Atti_1927_038.ACS_


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ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE
Il Rettor Maggiore.
J. M. J.
Miei carissimi figli in Gesù Cristo,
1. Mi sta grandemente a cuore di comunicarvi al più presto nella
loro integrità i preziosissimi documenti che ho testé ricevuti da Roma,
dove il giorno 20 febbraio u.s. che rimarrà per sempre memorabile nei
fasti della nostra Società ebbe luogo, alla presenza del SS. Signor
Nostro Papa Pio XI, la lettura del Decreto sopra le virtù eroiche del
nostro Venerabile Padre Don Bosco.
Il Signore non volle concedermi la gioia di trovarmi presente a questa
proclamazione dell'eroismo delle virtù del nostro Santo Fondatore, come
da tanto tempo desideravo. Sia benedetta ora e sempre la Santissima
Volontà Sua!
Per arrivare al presente magnifico Decreto ci vollero ben 37 anni di
Processi, tra Ordinari e Apostolici, ai quali, per il mio ufficio, presi parte
attiva durante 26 anni. In tutto questo periodo ho potuto tener dietro, con
grandissima soddisfazione filiale, al progressivo, imponente e luminoso
susseguirsi delle prove della santità del Padre dinanzi ai Tribunali della
Chiesa, i quali, come attesta il Decreto, osservavano accuratamente quella
lodevole severità che a tali gravissimi giudizi conferisce maggior fede ed
autorità.
Ora con questo Decreto emanato con l'unanime consenso di tutti gli
Em.mi Signori Cardinali e di tutti i Rev.mi Padri Consultori della S.
Congregazione dei Riti la S. Chiesa dichiara

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di aver riconosciuto che il nostro Padre è benemerito della Religione e
dell’umana civiltà; che ha recato molto decoro alla Chiesa Cattolica; —
che ha lasciato ai posteri preclari atti ed esempi di virtù; — che non è solo
il sacerdote acceso di apostolico zelo, ma l’inviato da Dio a provvedere
specialmente ai bisogni dell’età giovanile; — che è l’ottimo educatore; —
che tutto in lui era soave, nè pareva che in lui avessero radice alcuna le
umane passioni; — che dalle sue parole scaturiva una misteriosa forza
divina che rischiarava le tenebre della mente, muoveva i cuori e disponeva
all’osservanza dei precetti evangelici; — che affrontò coraggiosamente
ardue difficoltà, e sopportò pazientemente molte avversità; — che le opere
ch’egli aveva incominciate, le vide felicemente compiute, tra lo stupore e
l’ammirazione di tutti, anche di coloro che tentavano dissimulare o
denigrare la virtù di chi le compiva; — che insomma, egli ha praticato
durante l’intera sua vita, in grado eroico, tutte le virtù teologali, cardinali e
loro annesse.
Questo splendido documento della Santa Sede viene a dare un'au -
torevole conferma all'intima convinzione che della santità di Don Bosco ci
eravamo formati noi, che per bontà di Dio abbiamo avuto la bella sorte
non solo di conoscerlo e di parlargli qualche volta , ma di fare con lui vera
vita di famiglia; e con noi anche gli altri suoi figli, venuti e cresciuti nella
sua casa nei quarant'anni ormai trascorsi dalla sua morte. Adesso questa
convinzione filiale è trasformata in certezza: il nostro Venerabile Padre
può essere proposto all'imitazione di tutti, poiché, per dichiarazione della
su- prema Autorità della Chiesa, egli è stato un perfetto imitatore dì Gesù
Cristo.
2. Nulla sto a dirvi, miei cari, dell'imponente funzione compiutasi il
20 febbraio nella Sala Concistoriale: ne sarete informati dal Bollettino
Salesiano. I membri del Capitolo Superiore e quanti altri ebbero la fortuna
di potervi assistere, sono concordi nel dire che essa, pur nella sua
semplicità, ha prodotto in tutti un'impressione profonda, quale raramente
avviene di provare. Il discorso del Papa fu un vero e stupendo panegirico
del nostro Ven. Padre, un panegirico nel quale non si ammirava soltanto
l'acutezza della sua mente, ma ancor più l'affetto straordinario del suo
gran cuore per Don Bosco e per l'Opera sua. Gli stenografi ne hanno
fissato

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fedelmente sulla carta le parole, ma le parole sulla carta non pos sono
darvi che una pallida idea dell’effetto, perchè non possono riprodurre la
convinzione, il fuoco, la commozione intensa, l'anima insomma che in esse
metteva la viva voce del Santo Padre, e che parve insolita agli stessi suoi
famigliari. Qualcosa di tutto questo può intuire, leggendo questo discorso,
solo chi abbia già potuto avvicinare il Papa e udirlo nell'intimità.
Egli ha parlato della santità di Don Bosco per sua cognizione diretta,
avendola potuta conoscere personalmente in una visione non breve, in una
conversazione non momentanea. Egli ha detto che la convinzione di questa
santità si era radicata nell’animo suo fin da quando, semplice prete
ancora, aveva potuto avvicinarlo, sul campo stesso del suo molteplice
lavoro. O vie misteriose e sempre mirabili della Divina Provvidenza! quel
semplice prete era da Lei destinato a proclamare un giorno, come Vicario
di Gesù Cristo, la santità di Don Bosco con la sua autorevole parola!
In questo discorso il Papa ha svolto più ampiamente e in forma più
elevata il pensiero che già più volte mi aveva manifestato nelle udienze
concessemi, e che ripetè pure in quella solenne accordata nel 1922 ai
giovanetti dell'Ospizio del S. Cuore in Roma: Noi disse allora
siamo con profonda compiacenza tra i più anti chi amici personali del
Venerabile Don Bosco. Lo abbiamo visto, questo vostro glorioso Padre e
Benefattore, lo abbiamo visto con gli occhi nostri. Siamo stati cuore a
cuore vicini a lui. È stato tra noi non breve e non volgare scambio di idee,
di pensieri, di considerazioni. Lo abbiamo visto, questo grande gigante e
propugnatore dell'educazione cristiana, lo abbiamo osservato in quel
modesto posto ch’egli si dava tra i suoi, e che era pure un così eminente
posto di comando, vasto come il mondo, e quanto vasto altrettanto
benefico. Siamo perciò ammiratori entusiasti delle Opere di Don Bosco, e
siamo felici di averlo conosciuto e di aver potuto aiutare col modestissimo
nostro concorso l'opera sua...
Queste parole del Papa mi sembrano molto opportune a farvi meglio
gustare il suo discorso del 20 febbraio. Esse, insieme con quanto vi ho
detto sopra, e con la lettura del discorso medesimo, gioveranno a darvi un
concetto più adeguato della bontà di Dio verso la nostra Società, e del
grandissimo affetto che il suo supremo Rappresentante quaggiù nutre per
Don Bosco e per noi, umili suoi figli. E ciò renderà più vivo nei vostri
cuori il sentimento della

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riconoscenza verso Dio, verso il Papa, e verso quanti altri hanno
cooperato al compimento di una parte così importante della Causa di
Beatificazione di Don Bosco.
3. Sì, miei cari figli: è ben giusto che esultiamo di santa le tizia per
questo fausto avvenimento; è giusto e salutare che ne ren diamo grazie a
Dio, non solo individualmente cosa che sono certo avete già fatta
ma collettivamente, Salesiani e allievi, in ogni singola Casa, con una
finzione semplice ma cordiale e fervorosa.
Desidera perciò che da tutti, nel giorno che si crederà più op portuno,
si canti il Te Deum di ringraziamento, preceduto da brevi parole
d'occasione, o dalla lettura del discorso del Papa, e seguilo dalla
Benedizione col SS. Sacramento. A questa funzione si dia pure tutta la
solennità religiosa, ma senza manifestazioni pubbliche, nell'intimità della
famiglia. In tale occasione non si dimentichi d'implorare dal Cielo le
grazie più copiose ed elette sul Santo Padre, per pagare in qualche modo
il gran debito di riconoscenza che abbiamo verso di lui. E anche dopo, e
sempre, preghiamo per lui, e rinnoviamo con frequenza in cuor nostro la
protesta fatta da Don Bosco a Sua Santità Leone XIII, due anni prima di
morire: di accogliere cioè prontamente, rispettosamente e con semplicità di
mente e di cuore, non solo le decisioni del Papa circa il dogma e la
disciplina; ma di abbracciare, nelle cose stesse disputabili, la sentenza di
lui anche come dottore privato, piuttosto che l’opinione di qualunque
teologo o dottore del mondo.
Permettetemi d'insistere sulla raccomandazione di evitare ogni
esteriorità in questa azione di grazie al Signore. E aggiungo an cora:
niente pubblicità sui giornali, neanche sui nostri foglietti e periodici. Su
questi ebbi già a leggere con mio vivo dispiacere notizie fantastiche,
inopportune, intorno alla Causa del nostro Padre, messe in giro o da chi
non conosce le cose, o per fini umani. Grande è il danno che possono
arrecare tali notizie circa l'andamento della Causa di Beatificazione dei
nostri Servi di Dio: si corre il rischio di comprometterne l'esito e di farle
rimandare per molto tempo. E i veri responsabili di questo danno
sarebbero gl'ispettori e i Direttori, i quali hanno il grave dovere di
vegliare attentamente, e di non permettere che si pubblichi alcuna cosa
senza la loro revisione. Si inculchi, sì, il ricorso alla intercessione

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di Don Bosco e degli altri nostri Servi di Dio, per ottenere grazie; ma non
si facciano imprudenze. Per regola generale, le cose contenute negli Atti
del Capitolo Superiore non sono materia da pubblicarsi, a meno che siano
notizie stampate contemporaneamente nel Bollettino Salesiano.
Colgo intanto l'occasione per raccomandare nuovamente agl'I-
spettori e Direttori di aver cura che i nostri periodici e foglietti si
presentino bene, sia per il formato e la veste tipografica, come per il
contenuto e per lo stile. Ve ne sono adesso di quelli che quanto a ciò
lasciano ancor molto a desiderare.
4. Ed ora mi preme richiamare la vostra attenzione particolarmente
su due punti del preziosissimo Decreto Pontificio. Prima di tutto vorrei
che ognuno di voi scolpisse a caratteri indelebili nel proprio cuore queste
memorande parole che il Santo Padre pronunciò dopo aver accennato, con
crescente commozione, ai progressi compiuti dall'Opera di Don Bosco nei
quarant'anni che già trascorsero dalla sua morte: «... E cresce il conforto
quando si pensa che tutto questo magnifico, questo meraviglioso sviluppo
di opere risale direttamente, immediatamente a Lui; che Egli continua
proprio ad essere il direttore di tutti, non solo il padre lontano, ma l’autore
sempre presente, sempre operoso nella vivacità perenne dei suoi indirizzi,
dei suoi metodi e soprattutto dei suoi esempi!... ».
E proprio così, miei carissimi: la famiglia alla quale apparteniamo ha
Don Bosco per padre non solo in quanto egli l'ha fondata, ma anche in
quanto egli continua tuttora, anzi ora più di prima, ad infondere in essa il
suo alito vitale. Sì: Don Bosco vive tuttora nella sua famiglia religiosa, in
ogni comunità e in ogni membro di essa, dovunque siano e in qualunque
lingua parlino: vive col suo tenero amore paterno, vive con la sua azione
direttrice, stimolando i figli a riamarlo, e a seguire i suoi metodi e i suoi
esempi. Verità per noi consolantissima, sulla quale ormai non è più luogo
a dubbi di sorta, poiché il Decreto Pontificio l'ha stabi lita in modo
perentorio.
5. Inoltre, in virtù dello stesso Decreto, il nostro amore filiale deve
d’ora innanzi manifestarsi specialmente nel far ricorso con fiducia
illimitata al potere d’intercessione che il nostro buon Padre

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ha presso il trono di Dio: e questo è il secondo punto che voglio additarvi.
Anche prima era in noi la certezza, che grande fosse un tal potere: ne
avevamo le prove nel continuo, miracoloso sviluppo dell'Opera sua, e
anche nelle grazie molteplici che ottenevamo ricorrendo al suo patrocinio.
Ma a questa nostra certezza mancava una sanzione autorevole, decisiva.
Adesso non è più così: adesso la Chiesa col suo Decreto impli-
citamente ci stimola a ravvivare la nostra fede nell'efficacia dell'in -
tercessione di Don Bosco. Non è ancora il culto pubblico ch’essa
proclama, ma autorizza e incoraggia l’invocazione privata, e fa
comprendere il suo vivo desiderio che si ottengano per mezzo di lui molti
miracoli, perchè più fulgida abbia a risplendere intorno al capo di lui
l'aureola della santità.
Ma l'ottenere questi miracoli dipende in gran parte dalla grandezza
della nostra fede, dal fervore e dalla perseveranza delle nostre preghiere.
Perciò io rivolgo un caldo appello a tutti voi, miei figli carissimi, affinchè
vogliate moltiplicare le suppliche più fiduciose a tale scopo. Se venite a
conoscenza di casi particolari, del tutto disperati, nei quali nè la natura
nè la scienza abbiano più nulla a fare, esortate i pazienti e i loro cari a
ricorrere a Don Bosco, facendo loro dichiarare in presenza di testimoni
ch'essi intendono ottenere la guarigione miracolosa mediante la sola ed
esclusiva intercessione di lui, e per la sua glorificazione. E se la
guarigione si ottiene, datevi premura di comprovarne subito il carattere
soprannaturale con dichiarazioni scritte dei medici curanti, e di fissare
con altre testimonianze scritte i varii particolari e circostanze del fatto.
Se per amor dei suoi figli Don Bosco già da vivo operò tante
meraviglie, che cosa non farà adesso, se ci uniremo tutti concordi insieme
coi nostri alunni ed amici, a rivolgere con filiale tenerezza e fiducia le
nostre suppliche a lui solo? Oh! allora avremo buon fondamento a sperare
che non sia più tanto lontano il giorno della sua Beatificazione, e anche
quello della sua Canonizzazione!
Ripeto, la glorificazione terrena del nostro buon Padre adesso dipende
soprattutto da noi: bisogna che, dovunque fiorisce la sua Opera, noi
promuoviamo la fiducia nel suo potere d'intercessione, il ricorso a lui per
le grazie più strepitose, e quel culto d'amore e devozione che oggi è
ancora privato, ma domani potrà divenire pubblico ed universale.

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Si rinnovi d'ora innanzi in ogni nostra Casa quello ohe avve niva qui
all'Oratorio quando Don Bosco era vivente e ne fu spettatore, nei suoi
giovani anni, anche il Santo Padre Pio XI. Tutti ricorrevano a Don Bosco:
ognuno gli esponeva candidamente le sue difficoltà, i suoi bisogni, e ne
attendeva con gran fiducia la parola, il consiglio, l'aiuto, che non
mancava mai ed era sempre adatto alle circostanze del caso. Don Bosco
vive sempre in mezzo a noi: parliamogli cuore a cuore, esortiamo i nostri
alunni a fare altrettanto, e troveremo sempre in lui il tenerissimo padre dei
primi tempi dell'Oratorio.
Intanto io invoco di cuore sopra ciascuno di voi la sua efficace
benedizione, e mi raccomando alle vostre preghiere, confermandomi a tutti
aff.mo in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI.