RM BS 2012 09 it


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1 8.

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CONOSCERE DON BOSCO

PASCUAL CHÁVEZ VILLANUEVA

2 Comunicare efficacemente

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3 per evangelizzare ed educare

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Fin da ragazzo Giovanni Bosco ebbe il dono della comunicazione efficace. Un dono personale: il fascino della parola, l’arte della narrazione ereditata da un ricca tradizione orale arcaica, messa a servizio della missione in funzione educativa e pastorale. Raccontando di sé ragazzo, attorniato dai compagni, scrive: «Ciò che li raccoglieva intorno a me, e li allettava fino alla follia, erano i racconti che loro faceva. Gli esempi uditi nelle prediche o nei catechismi; la lettura dei Reali di Francia, del Guerino Meschino, di Bertoldo, Bertoldino, mi somministravano molta materia. Appena i miei compagni mi vedevano, correvano affollati per farsi esporre qualche cosa da colui che a stento cominciava capire quello che leggeva. A costoro si aggiunsero parecchi adulti, e talvolta nell’andare o venire da Castelnuovo, talora in un campo, in un prato io era circondato da centinaia di persone accorse per ascoltare un povero fanciullo, che fuori di un po’ di memoria, era digiuno nella scienza, ma che tra loro compariva un gran dottore» (MO ed. 2011, p. 65-66).

Diventato prete è assediato dalle richieste: «Sono invitato ad andare ora in questo ed ora in quel paese per far tridui, novene od esercizi, ma non oso muovermi di qui non sapendo a chi lasciare la mia casa. Quanto bene potremmo fare» scrive a don Alasonatti ai primi tempi dell’Oratorio.

Avendo a che fare con ragazzi e giovani, don Bosco è un grande narratore.

La sua pedagogia è narrativa, la sua spiritualità è narrativa, la formazione fatta ai suoi collaboratori è narrativa, la comunicazione pubblica dei suoi progetti e delle sue opere è narrativa. Oggetto del narrare è la vita cristiana vissuta, la Parola di Dio e l’esempio concreto dei santi, gli atti virtuosi delle persone e le loro buone azioni, i risultati positivi dell’impegno educativo e formativo dell’Oratorio, le opere realizzate, i suoi sogni e le sue utopie.


UNO STRATEGA GENIALE


La sua azione pastorale consiste soprattutto nel raccontare le meraviglie operate dal Signore: DB racconta la Bibbia come “storia” sacra, storia dell’azione salvifica di Dio e delle sue meraviglie tra gli uomini, storia delle fedeltà e infedeltà dei suoi figli. Per lui la Parola di Dio non è semplicemente un libro ma parola che va annunciata, orientata ad ascoltatori concreti, applicata al vissuto, “guida alla strada del cielo” (Vita di Domenico Savio, ed. 1859, p. 30).

DB ha scritto molto. Non per i dotti, ma per i ragazzi e il popolo, per i membri della Famiglia Salesiana. Ha scritto in quanto pastore e educatore cristiano. Vuole toccare i cuori e le menti per formare e informare, per sensibilizzare e convocare. Vuole convertire, incoraggiare nel bene, spalancare orizzonti di senso ai giovani, suscitare vocazioni e collaborazione. È un diffusore di idee in funzione del vissuto cristiano e della rigenerazione sociale, della promozione culturale e spirituale dei giovani, con la stampa e parola (dai discorsetti a giovani e salesiani, alle buone notti, alle conferenze di san Francesco di Sales, alle predicazioni di carità nelle chiese d’Italia, di Francia e di Spagna…). I suoi scritti editi sono raccolti in edizione anastatica di 38 volumi (distribuiti all’editrice LAS). È stato una abile comunicatore educativo, un efficace predicatore e conferenziere.

È stato geniale anche nell’organizzazione e nelle strategie della comunicazione. In un contesto storico di sviluppo esponenziale dell’editoria popolare e di diffusione di idee e modelli di vita alternativi a quello cristiano, don Bosco capisce l’importanza della comunicazione e della mobilitazione d’opinione. Non si accontenta di essere scrittore di libri per la formazione dei giovani: diventa editore (comincia con la fortunata collana Letture Cattoliche), fondatore di tipografie e case editrici. Stimola e incoraggia salesiani, fma, cooperatori ed amici a farsi scrittori, autori di libri scolastici, giornalisti, commediografi e compositori di musica. C’è stato un tempo in cui i salesiani erano diventati specialisti della comunicazione, ben preparati culturalmente, competenti nel loro settore al pari dei professionisti (competenze intellettuali e competenze tecniche). Hanno fatto scuola nel mondo cattolico con le loro editrici: sulla loro scia sono sorte altre congregazioni dedite alla Buona Stampa. Il Bollettino Salesiano è stato il modello di centinaia di pubblicazioni analoghe.

Quanto resta oggi di questo immane e intelligente impegno? Si rischia di perdere una passione, una competenza, una pratica e una cultura. Una tradizione da recuperare e rinverdire; una serie di competenze da ricostruire, attraverso percorsi formativi adatti e scelte più oculate, attraverso la valorizzazione dei laici ed ex-allievi professionisti.



AI SALESIANI PER LA DIFFUSIONE DEI BUONI LIBRI


Desideroso di vedervi ogni giorno più crescere in zelo ed in meriti al cospetto di Dio, non lascerò di suggerirvi di quando in quando i vari mezzi che io credo migliori, onde possa riuscire sempre più fruttuoso il vostro ministero. Fra questi quello che io intendo caldamente raccomandarvi, per la gloria di Dio e la salute delle anime, è la diffusione dei buoni libri.

I libri buoni, diffusi nel popolo, sono uno dei mezzi atti a mantenere il regno del Salvatore in tante anime. Aggiungete che il libro se da un lato non ha quella forza intrinseca della quale è fornita la parola viva, da altro lato presenta vantaggi in certe circostanze anche maggiori.
Il buon libro entra persino nelle case ove non può entrare il sacerdote, è tollerato anche dai cattivi come memoria e come regalo. Presentandosi non arrossisce, trascurato non s'inquieta, letto insegna verità con calma, disprezzato non si lagna e lascia il rimorso che talora accende il desiderio di conoscere la verità: mentre esso è sempre pronto ad insegnarla.

Quante anime furono salvate dai libri buoni. quante ore preservate dall'errore, quante incoraggiate nel bene. Chi dona un libro buono, non avesse altro merito che destare un pensiero di Dio, ha già acquistato un merito incomparabile presso Dio. Eppure quanto di meglio si ottiene. Un libro in una famiglia, se non è letto da colui a cui è destinato o donato, è letto dal figlio o dalla figlia, dall'amico o dal vicino. Un libro in un paese talora passa nelle mani di cento persone. Iddio solo, conosce il bene che produce un libro in una città, in una biblioteca circolante, in una società di operai, in un ospedale, donato come pegno di amicizia.

Vi prego e vi scongiuro dunque di non trascurare questa parte importantissima della nostra missione.
SAN GIOVANNI BOSCO

(Circolare ai Salesiani per la diffusione dei buoni libri, del 19-3-1885)