RM BS 2012 11 it


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1 10.

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CONOSCERE DON BOSCO

PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA

2 UN’ESPERIENZA DA RECUPERARE:

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3 LE “COMPAGNIE” SALESIANE

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La straordinaria fecondità del modello associativo salesiano



«Siccome poi i compagni, che volevano tirarmi ai disordini, erano i più trascurati nei doveri, così essi cominciarono a far ricorso a me, perché facessi la carità scolastica prestando o dettando loro il tema di scuola. Spiacque tal cosa al professore, perché quella falsa benevolenza, fomentava la loro pigrizia, e ne fui severamente proibito. Allora mi appigliai ad una via meno rovinosa, vale a dire a spiegare le difficoltà, ed anche aiutare quelli cui fosse mestieri. Con questo mezzo faceva piacere a tutti, e mi preparava la benevolenza e l’affezione dei compagni. Cominciarono quelli a venire per ricreazione, poi per ascoltare racconti, e per fare il tema scolastico e finalmente venivano senza nemmeno cercarne il motivo come già quei di Murialdo e di Castelnuovo. Per dare un nome a quelle riunioni solevamo chiamarle Società dell’Allegria; nome che assai bene si conveniva, perciocché era obbligo stretto a ciascuno di cercare que’ libri, introdurre que’ discorsi, e trastulli che avessero potuto contribuire a stare allegri; pel contrario era proibito ogni cosa che cagionasse malinconia specialmente le cose contrarie alla legge del Signore. Chi pertanto avesse bestemmiato o nominato il nome di Dio invano, o fatto cattivi discorsi era immediatamente allontanato dalla società. Trovatomi così alla testa di una moltitudine di compagni …» (Memorie dell’Oratorio, Prima decade, 6).


Il rinforzo sociale


Quasi istintivamente, don Bosco percepì l’importanza del “rinforzo sociale” nella formazione degli adolescenti, soprattutto quello formato da amici e coetanei. I ragazzi hanno bisogno degli amici come dell’aria per respirare. La banda, il branco, il gruppo degli amici possono condizionare al peggio anche il ragazzo meglio educato. Don Bosco, nella sua genialità pedagogica istintiva, inventa un “luogo” di amici che portano al meglio.

I legami sociali e amicali rappresentano un fattore protettivo fondamentale. Una persona è appagata quando si sente riconosciuta, approvata, supportata, trattata con gentilezza dalle persone in cui vive. I ragazzi, oggi, crescono con il “taglia e incolla”: copiano, riproducono, imitano. Sono poco sollecitati alla creatività e alla progettualità, elementi che consentono di fronteggiare i cambiamenti e le difficoltà.

Don Bosco crea un ambiente sicuro, l’oratorio, che abitua i ragazzi all’impegno, alla partecipazione, ad andare fino in fondo, a capire, ad essere attivi. A non essere spaventati dalla fatica. A non abbandonare facilmente il cam­po.

Don Bosco aggiunge due ingredienti che possono risultare essenziali: gli “angeli custodi” e la fede.

Tutti gli esseri umani di ogni età sono più contenti, ottimisti e in pace con se stessi se sanno di avere accanto persone (familiari, amici, insegnanti, animatori) disposti ad aiutarli nei momenti difficili. Queste persone di fiducia rappresentano una base sicura da cui trarre energia. Sono in grado di capirli e sostenerli quando potreb­bero sentirsi isolati, emarginati, disapprovati.

La fede religiosa fornisce il supporto robusto della speranza radicale, della positività assoluta dell’universo e della compagnia affettuosa di Dio e della comunità.

Da queste intuizioni sbocciano le “Compagnie”. La prima è quella di San Luigi, nell’oratorio di Valdocco (1847). Lo scopo della Compagnia di S. Luigi, era quello di “impegnare i giovani a praticare costantemente le virtù che furono in questo Santo più luminose. Intendeva avviarli ad una vita così morigerata e pia, da addivenire sale e luce in mezzo alla moltitudine dei compagni” (MB 3, 215). Fondando la Compagnia di S. Luigi don Bosco mirava a finalità formative: alimentare la vita di pietà e la moralità dei membri sull’esempio del santo (formazione e custodia della “bella virtù”), ma anche incitarli a dare buon esempio e diventare fermento tra i compagni. La Compagnia era riservata ad un gruppo ben selezionato.


Giovani apostoli


La Compagnia dell’Immacolata rispecchia una fase più evoluta dell’opera di DB e un allargamento delle sue prospettive formative. Don Bosco scrive nella vita del Savio: «Lo scopo era di procurarsi la protezione della gran Madre di Dio in vita e specialmente in punto di morte. Due mezzi proponeva il Savio a questo fine: esercitare e promuovere pratiche di pietà in onore di Maria Immacolata, e la frequente comunione» (Savio, p. 76). Ma è molto significativo il fatto che DB abbia inserito, tra le poche condizioni da lui aggiunte per l’approvazione del Regolamento, questo significativo codicillo, che stimolava i membri della Compagnia al servizio comunitario e all’apostolato tra i compagni: «Nelle conferenze si stabilisca qualche opera di carità esterna, come la nettezza della Chiesa, l’assistenza od il catechismo di qualche fanciullo più ignorante» (Savio, p. 83).

Da allora le Compagnie, originale e feconda esperienza di associazionismo giovanile fecero parte del panorama salesiano.

Nel 1950 D. Ricaldone istituì il Centro Internazionale delle Compagnie religiose salesiane, in vista della formazione dei dirigenti, di organizzare l’attuazione della “Campagna annuale”, lanciata dalla strenna, e di curare «incontri, riunioni, congressini o altre manifestazioni promosse dal Rettor Maggiore». Nel gennaio 1967, nasce il Centro di Pastorale Giovanile.

Oggi, l’eredità carismatica è passata al Movimento Giovanile Salesiano (MGS). E’ un Movimento a carattere educativo offerto a tutti i giovani, per farli soggetti e protagonisti della loro crescita umana e cristiana, con una volontà di incidenza nel territorio e nella società civile e d’inserimento e apporto alla Chiesa locale. Le espressioni del MGS nel mondo sono molteplici e manifestano la variegata proposta associativa salesiana, più articolata in Europa, America ed India.

In molte realtà c’è un coordinamento ispettoriale, interispettoriale e regionale; esiste una rete di formazione, informazione e collegamento tra i diversi gruppi. Gli incontri giovanili sono uno degli elementi caratterizzanti il MGS, come occasioni significative di comunicazione tra i gruppi e di circolazione dei messaggi e dei valori della Spiritualità Giovanile Salesiana.