Atti_1929_048.ACS_


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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
J. M. J.
M iei Confratelli e F igli carissimi in N . S. Gesù Cristo,
1. La faustissima notizia che vi comunico ha già riempito il mio
e i vostri cuori della pienezza della gioia, che più nessuno ci torrà.
I l giorno della festa di S. Giuseppe che d'ora innanzi sarà
per noi doppiamente solenne e cara nella sala del Concistoro,
in Vaticano, ha avuto luogo la lettura del Decreto di approvazione
dei due miracoli operati per l'intercessione di D. Bosco e che erano
stati scelti e proposti per la sua Beatificazione.
Questo Decreto chiude la serie delle prove che la Santa M adre
Chiesa esige rigorosamente prima di decretare l'onore degli altari
a un Servo di Dio. P erciò noi possiamo fin d'ora esultare e giu­
bilare della più santa letizia per l'imminente Beatificazione del
Padre amatissimo da noi implorata e sospirata incessantemente
per oltre 41 anno con suppliche e voti ardenti nell'umile imita­
zione degli esempi e delle virtù paterne.
I l prezioso documento e la commossa allocuzione del S. Padre
fanno brillare della più viva luce il soprannaturale che pervade
tutta la vita di D . B osco, prima e dopo la morte; ma che, per
ottemperare alle sapienti norme della Chiesa, era rimasto finora
nella penombra dei fatti e delle opere di lui.
V i presento, o carissimi, l'uno e l’ altra con viva preghiera
di leggerli e meditarli attentamente. E ssi valgono più di ogni altra
parola sia per la suprema Autorità da cui provengono e sia per

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la scultorea semplicità con cui ci presentano il soprannaturale
che noi abbiamo sempre veduto e creduto in D. Bosco e che ora
costituisce il fondamento dell'efficacia della sua intercessione a
nostro favore presso il trono di Dio.
2. I l Decreto infatti dopo avere accennato ai doni di natura
e di grazia largiti da D io al nostro Padre e Fondatore; alla sua
generosa corrispondenza ai divini disegni; alla sua fortezza
e costanza nel superare strenuamente ogni ostacolo e contrarietà;
alla sua inalterabile dolcezza che gli cattivava il cuore degli
stessi avversari; alla sua sete insaziabile di salvare anime che
lo spingeva a tutti i sacrifizi; e alla sua carità sempre generosa
anche nelle maggiori strettezze; — proclam a — come la cosa più
naturale che il nostro D. Bosco svelava se richiesto i secreti
delle coscienze, prediceva il fu tu ro, ridonava la pace alle coscienze
angustiate, guariva le in ferm ità corporali perchè era sua delizia
fare continuamente del bene a tutti; e che subito dopo la sua
morte cominciò a correre la fama dei suoi prodigi, specialmente
di guarigioni, due delle quali sono ora dichiarate miracolose dal
S . Padre, dopo l'accuratissima discussione della S. Congregazione
dei Riti.
L 'armoniosa sobrietà di questo Decreto venne messa subito
in tutta la sua vivezza di luci dalla sovrana Parola del S. Padre.
A lla distanza di appena due anni (nell'occasione della lettura
del Decreto sull'eroismo delle virtù del Venerabile Padre) la voce
del Vicario di Gesù Cristo ha risuonato un'altra volta solenne,
convinta, commossa e commoventissima, a proclamare « nella so­
lennità e nell'autorità dei Decreti della Chiesa gli innumerevoli
miracoli che già in sua vita e dopo la sua morte con la meravi­
gliosa continuazione dell'opera sua Iddio è venuto operando nel
nome del fedele suo Servo »: a proclamare che « nella vita del Servo
di D io il soprannaturale era quasi divenuto naturale e lo straor­
dinario era quasi divenuto ordinario...: che ogni anno, ogni mo­
mento di questa vita furono un miracolo, una serie di miracoli,
succedentisi ininterrottamente nell'insieme dell'opera sua, che è
uno dei più straordinari miracoli »: che « è la grazia di Dio, è la
mano di D io onnipotente che ha disposto tutto questo, perchè il
cuore del Venerabile Fondatore non è stato mai altro che un unico
potente palpito d'amore per le anime, espresso nel: da m ihi ani-

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mas, caetera tolle, dammi le anime e prendi tutto il resto »: che
« la figura di questo grande am atore delle anime risorge oggi al
mondo nella luce del miracolo e s'impone ora più che mai all’ at­
tenzione, all'ammirazione e all'imitazione di tutti ».
Nulla di più eloquente, nulla di più gradito alle anime nostre.
E si tenga presente che il riassunto stenografico (quello dell'Osser­
vatore R om an o) ci presenta il magnifico discorso del P apa solo
nelle linee più salienti e in forma indiretta.
Tuttavia ogni parola di questo riassunto, se ben meditato da
noi, ci può rivelare concetti e visioni nuove, perchè il S. Padre,
ha parlato da testimonio oculare. « Sono ormai 46 anni ha
detto Sua Santità e Gli pare ieri, anzi oggi, di vederlo ancora
cosi come allora lo aveva veduto e lo aveva ascoltato, passando
qualche giorno della Sua vita con lui, sotto lo stesso tetto, alla
stessa mensa ed avendo più volte la gioia di potersi trattenere lun­
gamente con lui, pur nella ressa indescrivibile delle occupazioni
del Servo di D io; giacché quella era una delle caratteristiche più
impressionanti in D. Bosco: una calma somma, una padronanza
del tempo, da f argli ascoltare tutti quelli che a lui accorrevano
con tanta tranquillità, come se non avesse null'altro a fare ».
3. Esultiamo dunque e giubiliamo, o miei cari, con pienezza
di gioia dei nostri cuori e con fervida attiva preparazione ai pros­
simi festeggiamenti.
F in o a questo momento non abbiamo la notizia ufficiale, ma
tutto fa credere che il 2 g i u g n o p r o s s i m o s a r à a R o m a p r o ­
c l a m a t a SOLENNEMENTE LA BEATIFICAZIONE DI D ON BOSCO.
In quel giorno sarà detto, a noi in modo particolare, dalla bocca
del Vicario di Gesù Cristo, che abbiamo un Protettore in cielo
nel nostro Padre D on Bosco, risorto alla gloria degli altari, che
possiamo venerare pubblicamente le sue reliquie e invocarlo in
ogni nostra necessità.
D opo le feste in S. Pietro, a Roma, si farà subito il triduo
solenne nella chiesa del S. Cuore, il monumento perenne dell'a-
more di D. Bosco verso il Cuore SS. di Gesù, come il Santuario
di Valdocco è il monumento aere perennius « della sua pietà e
divozione in quel culto particolare di M aria Ausiliatrice, i n d i v i ­
s i b i l e o r m a i d a l s u o N o m e e d a l l ’ O p e r a s u a e dalle innume­
revoli diramazioni di questa in tutte le parti del mondo ».

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P erciò la domenica seguente, 9 gnigno, sarà trasportata so­
lennemente da Valsalice la Salma del Beato al «tem pio dell'Au-
siliatrice che Egli com inciò con venti centesimi in tasca », una
delle « grandi sue opere secondo l'espressione del Papa che
fanno rimanere veramente attoniti, come davanti ad uno dei più
straordinari miracoli ».
Ora com'è dolce ricordare (e siano rese grazie alla D ivina Bontà,
che dispone, combina e fa incontrare gli avvenimenti per nostro
maggior bene e ammaestramento), ricordare, dico, che 61 anno
fa proprio il 9 giugno — D. Bosco, nella virilità dei 53 anni,
vedeva avverata in Valdocco la visione avuta 24 anni prima! La
stupenda e alta chiesa sorgeva maestosa nel campo dei sogni
da lui ben individuato e ricordato e veniva consecrata
solennemente proprio in quel dì, con otto giorni di feste gran­
diose, delle quali il buon Padre era l ' anima e il canale di gra­
zie sopra grazie da lui ottenute con la Benedizione della Sua
Ausiliatrice.
I
suoi occhi mortali hanno contemplato la stupenda e alta
chiesa ancora per 20 anni: poi si sono chiusi nel sonno della morte,
ma la sua salma ha vegliato 41 anno nel riposo di Valsalice per
ritornare proprio nel 9 giugno di quest'anno a riprendere pos­
sesso del suo caro Santuario e a ricevervi le preghiere e le sup­
pliche dei suoi figli e divoti, con culto « indivisibile ormai da quello
della sua Ausiliatrice » e nel tempio medesimo da L ui fatto edi­
ficare per eternare la gloria e la potenza della sua Ausiliatrice.
Qui nella sua Casa, all'altare dovagli ha sparso le più dolci
lacrime della sua gioia e della sua riconoscenza, celebreremo il
primo triduo, dopo quello di Roma, più solenne in suo onore,
mentre le sue ossa esulteranno e rivivranno nel giubilo dei figli
acclamanti e osannanti al Beato lor Padre.
P o i i festeggiamenti si succederanno nelle singole case nostre,
le quali d'ora innanzi avranno tutte un altare e un culto partico­
larissimo per il nostro Beato: anzi vi sarà una nobile gara filiale
nel fargli più onore e nel farlo più onorare da tutti, giovani e pa­
renti, conoscenti e amici.
4. Ecco le nostre feste. M a non vorrei, o m iei cari, che ci accon­
tentassimo di sole esteriorità. B uona cosa sono i festeggiamenti
se servono a renderci migliori e a migliorare i nostri giovani. Se

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ciò non fosse le nostre solennità non potrebbero essere gradite al
Beato Padre e non ci riconoscerebbe per i suoi figli.
Imitarlo per essere degni di lui, non è forse stata la continua
aspirazione dei prim i suoi figli, mentre viveva ancora quaggiù?
E dopo, non è stato forse uno studio, una gara continua di tutti
noi per farlo rivivere nella realtà luminosa delle sue virtù, dei suoi
esempi e delle sue opere? P er 41 anno la nostra parola d’ordine
non è stata forse questa sola: im itiam o D. B osco! Siam o degni
suoi figli! I suoi successori non ci hanno forse richiamati continua­
mente a questo dovere primario di ogni Salesiano con la parola,
con gli scritti e più ancora con l'esempio? Le loro Circolari non
hanno forse fatto rivivere, nei tempi più opportuni, dinanzi alla
nostra mente e al nostro cuore il buon Padre nella sua fede, nella
sua pietà, nella sua carità, nella sua obbedienza, nella sua dol­
cezza, nel suo spirito di sacrifizio, nella sua sottomissione ai di­
vini voleri, nella sua unione con Dio, nel suo amore per i giovani,
nella sua inalterabile giovialità, nei suoi metodi educativi, nel
suo modo di trattare col prossimo, nel suo zelo per fare del bene
a tutti, nella sua meravigliosa resistenza al lavoro e in un’infinità
di esempi e tratti così caratteristici da sentirci quasi trasformati
in lui al solo udirli o leggerli ?
Egli fa ritorno in mezzo a noi nell'immortalità della vita,
circonfuso dell’aureola della santità, per dirci: « D'ora in avanti
là mia voce non salirà più a voi dal sepolcro, ma scenderà dal­
l’altare e i miei esempi non saranno più muti, ma attivi e fattivi,
perchè qualunque cosa mi chiederete per il bene vostro e della no­
stra Società, se conforme ai divini voleri, ve l'otterrò dal Signore.
Io sarò sempre in mezzo a voi per animarvi alla virtù e alla san­
tità, calcando le mie orme, e per condurvi al cielo per la via da me
battuta, che è la mia opera di salvezza per le anime ».
Dunque per l'avvenire noi non dobbiamo più accontentarci
d'una rudimentale imitazione delle virtù e degli esempi del Beato
Padre, ma dobbiamo penetrare tutta la grandezza del suo cuore
di apostolo per attingervi perchè è proprio qui la sorgente di
tutto il segreto e la forza di compiere sempre più alacremente
l'opera sua di salvezza per le anime. La nostra santità non è tanto
nella pratica del sistema di vita abbracciato con la professione
salesiana e neanche nella sola imitazione delle virtù del nostro

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Padre, ma nel far sì c h e la vita salesiana da noi abbracciata, che
l'imitazione delle virtù paterne siano animate dallo spirito di cui
viveva e con il quale esercitava le virtù D. Bosco medesimo.
I l Santo Padre nella Sua mirabile allocuzione ci addita questo
punto luminoso che non dobbiamo mai perdere di vista. « M a
donde esclama questo gran Servo di D io ha attinto l'energia,
inesauribile per bastare a tante cose? C'è il segreto ed Egli stesso
lo ha continuamente rivelato in un motto che assai spesso nelle
opere salesiane ricorre: è la frase dettata dal cuore del Venerabile
Fondatore: D a m ihi animas caetera tolle, dammi le anime e
prendi tutto il resto. Ecco il segreto del suo cuore la forza, l'ardore
della sua carità, l'amore per le anime, l'amore vero, perchè era
il riflesso dell'amore verso Nostro Signor Gesù Cristo e perchè le
anime stesse egli vedeva nel Pensiero, nel Cuore, nel Sangue pre­
zioso di Nostro Signore; cosicché non v'era sacrifizio o impresa
che non osasse affrontare per guadagnare le anime così intensa­
mente amate ».
Come bello, sublime e attraente tutto questo! Come allarga gli
orizzonti del nostro apostolato e della nostra vita religiosa! I l no­
stro Beato Padre era riuscito a perdersi tutto in Dio, in N . S.
Gesù Cristo e di là, da quella mirabile unione, si lanciò dietro le
anime con gli ardori della carità medesima del Redentore divino
in modo da non più vivere, nè più respirare che per le anime.
Oh! noi che abbiamo vissuto accanto a lui e goduto della sua
familiarità veramente unica, possiamo attestare di avere ascoltato
più volte, quasi in modo sensibile, questo suo respiro per le anime
che erano tutta la sua vita! Qui, o miei cari, sta tutto il segreto
dell'eccelsa santità e meravigliose opere di D. Bosco: e qui noi
pure dobbiamo ora convergere tutti i nostri sforzi: dobbiamo cioè,
accrescere in noi giorno per giorno, minuto per minuto, la carità
verso Dio, verso N . S. Gesù Cristo, fino ad arrivare a quella beata
unione che Gesù medesimo ci ha impetrata dal Suo eterno Padre
nella sua sacerdotale preghiera: ut sint unum! P er arrivare ad
essere una sol cosa con le anime, occorre prima stabilire la nostra
vita in D io di guisa che siano divini i nostri pensieri, le nostre
parole e le opere nostre. Allora per noi le anime non saranno altro
che Gesù, e noi saremo una cosa sola per le anime, sull'esempio
del nostro Beato Padre. Allora comprenderemo in tutta la loro

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profondità le parole che D. Bosco ci ripeteva negli ultimi giorni
della sua vita: « Salvate le anime! Salvate le anime! Adesso tocca
a voi: io non posso più far nulla... Oh! quante anime salverà
M aria Ausiliatrice per mezzo dei Salesiani! ».
5. Ed ora permettetemi, Confratelli e F igli carissimi, vi ri­
volga il mio cuore e il mio più vivo desiderio. Vorrei potere fare
mie le parole che D. Bosco diceva sovente ai suoi figliuoli: « Sapete
perchè D. Bosco vi vuol tanto bene? Perchè avete un'anima che è
tanto preziosa, e per salvare quest'anima io faccio già qualche
cosa, ma il Signore ha fatto molto di più ». N on oso dirvi tanto,
ma posso assicurarvi che dal giorno in cui il Signore e M aria
Ausiliatrice hanno voluto impormi la grave responsabilità del
Rettorato, non ho mai cessato un istante dall ' amarvi in N . S.
Gesù Cristo con tutto l'affetto paterno, dal cercare solo il bene
delle vostre anime e quello della nostra Società. M a sento pur troppo
la mia pochezza ed è per questo che v'invito e vi supplico a venirmi
tutti in aiuto con il mezzo infallibile della preghiera.
Dopo le feste del nostro Beato avrà luogo il X I I I Capitolo
Generale, secondo l'annunzio datovi nella mia precedente Circo­
lare. In essa vi ho invitati a prendere tutti viva parte con le vostre
preghiere e con il vostro interessamento a questo avvenimento di
somma importanza per la nostra Società. Ora insisto che intensi­
fichiate la vostra cooperazione attiva a questo Capitolo e le vostre
preghiere per il suo felice esito.
Questo X I I I Capitolo Generale si riannoda direttamente ai
prim i quattro che furono presieduti da D. Bosco vivente, perchè
egli vi interverrà nella gloria e nella potenza della santità. Fsso
sarà tenuto proprio sotto gli sguardi del Beato con il proposito
di farlo vivere nella nostra vita, nelle sue opere, nella gioventù
delle nostre Case e nelle lontane M issioni che furono sempre l'ane­
lito più ardente del suo gran cuore.
M a perchè i Capitolari siano interpreti fedeli dello spirito
del Beato Padre e non s'allontanino in nulla da ciò che forma
non solo l'ossatura della vita salesiana, ma anche l'ornamenta­
zione esteriore di essa, è necessaria l'assidua e fervorosa preghiera
di tutti a D io per l'intercessione di M aria Ausiliatrice insepara­
bile dall'intercessione del nostro Beato D. Bosco. « I l divin Sal­
vatore disse D. Bosco allinizio del I Capitolo Generale a

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Lanzo nel 1877 — assicura nel S. Vangelo che dove sono due o
tre congregati nel suo N om e, ivi si trova in mezzo a loro. N oi
non abbiamo altro fine in queste radunanze che la gloria di Dio
e la salvezza delle anime redente dal prezioso Sangue di Gesù Cri­
sto. Possiam o adunque essere certi che il Signore si troverà in
mezzo di noi, e condurre le cose in modo da -produrre un gran
bene ».
Ora tanto più Nostro Signore si troverà nel prossimo Capitolo
Generale, se noi l ' avremo fervidamente pregato interponendo la
mediazione dell'Ausiliatrice e del suo prediletto apostolo il Beato
D. Bosco. Preghiamo dunque tutti assieme per questo fine.
Dal 2 giugno in avanti, in tutte le Case si dica dalla Comu­
nità un Pater, A v e e Gloria con l'Oremus del Beato D. Bosco. In
seguito regolarizzeremo meglio le preghiere da farsi al nostro Beato,
affinchè vi sia uniformità anche in questo.
Inoltre dal luglio fino ài 31 agosto i sacerdoti diranno nella
S. M essa l 'Oremus dello Spirito Santo; e in tutte le Case si darà
la Benedizione con il SS. Sacramento, premettendo al Tantum
ergo l'’ Oremus di M aria Ausiliatrice e quello del Beato D . Bosco.
Queste preghiere sono per avere l'assistenza divina durante
il Capitolo Generale e per ottenere che in tutte le Case della nostra
Società regni sempre quell'unità di spirito, di mente e di opere
inspirata e voluta dal Beato come un particolare segno distintivo
della nostra vita. U t sint unum! ha implorato Gesù per tutti i
suoi discepoli: ut sint unum! ripeterà d'ora in avanti il nostro
Beato Padre da tutti gli altari eretti in suo onore nelle nostre Case,
se faremo filiale ricorso a L ui in ogni nostra difficoltà e divergenza
di vedute. U t sint unum ! M a facciamo da parte nostra ogni pos­
sibile per essere sempre uniti in uno spirito solo: facciamo quello
che inculcava il nostro Beato ai suoi prim i figli: « vivere come
fratelli in Società, confortarci a vicenda, prestarci mutuo soccorso
di opere e di consiglio; essere liberi da ogni terreno impaccio;
camminare diritto verso il cielo sotto la guida del Superiore; avere
sempre rivolto lo sguardo alla nostra Società perchè viva e prosperi »
(Cfr. M. B. V. V I I , pag. 271 ss.).
I l Beato Padre che fu sempre una viva personificazione della
carità divina diffusa ininterrottamente sulle anime, ci inculca di
rimanere tutti nella carità: manete in dilectione mea (G. X V , 9):

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quella carità di cui egli ci ha dati i più luminosi esempi e che si
ha osservando i comandamenti, i consigli evangelici abbracciati
e gli ordini avuti: si diligitis me mandata mea servate (G. X I V ,
15): qui non diligit me, sermones meos non servat (G. X I V ,
24): quella carità che ci dona la passione delle anime fino alla
completa immolazione di noi medesimi. Quando non abbiamo
più nulla di nostro, allora saremo veramente una cosa sola in
Gesù C. N. S. come fu il nostro Beato durante tutta la sua vita
e come lo è ora nella beatitudine della gloria in cielo e in terra.
Il nostro Beato Padre e protettore si degni far scendere sopra
ciascuno di noi, sopra i giovani affidati alle nostre cure, sopra
le nostre opere, e sopra tutte le persone che si raccomandano per
nostro mezzo alla sua intercessione, la pienezza di tutte le benedi­
zioni di Dio, della nostra Ausiliatrice, e sue, unendoci sempre
più nella carità di N. S. Gesù Cristo del quale tutti vogliamo e
dobbiamo essere figli e servi fedelissimi.
Con i migliori saluti vi assicuro che non vi dimentico nelle
mie povere preghiere e voi pregate anche per me che sono vostro
Aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.