marzo 1907; f a Chiari FU giugno 1945.
Conseguí la laurea in lettere alia R. Universitá
di Bologna, nel 1912. Fedeltá nelPosservanza
religiosa, zelo nelPapostolato salesiano, ascen-
dente sulPanimo dei ragazzi caratterizzarono i
suoi anni giovanili nelle diverse case. Fu per-
tanto nominato direttore a Chiari (1919-23) e
dopo una breve parentesi, di nuovo direttore a
Gualdo Tadino (1929-33), poi a Ferrara (1933-
1937), a Mogliano Véneto (1937-40) e di nuovo
a Chiari (1940-45). Le naturali doti di ingegno
acuto, ricchezza di sentimento, bontá di cuore,
vivacitá di carattere furono da luí ovunque
poste al servizio del bene per i giovani. Ebbe
vocazione spiccata per Poratoria, con la sua fa-
cilita di parola, Pottima cultura ascética e let-
teraria, il bel timbro di voce. Fu una buona
penna: collaboró in periodici salesiani, nella col-
lana di Letture Cattoliche. Piü che in prosa
scrisse in versi, anche se una gran parte della
sua produzione é rimasta inédita: in questa sua
attivitá ebbe sempre ispirazione, motivi e argo-
menti salesiani. Chiuse la sua vita immatura-
mente in un trágico incidente stradale.
Opere
La societá dell'allegria: Giovanni Bosco studente,
Torino, SEI, 1932, pp. 160.
Don Bosco: trilogía musicale (versi), música del
M° Gregorio, Ferrara, 1937.
Prime poesie, Treviso, Ed. Longo, 1950, pp. 224.
Bibliografía
Don Secondo Rastello ricordato dai suoi giovani, To-
rino, Borla, pp. 115.
A. R.
RAVALICO sac. Luigi
n. a Trieste (Italia) il 6 marzo 1906; prof. a Este il
14 sett. 1924; sac. a Shillong (India) il 31 marzo 1932;
f a Shillong il 17 dic. 1967.
A 18 anni, con la poesia delle Missioni nel
cuore, giunse nel 1924 nelPAssam. Formó la
sua tempra di missionario sotto la guida di un
leader e padre quale fu
in India per 40 anni
mons. Mathias. La sua
vita ebbe molti capitoli;
ma i quattro piü lumi-
nosi furono: la fonda-
zione della Missione di
Tezpur (1932); Paper-
tura dell'opera salesiana
a Goa, dove ando, espul-
so dalPIndia alia fine della seconda guerra mon-
diale, con don V. Scuderi (1945); il principio
della Missione del Manipur e infine Popera delle
vocazioni a Shillong. Don Ravalico amó molto le
vocazioni: le cercó, le curó sempre. Dal 1962 si
dedicó completamente a loro. Lavoró, si sacri-
ficó per far sorgere il suo « Savio Juniorate »
di Shillong. Passó gli ultimi due anni girando
tra i suoi amici d'Europa e degli USA per cer-
care aiuti per loro e per altre opere delPAssam.
Ritornó per moriré tra i suoi aspiranti. Don Ra-
valico fece conoscere e amare le Missioni del-
Plndia con la sua parola e con la penna. Scrisse
alcuni fascicoli missionari, molti articoli per íl
Bollettino Salesiano, per YOsservatore Romano
e altri giornali.
Opera
Trent'anni di India, Torino, Gráfica Moderna, 1954,
pp. 110.
P. Z.
REDAELLI sac. Aristide
n. a Milano (Italia) il 24 genn. 1876; prof. perp. a
Ivrea il 4 ott. 1894; sac. a Lugano (Svizzera) il 27
maggio 1899; f a Novara il 6 maggio 1956.
Entró nelPOratorio di Valdocco nel 1888, ove,
finito il corso ginnasiale, si iscrisse alia Societá
Salesiana. Nel 1902 don Michele Rúa lo mandó
a Lugano a dirigervi, primo dei Salesiani, il
nuovo oratorio festivo fondato per volontá del
vescovo della diócesi e di un'eletta commissione
del laicato cattolico. La previsione del comitato

23.9 Page 229

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Redaelli Aristide
235
Reyneri Giuseppe
che aveva voluto i Salesiani in Lugano per sal-
vare nel campo religioso-morale la gioventü lu-
ganese, non ando delusa. Lo zelo dinámico e sa-
pientemente pastorale profuso da don Redaelli
resé il suo nome sinónimo di don Bosco. Di-
resse puré l'importante Istituto Elvetico di Lu-
gano (1917-25), che stava per chiudere la sua
gestione. Per le grandi benemerenze da lui ac-
quistate, specialmente durante la guerra, in
mezzo al numeroso gruppo di italiani che vive-
vano allora in Lugano, il Governo italiano lo
nominó Cavaliere della Corona d'Italia. Di-
resse puré il collegio di Gorizia (1925-28),
quello di Maroggia (Svizzera) (1936-41) e di
nuovo il Collegio Elvetico di Lugano (1941-47).
Chiuse esemplarmente la sua vita operosa come
ecónomo ispettoriale dell'ispettoria Novarese-
Elvetica.
G. BON.
RE sac. Giuseppe, missionario
n. a Isola Sant'Antonio (Alessandria-Italia) il 28 giu-
gno 1881; prof. a Ivrea il 15 sett. 1902; sac. a Torino
il 27 marzo 1909; f a Santiago (Cile) il 25 maggio 1960.
L'anno dopo l'ordinazione sacerdotale partí per
il Cile. Qui ebbe la carica di direttore in varié
case: a Natales (1925-27), a Punta Arenas
(1928-29), a Rio Gallegos (1930-36), a S. Julián
(1936-39), a Puerto Deseado (1939-43). Per
ventun anni fu incaricato delPOsservatorio Me-
teorológico di Punta Arenas: fissó i risultati dei
suoi studi scientifici in un libro, II clima di
Punta Arenas, che fu pubblicato con l'approva-
zione del Ministero delPAgricultura del Cile.
Fu puré versatile in storia e letteratura, coltivó
la música e la poesia al servizio delle feste sa-
lesiane. Seppe armonizzare il suo sapere con la
bontá che gli veniva dal cuore.
p. z.
tifico, con regolari sondaggi aerei e misurazione
giornaliera dei fenomeni meteorología, apprez-
zatissimi dai Ministeri dell'Agricultura e del-
l'Aviazione. Per i suoi meriti scientifici fu de-
corato dal Presidente del Governo fedérale te-
desco il 24 maggio 1962. Salesiano di non co-
mune virtü, fu fedele al confessionale e alPora-
torio festivo, che diresse dal giorno delPordina-
zione fino a quello della morte. Morí trágica-
mente, travolto da un camión mentre tornava
in bicicletta dalla vicina Coxipó dove si recava
ogni settimana a confessare gli aspiranti.
A. R.
REYES PARDO sac. Vincenzo,
servo di Dio, martire
n. a Sevilla (Spagna) il 20 aprile 1890; prof. a San José
del Valle il 7 dic. 1911; sac. a Jaén il 18 agosto 1920;
t a Málaga il 31 agosto 1936.
Fece gli studi nel collegio salesiano di Ecija, il
noviziato e la filosofía a San José del Valle, il
triennio nei collegi di Cádiz e di Málaga. Co-
minció il suo ministero sacerdotale nel collegio
di Córdoba. Fu direttore a Carmona. Spese tutta
la vita per il bene delle anime con Papostolato
delPallegria. Durante la rivoluzione marxista fu
arrestato (21 luglio 1936) con i salesiani del
collegio di Málaga e imprigionato con 50 preti.
Nonostante l'ordine della loro liberazione del
governatore civile, furono trattenuti in prigione.
Dopo un bombardamento sulla cittá, per rappre-
saglia egli fu preso come ostaggio con don Fe-
lice Paco. I due furono fucilati perché preti e
religiosi. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
REYNERI sac. Giuseppe, ispettore
REMETTER sac. Riccardo, scienziato
n. a Hósbach (Germania) il 15 luglio 1890; prof. a Fo-
glizzo (Italia) il 15 sett. 1912; sac. a Guiaba (Brasile) il
30 marzo 1919; f a Guiaba il 22 sett. 1965.
Partito dalla Baviera per il Brasile come sem-
plice chierico nel 1913, non rivide piü l'Europa,
compiendo il sacrificio di un distacco totale
dalla famiglia e dalla patria. Fu direttore per
40 anni delPOsservatorio Meteorológico di Gu-
iaba e addetto per 50 anni a quel servizio scien-
n. a Torino (Italia) il 21 agosto 1873; prof. perp. a
Torino il 2 ott. 1892; sac. a Lima (Perú) il 1° nov.
1896; f a Buenos Aires (Argentina) il 6 giugno 1956.
Entró nelPOratorio di Valdocco nel 1886, due
anni prima che morisse il santo Fondatore, il
quale un giorno gli predisse la lunga carriera
con queste profetiche parole: « Andrai molto
lontano, piü lontano di tutti i tuoi compagni ».
Infatti nel 1892 partiva per le Missioni del-
PEquatore, cominciando la sua preziosa attivitá
nell'America Latina, che sarebbe durata per 64

23.10 Page 230

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Reyneri Giuseppe
236
Ricaldone Pietro
anni. Cacciato dalPEquatore con gli altri mis-
sionari cattolici, si recó a lavorare nel Perú,
dove, appena ordinato sacerdote, fu incaricato
di fondare una nuova casa salesiana in Lima.
Poi fu direttore a La Paz (Bolivia) (1899-1907).
Nel 1907, alPetá di 34 anni, veniva eletto ispet-
tore del Perú e della Bolivia, carica che tenne
fino al 1919.
L'obbedienza lo chiamó poi nel Centro Ame-
rica: fu direttore a Santa Tecla (El Salvador),
ma súbito dopo fu nominato ispettore delle
opere nel Centro America (1922-29). Tornó in
seguito ispettore in Perú e Bolivia (1929-34) e
dal 1934 al 1941 a Buenos Aires. Qui a causa
delle difficoltá di comunicazioni dovute alia
guerra, fu nominato rappresentante del Rettor
Maggiore per tutta PAmerica Latina (1941-46).
Tornato ispettore di Buenos Aires al termine
della guerra, tenne la carica fino al 1949.
Quando finalmente avrebbe avuto diritto a un
meritato riposo, dedicó ancora le sue valide
energie alPorganizzazione della « Casa del Bol-
lettino » di Buenos Aires (1950-56), come Edi-
trice Salesiana, provvedendola del piú moderno
macchinario e facendone un centro internazio-
nale di diífusione della stampa cattolica nel-
PAmerica del Sud. Nota caratteristica di
don Reyneri fu sempre il suo amore a don Bo-
sco, del quale riusci a ricopiare in sé la mira-
bile figura di apostólo.
p. z.
RICALDONE sac. Pietro, rettor maggiore
n. a Mirabello (Alessandria-Italia) il 27 luglio 1870;
prof. a Torino il 23 agosto 1890; sac. a Sevilla (Spa-
gna) il 27 maggio 1893; el. Rettor Maggiore il 17 mag-
gio 1932; f a Torino il 25 nov. 1951.
Ebbe la ventura di vedere don Bosco, di ascol-
tare alcune sue « Buone Notti » e di avvicinarlo
in un colloquio privato.
Questo avvenne quan-
do era giovane studen-
te nel collegio salesiano
di Borgo San Martino.
Terminó il corso nel se-
minario vescovile di Cá-
sale Monferrato. A 18
anni, dopo matura ri-
flessione e col consiglio
dello zio don Giuseppe, decise di entrare nella
Congregazione Salesiana e fece Paspirantato e
il noviziato nel seminario salesiano delle Mis-
sioni Estere di Valsalice (Torino), dove ebbe
per compagni i servi di Dio don Augusto Czar-
toryski e don Andrea Beltrami. Pochi giorni
dopo la professione religiosa fu inviato nella
Spagna, dove per 20 anni esercitó su larga scala
Papostolato salesiano, lasciando di sé la fama
(che dura tuttora) di uomo superiore per la ric-
chezza dei doni personali e per il fervore del-
Pazione svolta.
La prima rivelazione della sua personalitá av-
venne a Siviglia, dove, ancora chierico, inizió
con un sacerdote salesiano la redenzione della
gioventü del quartiere della SS. Trinitá, nel
quale spadroneggiavano indisturbate bande di
monelli organizzati; in breve tempo li conquistó
e il suo nome don Pedro divenne familiare sulla
bocea di quei vagabondi. Ordinato sacerdote, fu
messo a capo delPopera iniziata a Siviglia (1894-
1901); all'oratorio festivo aggiunse successiva-
mente le scuole elementan, professionali e gin-
nasiali; per suo mérito la casa della SS. Trinitá
divenne un centro di vita religiosa, specialmente
per la gioventü e la classe operaia.
Nel 1901, nominato ispettore delle case sale-
siane delPAndalusia, diede vigoroso impulso a
quelle esistenti e ne fondo altre quattro. Degna
di essere ricordata e la Biblioteca Agraria Sola-
riana da lui promossa per diffondere il sistema
Solari, come pratica agricola, insieme ai prin-
cipi economico-sociali della nuova fisiocrazia,
che fanno capo alia Scuola Solariana di Parma.
Furono oltre 140 i volumi editi in pochi anni,
alcuni dei quali diífusi anche nelPAmerica La-
tina. La collezione, presentata a diverse espo-
sizioni nella Spagna e in Italia, ottenne lusin-
ghieri apprezzamenti, riconoscimenti e premi.
In questo periodo ebbe puré dai superiori il
delicato incarico di Visitatore delle case e Mis-
sioni delPAmerica meridionale e si spinse fino
alia Patagonia, alia Terra del Fuoco, alie isole
Mal vine.
Nel 1911 venne chiamato a far parte del Consi-
glio Superiore e nominato Direttore Genérale
delle Scuole professionali e agricole della Con-
gregazione. Sue benemerenze: la compilazione
dei programmi, l'iniziativa dei testi scolastici
e di una biblioteca per dette scuole; Porganiz-
zazione di una mostra didattico-professionale; la
visita delle case salesiane negli Stati Uniti e
Messico. Nel 1922 fu eletto Prefetto Genérale
della Congregazione. Nel nuovo piü alto inca-
rico preparó il padiglione delle Missioni sale-

24 Pages 231-240

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24.1 Page 231

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Ricaldone Pietro
237
Riccardi Roberto
siane nell'Esposizione Vaticana (1925) e Pespo-
sizione delle Missioni salesiane nella Casa Madre
di Torino (1926). Inoltre, fece la visita straor-
dinaria a tutte le Missioni delPEstremo Oriente
(1926-27), percorrendo 60.000 km.; al suo ri-
torno intraprese la crociata missionaria, che, con
le numeróse borse missionarie oíferte da coope-
ratori e benefattori, permise la fondazione e lo
sviluppo di numerosi istituti per aspiranti mis-
sionari. Allesti puré lo stand delle Missioni sa-
lesiane all'Esposizione internazionale di Barce-
lona (1930). Ebbe grandissima parte nelPorga-
nizzare la solennissima traslazione delle reliquie
di don Bosco da Valsalice a Valdocco il 9 giugno
1929, in occasione della beatificazione.
Eletto Rettor Maggiore nel 1932, in meno di
vent'anni raddoppió le fondazioni e il numero
dei Salesiani, segnando nella storia della Congre-
gazione le date glorióse della canonizzazione del
Fondatore e della prima Superiora delle Figlie
di Maria Ausiliatrice, Maria Mazzarello, nonché
la beatificazione del giovanetto Domenico Savio.
Promcsse e attuó Pampliamento del santuario
di Maria Ausiliatrice in Torino, organizzó la
crociata catechistica e creó lo strumento per la
sua attuazione nella Libreria Dottrina Cristiana
(LDC); ottenne dalla Santa Sede l'erezione del
Pontificio Ateneo Salesiano; promosse il comple-
tamente delle Memorie Biografiche di Don Bo-
sco in 19 volumi e degli Annali della Pía So-
cieta Salesiana, la Corona Patrum Salesiana, la
collana Eormazione Salesiana, nella quale figu-
rano vari suoi volumi. Un complesso grandioso
di opere, frutto del suo zelo ispirato all'anelito
di don Bosco: Da mihi animas!
Opere
Vida de las santas Justa y Rufina, Sevilla, Tip. Sa-
lesiana, 1896, pp. 238.
Los labradores, la agricultura y la cuestión social,
Sevilla, Tip. Salesiana, 1903.
El clero, la agricultura y la cuestión social, Sevilla,
Tip. Salesiana, 1903.
El problema forrajero, Sevilla, Tip. Salesiana, 1905.
Las leguminosas y los cereales, Sevilla, Tip. Salesia-
na, 1905.
// cooperatore salesiano, Torino, Tip. Salesiana,
1916, pp. 88.
Santitá e purezza. A ricordo della canonizzazione
di San Giovanni Bosco, Torino, SEI, 1935, pp. 204.
Fedeltá a Don Bosco Santo, Torino, SEI, 1936,
pp. 203.
Poverta, Torino, SEI, 1938, pp. 398.
Oratorio festivo, catechismo, formazione religiosa,
Torino, SEI, 1940, pp. 332.
I voti, 2 voll., Colle Don Bosco, LDC, 1943-44.
Amico, ascolta! Colle Don Bosco, LDC, 1945,
pp. 399.
L'esercizio della buona morte, Torino, SEI, 1947,
pp. 318.
Le virtu teologali, 3 voll., Colle Don Bosco, LDC,
1945-50.
La pieta, Maria Ausiliatrice, il Papa, Colle Don
Bosco, LDC, 1951.
Don Bosco educatore, 2 voll., Colle Don Bosco,
LDC, 1951.
F. R.
RICCARDI sac. Antonio, ispettore
n. a Porto Maurizio (Imperia-Italia) il 6 genn. 1853;
prof. a Lanzo il 16 sett. 1870; sac. a Sannazzaro Lo-
mellina il 2 ott. 1875; f a Savona il 15 maggio 1924.
Entró nelPOratorio nel 1863, quando ancora
si parlava con ammirazione delle virtu di Do-
menico Savio, e ne ebbe il ricordo per tutta la
vita. Dopo Pordinazione sacerdotale fu aiuto-
segretario di don Rúa, allora prefetto delPOra-
torio, e poi prefetto egli stesso. Nel 1885 partí
per PAmerica con mons. Cagliero come suo se-
gretario. In seguito ebbe altre importanti man-
sioni: fondo la casa di Lima nel Perú, fu per
alcuni anni ispettore nel Messico (1900-03),
ando anche ad aprire una nuova casa in Gia-
maica. Tórnate in Italia, fu direttore a Intra
(1906-07), e poi confessore in varíe case, e in-
fine a Savona, dove mostró il suo spirito di ras-
segnazione e sacrificio nel sopportare la lunga
malattia che lo trasse alia tomba.
B. s.
RICCARDI sac. Roberto,
primo párroco di Maria Ausiliatrice
n. a San Damiano al Colle (Pavia-Italia) il 30 sett. 1865;
prof. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Padova
il 26 maggio 1888; f a Torino il 12 luglio 1930.
Vestí Pabito chiericale nel 1880 per mano di
don Bosco, e fu consacrato sacerdote nell'anno
della sua morte. Don Rúa lo nominó direttore
della nuova casa di Lombriasco (1894-1900),
destinata a raccogliere giovani polacchi: fra essi
ebbe il futuro card. Hlond. Poi fu ancora di-
rettore a Torino - San Giovanni Evangelista
(1900-03) e a Bologna (1904-09). Finalmente,
erettasi la nuova parrocchia di Maria Ausilia-
trice a Valdocco, don Riccardi ne fu nominato
primo titolare e lo fu fino alia morte (1911-30).
Fu un pastore zelante, assiduo alia predicazione
e al confessionale, e sotto di lui fiorirono le as-

24.2 Page 232

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Riccardi Roberto
238
Rinaldi Filippo
sociazioni religiose: le Madri Cristiane, le Don-
ne Cattoliche, la Societá del Santo Nome, la
Conferenza di San Vincenzo de' Paoli, gli Uo-
mini Cattolici. Per i poveri dimostró sempre
grande predilezione.
D. G.
RICHETTA s'ac. Pasquale, ispettore
n. a Torino (Italia) 1'8 genn. 1874; prof. a Torino il
2 ott. 1892; sac. a Santiago (Cile) il 23 maggio 1897;
f a Castellammare di Stabia il 1° nov. 1956.
Lavoró 43 anni in America e 19 nelPispettoria
Napoletana. Dopo a ver esercitato il suo aposto-
lato successivamente in Bolivia, come direttore
a La Paz (1907-13), a Sucre (1913-15), a Callao
(1915-21), poi in Perú, direttore a Lima (1921-
1923) e in Colombia, direttore a Medellin
(1923-29), a Bogotá - Leone XIII (1929-35), fu
eletto ispettore nelle isole Antille (1935-37).
Diede ovunque esempio di laboriositá instanca-
bile e di continua unione con Dio, che alimen-
tava con la meditazione, per la quale aveva un
vero culto, convinto com'era della sua necessitá
per gli apostoli di vita attiva. Fu ancora diret-
tore a Torre Annunziata in Italia (1937-40).
p. z.
RIJKEN sac. Martirio
n. a Gerdingen (Belgio) il 6 agosto 1886; prof. a Hechtel
il 26 sett. 1908; sac. a Tournai il 13 agosto 1916;
f a Liége il 16 luglio 1947.
Questo buon salesiano, senza discorsi né sforzi,
col solo esempio delle sue virtú, attrasse alia
vita religiosa una bella corona di nipoti e cu-
gine. Qualche anno dopo il sacerdozio ebbe la
direzione della casa salesiana di Antoing, che
egli resse per quattordici anni alternando, come
di regola, le funzioni di direttore e di semplice
insegnante (1920-34). Nel 1935 gli fu affidata la
parrocchia di San Francesco di Sales in Liegi.
Fu un pastore zelantissimo, tutto dedito alie
anime: da salesiano, predilesse i giovani. Sotto
di luí le opere parrocchiali si ampliarono. Nel
1944 fu arréstate dagli invasori per gli aiuti
prestati ad ebrei perseguitati e ai partigiani.
Giunta l'ora della liberazione, riprese il suo mi-
nistero, ma il 24 dicembre 1945 una torpedine
nemica squarció la casa parrocchiale e lo ab-
batté in una pozza di sangue. Nel doloroso cal-
vario, ebbe ancora la gioia di poter celebrare e
confortare i fedeli da buon pastore.
A. R.
RINALDI sac. Filippo, rettor maggiore,
servo di Dio
n. a Lu (Alessandria-Italia) il 28 maggio 1856; prof.
a San Benigno Can. il 13 agosto 1880; sac. a Ivrea il
23 dic. 1882; el. Rettor Maggiore il 24 aprile 1922;
f a Torino il 5 dic. 1931.
A dieci anni entró nel collegio salesiano di Mira-
bello e la il 9 luglio 1867, mentre si confes-
sava da don Bosco, vide il Santo trasfigurarsi
in volto, tutto illuminato da un'arcana luce. II
fatto si ripeté il 22 no-
vembre 1877 nel colle-
gio di Borgo San Mar-
tino, dove Filippo si era
recato per salutare don
Bosco. Ció troncó ogni
dubbio sulla sua voca-
zione, che nel frattempo
veniva maturando. II 26
si recó a Sampierda-
rena, dove don Bosco aveva impiantato VOpera
di María Ausiliatrice, cioé una sezione speciale
di studi per le vocazioni adulte alio stato eccle-
siastico. In due anni fece il ginnasio, riuscendo
sempre il primo della classe, e nell'ottobre
1879 entró nel noviziato di San Benigno Cana-
vese. Per la sua maturitá e capacita don Bosco
gli fece bruciare le tappe degli studi, tanto che
fu ordinato sacerdote nel dicembre 1882. L'anno
dopo era giá direttore della nuova casa dei
« Figli di Maria » (cosí don Bosco volle chia-
mare gli aspiranti adulti), apertasi in Mathi To-
rinese. L'istituto fu poi trasportato presso la
chiesa di San Giovanni Evangelista a Torino,
dove egli rimase per cinque anni, sempre come
direttore. Fu quello il tempo in cui godette di
piü delle confidenze di don Bosco e si formó di-
rettamente alia sua scuola.
Nel 1889 fu inviato in Spagna, direttore della
casa di Barcelona-Sarriá. La sua umiltá, la sua
profonda umanitá e il suo fine intuito psicoló-
gico lo fecero trionfare di ogni estacólo; la sua
capacita e il suo spirito di iniziativa lo designa-
rono a essere il primo ispettore delle case sale-
siane di Spagna e di Portogallo nel 1892. Nei
nove anni del suo governo aperse 16 case in

24.3 Page 233

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Rinaldi Filippo
239
Rinetti Giuseppe
Spagna e 3 in Portogallo. Tra le altre sue qua-
litá organizzative dimostró una capacita ammi-
nistrativa di prim'ordine, tanto che nel 1901 fu
chiamato a coprire la carica di Prefetto Genérale
della Congregazione. Intraprese allora un lavoro
possente, ma nascosto, di organizzazione, a
fianco prima del ven. don Rúa, poi del suo suc-
cessore don Albera.
Regulare in tutto, dedicava ogni mattina un
paio d'ore al ministero delle confessioni nel
santuario di Maria Ausiliatrice: diresse cosí
nella via dello spirito innumerevoli anime col
método di San Francesco di Sales. Si occupó
per molti anni delPoratorio festivo femminile
di Maria Ausiliatrice, compiendo un apostolato
fecondo di vocazioni e di bene. Sotto il retío-
rato di don Albera organizzó efficacemente lo
sviluppo e il perfezionamento degli oratori fe-
stivi, tanto dei Salesiani quanto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice, mediante la fondazione di
numerosi Circoli giovanili con ampio programma
religioso-sociale. Fra le sue maggiori iniziative
si contano la Federazione Internazionale degli
Ex-allievi e delle Ex-allieve, il monumento di
don Bosco a Torino e un nuovo impulso all'or-
ganizzazione dei cooperatori salesiani.
Nel 1922, dopo la morte di don Albera, fu
eletto Rettor Maggiore al primo scrutinio.
Questa elezione era stata predetta da don Bosco.
A don Rinaldi si deve se i Salesiani ottennero
da Pió XI l'indulgenza del lavoro santificato,
che poi Giovanni XXIII estese a tutti i lavora-
tori. Sotto il suo rettorato si aprirono nume-
róse case salesiane per la formazione del perso-
nale missionario e si accettarono otto nuove
Missioni. In quei nove anni partirono per le
Missioni 1868 missionari e 613 Figlie di Maria
Ausiliatrice. Don Rinaldi invió puré i primi Sa-
lesiani in Cecoslovacchia, Olanda, Svezia, Guate-
mala, Australia, Marocco. Don Francesia, uno
dei primi discepoli di don Bosco, cosí testimo-
niava nel setiembre 1929: « A don Rinaldi
manca solo la voce di don Bosco: tutto il resto
l'ha ». Del suo zelo e del suo lavoro incessanti
sonó puré testimonianza il numero delle case
auméntate di oltre 250 e quello dei soci di oltre
4000. Egli ebbe la gioia, nel 1929, di assistere
alia beatificazione del suo Maestro, san Gio-
vanni Bosco.
II Signore, che esalta gli umili, fece conoscere
attraverso grazie straordinarie la santitá del-
Testinto, e il processo diocesano fu aperto a
Torino dal card. Fossati nel 1947. Nel 1953
si concluse il processo informativo. II 19 feb-
braio 1956 si ebbe il decreto delPapprovazione
degli scritti. Ora si attende l'introduzione della
causa.
Bibliografía
E. CERIA, II servo di Dio Sac. Filippo Rinaldi, Torino,
SEI, 1951, pp. 524. — J. M. BESLAY, Le pére Rinaldi,
Lyon, Vitte, 1959, pp. 238. — L. LARESE-CELLA, II cuo-
re di D. Rinaldi, Torino, LICE, 1963, pp. 250. —
E. VALENTINI, Don Rinaldi maestro di pedagogía e di
spirifuáitá salesiana, PAS, 1965, pp. 115.
E. V.
RINALDI sac. Giovanni Battista
n. a Cherasco (Cuneo-Italia) il 22 agosto 1855; prof.
a Lanzo il 18 sett. 1874; sac. a Roma il 16 marzo 1878;
f ad Alessandria il 29 febbr. 1924.
A 14 anni fu accolto da don Bosco nell'Ora-
torio di Torino. Nel 1881 fu mandato dal Santo
ad aprire la casa di Faenza, dove svolse per un
ventennio (1881-1901) un'opera mirabile per le
difficoltá che dovette superare, in un ambiente
ostile, per fondarvi l'oratorio festivo. Propagó
nella Romagna la devozione a Maria Ausilia-
trice, al Sacro Cuore di Gesú e la conoscenza
delle opere e dello spirito di don Bosco. Fu
puré direttore a Lanzo (1901-04), poi a Borgo
San Martino del collegio San Cario per molti
anni (1904-20), lasciando di sé venerata me-
moria. Diresse puré le case di Mathi (1920-22),
di Perosa Argentina (1922-23), di Alessandria
(1923-24) e ancora di Perosa Argentina. Fu
colpito da un male violento al Sanctus della sua
ultima Messa e morí tre giorni dopo.
G. BON.
RINETTI sac. Giuseppe, segretario di don Rúa
n. a Montemagno (Alessandria-Italia) il 5 ott. 1854;
prof. a Lanzo il 22 sett. 1871; sac. a Cásale il 22
sett. 1877; f a Como il 3 aprile 1937.
Ricevette Tabito religioso da don Bosco nel
1870 e, sebbene fosse preso da dubbi, incorag-
giato dal Santo raggiunse il sacerdozio. D'in-
gegno e di buon cuore, ma soprattutto animato
da vero spirito salesiano, svolse un prezioso
apostolato nelle varié case cui fu assegnato dal-
l'obbedienza. Ma l'ufEcio che gli fu piü caro fu
quello di segretario del Rettor Maggiore

24.4 Page 234

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Rinetti Giuseppe
240
Rocca Angelo
don Rúa, negli anni 1892-96: questo gli per-
mise per alcuni anni di ammirare le virtu sin-
golari del primo successore di don Bosco, spe-
cialmente durante i viaggi. Fu poi direttore a
Fossano (1896-98), ma ritornó segretario di
don Rúa fino al 1901. Anima semplice, si com-
piaceva evocare ricordi personali di don Bosco
e di don Rúa. Negli ultimi anni ebbe una par-
ticolare cura dei Cooperatori e fu apprezzato
confessore.
G. F.
RIVA sac. Enrice, ispettore
n. a Milano (Italia) il 12 maggio 1863; prof. a San Be-
nigno Can., il 6 ott. 1883; sac. a Sevilla (Spagna) il
26 maggio 1888; f a Caracas (Venezuela) il 7 ago-
sto 1932.
Vestí 1'abito chiericale dalle stesse maní di
don Bosco nel 1882 e da lui fu accettato ai votl
La sua attivitá fu svariata e ininterrotta. Nel-
l'etá piü bella lasció la patria (1886) per la
Spagna, ove lavoró indefessamente in varié case
tra i primi salesiani di quella nazione. Poi partí
per il Venezuela (1894). Qui fondo e fu diret-
tore della casa di Caracas (1895-1908) e poi di-
rettore di Valencia (1908-13); infine fu nomi-
nato ispettore di Colombia-Venezuela (1912-24).
Diré quello che egli fece per il Venezuela é dif-
ficile, tante sonó le opere da lui créate in mezzo
a grandi difficoltá. Bastera accennare a quello
che si puó diré il monumento piü bello della
sua vita: il santuario di Maria Ausiliatrice a
Caracas, che sorge accanto al collegio San Fran-
cesco di Sales, puré opera sua che occupó inten-
samente tutta la sua attivitá fino agli ultimi anni.
G. M.
RIVOLTA sac. Pasquale, ispettore
n. a Magnago (Milano-Italia) il 30 marzo 1875; prof.
perp. a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Ivrea il 6 genn.
1900; f a Lugano (Svizzera) il 30 ott. 1961.
Fu direttore a Biella (1906-08), Borgomanero
(1919-24), Biella (1924-28). Dal 1928 al 1934
fu ispettore della Novarese. I frequenti contatti
col ven. don Rúa, col servo di Dio don Rinaldi
e con altri grandi salesiani della prima ora gli
avevano comunicato, insieme con un grande
amore a don Bosco, un vivo senso della pater-
nitá salesiana. Seppe uniré lo spirito d'inizia-
tiva e la fermezza alia naturale dolcezza. Fu an-
cora direttore a Milano (1934-38), Chiari (1938-
1942), Livorno (1942-45).
p. z.
ROCCA sac. Angelo, scrittore
n. a Rivara (Torino-Italia) il 30 ott. 1853; prof. perp.
a Borgo San Martino il 29 giugno 1875; sac. ad Ales-
sandria il 1° aprile 1876; f a Cuorgné il 9 febbr 1943.
Accolto da don Bosco nel 1875 e conseguito
Tanno seguente il sacerdozio, dal Santo fu in-
viato a fondare la casa di La Spezia, di cui fu
direttore dal 1877 al 1882. Di qui passó a in-
segnare teología nel seminario di Magliano Sa-
bino. Fu un eccellente e stimato predicatore.
Nel 1894 fondo e diresse per sei anni il col-
legio-seminario di Trecate (1894-99) e per
due la casa di Occhieppo Superiore (1899-
1901). Nel 1901, minato da acciacchi, si rac-
colse nella casa di Cuorgné dove rimase fino
alia morte, prodigandosi nella direzione delle
anime, nell'esercizio della predicazione e nelle
altre opere di ministero con zelo ed eficacia am-
mirabili. Fu decorato di varié onorificenze ci-
vili ed ecclesiastiche: Commendatore del ce-
leste, reale e militare Ordine della Mercede;
Membro delPArcadia; Cavaliere della Corona
d'Italia. Scrisse un buon numero di libri asce-
tici, vite di santi, discorsi sacri e in particolare
sulla storia del Canavese. Fece parte della So-
cietá Storica Subalpina, della quale fu attivo
membro.
Opere (di índole popolare)
— I proponimenti di S. Leonardo da Porto Maurizio.
II Canavese (dissertazione), Cuorgné, Tip. Vassallo,
1910, pp. 181.
Novena di preghiere alia Madonna di Viana.
— La Madonna di Oropa.
S. Firmino Vescovo Martire.
— Guerre trionfi della Chiesa (conferenza).
La Madonna dei Milani.
Santi e Beafi del Piemonte.
— Le Vite dei Santi Apostoli, Torino, Tip. Salesiana,
1908, pp. 150.
S. Dalmazzo Martire, Cuorgné, Tip. Vassallo, 1907,
pp. 43.
II piü illustre Orientalista dei suoi tempi (P. Pallia).
— Le Campane (discorso).
Le reliquie dei Santi, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1918, pp. 81.
Un benefattore delle giovani orfane e abbandonate
(P. Mella}.
— Breve vita di S. Angelo Martire.
— I Santi Modelli e Protettori.

24.5 Page 235

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Rocca Angelo
241
Rocela Giovanni
Una sfida all'incredulita.
Memorie storiche di Rivara Canavese.
Famiglie Sanie, « Letture Cattoliche », Torino, 1912,
pp. 184.
Gigli e palme, Torino, SEI, 1913, pp. 710.
I Santuari nel Cdnavese, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1915, pp. 128.
Vita di S. Guglielmo di Volpiano, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1916, pp. 147.
70 brevi Vite dei Santi piu popolari.
Le Reliquie del Preziosissimo Sangue di N.S.G. Cri-
sto, Vicenza, Soc. Tip. Anónima, 1934, pp. 142.
Vita di Santa 'Pede Vergine Mürtire, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1911, pp. 30.
II matrimonio cristiano (discorso).
vS. Paolino Martire, Cuorgné, Tip. Vassallo, 1924,
pp. 78.
Discorsi popolari peí Venerdt Santo, Torino, Tip.
Salesiana, 1925, pp. 101.
Discorsi popolari per l'Ottavario dei Fedeli Defunti.
Vita di S. Stefano Proto-Martire, Torino, SEL
Prediche popolari per le 4 domeniche di Avvento.
Tridui e discorsi per le principali feste di María SS.
e di parecchi Santi.
Quar e símale popolare.
Erevi e popolari discorsi per la novena del Santo
Natale, Vicenza, Soc. Tip. Anónima, 1934, pp. 102.
Diario dei santi e beati che per la nascita, per la
morte o per U possesso del loro Corpo apparten-
gono al Piemonte, Torino, Tip. Salesiana, 1907,
pp. 185.
I santi protettori nelle professioni, nelle arti e me-
stieri, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1908,
pp. 183.
A. R.
servatorio Meteorológico in collaborazione col
padre Denza, barnabita. Volentieri sarebbe par-
tito nel 1893 per la Colombia per lavorare in
mezzo ai lebbrosi di Agua de Dios, e per
questo si recó in Baviera (Germania) dal cu-
rato Kneipp, per procurarsi rimedi contro la
terribile malattia. I superiori tuttavia decisero
diversamente.
Nel 1895, alia morte di don Sala, fu nominato
da don Rúa Ecónomo Genérale della Societá:
nel Capitolo Genérale del 1898 fu confermato.
II suo economato duró tredici anni, durante i
quali curó Perezione di chiese e di molti edi-
fici scolastici, come la casa di Milano con l'an-
nessa chiesa di Sant'Agostino, e poi la chiesa
di Santa Maria Liberatrice a Roma, ultima sua
opera. Molte altre costruzioni curó in Austria,
Polonia, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo,
Malta. II card. Svampa, arcivescovo di Bologna,
diede di lui questo giudizio: « Don Rocca in
abilitá técnica é certamente una delle migliori
ruóte della gran macchina salesiana ». Per
queste opere dovette fare molti viaggi. La
bontá e la carita per gli ammalati fu una delle
sue caratteristiche. II suo ufficio, quand'era di-
rettore e poi ecónomo, era sempre aperto a
tutti. Colpito da paralisi nel gennaio 1909 di
ritorno da una visita a un malato, morí due
giorni dopo a soli 56 anni.
ROCCA sac. Luigi, ecónomo genérale
n. a Milano (Italia) il 6 luglio 1853; prof. a Lanzo il
25 sett. 1874; sac. a Fossano il 18 dic. 1875; f a To-
rino il 21 genn. 1909.
Bibliografía
C. BARATTA, Don Luigi Rocca, Torino, Tip. Salesiana,
1910, pp. 103.
E. C.
Entró allievo all'Oratorio l'anno della consacra-
zione della chiesa di María Ausiliatrice (agosto
1868). L'anno dopo decise, col consiglio di
., don Bosco, di farsi sa-
lesiano e vestí l'abito ta-
lare. Mentre attendeva
agli studi di filosofía, fa-
ceva assistenza agli ar-
tigiani e catechismo al-
l'oratorio festivo. Di-
mostró súbito tre belle
doti: buon cuore, mol-
ía pazienza e criterio
pratico. Dopo l'ordinazione restó 20 anni nella
casa di Alassio, dove fu successivamente pro-
fessore, prefetto e direttore. Come professore
di matemática e di scienze naturali fondo un Os-
ROCCIA sac. Giovanni
n. a Vigone (Torino-Italia) il 3 giugno 1873; prof. a
Valsalice il 2 ott. 1892; sac. a Firenze il 3 aprile 1897;
f a Borgomanero il 27 genn. 1956.
Fu ricevuto all'Oratorio da don Bosco stesso
nell'agosto 1886. Qualche anno dopo entró nel
noviziato di Foglizzo, dove fu iniziato alia vita
salesiana da don Giulio Barberis, primo maestro
dei novizi. Divenuto prete, esercitó il suo be-
néfico apostolato in diverse attivitá salesiane.
Dappertutto creava un'atmosfera gioviale di ot-
timismo. La sua piu grande preoccupazione era
quella di trasfondere neU'animo dei giovani quei
principi di vita cristiana che egli aveva impa-
rato da don Bosco e dai pionieri della Societá
Salesiana. Apostólo del confessionale seppe pro-

24.6 Page 236

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Roccia Giovanni
242
Rojas Giulio
fittare di tutte le circostanze per dispensare alie
anime le divine misericordie. Fu certamente
don Bosco che lo ricevette alie soglie delPeter-
nitá. Difatti qualche giorno prima della festa del
Santo, don Roccia si ammaló di polmonite e il
suo cuore non poté resístete. Don Bosco senza
dubbio gli porse la mano, mantenendo un'an-
tica promessa, formulata 70 anni prima: « Giu-
vanin, nui saruma sempre amis, fin in paradis ».
p. z.
RODICIO RODICIO coad. Egidio,
servo di Dio, mar tire
n. a Requejo (Orense-Spagna) il 23 marzo 1888; prof.
a Sarria il 31 agosto 1908; -J- a Sarria in agosto 1936.
Entró come aspirante nel collegio di Sarria e
vi fece il noviziato. Gli ultimi anni li passó come
panettiere e vi esercitó una semplicitá evangé-
lica. Nella rivoluzione marxista (1936) fu cac-
ciato dal collegio e trovó scampo presso un
ex-allievo. Ma gli sgherri rossi lo scovarono e
lo portarono via. Non fece piú ritorno e si
ignorano le circostanze della sua morte e il
luogo dove fu seppellito. II processo diocesano
di beatificazione fu introdotto il 15 dicembre
1953.
C. A.
RODRÍGUEZ GÜEMES ch. Fiorenzo
servo di Dio, mar tire
n. a Quintanarruz (Burgos-Spagna) 1'8 nov. 1915; prof.
a Mohernando il 14 luglio 1935; -j- a Guadalajara il
6 dic. 1936.
Fece il ginnasio nel collegio salesiano San Mi-
chele a Madrid e il noviziato a Mohernando.
La sua umiltá, il suo spirito di sacrificio e di
lavoro, la sua semplicitá gli meritarono la co-
rona del martirio dopo il primo anno di filo-
sofía (1936). II suo arresto a Madrid e la sua
morte avvennero nelle medesime circostanze del
suo direttore don Michele Lasaga. II processo
diocesano di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
RODRÍGUEZ MESA coad. Raffaele,
servo di Dio, martire
n. a Ronda (Málaga-Spagna) il 5 luglio 1913; prof. a
San José del Valle il 10 sett. 1933; f a Málaga il
24 sett. 1936.
Dopo 1'aspirantato nella scuola técnica di Má-
laga, dove imparó Parte di ebanista, entró nel
noviziato. Fatta la professione, fu mandato di
nuovo a Málaga, e vi esercitó un fecondo apo-
stolato. La sua vita trascorse in maniera esem-
plare, poiché cercava di compiere ogni azione
nella volontá di Dio. Fu arréstate con tutti i
salesiani di Málaga il 21 luglio 1936. Dopo
due mesi di prigione fu ucciso nei pressi del
cimitero insieme col direttore don Emanuele
Gómez. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 16 gennaio 1956.
c. A.
RODRÍGUEZ SÁNCHEZ sac. Giuliano,
servo di Dio, martire
n. a Salamanca (Spagna) il 16 ott. 1896; prof. a Cara-
banchel Alto il 25 luglio 1917; sac. a Mataró il 14 giu-
gno 1936; f a Valencia il 9 dic. 1936.
Fece il ginnasio nel seminario salesiano di Cam-
pello, ma a causa delle difficoltá che incontrava
negli studi risolse di farsi coadiutore e come
tale entró nel noviziato di Carabanchel Alto.
Dopo essere stato insegnante per qualche anno,
l'ispettore don Marcellino Olaechea, poi arci-
vescovo di Valencia, gli permise di riprendere
gli studi. Incominció con buona lena e con-
seguí il sacerdozio. Continuó a daré esempio
di profonda pietá e di esatta osservanza della
regola. Nella rivoluzione marxista (1936) si
trovava nella casa di Valencia: fu arréstate e
messo in prigione per otto giorni. Poi visse
nascosto. Per non tradire i suoi amici, ando egli
stesso a presentarsi e fu messo in prigione,
dove trovó altri confratelli. Dopo tre mesi fu
fucilato con quattro dei suoi confratelli. II pro-
cesso diocesano di beatificazione fu introdotto
il 15 dicembre 1953.
c. A.
ROJAS sac. Giulio, ispettore
n. a Palmar (Colombia) il 16 marzo 1902; prof. a Mo-
squera il 17 genn. 1925; sac. a Torino (Italia) il 9 lu-
glio 1933; f a Bogotá il 4 luglio 1964.
Fu direttore a Tuluá (1938-44), a Neiva (1945-
1951), a Mosquera (1951-52), a Barranquilla
(1952-57), ispettore della Colombia-Medellin
(1957-64).

24.7 Page 237

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Roncagliolo Giuseppe
243
Ronchail Albino
RONCAGLIOLO sac. Giuseppe
n. a Rapallo (Genova-Italia) l'll luglio 1881; prof. a
Torino il 10 marzo 1900; sac. a Cartagine (Tunisia)
l'll febbr. 1908; f a Napoli il 7 nov. 1958.
d'oro al valor civile, per aver dato generosa-
mente la vita nel tentativo di salvare un suo
confratello giapponese.
G. M.
Era conosciuto come Apostólo dei sordo-
muti ». Nel 1919 don Roncagliolo era stato in-
viato a Napoli (Tarsia), nella Pía Casa Arcive-
scovile per l'insegnamento e Peducazione dei
sordomuti diretto dai Salesiani, e vi rimase fino
alia morte. Nel compimento di questa missione
rifulsero le sue eccezionali doti di mente e di
cuore. Capacita didattiche non comuni, bontá
d'animo e spirito di sacrificio fecero di luí un
educatore ripieno dello spirito di don Bosco.
Gli fu perció affidata la direzione delPopera,
che tenne dal 1934 al 1946, quando assunse
la direzione didattica delle scuole.
p. z.
RONCATO sac. Adino, missionarío
n. a Castelfranco (Treviso-Italia) 1'8 maggio 1914; prof.
a Este il 21 agosto 1933; sac. a Tokyo (Giappone)
11 21 marzo 1942; f a Tokyo il 15 febbr. 1955.
Dopo la professione religiosa vide realizzato il
suo sogno missionario, e arrivó in Giappone il
12 novembre 1933. Ordinato sacerdote, gli fu
affidata la zona missionaria di Tano-Miyako-
nojó, nella Prefettura Apostólica di Miyazaki,
ove per quattro anni lavoró con zelo per la
ricostruzione morale e materiale di quelle cri-
stianitá, rimaste abbandonate durante la guerra.
Prima di lasciare quel campo di missione, ebbe
la consolazione di vedere costruita la nuova
chiesa, che rimane un eloquente ricordo del suo
zelo missionario. Nel 1950 fu inviato a Tokyo
come prefetto della casa ispettoriale. Qui lo
colse improvvisamente la morte. La notte del
15 febbraio 1955 un grave incendio distrusse
la scuola professionale Don Bosco di Tokyo.
Don Adino Roncato, invece di mettersi in salvo,
cercó di salvare gli altri, e mentre tentava di
portare soccorso al confratello coadiutore giap-
ponese Myógano, insieme piombarono in mezzo
alie fiamme. Cessato il disastro, furono rinve-
nuti i due cadaveri, stretti Puno alPaltro nel-
Pamplesso della morte. La notizia della tragedia
fu trasmessa dalla radio e PAmbasciata italiana
la telégrafo a Roma e ai superiori di Torino,
proponendo don Adino Roncato per la medaglia
RONCHAIL sac. Albino
n. a Laux d'Usseaux (Torino-Italia) il 13 aprile 1866;
prof. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a Cam-
brai (Francia) il 23 dic. 1888; f a Piossasco il 6 apri-
le 1945.
La famiglia Ronchail diede tre figli alia Con-
gregazione Salesiana: don Giovanni Battista,
don Enrico e don Albino, tutti e tre tirati a
don Bosco dal cugino don Giuseppe. Don Al-
bino dopo i primi studi a Fenestrelle, ando a La
Navarre (Francia) per fare la terza ginnasiale.
Nel 1879 a La Navarre vide per la prima volta
don Bosco, e nel canto eseguito in suo onore
dalla córale delPistituto, egli fece un assolo,
che gli attiró le lodi del buon Padre e le pa-
role: « Ma io ti avevo giá sentito cantare anni
fa! », alludendo al sogno su La Navarre, fatto
nel 1877. Fece il noviziato a San Benigno Ca-
navese e lo coronó con la professione perpetua;
nella stessa casa compi il corso filosófico. Poi
rientró in Francia, destinato alia casa di Lille,
dove fece gli studi teologici e conseguí il sa-
cerdozio.
Nel 1891 fu direttore della casa di Ruitz, suc-
cursale di Lille, e nel 1895 fu inviato a fon-
dare la casa di Tournai, ponendo le basi di
una delle opere salesiane piú fiorenti del Belgio.
Nel 1903, rientrato in Italia, fu direttore a Jesi,
poi professore di teologia a Treviglio, direttore
a Maroggia (Svizzera) (1910), a Gorizia (1912)
e infine direttore della Missione Cattolica Ita-
liana a Zurigo (Svizzera) (1914). Dal 1919 fu
professore di teologia morale alio studentato
teológico céntrale, prima a Foglizzo (1919-23),
poi alia Crocetta (1923-32).
Accompagnó sempre Pinsegnamento della teo-
logia, col ministero delle confessioni e con Pin-
segnamento della música, in perfetta armonía
col grande Maestro don Giovanni Battista
Grosso, col quale aveva in comune Paffetto alia
Francia e all'arte musicale. Fu insegnante ap-
prezzato e singolarmente efficace, apostólo ze-
lante nel ministero e nel confessionale, giudice
nel Tribunale ecclesiastico della Curia Torinese
per Pistruzione del processo informativo sulle
virtú di Pier Giorgio Frassati.
E. v.

24.8 Page 238

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Ronchail Enrico
244
Rossi Ambrogio
RONCHAIL sac. Enrico
n. a Laux d'Usseaux (Torino-Italia) il 21 maggio 1858;
prof. perp. a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. ad Albenga
il 24 sett. 1881; f a Marsiglia il 24 marzo 1933.
Un veterano reclutato da don Bosco con una
bella schiera nel seminario di Fenestrelle. La
Francia, il Belgio, l'Italia furono alternativa-
mente il campo del suo lavoro. Fu direttore a
Oulx (1895-96). Le nozze d'oro sacerdotal!, ce-
lébrate due anni prima di moriré (1831), testi-
moniarono l'efficacia straordinaria che la sua
raggiante attivitá, il suo spirito di iniziativa, la
sua illimitata dedizione avevano ovunque rag-
giunto. Era venérate come una reliquia vívente
dei primi campioni formati dal Santo. Una delle
sue ultime espressioni fu questa: « lo entro
nelPeternitá col piú completo abbandono! ».
Sentimento legittimo di un'anima che aveva
dato tutto a Dio.
D. G.
RONCHAIL sac. Giovanni Battista
n. a Laux d'Usseaux (Torino-Italia) il 23 aprile 1853;
prof. nel 1873; sac. a Cásale il 3 sett. 1876; f a Nice
(Francia) Fll aprile 1878.
Fece gli studi nella cittá di Fenestrelle, e nel
1870, finito il ginnasio, il cugino salesiano
don Giuseppe lo persuase ad andaré con
don Bosco. Nel maggio 1871 faceva la vesti-
zione e fu súbito mandato ad Alassio a supplire
un maestro elementare: qui diede prova di
virtú e di criterio. In questo tempo fece i voti,
ma si ignora la data. Come catechista dimostró
grande zelo nel coltivare la pietá tra i giovani
per mezzo delle compagnie religiose. Divenuto
sacerdote (1876), fu mandato súbito direttore
a Nice (Francia). Qui mostró tale competenza
e virtú che don Bosco lo aveva destínate due
anni dopo come direttore della nuova casa da
aprire a La Navarre. Sempre assiduo al lavoro,
ne fu vittima precoce.
B. s.
RONCHAIL sac. Giuseppe, ispettore
n. a Laux d'Usseaux (Torino-Italia) il 21 maggio 1850;
prof. a Trofarello il 16 sett. 1869; sac. ad Albenga il
21 dic. 1872; f a Parigi (Francia) il 3 aprile 1898.
Don Ronchail era persuaso che don Bosco fosse
guidato dall'alto, ando a trovarlo a Torino, e
qui si consacró a Dio nella Societá Salesiana,
senza riserve. Amó teneramente don Bosco e
ne fu riamato come figlio. Lavoratore instanca-
bile, con santo zelo adempi ogni ministero af-
fidatogli. Fedele al sistema preventivo, fu di-
rettore come un tenero padre per gli orfani che
la Provvidenza gli affidó a Nice (1876-87) e poi
a Parigi (1888). Qui fungeva anche da ispettore
della Francia Nord e del Belgio quando lo colse
Pimmatura morte.
B. s.
ROSIN sac. Mario, missionario
n. a Tomazic (Trieste-Italia) 1'8 nov. 1875; prof. perp.
a Torino Til dic. 1891; sac. a Gerusalemme (Israele)
il 4 giugno 1898; f a Beitgemal il 23 giugno 1938.
Don Rosin passó quasi tutta la sua vita (46 anni)
in Palestina. Ancor chierico (1892) partí per
la Terra di Gesü. Qui fu direttore successiva-
mente a Cremisan (1904-06), a Nazareth (1907-
1908), a Betlemme (1908-21), a Beitgemal
(1926-29), a Betlemme (1929-35), a Beitgemal
(1937-38). Nel 1918, mentre era in viaggio da
Betlemme per cercar grano per i suoi orfani,
fu preso dai soldati turchi e intérnate a Konio,
ove rimase un anno fra molti stenti e pericoli.
Era religioso esemplare, austero per sé e be-
nigno con gli altri: uomo di grande pietá e
fede. Fu la fede che lo sostenne nelle opere di
carita. A Betlemme anziché diminuiré aumentó
il numero degli orfani durante le strettezze della
grande guerra. E le strettezze non gli impedi-
rono di tener aperto a Beitgemal il dispensario
quotidiano gratuito per i malati della regione e
di riedificare ivi Tantico « martirio » costruito
sulla tomba del protomartire santo Stefano. Fu
ucciso dai banditi nella vigilia della festa di
san Giovanni, di cui emulava il carattere retío,
sincero, zelante della gloria di Dio. II suo po-
vero corpo, pesto e sfigurato, fu seppellito nella
cripta del santuario.
G. F.
ROSSI sac. Ambrogio, ispettore
n. a Cortenova (Como-Italia) il 23 aprile 1893; prof.
a Torino il 16 ott. 1910; sac. a Torino il 22 sett. 1923;
f a San Salvador (El Salvador C. A.) il 26 marzo 1964.
Fu direttore delPistituto missionario Cardinal
Cagliero d'Ivrea (1925-30) e delPistituto Conti
Rebaudengo in Torino (1930-33). Alie giovani
reclute salesiane che si formavano alia vita re-

24.9 Page 239

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Rossi Ambrogio
245
Rossi Marcello
ligiosa e missionaria consacró le sue migliori
energie, preparando per le Missioni salesiane
manipoli di giovinezze entusiaste che ne favo-
rirono la rápida fioritura. Fu quindi ispettore
delle case salesiane degli Stati Uniti (1933-41)
e passó gli ultimi anni nella cura delle anime
della parrocchia salesiana di San Salvador (El
Salvador), dove lasció, monumento della sua
pietá e del suo zelo, un grandioso tempio a
María Ausiliatrice.
p. z.
ROSSI coad. Giuseppe
n. a Mezzanabigli (Pavia-Italia); prof. a Torino il 19
sett. 1864; f a Torino il 28 ott. 1908.
La lettura del Giovane Provveduto l'aveva
spinto a venire presso Pautore il 20 ottobre
1859, quando contava giá 24 anni. Era stato
costituito da poco il Consiglio Superiore della
Societá Salesiana e i suoi membri tennero la
loro prima adunanza per esaminare la domanda
del primo giovane desideroso di far parte della
medesima, Rossi Giuseppe. II giovane fu ac-
colto a pieni voti. Don Bosco, avendo scorto
in lui la stoífa dell'amministratore, mirava a
fórmame il suo uomo di fiducia e il provvedi-
tore genérale, disposizione richiesta dalle pro-
porzioni sempre maggiori che prendeva l'azienda
delPOratorio. Infatti il Santo aveva istituito un
magazzino di materie da somministrare ai labo-
ratori dell'Oratorio e alie case che di anno in
anno andava aprendo. Ci voleva una persona
ahile per la direzione e per i rifornimenti. II
Rossi gli parve adatto e nel 1869 ve lo pre-
pose.
Molti i viaggi da lui intrapresi per PItalia e
alPestero. Ve lo conducevano per lo piú cose
di natura riservata, che passavano fra lui e
don Bosco o don Rúa. Don Bosco usava con i
suoi maniere familiari piü che non di autoritá.
Al Rossi talvolta fra il serio e il faceto dava del
conté, e il portamento distinto della persona
sembrava accreditare quel titolo. Durante il
primo Capitulo Genérale, tenuto a Lanzo nel
1877, allorché si venne a trattare delPeconomia,
don Bosco chiamó Rossi da Torino, perché as-
sistesse alia seduta come consultore. Anche nel
quarto Capitolo, del 1886, a Valsalice, lo volle
presente alio stesso modo, quando si discuteva
sul come disciplinare le scuole professionali, giá
assai progredite. Morto don Bosco, il Rossi, nei
venti anni che gli sopravvisse, ripose nel suo
successore la confidenza e la dedizione avute
verso il Santo e ne godette la piena fiducia.
Bibliografía
E. CERIA, Profili di 33 Confratelli Coadiutori, Colle
Don Bosco, LDC, 1952, pp. 294.
E. C.
ROSSI coad. Marcello
n. a Rosignano (Alessandria-Italia) il 27 maggio 1847;
prof. ad Alassio il 30 genn. 1871; f a Torino il 27
marzo 1923.
Alia sua entrata nell'Oratorio nel 1869 non era
piú un ragazzo, perché aveva giá 22 anni, es-
sendo stato costretto ad aspettare la maggiore
etá prima di poter di-
sporre liberamente di
sé. Di umili natali e di
scarsa istruzione, lo no-
bilitavano pero i doni
della grazia e lo arric-
chiva la scienza dei san-
ti. Venne súbito occu-
pato nella libreria, do-
ve in mezzo ai libri e
nel frequente contatto con persone istruite com-
prese la necessitá di dirozzarsi. Possedendo una
mente aperta, approfittava di tutto per ar-
ricchirla di cognizioni, mentre imparava da
don Bosco a metiere ogni impegno nel lavorare
per il Signóte. Cosí, terminato Panno di prova,
fece i voti triennali senza prevedere che una
forza maggiore gli avrebbe permesso di antici-
pare i perpetui. Infatti, caduto gravemente in-
fermo, chiese e ottenne di fare la professione
perpetua. Ma la mattina appresso il medico do-
veva costatarne la perfetta guarigione.
Don Bosco aveva assoluto bisogno di un por-
tinaio abile e coscienzioso. Egli ravvisava in
Marcello Rossi Puomo che faceva per lui; non
credette pero di dargli Pincarico, senza essersi
accertato della sua resistenza fisica. Perció gli
disse di prendere Pufficio provvisoriamente, non
essendo ancora sua intenzione di lasciarvelo
sempre. Quella dunque fu la consegna; ma tale
rimase per la durata di 48 anni, nei termini cioé
di un semplice incarico temporáneo. Un fare
accogliente e per milla ricercato; ritto della per-
sona, netto negli abiti, una mano dentro Paltra,
due occhi placidi e accorti; volto benigno e ri-

24.10 Page 240

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Rossi Marcello
246
Rúa Michele
servato, eloquio misurato e senza scatti. Nei
momenti di respiro, leggeva, scriveva, pregava.
Ecco la vita di Marcello per circa mezzo secólo.
Don Francesia, che lo diresse spiritualmente per
22 anni, scrive di lui: « lo che ebbi la bella
sorte di conoscere per anni e anni la delicatezza
di questo carissimo confratello, posso testificare
che non saprei come rimproverargli la piü pic-
cola colpa volontaria, e potrei paragonarlo alie
anime piú perfette ».
Bibliografía
G. B. FRANCESIA, Rossi Marcello il coadiutore salesiano,
Torino, SEI, 1925, pp. 90.
E. C.
ROTA sac. Pietro, ispettore
n. a Lu Monferrato (Alessandria-Italia) il 7 giugno
1861; prof. a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. a Montevi-
deo (Uruguay) il 25 marzo 1884; f a Lisbona (Porto-
gallo) 1'8 agosto 1931.
A Borgo San Martino, sotto la direzione di
don Bonetti che con la sua fede e il suo fer-
vore entusiasmava i suoi convittori a sfide an-
geliche, si formó il giovanetto Rota. E la co-
nobbe don Bosco che lo dichiaró suo amico:
da lui ricevette l'abito chiericale. Dopo il no-
viziato, egli fece parte della terza spedizione
missionaria. In America, neU'Uruguay, compí
i suoi studi sacerdotali. Apprese con facilita
varié lingue: valente cultore della música e com-
positore geniale, fu molto apprezzato da musici.
Fu nominato prima direttore del collegio Santa
Rosa in Niteroi (Brasile), poi nei collegi di
Las Piedras, di Villa Colón (Uruguay) e di Bagé
(Brasile). Fu preposto alPispettoria del Brasile
meridionale (1908-20) e poi del Brasile Nord e
Sud (1920-25). Sotto il suo governo diede forte
impulso al miglioramento delle case esistenti e
ne furono aperte altre dieci. Poi fu chiamato
in Italia a dirigere Pispettoria Céntrale (To-
rino) (1925-30), e quindi fu inviato visitatore
del Portogallo (1930-31). Una naturale bontá,
la giovialitá serena, la fine prudenza e lo zelo
instancabile contrassegnarono il suo lungo e
operoso apostolato.
A. R.
RÚA sac. Michele,
primo successore di don Bosco, venerabile
n. a Torino (Italia) il 9 giugno 1837; sac. a Caselle il
29 luglio 1860; prof. a Torino il 14 maggio 1862; Rettor
Maggiore il 31 genn. 1888; f a Torino il 6 aprile 1910.
S'incontró sin da fandullo con don Bosco,
che lo prese a ben vólere. Vestí l'abito chieri-
cale ai Becchi di Castelnuovo nell'umile cap-
pella del Rosario il 3 ottobre 1852, e fu il piü
valido aiuto del grande
Educatore fin dai pri-
mordi del suo Oratorio.
La sera del 26 gennaio
1854 partecipó alia pri-
ma riunione che avrebbe
dato origine alia Con-
gregazione Salesiana. II
giorno dell'Annunziata
del 1855 emise i voti
privati annuali. Studiando teología e aiutando
don Bosco come catechista all'oratorio festivo
di San Luigi, si preparava ardentemente al sa-
cerdozio. Accompagnó don Bosco nei suo primo
viaggio a Roma, e il 18 dicembre 1859, an-
cora suddiacono, fu eletto Direttore Spirituale
della Congregazione Salesiana appena iniziata.
L'anno seguente divenne sacerdote.
Nei 1863 ottenne il diploma di professore di
ginnasio all'Universitá di Torino: in quella cir-
costanza l'illustre pedagogista abate Rayneri ne
rimase cosí entusiásmate da tributargli pub-
bliche lodi. Anche il celebre abate Peyron so-
leva diré: « Se avessi sei uomini come don Rúa,
aprirei un'universitá ». Si apriva davanti a lui
la piú brillante carriera degli studi, ma altri
erano i disegni della Provvidenza. NelPottobre
di quelPanno era giá direttore del piccolo se-
minario di Mirabello, primo istituto aperto da
don Bosco fuori Torino, ma due anni dopo, alia
morte del primo prefetto don Alasonatti, era
di ritorno a Valdocco per sustituirlo.
Da quel momento si verificó veramente alia let-
tera la profezia che don Bosco gli aveva fatto
quand'era ancora fanciullo, cioé che avrebbe
fatto a meta con lui, ed egli prese su di sé tutta
la parte disciplinare e organizzativa. Don Bosco
stesso fu meravigliato di una tale cooperazione,
tanto da farne quest'elogio: « Se Dio mi avesse
detto: "Immagina un giovane adorno di tutte
le virtü ed abilitá maggiori che tu potresti de-
siderare, chiedimelo, ed io te lo daró", io non
mi sarei giammai immaginato un don Rúa ». E
un'altra volta: « Se io volessi, diró cosí, met-
iere un dito sopra don Rúa, in un punto ove
non vedessi in lui la virtü in grado perfetto,
non potrei farlo, perché non saprei ove posare
il dito ».

25 Pages 241-250

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25.1 Page 241

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Rúa Michele
247
Ruífíno Domenico
Nel 1884 fu eletto da Leone XIII Vicario di
don Bosco e nel 1888 gli succedette nel go-
verno della Societá Salesiana. Sotto di lui gli
oratori festivi si arricchirono di circoli sociali;
le Scuole Professionali, prima ancora che fossero
oggetto di provvedimenti di legge da parte dei
governi, ebbero programmi didattici teorico-pra-
tici d'una saggezza incontestabile; ai corsi di
studi classici, ne aggiunse altri di indirizzo téc-
nico e commerciale.
Alia morte di don Bosco la Societá Salesiana
contava 64 case, sparse in Europa e in America.
Don Rúa, nei 22 anni del suo governo, portó
da 64 a 341 le varié fondazioni salesiane, mol-
tiplicandole negli Stati in cui giá esistevano, ed
estendendole nel 1889 alia Svizzera, nel 1890
alia Colombia, nel 1891 al Belgio, aH'Algeria,
alia Palestina, nel 1892 al Messico, nel 1894 al
Portogallo, al Venezuela e al Perú, nel 1895 al-
PAustria, alia Tunisia e alia Bolivia, nel 1896
alPEgitto, alia Colonia del Capo, al Paraguay e
al Nord America, nel 1897 a El Salvador, nel
1898 alie Antille, nel 1903 alia Turchia, nel
1906 alie Indie e alia Ciña, nel 1907-08 al Mo-
zambico, alie Repubbliche di Costa Rica, Hon-
duras e Panamá. Sotto il suo rettorato i Sa-
lesiani iniziarono puré le Missioni tra i Kivaros
in Ecuador e tra i Bororos nel Brasile.
Egli fu definito la regola vivente, tanto era
esatto nell'adempimento dei suoi do veri. Con-
trariamente a quanto avvenne in don Bosco, in
cui tutto era straordinario, don Rúa nascose
tutto sotto il manto della regolaritá, ma non
riusci a nascondere la santitá che traspariva da
ogni suo atto. Le sue Lettere Circolari, pubbli-
cate nel 1910, restaño un monumento imperi-
turo di fedeltá alio spirito del Fondatore.
Mentre da tutte le parti si preparavano i fe-
steggiamenti per la sua Messa d'oro, egli co-
mineió a declinare sensibilmente e si spense se-
renamente il 6 aprile 1910. I funerali furono
un trionfo e le condoglianze giunsero a Torino
da tutte le parti del mondo.
In quello stesso anno apparve la prima biografía
di don Rúa, scritta da Eliseo Battaglia, portante
il titolo: Un sovrano della bonta.
Nel 1922 ebbe inizio il processo diocesano di
beatificazione. Nel 1936 si incominció il pro-
cesso apostólico e il 26 giugno 1953, col de-
creto sulPeroicitá delle virtü, don Rúa fu di-
chiarato Venerabile.
Bibliografía
E. BATTAGLIA, Un sovrano della bonta (D. Michele Rúa),
Torino, 1910. — G. B. FRANCESIA, D. Michele Rúa,
primo successore di D. Bosco, Torino, 1911. —
A. AUFFRAY, Un Saint formé par un autre Saint:
le premier successeur de D. Bosco, Don Rúa, Lyon-
Paris, 1932 (Ediz. italiana: Torino, 1933). — A. AMA-
DEI, II Servo di Dio Michele Rúa, Successore del Bea-
to Don Bosco, 3 voll., Torino, 1931-34. — ID., Un
altro Don Bosco, Torino, 1934. — E. CERIA, Annali
della Societá Salesiana, Voll. II e III, Torino, 1943,
1946. — ID., Vita del Servo di Dio D. Michele Rúa,
Primo Successore di S. Giovanni Bosco, Torino, 1949.
Bollettino Salesiano, XXXIV (1910) fase. 3, pp. 67-
70; fase. 4, pp. 99-102; fase. 5, pp. 129-167; fase. 6,
pp. 171-185.
E. V.
RUBINO sac. Michelangelo
n. a Minervino Murge (Bari-Italia) il 5 sett. 1869;
prof. perp. a Roma il 29 sett. 1892; sac. a Torino
il 24 sett. 1898; f a Roma il 26 ott. 1946.
Allievo delPOratorio di Torino negli ultimi
anni della vita di don Bosco, si legó al Santo con
generosa dedizione. Fu direttore a Comacchio
(1905-08), ma lasció particolare ricordo di sé
nella direzione delPoratorio di Trieste (1908-
1922), della scuola italiana di Smirne (Medio
Oriente) (1922-24), di Porto Said (1924-26)
e del Cairo (1926-33). II suo piü ardente apo-
stolato lo esplicó nel servizio della Patria come
capitano cappellano dei bersaglieri prima, poi
come ispettore capo dei cappellani militan, ai
quali prodigó la piü cordiale assistenza e Pesem-
pio di una intemerata vita sacerdotale fervente
di zelo per il bene dei soldati.
G. F.
RUFFINO sac. Domenico,
direttore spirituale genérale
n. a Giaveno (Torino-Italia) il 17 sett. 1840; prof. a
Torino il 14 maggio 1862; f a Lanzo il 16 luglio 1865.
Domenico Ruffino, incontratosi con don Bosco
quando faceva il ginnasio nella nativa Giaveno,
concepi verso di lui un affetto e una confidenza
filiali. Entrato poi nel seminario di Chieri, dopo
il primo anno fu invitato dal Santo a passare
le vacanze del 1857 nelPOratorio. Egli accolse
con gratitudine Pinvito. « Ti assicuro che tro-
vandomi qui, mi sembra di essere in un para-
diso terrestre, perché tutti si amano come fra-
telli e piü ancora »: cosí scriveva a un amico.

25.2 Page 242

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Ruífíno Domenico
248
Ruffino Domenico
Due anni dopo, studente di teología nel semi-
nario di Bra, non potendo piü resistere alPat-
trattiva che don Bosco aveva su di luí, prese
stabile dimora all'Ora-
torio di Valdoceo. Di la
con molti altri chierici
di varié diócesi, ai quali
don Bosco agevolava gli
studi sacri, frequentava
le lezioni di teología-nel
seminario arcivescovile.
Nel 1860 si legó a don
Bosco ottenendo di es-
sere ammesso alia pratica delle Rególe della So-
cietá, cioé ira gli ascritti o novizi. Intanto men-
tre studiava per sé, si prestava all'insegnamento
del ragazzi e dei chierici: faceva scuola di reli-
gione in tutte le classi del ginnasio, e ai chierici
insegnava storia ecclesiastica. II 14 maggio 1862
fu giorno di solenne letizia per gli iniziati della
Societá: don Bosco per la prima volta ricevette
le professioni religiose. Emisero i voti in nu-
mero di ventidue. Nel 1863 don Ruífino fu
nominato da don Bosco Direttore Spirituale al
posto di don Rúa, divenuto direttore del col-
legio di Cásale Monferrato. Intanto don Bosco
aveva ultimato le trattative per il collegio di
Lanzo, e nelPottobre del 1864 vi mandó come
direttore don Rufino.
II suo direttorato fu di poca durata. Una gene-
rosa imprudenza causó l'immatura fine di questo
buon figlio di don Bosco. Avendo viaggiato in
vettura sotto la pioggia da Torino a Lanzo, qui
giunto fu súbito richiesto di confessare in par-
rocchia, essendo il tempo pasquale. Gracile di
costituzione, si prese un mal di petto ribelle a
ogni cura. Morí all'Oratorio alcuni giorni dopo,
a 25 anni. Don Bosco lo pianse come un figlio,
e amava ricordarlo con frequenza. « Che bel-
ranima! Par e va un angelo in carne. Aveva un
volto piü devoto di quello che suole dipingersi
nell'immagine di san Luigi. Oh, quanti angelí
Iddio ha regalato alia nostra Societá! ». Don Le-
moyne lo descrive « fornito di scienza teoló-
gica, di virtú, di pietá e d'ingegno e criterio non
comune». La memoria di don Ruffino vive
anche nella preziosa sua Cronaca dell'Oratorio,
conservata negli archivi come fonte della prima
storia salesiana.
Bibliografía
E. CERIA, Profili di Capitolari Salesiani, Colle Don Bo-
sco, LDC, 1951, pp. 499.
E. C.

25.3 Page 243

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SACILOTTI sac. Pietro, missionario
n. a Lorena (Brasile) Til maggio 1898; prof. a Lorena
il 28 genn. 1917; sac. a Torino (Italia) il 12 luglio 1925;
f a Rio das Mortes (Brasile) il 1° nov. 1934.
I suoi genitori erano italiani. Cresciuto ed edú-
cate nell'istituto salesiano della cittá natale, Lo-
rena, aveva risposto con slancio alia voce del Si-
gnore. Vestito l'abito religioso a Lavrinhas, fece
gli studi filosofici con brillante successo. Fu per-
tanto mandato in Italia
a compiere gli studi
di teología nelPIstituto
Internazionale di To-
rino. Qui fu ordinato
sacerdote, poi tornó in
patria, nella sua ispet-
toria. Dopo alcuni anni
di insegnamento fu no-
minato direttore del col-
legio di Registro do Araguaia (1928-32). Ma
la sua anima ardente anelava all'apostolato mis-
sionario e nel 1933 fu inviato in aiuto a
don Giovanni Fuchs nella difficile missione dei
Chavantes. Qui incontró la morte un anno dopo
(1° novembre 1934), ucciso insieme a don Fuchs
sul Rio das Mortes dai terribili Chavantes.
Bibliografía
C. DE AMBROGIO, Croce di sangue, Torino, LDC, 1958,
pp. 110.
G. F.
SÁIZ APARICIO sac. Enrico,
servo di Dio, mar tire
n. a Ubierna (Burgos-Spagna) il 1° dic. 1889; prof. a
Sarria il 5 sett. 1909; sac. a Salamanca il 28 luglio
1918; f a Madrid il 2 ott. 1936.
II cammino della sua vita, non sempre facile,
10 condusse, dopo un eroico dominio del suo
carattere, verso una vita santa e il martirio. Fu
direttore a Salamanca e
a Madrid. Come supe-
riore era un padre affa-
bile. Era direttore a Ca-
rabanchel Alto, quando
il collegio fu assediato
dai soldati rossi il 20
luglio 1936. Alie sup-
pliche del direttore i
soldati cessarono il fuo-
co, gli allievi furono lasciati liberi e i salesiani
condotti in municipio. Dopo quattro giorni di
prigione e di minacce furono messi in liberta.
11 30 luglio don Sáiz fu arréstalo una seconda
volta e fu condono in una prigione, ex convento
benedettino. Fu fucilato il 2 ottobre 1936. II
suo corpo riposa ora nella tomba salesiana di
Carabanchel Alto.
Don Sáiz nel processo di beatificazione é pre-
sentato come il capogruppo di quarantadue vit-
time immolate nelle diócesi di Madrid, Sigüenza,
Bilbao e Santander: 10 sacerdoti, 14 chierici,
14 coadiutori, 3 aspiranti e un famiglio. II pro-
cesso diocesano per questi salesiani é stato in-
trodotto a Madrid il 9 ottobre 1956.
Opere
Tre drammi storici — Scene evangeliche — Scene sale-
Bibliografía
J. L. BASTARRICA, Don Enrique Sáiz, pp. 249.
C. A

25.4 Page 244

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Sala Antonio
250
Salaberry Luigi Ettore
SALA sac. Antonio, ecónomo genérale
n. a Olgiate Molgara (Como-Italia) il 28 genn. 1836;
prof. a Torino il 29 dic. 1865; sac. nel 1869; f a To-
rino il 21 maggio 1895.
La Provvidenza ne fece dono a don Bosco nel
1863, quando aveva giá 27 anni. Dirigeva una
filanda di seta della sua famiglia, ma il suo
cuore aspirava a qualcosa di meglio. Finalmente
il suo buon párroco lo consegnó a don Bosco,
presentandoglielo quale modello di cristiano e
come desideroso di maggior perfezione. II Sala
mise súbito il suo cuore nell'Oratorio. II 1864
fu un brutto anno per don Bosco a motivo della
diserzione di parecchi,
sui quali egli faceva as-
segnamento; ma il Sala
non ne prese scandalo,
anzi parve che questo
lo aífezionasse maggior-
mente alia casa. Messo-
si cosí nelle mani di
don Bosco, il Sala in
poco piú di sei anni ar-
rivó al sacerdozio. Non avrebbe mai osato spe-
rare tanto. Nel frattempo, durante il chiericato,
aveva dato prove non dubbie di senno pratico
e di valore amministrativo. Nell'Oratorio, va-
lido aiuto del prefetto don Alasonatti malan-
dato in salute, si occupava di compere e ven-
dite e assisteva ai lavori della chiesa di Maria
Ausiliatrice.
Nel 1875 incominció a far parte del Consiglio
Superiore come consigliere al posto di don Ghi-
varello, assunto da don Bosco all'ufficio di ecó-
nomo. Vista la sua pratica in fatto di edilizia,
don Bosco se ne serviva, quando si trattasse di
costruzioni. Cosí lo mandó a Nizza Monferrato
per curare la sistemazione della nuova Casa
Madre delle Suore, ad Este per il riattamento di
un palazzo da convertiré in collegio salesiano,
a Cremona e a Chieri per análogo scopo; a Ran-
dazzo per adattare a istituto un edificio moná-
stico. Finalmente verso il termine del 1880,
don Bosco, esonerato don Ghivarello, nominó
lui Ecónomo Genérale, confermato nelPufficio
con voto pressoché unánime nelle elezioni del
1886 e del 1892.
Durante il suo economato si acquistó parecchie
notevoli benemerenze di fronte alia Congrega-
zione. Una fu per la chiesa e l'ospizio di San
Giovanni Evangelista a Torino. Un'altra impresa
riuscitagli felicemente fu la sistemazione della
parte sceltasi da don Bosco nell'Esposizione na-
zionale torinese del 1884. L'impresa che mag-
giormente gravó sulle spalle di don Bosco negli
anni della sua precoce vecchiaia fu senza dubbio
la chiesa del Sacro Cuore a Roma, ma don Sala
alleggeri notevolmente il Santo da certe gravi
e crescenti preoccupazioni causategli dalPanda-
mento irregolare di quei lavori, e riusci a fare
in tempo perché egli potesse assistere, come
bramava, alia consacrazione.
Infine, benemerenza indimenticabile fu l'amore
di figlio dimostrato durante la malattia e dopo
la morte del Padre. Al caro infermo prestava
i piú umili servizi e in dati momenti il Santo
si affidava tutto a lui, alia sua forza erculea per
essere sollevato di peso e sostenuto cosí sulle
braccia. Avvenuta poi la morte del caro Padre
e composti i resti mortali nell'urna a Valsalice,
egli pensó súbito a innalzarvi sopra un mau-
soleo-tempietto. Aveva terminato di curare le
nuove decorazioni del santuario di Maria Ausi-
liatrice e l'erezione di una devota chiesetta per
l'oratorio femminile .delle Suore a lato della
piazza, quando si manifestarono in lui i primi
sintomi di deperimento físico, che in breve lo
portarono alia morte. Fu un gran dolore per tutta
la Congregazione. Don Rúa nell'annunciarne ai
soci la morte diceva che egli aveva ben meritato
della Societá Salesiana, curandone gli interessi
con indefesso zelo.
Bibliografía
Sac. Antonio Sala - « Vade Mecum » di D. BARBEÉIS,
vol. II, p. 947, San Benigno Canavese, Tip. Salesiana,
1901.
E. C.
SALABERRY sac. Luigi Ettore, ispettore
n. a Paysandú (Uruguay) il 1° nov. 1874; prof. perp.
a Santiago (Cile) il 29 genn. 1892; sac. a Montevideo
(Uruguay) il 16 maggio 1897; f a Montevideo il 23
giugno 1957.
Lavoró 25 anni nel Cile, mentando la piü alta
onorificenza che il Governo cileno da agli stra-
nieri. Dopo essere stato direttore a Valparaiso
(Cile) (1908-11) e a Punta Arenas (1911-19),
fu ispettore nel Perü-Bolivia (1919-23) e il Go-
verno peruano lo volle insignire della commenda
delPOrdine del Solé. Svolse poi la sua attivitá
in patria come direttore a Villa Colón (1923-
1929), e alia morte mérito di essere celebrato

25.5 Page 245

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Salabeífy Luigi Ettore
251
Sánchez Fiorenzo
con grandi elogi dai piü noti scrittori uragua-
yani.
Noi ci limitiamo a parlare di una sua ardita ini-
ziativa: gli Esercizi spirituali per radio. Fu la
prima volta nelPAmerica del Sud e forse nel
mondo. Dopo una campagna preparatoria in-
tensissima svolta in collaborazione col clero e
con i religiosi, furono trasmessi dalla « Radio
Jackson » in quattro riprese al giorno. Ospe-
dali, carceri, caserme, scuole, case operaie, sa-
loni parrocchiali, famiglie, tutti poterono se-
guirli. II successo fu grande: si calcolarono
70.000 i partecipanti. Conversioni innumere-
voli, casi commoventissimi, i sacerdoti insuf-
ficienti alie confessioni. Un eminente gesuita
affermó: « Questo buon salesiano ha fatto in
una settimana piü che un missionario in tutta
la vita ». Dopo questo successo, fu invitato
in altri Stati d'America: Argentina, Cile, Perü,
Bolivia, e sempre con gli stessi frutti conso-
lanti.
p. z.
SALANITRI sac. Francesco, scrittore
n. a Randazzo (Catania-Italia) il 7 agosto 1899; prof.
a San Gregorio il 1° nov. 1915; sac. a Catania Til
aprile 1925; f a Frasead il 17 maggio 1942.
Prese la laurea in lettere alPUniversitá di Ca-
tania. Durante la prima guerra mondiale mérito
la Croce di Guerra e due medaglie di bronzo.
Fu insegnante di filosofía e storia al Liceo di
Frasead. Oratore dalla parola facile e incisiva,
fornito di sodi studi, era ricercato per la pre-
dicazione.
Opere
Storia per la IV ginnasiale, Ed. Petrini, 1938.
Lettere medite di Lamennais e Robert de Felicité,
a cura di Fr. Salanitri, Torino, SEI, 1941, pp. 55.
SALUZZO sac. Lorenzo
n. a Cásale (Alessandria-Italia) 1'8 genn. 1863; prof.
perp. a San Benigno Can. il 3 ott. 1881; sac. a Torino
il 18 sett. 1886; f a Sondrio il 15 dic. 1952.
89 anni di etá, 66 di sacerdozio, 70 di vita sa-
lesiana, dei quali 12 vissuti con don Bosco.
L'alta stima che ne ebbe il ven. don Rúa lo
spinse a scegliere don Saluzzo per fondare a Mi-
lano quelPopera che era stata tanto vagheggiata
dai Santo nelle sue varié peregrinazioni nella
capitale lombarda. Giunto a Milano il 7 di-
cembre 1894, festa di Sant'Ambrogio, con due
confratelli e 25 lire in tasca, ma ricco di una
fiducia illimitata nella Provvidenza, col suo
tratto signorile, con la squisita carita di don Bo-
sco, col vivo senso della riconoscenza attinto
alia scuola del Padre, si guadagnó súbito la
simpatia cfei milanesi. E Topera, per la género-
sita dei milanesi e la costanza e i sacrifici di
don Saluzzo, sorse e fu degna delle nobili tra-
dizioni di arte, di carita, di religione di Milano.
Fu direttore a Milano (1908-12), Mogliano
Véneto (1912-14), Sondrio (1914-19), Raven-
na (1919-22), Torino-San Giovanni (1922-28),
Sondrio (1928-37) e Chiari (1937-45).
p. z.
SAK mons. Giuseppe, vescovo
n. a Eksel (Belgio) il 16 genn. 1875; prof. perp. a Lie-
gi il 3 ott. 1896; sac. a Liegi il 25 sett. 1899; cons.
il 17 aprile 1940; f a Lubumbashi (Elisabethville) il
15 marzo 1946.
Fece gli studi nel seminario minore di San Roc-
co (Belgio) ed entró nel noviziato salesiano di
Liegi nel 1895. Dopo l'ordinazione sacerdotale
fu professore e prefet-
to delPistituto San Gio-
vanni Berchmans a Lie-
gi, poi fu professore a
Hechtel e a Verviers.
Nel 1911 l'obbedienza
lo destinó come capo
della prima spedizione
missionaria in África
(Congo). Con cinque
confratelli partí il 14 ottobre del medesimo
anno. Egli fu perció fondatore delle Missioni sa-
lesiane nel Congo. Qui costrui scuole, un col-
legio per i bianchi a Elisabethville, ora Lubum-
bashi, e parecchie stazioni missionarie. Nel 1925
fu eletto Prefetto Apostólico di Luapula Supe-
riore. Nel 1940 fu consacrato Vescovo e fu il
primo Vicario Apostólico di Sakania.
c. A.
SÁNCHEZ sac. Fiorenzo, ispettore
n. a Monsagro (Salamanca-Spagna) il 26 ott. 1900;
prof. a San José del Valle il 12 sett. 1918; sac. a To-
rino (Italia) 1'8 luglio 1928; f a Habana (Cuba) il
4 aprile 1957.
Era direttore a Montilla (1930-39), quando nel
1936, mentre passava le vacanze con i suoi

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Sánchez Fiorenzo
252
Santier Eugenio
aspiranti a Ronda, scoppió la rivoluzione comu-
nista, che portó aH'eccidio di sette salesiani, in
quella cittá. In tale critica situazione don Sán-
chez, con presenza di spirito sorprendente, seppe
farsi tutto a tutti, distribuendo gli aspiranti qua
e la, rischiando spesso la vita per salvarli e as-
sisterli in tutti i modi. Nel 1939 fu eletto ispet-
tore delPispettoria Betica (1939-46). Durante
tale carica si dedicó con zelo a ripopolare le
case di formazione per rimediare ai vuoti fatti
dalla rivoluzione, e a multiplicare le case. II
suo amore per gli exallievi lo spinse a creare
per loro a Sevilla la Residenza Universitaria Sa-
lesiana, affinché potessero fare i loro corsi uni-
versitari lontani dai pericoli che assediano la
gioventü in quel delicato periodo della vita.
Dopo tre anni di vita tranquilla, come direttore
e maestro dei novizi a San José del Valle (1946-
1948), fu messo a capo delPispettoria Tarrago-
nese (1948-53). Sotto il suo impulso aumenta-
rono le vocazioni e si riattivarono i lavori per
la costruzione del tempio del Tibidabo, che
venne inaugurato nel 1951 in occasione del Con-
gresso Eucaristico Internazionale di Barcelona.
Per far meglio conoscere le opere del tempio,
diede vita alia rivista Tibidabo. Durante questo
tempo fondo a Barcelona la rivista Jóvenes, che
raggiunse la tiratura di 40.000 copie.
Quando nel 1953 fu creata la nuova ispettoria
delle Antille, i superiori 1'aíEdarono a don Sán-
chez (1953-57). Nella nuova ispettoria egli pro-
fuse i tesori del suo zelo e della sua esperienza,
dedicandosi con tutte le forze a coltivare le vo-
cazioni, per le quali fondo a Cuba Taspirantato
e ad Arroyo Naranjo il noviziato e lo studen-
tato filosófico per la nuova ispettoria. Nono-
stante la scarsitá di personaje, riusci ad aprire
nuove case e a condurre a compimento il gran-
dioso tempio del Sacro Cuore a Moca, nella Re-
pubblica Dominicana. La prodigiosa attivitá di
don Sánchez era sostenuta da una robusta vita
interiore, dalla quale scaturivano il suo sano
ottimismo, l'imperturbabile calma e una co-
stante conformitá alia volontá di Dio.
p. z.
SANJUÁN CANET sac. Alvaro,
servo di Dio, martire
n. ad Alcocer de Planes (Valencia-Spagna) il 26 aprile
1908; prof. a Sarria il 19 luglio 1925; sac. a Torino
il 26 luglio 1934; f a Villena il 2 ott. 1936.
Fin dalla teñera etá desiderava farsi prete. A
questo fine cominció gli studi nel collegio sale-
siano di Campello. Dopo il triennio fu mandato
a Torino alia Crocetta, dove fu ordinato sacer-
dote. Nominato consigliere degli studi ad Al-
coy, si mérito tostó la simpatia di tutti per la
sua virtü e lo spirito di lavoro. Durante la rivo-
luzione marxista fu cacciato dal collegio e ando
a vivere nascosto nella casa dei suoi per due
mesi. II 20 luglio 1936 una pattuglia di soldati
rossi lo arrestó e lo rinchiuse in un convento di
Alcoy trasformato in prigione. Quando il co-
gnato intercedette per lui, un ufficiale gli ri-
spóse: « Inutile insistere. Se non portasse la
veste, otterreste senz'altro la liberazione: le ve-
sti devono essere eliminate ». Nella notte del
1° ottobre fu messo su un camión e condotto
fuori della cittá. II giorno dopo il suo corpo fu
ritrovato crivellato da palle di fucile, lungo la
strada. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
SANTIER sac. Eugenio, pensatore e místico
n. a Saint-Brieuc (Bretagna-Francia) il 2 luglio 1879;
prof. perp. a Saint-Pierre de Canon il 6 ott. 1895; sac.
a Parigi il 21 giugno 1903; f in guerra il 9 ott. 1918.
Rimase presto orfano di padre e fu educato
dalla mamma, religiosissima e ardente devota di
san Luigi Grignion de Monfort. Fece gli studi
ginnasiali a Diñan e quando nel 1893 entró al
noviziato di Saint-Pierre de Canon, era giá un
piccolo apostólo della « vera devozione », e ne
parlava in pubblico e in privato con un'elo-
quenza che incantava. Don Francesco Binelli,
suo maestro di noviziato — inviato in Francia
da don Bosco stesso e maestro per oltre 40
anni in cinque lingue diverse (franéese, italiano,
ungherese, tedesco e inglese) — merendó a Pa-
terson (USA) il 16 luglio 1931, amava ricordare
don Santier come il suo novizio migliore.
Dopo la professione fu inviato a Roma per fre-
quentare l'Universitá Gregoriana e la si laureó
in filosofía il 22 luglio 1898. In quel periodo,
piú ancora che in filosofía, si distinse per uno
spiccato genio matemático. Era un vero sera-
fino nella devozione alia Madonna. Quando ne
parlava era inesauribile. A Lei, fin dal 1894, si
era consacrato come schiavo di amore, firmando
col suo sangue, alia presenza di don Albera, la

25.7 Page 247

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Santier Eugenio
253
Santier Eugenio
formula di consacrazione. Lo stesso secondo
successore di don Bosco, a mons. Pizzorno ve-
scovo di Sarzano (La Spezia), che stimava assai
don Santier, dichiaró apertamente che egli era
una delle colonne della Congregazione. Prima
fu insegnante di filosofía e matemática a Rueil
(Parigi), poi a Parigi. Quindi venne in Italia,
a Ivrea, dove rimase fino al 1912.
Possedeva il dono della parola sia nella predi-
cazione, sia nella conversazione, sia nella corri-
spondenza epistolare, in cui svolgeva prevalen-
temente argomenti di mistica e di vita spirituale.
Aveva un talento musicale singolare. Fin da
bambino suonava tutti gli strumenti della ban-
da, ma la sua specialitá era il bombardino,
« plus gros que lui », diceva il suo vecchio
maestro. Dirigeva meravigliosamente le masse
corali, anche in esecuzioni difficili, ma nella mú-
sica sacra preferiva la polifonia senza accom-
pagnamento, e il gregoriano nella interpreta-
zione di Solesmes. Tra gli autori profani amava
in modo particolare Wagner, e narra don Auf-
fray che, dovendo sostituire colleghi nelPassi-
stenza dello studio, cosa a cui si prestava volen-
tieri, portava con sé un'opera di Wagner e se
la leggeva tranquillamente, con un godimento
interiore indicibile. Sentendo un'esecuzione có-
rale, era capace di scrivere direttamente la mú-
sica, e quando dirigeva, dava le note ai vari
cori, senza aver bisogno di nessun sussidio.
Fu in relazione con Labertonniére, Murri, Blon-
del, di cui era un ardente seguace, e nutriva
Tidea di una grande opera filosófica e mistica
insieme. II suo autore preferito era san Gio-
vanni della Croce, che egli a ve va il coraggio di
leggere ai giovani artigiani, entusiasmandoli.
Dal 1912 fino al 1918 fu a Oulx, come cappel-
lano delle suore Trinitaires, che erano state
espulse dalla Francia. Rimaste in Italia durante
la prima guerra mondiale, verso la fine fu chia-
mato alie armi e costretto a rientrare in Francia
sotto l'accusa di disertore. Al tribunale militare
1897 - 1a spedizione mis-
sionaria salesiana per l'A-
merica del Nord.
Da sinistra, in piedi: Ch.
Giuseppe Oreni - Coad. Ni-
colao Imielinski.
Da sinistra, seduti: D. Raf-
faele Piperni - Don M.
Rúa - D. Valentino Cassini.

25.8 Page 248

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Santier Eugenio
254
Savani Pietro
non volle alcun avvocato difensote, ma si ditese
personalmente in maniera mirabile e trionfale.
Inviato al fronte, cadde mitragliato al suo primo
giungere il 9 ottobre 1918. Questo fu don San-
tier: anima torméntala e nobile, che, pur tra
le nebulositá della ragione, mai non ebbe un at-
timo di smarrimento, perché viveva le veritá
divine, che per lui erano divenute esperienza
personale indistruttibile.
Bibliografía
II carteggio con Don Santier, in: E. VALENTÍN:, Don
Ensebio M. Vismara, salesiano, Torino, SEI, 1955;
pp. 495-540 e 398-401.
E. V.
SANTINELLI sac. Ciríaco, ispettore
n. a Ostra (una volta Montalboddo, Ancona-Italia) il
25 febbr. 1859; sac. a Senigallia il 30 maggio 1885;
prof. a Torino il 2 ott. 1887; f ad Agua de Dios (Co-
lombia) il 5 nov. 1913.
Giá sacerdote scrisse a don Bosco perché lo ac-
cettasse nella Societá Salesiana, e don Bosco lo
accolse con gioia dopo avergli mandato le Re-
góle. Fu direttore a Quito (Colombia) (1895), a
Sangolqui (1896), a Callao (Perú) (1897), ad
Arequipa (1898-1901), a Lima (1902-07): in
questo periodo fu anche ispettore del Perú. Poi
direttore a Cuenca (Ecuador) (1908-09) e infine
ad Agua de Dios (1909-13).
Missionario coito e zelantissimo, morí nel leb-
brosario di Agua de Dios, dopo anni di terri-
bile lebbra contratta nell'esercizio del sacro mi-
nistero.
SANTOLINI sac. Serafino, ispettore
n. a Verucchio (Forli-Italia) il 3 aprile 1876; prof.
perp. a Foglizzo il 4 ott. 1896; sac. a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 27 genn. 1901; f a Guatemala (Centro Ame-
rica) il 19 maggio 1952.
Sotto l'apparenza mingherlina, nascondeva una
volontá d'acciaio che, unita all'ingegno e alia
santitá della vita, lo mise in grado di esercitare
con successo le varié cariche di responsabilitá
che i superiori gli affidarono. Dopo aver diretto
con saggezza alome case delPArgentina: Bue-
nos Aires-Leone XIII (1909-21), Rosario (1921-
1926), Buenos Aires (1926-31), Pindapoy (1931-
1933), fu eletto ispettore del Venezuela (1933-
1946), dove trovó solo sette case, che durante
il suo governo si svilupparono e moltiplicarono
rápidamente. Nel 1946, giá settantenne, venne
nominato ispettore nel Centro America e Pa-
namá (1946-52), ispettoria estesa in sei nazioni
diverse e quindi faticosa per la sua etá; ma egli
accettó con la serenitá che gli era caratteristica
e la governo saggiamente fino alia morte.
Due autorevoli testimonianze, una dell'alba e
Paltra del tramonto della vita, aprono uno spi-
raglio sulla sua bell'anima. II giorno della pro-
fessione perpetua, il ven. don Rúa disse ai ge-
nitori presenti: « Serafino e un santino ». Dopo
la sua morte il Prefetto Apostólico delPAlto
Orinoco mons. Garcia scrisse: « Nei 30 anni
che gli sonó stato a flanco posso affermare che
nella sua vita privata era mortificatissimo: non
l'ho mai visto a prendersi una soddisfazione
personale. Prudente e di una delicatezza angé-
lica, modello di vita dedita esclusivamente a
Dio, alie anime, alia Congregazione ».
p. z.
SAVANI sac. Pietro, ispettore
n. a Tornólo (Parma-Italia) il 16 nov. 1884; prof. a
Lombriasco il 29 sett. 1905; sac. a La Plata (Argentina)
il 1° maggio 1914; f ad Aibonito (Porto Rico) il 25
maggio 1964.
Entró come Figlio di Maria nel collegio San Be-
nedetto di Parma. Fu don Baratía a guadagnarlo
a don Bosco. Dopo i voti fu inviato in Argen-
tina, a Viedma. Lavoró molti anni come mis-
sionario nella Patagonia. Fu direttore a Bahía
Blanca (1921-23), a Viedma (1923-34), e poi
párroco e vicario foráneo a Neuquén (1934-37).
Fu solerte compagno di viaggio e guida a
don Pietro Berruti che fece la visita straordi-
naria nella Patagonia. Poi fu nominato ispet-
tore delle Antille-Messico (1937-46). Ristabili
il noviziato, organizzó l'insegnamento del cate-
chismo con gare annuali, fondo nuove case, a
Matanzas, a Camaguey, a Moca. Diede fonda-
mento all'opera salesiana anche a Porto Rico.
Dedicó gli ultimi anni della sua vita alia casa
di formazione di Arroyo Naranjo (Cuba) e poi
di Aibonito (Porto Rico). Fu un buon religioso
per la fedele osservanza e lo spirito di obbe-
dienza.
p. z.

25.9 Page 249

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Savio Angelo
255
Savio Domenico
SAVIO sac. Angelo, primo ecónomo genérale
n. a Castelnuovo d'Asti (Italia) il 20 nov. 1835; sac.
a Torino il 2 giugno 1860; prof. il 14 maggio 1862;
\\ a Guaransa (Ecuador) il 17 genn. 1893.
Gioyanetto (era del medesimo paese di don Bo-
sco), fu accolto da lui all'Oratorio nel 1850.
Quando il 18 dicembre 1859 si costituí la So-
cietá Salesiana, egli era diácono e fu eletto
Ecónomo Genérale della giovane Societá. Fu
confermato nelle elezioni del 1869 e del 1873
e vi restó fino al 1875. Don Bosco allora lo
incaricó di occuparsi delle costruzioni in corso,
ad Alassio, a Vallecrosia, a Marsiglia, e parti-
colarmente della chiesa e delPospizio del Sacro
Cuore a Roma. Nel 1885, alPetá di 50 anni, ac-
compagnó mons. Cagliero in America. In escur-
sioni apostoliche percor-
se tutta la Patagonia, e
fondo opere nel Cile,
nel Perú e nel Paraguay
e si spinse fino al Mato
Grosso nel Brasile. Di-
mostró una vera tempra
di missionario, infati-
cabile, zelante. Dopo un
breve riposo in Italia,
ripartí nel 1892 per l'Ecuador, dove una nuova
missione era stata aífidata ai Salesiani. Morí
durante un viaggio di esplorazione, dopo otto
anni di vita missionaria. Nel sogno della ruota
(4 maggio 1861) don Bosco lo aveva visto in
regioni moho remote. II segreto di tutta la sua
feconda esistenza fu la viva pietá attinta dagli
esempi incomparabili di don Bosco.
Bibliografía
Sac. Angelo Savio - « Vade Mecum » di D. BARBEÉIS,
vol. II, p. 784, San Benigno Canavese, Tip. Salesiana,
1901.
E. C.
SAVIO, San Domenico,
allievo di don Bosco, aspirante salesiano
n. a Riva di Chieri (Torino-Italia) il 2 aprile 1842;
f a Mondonio il 9 marzo 1857. Processo dioc. 1908;
Introduzione causa 1914; Venerabile il 9 luglio 1933;
Beato il 5 marzo 1950; Santo il 12 giugno 1954.
Patrono dei Pueri Cantores (8 giugno 1956) e
dei chierichetti (Sinodo Romano del 1960). Le
reliquie si venerano nella basilica di Maria Au-
siliatrice (Torino). L'iconografia lo presenta ac-
canto al suo Maestro san Giovanni Bosco, op-
pure davanti alia statua dell'Immacolata nel-
l'atto di consacrarsi a Lei, o nelPatto d'impedire
una rissa violenta tra due compagni brandendo
il crocifisso, o mostrando con dolce sguardo il
suo programma « La morte ma non peccati »,
o con lo sguardo rivolto in alto, quasi a invi-
tare i suoi coetanei a sollevare verso il cielo
pensieri e aspirazioni.
Nacque da Garlo Savio e Erigida Agagliate, se-
condogenito di 10 figli.
Frequentó le scuole ele-
mentari, prima a Castel-
nuovo d'Asti, poi a
Mondonio, dove si era
trasferita la famiglia.
L'8 aprile 1849, giorno
di Pasqua, fu ammesso
alia Prima Comunione.
In quella circostanza
egli scrisse alcuni ricordi che conservó poi sem-
pre gelosamente in un libro di devozione e che
spesso rileggeva: «1. Mi confesseró molió so-
vente e faro la Comunione tutte le volte che il
confessore mi dará licenza. 2. Voglio santificare
i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesü e
Maria. 4. La morte ma non peccati ». Questi
ricordi furono come la guida delle sue azioni
sino alia fine della vita. II suo maestro di II ele-
mentare, don Allora, cosí ne scrive a don Bo-
sco: « Egli era di una complessione alquanto
debole e gracile, di aspetto grave misto con un
non so che di grave e di piacevole. Era d'indole
mitissima e dolcissima, di un umore sempre
uguale. Aveva eostantemente tale contegno nella
scuola e fuori, in chiesa e ovunque, che quando
Tocchio, il pensiero o il parlare del maestro
volgevasi a lui, vi lasciava la piü bella e gio-
conda impressione ». Quando don Cugliero, pár-
roco di Mondonio, ando a Torino per parlare
a don Bosco del suo giovane parrocchiano, cosí
si espresse: « Qui in casa sua puó avere gio-
vani uguali, ma difícilmente avrá chi lo superi
in talento e virtü. Ne faccia la prova e trovera
un san Luigi ».
L'incontro del Savio con don Bosco ebbe luogo
ai Becchi, presso la casa natia del santo Educa-
tore, il 2 ottobre 1854, e il 29 dello stesso mese
entrava nelPOratorio di Valdocco in Torino.
Trovandosi qui come convittore, fu messo da
don Bosco alia scuola del prof. Bonzanino, di-
stinto maestro di Grammatica (come si chia-

25.10 Page 250

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Savio Dotnenico
256
Scaloni Francesco
mava allora la scuola media) e poi del pro-
fessor don Píceo per l'Umanitá e Rettorica
(odierno ginnasio). Quando poi don Bosco
istituí tali scuole nel suo Oratorio, ebbe per
insegnante il salesiano don Francesia. Furono
suoi compagni i primi collaboratori di don Bo-
sco: don Rúa, don Cerruti, don Cagliero, ecc.
In occasione della proclamazione del dogma del-
Plmmacolata (8 dicembre 1854) don Bosco at-
testa: « La sera di quel giorno, compiute le
sacre funzioni in chiesa, col consiglio del con-
fessore, Domenico ando davanti alPaltare di
Maria, rinnovó le promesse fatte nella Prima
Comunione, di poi disse piü e piü volte queste
precise parole: "Maria, vi dono il mió cuore:
fate che sia sempre vostro! Gesü e Maria, siate
voi sempre gli amici miei! Ma, per pietá, fa-
temi moriré piuttosto che m'accada la disgrazia
di commettere un solo peccato". Presa cosí
Maria per sostegno della sua divozione, la mo-
rale di lui condotta apparve cosí edificante e
congiunta a tali atti di virtü che ho cominciato
fin d'allora a notarli per non dimenticarmene ».
Nella primavera del 1855, intesa una predica di
don Bosco sulla santitá, non ebbe piü pace, e
andava ripetendo che doveva farsi santo e presto
santo, altrimenti gliene sarebbe mancato il
tempo. Da quell'época fino alia morte fu quindi
esemplare in tutto, e si notó in lui una pietá
straordinaria, unita a una serena allegria, a uno
zelo ardente per la salvezza dei compagni e
anche a doni carismatici straordinari. L'8 giu-
gno 1856, nove mesi prima di moriré, fondo la
Compagnia delPImmacolata, di cui scrisse il re-
golamento, che é testimonianza di un'alta spi-
ritualitá in un giovanetto di soli 14 anni. Morí
a Mondonio esclamando con lo sguardo rivolto
in alto: « Oh, che bella cosa io vedo! ».
Don Bosco ne scrisse súbito la vita, che usci
nelle Letture Cattoliche del 1859, ed ebbe una
decina di edizioni fino al 1908, anno delPaper-
tura del processo diocesano. Domenico com-
parve al suo santo Maestro a Lanzo (Torino)
nella notte del 6 dicembre 1876 a capo di una
lunga schiera di giovani eletti e gli parló a
lungo di cose moho importanti, svelandogli
anche avvenimenti futuri. Alia fine del 1914 la
salma fu trasportata dal cimitero di Mondonio
nella basílica di Maria Ausiliatrice in Torino,
dove si venera sull'altare a lui dedícate.
La sua devozione si é ormai diffusa in tutto il
mondo, anche per essere il piü giovane dei
santi confessori della fede, non martiri. Egli é
puré particolarmente invócate dalle mamme per
aver egli con la sua preghiera e con uno spe-
ciale abitino salvato la mamma sua in occasione
di un parto pericoloso, il 12 settembre 1856,
accorrendo da Torino al suo capezzale senza
alcun preavviso. In questi ultimi anni ha preso
grande sviluppo Passociazione « Amici di Do-
menico Savio » sorta negli Stati Uniti (Savio
Clubs) nel 1950 e che conta giá 200.000 aggre-
gati in varié nazioni. II Bollettino Salesiano
pubblica mensilmente le numeróse e straordi-
narie grazie ottenute per la sua intercessione
presso Dio.
San Domenico Savio é il miglior frutto della pe-
dagogía di don Bosco, da lui teorizzata nel Mé-
todo preventivo nell'educazione della gioventü.
Benché qualificata « santitá giovanile », la sua
fu matura e piena. Infatti Pió XI lo disse « un
piccolo, anzi grande gigante della santitá ». Ció
emerge anche dai processi canonici, essendosi
appunto i consultori posto il quesito: se in
adolescente si potesse daré virtü eroica, e aven-
dolo risolto aífermativamente di fronte alia
prova dei fatti. Essa é caratterizzata da una fi-
líale devozione e consacrazione a Maria SS. Im-
macolata, avendo partecipato con entusiasmo al
movimento che portó alia definizione del dogma
delPImmacolata Concezione, e istituito in suo
onore, tra i compagni dell'Oratorio di Valdocco,
la « Compagnia delPImmacolata » con lo scopo
di zelarne la devozione, coltivare nei giovani
studenti la vocazione sacerdotale e collaborare
coi superiori a migliorare i compagni discoli.
Non gli mancarono doni carismatici: conoscenze
infuse e orazione di unione, predizione di avve-
nimenti futuri, estasi e visioni: celebre quella
del Papa Pió IX agitante una fiaccola tra le
nebbie delPInghilterra, presagio delle numeróse
conversioni avvenute poi. Egli alza di fronte alia
gioventü moderna il suo eroico vessillo su cui
é scritto: « La morte ma non peccati ».
E. V.
SCALONI sac. Francesco, ispettore
n. a Monterubiano (Ascoli Piceno-Italia) il 30 agosto
1861; prof. a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a
Marseille (Francia) il 16 dic. 1887; f a Lubumbashi
(Congo) il 5 aprile 1926.
Conobbe per la prima volta don Bosco a Roma
nel 1875 e nel primo incontro il Santo intuí

26 Pages 251-260

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26.1 Page 251

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Scaloni Francesco
257
Scarzanella Enrico
in quel giovanetto dal volto sereno e dalPintel-
ligenza pronta un buon acquisto per la sua So-
cietá. Entró all'Oratorio di Valdocco nel marzo
del 1876, come artigiano falegname. Ben presto
si distinse tra i compagni per la facilita di ap-
prendere, perció don Bosco lo fece passare nella
sezione studenti. Al termine del ginnasio (1881),
vestí Pabito chiericale nel noviziato di San Be-
nigno e l'anno dopo si consacró a don Bosco
con i voti perpetui. Nei sei anni e mezzo tra-
scorsi accanto a don Bosco si formó alPeser-
cizio delle virtü religiose.
Campo della sua prima attivitá salesiana furono
le case di Nice e Marseille, dove raggiunse la
meta del sacerdozio. Nel 1891 fu nomínate di-
rettore della prima casa aperta nel Belgio, a
Liegi (1891-1902). Curó le vocazioni religiose,
affrettando cosí Papertura del primo noviziato
belga a Hechtel. A1Pépoca delle leggi contro le
Congregazioni religiose in Francia, diede ospi-
talitá a parecchi confratelli. Nel 1902 fu nomi-
nato ispettore delle case del Belgio, carica che
tenne fino al 1919. Vagheggiava intanto Pidea
di fondare una Missione salesiana nel Congo Bel-
ga. Vinte non poche diíficoltá, nel 1911 un primo
drappello di salesiani si stabiliva a Elisabeth-
ville (ora Lubumbashi), nel Congo. Seppe tra-
sfondere nell'animo dei suoi confratelli lo spi-
rito di don Bosco, con Pesempio, con la parola
persuasiva e anche con gli scritti attraenti. Sa-
peva maneggiare bene la penna. Nel 1919 fu
eletto ispettore delle case d'Inghilterra. Sotto
la sua guida quell'ispettoria fece grandi pro-
gressi. Come prima nel Belgio, cosí poi in In-
ghilterra e in Irlanda con don Scaloni vi fu
una vera fioritura di nuove istituzioni salesiane.
Nel 1925 i superiori lo inviarono come visita-
tore straordinario nel Congo Belga, Missione da
lui fondata. Era un uomo di preghiera, un vero
modello di ordine e di regolaritá, che seppe av-
vincere a sé i cuori con un sincero affetto.
Opere
Conseils aux jeunes confréres, Liége, École Prof.
Salésienne, 1906, pp. 86.
Manuel des jeunes confréres - Liége, École Prof. Sa-
lésienne, 1907, pp. 210.
Le jeune éducateur chrétien, Liége, Soc. d'Arts et
Métiers, 1917, pp. 256.
Aujourd'hui et demdn, Liége, Soc. d'Arts et Mé-
tiers, 1919, pp. 206.
—— Altri libri sul Sacro Cuore e su vari argomenti.
G. M.
SCAPARONE sac. Giovanni
n. a Carrodano (Genova-Italia) il 4 giugno 1869; prof.
perp. a Torino Til dic. 1887; sac. a Ivrea il 21 dic.
1893; f a Nizza Monferrato il 2 nov. 1949.
Carattere adamantino, nella sua vita religiosa
e sacerdotale rifulse di una rettitudine di spirito
e magnanimitá di cuore da lasciare ovunque
fama di virtú non ordinaria e di intrépido zelo
per la gloria di Dio, la difesa della Chiesa e del
Vicario di Cristo, la salvezza delle anime. Ap-
prezzato consigliere del card. Massa, a Gorizia,
prima (1895-1906) e dopo la grande guerra
(1919-22), come direttore di quell'istituto, seppe
cattivarsi la stima di tutti, prodigandosi con
lealtá e generosa dedizione a servizio della po-
polazione, specialmente nelle ore piú cruciali,
per la liberazione dei prigionieri, la cura dei
feriti e dei moribondi. Continuó quindi il suo
apostolato di esperto direttore in Svizzera a
Zurigo (1922-25) e a Lugano (1925-28), finché
gli fu affidata la direzione spirituale dell'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Nizza
Monferrato, allora Casa Madre di tutta la Con-
gregazione (1928-34). Da dodici anni aveva per-
duro completamente la vista; ma continuava il
suo saggio ministero, animato da una luce in-
teriore che ne faceva un ricercato e sicuro
maestro di spirito.
G. F.
SCARZANELLA coad. Enrico, músico
n. a Bari (Italia) il 12 agosto 1879; prof. a San Beni-
gno Can. il 25 sett. 1898; f a Torino il 6 aprile 1955.
Entró alPOratorio di Torino il 5 settembre
1891, dove frequentó il ginnasio, e dopo la
morte del padre chiese di essere ammesso in
Congregazione come coadiutore. Nel 1900, ap-
pena ventenne, sostitui alPOratorio il M° Do-
gliani, quando questi si recó in America, dimo-
strando una capacita musicale fuori delPordi-
nario. Passó quindi alia Libreria Salesiana di
San Benigno Canavese, dove rimase fino al
1909. L'anno seguente lo passó a Milano, e il
triennio successivo a Novara, dove si specia-
lizzó sotto la guida del M° Manfredi. II 12
luglio 1913 conseguí la licenza di magistero
presso il Conservatorio di Parma, e nel 1919
anche il diploma d'organo e di composizione.
Sempre amante degli studi e dell'insegnamento,
il 22 ottobre 1915 ottenne la licenza magistrale,

26.2 Page 252

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Scarzanella Enrico
258
Schiralli Vincenzo
e il 30 novembre 1916 il diploma di abilita-
zione. Nel 1929 fu chiamato all'Oratorio, con
l'incarico di aiutare il M° Dogliani nella pre-
parazione delle feste per la beatificazione di
don Bosco, e súbito dopo gli succedette di fatto
e di diritto nella direzione della Schola Can-
torum. Ebbe cosí l'onore di dirigere la Cappella
Musicale sia nella festa della beatificazione
(1929), sia in quella della canonizzazione di
don Bosco (1934).
II M° Scarzanella aveva un método d'insegna-
mento che incideva, e benché piccolo di statura,
sapeva guidare le masse corali delPOratorio a
meravigliose esecuzioni, continuando cosí la tra-
dizione del Cagliero e del Dogliani. Era valen-
tissimo in tutti i rami della didattica musicale,
curando coro, banda e teatro. Valente organista
e compositore, riusciva nel genere sacro e piú
spiccatamente in quello profano, caratterizzato
da una vena melódica fantasiosa e vivace, che
piaceva sempre e sollevava gli animi. Músico
e poeta insieme, componeva spesso le parole e
la música, con fine senso d'arte. Nel 1941 rias-
sunse la direzione della tipografía salesiana e
chiese di essere esonerato dall'insegnamento mu-
sicale, pur continuando a prestare Topera sua
come organista. L'll febbraio 1955 venne no-
minato Socio delPAccademia Mariana Salesiana,
nella sezione artistico-letteraria.
Opere
I. Edite presso la SEI - Torino:
Due inni corali facili, in onore di Maña Mazzarello.
Messa melódica in onore di S. Giov. Bosco, a 3 v.d.
Inno sportivo, coro all'unisono.
II. Edite presso la LDC - Torino-Leumann:
Laúdate Dominum, a 4 v.d.
Tantum ergo solenne, a 4 v.d.
Albata, a una voce e coro.
// mistero delle tre perle, operetta in 3 atti.
Remi e masehere, operetta in 3 atti.
Per musicare una poesía, testo con esempi musicali.
III. Edite nella rivista « Voci Bianche »:
1946 n. 1 Magníficat, a 4 v.d.
n. 3 Tantum ergo, a 3 v.p.
n. 6 Fra l'orrido rigor, lode sacra.
1947 n. 1 Iste confessor, a 2 v.p. oppure a 4 v.d.
n. 2 A S. Giuseppe, lode sacra,
n. 3 Giacólin a torna an famia, a 4 v.d.
1949 n. 1 Ecce sacerdos magnus, a. 4 v.d.
n. 3 Litante alia Madonna, a 2 v.p.
n. 5 Canzone di gioia.
1950 n. 5 Tramonto estivo, madrigale a 4 v.d.
n. 6 Berceuse natalizia, per armonium.
1951 n. 1 Ad Missam, per armonium.
n. 2 Post Missam, per armonium.
n. 3 Ofertorio, per armonium.
1952 n. 4 Fascino giovanile, a 1 voce.
1953 n. 1 Jubílate Deo, a 2 v.p.
n. 6 Agimus tibí gratias, a 2 v.p.
1955 n. 2 Amo Christum, a 2 v.p.
n. 3 Litanie alia BV., a 2 v.p.
IV. Edite nella rivista « Armonía di Voci »:
1956 n. 1 Per sposalizio, a 1 voce.
1957 n. 2 Inno per il 25° o 50° ¿i Messa.
1959 n. 2 I/27Z0 al Superiore, a 2 v.p.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, giugno 1955, p. 321.
E. V.
SCHILLINGER sac. Alfonso, missionario
n. a Mutzig (Francia) il 3 giugno 1880; prof. a Hechtel
(Belgio) il 29 sett. 1900; sac. a Grand Bigard il 24 ago-
sto 1908; f a Lubumbashi (Congo) il 13 luglio 1959.
Don Schillinger fu un pioniere delle Missioni
salesiane in quello che allora si chiamava Congo
Belga, dove giunse con il primo gruppo di sa-
lesiani nel 1911. Le difficoltá degli inizi non
tolsero nulla all'entusiasmo e alio zelo del suo
spirito di apostólo. Nei lunghi anni di lavoro
missionario percorse in tutti i sensi la boscaglia.
Direttore, fondatore di nuove stazioni missio-
narie, insegnante, abbracciava ogni forma di
apostolato con infaticabile zelo. Sue caratteri-
stiche furono l'ottimismo e lo slancio in ogni
opera di bene. Fu un uomo dal cuore gene-
roso, sempre pronto a donarsi. Fu direttore a
La Kafubu (1925-28), poi fu nominato visita-
tore del Congo (1929-34) e di nuovo direttore
a Sakania (1938). All'annuncio della sua morte,
cristiani e catecumeni accorsero per i suoi fu-
nerali anche dai lontani centri della Missione
di Kafubu.
p. z.
SCHIRALLI sac. Vincenzo
n. a Corato (Bari-Italia) Til dic. 1867; prof. perp. a
Sarria (Spagna) il 27 sett. 1891; sac. a Barcelona il
22 dic. 1894; f a Barcelona il 6 febbr. 1957.
AlPetá di 90 anni si spense serenamente al Tibi-
dabo (Barcelona-Spagna) questo salesiano pu-
gliese, partito per la Spagna giovanissimo. Spi-
rito di tenace iniziativa, cuore sacerdotale e
anima di artista furono le doti che fecero di lui
l'uomo atto a iniziare e dirigere i grandiosi la-

26.3 Page 253

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Schiralli Vincenzo
259
Seelbach Teodoro
vori del tempio nazionale votivo-espiatorio di
Spagna dedicato al Sacro Cuore di Gesü sul
monte Tibidabo e profetizzato da don Bosco. Vi
lavoró dal 1910 al 1923. Nel 1911 inaugurava
la bellissima cripta románico-bizantina e dava
il via ai la vori dell Imponente tempio superiore.
Ritornandovi nel 1942, giá vecchio, diede an-
cora un valido aiuto con la sua esperienza pre-
ziosa nella costruzione del tempio e nel mini-
stero delle confessioni. Don Schiralli fu anche
artista di anime, che seppe plasmare alia vita
cristiana con un'eíEcacia di azione che era frutto
delle sue eccezionali doti personali, ma soprat-
tutto della sua fedeltá a don Bosco e al suo
spirito.
p. z.
SCIUTO sac. Salvatore, scrittore
n. a Catania (Italia) il 2 aprile 1883; prof. a Ivrea il
5 ott. 1901; sac. a Torino il 29 giugno 1910; f a
Catania FU febbr. 1967.
Compi gli studi ginnasiali nelPistituto San Fi-
lippo Neri di Catania. A 16 anni entró nel no-
viziato San Gregorio di Catania. Ma all'etá di
20 anni fu colpito da un'affliggente sorditá,
il che pero non gli impedí di portare a compi-
mento i corsi universitari con la laurea in let-
tere, e di accederé, con speciale dispensa, agli
ordini sacri. Desideroso di rendersi ugualmente
utile, da buon figlio spirituale di don Bosco,
alia gioventü, dedicó tutta la sua attivitá ad ac-
costare la mente dei giovani alia comprensione
e all'amore dei grandi autori della lingua e
della letteratura latina. Infatti da circa 50 anni
era ben noto in tutta Italia nell'ambiente stu-
dentesco, ecclesiastico e laico, per le sue pub-
blicazioni nel campo degli studi di grammatica
latina e di commento ai classici. Da circa 20
anni lavorava alia compilazione di un vocabo-
lario italiano-latino e latino-italiano, che doveva
daré la misura della sua lunga passione lingüi-
stica. L'avrebbe portato a termine fra un paio
di anni, ma la Provvidenza ha anticipato la chia-
mata al premio per tanta benemérita fatica cul-
túrale e pedagógica. Lasció numerosissime pub-
blicazioni e una bella fama in un settore a cui
si rivolse Pattenzione educativa di don Bosco.
Opere
La Divina Commedia esposta in prosa, 1921.
U fiore dell'Iliade, dell'Odissea e dell'Eneide, 1923.
Autori latini, 2 voll., 1924-26.
Roma Mater, 5 voll., 1924-34.
Le bellezze dell'Orlando Furioso, 1925.
Luoghi scelti, 2 voll., 1925.
Poeti latini, 1926.
Prosatori latini, 1926.
Antología della prosa latina, 1930.
Morfología latina, 1931.
Sintassi latina, 1931.
Compendio della grammatica latina, 1934.
La lingua dei padri, 4 voll., 1934.
Prosatori e poeti latini, 3 voll., 1934.
Scrittori latini in prosa, 1935.
Scrittori latini in prosa e poesía, 1935.
Nihil Roma maius, 4 voll., 1936.
Roma, temi di versione dal latino, 1936.
Imperium, 4 voll., 1936.
La voce di Roma, 1943.
Opere commentate
Pedro, Le favole, 1919.
— Livio, Episodi della seconda guerra púnica, 1919.
Tibullo, Elegie scelte, 1921.
— Cicerone, Leitere scelte, 1925.
— Senofonte, Anabasi, VI e VII, 1928.
— Cesare, De bello civili, 1929.
— Virgilio, L'Eneide, 11 libri, 1929-40.
— Ovidio, Elegie scelte, 1934.
— Cicerone, Prima oratio catilinaria, 1935.
— Cicerone, Secunda oratio catilinaria, 1935.
— Cesare, De bello gallico et de bello civili, 1936.
— Luciano, II sogno, 1942.
— Omero, Iliade, 1942.
— Omero, Odissea, 1942.
— Tasso, Gerusalemme líber ata, 1957.
— Sallustio, Coniuraíio Catilinae, 1963.
— Sallustio, De bello jugurthiano, 1963.
— Tácito, Germania, 1964.
A. R.
SEELBACH sac. Teodoro, ispettore
n. a Neugerskirchen (Germania) il 25 nov. 1883; prof.
a Unterwaltersdorf il 2 agosto 1919; sac. a Torino
(Italia) il 20 luglio 1924; f a Bendorf (Germania)
il 17 maggio 1958.
La vocazione di questo grande salesiano era ger-
minata sotto la divisa militare, che dovette
presto indossare una seconda volta durante la
prima guerra mondiale. Per il suo valore mili-
tare si mérito ben cinque medaglie al valore,
tra le quali la « Croce di Prima Classe », la
piü alta onorificenza per un combattente. In
seguito fu promosso tenente ed ebbe alie sue
dipendenze il creatore del nazismo in Germania,
allora semplice soldato. Fattosi salesiano, ebbe
uffici di responsabilitá: diresse successivamente
le case di Marienhausen (1927-31) e di Helen-
enberg (1931-40), finché nel 1940 fu nominato

26.4 Page 254

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Seelbach Teodoro
260
Selva Giuseppe
ispettore di tutte le opere di don Bosco in
quella grande nazione (1940-51).
II periodo della seconda guerra mondiale gli
resé oltremodo difficile e dolorosa la carica:
120 confratelli perduti; grandiose e fiorenti
opere ridotte in cumuli di macerie; molti sale-
siani chiusi nei campi di concentramento. Egli
sentí nel suo cuore la passione di tanti suoi
figlioli e fu presente dovunque era possibile por-
tare conforto e aiuto. Anche i salesiani polacchi
ebbero da lui consolazione e assistenza. Fu poi
direttore a Bendorf (1951-54) e quando, nel
1954, l'ispettoria fu divisa in due, don Seelbach
fu preposto alPispettoria del Nord, nella quale
continuó fino alia morte a profondere tesori di
bontá e di salesianitá. Amó con cuore di figlio
don Bosco e ne facilitó la conoscenza ai confra-
telli con il bel volume Don Bosco diceva cosí,
compilato sulle Memorie Biografiche, e con un
altro sul sistema preventivo: Don Bosco edu-
catore.
p. z.
SÉCALA Sac. Giovanni, ispettore
n. a Cittadella (Padova-Italia) il 18 luglio 1871; prof.
a Torino-Valsalice il 3 ott. 1890; sac. a Torino il 21
sett. 1895; f a Torino il 7 nov. 1959.
Conobbe il santo Fondatore e godette dell'ama-
bile influsso della sua paternitá e santitá per
quasi tre anni, passati alPOratorio come con-
discepolo del servo di Dio don Luigi Orione,
col quale mantenne poi sempre vincoli di ami-
cizia. Nei 69 anni di vita salesiana occupó alte
cariche di responsabilitá, rivelando squisito
tatto, prudenza somma e fedeltá assoluta a don
Bosco e al suo spirito. Fu direttore successiva-
mente a Castelnuovo Don Bosco (1898-1909), a
Ivrea (1911-12), a Novara (1912-13), a Torino-
Valsalice (1913-19), a Foglizzo (1919-24). Poi
fu nominato ispettore della Sicilia (1924-29) e
ancora direttore a Venezia-Coletti (1929-35).
Dal 1935 ebbe la cura spirituale delPIstituto
delle Figlie di Maria Ausiliatrice come Vicario
del Rettor Maggiore, compito che assolse con
un interessamento pieno di sollecitudine, di so-
prannaturale zelo, di umiltá, prodigando i suoi
tesori di esperienza, di profonda pietá, di fede-
lissimo attaccamento alio spirito e alie tradi-
zioni salesiane.
p. z.
SELVA mons. Giuseppe, vescovo
n. a Cortenova (Como-Italia) il 3 nov. 1886; prof. a
Foglizzo il 1° ott. 1904; sac. a Recife (Brasile) il 18
genn. 1914; el. il 27 dic. 1937; cons. il 24 aprile 1938;
f a Guiratinga il 13 agosto 1956.
Ricevette l'abito religioso dalle mani del ven.
don Rúa nel setiembre 1903. A Roma frequentó
l'Universitá Gregoriana (1904-07), conseguen-
dovi la laurea in filoso-
fía e súbito dopo partí
per il Brasile. Ordinato
sacerdote, fu direttore
ad Aracajú (1921-30),
poi a Jaboatao (1930-
1931), a Recife (1931-
1932). In seguito fu
nominato ispettore del
Brasile Nord (Recife).
Nel 1937 gli giunse la nomina a Vescovo tito-
lare di Metre e Prelatp di Registro do Araguaia
nel Mato Grosso.
La sua caratteristica, anche come vescovo, fu
la semplicitá del tratto e della vita, unita a una
bontá di cuore inesauribile e a uno spirito di
sacrificio eccezionale. Nella Prelazia di Registro
do Araguaia per 18 anni egli fu il vero apo-
stólo della sua Missione, che percorse in tutti
i sensi a cavallo per centinaia e centinaia di
chilometri, e per molti anni da solo o accompa-
gnato da un ragazzo. Fu l'apostolo capillare e
nascosto, senza pretese, senza pesare su nes-
suno. Dormiva in qualunque posto, mangiava
come poteva, restava fuori di casa per mesi e
mesi di seguito, sotto la canicola e sotto le
pioggie torrenziali. Fu l'uomo della bontá per
eccellenza, sempre generoso nel daré a tutti
quello che aveva, sempre pronto ad aiutare. Si
avvicinava al popólo con semplicitá, e ne pene-
trava l'animo in modo da conquistarlo al Si-
gnore. Si puó ben diré che nel suo lungo mini-
stero di Pastore delle anime trasformó tutta
la zona, sia con la parola convincente, sia con i
sacrifici, le frequenti visite e col multiplicare le
stazioni missionarie. Uomo di una resistenza fi-
sica straordinaria, non si ricusava a nessun sa-
crificio, e certamente non seppe, o meglio, non
volle misurare le sue forze, sicché gli strapazzi
lo portarono poi alia fine. Nel giugno 1952
una grave malattia segnó purtroppo la fine della
prodigiosa attivitá del Prelato. Alia sua morte

26.5 Page 255

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Selva Giuseppe
261
Serié Giorgío
tutta la cittá di Guiratinga prese il lutto: fu
seppellito nella cattedrale.
p. z.
SEPETOWSKI coad. Venceslao
n. a Wola Golyminska (Polonia) il 26 sett. 1907; prof.
a Czerwinsk il 23 luglio 1932; f a Studthof (Germa-
nia) nel 1944.
Entró in Congregazione come falegname paten-
tato e dopo la professione religiosa rimase nella
casa di noviziato. Quando i Tedeschi occupa-
rono l'istituto (1939), lo assegnarono alie fab-
briche di mobili di Pulkusk. Arrestato per fu-
tile pretesto, fu messo in prigione a Plonsk e
poi portato al campo di concentramento di
Studthof, ove morí di stenti nel 1944. Esem-
plare nella pietá, coscienzioso nel lavoro e con-
tento di tutto. Si ammirava in lui grande riserbo
nel parlare e continuo raccoglimento.
p. T.
SERIÉ sac. Giorgio, consigliere genérale
n. a Baignes (Francia) il 14 sett. 1881; prof. a Bernal
(Argentina) il 26 genn. 1899; sac. a Bernal il 23 sett.
1906; f a Piossasco il 10 aprile 1965.
Portato da bambino a Buenos Aires, (Argen-
tina), dopo le scuole primarie, entró nel col-
legio salesiano di Almagro il 13 agosto 1894,
quando era rettore della
parrocchia don Costa-
magna e direttore della
casa don Giuseppe Ve-
spignani. Colpito da me-
ningite, stava per esse-
re rinviato in famiglia.
Don Costamagna gli die-
de la benedizione di
María Ausiliatrice e gli
pose in testa una vecchia berretta di don Bosco,
e súbito si sentí guarito. Don Costamagna e
don Vespignani gli fecero sentiré il fascino di
don Bosco, sicché passó con naturalezza al no-
viziato di Bernal il 22 gennaio 1898, e pro-
seguí gli studi di filosofía e di teologia, assi-
milando il vero spirito salesiano.
La Provvidenza dispose che iniziasse il suo mi-
nistero sacerdotale con la cura d'anime, come
viceparroco, nella stessa parrocchia dei suoi ge-
nitori. Questo esercizio tempestivo di sacro mi-
nistero lo resé sensibile ai misteri della Grazia
e gli dilató il cuore alia grande passione delle
anime, che distinse poi sempre il suo apostolato.
Nel 1912 gli fu aífidata la direzione del collegio
Sacro Cuore di La Plata, che tenne fino al 1921;
di li passó a quella del collegio Pió IX di Bue-
nos Aires. La maturitá spirituale, l'abilitá ammi-
nistrativa e Pesperienza ascética lo resero ben
degno di raccogliere l'ereditá dei grandi sale-
siani delle prime ore, e nel 1926 fu fatto ispet-
tore dell'ispettoria San Francesco di Sales di
Buenos Aires. Continuó infatti le tradizioni la-
sciate da don Vespignani, incarnando il vero
spirito salesiano, e sviluppando il magnifico pro-
gramma di attivitá in corso, con la fioritura dei
collegi, la cura delle parrocchie e delle missioni,
l'assistenza agli emigrad, l'incremento degli
Esploratori « Don Bosco », l'organizzazione de-
gli Exallievi a cui diede mirabile impulso, e il
potenziamento della Pia Unione dei Cooperatori
salesiani.
Nel 1932, il Rettor Maggiore don Ricaldone lo
chiamó al Consiglio Superiore, dove venne con-
fermato dai seguenti Capitoli Generali fino al
1958. Allora egli umilmente si ritrasse, perché
non sentiva piü le forze sufficienti a sostenere
il suo uíficio. Don Serié fu il primo Consigliere
ad avere uíficialmente l'incarico della cura degli
Oratori e della Confederazione mondiale degli
Exallievi. Ci mise tutta 1'anima. Organizzó i
grandi Congressi nazionali e internazionali, le
imponenti manifestazioni per le beatificazioni
e le canonizzazioni dei Santi salesiani, la com-
pilazione degli statuti, la partecipazione alia vita
della Congregazione. Per disposizione dei supe-
riori compi anche molte visite straordinarie: dal
1932 al '39, oltre alcune ispettorie d'Italia, vi-
sitó le opere di Francia, Spagna, Portogallo, In-
ghilterra; poi ando in Ecuador, nel Messico,
negli Stati Uniti, in Perú. Dopo la grande
guerra ancora in Europa e nell'America Latina.
In continuo contatto con Dio, col fervore della
preghiera, aveva lumi spesso.straordinari, cuore
sempre esuberante di carita. Negli ultimi anni
che egli passó nella casa di Piossasco, tra alter-
native di miglioramento e di complesse soffe-
renze, edificava e commoveva confratelli e visi-
tatori con la sua serena conformitá alia volontá
di Dio, con la sua continua ansia di apostolato,
con la sua illuminata dedizione alie anime.

26.6 Page 256

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Serié Giorgio
262
Soleri Giovanni Battista
Opere
S. Giovanni Bosco nei ricordi e nella vita degli ex-
allievi, Torino, Tip. Salesiana, 1953, pp. 468.
Profili e racconti, Torino, Tip. Salesiana, 1956,
pp. 334.
P. Z.
SICKER sac. Emanuele, missionario
n. a Trento (Italia) il 25 dic. 1876; prof. a Ivrea il 18
aprile 1895; sac. a Lima (Perú) il 21 dic. 1901;
f a Guatemala (C. A.) Til maggio 1968.
Don Sicker fu un benemérito dell'opera sale-
siana nella Repubblica di Guatemala. Dopo il
noviziato a Ivrea e lo studentato a Valsalice,
ando in America. Qui spese per 30 anni le sue
giovanili energie nelle ispettorie di Argentina,
Perú ed Ecuador. Fu direttore a Guayaquil
(Ecuador) (1915-21), a Riobamba (1921-22),
a Santa Ana (C. A.) (1922-25), a San Salvador
(1925-29), a Guatemala (1929-46 e ancora
1958-64). Verso la cinquantina, in piena ma-
turitá ed efficienza, fu inviato nel Centro Ame-
rica e incaricato di iniziare Popera salesiana in
Guatemala. In questa missione spese gli ultimi
40 anni della sua vita e al suo zelo si devono
le fiorenti opere delle sei case del Guatemala.
Predicatore apprezzatissimo e direttore spiri-
tuale ricercato, godeva la stima delle autoritá
e della Fpo*polazione.
p. z.
SIMONETTI sac. Giovanni, ispettore
n. ad Ascrea (Rieti-Italia) il 22 nov. 1874; prof.
perp. a Torino-Valsalice il 3 ott. 1890; sac. a Torino
il 12 giugno 1897; f a Frascati il 25 maggio 1946.
All'Oratorio di Torino, negli ultimi anni della
vita di don Bosco, si legó con tanto affetto al
Santo che, tredicenne, chiese di essere accolto
nella Societá Salesiana. E il buon Padre fece
un'eccezione, presentendo il suo sicuro avvenire.
Temprato a un genuino spirito salesiano e lau-
reato in lettere, si specializzó neU'insegnamento
come un perfetto educatore. Tenne per 15 anni
la direzione degli istituti di Macerata e Genzano
(1905-19). Resse per 12 anni successivamente
le ispettorie di Roma (1924-29) e di Napoli
(1929-35). Fu ancora direttore a Portici (1935-
1937), a Macerata (1937-41), a Roma-Man-
drione (1943-46) lasciando ovunque esempi edi-
ficanti della sua bontá e laboriositá, dedizione
al dovere e osservanza religiosa.
G. F.
SMEETS sac. Amoldo, ispettore
n. a Verviers (Belgio) il 27 nov. 1883; prof. a Hechtel
il 29 sett. 1900; sac. a Grand Bigard il 24 agosto 1908;
f a Lubumbashi (Congo) il 19 maggio 1964.
Fu uno dei primi salesiani belgi e si puó diré
che visse tutta la storia salesiana nel Belgio.
Ebbe attivitá e mansioni varíe, tra le quali
quella di successore a Liegi del servo di Dio
don Luigi Mertens. Fu direttore a Woluwe
(1930-31), ma súbito dopo fu eletto ispettore
del Belgio (1931-37). Come tale, invió molti
missionari nel Congo e infine vi ando egli stesso.
Fu direttore a Lubumbashi (1937-42). Lavoró
con zelo indefesso per l'incremento di quelle
Missioni. Durante la seconda guerra mondiale
ne sostenne tutto il peso come delegato ispet-
toriale, con poteri di ispettore.
p. z.
SOLERI sac. Giovanni Battista, missionario
n. a Frassino (Cuneo-Italia) il 3 dic. 1873; prof. perp.
a Ivrea il 29 sett. 1896; sac. a Valencia (Venezuela)
il 1° nov. 1900; f a Cúcuta (Colombia) il 12 mag-
gio 1950.
Partí ancor chierico per il Venezuela. Appena
sacerdote, fu destinato alia nuova casa di Mara-
caibo, di cui tenne la direzione dal 1904 al 1910.
Trasportata quindi Popera a Tariba, in due anni
vi organizzó un collegio di prim'ordine, catti-
vandosi tanta stima, con la sua bontá e il suo
tatto, da riuscire a esercitare benéfico influsso
nelle frequenti rivoluzioni del Paese, prodigan-
dosi fra le diverse fazioni a moderare gli animi,
a salvare vittime, a scongiurare rappresaglie e
devastazioni. Ma il suo nome é particularmente
legato al Lazzaretto di Contratación (Colombia)
dove, come direttore (1922-46), consumó tutto
il resto della sua vita nella cura dei poveri leb-
brosi. Terminó 1'asilo per i bambini lebbrosi
e costrusse appositi padiglioni per i giovani
sani figli di lebbrosi, dotandoli di scuole e la-
boratori. In breve l'afflusso greml ogni am-
biente. Don Soleri allora fondo per loro un
grandioso istituto a 12 km. da Contratación, in
un'ampia vallata di ottimo clima, a Guacamayo.
L'istituto accoglieva 500 tra bambini e giovani,
da pochi mesi a 18 anni, che si abilitavano ad
affrontare la vita attraverso i corsi elementan,
le scuole professionali e agrarie. Poi, pur giá

26.7 Page 257

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Soleri Giovanni Battista
263
Srugi Simone
quasi cieco, accettó ancora la direzione di una
nuova fondazione in Cúcuta, dove esaurl le ul-
time sue forze, da buon salesiano, nel lavoro.
G. F.
SPANO sac. Vincenzo, scrittore
n. a Taviano (Lecce-Italia) il 29 giugno 1923; prof. a
Chieri il 16 agosto 1941; sac. a Catania il 19 maggio
1951; | a Roma-PAS il 22 marzo 1966.
Laureato in scienze e in filosofía, don Spano
aveva davanti a sé una bella prospettiva di la-
voro scientifico e di apostolato, e aveva alimen-
tato le piü belle speranze per i risultati otte-
nuti tra i giovani di vari istituti, tra i chierici
salesiani e nelPattivitá della stampa, collabo-
rando attivamente specialmente in Meridiano 12,
ma anche in altre riviste. É il primo confratello
che il Signore volle chiamare a sé dalla nuova
sede del Pontificio Ateneo Salesiano, inaugúrate
nel 1965-66. L'oíferta che don Spano fece di
sé al Signore fu pronta e generosa, conclusione
di una vita che era stata giá donazione totale,
nella semplicitá delPapostolato sacerdotale e sa-
lesiano.
Opere
Lezioni di metodología didattica delle scienze fisico-
matematiche, Trento, 1961, pp. 79.
Cassetta delle rispaste (con altri), Torino, Ed. Me-
ridiano 12, 1962, pp. 295.
Problemi mordí (con altri), Torino, Ed. Meridia-
no 12, 1964, pp. 289.
La dottrina dei Primi Principi del sapere e dell'es-
sere nel pensiero di Giuseppe Zamboni, Roma,
1965, pp. 57.
Problemi dei giovani (con altri), Torino, Ed. Meri-
diano 12, 1965, pp. 292.
P. Z.
SPINELLI sac. Gioachino, missionario
n. a Cipressa (Imperia-Italia) il 10 agosto 1868; prof.
perp. a Torino il 17 marzo 1889; sac. a Quito (Ecua-
dor) il 26 maggio 1892; f a Cuenca il 26 nov. 1949.
Benedetto da don Bosco morente, mentre i pri-
mi Salesiani entravano nell'Equatore, si tempró
al fianco del ven. don Andrea Beltrami e del
servo di Dio don Augusto Czartoryski. Poi, rag-
giunto ancor chierico PEquatore, fu il primo a
penetrare con il coad. Pancheri fra i Kivari, dis-
sodando le prime zolle del Vicariato di Méndez
e Gualaquiza. Dio solo sa quanto sofferse nel-
Paspro apostolato, tra le bufere delle persecu-
zioni, sempre sulla breccia a salvezza dei suoi
cari Kivari. Nel 1919 ritornó alia casa di Cuen-
ca, come direttore e maestro dei novizi (1921-
1922); passó poi a Sig Sig (1922-26), dedican-
dosi alia cura delle vocazioni e alia diffusione
del culto di Maria Ausiliatrice. Vi attese con
Paífetto e il fervore di un vero apostólo, pro-
muovendo, con la parola e con la stampa, Pere-
zione di alcune chiese, la consacrazione delle
famiglie e una teñera devozione a Maria Ausi-
liatrice. Morí suscitando il piú largo rimpianto
e commossa venerazione.
G. F.
SRUGI coad. Sitnone, servo di Dio
n. a Nazareth (Israele) il 27 giugno 1878; prof. a Cre-
misan (Giordania) il 31 ott. 1896; f a Beitgemal (Israe-
le) il 27 nov. 1943.
Figlio di greco-cattolici oriundi libanesi, alPetá
di 6 anni era giá orfano di ambedue i genitori;
r
,,,.,,™^ a 11 fu accolto dal can.
\\ Belloni nel suo orfano-
\\ trofio di Betlemme, che
\\ nel 1891 passó ai Sale-
siani. Giovane di costu-
mi illibati e di pietá an-
gélica, tale da essere pa-
; ragonato spesso a san
I Domenico Savio, nel
1893 entró nel novizia-
to salesiano di Beitgemal, ove fece la professione
religiosa. Qui poi passó tutta la sua vita atten-
dendo alie svariate occupazioni assegnategli dal-
Pobbedienza: maestro, assistente, sacrestano, in-
fermiere, sarto, mugnaio, ecc. Era il tipo del
coadiutore voluto da don Bosco, il factótum dal
sorriso aperto, dalla bontá umile e sacrificara,
sempre pronto a rendere servizio, ma nello
stesso tempo desideroso di raccoglimento e di
silenzio.
II suo lavoro di infermiere nella casa salesiana
e nelPambulatorio annesso, come puré quello
di mugnaio del paese, lo metteva a contatto di
molte persone estranee, sicché in quella localitá
lontana dai centri urbani e circondata da poveri
paesi in gran parte -musulmani, egli esercitó un
largo e fecondo apostolato con la sua carita ge-
nerosa e col suo vivo esempio di fede e pietá
cristiana. II suo saluto, che da lui imparavano e
ripetevano volentieri anche i musulmani, era:

26.8 Page 258

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Srugi Simone
264
Stefenelli Alessandro
« Viva Gesu! Viva Marta! ». Come infermiere
dell'ambulatorio, il suo raggio di azione si esten-
deva a piü di 50 villaggi, e tutti i malati accor-
revano a luí piú che ai medici, o lo chiamavano
a visitarli anche da grandi distanze, persuasi
che egli aveva delle virtú curative soprannatu-
rali. « La benedizione di Dio era nella sua mano
aílermó un musulmano — perché faceva
l'iniezione e Pammalato guariva all'istante, men-
tre oggi i medici fanno le iniezioni senza alcun
risultato ». Talvolta venivano anche solo perché
imponesse loro le maní, e le mamme gli presen-
tavano i loro bambini perché li benedicesse.
Quante volte, dopo liti sanguinose nei villaggi,
si correva da lui per le cure del caso! Egli, men-
tre medicava le ferite del corpo, cercava di
estinguere gli odi e di riportare la pace nei
cuori. Questo suo ufficio gli permise puré di
battezzare in punto di morte tanti bambini mu-
sulmani, che considerava suoi protettori in Pa-
radiso.
L'altro suo lavoro piü faticoso e impegnativo era
il mulino, al quale i contadini di Beitgemal por-
tavano a macinare il grano da una zona di circa
30 km. di raggio, essendo Túnico del luogo.
Egli era responsabile di tutto il movimento di
scambio di derrate, compre e vendite, alie quali
assisteva come garante di fiducia per tutte le di-
vergenze, mirabile per la pazienza, la saggezza
e la giustizia con cui sapeva trattare ogni affare.
Si narrano di lui parecchi fatti che manifestano
come fosse dotato di carismi straordinari: gua-
rigioni improvvise, previsioni del futuro, estasi
davanti al santo tabernacolo.
Consumato dal lavoro e dalla malaria, morí nei
1943 all'etá di 65 anni, dopo aver edificato
tutti con la sua mirabile pazienza e rassegna-
zione nelle piü acute soíferenze. I suoi funerali,
benché avvenissero in tempo bellico, furono
un'apoteosi. Tra il popólo si sentiva ripetere:
«Dio e il signor Srugi! Era veramente un
santo! É morto un santo! ». La sua salma vene-
rata riposa nella cripta della chiesa di Santo Ste-
fano a Beitgemal, Pantica Gafagámala, presso
la tomba gloriosa del grande protomartire. II
processo diocesano per la beatificazione e cano-
nizzazione é terminato il 28 novembre 1966.
Bibliografía
E. ZONTI, Un buon samaritano, Torino, LDC 1966,
pp. 192.
T. L.
STARACE sac. Raffaele
n. a Castellammare (Napoli-Italia) il 13 dic. 1855; sac.
a Castellammare nei dic. 1879; prof. perp. a Roma il
26 sett. 1896; f a Castellammare il 23 dic. 1937.
Canónico della cattedrale, si portó a Torino per
conoscere don Bosco. Ne tornó infervorato e
fondo un orfanotrofio che nei 1894 cedette ai
Salesiani, facendosi egli stesso salesiano. Diret-
tore e párroco della casa di Gioia de' Marsi,
vide la sua chiesa e la cittá ridotte in un cumulo
di macerie dal terremoto del 1915 che lo sor-
prese mentre celebrava. Ne usci malconcio, ma
vivo. Vendette tutti i beni ereditati dalla mam-
ma per ricostruire la chiesa, l'asilo e l'oratorio
femminile. Chiuse i suoi giorni nella natia Ca-
stellammare, rimpianto e benedetto da tutti, la-
sciando esempio di virtü religiose, di fervore e
di zelo straordinario.
G. F.
STASIK ch. nov. Francesco
n. a Braniszewice (Polonia) il 29 nov. 1917; novizio
a Czerwinsk il 6 luglio 1939; f a Mauthausen (Ger-
mania) il 17 maggio 1941.
Fu ricevuto nei noviziato di Czerwinsk nei lu-
glio 1939, ma dopo alcuni mesi i Tedeschi ar-
restarono confratelli e novizi e li portarono nei
campo di concentramento di Mauthausen: morí
per i maltrattamenti ivi subiti. Come aspirante
e poi novizio, il ch. Stasik si distinse per la sua
viva devozione all'Eucaristia e alia Madonna.
p. z.
STEFENELLI sac. Alessandro, missionario
n. a Fondo (Trento-Italia) il 15 febbr. 1864; prof. perp.
a San Benigno Can. il 7 ott. 1882; sac. a Patagones (Ar-
gentina) il 12 maggio 1889; f a Trento il 16 agosto
1952.
L'incontro fortuito con l'arciprete di Mezzolom-
bardo, cooperatore salesiano, gli procuró la gra-
zia di compiere gli studi a Valdocco, dove i fre-
quenti incontri con don Bosco lo orientarono
decisamente verso la Societá Salesiana. Nei
1881 riceveva l'abito talare dalle mani del Santo
e nei tre anni successivi si approfondiva nelle
scienze predilette: matemática, física, chimica.
Sicché, quando l'insigne físico e astrónomo pa-
dre Denza pregó don Bosco di fondare in Pa-
tagonia una rete di osservatori meteorologici,

26.9 Page 259

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Stefenelli Alessandro
265
Sutera Luígi
il Santo scelse per questa iniciativa don Stefe-
nelli. Egli fu poi direttore a Patagones (1912-
1922).
Della complessa opera svolta da questa mirabile
figura di pioniere e di missionario, ricordiamo
solo la costruzione di un canale idráulico, che
portava le acque di quattro fiumi alia colonia
da luí fondata e che formó Pammirazione dei
tecnici stessi per la grandiositá e perfezione del-
Popera. Nella missione General Roca (1891) co-
strui una chiesa, tre collegi, una colonia agrícola,
una centrifuga per irrigazione e altre macchine
agricole. Formó un gran numero di tecnici
agrari per il progresso
del paese. Ma il mérito
maggiore di don Stefe-
nelli fu quello di essere
stato un salesiano secon-
do il cuore di don Bo-
sco. Quando, infatti, si
parlava degli alti ricono-
scimenti avuti, delle sue
decorazioni, delle locali-
in Argentina recanti tuttora il suo nome, egli
attribuiva tutto a quella che riconosceva sua
única gloria: essere salesiano e missionario.
A. R.
STEPKOWSKI sac. Stanislao
n. ad Aleksandrow-Kujawski (Polonia) il 29 dic. 1903;
prof. a Klecza Dolna il 23 sett. 1923; sac. a Cracovia
il 29 agosto 1933; f a Dzialdow 1941.
Dopo Pordinazione sacerdotale fu súbito inviato
come catechista nell'aspirantato di Jaciazek e
continuó fino alia morte con la medesima carica
nelle case di Rozanystok, Lodz (Santa Barbara)
e Plock. II 17 febbraio 1941 venne arréstate
con altri confratelli e condotto nel campo di
concentramento di Dzialdow ove fu ucciso non
si sa quando. Don Stanislao amava molto inse-
gnare il catechismo alia gioventü, il che faceva
con zelo e anche con vero sacrificio, come quan-
do si recava in lontani villaggi nei rigori del-
Pinverno.
p. T.
STUCHLY sac. Ignazio, ispettore
n. a Olmutz (Austria) il 14 dic. 1869; prof. a Ivrea
(Italia) il 29 sett. 1896; sac. a Gorizia il 3 nov. 1901;
f a Lulov (Cecoslovacchia) il 17 genn. 1953.
Terminad gli studi ginnasiali nella Slesia au-
stríaca, ando in Moravia a Velehrad per es-
sere accettato dai Gesuiti. Sul treno incontró
un sacerdote conoscente che gli parló di don Bo-
sco e dei Salesiani. Decise allora di andaré a
Torino: qui, a Valsalice, fu accolto come figlio
di Maria. Dopo il noviziato, a Ivrea fece la fi-
losofía e studió agronomía ottenendone il di-
ploma. Chiese di andaré nelle Missioni, ma
don Rúa gli rispóse: « La tua missione é al
Nord! ».
Nel 1921 don Stuchly fu mandato a Ljubljana
(Jugoslavia) a dirigere i lavori di costruzione
del santuario di Maria Ausiliatrice, terminato
e consacrato nel 1924. Poi i superiori lo desti-
narono alia casa di Perosa Argentina (Italia),
dove da alcuni anni si raccoglievano i giovani
slovacchi per prepararsi a trapiantare Popera
salesiana in patria. Nel 1927 fu inviato in Ce-
coslovacchia ad aprire la prima casa a Frystak,
di cui fu direttore dal 1928 al 1934. Passó poi
direttore della nuova casa di Moravska Ostra-
va (1934-35), e intanto fu nominato ispettore
della Cecoslovacchia (1935-48). Sotto di lui
sorsero n Cecoslovacchia 12 case salesiane con
270 religiosi, tutti boemi e moravi, piü 20 altri
salesiani che lavoravano nelle Missioni. Questo
straordinario successo dell'opera salesiana dipese
dal suo spirito di lavoro sostenuto da una pietá
semplice e dalla sua bontá con tutti. Nel 1948
tornó nella casa di Frystak come confessore. La
bufera della persecuzione si scatenava sulla Ce-
coslovacchia e don Stuchly vide la fine dell'opera
salesiana da lui creata.
G. M.
SUTERA sac. Luigi, ispettore
n. a Cerami (Enna-Italia) il 10 genn. 1869; prof. perp.
a Torino l'll ott. 1889; sac. a Sevilla (Spagna) il 15
maggio 1894; f a Guiaba (Brasile) il 19 febbr. 1948.
Fu tra i primi salesiani della Sicilia. Ando ancor
chierico in Spagna con don Ricaldone e, appena
raggiunto il sacerdozio, fu súbito preposto alia
direzione del collegio di Rialto-Sevilla, donde
nel 1896 passó in Portogallo a dirigere Pisti-
tuto di Braga. Nel 1903 ando ad aprire la casa
di Angra do Heroismo nelle Azzorre, poi resse
Pispettoria Portoghese fino al 1910, quando la
rivoluzione confiscó tutte le case. Allora passó
in Oriente, prima come direttore del collegio di
Alessandria d'Egitto (1911), poi come ispettore

26.10 Page 260

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Sutera Luigi
266
Szmergalski Simone
dell'ispettoria Oriéntale (1911-19). La guerra
mondiale e la rivoluzione gli cagionarono nuove
sofferenze. Ma nel 1919 poté riaprire la casa
di Costantinopoli (Turchia) (1919-22) e poi tor-
nare in Portogallo, come ispettore (1923-29), a
infervorare la ripresa dell'opera salesiana. Cin-
que anni dopo i superiori lo inviarono nel Mato
Grosso (Brasile) come vicario genérale dell'ar-
civescovo di Guiaba, mons. D'Aquino, e come
párroco della cattedrale.
G. F.
SWIERC sac. Giovanni
n. a Krolewrka Huta (Polonia) il 29 aprile 1877; prof.
a Ivrea il 1° ott. 1899; sac. a Torino il 6 giugno 1903;
f a Oswiecim il 27 giugno 1941.
Fece gli studi in Italia, a Ivrea e a Torino. Di-
venuto sacerdote, tornó in Polonia. Ebbe inca-
richi di fiducia: fu direttore a Oswiecim, poi a
Cracovia, a Przemysl, e per lunghi anni fu con-
sigliere ispettoriale. Era un religioso esemplare,
amava don Bosco, dando prova di possederne
lo spirito. Di grande capacita e prudenza, a lui
furono affidati affari delicati e difficili. Fu arre-
stato il 23 maggio 1941. Nella prigione di Mon-
telupi a Cracovia fu bestialmente colpito a
sangue con bastoni e calci. Presto fu trasferito
nel « blocco di morte » a Oswiecim. Destinato
a un lavoro durissimo, con poco cibo, sfinito
dalle bastonate, dai calci al ventre e alia testa,
tra ingiurie abominevoli, ebbe la spina dorsale
spezzata. Fu poi cremato.
p. T.
SZMERGALSKI coad. Simone
n. a Rakowiec (Polonia) il 3 aprile 1877; prof. a Radna
(Jugoslavia) il 4 agosto 1910; f a Mauthausen (Ger-
mania) nel 1944.
Era di professione muratore. Intraprendente e
audace, condusse a termine lavori difficili si da
far meravigliare architetti di professione. Fu ar-
restato a Varsavia il 7 febbraio 1944 e condotto
al campo di concentramento di Grossrosen. Gli
aguzzini del campo tormentavano il povero
vecchio che a causa delPetá non poteva tener
dietro nel lavoro ai giovani, e lo battevano fino
alia perdita dei sensi. Una volta gli ruppero un
braccio e, giudicato ormai inetto al lavoro,
venne traspórtate a Mauthausen nel reparto
detto « Campo della morte », dove ben presto
morí. II suo corpo fu bruciato nel crematoio.
Si puó diré che Simone Szmergalski possedeva
le virtü in grado eroico. Era desiderato in ogni
casa come confratello che portava dappertutto
lo spirito di don Bosco.
p. T.

27 Pages 261-270

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27.1 Page 261

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TAMIETTI sac. Giovanni Batíisla, ispettore
n. a Ferrete d'Asti (Italia) il 18 ott. 1848; prof. a To-
rmo il 2 dic. 1865; sac. a Torino il 29 marzo 1873;
—J- a Sampierdarena íl 19 agosto 1920.
Fu accolto da don Bosco nell'Oratorio di To-
rino, come artigiano, nel 1860: per il suo amo-
re alio studio e la schietta pietá mérito di pas-
sare fra gli studenti. Tre anni dopo (1863) per
mano del Santo ricevette l'abito chiericale e si
legó totalmente a luí con la professione reli-
giosa. Nel 1873 fu consacrato sacerdote, e nello
stesso anno conseguí la laurea in lettere nella
R. Universitá di Torino. Compiuta cosí la sua
formazione religiosa e intellettuale, si dedicó con
entusiasmo alia compilazione di opere scola-
stiche e alia scuola.
Fu direttore del collegio Manfredini di Este
(1878-92), poi fu chiamato a reggere Tispettoria
Ligure (1892-98). Vi profuse i tesori di uno
zelo illuminato, di un'instancabile attivitá e di
una grande bontá. Al termine del suo mandato
come ispettore (1898), una dolorosa malattia
lo costrinse a un lungo periodo di forzata inat-
tivitá, in cui trascorse il rimanente della sua
vita. Don Bosco gli aveva predetto che avrebbe
lavorato in Congregazione fino ai 50 anni e non
avrebbe raggiunto i 72, e don Tamietti nell'av-
veramento della prima predizione vide la cer-
tezza della seconda. Fu buono e sereno sempre,
aífabile con tutti, e caro agli alunni fra i quali
amava trascorreré le ore di ricreazione.
Opere
Hieronymus, ~De viris illustribus, Torino, Típ. Sale-
siana, 1875, pp. 330.
Poesie di Vincenzo Filicaia, Torino, Tip. Salesiana,
1884, pp. 296.
S. Th. C. Cipriani, Líber de mortalitate, Torino,
Tip. Salesiana 1887, pp. 64.
S. Augustini, De civitate Dei líber V, Torino, Tip.
Salesiana, 1887, pp. 68.
Peste giubilari celébrate dai Salesiani di Sampier-
darena, Sampierdarena, Tip. Salesiana, 1897, pp. 170.
Cyprianus Thasdus Caecilius s. Ep. Cartaginiensis,
Torino, Tip. Salesiana, 1903, pp. 61.
Lactantius, Firmianus, Torino, Tip. Salesiana, 1905,
pp. 100.
Sulpicii Se veri, Vita Sane ti Martini, Torino, Tip.
Salesiana, 1905, pp. 138.
Acta SS. Martyrum Vid, Modesti et Crescentiae,
Torino, Tip. Salesiana, 1907, pp. 22.
Ambrosias S., De officiis libri tres, Torino, SEI,
1926, pp. 263.
L. C. Pirmiani, Divinarum institutionum líber V.
De ]ustitia, Torino, Típ. Salesiana, pp. 90.
G. M,
TANTARDINI sac. Pietro, ispettore
n. a Introbio (Como-Italia) il 31 agosto 1882; prof. a
Torino il 10 marzo 1900; sac. a Bernal (Argentina) il
23 sett. 1906; f a Caracas (Venezuela) il 19 sett. 1960.
In 60 anni di vita religiosa e missionaria, pro-
fuse instancabilmente tesori di bontá e di sa-
pienza in nobili mansioni di educatore e plasma-
tore di anime in Argentina, nel Centro America
e nel Venezuela, meritandosi Pammirazione, la
gratitudine e Paffetto di innumerevoli schiere
giovanili. Fu direttore a Córdoba (1921-31) e
a Rodeo del Medio (1931-35). Le sue beneme-
renze si moltiplicarono nei 24 anni nei quali
esercitó la carica di ispettore del Centro Ame-
rica (1935-46) e del Venezuela (1946-58). Don
Tantardini seppe governare con una prudenza
eccezionale, con fortezza temperata da un cuore
d'oro, con una fedeltá a don Bosco che serví

27.2 Page 262

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Tantardini Pietro
268
Tassi Torquato
a mantenere e rafforzare nelle ispettorie da lui
governate l'osservanza religiosa e il vero spi-
rito salesiano.
p. z.
liturgiche, pur cúrate con finezza d'artista, pre-
ferí la melodía delle anime, per cui spese to-
talmente la sua vita. Fu eletto socio corrispon-
dente dell'Accademia Mariana Salesiana Til feb-
braio 1956, nella sezione artistico-letteraria.
TASSI sac. Torquato, músico
n. a Parma (Italia) il 29 sett. 1879; prof. a Ivrea il
29 sett. 1896; sac. a Bologna il 21 dic. 1901; f a Fi-
renze il 29 luglio 1957.
Fece il ginnasio presso l'istituto salesiano della
cittá natale, Parma, sotto la direzione della
grande anima di don Baratía, e ivi maturo la
sua vocazione salesiana. Ando quindi a Fo-
glizzo nel 1894 per il noviziato e ricevette
1'abito chiericale dalle mani di don Rúa. Passó
due anni a Fossano e poi, nel 1898, fu trasfe-
rito alia casa di Bologna, dove inizió lo studio
della teologia e continuó i suoi studi di música.
Fu ordinato sacerdote dal card. Svampa, e si
diplomó in canto il 16 luglio 1904. Dal 1904
al 1911 fu catechista, maestro di música in casa,
insegnante di gregoriano nel seminario arcive-
scovile di Bologna, e compositore ispirato e fe-
condo. Infatti nel 1907, con la sua Messa in
onore di S. Michele Arcangelo, vinse il con-
corso indetto dal Centro di Música sacra di
Milano.
Nel 1911 l'obbedienza lo destinó direttore del-
l'istituto di Firenze, dove poi rimase fino al
termine della sua vita. Nel 1915 lasció la dire-
zione delPistituto e divenne il primo párroco
della nuova parrocchia della Sacra Famiglia, co-
operando sia alia costruzione del maestoso tem-
pio sia all'edificazione spirituale della popola-
zione affidata alie sue cure, tanto da farne una
delle migliori parrocchie di Firenze. Nel 1926,
celebrandosi il 25° della sua ordinazione sacer-
dotale, Giovanni Papini dettó questa bella epi-
grafe: « Párroco amoroso e operoso - maestro
e fratello di tutti i buoni - figlio degnissimo di
don Bosco - che sa mutare in opere la fede -
e in canto d'angeli la música terrestre - in que-
sta chiesa - antico sogno salesiano - trasformato
in pietre viventi - dalla sua infaticabile vo-
lontá ». É un elogio sincero e meritato, al ter-
mine del primo decennio di parrocchia, ma un
elogio che potrebbe essere moltiplicato per i ri-
manenti trent'anni in cui profuse il suo mini-
stero a pro delle anime. Fu detto di lui che il
párroco ammazzó il músico, ma la realtá é che
egli fu un grande maestro, anche se alie melodie
Opere
Missa breves prima, ad chorum unius vocis mediae,
Torino, Capra, pp. 13.
Messa degli Angelí, trascrizione e accompagnamento
facile, Bologna, Libr. Salesiana, pp. 8.
Messa della Madonna, trascrizione e accompagna-
mento facile, Bologna, Libr. Salesiana, pp. 9.
L' accompagnatore gregoriano olla benedizione del
SS. Sacramento, Bologna, Libr. Salesiana, 1906,
pp. 15.
Messa in onore di S. Michele Arcangelo, a 2 v.p.,
Milano, Bertarelli, pp. 15.
Tantum ergo, a una voce media, Bologna.
In festo S. Francisci Salesii, Proprium Missae ad
chorum trium vocum virilium, Torino, Capra, pp. 6.
Missa pro abbatibus, Proprium ad chorum unius
vocis, Torino, Capra, pp. 6.
In festo S. Joseph, Proprium Missae ad chorum
unius vocis mediae, Torino, Capra, pp. 4.
Credo « De Angelis », alternatim cum choro duarum
vocum aequalium, Torino, Capra, pp. 7.
II canto del « Credo », coro populare a versetti al-
ternad, Torino, SAID Buona Stampa, pp. 4.
Tota Pulchra, mottetto per coro a una voce media,
Firenze, pp. 2.
Messa in onore di Maria SS. Ausiliatrice, a 2 v.d.,
Torino, SEI, pp. 24.
Tantum ergo, a 3 v.d., Torino, Chenna.
Sacerdos et pontifex, a 3 v.d., Torino, Chenna.
Ingrediente Domino, Responsorio a 2 voces iguales,
Buenos Aires, Colegio Pió IX, pp. 4.
In monte Oliveti, Responsorio a 4 voces, Buenos
Aires, Colegio Pío IX, pp. 3.
Salmo 50, Miserere, a 3 v.p. in falso bordone, To-
rino, Chenna.
Cor Jesu, a 2 voci bianche, Torino, Chenna.
Tu es sacerdos, Motete a 2 voces, Buenos Aires,
Colegio Pío IX, pp. 4.
3 Tantum ergo, a una voce media, Torino, Chen-
na, pp. 3.
Adiuva nos Deus, versetto a 2 v.p., Torino, Chenna.
Deus tu conversus, mottetto a 2 voci bianche, To-
rino, Chenna.
Missa in honorem Sanctae Familiae et B. Joannis
Bosco, a 3 v.d., Torino, SEI, pp. 37.
Missa eucharistica ad chorum duarum vocum inae-
qualium concinenda, Torino, SEI, pp. 16.
Laudi al SS. Sacramento, per processioni eucaristi-
che, Firenze, Maurri.
Missa in honorem B. Mariae Dominicae Mazzarello
ad chorum duarum vocum aequalium facile conci-
nenáa, Torino, SEI, pp. 16.
In « Voci bianche », Torino, LDC:
Repleii sumus mane, mottetto eucaristico, 1947,
fase. 3, n. 16.

27.3 Page 263

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Tassi Torquato
269
Tempini Ottavio
Recordare, Virgo Mater, in festo septem dolorum
B.M.V., a una voce, 1947, fase. 5, n. 28.
Adoramus te, Christe, a una voce, 1949, fase. 2, n. 8.
Invo'cazione a S. Giov. Bosco, a 2 v.d., 1950, fa-
scicolo 1, n. 2.
Bibliografía
Bollefimo Salesia\\no, 1958, p. 151. — Salesianum,
« L'Accademia Mariana Salesiana », 1958, p. 501.
A. R.
TAVELLA mons. Roberto Giuseppe, vescovo
n. a Concordia (Argentina) il 26 febbr. 1893; prof. a
Bernal il 14 febbr. 1910; sac. a Buenos Aires il 25
maggio 1918; el. il 13 sett. 1934; cons. il 7 febbr.
1935; f a Salta il 21 maggio 1963.
I suoi genitori erano immigrati genovesi. Dé-
cimo figlio di un focolare cristianissimo, rimase
orfano in teñera etá, ma gli apri le braccia un
altro Padre, don Bosco, che lo aiutó a salire
le vette della virtú, della scienza e deH'autoritá.
Dal collegio San Giovanni Evangelista di Buenos
Aires al noviziato di Bernal, alie case salesiane
dove raccolse i primi frutti del suo apostolato,
agli studi teologici che lo portarono alia meta
del sacerdozio, Roberto Tavella si riveló uomo
di talento e di virtü. Nei primi anni del sacer-
dozio ebbe modo di esplicare le sue qualitá non
solo come educatore e scrittore, ma anche come
sapiente plasmatore di anime. Perció nel 1927
fu eletto direttore a Buenos Aires (1927-29) e
poi del collegio di San Nicolás de los Arroyos
(1929-31). Nel 1931 fu
trasferito alia direzione
del collegio Santa Cate-
rina in Buenos Aires
(1931-34) dove inizió la
pubblicazione periódica
della « Biblioteca della
Dottrina Cattolica » con
temi culturali, storici,
apologetici e dottrinali.
Fondo puré la « Biblioteca Ascética », divul-
gando le opere dei migliori maestri in materia.
Le sue eminenti doti di sacerdote, di educatore
e di apostólo della stampa indussero Pió XI a
eleggerlo arcivescovo di Salta. Fu consacrato
nella cattedrale di Buenos Aires dal Nunzio
Apostólico mons. Filippo Cortesi. La nuova mis-
sione apriva orizzonti piü vasti alie sue capa-
cita di organizzatore e di pastore, come al suo
dinamismo, alimentato da uno zelo profonda-
mente sacerdotale. Assumendo il governo della
diócesi, sua prima preoccupazione fu di daré
incremento alia fede. E poiché la fede nasce
dalla conoscenza delle veritá divine, mons. Ta-
vella divenne catechista egli stesso e apostólo
del catechismo: ne promosse rinsegnamento alia
gioventü e in tutti gli strati sociali e adottó i
sussidi e le forme piú moderne e piú aderenti
alia mentalitá e alie esigenze del tempo. Anche
airAzione Cattolica diede un forte impulso ot-
tenendo che in ogni parrocchia fosse operante.
Nel 1936 l'episcopato argentino lo elesse suo
rappresentante al Congresso Eucaristico Nazio-
nale di Lima nel Perú.
Contemporáneamente alie attivitá dell'apostolo,
mons. Tavella continuava quelle dello studioso.
Convinto del forte influsso che esercita un testo
di storia nelle scuole, aveva scritto La storia
della Patria; il suo amore alie Missioni diede
due altre opere: Le Missioni Salesiane della
Pampa e Daíi biografía di mons. Giacomo Co-
stamagna. Nel 1937 si circondó di studiosi qua-
lificati e diede vita all'« Istituto di Studi storici
di Salta ». Persuaso che oggi mezzo indispensa-
bile per diífondere lo spirito cristiano nelle
masse e la stampa cattolica, non esitó a fon-
dare il quotidiano El Pueblo. II suo zelo si
irradió inoltre in molte altre opere religiose,
sociali, culturali e ricreative. Ma la creazione che
ebbe le sue maggiori cure fu Istituto di Let-
tere », che do ve va preludere alia realizzazione
di un suo grande sogno, che lasció bene avviata:
l'Universitá Cattolica di Salta. Assistette anche
alie prime sessioni del Concilio Vaticano II
(1962), ben lontano dal pensare che non sa-
rebbe piü tornato a continuarlo, e che pochi
giorni dopo di lui sarebbe salito al premio anche
il grande e indimenticabile Papa del Vaticano II,
Giovanni XXIII.
Opere
Las Misiones Salesianas de la Pampa, Buenos Aires,
Tall. J. Rosso, 1924, pp. 254.
Ill.mo Mons. Santiago Costamagna (Memorias bio-
gráficas), Buenos Aires, Col. León XIII, 1925,
pp. 534.
P. Z.
TEMPINI sac. Ottavio, scrittore
n. a Capo di Ponte (Brescia-Italia) Til aprile 1880;
prof. a Foglizzo il 15 sett. 1910; sac. a Torino il 20
febbr. 1913; f ad Alassio il 23 genn. 1945.

27.4 Page 264

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Tempini Ottavio
270
Tirelli Ambrogio
Conseguí la laurea in lettere a Bologna (1903).
Passato dalPinsegnamento nei licei pubblici alia
vita salesiana, vi portó tutti i tesori del suo in-
gegno, della sua cultura, del suo grande cuore
animato da férvido zelo. E prodigó la sua spe-
cializzata erudizione classica nelle scuole sale-
siane con Tinsegnamento e la compilazione di
apprezzatissimi testi, educando i giovani se-
condo lo spirito di don Bosco, con santa pas-
sione di apostolato.
Opere
Alma Roma (esercizi latini, 4 volumi), Tormo, SEI,
1930, pp. 256, 212, 112, 304.
La Grecia, la sua lingua, i suoi costumi (scuole),
Torino, SEI, 1932, pp. 266.
Lesame di latino (2 volumetti), Torino, SEI, 1933.
L'interprete dell'esame di latino, Torino, SEI,
pp. 228.
Roma pacifica e guerriera (antichitá classiche), To-
rino, SEI, 1933, pp. 174.
Alie soglie del latino, Torino, SEI, 1936, pp. 164.
La lingua di Roma (2 volumi), Torino, SEI, 1936.
Grammatica greca, Torino, SEI, 1936, pp. 302.
Esercizi greci.
—- Aíanuale di composizione latina, Torino, SEI, 1936,
pp.' 148.
Manuale di composizione latina, Torino, SEI, 1936,
pp. 196.
Grammatica latina, Torino, SEI, 1937, pp. 329.
Roma nova (esercizi latini), Torino, SEI, 1940.
Le same di greco (2 volumetti), Torino, SEI, 1941,
pp. 200-156.
Linterprete dell'esame di greco, Torino, SEI, pp. 98.
Romanitas (esercizi latini per il 1° biennio del liceo
scientifico), Torino, SEI, 1942.
Roma docens (esercizi latini per il liceo classico),
Torino, SEI, 1944.
— Varié composizioni musicali: inni, mottetti, una
Messa.
A. R.
TERRONE sac. Luigi, scrittore
n. a Trino (Vercelli-Italia) il 10 giugno 1875; prof.
perp. a Torino il 2 ott. 1892; sac. a Torino il 18 dic.
1897; f a Torino il 26 aprile 1968.
Aveva conseguito le lauree in filosofía e in teo-
logia presso la Pontificia Universitá Gregoriana
di Roma. Dopo alcuni anni di insegnamento,
ebbe la direzione di vari istituti salesiani in Pie-
monte, nel Véneto, nel Lazio, in Sicilia e anche
in Austria. Infatti fu direttore a Penango (1901-
1903), a Wien-Austria (1903-05), a Schio (1906-
1910), a Chieri (1910-11), a Genzano di Roma
(1911-13), a San Gregorio-Catania (1913-21), a
Castel de' Britti (1921-26), a Strada Casentino
(1926-27), a Cumiana (1928-30), a Pinerolo
(1930-31), a Caselette (1944-61).
Ma il suo apostolato specifico fu soprattutto
quello di maestro dei novizi per ben 30 anni,
in sette case di formazione, da San Gregorio
di Catania a Monteoliveto di Pinerolo (Torino),
ove formó diverse centinaia di salesiani. Nel
1935 il Rettor Maggiore don Ricaldone lo volle
accanto a sé, come suo collaboratore. Al magi-
stero della parola, don Terrone seppe uniré
quello della penna, e scrisse opere ascetiche,
apologetiche e ricreative. Ma la sua gloria piü
bella era la corona dei salesiani da lui formad
come maestro dei novizi. Essi ne ricordano il
magistero auténticamente salesiano, sempre ot-
timista e incoraggiante. Aperto a tutte le cose
buone dei nuovi tempi, don Terrone fu vera-
mente un classico della salesianitá.
Opere
La Luce nel mondo, Torino, SEI,
Lo spirito di S. G. Bosco, Torino, SEL
II Salesiano: I. Novizio; II. Professo, Torino, SEL
Un grande pescatore di anime, Torino, Berruti.
La vera devozione al S. Cuore, Colle D.B.
II Conté Cays, Torino, LDC.
MANOSCRITTI
Don Bonetti, biografía.
L'amabilita di un Santo (D. Bosco).
Pubblicazioni nelle « Letture Cattoliche »:
II Migliore Governo, N. 769.
Pió XI, N. 1039.
La Divina Provvidenza, N. 1078.
Verso il Sacerdozio, N. 1099.
2000..., N. 1000.
U Papa e Pió X I .
— Cattolici tutti d'un pezzo, di MADER (trad. dal te-
desco).
Un apostólo delle vocazioni (D. Bosco).
Articoli vari in « L'Amico della Gioventú ».
P. Z.
TIRELLI sac. Ambrogio, ispettore
n. a Cassinetta di Lugagnano (Milano-Italia) il 23 mar-
zo 1873; prof. perp. a Torino Til ott. 1889; sac. a
Oran (Algeria) il 29 giugno 1897; f a Magdalena del
Mar (Perú) il 28 nov. 1964.
Nel novembre del 1885 entró nell'Oratorio di
Torino e per tre anni godette della presenza di
don Bosco. Assistette ai suoi miracoli, alie sue
« buone notti »; poté parlare e confessarsi dal
Santo e accompagnarlo a Roma (1887) insieme
con i cantori del M° Dogliani per la consacra-

27.5 Page 265

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Tirelli Ambrogio
271
Tomasetti Francesco
zione del templo del Sacro Cuore. Condivise
con gli altri Figli di don Bosco il dolóte della
morte del Santo in quella gélida mattina del
31 gennaio 1888. Quello stesso anno il gio-
vane Tirelli entró nel noviziato e lo terminó
con la professione perpetua. Da quel giorno
cominció ad avverarsi la parolina che don Boscp
gli aveva detto all'orecchio: « Esto ut gigas ad
currendas vías ~Domini: sii come un gigante nel
correré le vie del Signore ». L'invito del Santo
fu profetico non solo per Palto grado di virtü
che avrebbe raggiunto don Tirelli, ma anche per
la molía strada che avrebbe percorso attraverso
il mondo salesiano. Lavoró in tre continenti,
sempre occupando posti di fiducia.
Venne ordinato sacerdote a Oran, in Algeria.
Nel 1904 tornó in Europa, nel Portogallo, come
direttore e maestro di novizi a Lisbona (1907-
1912); passó poi nella Spagna, direttore a Ge-
rona (1912-22) e a Barcelona-Sarriá (1922). Nel
1923 fece la sua prima traversata delPAtlán-
tico e fu direttore a Rio de Janeiro (Brasile
1923-25) e poi ispettore del Brasile Nord (1925-
1931). L'intenso lavoro svolto anche nelle Mis-
sioni del Rio Negro gli minó la salute. Perció
nel 1932 fu trasferito in un clima piü mite,
nel Perú, dove per 18 anni fu maestro di no-
vizi ad Arequipa (1933-39) e a Magdalena del
Mar (1939-51). Poi continuó fino alia morte a
insegnare le due lingue predilette, il latino e il
greco, agli aspiranti e ai giovani salesiani.
p. z.
TIRONE sac. Pietro, catechista genérale
n. a Calliano (Asti-Italia) il 21 luglio 1875; prof. perp.
a Torino-Valsalice il 3 ott. 1891; sac. a Torino il 26
marzo 1898; f a Torino il 4 febbr. 1962.
A 12 anni entró nell'Oratorio di Valdocco, ví-
vente don Bosco. Emise i voti perpetui nelle
maní del ven. don Rúa. II suo primo campo di
lavoro fu Lombriasco, dove affluivano giovani
polacchi, desiderosi di seguiré gli esempi del
servo di Dio principe don Augusto Czartoryski.
Nel 1900, a 25 anni, fu eletto direttore della
casa (1900-04) e due anni dopo anche maestro
dei novizi.
I rapidi progressi nella difficile lingua polacca e
soprattutto la sua prudenza e tatto indussero
don Rúa a inviarlo come direttore e maestro
dei novizi in Jugoslavia, a Radna (1904-09) e
poi a Ljubljana (1909-11). NelPEuropa Orién-
tale allora c'era un'unica ispettoria salesiana,
detta Austro-Ungarica. A dirigerla nel 1911 fu
scelto don Tirone, che risiedeva in Polonia,
nella casa di Oswiecim, donde governava le
opere dell'Austria, dell'Ungheria, della Polonia,
della Slovacchia, della Slovenia e della Croazia
(1911-1919). Dopo la prima guerra mondiale
ottenne da don Albera che l'ispettoria fosse di-
visa in due. Egli rimase a capo dell'ispettoria
Polacco-Jugoslava (1919-25) e poi di quella Ju-
goslava (1925-26). Ma don Rinaldi lo chiamó
a Torino come vice Catechista Genérale ac-
canto al venerando don Giulio Barberis, al
quale succedette nell'alto ufficio nel 1927, fino
al 1952.
Questi 25 anni furono per don Tirone un pe-
riodo non meno laborioso. Fu mandato visita-
tore nell'America Lati-
na, in Europa, ancora
nell'America Céntrale,
nel Medio Oriente. Ne-
gli anni 1943-45 a Ro-
ma assistette il Prefetto
Genérale don Berruti
nel governo della Con-
gregazione staccata da
Torino. Finita la guerra,
fu di nuovo inviato nell'Europa oriéntale per
confortare i Salesiani e riattivare le opere scon-
volte dalle vicende belliche. Fu allora che in un
incidente automobilistico riportó varié gravi fe-
rite. L'ultimo periodo della sua vita (1952-62)
fu un decennio di soííerenze sopportate con re-
ligiosa serenitá. Fu ancora direttore a Chieri-
Villa Moglia (1952-58). Una grande paternitá e
insieme una saggia prudenza e una indiscussa
fedeltá a don Bosco fecero di don Tirone un
salesiano degno della seconda generazione for-
mata alia scuola dei primi discepoli del Fon-
datore.
Opera
Medaglioni di 88 Confratelli polacchi, Chieri, 1954,
pp. 153.
p. z.
TOMASETTI sac. Francesco,
procuratore genérale
n. a Talamello (Pesare Urbinoltalia) il 2 aprile 1868;
prof. a San Benigno Can. il 3 ott. 1886; sac. a Torino
il 2 ott. 1892; f a Roma il 4 maggio 1953.

27.6 Page 266

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Tomasetti Francesco
272
Tonelli Antonio
Nacque da pii genitori, in una famiglia fra le
piü distinte del paese, che diede alia Chiesa due
salesiani, un sacerdote secolare e una suora. En-
tró nelPOratorio di Torino nel 1881 e frequentó
il ginnasio, vivente don Bosco, che ripetuta-
mente gli preannunzió il futuro. Un anno dopo,
giá novizio salesiano, ebbe un altro incontro
col Santo. II buon Padre gli fece un'accoglienza
festosa e gli rinnovó i
piú lieti pronostici. II
giovane gli fece mode-
stamente osservare che
vi erano altri novizi pre-
senti. Ma Don Bosco in-
sistette: « lo adesso
parlo a Franceschino...
Tu porti il nome di mió
padre. Vedrai ció che il
Signore ha stabilito di fare ». Dopo la morte del
Fondatore, don Rúa lo volle accanto a sé come
suo segretario per due anni.
Ordinato sacerdote nel 1892 e laureatosi in teo-
logía alPUniversitá Gregoriana nel 1894, fu de-
stinato direttore e maestro dei novizi nel Belgio.
Tornato in Italia nel 1902, fu mandato a diri-
gere l'ospizio Sacro Cuore in Roma (1903-17),
dove svolse per 14 anni un'attivitá intensa, spe-
cialmente a vantaggio delle scuole professionali.
Trascorse poi 7 anni di illuminato governo del-
l'ispettoria Romana (1917-24), che arricchi di
sette nuove case, e nel 1924 fu eletto Procura-
tore Genérale della Congregazione presso la
Santa Sede (1924-53). Nei 29 anni che resse la
Procura, fu instancabile nel disimpegno dei mol-
teplici doveri del suo delicato ufficio. Ma Popera
piü preziosa di don Tomasetti fu quella che
compi come Postulatore delle cause dei servi
di Dio salesiani e specialmente del santo Fon-
datore. In don Tomasetti brillarono spiccate
qualitá di uomo di governo ed eminenti virtü
religiose e salesiane, che gli guadagnarono stima
in ogni ambiente romano, e lo resero caro agli
stessi Sommi Pontefici, da san Pió X al grande
Pió XII.
p. z.
TONELLI sac. Antonio, sdenziato
n. a Marzabotto (Bologna-Italia) il 14 sett. 1877; prof.
perp. a Ivrea il 4 ott. 1894; sac. a Torino il 18 marzo
1905; f a Torino-Valsalice il 3 febbr. 1938.
Orfano di padre in teñera etá, fu mandato al
collegio salesiano di Faenza, dove nello studio
assiduo e nella pietá férvidamente praticata,
sentí le prime ispirazioni e maturo la sua voca-
zione religiosa. Dal 1898 al 1902 frequentó la
facoltá di Scienze alPUniversitá di Torino, dove
si laureó brillantemente alPetá di 25 anni. Dal
1902 al 1906 insegnó matemática e fisica nel
Liceo di Valsalice, fisica e scienze nella Scuola
Nórmale del medesimo istituto. Nel 1906 e
1907, ridotto il suo insegnamento a Valsalice,
assunse anche quello di scienze fisiche, naturali
e di agraria nella Scuola Nórmale delle Figlie
di Maria Ausiliatrice a Nizza Monferrato.
Dal 1909 al 1911 fu inviato nel Mato Grosso
(Brasile), poi nel Chubut, in Patagonia e nella
Terra del Fuoco, per studi di etnografía e storia
naturale. Ne riportó materiale prezioso per il
Museo etnografico-missionario di Valsalice (oggi
al Colle Don Bosco), e notizie importantissime
sulle origini, i eostumi e le lingue delle tribu di
quelle regioni. Ne scrisse memorie e ne fece
argomento di conferenze, assai apprezzate, in
congressi geografici nazionali; ma di quel lungo
viaggio, ricco di avventure, di scoperte scienti-
fiche e di impressioni profonde, egli amava ri-
cordare soltanto la gioia santa che provó quando,
una sera, giunse in una lontanissima residenza
di missione, proprio in tempo per assistere un
confratello sacerdote, che, solo, stava per mo-
riré. Questi lo salutó come avrebbe salutato un
angelo del cielo; gli disse: « Grazie! É don Rúa
che lo manda... L'ho tanto pregato...! ». Rice-
vette i sacramenti e morí in pace, da lui frater-
namente confórtate.
Servi la patria durante la guerra 1915-18. Otte-
nuto il congedo, ritornó alia sua scuola e ai
suoi studi prediletti, che riuscirono preziosi an-
che nel campo religioso. Egli aveva ereditato
dal suo professore don Noguier Pamore e Pin-
teresse per la Santa Sindone e negli anni 1929-
1934 pubblicó quanto in lunghi anni aveva me-
ditato su questo argomento. La sua era stata
una meditazione scientifico-spirituale, perché da
ricercatore paziente e santo aveva speso molto
del suo tempo a studiare questo problema, fa-
cendo esperienze e contemplando contemporá-
neamente quel Volto di Cristo che parlava cosí
profondamente al suo cuore.
Don Cojazzi, che gli fu accanto in quegli anni
e che lo spronó a pubblicare i suoi studi sulla
Sindone, cosí scriveva di lui: «Nel 1931 egli

27.7 Page 267

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Tonelli Antonio
273
Torrero Luque Antonio
fece parte del comitato che con il cav. Enrié
esegul la fotografía del santo Lenzuelo. lo lo
ricordo in quella notte che passammo a esami-
nare la reliquia, calata davanti all'altare per la
presa fotográfica. Erano presentí i piú dotti stra-
nieri, tra cui il celebre Paul Vignon. Vidi allora
che essi interrogavano e ascoltavano don Tonelli
come si ascolta l'autoritá massima ».
Per illustrare la Santa Sindone e anche per di-
fenderla contro avventate obiezioni, scrisse dotti
articoli su Rivista dei Giovani, dal novembre
1929 all'agosto 1933. II tutto poi raccolse in
un volumetto, edito dalla SEI, che costituisce
il suo contributo piú importante alia soluzione
del problema sindonologico. Don Tonelli fu
una di quelle anime rare che si chiudono nella
corazza della modestia per difendersi contro il
pericolo di venire lodate. Bisognava stare con
lui a rungo, per vedere di quante gentilezze cri-
stiane era pieno quel cuore e di quanta soda
scienza era piena quella sua intelligenza chiara
e profonda.
Opere
— (Cojazzi Antonio, ma in realtá: Tonelli Antonio),
Gli Indii dell'arcipelago fueghino. Contributi al
Folk-Lore e all'Etnografia dovuti alie Missioni Sat-
iésteme, Torino, Librería Editrice Internazionale,
1911, pp. 150.
— (Colbacchini Antonio, con la collaborazione di don
Tonelli), I Bororos orientali « Orarimugudoge » del
Mato Grosso (Brasile), Torino, SEI, 1924, pp. 250.
— (Tonelli Antonio), Grammatica) e glossario della
lingua degli Ona-Shelkuam della Terra del Fuoco,
Torino, SEI, 1926, pp. 145.
— (Trombetti Alfredo, col materiale fomito da don
Tonelli), La lingua dei Bororos Orarimugudoge, To-
rino, SEI, pp. 60.
— (Dott. Antonio Tonelli), La Santa Sindone. Esame
oggettivo (con 12 tavole illustrative), Torino, SEI,
1931, pp. 63.
Bibliografía
Bolleftino Salesiano, marzo 1938, p. 71. — Rivista dei
Giovani, febbraio 1938, p. 60. — Sindon, aprile 1962,
quaderno 8°, pp. 19-39.
E. V.
TORRERO LUQUE sac. Antonio,
servo di Dio, mar tire
n. a Villafranca (Córdoba-Spagna) il 9 ott. 1888; prof.
a Utrera 1'8 dic. 1910; sac. a Jerez de la Frontera il
20 agosto 1913; f a Ronda il 24 luglio 1936.
1929 - II 3° gruppo di Missionari salesiani (guidato da Don Cimatti) partito per il Giappone

27.8 Page 268

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Torrero Luque Antonio
274
Trinchieri Oreste
Dopo gli studí fatti nelPistituto salesiano di Se-
villa, entró nel noviziato di Carabanchel Alto;
qui compi puré la filosofía e il tirocinio. Ordi-
nato sacerdote fu insegnante in diverse case. Nel
1927 fu direttore ad Alcalá de Guadaira e nel
1934 nel collegio di Ronda. Dappertutto mostró
un cuore generoso per
la gioventú povera. II
24 luglio 1936 il colle-
gio fu invaso dai rivo-
luzionari spagnoli e i
salesiani furono impri-
gionati. La stessa sera
il direttore don Torre-
ro e don Enrico Canut
furono condotti in luo-
go ignoto e fucilati. Qualche giorno dopo anche
il papá di don Torrero fu fucilato, perché padre
di un sacerdote. Don Torrero nel processo di
beatificazione é il capogruppo di 22 vittime im-
molate nelle diócesi di Málaga, Sevilla, Cór-
doba: 13 sacerdoti, 2 chierici, 4 coadiutori e
3 cooperatori.
C. A.
TOSAN sac. Domenico
n. a Saorge (France) il 9 febbr. 1868; prof. perp. a
Providence il 21 sett. 1886; sac. a Marsiglia F8 sett.
1891; f a Nice il 4 sett. 1956.
Incontró don Bosco a Nice (Francia) alPetá
di 15 anni e fu súbito conquistato dalla tene-
rezza del Padre e daU'ambiente di gioia che re-
gnava in quell'oratorio salesiano. Un giorno
ebbe l'onore di serviré la Messa a don Bosco,
il quale al termine gli mise due dita sulla fronte
come per indicare che doveva essere suo. Nel
1885, dopo un pranzo presso la famiglia Olive,
il Santo disse una delle sue famose paroline al-
l'orecchio del giovane Tosan: « Avrai moho da
lottare in questo mondo ». E realmente don To-
san ebbe moho da soífrire e da lottare, special-
mente nei 30 anni di missione nell'Africa del
Nord, dove fu direttore a Tunis (1914-35) e ad
Alger (1935-44). Non perdette pero mai la se-
renítá e il buon umore che gli era proprio.
p. z.
TOZZI sac. Enea, ispettore
n. a Lugo (Ravenna-Italia) il 7 aprile 1875; prof. perp.
a Torino il 23 nov. 1892; sac. a Torino il 7 nov. 1897;
f a Sherfield (Inghilterra) il 26 febbr. 1959.
Mentre era studente nell'istituto salesiano di
Faenza ebbe la fortuna, visitando 1'Oratorio di
Torino, di incontrare don Bosco. Ma quando
volle baciargli la mano, don Bosco la ritiró di-
cendogli: «Noi non siamo amici ». II Tozzi
aveva promesso a sua madre di non lasciarsi
prendere dalle reti di don Bosco. Una perma-
nenza di tre giorni all'Oratorio gli fece cambiare
idea e risolse di farsi salesiano. Prima di lasciare
l'Oratorio ando ancora a salutare don Bosco,
che gli tese la mano con le parole: « Eccoci
ora amici, e tu non abbandonerai mai piü
don Bosco ».
Dopo gli studi fece il noviziato a Foglizzo. I
primi anni della sua vita sacerdotale li passó in
Inghilterra, dove fu maestro dei novizi. Nel
1902 partí per l'Africa del Sud e fu direttore
della casa di Cape Town; vi restó fino al 1926,
quando fu nominato ispettore dell'Inghilterra,
Nel 1940 i superiori lo mandarono visitatore
straordinario negli Stati Uniti d'America e fu
Delegato per 1'America del Nord per il periodo
della guerra. Poi fu fatto ispettore degli Stati
Uniti. Passó i suoi ultimi quattro anni di vita
nello studentato di Melchet Court. II ricordo
di don Bosco ne fece un uomo di santitá, ricco
di vita salesiana e tutto bontá. Formó alio spi-
rito di don Bosco parecchie generazioni di sa-
lesiani.
p. z.
TRINCHIERI sac. Oreste, ispettore
n. a Barge (Cuneo-Italia) il 2 giugno 1885; prof. a To-
rino il 22 febbr. 1902; sac. ad Alessandria il 21 maggio
1910; f a San Francisco (California - USA) il 15
genn. 1936.
Compi il ginnasio nel collegio di Borgo San Mar-
tino, dove sentí la chiamata di Dio. Ordinato
sacerdote, l'anno dopo partí per PAmerica del
Nord. Lavoró con zelo tra i connazionali nella
chiesa della Trasfigurazione in New York, e suc-
cessivamente a San Francisco (California), nella
chiesa dei Santi Pietro e Paolo, prima fonda-
zione salesiana negli Stati Uniti. Dopo il ter-
remoto e l'incendio del 1906, per sviluppare
Topera salesiana bisognava ricominciare quasi
daccapo. Don Trinchieri ricostrui la chiesa, chia-
mata « la cattedrale italiana », nel quartiere ita-
liano. Istitui il circolo giovanile « Salesian
Club » per la gioventú Ítalo-americana, da cui

27.9 Page 269

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Trinchieri Oreste
275
Trione Stefano
uscirono promettenti vocazioni. Fu direttore a
San Francisco (1921-26) e quindi ispettore degli
Stati Uniti Ovest (1926-34). Era dotato di
mente acuta e di memoria perspicace: matemá-
tica e scienze fisiche gli furono familiari. Gen-
tile di natura e riservato, aveva un cuore d'oro
per tutti.
G. M.
TRIONE sac. Giovanni, postulatore genérale
n. a Cuorgné (Torinoltalia) il 27 genn. 1870; prof. a
Valsalice il 2 ott. 1887; sac. a Lucca il 18 marzo 1893;
f a Roma il 13 marzo 1956.
E il fratello di don Stefano e condiscepolo a
Lanzo del servo di Dio don Andrea Beltrami.
Fu un teste prezioso nel processo di beatifica-
zione del suo santo compagno. Ricevette la veste
talare dalle mani di don Bosco (1886) e dopo
l'ordinazione sacerdotale fu mandato in. Por-
togallo. Tornó in Italia nel 1909 quale vicario
della parrocchia del Testaccio a Roma. Dal
1915 al 1953 fu alia Procura Genérale sale-
siana e fu fedele e tenace collaboratore di
don Tomasetti. Resé grandi servigi soprattutto
per le cause di beatificazione dei servi di Dio
salesiani.
D'ingegno versatile, fin dall'inizio della sua
permanenza alia Procura si fece un dovere di
approfondire le sue conoscenze in diritto canó-
nico e in sacra teología, per compiere meglio il
suo mandato di « postulatore ». Nel 1919 il
Papa Benedetto XV lo nominó Consultore alia
Congregazione dei Sacramenti. Nel 1953, ottua-
genario, si ritiró nella casa presso le Cata-
combe di San Callisto, ove edificava con la sua
pietá semplice, il buon esempio e una costante
letizia. Don Bosco gli aveva assicurato: « Ti
prometto molto lavoro, allegria e un bel posto
in Paradiso ».
A. R.
TRIONE sac. Stefano,
segretario genérale dei Cooperatori salesiani
n. a Cuorgné (Torino-Italia) 1'8 dic. 1856; prof. a To-
rino il 15 dic. 1872; sac. a Roma il 12 luglio 1879;
f a Torino il 1° aprile 1935.
Accolto da don Bosco all'Oratorio di Torino
nel 1869, crebbe alia scuola del Santo, distin-
guendosi rápidamente per la schietta bontá
d'animo, Pabituale serenitá di spirito e la gio-
conda espansivitá di carattere, che furono
sempre le sue doti caratteristiche, e soprat-
tutto per un fervore di pietá singolare che po-
tenziava fin d'allora Pa-
nima sua all'apostolato
giovanile. Ordinato sa-
cerdote a Roma, celebró
la sua prima Messa sul-
la tomba del Principe
degli Apostoli, chieden-
do come grazia speciale
« il dono della parola »:
fu questo il consiglio
di Papa Leone XIII durante l'udienza speciale
della sua ordinazione.
Trascorse i primi anni del suo ministero sacer-
dotale nei collegi di Randazzo, in Sicilia, e di
Lanzo Torinese. Nel 1884, don Bosco, ormai
declinante, sentiva il bisogno di un interprete
fedele, docile e generoso per la formazione spi-
rituale dei giovani studenti dell'Oratorio e per
la cura delle vocazioni. E fra tanti salesiani la
sua fiducia prescelse don Trione. Alia scuola del
grande Maestro, don Trione fu il catechista
idéale delle case salesiane e l'apostolo delle vo-
cazioni. Don Bosco ebbe in don Trione anche
uno dei migliori interpreti dei suoi sentimenti
conciliativi tra l'Italia e la Chiesa Cattolica.
Ma il dono della parola, che Iddio gli aveva
ccncesso nella prima Messa, doveva trionfare
soprattutto nel ministero della predicazione che
fu la sua seconda vocazione. Apostólo della de-
vozione a Gesú Sacraméntate e a Maria SS.,
don Trione era impareggiabile nell'organizza-
zione e animazione dei Congressi Eucaristici e
dei Congressi Mariani che lo facevano deside-
rare nelle varié diócesi.
Ma il campo specifico della sua attivitá sale-
siana furono la Pia Unione dei Cooperatori e i
Comitati delle Dame patronesse. E impossibile
riassumere in breve il lavoro svolto come segre-
tario genérale per la propaganda dello spirito e
delle opere di don Bosco. Bologna e Torino se-
gnarono le sue affermazioni piü solenni coi me-
morandi Congressi dei Cooperatori; ma tutte le
diócesi d'Italia e i centri principali d'Europa e
d'America, che don Trione percorse per ravvi-
vare la fiamma dell'apostolato salesiano, senti-
rono l'ardore di quel fuoco che Talimentava.
Celoso della pratica fedele del sistema educa-
tivo di don Bosco, don Trione ne curó la di-
vulgazione con la parola e con gli scritti anche

27.10 Page 270

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Tríone Stefano
276
Turcios y Barahona José de la Cruz
negli ambienti piü elevati. Vicepostulatore delle
cause di beatificazione e canonizzazione di
don Bosco, di Domenico Savio, di don Rúa, di
don Beltrami, del principe Czartoryski, egli ebbe
la gioia di assistere al supremo trionfo del Pa-
dre e alia venerabilitá dell'angelico alunno.
Opere
María SS. delle Grazie, detta della Rivassolc» (cenni
storici), Cuorgné, 1886, pp. 152.
Esistema di Dio (conferenza), 1889.
Necessitá della religione (conferenza), Palermo, 1890.
Chi é il Papa, Torino, Tip. Salesiana, 1890, pp. 260.
Felicita sconosciute (lettere ed esempi), Torino, Tip.
Salesiana, 1891, pp. 112.
Medicina e non veleno, ossia la confessione, Tori-
no, Tip. Salesiana, 1892, pp. 152.
La Divina Rivelazione (conferenza), Palermo, 1893.
II pane dei forti, Torino, Tip. Salesiana, 1896,
pp. 140.
I figli in collegio?', Torino, Tip. Salesiana, 1897,
pp. 48.
Modo di serviré la santa messa, San Benigno Can.,
Tip. Salesiana, 1900.
Fra Giocondo ai suoi amici, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1903, pp. 128.
II Catechista nelle case salesiane di Don Bosco,
Torino, Tip. Salesiana, 1903, pp. 120.
Peí combattenti e pei gloriosi caduti di Somma
Lombarda, Torino, 1916.
Predicazione per soli uomini (norme e ricordi), To-
rino, Tip. Salesiana, 1922, pp. 128.
II Catechista e i Consiguen Scolastico, Professionale
e Agricolo, Torino, SEI, 1924, pp. 97.
Lotte e trionfi, ossia la vocazione religiosa, Tori-
no, SEI, 1933.
In « Letture Cattoliche »:
Nuove lettere di Fra Giocondo a due anime elette,
1923.
Gioie di Paradiso, 1924.
II Servo di Dio Domenico Savio, 1924.
La campana di Fra Giocondo, 1926.
Fra Giocondo nelle Americhe, 1927.
Fra Giocondo oltre le Alpi (lettere).
Fra Giocondo nell'America Latina, 1929.
Fiori Eucaristici e un viaggio nel paese di Gesu,
1930.
G. F.
TRUCHI sac. Cario, scrittore
n. a Sospello (Nice-France) il 6 aprile 1860; prof. il
12 sett. 1881; sac. a Cambrai il 20 dic. 1884; f a
Torino il 17 maggio 1925.
Fece il noviziato a San Benigno Canavese nel
1880. Dopo i voti religiosi fu mandato in Fran-
cia, a Nice, e poi in varíe altre case, come as-
sistente e insegnante. Per bisogno di abili mae-
stri di lingua straniera fu chiamato in Italia:
anche qui fu valente professore di lingua fran-
cese passando in varié case, e in ultimo a To-
rino, nel ginnasio pareggiato di San Giovanni
Evangelista. Pubblicó varié opere scolastiche ri-
cercatissime dai professori e molto utili agli al-
lievi, dai quali seppe cattivarsi sempre stima e
benevolenza.
Opere
Compendio di grammatica francese teorico-pratica,
Torino, SAID, 1910, pp. 256.
— J verbi f ranee si regolari e irregolari, Torino, SEI,
1920, pp. 148.
Raccolta di esercizi e temí graduati di lingua fran-
cese, Torino, SEI, 1920, pp. 304.
Nouveau choix de lectures frangaises a l'usage des
écoles secondaires d'Italie, Torino, SEI, 1923,
pp. 327.
Manuale di conversazione italo-franeese, Torino,
SEI, 1933, pp. 463.
B. S.
TURCIOS Y BARAHONA
mons. José de la Cruz, arcivescovo
n. a Pespire (Honduras) il 1° sett. 1884; prof. a Santa
Ana (El Salvador) il 1° febbr. 1910; sac. a Santa Ana
l'll febbr. 1913; el. vesc. tit. di Garre e aus. di Santa
Rosa di Copan (Honduras) il 25 maggio 1943; prom.
arciv. alia sede di Tegucigalpa l'll dic. 1947; -J- a
San José (Costa Rica) il 12 luglio 1968.
A 21 anni compiuti entró nel collegio salesiano
di Santa Tecla (El Salvador) come artigiano. Per
il buon ingegno e la sua tenacia fu invitato a
studiare per il sacerdo-
zio che egli conseguí fe-
licemente dopo 10 anni.
Don Turcios fu 1'apo-
stólo infaticabile degli
oratori festivi, a cui con-
sacró tutti gli anni e
tutte le sue energie. I
campi del suo apostola-
to furono San Salvador,
Cartago, Panamá, ma soprattuto San José di
Costa Rica. Qui organizzó accanto all'oratorio
un'opera a favore dei ragazzi poveri, e inco-
minció dai piü umili: i limpiabotas (lustra-
scarpe), a cui provvide alloggio e vitto gratuito.
Di li vennero poi le scuole professionali, il col-
legio per studenti. Nell'oratorio festivo fondo le
compagnie catechistiche, la banda musicale, co-
strusse un teatro capace di mille persone, una

28 Pages 271-280

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28.1 Page 271

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Turcios y Barahona José de la Cruz
277
Turcios y Barahona José de la Cruz
scuola gratuita per 300 bambini, uno splendido
stadio per le competizioni sportive e istitul la
festa dei giornalisti al 31 gennaio.
Dopo 9 anni di direttorato, il 25 maggio 1943,
fu eletto vescovo titolare di Garre e ausiliare
del vescovo di Santa Rosa di Copan nell'Hon-
duras. Poi Plí dicembre 1947 veniva promosso
alia sede metropolitana di Tegucigalpa in qua-
litá di arcivescovo. Cominció cosí la sua opera
pastorale, che tuttavia non gli impedí di conti-
nuare a essere il padre dei poveri e special-
mente della gioventü bisognosa.
Furono sue caratteristiche: un cuore mitissimo,
un tratto affabile e simpático, una cauta e ope-
rante sensibilitá ai problemi della povera gente,
un adattamento quasi naturale a ogni sorta di
clima e a ogni situazione, non sentendosi stra-
niero in nessuna nazione. Durante il suo episco-
pato costrui e restauró piü di 50 chiese, concepi,
approvó i piani e inizió i lavori per la grandiosa
basilica di Suyapa, anche se non poté condurla
a termine. Visitó parecchie volte la sua vasta
archidiocesi, tanto che lo soprannominarono il
Vescovo Missionario. Nel 1962, sentendosi giá
vecchio e stanco, rinunció all'archidiocesi; fu
nominato arcivescovo titolare di Nisibi e poté
trascorreré gli ultimi suoi giorni nel collegio
Don Bosco di San José di Costa Rica, la térra
del suo primo grande apostolato salesiano. II
suo corpo riposa, come egli desideró, nella cat-
tedrale di San José di Costa Rica.
A. R.

28.2 Page 272

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u
UBALDI sac. Paolo, docente universitario
n. a Parma (Italia) il 30 agosto 1872; prof. a Torino
il 2 ott. 1888; sac. a Torino il 9 marzo 1895; f a Mi-
lano il 22 luglio 1934.
Accolto all'ospizio di don Bosco a Torino
(1882), fu avviato agli studi e al sacerdozio e
riusci in ambedue sommo. Laureato in lettere
(1897), in teologia e filosofía (1898), insegnó
letteratura greca al Liceo Valsalice e poi all'Uni-
versitá di Torino (1909-13) e di Catania (1919-
1924), letteratura cristiana latina e greca nel-
PUniversitá Cattolica di Milano (1924-34) e nel
seminario di Venegono (1932-34). Nel 1912, in
collaborazione con il salesiano don Sisto Co-
lombo, fondo la rivista Didaskaleion (Studi di
letteratura cristiana antica) e la Biblioteca del
Didaskaleion, alio scopo di promuovere in
Italia una rivalutazione dell'antica letteratura
cristiana, come disciplina autónoma, e bandire
definitivamente il falso criterio di considerarla
come un'appendice trascurabile delle letterature
classiche. La rivista si sostenne fino al 1931 in
grazia del coraggio, dell'ingegno e del sacrificio
dei due fondatori.
Fondata nel 1922 l'Universitá Cattolica di Mi-
lano ed erettavi la prima cattedra in Italia di
letteratura cristiana latina e greca, vi fu chía-
mato da Catania (1924). Nello stesso anno la
riforma dei programmi delle scuole medie ita-
liane fece posto alia lettura degli autori cristiani
latini, e una maggior attenzione fu rivolta dagli
studiosi alia letteratura cristiana antica. II buon
seme gettato dalla rivista Didaskaleion e piü
agevolmente ed efficamente dalla cattedra di Mi-
lano, tenuta dall'Ubaldi fino al 1934 e poi dal
suo collaboratore don Colombo fino al 1938,
produsse man mano frutti copiosi. Con il cre-
scere del numero degli studiosi seriamente pre-
parad, in molte universitá d'Italia si vennero
man mano istituendo, come ordinarie o per in-
carico, cattedre di letteratura cristiana antica,
che divennero focolai di studi cristiani. L'Uni-
versitá di Catania, riprendendo la tradizione del
suo grande maestro don Ubaldi, oltre alia cat-
tedra di letteratura cristiana, istitui nel 1946 un
centro di studi sull'antico cristianísimo, fiorente
di attivitá scientifiche e divulgative.
L'Ubaldi lasció magistrali edizioni critiche, con
commenti di carattere scientifico, di Eschilo:
Agamennone (Torino, 1909), I sette contro Te-
be (Torino, 1913), Le Eumenidi (Torino, 1919),
e di Atenagora (Torino, 1909); inoltre le tradu-
zioni di Atenagora (Torino, 1913), Taziano (To-
rino, 1921) e Metodio d'Olimpo (Torino,
1926). Numerosi sonó gli studi che pubblicó su
riviste. All'attivitá scientifica don Ubaldi as-
soció un vasto e profondo apostolato sacer-
dotale tra i giovani universitari: egli portó
nelle aule universitarie il sistema educativo di
don Bosco, che mira a fare di ogni alunno un
amico da portare a Cristo.
Opere
Gli epiteti esornativi nelle lettere di S. Giovanni
Crisostomo, Roma, Ed. Bretschneider, 1902, pp. 31.
]ob (dramma sacro), Torino, Tip. Salesiana, 1902,
pp. 30.
La Sindodo «Ad Quaercum » dell'anno 403, To-
rino, Ed. C. Clausen, 1902, pp. 77.
Osservazione sulla collocazione del nome ZEUS in
Eschilo, Torino, Ed. C. Clausen, 1902, pp. 65.
Appunti sul « Dialogo storico » di Pdladio, Torino,
Ed, C. Clausen, 1906, pp. 80.

28.3 Page 273

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Ubaldi Paolo
280
Uguccioni Rufillo
De septem quae supersunt Aeschyli fabularum in-
scriptionibus, Torino, Tip. Salesiana, 1908, pp. 23.
Aeschylus Agamennone. Commento e appendice cri-
tica, Milano, Ed. Albrighi Segati e C., 1909, pp. 326.
Due lettere attribuite a S. Giova\\nni Crisostomo,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1909, pp. 37.
Athenagoras. La supplica per i cristiani, Torino, SEI,
1913, pp. 97.
Saggi della Bibbia vulgata, Torino, SEI, 1914,
pp. 161.
Senofonte. Expeditio Cyri, Torino, SEI, 1918,
pp. 82.
Grammatica greca per uso dei ginnasi, Torino, SEI,
1936, pp. 302.
G. BO.
UGETTI coad. Giovanni Battista
n. a Susa (Torino-Italia) il 1° genn. 1886; prof. a Cre-
misan (Israele) il 20 ott. 1932; f a Betlemme il 18
nov. 1965.
Figlio di panettiere, proprietario poi del pani-
ficio stesso, a 44 anni sentí la chiamata del Si-
gnore. Fece la professione religiosa in Pale-
stina e non tornó piü in Italia, e consideró poi
sempre la térra di Gesü come la sua térra. Dopo
qualche anno, l'obbedienza lo mandó a fare an-
cora il panettiere nell'orfanotrofio di Betlem,
« casa del pane ». Una vita umile, fervorosa, ri-
gurgitante di fede, nell'obbedienza, nella gioia.
Nel 1954 divenne cieco. II buon religioso chia-
la disgrazia che lo colse « una grande grazia
della Madonna ». Poi giunse la « seconda gran-
de grazia della Madonna » com'egli la chiamó:
un'artrite deformante. Da Betlemme passó cosí
al Calvario: dalla « casa del pane » alia pas-
sione di un male crucifiggente. Sempre sereno,
allegro, felice. Ripeteva: « Mi sentó in armonía
col Signore e con tutti ». Alia sua morte la
buona gente di Betlemme diceva: « É morto il
panettiere santo ». E la direttrice della Caritas
Svizzera a Betlemme, scrisse al direttore: « De-
vo presentare le mié condoglianze per la per-
dita di questo sant'uomo, o le mié felicita-
zioni? ».
Bibliografía
A. L'ARCO, II fornato di Betlemme, Torino, LDC, 1968,
pp. 80.
P. Z.
UGUCCIONI sac. Rubén, ispettore
n. a Móntese (Modena-Italia) il 10 giugno 1894; prof.
a Torino il 25 ott. 1912; sac. a Milano il 21 maggio
1921; f a Torino il 7 dic. 1968.
A Mogliano Véneto, ove entró con altri due
fratelli puré salesiani, maturo la sua vocazione
in quel clima familiare di salesianitá creato da
don Mosé Veronesi. A Milano svolse la sua
prima attivitá salesiana. A Milano puré, col
sacerdozio, conseguí la laurea in lettere nel 1921.
Fu un docente valido per spirito di dedizione,
ma anche per doti didattiche non comuni. Don
Rinaldi nel 1927 lo destinó direttore dell'isti-
tuto di Napoli-Vomero (1927-35) e poi ispet-
tore della Napoletana (1935-38). Quindi fu chia-
mato alia direzione della Casa generalizia a To-
rino (1938-48); passó poi direttore a Foglizzo
Canavese (1938-49); di nuovo a Torino - Casa
generalizia (1949-58) e infine a Loreto (1959).
Dopo un anno tornó a Torino, con l'incarico
di Rettore della basilica di Maria Ausiliatrice
(1960-67). Nell'istituto internazionale Don Bo-
sco passó l'ultimo anno della sua vita, tutta do-
nata al servizio fedele e generoso della Con-
gregazione.
pz
UGUCCIONI sac. Rufillo, scrittore
n. a Móntese (Modena-Italia) il 22 maggio 1891; prof.
il 15 sett. 1907; sac. a Torino il 23 dic. 1916; f a
Torino il 30 ott. 1966.
Fu direttore a Mogliano Véneto (1926-29), a Ve-
rona (1929-31) e a Torino - Casa Madre (1931-
1934). Don Uguccioni era una figura ben nota
nel campo letterario, avendo al suo attivo una
bella serie di libri per la gioventü e preziose
opere di studio, tra cui una vita di don Bosco
(La giovinezza di un grande} pubblicata in di-
verse edizioni. Scrisse poi una ricchissima serie
di lavori drammatici, alcuni dei quali riscossero
un lusinghiero successo. Si puó diré che tutti
i ragazzi delle ultime generazioni hanno letto i
suoi libri. Scriveva in modo semplice, animando
il racconto con imprevedibili colpi di scena e
particolari colti dal vero. A Torino curó e di-
resse la rivista Catechesi e poi il quindicinale
per la gioventü Giovani edito dalla SEI, To-
rino. Nella sua lunga attivitá letteraria ebbe nu-
merosi premi.
D. Uguccioni fu puré consulente editoriale della
SEI, Torino. Come scrittore, ebbe una vena
squisitamente salesiana, messa a servizio educa-
tivo, con fluido adattamento alie esigenze delle
feste nella famiglia religiosa. Una bontá amabile
e generosa, un sano ottimismo furono il dono
di tutta la sua vita.

28.4 Page 274

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Uguccioni Rufillo
281
Uguccioni Rufillo
Opere
(Ed. SEI, Torino).
.— Cose dell'altro mondo, pp. 231.
II figlio del vento, pp. 164.
Finimondo a Ripadoglio, pp. 170.
Gaio Circense, pp. 264.
L'infante di Spagna\\, pp. 226.
Invito al cine, pp. 212.
Un lume sul rio, pp. 184.
I/ sentiero della tempesta, pp. 226.
Serenata ai fantasmi, pp. 252.
La spia di Bagdad, pp. 232.
L'ultimo bravo, pp. 167.
II cannoniere del auca, pp. 236.
I Cavalieri del Silenzio, pp. 191.
II cervo bianco, pp. 235.
// dragone ñero, pp. 203.
La crociera della « Senzapaura », pp. 283.
Fiorella, pp. 168.
U ragno delle Cevenne, pp. 236.
17 diavoletto della stamperia, pp. 200.
II diavolo nella badia, pp. 225.
Una fiamma nel crepúsculo, pp. 166.
L'aura degli astri, pp. 248.
La citta sulla roccia, pp. 355.
Rivo d}argento, pp. 272.
(Ed. La Sorgente, Milano)
Un grande italiano (Don Bosco), pp. 372.
In « Letture Cattoliche »:
Le Campane del sabato, 1932.
L arderé di Tergeste, 1933.
La campana nascosta, 1934.
17 trionfo di D. Bosco Santo a Roma e a Torino,
1934.
Dal Lemano al Ceresio, 1935.
Libro azzurro (racconto), 1935.
Calvino (visione cinematográfica), 1935.
II quaderno di Pino, 1936.
Una battaglia in famiglia, 1937.
La fontana delle gazzelle, 1937.
Cortóme traggi, 1938.
Dalle memorie di un párroco, 1938.
Lallodola sul campanile, 1939.
L'agnellino smarrito, 1939.
La lampada sotto il moggio, 1940
II ciclone sulla fattoria, 1941.
Un missionario di tre confinenti (D. Raffaele Pi-
perni), 1949.
La Mamma piange (teleracconto), 1954.
La sentinella dell'oratorio (M. Rossi).
TEATRO
(Ed. SEI, Torino)
La foresta dell'Avvento, 3 atti; Italia contro Ungheria,
1 atto; Pueri hebraeorum, in 4 quadri; Piü che la
mamma, 1 atto; 17 santo dei fanciulli, 1 atto; L'antica-
mera di un santo, 1 atto; U convito, in 3 quadri; II
presagio, 2 atti; II vincitore, 2 atti; É tomata la luce,
3 atti; La villa degli spiriti, 3 atti; II topolino del ca-
stello, 4 atti; La vita e una commedia, 1 atto; Napo-
leone il piccolo, 3 atti; Freccia d'oro, 3 atti; La se-
menté, 3 atti; Come al cine, 1 atto; Lo sparviero,
3 atti; II silenzio d'oro, 3 atti; Ciraniño, 3 atti; Primo
solé, 3 atti; Fantin di fiori, 3 atti; II serpente estático,
3 atti; U quadro della Madonna, 3 atti; Spinacino,
I atto; La nuova via, 1 atto; II conquistatore, 2 atti;
II riposo di un santo, 1 atto; U tema d'italiano, 2 atti;
II cardellino della gabbia d'oro, 1 atto; II tema di la-
tino, 1 atto; // fuoco sacro, 3 atti; La grande barriera,
2 atti; Pantalone ha per so il gatto, 2 atti; I cavalieri
del silenzio, 3 atti; Salas so benéfico, 1 atto; La Ma-
donna dei poveri, 3 atti; Omerica, 1 atto; II dragone
della montagna, 3 atti; Cippiriilo, 1 atto; La casa della
fortuna, 3 atti; Chi ben fa ben trova, 3 atti; Re Frul-
lino, 3 atti; Notturnino, 2 atti; La congiura dei bu-
rattini, 2 atti; L'Angelo dell'Annunzio, 1 atto; U primo
grano, 1 atto; L'ospite invisibile, 1 atto; La Croce nel
hosco, 1 atto; Aurora divina, 1 atto; I falchetti della
Pequeña, 3 atti; Mamma che sei lontana, 3 atti; I cava-
lieri della piccola fronda, 3 atti; Aldébaran, 3 atti;
L'ultimo « bravo », 3 atti; Alba sul Palatino, 3 atti;
Madonnina sjolíala, 3 atti; Un Sanio in teatro, 3 atti;
II francobollo del Nicaragua, 3 atti; Citta nel prato,
3 atti; II figlio dell'Emiro, 3 atti; Colorado Film, 3 atti;
Questa e la vita, 3 atti; II Nembo Bianco, 3 atti; II
Drago delle sette teste, 3 atti; All'insegna del Cavallo
Zoppo, 3 atti; Concern in famiglia, dialoghi; Per la
festa della Madonna; Per la Giornata dell'Azione Catto-
lica; Per la Giornata della Stampa Cattolica; Per la
Giornata dell'Universita Cattolica; Per la Giornata del
Seminario; Per la Giornata delle Missioni; Per la Gior-
nata Catechistica maschile; Per la Giornata Catechistica
femminile.
(Ed. ELLE-DI-CI)
U mercato della venta, 3 atti; Pane nostro, 2 atti;
Cine vivo, 3 atti; I cadetti dell'Impávida, 3 atti; I pi-
rati del Sund, 4 atti; Sinfonía in la maggiore, 3 atti;
U notturno della vigilia, 3 atti; Le maní che toccarono
il Signore, 1 atto; Concertó a Miralta, 1 atto; // fan-
tolino d'argento, 3 atti; Mió padre ambasciatore, 3 atti;
Lauda a due voci; Orfeo in convento, 3 atti; La volpe
argentata, 3 atti; II cuore di carta, 3 atti; Questo e
vivere, 3 atti; Villa Angélica, 3 atti; Albe di primavera,
3 atti; La pietra angelare, 2 atti.
TEATRO LÍRICO
Occhio di falco, 4 atti; II Menestrello della morte,
4 atti; Marco il pescatore, 2 atti; La serenata agli
spettri, 3 atti; Sogno di Re, 3 atti; II poggiolo fiorito,
2 atti; II cardellino della Madonna, 2 atti; Buraítini viví,
2 atti; Miao, miao, 2 atti; Lo specchio mágico, 3 atti;
Piccolo gregge, 3 atti; La disfida di Burletta, 2 atti;
Remi e maschere, 3 atti; Paggio Finamore, 3 atti; La
Madonna del nido, 1 atto; Trillo d'argento, 3 atti;
// principino di Golconda, 3 atti; // segreto del mago,
2 atti; La luce neHa foresta, 3 atti; La maga al mo-
nastero, 2 atti.
Altre edizioni teatrali:
Incidente alia svolta, 3 atti, ed. LICE; La sagra dei mi-
lioni, 3 atti, ed. ANCORA; L'as salto al cas t ello, 3 atti,
ed. FATE.
P. Z.

28.5 Page 275

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Ulcelli Giuseppe
282
Unia Michele
ULCELLI sac. Giuseppe, drammaturgo
n. a Calcinato (Brescia-Italia) il 23 giugno 1881; prof.
a Foglizzo Canavese il 30 sett. 1900; sac. a Roma il
21 dic. 1907; fa Bologna il 4 febbr. 1929.
Fece gli studi filosofici presso PUniversita Gre-
goriana di Roma. Dopo Pordinazione sacerdo-
tale lavoró con zelo in varié mansioni, proprie
della vita salesiana, nelPistituto Sacro Cuore.
Dotato d'ingegno versatile e di facile parola,
si dedicava con frutto al sacro ministero e alia
pubblicazione di scritti di vario argomento,
sempre molto apprezzati. Fu direttore a San
Marino (Rep. di San Marino) (1922-28).
Opere
Scioperanti (dramma in 3 atti), Roma, Tip. Sale-
siana, 1906, pp. 76.
Nella lotta (dramma), Roma, Tip. Salesiana, 1909,
pp. 77.
Vile? (bozzetti drammatici), Roma, Tip. Salesiana,
1909. pp. 111.
II siguió (racconto) San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1910, pp. 84.
Neo-cavaliere (commedia) - ~Disillusioni - La sto-
ria di Bubu (monologhi), Roma, Tip. Salesiana,
1910. pp. 72.
Giovanni Gualberto (dramma), Roma, Tip. Sale-
siana, 1911, pp. 55.
Nel pretorio di Pilato (dramma), Roma, Tip. Sale-
siana, 1913, pp. 88.
Al Golgota (dramma), Roma, Tip. Salesiana, 1915,
pp. 64.
La storia dei costumi, a uso dei teatri educativi,
Roma, Tip. Salesiana, 1915, pp. 151.
Nell'ore serene (componimenti d'occasione), Torino,
SEI, 1920, pp. 191.
LUCÍ nell'ombra - Giov. Gualberto (bozzetti dram-
matici, in un atto), Roma, Tip. Salesiana, 1922,
pp. 86.
Monologhi, Torino, SEI, 1922, pp. 44.
Scioperanti (dramma in 3 atti), Roma, Tip. Sale-
siana, 1922, pp. 58.
La trilogía del Calvario (dramma), Roma, Tip. Sa-
lesiana, 1924, pp. 207.
Favole, apologhi e poesie varié, San Marino, Tip.
Salesiana, 1928, pp. 87.
D. G.
ULLIVARRI BARAJUAN coad. Dionisio,
servo di Dio, martire
n. a Vitoria (Olaba-Spagna) il 9 ott. 1880; prof. a
San Vicente deis Horts il 1° marzo 1901; -J- a Ma-
drid il 31 agosto 1936.
Imparó il mestiere del legatore nel collegio sa-
lesiano di Sarria e poi fece il noviziato. Lavoró
in diverse case e in seguito partí per Cuba, per
fondare i laboratori in una casa salesiana. Di
ritorno in patria lavoró a Madrid e a Salamanca.
Fu un coadiutore esemplare, sempre pronto a
rendere qualunque servizio. Durante Téstate del
1936, quando scoppió la rivoluzione marxista,
egli si trovava nella casa di Madrid, dove lo at-
tendeva il martirio, che avvenne il 31 agosto. II
processo di beatificazione fu introdotto il 9 ot-
tobre 1956.
c. A.
UNÍA sac. Michele, missionario tra i lebbrosi
n. a Roccaforte (Cuneo-Italia) il 18 dic. 1849; prof.
a San Benigno Can. il 13 agosto 1880; sac. a Ivrea il
23 dic. 1882; f a Torino il 9 dic. 1895.
Nel 1890 prese parte alia prima spedizione di
missionari salesiani in Colombia, chiamati dal
Governo per fondare una scuola professionale
a Bogotá. Dopo un anno e mezzo di lavoró edu-
cativo e apostólico in quella capitale, don Unia,
avendo letto nel brevia-
rio il commento al van-
gelo dei dieci lebbrosi
e ben sapendo che in
Colombia si trovavano
molti affetti da lebbra
senza che potessero ave-
re né le cure necessarie,
né l'assistenza religiosa,
si sentí ispirato interior-
mente a dedicarsi a questo specifico e perico-
loso apostolato. Ottenuta, dopo varié difficoltá
e contrattempi, Pautorizzazione dal ven. don
Rúa, primo successore di don Bosco, e dall'ar-
civescovo di Bogotá, si recó ad Agua de Dios,
una localitá sperduta nella campagna a tre gior-
ni di cammino dalla capitale. Cola si trovavano
730 lebbrosi, piü 120 bambini inferiori ai dieci
anni. Egli cominció súbito il suo lavoró di as-
sistenza religiosa e materiale, e Panno seguente,
avendo avuto il rinforzo di altri due salesiani,
organizzó la vita civile e religiosa di quella
cittá del dolore, di cui era Púnica autoritá.
Incurante di sé, si prodigava in tutte le maniere,
non ricusando di daré anche ai lebbrosi quei
segni normali di affetto che si usano fra le
persone sane, come stringere la mano, accarez-
zare i bambini, ecc., per non offendere la deli-
cata sensibilitá di quei miseri, se egli avesse ri-
fiutato. Avendo ottenuto Paiuto di alcune Suo-
re della Presentazione di Tours, eresse súbito
un asilo infantile, indi aperse una sottoscrizione

28.6 Page 276

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Unía Michele
283
Uraszewki Giuseppe
per costruire un ampio e capace ospedale e ab-
bellire la misera chiesa. Nello stesso tempo fece
costruire un acquedotto per l'acqua potabile e
introdusse, col lavoro, anche il canto e la mú-
sica strumentale per sollevare lo spirito dei
sofferenti e far dimenticare il loro stato infe-
lice. Le belle funzioni religiose erano il mezzo
precipuo per daré ai poveri lebbrosi fiducia e
speranza, unite alia frequenza dei sacramenti
da lui promossa con suo grave sacrificio, spe-
cialmente nel ministero delle confessioni, gra-
voso oltre ogni diré per il fetore di quei corpi
in dissoluzione.
Nel 1893 lo colpi una terribile idropisia con
altre complicazioni, sicché dovette assentarsi
a malincuore dal luogo del suo lavoro, e ven-
ne in Italia a ritemprare le sue forze. Vi ri-
tornó nel 1894, ma, ricomparso il male, fu
traspórtalo a Bogotá per ristabilirsi. Nel frat-
tempo, essendo scoppiata in Colombia un'insur-
rezione contro il Governo cattolico da parte dei
liberali, un ex-generale lebbroso con una tren-
tina d'altri partí per prender parte alia compe-
tizione armata. Debellata la sedizione, don Unia
dovette riparare a quelPimprudenza, che aveva
privato Agua de Dios del favore del Governo,
e ricorse alia stampa per avere soccorsi dai pri-
vati per i suoi lebbrosi.
Alia fine di luglio 1895 lo assali un secondo at-
tacco del male, sicché dovette piegarsi all'obbe-
dienza che lo richiamava in Italia, proprio alia
vigilia di una nuova iniziativa di don Raba-
gliati, direttore del collegio Leone XIII di Bo-
gotá, che portó i Salesiani ad assumere la dire-
zione di un altro grande lebbrosario a Contra-
tación (1897) e di un terzo a Caño de Loro.
Don Unia giunse all'Oratorio di Valdocco il
3 dicembre e sei giorni dopo lasciava questa
térra, destando un compianto universale, non
solo in Italia e in Colombia, ma si puó diré
in tutto il mondo, che lo consideró il secondo
grande apostólo dei lebbrosi dopo il belga P. Da-
miano. II Parlamento colombiano gli decretó
una statúa marmórea ad Agua de Dios, come
espressione della gratitudine nazionale.
Bibliografía
Sac. Michele Unia1 - « Vade mecum » di D. BARBEÉIS,
vol. I, p. 726, San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1901.
— J. ORTEGA, La obra salesiana en los lazaretos, Bogotá,
Graf. Salesiana, 1938, pp. 479. — FIERRO TORRES,
Miguel Unia, Barcelona, Ed. Salesiana, 1965, pp. 165.
T. L.
URASZEWSKI coad. Giuseppe
n. a Wiszogrod (Polonia) il 7 ott. 1908; prof. a Czer-
winsk il 20 luglio 1929; f a Mauthausen (Germania)
il 12 aprile 1943.
Dopo i voti religiosi fece il sacrestano in varié
case. Mentre si trovava a Varsavia - Sacra Fa-
miglia, fu arrestato (febbraio 1944) e pórtate
al campo di Grossrosen e poi a Mauthausen
dove, consunto dagli stenti, morí. II suo corpo
venne cremato. Spiccavano in lui semplicitá e
sinceritá. Nella prigione e nel campo di con-
centramento riusciva sovente a organizzare pre-
ghiere comuni fra i prigionieri e con la sua viva
fede ne sollevava gli animi.
p. T.

28.7 Page 277

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V
VACCHINA sac. Bernardo
n. a Revignano d'Asti (Italia) il 19 marzo 1859; prof.
perp. a Lanzo il 26 sett. 1877; sac. a Buenos Aires (Ar-
gentina) il 5 maggio 1882; f a Buenos Aires il 4 mag-
gio 1935.
Entró nell'Oratorio di Valdocco nel 1871 e si
formó alia scuola e sotto la guida di don Bosco
che lo ebbe caro. Nel vol. XIII delle Memorie
Biografiéhe c'é un capi-
tolo dal titolo « Storia
di un chierico». É la
storia del giovane Vac-
china: sette pagine (825-
832) che riempiono Pa-
nimo di commozione e
di ammirazione. Vesti-
to l'abito ecclesiastico
nel 1876, don Vac-
china trascorse tre anni nelPinsegnamento fin-
ché (1879) partí per 1'America del Sud, addetto
prima al collegio di Villa Colón nelPUruguay,
e poi assunto dall'Internunzio mons. Matera
come suo segretario in Buenos Aires, ove fu
ordinato sacerdote. Come sacerdote prestó
Popera sua nel collegio Pió IX e nella parrocchia
S. Giovanni Evangelista a La Boca. Ma il suo
zelo e la sua carita meritavano un campo piú
vasto e nel 1887 venne nominato Provicario
Apostólico della Patagonia céntrale. Fu quindi
per tanti anni il braccio destro del card. Ca-
gliero, con cui divise non solo le fatiche del-
Papostolato, ma anche la non facile impresa
dell'organizzazione del Vicariato.
Dalle Pampas alia Cordigliera il suo nome é
legato per sempre alia gloria della evangelizza-
zione e civilízzazione degli indi. Per trent'anni
ininterrotti don Vacchina si prodigó indefessa-
mente nel sacro ministero, e il Bollettino Sale-
siano, ha documentato, con parecchie sue corri-
spondenze, la sua prodigiosa attivitá missionaria
tanto come Provicario Apostólico, quanto come
Vicario foráneo del Chubut. Poi dovette rasse-
gnarsi a un relativo riposo nel collegio San Gio-
vanni Evangelista a La Boca-Buenos Aires, ove
chiuse, circondato di venerazione, la sua ammi-
revole vita prodigandosi fino alia fine nel mini-
stero pastorale delle anime.
G. F.
VAIRA sac. Giovanni, missionario
n. a Montemagno (Alessandria-Italia) 1'8 luglio 1870;
prof. perp. a Las Piedras (Uruguay) il 13 genn. 1897;
sac. a Montevideo il 18 marzo 1900; f a Fortín Mer-
cedes (Argentina) il 29 ott. 1951.
A 14 anni di etá, lavorando da fabbro al paese,
fu gravemente ferito a una gamba. I medici giu-
dicarono necessaria Pamputazione dell'arto, ma
la pia mamma, che conosceva don Bosco di
fama, lo portó a Torino. Dopo la benedizione
del Santo, la ferita si cicatrizzó perfettamente.
Alia grazia della guarigione seguí quella della
vocazione e cosí nel 1893 egli partiva col suo
illustre conterráneo mons. Luigi Lasagna per
PUruguay. Passó la sua lunga vita di missio-
nario nella Patagonia. Infatti fu direttore a Ge-
neral Lagos (1910-15), Guatraché (1915),
Viedma San Isidro (1924-25), Patagones (1925-
1928). Visse in pia umiltá e totale dedizione
di sé per il bene delle anime.
G. F.

28.8 Page 278

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Valle Paolo
286
Valotti Giulio
VALLE sac. Paolo, ispettore
n. a Genova (Italia) il 10 maggio 1886; prof. a Fo-
glizzo il 27 sett. 1902; sac. a Cásale il 20 dic. 1913;
7 a Torino il 2 aprile 1963.
Era diplómate in matemática all'Universitá di
Parma. Per oltre 30 anni fu capo ufficio alPEco-
nomato Genérale (1931-62) ed ebbe contatti e
relazioni con salesiani di ogni parte del mondo.
Ma anche prima, come educatore, direttore e
ispettore, si era conquistato la stima e l'affetto
dei giovani e dei confratelli. Fu prima direttore
a Borgo San Martino (1920-25) e poi fu nomi-
nato ispettore della Ligure-Toscana (1925-31).
Uomo schivo e di poche parole, sembrava nato
per attivitá amministrative e di contrallo; ma
sapeva esercitarle con tatto e prudenza, senso
di giustizia e di imparzialitá. II suo spirito di
carita e di sacrificio brilló soprattutto nel du-
rissimo periodo bellico quando, come « capo
fabbricato » e responsabile dell'incolumitá e del
mantenimento della grande famiglia della Dire-
zione Genérale delle Opere Don Bosco, non co-
nobbe riposo né di giorno né di notte, prodi-
gandosi in una donazione totale di sé.
p. z.
VALLE sac. Pietro Paolo, scrittore
n. a Soriasco (Pavia-Italia) P8 aprile 1877; prof. a To-
rino il 29 sett. 1894; sac. a Torino il 22 sett. 1900;
f a Chieri il 21 maggio 1924.
Fu alunno del] a Piccola Casa della Divina Prov-
videnza e poi dell'Oratorio salesiano a Torino.
Nel 1902 partí per PEquatore, e fu addetto alia
formazione di nuovo personale e direttore di
Atocha. Tornato in Italia per motivi di salute,
fu piü volte sull'orlo del sepolcro, ma riprese,
ogni volta, a lavorare nel sacro ministero. Quan-
do non gli fu piü concesso, come il ven. don An-
drea Beltrami, di cui scrisse la vita, raddoppió
il lavoro della penna, pubblicando alcune care
opere per il popólo e la gioventü.
Opere
Don Francesco Bolzan (cenni biografici), Milano,
1908, pp. 76.
Cristiani d'oggi, Torino, SEI, 1920, pp. 95.
Ge su Cristo benefattore, Torino, SEI, 1920.
U venerabile Giovanni Bosco, Torino, SEI, 1920,
pp. 85.
La beata María Taigi, Torino, SEI, 1920.
Gesu mió! (colloqui), Torino, SEI, 1921, pp. 77.
U cuore di Gesu, amabilita infinita, Torino, SEI,
1923, pp. 104.
La rigenerazione di un anarchico, Torino, SEI,
1923, pp. 80.
Vita del servo di Dio don Andrea Beltrami, Torino,
SEI, 1927, pp. 336.
B. S.
VALOTTI coad. Giulio, architetto
n. a Quinzano d'Oglio (Brescia-Italia) il 30 genn. 1881;
prof. a San Benigno Can. il 26 sett. 1900; f a Pios-
sasco Til genn. 1953.
Fece il corso ginnasiale nel seminario vescovile
di Brescia, poi si presentó a Torino al primo
successore di don Bosco, don Michele Rúa, co-
me aspirante alia vita
salesiana. Dopo la pro-
fessione religiosa fu ad-
detto all'Ufficio Técnico
dell'Economato Genéra-
le per le costruzioni; nel
frattempo si laureó in
architettura a Torino.
D'allora in poi la sua at-
tivitá fu tutta dedicata
alia progettazione e direzione dei lavori edilizi
della Societá Salesiana, nonché di alcune chiese
della diócesi di Torino. Sonó una cinquantina
gli edifici, tra religiosi e scolastici, che sorsero
per opera sua. Tra essi ricordiamo la chiesa di
Gesu Adolescente con l'annesso oratorio San
Paolo in Torino; il tempio di Maria Ausiliatrice
con l'imponente istituto Pió XI in Roma; la
chiesa di San Paolo e annesso istituto salesiano
di Brescia; la chiesa Sacro Cuore e istituto sa-
lesiano di Brindisi; i grandiosi istituti salesiani
« Conti Rebaudengo » (Torino), Scuola Agraria
Missionaria (Cumiana), « Bernardi-Semeria»
(Castelnuovo Don Bosco), « Edoardo Agnelli »
presso la FIAT (Torino); l'istituto San Giovanni
Bosco di Taranto; l'istituto Santa Maria Mazza-
rello a Torino (Borgo San Paolo) e l'istituto
Sacro Cuore a Vercelli per le Figlie di Maria
Ausiliatrice, ecc. A queste dobbiamo aggiungere
le monumentali costruzioni del santuario di
Nostra Signora di Lourdes al Selvaggio presso
Giaveno, del santuario di Santa Rita (Torino),
della chiesa parrocchiale di None, ecc. La sua
opera di progettista si estese puré a molte co-
struzioni d'istituti salesiani all'estero.
L'ultimo e suo piü caro lavoro fu Pampliamento
della basilica di Maria Ausiliatrice e dell'Ora-

28.9 Page 279

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Valotti Giulio .
287
Variara Luigi
torio di Valdocco, culla delPopera salesiana, rea-
lizzati dal 1935 al 1952. Della sua opera cosí
parla don Fedele Giraudi, ecónomo genérale
dei Salesiani: « L'architetto salesiano Giulio
Valotti ha fedelmente interprétate il vivo sen-
timento dell'anima di tutta la grande famiglia
di don Bosco, quello cioé di vedere onorata ed
esaltata la cara Maria Ausiliatrice, in questa
sua chiesa madre, col massimo splendore. Egli
ha qui innalzato un vero monumento di pietá
e di arte » (// Santuario di Maria Ausiliatrice,
p. 100).
Della sua profonda pietá cristiana e religiosa,
nonché del suo valore artistico, disse giusta-
mente mons. Bovero, primo rettore del San-
tuario di Selvaggio La presenza e Pedificante
contegno dell'architetto Valotti durante i brevi
soggiorni estivi nelle visite che faceva per di-
rigere i lavori di costruzione e di ampliamento
del Santuario erano la piü bella predicazione
per i fedeli che frequentavano il Santuario...
Come oggi ricordiamo con ammirazione il Ju-
vara, il Vitozzi, il Tibaldi, il Guarino che hanno
lasciato nella nostra regione meravigliosi esempi
del barocco piemontese, cosí domani sará ricor-
data Popera del Valotti per le sue geniali con-
cezioni romanico-lombarde ». Per la sua pro-
verbiale modestia unita ad • artistico talento
viene spontaneo il raífronto con un altro gran-
de coadiutore salesiano, formato direttamente
da don Bosco, il maestro e compositore di mú-
sica Giuseppe Dogliani.
T. L.
VAN HEUSDEN mons. Renato, vescovo
n. a Beverst (Belgio) il 2 agosto 1888; prof. a Hechet
il 3 ott. 1907; sac. a Cape Town (África) il 20 sett.
1919; el. vescovo il 12 febbr. 1947; f a Elisabethville
(oggi Lubumbashi, Congo) il 22 marzo 1958.
Fece gli studi nell'istituto San Giovanni Berch-
mans, a Liegi, dove fu direttore il servo di Dio
don Luigi Mertens; entró nel noviziato di Hech-
tel e qui fece anche la filosofía. Dopo il trien-
nio a St. Denijs-Westrem, conseguí il diploma
di maestro. Giá teólogo, fu mobilitato nella
guerra del 1914. Ferito, fu congedato nelPanno
1916, quando partí come missionario per il
Congo. Fu nominato maestro del collegio
San Francesco di Sales a Elisabethville; riprese
gli studi di teologia e fu ordinato sacerdote nel
1919. Fu direttore a Kiniama (1920-28) e a
La Kafubu (1928-34). Dal 1927 fu ispettore
delle scuole della Prefettura Apostólica e nel
1945 mons. Sak, Vicario Apostólico, lo nominó
suo provicario.
Morto mons. Sak, gli succedette come Vicario
Apostólico. La consacrazione episcopale si tenne
a Liegi nel 1947.
Missionario infaticabile,
costrui scuole, chiese,
ponti sui fiumi. La sua
bontá proverbiale fu
una delle sue piü poten-
ti armi di bene, per cui
guadagnó tante anime al
Cielo. Gli ultimi anni
della sua vita furono
una « via crucis » a causa del mal di cuore. Ogni
piü piccolo movimento gli cagionava soíferenze
e 1'8 marzo 1958 fu traspórtate all'ospedale di
Elisabethville, dove attese la morte serenamente.
Ai suoi funerali furono presenti tre vescovi e
un'immensa folla di bianchi e di negri cristiani,
che ne piansero la fine.
p. z.
VARCHI sac. Antonio, missionario
n. a Montanaro (Torino-Italia) il 29 genn. 1860; prof.
a San Benigno Can. il 4 ott. 1885; sac. a Rio de Janei-
ro (Brasile) il 25 luglio 1888; f a Lavrinhas il 22
giugno 1933.
Accolto con aífetto paterno da don Bosco nel
1884, fece i voti nelle mani dello stesso santo
Fondatore. Ancora chierico, fu da lui inviato
all'incipiente opera salesiana del Brasile: la
spese in diverse case una zelante attivitá, ravvi-
vata dallo spirito di unione con Dio che lo di-
stinse sempre come uomo di orazione. Con
eroica carita, nel 1896 si prestó per assistere
Pequipaggio delPincrociatore italiano «Lom-
bardia », che fu vittima della febbre gialla. Lo
fece non badando a sacrifici e col rischio anche
della sua vita. Quando gli fu consegnata la me-
daglia di benemerenza con cui il Re d'ltalia
volle ricompensarlo, ricusó ripetendo: « Para-
diso! Paradiso! ».
,D. G.
VARIARA sac. Luigi, servo di Dio
n. a Viarigi (Asti-Italia) il 15 genn. 1875; prof. a To-
rino il 2 ott. 1892; sac. a Bogotá (Colombia) il 24 aprile
1898; f a Cúcuta il 1° febbr. 1923.

28.10 Page 280

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Variara Luigi
288
Vaula Luigi
Entró nell'Oratorio di Torino nel 1877 e fece
la professione religiosa nel 1892. Due anni dopo
la professione religiosa partí per la Colombia
(1894), per invito del-
1'apostólo dei lebbrosi
don Michele Unía, e si
dedicó a questo aposto
lato eroico con tutto lo
slancio della sua anima.
Dopo l'ordinazione sa-
cerdotale ricevuta a Bo-
gotá, tornó al suo pre-
diletto campo di lavoro
di Agua de Dios tra i lebbrosi: qui fondo la
Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori.
Questa Congregazione fu istituita per daré pos-
sibilitá anche alie giovani affette da lebbra di
consacrarsi nella vita religiosa al Signore, dedi-
cando si poi come infermiere alia cura dei col-
piti dal terribile morbo.
L'istituto delle Figlie dei Sacri Cuori ha otte-
nuto Tapprovazione pontificia il 6 aprile 1964.
Oggi l'istituto conta oltre 400 Suore e 55 case,
in Colombia e in Ecuador. Fondo tra i leb-
brosi la scuola di música strumentale e favori
il canto e il teatro per sollevare la vita di quella
cittá del dolore. Morí a Cúcuta a 48 anni. Spic-
carono in don Variara uno zelo incommensura-
bile per la salvezza delle anime, uno spirito di
sacrificio a tutta prova, un abbandono totale alia
volontá di Dio. Nel 1932 i suoi resti mortali
furono trasportati ad Agua de Dios e nel 1941
posti nella cappella della Casa Madre delle Figlie
dei Sacri Cuori. Nel 1959 si iniziarono i pro-
cessi informativi sulla fama di santitá del servo
di Dio, sul non-culto e sugli scritti. Nel dicembre
1963 fu pubblicato il Decreto di approvazione
dei suoi scritti.
Bibliografía
R. FIERRO TORRES, El Padre Luis Variara, Madrid, SE1,
1953, pp. 247. — L. CASTAÑO, Un grande cuore, To-
rino, SEI, 1964, pp. 364.
E. V.
VARVELLO sac. Francesco, scrittore
n. a Grana (Alessandria-Italia) il 12 aprile 1858; prof.
a Lanzo il 17 sett. 1876; sac. a Ivrea il 18 dic. 1880;
f a Chieri il 26 giugno 1945.
Giovanetto, godete alPOratorio di Torino le
predilezioni di don Bosco, e assimiló cosí bene
lo spirito del Santo da poter dirigere e formare
spiritualmente i chierici degli studentati di fi-
losofía e teologia per molti anni. Fu direttore
a Torino-Valsalice (1907-13) e a Foglizzo (1913-
1919). Legó il suo nome in modo speciale alia
filosofía, cui dedicó lo studio e l'insegnamento
fino alia vecchiaia, lasciando apprezzate pubbli-
cazioni di buon valore scientifico.
Opere
Praelectiones cosmologiae, pneumotologiae et theo-
logiae naturalis, Torino, Tip. Salesiana, 1897,
pp. 396.
Institutiones philosophiae, 2 voll., Torino, Tip. Sa-
lesiana, 1899.
Gian Giacomo Rousseau e il suo Emilio, Torino,
SEI, 1925, pp. 163.
Istituzioni di filosofía, recato in italiano da Matteo
Ottonello, 2 voll., 1927.
U contralto sacíale di Gian Giacomo Rousseau, To-
rino, SEI, 1931, pp. 399.
Dizionario etimológico, filosófico e teológico, Torino,
SEI, 1935, pp. 406.
/ problemi del pensiero, Torino, SEI, 1938, pp. 336.
B. S.
VAULA sac. Luigi, ispettore
n. a Torino (Italia) il 24 luglio 1878; prof. perp. a
Ivrea il 29 agosto 1897; sac. a Buenos Aires (Argenti-
na) il 23 febbr. 1902; f a Mendoza il 31 agosto 1966.
Dopo la professione religiosa il ch. Vaula fu
mandato in Argentina, e don Rúa scrisse di lui
a don Vespignani: « Vi mando il san Luigi del-
l'Oratorio ». La si acclimató súbito. Sacerdote,
Pobbedienza lo mandó a Vignaud, ove lavoro
fra gli italiani e costrui per loro una bella
chiesa. Da quelle famiglie lo zelo di don Vaula
raccolse buena messe di vocazioni: non meno
di 50 sacerdoti e di 40 suore. A Vignaud
don Vaula fu prima direttore (1913-26) e poi
maestro dei novizi (1927-31). Passó poi diret-
tore a Córdoba (1931-34). Di qui il suo lavoro
pastorale si allargó in un campo di piü vaste
responsabilitá, quando fu nominato ispettore
dell'Uruguay e Paraguay con sede a Montevideo
(1934-49). II programma che svolse allora con
organicitá furono: vocazioni e catechismo. La
ispettoria comprendeva anche la missione del
Chaco Paraguayo, cosicché don Vaula poté sod-
disfare il suo zelo missionario, visitandone piü
volte i centri.
Nel 1949 don Vaula tornó in Argentina come
ispettore di Córdoba (1949-55). A 70 anni si
rimise alPopera con spirito giovanile. Fondo

29 Pages 281-290

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29.1 Page 281

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Vaula Luigi
289
Vendrame Costantino
la « Commissione ispettoriale del Catechismo »
e la « Confederazione ispettoriale delle compa-
gnie » che con le loro comunicazioni e visite
e convegni mantennero viva l'attivitá di tutta
l'ispettoria. Nel 1954 don Vaula si ritiró a Men-
doza, ove continuó un lavoro non meno pre-
zioso di confessore, predicatore e consigliere
per ogni categoría di persone: fu cosí ancora
un diffusore di luce, di vita spirituale, di se-
reno ottimismo fino alia fine della vita.
p. z.
VÁZQUEZ ALONSO coad. Stefano,
servo di Dio, martire
n. a Carrizo de la Ribera (León-Spagna) il 1915; prof.
a Mohernando il 23 luglio 1936; f a Guadalajara il
6 dic. 1936.
Studió successivamente nel collegio dei Gesuiti
e dei Cappuccini. Volendo farsi salesiano, en-
tró come aspirante nel collegio di La Coruña e
fece il noviziato a Mohernando. Le sue doti
principali furono la bontá vivificata dalla pietá
e dall'amore per le Missioni. Appena fu sale-
siano, la rivoluzione marxista ne fece un martire
della fede (1936). II suo arresto e poi la sua
morte avvennero insieme col suo direttore
don Michele Lasaga. II processo diocesano di
beatificazione fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.
VELLAR sac. Antonio, missionario
n. a Roana (Vicenza-Italia) il 14 giugno 1861; prof. a
San Benigno Can. il 6 ott. 1883; sac. a Venezia il 17
dic. 1887; f a Jaboatáo (Brasile) il 24 dic. 1940.
Accolto da don Bosco nell 'Oratorio di Torino
Tanno 1875, si sentí diré dal Santo: « Fu la
Madonna che ti condusse qui, saremo sempre
amici ». Si fece infatti salesiano, e divenuto sa-
cerdote, fu insegnante e catechista nelle case di
Mogliano Véneto e Trento. Nel 1895 don Rúa
lo mandó in Brasile, ove lavoro con zelo e con
vero spirito missionario. Trascorse quattro anni
a Recife, poi passó alia scuola agraria di Ja-
boatáo: qui fu direttore e insieme maestro
dei novizi (1908-12); poi vi rimase direttore
fino al 1933, e in questo tempo si occupó anche
dell'erezione del santuario di Maria Ausiliatrice,
che riusci a condurre a termine nel 1925.
G. F.
VENDRAME sac. Costantino, missionario
n. a San Martino di Colle Umberto (Treviso-Italia) il
27 agosto 1893; prof. a Ivrea il 29 sett. 1914; sac. a
Milano il 15 marzo 1924; f a Dibrugarh (India) il 30
genn. 1957.
Alia morte del fratello maggiore, alunno del se-
minario di Vittorio Véneto, Costantino sentí na-
scere in cuore il desiderio di essere sacerdote
e prese il posto del defunto fratello in semi-
nario. Allievo di seconda liceo, nel 1912 s'in-
contró a Mogliano Véneto col salesiano don An-
tonio Dones, giá alunno di don Bosco nell'Ora-
torio di Valdocco: in quel giorno si decise la
sua vocazione salesiana e missionaria. Fece il
noviziato a Ivrea, do ve nel 1914 emise i voti
religiosi; indi fu inviato nelPoratorio salesiano
di Chioggia. Pochi mesi dopo fu chiamato alie
armi e durante tutta la guerra 1915-18 rimase
al fronte. In quel periodo scriveva al Rettor
Maggiore: « Non so che cosa mi riservi Pav-
venire... Che se il Signore volesse da me anche
il sacrificio della mia vita, mi sentó pronto fin
d'ora a oífrirla per la cara Congregazione e per
i giovani che svisceratamente amo ». Nel 1919
tornó a Chioggia, ove inizió lo studio della teo-
logia. II 1923-24 lo passó all'istituto Sant'Ago-
stino di Milano, e la veniva consacrato sacer-
dote.
Ma Tultima meta delle sue aspirazioni era fare
il missionario, convertiré gl'infedeli. II 23 di-
cembre 1924 é giá a Shillong nell'Assam (India),
térra dei suoi sogni. Vi passerá gli altri 32 anni
della sua vita. Mons. Mathias, poi arcivescovo
di Madras, era il superiore e il condottiero di
quel manipolo di salesiani. Don Vendrame ebbe
gran parte nel mirabile fiorire di vita cristiana
di quella missione. Fatto párroco di Shillong,
non si accontentó, benché solo, di attendere al
centro cittadino, ma si spinse nei villaggi peri-
ferici, ovunque vi fosse un raggruppamento di
indigeni. Difficoltá di ogni genere furono da lui
supérate col suo travolgente entusiasmo, con
la sua sete di anime, con la sua straordinaria
resistenza alie fatiche. Puntó sui ragazzi e sul-
Toratorio, secondo lo spirito di don Bosco. In
dieci anni (1924-34) portó i battesimi da una
media annuale di 128 a 951, le comunitá cat-
toliche da 8 a 113, e i cattolici da 1408 a
7243. Fu direttore a Shillong (1934-39) e poi
a Jowai (1939-42). La seconda guerra mondiale
lo internó per 4 lunghi anni in campo di con-
centramento prima a Deoli e poi a Dehra Dun

29.2 Page 282

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Vendrame Costantino
290
Venturini Volfango
con altri 150 confratelli. Finita la guerra, passó
6 anni a Wandiwash, e nel 1951 tornó a Shil-
long, dove rimase fino alia morte. Anche qui
lavoró quasi sempre da solo, ma il suo aposto-
lato e sacrificio non avevano milla da invidiare
a quello dei grandi missionari. Alia sua morte
i cristiani e anche gli indü che erano stati con-
quistad dalla sua carita, piansero « il padre dei
poveri ».
A. c.
VENERONI sac. Alessandro
n. a Scaldasole (Pavia-Italia) il 1° dic. 1866; prof.
perp a San Benigno Can. 1'8 dic. 1885; sac. a Padova
il 31 maggio 1890; f a Nave il 31 ott. 1954.
II suo primo incontro con don Bosco, il 5 no-
vembre 1879, fu per lui decisivo. II Santo, come
se riudisse un nome giá noto, gli disse: « Ales-
sandro Veneroni. Ah, si, bravo!... Tu sarai mió
figlio... fonderai una casa: ti butteranno sassi
nella schiena... ma don Bosco sará sempre con
te. Non aver paura ». La profezia si avveró a
puntino nel 1890, quando fu mandato da
don Rúa a fondare Poratorio salesiano di Trie-
ste, ove fu direttore dal 1898 al 1907. Tutto
il bene compiuto nella cittá di San Giusto fu il
frutto delle lotte e dei sacrifici senza numero
che dovette aífrontare per divenire « il don Bo-
sco di Trieste ». Le sassate ci furono, ma
don Veneroni ricordó sempre e solo le migliaia
di fanciulli e di anime generóse che lo seguirono
come padre.
Molto ebbe da soífrire anche nella direzione
della casa di Bologna (1909-15), dove peraltro
ebbe la consolazione di iniziare all'apostolato
salesiano il ch. Renato Zigiotti, diventato poi
Rettor Maggiore. Fu anche direttore a Lugo
(1919-22). Caratteristica di don Veneroni fu un
ottimismo inespugnabile, frutto di confidenza
in Dio e nella Madonna e di entusiasmo per
don Bosco. Di qui il segreto di rasserenare an-
che gli animi piü agitati. Bastava parlargli in
confessione e fuori per provare una gran pace
e il desiderio di far del bene. La sua cultura
era essenzialmente sacerdotale e salesiana per la
lettura assidua e sempre rinnovata del Vangelo
e delle Memorie Biografiche di Don Bosco, i due
codici della sua vita.
p. z.
VENTURI coad. Raffaele, rilegatore d'arte
n. a Pianoro (Bologna-Italia) il 23 genn. 1884; prof.
a Lombriasco il 29 sett. 1906; f a Bologna il 19
marzo 1968.
Fervore religioso, precisione e impegno nel la-
voro, amato come strumento di elevazione spi-
rituale, sonó le virtú che l'hanno reso caro
a quanti lo conobbero. Fu un grande maestro
nell'arte della rilegatura del libro, per cui ebbe
alti riconoscimenti artistici in Italia e alPestero:
nove medaglie d'oro (Milano, Copenaghen, Pa-
rigi [2], Bruxelles, Boston, Bologna [2], To-
rino), due d'argento (Milano, Colombia), due
grandi premi (Bologna, Milano). Si interessó al
rinnovamento tecnológico e artistico del lega-
tore con una serie di scritti in varié riviste. Fu
decorato della Stella al Mérito del Lavoró, fu
perito alia Camera di Commercio di Bologna per
Parte del libro. Nella prima guerra mondiale
era stato decorato di medaglia d'argento al va-
lor militare. Ma ogni premio attribui sempre a
don Bosco e alia Congregazione.
p. z.
VENTURINI coad. Volfango, missionario
n. a Frascati (Roma-Italia) il 1° ott. 1911; prof. ad
Amelia 1'8 sett. 1939; f a Kurseong (India) il 2 lu-
glia 1950.
Frequentó fin da ragazzo Poratorio salesiano
di Capocroce (Frascati), mostrandosi serio e pia-
cevole a un tempo. Alia scuola assidua del ca-
rattere, fu veramente bravo in tutto: come ora-
toriano (1924-30), militare (1932-33), legio-
nario nell'Africa oriéntale (1935-36), novizio sa-
lesiano (1939), e infine missionario in India
(1940-50). Qui, colpito da malattia, accettó il
dolore con gli occhi fissi alia Croce. Sua attivitá
principale fu quella di domestico del vescovo
di Krishnagar, mons. Luigi Ravoire Morrow;
sua caratteristica, una carita premurosa verso
tutti. Fece apcstolato missionario tra pagani
grandi e piccoli, ricorrendo ai tanti mezzi che
erano in suo potere: sport, banda, scuola di di-
segno, teatro, catechismo. Di una ascesi spiri-
tuale semplice ma costante, alia morte ebbe fama
di santo missionario.
Bibliografía
G. CARRANO, II coadiutore Volfango Venturini, Roma,
LES, 1959, pp. 200.
G. C.

29.3 Page 283

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Vercauteren Cario
291
Veronesi Mosé
VERCAUTEREN sac. Cario
n. a Gand (Belgio) il 25 dic. 1865; sac. a Gerusalem-
me (Israele) il 20 dic. 1890; prof. perp. a Ivrea (Italia)
il 4 ott. 1894; f a Betlemme il 7 ott. 1939.
Condotto giovanetto dal can. Belloni in Pale-
stina, fu avviato al sacerdozio nel Patriarcato
di Gerusalemme e si consacró totalmente alia
cura degli orfanelli raccolti a Betlemme da quel-
Puomo di Dio. Quando nel 1896 il can. Belloni
si fece salesiano e affidó la sua opera alia Con-
gregazione di don Bosco, don Garlo, fattosi egli
puré salesiano, continuó a esplicare il suo zelo
nelle varíe case di Palestina, per chiudere i suoi
giorni nella prediletta Betlemme.
G. F.
VERONESI sac. Mosé, ispettore
n. a Bovisio (Milano-Italia) il 27 aprile 1851; prof.
a Lanzo il 30 genn. 1876; sac. a Torino il 10 giugno
1876; f a Verona il 3 febbr. 1930.
Allievo del collegio di Lanzo, conobbe don Bo-
sco nel 1868, anno della consacrazione del san-
tuario di Maria Ausiliatrice in Torino. II Santo
gli disse: « Tu vivrai fino a tarda etá, se sarai
buono». Nel 1871 conseguí Pabilitazione al-
Pinsegnamento elementare presso la R. Scuola
di Novara. AlPOratorio vestí Pabito chiericale
per le mani di don Bosco e poi atiese agli studi
di filosofía e teología. Nel 1873 cadde in una
grave malattia, a giudizio dei medici, mortale.
Don Bosco si trovava a Roma e don Rúa gli te-
légrafo. II Santo rispóse: « Benedico il chierico
Veronesi, ma non gli mando il passaporto ».
Quando fu sacerdote, don Bosco lo nominó ca-
techista degli allievi dell'Oratorio: don Vero-
nesi vi lavoró con tale zelo e successo che
don Bosco soleva chiamarlo « il suo cuore e
il suo braccio ». Per la sua opera illuminata in
mezzo ai giovani, fiorirono molte vocazioni per
la Societá e per le diócesi. Nel 1882 don Bosco
lo mandó ad aprire la casa di Mogliano Véneto
(1882-95). NelPanno 1895 fu nominato ispet-
tore delle case salesiane del Véneto (1895-
1907) e successivamente delPispettoria Lom-
barda (1908-10), profondendo nell'alto ufficio
tesori di consiglio ed esperienza di prudente
1922 - Membri del Consiglio Superiore eletti insieme col Rettor Maggiore D. Filippo Rinaldi.
Da sinistra, in piedi: Don A. Conelli - Don G. Vespignani.
Da ünistra, seduti: Don B. Fascie - Don P. Ricaldone - D. F. Rinaldi - Don G. Barberis - Don L. Piscetta

29.4 Page 284

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Veronesi Mosé
292
Vesco Aristide
e generoso padre. Passó quindi direttore alPOra-
torio di Valdocco (1910-17) e poi di nuovo a
Mogliano (1917-26). Attaccamento a don Bosco,
osservanza delle Costituzioni, aífetto teneris-
simo verso la Madonna, cuore aperto alie piü
delicate attenzioni delPaflfetto paterno, furono
le caratteristiche di don Veronesi.
G. M.
VERSIGLIA mons. Luigi, vescovo missionario,
servo di Dio
n. a Oliva Gessi (Pavia-Italia) il 5 giugno 1873; prof.
a Torino Til ott. 1889; sac. a Ivrea il 21 dic. 1895;
el. vescovo il 22 aprile 1920; cons. il 9 genn. 1921;
f a Li Tau Tseu (Ciña) il 25 febbr. 1930.
Accolto f andullo nelPOratorio salesiano di To-
rino quando era ancora vivo don Bosco (1885),
vi fece i primi studi e li continuó come chierico
salesiano, conseguendo la laurea in filosofía al-
l'Universitá Gregoriana di Roma (1893). Ap-
pena ordinato sacerdote, fu inviato come mae-
stro dei novizi a Genzano di Roma (1896-1905).
Poi nel 1906 guidó la
prima spedizione di mis-
sionari salesiani in Ci-
ña, fondandovi la prima
casa a Macao, di cui
fu direttore (1911-19).
Nel 1918 apri la Mis-
sione di Shiu Chow e,
quando questa fu eretta
a Vicariato (1920), egli
fu eletto Vicario Apostólico e consacrato Ve-
scovo.
Elevato grado di santitá personale, saggezza di
governo e operositá instancabile caratterizza-
rono i dieci anni di episcopato missionario, du-
rante i quali il Vicariato di Shiu Chow rag-
giunse un'organizzazione e uno sviluppo com-
pleti: episcopio con chiesa pubblica, collegio
maschile tenuto dai Salesiani e collegio femmi-
niíe tenuto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice,
ambedue con internato e scuole anche per gli
esterni, piccolo seminario per le vocazioni indi-
gene, casa di formazione per le catechiste indi-
gene, orfanotrofio, brefotrofio, ricovero per i
vecchi, dispensario di medicinali, furono Pat-
trezzatura preparata per il centro della Mis-
sione. Una ventina di residenze tra grandi e t
piccole, furono disseminate in tutto il Vicariato.
II 25 febbbraio 1930, mentre si recava in vi-
sita pastorale al distretto di Lin Chow, sul
fiume Lin Chow fu assalito dai pirati bolsce-
vichi e ucciso per la fede, insieme col giovane
sacerdote don Callisto Caravario, che lo accom-
pagnava. La causa di beatificazione e di cano-
nizzazione fu introdotta il 13 giugno 1952.
Bibliografía
G. FASANO, Protomartiri salesiani, Torino, LICE, 1934,
pp. 76. — L. FACCINI BASSANO, Assassinio di Mons.
Ver sigua e D. Caravario, Hong Kong, Tip. Salesiana,
1934, pp. 189. — G. Bosio, Mons. Versiglia e D. Ca-
ravario, Torino, SEI, 1935, pp. 200. — A. GARAVENTI,
Mons. Versiglia, Alba, San Paolo, 1940, pp. 90.
D. G.
VESCO sac. Aristide, scrittore
n. a Mercenasco (Torino-Italia) il 26 ott. 1922; prof.
a Pinerolo il 28 ott. 1938; sac. a Torino il 2 luglio
1950; f a Gressoney il 9 luglio 1966.
Fece gli studi di filosofía alia facoltá salesiana
del « Rebaudengo », e per le eccezionali doti
di intelligenza fu mandato a Roma, alia Grego-
riana, per la teologia. Ma una lunga malattia
lo costrinse a un forzato riposo: in questo tempo
fu redattore e collaboratore de L'Amico della
Gioventu (Catania), che si stampava a Roma
(tipografía vaticana). Poi, ordinato sacerdote a
Torino, fu designato al Liceo di Valsalice
(1950), prima come insegnante poi anche come
catechista degli esterni e semiconvittori: e la
rimase fino alia trágica morte.
Intelligenza vivida e aperta, lucida e ordinata,
amore della veritá piü che del sapere, una vo-
lontá sicura, un'umanitá calda e ricca, tutto
mise al servizio della sua missione di sacerdote
e di salesiano. Rigorosamente scientifico e pre-
ciso neirinsegnamento, collocava la veritá nella
visione cristiana del mondo e ne deduceva i
rapporti con la vita. Don Vesco mirava a for-
mare nei giovani degli uomini di fede: di qui
le molteplici iniziative pastorali, due gruppi del
Vangelo, il circolo degli esterni, incontri di spi-
ritualitá entro e fuori l'istituto.
Fu un lavoratore eccezionale: accanto alia scuo-
la (cattedra di filosofía e storia e Tinsegnamento
della religione) il ministero pastorale e Paposto-
lato della penna. Scriveva articoli per // Nostro
Tempo, L'Italia, L'Osservatore Romano; diri-
geva tre collane della SEI di grande impegno:
la collana narrativa « II Graal », che raggiunse
una quarantina di volumi; la collana di spiri-

29.5 Page 285

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Vesco Aristide
293
Vespignani Giuseppe
tualitá e di testimonianza cristiana « La Scala
di Giacobbe »; ed erano usciti i primi volumi
della collana « Cultura viva », saggi attuali di
cultura cristiana a servizio delPuomo. Era stato
Piniziatore fortúnate di Meridiano 12 (nuova
serie di Letture Cattoliche], di cui fu direttore
per alcuni anni. Per l'indiscusso successo di
queste sue iniziative editoriali aveva giá rice-
vuto la nomina a Direttore Editoriale della
SEL Morí trágicamente in montagna, sopra
Gressoney la Trinité, mentre accompagnava in
gita alcuni giovani ]icéisti, riuniti in un cena-
colo di spirituale amicizia.
A. R.
VESPIGNANI sac. Ernesto, architetto
n. a Lugo (Ravenna-Italia) 1'8 sett. 1861; prof. a Lanzo
il 13 sett. 1878; sac. a Torino nel dic. 1888; f a Bue-
nos Aires il 4 febbr. 1925.
Nacque a Lugo da una famiglia che diede alia
Chiesa quattro sacerdoti salesiani e tre suore
(una carmelitana e due Figlie di María Ausilia-
trice). Nel 1875 suo fratello maggiore don Giu-
seppe lo condusse con sé nel collegio di Alassio,
dove Ernesto compi gli
studi ginnasiali. Passato
poi all'Oratorio di Val-
docco (Torino), don Bo-
sco accolse anche lui tra
le file dei suoi colla-
boratori, dandogli Pabi-
to chiericale e facendo-
gli frequentare PAcca-
demia Albertina per as-
secondare la sua spiccata inclinazione al disegno
architet tónico.
Ottenuto il diploma, inizió a Torino la sua car-
riera artística con la costruzione della chiesa del
collegio di Valsalice e del teatro di Valdocco.
Creó pr.esso 1'Economato Genérale un Ufficio
Técnico che presiedesse a tutte le costruzioni
della Societá Salesiana, che in quegli anni si
sviluppava rápidamente nei due continenti di
Europa e d'America. Chiamato poi dal fratello
in Argentina per la costruzione del grandioso
tempio di San Carlos a Buenos Aires, di cui
fu progettista ed esecutore, dopo aver ottenuto
a pieni voti la laurea in architettura dalla Fa-
coltá Nazionale, inizió puré nel collegio Pió IX
di Almagro un centro artístico d'architettura
per le costruzioni salesiane del Sud-America, e
poté cosí procurare lavoro alie maestranze dei
nostri emigrati nelle numeróse sue costruzioni
di chiese e istituti, che giunsero a un'ottantina.
La sua lunga attivitá architettonica, improntata
per lo piü alio stile románico, oltrepassó i con-
fini delPArgentina. Infatti, oltre la costruzione
del tempio di San Carlos, delle basiliche del
SS. Sacramento e di Nuestra Señora de los
Buenos Aires nella capitale argentina, egli vinse
il concorso per il tempio votivo del Sacro Cuo-
re sul « Cerrito de la Victoria » a Montevideo
ed eresse Partístico tempio a María Ausiliatrice
in Lima, ottenendo dal Governo del Perú un
premio nel centenario di Ayacucho. Ottenne
puré il primo premio nel Congresso Panameri-
cano degli Architetti tenutosi a Montevideo nel
1920, ed ebbe da Vittorio Emanuele III la com-
menda della Corona dTtalia per le sue beneme-
renze verso i connazionali italiani alPestero.
Altre chiese e istituti egli eresse in Uruguay,
Brasile, Bolivia. Tuttavia ció che negli ultimi
suoi anni gli dava piü soddisfazione non furono
tanto le onorificenze avute, quanto di aver po-
tuto erigere buon numero di chiese dedícate
alia Vergine SS., come scriveva al fratello e gli
ripeteva alia vigilia del suo decesso. Altro segno
della sua pietá fu la perfetta osservanza religiosa
e lo zelo di apostolato, di cui aveva giá dato
prova in Italia come cappellano dell'Educatorio
delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Giaveno, e
che continuó nella parrocchia di San Carlos a
Buenos Aires.
T. L.
VESPIGNANI sac. Giuseppe,
consigliere genérale
n. a Lugo (Ravenna-Italia) il 2 genn. 1854; prof. il
25 dic. 1876; sac. a Lugo nel 1876; -J- a Torino il 15
genn. 1932.
Inizió il ginnasio presso i Benedettini di Ce-
sena e lo completó nel seminario di Faenza,
dove compi gli ulteriori studi di filosofía sotto
la guida di mons. Paolo Taroni, un vero forgia-
tore di anime sacerdotali e grande ammiratore
di don Bosco. Egli sognava di poter avanzare
tranquillo verso il sacerdozio. Invece una vio-
lenta malattia polmonare lo ridusse in fin di
vita. Dovette tornare in famiglia e continuare
nella natia Lugo gli studi teologici presso una
scuola tenuta da sacerdoti diocesani. Nel 1876
poté ricevere Pordinazione sacerdotale con la

29.6 Page 286

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Vespignani Giuseppe
294
Viglietti Cario
speranza di celebrare almeno tre messe. Invece,
tre mesi dopo, abbastanza ristabilito, si recava
a Toríno per conoscere don Bosco. II Santo gli
apparve come un profe-
ta, che con paterna sem-
plicitá dimostró di co-
noscere i suoi segreti
piu intimi. Si fermó un
anno con don Bosco,
ma sempre infermiccio,
superando le crisi gra-
zie alia benedizione del
Santo. Molti anni piu
tardi, missionario in Patagonia, ricadde gra-
vemente infermo, ma in sogno gli apparve
don Bosco, morto 5 anní prima, che gli con-
siglió il rimedio: carne ai ferri alia maniera ar-
gentina. Si alzó, mangió di fronte alia meraviglia
di tutti e si recó alia stazione per accogliere il
sacerdote che veniva a celebrare i suoi funerali.
L'anno passato a Valdocco gli aveva infuso il
genuino spirito salesiano, per cui poté aggre-
garsi súbito alia nuova Congregazione. Perció
don Bosco lo invió Panno dopo con la terza
spedizione missionaria in Argentina come mae-
stro dei novizi. Visse cosí 17 anni a flanco del
grande missionario mons. Giacomo Costamagna
al quale succedette nel 1894 come direttore del
collegio Pió IX di Buenos Aires e poi come
ispettore delle case salesiane d'America. L'at-
tivitá molteplice di don Vespignani, confessore,
párroco, maestro, scrittore, fondatore di case,
missionario, mérito l'elogio anche dei suoi av-
versari. Un quotidiano libérale di Buenos Ai-
res lo chiamava .« intraprendente fino all'au-
dacia », ma quanti lo seguirono nelle sue at-
tivitá rilevarono la modestia del suo animo, con-
trastante con il coraggio delle sue imprese. In
27 anni arrivó a fondare 19 opere salesiane.
Nel 1922 fu chiamato a Torino per far parte
del Consiglio Superiore come consigliere pro-
fessionale e agricolo, e in tale carica rimase fino
al 1932, anno in cui moriva santamente. La sua
salma, reclamata dai salesiani argentini, che lo
considerano un secondo don Bosco, fu trasfe-
rita a Buenos Aires nella chiesa di San Carlos
nel 1948.
Opere
Nella Pampa céntrale, Torino, 1924 (ediz. spagnola,
Buenos Aires, 1925).
Vademécum de los Aspirantes Salesianos, Buenos
Aires, 1926.
Un anno alia scuola del B. Don Bosco, San Be-
nigno Can., 1930.
Circulares, Buenos Aires, Tip. Salesiana, 2 voll.,
pp. 272 e 690.
G. BA.
VICARI ZOILO sac. Paolo, ispettore
n. ad Almirante Brown (Buenos Aires-Argentina) il 24
luglio 1883; prof. a Bernal il 1° febbr. 1902; sac. a Bue-
nos Aires il 10 aprile 1910; f a Buenos Aires il 21
giugno 1956.
Conseguí la patente di maestro elementare e
poi quella di professore di lettere. Fu direttore
della casa di Mendoza (1921-28), e successiva-
mente fu nominato ispettore dell'ispettoria San
Francesco Solano di Córdoba (1928-35). Egli
continuó con intelligenza e prudenza il lavoro
di assestamento della giovane ispettoria: fondo
lo studentato filosófico e teológico, che accolse
studenti di varié nazioni americane. Fu poi di-
rettore a Buenos Aires - S.'C. (1935-36), Bue-
nos Aires - Pió IX (1936-42), Buenos Aires -
S. C. (1943-49), San Isidro (1949-55). Fu un
uomo di pietá, osservanza religiosa, amore a
don Bosco e alia Congregazione.
p. z.
VIGLIETTI sac. Cario, scrittore
n. a Susa (Torino-Italia) il 28 maggio 1864; prof. a
San Benigno Can. il 6 ott. 1883; sac. a Torino il 18
dic. 1886; f a Torino 1'8 nov. 1915.
Vestí l'abito religioso (1882) per le mani stesse
di don Bosco. Egli lo ebbe sempre caro e lo
volle segretario particolare negli ultimi anni di
sua vita. Don Viglietti accompagnó il buon Pa-
dre nel suo viaggio trionfale in Spagna (1886),
teneva la sua corrispon-
denza, lo assistette sem-
pre, ma specialmente
nella ultima malattia,
scrisse un prezioso dia-
rio. Accanto al Padre
amato si formó uno spi-
rito eminentemente sa-
lesiano nella pietá pro-
fonda, nelPottimismo,
nel lavoro instancabile. Fu inviato a Bologna
per aprire la prima casa e ne fu direttore dal
1896 al 1904. Per opera sua qui sorse il tempio-
santuario del Sacro Cuore, con Pannesso grande

29.7 Page 287

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Viglietti Cario
295
Villanova Tormos Giuseppe
istituto, ed ebbe vita il geniale periódico del
santuario. Poi fu mandato direttore a Savona
(1904-06) e infine a Varazze (1906-12). Qui,
nel 1907, sostenne impávido, ma con dignitá,
la bufera suscitata dalla massoneria contro il
collegio salesiano, fino al trionfo completo della
veritá. Passó gli ultimi anni nel suo caro Ora-
torio di Torino, purificato alia fine da penosa
malattia. I suoi scritti trattano quasi tutti di ar-
gomento salesiano.
Opere
Avventura di una spedizione alia Colombia, Torino,
Tip. Salesiana, 1890, pp. 200.
Studenti di liceo (racconto), Torino, Tip. Salesiana,
1890, pp. 202.
Una vocazione tradita, San Benigno Can., Tip. Sa-
lesiana, 1892, pp. 283.
Vita di collegio, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1893, pp. 308.
Le vacame di Varazze: diario terribile, San Beni-
gno Can., Tip. Salesiana, 1907, pp. 157.
Vita breve di Gabr. Garda Moreno, San Benigno
Can., Tip. Salesiana, 1907, pp. 166.
Vita salesiana, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1909, pp. 216.
Storia di un operaio, San Benigno Can., Tip. Sale-
siana, 1909, pp. 168.
Tra i figli di Don Bosco, Torino, SAID Buona Stam-
pa, 1910, pp. 254.
B. S.
VILLA sac. Giovanni, missionario
n. a Lesmo (Milano-Italia) Til dic. 1881; prof. a Fo-
glizzo Can. il 29 sett. 1903; sac. a Gerusalemme (Israe-
le) il 19 dic. 1908; f a Varazze (Italia) il 20 nov. 1957.
Ancor chierico, fu mandato nel 1909 nella mis-
sione salesiana di Smirne (Turchia), ove pro-
digó con zelo le sue giovanili energie tra i figli
degli operai italiani cola emigrati. Poi fu tra-
sferito, per la sua salute alquanto scossa, in Pa-
lestina. Fu direttore e maestro dei novizi a Cre-
misan (Israele, 1911-26) e direttore a Betlemme
(1926-29) e a Beitgemal (1929-32). Negli anni
della guerra mondiale 1914-18 ebbe a subiré
maltrattamenti e privazioni in un campo di
concentramento delPAnatolia (Turchia). Passó
gli ultimi anni in patria, santificando le soffe-
renze e le infermita, conseguenza delle dure
privazioni subite ad Angora e da luí descritte
nel volumetto Un anno di esilio in Anatolia,
pubblicato nel 1919.
p. z.
VILLANI coad. Giovenale, músico
n. a Fossano (Cuneo-Italia) il 26 dic. 1875; prof. a San
Benigno Can. il 22 sett. 1896; f a Mataró (Spagna) il
28 maggio 1956.
Ragazzetto di 10 anni, fu allievo nelPOratorio
di Valdocco, vivente ancora don Bosco. Fatta
la professione religiosa, venne mandato in Spa-
gna, nella casa di Barcelona-Sarriá, dove tra-
scorse la maggior parte della sua lunga vita.
Egli era conosciutissimo in ogni parte del mondo
salesiano per le sue composizioni musicali, oltre
150, di cui furono stampate una buona meta.
Non armonie complesse, né stranezze artistiche:
ma facili melodie, gradito ritmo, e nella pro-
duzione sacra, pietá e fervore religioso. Era pu-
improvvisatore felicissimo quando sedeva al
pianoforte o all'armonium. Lavoratore infatica-
bile, trovava tempo anche per le piü umili man-
sioni in casa. La rilegatura fu il suo primo me-
stiere e non lo tralasció fino alia fine.
Opere
Aritmética en solfa, operetta.
Los tres gibosos de Egipto, operetta.
— Compose due pregevoli Messe, inni, mottetti, ecc.
A. R.
VILLANOVA TORMOS sac. Giuseppe,
servo di Dio, martire
n. a Turis (Valencia-Spagna) il 21 genn. 1902; prof.
a Carabanchel Alto il 25 luglio 1920; sac. a Madrid
il 17 marzo 1929; f a Madrid il 29 sett. 1936.
Fece gli studi a Campello dove poté mostrare
le sue qualitá eccezionali. Finita la filosofía, di-
venne professore nel medesimo istituto, poi a
Salamanca. Nel frattempo seguiva un corso al-
l'Universitá, dove ottenne la licenza in scienze
naturali e in chimica. Fu un ottimo professore
e superiore. Nelle prediche inculcava sempre la
devozione alia Madonna. Scoppiata la rivoluzione
marxista nel 1936, egli fu costretto a lasciare
il collegio e a rifugarsi presso amici. II mattino
del 29 setiembre, la casa in cui si trovava fu
perquisita e il confratello con un altro prete
condotto via. Condannati a morte, furono fu-
cilad quel giorno stesso nelle vicinanze di Ma-
drid. Dal maggio 1956 le sue spoglie mortali
riposano nella tomba dei Salesiani di Caraban-
chel Alto. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 9 ottobre 1956.
c. A.

29.8 Page 288

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Viñas Pérez Guglielmo
296
Vismara Eusebio
VIÑAS PÉREZ sac. Guglielmo, ispettore
n. ad Ainsa (Huesca-Spagna) il 10 febbr. 1879; prof. a
Barcelona il 18 marzo 1895; sac. a Barcelona il 15 mar-
zo 1902; f a Barcelona il 13 marzo 1956.
A Sarriá-Barcelona fu accolto da don Rinaldi,
che ne scopri e coltivó la vocazione salesiana. II
ch. Viñas dimostró presto un carattere volitivo
e una tempra di artista. Formó nel collegio un
brillante e famoso coro polifónico di 100 voci
di ragazzi e giovanetti, che si esibi in numeróse
esecuzioni classiche (Palestrina, Perosi). Fu no-
minato direttore della casa di Valencia (1910-20)
che egli rinnovó completamente. Dopo dieci an-
ni fu chiamato a dirigere l'ispettoria Betica
(1920-26). Sotto di lui si costitui la federazione
nazionale spagnola degli Exallievi, col suo ór-
gano ufficiale Don Bosco en España. Poi passó
a dirigere altre case: Barcelona-Sarriá (1926-34)
e Pamplona (1934-37). Durante la rivoluzione
marxista conobbe la durezza del carcere, da cui
fu libérate; ma clandestinamente esercitó il mi-
nistero sacedotale a conforto di molte anime.
Tomata la pace, riprese la direzione della casa
di Pamplona (1940-43) e poi di Huesca (1943-
1949). II Governo spagnolo gli conferí la Gran
Commenda di Alfonso X il Savio, per le sue be-
nemerenze nel campo educativo.
p. z.
VIRION sac. Paolo, ispettore
n. a Strasbourg (Francia) il 22 dic. 1859; prof. a Marsi-
glia il 31 maggio 1888; sac. a Torino (Italia) il 9 ago-
sto 1891; f a Losanna (Svizzera) Til maggio 1931.
Quando era allievo della scuola d'architettura a
Parigi, la domenica soleva andaré all'oratorio sa-
lesiano di Ménilmontant: fu la che fiori la sua
vocazione salesiana. Dopo i voti, fu prima inse-
gnante a Liegi e poi direttore a Montpellier
(1901). La sua attivitá tutta salesiana, ferma
e dolce insieme, diede una nuova fisionomia alia
casa, in un clima di famiglia. Fu poi nominato
ispettore della Francia (1906-19) in un mo-
mento difficile, quando persecuzioni ed esilio
colpirono gli istituti religiosi. Egli fu sempre
superiore e padre. Dopo la prima guerra mon-
diale fu ancora ispettore del Belgio (1919-25).
Infine Nice (Francia), ove ando come direttore
(1925-28), fu l'ultimo suo campo di lavoro.
Nel 1930 ando in Svizzera per subiré un'opera-
zione e morí, edificando con la sua serenitá nel
dolore.
H. A.
VISMARA sac. Eusebio, teólogo e liturgista
n. a Garbagnate (Milano-Italia) il 12 agosto 1880; prof.
perp. a Foglizzo il 3 ott. 1897; sac. a Ivrea il 19 mar-
zozo 1904; -j- a Bagnolo Piemonte il 3 genn. 1945.
Entró alPOratorio di Valdocco nel setiembre
del 1893 e, compiuto il ginnasio, fece il novi-
ziato a Foglizzo. Inviato col futuro card. Hlond
all'Universitá Gregoriana per la filosofía, vi con-
seguí la laurea nel luglio
del 1900. Ritornato a
Foglizzo come assistente
dei novizi e insegnante
di filosofía, fece gli stu-
di teologici e fu ordina-
to sacerdote a Ivrea. Nel
1904 conseguí a Roma
la laurea in teología. Di-
venne súbito professore
di dogmática nelPincipiente primo studentato
della Congregazione a Foglizzo, ove rimase fino
alPaprile del 1916, quando fu chiamato alie
armi. Terminata la guerra, gli fu aífídata dal
Ministero degli Affari Esteri una missione par-
ticolare in Palestina, dal gennaio al luglio del
1919.
Ottenuto il congedo, riprese Pinsegnamento,
continuando la sua specializzazione in liturgia,
e pubblicó súbito il volume La Liturgia cri-
stiana e la partecipazione del popólo, per la re-
staurazione litúrgica in mezzo ai fedeli, opera
di avanguardia, che oggi, dopo il Concilio Va-
ticano II, é testimonianza viva di direttive e
realizzazioni della massima attualitá. Parte degli
articoli che compongono il volume, erano stati
pubblicati prima della guerra, e avevano fatto
conoscere don Vismara come uno degli inizia-
tori del Movimento Litúrgico in Italia. Trasfe-
ritasi nel 1923 la sede dello studentato teoló-
gico da Foglizzo a Torino, egli continuó la sua
missione di professore, conferenziere e litur-
gista, dedicando tutta la sua attivitá alia for-
mazione degli studenti di teologia, che conflui-
vano a Torino da tutte le parti del mondo sa-
lesiano. Partecipava a tutti i congressi, e di essi
ne diveniva fácilmente 1'anima, con la sua pa-
rola calda, facile e ispirata. Nel 1933 stese il
primo articolo programmatico della nuova ri-
vista Liturgia, edita dalla LICE. Nel 1940, al-
l'approvazione del Pontificio Ateneo Salesiano,
fu nominato decano della facoltá di teologia e
tenne il discorso per Pinaugurazione del primo
anno accademico. La guerra coi suoi bombarda-

29.9 Page 289

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Vismara Eusebio
297
Vosti Samuele
mentí costrinse l'Ateneo alio sfollamento. Le
facoltá di teología e di diritto sfollarono a Ba-
gnolo Piemonte. Ivi morí in concetto di santitá.
La figura di don Vismara era caratteristica. Pic-
colo, composto, sereno, con due occhi aperti sul
mondo delle anime e un'aria di cielo. In lui era
perfetto il dominio dello spirito sulla materia,
frutto di interno esercizio ascético e di una inin-
terrotta unione con Dio. Sempre in atteggia-
mento di preghiera, anche quando doveva pen-
sare a ben altro, era Papostolo convinto e con-
vincente della liturgia, fatta preghiera e vita.
Definí se stesso: il sognatore eterno delle cose
belle nella casa del Signore. Neirinsegnamento,
come nella predicazione, era chiaro, facile, se-
reno, anche se talora sapeva prendere un ac-
cento forte, frutto della sua convinzione e del
suo zelo. II card. Fossati, alia sua morte, scris-
se: « A tutta la Famiglia Salesiana porgo le con-
doglianze mié e del mió clero che tanta stima
aveva per il defunto e ne circondava la persona
con venerazione per quel suo carattere pieno
di amabilitá e di dolcezza, che sembrava dover
sempre e solo ricevere da tutti senza mai daré
a nessuno. In realtá tutto egli dava; la sua pre-
senza assicurava l'esito dei convegni, la sua pa-
rola ascoltatissima scendeva nei cuori e pene-
trava nelPanima, strappando consensi alia vo-
lontá e propositi di sempre maggior perfezione ».
Opere
Manuale di Sacre Cerimonie, San Benigno Can., Tip.
Salesiana, 1908, pp. 463.
Norme per le processioni, Quarantore, esposizione
delle reliquie, San Benigno Can., Tip. Salesiana,
1912, pp. 65.
La vita cristiana, Torino, SEI, 1916, pp. 132.
La liturgia cristiana e la partecipazione del popólo,
Vicenza, Tip. fra Cattolici Vicentini, 1919, pp. 303.
D. Bosco educatore, Milano, Marzorati, 1931, pp. 46.
// credo del protestantesimo, Torino, LICE, 1932.
Le funzioni della Chiesa, 2 voll., Torino, SEI, 1934.
La messa e il messale, Lithographice, Torino, 1942,
pp. 546.
// Divino Ufficio e il Breviario, Lithographice, Tori-
no, 1943, pp. 1200.
II valore storico del Vangelo, Torino, SEI, 1943.
Chi e Gesü Cristo? Colle Don Bosco, LDC, 1945,
pp. 350.
Funzioni sacerdotali straordinarie. Diritto litúrgico
e sacre cerimonie, Torino, SEI, 1962, pp. 730.
— Articoli in Didaskaleion, Rivista di Apología Cri-
stiana, Verbum Dei, Rivista Litúrgica, Rivista dei
Giovani, Perfice Munus, María Ausiliatrice, Pides,
Liturgia, Caí eche si, Salesianum, ecc.
Bibliografía
Bollettino Salesiano, febbr. 1945, p. 7. — E. VALENTINI,
D. Eusebio M. Vismara, salesiano, Torino, SEI, 1954,
pp. 584.
E. V.
VIVET TRABAL ch. Felice,
servo di Dio, mar tire
n. a San Félix de Torelló (Barcelona-Spagna) il 23
genn. 1911; prof. a Sarria il 6 agosto 1928; f nel 1936.
Fece il noviziato a Sarria, e dopo la filosofía
nell'istituto di Gerona, fu mandato ad Alcoy per
il tirocinio pratico: qui lasció un gradito ri-
cordo delle sue belle doti di educatore. Per lo
studio della teologia i superiori nel 1934 lo
mandarono all'Universitá Gregoriana di Roma.
Si distinse per Pintelligenza chiara e la volontá
enérgica nella preparazione al sacerdozio. Ri-
tornó in Spagna per le vacanze alia vigilia dei
rivolgimenti nel luglio 1936. Espulso dalPisti-
tuto di Sarria, si rifugió in famiglia. Il padre e
il fratello, attivi membri dell'A. C., erano con-
siderad nemici della rivoluzione e perció fu-
rono imprigionati. Anche Felice si dichiaró cat-
tolico e religioso, e seguí il padre e il fratello
fino alia gloria. Fatti salire su una carrozza, fu-
rono condotti in luogo solitario, dove furono
fucilati. II processo diocesano di beatificazione
fu introdotto il 15 dicembre 1953.
c. A.
VOSTI sac. Samuele, scrittore
n. a Gerra Verzasca (Svizzera) il 6 sett. 1874; prof. a
Lombriasco il 1° ott. 1902; sac. a Torino il 26 giugno
1908; f a Torino il 12 agosto 1939.
A 24 anni sentí la vocazione salesiana e, de-
posta la carica di sindaco del paese natío e or-
dinate le sue cose, entró come aspirante nel-
l'istituto di Valsalice. Ricevuto l'abito ecclesia-
stico dal ven. don Rúa, fu dallo stesso chiamato
ancor chierico alia segreteria del Consiglio Su-
periore nella Casa Madre, ove rimase dal 1902
fino alia morte, succedendo a don Lago nella di-
rezione della segreteria stessa e tenendo contem-
poráneamente Tamministrazione del Bollettino
Salesiano e l'ufficio di propaganda. Fu il primo

29.10 Page 290

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Vosti Emanuele
298
Vosti Samuele
assistente ecclesiastico del Circolo « Auxilium »,
alia sua fondazione, nell'oratorio festivo di Val-
docco. Per i giovani degli oratori fondo e so-
stenne per parecchi anni la pubblicazione dei
graziosi foglietti settimanali Per la Gioventü.
Nel 1918 fondo nel Circolo « Auxilium » la se-
zione « Caritas » per Passistenza ai soci del Cir-
colo e ai giovani oratoriani bisognosi. Zelantis-
simo delle opere missionarie, fondo l'Associa-
zione « Gioventü Missionaria » ottenendole
Perezione canónica e preziose indulgenze. Sem-
pre umile, sempre contento, unito a Dio nella
preghiera, con ammirabile rassegnazione accettó
il lento processo dell'encefalite che lo condusse
alia tomba.
Opere
Per la Gioventu, foglietto di propaganda, settimanale.
Annate 17.
OPUSCOLI
Se mi conoscessi! — Se conoscessi il dono! — Ai divo ti
di Mario. Ausilia\\trice — La S. Messa in onore di María
Ausiliatrice — S, Giovanni Bosco — Leggete e fate
leggere — Le Opere di un Santo — Don Bosco sogna
le Missioni — Novena, Triduo e Preghiere a S. Gio-
vanni Bosco — La Santa Messa in unione di S. Gio-
vani Bosco — Fiori Salesiani — Per le Vocazioni sa>-
lesiane — Savio Domenico.
Bibliografía
Vocazione salesiana (Don Samuele Vosti), Soc. Graf.
Ranotti, 1940, pp. 110.
G. F.

30 Pages 291-300

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30.1 Page 291

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W-Y-Z
WIECZOREK sac. Ladislao
n. a Turza Mala (Polonia) il 2 aprile 1902; prof. a Czer-
winsk il 26 sett. 1926; sac. a Cracovia il 21 giugno
1936; f a Podstaw nel maggio 1942.
sanguinaria. Le spoglie dei due martiri furono
cremate.
p. T.
Era maestro elementare quando si fece sale-
siano. Dopo gli studi di filosofía fu destínalo
alie Missioni della Ciña (1929) come deside-
rava; ma per ragioni di salute dovette ritornare
in patria. Mentre era párroco a Parafiawan
(1942) fu arrestato dai Tedeschi e portato a
Podstaw, dove fu fucilato. Era un religioso che
non conosceva riposo. Buon insegnante e ot-
timo educatore: con la bontá e la benevolenza
si guadagnava i cuori dei giovani, anche dei piü
difficili.
P. T.
WOJCIECHOWSKI sac. Casimiro
n. a Jaslo (Polonia) il 16 agosto 1904; prof. a Klecza
Dolna il 2 ott. 1921; sac. a Cracovia il 19 maggio
1935; f a Oswiecim il 27 giugno 1941.
WOJCIECHOWSKI sac. Stefano
n. a Krecze (Polonia) 1'8 agosto 1908; prof. a Czer-
winsk il 16 luglio 1930; sac. a Cracovia il 24 giugno
1939; -j- a Nordhausen (Germania) nel 1945.
Dopo l'ordinazione sacerdotale venne assegnato
all'istituto Sacra Famiglia di Varsavia come ret-
tore della chiesa. Nel febbraio 1944 fu arre-
stato e messo in prigione a Pawiak e poco dopo
trasferito al campo di concentramento di Gross-
rosen e di li ancora a Nordhausen: qui morí
sfinito per fame. Don Wojciechowski fu uomo
di grande attivitá, di forte volontá e ordinato
nelle sue cose. Con mirabile tranquillitá e ras-
segnazione sopportó i maltrattamenti e le altre
soíferenze del campo di concentramento.
p. T.
Dopo l'ordinazione sacerdotale lavoró a Das-
zawa, poi a Cracovia-parrocchia come insegnante
di religione nelle scuole pubbliche, direttore del-
Poratorio e delle associazioni cattoliche della
gioventú. Venne arrestato a Cracovia con altri
confratelli e inviato al « campo della morte »
di Oswiecim, (1939). Qui don Casimiro fu con-
tinuamente insúltate e battuto. Poiché, sfinito
di forze, chiedeva che gli si desse un'occupa-
zione piü leggera, fu messo accanto a don Ha-
razim che giaceva moribondo in fondo a una
fossa. Due aguzzini posero sulla gola dei due
sacerdott una sbarra di ferro, saltarono su di
essa, e col peso dei loro corpi compirono Popera
WOJCIK coad. Ladislao
n. a Korzecko (Polonia) il 14 maggio 1905; prof. a
Klecza Dolna il 16 nov. 1924; f a Mauthausen (Austria)
il 1° maggio 1945.
A Kielce ottenne il diploma di maestro sarto,
poi passó come capo sarto a Varsavia. Ma nel
febbraio 1944, insieme con tutto il personale
della casa, 40 confratelli, venne arrestato dalla
Gestapo e imprigionato. Passando per vari cam-
pi di concentramento, finí a Mauthausen. La
fame, le malattie, i maltrattamenti esaurirono
le sue forze, mentre la liberazione era ormai

30.2 Page 292

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Wojcik Ladislao
300
Zarbá D'Assoro Bonaventura
alie porte. Era di carattere vivace e gioviale.
Metteva tutte le risorse del suo mestiere a pro-
fitto degli allievi. Era esemplare nel compimen-
to dei suoi doveri.
p. T.
l'istruzione della gioventú, largamente diffuse.
Fu un apostólo del catechismo. Scrisse a questo
fine Tardes cristianas (Serate cristiane), e la
morte lo colse mentre preparava il manuale
L'aittto del catechista.
YEH MING ZEN ch. Pietro
A. R.
n. a Yang-Kia (Shanghai-Cina) il 5 ott. 1921; prof. a
Shanghai-Nan il 16 agosto 1944; -j- a Wayside il 19
maggio 1952.
Invitato dal cugino salesiano, Pietro entró nel-
l'aspirantato di Hong Kong nel 1936. Fattosi
salesiano, fu mandato nel collegio professionale
di Shanghai (1944): lavoró come assistente e
insegnante con entusiasmo. Nel 1948 era stu-
dente di teologia a Nantao, quando i comunisti
occuparono tutta la Ciña del Nord. Nel su-
premo tentativo di salvare quell'opera, ne fu
affidata la direzione ufficiale al ch. Yeh: la
casa contava 40 confratelli, di cui solo 5 cinesi,
con oltre 600 ragazzi, aspiranti studenti e ar-
tigiani. Don Pietro rimase pero soggetto al di-
rettore religioso. Cominciarono visite fiscali e
imposizioni impossibili. Dichiarato dai comu-
nisti il principio della « triplice indipendenza »,
il collegio salesiano rifiutó di sottoscrivere. I sa-
lesiani non cinesi furono espulsi, il ch. Pietro
portato in prigione (1951). I maltrattamenti
subiti per il lavaggio del cervello furono tali
che morí sfinito dopo un anno
p. z.
ZABALO sac. Raimondo, ispettore
n. a Urnieta (Spagna) il 18 luglio 1849; prof. a Bar-
celona il 7 dic. 1894; sac. a Lérida il 17 aprile 1897;
f a Madrid il 22 nov. 1932.
Entró nella Societa Salesiana a 43 anni. Aveva
conseguito il diploma di maestro elementare. A
Saragoza (1878) fondo la « Societa ricreativa
del Commercio », che don Rinaldi definí un
« oratorio salesiano senza salesiani ». Diede vita
puré a una rivista di Índole religiosa, El pilar.
Ordinato sacerdote a 48 anni, fu destínate di-
réttore a Baracaldo, ove poi il Municipio gli
dedicó una via, come insigne benefattore. Nel
1904 fu eletto ispettore della Céltica (1904-10)
e infine fu ancora direttore a Bilbao e Bara-
caldo (1911-17). Fu religioso di profonda pietá
e di umile ubbidienza. Compose operette per
ZARBA D'ASSORO sac. Bonaventura, scrittore
n. a Leonforte (Enna-Italia) il 24 luglio 1880; prof. a
San Gregorio F8 dic. 1899; sac. a Torino nel giugno
1906; f a Catania il 17 dic. 1954.
Per le sue belle doti d'ingegno e per la non
comune capacita organizzativa, gli fu añídate
l'incarico degli exallievi dell'ispettoria Sicula-
Calabro-Maltese (1922): a questa attivitá de-
dicó oltre venti anni, e scrisse puré un prezioso
volumetto su questo movimiento. Ebbe ancora
la redazione de // Sacro Cuore, periódico del-
Pistituto della Barriera-Catania. Si dedicó spe-
cialmente all'apostolato della stampa, e fu una
buona penna, sensibile e brillante.
Opere
Miniature e filigrane (novelle), Palermo, Tip. Boc-
cone del povero, 1919, pp. 177.
La gioia che ritorna (novelle), Torino, SEI, 1923,
pp. 192.
Sorrisi e palpiti d'anime infantili (versi, monologhi,
scenette), Torino, SEI, 1924, pp. 152.
Dalla scuola di Brienne alio scoglio di Sant'Elena,
Torino, SEI, 1929, pp. 181.
La Federazione internazionale Exallievi di D. Bosco,
Torino, Stab. Gráfico Moderno, 1929, pp. 110.
II b. d. Giov. Bosco, fondatore della Pia Societa Sa-
lesiana, dell'Ist. delle Figlie di Maña Ausiliatrice,
Alba, San Paolo, 1930, pp. 385.
La luce che non s'estingue (novelle), Alba, San Pao-
lo, 1930, pp. 169.
Quando il Maestro chiama..., Torino, SEI, 1932,
pp. 159.
Oltre l'azzurro (novelle), Torino, SEI, 1933, pp. 158.
Verso l'azzurro (novelle), Milano, SEI, 1933.
La reginella delle rose (novelle), Torino, SEI, 1935,
pp. 179.
Pió X, Alba-Roma, San Paolo, 1935, pp. 429.
S. Giovanni Bosco, Bologna, Tip. Salesiana, 1935,
pp. 217.
Incontro alie stelle (novelle), Alba, San Paolo, 1936,
pp. 335.
Don Bosco Santo, Fonda\\tore della Pia Soc. Sale-
siana, dell'Ist. Figlie di M. Ausiliatrice e dei Coo-
peratori salesiani, Torino, SEI, 1940, pp. 388.
Vita del Beato Domenico Savio, Colle Don Bosco,
LDC, pp. 276.

30.3 Page 293

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Zarbá D'Assoro Bonaventura
301
Zortea Celso
Una Maestra di vita e di fede (Sr. Maddalena Mo-
rano).
Al tr aguar do della vita (romanzo).
A. R.
ZAVATTARO sac. Mario, missionario
n. a Borgo San Martino (Alessandria-Italia) il 14 mag-
gio 1911; prof. a Macul (Cile) il 2 febbr. 1931; sac. a
Córdoba (Argentina) il 26 nov. 1939; f a Santiago
(Cile) il 13 agosto 1964.
Desideroso di essere missionario, fu mandato
nel Cile (1929), a fare il noviziato. Passó quasi
tutta la sua vita nella térra magellaníca. In 30
anni di vita apostólica, nella parrocchia piú au-
strale del Cile, a Porvenir, padre Mario conser-
vó la fede e portó i conforti religiosi fin negli
ultimi villaggi dell'isola. II suo grande amore alie
terre fueghine, la sua intelligenza, la parola con-
vincente, le iniziative audaci e Pesuberante sua
attivitá lo resero il consigliere piú ricercato e
1'amico di tutti, presso ogni ceto di persone.
Eletto presidente della « Giunta del Progresso
Lócale », con questo titolo peroró presso lo
stesso Presidente della Repubbica e i Ministri
la soluzione dei problemi relativi al progresso
di Porvenir. L'opera che lo resé maggiormente
noto nelle sfere governative furono gli esperi-
menti di acclimatazione agricola di alcune col-
tivazioni nella fredda regione australe flagellata
dai venti. Coltivó ortaggi e legumi bastanti al
fabbisogno della zona dei cento pozzi petroli-
feri e di tutta Pisóla; acclimató buoni foraggi
di origine siberiana e ottenne ottimi raccolti
di autentico grano finlandese. Tutto questo fu
attuato nella scuola agropecuaria salesiana di
Las Mercedes, da lui ideata e potenziata con te-
nacitá: questa scuola é il suo migliore monu-
mento. In mezzo a una vita di assorbente at-
tivitá, padre Mario fu sempre sacerdote con tut-
te le caratteristiche salesiane di pietá, allegria,
ottimismo, comprensione. I suoi resti riposano
nella scuola da lui fondata.
A. R.
Varsavia nell'anno 1934. Fatti i voti, fu a Ja-
ciazek come professore di ginnastica: i ragazzi
lo amavano per la sua conversazione piacevole.
Nel 1941 venne arréstate dai Tedeschi: morí
poco dopo nel campo di concentramento. Fu
sempre ottimo religioso che mérito dai supe-
riori le migliori lodi. Era edificante la sua pietá.
Si disse di lui che catechizzava continuamente
quelli che Pavvicinavano col suo buon esempio.
p. T.
ZOLIN sac. Giovanni, ispettore
n. a Breganze (Vicenza-Italia) il 6 giugno 1872; prof.
a Torino il 3 ott. 1890; sac. a Torino il 21 dic. 1895;
f a Bollengo il 5 nov. 1953.
Nel settembre del 1887 conobbe don Bosco nel-
Pistituto San Giovanni Evangelista, dove era
stato accettato da don Rinaldi come Figlio di
Maria. Giovane sacerdote, fu nominato maestro
dei novizi a Foglizzo (1901-12), poi direttore
a Ivrea (1912-16), a Penango (1916-19), a Nizza
Monferrato (1919-25), a Schio (1925-26), a Fo-
glizzo (1926-29), a Torino-Crocetta (1929-35).
Dai 1935 al 1942 fu ispettore dell'ispettoria
Céntrale e poi di nuovo direttore a Penango
(1942-43) e a Nizza Monferrato (1943-49). Fu
sempre un religioso semplice, buono, retío,
amantissimo di don Bosco e di san Francesco
di Sales, le cui opere don Zolin aveva studiate
profondamente.
Opere
Due fiori salesiani (ch. Leone M. Bosetti e Callisto
Losano), San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1902,
pp. 184.
Memorie biografiche del ch. Giovanni M. Bozzio,
San Benigno Can., Tip. Salesiana, 1908, pp. 127.
// Maestro con me (lezioni di vita religiosa), San
Benigno Can., Tip. Salesiana, 1912, pp. 135.
Piccolo manuale di vita salesiana (lezioni proposte
in forma di catechismo), Torino, SEI, 1914, pp. 129.
Un nome e un programma, Nizza, 1922.
P. Z.
ZAWADZKI coad. Adamo
n. a Varsavia (Polonia) il 24 dic. 1906; prof. a Czer-
winsk il 1° agosto 1936; f a Dzialdow nel 1941.
Era di professione elettrotecnico e istruttore di
ginnastica. Entró come aspirante nella casa di
ZORTEA sac. Celso, scrittore
n. a Imer (Trento-Italia) il 27 luglio 1886; prof. a
Schio il 10 sett. 1905; sac. a Torino il 28 giugno 1914;
f a Monteortone il 23 genn. 1952.

30.4 Page 294

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Zortea Celso
302
Zukowski Vincenzo
Prese la laurea in diritto presso la facoltá del
seminario di Torino. Fu ecónomo ispettoriale
della Subalpina (Torino) dal 1922 al 1936. Poi
fu insegnante di diritto nello Studentato teoló-
gico di Chieri (1936) e negli ultimi anni a Mon-
teortone.
Opere
— 22 giugno 431. II trionfo della Madre di Dio, To-
rino, SEI, 1932.
San Patrizio nella leggenda e nella storia, Torino,
SEI, 1932.
B. s.
ZUKOWSKI ch. Vincenzo
n. a Kokocko (Polonia) il 21 genn. 1913; prof. il 3
agosto 1935; f il 17 nov. 1939.
Spiccava fra gli altri compagni di studi per la
sua pietá, obbedienza e laboriositá: virtü che
davano giá i primi preziosi frutti nel tirocinio.
Dopo soli 4 anni di professione morí fucilato
dai nazisti, appena scoppiata la seconda guerra
mondiale (1939), nei boschi di Gorna Grupa, in-
sieme col suo direttore e altri confratelli.
p. T.
Nel centenario dell* approvazione pontificia
della Societa Salesiana (1° marzo 1869)
questa rassegna di benemeriti nostri fratelli
e dedícala ai cinquemila Salesiani defunti
che nell'umilta e nella fedelta
con ridéale di Don Bosco han servito la Chiesa
esempio ai viventi di virtu religiose
e di generoso apostóla to.
Nota: il presente Dizionario comprende Salesiani defunti entro il dicembre 1968.

30.5 Page 295

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PANORAMA DI ATTIVITA'
E STATISTICHE SALESIANE

30.6 Page 296

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Statistiche 1968
SOCIETA SALESIANA
fondata
18 dic. 1859
decreto di lode
23 lug. 1864
approvazione pontif.
1° mar. 1869
approvaz. delle Costituzioni 3 apr. 1874
Salesiani 22.464
(Professi 21.492, Novizi 972)
Italia 5.516 - Europa 8.049 - America 6.679
- África, Asia, Australia 2.220
Ispettorie 73
Italia 13 - Europa 23 - America 27 - África,
Asia, Australia 10
Case o Istituti salesiani 1.427
Italia 250 - Europa 396 - America 562 -
África, Asia, Australia 219
Nazioni in cui lavorano i Salesiani 68
(19 nazioni dell'Europa, 23 dell'America,
9 dell'Africa, 16 dell'Asia, 1 dell'Oceania)
Oratori festivi e quotidiani 553
Scuole primarie e secondarie 1.326
Scuole professionali 291
(Italia 61 - Europa 121 - America 73 - Asia,
África 36)
Scuole agricole 70
Parrocchie 578
(Italia 102 - Europa 115 - America 264 -
África, Asia, Australia 97)
Missioni salesiane 17
In AMERICA 9: Brasile (4): Prel. N. Re-
gistro do Araguaia - P. N. Humaitá - P. N.
Porto Velho - P. N. Rio Negro - Colombia:
Pref. Ap. Ariari - Ecuador: Vic. Ap. Mén-
dez - Messico: Prel. N. Mixes - Paraguay:
Vic. Ap. Chaco - Venezuela: Vic. Ap.
Puerto Ayacucho
In ASIA 7: India (6): Diócesi di Krish-
nagar - di Dibrugarh - di Shillong - di Tezpur
- di Vellore - Arch. di Madras - Thailandia:
Diócesi di Ratburi
In ÁFRICA 1: Congo: Diócesi di Sakania
Cardinale Raúl Silva, arciv. di Santiago (Cile)
Arcivescovi 8, vescovi 44, prelati 2
Cooperatori salesiani 327.892 in 1.090 Centri
Exallievi salesiani tesserati 416.803 in 586
Unioni
Nazioni (68) in cui lavorano i Salesiani
Fondaz. Nazione
Opere Salesiani
1891 Algeria
2
11
1875 Argentina
113 1322
1927 Australia
10 132
1903 Austria
22 235
1891 Belgio
27 456
1965 Bhutan
16
1938 Birmania
4 27
1896 Bolivia
8 114
1883 Brasile
120 1341
1962 Burundi
17
1947 Canadá
7 46
1924 Cecoslovacchia
1956 Ceylon
13
1887 Cile
28 321
1890 Colombia
39 522
1911 Congo
22 182
1908 Costa Rica
3 28
1917 Cuba
4 11
1934 Dominicana Rep 12 76
1887 Ecuador
37 343
1896 Egitto
2 43
1899 El Salvador
7 117
1951 Filippine
8 163
Fondaz. Nazione
1875 Francia
1965 Gabon
1916 Germania
1925 Giappone
1929 Guatemala
1935 Haiti
1909 Honduras
1906 Hong Kong
1906 India
1887 Inghilterra
1936 Irán
1919 Irlanda
1891 Israele
1859 Italia
1901 Jugoslavia
1955 Korea
1952 Libano
1934 Lituania
1903 Malta
1929 Marocco
1892 Messico
1911 Nicaragua
1928 Olanda
Opere Salesiani
36 535
13
39 618
23 186
8 150
3 24
1 13
10 224
102 840
12 323
3 25
5 95
4 95
245 5434
12 336
5 55
2 62
2 21
39
38 477
3 25
11 187
Fondaz. Nazione
1907 Panamá
1896 Paraguay
1891 Perú
1898 Polonia
1947 Porto Rico
1896 Portogallo
1953 Rwanda
1948 Siria
1881 Spagna
1896 Sud África
1930 Svezia
1905 Svizzera
1953 Swaziland
1963 Taiwan
1927 Thailandia
1903 Turchia
1913 Ungheria
1877 Uruguay
1896 U. S. A.
1937 Vaticano
1894 Venezuela
1955 Viet Nam
Opere Salesiani
2 18
18 156
18 258
48 958
3 60
24 363
2 23
17
138 3275
5 57
14
7 77
1 13
2 12
14 97
17
22 265
36 619
2 45
32 354
3 57