Atti_1923_023.ACS_


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I.
ATTI DEL CAPITOLO SUPERIORE.
Il Giubileo d’oro delle nostre Costituzioni.
Carissimi F igli in G. C.,
I l 28 dicembre 1922 ricorreva il Centenario della morte
di S. Francesco di Sales, il Santo del nostro Ven. Padre D . Bosco,
dei suoi F igli e di tutti i Cooperatori ed amici dell'Opera nostra.
A degnamente celebrarlo, l'indimenticabile D on Albera nell'ultima
sua Circolare del 21 settembre 1921 aveva eccitato tutti a farlo
precedere da un anno intiero di studio più intimo e profondo della
sua vita e dei suoi scritti in relazione con lo spirito del nostro
Ven. Padre, e da un ciclo di festeggiamenti solenni propri della
nostra Società (funzioni religiose, congressi, adunanze giovanili,
accademie, conferenze, ecc.); ai quali l'anno scorso tennero dietro
quelli indetti dal Santo Padre P io X I per tutta la Cattolicità.
i desiderii dei Superiori, contenuti nell'accennata circolare
del mio venerando predecessore, vennero largamente assecondati
da voi tutti, miei figli carissim i; ed ora, a festeggiamenti compiuti,
rilevo con gioia che questo centenario ha fatto del gran bene a
noi, ai nostri giovanetti ed alla nostra Società. Lasciando da parte
il bene che generalmente, sogliono produrre sim ili festeggiamenti
(accrescimento del fervore, miglioramento della condotta morale),
v’accenno solo qui, a m io e vostro conforto, il bene vero e duraturo
che ha generalmente prodotto la lettura delle opere di S. Francesco

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di Sales. M e ne fanno fede le moltissime lettere inviatemi da tutte
le parti durante questi due anni, per ringraziarmi di aver racco­
mandato che tali opere si leggessero in tutte le nostre Case. Quei
buoni Confratelli dicono che vi hanno trovato una miniera pre­
ziosa; che quella lettura ho; fatto comprendere meglio il nostro
Padre; che ha messo nella vera sua luce il nostro spirito salesiano;
che ha insegnato a vivere meglio la vita soprannaturale, pur lavo­
rando incessantemente, e che ha fatto amare di più la vita di comu­
nità fondata sulla reciproca tolleranza, affabilità e dolcezza. N è
poteva essere altrimenti, perchè S. Francesco è un educatore sin­
golare di perfezione, e le sue opere sono tutte pervase da quella
pedagogia che due secoli appresso il nostro Fondatore ha saputo
mirabilmente e prodigiosamente imprimere, non più sulla carta,
ma nella Società da lui creata a salvezza della gioventù, e da lui
battezzata col nome di Salesiana appunto per indicare ai soci
futuri la sorgente alla quale riattingerla a quando a quando per
averla sempre abbondante e vitale.
I principii educativi di questa pedagogia salesiana, scriveva
Don Albera, sono i medesimi (tanto per S. Francesco come per
Don Bosco), la carità, la dolcezza, la famigliarità, il santo timor
di D io infuso nei cuori: prevenire, impedire il male per non essere
costretti a punirlo. E d io aggiungo che anche le virtù religiose di
cui deve risplendere il Salesiano per esser quale D on Bosco lo vide
nel fatidico sogno dell'11 novembre 1881 — che riproduco in fine di
questa lettera perchè ciascuno lo mediti e lo studi trovano il loro
naturale, più ampio e genuino commento pratico nelle opere di
S. Francesco di Sales, particolarmente nel T eotim o, nei Serm oni
e nei Trattenimenti spirituali. N e raccomando perciò di nuovo
la lettura, e ciascuno veda di ricavarne il maggior profitto spiri­
tuale.
2 . E qui mi viene spontaneo un altro riflesso. Come noi, per
onorare il nostro celeste Patrono nel terzo Centenario della sua
morte, ci siamo studiati di ricercare negli scritti di Ivi le linee
caratteristiche della nostra fisonomia morale e dello spirito che
informa la Società, così quella lettura ci ha suscitato il desiderio
di ricercare le stesse linee e lo stesso spirito anche negli scritti del
nostro Ven. Padre e dei suoi immediati successori D . R ua e D on
Albera.

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L a lettura delle lettere circolari di quei nostri Padri, raccoman­
data dai Superiori e fatta l'anno scorso nelle nostre Case, ha
contribuito non poco a rinvigorire e perfezionare in noi lo spirito
che deve informare tutta la nostra attività religiosa educativa.
Quasi tutte le numerose lettere d’augurio che ricevetti dai miei
figli amatissimi nelle testé passate feste natalizie e di capo d’anno
erano un coro di ringraziamenti perchè dopo le parole di San
Francesco di Sales avevano sentito nella lettura spirituale la
parola di D. Bosco, D. R ua e D . Albera. Oh! dicevano, come ci
sentiamo più salesiani, più vicin i a D . Bosco nell'ascoltare la sua
parola e quella dei suoi prim i e prediletti figli! come nella lettura
della vita di D . Bosco, che s'è fatta e si continua a fare alla mensa
comune, rivive dinanzi a noi l'Oratorio prim itivo dove sotto lo
sguardo amorosissimo del buon Padre, venivano plasmati i prim i
esemplari del vero Salesiano e formati i nostri Santi moderni
grandi e piccoli! N oi abbiamo bisogno che ci si diano meditazioni,
lettiere spirituali e ricreative che ci riguardino, direi proprio di
famiglia, perchè solo allora ci sentiamo veramente Salesiani di
nome e di fatto.
Questi sentimenti, suggeriti dall'affetto filiale, dal vivo desiderio
della perfezione salesiana che è in ciascuno dei m iei carissimi
Salesiani, e dall'ardente amore che essi nutrono per D on Bosco
e per la Società da lui fondata attraverso inenarrabili prove,
sacrifizi e lotte, mi arrecano sempre grande conforto, perchè mi
assicurano dell'ottimo spirito che regna tra di noi: e di cuore
ne benedico il Signore e la nostra benignissima A usiliatrice!
3 . M a lo scopo principale di questa mia si è di parlarvi di un
altro fatto più intimo e di vitale importanza per noi, che ci deve
stimolare potentemente a corrispondere con sempre maggior ardore
alla nostra vocazione religiosa. I l 3 del prossimo aprile si com­
piono cinquantanni dall' approvazione definitiva delle nostre Co­
stituzioni, alle quali dobbiamo quindi celebrare degnamente il
Giubileo d'Oro.
N on si tratta di celebrarlo con pom pa esteriore, come s'è fatto
per i varii nostri Giubilei di questi ultimi tem pi; ma di una cele­
brazione intima, vera e fattiva, che consiste prim a nello studio
dell'origine delle Costituzioni stesse e del modo tenuto da D . Bosco
nel prepararcele e poi, per naturale conseguenza, nella pratica

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amorosa, sincera, esatta e costante di esse. Anche in questo Giu­
bileo non mancheranno certo le manifestazioni esteriori, ma queste
debbono solo servire a fare comprendere, amare e praticare meglio
le Costituzioni.
Le Costituzioni, m iei cari, sono l’anima della nostra Società,
e questa fu l'anima di tutta la vita di JD. B o sco ; perciò la
storia di esse è tutta nella vita di lui. A n zi possiamo dire che
nelle Costituzioni abbiamo tutto D. B osco; in esse il suo unico
ideale della salvezza delle anim e; in esse la sua perfezione coi santi
voti; in esse il suo spirito di soavità, di amabilità, di tolleranza,
di pietà, di carità e di sacrifizio ..... P er ben comprendere le nostre
Costituzioni nel loro sviluppo storico e nella loro essenza speci-
fica bisogna rendersi familiare la lettura e lo studio delle Memorie
Biografiche del nostro fondatore, per cui faccio voti che cia­
scuno trovi modo di rileggerne privatamente di quando in quando
qualche volume.
4 . Le nostre Costituzioni non sono frutto solo dell’intelligenza
e della carità ardente di D . Bosco, ma, come nella vita di lui il
soprannaturale emerge, si pu ò dire, ad ogni pagina, così anche le
Costituzioni, nella loro origine e nello sviluppo progressivo, si
illuminano del visibile intervento soprannaturale. Esse sono in
germe nel prim o sogno fatto da D . Bosco a nove anni, nel quale
egli intuisce in modo confuso la sua futura missione, che sarà
quella di trasformare in agnelli gli animali più disparati, e poi
di dirigere e governare numerosi greggi, ai quali saranno pre­
posti pastorelli formati sotto di lui, che da lui avranno le norme
e le regole per ben governarli. E poi nei sogni successivi, che svol­
gevano gradatamente la tela m isteriosa della sua missione, mentre
accanto all’ opera degli Oratorii festivi per la gioventù povera e
abbandonata andava delineandosi la necessità di un Sodalizio
che ne assicurasse l’avvenire e la diffusione, nella mente del Padre
' maturavano pure le Costituzioni-che avrebbero poi dovuto dirigere
i futuri soci nel loro apostolato. « I o non sarò semplicemente un
prete solitario o con pochi compagni diceva fin dai prim i anni
di sacerdozio — ma avrò molti altri sacerdoti che mi ubbidiranno
e si dedicheranno all’ed'"^azione della gioventù ». Ora nella sua
mente andavano certo sviluppandosi le norme da dare a questi
su d collaboratori, ricavate soprattutto dall’esperienza propria e

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dalle illustrazioni celesti di cui a tempo opportuno era mirabil­
mente favorito.
Queste norme egli diede dapprima verbalmente ai sacerdoti e
laici che si prestavano ad aiutai lo negli Oratorii festivi; più tardi
le raccolse nel Regolamento degli Oratorii stessi, preludio non
lontano alle Costituzioni della Società ch’era chiamato a fondare.
Fondare una nuova Società religiosa, mentre l'odio settario andava
sopprimendo radicalmente quelle già esistenti, sembrava una follia;
ma D on Bosco sapeva che il Signore lu dit in orbe terrarum, e
che sulle distruzioni dell'uomo fa sorgere le opere rigeneratrici
adatte ai bisogni del tempo. P erciò tranquillamente, senza fretta,
ma con tenacia e costanza mirabili, egli studia, consulta, prega,
fa tentativi per fondare ima Società; ed alla lunga, i nsensibil-
mente, si prepara i prim i soggetti, senza mai parlare nè di legami,
nè di voti, nè di Congregazione. D on Bosco più che fondatore
può dirsi creatore della sua Società, perchè seppe tirar su dal nulla
i suoi soggetti, crescendoli attorno a sè e trasfondendo in loro a
poco a poco tutto il suo spin to.
5, Contemporaneamente a questo immane lavoro. di circa 20
anni, andò preparando le Costituzioni della sua Società, consul­
tando quelle di altre Congregazioni, ma principalmente ispiran­
dosi ad un certo esemplare che gli era stato mostrato in sogno;
vegliando le lunghe notti per studiare sui libri quanto s’era fatto
prima di lui, mettendosi in corrispondenza epistolare con le em i­
nenti persone da cui, per la loro esperienza e dottrina, poteva,
sperare lumi e consigli, e infine accaparrandosi la benevolenza di
quelli, che avrebbero potuto in qualche modo essergli di ostacolo
nell'esecuzione del suo disegno.
H o detto contem poraneam ente, perchè D on Bosco scrisse
gl i articoli delle sue Costituzioni prim a nell'animo e nella vita
di quelli che aveva scelti per suoi figli, e solo quando gli parve
che corrispondessero al fine che s’era proposto, li fissò ed ordinò
sulla carta. Questo appare chiaramente dalle parole da lui dette
nel presentare a P io I X il manoscritto delle Costituzioni: E cco ,
beatissimo Padre, il regolamento che racchiude la disciplina
e lo spirito che da v enti anni guida coloro i quali impiegano
le loro fatiche negli Oratorii. Mi era già prima d ’ora adoperato
a ridurre gli articoli in forma regolare; ma nei giorni passali vi

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ho fatto correzioni ed aggiunte secondo le basi che Vostra Santità
degnavasi tracciarmi..... Siccome però nell'abbozzare i singoli
capitoli avrò certamente in più cose sbagliato la traccia proposta,
così io rimetto il tutto nelle mani di Vostra Santità e di chi Ella
si degnerà stabilire per . leggere, correggere, aggiungere, togliere
quanto sarà giudicato a maggior gloria di D ìo ed al bene delle
anime.
6, Leggendo quelle primitive Costituzioni presentate da Don
Bosco a P io I X nel 1858 (Memorie Biografiche, voi. V, Appendice),
sembra di udire la voce del buon Padre che con grande semplicità
e chiarezza esponeva ai suoi figliuoli le norme secondo cui voleva
che si regolassero: non coercizioni, ma il vincolo della carità fra­
terna, onde formare un cuor solo per acquistare la perfezione nel-
l'esercizio di ogni opera di carità spirituale e corporale verso i
giovani, specialmente i più poveri, e nella cura delle vocazioni
ecclesiastiche; non preoccupazioni per le cose materiali, ma cia­
scuno, pur conservando i proprii diritti, fosse realmente come se
nulla più possedesse; non attaccamento alla propria volontà, ma
obbedienza così filiale al Superiore che questi non abbia neppur
bisogno di comandare; non molte pratiche di pietà in comune,
ma l'esercizio dell'unione con D io nella pienezza della vita attiva,
che è il distintivo e la gloria dei suoi figli. D on Bosco, più che una
Società, intendeva formare una famiglia fondata quasi unicamente
sulla paternità soave, amabile, vigilante del Superiore, e sull'af-
fetto filiale, fraterno dei sudditi; anzi, pur mantenendo il prin ­
cipio dell'autorità e della corrispettiva sudditanza, non desiderava
distinzioni, ma uguaglianza fra tutti ed in tutto.
Anche P io I X condivideva in massima questa concezione.
Dopo aver insistito sulla necessità dei v o ti per mantenere l ’u­
nità di spirito e di opere, ma v o t i s^’npliei da potersi facil­
mente sciogliere, affinchè il malvolere di alcuno dei soci non
turbi la pace e l ’unione degli altri, aggiungeva: « Le regole siano
miti e di facile osservanza. L a foggia del vestire, le pratiche di
pietà non la facciano segnalare in mezzo al secolo... Ogni membro
di essa in faccia alla Chiesa sia un religioso, e nella civile società
sia un libero cittadino ».
Queste erano le linee programmatiche entro le quali dovevano
contenersi le Costituzioni: ma da quando P io I X ne ricevette il

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manoscritto primitivo e si degnò di leggerlo dal prim o alV-ultimo
articolo, fino alla loro definitiva approvazione del 3 aprile 1874,
chi può enumerare le pene, le contrarietà e le difficoltà d’ogni
genere incontrate, sopportate e superate da D on Bosco per mante­
nerle su quelle basi fondamentali? Le difficoltà provenivano in
parte dall’opposizione di chi avrebbe preferito che l’iniziativa di
Don Bosco rimanesse un istituto diocesano e nulla più, ma forse
soprattutto dalle stesse Costituzioni, le quali, sotto un certo punto
di vista, sapeva.no di novità, perchè D on Bosco intendeva adattarle
ai tempi che correvano difficilissimi.
Queste difficoltà durarono ben 16 anni, e senza una spe­
ciale assistenza del Cielo egli non le avrebbe mai superate.
M a in quei 16 anni, quali e quanti avvenimenti! La Società
regolarmente costituita; il numero dei Soci aumentato rapida­
mente; le prime professim i triennali e perpetue; la Società
commendata (23 luglio 1864) e poi approvata definitivamente
dalla suprema autorità ecclesiastica (19 febbraio 1869); il
numero delle Case in continuo aumento; le erezioni di chiese
pubbliche.; il gran numero di vocazioni ecclesiastiche suscitate
dal sistema preventivo di Don Bosco; la fondazione dell’is ti­
tuto delle Figlie di M aria Ausiliatrice; tutto ciò avrebbe dovuto
assorbire l'attività non di una, ma di più persone; eppure D . Bosco
bastava a tutto, cosa che non si può umanamente spiegare. È vero
che i suoi figli i quali nel 1859, quando si emisero i prim i voti,
erano solo 22, nel 1874 erano saliti già a 330, ma ciò era ben
poca cosa in confronto delle case averte e da aprirsi, del numero
sempre crescente di giovani e delle svariatissime occupazioni a
cui i soci dovevano attendere. Questi anni furono certo i più labo­
riosi per il nostro Ven. Padre: ma per lui non coniava nulla
qualsiasi fatica e pena, pur di riuscire cui affrettare l'approvazione
definitiva delle Costituzioni della sua Società, perchè da tale appro­
vazione dipendeva l’incremento meraviglioso dell’opera sua quale
l’aveva più volte contemplato nelle s u e vision i.
7 . N el 1864 la S. Congregazione dei Vescovi e Regolari emanava
il decreto di collaudazione della Società in vista dello scopo san­
tissimo, delle lodi del Romano Pontefice in due brevi eloquentis­
simi, e delle Commendatizie dei Superiori Ecclesiastici di sei
diocesi; e costituiva Don Bosco Superiore a vita. Era un gran passo;

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ma Don Bosco doveva prendere in esame le tredici osservazioni
unite al decreto, per vedere come potessero adattarsi alle esigenze
dei tempi, dei luoghi, e quali difficoltà potevano far sorgere da
parte delle autorità civili e per la natura stessa dell’Istituto.
Bisognava poi inserirle al posto opportuno nelle Costituzioni, e
farne l'esperimento pratico. Tutto ciò richiedeva molto tempo e
un lavoro improbo.
N el 18&7 D on Bosco si recava di nuovo a Roma per affari
riflettenti il ristabilimento della giurisdizione ecclesiastica in molte
diocesi, ma anche per ottenere la definitiva approvazione delle
Costituzioni- della sua Società o almeno, ove questo non fosse stato
possibile, la facoltà di rilasciare le dimissorie ai suoi chierici per
le ordinazioni. Portava con sè le Costituzioni tradotte in 'latino
e da lui corrette e ricorrette per tener conto delle osservazioni fat­
tegli, senza recar nocumento alle sue previdenze per l'avvenire
e i bisogni della Società, e senza discostarsi dall'esemplare che
aveva intraveduto nel sogno.
N e parlò a lungo al Sommo Pontefice; questi gli era favo­
revolissimo in tutto, ma desiderava, come era naturale, che le
cose venissero prim a deliberate dalla Congregazióne dei Vescovi e
Regolari, i cui membri però dissentivano su v a n i punti dalle ve­
dute di Don Bosco, ad esempio sul voto di povertà, non esclu­
dente il dominio radicale dei propri beni. E ssi inoltre erano
restii ad accordare l'esenzione ad una nuova Società, perchè allora
si studiava il modo di estendere quanto più si poteva la giurisdi­
zione vescovile sugli ordini religiosi. D i più, per l'imminenza del
prossimo Concilio Ecum enico, si studiava già il tema se fosse
spediente l'approvazione di nuovi Istituti religiosi, o non piut­
tosto la fusione di quelli aventi un medesimo scopo. Tutto ciò
rendeva più diffìcile la sospirata approvazione; e così D on Bosco
per allora nulla ottenne. M a egli attendeva fiducioso e, dando
tempo al tempo, si teneva pago di fare intendere anche solo una
piccola ragione per volta a mezzo di suppliche, di lettere e di
commendatizie.
8. « Vidi così il Venerabile che era propriamente necessario
un miracolo per cambiare i cuori, altrimenti sarebbe stato im pos­
sibile il venire ad una combinazione favorevole ai miei desideri.
Sì prendevano le nostre povere Regole e ad ogni parola si trovava

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una difficoltà insormontabile..... I n principio del 1869 decisi
ritornare a Roma; molli Vescovi ed altre persone, per altro p iis­
sime e a me favorevoli, mi volevano persuadere essere inutile l'an­
data, perchè non sarei riuscito a far approvare le mie Regole e per
conseguenza la Società; tanto più che a Roma si doveva pensare
al Concilio Ecum enico..... D a Roma mi scrivevano e mi davano
anche avvisi, coi quali mi si assicurava essere cosa affatto inutile
e tempo perduto l'andare a Roma, perchè non avrebbero mai
concesso ciò che domandavo, ed era impossibile l'approvazione
delle Costituzioni... M a io ero intimamente persuaso che la M a ­
donna mi avrebbe aiutato e ogni cosa avrebbe disposto in mio
favore: e ninno m'avrebbe tolta questa persuasione. Rispettavo i
consigli dei m iei amici, ma non volevo tralasciare di fare guanto
parevami esser suggerito dal Signore. Partii adunque, confidando
unicamente nel Signore e nella M adonna ».
E questa sua illimitata confidenza non fu delusa, v i medesimi,
continua Don Bosco che mi sconsigliavano da quella andata,
furono quelli che mi aiutarono acciocché fosse definitivamente
approvata la P ia Società... I l Signore mutò in un momento il
cuore di tutti e dispose di più che quei tali avessero bisogno di
Don Bosco ». Allude con queste parole ai portenti che tutti cono­
sciamo, operati mercè la benedizione di M aria SS. Ausiliatrice
in favore di quelli che erano contrari all'approvazione.
P er avere però un'idea degli ostacoli insuperabili che incon­
trava il Venerabile nel compimento di quest'opera, basta ricordare
che neppure le grazie segnalale compiute dall'Ausiliatrice in fa­
vore, delle eminenti persone dalle quali dipendeva tutto, riuscirono
a strappar loro l'approvazione delle R egole e per conseguenza
della Società, com'era naturale e come desiderava Don Bosco...
allora (cioè il 19 febbraio 1869) si diede solo l'approvazione
definitiva della P ia Società, rimandando l'approvazione dei sin­
goli articoli delle Costituzioni a tempo più opportuno!
9 . « Facciamo un passo per volta — gli aveva detto il P ap a
chi va piano, va sano. Quando le cose vanno bene, la S. Sede suole
aggiungere, non mai togliere ». Nell'approvazione della Società
era contenuta implicitamente anche l'approvazione delle Regole che
la governavano, per cui la gioia del Ven. Padre si effondeva nei
lunghi trattenimenti coi suoi figli. « L a nostra Congregazione, diceva,

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è approvata: siamo vincolati gli uni cogli altri. Io sono legato
a voi, voi siete legati a me e tutti insieme siam o legati a Dio. La
Chiesa ha parlato; D io ha accettato i nostri servigi, noi siamo
tenuti ad osservare le nostre promesse. N on siamo più persone
private; ma formiamo una società, un corpo visibile: godiamo dei
privilegi; tutto il mondo ci osserva e la Chiesa ha diritto all'opera
nostra. Bisogna dunque che d'ora innanzi ogni parte delle Regole
sia eseguila puntualmente ».
Tuttavia per altri cinque anni dovevano sorgere ancora contro
l'approvazione delle Costituzioni ostacoli da parte dei malevoli,
e. difficoltà di ordine intrinseco dalla natura stessa dei singoli arti­
coli. I l Santo Padre P io I X la sera medesima dell'approvazione
della P ia Società aveva detto al nostro Venerabile: « Bisogna che
facciate presto a condurre a termine anche l'approvazione delle
Costituzioni; io sono informato di tutto, conosco il vostro scopo
e vi sosterrò in ogni maniera ».
P erciò D on Bosco non desisteva dal richiederne l'approvazione,
dando tutte le possibili spiegazioni e temperando quelle disposi­
zioni che non intaccavano le basi specifiche del suo Istituto. Egli
si teneva sicuro che la Madonna, come aveva già fatto approvare
la Società dagli stessi nolenti, così a tempo opportuno avrebbe
fatto dare pure l'approvazione delle Costituzioni. N el 1874 pub­
blicò a Roma un opuscolo sulla sua P ia Società, che diffuse
tra i membri più influenti delle Sacre Congregazioni; scrisse
una risposta alle più gravi obbiezioni che gli si facevano; estese
un'esposizione sommaria dei motivi che l'inducevano ad insistere
per la definitiva approvazione, ed infine invitò tutti i suoi figli ad
implorare i lumi dello Spirito Santo, fissando tre giorni di digiuno
per i Salesiani e le Figlie di M aria A usiliatrice e un triduo di
speciali preghiere in tutte le Case nei giorni precedenti le adu­
nanze nelle quali si doveva discutere dell'approvazione.....
L a Congregazione dei quattro Cardinali deputati ne discusse a
lungo in due sessioni; infine tutti convennero per l'approvazione
decennale ad experim entum , e tre anche per la definitiva. L a sera
del 3 aprile il Segretario M ons. Vitelleschi riferì l'esito al Santo
Padre, il quale aggiungendo il suo voto ai tre favorevoli ordinò
che si stendesse il decreto d'approvazione definitiva. L a Madonna
aveva compiuto il miracolo di cui il nostro Ven. Padre da anni

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— 184 —
l'andava supplicando e la faceva supplicare dai suoi figli con
sempre crescente ardore e confidenza.
« Questo fatto (così scriveva Don Bosco nell'esortazione pre­
messa alle Costituzioni in data 15 agosto 1875), deve essere da
noi salutato come uno dei più gloriosi per la nostra Società, come
quello che ci assicura che nell'osservanza delle nostre Regole noi
ci appoggiamo a basi stabili, sicure e, possiamo dire, anche infalli­
bili, essendo infallibili i giudizi del Capo Supremo della Chiesa
che le ha sanzionate ».
10. I l nostro Ven. Padre, figli carissimi, aveva ben ragione
di chiamare questo fatto im o dei più gloriosi per la nostra Società,
anche perchè con l'approvazione delle sue Costituzioni venivano
definitivamente sanzionati quei principii nuovi di modernità che
egli era stato ispirato di mettere a base di tutto il suo Istituto, che
sono il nostro più prezioso patrimonio, e che l'angelico P io I X
aveva magnificamente intuito e poi riassunto due anni appresso
con le memorabili parole dette a D on Bosco in un’udienza accor­
datagli nella stia stessa camera da letto il 21 gennaio del 1877:
« Io credo di svelarvi un mistero: diceva il P ap a io
sono certo che la vostra Congregazione sia stata suscitata dalla
D ivina Provvidenza per mostrare la potenza di D io ; sono certo
che D io ha voluto tener nascosto fino al presente un im por­
tante segreto, sconosciuto a tanti secoli e a tante altre Congrega­
zioni passate. La vostra Congregazione è nuova nella Chiesa,
perchè di genere nuovo, perchè venne a sorgere in questi tempi
in maniera che possa essere ordine religioso e secolare ; che
abbia voto di povertà ed insieme possedere; che partecipi del
mondo e del chiostro, i cui membri siano religiosi e secolari,
claustrali e liberi cittadini. I l Signore ciò manifestò ai giorni
nostri, e questo io voglio svelarvi. L a Congregazione fu istituita
affinchè nel mondo, che secondo l'espressione del Vangelo in m a­
ligno positus est, si desse gloria a Dio. F u istituita perchè si vegga
e vi sia il modo di dare a D io quello che è di D io e a Cesare quello
che è di Cesare, secondò quello che disse Gesù Cristo ai suoi tem pi:
Date a Cesare quello che è di Cesare e a D io quello che è di Dio.
E vi predico, e voi scrivetelo ai vostri figliuoli, che la Congregazione
fiorirà, si dilaterà miracolosamente, durerà nei secoli venturi e
troverà sempre dei coadiutori e dei Cooperatori, infino a tanto che

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185 —
cercherà di promuovere lo spirilo di pietà e di religione, ma spe­
cialmente di moralità e castità ».
Queste fatidiche parole del Vicario di Gesù Cristo sono un'altra
magnifica sanzione delle nostre Costituzioni e la prova indubbia
che la mano di D io è quella che ne ho, guidato la redazione prim i­
tiva e che ha confortato D on Bosco nelle difficoltà d'ogni genere
ch'ebbe a sostenere per farle approvare.
11. Un altro rilievo. La predizione di P io I X sull'incremento
meraviglioso e duraturo della nostra Società trova ancora la sua
naturale spiegazione nelle Costituzioni, le quali non sono altro
che la pietra angolare della Società, e praticate fedelmente non
cesseranno mai di produrre i frutti più abbondanti. I l nostro Vene­
rabile in un sogno, avuto il terzo anno dopo l'approvazione delle
Costituzioni (settembre 1876), viene fatto salire sopra un gran
macigno situato in mezzo ad un piano sterminato. D i lassù gli
è dato osservare la vastità del campo, come se occupasse tutta la
terra, e in essa una sterminata moltitudine di gente che cresceva
continuamente. Nelle prime file vedeva tanti Salesiani che cono­
sceva, con numerose, vivaci squadre giovanili; poi altri con altre
squadre, poi ancora altri e altri' che più non conosceva e più non
poteva distinguere. Vide popoli svariatissimi, dalle più strane
fogge di vestire: e dappertutto vedeva Salesiani che conosceva nelle
prime file, e non più nelle successive.
Mentre D . Bosco fissava estatico il meraviglioso quadro, si
sentì a dire : ‹‹ Questo è i l campo, la vigna che i Salesiani
devono lavorare. M olti lavorano già e tu li conosci: l'orizzonte
s'allarga a vista d'occhio di gente che tu non conosci ancora, e
questo vuol dire che non solo in questo secolo, ma nei futuri i
Salesiani lavoreranno il proprio cam po..... Questo incremento
meraviglioso e duraturo si otterrà solo con il lavoro e la tempe­
ranza. Sì, il lavoro e la temperanza faranno fiorire la Congre­
gazione Salesiana! ».
Ora, m iei cari, nel gran macigno del sogno non possiamo
forse veder raffigurate le Costituzioni, dalla fedele osservanza delle
quali la nostra Società ripete tutta la sua meravigliosa e duratura
espansione mondiale ? N on è forse impresso in esse il nostro stemma,
la nostra parola d'ordine e il nostro distintivo: L av oro e tem pe­
ranza! I prim i 50 anni della loro regolare osservanza da parte

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degli esemplari confratelli che ci hanno preceduto, non ci dicono
la realtà dello sviluppo stragrande che la nostra Società ha già
raggiunto in questo periodo di tempo che D . Bosco aveva contem­
plato nelle prime file del sogno ?
A ll'approvazione delle Costituzioni, poche le Case, esiguo il
numero dei confratelli e giovani; ma da quel punto il campo si è
allargato a vista d'occhio: le Case si sono moltiplicate, le tre
animose centurie dei Salesiani d 'allora che dirigevano alcune m i­
gliaia di giovani, sono divenute poco per volta un esercito com­
patto di oltre cinque m ila, che raccolgono ed educano centinaia
di migliaia di giovani. Questo miracolo, o m iei cari, è certo del
Signore, ma per mezzo delle Costituzioni ispirate a D . Bosco c
da lui lasciate come sacro testamento per tutta la nostra Società.
12. D a quanto sono venuto dicendo finora, o m iei cari, non
vi sarà difficile concludere che il nostro V en. Fondatore ha vissuto
tutta la sua vita, prima nella elaborazione, poi nello studio e nella
pratica delle Costituzioni.
La speciale vocazione che il Signore gli aveva dato di F o n ­
datore di una nuova Società religiosa, gli aveva infuso. sto per
dire, l'idea madre di esse, idea che restò latente fino all'inizio
della sua vita sacerdotale: quindi cominciò a mandare i suoi
primi raggi nella vita pratica e nel Regolamento degli Oratori
Festivi, per diventare sempre più chiara nelle norme precise e
minute con le quali reggeva i giovani del suo prim o Ospizio di
Valdocco. M a quella luce era veduta da pochi, perchè si confondeva
dapprima con lo splendore dell apostolato per la gioventù povera
e abbandonata: però D. Bosco ora con uno sguardo, ora con ima
sua parolina e ora con altre industrie, inattese, soavi e quasi im ­
percettibili, sapeva far convergere su di essa, l'attenzione di quelli
che gli parevano atti a comprenderla; e poi dolcemente l'invitava
ad aiutarlo nel far del bene ad altri giovani, accettando alcune
semplici regole di vita comune.
In tal modo D. Bosco visse praticamente le sue Costituzioni
insieme coi suoi prim i figli per ben trent'anni, correggendo, mo­
dificando, migliorando e anche scartando gli articoli ch'egli aveva
segnati sul suo manoscritto e che alla prova gli erano sembrati
non adatti o di poca utilità. N on dimentichiamo, o cari, che la
luce di questo lavoro gli veniva dall’alto; e che perciò quelle mo­

2.4 Page 14

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— 187 -
dificazioni non intaccavano affatto i punti fondamentali su cui
doveva basarsi la sua Congregazione.
Non altrimenti doveva accadere dopo l'approvazione. Le sue
Costituzioni erano state la luce, raffigurata nel candido alone o
cerchio luminoso, apparso sopra la sua cameretta, il giorno del
suo arrivo a Valdocco (16 aprile 1874). I l cielo era sereno, e mentre
i giovani applaudivano il buon Padre che usciva dalla sacrestia
dopo aver celebrato la S. M essa, videro in alto un cerchio lumi­
noso, dentro il quale se ne scorgeva un altro di v a n i colori, come
un’iride graziosissima. Tutti i giovani erano estatici a contemplare
il singolare fenomeno, che durò circa un quarto d’ora. A l dopo pranzo
la bianca iride comparve di nuovo, ma in tale proporzione che
pareva racchiudere l'Oratorio, quasi a significare che d’ allora in
poi le Costituzioni approvate sarebbero state luce sempre bella e
varia per tutta la Congregazione. La nostra Società doveva sapere
adattarsi, nello svolgimento della propria azione benefica, alle neces­
sità dei tempi, alle consuetudini dei luoghi: doveva essere progres­
sivamente sempre nuova e moderna, pur conservando la sua par­
ticolare fisonomia di educatrice della gioventù mediante il sistema
preventivo basato sulla dolcezza e sulla bontà paterna: ecco perchè
dentro il cerchio luminoso, apparso sopra all'Oratorio, se ne scor­
geva un altro di v a n i colori. L e nostre Costituzioni, modifica,ndo
a quando a quando i colori delle linee secondarie, non solo non per­
deranno la loro luce prim itiva, ma diverranno sempre più feconde
di bene.
1 3 . Perciò non credo errare dicendo che la storia dei prim i 50
anni di vita legale delle nostre Costituzioni è stata continuamente
irradiata da questa luce, varia sì, ma crescente ognora in più
vividi splendori. Durante i primi 14 anni, vivente ancora il Vene­
rabile Padre, si studiò in quattro Capitoli generali dilutti i direttori,
l'interpretazione genuina delle Costituzioni, attingendo dalle parole
e dal cuore di D . Bosco quelle deliberazioni che sembravano più
convenienti a conservarne lo spirito e ad applicarle meglio ai cre­
scenti bisogni della Società. La presenza e gli ammaestramenti
del Fondatore dànno alla materia trattata e alle deliberazioni
prese in quei Capitoli un valore unico: in esse venne posta la base
di tutti i Regolamenti speciali delle varie cariche superiori e locali,
dal Rettore Maggiore all'Ispettore e al Direttore: in esse troviamo

2.5 Page 15

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— 188 —
la vita comune, le 'pratiche di pietà, la moralità, gli studi e l'eco­
nomia secondo la tradizione più autentica del pensiero di D . Bosco.
Quanta larghezza di vedute e di interpretazioni! Quante modi­
ficazioni accennate e iniziate per dare alla sua opera l'espansione
che i tempi nuovi reclamavano! E tuttavia nulla che sapesse di
mutamento e di contradizione alle Costituzioni! Il Venerabile F on ­
datore era la luce, e illuminava anche con una sola parola! Ala
egli insisteva soprattutto che i suoi figli praticassero le Costitu­
zioni quali erano, senza punto pensare di migliorarle: era il con­
siglio di P io I X e per lui era legge. A l Capo della prim a spedi­
zione dei suoi M issionari, consegna il libro delle Costituzioni, e
questo suo atto lo vuole perpetuato nella fotografia. Quattro anni
prima che volasse al Cielo diceva: « M olti vengono da me e mi
dicono: - Sono tolto dalla tale e tal altra occupazione e mandato
a questo o a quel collegio, lontano dalle sue cure paterne: ho bisogno
eli un ricordo. - Io dò loro quello che credo più opportuno; ma
credetemi, figliuoli miei, osservate le nostre Regole! ecco il più
grande e caro ricordo che questo povero e vecchio padre vi può
lasciare! ». Nelle notti precedenti aveva assistito in sogno a un
congresso di diavoli intenti a cercare il mezzo più efficace per di­
struggere la sua Società, e tutti avevano convenuto essere quello di
indurre i soci alla trasgressione delle R egole! D i quei giorni
scrisse su un suo libretto di memorie: « L a nostra Congregazione
ha davanti a sè un lieto avvenire preparato dalla D ivina Prov­
videnza, e la sua gloria sarà duratura fino a tanto che si osser­
veranno fedelmente le Regole ».
Le non poche volte che ebbi la fortuna d'intrattenermi fam i­
liarmente col nostro santo Fondatore, ricordo che la fedeltà alle
Costituzioni era il suo argomento favorito: negli ultimi anni non
sembrava respirasse più altro che le Regole!
1 4 . La larghezza di vedute e d1interpretazione delle Costituzioni,
unita alla più fedele osservanza di esse, passò, alla morte del Padre,
nel suo Successore D on Rua, che è stato anche il suo più perfetto
imitatore. N ei lunghi 22 anni del suo Rettorato, anch’egli non
fece che ripetere e gridare in tutti i toni: osserviamo le nostre
Costituzioni! Stiamo attaccati ad esse! Nelle sue lettere circolari,
come pure in quelle intime, personali, pare si sia fatto uno studio
d’inserire sempre qualche richiamo all’ osservanza delle Costituzioni,

2.6 Page 16

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— 189 —
D ice che sono uscite dal cuore di D on Bosco, che la Chiesa
le ha approvate, e che perciò devono essere la nostra guida,
la nostra difesa in ogni pericolo o dubbio o difficoltà; le chiama
il libro della vita, la speranza della salute, il m idollo del V an ­
gelo, la via della perfezione, il patto della nostra alleanza con
D io; inculca che siano poste sulla nostra persona com e 'misura
per conoscere il grado di virtù a cui siamo arrivati, e se siamo
veri figli di D on B osco, perchè le Costituzioni sono in sostanza
quell’insieme d ’idee e di tendenze, quella maniera di pensare
e di fare che forma lo spirito proprio della nostra Congrega­
zione. M a d'altra parte fu pure sotto il suo governo che si vide la
necessità d'innestare definitivamente nelle Costituzioni le norme
precise per la convocazione del Capitolo Generale (fissandolo ogni
6 anni e determinando quali confratelli dovessero prendervi parte),
e per la creazione delle Ispettorie.
Tutto questo lavoro fu compiuto nel 1904 dal X Capi­
tolo Generale, il quale aveva divise le sue deliberazioni in
due categorie: « nell'ima erano compresi gli articoli organici,
quelli cioè che l'assemblea aveva giudicato necessari a comple­
tare le nostre Costituzioni e a darne un'autentica interpre­
tazione, in questi tempi in cui ormai la nostra P ia Società si è
svolta in tutte le sue parti ed organizzata colla maggior esattezza
possibile in conformità alle prescrizioni della Chiesa ed allo spirito
del nostro indimenticabile Padre D on Bosco. Queste deliberazioni
perciò saranno come altrettanti articoli delle nostre Costituzioni.
L'altra abbracciava le deliberazioni aventi carattere direttivo e
disciplinare, ossia quanto l'esperienza di oltre trent'anni ha sug­
gerito per conservare tra noi lo spirito del Fondatore e far progre­
dire sempre meglio la nostra P ia Società nella perfezione dei suoi
membri e nel buon andamento delle sue opere ». Così D . Rua nella
circolare con cui comunicava l'approvazione data a queste due
categorie di deliberazioni dalla Sacra Congregazione dei V V .
e RR . con decreto settembre 1905.
Solo chi ha vissuto accanto a questo nostro Padre e Serro di
Dio in quegli anni, può farsi un'idea delle fatiche e delle pene
da lui sofferte per dare alle nostre Costituzioni tutta l'ampiezza
che richiedevano le mutate condizioni delle cose, senza però intro­
durre cambiamenti sostanziali. A veva perciò ragione di godere

2.7 Page 17

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— 190 —
dell'esito di quella adunanza e dell'approvazione ottenuta: « I
lavori del X Cap. Gen. hanno così avuto il loro pieno successo e
completo coronamento. Questo fatto deve essere da noi salutato,
starei per dire, con non minor entusiasmo di quello importantis­
simo delle Costituzioni, poiché, mentre ci assicura che nell'os­
servare le prese deliberazioni noi ci appoggiamo a base stabile
e sicura, ci dice ancora che in nulla ci siamo allontanati dallo
spirito del Fondatore e della Chiesa... La mia gioia sarà compita
se voi accoglierete con buone disposizioni le deliberazioni prese.
Esse più che ogni altra cosa gioveranno a procurare alla nostra
P ia Società ciò che forma l'essenza d'ogni ben governata Congre­
gazione religiosa, cioè l'unione degli affetti, l'unione dei giudizi,
l'unione delle volontà... ».
La vita di questo nostro gran Padre ci dirà tutto l'amore da
lui nutrito per le nostre Costituzioni e la gran parte ch'egli ebbe
nel progressivo perfezionamento di esse secondo le necessità e le
opportunità della Società e al fine di renderla realmente fattiva
di maggior bene. Anche di D on Rua possiamo dire che è stato la
regola vivente durante tutta la sua vita, mortificata e santa.
1 5 . Le deliberazioni organiche del X Capitolo Generale, divenute
con l'approvazione della S. Chiesa altrettanti nuovi articoli, ave­
vano dato alle nostre Costituzioni la larghezza e l'elasticità neces­
sarie per il buon governo della P ia Società, che fioriva di giorno
in giorno nel numero dei soci ed in nuove opere di bene per la gio­
ventù. Occorreva solo più applicare gradatamente le Regole che
riguardavano l'organismo vitale della Congregazione, fare pra­
ticare dai soci le Regole individuali, spontaneamente e per sin ­
cero amore a Don Bosco.
Questo fu il lavoro assid.no di D on Rua negli ultimi sei-
anni di sua vita; e questo fu pure il programma del Succes­
sore di lui il compianto Don Albera. « Consideriamo, scriveva
nella sua prima circolare, quale patrimonio di famiglia le
nostre Costituzioni, che sono la quintessenza dello spirito della
nostra Congregazione, e pratichiamole scrupolosamente. Senza
l'osservanza delle nostre Regole non possiamo esser veri reli­
giosi, nè veri figli del Ven. D . Bosco. Mettiamoci in guardia contro
la smania di riforma ch'egli considerava a ragione qual verme
roditore del vero spirito salesiano... Guai al religioso che viola le

2.8 Page 18

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— 191 —
sue Costituzioni, che non le stima e le disprezza! I l demonio avrà
ben presto rovinato una famiglia religiosa, qualora gli venga fatto
d'ispirare ai soci il disprezzo delle Costituzioni e farle considerare
come un ammasso di avvisi e consigli arbitrari, di cui ciascuno
può prendere o lasciare come gli talenta. Le nostre Costituzioni
sono il m idollo dello spirito di D . B osco, la sua più preziosa
reliquia, un vero programma h a ha tracciato ai puoi figli per
continuare tra la gioventù le opere sue benefiche... ››.
M a D on Albera esigeva inoltre che l'osservanza delle Costitu­
zioni fosse vivificata dall’imitazione assidua di quanto ha fatto
il nostro buon Padre perchè se ci accontentassim o dell’osser­
vanza legale degli articoli, riusciremmo bensì a plasmare un bel
corpo, m a senz’anima. P er lui l'osservanza delle Costituzioni
doveva essere imperniata nel dovere di crescere ogni giorno
nella nostra perfezione e nella cura di ricopiare lo spirito di
vita interiore del nostro Venerabile. Tutte le sue preziose let­
tere circolari miravano a questo fine.
Così le nostre Costituzioni, vivificate dagli esempi del Vene­
rabile Fondatore e dalla pratica dello spirito di pietà, die­
dero i frutti più consolanti, anche durante i luttuosissimi avve­
nimenti che allora desolavano popoli e nazioni, e minacciavano
ogni rovina materiale e morale agl'Istituti religiosi di educa­
zione, con la forzata sottrazione della miglior parte del loro perso­
nale a causa della guerra micidiale.
Frattanto, promulgato dal P apa Benedetto X V il nuovo Co­
dice di Diritto Canonico e il decreto della Sacra Congrega
zione dei Religiosi in data 26 giugno 1918, i Superiori della
nostra Società si diedero premura di rivedere le Costituzioni
in conformità del Canone 489 del Decreto suddetto, limi­
tandosi però a ritoccare solo quelle cose che non s'accordavano
con le prescrizioni del Diritto Canonico. Questa nuova revisione
delle nostre Costituzioni, nella quale, per ragioni di indole pratica,
si credette conveniente intercalare le deliberazioni organiche sopra
menzionate- agli articoli delle Costituzioni originarie lasciate da
Don Bosco, venne approvata dalla S. Sede in data 19 luglio 1921.
Ora mentre si faceva questa revisione, imposta dall'Autorità Eccle­
siastica, i Superiori M aggiori videro che sarebbe stato necessario
un ulteriore lavoro sulle Costituzioni, e precisamente : 1 ° coordinare

2.9 Page 19

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— 192 —
tutto il materiale in capitoli in base alle divisioni prim itive, ma
con le mutazioni richieste dallo sviluppo della Società e dal sistema
di governo dovutosi introdurre in seguito alla creazione delle Isp et­
t o r i ; disporre in ordine logico e collegare nuovamente tra loro,
gli articoli dei singoli capi; togliere le ripetizioni, o sopprim en­
dole, o fondendo insieme gli articoli che le contenessero; fare le
opportune correzioni per rendere gli articoli più conformi, anche
nella dicitura, al Codice di Diritto Canonico; adattare al sistema
odierno i pochi articoli ancora riflettenti uno stato di cose ormai
superato; ma in tutto ciò non mutare affatto nè il pensiero
nè lo spirito delle Costituzioni.
I l X I I Capitolo Generale radunatosi in Valdocco nel 1922
deliberò che si facesse il lavoro in conformità dei sei punti accen­
nati sopra. L a redazione del testo definitivo, eseguita con la maggior
diligenza possibile, costò circa due anni di lavoro intenso e con­
tinuato all'apposita Commissione e al Capitolo Superiore, che vi
prese parte attiva; infine il testo fu presentato alla S. Sede per
l'approvazione. I l Santo Padre P io X I il 19 giugno 1923 si degnò
approvare e confermare nuovamente con la sua autorità apo­
stolica le nostre Costituzioni già prim a approvate dai Sommi
Pontefici P io I X , Leone X I I I , P io X e Benedetto X V , ed ora
conformate alle prescrizioni del Codice di Diritto Canonico, re­
datte in nuova forma e secondo le deliberazioni dell'ultimo Ca­
pitolo Generale, ed emendate d'uffizio; ingiungendo nello stesso
tempo a tutti i singoli soci di osservarle fedelmente.
16. E d ora è con somma gioia dell'animo mio che vi presento,
o figli carissimi, questo nuovo testo delle nostre Costituzioni già
pubblicato negli A tti del Capitolo Superiore. D al testé com­
piuto coordinamento col nuovo Codice di Diritto Canonico le
nostre Costituzioni non subirono radicali mutamenti, ma solo
mutazioni chiarificatrici che fanno pensare alla prim a redazione
delle Regole fatta da D. Bosco, perchè egli, voleva già fin d'al-
lora alludere a tali cose, ma erano reputate novità. Studiandole
bene vedremo D. Bosco rivivere in ogni loro parte con le sue parole,
col suo esempio, con la sua santità. perchè, come abbiamo visto più
sopra, le Costituzioni sono la voce, il cuore, lo spirito, la vita di
D on Bosco! Volute, approvate, benedette dal Vicario di Gesù Cristo
nella persona di Pio I X , Leone X I I I , P io X , Benedetto X V ,

2.10 Page 20

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— 193 —
P io X I , esse ci assicurano che è pure la volontà di P io che noi
facciamo osservandole fedelmente.
Queste Costituzioni governano e regolano da 50 anni la
nostra Società che, sorta dal nulla qui in Valdocco, moltiplicò
le sue tende e si estese per tutto il mondo, in Europa, in A m e­
rica, in A sia , in A frica e in Oceania. In questi giorni mi
scrivevano che nelle Indie, a Bombay, a Calcutta, i giornali spie­
gano, fanno conoscere l' Opera nostra ed assicurano che è l'opera
dei tempi. Quello che l'Opera nostra sta facendo nell'Assam
si vuole in tutte le Indie. Tutti sentono l'opportunità dell'opera,
i vantaggi dell'educazione nuova per la gioventù, lo spirito sem­
plice e pratico che può trasformare il mondo.
Queste Costituzioni in 50 anni hanno già salvate centi­
naia di m igliaia di giovani; ce lo dicono le associazioni degli
ex-allievi che sorgono in tutti i paesi e formano un esercito
magnifico, unito nello spirito salesiano, sempre giovanilmente
pronto a tutte le opere del bene. Queste Costituzioni hanno già
santificato tanti e tanti confratelli: basta ricordare Don Rua,
D. Beltrami, D . Czartoryski, Savio Dom enico, M aria Mazzarello.
tutti col processo della loro beatificazione in corso; e con questi
quanti altri ci hanno lasciati esem pi di luminosa santità che noi
ricordiamo con somma venerazione, come D. Bonetti, D. Belmonte,
D. Sala, D. Durando, D. Lazzero, D. Rocca, D . Bertello, D . Le-
moyne, D . Cerruti, D. Bretto, M ons. Fagnano, M ons. Costa­
magna, M ons. Marenco, e, prim o fra tutti, l'indimenticabile mio
predecessore D. Albera.
Nella maggior parte delle lettere necrologiche dei nostri Con­
fratelli già passati all'eternità ho notato che, richiesti di ciò che
più li consolava in punto di morte, quasi tutti rispondevano:
l ’osservanza delle Costituzioni! Perciò il vero Salesiano ama
le sue Costituzioni, le tiene sempre davanti, le medita, le pra­
tica a costo di qualunque sacrifizio.
1 7 . M a, miei cari figli, le Costituzioni hanno le loro spiegazioni
nei Regolamenti. I l primo di questi è stato quello dell’Oratorio p ri­
mitivo. D on Bosco pose fin da principio tutta la cura p er redigerlo,
spiegarlo, farlo praticare dai suoi giovani: di guisa che questo
Regolamento può dirsi la base degli altri, un chiaro preludio delle
Costituzioni. Fondata e approvata la P ia Società con le sue Costi­

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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— 194 —
tuzioni, il Ven. Padre stabilì i Capitoli Generali ogni tre anni al
fine di mettere un p o ' per volta nei Regolamenti che bisognava
formare per l’uguaglianza del metodo nei varii uffici direttivi,
amministrativi e scolastici della Società l’esperienza personale
dei singoli direttori. I l codice immutabile delle nostre Costituzioni
trova perciò nei Regolamenti la sua genuina interpretazione per
l’applicazione minuta dei singoli articoli. Quasi tutti questi Rego­
lamenti speciali, e cioè quelli per i Capitoli Generali, per le elezioni
dei Superiori Maggiori, di ciascun membro del Capitolo Supe­
riore, dell’ispettore, del Direttore, ecc., furono compilati nei primi
Capitoli Generali sotto la guida di D. Bosco medesimo.
In seguito nei successivi Capitoli Generali vennero aumentati,
temperati, modificati, secondo il lavoro, la missione, i tempi e le cir­
costanze, la qualcosa com inciò a generare qualche incertezza nell’ ap­
plicazione. P er ovviare a questo inconveniente il V I Capitolo Gene­
rale decise di coordinare le proprie deliberazioni con quelle dei
Capitoli precedenti, per avere « una norma comune nell’osservanza
delle nostre sante Costituzioni e nel modo di comportarci nelle
varie circostanze della vita ». Compiuto questo lavoro, nel 1894
furono ristampate le Costituzioni con le deliberazioni dei prim i
6 Capitoli Generali, ordinate in Distinzioni e in Regolamenti da
cui si eliminarono le cose prim a approvate ad experim entum ,
ma non adottate definitivamente, il V I I Capitolo Generale pro­
pose di nuovo varii regolamenti ad experimentum. ‹‹ M i sta a
cuore, così dice D . Rua, che tutti poniate cura di studiarli, di
praticarli e di farli praticare bene, tali quali sono, ed intanto notare
le difficoltà che si incontrano nella pratica, affinchè si possano
a suo tempo modificare a dovere e approvare poi definitivamente ».
N el I X Capitolo Generale venne costituita una speciale, Commissione
ver coordinare nei varii Regolamenti le deliberazioni precedenti.
Questa Commissione presentava il lavoro abbozzato al X Capitolo
Generale, il quale ordinò in 110 articoli delti organici, le delibe­
razioni che l'assemblea aveva giudicato necessarie a completare
le Costituzioni, a darne l’ autorevole interpretazione, e le altre deli­
berazioni rimise invece ai Regolamenti, e tutto sottopose all’ appro­
vazione della S. Sede che fu concessa con apposito decreto del set­
tembre 1905. Le deliberazioni direttive e disciplinari furono poi ri­
messe alla Commissione perchè le distribuisse nei vari Regolamenti.

3.2 Page 22

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— 195 —
M a il lavoro si trovò più astruso, più difficile c più lungo
di quanto non sembrasse nell'idearlo. Perciò l ' X I Capitolo Gene­
rale (il prim o dopo la morte di D on Rua) diede incarico al
Capitolo Superiore di riordinare definitivamente i Regolamenti
in modo più logico in relazione ai varii argomenti, elimi­
nando tutto quello che fosse ritenuto inutile od ingom­
brante, e introducendovi le 'necessarie modificazioni e aggiunte.
Fedeli a queste norme direttive, coli-occhio rivolto al Codice di
Diritto Canonico, alle nostre Costituzioni, alla vita del nostro
Ven. Padre, tenendo conto delle osservazioni inviate dagl'ispettori
e confratelli di tutte le Ispettorie, i Superiori Maggiori nel redi­
gere i varii Regolamenti ebbero cura che contenessero solo quanto
si riferisce a tutte le Case della nostra Società, limitandosi agli
articoli di natura precettiva, o direttiva, evitando quelli già conte­
nuti nelle nostre Costituzioni. Questo lavoro intrattenne per molti
mesi il Capitolo Superiore; e nessun articolo fu deliberato prima
di avere ottenuto il consenso e l'approvazione unanime dei Capitolari.
18. Ed ora, miei carissimi figli, vi presento questi Regolamenti
uniti al volumetto delle Costituzioni, affinchè d'ora innanzi siano la-
norma pratica della- vita salesiana. Ciascuno perciò si sforzi di
osservarli esattamente. Nel riordinarli e prepararli si mirò a uni­
formare la vita pratica della nostra Società alle idee, ai principii
e allo spirito di D on Bosco, tenendo conto delle diversità di climi,
di costumi, di necessità locali, ed. evitando le prescrizioni che non
avrebbero potuto essere osservate da tutti. E ssi sono quindi per
tutti i Salesiani senza distinzione di persone e di luoghi, e sì devono
osservare come la santa Regola: non dimenticate mai che tutta la
nostra forza sta nell'unità di questa vita.
Che se qualcuno per osservarli dovesse fare dei sacrifizi, si ri­
chiami alla memoria quelli sostenuti dal nostro Ven. Padre, e vedrà
subito che i suoi propri sacrifizi ni confronto sono rose e fiori. Oh! il
nostro caro Padre ha sacrificato tutti i suoi gusti e le sue comodità
per far del bene ai giovani e salvar le anime. Chi non ricorda come
visse poveramente, come si sottomise ai Superiori, come mortificò il
suo corpo per conservarsi puro e pura far risplendere tutta la sua
opera! Tutta la sua vita è stata una catena ininterrotta di sacrifizi,
anzi una sola mortificazione, dalla fanciullezza fino all'ultimo
respiro, quantunque la giovialità del suo carattere e la semplicità

3.3 Page 23

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— 196 —
con cui faceva anche le cose più gravose, non lo lasciassero tanto
apparire.
L'incantevole pergolato, fiancheggiato e coperto anche sul
suolo da meravigliosi rosai in piena fioritura, è l'immagine
vera della nostra Società in mezzo al mondo. La gente, vedendo
che siamo sempre allegri, sempre sorridenti, sempre pieni dì
vita e di nuove iniziative, esclama: Oh ! ai Salesiani tutto
va bene; essi camminano sulle r o se! M a la gente non vede
le spine pungenti che li trafiggono e li straziano giorno e notte!
Le nostre Costituzioni e i nostri Regolamenti a primo aspetto
appaiono facili, attraenti, e la loro osservanza come un cammi­
nare stille rose: ma nel praticarle si trova tede un cilizio di spine
pungenti, che ci vuole un coraggio e una generosità a tutta prova
per esservi costantemente fedeli. Chi si prende cura della gioventù
deve camminare in mezzo olle rose della più ardente carità, ma
ricordi che sotto vi sono le spine delle affezioni sensibili, delle sim ­
patie e antipatie, degli ostacoli, dei patimenti, dei dispiaceri che
gli imporranno una mortificazione superiore a qualsiasi olirà.
P erò dalle Costituzioni e dai Regolamenti spira anche un'aura
di soprannaturale che guarisce come per incanto le punture delle
spine e ridona nuove forze, s ì che l'incessante lavoro in mezzo
alla gioventù diviene gioia soavissima, rende leggero ogni sacri­
fizio, e ci assicura altresì che andiamo dietro N . S. Gesù Cristo
che ci precede portando la stia croce.
Ci sia dunque caro, sommamente caro il nostro « libro della
vita », che vorrei vi fosse consegnato nella sua veste nuova proprio
il giorno giubilare della sua approvazione, od almeno durante
quest'anno!
1 9 . M a perchè questo giubileo rinvigorisca la nostra vita reli­
giosa e produca quei frutti che si attendeva il nostro Ven. Padre e
che si attende tuttora la Chiesa dall'osservanza delle' nostre Costi­
tuzioni, credo bene di farvi qui alcune prescrizioni e raccoman­
dazioni:
N ei giorni 31 marzo, 1 e 2 aprile si faccia in tutte le Case
un triduo di preghiere e pratiche speciali. P u ò consistere nel dare
maggior solennità alla messa della comunità e alla benedizione
della sera, alle quali si faranno partecipare anche tutti gli alunni.
Spetta al Direttore disporre le cose in modo che il triduo riesca

3.4 Page 24

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— 197 —
proprio solenne; e perchè gli alunni vi prendano parte volentieri,
li inform i a tempo del cinquantenario avvenimento, che tanto
rallegra la Società Salesiana. P arli loro col cuore di D . Bosco
medesimo, facendo rilevare, con fatti ed episodi che può trovare
facilmente nelle M emorie Biografiche, che le Costituzioni sono
l'anima e la vita di questa Società di sacerdoti, chierici e coadiutori,
che ha già fatto tanto lene alla gioventù e che ancor più ne farà in
avvenire. Colga l'occasione di accennare alla bellezza della vita
di chi si consacra all'educazione dei giovani: vita superiore ad
ogni altra e fecondissima di frutti per il presente e di meriti per
l'eternità.
M a la parte del triduo più importante per noi deve con­
sistere nel fare la meditazione e la lettura spirituale in comune
sopra punti scelti dal Superiore. L a lettura potrebbe essere fatta
sulla prefazione premessa da D . Bosco 'medesimo alle nostre Costi-
tuzioni.
I l 3 aprile poi, giovedì, sia giorno di festa. Durante la matti­
nata i confratelli si radunino tutti in chiesa; e, cantato il Veni
Creator, si abbiano una conferenza sul sogno di D. Bosco: L ’A v ­
venire della Congregazione. Quindi tino per uno si accostino
all'altare a ricevere la nuova edizione delle Costituzioni. P o i tutti
assieme rinnovino i santi voti colla formula consueta. Nella serata
vi sia l'Ora di Adorazione col Santissimo esposto, alla quale devono
prendere parte i confratelli per ottenere da Nostro Signore Gesù
Cristo la grazia di essere fedeli alle Costituzioni fino alla morte.
Si chiuda col canto del Te D e um e con la Benedizione solenne,
alla quale è bene intervengano pure gli alunni: ai più grandicelli
anzi il Direttore può, se lo crede utile, anche permettere di prender
parte all'Adorazione.
Nelle Case di formazione, oltre quanto sopra, si prepari una
commemorazione od accademia solenne nella quale siano svolti
questi o altri sim ili temi:
a) D ati storici sopra il lavoro e la preparazione delle nostre
Costituzioni ( Creazione, ispirazione, prim e prove, consigli di
dotti e santi personaggi, approvazioni, frutti, ecc.);
b ) Commenti di capitoli ed articoli più importanti;
e) L e Costituzioni nei sogni del Ven. Padre;
d) F iori di santità ch’esse hanno già fatto schiudere. Ogni

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— 198 —
Casa può commemorare quei confratelli che si crede abbiano prati­
cato meglio le Costituzioni. Dare la preferenza a quelli che aves­
sero lavorato nella stessa Casa di formazione;
e) Frutti di apostolato per la salvezza delle anime negli Ora­
torii, nei Collegi, nelle Parrocchie, nelle M issioni, otte nidi col­
l’osservanza delle Costituzioni;
f ) Frutti di vocazioni sotto la bandiera del Sacro. Cuore, di
M aria SS. Ausiliatrice e di Don Bosco;
g) Nelle Costituzioni c’ è la mente, il cuore, la vita di D. Bosco.
h ) La modernità delle Costituzioni del Ven. D . B osco;
i) I l P apa e le nostre Costituzioni;
l ) M ezzi per praticare la strenna di quest’ anno, sia quella per
i Salesiani, come quella per i giovani; e altri argomenti consimili.
Queste commemorazioni accademiche, se ben preparate, pos­
sono avere un ’influenza decisiva sulla vocazione di tanti giovani.
Dei migliori componimenti desidero che mi si mandi copia.
Durante quest’anno, a cominciare dall’ aprile, tutte le sere
in refettorio si termini la lettura con cinque articoli delle Costitu­
zioni o dei Regolamenti. Così si verrà a conoscere meglio la nostra
vita e ci familiarizzeremo con la nuova dicitura.
Ecco quanto mi pare opportuno raccomandare a tutta, la Con­
gregazione per celebrare con unità di spirito e di intenti il Giu­
bileo d’Oro delle nostre Costituzioni.
Penso però che l’affetto dei Direttori e dei Confratelli di ciascuna
Casa potrà suggerire nuove e più geniali interpretazioni delle pre­
senti raccomandazioni, al fine di rendere più lieto e proficuo il
fausto avvenimento.
2 0 . U n ultimo rilievo. Ho detto più sopra che le nostre Costi­
tuzioni erano già in germe nel primo sogno fatto dal nostro Padre,
all’età di nove anni, cioè cento anni fa.
I n quest’anno perciò ricorre pure il centenario di questo sogno,
che si può dire il programma di D on Bosco e della nostra Società:
voi lo leggerete, lo mediterete e cercherete di praticare gli alti am­
maestramenti pedagogici e morali che contiene (M emorie B iogra­
fiche, v ol . I, pag. 120). I n quel sogno il giovinetto Bosco vide la
volontà di N . S. Gesù Cristo; vide la sua guida nella Vergine SS.;
vide tutto il lavoro suo e nostro, e il modo di compierlo. Allora
M aria SS. gli disse: « R enditi u mile, forte e r obusto, affinchè

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— 199 —
possa a suo tempo compiere la tua missione ». Ebbene, terminando
questa circolare, io ricordo a voi, figli carissimi, la sanità del corpo
di cui avete bisogno per lavorare e che vi desidero proprio di cuore,
con la raccomandazione di usarvi tutti i riguardi necessari.
M a poi vi ricordo il bisogno di essere forti, praticando quella
virtù cardinale senza della quale nessuno arriverà ad essere buon
Salesiano, perchè non c'è dubbio che bisogna vincere se stessi e
molte difficoltà, che bisogna essere mortificati, e pronti al sacri­
fizio per compiere tutto il nostro dovere fino all'ultimo respiro.
Tutto questo poi non si otterrà senza l'umiltà vera, quella del cuore,
quella che viene dal cuore di N . S. Gesù Cristo. Ecco quanto è
necessario per osservare bene le Costituzioni e i Regolamenti.
N el cuore di tutti noi è vivissimo il desiderio di veder presto
il nostro caro Padre, che amò tanto il Signore e le creature, elevato
agli onori degli altari. Continuate, cari figli, a pregare per questo
fine, e soprattutto a mettere alla prova la potenza del suo speciale
patrocinio, animando voi stessi e gli altri ad impetrare dal Signore
le grazie più segnalate, anche i miracoli, unicamente per la sua
mediazione.
Un Padre e un Padre tenerissimo qual era il nostro Don Bosco
e qual è ancora più adesso in Cielo, può egli dare un rifiuto alle
insistenze amorose dei suoi figli? N o, per certo.
M a non dimentichiamo mai che il mezzo più efficace per ottenere
questa consolazione per noi e questo trionfo per la nostra Società,
si è che viviamo tutti della vita che egli ci ha insegnato nelle Costi­
tuzioni, e di cui ci ha dato in. se stesso l'esempio più vivo, più
imitabile, più attraente e preclaro.
San Francesco di Sales, nostro glorioso Patrono, ci ottenga dal
Signore che regni tra noi lo spirito suo di mansuetudine e di pace,
che è pure lo spirito lasciatoci dal nostro Padre D on Bosco nelle
sante Costituzioni, s ì che abbiamo a praticarle soavemente, co­
stantemente; e M aria Ausiliatrice rivolga sopra di noi, dal trono
di grazia e di potenza dove la collocarono i suoi meriti, il suo
sguardo materno e ci aiuti a corrispondere alla santa nostra voca­
zione.
A ff.m o in C. J.
Sac. FILIPPO RINALDI

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— 200 —
Futura Salesianorum Societatem respicientia a Patre Mostro in Christo aman­
tissimo D. Joanne Bosco die 21N ovembris 1881 hisce verbis exposita:
« Spiritus Sancti gratia illuminet sensus et corda nostra. Am en.
A d ammaestramento della Pia Società Salesiana.
Il dieoi Settembre anno corrente ( 1881), giorno che S. Chiesa consacra al
glorioso N om e di Maria, i Salesiani raccolti in S. Benigno Canavese facevano
gli Esercizi Spirituali. N ella notte del 10 all’ 11, mentre dormiva, la mente si
trovò in una gran Sala splendidamente ornata. Mi sem brava di passeggiare
coi Direttori delle nostre Case, quando apparve tra noi un uomo di aspetto
così maestoso, che non potevam o reggerne la vista. D atoci uno sguardo,
senza parlare si pose a camminare a distanza di qualche passo da noi. Egli
era così vestito: U n ricco Manto a guisa di Mantello gli copriva la persona.
L a parte più vicina al collo era come una fascia che si rannodava davanti,
ed una fettuccia gli pendeva sul petto. Sulla fascia stava scritto a caratteri
luminosi: P ia Salesianorum Societas anno 1881, e sulla striscia d ’essa fascia
portava scritte qu este parole: Qualis esse debet. Dieci diamanti di grossezza
e splendore straordinàrio erano quelli che ci impedivano di fermare lo sguardo,
se non,con gran pena, sopra quell’Augusto Personaggio. Tre di quei diamanti
erano sul petto, ed era scritto sopra di uno Fides, sull’ altro Spes, e Charitas
su quello che stava sul cuore. Il quarto diamante era sulla spalla destra, ed
aveva scritto: Labor; sopra il quinto sulla spalla sinistra leggevasi: Tempe­
rantia. Gli altri cinque diamanti ornavano la parte posteriore del Manto,
ed erano così disposti: U no, il più grosso e più folgoreggiante, stava hi mezzo
come il centro di un quadrilatero, e portava scritto: Obedientia. Sul primo
a destra leggevasi: Votum Paupertatis. Sul secondo più abbasso: Praemium.
Nella sinistra sul più elevato era scritto: Votum Castitatis. Lo splendore di
questo mandava una luce tutta speciale e mirandolo traeva ed attaccava
lo sguardo come la calamita tira il ferro. Sul secondo a sinistra più abbasso
stava scritto: Ieiunium. Tutti questi quattro ripiegavano i luminosi loro
raggi verso il diamante del centro.
Dilucidazione. — Per non cagionare confusione è bene di notare che
questi brillanti tramandavano dei raggi che a guisa di fiammelle si alzavano
e portavano scritte qua e colà varie sentenze:
Sulla Fede si elevavano le parole: Sumite scutum Ficlei, ut adversus in­
sidias diaboli certare possitis. Altro raggio aveva: Fides sine Operibus mortua
est: N on Auditores, sed Factores legis regnum D ei possidebunt.
Sui raggi della Speranza: Sperate in Domino, non in hominibus. Semper
vestra fixa sint corda, ubi vera sunt gaudia.
Sui raggi della Carità eravi: Alter alterius onera portate, si vultis adim­
plere legem meam. Diligite et diligemini. Sed diligite animas vestras, et Vestro­
rum. Devote Divinum Officium persolvatur; M issa attente celebretur; Sanctum
Sanctorum peramanter visitetur.
Sulla parola Labor eravi: Remedium Concupiscentiae; Arm a potens contra
omnes insidias diaboli.
Sulla Temperanza: Si lignum tollis, ignis extinguitur. Pactum constitue

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— 201 —
cum oculis tuis, cum gula, cum somno, ne huiusmodi inimici depraedentur
animas vestras. Intemperantia et Castitas non possunt simul cohabitare.
Sui raggi dell' Obbedienza: Totius Aedificii fundamentum, et Sanctitatis
compendium.
Sui raggi della Povertà: Ipsorum est Regnum Coelorum. Divitiae sunt
Spinae. Paupertas non verbis, sed corde et opere conficitur. Ipsa Coeli ianuam
aperiet et introibit.
Sui raggi della Castità: Omnes virtutes veniunt pariter cum illa. Qui mundo
sunt corde D ei arcana vident, et Deum ipsum videbunt.
Sui raggi del Prem io: S i delectat magnitudo Praemiorum, non deterreat
multitudo laborum. Qui mecum patitur, mecum gaudebit. Momentaneum est
quod patimur in Terra, aeternum est quod delectabit in Coelo amicos meos.
Sui raggi del Digiuno: Arm a potentissima adversus insidias inimici
Omnium. Virtutum Custos Omne genus daemoniorum per ipsimi eiicietur.
Un largo nastro a color di Rosa serviva d ’ orlo nella parte inferiore del
Manto, e sopra questo nastro era scritto: Argumentum Praedicationis Mane,
Meridie et Vespere Colligite fragmenta Virtutum et magnum Sanctitatis
Aedificium Vobis constituetis. Vae Vobis qui modica spernitis Paulatim
Vos decidetis.
F ino allora i Direttori erano chi in piedi, chi ginocchioni; ma tutti atto­
niti e niuno parlava. A questo punto D . Rua come fuor di sè disse: Bisogna
prendere nota per non dimenticare. Cerca una penna e non la trova; cava
fuori il portafoglio, fruga e non ha la matita. Io mi ricorderò, disse D. D u ­
rando. Io voglio notare, aggiunse D . Fagliano, e si pose a scrivere col gambo
di una Rosa. Tutti miravano e comprendevano la scrittura. Quando D. F a ­
gliano cessò di scrivere, D. Costamagna continuò a dettare così: L a Carità
capisce tutto, sopporta tutto, vince tutto; predichiamola colle parole e coi fatti.
Mentre D . Fagliano scriveva scomparve la luce, e tutti ci trovammo in
folte tenebre. Silenzio, disse D. Ghivarello, inginocchiamoci, preghiamo, e la
luce verrà. D . Lasagna cominciò il Veni Creator Spiritus, poi il De Profundis,
Maria Auxilium Christianorum, ecc., a cui tutti rispondemmo. Quando fu
detto: Ora pro Nobis: riapparve una luce, che circondava un cartello su cui
leggevasi: P ia Salesianorum Societas qualis esse periclitatur anno Salutis
1900. Un istante dopo la luce divenne più viva, a segno che potevam o vederci
e conoscerci a vicenda.
In mezzo a quel bagliore apparve di nuovo il Personaggio di prima, ma
con aspetto malinconico simile a Colui che comincia a piangere. Il suo Manto
era divenuto scolorato, tarlato e sdruscito. Nel sito dove stavano fissi i dia­
manti eravi invece un profondo guasto cagionato dal tarlo e da altri piccoli
insetti.
Respicite, Egli ci disse, et intelligite. Ho veduto che i dieci diamanti erano
divenuti altrettanti tarli che rabbiosi rodevano il manto.
Pertanto al diamante della Fides erano sottentrati: Somnum et Accidia.
A Spes eravi: Risus et Scurrilitas.
A Charitas: Negligentia in D ivinis perficiendis Am ant et quaerunt
quae sua sunt, non quae Iesu Christi.
A Temperantia: Gula, et quorum Deus venter est.
A Labor: Somnum, Furtum , et Otiositas.
A l posto dell 'Obedientia eravi nient’ altro che un guasto largo e profondo
senza scritto.
A Castitas: Concupiscentia Oculorum et Superbia vitae.

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— 202 —
A Povertà era succeduto: Lectum, Habitus, Potus et Pecunia.
A Praemium: Pars nostra erunt quae sunt super terram.
A I eiunium eravi un guasto, m a niente di scritto.
A quella vista fummo tutti spaventati. D. Lasagna cadde svenuto, D . Ca-
gliero divenne pallido come camicia, e appoggiandosi sopra di una sedia
gridò: Possibile che le cose siano già a questo punto? D . Lazzero e D . Gui-
dazio stavano come fuori di sè, e si porsero la mano per non cadere. D. Fran-
cesia, il Conte Cays, D. Barberis e D . Leveratto erano quivi ginocchioni
pregando con in mano la Corona del SS. R osario.
In quel momento si fé intendere una cupa voce: Quomodo mutatus est
color optimus! Ma all’ oscurità succedette un fenomeno singolare. In un istante
ci trovammo avvolti in folte tenebre, nel cui mezzo apparve tosto una luce
vivissima, che aveva forma di corpo umano. Non potevam o tenerci sopra
lo sguardo, ma potemmo scorgere che era un avvenente Giovanetto vestito
di abito bianco lavorato con fili d ’ oro e d’ argento. Tutto attorno all’abito
vi era un orlo di luminosissimi diamanti. Con aspetto maestoso, ma dolce
ed amabile si avanzò alquanto verso di noi, e ci indirizzò queste parole te­
stuali:
« Servi et instrumenta D ei Omnipotentis, attendite et intelligite. Con­
fortamini et estote robusti. Quod vidistis et audistis sunt Coelestis A d m o ­
nitio, quae nunc Vobis et Fratribus vestris facta est, animadvertite et in­
telligite sermonem.
» Iacula praevisa minus feriunt, et praeveniri possunt. Quot sunt verba
signata, tot sint Argumenta Praedicationis.
» Indesinenter praedicate opportune et importune: Sed quae praedicatis
constanter facite, adeo ut Opera vestra sint velut lux, quae sicuti tuta tra­
ditio ad Fratres et Filios vestros pertranseat de generatione in generationem.
» Attendite et intelligite: Estote Oculati in Tironibus acceptandis: Fortes
in colendis: Prudentes in admittendis. Omnes probate; sed tantum quod
bonum est tenete. Leves et Mobiles dimittite.
» Attendite et intelligite: Meditatio Matutina et Vespertina sit indesi­
nenter de Observantia Constitutionum. Si haec feceritis num quam Vobis
deficiet Omnipotentis Auxilium . Spectaculum facti eritis mundo et Angelis,
et tunc gloria vestra erit gloria Dei.
» Qui videbunt saeculum hoc exiens et alterum incipiens, ipsi dicent de
Vobis: A Domino factum est istud; et est mirabile in oculis nostris. Tunc
omnes Fratres vestri et Filii vestri una voce cantabunt: Non Nobis, Domine,
non Nobis; sed Nomini tuo da gloriam ».
Queste ultime parole furono cantate, ed alla voce di chi parlava si unì
una moltitudine di altre voci così armoniose, sonore, che noi rimanemmo
privi di sensi, e per non cadere svenuti, ci siamo uniti agli altri a cantare.
A l momento che finì il canto si oscurò la luce. Allora mi svegliai, e m i accorsi
che s i faceva giorno.
Pro memoria. — Questo sogno durò quasi l'intera notte, e sul mattino
mi trovai stremato di forze. Tuttavia pel timore di dimenticarmene mi sono
levato in fretta e presi alcuni appunti, che m i servirono come di richiamo
a ricordare quanto qui. ho esposto nel giorno della Presentazione di Maria SS.
al Tempio.
Non mi fu possibile ricordar tutto: Tra le molte cose ho pur potuto con
sicurezza rilevare che il Signore ci usa grande Misericordia. L a nostra Società

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è benedetta dal Cielo, ma Egli vuole che Noi prestiamo l’ Opera nostra. I
mali minacciati saranno prevenuti, se noi predicheremo sopra le Virtù e
sopra i Vizi ivi notati; se ciò che predichiamo, lo praticheremo e lo traman­
deremo ai nostri Fratelli con una tradizione pratica di quanto si è fatto e
faremo.
Ho potuto eziandio rilevare che ci sono imminenti molte spine, molte
fatiche, cui terranno dietro grandi consolazioni. Circa il 1890 gran timore;
circa il 1895 gran trionfo.
Maria, Auxilium Christianorum, Ora pro Nobis.