Lettera pubblicata in ACG n. 313


Lettera pubblicata in ACG n. 313



24.


«DON BOSCO - 88»



Alla sequela di Gesù Cristo. - Don Bosco, l’apostolo dell’Oratorio. - Il paradigma profetico della sua giovinezza. - Padre e Fondatore. - Il vasto movimento della sua «scuola spirituale». - Un centenario da preparare ovunque. - Alcune iniziative da sostenere con il concorso di tutti.



Roma, 19 marzo 1985


Cari Confratelli,


vi scrivo nella festa di S. Giuseppe. Il nuovo testo delle Costituzioni presenta questo simpatico santo come uno dei patroni a cui Don Bosco ha affidato la nostra Congregazione.1 Ogni salesiano invoca la sua intercessione nella formula della professione.2 La bontà che lo distingue, l’operosità nascosta, l’amore a Maria e il quotidiano e familiare contatto con Gesù siano anche per noi stimolo a crescere nella Chiesa tra il lavoro e le responsabilità giornaliere con cuore umile sempre colmo di gioia. S. Giuseppe, come Maria, ci porta direttamente a Gesù.



1 Alla sequela di Gesù Cristo

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L’iniziativa di approfondire con i giovani il messaggio della Strenna sulle Beatitudini ci sta convincendo dell’incisività formatrice che la nostra azione pastorale acquista quando si rapporta con più attenzione a Cristo nel Vangelo. È questa la strada maestra per sconfiggere ogni pericolo di superficialità spirituale. In questo senso, pensando alla preparazione delle celebrazioni centenarie della morte di Don Bosco, vi invito a guardare al nostro Padre, come un attraente ed operoso discepolo del Signore che ci chiama a seguirlo: «Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo!».3

Le Costituzioni rinnovate ci ricordano spesso la sequela di Cristo e l’importanza del Vangelo: questa è stata la passione di Don Bosco e l’ottica del suo spirito.

«Stare con Don Bosco» significa mettersi totalmente alla sequela di Gesù Cristo. «Con la professione religiosa — si legge nelle Costituzioni — offriamo a Dio noi stessi per camminare al seguito di Cristo e lavorare con Lui alla costruzione del Regno»; 4 «la nostra regola vivente è Gesù Cristo, il Salvatore annunciato nel Vangelo».5

Il nuovo testo della Regola sottolinea inoltre che il Sistema Preventivo ci è stato trasmesso «come modo di vivere e lavorare per comunicare il Vangelo»; 6 che camminiamo con i giovani per far crescere in loro l’uomo nuovo «scoprendo nel Signore e nel suo Vangelo il senso supremo della propria esistenza»; 7 che la nostra missione si preoccupa di «portare agli uomini il messaggio del Vangelo unito allo sviluppo dell’ordine temporale»; 8 che aiutiamo i nostri destinatari a vivere «una vita quotidiana progressivamente ispirata e unificata dal Vangelo»; 9 che anche tutto il nostro processo formativo deve essere «illuminato dal Vangelo»; 10 e che persino quando ci riuniamo in Capitolo dobbiamo fare riflessione comunitaria appunto «per mantenerci fedeli al Vangelo».11

È, dunque, molto importante che, nel parlare di Don Bosco, ci riferiamo costantemente a Cristo, che vediamo in lui un profeta del Vangelo, che lo imitiamo nel saper comunicare la Parola di Dio con massima chiarezza e incisività, che diffondiamo una spiritualità giovanile robustamente ancorata al messaggio della rivelazione. Se leggiamo il Vangelo con l’ottica di Don Bosco percepiremo anche noi più sensibilmente «certi lineamenti della figura del Signore»12 significativi soprattutto per i giovani.

Un così insistente richiamo alla sequela del Cristo e all’ascolto del Vangelo dovrebbe costituire la piattaforma da cui partiamo per meditare su Don Bosco e presentarlo al mondo durante questi anni di preparazione alle celebrazioni centenarie.

Poggiandomi su tale base, mi piace suggerirvi alcuni spunti di riflessione. Tenterò di sottolineare, prima, quello che, a mio avviso, appare in lui come l’aspetto più luminoso e svettante, per poi accennare ad alcuni altri elementi complementari che dovrebbero guidare le nostre iniziative di preparazione.


2 Don Bosco, apostolo dell’Oratorio

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Don Bosco, come discepolo di Gesù Cristo, è stato prete, educatore, fondatore, scrittore, editore, viaggiatore, cittadino famoso, uomo di Dio, iniziatore di una scuola di santificazione e di apostolato nella Chiesa. La sua immagine storica di uomo evangelico presenta molti aspetti degni di attenta considerazione. Se ci domandiamo, però, qual è in lui la nota dominante, l’espressione più tipica della sua sequela del Cristo, il nucleo dinamico del suo carisma, io risponderei senza esitare che è la radicale donazione di sé a Gesù Cristo, per rivolgersi totalmente, in Lui e con Lui, ai giovani con l’iniziativa apostolica dell’Oratorio.

Egli si è sentito chiamato esplicitamente dal Signore e da Lui inviato a questo. Lo ha realizzato con una inventiva e un ardore che gli hanno fatto concentrare la sua missione pastorale nell’Oratorio come «casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria».13 È stato questo il suo impegno-modello da canonizzare e moltiplicare.

È sintomatico osservare come egli stesso ha messo appunto il nome di «Opera degli Oratori» alle istituzioni create dal suo zelo apostolico. Indotto da Pio IX a scrivere gli avvenimenti più significativi della sua vita, con lo scopo di illuminare e aiutare i suoi collaboratori e continuatori, redasse delle note assai interessanti a cui diede precisamente il titolo di «Memorie dell’Oratorio». I suoi primi trent’anni di esistenza si mossero provvidenzialmente verso Valdocco, culla dell’Oratorio, e quelli posteriori, segnati dalla fondazione dei Salesiani, delle Figlie di Maria Ausiliatrice e dei Cooperatori, sono tutti relativi a quel primo Oratorio, alla sua vitalità, al suo sviluppo, alla sua continuità e alla sua espansione nel mondo. Don Bosco, discepolo di Gesù, spicca soprattutto per il suo «cuore oratoriano».

A ragione il nuovo testo delle Costituzioni afferma che l’esperienza oratoriana di Don Bosco a Valdocco «rimane criterio permanente di discernimento e rinnovamento di ogni attività e opera»14 salesiana. È con questo tipo di attività pastorale che il nostro Padre è divenuto segno e portatore dell’amore di Cristo ai giovani poveri e ai ceti popolari; nell’Oratorio ha inventato la sintesi pratica del «Sistema Preventivo»; lì è approdato al traguardo della sua vocazione guidata sempre da Maria; lì ha riletto e meditato il Vangelo per rendere presente nella società in evoluzione il mistero di Cristo «mentre benedice i ragazzi e fa del bene a tutti».15 L’Oratorio è il luogo primo della missione storica di Don Bosco; dove si è accesa e da dove divampa la scintilla iniziale del suo proposito di sequela del Signore; dove si trova la sorgente zampillante di quella «carità pastorale»16 che scorrerà come un fiume nella tradizione salesiana. L’Oratorio è il luogo della peculiare intuizione evangelica di Don Bosco, della sua genialità apostolica, della sua originalità spirituale, perché è la sede privilegiata della sua «esperienza dello Spirito».17 E questo «Oratorio», «luogo teologico» della missione salesiana, non si spiega senza Gesù Cristo e il suo Vangelo.18

Pure alcuni osservatori non credenti, che considerano Don Bosco solo da un’angolatura di educazione umana e cittadina, vedono la sua genialità pedagogica espressa nell’Oratorio, come centro socioculturale di risposta ai nuovi tempi. Un semiologo insospettabilmente «laico» è giunto a rilevare che Don Bosco inventa con l’Oratorio non solo un nuovo modo di aggregazione, ma un nuovo modo alternativo e avveniristico di fare comunicazione sociale.

«L’Oratorio — scrive — è una macchina perfetta in cui ogni canale di comunicazione, dal gioco alla musica, dal teatro alla stampa e via dicendo, è gestito in proprio e riutilizzato e discusso quando la comunicazione arriva da fuori. In tale senso il progetto di Don Bosco investe tutta la società dell’era industriale con vivace immaginazione sociologica, senso dei tempi, inventività organizzativa, e con una politica globale delle comunicazioni di massa che è alternativa alla gestione — spesso inutile e sovente dannosa — dei vertici dei grandi dinosauri (i grandi mass-media odierni) che (forse) contano meno di quanto si crede».l9

Un giudizio così lusinghevole, proveniente da chi si preoccupa di mettere in luce solo iniziative portatrici di efficienza sociale, dovrebbe interpellarci e stimolarci a togliere la polvere degli anni caduta sulle nostre presenze oratoriane e a rilanciare con attualità una prerogativa pastorale e pedagogica che ci deve distinguere. A chi dicesse, come purtroppo mi è toccato ascoltare in bocca a qualche agente affrettato di pastorale, che «il carisma dell’Oratorio» ha fatto il suo tempo, dovremmo dimostrare con i fatti la sua piena e attuale validità e il suo fascino proprio per i giovani di oggi. Bisogna riconoscere, però, che c’è da togliere molta polvere e da investire generosamente intelligenza, cuore e personale.

Vi invito a rinfrescare la nostra fantasia vocazionale con la lettura del bel capitolo di don Ceria sull’Oratorio delle origini.20

Dunque: se nel 1988 vogliamo celebrare Don Bosco nella sua più originale grandezza dovremo impegnarci a far emergere sempre meglio nelle nostre presenze il suo criterio oratoriano come principio ispiratore del proposito di rinnovamento che ci spinge in avanti. Già ve lo ricordavo nell’ultima lettera circolare.2l Mi è caro notificarvi che ci sono delle Ispettorie che hanno già programmato dei propositi concreti circa un forte rilancio oratoriano. È importante che lo stesso esempio venga imitato dalle altre Ispettorie e che si intensifichi ovunque, in forma aggiornata e con personale adatto, la presenza e l’inventiva dell’Oratorio come criterio permanente di pastorale giovanile.



3 Il paradigma profetico della sua giovinezza

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Credo poi importante mettere in luce un altro aspetto, particolarmente suggestivo, che ci fa scoprire nell’esistenza giovanile del ragazzo, dell’adolescente e del giovane Bosco il suo profondo orientamento a Cristo, la sua brama di Vangelo e la sua passione per una meta sacerdotale di apostolato giovanile intravista come ideale supremo.

La vita di Giovanni prima dell’ordinazione presbiterale è davvero un capolavoro di itinerario per la vocazione. Oltre alla coraggiosa ed assennata fede della mamma e al fascino di Gesù e Maria del sogno dei 9 anni, vi troviamo una scelta convinta d’ideali, una decisa volontà d’impegno, la capacità di faticose iniziative, la duttilità nel lavoro, l’amore per lo studio, la costanza, l’amicizia con i compagni buoni (la “Società dell’allegria”), la ricerca di un direttore spirituale per una decisione illuminata da qualche segno della volontà del Signore. Le peripezie, le avventure, le incomprensioni, la povertà, l’audacia, le gioie, gli esiti, le speranze furono sempre rischiarate dal catechismo, dalle prediche, dalla Parola di Dio, dalla frequenza dei sacramenti, da una sincera amicizia con Gesù e Maria. Questo lo aiutò a superare tante difficoltà, non esclusa quella della mancanza di un buon direttore spirituale per la scelta dello stato: «Oh — scrive egli stesso — se allora avessi avuto una guida, che si fosse presa cura della mia vocazione! Sarebbe stato per me un gran tesoro».22

A ragione alcuni gruppi giovanili latinoamericani hanno scelto anni fa come biografia giovanile da commentare e da approfondire, quale paradigma profetico per stimolare la propria ricerca vocazionale, il primo ventennio di vita di Giovanni Bosco: un compagno allegro, duttile, intelligente, campione, entusiasta di Gesù Cristo e del suo Vangelo.

Ecco un bel suggerimento per prepararci bene alle celebrazioni dell’88: impegnarci con tutte le forze in una programmazione di pastorale vocazionale che, ispirandosi alla attraente giovinezza di Don Bosco, porti con simpatia i giovani di oggi a confrontarsi lealmente e coraggiosamente con il Vangelo per scoprire in Gesù Cristo quell’«uomo nuovo» che è il vero protagonista del nostro divenire e che propone grandi motivi d’esistenza e forti ideali d’impegno.

Che bello sarebbe arrivare alle celebrazioni centenarie con uno stuolo di accresciute vocazioni! Uno dei problemi più gravi ed urgenti della Chiesa di oggi è indubbiamente quello delle vocazioni. Seguendo le esortazioni del Sommo Pontefice e dei Vescovi, io stesso sono ritornato più volte su questo argomento. La messe è molta in ognuno dei continenti; il Signore semina i suoi germi in numerosi giovani. Diamoci da fare: sia un nostro sacro proposito quello di aiutarli «a scoprire, ad accogliere e maturare il dono della vocazione laicale, consacrata, sacerdotale, a beneficio di tutta la Chiesa e della Famiglia Salesiana».23 Approfittiamo del modello dell’avventurosa e attraente giovinezza di Giovanni Bosco per farne una proposta concreta e interpellante.



4 Padre e Fondatore

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L’ispirazione dall’alto e la preoccupazione di fedeltà spingevano Don Bosco a dare alla pastorale dell’Oratorio una forma permanente con dimensione universale. Ciò l’ha portato alla fondazione della nostra Congregazione: «Ho bisogno di raccogliere giovanetti che mi vogliano seguire nelle imprese dell’Oratorio. Accettereste voi di essere miei aiutanti?».24 Sappiamo assai bene che questo gli costò molta fatica; tanto che sconsigliò altri dal voler avventurarsi in proprio a divenire «fondatori».25 Per lui tale impresa non è stata una scelta arbitraria, ma lo sbocco a cui era stata orientata e guidata la sua vocazione personale: «Come si siano fatte le cose, io appena saprei dirvelo. Questo io so, che Dio lo voleva».26

Tra gli elementi peculiari e più significativi per la fondazione della Congregazione è da annoverare la sua fatica per le Costituzioni, approvate dalla Sede Apostolica nell’aprile del 1874: «Questo fatto deve essere da noi salutato — scrive con soddisfazione lo stesso Don Bosco — come uno dei più gloriosi per la nostra Congregazione, come quello che ci assicura che nell’osservanza delle nostre Regole noi ci appoggiamo a basi stabili e sicure».27

Noi oggi, dopo quasi vent’anni di intenso lavoro, abbiamo una coscienza rinnovata del valore delle Costituzioni; siamo contenti che il testo rielaborato ci parli più esplicitamente del Fondatore e del suo cuore oratoriano e ci stimoli, dal proemio fino all’ultimo articolo, a stare con lui per seguire Gesù Cristo.

Sembra più che logico, quindi, che uno degli impegni più graditi al nostro Padre e Fondatore, in occasione delle celebrazioni del suo centenario, debba essere appunto quello di conoscere, amare e praticare la nostra Regola rinnovata. È questo un compito che già fluisce dal CG22 per l’attuale sessennio, ma che richiede speciale intensificazione di accento appunto in vista dell’88. Raddoppiamo, perciò, il proposito in parte già formulato e intrapreso dopo la ricezione del nuovo testo costituzionale.

Rivolgiamoci inoltre a Don Bosco anche con la preghiera. Il fatto che il nostro Padre e Fondatore sia «santo» non può lasciarci indifferenti. La Lumen Gentium traccia stimolanti direttive sul culto che dobbiamo ai santi. Li veneriamo perché in essi — e quindi in Don Bosco — «ci è insegnata la via sicurissima per arrivare alla perfetta unione con Cristo»; e inoltre «perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall’esercizio della fraterna carità».28 E, più in là ancora dell’«esempio» e della «comunione», dobbiamo avere la consapevolezza che attraverso questi «nostri fratelli e insigni benefattori, rendiamo le dovute grazie a Dio». Inoltre è più che giusto che li

consideriamo come amici potenti e che «rivolgiamo loro supplici invocazioni e ricorriamo alle loro preghiere e al loro valido aiuto per impetrare grazie da Dio mediante il Figlio suo Gesù Cristo».29 Raccogliamo queste esortazioni del Concilio: intensifichiamo la nostra devozione a Don Bosco, Padre e Fondatore, diamo splendore e rinnovamento al suo culto con quella sapiente attualità che il nostro zelo saprà escogitare.



5 Il vasto movimento della sua «Scuola Spirituale»

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Un quarto richiamo di Don Bosco alla sequela del Cristo secondo il Vangelo lo possiamo vedere nella sua caratteristica di «caposcuola» di un nuovo stile di santificazione. È un modo originale nato e collaudato nell’Oratorio per estendersi più in là della Congregazione a tutta la Famiglia Salesiana. È lo spirito di Valdocco, l’anima del Sistema Preventivo, trapiantato a Mornese, a Buenos Aires, in Francia, in Spagna, a tutte le presenze salesiane del mondo, ed esteso a innumerevoli cooperatori, exallievi, Istituti di vita consacrata, amici. È uno spirito che ha «la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo del Padre»,30 che si ispira «alla bontà e allo zelo di San Francesco di Sales»,31 che ammira e imita in Don Bosco «uno splendido accordo di natura e di grazia: due aspetti fusi in un progetto di vita fortemente unitario».32 Da esso profluisce una spiritualità semplice del quotidiano, impastata di operosità e di buon senso, resistente alla fatica, generosa nella dedizione di sé in un clima di gioia sempre aperto agli orizzonti della speranza. Una spiritualità con vivo senso di Chiesa illuminato da una filiale dimensione mariana.

In questa tipica scuola di santificazione ed apostolato Don Bosco ha immatricolato «un vasto movimento di persone» lasciando alla Congregazione salesiana precise responsabilità di animazione: «Mantenere l’unità dello spirito e stimolare il dialogo e la collaborazione fraterna per un reciproco arricchimento e una maggiore fecondità apostolica».33

Sembra, dunque, evidente che per una adeguata preparazione alle celebrazioni centenarie debba mobilitarsi in tutte le nostre comunità un senso più convinto e operativo di animazione della Famiglia Salesiana. È urgente dare più importanza al coinvolgimento di numerosi laici nell’impegno della nostra missione. Sarebbe grettezza di orizzonti e poca visione di futuro rinchiudersi semplicemente nelle opere esistenti e non lanciare tra la gente il patrimonio spirituale, pedagogico e apostolico di Don Bosco che è davvero una peculiare profezia del Vangelo per il rinnovamento della società.

Gli Ispettori, i Direttori, tutti gli Animatori dovrebbero sentirsi investiti di un pressante mandato di proposta e di appello a tante persone di buona volontà che, a differenti livelli d’impegno, possono concorrere a rendere più attuale il progetto evangelico e la missione sociale ed ecclesiale di Don Bosco.

L’88 ci interpella: urge uscir di casa per proclamare nelle strade e sulle piazze il messaggio di speranza giovanile testimoniato e progettato da Don Bosco per una nuova società che i Papi qualificano, con costante e rinnovato titolo, come «civiltà dell’amore». Possiamo e dobbiamo fare di più per la Famiglia Salesiana!



6 Un centenario da preparare ovunque

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L’appello per preparare il centenario con un rinnovato criterio oratoriano, con più incisiva pastorale vocazionale, con la testimonianza gioiosa e fedele della Regola rinnovata, e con una più intelligente sollecitudine e premura spirituale per l’animazione della Famiglia Salesiana, è rivolto a tutti, in ogni Ispettoria e comunità locale. Questo modo vivo e coinvolgente di celebrazione centenaria è da preparare ovunque! Deve essere l’anima e il traguardo delle altre manifestazioni celebrative in programma.

Diamoci però da fare anche per queste altre manifestazioni. Non è chiasso trionfalistico, ma metodo anch’esso evangelico e caro a Don Bosco pedagogo: «Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino il Padre vostro che è in cielo».34 Don Bosco non ha suonato la banda per ingannare il volgo, ma per far vedere che i buoni esistono, per far riconoscere a loro da parte di tutti una cittadinanza onorevole, e per ricordare, soprattutto ai giovani, che il bene è più forte del male: il Signore, infatti, ci garantisce la sua vittoria in gestazione già qui sulla terra.

L’Ispettore con il suo Consiglio si preoccupi che funzioni una commissione organizzatrice e stimolatrice. È un’occasione straordinaria di forte animazione salesiana e sarebbe una imperdonabile leggerezza trascurarla.

Ogni Ispettore, poi, deve sentirsi anche solidale nell’appoggiare, apportare contributi, collaborare ad alcune iniziative comuni, proprie della Congregazione come tale, assunte e curate dal Consiglio generale.



7 Alcune inziative da realizzare con il concorso di tutti

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L’anno celebrativo del centenario avrà inizio il 31 gennaio 1988 e durerà fino al 31 gennaio 1989. Come vedete, il tempo di preparazione è alquanto scarso. Già prima del CG22 erano pervenute delle proposte all’anteriore Consiglio generale. Bisognava però aspettare le elezioni capitolari. Una commissione speciale del nuovo Consiglio ha esaminato le proposte che, vagliate e approvate in linea di massima, dovrebbero essere condotte a termine nella speranza che non manchino i mezzi sufficienti per farlo.

Certamente il primo compito da assumere in tutte le Ispettorie è quello, già esposto sopra, degli impegni di rinnovamento spirituale e apostolico delle nostre comunità e del coinvolgimento di tante persone che si ispirano a Don Bosco.

Si pensa già anche a pellegrinaggi e iniziative, soprattutto giovanili, di tipo nazionale e internazionale a Valdocco e ai Becchi: ci sono delle commissioni «ad hoc» che incominciano a progettare.

Ma è necessario inoltre dare il via a iniziative concrete, che portano con sé notevoli sforzi finanziari. Può risultare utile enumerare alcune più impegnative.

— Il «progetto-Colle», che comporta: prevenire ulteriori deterioramenti alla casetta di Don Bosco ai Becchi ormai troppo maltrattata dalle intemperie; provvedere una migliore sistemazione del piazzale antistante il tempio, le strade di accesso, i servizi per parcheggi, tendopoli, ecc.; la conclusione e l’abilitazione del grande museo missionario. In collegamento con i lavori del Colle bisognerà anche intraprendere qualche ristrutturazione a Valdocco nella basilica e nei locali attigui per il servizio dei pellegrini.

— Si stanno facendo, poi, dei passi concreti per giungere, almeno così lo speriamo, alla produzione di uno sceneggiato televisivo, di qualità, su Don Bosco (in varie puntate) fatto da artisti e tecnici di rilievo internazionale (lo sceneggiato potrebbe essere poi adattato a film).

— Si pensa di stimolare e rendere concretamente possibile a studiosi competenti la preparazione e pubblicazione di scritti sulla figura di Don Bosco: nella sua portata storica e in quella della cultura del suo tempo, nella spiritualità, nella pastorale e nella pedagogia, ecc. Si vuole facilitare, inoltre, la produzione di pubblicazioni e di altri mezzi di divulgazione giovanile e popolare. Si propone anche di offrire premi attraenti e adeguati per concorsi artistici, letterari e musicali.

— Si desidererebbe anche dotare la nostra Università Pontificia di una appropriata «Biblioteca Don Bosco», quale degno centro di ricerca, di studio, di elaborazione e progresso delle scienze vincolate con la nostra missione.

Evidentemente tutto questo, e altro ancora che potrà spuntare per strada, ha bisogno, per non rimanere solo allo stadio di sogno, di un supporto finanziario abbastanza elevato. L’Economo generale, don Omero Paron, che segue le cose con ardore di servizio e con calcolata speranza, ha già inviato un fraterno appello a tutte le Ispettorie. Vi esorto ad aver a cuore questo suo invito per il fondo-88, a farlo conoscere a benefattori ed amici, a ricordarlo nella preghiera.

In tutti questi mesi (meno di tre anni) che ci separano dal centenario dovremmo tutti saper realizzare dei sacrifici per cooperare (periodicamente e non «una tantum»!). Il fondo-88 può così divenire un’espressione e un metro di quella comunione nei beni economici che è stata sempre tradizionale tra noi fin dai tempi di Don Bosco. Anche la Regola rinnovata annovera tra le responsabilità dell’Ispettore quella di provvedere «alla solidarietà verso la Comunità mondiale, specie nei momenti e modi sollecitati dal Rettor Maggiore e suo Consiglio».35

Non sarà inutile osservare che tutto ciò che ci si propone di realizzare ha in definitiva una finalità ecclesiale che moltiplicherà i suoi effetti benefici sui due grandi versanti della nostra attività salesiana: i giovani e le missioni. Sì: quanto più crescerà la conoscenza, la simpatia, la gratitudine, il contatto con Don Bosco e il suo carisma, tanto più riceveranno in servizio evangelico e in promozione umana «i piccoli e i poveri».

Cari confratelli, ricorriamo sovente e con fiducia a Maria Ausiliatrice, Maestra e Guida di Don Bosco nella sua vocazione, perché illumini e assista anche noi in questo provvidenziale ritorno alle fonti, in occasione della ricorrenza centenaria della morte del nostro caro Padre, l’amico dei giovani nei cinque continenti.

A tutti il mio cordiale saluto. Per ognuno la mia preghiera.

Cordialmente,

D. Egidio ViganÒ


NOTE LETTERA 24


1 cf. Cost 9

2 cf. Cost 24

3 1 Cor 11, 1

4 Cost 3

5 Cost 196; cf. Cost 60

6 Cost 20

7 Cost 34

8 Cost 31

9 Cost 37

10 Cost 98

11 Cost 146

12 Cost 11

13 Cost 40

14 Cost 40

15 cf. LG 46

16 cf. Cost 10

17 MR 11

18 cf. ACS n. 290

19 Così (un po’ condensato) lo scrittore comunista Umberto Eco. «L’Espresso» - 15-11-81

20 cf. Annali I, cap. 59, pag. 622-633

21 ACS 312, pag. 24-26

22 Memorie dell’Oratorio - Ristampa, pag. 80

23 Cost 28

24 MB III, 548-550

25 MB VII, 49

26 MB XII, 78

27 Introduzione alle Costituzioni, Torino 1885, pag. 3

28 LG 50; cf. Ef 4, 1-6

29 LG 50

30 Cost 11

31 Cost 4

32 Cost 21

33 Cost 5

34 Mt 5, 16

35 Reg 197