Atti_1923_019.ACS_.


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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Rettor Maggiore.
Miei buoni ed amati figli in Gesù Cristo,
La visita da me compiuta negli scorsi mesi di febbraio e marzo alle Case
di Sicilia e di Napoli e Roma mi porgerebbe motivo di scrivervi cose molto
care e consolanti, e dell'affetto sincero di quei buoni confratelli verso il loro
Superiore, e della loro instancabile operosità in tutte le sane iniziative di bene
per la gioventù, e anche delle accoglienze entusiastiche fatte al Successore di
Don Bosco in tutte le città e paesi dove l'opera nostra già compie e si desidera
che inizii presto il suo benefico apostolato. Tutte queste cose sono naturali là
dove si pratica, nell'essenza genuina di tutto il suo spi rito salesiano, il metodo
educativo lasciatoci da Don Bosco. Perciò non è a dire quanto l'animo mio ne
andasse confortato e ne rendesse le più vive grazie al Signore. Mi è infatti di
somma consolazione il constatare che lo spirito del Venerabile Padre è
veramente nel cuore dei figli, perchè ciò m'assicura di quei maggiori frutti di
bene per la gioventù e per le famiglie cristiane, che la nostra Pia Società è
destinata a portare e che io ho la grave responsabilità di perseguire verbo et
opere con tutte le mie forze.
Non mi dilungo in cose che s'intuiscono facilmente, e passo senz'altro a
quel che mi sta più a cuore, ch'è di darvi breve rela zione della nuova,
indimenticabile udienza pontificia.
La mattina del 24 scorso marzo, mentre in tutte le nostre Case si compiva
la devota commemorazione mensile in onore della nostra Ausiliatrice, fui
avvertito ch'ero atteso alle ore 11 in Vaticano per l'udienza del Santo Padre. Vi
andai col nostro Procuratore Gene-

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rale, e fui ricevuto dall'illustre Cavaliere di Cappa e Spada, Conte Aloisi
Mazzella, nostro antico allievo; da lui poco dopo venni pre sentato al R.mo
Cameriere Segreto Mons. Confalonieri, che m’introdusse da Sua Santità Pio
XI.
Squisitamente buono, il S. Padre m'accolse con grande affabi lità e mi fece
sedere, mentre io lo ringraziavo della benevolenza singolare che ci ha più
volte dimostrata nello scorso anno, e particolarmente della preziosissima
Indulgenza Plenaria che possiamo acquistare una volta al giorno con qualche
divota invocazione anche brevissima. Aggiungevo che, anche durante il
viaggio fatto recentemente in Sicilia, tanti Confratelli, Figlie di Maria
Ausiliatrice e Cooperatori mi avevano manifestato la grande stima in cui te-
nevano quest'indulgenza, tutta propria per noi lavoratori dell'ul tima ora, e
quanto benefìzio ne ritraevano per crescere sempre più nell'unione con Dio.
Con visibile soddisfazione il S. Padre disse che del bene si do veva
ringraziare il Signore, mentre a noi spetta farne più che sia possibile, tanto
per la santificazione delle anime nostre quanto a suffragio di quelle penanti
nel Purgatorio. Poi volle subito sapere della salute generale della nostra Pia
Società, interessandosi minutamente e con affetto tutto paterno della vita e
della mortalità salesiana; particolarmente volle essere informato se i nostri
Ascritti erano o no cresciuti molto di numero, e all'udire che in Europa
durante questi ultimi mesi, ne erano entrati nei varii noviziati circa 400,
numero superiore alla media di prima della guerra, il suo sguardo s'illuminò
della più viva compiacenza, perchè, disse, è dal numero dei novizi che si
misura la vitalità delle Congregazioni religiose. Raccomandò di averne gran
cura, e di formarli alla pratica dei consigli evangelici e delle più sode virtù
religiose secondo lo spirito del nostro Istituto: che divenissero perfetti imi-
tatori del Ven. Don Bosco nell'amore per la gioventù povera e abbandonata,
nell'attività instancabile, creatrice dappertutto di nuovi Oratorii festivi e di
scuole e laboratorii d'ogni genere, e nello spirito di preghiera, per il quale
questi due perni della vita salesiana, cioè l'amore e l'attività, sono santificati
dall'unione con Dio. Allora diverranno anche dei veri missionari... E qui egli
passò a parlare delle nostre Missioni: le conosce molto bene, e se ne
ripromette una sempre più copiosa mèsse.

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Ebbi allora occasione di parlargli dell'Istituto « Cardinal Cagliero »
fondato appositamente per la formazione dei nostri missionari; del periodico «
Gioventù Missionaria » iniziato per suscitare più numerose vocazioni alla
nostra Società; e dell'Istituto Teologico Internazionale, che da Foglizzo verrà
prossimamente trasferito in più ampia sede a Torino, e dove tutti i nostri futuri
sacerdoti, mentre si dedicheranno a uno studio profondo delle scienze sacre,
perfezioneranno altresì il loro spinto religioso-salesiano. Dell'enumerazione di
queste nostre iniziative si compiacque pure grandemente il S. Padre; anzi, a
dimostrazione del suo pieno gradimento per quanto gli venivo esponendo, e
quasi per farmi capire che facessimo presto a formare nuove falangi di
missionari, prese a parlarmi dell'Abissinia, dei Carpazi, dell'Oriente e del-
l'Occidente, specie della necessità di lavorare a pro dei Musulmani, colla
profonda scienza che gli è propria, e ben mostrando lo zelo vivissimo che gli
arde in cuore. A far meglio rilevare l'urgente necessità di zelanti apostoli, mi
raccontò graziosi aneddoti, a lui occorsi nella sua rapida carriera
diplomatica; e poi insistè sulla necessità di prepararli bene, i missionari, con
appositi studi religiosi, scientifici e professionali. Raccomandò vivamente che
in tutte le Missioni ci sia sempre qualcuno molto istruito nella lin gua, nei
costumi, nella storia, nella geografìa e in ogni altra co gnizione possibile ad
aversi intorno ai popoli che si vogliono evangelizzare. Disse essere anche cosa
eccellente e sommamente vantaggiosa unire alle schiere dei pii e santi
missionari anche uomini dotti e versati nelle scienze e nella religione, l'opera
dei quali sarà salutarissima per stabilire in modo definitivo la civiltà cristiana
in mezzo alle tribù che si vanno convertendo alla luce del Vangelo. Oh la
grand'anima veramente apostolica del SS. Signor Nostro Pio XI, come conosce
a fondo il vasto problema missionario, e con che lucidità sa suggerire i mezzi
più efficaci a lavorarvi con frutto! Nella sua conversazione appassionata,
quanta fede e prudenza! Quanta carità, quale ardente desiderio di salvare le
anime!
Con precisione e chiarezza ricordò quello che in passato aveva letto sul «
Bollettino Salesiano » riguardo ai Bororos del Matto Grosso e ai feroci Jivaros
dell' Equatore; poi parlò delle Missioni della Cina e delle Indie come se
avesse visto coi propri occhi lo stato miserando di quelle popolazioni,
dicendomi così anche tante

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belle cose pratiche per le nostre Missioni, ch’io procurerò di ve nire instillando
ai nostri missionari. Mi colpì sopratutto l'insistenza con cui egli mi
raccomandò di applicare in tutta la sua estensione il nostro sistema educativo
nelle Missioni. Egli non solo conosce molto bene il sistema educativo di Don
Bosco, ma lo predilige, per i suoi metodi e per le sue risorse tanto efficaci in
mezzo alla gioventù e al popolo. Stavolta mi ripetè ben due volte in ter mini
differenti di portare nelle Missioni la nostra educazione, quella di Don Bosco,
cioè i suoi sistemi, i suoi mezzi, il suo spi rito, che avrebbero dato dappertutto
consolanti risultati, anche nel Giappone. Verso questa nazione, emula, per la
sua potenza e il suo commercio, delle più grandi nazioni d'Europa e d'America,
volle il S. Padre richiamare la nostra attenzione, incoraggiandoci a mandarvi
dei Missionari. Egli prevede che là il nostro metodo di educare la gioventù
colla bontà e la dolcezza salesiana, mentre la si ammaestra nelle scienze e
nelle arti professionali, sarà fecondo di ottimi risultati.
Infine, parlando dei mezzi che usiamo noi, ricordò gli antichi allievi,
l'unione dei quali, se ben coltivata, può moltiplicare il bene che da noi si fa
negli Oratorii e nei collegi. Ogni ex-allievo è un propagandista meraviglioso
del nostro sistema, se si sa mantenerlo nella piena efficienza dell'affetto e dello
spirito di Don Bosco. Perciò non si potrà mai lodare abbastanza la cultura
degli ex-allievi: si richiamino di frequente all'istituto in cui furono educati (e
che per essi dev'essere quasi una seconda casa paterna), con sim patiche
adunanze nelle quali, assieme alla sana allegria che affra tella maestri e
discepoli, si respiri abbondantemente il puro alito dell'educazione ricevuta.
La paterna, cordiale, affettuosissima udienza terminava dopo circa un'ora
con una particolare benedizione apostolica ai confratelli, ai Cooperatori, agli
allievi ed ex-allievi, alle Figlie di Maria Ausiliatrice con tutto il loro esercito
femminile, e a quanti altri gli ricordai nominativamente. Benedisse con
un'effusione straordinaria il nuovo periodico « Gioventù Missionaria »,
augurandogli la più larga diffusione, a suscitare copiose vocazioni missio -
narie, di cui la Chiesa ha tanto bisogno.
Come dobbiamo ringraziare il Signore, miei cari figli, di aver donato alla
sua Chiesa un Papa così zelante, così pio, e di cosi

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ampie vedute per tutte le ardue questioni che agitano ora i popoli, più che mai
assetati di pace, di luce, di verità e di vita! Per questo v'invito a inalzare ogni
giorno alla potente nostra Madre celeste una fervida preghiera per Lui, che
dall'altezza della sua dignità non solo ci benedice, ma si degna esserci
Maestro e Padre amoroso e sollecito del vero nostro bene.
Anche l'Em.mo Sig. Cardinale Pietro Gasparri Segretario di Stato di Sua
Santità e nostro Protettore, mi ricevette con tutto l'affetto di un padre che ama
teneramente. Così pure gli altri Em.mi Principi, Prefetti delle varie
Congregazioni Romane, che mi feci un dovere di visitare durante questo mio
soggiorno a Roma, mi diedero tali e tanti segni di sincera benevolenza, che
non avrei saputo desiderare di più; la qual cosa non era certo per alcun mio
merito personale, ma per la mia qualità di successore del Venera bile Don
Bosco. Oh! quanto è venerato da codesti illustri personaggi il nostro buon
Padre! La sua santità è universalmente riconosciuta e proclamata.
A questo proposito voi mi domanderete: l'avremo dunque presto Beato il
nostro Don Bosco? Vedete: il suo processo apostolico pro cede regolarmente,
ma il tempo in cui verrà dichiarato Beato dipende dalla Divina Provvidenza;
noi però possiamo in certo modo affrettarne il momento, rendendoci sempre
più degni di tanto Padre coll' imitazione delle sue virtù, e sollecitando con
preghiere ferventi il suo patrocinio per moltiplicare le grazie e i miracoli
ottenuti a sua intercessione. Per questo vorrei che da tutti si ponesse un par -
ticolare impegno nel diffondere la divozione al nostro Venerabile Padre, dando
in ciò noi per i primi il buon esempio. Quando però si vuol supplicarlo di
qualche grazia segnalata, o anche di qualche vero miracolo (perchè ben si
possono chiedere a Dio dei miracoli per la glorificazione dei suoi servi fedeli),
si faccia in modo assoluto ed esclusivo, cioè senza interporre nè il patrocinio
dell'Ausiliatrice nè alcun altro intercessore. La stessa cosa s'inculchi anche a
quanti ci chiedono qual sia il modo migliore per ottenere le grazie. Ѐ la
perseverante nostra fiducia in Lui, che può accelerare il compimento del
nostro vivissimo desiderio di vederlo presto coll'aureola dei Beati.
A ottenere ciò facciamo salire più ardenti le nostre suppliche al trono
della Vergine Santissima Ausiliatrice in questi giorni cari

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che precedono la sua solennità; e stiamo sicuri che, come ha tanto amato e
aiutato Don Bosco e l'opera stia quand’Egli era quaggiù, non tralascia di
fare altrettanto ora ch'Egli si bea del suo materno sorriso in Cielo. Io la
prego anche per ciascuno di voi, miei cari figli, ma voi non vogliate
dimenticare il vostro
aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI