Atti_1953_173.ACS_


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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
Carissimi Confratelli,
Torino, 5 Aprile - Pasqua 1953.
1. - La notizia della morte di S. E. Mons. Chirichigno, Vescovo
di Piura, vi è pervenuta attraverso ai giornali ed ora con gli
Atti del Capitolo ne riceverete pure la lettera mortuaria. Egli
fu la prima Avocazione del Perù e il primo Vescovo della D io­
cesi di Piura; ma può vantare un primato ben più meritorio
nel suo vivissimo amore alla Congregazione e nella sua ope­
rosità instancabile. A suggello di una vita esemplare il Signore
gli concesse pure di sopportare con pazienza eroica l’ultima
malattia, un tumore al cervello, che gli fece scontare in vita
un durissimo purgatorio. Conceda il Signore al Perù molte e
buone vocazioni per l’intercessione di questo primo fiore di
santità salesiana.
La santa Chiesa però non ha voluto privarci della gloria
di dare altri Vescovi alla Gerarchia Ecclesiastica e quasi con­
temporaneamente elesse tre nostri degnissimi confratelli alla
dignità episcopale.
In data 29 dicembre ricevetti il decreto di nomina di
D on Giovanni Costa R esende a Vescovo di Ilheus in Brasile.
Egli ebbe l’onore di essere eletto Consigliere generale nel re­
cente X V II Capitolo e di essere incaricato della visita straor­
dinaria all’ Ispettoria S. Luigi Gonzaga del Brasile. Ora ha già
completato il suo lavoro e si prepara alla consacrazione epi­

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scopale in S. Paolo del Brasile, il 24 maggio prossimo, che ci
darà l’undicesimo degli Arcivescovi e Vescovi Salesiani nel­
l’immenso Brasile.
A Madras il 19 marzo con una solennità senza pari, alla
presenza di una trentina di Vescovi e di oltre cinquantamila
fedeli è già avvenuta la Consacrazione episcopale di S. E. Mon­
signor Ma riaselvam uno dei primi Salesiani indiani e già da
molti anni Vicario generale di S. E. Mons. Luigi Mathias. Egli
sarà Vescovo della Diocesi di Vellore di recente creazione, stac­
cata dal territorio dell’Archidiocesi di Madras, la quinta D io­
cesi missionaria affidata ai Salesiani nell’ india.
I l terzo Vescovo è S. E. Mons. Ottoniele Alcedo eletto ausi­
liare nella diocesi di Chachapoyas nel Perù.
A questi nostri carissimi Confratelli, chiamati a rappresen­
tare più direttamente il Sommo Pontefice con la pienezza del
Sacerdozio, in Diocesi che possiamo dire missionarie per le
difficoltà che presentano, vadano le congratulazioni di tutta
la nostra grande Famiglia e gli auguri e le preghiere quoti­
diane, affinchè possano reggere e governare con la fortezza e
bontà necessarie il gregge loro affidato.
E voi, cari Confratelli, pregate affinchè possa quanto prima
annunziarvi il degno successore del Consigliere Capitolare chia­
mato dall’obbedienza a più alta dignità.
2. - V isita a lle Ca se d i F o r m a zio n e d ’I t a l ia .
H o potuto in tre tempi compiere la visita che mi ero pro­
posta alle case di formazione d ’Italia. In novembre e gennaio
passai in tutte quelle dell’alta Italia; recentemente percorsi
l’Italia centrale e meridionale toccando pure un bel numero
di altre Case, come vedrete nel notiziario del Bollettino Sale­
siano dei prossimi mesi.
È ben consolante, cari Confratelli, pensare che quest’anno
in Italia possiamo contare oltre tremila aspiranti, 275 novizi,
398 filosofi e 504 studenti di teologia; ma più consolante ancora
constatarne il buono spirito, il fervore di pietà e di studio,
l’ attaccamento ai Superiori, lo zelo missionario, l’impegno per
dar vita alle Compagnie e prepararsi al futuro lavoro salesiano.

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Nella breve sosta che feci a Loreto il 21 febbraio, nel nostro
aspirantato che cresce all’ombra di quel famoso Santuario,
ho potuto celebrare una santa Messa nella santa Casa di N a­
zareth, attorniato da quei più che cento aspiranti e dai con­
fratelli addetti. Quale sia stata la mia preghiera alla S. Fa­
miglia di Gesù, Giuseppe e Maria che colà vissero uniti per
trent’anni circa, non è difficile immaginare. Mi figurai di es­
sere circondato dall’intiera famiglia dei nostri giovani e con­
fratelli nel periodo della loro formazione e pensai che fra dieci
o vent’ anni saranno essi il nerbo e il sangue vivo della nostra
Famiglia religiosa. Quali li avremo preparati in questi anni
essi saranno poi nell’attività del loro servizio. E perciò invocai
instantemente per loro e per i Superiori che ne hanno la cura
diretta ogni celeste aiuto, l’abbondanza dei doni dello Spirito
Santo, del santo timor di Dio, della pietà, della fortezza e della
sapienza in modo particolare, l’amore a D on Bosco, al suo spi­
rito, la fermezza nella vocazione, la generosità e il buon carat­
tere, la salute fisica e l’ ingegno intraprendente, la concordia e
le virtù tutte invocate da S. Paolo nell’epistola della Messa
del nostro Fondatore e Padre. E la mia supplica intendo ora
rivolgerla agli Ispettori e ai Superiori delle Case di Forma­
zione. Facciano tutto il possibile perchè queste case siano in­
teramente conformi alle prescrizioni dei Regolamenti dettati
dagli ultimi Capitoli. Se negli anni giovanili abitueremo i nostri
giovani salesiani a mettere basi ferme, radici profonde, ad
agire per convinzione in tutto ciò che concerne la loro prepa­
razione alla vita apostolica, a spogliarsi dello spirito mondano
e a rivestirsi di Gesù Cristo, noi procureremo alla Congrega­
zione un avvenire glorioso. Oh se anche tutti i Direttori consi­
derassero che i Chierici e i Coadiutori nel loro tirocinio sono
pure nel periodo forse più arduo della loro formazione e non
li abbandonassero a se stessi, ne avessero cura come confra­
telli dei più bisognosi, quanto ne guadagneremmo nello spirito
e per la perseveranza di molti nella vocazione!
La Sacra Famiglia sia spesso presente alla considerazione
di tutti i Superiori e specialmente di quelli delle Case di F or­
mazione, e ci ottenga che ognuna di esse sia una piccola casa
di Nazareth.

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3. - Q u alch e r ifle ssio n e su lla v isit a .
Se fu una gioia per tutte le Case di Formazione e per le altre
Case il passaggio del R ettor Maggiore, debbo confessarvi che
fu anche per me causa di profonda commozione e di intima
edificazione vedere l’entusiasmo e l’amore dei nostri ex allievi,
dei cooperatori e delle Autorità ecclesiastiche e civili al pas­
saggio del quinto successore di S. Giovanni Bosco. Sentivo il
bisogno di ripetere a tutti la mia meraviglia perchè a un po­
vero sacerdote, il cui nome risuonava al loro orecchio e la cui
figura compariva ai loro occhi per la prima volta, accorressero
così numerosi a far festa e dimostrassero tanta venerazione
ed affetto. E spiegavo loro il ben chiaro perchè: è la figura
di D on Bosco che continua a vivere e che grandeggia sempre
più nel mondo per opera dei Salesiani e delle Fighe di Maria
Ausiliatrice e per la propaganda che ne fanno dappertutto gli
allievi ed ex allievi, i cooperatori e gli amici innumerevoli. E
insistetti pure nel rilevare il motivo di tanta simpatia in tutte
le sfere sociali: è perchè abbiamo la sorte fortunata di pren­
derci cura della parte più amabile e più cara della società:
i giovani! Come essi formano la gioia delle famiglie e il motivo
del lavoro appassionato dei genitori e parenti, così tutti coloro
che si prendono cura speciale e sacrificano l’esistenza nell’istruire
ed educare i giovani, naturalmente conquistano la simpatia di
tutti. Se poi si aggiunga che una delle cure specifiche dei Sa­
lesiani e delle Fighe di Maria Ausiliatrice è per la gioventù
povera e più abbandonata negli oratori, negli orfanotrofi, nelle
scuole professionali, nei convitti operai, nelle missioni, ecco
come diventa prezioso e ricercato il nostro lavoro educativo
anche dalle Autorità ecclesiastiche e civili e come non bastiamo
mai alle numerose richieste, mentre crescono i bisogni dell’edu­
cazione popolare e incombe il pericolo di chi vuole educare la
gioventù senza Dio e senza princìpi di moralità.
Oh quante e quanto interessanti conversazioni potei fare
con Vescovi e Parroci, Prefetti di provincia e Sindaci di grandi
città, con Senatori e Deputati, industriali e commercianti, tutti
preoccupati del problema dell’educazione della gioventù, della

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creazione di istituti professionali, della redenzione dei mino­
renni traviati, delle maestranze operaie, dell’emigrazione qua­
lificata, dello spettacolo immorale, della stampa giovanile,
della cura dei giovani dai 18 ai 25 anni nel periodo prematri­
moniale, militare, universitario! E come esultava il mio cuore
in tali conversazioni, pensando alle mirabili intuizioni di
Don Bosco e alle provvidenziali istituzioni che fu ispirato a
iniziare un secolo fa, affinchè oggi maturassero nelle sue due
Famiglie e fossero oggetto di tanta simpatia, avverando le
parole del sogno di 8. Benigno nel 1882: « Coloro che vedranno
finire questo secolo e cominciare l’altro diranno di voi: questa
è opera di Dio ed è una meraviglia agli occhi nostri. E tutti
i vostri fratelli e i figli vostri canteranno a una voce: Non a
noi, o Signore, non a noi, ma sia gloria al tuo nome ».
4. - M o n iti sa l u t a r i.
Ora mi pare doveroso trarre da queste manifestazioni (che
certamente si ripetono dappertutto nelle varie solennità delle
nostre Case) i moniti salutari che sgorgano spontanei.
a)
L ’Opera Salesiana più caratteristica e che ci attira le
maggiori benedizioni di Dio e degli uomini è l'Oratorio quoti­
diano. È incredibile l’ efficacia che esercita nelle anime giovanili
l’ambiente oratoriano quando è organizzato come lo voleva
D on Bosco, per attirare ed educare i giovani alla vita cristiana.
La parola che maggiormente mi colpì nella visita recente fu
detta da un ragazzo dell’Oratorio de La Salette a Catania. A
detta di tutti, ciò che ha ottenuto l’ Oratorio Salesiano nella
parrocchia de La Salette nel giro di soli sette anni ha del mi­
racoloso: è un sobborgo che moralmente ha cambiato faccia.
Ma il segreto dell’azione benefica lo disse quel ragazzo rivolto
ai padri di famiglia che si affollavano e facevano da cornice
alla massa dei ragazzi: « Siamo stati noi, disse rivolto ai geni­
tori, siamo stati noi a portarvi all’ Oratorio e in chiesa, cari
genitori! » quasi dicesse: « Voi ci avete data la vita materiale,
ma noi parlando di ciò che i Salesiani ci facevano per educarci,
v i abbiamo portati dai Salesiani e per mezzo di essi siete tor­
nati a D io ».

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Ecco l’ efficacia dell’ Oratorio ben fatto: è il vero centro di
irradiazione salutare cristiana di tutta la Parrocchia e, in al­
cuni luoghi, d’un’intera città. Se io leggo le lettere circolari
del venerato servo di Dio D on Bua, ad ogni passo trovo che
Egli si preoccupava degli Oratori e ne raccomandava la fonda­
zione, lo sviluppo, la fioritura. Cresciuto alla scuola di 8. Gio­
vanni Bosco, egli nella sua giovinezza aveva collaborato assi­
duamente con Lui a sostenere i primi Oratori torinesi di S. Fran­
cesco di Sales, di S. Luigi, dell’Angelo Custode e di S. Giuseppe.
Aveva toccato con mano i frutti salutari che si potevano co­
gliere tra i giovani e nella matura età continuò a propagare
l’idea madre dell’Opera Salesiana, godendo quando trovava
nei Confratelli lo zelo e lo spirito di sacrificio che debbono ca­
ratterizzare coloro che si consacrano a tale ministero.
A imitazione del primo Successore di Don Bosco permettete
che anch’io vi raccomandi quanto so e posso di correre incontro
ai bisogni dei tempi con lo sviluppo degli Oratori festivi e quo­
tidiani, dove ci è permesso di averli, ma specialmente nelle
nostre parrocchie e istituti dove l’insufficienza del clero secolare
ci offre la possibilità di iniziarli e incrementarli. Ci renderemo
benemeriti dell’ educazione popolare e ci attireremo le bene­
dizioni del nostro santo Fondatore.
b)
Il secondo monito che posso ricavare dalle recenti
visite, è che dobbiamo sempre meglio occuparci dei nostri al­
lievi che entrano nella vita e seguirli e richiamarli a noi me­
diante le associazioni degli ex allievi. Dovunque le opere nostre
hanno raggiunto ormai cinquanta o settantanni di vita, ap­
pare chiaramente che l’alone di benevolenza da cui sono cir­
condate proviene soprattutto dalla buona propaganda che ne
fanno i nostri ex allievi, divenuti padri di famiglia, autorità
cittadine, persone influenti in tutte le categorie sociali. Non è
forse vero che ormai dappertutto incontriamo il volto amico
dell’antico allievo che ci apre tutte le porte e che ci presenta
ai suoi amici, si offre generosamente ad assecondare i nostri
desideri e aiutare le nostre iniziative? Sono essi che fanno co­
noscere D on Bosco e i suoi figli molto più lontano che noi stessi
possiamo pensare, sono essi che fanno apprezzare la modernità
del sistema educativo, che ci difendono talora dai malevoli

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o nelle nostre manchevolezze e che nelle manifestazioni solenni
proclamano commossi la loro devozione, esaltando quel poco
che hanno ricevuto, come fosse tutto merito dei Salesiani la
loro fortuna o la loro formazione cristiana.
In appendice ho pensato di pubblicare a vostra edificazione
la diligente relazione del benemerito e affezionatissimo Pre­
sidente internazionale degli ex allievi, Comm. Arturo Poesio,
sulla attuale organizzazione dei medesimi in Italia e all’estero.
Vorrei che gli Ispettori e tutti gli incaricati degli ex allievi
ne facessero tesoro per animarsi a lavorare alla ricerca di essi,
alla organizzazione delle Unioni, all’ educazione spirituale di
esse attraverso i Convegni e gli Esercizi Spirituali, specialmente
nei grandi centri cittadini. È una missione delicata, non facile,
ma di grande rendimento morale: molti ex allievi attendono
appunto da noi l’invito e l’occasione per rifarsi spiritualmente
e dare un tono più cristiano alla loro vita. Nessuno degli an­
ziani Salesiani deve trascurare questa sua magnifica possibilità
di apostolato tra i suoi antichi allievi; tutti i Salesiani debbono
guardare agli ex allievi come alla mèta cui tende il nostro
lavoro educativo: pratica sempre più esatta del sistema sale­
siano, pazienza, amore alle anime, preoccupazione di formare
dei buoni cristiani prima di ogni altra cosa.
c) Il terzo monito scende parallelo al precedente: i nostri be­
nemeriti Cooperatori dobbiamo considerarli come consanguinei
nostri e dimostrare loro una riconoscenza filiale. I l Signore
si serve di essi per dar vita alle opere nostre. Ohi credesse di
poter sostenere il personale in formazione soltanto col contri­
buto delle pensioni dei collegi dovrebbe considerarsi fuor di
strada. S. Giovanni Bosco protestò di non aver fatto quasi
nulla senza il concorso dei suoi Cooperatori, e noi dobbiamo
mantenere questa direttiva paterna in piena efficienza. Ogni
Casa abbia l’incaricato, ogni Ispettoria il vero e proprio addetto
ai Cooperatori. E non si faccia il conventino o la chiesuola dei
gruppi locali isolati, per timore che i Cooperatori siano distratti
a soccorrere altre opere più importanti. È stato concesso a
tutti gli Ispettori esteri di distribuire i diplomi nella propria
lingua colla firma del R ettor Maggiore a timbro, appunto per
facilitare e unificare l’Unione nostra. Desideriamo che si stam­

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pino Bollettini in tutte le lingue, ma col medesimo tono fami­
liare educativo, spirituale, missionario, universale ossia cat­
tolico del Bollettino creato da D on Bosco. L ’ originalità o la
novità esteriore per captare l’occhio e impressionare servono
ben poco allo scopo di moltiplicare e organizzare la nostra
Pia Unione. Se ne trattò nel Capitolo Generale e converrà che
ci intendiamo meglio su questo argomento, che mi pare vitale.
D on Bosco volle accentrare a sè e ai suoi Successori la Pia
Unione, allo scopo di renderla più efficace e vitale nella Chiesa
stessa; per Lui essere Cooperatore salesiano dovrebbe essere
sinonimo di buon cristiano. Il discorso del Sommo Pontefice,
pubblicato negli Atti del Capitolo dell’ottobre scorso, n. 170,
dice chiaramente quale fu il pensiero di D on Bosco e quale la
direttiva del Papa: « L ’Azione Cattolica ha diritto di aspettarsi
molto da voi nel campo della carità, della beneficenza, della
buona stampa, delle vocazioni, dei catechismi, degù oratori
festivi, delle missioni, della educazione della gioventù povera
e pericolante. Questo è lo scopo precipuo che l’anima ardente
di D on Bosco additava alla vostra attività e il segnalarsi in
questo campo dev’essere, come fu sempre fin qui, la v o ­
stra gloria ».
R ipetiamole spesso nei nostri Bollettini queste parole, com­
mentiamole nelle varie Conferenze, ai gruppi dei sostenitori
nostri e industriamoci per indurre tutti ad ascriversi alla Pia
Unione, affinchè ne godano tutti i vantaggi spirituali e siano
veramente uniti al centro, da cui l’Unione prende vita a tutto
vantaggio della periferia. Facciamo conoscere la vita di Don B o­
sco e la vita di tutta la Congregazione, pure dando largo posto
alle opere della Nazione o delle Nazioni che leggono i vari
Bollettini. Ma soprattutto moltiplichiamo i Cooperatori e le
Cooperatrici, tenendo conto non solo delle loro offerte materiali,
ma anche della loro devozione a Maria SS. Ausiliatrice e a
S. Giovanni Bosco, del loro attaccamento alle nostre opere,
della loro vita religiosa e del contributo che possono apportare
all’estensione del regno di Dio sulla terra.

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5.
- I l c in q u a n t e n a r io d e l l ’I n c o r o n a zio n e d i M a r ia SS.
A u sil ia t r ic e .
a) Mentre questo numero degli Atti viaggerà per raggiungere
le Case lontane, a Torino e dappertutto sarà celebrato il 1° cin­
quantenario dell’incoronazione della nostra taumaturga im­
magine di Maria SS. Ausiliatrice. L ’Accademia Mariana del
Pontificio Ateneo ha preparato per l’ occasione e la Società
Editrice Internazionale ha stampato, in un bellissimo volume
dal titolo L 1Ausiliatrice della Chiesa e del Papa, una bella serie
di relazioni commemorative del fausto avvenimento. Molti
autori salesiani e non salesiani, accogliendo prontamente l’in­
vito loro rivolto, hanno scritto con competenza e con filiale
devozione intorno alla celeste R egina, sollecitandone il ma­
terno intervento in quest’ora di emergenza per la Cristianità,
mentre con inaudita violenza si rinnovano per il gregge di
Cristo e per il suo Pastore visibile i pericoli e le insidie tese
loro attraverso i secoli dai nemici del nome cristiano; quell’in­
tervento stesso che in passato L e meritò più volte l’appellativo
di Eegina delle Vittorie. Dalla consonanza di tante voci è ri­
sultato un coro festoso di lodi alla Madre di Dio e Madre no­
stra, invocata sotto il titolo di Ausiliatrice dei Cristiani. D i
questo glorioso titolo litanico sono indicati, nella prima parte
del volume, i fondamenti scritturali, teologici, storici e litur­
gici; nella seconda parte è sommariamente descritta l’azione
mirabile dell’Ausiliatrice nella vita e nelle opere del suo apostolo
S. Giovanni Bosco; mentre nella terza parte si dà un cenno
della devozione alla Vergine sotto questo titolo. I l volume
porta illustrazioni copiose dei nostri più bei santuari e delle
figurazioni storiche più famose di Maria SS. sotto il titolo di
Ausiliatrice. Potrà essere perciò una fonte di notizie preziose
per ogni Direttore e per chi debba parlare del culto di Maria
Ausiliatrice, e insieme un devoto omaggio da offrire a tutti
gli Eccellentissimi Vescovi che hanno chiesto al Sommo Pon­
tefice l’estensione del culto e dell’ufficio di Maria Ausiliatrice
alla Chiesa universale. Lo raccomando perciò vivamente agli
Ispettori e Direttori, affinchè ne facciano larga propaganda tra