Atti_1930_055.ACS_


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1.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
J. M. J.
Carissimi Confratelli e F igli in N . S. Gesù Cristo,
N ei rendiconti finanziari della fin d’anno si dà sempre molta im­
portanza al preventivo per l’anno nuovo. Così fanno gli Stati, le Società,
grandi e piccole, i negozianti, i capifamiglia, il semplice operaio, la
buona massaia per i loro interessi materiali; e così dobbiamo fare noi
pure per i nostri interessi morali e spirituali. Il preventivo dispone delle
attività del bilancio precedente onde averne utili maggiori per l’au­
mento del capitale proprio o di quello societario. Nel caso nostro, dalle
relazioni ufficiali e dalle vostre lettere private, che mi sono sempre ca­
rissime, ho potuto, con grande soddisfazione, constatare che il bilancio
delle attività individuali e sociali segna un marcato aumento su quello
precedente. N e sia ringraziato di cuore il Signore: ed intanto permet­
tetemi di richiamare la vostra attenzione sopra alcune cose che desidero
entrino nel preventivo dell’anno nuovo, perchè mi pare che ben praticate,
debbano dare abbondanti frutti per noi, per la nostra Società e per la
S. Chiesa.
La, finalità del nostro apostolato educativo, quale ci è imposto
dalla vocazione divina alla vita salesiana, è di lavorare in mezzo ai
giovani i più abbandonati e miserabili, « i quali sono parole del
Beato hanno veramente bisogno di una mano benefica che si prenda
cura di loro, li coltivi alla virtù e li allontani dal vizio » con « diffondere
lo spirito di religione nei cuori incolti e abbandonati », adoperandoci,
«p er fare buoni cittadini in questa terra, perchè siano poi un giorno
degli abitatori del cielo ».
In queste poche righe il Beato aveva compendiato, fin dal 1843, tutto
il suo apostolato educativo, e tale l’ha trasmesso alla nostra Società,
suscitata dal Signore per continuarlo e propagarlo in tutto il mondo. I

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mezzi: gli Oratori festivi, gli Ospizi, i Collegi, i Pensionati, le Scuole
Professionali, ecc.; ma in tutta la moltiplicità di tutte queste Opere e
nelle loro multiformi ramificazioni richieste dalle diversità di clima,
popoli e civiltà, domina assoluta la finalità che non ammette eccezioni,
di « fare buoni cittadini per la terra, onde siano poi un giorno degni
abitatori del cielo ». In altre parole: formare buoni cristiani e buoni
cittadini: buoni cattolici, figli devoti di Santa Madre Chiesa e cittadini
onorati della patria terrena.
L ’essenza del nostro apostolato educativo è dunque quella di crescere
ed educare la gioventù nella comprensione e nella pratica dei doveri
verso la Santa Chiesa e verso la patria.
Noi, un po’ per volta dobbiamo riuscire a sviluppare e dirigere nei
giovani una duplice attività: quella del cattolico al servizio della Chiesa
e quella del cittadino per la patria. Sono però due attività inseparabili
che devono procedere parallele, senza urti e senza contrasti nell’equilibrio
della norma divina del « rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio
quel che è di Dio » (S. L u c a , X X , 25). Quando i cuori incotti e abban­
donati siano bene illuminati e fortificati nella luce e nello spirito di
N. S. Gesù C., l’armonia tra cattolico e cittadino sarà serena e duratura
per tutta la vita.
Il nostro Beato è riuscito meravigliosamente a fare tutto questo, da
principio da solo e poi con l’aiuto dei suoi primissimi figli, in mezzo
alle innumerevoli falangi giovanili che l’acclamavano e l’acclamano
tuttora Padre e Maestro impareggiabile. A prescindere dalle singolari
sue doti personali che lo resero dominatore dei cuori, il segreto di un
esito così straordinario va ricercato nelle varie Compagnie e Associa­
zioni religiose, che gradatamente, a tempo opportuno e per le varie
categorie dei giovani, fece sorgere, Deo inspirante et adiuvante, nei
suoi Oratori ed Istituti. L ’appartenervi doveva essere un premio, più
che alla bontà naturale, al desiderio sincero di volere divenire un po’
per volta veramente buoni, perchè, secondo lui, doveva bastare la volon­
terosa osservanza del Regolamento per essere in breve realmente buoni.
Inoltre egli aveva saputo immettere nei singoli Regolamenti una segreta
virtù che trasformava i giovani, senza che essi quasi se ne accorgessero,
in altrettanti piccoli apostoli tra i loro compagni. Così il Beato metteva
bellamente in pratica, cinquantanni prima, quanto l’attuale Sommo
Pontefice, nelle sue sapientissime Encicliche e nei suoi inspirati discorsi,
non cessa dall'inculcare a tutto il mondo circa la partecipazione del
laicato all’apostolato gerarchico.
Il S. Padre infatti, nell’Enciclica Ubi arcano — il primo do­
cumento-programma del suo glorioso, attivissimo pontificato aveva
indicato chiaramente che le maggiori sue cure le avrebbe rivolte all’A ­
zione cattolica da lui stesso definita: la partecipazione del laicato all’a­
postolato gerarchico. Nei successivi, numerosi documenti sopra que­
st’argomento, la mente universale, organizzatrice ed eminentemente
pratica del S. Padre dopo aver messo in tutta la luce la grandezza del-

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l'apostolato laicale, fatto dai giovani e dagli adulti, dagli intellettuali
e dagli operai, tanto uomini che donne ed in qualunque nazionalità,
segnò le linee fondamentali da doversi sempre e ovunque mantenere, e
poi le norme direttive adattabili alle esigenze dei singoli paesi, onde
tutelare l’autonomia delle diverse organizzazioni locali, senza meno­
mare la perfetta unità di fini e di metodi.
« L ’azione cattolica come osservava ultimamente il Papa non
è una novità come qualcuno può aver creduto. È una novità molto an­
tica: gli apostoli stessi si servirono dei laici per la divisione del cristia­
nesimo. Anzi è questo un elemento che spiega la rapida diffusione sua:
perchè oltre i miracoli e i carismi soprannaturali, non dobbiamo dimen­
ticare che il Signore si serve ordinariamente delle cause seconde. S. Paolo
parla dei suoi commilitones et coadiutores nell’apostolato. E perchè
non si creda trattarsi di gerarchia, ecco nella lettera ai Filippesi, ricor­
dare quelle quae mecum laboraverant in Evangelio. Siamo quindi
nella vera collaborazione del laicato. Questo richiamo ai tempi apostolici
sappiamo che è di particolare incoraggiamento a coloro che lavorano
nell’Azione cattolica ».
Ma non si deve perdere di vista che: — « trattandosi di una colla­
borazione del laicato all’apostolato si richiede che i collaboratori siano
anzitutto buoni cristiani. Non è possibile fare dell’apostolato, senza
essere prima ben formati. Lo stesso sacerdote non potrebbe lavorare per
la santificazione delle anime, se prima non fosse santo egli stesso, perchè
nemo dat quod non habet. Dall’applicazione di questi principii
risulterà un gran bene al nostro paese e alle nostre diocesi, come viva­
mente lo speriamo ». (Dal discorso del 6 marzo a un gruppo di sacerdoti
argentini).
Ora fare dei buoni cristiani che partecipino a, suo tempo all’a­
postolato gerarchico è la missione speciale della nostra Società, nella,
quale la partecipazione attiva dei laici all’apostolato è un fatto perma­
nente. Infatti i nostri Coadiutori laici non son semplici ausiliari della
comunità, come in altre Congregazioni; ma sono veri e perfetti religiosi
quanto i sacerdoti nostri; educatori e maestri essi pure di un’importante
parte del nostro programma sociale. Così collaborano efficacemente a
rendere buoni cristiani i giovani affidati alle nostre cure; e perciò par­
tecipano in modo eminente all’apostolato gerarchico che culmina in
quello del Vicario di Cristo. Nella nostra missione però di preparare
e formare i futuri soggetti dell’Azione cattolica, cioè i laici all’apostolato
gerarchico della Chiesa, dobbiamo seguire gli esempi del Beato Padre
e praticare fedelmente i suoi metodi.
Tra questi metodi occupano un posto importante le Compagnie
dell’immacolata, di S. Luigi, di S. Giuseppe, del SS. Sacramento e
del piccolo Clero. Esse entrano nel novero di quelle Associazioni tanto
care al S. Padre e da lui tante volte commendate e raccomandate, « le
quali con mirabili varietà di organismi tendono sia ad una più intensa
cultura ascetica, sia alle pratiche di pietà e di religione e particolarmente

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all’apostolato della preghiera, sia all’esercizio della cristiana carità in
tutte le sue diffusioni ed applicazioni, esercitando, di fatto, un largo ed
efficacissimo apostolato, individuale e sociale, con forme di organizza­
zione altrettanto varie ed appropriate alle singole iniziative, ma perciò
stesso diverse dall’organizzazione propria dell’Azione cattolica. Opere
quindi che non si possono senz’altro dire di Azione cattolica, bensì si
possono e debbono dire vere e provvidenziali ausiliarie della stessa.
«... Pertanto, come l’Azione cattolica avrà cura di favorire nel miglior
modo possibile tali istituzioni, così queste continueranno a prestare
all’Azione cattolica il loro provvidenziale ausilio sia coll’efficacissimo
e non mai abbastanza desiderato ed invocato contributo della preghiera,
sia ancora facendo conoscere la bellezza, la necessità, i vantaggi dell’A ­
zione cattolica, opportunamente esortando ed indirizzando ad essa i
propri iscritti. Il che vuol intendersi particolarmente per quelle istitu­
zioni e congregazioni che raccolgono la gioventù allo scopo di mantenervi
i frutti della cristiana educazione ».
In questo brano della Lettera indirizzata a nome del S. Padre il
30 marzo scorso dall’Em.mo Card. Segretario di Stato al Direttore Gene­
rale dell’Azione cattolica, sono bellamente indicate le finalità delle nostre
Compagnie, le quali conserveranno sempre tutta la loro efficacia per la
formazione dei giovani alla vita militante della Chiesa, se noi sapremo
applicare i singoli Regolamenti integralmente nella luce della mente e
della parola del Papa.
Da tutto questo, o miei cari, possiamo facilmente valutare la
grande importanza delle nostre Compagnie e la conseguente necessità
che ci adoperiamo tutti perchè siano fondate, fatte fiorire e tenute in
continua efficenza negli Oratori festivi, Ospizi, Collegi, Pensionati,
Parrocchie e Missioni. Ma perchè producano i frutti sopra accennati,
occorre che siano non il fuoco di un momento d’entusiasmo, ma orga­
nizzate in modo stabile e continuativo, come il dovere proprio della
Casa che non cesserà se non quando venisse meno la stessa Casa. La
cura dette Compagnie il Direttore la deve annoverare tra i suoi doveri
professionali più importanti. Pur lasciando la necessaria libertà di
azione, s’interessi di tutte le Compagnie, le visiti, prenda visione dei
Registri e alla fin dell’anno scolastico-professionale li ritiri nell'archivio
della Direzione, quando siano finiti.
Gli Ispettori e Direttori vedano dunque di rimettere in efficenza e
far fiorire le nostre Compagnie nelle loro Ispettorie e Case avendo di
mira principalmente la formazione di buoni cristiani e cittadini. Questi
più tardi faranno parte della gioventù e degli uomini cattolici, se una
vocazione a maggior perfezione non li chiamerà alla vita ecclesiastica
o religiosa.
Siccome mi sta grandemente a cuore questo mezzo del nostro aposto­
lato educativo stabilisco che i Direttori delle Case e degli Oratori festivi
senza eccezioni, preparino LA GIORNATA D E LLE COM PAGNIE
con solenni funzioni religiose e adunanze particolari e generali nelle

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quali i relatori delle Compagnie, previamente preparati con il limpido
resoconto della propria Compagnia, presentino le proposte che credono
più utili al bene dei soci e della Casa od Oratorio. Il Direttore diriga le
discussioni, illuminando, consigliando e insistendo per l’attuazione
delle proposte migliori. Infine annunzierà che la bella giornata delle
Compagnie è destinata a preparare il CONGRESSO D ELLE COM­
P A G N IE che sarà tenuto nell’Ispettoria: dirà quando e dove sarà tenuto
e le modalità della partecipazione di un delegato di ogni Compagnia,
se appena possibile.
A parte vi saranno mandati i programmi di questi Congressi, proprio
salesiani, il che non esclude che per deferenza o competenza non possano
essere invitati amici, ex allievi e Cooperatori. Siccome desidero che questi
Congressi non siano solo una parata del momento, ma segnino un reale,
duraturo progresso in tutte le Ispettorie e Case; così raccomando agli
Ispettori di studiare accuratamente il proposto programma, assieme ai
propri direttori, individualmente e in apposite adunanze. Si stabiliscano
per tempo gli organizzatori e relatori dei vari argomenti dando loro
comodità di ricercare nelle biografie scritte dal Beato e nelle Memorie
Biografiche di lui, quanto v’è intorno all’origine, finalità, importanza
delle varie Compagnie, per potere riuscire: ad approfondire i singoli
Regolamenti raffrontandoli assieme per rilevarne i punti di contatto e
le particolarità differenziali: a penetrare la mente e il cuore del Beato
per fare tesoro dei suoi consigli sparsi nei vari volumi in riguardo alle
sue Compagnie: a raccogliere, come in quadro delizioso, i frutti mera­
vigliosi delle Compagnie dell'Oratorio di Valdocco e delle altre primi­
tive fondazioni, nei luminosi esempi degli eroici giovinetti che rispon­
dono ai nomi di Michele Rua, Gabriele F assio; G. B. Francesia, Do­
menico Savio, Michele Magone, Francesco Besucco, Paolo Albera,
Francesco Cerruti, Ernesto Saccardi, ecc.
Allora apparirà chiaro come il Beato Padre mirasse principalmente:
a formare nei giovanetti lo spirito d ’apostolato con l’esercizio con­
tinuo della carità verso Iddio, fino a restare rapiti in estasi per lunghe
ore, e del prossimo, fino agli eroismi dell’assistenza degli appestati;
ad eccitare il loro zelo per rendere migliori i compagni, per impedire
l’offesa di Dio, anche a costo della vita, e per intonare tutta la lor vita
alla serena allegrezza che gode e fa godere l’anima che vive costantemente
nella grazia del Signore: insomma a prepararli praticamente così che,
fatti uomini, fossero dappertutto, in ogni tempo, e senza rispetti uma n i
cattolici praticanti con la vivezza della fede, con la frequenza dei Sacra­
menti, con la santificazione delle feste intervenendo alle funzioni reli­
giose, canto dell’Ufficio della Madonna, Messa cantata, spiegazione del
Vangelo, Vespri, istruzione, benedizione del SS. Sacramento; con ascri­
versi alle Confraternite e associazioni parrocchiali e con prestarsi vo-
lontieri a collaborare nelle opere di carità corporali e spirituali in favore
del prossimo. Allora le Giornate e i Congressi delle nostre Compagnie
s’illumineranno di luci scintillanti per la vita che il Papa richiede nei

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membri dell’Azione cattolica, e che la parola fervida dei Presidenti,
Relatori ed Oratori degli auspicati Convegni farà scattare ad ogni mo­
mento dai modelli plasmati dal Beato, primo fra tutti Domenico Savio
del quale sarà tenuta il 5 viaggio la Congregazione preparatoria di
Beatificazione.
Questo vero modello di tutta la gioventù delle nostre Case presen­
tato nella sua simpatica modestia, riflesso visibile dell’interno candore
dell’anima; nella limpida semplicità dell’innocenza cosciente; nel vivo
desiderio e nel bisogno di farsi santo ad ogni costo; nella volontà effica­
cemente risoluta nel bene operare e nel fuggire anche l’ombra del male;
nell’apostolato per la salvezza delle anime, da lui compiuto con lo spi­
rito di preghiera così elevato da essere fatto degno di consolanti, lontane
visioni di future conversioni e con zelo così operoso da sottoporsi volon-
tieri ad ogni umiliazione e sacrifizio per le anime gli susciterà tra i
giovan i uditori una tale emulazione di imitarlo e invocarlo a proprio
Protettore che gli saranno eretti tanti altari quanti sono i cuori giovanili.
In questi Convegni è però buona cosa presentare anche gli altri mo­
delli di santità giovanile, sbocciati ai raggi della santità del Padre:
intendo parlare, non solo di quelli che, arricchitisi di meriti in breve
tempo, fecero ritorno a Dio nel fiore della giovinezza; ma eziandio di
quelli che alla scuola di Don Bosco ebbero, come il Savio, la lor giovi­
nezza talmente fiorente in tutte le virtù da stargli alla pari, e che però
il Signore ha voluto rimanessero quaggiù fino a tarda età per continuare
in migliaia di altri giovani l’opera santificatrice che il Beato aveva
personalmente compiuti in loro. La giovinezza, dei membri della famiglia
prodigiosa degli inizi della nostra Società può essere argomento fecondo
di meraviglie e ammaestramenti salutari.
Ancora una cosa da tenersi ben presente. Se vogliamo che le nostre
Compagnie prosperino e fioriscano largamente, siano conservate quali
sono senza innovazioni e trasformazioni. A chi avrebbe voluto introdurre
delle novità il Beato soleva rispondere: — « Se abbiamo le nostre! Pro­
muoviamo queste che ci riguardano. Le cose altrui saranno ottime fin che
si vuole, ma non servono per noi e ci allontanano dal nostro scopo. Noi
per la bontà del Signore, non abbiamo bisogno di prendere dagli altri,
ma gli altri, vengano, se loro piace, a prender da noi ». Parole di sapore
profetico che oggi si avverano luminosamente sotto i nostri occhi!
Si insista, perciò che il Beato Padre era assolutamente contrario che si
introducessero nelle nostre case Compagnie nuove o divozioni estranee,
ma raccomandava che si coltivassero bene quelle già esistenti nell’Oratorio
e si praticassero le nostre pie usanze. (Memorie B iog., V III, 228).
Con la relazione di quanto sarà fatto al riguardo, attendo possibil­
mente anche lo svolgimento dei vari temi trattati e delle proposte, e voti
fatti: di tutto sarò molto grato ai singoli Ispettori e Direttori.
Però, o miei cari, mentre si lavora alla formazione cristiana dei
giovani, non si deve perdere di vista il nostro perfezionamento sociale
ed individuale. La nostra Società, che ha sempre maggior bisogno di

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aumentare il numero dei suoi membri, deve pensare seriamente a for­
marli e perfezionarli convenientemente per le diverse attività alle quali
saranno destinati. A questo lavoro di perfezionamento sociale si deve
cooperare da tutti con la preghiera e con l’opera nella proporzione delle
proprie mansioni. M a la parte maggiore e direttiva dei mezzi per co-
seguire lo scopo, spetta al Rettor Maggiore con il suo Capitolo e conse­
guentemente agli Ispettori e Direttori.
Ora la decisione presa il 1928 dal Capitolo Superiore di non accettare
più nuove Fondazioni nè di Case, nè di Missioni per tutto il quadriennio
1929-1932 mirava appunto a metterci nella possibilità di intensificare
il perfezionamento religioso ed educativo, intellettuale e professionale
delle nostre giovani reclute, chierici e coadiutori, sottraendoli dalla
vita attiva onde possano a lor agio e sotto la guida di abili istitutori e
maestri, perfezionarsi nelle virtù religiose proprie della nostra vita
salesiana, e nelle scienze sacre od arti professionali.
Non intendo ripetere quanto ho già detto nelle Circolari del 24 - 9 -
1928 e del 6 - 1 - 1929 (Atti del Capitolo Superiore, N° 46 e 47) sopra
la necessità e i motivi impellenti che ci mossero a prendere una simile
decisione. Dirò solo che ho incontrato le generali approvazioni e che
nell’ultimo Capitolo Generale si sono studiate e formulate le norme e
decisioni che parvero più atte per ottenerne gli sperati vantaggi. (Atti
Capitolo, N° 50).
Tuttavia, dopo due anni di applicazione della presa decisione, mi
pare opportuno dare uno sguardo a quanto si è fatto, onde cavarne am­
maestramenti e norme per impiegare meglio gli altri due anni, se sa­
ranno sufficenti.
Nella decisione presa v’era la parte negativa che ci precludeva qual­
siasi nuova fondazione richiedente nuovo personale; e la parte positiva
che ci imponeva di far uso di tutti i mezzi a nostra disposizione e di
ricercarne altri più copiosi per assicurare alle nostre giovani reclute le
migliori possibilità e comodità di un progressivo, completo perfeziona­
mento.
Non era infatti possibile pensare a un fattivo e duraturo perfezio­
namento di più centinaia di giovani confratelli, chierici e laici, senza
sobbarcarsi a spese ingentissime di fabbricazione e di arredamento degli
istituti che li dovevano, separatamente, accogliere.
Il Capitolo Superiore doveva pensare dunque a fare sorgere i nuovi
istituti al centro, nelle vicinanze della Casa Madre, affinchè quanti vi
sarebbero convenuti, potessero ancora, in certo modo, respirare l’atmo­
sfera dianzi santificata dal Fondatore, ed avere maggior comodità di
avvicinare i Superiori Capitolari per attingere dalle lor parole e dal
loro contegno quasi le impronte visibili degli ammaestramenti e degli
esempi del Beato Padre.
Dapprima ecco un cenno intorno a quanto s’è fatto finora per il per­
fezionamento dei candidati al sacerdozio. L ’Istituto Teologico Interna­
zionale della Crocetta, aperto otto anni fa per accogliere il maggior

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numero dei nostri studenti di Teologia, corrispose ampiamente all’alta
sua missione, e ci fu pure largo delle sue esperienze. E sse ci consiglia­
rono a ridurre alquanto il numero troppo grande di inscritti, rendendo
in tal modo più facile al Direttore e ai Professori una soda formazione
dei chierici nella spiritualità salesiana e nelle scienze, teologiche, bibliche,
liturgiche, giuridiche, storiche, sociali, ecc. Perciò quest’istituto Teolo­
gico, d’ora innanzi potrà conseguire meglio la sua finalità di Prima
nostra Università Teologica, che, per essere al centro della vita salesiana,
verrà ambita e preferita dai chierici, mentre gli Ispettori si faranno un
dovere e una gloria d’inviarvi i lor migliori soggetti in vista del maggior
bene che ne proverrà alla Congregazione.
Però la limitazione del numero dei Teologi alla Crocetta non è a
detrimento della formazione totalitaria dei nostri Chierici, e ciò per
motivi molto importanti. L ’inaugurazione del nuovo Istituto professio­
nale Pio X I in Roma e il relativo riordinamento dell’Ospizio del Sacro
Cuore ci ha permesso di aumentare fino a 58 il numero di ascritti all’ U­
niversità Gregoriana, con grande probabilità di un maggior numero
negli anni seguenti. Credo che la nostra Congregazione possa quando
che sia aspirare al primato per il numero di Gregoriani, e faccio voti
che essi acquistino anche il primato negli studi e nell’esemplarità della
condotta. La mitezza del clima romano gioverà particolarmente ai nostri
chierici dei paesi caldi, mentre l’universalità e la bellezza sempre nuova
della Chiesa cattolica s’imprimerà nel cuore di tutti con un attaccamento
e amore indefettibili, che i nostri comunicheranno un giorno ai lor futuri
scolari dalle cattedre degli studentati per i nostri chierici che si vanno
formando o completando già anche presso molte Ispettorie.
E qui permettetemi di farvi notare che lo Studentato Filosofico presso
il Capitolo Superiore conserverà, nella sua nuova sede di Foglizzo Ca-
navese, ancora il carattere di interregionalità per le Ispettorie d’Italia,
ed anche di internazionalità, perchè è desiderio dei Superiori che tutti
gli Ispettori possano, qualora lo credano conveniente, inviarvi dei loro
chierici. Quest’anno ve ne sono raccolti ben 180 che attendono con ardore
alla lor formazione morale, religiosa, filosofica e scientifica. Rincresce
che circostanze speciali abbiano consigliato di traslatarli colà dalla Casa
privilegiata nella quale riposò per 40 anni la Salma ora gloriosa del
Beato Padre e dove con lo spirito di lui vegliano tuttora i suoi due primi
successori e figli prediletti. È il Signore che dirige tutto per il meglio
e noi speriamo che la protezione del Beato continuerà a far scendere le
più copiose benedizioni divine sopra di loro anche in quella nuova resi­
denza provvista di quanto occorre perchè abbiano un’educazione com­
pleta.
Ciò posto, vi assicuro, o miei cari, che godo assai nel constatare
come ormai quasi tutte le Ispettorie abbiano pure formato il loro studen­
tato filosofico e che, come rilevo dai catalogi, diventano anno per anno
sempre più fiorenti in numero di allievi e serietà di studi.
Ora, essendo evidente che, questi chierici, compiuto il corso di filo­

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sofia, non possano essere inviati tutti allo Studentato Teologico Inter­
nazionale di Torino e alla Gregoriana di Roma, viene naturale che gli
Ispettori debbano provvedere a fare loro continuare gli studi. Perciò,
parecchi di essi fecero già domanda regolare per l’erezione di uno Stu­
dentato Teologico nella loro Ispettoria con la presentazione dei profes­
sori idonei con le ore di studio e di scuola proporzionate alle materie da
insegnare secondo il Diritto Canonico e le nostre Costituzioni.
Queste domande sono state in massima accettate dal Rettor Maggiore
con il suo Consiglio, a condizione che resti salvaguardato il principio
che gli Ispettori sono tenuti a scegliere annualmente i migliori dei loro
chierici per gli studentati di Torino e di Roma onde aver sempre pro­
fessori patentati e soggetti ripieni del vero spirito salesiano attinto
durante gli studi teologici al centro stesso della salesianità. Però questi
studentati teologici non saranno dichiarati regolari se non dopo la visita
del delegato straordinario che sarà, entro quest’anno 1931, inviato ad
ispezionarli. È volontà dei Superiori che i nostri chierici percorrano
regolarmente tutto il ciclo ascensionale degli studi dal biennio di filosofia
dopo il Noviziato, al quadriennio di Teologia dopo il triennio di tiro­
cinio pratico nelle Case.
M i consola pure potervi notificare, o miei cari, che da noi non si
sono risparmiate nè sollecitudini, nè sacrifizi e spese ingenti per il
perfezionamento morale e artistico dei nostri cari Coadiutori. Vi prego
richiamare alla memoria quanto vi esposi nella Circolare del 24 luglio
1927 (Atti Cap., N° 40) intorno agli scopi della fondazione della Scuola
Agricola Missionaria di Cumiana e comprenderete meglio quanto vi
si è fatto in questi due anni. Colà si sono raccolte numerose reclute di fu­
turi agricoltori missionari che son pieni di ardore e buona volontà, e vanno
preparandosi a recare nelle nostre Missioni la vera civiltà per mezzo della
coltivazione della terra produttrice instancabile di quanto occorre per la
vita individuale e sociale. Questa lor missione di apostoli dell’agricoltura,
feconderà il seme della parola evangelica e trasformerà i nomadi selvaggi
in stabili e pacifici coltivatori delle lor selve convertite in oasi di benessere.
Le scuole e lezioni pratiche proprio per loro sono divise, secondo gli
ultimi programmi moderni, in vari corsi annuali per apprendere loro
con graduale progressione dal facile al difficile la conoscenza teorica e
pratica dei terreni, i modi della coltivazione per averne i maggiori frutti;
l’allevamento razionale degli animali domestici e tutte le opportune co­
gnizioni per servirsene più vantaggiosamente e cavarne maggiore ren­
dimento, ecc. Un apposito gabinetto di chimica, attrezzato al completo,
dei migliori strumenti per ogni sorta di esperimenti rendono questa
scuola agricola unica sotto tutti gli aspetti. Era dunque naturale che vi
si inviassero anche i giovani Coadiutori, specializzati in questo ramo
professionale, per il loro perfezionamento: tanto più che essi avrebbero
in pari tempo apportato agli aspiranti agricoli missionari l’inestima­
bile benefizio del loro esempio per la pratica dei metodi, delle norme e
delle tradizioni della vita salesiana.

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Cosi mi pare che ora si sia assicurato l’esito di questa singolare
Scuola per i primi missionari agricoltori e non ci resta che continuare
a migliorare e a ringraziare il Signore di avere suggerito a vari gene­
rosissimi Cooperatori, ben compresi della singolarità della cosa, di ve­
nirci in aiuto e renderci possibile con la loro carità il principio e lo
stabilimento dell’opera.
Per gli altri confratelli artigiani il corso di perfezionamento era
stato provvisoriamente stabilito parte a San Benigno Canavese e parte
alle Scuole Professionali del Martinetto in Torino. In ambedue le Case
si ebbero frutti consolanti: ma ci si stava a disagio in tutti i sensi. La
nostra massima preoccupazione era perciò quella di potere creare ex
novo un altro Istituto Professionale di perfezionamento sul modello di
quello di Cumiana che servisse per i futuri missionari ed il perfeziona­
mento dei confratelli. Ma dove e con quali mezzi trattandosi di milioni
su milioni? Al momento opportuno la Provvidenza ha inspirato all’il­
lustrissimo, nobile, generoso Conte Rebaudengo di costituirsi creatore
e mallevadore di un tale istituto, una parte del quale al presente è già
compiuta e i nostri cari Coadiutori ne presero silenziosamente possesso
per cominciare a sistemare le cose in modo che verso la fin d’anno le
varie scuole professionali d’arti e mestieri possano funzionare regolar­
mente a tutto vantaggio nostro e loro perchè di là usciranno degnamente
attrezzati per essere abili capi-laboratorio e maestri delle legioni di allievi
artigiani che affluiscono in sempre maggior numero ai nostri Istituti.
Quanto son venuto esponendovi intorno a ciò che hanno fatto i
Superiori maggiori per il completo perfezionamento dei Confratelli che
si seguono e si susseguono ininterrottamente e circa i frutti già ripor­
tati nelle prime Case del genere sono una prova luminosa che tali Case
saranno entro breve tempo la vera consolazione e gloria della nostra
Società. Per questo mi auguro che ne sorgano molte qua e là per le sin­
gole Ispettorie o per più Ispettorie associate assieme per il perfeziona­
mento morale, intellettuale e professionale dei loro soggetti.
Da tutte le parti sale alle orecchie dei Superiori maggiori un grido
unanime: « mandate molti buoni Confratelli, ripieni dello spirito e
zelo del nostro Beato Padre, a portare alle Case lontane nuove energie
di studi ed esempi più perfetti della primitiva vita salesiana! Ecco la
voce dell’urgente necessità di molte Case di perfezionamento delle quali
ho parlato sopra: ma guardiamoci bene dal formare solo degli studiosi
ed abili professionisti! La scienza è buona e necessaria: è il sale della
terra, ma guai se si corrompe! Allora la nostra Società, possedesse
anche scienziati, sapienti e professionisti di prim’ordine, non esercite­
rebbe più il suo originario apostolato educativo, e sarebbe più solo simile
« vetusto castello che presenti ancora all’esterno molti segni dell’antica
magnificenza, mentre al di dentro è tutto una rovina!
Che la nostra potente Ausiliatrice e il Beato Padre ci preservino da
tanta disgrazia, eccitando in ciascuno di noi, o miei carissimi figli, il
desiderio vivo e la costante, risoluta volontà di lavorare indefessamente

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al perfezionamento dell’anima nostra con lo studio di crescere ogni dì
più nella santità della nostra vocazione, imitando il Beato Padre con
la pratica dei suoi esempi e dei suoi ammaestramenti. Sviluppiamo con
crescente ardore dentro di noi tutta la tenerezza del suo filiale amore
verso la gran Madre di Dio per vivere in Lei e con Lei vicini, vicini a
Gesù Sacramentato; ed allora riusciremo facilmente ad infondere la
soda pietà e il desiderio ardente della santità nelle giovani reclute che
si affollano dietro di noi assetate di apprendere dal nostro contegno e
dalla nostra condotta quello che devono fare per imitare e rendersi simili
al Beato Padre. Le nostre parole, il portamento e il tenore quotidiano
della, vita hanno da essere norma della perfetta disciplina religiosa sale­
siana ai nostri giovani confratelli, e cosi faranno essi pure per quelli
che li seguiranno. In tal modo il modello del vero salesiano che il Beato
ha finamente ricamato dinanzi ai nostri occhi con la sua vita esempla­
rissima e adorna di tutte le virtù più, splendide sarà, di generazione in
generazione, tramandata nella sua integrità e senza deturpazioni, fino
a che sia compiuto il mandato divino affidato alla nostra Società.
E perchè tutto questo riuscisse facile ai suoi figli, la misericordiosa,
bontà, del Signore s’è degnata presentare a Don Bosco nella visione del
sogno il modello del vero salesiano e il Beato Padre ce l’ha tramandato
a nostro ammaestramento e per la preservazione della Società nell’av­
venire.
Gli appunti presi da Don Bosco subito dopo la notturna, laboriosa,
visione e di cui si è servito per descrivere più tardi ai suoi primi figli
il personaggio raffigurante la, nostra Società e nel quale ogni salesiano,
presente e futuro deve rispecchiarsi, ravvicinato e raffrontato con gli
eroismi delle virtù che raggiano per tutto il mondo la santità del nostro
Bealo, ci fanno esclamare: « Il nostro Padre è stato sempre in tutta
la sua vita l'incarnazione vivente di questo simbolico personaggio! ».
Merita quindi che da noi si studi questo sogno paterno nella luce
della, vita del Beato per eccitarci costantemente a ricopiare in noi questo
vero modello del salesiano. Lo troverete più sotto nella sua primitiva
stesura, spoglia delle osservazioni personali del Beato che nella limita­
zione del tempo sminuivano la sua universale importanza.
Il vero salesiano ci è presentato primieramente in tutto lo splendore
delle sue virtù, raffigurate nei dieci diamanti, ognuno dei quali porge
argomento a tali e tante meditazioni da potere studiare esaurientemente
tutta, la spiritualità della vita salesiana, senza però perdere mai di
vista, il misterioso personaggio nel quale dobbiamo trasformarci. Le
brevi dilucidazioni descrittive fatte dal Beato indicano il modo della
nostra trasformazione. Tutti i diamanti hanno una luce propria, ma
tutte queste luci non sono che una luce sola: Don Bosco!
Tra parentesi: è mio desiderio che ci fissiamo principalmente sopra
i diamanti della carità, del lavoro, della temperanza, della castità, del­
l’obbedienza e della povertà, che sono le virtù distintive del vero salesiano
e la, salvezza della nostra Società. Ecco qualis esse debet, come dobbiamo

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essere ciascuno di noi e come nella reciproca carità fraterna dobbiamo
esercitare il fecondo apostolato dell’esempio e dell’ammaestramento per
rendere gli altri nostri confratelli una vera incarnazione di questo vi­
vente personaggio!
Ma come la troppa luce dà talora le vertigini al capo e impedisce
di vedere, così la negligenza delle cose divine, l’oziosità, l’ingordigia
della gola, i piaceri del senso, la superbia della vita e l’attaccamento ai
beni della terra possono toglierci di vista il modello e accecarci così da
rendere buia la luce che era in noi e gettarci nelle più grandi tenèbre.
Qualis esse periclitatur: ecco il rovescio del vero salesiano e il pericolo
che noi possiamo quandochessia cadere in uno stato così deplorevole! Ma
risuoni incessantemente alle nostre orecchie la voce ammonitrice dell’at­
traente giovinetto e saremo salvi. Tutte le sue parole siano la nostra
salvezza. Perciò, o miei carissimi figli, imprimiamocele bene in mente,
meditiamole e facciamone pascolo quotidiano del nostro apostolato: i
Direttori delle Case di perfezionamento la spieghino durante tutto l’anno.
In tal modo sarà praticata alla perfezione anche la Strenna che vi
ho dato, di fare, cioè, conoscere meglio il Beato Don Bosco, e l'anno
testé iniziato segnerà un’accentuato perfezionamento nella santità della
nostra vocazione.
La grazia di N. S. Gesù Cristo avvalori le nostre buone volontà nel
compimento delle cose che sono venuto dicendovi in questa mia e ci con­
ceda di vedere presto la glorificazione definitiva del nostro Beato Padre,
perchè siano pure glorificati presto molti altri suoi figli prediletti, per
ottenere da tutti loro che sono già nella visione e felicità dell’Amore
infinito, la fortuna e gli aiuti per esserlo un giorno noi pure.
Vi benedico con tutte le benedizioni che sono quelle di Maria SS.
Ausiliatrice e del Beato Don Bosco, e voi ricordatemi dinanzi all'altare
del Dio vivente perchè si compia sempre sopra di me la santa volontà
divina.
Natale del 1930.
Affano in C. J .
Sac. FILIPPO RINALDI.
NB. — Il Rev.mo D. Pietro Tirone il 7 dicembre è partito per il
Brasile in qualità di Visitatore straordinario di quelle Ispettorie; vi si
dovrà trattenere per tutto l’anno 1931. È delegato come Pro-Direttore Spiri­
tuale il M. Rev. D. Renato Ziggiotti, Ispettore dell’Ispettoria Centrale.