70 Andrzej Duczkowski - Stanis¯aw Zimniak
evince anche dal fatto che i tedeschi cercarono d’impedirne la divulgazione.28
Non così Hlond. Nella lettera del 30 di quello stesso mese espresse, a nome di
tutta la Polonia, la gratitudine a Pio XII per tale documento, di cui i polacchi
sapranno apprezzare il valore e che fu percepito come una ulteriore prova
d’attenzione della Sede Apostolica verso il paese.29
Il successore di Hlond, il cardinale Stefan Wyszy ski, il 22 ottobre 1962,
proprio a Roma, nel quattordicesimo anniversario della morte di Hlond, ri-
cordò l’indimenticabile impegno del suo predecessore durante gli anni di guer-
ra: «Dio ha ordinato di combattere pro aris et focis in tempi difficilissimi. Pro-
babilmente Egli ha voluto creare le circostanze per le quali il Cardinale Hlond
testimoniasse di fronte alle nazioni i diritti per la libertà e per la vita di una
Polonia costretta a tacere con Culma, Katowice, Ëód , P¯ock e W¯oc¯awek
incorporate al Reich».30
Hlond stando a stretto contatto con il Santo Padre e con la Segreteria di
Stato, fornì loro varie notizie sulle azioni tedesche nei territori occupati dai
nazisti, tra le quali l’incarcerazione dei professori dell’Università Jagellonica
di Cracovia. Qui accenniamo ad alcuni rapporti elaborati personalmente da
Hlond in base alle fonti di prima mano. Il rapporto La situazione religiosa
della Arcidiocesi di Gniezno e di Poznan fu edito nel gennaio 1940 dalla Poli-
glotta Vaticana. Ne pubblicò un altro il 17 aprile 1940 sotto il titolo La situa-
zione religiosa di Culma, Katowice, Ëód , P¯ock e W¯oc¯awek incorporate al
Reich.31 Nell’opuscolo, attribuito a lui, uscito a Londra The persecution of the
Catholic Church in German-occupied Poland, Burnes Oates, London 1941,
tratta degli ulteriori ostacoli posti all’amministrazione e alla cura delle anime
e sostiene che il clero non può esercitare le sue funzioni, anzi si moltiplicano
28 «Anche se il linguaggio parve troppo cauto ai circoli diplomatici occidentali, i tede-
schi non mancarono di attribuirvi la dovuta importanza. Heydrich, il capo dello RSHA (Rei-
chssicherheitshauptamt), proibì subito la diffusione dell’enciclica in Germania: “Ritengo su-
perfluo sottolineare quanto essa (enciclica) sia pericolosa sia all’interno sia nelle relazioni
con l’estero”. “Ho l’ordine” scriveva Müller, capo della famigerata Gestapo (Geheimesstaat-
spolizei), “non di proibire la lettura dell’enciclica, bensì di impedire qualunque diffusione
di essa specie con volantini”» (A. RHODES, Il Vaticano e le dittature 1922-1945, Mursia,
Milano 1975, p. 245ss); si veda anche A. DUCE, Pio XII e la Polonia (1939-1945), Edizioni
Studium - Roma 1997, p. 101; M. BIFFI, Mons. Cesare Orsenigo. Nunzio Apostolico
in Germania (1930-1946), Archivio Ambrosiano LXXV, Nuove Edizioni Duomo, Milano
1998, p. 133.
29 Actes et Documents du Saint-Siège Relatifs à la Seconde Guerre Mondiale, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1967, vol. 3*, pp. 111-112.
30 Stefan WYSZY SKI, W 14 rocznice˛ mierci Kardyna¯a Prymasa Augusta Hlonda
(Nel quattordicesimo anniversario della morte del cardinale primate August Hlond), Pozna
1965, p. 3.
31 Si veda in proposito il capitolo L’Église dans la Pologne envahie dello studio di
P. BLET, Pie XII et la Seconde Guerre mondiale d’après les archives du Vatican, Perrin 1997,
pp. 83-108.