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IL « SISTEMA PREVENTIVO »
IN UN « DECALOGO » PER EDUCATORI
Pietro Braido
I. INTRODUZIONE
Don Bosco, educatore militante, si è più volte trovato nella opportunità
o necessità di riflettere e di tradurre in enunciati teorici tratti significativi del-
la sua esperienza tra i giovani. Talvolta sono compiti istituzionali che lo indu-
cono a chiarire a sé e agli immediati collaboratori i lineamenti specifici del
« sistema » insieme praticato, come accade nella composizione delle Memorie
dell'Oratorio di San Francesco di Sales e, in definitiva, al di là del motivo
occasionale e pubblicitario, nella redazione delle pagine su II sistema preven-
tivo nella educazione della gioventù. Altre volte le riflessioni vengono tra-
dotte in norme di azione di carattere orientativo e regolamentare: così i Ricordi
confidenziali ai direttori e i Regolamenti (per gli esterni e per le case).
In altre occasioni Don Bosco mette in evidenza l'uno o l'altro aspetto
del modo di educare i giovani seguito nelle sue istituzioni, a titolo informa-
tivo e di propaganda, interrogato da giornalisti o da visitatori. La ricostru-
zione piuttosto tardiva dei due colloqui con Urbano Rattazzi nel 1854 e con
l'insegnante elementare Francesco Bodrato nel 1864 tradiscono scopi che
appartengono all'una e all'altra di tali prospettive.
Tra i documenti normativi e orientativi si può collocare anche un breve
« decalogo » redatto nella prima metà del 1877 e pubblicato nell'autunno del
medesimo anno.
L'esame della minuscola composizione può avvenire in forma del tutto
autonoma rispetto al Regolamento per le case, del quale finisce con l'apparire
una specie di introduzione; e può rivestire particolare interesse per più motivi:
risale a un anno, il 1877, eccezionalmente fecondo nell'attività « legislativa »
di Don Bosco: Capitolo generale della Congregazione Salesiana da convocarsi
in Lanzo nel prossimo settembre 1877, Cooperatori salesiani ossia un modo
pratico per giovare al buon costume ed alla civile società (1877), Inaugurazione
del patronato di S. Pietro in Nizza a mare. Scopo del medesimo esposto dal
Sacerdote Giovanni Bosco con appendice sul sistema preventivo nella educa-
zione della gioventù, Opera di Maria Ausiliatrice per le vocazioni allo Stato
Ecclesiastico eretta nell'Ospizio di S. Vincenzo de' Paoli in San Pier d'Arena,
Regolamento dell'Oratorio di S. Francesco di Sales per gli esterni, Regola-
mento per le case della Società di S. Francesco dì Sales, Regole o Costituzioni
della Società di S. Francesco di Sales secondo il Decreto di Approvazione del
3 aprile 1874; 1 inoltre, da un punto di vista storico-letterario può costituire

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132 Pietro Braido
una tipica testimonianza del modo di comporre di Don Bosco, quando le sue
idee risultano perfettamente chiare nella mente e la loro formulazione e comu-
nicazione ne consegue con insolita fluidità; infine, il contenuto e il significato
ideale e pratico superano la destinazione e la collocazione originaria rivelan-
dosi trasferibili all'intero universo educativo: il breve scritto, infatti, non è
eco soltanto di intuizioni personali di Don Bosco ma anche di una consistente
esperienza istituzionale e collettiva tra giovani di varia estrazione giunta a
un notevole grado di maturità e credibilità.
Si dirà rapidamente delle più notevoli vicende storiche; se ne analizze-
ranno le tematiche emergenti; si riprodurrà il testo delle due successive reda-
zioni manoscritte con le rispettive varianti.
1. Due differenti collocazioni
Stretto tra due documenti « pedagogici » in sé conclusi e autosufficienti,
le pagine sul sistema preventivo e il Regolamento per le case, il breve « deca-
logo » fu considerato in contesti diversi o proemio al Regolamento o sezione
aggiuntiva del celebre opuscolo. E' vero che Don Bosco stesso sembra risol-
vere il problema quando all'articolo 10 della redazione definitiva dichiara:
« Questi sono gli articoli preliminari del nostro Regolamento. Ma a tutti è
indispensabile la pazienza, la diligenza, e molta preghiera senza cui io credo
inutile ogni buon regolamento ». Inoltre, nel margine superiore del manoscritto
(docum. B) egli aggiunge l'indicazione: Per la pag. 2a del Reg.to.
Tuttavia, nella prima redazione manoscritta, costituita di 8 punti (vi man-
cano il 1o e il 10°, aggiunti nella seconda), non si trova tale didascalia. Nella
tradizione stampata, poi, si trovano alcune ambiguità, che hanno favorito ambe-
due le interpretazioni.
Una prima indicazione è implicita nell'edizione dell'autunno 1877. Nel-
Ylndice dell'opuscolo dal titolo Regolamento per le case della Società di S.
Francesco di Sales 2 gli Articoli generali sono messi in rapporto con le pagine
sul sistema preventivo più che col testo del Regolamento.
INDICE
IL SISTEMA PREVENTIVO
NELLA
EDUCAZIONE DELLA GIOVENTÙ
I. In che cosa consiste il Sistema Preventivo e perché debbasi pre-
ferire ..........................................................................pag. 3
IL Applicazione del Sistema Preventivo...............................» 6
1 Cfr. G. Bosco, Opere edite, voi. XXVIII. Roma, LAS 1977, pp. 313-336, 339-378,
380-446; vol. XXIX. Ibid. 1977, pp. 1-28, 31-94, 97-196, 199-288.
2 Cfr. G. Bosco, Opere edite, vol. XXIX, pp. 195-196.

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Il « sistema preventivo » in un « decalogo » per educatori
133
III. Utilità del Sistema Preventivo......................................................
Una parola sui castighi.................................................................
Articoli generali ...........................................................................
» 10
» 12
» 15
Parte Prima
REGOLAMENTO PARTICOLARE
CAPO I. Del Direttore ........................................................................ » 19
— II. Del Prefetto ........................................................................ » 20
— III. Catechista.......................................................................... » 25
— IV. Catechista degli Artigiani ................................................. » 29
— V. Consigliere scolastico ........................................................ » 31
— VI. Dei Maestri di scuola........................................................ » 33
— VII. Del Maestro d'arte ........................................................... » 35
— VIII. Assistenti di scuola e di studio....................................... » 36
— IX. Dell'Assistente dei laboratori ........................................... » 38
— X. Assistenti o Capi di dormitorio.......................................... » 40
— XI. Dispensiere ....................................................................... » 42
Spenditori........................................................................ » 43
— XII. Dei Coadiutori................................................................. » ivi
— XIII. Del Cuoco e degli Aiutanti della cucina ................................ » 45
— XIV. Dei Camerieri ................................................................ » 46
— XV. Del Portinaio ................................................................... » 47
— XVI. Del Teatrino................................................................... » 50
Materia adattata............................................................ » ivi
Cose da escludersi........................................................ » 51
Doveri del Capo del Teatrino ...................................... » 53
— XVII. Regolamento per l'infermeria....................................... » 55
Parte Seconda
REGOLAMENTO
PER LE CASE
DELLA CONGREGAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES
CAPO I. Scopo delle Case della Congregazione di san Francesco
di Sales ...................................................................................... pag. 56
— II. Dell'accettazione................................................................
» 60
— III. Della pietà ........................................................................
» 63
— IV. Contegno in chiesa ...........................................................
» 64
— V. Del lavoro ..........................................................................
» 68
— VI. Contegno nella scuola e nello studio ......................................... » 70
— VII. Contegno nei laboratori ..................................................
» 73
— VIII. Contegno verso i superiori ............................................. » 75
— IX. Contegno verso i compagni .............................................. » 77
— X. Della modestia.................................................................... » 78
— XI. Della pulizia ...................................................................... » 80
— XII. Contegno nel regime della casa ....................................... » 81
— XIII. Contegno fuori della casa ............................................... » 83
— XIV. Del passeggio ................................................................. » 86
Avvertimenti................................................................. » 88
— XV. Contegno nel teatrino .....................................................
» ivi

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134 Pietro Braido
— XVI. Cose con rigore proibite nella casa ....
Tre mali sommamente da fuggirsi ....
» 88
» 89
APPENDICE
AL REGOLAMENTO DELLA CASA
SUL MODO DI SCRIVERE LETTERE
Regole generali ...................................................................................
Parti della lettera.................................................................................
Corso della lettera e forma della lettera..............................................
» 91
» 93
» 95
Nel testo, invece, gli Articoli generali appaiono nettamente staccati dal-
le pagine sul sistema preventivo e costituiscono il proemio al Regolamento.
Questa seconda disposizione persiste in tutte le edizioni e ristampe del
fascicolo Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales.3
Vi si discostano, tuttavia, almeno le edizioni del 18934 e del 1899.5
U Indice del fascicolo del 1893 — riporta soltanto la Parte prima. Regolamento
particolare del testo del 1877 — conclude le indicazioni sul « sistema preven-
tivo » con Una parola sui castighi (in corsivo). Segue in maiuscolo il titolo
ARTICOLI GENERALI e più sotto con buona interlineatura il titolo ancora in
maiuscolo REGOLAMENTO PARTICOLARE, quasi a denotare due argomenti di-
stinti e separati. Nel testo si ha la seguente successione: Il sistema preventivo
nella educazione della gioventù (pp. 5-15), Articoli generali (pp. 17-19), Parte
prima. Regolamento particolare (in maiuscolo) (p. 21).
U Indice dell'edizione integrale del Regolamento curata nel 1899 com-
porta, come nel testo, titoli disposti come segue: Parte I. Sistema Preventivo
ed Uffizi particolari — Il sistema preventivo nella educazione della gioventù
(pp. 5-16) — Articoli generali (pp. 17-19) — Uffizi particolari (p. 20 ss.) —
Parte IL Regolamento generale (p. 67 ss.). Nell'Indice la Parte I. Sistema pre-
ventivo ed Uffizi particolari appare suddivisa in due titoli evidenziati con
caratteri maiuscoli identici: SISTEMA PREVENTIVO e UFFIZI PARTICOLARI, e gli
Articoli generali vegono elencati sotto il primo.
Su questa linea un'autonomia ancor più accentuata, secondo l'indicazione
dell'Indice originario, è garantita agli Articoli generali in una tradizione a
3 Torino, Tipografia Salesiana 1877, 100 p. Analogamente, nei suoi Appunti di Peda-
gogia Sacra, litografati (1903), Don Giulio Barberis ripropone il testo de II sistema preven-
tivo nell'educazione della gioventù e, diviso con una pagina bianca, quello degli Articoli
generali premessi al regolamento delle case (pp. 235-237). Identiche risultano le modalità
di edizione dei due testi adottate da P. RICALDONE, Don Bosco educatore. Colle Don Bosco
(Asti), Libreria Dottrina Cristiana 1952, rispettivamente pp. 499-507 e 509-511.
4 Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales. S. Benigno Canavese,
Tipografia Salesiana 1893, 62 p.
5 Regolamento per le case della Pia Società di S. Francesco di Sales. S. Benigno Cana-
vese, Scuola Tipografica Libraria Salesiana 1899, 112 p.

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il «sistema preventivo» in un «decalogo» per educatori
135
stampa che ha inizio dal 1906. Essi risultano strettamente collegati alle pagine sul sistema
preventivo e separati dal Regolamento per le Case della Pia Società di san Francesco di
Sales.6
Questo Regolamento è articolato in tre parti: Parte I. Vita religiosa. Parte II. Sistema
educativo Salesiano e uffici particolari. Parte III. Regolamento per gli alunni. La parte II è
suddivisa in due sezioni: la seconda riproduce la prima parte del Regolamento del 1877; il titolo
originario Regolamento particolare è variato in Uffici particolari; la prima, invece, dal titolo II
sistema preventivo nella educazione della gioventù riunisce materie antiche e nuove, distribuite
in 6 capitoli: i primi 4 corrispondono ai quattro titoli originari dello scritto sul sistema
preventivo e ne indica al termine l'autore: Sac. Giovanni Bosco; il capo V riporta integralmente
i 10 Articoli generali (qui da 288 a 297); il VI Educazione è suddiviso in 5 sottotitoli: a)
Educazione morale (art. 298-326); b) Educazione religiosa (art. 327-344); e) Vocazione (art.
345351); d) Educazione intellettuale (art. 352-367); e) Educazione fisica (art. 368-381). E'
evidente l'intenzione di chi ha preparato il testo del nuovo Regolamento di considerare
cumulativamente l'intera prima sezione della seconda parte quale base teorico-pedagogica del
Regolamento vero e proprio del 1877. La terza parte comprende la seconda del testo del 1877.
Il Capitolo Generale XI del 1910 propone una rielaborazione dell'insieme dei
regolamenti, che sarà sanzionata dal Capitolo Generale XII del 1922 e approderà al testo
ufficiale dei Regolamenti della Società Salesiana, promulgato nel 1924.7 In esso il distacco tra
gli Articoli generali e gli articoli regolamentari propriamente detti risulta ancora più netto che
nel 1906. Infatti, il Regolamento per le case, che occupa il primo più consistente posto, è
articolato in due parti: Parte prima Vita religiosa (con tre sezioni: Vita comune Dei Voti e
delle Virtù religiose Disposizioni particolari) e Parte seconda Governo delle case. Questa,
dal titolo mutato rispetto alle edizioni avutesi dal 1906 al 1920, è suddivisa in tre sezioni: sez. I.
Il Sistema Preventivo nella educazione della gioventù; sez. IL Norme generali per
l'applicazione del Sistema Preventivo; sez. III. Uffici particolari. Sembra interessante osservare
come avviene la ridistribuzione della materia nelle prime due sezioni della seconda parte
rispetto alla più voluminosa edizione del 1906. La prima sezione comprende 5 titoli; il V
riporta sotto la denominazione Altre raccomandazioni gli Articoli generali del 1877 e viene
concluso dalla dicitura: Sac. Giovanni Bosco, qui trasferita dal Cap. IV. La seconda, a sua
volta, comprende quattro capi-
6 Esso si trova al primo posto in una raccolta di 6 regolamenti, ciascuno con
numerotazione propria, dal titolo collettivo in copertina Regolamenti della Pia Società di S.
Francesco di Sales. Torino, Tipografia Salesiana (B.S.) 1906, 196 p. Non si trova un indice
generale delle materie, ma un Indice alfabetico generale, reso possibile dal fatto che l'intero
contenuto è distribuito in 1406 articoli.
7 Cfr. «Atti del Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana» 5 (1924) n. 23, 24 genn.,
pp. 213-218.

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136 Pietro Braido
toli, che contengono la materia corrispondente ai 5 paragrafi del cap. VI del 1906. Essi portano
i seguenti titoli: Educazione morale, Educazione religiosa, Educazione intellettuale e
professionale, Educazione fisica e igiene.
La medesima disposizione con le relative titolazioni è seguita, ovviamente, nel volumetto
ufficiale dei Regolamenti della Società Salesiana (Torino, SEI 1924) e altrettanto nelle
successive edizioni fino all'ultima del 1966, rimasta in vigore fino al 1971.8
2. Sostanziale autonomia di contenuti
Dal punto di vista dei contenuti il « decalogo » ripete, precisa e integra concetti diffusi sia
nelle pagine sul sistema preventivo, di cui sembra rispecchiare l'ispirazione di base, sia nel
Regolamento, a cui si avvicina soprattutto per la struttura: la materia, infatti, è distribuita in
articoli, che, tuttavia, a fatica si possono definire « regolamentari ».
In definitiva, sembra più rilevante la caratteristica propria di « principi metodologici
generali », di indicazioni orientative, di « teoremi pedagogici », che comandano l'azione
educativa nel suo complesso o nella molteplicità delle sue espressioni
Per questo sembra possibile un'analisi del tutto indipendente dai documenti che lo
precedono e lo seguono con la possibilità di pervenire a valori e significati in sé compiuti
Per un esame più attento conviene riprodurre il testo così come risulta dalla prima
edizione a stampa del 1877.
ARTICOLI GENERALI
1. Quelli che trovansi in qualche uffizio o prestano assistenza ai giovani,
che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l'incarico di dare avvisi e consigli
a qualunque giovane della casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo specialmente
quando si tratta d'impedire l'offesa a Dio.
2. Ognuno procuri di farsi amare se vuole farsi temere. Egli conseguirà
questo grande fine se colle parole, e più ancora coi fatti, farà conoscere che le sue
sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e temporale de'
suoi allievi.
3. Nell'assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di
esprimere liberamente i loro pensieri; ma si stia attento a rettificare ed anche
correggere le espressioni, le parole, gli atti che non fossero conformi alla
cristiana educazione.
8 Talvolta, senza particolari giustificazioni, la medesima formula è adottata anche in «
antologie » di scritti di Don Bosco. L'accolgono, per esempio, B. FASCIE, Bel metodo educativo
di Don Bosco. Torino, SEI 1927 e P. BRAIDO, Il sistema educativo di Don Bosco. Torino, SEI
1956.

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Il «sistema preventivo» in un «decalogo» per educatori
137
4. I giovanetti sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi.
Indole buona, ordinaria, difficile, cattiva. E' nostro stretto dovere di
studiare i mezzi che valgano a conciliare questi caratteri diversi per far
del bene a tutti senza che gli uni siano di nocumento agli altri.
5. A coloro che hanno sortito dalla natura un carattere, un'indole
buona basta la sorveglianza generale spiegando le regole disciplinari e
raccomandandone l'osservanza.
6. La categoria dei più è di coloro che hanno carattere ed indole
ordinaria, alquanto volubile e procliva all'indifferenza; costoro hanno bi-
sogno di brevi ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna
incoraggiarli al lavoro, anche con piccoli premi e dimostrando d'avere
grande fiducia in loro senza trascurarne la sorveglianza.
7. Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale
rivolte alla terza categoria che è quella dei discepoli difficili ed anche
discoli. Il numero di costoro si può calcolare uno su quindici. Ogni supe-
riore si adoperi per conoscerli, s'informi della loro passata maniera di
vivere, si mostri loro amico, li lasci parlare molto, ma egli parli poco
ed i suoi discorsi siano brevi esempi, massime, episoli e simili. Ma non
si perdano mai di vista senza dar a divedere che si ha diffidenza di loro.
8. I maestri, gli assistenti quando giungono tra i loro allievi portino
immediatamente l'occhio sopra di questi e accorgendosi che taluno sia
assente lo faccia tosto cercare sotto apparenza di avergli che dire o rac-
comandare.
9. Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o cor-
rezioni, non si faccia mai in presenza dei compagni. Si può nulladimeno
approfittare di fatti, di episodi avvenuti ad altri per tirarne lode o bia
simo, che vada a cadere sopra coloro di cui parliamo.
10. Questi sono gli articoli preliminari del nostro regolamento. Ma
a tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza e molta preghiera senza
cui io credo inutile ogni buon regolamento.
L'impostazione generale del lineare « decalogo » è rigorosamente « pre-
ventiva ». E' comandata, evidentemente, da un concetto rigido di protezione
e di immunizzazione. In questo senso, essa rispecchia in primo luogo l'educa-
zione « collegiale ». Il riferimento è ai giovani della « casa », anzitutto l'inter-
nato di Torino-Valdocco, quindi alla sorveglianza, a una assistenza-presenza
assidua e senza soluzioni di continuità.
Ma sarebbe riduttivo leggere il documento in quest'unica ottica. I prin-
cipi più caratteristici, di fatto, come risulterà dall'analisi, superano qualsiasi
situazione e ambiente per coinvolgere il processo educativo nella massima uni-
versalità: così, le qualità degli educatori, il primato dell'amore sul timore, la
differenziata fisionomia dei giovani e la correlativa qualità degli interventi.
3. Gli educatori
In un abbozzo di Regole et ordini del Seminario di Milano S. Carlo Bor-
romeo sembra in qualche modo distinguere tre tipi di educatori secondo una
fondamentale triplice qualità di intervento formativo. « Ogni regola che si fa

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138 Pietro Brado
— egli scrive — debbe esser fatta per indirizzar et moderar gli atti humani intrinseci et
estrinseci(...). Per questo si trovano tre sorte di regole: alcune per instituiré, illuminare et
perfettionare l'intelletto, come sono le discipline humane, filosofiche et divine; altre sono per
indirizzare, moderare, iustificare, et perfettionare la volontà, come sono le virtù morali
theologiche, et spirituali; altre sono per conservare et perfettionare l'esser et bene essere
dell'homo esteriore come sono vitto, vestito, habitatione, essercitio, et ricreazione corporale ».
Parallelamente vengono distinte tre categorie di operatori: i Superiori, i Maestri, gli « Assistenti
Sindici et Visitatori delli dormitorii et camere » col « portinaio ».9 E' importante in questa ottica
che ognuno conosca « i limiti del suo ufficio e il dovere di non uscire dai medesimi ».10 E'
chiaro che secondo gli Articoli generali, in armonia con tutta la prassi e la riflessione educativa
di Don Bosco, l'assistenza-presenza, che è il cardine dell'educazione, è compito di chiunque
eserciti una qualche responsabilità nei confronti dei giovani sia che si trovi « in qualche uffizio
» sia che in qualsiasi luogo e modo presti « assistenza ai giovani » (art. 1). Nell'ambito di una
presenza attiva di tutti, vigile e costruttiva, perfino « la scelta d'un buon portinaio è un tesoro
per una casa di educazione », come è dichiarato nelle pagine sul sistema preventivo. Ne
consegue dedizione o « consacrazione » totale, una vera « ascesi » dell'educatore, riassunta qui
in tre semplici termini di spiritualità apparentemente « minore » (« la pazienza, la diligenza e
molta preghiera »), ma che suppone riferimenti molto più profondi e sostanziali. « Taluno dirà
— notava Don Bosco a breve distanza di tempo, tracciando le linee del suo "sistema" — che
questo sistema è difficile in pratica. Osservo che da parte degli allievi riesce assai più facile, più
soddisfacente, più vantaggioso. Da parte poi degli educatori racchiude alcune difficoltà, che
però restano diminuite, se l'educatore si mette con zelo all'opera sua. L'educatore è un individuo
consacrato al bene de' suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni
fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione de' suoi allievi ».
4. Amore e timore nel processo educativo
Nel « decalogo » in esame attenzione particolare è prestata a quell'intreccio di amore e
timore, che fu variamente espresso in una tradizione letteraria dalle remote origini, concernente
sia il governo politico, sia la figura e la
9 Cfr. Acta Ecclesiae Mediolanensis, a cura di A. Ratti, voi. III. Milano 1892, col. 1268-
1270.
10 E' quanto ripete più volte, descrivendo i diversi uffici, il sac. Nicolò CARDILLO, I Collegi e
i Seminari nella loro pedagogica formazione materiale, fisico-educativa e personale... Giarre, Tip.
Cristaldi 1925, pp. 409, 410, 418, 419, 424, 426, 499, 509.

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Il « sistema preventivo » in un « decalogo » per educatori
139
formazione del buon principe sia, ancora, l'area della vita monastica e reli-
giosa.11 Don Bosco, che aveva richiamato il principo del farsi amare prima o
più che farsi temere al direttore della prima comunità religiosa e educativa
salesiana fuori Torino nel 1863,12 lo riprende qui in un contesto esclusivamente
pedagogico (art. 2).
Ma non sono due casi isolati, anche se certamente sono da considerarsi
tra i più significativi. Da una rapida rassegna condotta sugli scritti a stampa
di Don Bosco si può ricavare una buona documentazione che conferma una
non saltuaria consuetudine con il concetto e con le formule relative. Ed è
sintomatico che queste — implicite o esplicite — si trovino ripetute, prima
che in scritti di ispirazione religiosa, in un libro di storia civile, La storia d'Italia
del 1855. Dal che si potrebbe arguire che anche in Don Bosco il significato
religioso e pedagogico trae orgine da pù remote radici « politiche ».
Sembra ampiamente dimostrabile dai testi più espressivi, che distingue-
remo in due serie: passi nei quali il binomio amore-timore è enunciato in
fatti e descrizioni; luoghi, invece, dove esso è tradotto in formule sentenziose
e precise.
Si seguirà in ambedue i casi l'ordine cronologico degli scritti, avvertendo
che nella prima serie il secondo termine del confronto, il timore, è quasi sem-
pre sottaciuto, ma chiaramente presupposto quale elemento essenziale per la
comprensione del discorso.
Egli [= Numa Pompilio] era molto erudito nella dottrina degli Etru-
schi, e da questa aveva imparato ad essere benefico e giusto verso tutti,
ond'era da tutti amato (La storia d'Italia raccontata alla gioventù, 1855,
p. 24).
Alle prerogative di un gran capitano Scipione accoppiava un'insigne
onestà, ed era così affabile e benevolo, che vinceva colla dolcezza quelli
che non poteva vincere colla forza (Ibid., p. 72).
Egli [ = Giulio Cesare] si faceva amare dal popolo per la sua dol-
cezza e per la sua benevolenza, e ovunque passava, riscuoteva vivi applau-
si.(...). Cesare non faceva male ad alcuno, e non credeva che altri osasse
farne a lui (Ibid., p. 92; analogamente La pace della Chiesa ossia il pon-
tificato di S. Eusebio e S. Melchiade, 1865, pp. 5-6).
Attendeva [Augusto] con tutte le sue forze a promuovere l'ordine,
ed a procacciarsi coi benefizi! l'amore de' Romani (Ibid., p. 96).
11 Basti accennare ai due contributi di sintesi, eco di tante altre ricerche, di K. GROSS,
Plus amari quam timeri. Eine antike politische Maxime in der Benediktinerregel, in « Vigiliae
Christianae » 27 (1973) 219-229 e J.B. WOLF, «Er sei bemüht, mehr geliebt als gefürchtet
zu werden » (RB 64, 15). Ein abendl'ändischer Erzieher- und Herrchergrundsatz, in « Sale-
sianum» 42 (1980) 115-133.
12 Cfr. F. MOTTO, I « Ricordi confidenziali ai direttori » di Don Bosco. Roma, LAS 1984.

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140 Pietro Braido
Vespasiano era un uomo coraggioso, abilissimo in fatto d'armi, affa-
bile e cortese con tutti, perciò amato da tutti quelli che lo conoscevano
(Ibid., p. 114; analogamente Storia ecclesiastica, 18714, p. 45).
La puntualità nel premiare e la severità nel castigare facevano sì
che egli [ = Valentiniano] fosse amato dai buoni e temuto dai malvagi
(Ibid., p. 153).
Queste virtù crebbero nel suo cuore col crescere dell'età, e quel
giovane principe riuscì a guadagnarsi tanto bene l'affetto e la stima dei
Normanni, che lo riconobbero per loro capo sotto al nome di Ruggero I
(Ibid., p. 243).
Francesco Sforza ebbe un lungo e glorioso regno, durante il quale
seppe farsi onorare e temere dai suoi sudditi (Ibid., p. 364).
Il duca di Savoia [= Vittorio Amedeo II] era un buon principe,
amava molto i suoi sudditi, da cui era del pari amato (Ibid., p. 429).
A questa serie possono aggiungersi testi nei quali la diade amore-timore è sostituita da
quella, pure generalmente implicita, di padre-sovrano: il senso del discorso è sempre nella
direzione del « plus amari quam timeri », come sembra emergere persuasivamente da alcuni
esempi.
La sua morte [= Costantino] fu universalmente compianta, lamen-
tando ognuno nella perdita del suo monarca quella d'un tenero padre
(Storia ecclesiastica, 1845, p. 124).
Partiti i Galli, Camillo dimenticando l'ingiuria fattagli da' suoi con-
cittadini nel mandarlo in esilio, divenne padre del popolo, soccorrendo
gli uni, incoraggiando gli altri a risarcire i danni cagionati dai nemici
(Storia d'Italia, 1855, p. 57).
Presso ai Romani egli [ = Totila] ebbe vanto di umanità e di gene-
rosità. Entrato in Napoli fece distribuire de' viveri a quel povero popolo
che moriva di fame; ma colla tenerezza e con le cure di un padre che
solleva gli ammalati suoi figli, e non coll'ostentazione di un vincitore,
il quale si occupa solo della sua gloria (Ibid., pp. 192-193).
Lorenzo il Magnifico, fatto accorto che solamente l'amore e il ben
fare rende affezionati e docili i sudditi, raddoppiò il suo zelo per la
felicità e per la gloria dei Fiorentini(... ). Lorenzo de' Medici dopo di
aver governato la repubblica di Firenze, come un padre governa la pro-
pria famiglia, fu tolto all'amore de' suoi concittadini nel 1492 (Ibid.,
p. 346).
Nel 1831 alla morte del re Carlo Felice egli [= Carlo Alberto] salì
pacificamente sul trono e governò diciotto anni i suoi sudditi con un
governo il più benigno che mai si potesse desiderare. Il suo governo fu
quello di un padre e non d'un sovrano (Ibid., p. 485).
E' da notare che, salvo riscontri più puntuali, siffatto genere storico-

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Il « sistema preventivo » in un « decalogo » per educatori
141
letterario è comune alle fonti a cui Don Bosco attinge nella composizione della Storia
d'Italia.13
Risulta pure relativamente ricca la serie di formule che anche nell'enunciazione si
avvicinano al principio classico studeat plus amari quant timeri.
Essa letterariamente sembra iniziare nel 1855 con la Storia d'Italia14 ma non ci è riuscito di
identificare fonti precise da cui Don Bosco possa aver ricavato i vari enunciati.
Dionigi tiranno di Siracusa(...). Poco geloso di farsi amare, purché
fosse temuto (La storia d'Italia, 1855, p. 49).
Tito figlio e successore di Vespasiano(...). Egli desiderava essere da
tutti amato, anziché temuto (Ibid., p. 117).
Noi non vogliamo essere temuti, desideriamo di essere amati e che
abbiate in noi tutta la confidenza (« buonanotte » del 2 die. 1859, cit. in
MB 6, 320-321).
Studia di farti amare prima di farti temere (Ricordi confidenziali,
1863, ed. Motto, p. 24; idem 1869/70 e 1871, p. 29).
Studia di farti amare se vuoi farti temere (Ibid., 1871, p. 29).
L'educatore tra gli allievi cerchi di farsi amare, se vuole farsi temere
(Il sistema preventivo, 1877, Una parola sui castighi).
Le maître doit tâcher (ms faire en sorte) de se faire aimer par les
élèves, s'il veut qu'on le respecte (Il sistema preventivo, trad, francese
nell'ediz. bilingue, 1877).
Per farsi temere dai giovanetti bisogna prima farsi amare (Regole
generali, ms A, 1877).
Ognuno procuri di farsi amare se vuole farsi temere (Articoli gene-
rali, ms B e ediz. a stampa, 1877).
Fatevi amare e non temere (discorso a ex-alunni ecclesiastici del 29
luglio 1880 - BS 4 (1880) n. 9, sett., p.ll).
Cerca di farti amare, di poi ti farai ubbidire con tutta facilità
(Memorie dal 1841 al 1884-5-6, ms, p. 13).
13 Sono state controllate le seguenti: Elementi dì storia universale, 8 voi. Torino,
Presso Giacinto Marietti 1823; Storia d'Italia dai suoi primi abitatori dopo il diluvio sino
ai nostri giorni. Torino, Marietti 1844; Corso di storia raccontata ai fanciulli dal Sig. Lamé-
Fleury, 9 voi. Venezia, Santini 1846; L.A. PARRAVICINI, Giannetto, voi. III. Livorno, Anto-
nelli 1851.
14 Nelle Memorie Biografiche il Lemoyne ricollega a fatti dell'incipiente Oratorio del
1844 un'affermazione di Don Bosco, che preluderebbe alle formulazioni successive: «per
ottenere buoni risultati nell'educazione della gioventù, bisogna studiare il modo di farsi
amare per farsi di poi temere »; è chiaramente una citazione a senso ricavata da scritti
successivi. Indubbiamente erroneo è, invece, il riferimento di p. 154 del medesimo volume.

2.2 Page 12

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142 Pietro Braido
Studia di farti amare piuttosto che farti temere (Ricordi confidenziali, 1886,
p. 29).
Quanto al termine timore, che più frequentemente Don Bosco non oppo-
ne ad amore, ma compone con esso, sembra di poter rilevare che solo rara-
mente esso equivale a paura, ma si avvicina piuttosto a riverenza, rispetto,
ossequio, soggezione: è, insomma, « timore affettuoso, di figlio, non di servo ».15
5. L'assistenza
A non lunga distanza di tempo — alcune settimane, forse pochi giorni —
Don Bosco riconduceva all'« assistenza » il nocciolo del « sistema preventivo »,
redigendo il suo classico opuscolo. « Esso consiste — scriveva — nel far cono-
scere le prescrizioni e i regolamenti di un Istituto e poi sorvegliare in guisa,
che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del Direttore o de-
gli assistenti, che come padri amorosi parlino, servano di guida ad ogni eve-
nienza, diano consigli ed amorevolmente correggano, che è quanto dire: met-
tere gli allievi nella impossibilità di commettere mancanze ».
Negli articoli del « decalogo » il concetto è sostanzialmente ripreso con
una caratteristica precisazione rappresentata dalla perentoria sorprendente avver-
tenza: « Nell'assistenza poche parole, molti fatti » (art. 3) di non agevole inter-
pretazione. Sul piano del comportamento sembrerebbe esigere dall'educatore so-
brietà, riservatezza, soprattutto concretezza, che nulla dovrebbe detrarre al-
l'immediatezza, cordialità, amabilità delle relazioni. Quanto al contenuto, invece,
il riferimento ai "fatti" potrebbe essere spiegato in anticipo dall'amore effet-
tivo, non retorico, raccomandato nell'articolo precedente: « colle parole, e più
ancora coi fatti, farà conoscere che le sue sollecitudini sono dirette esclusiva-
mente al vantaggio spirituale e temporale de' suoi allievi ».
Ma notevoli sviluppi di metodo si hanno negli articoli successivi in rap-
porto alle forme di assistenza adeguate alle differenti « indoli » dei giovani.
Per principio gli interventi diretti dovrebbero risultare estremamente sobrii
nei confronti dei « buoni » (art. 5), ritenuti capaci di un cammino relativa-
mente coerente e autonomo. Sollecitudini maggiori dovranno, invece, adot-
tarsi per « i più », cioè per « coloro che hanno carattere ed indole ordinaria,
alquanto volubile e proclive all'indifferenza ». Per essi dovrà soccorrere una
intelligente strategia di « brevi ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consi-
gli », di incoraggiamenti « al lavoro », « piccoli premi », dimostrazioni di « gran-
15 Cfr. N. TOMMASEO, NUOVO dizionario de' sinonimi della lingua italiana, num. 3319
Timoroso, Timorato. « Chi ama, teme, dice il proverbio. Il temere, che vien dall'affetto,
non è paura. E in generale, il timore, dolce e tranquillo e trepido, quasi esultazione che s'ha
di persona amata, paura non è» (Ibid., num. 3322 Timore, Paura, Terrore).

2.3 Page 13

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Il «sistema preventivo» in un «decalogo» per educatori
143
de fiducia » (art. 6). La norma generale « poche parole, molti fatti » sembra particolarmente
indicata nel trattamento della terza categoria dei « discepoli difficili, ed anche discoli ». Largo
spazio è concesso qui a un'educazione formalmente « negativa », ricca insieme di stimoli
positivi, diretti e indiretti: « si può approfittare di fatti, di episodi avvenuti ad altri per tirarne
lode o biasimo, che vada a cadere sopra coloro di cui parliamo » (art. 9). Senza conoscere
l'Emilio Don Bosco mostra di condividerne autonomamente, in base all'esperienza personale e
istituzionale e a spontanee intuizioni, le persuasioni più valide.
6. Le « indoli », i « caratteri » dei giovani
La classificazione dei ragazzi in base a criteri morali diventa quasi un genere letterario
negli scritti di Don Bosco, il quale arrivato alla pienezza della maturità nelle Memorie
dell'Oratorio la proietta a ritroso nei primi anni dell'adolescenza.
Questa idea, però, sorge molto presto nella sua attività di scrittore. Per quanto si può
documentare risale già al primo libro, i Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo
(1844). Egli attribuisce all'amico seminarista i seguenti ammonimenti: « Avverti finalmente
con chi tratti, parli, e chi tu frequenti. Non parlo già delle persone di sesso diverso od altre
persone secolari, che siano per noi d'evidente pericolo, le quali si devono affatto fuggire; ma
parlo degli stessi compagni chierici, e anche seminaristi; alcuni di essi sono cattivi, altri non
sono cattivi, ma non molto buoni, altri poi sono veramente buoni. I primi si devono
assolutamente fuggire, coi secondi solo trattare qualora si dia il bisogno, ma non formare
alcuna famigliarità, gli ultimi poi si devono frequentare, e questi sono quelli da cui si riporta
l'utilità spirituale, e temporale. Egli è vero, questi compagni sono pochi ».16
La distinzione ritorna tre anni dopo ne II giovane provveduto (1847) e sempre con
intenzioni e connotazioni morali: « Ci sono tre sorta di compagni. Alcuni buoni, altri cattivi;
alcuni poi non sono del tutto cattivi, ma nemmeno buoni. Co' primi potete trattenervi e ne
avrete vantaggio; cogli ultimi trattare quando lo richiede il bisogno, senza contrarre
famigliarità. I cattivi poi si devono assolutamente fuggire ».17
Analoga classificazione compare in alcune notazioni biografiche su Domenico Savio: «un
compagno attento nella scuola, docile, rispettoso(...) questo diveniva tosto l'amico di
Domenico(...). Eravi un discolo, un insolente(...). Domenico lo fuggiva come la peste. Quelli
poi che erano un po' indolenti ei
16 Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo... Scritti da un suo Collega. Torino,
Speirani e Ferrerò 1844, pp. 63-64.
17 [G. Bosco], II giovane provveduto per la pratica de' Suoi Doveri... Torino, Tip.
Paravia 1847, pp. 21-22.

2.4 Page 14

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144
Pietro Braido
li salutava, loro rendeva qualche servizio, qualora ne fosse il caso, ma non contraeva seco loro
alcuna famigliarità ».18
Più tardi, nel 1873, riferendosi agli anni del ginnasio (1831-1832), scrive: « In queste
prime quattro classi ho dovuto imparare a mio conto a trattare coi compagni. Io aveva fatto tre
categorie di compagni: buoni, indifferenti, cattivi. Questi ultimi evitarli assolutamente e
sempre, appena conosciuti; cogli indifferenti trattenermi per cortesia e per bisogno; coi buoni
contrarre famigliarità, quando se ne incontrassero che fossero veramente tali ».19
Gli Articoli generali concludono, dunque, una lunga tradizione; ma introducono insieme
qualcosa di assolutamente inedito: precisano le « indoli » in base a un criterio, non solo morale
ma anche « psicologico », temperamentale, e conseguentemente ipotizzano un trattamento
formativo differenziato La valutazione moralistica è nettamente soverchiata da preoccupazioni,
finalità e modalità educative, in coincidenza, del resto, con il momento di massima «
teorizzazione » pedagogica di Don Bosco.
II. TESTI
Prima di giungere all'edizione stampata gli Articoli generali sono passati attraverso due
redazioni manoscritte.
Per la prima stesura — ms A — Don Bosco ha utilizzato il verso libero di un foglio di
lettera, formato protocollo, inviatagli da Genova dal sig. Domenico Varetti in data 13 aprile
1877 e avente come oggetto l'ammobiliamento della cartiera di Mathi Torinese. Don Bosco ha
piegato in due il foglio, riempiendo prima la metà a destra (Ine Regole generali expl a tutti
senza che) e continuando nella metà a sinistra (Ine 5° Sollecitudine expl dire o raccomandare).
Per il num. 8 (Ine 8° Dovendo expl medesimi) utilizza il verso libero di un foglio semplice —
formato 21,3 X 13,5 cm. — di una lettera inviatagli da Trento in data 11 aprile 1877 dal sac.
Clemente Benetti, il quale presenta a Don Bosco i coniugi Garbari intenzionati ad affidare il
figlio al collegio Manfredini di Este. Anche in questo caso il foglio è piegato in due e il testo
occupa la metà di destra.
La data di composizione non dovrebbe essere molto lontana dai giorni indicati nelle
lettere.
La stesura successiva — ms B — anch'essa autografa di Don Bosco è contenuta in
quattro pagine non numerate risultanti da un foglio semplice formato protocollo piegato in due.
La piegatura e l'uso hanno costretto ad assicurare la saldatura delle due metà del foglio con
varie incollature. Il foglio a
18 Vita del giovanetto Savio Domenico... per cura del Sacerdote Bosco Giovanni. Torino,
Tip. Paravia 1959, pp. 26-27.
19 G. Bosco, Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. Torino, SEI 1946, pp. 50-51.

2.5 Page 15

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Il « sistema preventivo » in un « decalogo » per educatori
145
sua volta è incluso in un quaderno costituito da 15 fogli doppi inseriti uno
nell'altro, cuciti con una cordicella e protetto da una copertina cartonata con
dorso rinforzato. Il quaderno contiene elementi del Regolamento per le case.
Nel margine sinistro della quarta pagina del foglio Don Berto scrive in senso
verticale: Già stampato nel Regolamento della Casa pag. 15-17.
L'immediata dipendenza dalla prima redazione, la grafia, lo stile, le cor-
rezioni autorizzano a pensare che questa seconda sia seguita a breve distanza
da quella e, salvo una probabile trascrizione in bella copia per il compositore,
sia confluita direttamente nel testo a stampa. Le poche varianti, piuttosto for-
mali, possono essere intervenute nella trascrizione e nella correzione delle bozze.20
20 Il Regolamento fu stampato nel mese di ottobre. Sulle fasi redazionali relative ai
primi mesi dell'anno dà qualche informazione Don Giulio Barberis nella sua Cronaca,
Quad. 12, in una pagina che risale agli ultimi giorni di aprile o ai primi di maggio 1877:
« E' da un po' di tempo che D. Bosco è tutto messo per fare stampare il regolamento del-
l'Oratorio e dei collegi. Sperando da questo sia per venirne una vera e grande utilità.
Lasciò che si studiasse. Si leggesse tutto ciò che riguardava i superiori, tra i superiori radu-
nati per S. Francesco di Sales. Poi insiste presso D. Rua che rivedesse presto il rimanente;
diede a me la parte disciplinare affinché la ritoccassi e aggiungessi molte cose di cui io
gii aveva già parlato a voce molte volte. Ora ci sta attorno esso stesso assai. E' proprio
come colui che ha grandi cose a fare e da consolidare ma che teme di aver da morir presto
perciò si sbriga nelle cose di maggior rilievo, troncando tutti gli affari meno utili; tutto
però fatto con vera e perfetta calma senza agitazione di sorta ». ASC 110 Cronachette-
Barberis.
1. Ms A = ASC 026 Regolamenti - microschede 1.968 E 12-1.969 A 1-2
Regole generali
per quelli che hanno la direzione o l'assistenza dei giovanetti.
1o Ognuno deve ritenere che per farsi temere dai giovanetti bisogna
prima farsi amare, cioè guadagnare il loro cuore facendo conoscere colle pa-
5 role e più ancora coi fatti, che ogni nostra sollecitudine è diretta al loro van-
taggio spirituale e temporale.
2° Nell'assistenza poche parole e molti fatti, e dare agio agli allievi di
esprimere i loro pensieri.
3° Si ritenga che i giovanetti sogliono manifestare tre sorta di carat-
10 teri ovvero indoli diverse: Buona, ordinaria, difficile o cattiva. Bisogna studiar
1 post generali add pei maestri, assis A del A2-
4 post cioè add far loro conoscere
A del A2
5 più ancora] più A più ancora emend sl A2
post che add si
lavora A del A2
7 agio] comodità A agio emend sl A2
9 i giovanetti...di]
vi sono tre A i giovanetti sogliono manifestare tre sorta di emena sl A2
10 diverse om A
add sl A2

2.6 Page 16

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146 Pietro Braido
il mezzo di conciliarli in modo che si possa fare del bene a tutti senza che gli uni portino
nocumento agli altri.
4° Per quelli che hanno carattere indole buona e pieghevole basta l'assistenza generale,
spiegando le regole disciplinari e raccomandandone l'osservanza.
Sollecitudine speciale devesi alla categoria dei più; di quelli cioè che 15
hanno indole ordinario, volubile, tendente all'indifferenza. Bisogna contentare costoro
coll'occupazione, con racconti consigli coll'indirizzar loro il discorso, dando anche piccoli premi, e
dimostrando stima e fiducia in loro.
6° Ma gli sforzi siano tutti diretti ai più dissipati, volubili, difficili ed
anche discoli. Il numero di costoro sarà si può calcolare di uno su dieci o forse di tre su venti.
20
Ogni superiore procuri di conoscerli bene, si informi della loro vita antecedente, cerchi di
farseli amici, li lasci parlare molto ma egli parli poco.
7° Tutte le volte poi che arriva tra i suoi allievi, si trattiene con loro o
parte da loro dia sempre un'occhiata per conoscere se quei di terza categoria 25
trovansi al loro posto e se si accorge della loro assenza li faccia tosto cercar sotto aspetto aver loro
che dire o raccomandare.
8° Dovendo a costoro dire parole di biasimo li chiamino sempre a parte, né mai loro si diano
speciali avvisi o correzioni in presenza degli altri compagni.
Si può però approfittar di episodi, di fatti altrui per tirar lode o biasimo 30
sulla condotta in generale che vada anche a cadere sopra di loro medesimi.
11 il] un A il emend mrg A2
di conciliarli] per farli andar d'accordo A di conciliarli
emend si A2 si possa...che om A add mrg ini A2 ante senzaaãá ma A del A2
12 portino] non possano ricever A portino emend sl A2
agli] dagli A agli corr A2
13 carattere indole] indole A carattere indole emend sl A2
post buona add e
carattere A del A2 add sl indole A2 del As e om A add sl A2 14 le regole disciplinari om A add sl
A2 raccornandandone]raccomandando A raccomandandone corr A2 l']la A V corr A2 post
l'osservanza add delle regole disciplinari A del A2 15 alla...di] prestar a favore di A alla
categoria dei più; di emend sl A2 cioè om A add sl A2 16 post hanno add bisogno A del A2 post
indole add o carattere A del A2 tendente] che tende A tendente corr A2 Bisogna] Si studi A
cerchi di emend A2 Bisogna emend si A3 17 con racconti consigli om A add sl A2 18 dando] con
A facendo emend sl A2 dando corr A3 anche om A add sl A2 19 post sforzi add si tutti A2 del A3
tutti add sl A2 diretti] per A diretti emend A2 19-20 o forse] ed anche A o forse emend sl A2 di
om A add sl A2 22 conoscerli] conoscere A conoscerli con A2 post bene add costoro A del A2 24
ante Tutte add Intanto A del A2 Tutte] tutte A Tutte corr A2 poi om A add sl A2 25 di terza
categoria om A add sl A2
30 di2 om A add sl
A2 tirar lode]lodare A tirar lode emend A2 31 post di add tut A del A2

2.7 Page 17

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Il «sistema preventivo» in un « decalogo » per educatori 147
2. Ms B = ASC 026 Regolamenti - microschede 1.964 E 11-12-1.965 A 1-2
Articoli generali
1° Quelli che trovami in qualche uffizio o prestano assistenza ai giovani
che la Divina provvidenza ci affida hanno tutti l'incarico di dare avvisi e con-
sigli a qualunque giovane della casa ogniqualvolta ci è ragione di farlo spe-
5 cialmente quando si tratta di impedire l'offesa di Dio.
2° Ognuno procuri di farsi amare se vuole farsi temere. Egli conseguirà
questo grande fine se colle parole e più ancora coi fatti farà conoscere che
le sue sollecitudini sono dirette esclusivamente al vantaggio spirituale e tem-
porale de' suoi allievi.
10
3° Nell'assistenza poche parole, molti fatti, e si dia agio agli allievi di esprimere
liberamente i loro pensieri; ma si stia attenti a rettificare ed anche
correggere le espressioni, le parole, i fatti che non fossero conformi alla cri-
stiana educazione.
4° I giovanetti sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi:
15 Indole Buona ordinaria, difficile, cattiva.
E' nostro stretto dovere di studiare i mezzi che valgano a conciliare que-
sti caratteri diversi per fare del bene a tutti senza che gli uni siano cagione
di nocumento agli altri.
5° A coloro che hanno sortito dalla natura un carattere, un'indole buona,
20 basta la sorveglianza generale, spiegando le regole disciplinari e raccomandan-
done l'osservanza.
6° La categoria dei più è di coloro che hanno carattere e indole ordina-
ria, alquanto volubile e proclive all'indifferenza. Costoro hanno bisogno di
brevi ma frequenti raccomandazioni, avvisi e consigli. Bisogna incoraggiarli
25 al lavoro, anche con piccoli premi e dimostrando di avere grande fiducia in
loro senza trascurarne la sorveglianza.
1 ante Articoli add mrg sup Per la pag. 1a del Reg.to B 2 trovansi in] cuoprono
B trovansi in emend sl Bz 3 Divina om B add sl B2 post provvidenza add divina
B del B2
hanno] devono B hanno emena sl B2
4 vi è] avvi B è emend si B2
7 farà conoscere om B add sl B2 7-8 che...dirette] che ogni sollecitudine è diretta B
che le sue sollecitudini sono dirette corr B2
post al add loro B del B2 9
de' suoi] degli B de' suoi emend sl B2 10 e si dia] dando B e si dia emend sl B2
12 fossero conformi] convenissero B fossero conformi emend sl B2 14 uno] tre B
uno emend B2 post caratteri add ovvero indole B ovvero indoli corr B2 del B3
diversi] diversa B diversi corr B2 Indole om B add sl B2 ante cattiva add o B
del B2 21 siano cagione di] non cagionino B siano cagione di corr B2 20 spie-
gando] spiegandone B spiegando corr B2
24 Bisogna incoraggiarli] Incorag-
giarli B Bisogna incoraggiarli corr B2 25 post lavoro, add sl anche B2 del B3 ante
anche add dando B del B2 con om B add sl B2

2.8 Page 18

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148 Pietro Braido
7 Ma gli sforzi e le sollecitudini devono essere in modo speciale rivolte
alla terza categoria che è quella dei discepoli, difficili ed anche discoli. Il nu-
mero di costoro si può calcolare uno su quindici. Ogni superiore si adoperi
per conoscerli, si informi della loro passata maniera di vivere, si mostri loro 30
amico, li lasci parlar molto, ma egli parli poco e i suoi discorsi siano brevi
esempi, massime, episodi e simili. Ma non si perdano mai di vista senza dar
a divedere che si ha diffidenza di loro.
8 I maestri, gli assistenti quando giungono tra i loro allievi portino imme-
diatamente l'occhio sopra di quelli e accorgendosi chi tra loro sia assente lo 35
faccia tosto cercare sotto apparenze di avergli che dire o raccomandare.
9° Qualora si dovesse a costoro fare un biasimo, dare avvisi o correzioni
non si faccia mai tosto ed in presenza de' compagni.
Si può nulladimeno approfittare di fatti o di episodi avvenuti ad altri
per tirarne lode o biasimo che vada a cadere sopra coloro di cui parliamo.
40
10° Questi sono gli articoli preliminari del nostro Regolamento. Ma a
tutti è indispensabile la pazienza, la diligenza, e molta preghiera senza cui io
credo inutile ogni buon regolamento.
30 passata om B add sl B2 post vivere add antecedente B del B2 41 post senza add
però B del B2 dar] darlo B dar corr B2 che...loro om B add B2 32 i loro] gli B
i loro emena sl B2 35 chi... assente] della loro assenza B chi tra loro sia assente
corr B2
36 ante cercare add chia B del B2 post sotto add alle B del B2
avergli] aver loro B avergli corr B2
37 post dovesse add dire B del B2 fare
un] parola di B fare un emend sl B2 ante correzioni add fare B del B2 39 post
fatti add avvenuti B del B2 add sl o di episo B3 del B3 40 sopra om B add
sl B2
41 ante Questi add Approffi B del B2
41-42 a tutti om B add sl B2
42-43 senza... inutile] che le colonne sopra cui è fondato B senza cui io credo
inutile emend sl B2