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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
J. M. J.
Carissimi Figli in Gesù Cristo,
1. Una cara notizia è giunta da Roma, cioè l'annunzio ufficiale che il
30 giugno prossimo venturo avrà luogo la Congregazione antipreparatoria
sopra l'eroismo delle virtù del nostro Ven. Padre Don Bosco. È una
Congregazione delle più importanti per far progredire la Causa della sua
Beatificazione.
Noi tutti suoi figli, nessuno eccettuato, abbiamo l'intima convinzione
che Don Bosco ha la perfezione delle virtù richieste per essere inalzato all'onor
degli altari. Se infatti domandassi a ciascuno di voi, miei cari, di trasmettermi
per iscritto la vostra convinzione al riguardo, susciterei un plebiscito unanime,
proclamante il Ven. Padre beatificato già da tempo nel cuore di tutti.
Un buon numero, tra cui l'umile scrivente, lo proclamerebbe tale per aver
avuto la fortuna di trattare familiarmente con lui parecchi anni, durante i
quali possiamo dire di averne respirato la santità, dallo sguardo, dalle parole
e dalle azioni anche minime. Si degni il Signore concederci la grazia di non
uscire da questa vita senza aver vista e goduta la glorificazione esteriore del
nostro buon Padre!
Altri, in numero maggiore, mi griderebbero: Noi abbiamo avuto la
convinzione della santità di Don Bosco fin dal giorno in cui, giovinetti ancora,
potemmo avvicinarlo qualche rara volta negli ultimi anni di sua vita, baciargli
la mano, ch'egli posava poi tremante sul nostro capo, mentre i suoi occhi,
arrossati sì dalle

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sofferenze, ma ancor raggianti di spirituale energia, leggevano nei nostri
estasiati a rimirarlo, e la sua voce amorevole, indimenticabile, pronunziava la
parola che, sconvolgendo i nostri precedenti ideali, avvinceva a lui
indissolubilmente tutto il nostro avvenire! Venga dunque presto il giorno in cui
potremo invocarlo pubblicamente come nostro celeste Patrono!
Ma anche quelli che non hanno avuto neppure la fortuna di avvicinarlo una
sola volta, proclamerebbero la sua santità, per ciò stesso che furono chiamati a
rivestirsi del suo spirito, a trasformarsi in lui per continuarne il mirabile
apostolato. Le vocazioni alla nostra Società in questi ultimi tempi assumono,
sia per il numero, sia per il modo come son suscitate, un carattere così spiccato
di controprova della santità di Don Bosco, che ci fanno pensare e sperare non
più tanto lontano il giorno della sua beatificazione da parte di S. Madre
Chiesa.
2. Ma, miei cari figli, per quanto grande e viva sia questa nostra
convinzione della santità paterna, noi non possiamo conoscere i decreti di Dio.
Egli ha stabilito da tutta l'eternità i tempi più opportuni per mettere sul
candelabro i suoi Santi e far risplendere le loro virtù a edificazione dei fedeli e
alla maggiore sua gloria. In un certo senso però possiamo precorrerli, questi
divini decreti, e anche affrettarli. Scrive un chiaro psicologo dei nostri giorni:
«L'uomo grande, grande per la gente e per tutti coloro che non veggono al di lei
dei risultati esteriori delle opere sue, spesso diventa piccolo agli occhi di chi lo
avvicina e sa tutte le debolezze del suo carattere... Al contrario il Santo è più
santo per coloro che gli son più vicini: sono essi che, come testimoni delle sue
virtù nascoste, del suo amore ignorato, della sua grazia presso Dio e della sua
azione invisibile sulle anime, dovranno per lo più illuminare l'ignoranza e
dissipare i pregiudizi di coloro che lo disconoscono» (E. JOLY).
Quindi spetta proprio a noi, che conosciamo più profondamente la
santità straordinaria del nostro Fondatore, farla risplendere agli occhi di tutti
con la nostra vita d'ogni giorno, e dissipare i pregiudizi ancora esistenti
intorno a essa con le nostre fervide, incessanti preghiere.
Dicendovi, miei cari, che in preparazione all'annunziata Congregazione
di Cardinali per la Causa di Don Bosco dobbiamo far risplendere la santità
del Ven. Padre con la nostra vita quoti

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diana, io non ho fatto che ripetervi in altra forma la parola d'ordine che ci
diede il Servo di Dio Don Rua otto giorni dopo la morte del nostro Fondatore:
La santità dei figli sia la prova della santità del Padre! Questa parola d'ordine,
Don Bua non si è stancato di ripeterla per ben ventidue anni, sia col
presentarci nella sua persona una copia perfettissima di Don Bosco, e sia col
ricordarla in mille modi nelle sue preziose Lettere Circolari. E alla sua volta il
venerando Don Albera ha continuato a ripeterla, questa parola d’ordine, con la
soavità della candida sua vita, e nei suoi mirabili scritti, ove pare si
compiaccia nel dipingerci Don Bosco quale egli lo conobbe e amò del più tenero
affetto filiale. La nota dominante delle sue Circolari è sempre Don Bosco,
nostro modello nel- l'acquisto della perfezione religiosa, nell'educare e
santificare la gioventù, nel trattare col prossimo e nel far del bene a tutti. Così
egli nel placido suo tramonto ha voluto rievocare più vivo il ricordo del Padre
tanto amato e tanto fedelmente imitato, per tramandarne ai futuri la cara
immagine in una visione dolce che guadagnasse ogni cuore.
3. Per parte mia vi dico che dobbiamo non solo cercar d’imitare il
nostro modello, ma anche osservare attentamente se la copia che ne facciamo in
noi stessi abbia tutte le luci e i colori dell’originale, perchè solo allora noi
saremo sicuri di far rifulgere al mondo la santità del Padre. In altri termini,
vorrei che potessimo già esporre la copia, non per sterile vanagloria, ma perchè
la gente, vedendo rispecchiate in essa le virtù e le opere del Padre, sia indotta a
glorificarlo, ricorrendo con più vivezza di fede alla sua potente intercessione:
videant opera yestra bona, et glorificent Patrem (MATTH. 5, 16).
L’attività, lo zelo per guadagnar anime a Gesù Cristo, il fervore nel
servizio di Dio, lo spirito di sacrificio, il disprezzo di sè, la riservatezza e la
modestia, l'amore alla purezza e alla povertà, la continua unione con Dio,
l’umile sommessione alle autorità costituite, hanno da essere in noi altrettanti
raggi illuminanti la santità del Padre. Amare e cercar d’estendere sempre più
il campo d’azione e le opere che furono designate a lui e a noi da Gesù Cristo
nel primo sogno e nei seguenti; praticare come lui la mansuetudine e la carità
coi grandi e coi piccoli; seguire fedelmente i suoi metodi, far acquisto della
scienza per condurre la gioventù

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sulla via del bene; non fare un passo, non dire una parola, non por mano a
un'impresa che non abbia di mira la gioventù; professare una devozione
tenerissima alla Vergine Benedetta nostra Ausilia- trice, lasciandoci da lei
guidare con l'umiltà e la fortezza che tanto aveva raccomandato al fanciullo
Giovannino Bosco: tutte queste cose hanno da essere come altrettanti colori con
cui dipingere al vivo in noi stessi la dolce immagine paterna. E questo nostro
modello sarà tanto più conosciuto, apprezzato, amato e glorificato, quanto più
numerose e parlanti ne saranno le riproduzioni.
4. Intanto, per animarvi praticamente a compiere nel miglior modo
quest'opera, che ha da essere nostro studio costante d'ogni giorno, v’invito a
leggere e meditare quanto scriveva il nostro buon Padre nel 1871, in una
Circolare tuttora inedita. Oh! come si sente in essa il suo gran cuore! e con
quale delicatezza egli ci addita l'unum necessarium per conservare sempre
l'unità del suo spirito! « Io sono persuaso così egli scrive che voi abbiate
tutti ferma volontà di essere perseveranti nella Società e quindi di adoperarvi
con tutte le vostre forze a guadagnare anime a Dio, e prima a salvare la
propria. Per riuscire in questa grande impresa dobbiamo per base generale
usare la massima sollecitudine per mettere in pratica le Regole della Società.
Perchè a nulla gioverebbero le nostre Costituzioni, se fossero solo una lettera
morta da lasciarsi nello scrittoio e nulla più. Se vogliamo che la nostra Società
vada avanti colle benedizioni del Signore, è indispensabile che ogni articolo
delle Costituzioni sia norma dell'operare. Tuttavia vi sono alcune cose
pratiche e assai efficaci per conseguire lo scopo proposto; e fra queste v'è l’unità
di spirito.
«Per unità di spirito intendo una deliberazione ferma, costante di volere
o non volere quelle còse che il Superiore giudica tornare a maggior gloria di
Dio. Questa deliberazione non si rallenta mai, comunque gravi siano gli
ostacoli che si oppongono al bene spirituale ed eterno, secondo la dottrina di S.
Paolo: caritas omnia suffert, omnia sustinet (I Cor. 13, 7). Questa
deliberazione induce il confratello ad essere puntuale nei suoi doveri non solo
pel comando che gli è fatto, ma per la gloria di Dio, ch'egli intende promuovere.
Da ciò deriva la prontezza nel fare all'ora stabilita la meditazione, la
preghiera, la visita al SS. Sacramento, l'esame di coscienza, la lettura
spirituale. È vero che queste cose sono prescritte

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dalla Regola, ma, se non si procura di eccitarsi ad osservarle per un motivo
soprannaturale, le nostre Regole cadono in dimenticanza.
« Quello che potentemente contribuisce a conservare questa unità di spirito
si è la frequenza dei SS. Sacramenti. I sacerdoti facciano quanto possono per
celebrare con regolarità e devotamente la Santa Messa; coloro poi che non sono
in tale stato procurino di frequentare la Comunione il più spesso possibile. Ma
il punto fondamentale sta nella frequente confessione. Ognuno procuri di
osservare quanto le Regole prescrivono a questo riguardo.
« Una confidenza speciale è poi assolutamente necessaria col Superiore di
quella Casa dove ciascuno dimora. Il gran difetto consiste in ciò, che molti
cercano d’interpretare stortamente certe disposizioni del Superiore, oppure le
giudicano di poca importanza, e intanto rallentano l'osservanza delle Regole
con danno di se stessi, con dispiacere dei Superiori e con omissione
o almeno trascurala di quelle cose che avrebbero potentemente
contribuito al bene delle anime. Ognuno dunque si spogli della propria volontà
e rinunzi al pensiero del proprio bene. Si accerti solamente che quello che deve
fare torni a maggior gloria di Dio, e poi vada avanti.
« Qui per altro nasce la seguente difficoltà. Nella pratica s'incontrano
casi in cui sembra meglio fare diversamente da quanto era comandato. NON È
VERO: IL MEGLIO È SEMPRE FARE LOBBEDIENZA, non mai cangiando lo spirito delle
Regole, interpretato dai rispettivi Superiori. Laonde ciascuno studii sempre
d'interpretare, praticare, raccomandare l'osservanza delle Regole fra i suoi
confratelli; e di mettere in esecuzione verso il prossimo tutte quelle cose che il
Superiore giudicasse tornare a maggior gloria di Dio e al bene delle anime.
Questa conclusione io la reputo la base fondamentale di una religiosa società
».
5. Ma per accelerare la beatificazione del nostro Ven. Padre è
necessario unire a quanto ho testé raccomandato anche le preghiere più
fervorose e insistenti. Infatti nell'imminenza di tali Congregazioni più
importanti si sogliono raccomandare preghiere speciali ai devoti del Servo di
Dio del quale sta per discutersi la causa. Presso di noi, in tutte le nostre Case,
non si è cessato mai di pregare quotidianamente per questo scopo, giacchè, fin
da quando s'iniziò,

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due anni e mezzo appena dopo la sua morte, il processo informativo presso la
Curia di Torino, furono prescritte speciali invocazioni allo Spirito Santo e a
Maria SS. Ausiliatrice. Nel 1907, dichiarato Venerabile Don Bosco, la
prescrizione suddetta fu rinnovata, con l'aggiunta di un Pater, Ave e Gloria
per la sua beatificazione, alle preghiere della sera. Siccome poi nel 1923 si
credette conveniente unire a questo Pater, Ave e Gloria anche l'intenzione per il
processo allora iniziato di beatificazione di Don Rua, così sembrerebbe con-
veniente che io dovessi ordinarvi qualche preghiera fino a tutto il 30 giugno in
preparazione dell'annunciata Congregazione; mi limito invece a
raccomandarvi di accrescere il vostro fervore in quelle prescritte, lasciando a
ciascun confratello di fare in privato quello che la sua pietà filiale sarà per
suggerirgli.
Ma desidero che in tutte le Case si preghi con questa intenzione durante
l'intero mese di Maria Ausiliatrice, che si faccia questo mese con la maggior
devozione possibile, e si celebri infine la solennità del 24 maggio come la
giornata della supplica generale di tutta la famiglia salesiana a Maria SS.
Ausiliatrice per la beatificazione del Padre.
Con altrettanta pietà e fervore si faccia anche il mese del Sacro Cuore di
Gesù; e il 30 giugno si tenga esposto dal mattino alla sera il SS. Sacramento in
tutte le nostre Chiese e Cappelle; e i carissimi Ispettori e Direttori dispongano
per tempo le cose in modo che tutti, anche i giovani, abbiano in quel giorno
comodità di fare un po' di adorazione.
Questo è pure il tempo più propizio per incoraggiare più persone che
possiamo a far ricorso con gran fede all'intercessione del nostro Ven. Padre,
per ottenere guarigioni straordinarie in casi affatto disperati, dichiarati tali in
modo ineccepibile dai periti in materia. Bisogna in pari tempo suggerire che si
determini bene il ricorso esclusivo all'intercessione del Venerabile, e che si
prometta di render pubblica la grazia e di compiere l'opera buona fissata.
Miei cari confratelli e figli in Gesù Cristo, io so che tutti amate il nostro
Ven. Padre, e che volete essere degni di lui; conosco anche la vostra pietà, e non
dubito punto che siate per fare ottima accoglienza a quanto vi ho sopra
raccomandato. Sarà questa un'occasione per avvicinarci di più a Don Bosco,
per ricopiarlo nella nostra vita con maggior perfezione che per il passato.

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6. Di un'altra cosa debbo ora parlarvi. Più volte vi ho già esortati
caldamente a non occuparvi affatto di politica, inviando circolari a parte, e
specialmente nel numero 24 degli Atti del Capitolo Superiore. Ma forse
qualcuno ha potuto credere che questa raccomandazione riguardasse
unicamente i confratelli dimoranti in Italia. Se così fosse, mi affretto a
dissipare nel modo più reciso tale falsa idea, e dichiaro esplicitamente che
intendo, come intesero Don Bosco e i suoi due primi successori, che tale
prescrizione obblighi tutti i Salesiani, a qualunque nazione appartengano e in
qualunque paese risiedano.
I Salesiani non debbono assolutamente far politica, nè prestarsi
comunque ad aiutare coloro che ne fanno; e questo vale per i Superiori come
per i sudditi, per i sacerdoti e chierici come per
i coadiutori. La nostra politica dev'essere quella di Don Bosco: la politica del
Pater noster: adveniat regnum tuum!
A chiunque ci richieda di prestare l'opera nostra in questo campo con la
parola o con gli scritti, si dica chiaramente che ciò è vietato dalle nostre
Costituzioni.
7. Lasciate ch'io termini richiamandovi alla memoria la Strenna che vi
ho data quest'anno. Don Bosco nelle Memorie scritte da lui stesso per nostro
ammaestramento, dice che all'età di circa 12 anni Don Calosso lo ammaestrò
intorno al modo di fare ogni giorno un po' di meditazione, e aggiunge che da
quell’epoca ha cominciato a gustare che cosa sia la vita spirituale. Noi faremo
certo a lui cosa gradita, e che attirerà sopra di noi le benedizioni di Dio, se ci
proporremo di far meglio la meditazione. Elevando la mente a Dio,
impareremo a operare in modo più conforme allo spirito del Padre, nostra
guida e modello: saremo più attivi, più buoni coi ragazzi, più caritatevoli coi
confratelli, più sacrificati per il bene delle anime; e muoveremo il cuore di Dio
a rivelare più presto al mondo la santità di Don Bosco.
Con questa speranza sempre più viva nel cuore, invoco su ciascuno di voi
e su tutte le opere vostre la potente benedizione di Maria Ausiliatrice; e voi non
dimenticatevi di pregare per il
vostro aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.