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STUDI
PER LA STORIA DI UN'ISTITUZIONE INSEGNANTE RELIGIOSA:
ORIENTAMENTI DI RICERCA, FONTI E METODI (XIX-XX secolo) *
Paul Wynants
La storia delle istituzioni sorte a scopo di insegnamento per opera di con-
gregazioni religiose è molto ricca e complessa. Presenta infatti situazioni diverse
secondo le latitudini, i momenti e i contesti in cui sorsero. Ogni istituto inoltre ha
caratteristiche proprie: un orfanotrofio salesiano non è un collegio gesuita. Le
singole persone, poi, uomini e donne, vi apportano, con quel taglio che riflette la
loro personalità, le proprie preoccupazioni e la propria inventiva.1 In tale varietà
sarebbe azzardato seguire un criterio rigido di analisi. Le diverse esperienze esi-
gono malleabilità nella stessa inquadratura scientifica. Starò ben attento quindi a
proporre formule stereotipe o ricette rifinite. Mi accontenterò di proporre dei
problemi e di suggerire delle piste di ricerca per risolverli, riconoscendo subito
che mi sarà impossibile rispondere alle attese di tutti i miei lettori.
Il mio discorso è quello di un esperto dall'esperienza necessariamente limita-
ta. Se la storia delle congregazioni insegnanti del Belgio, della Francia e dei Paesi
Bassi mi è relativamente familiare, altrettanto non posso dire di quella italiana,
spagnola e anglosassone. Per di più le mie ricerche sono state orientate più alle
congregazioni femminili che agli istituti maschili; più alla scuola dell'obbligo che
a scuole secondarie, tecniche o superiori; e si sono concentrate soprattutto sul
secolo XIX. Questi i limiti entro i quali presento il mio contributo.
Per introdurmi, vorrei richiamare molto brevemente alcuni principi fonda-
mentali, non nuovi per gli specialisti. La prima metà del testo sarà storiografica:
mentre andrò delineando il compito che le congregazioni hanno svolto e attuato
nel corso del tempo, metterò in rilievo quei temi di ricerca che presentassero
particolare interesse. La seconda parte tratterà delle
* Traduzione di Saverio Gianotti.
1 Y. TURIN lo ha chiaramente messo in luce, per le religiose francesi, nella sua opera
Femmes et religieuses au XIXe siècle. Le féminisme «en religion», Paris, 1989.

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Paul Wynants
fonti e del loro uso critico, in un quadro monografico che comprende una o più
istituzioni educative. Senza pretendere di esaurire l'argomento,2 mi sforzerò di
affrontare un certo numero di problemi concreti sui quali gli storici sogliono
confrontarsi.
***
1. ALCUNI PRINCIPI FONDAMENTALI
Questi orientamenti, ancora molto generici, vogliono atteggiarsi in senso
opposto a quello dei rimproveri mossi alla storia della Chiesa come era presentata
una volta. Essi sono frutto dell'esperienza acquisita da ricercatori di fama, tra i
quali metterei al primo posto, senz'ombra di sciovinismo belga, il canonico Roger
Aubert.
Giustamente la storia ecclesiastica «tradizionale» ha subito forti critiche. In
realtà essa ha insistito molto sulle strutture, trascurando la vita dei fedeli. Ha
privilegiato la chiesa gerarchica — papi, vescovi, superiori generali — passando
sotto silenzio i suoi strati intermedi e ancor più quelli inferiori. Maschilista, se
non misogina, si è interessata solo di donne consacrate e sottomesse.3 Anche se
qualche rimprovero sembra eccessivo, non sarebbe giusto non tenerne conto.
Come studiosi di storia delle congregazioni, non possiamo ridurre le aggregazioni
di religiosi e di religiose a semplici ingranaggi dell' «apparato» ecclesiastico.
Esse sono comunità vive che vanno studiate in quanto tali. Come storici della
scuola, dobbiamo esaminare tutte le componenti della comunità educativa: supe-
riori e inferiori, religiosi e laici, uomini e donne, educatori e alunni, adulti e gio-
vani... È il solo modo per
2 Per gli aspetti specifici «francesi» e «belgi», sui quali sorvolo, si veda P. DUDON, «Pour
écrire l'histoire d'une Congrégation religieuse» in Revue d'Histoire de l'Église de France, t.
XVIII, 1932, pp. 449-463 (stesso testo in s. dir. V. CARRIERE, Introduction aux études d'histoire
ecclésiastique locale, t. II, Parigi 1934, pp. 361-379); P. WYNANTS, «Histoire locale et commu-
nautés de religieuses enseignantes, XIXe-XXe siècle. Orientations de recherche», in SaintHu-
bert d'Ardenne, Cahiers d'Histoire, t. V, 1981, pp. 247-270; ID., «Comment écrire l'histoire d'une
communauté de religieuses enseignantes (XIXe-XXe siècle)?», in Leodium, t. LXXII, 1987,
pp. 1-36. Così per quanto riguarda la dimensione missionaria in regioni d'oltre mare, su cui
pure non mi fermo, rimando a J. PIROTTE et CI. SOETENS, Evangelisation et cultures non euro-
péennes. Guide du chercheur en Belgique francophone (Cahiers de la Revue Théologique de Lou-
vain, XII), Louvain-la-Neuve, 1989.
3 Per una critica del metodo riduttivo seguito dalla storiografia tradizionale, soprattutto
nel confronto dei religiosi, si veda J. EYT, «Verborgen vrouwen, vergete vrouwen? Veranderende
visies op de geschiedenis van negentiende-eeuwse zustercongregaties», in Trajecta, 1.1, 1992, pp.
374-387; S. O' BRIEN, «Terra Incognita: the Nun in Nineteenth-Century England», in Past and
Present, n° 121, nov. 1988, pp. 110-140.

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
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comprendere il diffondersi del messaggio evangelico nel corpo sociale.
Sono cinque i principi di base che non bisogna dimenticare. Li ha enunciati
il canonico Roger Aubert una decina di anni fa.4 Ne riassumerò brevemente i
concetti. Anzitutto il passato delle congregazioni religiose non va inteso come
statico, ma come dinamico. Vanno quindi rilevati con attenzione i momenti di
evoluzione che le caratterizzano per spiegarne i cambiamenti. Poi la storia va
letta con riferimento comparativo. Anche nell'ambito di uno studio monografico,
è di interesse istituire confronti tra istituti, tra province o regioni, tra fondazioni:
«Costatare le differenze è illuminante, nota il canonico Aubert, perchè acuisce la
sensibilità verso aspetti che a prima vista erano sfuggiti».5 Terza regola d'oro:
questa storia comprende dimensioni soprannaturali, ma contiene anche compo-
nenti umane di natura diversa (politiche, economiche, sociali, tecnologiche, cul-
turali, religiose...). È indispensabile tenerne conto nel loro insieme per raggiunge-
re uno studio ricco di sfumature. Quarta raccomandazione: non trascurare quei
processi che, operando per capillarità, possono plasmare una società. R. Aubert
porta l'esempio della formazione impartita alla gioventù, che influisce sulla tra-
smissione di valori alle generazioni successive. Questo modo di permeare con
effetti in serie è difficile da valutare, ma merita un esame attento per una storia
che tenga conto delle mentalità e delle sensibilità religiose. Infine il passato degli
istituti è una realtà complessa, non esente da aspetti ambigui. È indispensabile
essere prudenti prima di troncare problemi dibattuti. Il canonico Aubert ricordava
i diversi modi di lettura che il tema della promozione femminile per la vita con-
sacrata aveva suscitato. Il suo invito alla circospezione va esteso a quanti altri
campi presentino simile complessità.
2. PROSPETTO STORIOGRAFICO E TEMI DI RICERCA
In un breve articolo Yvonne Turin, professore emerito all'Università di Lio-
ne II, ha chiaramente tracciato l'itinerario seguito dagli storici della vita religiosa
lungo il nostro secolo.6 Mi rifarò al suo studio, con qualche aggiunta e precisa-
zione. Allo stesso tempo tenterò di delineare i temi di ricerca che verranno via
via emergendo da questo profilo storiografico.
4 R. AUBERT, «Conclusions», in Journée d'étude «Vie religieuse et enseignement», Cham-
pion, 29-10-1983, Champion, 1984, pp. 91-97.
5 Ibid., p. 92.
6 Y. TURIN, «Propos historiographiques et vie religieuse», in Repsa (Religieuses en pro-
fession de la santé), n° 331, 1990, pp. 225-228.

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Paul Wynants
La costatazione da cui parte Y. Turin mi pare sia da condividere: la «testimo-
nianza storica» sulle congregazioni religiose ha avuto una forte evoluzione lungo i de-
cenni, perché «il ricercatore d'archivio, qual è lo storico, cambia da un'epoca all'altra».
In altre parole, i ricercatori non si rifanno necessariamente alle stesse fonti; e anche
quando ciò fosse, non è detto che le valutino allo stesso modo, perché «condizionati dai
problemi che li agitano o dalla stessa curiosità». Anche le problematiche storiche
vanno quindi riportate al proprio tempo, perché esse stesse ne portano l'impronta. Tutte
sono relative, anche le più recenti.
Schematicamente, secondo il nostro autore, possiamo distinguere tre tappe: nella
prima abbiamo il periodo della narrazione agiografica; si è poi passati agli studi numeri-
ci [per statistiche] e sociografici, ispirati alla sociologia religiosa, con sviluppi, anche, di
tipo psicologico, sulla linea delle fonti normative; si è quindi entrati nella vita religiosa
concreta, centrata sull'azione e sulla preghiera giornaliera, ma anche sui programmi, le
realizzazioni, i successi, gli insuccessi nell'attività apostolica.
2.1. AGIOGRAFIA
Sarò molto breve nell'esporre la prima di queste fasi: conosciamo le caratteristiche e
i limiti che nella produzione agiografica hanno prevalso fino alla seconda guerra mon-
diale, e anche oltre. Quegli scritti avevano più l'intento di edificare che non di descrivere
la realtà con rigore. Generalmente si fondavano su una documentazione parziale, utilizza-
ta con scarso spirito critico. Con l'esaltare in modo preconcetto i protagonisti del passa-
to, non di raro ne hanno innescato una reazione contraria: una letteratura anticlericale
che usava l'arma del ridicolo e della «diffamazione corrosiva».7 Tuttavia questa produ-
zione edificante può offrire aspetti utili a due livelli: succede che essa contenga la pub-
blicazione in extenso di documenti altrimenti inaccessibili o perduti; ed è anche fonte di
storia: la selezione dei fatti e delle imprese, il risalto dato ai vari episodi ci rivelano le
sensibilità e le mentalità degli scrittori che ci precedettero; ci indicano i modelli di com-
portamento da essi offerti, in modo esplicito o implicito, ai lettori; delineano ciò che
costituiva, per le persone di quell'epoca, un buon religioso, un santo fondatore o una
superiora zelante. Anche se possono apparire superate o ingombranti, guardiamoci
dal mandare al macero tutte queste opere ingiallite.

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Per la storia di un 'istituzione insegnante religiosa
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2.2. SOCIOLOGIA RELIGIOSA E «SOCIO-STORIA»
Passiamo alla seconda tappa. Essa deve molto alla sociologia religiosa, di-
sciplina rilanciata con gli anni cinquanta, dalla quale gli storici hanno attinto temi
di studio e contributi di metodo.8 In un compendio suggestivo e schematico Y.
Turin delinea così questa fase: «Gli studi hanno utilizzato raccolte di documenti
consentendo analisi statistiche sul numero, l'origine, l'evoluzione di questo corpo
sociale in preghiera (...). I diagrammi si sono moltiplicati nel tracciare l'età gio-
vanile o quella avanzata, l'ampliarsi o il ristagno dei rispettivi gruppi (...). Sono
così emerse le conformazioni dei conventi, il sorgere dei sistemi o delle situazio-
ni che ne hanno dato origine, ma più come gruppi sociali che come aggregazioni
religiose. La vita di gruppo ha attenuato quella dell'individuo, e persino, in un
certo senso, il suo specifico religioso».9
Accostiamo ulteriormente questa realtà per coglierne, con la maggior con-
cretezza, una serie di dimensioni messe in evidenza dai sociologi della vita reli-
giosa. Diciamo subito che ci troviamo di fronte a una produzione scientifica mol-
to varia. Alle volte essa si limita a un ordine o a un istituto determinato, o addirit-
tura a una sua provincia.10 Altre volte si estende a tutti i religiosi e a tutte le reli-
giose di una diocesi11 o di una nazione.12 Qualche studio su un argomento — per
esempio sulla vocazione — non rimane nello stretto ambito della vita consacrata,
ma vi include anche il clero diocesano.13 Altri ancora più aperti abbozzano un
vasto panorama storico di vita e morte degli ordini religiosi, per riprendere il
titolo dell'opera magistrale di R.
7 Ibid., p. 226.
8 G. CHOLVY, «Sociologie religieuse et histoire. Des enquêtes sociographiques aux "es-
sais de sociologie religieuse"», in Revue d'Histoire de l'Église de France, t. LV, 1969, pp. 5-28;
ID., «Réflexions sur l'apport de la sociologie à l'histoire religieuse», in Cahiers d'Histoire, t.
XV, 1970, pp. 97-111.
9 Y. TURIN, «Propos historiographiques...», pp. 226-227.
10 Così M. A. BAAN, De Nederlandse Minderbroedersprovincie sinds 1853. Sociologische
verkenning van een religieuze groepering in verandering, Assen, 1965.
11 Per esempio M.-Th. MATTEZ, «Les religieuses du diocèse de Tournai. Étude sociologi-
que de leur provenance», in Bulletin de l'Institut de Recherches Économiques et sociales (Lou-
vain), t. XXII, 1956, pp. 649-698.
12 Così M.-A. LESSARD et J.-P. MONTMINY, «Les religieuses du Canada: âge, recrute-
ment et persévérance», in Recherches sociographiques, t. VIII, 1967, pp. 15-47; B. DENAULT et
B. LEVESQUE, Eléments pour une sociologie des communautés religieuses au Québec, Sherbro-
keMontréal, 1975.
13 Segnatamente Sociologie van de roepingen. Proeve van een samenvattende probleemstel-
ling betreffende het roepingsvraagstuk van priesters, broeders en zursters (KASKI - Memoran-
dum, n° 120), Le Haye, 1960.

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12
Paul Wynants
Hostie.14 Non ho la pretesa di riepilogare qui tutte queste ricerche, ma solo di
selezionare — attraverso questa o quella pubblicazione metodologica o analitica
— delle piste che potranno essere seguite dallo storico di una comunità religiosa
insegnante.
Mi baserò anzitutto su un articolo del reverendo Collard,15 docente all'Uni-
versità Cattolica di Lovanio. Questo testo senza pretese, ma elaborato con molto
buon senso, mi pare fondamentale per lo studio sociografico delle comunità reli-
giose. Esso infatti porta l'attenzione su una serie di questioni che deve porsi ogni
storico che intenda caratterizzare un gruppo di Padri, di Fratelli, di Sorelle. Que-
ste questioni, che tengo presenti nello svolgere il mio contributo, sono raccolte
nella tavola I:
I. Sociografia di una comunità religiosa
1. Gli organici della comunità
- Quali sono gli organici attuali della comunità?
- Come si sono evoluti nel tempo?
- Queste variazioni sono simili a quelle di altre comunità (dell'istituto, di altri
istituti) o sono diverse? Quali sono le eventuali differenze?
- Quale è stato, per fasce cronologiche, il numero delle entrate, delle professioni,
delle uscite e dei decessi?
- A quale età, al termine di quale periodo di tempo queste entrate, professioni,
uscite e decessi hanno avuto luogo?
- Quali fattori hanno influito in questi fatti?
- Come si presenta la piramide delle età della comunità, a intervalli regolari
(per esempio, a intervalli di vent'anni)?
14 R. HOSTIE, Vie et mort des ordres religieux. Approches psychosociologiques, Paris,
1972.
15 É. COLLARD, «L'étude sociologique des communautés religieuses féminines et de leur
recrutement», in É. COLLARD, J. DELEPOORT, J. LABBENS, G. LE BRAS et J. LECLERCQ, Voca-
tion de la sociologie religieuse. Sociologie des vocations. 5e Conférence Internationale de
Sociologie Religieuse, Tournai, 1958, pp. 208-238.

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
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2. La provenienza dei membri
— Qual è la loro origine geografica? Si tratta di nazionali o di stranieri, re-
clutati nella regione o al di fuori, della campagna o della città?
— Quali le loro origini socio-culturali? Da quali ambienti professionali
provengono? Da ceti agiati, influenti, istruiti?
— Quali influssi ideologici i religiosi o le religiose hanno subito? Provengo-
no da gruppi caratterizzati da correnti di pensiero o da impegni di tipo
politico, caritativo, sociale, apostolico?
— Con quale formazione precedente entrarono nella vita consacrata, e
quale formazione ebbero poi dall'istituto?
— Prima della loro ammissione in congregazione erano inseriti in attività
cattoliche? Facevano parte di associazioni pie, di movimenti giovanili,
dell'Azione Cattolica?
— Prima di essere religiosi esercitavano una professione? Quale?
3. L'ambiente circostante
— Qual è la vitalità religiosa della regione?
— I dirigenti della Chiesa danno prova di chiaroveggenza e di spirito di i-
niziativa?
— Esistono, sul posto, personalità laiche sensibili ai bisogni del loro tempo e
desiderose di impegnarvisi?
— Qual è la situazione morale della popolazione?
— Qual è il livello dello sviluppo economico, sociale e culturale del paese?
— Quali ne sono i bisogni in ordine agli impegni assunti dalla comunità?
In che grado sono affrontati dalle autorità pubbliche, dal personale lai-
co, da altre istituzioni? I servizi resi dai religiosi o dalle religiose ap-
paiono come indispensabili e disinteressati?
— Qual è l'atteggiamento del potere civile rispetto alle congregazioni e ai
loro interventi nell'ambito dell'interesse pubblico?
— Come si colloca l'opinione pubblica in rapporto alla comunità e alle sue
attività?

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Paul Wynants
4. La struttura e l'organizzazione della comunità
— Chi detiene l'autorità? Con quali modalità si designano queste persone e
quale la loro competenza? In quali maniere viene esercitato il potere? Qua-
li i rapporti tra i responsabili locali e i superiori provinciali e generali?
— Di quali differenti categorie si compone il personale della casa? Come
sono suddivisi i compiti tra di esse?
— Come la comunità assicura la propria sussistenza? Di quali risorse materia-
li dispone? Chi le amministra e con quali criteri?
— In qual modo il gruppo organizza la sua vita spirituale e il suo apostolato?
Vi è complementarietà o tensioni fra questi due poli?
— Quali tempi forti (riunioni, feste, solennità...) ritmano la vita della casa e
ne favoriscono la coesione?
— Attraverso quali segni esterni (abito, personaggi-tipo, emblemi, architettu-
ra...) l'istituzione si caratterizza agli occhi dei suoi membri e nei confronti
dell'ambiente?
Quali rapporti la comunità intrattiene col resto della congregazione, col
mondo esterno? Per quali canali?
5. Atteggiamenti e mentalità dei religiosi
— Quali comportamenti adottano reciprocamente i membri della comunità?
— In che misura esprimono l'attaccamento alla comunità, all'istituto?
Quali disposizioni manifestano nei confronti del mondo esterno?
6. Evoluzione del gruppo
— Quali modifiche qualitative la comunità ha rilevato nel corso del tempo?
Il gruppo è di tendenze conservatrici o sa adattarsi alle nuove circostanze?
Commentiamo brevemente le varie sezioni di questa tavola. Non va data
scarsa importanza al questionario sugli organici. Le rispettive risposte permetto-
no di scoprire certi aspetti del passato. Alle volte sollevano nuovi interrogativi
che danno nuovi orientamenti all'indagine. Per esempio è possibile individuare
fasi di espansione, di palese dinamismo, ma anche periodi di invecchiamento o di
regresso. Parimenti si può apprezzare in parte le capacità di azione del gruppo,
comprendere qualche aspetto della sua mentalità. Permette inoltre di rilevare
rapporti particolari della casa coi vicini, di formarsi una prima idea sulle condi-
zioni di vita e di lavoro di quanti la abitano, sulla loro longevità, su momenti di
tensione e di crisi percepibili attraverso ondate di uscite di un'ampiezza anormale.
Infine può riproporre all'attenzione aspetti del contesto storico —- guerre, conflit-
ti politici, crisi economiche... — il cui influsso sul destino della comunità si fa
d'altronde sentire.

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
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La provenienza dei membri della casa offre più motivi di interesse. Anzitut-
to i dati geografici permettono di caratterizzare il reclutamento della casa religio-
sa o dell'istituto nel suo insieme.16 Possono rivelare la fecondità in campo voca-
zionale del luogo di fondazione, il suo fervore religioso, l’influenza che la fonda-
zione esercitò sulle popolazioni vicine.17 Poi, le informazioni di tipo geografico,
socio-culturale, scolastico e professionale aiutano a risolvere problemi precisi.
Così: i religiosi possono integrarsi facilmente nella regione e nell'ambiente ai
quali sono destinati? Sono attrezzati per comprenderne la mentalità, per capirne i
bisogni e le difficoltà? Sono preparati ai compiti che vengono loro affidati? Terza
serie di indici: quelli che si riferiscono alle origini socio-culturali o al passato
professionale. Possono rivelarsi utili quando si debbano esaminare altre dimen-
sioni. Per esempio, su quali appoggi esterni la comunità può contare? Infine i
legami con qualche corrente di pensiero, gli impegni precedenti, il far parte di
qualche attività sono spesso all'origine di una sensibilità, di una struttura di spiri-
to, di un'apertura o chiusura a certe aspirazioni delle popolazioni, di una predi-
sposizione o riluttanza a questa o quella forma di apostolato. Si tratta, certo, di
elementi sparsi, che vanno integrati e verificati con altri.
Lo studio dell''ambiente circostante, campo di lavoro della comunità, ha la
sua importanza. Esso permette di comprendere l'accoglienza, favorevole o ostile,
riservata ai religiosi e alle religiose. Informa sugli appoggi di cui possono benefi-
ciare, sugli ostacoli che incontrano. Dà un'idea abbastanza precisa dei bisogni di
cui i Padri, i Fratelli o le Sorelle dovranno farsi carico e dei mezzi di cui dispon-
gono per affrontarli. Sensibilizza, infine, al delicato problema della concorrenza
— tra comunità differenti, tra religiosi e laici, tra Chiesa e Stato — sul quale
inciampa molto sovente l'apostolato.
Il quarto questionario riguarda, come si è visto, la struttura e l'organizzazio-
ne della comunità. Esso ci introduce nella vita stessa della casa, le cui specificità
congregazioniste non sono occultate. Da questa angolatura sono affrontati pro-
blemi fondamentali come il potere e il suo esercizio, la distri-
16 A questo riguardo ricordiamo la tipologia di Cl. LANGLOIS, Le catholicisme au fémi-
nin. Les congrégations françaises à supérieure générale au XIX siècle, Paris, 1984, pp. 563-564: si
ha «autoreclutamento» quando il gruppo trova i suoi membri là dove ha sede, «eterorecluta-
mento» quando li fa venire dall'esterno, «trasferimento regolato del personale» quando si ha il
passaggio di soggetti da una regione all'altra nell'ambito di un territorio determinato.
17 Questo in caso di «autoreclutamento». Se la congregazione sposta i suoi membri in
luoghi diversi da quelli di origine, come spesso accade, è impossibile trarne dati validi nel qua-
dro di una monografia puramente locale: bisogna allargare l'inchiesta al personale dell'istituto
nel suo complesso.

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16 Paul Wynants
buzione funzionale del personale, la gestione economica, l'organizzazione del
tempo e della vita collettiva, i dispositivi che assicurano la coesione e l'identità
del gruppo, il suo grado di permeabilità agli influssi esterni. Tutte piste che inte-
ressano lo storico.
Altri campi di ricerca molto fecondi sono offerti dalle componenti atteggia-
menti e mentalità: anzitutto quello delle relazioni umane, fondamentale per la
convivenza di ogni comunità; poi quello del senso di appartenenza a un sotto-
gruppo, la comunità, e a un gruppo, la congregazione, con le risonanze spirituali,
ma anche affettive, che esso implica; infine la percezione del mondo esterno,
spesso ambigua, in ogni caso più difficile da cogliere di quanto non sembri a
prima vista. Dopo tutto, le numerose comunità religiose di vita attiva non prati-
cano allo stesso tempo la fuga dal «mondo» e la presenza apostolica in seno ad
esso? Non manca certo materia di ricerca.
La dimensione evolutiva, di cui R. Aubert ha già sottolineato l'importanza,
conclude il questionario. Si tratta di rilevare i mutamenti avvenuti in seno alla
comunità e di valutarne la capacità di adattamento alle novità. È una problemati-
ca di difficile accesso; ma essa non può non trovarsi al centro di ogni procedi-
mento di tipo storico.
Se questa griglia di analisi facilita una parte della ricerca, essa non esaurisce
la realtà. Gli studi sociologici relativi alla vocazione hanno messo in luce altre
variabili di contesto non prive di interesse. Mi limito a citarne due.18
Le religiose e i religiosi svolgono il loro apostolato in un ambiente che si
secolarizza. L'industrializzazione e l'urbanizzazione non sono estranee a questo
processo. Il primo fenomeno era incluso nella sociologia dell'ambiente circostan-
te proposta da E. Collard. Il secondo, che non vi era presente in modo esplicito,
deve esservi aggiunto.
La stessa natura dei compiti pedagogici e caritativi si svolge da due punti di
vista. Da una parte il potere civile integra progressivamente queste prestazioni
nel suo campo d'azione. In maniera sussidiaria impone un quadro di norme for-
temente costrittive. In questa prospettiva, l'assorbimento di una comunità religio-
sa da parte del servizio pubblico va attentamente
18 P. WYNANTS, «La "crise des vocations" féminines en Belgique. Évolution des perspec-
tives (de 1945 à nos jours)», in Vie Consacrée, t. LVII, 1985, pp. 111-131. Rimando alla sezione
2a di questo articolo, intitolato «L'apport de la sociologie religieuse (1955 à nos jours)», pp.
115-120.

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Per la storia di un 'istituzione insegnante religiosa
17
studiata, con le sue implicanze: aumento dei mezzi materiali, margini di manovra
più ridotti, riduzione delle caratteristiche specifiche dell'istituto. Dall'altra parte,
il crescente tecnicismo dell'attività educativa e sociale, talvolta qualificato come
«professionalizzazione», modifica radicalmente le condizioni del suo esercizio. A
coloro che la gestiscono è richiesta una formazione sempre più specializzata. Le
infrastrutture — fabbricati, attrezzature — esigono investimenti considerevoli.
Poi tante altre implicanze che non è facile precisare. La capacità di adattamento
del gruppo, alla quale allude il modello di E. Collard, deve commisurarsi a queste
situazioni.
Un ultimo piano per cui gli studi dei sociologi si rendono utili agli storici
della vita consacrata è questo: essi permettono di scoprire certi mutamenti delle
comunità religiose avvenuti in tempi lunghi, collegandoli alle trasformazioni che
investono la società globale nel corso dei secoli XIX e XX. Per comprendere gli
sconvolgimenti avvenuti nel contesto sociale in cui operano le comunità religiose
mi sembra interessante un raffronto sommario, raccolto direttamente dagli studi
di Padre Pin,19 tra la società di ieri e quella di oggi. Lo riportiamo nella tavola II:
II. Trasformazioni del contesto sociale
In passato
Oggi
Società stabile, fondata sul primato Società instabile, fondata sull'innova-
della tradizione. I gruppi umani, per zione e la libertà di iniziativa. Per con-
conservare la propria influenza, devono servare la propria influenza, i gruppi
innanzitutto assicurare la propria pe- umani devono adattarsi continuamente,
rennità.
rivedendo senza tregua le norme della
propria attività.
Società prescientifica, dove le compe- Società scientifica, caratterizzata dalla
tenze, in buon numero, sono universa- tecnica, in cui la formazione specializza-
li.
ta diventa un'esigenza essenziale.
Società non egualitaria, dotata spesso Società più egualitaria, che produce la
di una élite ereditaria.
propria élite.
Società a regime monarchico, dove Società con organi di governo ad azione
l'autorità consulta i suoi consiglieri concertata collettivamente e più siste-
occasionalmente e individualmente. maticamente.
19 É. PIN, «Les instituts religieux apostoliques», in H. CARRIER et E. PIN, Essais de so-
ciologie religieuse, Paris, 1967, pp. 541-565.

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18 Paul Wynants
Società molto sezionata, che al potere Società più unificata, che instaura una
centrale lascia la prerogativa di arbitrare le collaborazione orizzontale e una certa
istanze delle sue diverse componenti.
collegialità.
Società che identifica formazione ed assi- Società che intende l'educazione come un
milazione di norme. L'educazione vi è apprendistato della libertà: gli uomini
concepita soprattutto come un processo di dovrebbero potersi autodeterminare nella
socializzazione.
scelta tra più sistemi di norme.
I molteplici cambiamenti che le comunità religiose vivono in seno ad una
società in piena evoluzione, devono a loro volta essere identificate in maniera
precisa, ma anche situate cronologicamente. Come esempio riprenderei le tra-
sformazioni che S. Guillemin ha rilevato nella vita religiosa attiva:20
III. Mutazioni in seno alle comunità di vita attiva
Passato
Presente
Possesso. Gli istituti controllano le opere Inserimento. Le comunità religiose devo-
entro le quali i loro membri esercitano il no integrarsi in una vasta gamma di
loro apostolato. Detengono spesso una istituzioni poste sotto la tutela pubblica
posizione di monopolio e dispongono e largamente dominate dai laici. Occupa-
di un personale omogeneo.
no posizioni minoritarie per inferiorità
numerica ed economica.
Potere. Nelle opere delle congregazioni, Collaborazione. Nelle istituzioni odierne
tutti i posti di autorità e di sorveglianza la legislazione sottopone religiosi e laici
sono occupati da religiosi. Il personale a regole identiche per l'accesso alla
laico, limitato, ha mansioni subalterne. responsabilità. Gli uni e gli altri sono
frequentemente chiamati a lavorare
insieme e a condividere il potere.
Superiorità religiosa. Varie congrega-
zioni assumono un atteggiamento pa-
ternalistico verso i «loro» poveri. Alcune
alle volte riproducono rapporti di pa-
tronato.
Fraternità. Per conservare la loro credi-
bilità, i religiosi devono condividere la
vita della gente alla quale è rivolto il loro
apostolato. Confrontandosi coi loro pro-
blemi, potranno far comprendere il
senso evangelico del loro impegno.
20 S. GUILLEMIN, «Problèmes de la vie religieuse fémmine active», in Vocation, n°231,
juill. 1965, pp. 354-372.

2.3 Page 13

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
19
Inferiorità umana. Ogni religioso deve
fuggire il «mondo», presentato come
cattivo e corruttore.
Presenza nel mondo. Gli istituti di vita
attiva devono integrarsi col «mondo» per
portarvi testimonianza.
Conversione morale. L'apostolato delle
congregazioni si esercita in un universo
cristiano. Mira essenzialmente a ricondurre
alla Chiesa le «pecore smarrite».
Slancio missionario. L'apostolato dei reli-
giosi si rivolge a una società largamente
scristianizzata. Ha come scopo di portare
a scoprire Dio coloro che, sempre più
numerosi, non hanno mai appreso il suo
messaggio.
Al termine di questo prospetto selettivo, si può comprendere come nella sto-
ria delle comunità religiose abbia preso un grande sviluppo, negli ultimi tre de-
cenni, un orientamento di ricerca, che i nostri colleghi del Québec qualificano
come «socio-storia».21 Vorrei indicarne le grandi linee, citando in nota una serie
di pubblicazioni, a puro titolo di esempio.
Alcune pubblicazioni riguardano l'evoluzione degli effettivi delle congrega-
zioni e comunità religiose.22 Sono studi statistici che, con riferimento per lo più ai
paesi, rilevano le tendenze generali, che si possono osservare in materia. I dati
sono ripartiti per regioni e per settori. Alla luce delle indicazioni d'insieme si può
confrontare il dinamismo di una comunità particolare. Queste pubblicazioni non
si limitano a costatare dei fatti, ma ne danno anche spunti di spiegazione: ipotesi
che meritano una verifica, pur nel quadro ristretto di una monografia.23 Altre
ricerche focalizzano, in tutto o in parte, diversi aspetti del reclutamento (quantita-
tivo, geografico, sociale), spesso in connessione con lo sviluppo delle attività
apostoliche. Esse concer-
21 P.-A. TURCOTTE, «La socio-histoire des congrégations religieuses québécoises,» in La
Société canadienne d'histoire de l'Église catholique. Etudes d'histoire religieuse, 1990, Ottawa,
1992, pp. 45-56.
22 Così per il Belgio: J. ART, «De evolutie van het aantal mannelijke roepingen in België
tussen 1830 en 1975. Basisgegevens en richtingen voor verder onderzoek», in Revue Belge
d'Histoire Contemporaine, t. X, 1979, pp. 282-370; ID., «Belgische mannelijke roepingen
18301975», in Spiegel Historiad, t. XVI, 1981, pp. 157-162; A. TIHON, «Les religieuses en
Belgique du XVIIIe au XXe siècle. Approche statistique», in Revue Belge d'Histoire Contem-
poraine, t. VII, 1976, pp. 1-54; ID., «Les religieuses en Belgique (fin XVIIIe-XXe siècle).
Approche statistique et essai d'interprétation», in Journée d'étude «Vie religieuse et enseigne-
ment...», pp. 1139. Per la Francia: Cl. LANGLOIS, «Les effectifs des congrégations féminines au
XIXe siècle. De l'enquête statistique à l'histoire quantitative», in Revue d'Histoire de l'Eglise de
France, t. LX, 1974, pp. 39-64. Torneremo, più avanti, sull'apporto della grande tesi composta
da questo autore.
23 Vi ritorneremo più avanti, vedendo globalmente le piste che si snodano dall'insieme
delle pubblicazioni di tipo «socio-storico».

2.4 Page 14

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20
Paul Wynants
nono una congregazione, una provincia, una casa;24 oppure hanno una connessio-
ne coi religiosi e le religiose d'una diocesi o di una regione determinata.25 Esse
forniscono elementi illuminanti di confronto, sia per la descrizione che per l'in-
terpretazione di un'evoluzione storica.
A dire il vero, gli studi più stimolanti26 vanno molto oltre queste pro-
24 Per esempio, per il Belgio: E. DE SMET, De Norbertijnen in Vlaanderen: recrutering en
sociaal milieu, 1834-1987, mémoire de licence de la Rijksuniversiteit Gent, Gand, 1988; A.
DRUART, «Le recrutement salésien en Belgique (1891-1914)», in Ricerche Storiche Salesiane,
t. Ili, 1984, pp. 243-273; Th. DURVAUX, Les Seurs de la Providence de Gosselies, 1830-1914.
Recrutement et fondations, mémoire de licence de l'Université Catholique de Louvain, Lou-
vainla-Neuve, 1984; X. DUSAUSOIT, «L'évolution sociale, professionnelle et politique des
Jésuites belges au XIXe siècle. L'exemple du collège Saint-Michel à Bruxelles», in Revue d'His-
toire Ecclésiastique, t. LXXXIII, 1988, pp. 34-57; K. HANSKENS, Het klooster van de Heilige
Vincentius a Paulo te Dendermonde. Geschiedenis 1856-1992: recrutering, sociale stratificatie van
de Kloosterlingen, mémoire de licence de l'Universiteit Gent, Gand, 1993; P. HUPEZ, Le recru-
tement des Jésuites belges 1832-1914, mémoire de licence de l'Université Catholique de Lou-
vain, Louvain-la-Neuve, 1990; R. MERTENS, «Vrouwelijke religieuze roepingen tussen 1803 en
1955. Casus: de congregatie van Zomergem en de Zomergemse vrouwelijke religieuzen» in
Revue Belge d'Histoire Contemporaine, t. IX, 1978, pp. 419-479; P. 't SERSTEVENS, Le recrute-
ment et l'origine sociale des Soeurs de Notre-Dame et des Soeurs de Sainte Marie au XIXe siècle,
mémoire de licence de l'Université Catholique de Louvain, Louvain, 1972; L. VANKEIRSBILCK,
De Benedictijnen te Brugge, Steenbrugge, en Zevenkerken (1879/1899-1989). Recrutering en
origine, mémoire de licence de l'Universiteit Gent, Gand, 1991; P. WYNANTS, Les Soeurs de la
Providence de Champion et leurs écoles, 1883-1914, Namur, 1984. Per le congregazioni di Fratelli
dei Paesi Bassi si vedano le dissertazioni dottorali sostenute alla Katholieke Universiteit di Ni-
mega da M. BOHNEN, Geschiedenis van de Breeders van Maastricht 1840-1880: een prosopogra-
fisch onderzoek naar herkomst en werkzaamheden der broeders, Nimégue, 1988; R. FRANCKEN,
De congregatie van de Broeders van de Onbevlekte Ontvangenis der Heilige Maagd Maria te
Maastricht rond de eeuwwisseling van de negentiende naar de twintigste eeuw. Regionale her-
komst, groei in ledental, functies en leeftijdsopbouw van de broeders, Nimègue, 1988; H.H.W.M.
VAN MIERLO, De Congregatie van de Christelijke Broeders van de Onbevlekte Ontvangenis der
Allerheiligste Maagd en Moeder Gods te Huibergen gedurende de période 1852-1888. Ontwìkke-
ling van de congregatie en regionale herkomst, groei in ledental, functies en leeftijdsopbouw van
de broeders, Valkenburg, 1989.
25 Per la Francia: G. COHLVY, «Le recrutement des religieux dans le diocèse de Montpel-
lier (1830-1856)», in Revue d'Histoire de l'Église de France, t. XLIV, 1958, pp. 57-73; M.
FAUGERAS, «Les vocations religieuses de femmes dans le diocèse de Nantes au XIXe siècle
(18021914)», in Enquêtes et Documents (Université de Nantes), 1.1, 1971, pp. 239-281; J.-M.
PERIE, Les vocations sacerdotales et religieuses dans le diocèse de Rodez, thèse de 3e cycle de
l'Université de Montpellier III, Montpellier, 1979; L. PEROUAS, «Les religieuses dans le pays
creusois du XVIIIe au XXe siècle», in Cahiers d'Histoire, t. XXIV, 1979, pp. 17-43. Per il Bel-
gio: M. FAUCONNIER, Vrouwenkloosters in Oost-Vlaanderen tussen 1802 en 1914, mémoire de
licence de la Rijksuniversiteit Gent, Gand, 1980, 2 vol.; A. JACOBUS, «De vrouwelijke reli-
gieuze roepingen in het bisdom Brugge 1802-1914. Evolutie en herkomst», in Handelingen van
het Genootschap voor geschiedenis gesticht onder de benaming «Société d'Emulation» te
Brugge, t. CXVI, 1979, pp. 27-86; H. VERSTREPEN, «Lokale socio-structurele determinanten van
stedelijke séculière en régulière priesterroepingen. Casus: stad Gent 1801-1914», in Handelin-
gen der Maatschappij voor Geschiedenis en Oudheidkunde te Gent, nuova serie, t. XXXVIII,
1984, pp. 141-180.
26 Rimandiamo a Cl. LANGLOIS, Le catholicisme...: A. J. M. ALKEMADE, Vrouwen XIX.

2.5 Page 15

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
21
spettive limitate. Se integrano la dimensione sociografica, non intendono limitarsi
ad essa. Se ne servono come punto di partenza, per cercare di rispondere a una
questione fondamentale: perchè e in che modo le comunità di religiosi e di reli-
giose hanno conosciuto in passato una tale fioritura, prima del declino degli ulti-
mi decenni? I fattori messi in luce da queste pubblicazioni devono essere tenuti
presenti in ogni studio sul passato delle congregazioni, anche quando si trattasse
di una sola fondazione. Ricorderò, qui sotto, cinque variabili che, a questo ri-
guardo, gli storici ritengono oggi decisive.
Un primo elemento da esaminare è senza dubbio il rinnovamento cattolico
quale si è sviluppato nei secoli XIX-XX in vari paesi europei. In un mondo in
pieno smarrimento la gerarchia, il clero e semplici fedeli si mobilitano per conso-
lidare la fede, ma anche per ridare alla Chiesa la sua influenza in ambito ideolo-
gico e sociale. Questo movimento tende a restaurare una Città cristiana. In essa le
comunità religiose insegnanti sono chiamate a svolgere un ruolo di primo piano:
non solo quello di catechizzare attraverso la scuola i giovani credenti, ma anche
quello, favorendo la scolarizzazione delle masse, di far penetrare i valori religiosi
in tutto il corpo sociale.
Spesso il rinnovamento cattolico adotta un orientamento ultramontano: con-
duce una crociata contro la società moderna, marchiata dal retaggio dell'Illumini-
smo e dalla cultura della Rivoluzione Francese. Con questo spirito esso svolge un
approccio dogmatico ortodosso, un vero dinamismo pastorale e un apostolato
sociale, in una prospettiva prevalentemente moralizzatrice. È nel suo solco che
molte comunità religiose si costituiscono e svolgono la loro attività.
Davanti alla sfida della secolarizzazione e all'affermarsi del socialismo il
movimento cattolico intensifica i suoi sforzi nel campo educativo. Le comunità
religiose sono mobilitate, sono invitate a diversificare la loro offerta di insegna-
mento, ad aprirsi a un pubblico più vasto, indirizzandosi a tutte le
Geschiedenis van negentien religieuze congregaties, 1800-1850, Bois-le-Duc, 1966; J. EUT, Reli-
gieuze vrouwen: bruid, moeder, zuster. Geschiedenis van twee Nederlandse zustercongregaties,
1820-1940, Nimègue-Hilversum, 1995; J. VAN VUGT, Broeders in de katholieke beweging. De
werkzaamheden van vijf Nederlandse onderwijscongregaties van broeders enfraters, 1840-1970,
Nimègue, 1994. Si possono aggiungere alcuni elementi presenti in due contributi molto più
modesti che usciranno negli atti del convegno La christianisation des campagnes, che saranno
pubblicati prossimamente dal Bulletin de l'Institut historique belge de Rome: R. GIBSON, «La
christianisation des campagnes en France, Irlande, Angleterre, Ecosse et Pays de Galles au
XIXe siècle» et P. WYNANTS, «La christianisation des campagnes par l'enseignement populaire
au XIXe siècle. Étude de cas: les écoles des Soeurs de la Providence et de l'Immaculée
Conception».

2.6 Page 16

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22
Paul Wynants
classi della società. In paesi come il Belgio o i Paesi Bassi27 le opere scolastiche
sono progressivamente integrate in un «sostegno», vasta rete di organizzazioni
confessionali col compito di inquadrare i fedeli dalla nascita alla morte, per pro-
teggerli da «influssi nefasti».
Le numerose comunità religiose insegnanti, che si dedicano al rinnovamento
cattolico, non restano indenni quando questo rinnovamento comincia ad affievo-
lirsi sotto l'effetto della secolarizzazione, dell'ingresso nella società del consumo
e dell'apparizione del Welfare-State [Stato assistenziale]. Sono sempre più nume-
rosi i cattolici che si adattano alla società moderna e pluralista. Essi cominciano a
dissociare la fede dall'appartenenza a organizzazioni confessionali e persino dal-
l'impegno sociale. Ne consegue che vengono messi in discussione l'esistenza di
una rete «militante» di scuole cattoliche e l'uso di un personale religioso proprio.
La seconda variabile da tener presente è l'emergenza di nuovi bisogni e la
capacità delle comunità religiose ad affrontarli. Così, nel secolo XIX, si è intensi-
ficata la volontà di accedere alla cultura scritta. La domanda sociale di alfabetiz-
zazione emerge progressivamente da tutti gli strati della popolazione: si diversifi-
ca quando certi ambienti aspirano a formazioni specifiche; aumenta ulteriormente
quando dei responsabili — soprattutto ecclesiastici — sostengono la «separazio-
ne dei sessi» nella scuola come imperativo pedagogico, psicologico, sociale e
morale.28 Ora il potere pubblico cerca di contenere le spese nel campo educativo.
Nel sistema liberale, all'epoca prevalente, solo l'iniziativa privata può rimediare
alla carenza dello stato e delle municipalità, con le risorse finanziarie limitate di
cui essa dispone.
Sotto questa spinta, gli istituti religiosi si provvedono di istitutori e istitutrici
in grande numero. Il personale delle congregazioni è di una ortodossia superiore
ad ogni sospetto, ha competenza adeguata ai criteri dell'epoca,
27 A questo proposito, cf s. dir. J. BILLET, Tussen bescherming en verovering. Sociologen
en historiei over zuilvorming (Kadoc-studies, 6), Louvain, 1988; J. A. DE KOK, «Kerken en gods-
dienst: de school ais motor van de zuilvorming», in Algemene Geschiedenis der Nederlanden,
t. XIII, Haarlem, 1978, pp. 145-155; s. dir. E. LAMBERTS, De Kruistocht tegen het libéralisme.
Facetten van het ultramontanisme in België in de 19e eeuw (Kadoc-Jaarboek 1983), Louvain,
1984; J. P. A. VAN VUGT, «De verzuiling van het lager onderwijs in Limburg, 1860-1940», in
Jaarboek van het Katholiek Documentatiecentrum 1980, Nimègue, 1981, pp. 17-60; il numero
speciale Verzuiling-Pilarisation della Revue Belge d'Histoire Contemporaine, t. XIII, 1982, 1.
28 A. BOSMANS-HERMANS, «Onderwijs voor meisjes. Enkele aspecten van een ontwikke-
ling», in Kultuurleven, t. XLVII, 1980, pp. 891-913; M. VERBEKE, Jongens en meisjes samen in
de klas. Coëducatie in België tussen de 19e en de 20e eeuw, Gand, 1984; P. WYNANTS, «L'école
des femmes. Les catholiques belges et l'enseignement primaire féminin (1842-1860)», in La
Revue Nouvelle, t. LXXVII, 1983, pp. 69-76.

2.7 Page 17

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Per la storia di un 'istituzione insegnante religiosa
23
è moralmente sicuro e affezionato. Formato celermente, può garantire la conti-
nuità del servizio in grazia della sua appartenenza ad una comunità organizzata.
Poco esigente, talvolta soggetto a imposizioni e a lavori ad arbitrio, si accontenta
di un modico compenso e di condizioni di vita e di lavoro precarie. Rappresenta
una soluzione tanto più economica in quanto lo si può utilizzare, senza altre spe-
se, per sorvegliare il patronato, dirigere la corale o animare la vita associativa
parrocchiale. Si fissa così nella mentalità questa sorta di sillogismo: solo inse-
gnanti mossi da motivazioni superiori possono svolgere pesanti compiti educativi
in condizioni così difficili; ma tali motivazioni, che impegnano tutta una vita,
sono quelle che caratterizzano il personale delle congregazioni: dunque i religiosi
e le religiose sono gli insegnanti «per eccellenza».
Ciò non toglie che questa evidenza s'imponga sempre meno. L'insediamento
di un servizio pubblico ha, nell'insegnamento, una serie di conseguenze. Da un
lato le scuole si moltiplicano con un ritmo tale che le congregazioni non possono
provvederle tutte di istitutori e di istitutrici. D'altro lato preventivi più abbondanti
di bilancio favoriscono migliori condizioni di vita e di lavoro: aumentano gli
stipendi, vengono ristrutturati gli edifici scolastici, si perfeziona l'attrezzatura
didattica, diminuisce il numero di allievi per ogni insegnante, è garantita la stabi-
lità di impiego... Da questa doppia evoluzione consegue che i laici concorrono
sempre più numerosi in un impiego che offre possibilità di ascesa sociale. Gra-
dualmente l'educazione scolastica cessa di essere un dono di opere caritative e
diventa un diritto garantito dallo Stato. Il compito di istruire non appare più come
un apostolato svolto da persone scelte, ma si muta in una professione che può
essere assicurata da qualsiasi persona competente, nel rispetto delle norme e dei
programmi stabiliti dalle autorità. La burocratizzazione dell'insegnamento dilui-
sce la specificità già detenuta dalle congregazioni: l'esercizio della professione si
dissocia dall'appartenenza a una comunità religiosa. Questo rovesciamento an-
nuncia la nuova piega degli istituti, che poco per volta si disimpegnano dal com-
pito scolastico.
Un terzo dato da tener presente nell'analisi è il concetto di educazione quale
prevale nella società. Nel secolo scorso educare equivaleva a «inculcare dei buo-
ni principi». Quindi la religione e la morale impregnavano tutta la formazione
impartita agli allievi. Esse prevalgono sull'istruzione, come acquisizione di no-
zioni profane. Questo all'insegna di considerazioni religiose e sociali.
La Chiesa riteneva, in effetti, che la fede e la pratica sacramentale dipendes-
sero strettamente dalle conoscenze, dai comportamenti e dalle abitudini assimila-
te dal tempo dell'infanzia. Quindi gli istitutori e le istitutrici,

2.8 Page 18

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24
Paul Wynants
agli allievi affidati loro, dovevano non solo insegnare i principi cristiani, ma an-
che avviarli ad amare e servire Dio, iniziarli alla preghiera e alla virtù, ispirare
loro «nobili sentimenti». Inoltre i cattolici del secolo XIX assegnavano alla scuo-
la un compito sociale di tipo conservatore, poi paternalistico. L'educazione dove-
va confermare l'ordine stabilito col rassodare nei poveri quei valori che fondava-
no lo statu quo: la rassegnazione, l'umiltà, la docilità, l'obbedienza... A misura
che si sviluppavano il liberalismo e il socialismo, mutava anche il compito affida-
to alla scuola: questa doveva, certo, combattere «l'errore» e «l'anarchia», ma an-
che «elevare» le classi popolari coll'inculcare loro quelle qualità — come l'ordi-
ne, la proprietà, la previdenza, l'economia... —- che, a dire dei notabili, avrebbero
procurato la felicità alle famiglie di condizione modesta. Ora, se i valori religiosi
e morali nel processo di scolarizzazione hanno tale importanza, chi meglio di un
personale congregazionista potrebbe assicurarne efficacemente la diffusione?
Padri, Fratelli, Sorelle non si accontentano di assimilare buoni principi durante la
loro formazione, ma sono impegnati a metterli in pratica nella vita comunitaria.
Alla conoscenza si unisce la forza dell'esempio.
La secolarizzazione della società sta completamente smentendo questo ra-
gionamento. Essa rompe il rapporto tra educazione e religione: sul piano pedago-
gico e pratico gli obiettivi educativi si dissociano dalle finalità specificamente
religiose. Per lo stesso fatto, cambiano i criteri di valutazione nei riguardi del
personale insegnante: l'osservanza delle norme, le attitudini metodologiche met-
tono in sottordine la religiosità o lo zelo. Infine, nell'opinione dei giovani, la de-
mocratizzazione della società non valorizza più la ripetizione, ma l'originalità e lo
spirito critico. Per questo gli argomenti tradizionali che sostenevano l'onnipre-
senza dei religiosi nell'ambito educativo hanno perduto parte della loro consi-
stenza.
Quarto parametro da esaminare: il consenso sociale di cui godono le comu-
nità religiose insegnanti, soprattutto presso le migliori classi sociali, politiche e
religiose. Dal sostegno che ne ricevono dipendono la loro capacità di azione e il
loro influsso.
Nel secolo scorso era importante il ruolo dei notabili, come benefattori della
scuola. Vi erano stimolati da motivi vari: donatori che volevano legare il proprio
nome a un'opera; elargitori che, incoraggiati dal clero, intendevano assicurare con
la beneficenza la propria salvezza; persone che, mosse da preoccupazioni sociali,
davano contributi a carattere paternalistico; nobili e borghesi che, per considera-
zioni di prestigio, sfoggiavano la loro preminenza nel sostenere una scuola. Col
tempo, tuttavia, l'appoggio dato dai nobili, dai possidenti e dagli industriali si
affievolì, per diverse ragioni: stanchezza di dare, erosione delle grandi fortune,
l'emergere di una mentalità rivendica-

2.9 Page 19

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
25
tiva rispetto ai «dipendenti», la preoccupazione dei religiosi e delle religiose di
salvaguardare la propria autonomia... Il ritiro progressivo dei notabili spinse ge-
neralmente le comunità insegnanti a rivolgersi maggiormente verso i poteri pub-
blici o verso la Chiesa.
Il comportamento delle autorità civili varia secondo i momenti e i paesi.
Non è raro che, per un certo tempo, i governi siano convinti dell'utilità sociale
della religione. Favoriscono o tollerano lo sviluppo delle comunità religiose di
vita attiva: le Costituzioni su cui si reggono gli Stati concedono loro un certo
margine di manovra: viene anche loro permesso di accedere all'insegnamento
pubblico; l'organizzazione scolastica privata può partecipare ai concorsi e benefi-
ciare di sovvenzioni. Ma il giorno in cui muta l'opinione pubblica e si hanno
impennate di anticlericalismo, il crollo non è che più brutale: si vede apparire
tutto un arsenale di misure ostili ai religiosi, come la laicizzazione del personale
delle scuole pubbliche, lo scioglimento delle congregazioni non autorizzate, l'e-
sclusione dai ruoli professionali...
Il sostegno dei quadri della Chiesa — Ordinari diocesani e clero parrocchia-
le — non dà maggiore garanzia. Generalmente esse mostrano benevolenza quan-
do possono disporre, in clima di collaborazione subalterna, di personale preparato
da inserire nel quadro dell'azione pastorale per la lotta all'ignoranza e all'indiffe-
renza religiosa. Ma la benevolenza si attenua quando il clero diocesano crede di
perdere il controllo del sistema scolastico o se dubita fondatamente che la pre-
senza di un istituto religioso insegnante largamente sovvenzionato sia a scapito
del personale laico di cui c'è abbondanza.
Quinta e ultima variabile da tener presente: la plasticità relativa del modello
congregazionista. Per una parte del secolo XIX questa, per più ragioni, è stata
effettiva.. Anzitutto il quadro giuridico29 nel quale si evolvevano gli istituti a voti
semplici permaneva rudimentale. Poi il patrimonio delle congregazioni era anco-
ra limitato: Padri, Madri, Sorelle non erano legati né ad edifici né ad attività;
erano continuamente disponibili ad una certa mobilità. Il loro regime di vita po-
teva adattarsi senza difficoltà alle circostanze. Così il modello di organizzazione
congregazionista sapeva accompagnarsi ad una società in lenta evoluzione, entro
la quale avvenivano progressivi mutamenti, dalla secolarizzazione all'alfabetizza-
zione, all'urbanizzazione, all'industrializzazione... In seguito, invece, la crescente
rigidità dell'inquadratura canonica imposta alle congregazioni le stacca da un
mondo in pieno scompiglio. Lo spirito pionieristico che caratterizzava gli inizi di
numerose comu-
29 Nel senso canonico del termine.

2.10 Page 20

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26
Paul Wynants
nità si smorza davanti alla necessità di assicurare la continuità dell'apostolato
intrapreso. Letteralmente bloccate in uno stile di vita, in un reticolo di opere, le
congregazioni non appaiono più come un vettore dinamico di mobilitazione delle
élites al servizio della Chiesa e della società. Ad esse fanno concorrenza altre
forme di organizzazione più flessibili, come gli istituti secolari e l’azione cattoli-
ca.
Dinamica del rinnovamento cattolico, emergenza di nuovi bisogni e capacità
delle comunità religiose di affrontarli, concetti dominanti nel campo dell'educa-
zione, consenso sociale sul quale gli istituti insegnanti possano contare, plasticità
del modello di organizzazione congregazionista: ecco cinque parametri dei quali,
dalla produzione storica recente, è stata rivelata l'importanza nei confronti della
sorte degli istituti religiosi maschili e femminili specializzati nell'educazione
della gioventù. È importante riservare ad essi un posto particolare in ogni mono-
grafia centrata su fondazioni di questo tipo.
Per chiudere quella che, nello schema di Y. Turin, è la seconda tappa, dirò
alcune parole sui temi privilegiati di ricerca nell'ambito «psicologico». La pro-
blematica sviluppata da questi studi30 non ci è utile che per due aspetti: la vita
comunitaria e il rapporto col corpo. A questo proposito mi limiterò a proporre
alcune domande che presento nella tavola IV:
IV. Vita di comunità e rapporto col corpo.
1. Vita di comunità
— Come si presenta il quadro della vita comunitaria? Come sono disposti e
distribuiti gli edifici? Qual è il loro arredamento?
— Con quale ritmo si svolge la vita comunitaria? Con quale orario? Quali
sono i suoi tempi forti? Quale spazio è riservato al lavoro, alle pratiche
religiose, al raccoglimento, al silenzio, alla distensione?
Come si caratterizzano i «rapporti affettivi» all'interno della comunità?
Quale il clima di convivenza fra i religiosi e i responsabili della casa e
tra confratelli e consorelle?
30 Ne è un modello, in francese, l'opera di O. ARNOLD, Le corps et l'âme. La vie des re-
ligieuses au XIXe siècle, Paris, 1984.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
27
2. Rapporto col corpo
— Com'è l'abito religioso? Qual è il suo significato cattolico?
— Che attenzione è riservata alla proprietà dell'abbigliamento? E del
corpo?
— Quale contegno ci si attende dai religiosi e dalle religiose?
— Quale alimentazione ricevono? È sufficiente in quantità e qualità?
— Quali cure e trattamento sono prodigati agli ammalati?
— La comunità come vive la morte dei suoi membri?
2.3. STORIA DELLA VITA QUOTIDIANA.
La terza tappa, secondo Y. Turin, ci porta dentro l'esistenza concreta delle
comunità religiose, o, se si preferisce, nella loro «esperienza comune».31 Gli studi
compiuti in questa ottica arricchiranno il nostro questionario, a fortiori se li inte-
griamo con l'apporto di pubblicazioni uscite nell'ambito della storia dell'educa-
zione. La prospettiva, che seguiremo come lettori in cerca di temi di indagine,
cambierà: il più delle volte non avremo più da verificare, a livello «micro», delle
ipotesi o delle costatazioni formulate a un livello «macro», ma avremo da adatta-
re la problematica di una monografia preesistente per realizzarne un'altra.32
In questo giro d'orizzonte noi non ritorneremo sui problemi sollevati nelle
due tappe precedenti: nostro obiettivo è di aggiungerne di nuovi a quelli già posti.
Metteremo l'attenzione non più sulla comunità religiosa, ma sulla scuola.33 Di
questa prendiamo la definizione che ne ha dato Willem
31 Y. TURIN, «Propos historiographiques...», p. 228.
32 Non mancano monografie di qualità. Così, per i Salesiani: F. DESRAMAUT, Don-Bosco
à Nice. La vie d'une école professionnelle catholique entre 1875 et 1919, Paris, 1980; W.-J.
DICKSON, The dynamics of growth. The foundation and development of the Salesians in England
(Istituto Storico Salesiano, Studi 8), Rome, 1991; F. FONCK et G. NEY, De l'orphelinat Saint-
Jean Berchmans au Centre scolaire Don Bosco. Cent ans de présence salésienne à Liège (1891-
1991), Liège 1992; Y. LE CARRERES, Les salésiens de Don Bosco à Dinan 1891-1903 (Istituto
Storico Salesiano, Studi 6), Rome, 1990. Per le scuole di religiose segnaliamo tre monografie
recenti: G. ACKERMANS, Vereniging van vrouwen... Franciscanessen van Heythuysen in Nederland
(19001975), Heythuysen, 1994; R: CHRISTENS, 100 jaar Heilig-Hartinstituut Annuntiaten
Heverlee. Geschiedenis van een school en een congregatie, Louvain, 1994; Y. SEGERS et a., 150
jaar Zusters van het Heilig Hart van Maria van Berlaar, 1845-1995. In eenvoud en dienstbaar-
heid, Berlaar, 1995. Si trovano riflessioni stimolanti anche nell'opera di Y. TURIN, Femmes et
religieuses..., pp.105-180.
33 Senza perdere di vista, dove vi siano, gli aspetti specifici dell'insegnamento femminile.
A questo proposito si veda per esempio, per la Francia: F. MAYEUR, L'éducation des filles en
France au XIXe siècle, Paris, 1979; ID., L'enseignement secondaire des jeunes filles sous la
Troisième République (1867-1924), Paris, 1977; s. dir. F. MAYEUR et J. GADILLE, Éducation
et image de la femme chrétienne en France au début de XXe siècle, Lyon, 1980; L. SECONDY,

3.2 Page 22

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28
Paul Wynants
Frijhoff: «In senso largo, essa è una istituzione o una struttura di accoglienza che
riunisce attorno a un maestro o a un sorvegliante investito di responsabilità varie,
un certo numero di alunni per l'apprendimento di un sapere, di un saper fare o di
un saper vivere (...). Questo apprendimento si effettua in comune, con l'aggiunta
di un certo impegno intellettuale alle attività manuali, in una disciplina collettiva
e secondo ritmi stabiliti in precedenza e dall'alto, senza la preoccupazione di un
rendimento economico immediato, ma in un luogo normalmente separato dal-
l'ambiente di lavoro. In grazia a questo prescindere dalle esigenze della vita quo-
tidiana,34 i valori trasmessi dal modello scolastico possono essere inculcati all'a-
lunno per via di orario, di esercizi, di lezioni... Così il modello scolastico disci-
plinato e ritmato, con la sua struttura di emulazione interpersonale, diventa mo-
dello universale di comportamento sociale.35
Vediamo ora, nella tavola V, quali piste il ricercatore potrebbe ancora segui-
re:
V. Altri aspetti da esplorare
1. Contesto della fondazione26
Stato della congregazione al momento della fondazione:
— gli effettivi;
— gli istituti attivi nella regione, nel paese, all'estero;
— la politica di insediamento seguita dall'istituto e la sua successiva conformità al
progetto iniziale.
2. La fondazione
A. L'incentivo:
— i promotori (qualità, statuto, rapporti con l'istituto...);
— i loro moventi e il loro progetto;
— i loro appoggi;
«L'éducation des filles en mileu catholique au 19e siècle», in Cahiers d'Histoire, t. XXVI, 1981,
pp. 337-352.
34 Si tratta qui di esigenze economiche.
35 W. FRIJHOFF, «Préface», in s. dir. W. FRIJHOFF, L'offre d'école. Éléments pour une
étude comparée des politiques éducatives au XIXe siècle. Actes du troisième colloque international
(Association internationale pour l'histoire de l'éducation), Sèvres, 27-30 septembre 1981, Paris
1983, p. 6.
36 A questo proposito, si vedano sopra i dati relativi all'ambiente circostante alla comuni-
tà.

3.3 Page 23

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
29
i vincoli che conserveranno in seguito con l'opera.
B. Le trattative preparatorie:
— loro durata;
— le vie attraverso le quali si svolsero (corrispondenza, visite...);
— il tatto, le aspettative delle parti;
— le proposte iniziali fatte all'istituto (edifici, mobilio, rimunerazioni, compiti da
svolgere...);
— gli eventuali ostacoli;
— l'intervento di terzi nella discussione;
— i termini conclusivi dell'accordo;
— le promesse che questa convenzione contiene, le difficoltà che potrebbe genera-
re.
C. L'apertura della casa:
— la data di fondazione;
— i «pionieri» (identità, carriera precedente...);
— i tipi di formazione programmati all'inizio;
— il pubblico previsto;
— il numero di classi e di allievi all'origine;
— l'accoglienza dimostrata all'apertura della scuola.
3. Il personale legato all'opera37
A. I mezzi umani:
— il numero di persone in attività;
— loro compiti (insegnamento, amministrazione, sorveglianza, manutenzione...);
— loro oneri, loro condizioni di vita e di lavoro.38
B. Il profilo dei maestri:
— l'età;
— la nazionalità;
— la proporzione di religiosi sacerdoti, di religiosi non sacerdoti, di laici celibi, di
laici sposati;
— la formazione pedagogica iniziale (compresi i diplomi);39
37 Si vedano più sopra le domande relative ai membri della comunità religiosa.
38 Su questo argomento ci sono lavori di sintesi che offrono utili punti di confronto. Così,
per il Belgio: M. DEPAEPE, M. DE VROEDE et F. SIMON, Geen trede meer om op te staan. De
maatschappelijke positie van onderwijzers en onderwijzeressen tijdens de voorbije eeuw, Kapellen,
1993.
39 Conviene confrontare i dati raccolti in questo ambito coi corrispondenti dati disponibi-
li di altri religiosi e insegnanti. Così sulla formazione degli istitutori belgi in generale e di
quelli religiosi in particolare cf A. BOSMANS-HERMANS, «De onderwijzer: opleiding in het
perspectief van professionalisering», in Revue Belge d'Histoire Contemporaine, t. X, 1979, pp.
83-104; ID., De onderwijzersopleiding in België 1842-1884. Een historisch-pedagogisch onderzoek
naar het gevoerde beleid en de pedagogisch-didactische vormgeving, Louvain, 1985; M. DE
VROEDE, Van schoolmeester tot onderwijzer. De opleiding van de leerkrachten in België en Lux-
emburg

3.4 Page 24

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30 Paul Wynants
— la durata della permanenza nella casa;
— la perseveranza nell'istituto.
C. Il regolamento della scuola:
— sua origine e suo valore;
— i diritti e i doveri degli educatori;
— i modelli proposti ai quali ispirarsi;
— le ispezioni.
D. L'impegno pedagogico durante la carriera:
— la formazione permanente;
— il contributo alla riflessione pedagogica (redazione di manuali,40 parteci-
pazione alla vita di associazioni, di riviste41...);
— le altre responsabilità coperte (ispettori...)
E. I rapporti col mondo insegnante:
— con i confratelli della casa;
— con i confratelli dell'istituto;
— con gli altri insegnanti;
— con gli ispettori.
4. Gli allievi
A. Gli effettivi e le loro caratteristiche:
— il numero di allievi;
— la loro origine geografica;
— la loro origine sociale.
van het einde van de 18de eeuw tot omstreeks 1842, Louvain, 1970; ID., «De pedagogische oplei-
ding van de Jozefieten 1817-1851», in Tijdschrift voor Opvoedkunde, t. XIV, 1968-1969, pp.
321-339; ID., «La formation pédagogique des Frères des Ecoles Chrétiennes, spécialement en
Belgique, au cours de la première moitié du XIXe siècle», in Paedagogica Histórica, t. X,
1970, pp. 49-79.
40 Lo studio dei manuali scolastici deve essere condotto in modo comparativo e in una
scala più vasta di quella di un paese. Per la Francia si vedano gli studi di A. CHOPPIN, in parti-
colare: «L'histoire des manuels scolaires», in Histoire de l'éducation, n°9, déc. 1980, pp. 1-25;
ID., «Les manuels scolaires», in s. dir. Th. CHARMASSON, Histoire de l'enseignement XIXe-XXe
siècle. Guide du chercheur, Paris, 1986, pp. 191-195; i cinque tomi apparsi finora, sotto la dire-
zione del medesimo autore col titolo: Les manuels scolaires en France de 1789 a nos jours. Cf
ugualmente H. COECKELBERGHS, «Les manuels scolaires comme source de l'histoire des menta-
lités: approche méthodologique» in Réseau. Revue interdisciplinaire de philosophie morale et
politique, n° 32-34, 1983, pp. 15-22; H.-G. RULON et Ch. FRIOT, Un siècle de pédagogie dans les
écoles primaires. Histoire des méthodes et des manuels scolaires utilisés dans l'institut des Frères
de l'Instruction chrétienne de Ploërmel, Rennes, 1962.
41 Si possono utilizzare, per questo, i repertori di periodici, con le loro tavole. Ad esem-
pio, per il Belgio, M. DE VROEDE et a., Bijdragen tot de geschiedenis van het pedagogisch leven
in België in de 19de en de 20ste eeuw. De periodieken, Gand-Louvain, 1973-1987, 5 t. Sulla
stampa pedagogica in Francia, cf s. dir. Th. CHARMASSON, Histoire de l'enseignement..., pp.
187-189.

3.5 Page 25

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Per la storia di un 'istituzione insegnante religiosa
31
B. Le condizioni di accettazione:
— l'età;
— gli studi precedenti;
— la retta scolastica o minervale;
— i documenti amministrativi richiesti.
C. Le differenti categorie di allievi:
— secondo l'età, il livello di studi, l'anzianità;
— secondo il tipo di formazione seguita;
— secondo il livello sociale;
— secondo le responsabilità affidate nella casa.
D. La socievolezza dei giovani: —- i loro rapporti reciproci;
— i loro rapporti con gli educatori;
— i loro rapporti con le persone esterne.
5. La formazione
A. Il progetto pedagogico:42
— le tradizioni alle quali si ricollega;
— il concetto del giovane e dei suoi bisogni su cui si fonda;
— gli obbiettivi che vuole perseguire;
— i modelli che propone, le qualità che intende coltivare;
— l'ideologia che propone;
— le altre caratteristiche che presenta.
B. L'organizzazione della formazione:
— i cicli, i livelli, i gradi per settore;
— i criteri di orientamento;
— i criteri di promozione;
— i diplomi rilasciati;
— la parte delle risorse umane e dei mezzi materiali destinati a ciascuna trafila.
C. Il contenuto della formazione:
— il programma dei corsi;
— il numero di ore per ciascuna materia;
— il loro peso nella valutazione finale;
— il posto dell'istruzione religiosa rispetto alle materie profane;
— l'orientamento dei corsi di religione e di morale;
— nelle materie profane, le rispettive parti di teoria e di pratica;
42 L'evoluzione di questo progetto può essere studiata in confronto con i punti di vista del
fondatore, analizzati negli studi preesistenti, per esempio: s. dir. G. AVANZINE, Éducation et
pédagogie chez Don Bosco. Colloque interuniversitaire, Lyon, 4-7 avril 1988, Paris, 1989; M.
HALCANT, Les idées pédagogiques de la bienheureuse Mère Julie Billiart, fondatrice de la
congrégation des Soeurs de Notre-Dame de Namur, Paris, 1929. Essa può ugualmente essere
ambientata in uno sviluppo storico più ampio, partendo da studi come quelli pubblicati sotto la
direzione di P. BRAIDO, Esperienze di pedagogia cristiana nella storia, t. II, Roma, 1981.

3.6 Page 26

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32 Paul Wynants
— l'attenzione posta alla formazione del comportamento (ordine, proprietà, disci-
plina, contegno...);
— nel confronto con altri istituti, l'originalità del programma dei corsi;
— nel confronto con altre scuole, il livello dell'insegnamento impartito.
D. La pedagogia:
— il metodo d'insegnamento, con le sue caratteristiche;43
— il materiale utilizzato;44
— i mezzi impiegati (consigli, emulazione, ricompense, sanzioni, punizioni...);
— loro coinvolgimento in ciò che concerne il comportamento degli insegnanti;
— il carico di lavoro degli allievi.
E. I risultati raggiunti.
— la classifica degli alunni nei concorsi e nelle esposizioni industriali;
— loro vantaggi o svantaggi in vista di studi ulteriori;
— il tipo di persone formate sul piano umano, professionale, sociale, familiare, reli-
gioso;
— le vocazioni sacerdotali e religiose sbocciate durante la formazione.
6. L'animazione spirituale45
— il tipo di pastorale seguito nella casa;
— la pratica religiosa e sacramentale;
— la pietà, le devozioni;46
— i ritiri ed esercizi spirituali;
— le pie associazioni (confraternite, gruppi, circoli di studio...).
7. Infrastrutture e finanziamenti
A. Lo statuto della casa:
lo statuto legale della comunità;
— lo statuto legale della scuola;
— il regime giuridico di proprietà.
43 Cf, a titolo di confronto, P. GIOLITTO, Histoire de l'einseignement primaire au XIXe
siècle, t. II, Les méthodes d'enseignement, Paris, 1984.
44 Un'esposizione, organizzata a Bruxelles dalla Caisse Générale d'Épargne et de Retrai-
te, ne ha messo in evidenza la ricchezza e la varietà: s. dir. A. D'HAENENS, L'école primaire en
Belgique depuis le moyen âge, Bruxelles, 1986. Si veda anche s. dir. Th CHARMASSON, Histoire
de l'enseignement..., pp. 205-208.
45 Si veda, a titolo di esempio: I. QUERTON, «La formation religieuse et la vie spirituelle
des institutrices à l'école normale de l'Enfant-Jesus (Nivelles) au XIXe siècle», in Revue d'his-
toire religieuse du Brabant wallon, t. II, 1988, pp.283-293.
46 R. AUBERT, «Les dévotions», in Colloque «Sources de l'histoire religieuse de la Belgi-
que» (Bruxelles, 30 nov.-2 dèe. 1967). Époque contemporaine (Cahiers de Centre Interuniversi-
taire d'Histoire Contemporaine, n° 54), Louvain-Paris, 1968, pp. 164-172.

3.7 Page 27

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
33
B. Il patrimonio immobiliare:47
— lo stato iniziale;
— gli acquisti e le vendite,
— le sistemazioni, le trasformazioni, le riparazioni;
— le nuove costruzioni;
— i costi e i finanziamenti.
C. L'attrezzatura:
— il mobilio;
— gli strumenti e le macchine;
— il materiale pedagogico;
— i costi e i finanziamenti.
D. Il funzionamento:48
— l'entità e la ripartizione delle entrate ordinarie;
— l'entità e la ripartizione delle spese ordinarie;
— il tasso di copertura delle spese da parte delle entrate.
E. I benefattori della istituzione:49
— l'importanza delle loro contribuzioni;
— i loro moventi;
— le modalità del loro sostegno economico;
— il loro livello sociale;
— i loro impegni religiosi, sociali, politici.
G. La gestione della istituzione:
— i suoi punti forti e i suoi punti deboli;
— le sue caratteristiche (prudente, avventata, efficiente, inefficiente...).
8. La vita quotidiana50
A. L'ambiente di vita:
— il modo in cui lo spazio è delimitato, ordinato, distribuito;
47 Cf segnatamente S. CASSAGNE, «Pour une ethnologie du patrimoine scolaire», in Cent
ans d'école, Seyssel, 1981, pp. 16-32; B. TOULIER, «L'architecture scolaire au XIXe siècle. De
l'usage des modèles pour l'édification des écoles primaires», in Histoire de l'éducation, n° 17,
déc. 1982, pp. 1-29. Per studi in questione, si veda I. VAN DER BORGHT, «Les maisons d'école:
les écoles primaires de la ville de Bruxelles au XIXe siècle» in Cahiers de la Fonderie, n° 4, 1988,
pp. 2-15; J. HEYMANS, De lagere schoolgebouwen in België van 1842 tot 1878, mémoire de li-
cence de la Katholieke Universiteit Leuven, Louvain, 1982. Certi edifici scolastici sono il rifles-
so architettonico di correnti artistiche e ideologiche, così il neogotico. Cf s. dir. J. DE MAEYER,
De Sint-Lucasscholen en de neogothiek 1862-1914 (Kadoc-studies, 5), Louvain, 1980.
48 Gli introiti e le spese straordinarie corrispondono agli investimenti in edifici e in at-
trezzatura (rubriche B e C).
49 La natura dei loro vincoli con la istituzione sarà esaminata più avanti.
50 Per un confronto, cf per esempio N. DANDOIS, L'école primaire au quotidien en Hai-
naut à la fin du 19e et au début du 20e siècle, mémoire de licence de l'Université Catholique de
Louvain, Louvain-la-Neuve, 1987; P. GERBOD, La vie quotidienne dans les lycées et les collèges
au XIXe siècle, Paris, 1968; P. GUIRAL et G. THUILLIER, La vie quotidienne des professeurs de
1870 à 1940, Paris, 1982; R. HEMERYCK, «"Il est défendu de ne pas jouer". Jeux et fetes dans

3.8 Page 28

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34
Paul Wynants
— la disposizione e la funzione degli edifici.
B. Le regole di vita:
— le leggi, le norme, le tradizioni che regolano la vita comunitaria;
— il modello al quale si ispirano;
— la gerarchia della istituzione;
— il tipo di società che ne deriva (familiare o patriarcale, autarchica o
aperta, gerarchica o egualitaria, omogenea o eterogenea...);
— i meccanismi di integrazione nel gruppo.
C. L'organizzazione dell'anno scolastico:
— suo svolgimento;
— gli eventi che la puntualizzano (in particolare le feste).
D. L'organizzazione della settimana.
E. L'organizzazione della giornata:
— l'orario tipico;
— lo spazio della vita spirituale, dello studio, delle attività parascolastiche
(compresi i tempi liberi).
F. Le condizioni di vita degli allievi:
— l'alloggio;
— il regime alimentare;
— l'abbigliamento;
— l'illuminazione e il riscaldamento;
— l'igiene;
— la salute.
G. Il clima, l'atmosfera della istituzione.
9. I rapporti col mondo esterno
A. L'immagine della scuola (agli occhi dell'ispettorato, delle autorità civi-
li e religiose, dei notabili, dei genitori degli allievi, della stampa...);
B. I rapporti della istituzione con:
— i poteri pubblici (ministeri, prefettura, municipalità...);
— le autorità religiose (la curia, il clero parrocchiale);
— i notabili, in particolare gli «amici» e i benefattori;
— gli altri educandati;
— le comunità religiose vicine;
— le famiglie degli allievi;
— i privati (i vicini, i fornitori...).
C. Entrate e uscite:
— delle persone;
les écoles congreganistes (troisième quart du XIXe s.)», in Revue du Nord, t. LXIX, 1987, pp.
623-643; M. HILHORST, Bij de zusters op kostschool. Geschiedenis van het dagelijks leven van meis-
jes op Rooms-katholieke pensionaten in Nederland en Vlaanderen, Utrecht, 1989.

3.9 Page 29

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
35
— dei libri, riviste, giornali;
—- della corrispondenza;
— delle informazioni.
D. Le edizioni della casa:
— il tipo di pubblicazioni;
— la loro tiratura;
— le risonanze riscosse.
E. Gli altri servizi resi alla comunità locale o parrocchiale:
— in materia di culto e di religiosità;
— i movimenti giovanili;
— le opere caritative e sociali.
10. La chiusura della istituzione
— le cause;
— le modalità;
— la destinazione del patrimonio;
— le conseguenze.
Altri temi, più particolareggiati è vero, potranno essere riservati a certe mo-
nografie. Qui ne citiamo tre a titolo informativo:
— l'impatto su una istituzione determinato dalle politiche anticlericali (leggi
sulle opere caritative,51 conflitti per la scuola,52 legislazione contro le
congregazioni religiose,53 espulsione o esilio di religiosi...54
51 Per esempio, A. MOLLER, La querelle des fondations charitables en Belgique, Bruxelles,
1909; P. WYNANTS, «Les résistances à la loi du 19 décembre 1864 sur les fondations d'enseigne-
ment primaire: le cas de Couthuin, 1864-1899», in Annales du Cercle hutois des Sciences et
Beaux-Arts, t. XLIII, 1989, pp. 199-220; D. DERECK, «Le sac du couvent des Frères des Écoles
Chrétiennes de Jemappes, 31 mai 1857», in Annales du Cercle d'Histoire et d'Archéologie de
Saint-Ghislain, t. II, 1978, pp. 239-300.
52 Per esempio, G. CHOLVY, «La résistance à la législation sécularisant l'enseignement
primaire en France (1879-1893)», in Les résistances spirituelles. Actes de la dixième rencontre
d'histoire religieuse tenue à Fontevraud les 2, 3 et 4 octobre 1986, Angers, 1987, pp. 155-167; J.
LORY, «La résistance des catholiques belges à la "loi de malheur", 1879-1884», in Revue du
Nord, t. LXVII, 1985, pp. 729-747. L.-M. TAGAGE, «Onderwij scongrega ties en vrijheid van
vereniging. Een aspect van de schoolstrijd in Limburg 1857-1859», in Maaslands melange. Opstel-
len over Limburgs verleden Dr. P. J. H. Ubachs aangeboden bij gelegenheid van zijn 65ste ver-
jaardag, Maastricht, 1990, pp. 290-303.^
53 Per esempio, F. DESRAMAUT, «Emile Combes et les salésiens» (Cahiers Salésiens, n° 1),
Lyon, 1979.
54 Per esempio, Y. DANIEL, «Quelques aspects politiques, économiques et sociaux de
l'immigration de religieux français en Belgique, 1901-1904», in Contributions à l'histoire économi-
que et sociale, t. IV, 1966-1967, pp. 49-90; H. M. J. FRANCORT, Verdreven franse religieuzen in
Limburg, 1880-1940, thèse de doctorat de la Katholieke Universiteit te Nijmegen, Nimègue,

3.10 Page 30

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36
Paul Wynants
o da conflitti tra culture diverse;55
— le relazioni, alle volte difficili, tra personale religioso e personale laico;56
— la promozione femminile attraverso la vita consacrata, in particolare at-
traverso l'esercizio del mestiere di insegnante.57
Il lettore avrà compreso: la gamma delle piste da seguire è vasta. Ogni ricer-
catore se la limiti in ragione del tempo che ha a disposizione, ma anche delle
fonti di cui dispone.
3. Le fonti
Per quanto interesse possano offrire, noi prescinderemo dagli elementi di
«archeologia scolastica»58 (architettura, mobilio, materiale didattico...), come
pure dall'iconografia (stampe, incisioni, disegni, immagini, piante,
1984; G. LAPERRIERE, «Persécution et exil: la venue au Québec des congrégations françaises,
1900-1914», in Revue d'histoire de l'Amérique française, t. XXXVI, 1982, pp. 389-411; R.
MÜLLEJANS, Klõster im Kulturkampf. Die Ansiedlung katholischer Orden und Kongregationen
ans dem Rheinland und ihre Klosterneubauten im belgisch-niederlàndischen Grenzraum infolge des
preussischen Kulturkampfes, Aix-la-Chapelle, 1992; M.-X VAN KEERBERGHEN, Ursulines
françaises exilées en Belgique au début du XXe siècle sous le Combisme, Tournai, 1981; P.
CABANEL, «Le grand exil des congrégations enseignantes au début du XXe siècle», in Revue
d'Histoire de l'Église de France, t. LXXXI, 1995, pp. 207-217.
55 Per esempio, P.-A. TURCOTTE, L'enseignement secondaire public des Frères Éducateurs
(1920-1979). Utopie et modernité, Montréal, 1988.
56 Per esempio, P. WYNANTS. «La collaboration entre laïcs et religieuses enseignantes en
Belgique. Esquisse historique (XIXe-XXe siècles)», in Vie Consacrée, t. LX, 1988, pp. 154-172.
57 Su questo argomento molto dibattuto negli ultimi anni si veda C. CLEAR, «The limits
of Female Autonomy: Nuns in 19th-century Ireland», in s. dir. M. LUDDY e C. MURPHY, Stud-
ies in Irish Women's History in the 19th and 20th centuries, Dublin, 1989, pp. 15-50; M.
DANYLEWYCZ, Profession: religieuse. Un choix pour les Québécoises (1840-1920), Montréal,
1988; M. DUMONT, «Une perspective féministe dans l'historié des congrégations de femmes»,
in La société canadienne..., pp. 29-35; M. DUMONT-JOHNSON, «Les communautés religieuses et
la condition féminine», in Recherches sociographiques, t. XIX, 1978, pp. 79-102; M. L.
PECKHAN, Catholic Female Congregations and Religious Change in Ireland 1770-1870, Ph. D.
University of Wisconsin-Madison, 1993; G. ROCCA, Donne religiose. Contributo a una storia della
condizione femminile in Italia nei secoli XIX-XX, Roma, 1993; A. VAN HEUST, Zusters, vrouwen
van de wereld. Aktieve religieuzen en haar emancipatie, Amsterdam, 1985; P. WYNANTS et M.-É.
HANOTEAU, «La condition féminine des religieuses de vie active en Belgique francophone
(19e-20e siècles)», in s. dir. L. COURTOIS, F. ROSART et J. PIROTTE, Femmes des années 80. Un
siècle de condition féminine en Belgique (1889-1989), Louvain-la-Neuve - Bruxelles, 1989, pp.
145-150.
58 Prendiamo l'espressione da Ch. PATART, «1850-1980. 130 ans de la vie quotidienne
d'une école. Exposition d'archéologie scolaire», in Histoire et Enseignement, t. XXX, 1980, n°
2, pp. 3-12. Gli argomenti di cui si tratta sono stati ricordati sopra, con i riferimenti bibliografi-
ci in nota.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
37
cartoline, fotografie, films). Neppure i manuali scolastici e le riviste pedagogi-
che59 entreranno più di tanto nel presente ragguaglio. E dal momento che in que-
sto campo esistono buone guide del ricercatore,60 non indugeremo in elenchi di
opere stampate (libri, opuscoli, fascicoli...), la cui utilità è più che evidente. Ci
occuperemo invece quasi esclusivamente degli archivi, tentando di mettere in
luce il loro apporto e mettere in risalto alcuni principi di valorizzazione critica.61
Classificheremo questa documentazione secondo le istituzioni che l'hanno pro-
dotta, anziché secondo il luogo in cui si trova custodita, diverso da paese a pae-
se.62
3.1. GLI ARCHIVI DELLA CONGREGAZIONE
Da qualche decennio gli istituti religiosi compiono notevoli sforzi per con-
servare, classificare, inventariare i loro archivi e per renderli accessibili ai ricer-
catori. In alcuni paesi essi beneficiano del sostegno di associazioni o di istituzioni
specializzate.63 Sono pure stati stampati, per aiutarli in questa
59 Cf la bibliografia citata sopra.
60 Per esempio, per le opere dedicate agli istituti religiosi: J. P. A. VAN VUGT et C. P.
VOORVELT, Kloosters op schrift. Een bibliografie over de orden en congregaties in Nederland in de
negentiende en twintigste eeuw (Publicatie van het Dienstencentrum Kloosterarchieven in Neder-
land, KCD-Cursor, 6), Nimègue, 1992. Per le fonti stampate da utilizzare nella storia dell'inse-
gnamento, cf s. dir. Th CHARMASSON, Histoire de l'enseignement..., pp. 171-186 («archives
imprimées»), come pure s. dir. M. DEPAEPE, M. DE VROEDE, J. LORY et F. SIMON, Bibliogra-
phie de sources pour l'histoire de l'enseignement préscolaire, primaire, normal et spécial en Belgi-
que, 1830-1959, Gand, 1991.
61 Oltre agli articoli metodologici di P. DUDON e P. WYNANTS, citati nella nota 2, e l'opera
apparsa sotto la direzione di Th. CHARMASSON, ricordata nella nota 40, segnaliamo anche: Fl.
REGOURD, «Faire l'histoire de l'école», in s. dir. A. CROIX et D. GUYVARCH, Guide de l'his-
toire locale, Paris, 1990, pp. 258-274, e D. JULIA, «Les sources de l'histoire de l'éducation et
leur exploitation», in Revue française de pédagogie, n° 27, avril-juin 1974, pp. 22-42. Sulla rarità
relativa, la dispersione e le lacune delle fonti della storia dell'insegnamento primario cattolico
francese, cf l'eccellente prospetto di M. LAGRÉE, «L'histoire de l'enseignement primaire catholi-
que. Le problème des sources, in Revue d'Histoire de l'Eglise de France, t. LXXXI, 1995, pp.
25-34.
62 Così, quand'anche esse si trovassero depositate negli archivi di Stato, negli archivi di-
partimentali o in vescovado, le fonti prodotte da una parrocchia compariranno sotto la rubrica
«archivi parrocchiali».
63 Si tratta, in Francia, del gruppo di ricercatori storici e archivistici delle congregazioni
femminili, animato da Ch. Moiette, che dal 1974 pubblica un Bulletin annuale. Nel Belgio fran-
cofono esiste un gruppo di religiose archiviste del Belgio, che ha pubblicato il fascicolo Archi-
ves des congrégations religieuses. Document de travail, Nivelles, 1985. In Fiandra si è costituito
il gruppo «Kerkelijke Archivarissen», in collaborazione con il Katholiek Documentatie- en
Onderzoekscentrum de Leuven». Al suo riguardo, cf J. DE MAEYER et G. KWANTEN, «Archi-
cven van religieuze instituten» in Bibliotheek- en Archiefgids, t. LXVIII, 1992, n° 3, pp. 9-13. Nei
Paesi Bassi si è formato un Dienstencentrum Kloosterarchieven in Nederland, unito al Katho-
liek Documentatiecentrum e alla Katholieke Universiteit te Nijmegen.

4.2 Page 32

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38
Paul Wynants
impresa, manuali e articoli di metodologia.64 E, per gli storici, guide delle fonti65
e inventari.66 Regolarmente gli storici67 — alle volte sostenuti dai teologi68
ricordano alle congregazioni e alla comunità scientifica tutto l'interesse di questo
patrimonio archivistico.
Come concepire la ricerca documentaria? Per maggiore comodità, la nostra
tipologia — proposta a titolo indicativo e senza pretese di essere esaustiva — si
scabilisce per categoria di documenti e non per luogo di conservazione. Neppure
distinguiamo, in questa fase, la documentazione depositata sul posto degli atti
custoditi dalla provincia o dalla casa madre. Il prospetto è molto ampio: esso
comprende fondi soppressi in certe istituzioni o alle volte molto lacunosi. In ogni
situazione, l'autore di una monografia cercherà di precisare ai suoi lettori la
gamma delle fonti consultate, ma anche il loro stato di conservazione e degrado,
per periodo e per genere.
Quando sono stati conservati, meritano particolare attenzione gli annali o
cronache. Essi sono il punto di partenza e di arrivo dello spoglio. Consistono in
racconti più o meno estesi, spesso inediti, scritti in maniera saltuaria o d'un solo
tratto. Quando concernono tutta la congregazione o una sua provincia, queste
relazioni hanno lo scopo di perpetuarne il ricordo delle origini, di tratteggiar l'e-
spansione dell'istituto, l'evoluzione del suo apostolato, lo sviluppo delle case se-
condarie. Sovente esse contengono una cronistoria, più o meno dettagliata, sulle
principali istituzioni condotte dai Padri,
64 Per esempio, Ch. MOLETTE, «Les archives des congrégations religieuses», in La Gazette
des Archives, nouv. série, n° 68, 1er trimestre 1970, pp. 26-42; [G. KWANTEN], Handleiding voor
het beheer en de ontsluiting van de archieven van de religieuze instituten, Louvain, 1990; E.
BOAGA, «L'archivio corrente degli Istituti religiosi» in Archiva Ecclesiae, t. XXX-XXXI, 1987-
1988, pp. 93-104.
65 Quello di Ch. MOLETTE, Guide des sources de l'histoire des congrégations féminines
françaises de vie active, Paris, 1974, è particolarmente utile. Alle volte bisogna accontentarsi di
compendi introduttivi. Così, per il Belgio: V. DE VILLERMONT, «Notes sur les archives des
congrégations et ordres religieux féminins installés en Belgique pendant la période contempo-
raine», in Colloque «Sources...», pp. 124-128; I. MASSON, «De archieven van de Belgische broede-
rorganisaties», ibid., pp. 129-133.
66 Per esempio, Th. VACHER, Les archives des congrégations françaises de Saint-Joseph
(Publications du DEA d'histoire religieuse, Universités de Lyon II, III et Saint-Étienne), Lyon,
1991, o ancora K. LEEMAN, Inventaris van het gêneralaatsarchief van de Zusters van Liefde van
Jezus en Maria (Kadok inventarissen, 29), Louvain, 1993.
67 Archives. Sources de la connaissance historique des origines: vie religieuse et apostolique.
Catalogue de l'exposition réalisée à l'occasion du 4e Congrès national de l'Association des Archi-
vistes de l'Église de France, Paris, 26-28 novembre 1979, Paris, 1979; corne pure J. P. A. VAN
VUGT, «Archieven van congregaties: niet alleen voor gedenkboeken», in Erasmusplein, 1.1,
1990, pp. 6-7.
68 N. HAUSMAN, «Pourquoi et pour quoi conserver les archives?» in Vie Consacrée, t.
LX, 1988, pp. 183-187.

4.3 Page 33

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
39
dai Fratelli o dalle Sorelle. Quando hanno riferimento a una «succursale» partico-
lare, esse riportano avvenimenti vissuti dalla comunità locale.
Gli autori degli annali o delle cronache si appoggiano sugli elementi che
hanno sotto mano, compresi i ricordi degli anziani e del clero. Essi tracciano
l'immagine che l'istituto o la comunità intende dare del suo itinerario, in un mo-
mento preciso. Il passato non è solo ricostituito, ma è anche ricostruito, secondo
le finalità apostoliche o apologetiche delle quali coloro che ne trattano erano
investiti.
La valorizzazione critica di tale documentazione è più difficile di quanto
non sembri a prima vista. In conclusione, in confronto alle altre fonti, gli annali o
le cronache dovrebbero passare per tre letture successive. La prima coglierebbe i
fatti nella loro materialità, che possono essere trascritti in forma di affermazioni
brevi e semplici. La seconda porrebbe l'attenzione al primo modo di presentare
l'informazione da parte dell'autore: la selezione dei dati, la loro connessione, lo
schema che egli segue nella composizione della notizia, la logica che vi annette.
La terza, vicina in realtà alla fase precedente, si concentrerebbe sulle interpreta-
zioni suggerite o imposte al lettore: la denominazione dei protagonisti, la qualifi-
ca dei loro comportamenti, il significato attribuito esplicitamente o implicitamen-
te alle situazioni.
La prima lettura, attenta alla materialità dei fatti, rivela la ricchezza degli
annali o delle cronache. In qualche tratto, il lettore scopre una quantità di dati
precisi, utili per il seguito delle sue ricerche. Ne scoprirà poi molti tra di essi,
sommersi in una congerie di informazioni prive di interesse o estranee all'argo-
mento. In tempo molto breve, lo storico viene così a conoscere la data di nascita
della istituzione, il nome dei suoi fondatori e benefattori, l'identità del personale e
dei superiori, l'organizzazione della comunità, la situazione materiale, la disposi-
zione e la trasformazione degli edifici, il numero delle classi e degli insegnanti, la
consistenza della popolazione scolastica, lo statuto della scuola, la natura e la
vastità delle difficoltà incontrate... Certe informazioni essenziali non si trovano in
alcun altro documento. Questo dice l'importanza di queste narrazioni.
Il confronto con altre fonti tempera rapidamente l'entusiasmo iniziale. Ci si
rende conto allora della distanza che corre tra gli annali e le cronache, e un lavoro
scientifico rigoroso. Alle volte il testo è stato redatto in poco tempo, attingendo a
materiali disparati, utilizzati senza discernimento e riportati nella narrazione sen-
za indicarne la provenienza. Il non conoscerne il contesto, le deformazioni insite
nella tradizione orale, l'imprecisione dei ricordi portano ad alterazioni. Episodi
conosciuti solo per sentito dire, sono riferiti tali e quali, senza riserve né sfumatu-
re; i fatti dubbi si mescolano ai fatti certi; nomi di persone, date e cifre non sem-
pre sono trascritti con esattezza. Ogni elemento va verificato ed eventualmente
completato o corretto

4.4 Page 34

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40
Paul Wynants
confrontandolo con una documentazione più estesa.
Quando è ripresa al termine dello spoglio, la seconda lettura degli annali o
delle cronache si presenta istruttiva. Essa fa scoprire come il narratore ha delibe-
ratamente selezionato e condotto l'informazione, in funzione della sua visione del
passato. Per meglio comprendere, portiamo un esempio semplice. Vari passaggi
sono concepiti secondo uno schema dialettico: le origini «eroiche» della istitu-
zione, le difficoltà incontrate, la vittoria finale dei religiosi, nella fedeltà al cari-
sma originale. Tale presentazione del passato corrisponde alla realtà?
No, non sempre è così. Confrontando le fonti, si osserva spesso che l'autore
del testo ha scartato i fatti che difficilmente si integrano nel suo schema stereoti-
po. Rimangono soltanto quelli che contribuiscono alla coerenza del racconto o ne
permettono lo svolgimento predeterminato. I nessi tra i vari avvenimenti sono già
segnati. Un principio di causalità, per esempio, prende il posto di una successione
temporale, per accreditare la tesi di un periodo omogeneo, dominato dalle prove o
dal trionfo. Così come viene presentato, il messaggio — destinato, non dimenti-
ciamolo, ai membri dell'istituto o della comunità — è chiaro: oggi come ieri bi-
sogna sopportare con coraggio le vicissitudini della vita conventuale, poiché at-
traverso di esse si forgiano le anime di élite. Si possono immaginare altre elabo-
razioni più sottili e complesse. È importante scoprirle. Prima di prestar fede agli
annali o alle cronache, è indispensabile individuare la logica che ha guidato la
loro composizione.
La terza lettura dei documenti di questo tipo ha, pur essa, molto da svelare.
Essa permette di cogliere un ulteriore filtro che dà al racconto l'essenziale della
sua colorazione. Il narratore espone il punto di vista dell'istituto, quale dovrà
essere tramandato alle generazioni future, con lo scopo di illuminarle e di guidar-
ne il comportamento. La presentazione dei fatti ha, in qualche modo, una funzio-
ne «pedagogica»: essa mostra a quali sbandamenti si espone chi disobbedisce ai
superiori, ignora la regola o si allontana dal suo spirito. La presentazione del pas-
sato è generalmente unilaterale, anzi completamente manichea. La comunità e i
suoi alleati incarnano le «forze del Bene», i suoi avversari incarnano le «potenze
del Male». Tra i due poli non vi è alcuna via di mezzo. Gli errori o le colpe, che
l'istituto o la Chiesa avessero potuto commettere, vengono nascosti, minimizzati,
sistematicamente «scusati». La responsabilità dei conflitti viene imputata al mon-
do esterno, alle volte descritto con le tinte più fosche. Dietro i due blocchi anta-
gonisti si profilano coloro che i cronisti considerano come i «veri autori della
storia»: Dio, eventualmente sostituito da questo o quel santo, e Satana, di cui gli
uomini sono gli strumenti. La lezione così amministrata è evi-

4.5 Page 35

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
41
dente: se c'è da soffrire in questa «valle di lacrime», è col seguire il Signore in
tutto che alla fine si arriverà alle «gioie celesti».
Le manipolazioni alle quali sono sottoposti i fatti si possono comprendere
nella prospettiva edificante che anima gli autori degli annali e delle cronache. Il
ricercatore deve tenerne conto, prima di usare tali materiali per la sintesi finale.
Una buona conoscenza dei testi gli permetterà di separare il grano buono dalla
gramigna. La serietà del lavoro dipende da queste operazioni critiche, certamente
delicate, ma inerenti ad ogni impresa scientifica. La stessa prudenza è di rigore
nella raccolta di ricordi e nelle biografie composte a uso interno, che presentano
caratteristiche analoghe.
Le regole, le costituzioni, i direttorii, i costumieri, i regolamenti di tipo in-
terno, le circolari e le istruzioni dei superiori sono interessanti a diversi titoli.
Anzitutto essi presentano il quadro normativo che regola l'esistenza e l'attività
della comunità, sia in ambito materiale che in quello spirituale. Alcune di queste
fonti si attengono a principi generali. Altre, al contrario, scendono a dettagli sul-
l'andamento quotidiano. Su questa base si possono cogliere componenti della
spiritualità dei religiosi, la struttura gerarchica della casa o ancora questo o quel-
l'aspetto della vita quotidiana. Significativi sono i passi relativi al modo di con-
durre la scuola: essi rivelano il tipo di istituzioni e di allievi ai quali l'istituto dà la
priorità, lo spirito con cui è concepita l'educazione, i comportamenti prescritti,
raccomandati, proibiti agli insegnanti, e qualche volta anche l'orario della casa.
Le direttive impartite alle comunità locali spiegano comportamenti osservabili in
una determinata istituzione. In caso di contrasti scolastici o di politica governati-
va anticongregazionista, per esempio, esse permettono di comprendere l'atteg-
giamento dei religiosi rispetto al potere civile e le modalità di un loro eventuale
ritiro.
I documenti relativi al personale presentano forme variabili secondo le con-
gregazioni e le comunità: liste di assegnazioni, registri delle entrate, delle profes-
sioni, delle uscite, delle morti, «registri di immatricolazione» che riportano si-
multaneamente tutti questi dati o ancora dossiers individuali. Il ricercatore vi può
trovare molteplici precisazioni biografiche o sociografiche sulle persone di cui
studia l'attività. Esaminando le vocazioni del posto e delle vicinanze egli viene a
conoscere l'influenza della comunità. Dati complementari si trovano alle volte
negli archivi dell'istituto magistrale annesso alla casa madre: diplomi ottenuti dai
religiosi, apprezzamenti su di loro emessi dalla commissione, dati sul personale
laico impiegato nella istituzione, ecc.
Indispensabili si rivelano, quando siano state conservate, le relazioni dei su-
periori generali, provinciali e locali, manoscritte o stampate. Esse mani-

4.6 Page 36

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42
Paul Wynants
festano il modo con cui è percepito dai protagonisti il destino di un istituto e di
una comunità. Sovente esse contengono dati sugli effettivi, sulle fondazioni, sugli
edifici, sulle chiusure. Al giro di parole di un rapporto lo storico può scoprire le
ragioni profonde di una decisione, cogliendole dalla penna stessa di coloro che se
ne sono assunte la paternità o l'esecuzione. Le relazioni delle visite compiute
nella istituzione dai superiori generali e provinciali sono particolarmente istrutti-
ve: redatte senza compiacenza da persone ben informate, esse offrono una specie
di «radiografia» della comunità e delle sue opere ad una data determinata, rile-
vandone, su piani diversi, le sue probabilità di riuscita, i suoi punti deboli, i suoi
successi e i suoi fallimenti.
Le carte dell'amministrazione generale, provinciale e locale («brogliacci»,
diario della segreteria, verbali delle riunioni degli organi della congregazione...)
meritano uno spoglio attento. Compilate dai superiori, ragguagliano su una situa-
zione globale o locale, come sulle misure prese per porvi rimedio. Senza dubbio,
le informazioni che riguardano una sola scuola — apertura, chiusura, misure
relative al personale, all'edificio, alla gestione... — si trovano frammischiate a
numerose altre. Nondimeno esse sono decisive quando si tratta di comprendere
una difficoltà, di qualsiasi genere, e di spiegare un comportamento assunto dalla
comunità. Ciò non toglie che queste carte debbano, anche esse, essere usate con
spirito critico. Prendiamo l'esempio di un verbale delle riunioni di un capitolo.
Bisogna evitare di ritenere a priori come approvate unanimemente ed eseguite
fedelmente da tutti i religiosi le risoluzioni che vi sono registrate. Lo stato dell'i-
stituto, delle sue succursali, non vi appare necessariamente descritto con esattez-
za: superiori desiderosi di giustificarsi o di creare uno choc psicologico potrebbe-
ro abbellire o annerire la situazione. La distanza che esiste tra il vertice e la base
può essere considerevole: l'effervescenza che periodicamente si impadronosce
dei responsabili dell'istituto non è sempre sentita dalla periferia, dove la vita quo-
tidiana segue un corso più sereno. Infine, l'attenzione posta in certi problemi ma-
teriali potrebbe ingenerare l'impressione sbagliata di cupidigia: è perché bisogna
trattare di gestione davanti a certi organi, che le considerazioni di questa natura
dominano in permanenza le preoccupazioni?
Esaminiamo più da vicino alcune componenti degli archivi delle ammini-
strazioni. Vari istituti hanno stabilito registri dì fondazioni. Questa documenta-
zione è molto ricca per quanti indagano sul passato delle istituzioni scolastiche.
Vi si possono scoprire i nomi di persone che trattano coi superiori per ottenere
del personale e le condizioni dell'accordo siglato. I termini del negoziato prean-
nunciano spesso, come si è visto, i problemi materiali e finanziari coi quali la
comunità dovrà poi confrontarsi.
I fascicoli relativi ai beni immobili (titoli di proprietà, estratti di mappe

4.7 Page 37

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
43
catastali, costruzioni, lavori...) o all'attrezzatura, come pure i documenti contabili
meritano una menzione particolare. Essi permettono di ricostruire il quadro della
vita. Informano sugli alti e bassi per i quali è passata la scuola, i sostegni di cui
ha beneficiato, i rapporti che ha avuto con l'esterno. Le carte che riguardano l'e-
conomia sono istruttive: le registrazioni in entrata e in uscita non lasciano intrav-
vedere vari aspetti — nobili e prosaici — della vita della casa?
Troppo raramente preservati dalla distruzione, gli elenchi degli allievi per-
mettono uno studio sul «reclutamento scolastico» e sull'irradiazione della scuola:
numero di ragazzi ammessi, ambiente dal quale provengono, legami di parentela
tra loro, condizioni di ammissione, durata del corso di studi, frequenza delle vo-
cazioni fra gli «anziani», destino ulteriore dei giovani formati sul posto...
Altra fonte di primo ordine, nei rari casi in cui sia stata conservata, è la cor-
rispondenza dell'istituto, della provincia e della casa. In vista di una monografia
incentrata su una istituzione, conviene distinguere tre serie di documenti: le lette-
re inviate dai superiori generali e provinciali, quelle inviate dai membri della
comunità alla casa generalizia e a quella provinciale, infine quelle che sono
scambiate fra terzi.
Le lettere dei superiori generali e provinciali contengono le istruzioni im-
partite alla comunità, sotto forma di circolari. Esse suggeriscono ai religiosi la
maniera di procedere per risolvere certi problemi ritenuti «delicati»: rapporti con
le autorità municipali, con gli ispettori o col clero, metodi da adottare con gli
allievi difficili, coi genitori troppo esigenti, coi soggetti indisciplinati, coi postu-
lanti. Questi documenti contengono inoltre una quantità di raccomandazioni che
rivelano il progetto apostolico dell'istituto, la «condizione religiosa» nel passato e
la personalità degli insegnanti. La maggior parte di queste lettere hanno un carat-
tere confidenziale. È comprensibile quindi che non siano accessibili a tutti i ricer-
catori.
Le lettere inviate alla casa madre e alla casa provinciale dai religiosi di una
determinata istituzione sono, alla lontana, i documenti più interessanti. Non sono
esenti da parzialità, da giudizi sommari, da esagerazioni e neppure da errori. Ne
va quindi verificato il tenore, confrontandoli tra loro e con altre fonti. Tuttavia
chi scorre questa corrispondenza perde i suoi pregiudizi verso la vita conventua-
le. Nulla di sinistro o di compassato in questi foglietti scritti in fretta, con una
libertà di linguaggio che rivela la profondità dei legami che uniscono i membri di
uno stesso istituto, qualunque sia il loro rango. Vi vengono affrontati problemi
diversi, con una serenità e una lucidità che manifestano la qualità delle persone.
L'immagine caricaturale del

4.8 Page 38

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44
Paul Wynants
«piccolo Fratello» complessato o della «buona Suora» frustrata ne riceve una
buona smentita... Si proverebbe invano a comporre una lista esauriente di sogget-
ti tacciati in questo modo. Riferendoci a un caso concreto,69 contentiamoci di
proporne una tipologia sommaria, limitando il prospetto ai temi toccati con mag-
gior frequenza.
VI. Contenuto di una corrispondenza inviata da suore alla casa madre
A. Situazione interna della comunità
— La salute delle Suore: le malattie di cui soffrono, le attenzioni prodi-
gate a loro, i rimedi prescritti, l'agonia delle morenti.
— Le condizioni di vita: lo stato degli edifici, l'alimentazione, la produ-
zione del giardino e dell'orto, le necessità nel vitto, nei vestiti, nel
mobilio.
— Le finanze: il bilancio e i conti della istituzione, le entrate, le spese, i
risparmi, i debiti, lo stipendio delle istitutrici.
— Le classi: l'evoluzione della popolazione scolastica, il livello dell'inse-
gnamento, la capacità delle istitutrici, la relazione di ispezioni, le con-
ferenze pedagogiche, i risultati degli esami e dei concorsi.
— Il comportamento delle Suore: i rapporti tra i membri della comuni-
tà, i loro rapporti con la superiora, il rispetto della regola, la presenza
agli uffici, la partecipazione agli esercizi spirituali, l'intensità della
vita di preghiera.
B. I rapporti con l'esterno
— Col clero della parrocchia: suo atteggiamento, sue esigenze, sue quali-
tà e suoi difetti.
— Con le autorità comunali: loro tendenza politica, loro comportamen-
to verso le Suore e verso il clero, loro decisioni in materia scolastica
(locali, materiale scolastico, stipendi, programma dei corsi...).
— Con i benefattori: loro caratteristiche, loro posizione finanziaria, loro
disposizioni verso la comunità, loro problemi personali e familiari.
— Con le postulanti: loro attitudini, condotta, vita spirituale, socievo-
lezza, loro famiglia.
— Con la popolazione: sue condizioni di vita, orientamento politico so-
ciale e religioso.
— Con le altre comunità religiose: relazioni ai superiori su altre istituzio-
ni dell'istituto, rivalità e conflitti con i membri di altre congrega-
zioni.
69 Quello degli archivi delle Suore della Provvidenza e dell'Immacolata Concezione di
Champion. Cf P. WYNANTS, Les Soeurs...

4.9 Page 39

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
45
C. Le notizie locali
I risultati delle elezioni, le manifestazioni, i meetings, gli scioperi e le agita-
zioni sociali, la situazione economica, la variazione dei salari e dei prezzi,
le epidemie, le visite del vescovo, le missioni parrocchiali, i giubilei, feste e
cerimonie civili o religiose.
D. Le domande
— Domande di autorizzazioni diverse.
— Domande di consigli: sul modo di trattare con estranei, sulla maniera
di organizzare la comunità e di tenere le classi, sul comportamento
da seguire di fronte a vari problemi.
— Domande di spiegazioni: sul programma dei corsi, sulla legislazione
scolastica, fiscale, di promozione professionale, sulla regola, sui diritti
e doveri delle Suore verso i preti, gli ispettori, l'amministrazione co-
munale.
Non tutti gli elementi presenti in questa corrispondenza sono utilizzabili.
Molti non riguardano direttamente la vita comunitaria e il suo apostolato. Altri
sono troppo frammentari, per essere presi in considerazione. Per non lasciarsi
sommergere dalla massa di informazioni di ogni sorta, conviene sfrondarle per
tenersi all'essenziale. È un lavoro meno stimolante di quanto possa apparire a
prima vista. Bisogna passare in rassegna decine e centinaia di lettere, la maggior
parte insignificanti, prima di spigolare dati dispersi, per poi riordinarli. Solo a
questo punto si può entrare nella trama della vita conventuale, con le sue gioie e
le sue pene, con le sue implicanze grandi e piccole, con i suoi tempi forti e le sue
servitù.
Per completare le informazioni così raccolte e vagliarle criticamente, con-
viene analizzare le carte inviate da terzi ai membri dell'istituto e della comunità.
Questa documentazione presenta diversi tipi di fonti, che si possono distinguere
secondo l'origine e il contenuto. Questa è la nomenclatura che noi abbiamo scelto
per una congregazione femminile70 insegnante:
70 Questa nomenclatura può, evidentemente, essere adattata alla situazione di una comu-
nità maschile.

4.10 Page 40

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46
Paul Wynants
VII. Contenuto della corrispondenza indirizzata da terzi a una casa madre
A. Lettere spedite dal clero parrocchiale
— Negoziati preliminari per la fondazione di una scuola.
— Relazioni sulla situazione della comunità: economia, fabbricati, trattamento,
relazioni con l'esterno, rispetto della regola, presenza agli uffici, confessioni.
— Relazioni sulle parrocchiane ricevute in noviziato.
— Relazioni sullo stato delle classi: popolazione scolastica, valore delle istitu-
trici, qualità dell'insegnamento, consigli degli ispettori, dei benefattori e della
popolazione su questi differenti soggetti.
—- Notizie locali: risultati elettorali, stato d'animo dei benefattori, dei notabili,
dei parrocchiani.
— Proposte e raccomandazioni.
— Lamenti: sul comportamento delle suore, sul loro stato di scarsa salute, sulla
loro inettitudine all'insegnamento.
B. Comunicazioni da parte del vescovo
— Autorizzazioni di aprire o di chiudere una istituzione.
— Designazione dei confessori ordinari e straordinari.
— Consacrazione della cappella, benedizione della Via Crucis, dei locali scola-
stici.
Domande di favori a vantaggio della parrocchia, del parroco.
— Mediazione in conflitti col clero, coi benefattori e con l'amministrazione
comunale.
— Lamenti sul comportamento di qualche religiosa.
C. Lettere inviate dal comune71
— Negoziati preliminari all'apertura di una scuola.
— Domande di informazioni sulle istitutrici: nome, data di nascita, diplomi, oc-
cupazioni precedenti.
— Decisioni prese dall'amministrazione comunale o dagli enti di tutela (lo Sta-
to, la provincia): nomine, trattamenti, edifici, attrezzatura, regolamento sco-
lastico, programma dei corsi, ispezioni, dimissioni, revoche.
— Valutazioni sul personale insegnante, con ringraziamenti, lamentele, proteste.
D. Carte pervenute dai benefattori
— Negoziati condotti in vista di aprire una scuola o di assicurarne la ripresa da
parte del comune.
— Decisioni prese dal finanziatore e dalla sua famiglia.
— Valutazioni sulla condotta e sul lavoro del personale insegnante.
71 Nel caso di una scuola comunale o autorizzata dalla municipalità.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
47
E. Lettere degli ispettori
— Qualità dell'insegnamento impartito e valore delle istitutrici.
— Consigli per la formazione delle iscritte al corso magistrale.
F. Lettere della popolazione locale
-— Petizioni per il ritorno o l'allontanamento di una religiosa.
-— Personale: ringraziamenti, lamenti, lettere anonime.
Troppo raramente conservati, gli archivi di natura pedagogica — program-
mi dei corsi, raccolte di lezioni modello, quaderni degli alunni — informano sui
contenuti e sul metodo d'insegnamento seguito nella scuola. I volantini pubblici-
tari permettono di cogliere l'immagine di prestigio che la scuola cerca di diffon-
dere nel pubblico. I registri di confraternite e associazioni di allievi danno in-
formazioni sulle divozioni e sull'animazione spirituale nella casa. I ricordini mor-
tuari e le immaginette pie — da inquadrare nelle serie di cui fanno parte per dar-
ne la giusta interpretazione72 — sono testimonianze di una sensibilità religiosa, di
una mentalità, di un gusto estetico. Non vanno trascurati i periodici pubblicati per
l'uso interno della congregazione o per gli ex-allievi: essi contengono una serie di
dati fattuali, ma anche indicazioni rivelatrici di uno stato di spirito.
3.2. GLI ARCHIVI DEL VESCOVADO
Non mi soffermo qui sugli archivi del Vaticano. Questi si rivelano utili
quando si debba scrivere la storia di un'istituzione. È poco probabile — salvo
conflitti di importanza maggiore — che vi si trovino fonti relative a una partico-
lare istituzione scolastica.73
Gli archivi del vescovado meritano di soffermarvisi. Le modalità della loro
classificazione dipendono dalle diocesi: qui i documenti sono raggruppati per
serie cronologiche o per vescovadi; là sono divisi per materie. Non sempre risulta
evidente la delimitazione dei fondi degni di interesse. Ogni ricercatore dovrà
adattarsi alla situazione.
La natura e la provenienza dei documenti che vi si trovano sono molto .
72 J. PIROTTE, Images des vivants et des morts. La vision du monde propagée par l'imagerie
de dévotion dans le Namurois, 1840-1965, Bruxelles - Louvain-la-Neuve, 1987.
73 A meno che, senza dubbio, l'istituzione di cui si tratta non sia la casa madre della congre-
gazione.

5.2 Page 42

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48
Paul Wynants
varie: liste di conventi e di istituzioni religiose; corrispondenza dei vescovi, dei
vicari generali, degli ispettori diocesani e dei visitatori delle comunità religiose;
note inviate in vescovado da decani, parroci, sindaci, ispettori, superiori e inse-
gnanti; indagini sulla situazione delle scuole, sui loro proprietari e benefattori;
fascicoli sull'insegnamento della religione e della morale; relazioni sulla creazio-
ne, la composizione e il finanziamento di comitati scolastici; lagnanze, ecc.
Ogni comunità di religiosi insegnanti presente nella diocesi ha qualche ri-
chiamo, qua e là, negli archivi. Spesso questi contengono precisazioni sulla fon-
dazione della istituzione, i suoi fondatori, il suo statuto. Essi a volte racchiudono
le copie di convenzioni tra il clero, i benefattori e la casa madre. Vi si può trovare
una corrispondenza abbondante a proposito delle difficoltà spinose che una co-
munità incontra nell'ambiente: rapporti tesi coi parroci, incostanza o inassolvenza
dei finanziatori, bizze dei notabili che sostengono una scuola, ostilità del munici-
pio, incapacità del personale insegnante. Alle volte questi problemi portano alla
chiusura delle scuole, di cui si viene così a conoscere il diritto e il rovescio. Vi si
trovano ancora indicazioni sulla popolazione scolastica, sugli edifici, sul compor-
tamento degli insegnanti, sul loro contributo alla vita parrocchiale, sulla concor-
renza esercitata dalla scuola pubblica.
Di norma, i fondi da consultare con priorità sono quelli delle comunità reli-
giose,74 dell'insegnamento, delle parrocchie, senza dimenticare le carte personali
dei vari vescovi75 e le visite decanali. Capita che dei ricercatori facciano delle
vere scoperte: così, per citare quattro esempi belgi, una serie di monografie di
storia parrocchiale redatte dai parroci di una diocesi, un insieme di relazioni cir-
costanziate su un periodo di tensione scolastica, un'indagine particolareggiata sul
patrimonio immobiliare delle congregazioni e comunità religiose del paese all'i-
nizio di questo secolo, una nota dei numerosi gruppi di religiosi francesi rifugiati
in seguito alle leggi Combes...
3.3. GLI ARCHIVI PARROCCHIALI
I fondi che interessano la nostra attenzione sono soprattutto quelli che ri-
guardano la scuola. La loro importanza virtuale è considerevole: su scala
74 Vi si trovano anche carte di un interesse limitato: dispense, designazioni di confessori
ordinari e straordinari, la benedizione di una cappella o di una Via Crucis... Le relazioni del
visitatore delle comunità religiose possono essere molto ricche: vi si trovano allora statistiche
di frequenza scolastica, segnalazioni sui problemi interni della comunità, sugli stati d'animo
che al riguardo hanno espresso il clero, le autorità municipali e la popolazione, ecc.
75 Alle volte vi sono archiviate le lettere pastorali, le ordinanze, la corrispondenza degli
interessati.

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Per la storia di un 'istituzione insegnante religiosa
49
locale, il parroco o il decano non è forse l'animatore della scuola confessionale e
talvolta anche il proprietario o il finanziatore delle scuole, il presidente del comi-
tato scolastico, l'ispettore ecclesiastico, l'eminenza grigia della fabbriceria, il
confessore dei Fratelli o delle Suore?
Una ricerca condotta in Belgio, una quindicina d'anni fa, su circa duecento
istituzioni scolastiche, mi ha fortemente deluso. A più riprese si segnalavano
distruzioni insensate di archivi locali, avvenute dopo la morte dei parroci o al
momento del raggruppamento di parrocchie, senza dimenticare scomparse di
documenti e furti. Qua e là si scopriva tuttavia l'esistenza di un liber memorialis,
di resti di corrispondenza, d'un registro di verbali della fabbriceria: questi erano,
a testimonianza dei miei interlocutori, i soli documenti scampati al naufragio
generale. Io ho avuto il torto di credere a loro sulla parola.
In realtà, lo storico che non è del luogo, parte con un forte handicap. Da
buoni «funzionari ecclesiastici», parecchi vicecurati lo considerano a priori come
un importuno da eludere, a rischio di dissimulare i documenti di cui sono in pos-
sesso o di minimizzarne l'interesse. I ricercatori locali, al contrario, sono più te-
naci. Conoscono meglio le risorse della parrocchia. Quando sono riuniti in comi-
tati locali di storia religiosa, incaricati di ordinare gli archivi parrocchiali, posso-
no essere staffette d'importanza capitale.
Io ne ho fatto l'esperienza alcuni anni più tardi nella parte francofona della
diocesi di Malines-Bruxelles. I comitati di storia religiosa che si sono costituiti in
questa regione,76 sotto gli auspici del vicariato generale, hanno salvaguardato,
riordinato, inventariato una quantità impressionante di archivi, preziosi anche per
lo studio del passato della scuola. Ormai aperti ai ricercatori, questi fondi si rive-
lano più vasti e diversificati di quanto si potesse credere, ancora un decennio fa.
Vanno quindi esplorati.
La natura, il volume e il contenuto delle fonti così esumate variano molto da
una parrocchia all'altra. Oltre agli inevitabili documenti ufficiali inviati a tutte le
istituzioni, vi si trovano alle volte veri tesori: questi riguardano la fondazione, lo
sviluppo, il sovvenzionamento e la chiusura delle scuole, il personale, gli edifici,
la popolazione scolastica. Gli archivi parrocchiali contengono dati di prima mano
sull'animazione spirituale delle scuole, ma anche sulla vita associativa e perfino
sull'associazionismo locale, lo penso in particolare alla vitalità delle associazioni
dei genitori negli ultimi decenni. Penso egualmente a quelle manifestazioni, quasi
rituali, che sono le
76 Segnaliamo una delle loro pubblicazioni: s. dir. O. HENRIVAUX, «L'enjeu des archives
paroissiales. Quatrième colloque du Chirel B. W., Nivelles, 20, 21 et 22 août 1987», in Revue
d'histoire religieuse du Brabant wallon, t. II, 1988. n° 2, pp. 35-190.

5.4 Page 44

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50
Paul Wynants
campagne di reclutamento di allievi, le tombole, le fiere di beneficenza e altre
assegnazioni di premi.
3.4. GLI ARCHIVI DEI POTERI PUBBLICI
Per poteri pubblici io intendo lo Stato e le sue suddivisioni: dipartimenti,
province, regioni o Lander, comuni o municipalità. Includo pure sotto questo
termine gli organismi ufficiali incaricati della beneficenza, dell'assistenza pubbli-
ca e del soccorso sociale.
Gli archivi di Stato, quelli dei dipartimenti,77 delle province, delle regioni...
sono di interesse variabile secondo i paesi, i periodi e lo statuto — pubblico, se-
mi-ufficiale o privato — dell'istituzione studiata. I fondi dei Culti, della Polizia e
della Giustizia si mostrano utili quando le congregazioni sono state oggetto di
controllo da parte del potere civile. Sono invece di scarsa importanza dove è pre-
valsa una completa libertà di associazione. I fondi dell'Istruzione pubblica, e poi
dell'Educazione, forniscono informazioni sulle istituzioni ufficiali, riconosciute,
autorizzate o sussidiate dalle autorità civili. Qualche volta contengono documenti
relativi alle scuole private, viste come concorrenti. In Belgio, per esempio, paese
dove le congregazioni hanno giocato un ruolo importante, e riconosciuto, nel-
l'ambito comunale, non vanno trascurati i fondi «Amministrazione provinciale» o
«Provincia e insegnamento».78 Essi forniscono materiale sulle attività scolastiche
della tutela, delle collettività locali, dell'ispezione ufficiale, degli istitutori e delle
istitutrici. Vi si trovano delle inchieste sulla situazione della istruzione, soprattut-
to primaria, in date determinate. Vi sono pure conservati dei fascicoli su temi
essenziali: creazione, idoneità all'insegnamento e finanziamento di scuole, perso-
nale (nomina, retribuzione, ispezione), bilanci, fabbricati, arredamento, testi sco-
lastici, ammissione gratuita di allievi poveri, osservanza della legislazione...
L'abbondanza dei fondi prodotti dalle collettività locali non ha altro bisogno
di dimostrazione.79 La consultazione di questi documenti è indi-
77 Per la Francia si veda s. dir. Th. CHARMASSON, Histoire de l'enseignement..., pp.
67105 (Archives Nationales) e pp. 107-128 (archives départementales).
78 P. VAN DEN EECKHOUT et E. WITTE, Bronnen voor de studie van de hedendaagse Belgis-
che samenleving, Anvers-Amsterdam, 1986, pp. 55-70; E. WITTE, «Onderschat en verwaar-
loosd archief van de nieuwste geschiedenis: de bronnen afkomstig van gemeentelijke en provin-
ciale overheden», in Sources de l'histoire des institutions de la Belgique. Actes du colloque de
Bruxelles (16-18/IV/1975), Bruxelles, 1977, pp. 541-556; H. COPPEJANS-DESMEDT, «Het archief
van de provinciebesturen en van de plaatselijke overheden», ibid., pp. 532-540; R. PETIT, Les
archives des administrations provinciales en Belgique (Miscellanea archivistica, 14), Bruxelles,
1977.
79 Per la Francia, cf s. dir. Th. CHARMASSON, Histoire de l'Enseignement..., pp. 129-131.

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
51
spensabile per esaminare il passato delle scuole un tempo organizzate, ricono-
sciute o sovvenzionate dalle autorità municipali.80 Essa, al contrario, non fornisce
dati al ricercatore che desideri chiarire l'evoluzione di una istitutione privata.
Poniamoci nella prima ipotesi per esaminare successivamente due questioni:
quali documenti passare in rassegna e per quali risultati?
La gamma degli archivi comunali utilizzabili è molto vasta. L'enumerazione
che presento, a partire dalla mia esperienza belga, comprende le fonti conservate
con maggior cura o quelle più agevolmente accessibili. I registri anagrafici e gli
atti di stato civile forniscono informazioni sul personale originario della località o
attivo nella medesima. Per scrivere la storia di una scuola, bisogna pure fare lo
spoglio del Bollettino comunale stampato, quando esista, dei verbali sulle delibe-
razioni prese dal consiglio comunale e dal collegio dei borgomastri e degli scabi-
ni, dei bilanci, dei conti. Si possono vedere inoltre le relazioni annuali del colle-
gio al consiglio, la corrispondenza scambiata con l'organo di tutela, gli incarta-
menti relativi agli edifici, ai lavori, all'istruzione pubblica (personale, arredamen-
to, sussidi, registri degli allievi...). Non vanno perduti di vista gli archivi dell'uffi-
cio di beneficenza e della fabbriceria, soprattutto se questi organi hanno contri-
buito al finanziamento delle scuole, per esempio col gestire una fondazione cari-
tatevole.
Quando gli archivi comunali siano ben conservati, cosa vi si può trovare?
Materiale sulle questioni più diverse, per esempio:
— la situazione politica, demografica, economica, sociale, culturale, ideolo-
gica nella località;
— la creazione, l'organizzazione, il finanziamento e la frequenza delle scuo-
le pubbliche;
— l'adozione, l'autorizzazione, il finanziamento dell'istituzione sorta dall'i-
niziativa privata;81
— il personale: nomina, trattamento, ispezione, dimissione, revoca, condi-
zioni di vita e di lavoro (alloggio, stato degli edifici scolastici e
Per il Belgio si veda — oltre gli articoli citati nella nota 78 — E. TELLIER, «Que trouve-t-on
dans les archives d'une commune? L'exemple d'Ampsin», in Cahiers de Clio, n° 59, 1979, pp.
86-95 e H. VANNOPEN, «Het belang van de hedendaagse gemeentearchieven» in Ons Heem, t.
XXX, 1976, pp. 157-164.
80 P. WYNANTS, L'apport des archives communales à la connaissance du passé congréga-
niste. Une étude de cas, Namur, 1988; ID., «Le repérage des communautés religieuses enseignan-
tes dans les archives communales du XIX siècle», in Revue d'histoire religieuse du Brabant
wallon, t. II, 1988, pp. 221-225.
81 P. WYNANTS, «Adoption et subsidiation d'écoles confessionnelles de filles dans les
provinces wallonnes. Étude d'un échantillon (1830-1914)», in L'initiative publique des communes
en Belgique, 1795-1940: Actes du 12e colloque international du Crédit Communal de Belgique,
Spa, 4-7 sept. 1984, t. II, Bruxelles, 1986, pp. 623-644.

5.6 Page 46

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52 Paul Wynants
delle suppellettili, mansioni affidate dal comune);
— i rapporti con gli organi di tutela e con gli ispettori indicanti la maniera
con cui la municipalità assolve i suoi obblighi e la misura in cui l'autori-
tà superiore rispetta l'autonomia del potere locale;
— la popolazione scolastica: importanza, ripartizione degli allievi abbienti
e indigenti, vastità dell'analfabetismo e del lavoro dei bambini, pro-
gramma eseguito, risultati degli esami degli allievi;
— i conflitti: contrasti tra il potere civile e i religiosi, scontri relativi ai la-
sciti di istruzione, lotta scolastica, soppressione di comunità non ricono-
sciute, vendita dei loro beni...
3.5. ALTRE FONTI
Lo studio del patrimonio di una comunità religiosa richiede spesso la con-
sultazione degli archivi notarili?82 catastali83 e persino giudiziari.84 Siccome
numerosi industriali, nobili e grandi proprietari fondiari hanno favorito una cor-
rente di idee, hanno sostenuto un sistema di insegnamento o una scuola determi-
nata, è interessante esaminare le carte private85 e gli archivi di impresa.86
La stampa locale e regionale87 dedica alle volte articoli di circostanza a una
scuola o a una comunità religiosa. Sono ordinariamente resoconti di cerimonie in
occasione di una inaugurazione, d'un giubileo, della partenza di un insegnante o
di una distribuzione di premi. Se il corrispondente si è preso la pena di informarsi
accuratamente, vi si possono spigolare precisazioni degne di interesse. Non è da
meno per gli articoli polemici pubblicati duran-
82 Ph. JACQUET, «L'intérêt historique et l'utilisation des archives notariales», in Le notaire
dans la vie namuroise. Catalogue de l'exposition organisée à l'occasion des journées notariales, 9-
19 octobre 1975, Bruxelles, 1975, pp. 21-30.
83 Per il Belgio, cf A.-C. DERVILLE, «Le cadastre. Instrument d'analyse économique et
sociale des sociétés urbaines au XIXe siècle», in Archives et Bibliothèques de Belgique, n° spécial
10, 1973, pp. 187-192; ID., «Réflexions sur l'utilisation des sources cadastrales et notariales. Un
exemple: ventes de terrain à Bruxelles en 1865» in Contribution à l'histoire économique et so-
ciale, t. V, 1968-1969, pp. 137-163; A. ZOETE, De documenten in omloop bij het Belgisch kadas-
ter, 1835-1975 (Miscellanea archivistica, 21), Bruxelles, 1979.
84 Ph. GODDING, «Les archives judiciaires (période contemporaine): point de vue du
chercheur», in Sources pour l'histoire des institutions..., pp. 572-574; ID., «Consultabilité et
exploitation scientifique des archives juduciaires en Belgique par l'historien (XIXe-XXe s.)»,
in Archives et Bibliotèques de Belgique, t. XLIX, 1978, pp. 287-306.
85 Per il Belgio si veda P. VAN DEN EECKHOUT et E. WITTE, Bronnen..., pp. 527-553.
86 Ibid., pp. 334-367; H. COPPEJANS-DESMEDT, «De bedrijfsarchieven in België», in Eco-
nomische Geschiedenis van België. Behandeling van de bronnen en problematiek, Bruxelles, 1972,
pp. 204-220.
87 J. SAINCLIVIER, «La presse», in s. dir. A. CROIX et D. GUYVARCH, Guide..., pp.
121128.

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Per la storia di un'istituzione insegnante religiosa
53
te le campagne elettorali o durante i conflitti scolastici. L'utilizzazione dei giorna-
li presenta tuttavia qualche inconveniente. Il riscontro di qualche riga richiede
anzitutto spogli fastidiosi. La loro utilizzazione critica suppone poi una buona
conoscenza degli organi consultati, compresa la loro tendenza, la loro rete di
collaboratori, la loro pratica della informazione. Ciò non toglie che il gioco valga
la candela.
Per il periodo recente, la storia orale88 costituisce una risorsa da non trascu-
rare. Senza dubbio i ricordi delle persone interrogate — soprattutto se anziane —
mancano di precisione. Deformano la realtà. Il loro contributo è generalmente
debole quando si tratta di stabilire una cronologia, lo svolgimento preciso dei
fatti. È più sostanzioso quando l'obiettivo perseguito è di comprendere delle mo-
tivazioni, uno stato d'animo, un'atmosfera.
Anche il vocabolario usato in una comunità religiosa può costituire una fon-
te per la storia delle mentalità e della socievolezza. Ogni istituto, ogni provincia,
ogni convento non usava espressioni particolari, che non avevano l'equivalente
nella Chiesa e nella società, e che formavano una specie di «linguaggio di grup-
po? Questo merita che ricercatori vi si applichino, nello stabilire dei glossari.89
Infine non dimentichiamo i documenti, gli oggetti conservati dagli antichi
allievi e allieve, o dagli stessi insegnanti. Queste persone non detengono quaderni
scolastici, libri di scuola e di gran prezzo, notiziari, albi d'oro, fotografie o altri
ricordi ancora? Ci si farebbe torto a deprezzare queste tracce del passato. Né
l'averle ricordate per ultime indica da parte nostra minore stima. Dipende soltanto
dalla dispersione di questo materiale, sul quale ognuno e ognuna veglia gelosa-
mente.
88 Segnaliamo due contributi metodologici concepiti in funzione di una ricerca di storia
locale: B. DE WEVER, «Mondelinge geschiedenis», in s. dir. J. ART, Hoe schrijfik de geschiede-
nis van mijn gemeente?, 1.1, Gand 1993, pp. 51-78 (con orientamento bibliografico), e V.
MILLOT, «L'enquête orale», in s. dir. A. CROIX et D. GUYVARCH, Guide..., pp. 129-140. Cf pure
H. GAUS e a., Alledaagsheìd en mondelinge geschiedenis. Studie en toepassing in het secundair
onderwijs (Bijdragen van het Interfacultair Centrum voor Lerarenopleiding Rijksuniversiieit
Gent, n° 1), Gand, 1983.
89 Si veda per esempio G. ACKERMANS, Vereniging van vrouwen..., pp. 437-469, e M.
BOUILLON, Vocabulaire des Congrégations religieuses féminines à la fin du XIXe siècle et au XXe
siècle, mémoire de licence de l'Université Catholique de Louvain, Louvain, 1975.

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54 Paul Wynants
La mia conclusione sarà molto breve. Il profilo tracciato nel presente contri-
buto è insieme esemplativo e massimalista. Da una parte è inconcepibile presen-
tare tutte le piste di ricerca, tutte le pubblicazioni stimolanti e tutte le fonti in
poche pagine. D'altra parte le molteplici operazioni che abbiamo suggerito non
vanno necessariamente eseguite nell'ambito di una monografia: ognuno scelga,
nel ventaglio proposto, quelle che lo interessano e soprattutto quelle che la docu-
mentazione rende possibili. Per il resto il ricercatore dovrà improvvisare: una
ricerca storica non procede mai senza incertezze e brancolamenti. Chi si appas-
siona del passato congregazionista e scolastico avrà da farne più di una esperien-
za.
Quali che siano la pesantezza e l'aridità del lavoro in certi suoi momenti, va-
le la pena condurre tali ricerche. Attraverso il destino di una comunità religiosa o
di una istituzione scolastica, si sente vivere tutto un mondo, nello stesso tempo
unito al resto della società e diviso da esso per certi tratti specifici. Questa vita,
precisamente, è un anello della catena che forma la storia degli uomini e della
Chiesa.