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STUDI
PATAGONIA: REALTÀ E MITO NEL CONTESTO
DELLA PRIMA AZIONE MISSIONARIA SALESIANA
II - Il tramonto del Vicariato apostolico
Antonio da Silva Ferreira
La legge del 1887 e la creazione delle nuove diocesi
La creazione delle nuove diocesi
Aumentava la popolazione delle province e si formavano tanti nuovi paesi,
piccoli e grandi. Per rispondere ai loro bisogni il presidente Miguel Juárez Cel-
man presentò al Congresso argentino il 15 ottobre 1887 un progetto di creazione
delle nuove diocesi de La Plata e di Tucumán. La commissione del senato incari-
cata dello studio del progetto propose che, per le stesse ragioni, si creasse la dio-
cesi di Santa Fé. Il progetto fu approvato al senato senza discussione e il 25 no-
vembre si creavano per legge le diocesi de La Plata, Tucumán e Santa Fé. Tocca-
va al potere esecutivo la determinazione delle diocesi alle quali sarebbero state
incorporati i vari territori federali.
Per trattare con la Santa Sede sia della creazione delle nuove diocesi che
delle modifiche da introdursi nell'organizzazione e giurisdizione dei tribunali
ecclesiastici, si mandò a Roma, in occasione del giubileo sacerdotale di Leone
XIII, una delegazione guidata dal vicario castrense, canonico Milciades Echagüe.
Quella missione raggiunse uno scarso risultato pratico, perché la Santa Sede vo-
leva che prima si ristabilissero i rapporti diplomatici con Buenos Aires.1
1 Cf C. BRUNO, Historia de la Iglesia en la Argentina [...], XII, pp. 169-176; AAEE Ar-
gentina, fase. 19, ff. 23-25, Pro-Memoria del 12.09.95 inviato dal card. Rampolla a Carlos Cal-
vo. Non era riuscito un primo passo fatto anteriormente dal presidente argentino per riannodare
le relazioni diplomatiche con la Santa Sede. Tramite il Procuratore generale dei salesiani mons.
Cagliero manifestò alla Santa Sede la sua disposizione a servire da mediatore in quella questio-
ne (cf AAEE Argentina, fase. 10, 1886-1888, ff. 33-34, lettera Dalmazzo-Em.mo Principe
13.10.87).

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Antonio da Silva Ferreira
Intervento di mons. Cagliero presso la Curia Romana
La legge del 25 novembre 1887 non aveva tenuto in alcun conto il vicariato
della Patagonia. Mons. Cagliero, che era a Roma nell'aprile dell'88, credette bene
di intervenire discretamente presso la Santa Sede in favore dei salesiani.
In una lettera a un monsignore della Curia Romana chiese che fossero pre-
sentati alla Segreteria di Stato alcuni argomenti contro il diritto di patronato in-
vocato dai governanti di Buenos Aires per non riconoscere quel vicariato.2 Nella
sua argomentazione si servì del decreto del 31 gennaio 1831 con cui il governo
provvisorio della Provincia di Buenos Aires, senza esigere un previo accordo,
insediava in quella diocesi il vicario apostolico mons. Mariano Medrano, vescovo
titolare di Aulon, nominato motu proprio dalla Santa Sede.3 Mons. Cagliero uti-
lizzò del documento quello che gli interessava: lasciò in disparte la prima consi-
derazione sulla situazione della diocesi e tutta la discussione posteriore sul diritto
di patronato - che, sembra, infirmava il suo ragionamento - e concluse: «Questo
vantato decreto di Patronato che il Governo d'allora e subito dopo la guerra del-
l'indipendenza riconosce dubbioso, incerto ed insussistente, i Governi Sud Ame-
ricani di oggidì lo pretendono non solo concesso in diritto di conquista dalla Co-
rona di Spagna nella persona dei rispettivi Presidenti, ma innato ed inerente al
territorio di ciascuna Nazione».4
Qualunque sia il valore degli argomenti presentati, l'intervento di
2 Nel 1859, quando si pensava a un concordato con la Repubblica Argentina, la Santa
Sede si mostrò disposta a concedere al Capo dello Stato il diritto di patronato solo per quanto
riguardava la manutenzione delle diverse chiese. Lungo la seconda metà del secolo continuò
sempre ad insistere sulla assoluta libertà della Chiesa nella nomina dei vescovi (cf Appunto relativo
al diritto di patronato preteso dal Governo Argentino nella nomina dei Vescovi, nota d'archivio del
01.05.95 in AAEE Argentina, fase. 18, f.2).
3 Tre erano i motivi per cui la Provincia di Buenos Aires non credeva bene di servirsi del
diritto di patronato: «[...] ya por la diferente posición política en que se halla esta diócesis, divi-
dido, como está, su territorio entre cinco gobiernos soberanos independientes, ya porque esta
provincia no tiene los títulos especiales que favorecían a los reyes de España relativamente al
patronazgo que ejercían en las Américas, y ya porque la ley 1, titulo 6 del libro I de las recopila-
das de Indias declara que dicho patronazgo es inajenable; de modo que no puede salir ni en
todo ni en parte de la corona de España» (Governo della Provincia di Buenos Aires, decreto del
31.01.1831, citato da G. BRUNO, Historia de la Iglesia en la Argentina [...], IX, p. 286).
— Mons. Mariano Medrano y Cabrera (1767-1851) n. a Buenos Aires. Sac. nel 1791, inse-
gnò filosofia nel regio collegio di S. Carlos. Delegato Apostolico per i paesi del Piata nel 1825,
fu eletto vescovo titol. di Aulon nel 1829; dal '30 al '32 fu amministratore della diocesi di Bue-
nos Aires. Dal 1832 fu vescovo diocesano della stessa diocesi.
4 E adduceva l'esempio della Colombia: «E Dio volesse che imitassero l'esempio nobile
ed edificante della Colombia, che sebbene tardi, riconobbe però la fallacia di tale diritto!»
(ASC B 677 lettera Cagliero - caro Monsignore).

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 221
mons. Cagliero ebbe il merito di assicurare ai salesiani la possibilità di far sentire
la loro voce quando si arrivò alla definitiva soluzione della questione. Ma fu sul
piano del «privato» e non del «pubblico» che i loro meriti furono riconosciuti.
Trattative per la creazione di un nuovo Vicariato apostolico nella Patagonia
centrale
Nomina del can. Vivaldi a cappellano di Rawson
Il breve di erezione del vicariato apostolico della Patagonia settentrionale,
pur riconoscendo che la giurisdizione del vicario si estendeva anche alla Patago-
nia centrale, non includeva questa regione entro i confini del vicariato stesso.
Nel 1884 essendoci la possibilità di inviare qualche sacerdote nel Chubut,
l'arcivescovo di Buenos Aires vi mandò il can. Vivaldi,5 in qualità di cappellano
di Rawson, senza farne parola ai salesiani. Il canonico si diede corpo e anima alla
sua nuova missione e costruì la prima chiesa del luogo, in onore dell'Addolorata.
Al Vicario apostolico non sfuggì la delicatezza della situazione che si crea-
va. Motu proprio avvisò il can. Vivaldi che la Patagonia Centrale era stata posta
dalla Congregazione di Propaganda Fide sotto la giurisdizione del Vicariato di
Carmen de Patagones; gli comunicò tutte le facoltà necessarie tanto per i civili
che per gli indigeni; gli propose inoltre di inviargli in aiuto alcuni missionari
salesiani e si offrì per fare la visita canonica a quel territorio. Il canonico non
rispose per iscritto, ma gli fece sapere che - per i pochi anni di vita che gli resta-
vano - avrebbe gradito lo lasciasse lavorare così come stava facendo. Mons. Ca-
gliero capì che il cappellano preferiva non essere assoggettato al vicariato aposto-
lico.6
5 Don Francesco Vivaldi ( - 1892), n. in Italia, andò come sacerdote negli Stati Uniti.
Dopo qualche tempo formò una famiglia e lasciò l'esercizio del sacerdozio. Andò poi a Rio de
Janeiro, dove diede una sistemazione alla famiglia. A Buenos Aires si sottomise alla penitenza
voluta da Roma perché fosse riammesso al sacerdozio. A Buenos Aires e al Chubut visse vita
esemplare, come riconoscono gli stessi suoi avversari: «Vivaldi en el Chubut fué edificante y
activo» (ASC C 458 Bernardo VACCHINA, Memorias de las Misiones de la Patagonia desde el
año 1887 al 1917, p. 28).
6 Cf ASC A 850 lettera Cagliero-Eminenza 16.08.91; ASC A 438 lettera Cesare Cagliero-
Rua 21.11.91.

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Antonio da Silva Ferreira
II progetto di un nuovo Vicariato
Mancando di mezzi per dare continuità alla missione, il can. Vivaldi pensò
che fosse bene chiamare qualche congregazione religiosa. Sorse quindi l'idea di
creare un nuovo vicariato. Il cappellano ottenute in questo senso commendatizie
dal governatore del Chubut e dall'arcivescovo di Buenos Aires, andò a Roma.
Arrivò in un momento favorevole ai suoi piani. Il card. Simeoni, prefetto di
Propaganda Fide, stava preparando un progetto per le missioni in Cina. Cono-
sciuta la situazione della Patagonia, vi aggiunse un piano per quella regione e vi
incluse pure il nuovo vicariato. Il can. Vivaldi incominciò quindi le trattative per
portare alcuni religiosi nel Chubut.
Il 16 novembre 1891 Propaganda Fide scrisse a mons. Cagliero sull'argo-
mento, ma piuttosto per informarlo della questione che per chiederne il parere.7
La posizione dei salesiani
Il Vicario apostolico fece pervenire la lettera a don Rua, il quale il 7 dicem-
bre 1891 presentava a Roma il punto di vista della congregazione salesiana. Ini-
ziava rallegrandosi per l'intenzione di Propaganda Fide di creare il nuovo Vica-
riato e ricordando che quello era stato il desiderio di don Bosco quando aveva
chiesto all'inizio tre Vicariati per la Patagonia. Bisognava però far sì che da quel
fatto non provenisse nessun disdoro alla congregazione.
La stessa natura del lavoro missionario tra gli indigeni raccomandava di agi-
re con prudenza: «vi sarebbe a temere che varie tribù nomadi ancora, ramingando
un po' nella Patagonia Settentrionale un po' nella Centrale, essendo tuttora neofìte
ricevano sfavorevole impressione e ciò possa nuocere al buon successo della
missione stessa».
I salesiani avrebbero accettato qualsiasi decisione della Santa Sede in propo-
sito e, per quanto era in loro potere, avrebbero appoggiato ed aiutato il Vicario
apostolico che fosse stato eletto. Ma nel caso che il Vicariato fosse affidato al
can. Vivaldi, il suo atteggiamento anteriore verso mons. Cagliero non lasciava
presagire bene quanto alla collaborazione tra i due Vicariati limitrofi.8
7 Cf ASC A 850 lettera Rondina-Rua s/d; cf anche Giuseppe MELLINATO S.I., Le prime
missioni dei salesiani e la «Civiltà Cattolica», in «La Civiltà Cattolica» 3415 (1992) IV, 64-65.
8 Cf ASC A 850 lettera Rua-Eminenza Reverendissima 07.12.91.

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 223
Atteggiamenti contrastanti a Roma e a Buenos Aires
A Roma si era creato un clima poco favorevole a don Bosco: da Propaganda
Fide avevano chiesto all'arcivescovo di Buenos Aires spiegazioni circa i presunti
diritti giurisdizionali sulla Patagonia ed egli aveva risposto presentando alcuni
documenti che provavano indiscutibilmente i suoi diritti sulla regione. Si lagnava
inoltre del fatto che nessuno mai gli avesse comunicato l'erezione del vicariato
della Patagonia settentrionale. A Roma erano dell'opinione che don Bosco avesse
agito di testa propria e che avesse indotto la Santa Sede a credere che la Patago-
nia fosse terra nullius dioecesis.9
Si pensava pure che la Patagonia era un territorio troppo esteso per una sola
giurisdizione ecclesiastica: in essa ci sarebbe stato posto per tutti. A Buenos Ai-
res l'arcivescovo non era d'accordo che i salesiani si incaricassero del nuovo Vi-
cariato tanto più che il governo argentino aveva già destinato forti somme in fa-
vore della nuova missione. Sembrava quindi naturale che si affidasse al can. Vi-
valdi «la cura di una cristianità ch'egli stesso aveva formato, e ciò secondo il
volere dell'autorità civile ed ecclesiastica».10
Mentre il card. Simeoni non era troppo favorevole ai salesiani, i cardinali
stranieri che facevano parte della Congregazione Romana avevano in grande
stima don Bosco e la sua opera.11 Il card. Vicario di Roma era favorevole alla
creazione del nuovo Vicariato, ma voleva che fosse affidato anch'esso ai salesia-
ni. Si parlava pure di affidarlo ai domenicani.
Da parte sua mons. Cagliero scriveva a Roma scagionando don Bosco dal-
l'accusa di aver presentato quella regione come terra nullius e ricordando le trat-
tative fatte con l'arcivescovo di Buenos Aires al tempo della creazione del Vica-
riato della Patagonia settentrionale.12 Mons. Cagliero parlava altre-
9 Ricevuta la risposta dell'arcivescovo, il card. Simeoni raccomandò caldamente a mons.
Cagliero che si tenesse in buoni rapporti coll'arcivescovo di Buenos Aires. Ma nemmeno in quel-
l'occasione si passò alla comunicazione ufficiale dell'avvenuta erezione del Vicariato della Pata-
gonia settentrionale (Cf. ASC G 314 lettera Cesare Cagliero-Cagliero 05.02.96).
10 Cf ASC A 850 lettera Rondina-Rua s/d.
11 Cf ASC A 438 lettere Cesare Cagliero-Rua 20.11.91; 23.11.91; A 439 lettera Costama-
gna - Rua 26.05.92.
12 «Fattane allora dal Signor Don Bosco formale domanda alla S. Sede, con commenda-
tizia di Mons. Arcivescovo, si discusse in Congregazione plenaria il quesito, se la Patagonia di
recente conquistata dalle armi Argentine e disseminata di Indii, si dovesse considerare come
appartenente alla Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinarii, oppure se si po-
tesse tenere come territorio nullius, soggetto a Propaganda, e fu deciso in questo ultimo senso»
(ASCPF, nuova serie, vol. 73 (1895), f. 659 lettera Cagliero-Eminenza Reverendissima
29.10.92; cf anche ASCPF nuova serie, vol. 16 (1889-1892), ff. 1127-1129 lettera CaglieroEmi-
nenza 16.01.92). Nel 1884, quando mons. Cagliero chiese le facoltà per i suoi missionari. Propa-
ganda Fide aveva risposto esplicitamente che la sua giurisdizione sulla Patagonia aveva avuto
inizio soltanto con la creazione del Vicariato apostolico (ASC A 850 lettera Propaganda Fide-
Cagliero 28.01.84).

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Antonio da Silva Ferreira
sì della commendatizia di mons. Espinosa, fatta a nome dell'arcivescovo, che
annuiva alla creazione del Vicariato13 e ricordava che, per una dimenticanza
«provvidenziale», da Propaganda Fide non era stata fatta nel 1883 comunicazione
all'arcivescovo dell'erezione del Vicariato. «Monsig. Arcivescovo intanto, sapen-
do da noi l'avvenuta erezione del Vicariato continuò come prima ad appoggiarci
ed aiutarci con sovvenzioni proprie e con quelle dello stesso Governo». Presenta-
va la posizione dell'arcivescovo non come contraria ai salesiani, ma volta a ri-
compensare il can. Vivaldi dei suoi lavori in archidiocesi e in quella missione.
Appunto qui, secondo mons. Cagliero, stava la «questione pregiudiziale»: a cau-
sa dei suoi precedenti non era conveniente nominare il canonico a quella carica.
Alla fine della lettera ricordava che, nel caso si fosse eretto il nuovo Vicariato, si
doveva tener conto dei sacrifici della Congregazione per le missioni della Pata-
gonia.14
Don Rua aveva anche chiesto l'aiuto del Padre Francisco Javier Rondina
S.I., scrittore della «Civiltà Cattolica». Dopo una breve esposizione della que-
stione, gli chiese di intervenire presso i consultori di Propaganda Fide. Padre
Rondina fece il possibile, ma la questione era ormai nelle mani del card. Simeo-
ni.15
Il Santo Padre nell'udienza col card. Vicario si mostrò riservato quanto alla
proposta di favorire i salesiani, perché gli sarebbe piaciuto assecondare il Gover-
natore del Chubut che favoriva largamente quella missione.16 Si aspettava però
che i salesiani inoltrassero un esposto con le loro ragioni. Essi fecero una contro-
proposta, avanzando la candidatura di mons. Luigi Lasagna a Vicario apostoli-
co.17
Morte del card. Simeoni e abbandono del progetto del nuovo vicariato
Nel gennaio 1892 moriva il card. Simeoni. Il nuovo Prefetto di Propaganda
Fide non volle riprendere la pratica, ma solo cercò di definire meglio i limiti del
Vicariato della Patagonia Settentrionale. Nell'aprile di quell'anno sembrò che la
questione fosse ormai posta a tacere. Morì pure il can. Vivaldi e mons. Aneyros
fece sapere a don Costamagna che i salesiani erano
13 Intendeva forse in questo senso il certificato che lodava il lavoro dei salesiani in Pata-
gonia, cui si accennò nella prima parte di questo lavoro.
14 Cf ASC A 438 lettera Cagliero-Rua 22.02.92; ASCPF, nuova serie, vol. 16
(18891892), ff. 1127-1129, lettera Cagliero-Eminenza 16.01.92; vol. 73 (1895), ff. 659-660, lettera
Caglicro-Eminenza Reverendissima 29.10.92.
15 Cf Giuseppe MELLINATO S.I., Le prime missioni dei salesiani e «La Civiltà Cattolica»,
in «La Civiltà Cattolica» 3415 (1992) IV, 60-65.
16 Cf ASC A 438 lettera Cesare Cagliero-Rua 23.11.91.
17 Cf ASC A 438 lettera Cesare Cagliero-Rua 23.11.91.

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 225
liberi di assumersi la responsabilità della missione del Chubut.18
Rimasero però alcuni strascichi, di cui parlò mons. Lasagna in una lettera a
Matías Alonso Criado, a proposito del progetto di mandare i salesiani in Para-
guay: «Algún envidioso hizo notar al Papa, o más bien a sus Ministros, que los
Salesianos quieren abarcarlo todo. Luego es bueno que allá se sepa que son los
pueblos que nos piden e no nostros que atropellamos». Anche in seno all'episco-
pato latino-americano la vicenda ebbe una ripercussione non favorevole ai sale-
siani.19
I salesiani nel Chubut
L'arcivescovo aveva inviato al posto del Vivaldi don Guglielmo Mongiardi-
no, il quale, non disponendo di mezzi sufficienti per la missione, si ritirò alla fine
del '92, cosicché un gruppo di salesiani poté finalmente partire per il Chubut.
L'arcivescovo, tramite il governatore di quel territorio, Luis Jorge Fontana, con-
segnò loro quella missione.20
Gli inizi non furono facili. Don Mongiardino indisponeva la popolazione
contro i salesiani. Le autorità scolastiche erano contrarie alle scuole della missio-
ne. Nella loro maggioranza le autorità erano protestanti e non vedevano di buon
occhio la propaganda che si faceva della religione cattolica. Il governatore era di
frequente assente e non manifestava palesemente di
18 Cf ASCPF scritti rif. nei Cong. Amer. Merid. vol. 16 (1889-1892) f. 1255 lettera Caglie-
ro-Eccellenza Reverendissima, 26.11. 92. In questa lettera mons. Cagliero tornava a insistere,
senza frutto, che si comunicasse ufficialmente all'Arcivescovo di Buenos Aires l'avvenuta
erezione del Vicariato della Patagonia.
19 Archivio dell'ispettoria salesiana del Paraguay, lettera Lasagna-Alonso Criado
21.09.92. Esempio dell'atteggiamento dell'episcopato latino-americano è la lettera inviata
all'internunzio Gotti da mons. Lino de Carvalho, vescovo di S. Paolo, quando ebbe notizia
dell'arrivo di mons. Lasagna in Brasile, e nella quale fa un'allusione esplicita alla Patagonia:
«Se sono vere le notizie che vanno qui divulgando a voce bassa i Padri Salesiani, io ed il mio
coadiutore prevediamo che la venuta del Rev.mo Vescovo Lasagna, il quale appartiene alla
Congregazione Salesiana, sarà per arrecarci serii e continui imbarazzi. Imperciocché essi dico-
no che quel Signore Vescovo viene a stabilirsi in questa nostra Diocesi a titolo di Missione,
mentre questa Diocesi, che comprende uno degli Stati più culti [sic] e più opulenti della Re-
pubblica, non è nelle condizioni della Patagonia e degli altri luoghi di Missione» (ASV Archivio
della Nunziatura in Brasile fase. 371, ff. 184, 185, lettera Lino-Gotti 16.04.93). Della Patagonia
centrale si parlerà nel 1903, quando il nuovo Procuratore generale suggerirà l'opportunità di
crearvi una prefettura apostolica dopo che ormai la Patagonia intera era tornata sotto la giuri-
sdizione dell'archidiocesi di Buenos Aires (cf ASC G 314 Pratica per l'erezione della Prefettura
Apostolica della Patagonia Centrale).
20 Cf ASC A 438 lettera Cagliero-Rua 03.07.92; A 439 lettera Costamagna-Rua 20.11.92.
Uno dei missionari, avendo accompagnato una spedizione scientifica nella Patagonia centrale,
ne aveva approfittato per conoscere i bisogni della missione del Chubut e per tentare la conver-
sione di qualche Tehuelche.

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Antonio da Silva Ferreira
appoggiare i salesiani.
Nel febbraio del '95, mentre mons. Cagliero era in Europa, mons. Lasagna si
trattenne per tre giorni a Buenos Aires. Visitò i vescovi ausiliari mons. Boneo e
mons. Espinosa,21 il ministro del Culto Antonio Bermejo, e lo stesso presidente
Uriburu. Con tutti trattò della questione del Chubut. Nell'aprile di quell'anno
Uriburu inviò come governatore del Chubut Eugenio Tello il quale, fattosi ac-
compagnare da don Vacchina durante un'escursione per il territorio, si rese amico
dei salesiani. La pace tornò nella missione e questa prosperò.22
Il vicariato della Patagonia e la creazione delle nuove diocesi
La missione Quesada
Nel 1892 le elezioni in Argentina diedero la vittoria a Luis Saenz Peña, cat-
tolico militante. Aveva in programma di riallacciare i rapporti diplomatici con la
Santa Sede e di aumentare i numero delle diocesi in Argentina.23
21 Rispondendo a una consulta di mons. Francesco Segna, segretario per gli Affari Stra-
ordinari, mons. Cagliero aveva fatto notare che non solo era opportuno, ma perfino necessaria
la nomina dei due vescovi ausiliari per Buenos Aires e raccomandava i nomi di mons. Augustin
Boneo e di mons. Mariano Espinosa (cf AAEE Argentina, fase. 16, ff. 8-10, lettere Segna-
Cagliero 22.11.92 e Cagliero-Segna 26.11.92).
— Mons. Juan Augustin Boneo (1845-1932) n. a Buenos Aires. Fece gli studi nel colle-
gio Pio Latino Americano di Roma, ma per motivi di salute tornò a Buenos Aires, dove fu
ordinato sacerdote nel 1868. Fu canonico della cattedrale, economo e vicario generale dell'archi-
diocesi. Nel '93 fu eletto vescovo titolare di Arsinoé (Grecia) e - insieme a mons. Antonio Ma-
riano Espinosa - vescovo ausiliare di Buenos Aires. Alla morte dell'arcivescovo mons. Aneyros
fu scelto a vicario capitolare. Nel '98 fu eletto primo vescovo di Santa Fé.
— José Evaristo Uriburu (1835-1914) n. a Salta. Fu deputato al congresso nazionale e
ministro della Giustizia. Fu inviato quale ministro plenipotenziario in Bolivia, nel Cile e nel
Perù. Eletto vice-presidente dell'Argentina, assunse la carica di presidente alla rinuncia di Sa-
enz Peña e governò dal '95 al '98. Ottenne un accordo circa le frontiere con il Cile e con il
Brasile. Curò con successo le finanze della nazione.
22 Cf. Cronistoria o diario di Monsignor Luigi Lasagna [...], II, 1317-1321 e n. 1321, in
RSS 10 (1987), 160-161; ASC A 458 Bernardo VACCHINA, Memorias de las Misiones de la Pata-
gonia [...], pp. 37-39.
23 Alla fine del 1892 i giornali di Buenos Aires parlavano delle intenzioni del governo di
ripristinare i rapporti diplomatici con la Santa Sede e presentavano in modo favorevole il nome
di mons. Cagliero a internunzio in quella capitale (cf ASC A 438 lettera Cesare CaglieroRua
21.01.93; ASC B 717 lettera Lasagna-Cesare Cagliero 24.01.93).
— Luis Saenz Peña (1822-1907), n. a Buenos Aires, studiò legge. Fu deputato, senatore e
magistrato della Corte federale. Prese parte della commissione di revisione della costituzione
nel '73. Eletto presidente dell'Argentina, cercò di ottenere la concordia tra le diverse tendenze e
partiti. Non avendo ottenuto l'appoggio del Congresso, rinunciò alla carica nel 1895. Il 26
aprile 1894, parlando con mons. Lasagna, manifestò pure il desiderio che aveva «di aumentare

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 227
Prima ancora dell'insediamento del nuovo presidente il governo argentino
aveva incaricato il suo ambasciatore a Parigi, Vicente G. Quesada,24 di trattare
con la Santa Sede alcuni argomenti che riguardavano la vita della Chiesa in Ar-
gentina e cioè: provvedere alla diocesi di Salta che era vacante, esaminare la
richiesta di dimissioni presentata alla Santa Sede dal vescovo di Paraná, mons.
Gelabert, e trattare dell'erezione delle nuove diocesi.
L'ambasciatore doveva rappresentare il suo paese nei festeggiamenti del
centenario colombiano in Spagna, perciò non ebbe tempo di affrontare con calma
argomenti così gravi. Di sua iniziativa concordò con la Segreteria di Stato che la
missione non sarebbe stata considerata finita, ma momentaneamente sospesa. Per
l'opposizione delle camere al presidente Saenz Peña non fu possibile proseguirla.
L'avvicinamento alla Santa Sede
Gli eventi della politica sudamericana avevano cambiato l'atteggiamento de-
gli ambienti di Buenos Aires nei riguardi della Santa Sede. L'Argentina dovette
fronteggiare una grave emergenza internazionale: entrò in contrasto con il Cile
per le questioni di frontiera nel sud del continente e col Brasile al nord per il Ter-
ritorio di Misiones. Questi due paesi si unirono con una entente informale. L'Ar-
gentina cercò allora un accomodamento col Brasile: la questione di Misiones fu
affidata all'azione arbitrale del presidente degli Stati Uniti Cleveland.25
le diocesi, considerando questo come mezzo efficacissimo pel bene non solo spirituale e morale
ma anche civile e materiale della Repubblica. Tale manifestazione fu graditissima a Monsig.
Lasagna, perché mezz'ora prima parlando con D. Costamagna aveva esposto tale necessità, di
modo che all'udir ciò dal Presidente le uscì spontaneo un sospiro con un Volesse Iddio che potes-
se effettuare un sì santo desiderio, e le promise che a tal fine si sarebbe pregato molto. Il Presi-
dente si rallegrò molto quando vide sì bene accolta la sua idea...» (Cronistoria o diario di monsi-
gnor Luigi Lasagna [...], II, 179-186, in RSS 10 (1987), 113).
24 Vicente G. Quesada (1830-1913) n. a Buenos Aires, dottore in legge, incominciò a
prendere parte alla politica solo dopo la caduta di Rosas. Fu nominato bibliotecario della bi-
blioteca pubblica di Buenos Aires nel 1871. Durante molti anni fu ambasciatore dell'Argentina
a Madrid. Si distinse per la cultura, l'onestà e l'intelligenza nel disbrigo degli affari. Fondò la
«Revista del Paraná» e la «Revista de Buenos Aires».
25 Al governo cileno che faceva le sue rimostranze per la posizione più conciliante adot-
tata dal Brasile, il governo di Prudente de Moraes rispondeva che non si abbandonava la nazio-
ne amica alla propria sorte, ma si cercava soltanto di seguire una strada più ragionevole di
quella della guerra (Sulla politica estera di Prudente de Moraes, cf Alvaro LINS, O Barão do
Rio Branco (1845-1912). Rio de Janeiro, Livraria José Olimpo 1945, 2 vol). Prima di accettare
la mediazione nord-americana, l'Argentina aveva studiato la possibilità di opporre a quell'en-
tente un'alleanza col Perù e con la Bolivia. Per tutta la vertenza si veda in AAEE Brasile, fase.
40, il. 18v-19 e 19V-20 il Rapporto n° 36 Gotti-Rampolla del 10 novembre 1892.

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Antonio da Silva Ferreira
Quanto al Cile, a quanto pare, il governo di Buenos Aires si servì di nuovo
di Quesada e chiese, per scongiurare la guerra, l'aiuto della Chiesa,26 che inter-
venne in due momenti distinti. Nel novembre del '95 l'arcivescovo di Santiago
del Cile andò a Buenos Aires per imporre il pallio al nuovo arcivescovo, mons.
Uladislao Castellanos. Fu un simbolo e un solenne augurio di pace che ebbe una
larghissima eco sulla stampa. Il 22 febbraio '96 Leone XIII inviò una lettera apo-
stolica a ognuno dei due arcivescovi esortandoli a continuare gli sforzi per pre-
servare la pace. Nell'aprile di quello stesso anno si decise di affidare la soluzione
della questione all'arbitrato del sovrano inglese.27
Proposta di nuovi Vicariati nel nord del paese
A Posadas, Territorio di Misiones, chiedevano ai salesiani la fondazione di
una cappella e di una scuola di arti e mestieri. Al governatore di quel territorio,
che insisteva per avere i salesiani, si unì anche quello del Chaco argentino, che
proponeva l'apertura di una missione tra gli indigeni nel proprio territorio. Lo
stesso presidente Saenz Peña raccomandò a mons. Lasagna di introdurre i sale-
siani in quelle lontane regioni.28
I due territori dipendevano dalla diocesi di Paraná che, non potendo pren-
derne cura, era favorevole alla creazione di due Vicariati nel nord del
— Stephen Grover Cleveland (1837-1908), n. a Caldwell (New Jersey), perse entrambi i
genitori nel '53. Magistrato nel '70, sindaco di Buffalo nell'81, governatore dello Stato di New
York nell'82, per ben due volte fu eletto presidente degli Stati Uniti, nel 1884 e nel 1892. Mori
a Princeton (New Jersey).
26 Vicente G. Quesada, ambasciatore a Madrid, e suo figlio Ernesto Quesada prepararono
per mons. Serafino Cretoni, nunzio apostolico a Madrid, un Memorandum che risultò molto
utile per la mediazione della Santa Sede nella questione (cf C. BRUNO, El conflicto argentino -
chileno y la intervención de León XIII, in C. BRUNO, Historia de la Iglesia en la Argentina, XII,
pp. 278-282). Quanto al lavoro svolto da mons. Cagliero per avvicinare il governo argentino
alla Santa Sede, si veda ASC G 314 lettera Cagliero-Cesare Cagliero 19.03.99; Jesús BORREGO,
Las llamadas «Memorias» del Cardenal Giovanni Cagliero (1847-1925) in RSS 19 (1991)
295353.
27 Mons. Mariano Santiago Casanova (1833-1908), n. a Santiago del Cile, fu ordinato
sacerdote nel 1856. Nel 1886 fu eletto arcivescovo di Santiago.
— Mons. Uladislao Castellanos (1834-1900), n. a Cordoba (Argentina), sac. nel 1858,
laureato in teologia, insegnò nell'università di quella città e fu rettore del seminario. Per due
volte fu vicario capitolare della diocesi e una volta suo vicario generale. Nel 1892 fu eletto
arciv. titolare di Anchiale e vesc. ausiliare di Cordoba. Dal 1895 fu arcivescovo di Buenos Aires.
28 Juan Balestra governava il territorio di Misiones e Valentin Virasoro la provincia di
Corrientes. Per le trattive con mons. Lasagna cf «El Bien» 4577 (1894) 17 giugno, p. 2, col. 2;
ASC A 441 lettere Lasagna-Rua 07.04.94; 25.06.94. «Sotto la presidenza di Saenz Peña si era
parlato in questo senso, e lui voleva tre vescovi salesiani, nel Chaco, Misiones e Patagonia»
(ASC G 314 lettera Cagliero-Cesare Cagliero 26.04.96).

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 229
paese. A mons. Lasagna in un primo momento premeva il Vicariato di Misiones:
dovendo provvedere anche al Paraguay e al Mato Grosso arrivò a proporre che
tutto l'asse fluviale Paraná-Paraguay fosse sotto la giurisdizione dell'Ispettore di
Montevideo. Ma poi la parte migliore del territorio di Misiones passò al Brasile e
mons. Lasagna, di fronte alle difficoltà economiche per la manutenzione del pro-
posto vicariato, vi rinunciò.29
Si riprendono le trattative con Roma per le nuove diocesi
Mons. Aneyros morì nel 1894. Nel '95 il presidente Uriburu chiese a Carlos
Calvo, ambasciatore a Berlino, esperto di diritto internazionale e bene accetto ai
circoli vaticani, di trattare presso la Santa Sede della successione nell'archidiocesi
di Buenos Aires. Calvo fu ben ricevuto in Vaticano. Il card. Rampolla era dispo-
sto a trattare anche della questione delle nuove diocesi, ma Calvo non ne aveva
ricevuto l'incarico.30
Alla fine dell'anno, quando si trattò di approvare la legge finanziaria
29 Sulla situazione della diocesi di Paranà, oltre a quanto detto da C. BRUNO, Historia de
la Iglesia en la Argentina, XII, pp. 203-209, si veda AAEE Argentina, fase. 17, f. 68, brano di
lettera confidenziale di Mons. Cagliero al Procuratore Generale dei Salesiani. Sul Territorio di
Misiones diceva mons. Lasagna a mons. Cagliero: «Lei in Patagonia portò i soccorsi di Europa
e le risorse di sua prodigiosa attività, ma a Misiones, chi manderemo a morir di fame?» (ASC B
717 lettera Lasagna-Cagliero 19.03.94); cf anche ASC A 441 lettera Lasagna-Rua 13.02.95.
30 Il presidente argentino non mandava nessuno da Buenos Aires perché per farlo avreb-
be avuto bisogno dell'approvazione del Senato, che gli era contrario. Per lo stesso motivo non
incaricava Calvo di trattare dell'erezione delle nuove diocesi e di altri argomenti riguardanti la
Chiesa in Argentina (cf AAEE, Argentina, fase. 18, ff. 18-20, nota Espinosa-Rampolla
15.04.95; fase. 19, ff. 24-29, Pro-Memoria Rampolla-Calvo 12.09.95; ff. 30-31, lettera Rampol-
la-Ferrata 28.11.95; ff. 32-33, lettera Ferrata-Rampolla 06.12.95).
— Il card. Mariano Rampolla del Tindaro (1843-1913), n. a Polizzi (Palermo), studiò a
Roma. Sacerdote nel 1866, frequentò la Pontificia accademia dei nobili ecclesiastici. Si laureò
in utroque iure nel '70. Addetto alla Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, fu
poi incaricato d'affari a Madrid. Segretario per il rito orientale alla Congregazione di Propa-
ganda Fide (1877-1882), ottenne la fine dello scisma armeno. Nell'82 fu fatto arcivescovo
titolare di Eraclea e nunzio a Madrid. Nel 1887 Leone XIII lo creò cardinale e lo nominò suo
segretario di Stato. Fedele alle direttive del Pontefice, cercò di assicurare l'indipendenza della
Santa Sede mediante un realistico inserimento nella comunità internazionale con l'intento di
assicurare i diritti del magistero della Chiesa nel mondo. In questo contesto si situa l'azione dei
salesiani nel Sud America. Non più segretario di Stato sotto il pontificato di Pio X, esplicò il
lavoro nelle congregazioni di cui faceva parte. Morì a Roma.
— Carlos Calvo (1824-1906), n. a Buenos Aires, seguì molto giovane la carriera diplo-
matica. Dopo aver rappresentato il suo paese a Berlino, Washington e Londra, fissò la sua
dimora a Parigi. Fu uno dei fondatori dell'Institut de Droit International nel 1873. Riuscì a far
approvare dalle potenze mondiali il principio secondo il quale il debito di un semplice cittadino
verso il governo di altre nazioni non può essere riscosso colle armi. Pubblicò diverse opere di
diritto internazionale.

2.2 Page 12

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230
Antonio da Silva Ferreira
per il '96, sotto la pressione dei governatori delle province di Buenos Aires, Santa
Fé e Tucumán, le camere approvarono i sussidi per le nuove diocesi di Santa Fé,
La Piata e Tucumán. Fu allora possibile ricorrere di nuovo a Carlos Calvo perché
completasse la sua missione presso la Santa Sede. Il governo argentino si dichia-
rava pure disposto a negoziare una diversa divisione delle circoscrizioni ecclesia-
stiche nel paese.31
I salesiani cercano di ottenere il riconoscimento del vicariato
Alla modifica della legge erano interessati i salesiani, i quali anche in Cile
dovevano difendersi contro i tentativi di smembramento della prefettura apostoli-
ca di Punta Arenas.
Prima ancora che Carlos Calvo avesse ufficialmente l'incarico di trattare con
la Santa Sede, don Rua si era dato da fare perché il vicariato apostolico rimanesse
indipendente dalla giurisdizione della curia di Buenos Aires. Aveva quindi chie-
sto a mons. Cagliero che scandagliasse in proposito l'opinione del successore di
mons. Aneyros.32
Mons. Cagliero scrisse pure alla Segreteria di Stato e esordì con quella che
per lui era la questione pregiudiziale: «[...] la Santa Sede [...] determinerà a quale
Diocesi viciniore dovranno appartenere i Territori Federali, occupati prima della
conquista dagli Indii, e dove sono le attuali nostre Missioni».33 Inviò quindi al
card. Segretario di Stato una chiara descrizione dei territori interessati dalla nuo-
va divisione delle diocesi e delle distanze che intercorrevano tra loro e le possibili
sedi diocesane previste dalla legge. Allegò una copia della lettera del ministro
Antonio Bermejo al ministro Amâncio Alcorta, nella quale si dichiarava che il
governo argentino era disponibile a trattare una diversa divisione delle circoscri-
zioni ecclesiastiche nel paese. Suggerì che, nelle trattative, la Segreteria di Stato
tenesse presente le difficoltà di annettere la Patagonia alla diocesi più vicina, a
causa della sua sterminata estensione e delle distanze; presentò tre ipotesi: o si
riconosceva ufficialmente l'operato della S. Sede che nel 1883 aveva eretto la
Patagonia in
31 Cf ASC G 314 copia di lettera Bermejo-Alcorta 07.04.96; ASC A 852 copia lettera
Rampolla-Calvo. In questa si dice che il Santo Padre accettava l'erezione delle nuove diocesi
«salvi rimanendo i diritti acquisiti dei religiosi missionari». Cf anche AAEE Argentina, fase. 24,
nota Rampolla-Calvo 01.02.97, f. 20.
32 Cf ASC G 314 lettere Cesare Cagliero-Cagliero 05.02.96; Antonini-Cesare Cagliero
28.07.96.
33 Cf AAEE Argentina, fase. 22, ff. 29-32, lettera Cagliero-Rampolla 02.05.96. Diceva
l'articolo secondo della legge del 23 novembre 1887: «Art. 2° - Autorízase igualmente al poder
ejecutivo para proceder por los mismos trámites a la determinación de las diócesis en que de-
ban ser comprendidos los territorios federales».

2.3 Page 13

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 231
vicariato e la Terra del Fuoco in prefettura apostolica; o si erigeva una nuova e
vastissima diocesi; oppure si stabilivano almeno due ausiliari del futuro vescovo
di La Plata, i quali avessero la loro residenza nel Rio Negro l'uno, e nella Terra
del Fuoco l'altro.
Propendeva per la prima ipotesi, perciò chiedeva che si cercasse di ottenere
dal governo argentino Y exequatur per il breve di erezione del vicariato apostoli-
co. Da parte dell'arcivescovo e del clero supponeva che non ci fossero difficoltà;
lo stesso da parte dell'opinione pubblica, visto che ormai tutti conoscevano bene
quanto si faceva in Patagonia e ne erano contenti. Pensava che non ci sarebbero
state difficoltà col potere esecutivo, poiché il Presidente e i suoi ministri erano
favorevoli ai salesiani. Quanto alle camere, si doveva affidare la questione all'a-
zione discreta di tanti deputati amici.34
Presentò quindi una descrizione di quanto i salesiani facevano e avevano fat-
to nella Patagonia e concluse auspicando che il Segretario di Stato sapesse «tute-
lare nelle trattative col Governo Argentino l'interesse, e direi, la necessità delle
Missioni suddette, i diritti della S. Sede nonché le ragioni, almeno di congruenza,
della nostra Congregazione».
Difficoltà e proposte per l'applicazione della legge sulle nuove diocesi
Mentre Calvo trattava a Roma, in Argentina il vescovo di Salta si rivolse al
ministro del culto per chiedere che la provincia di Catamarca fosse unita alla sua
diocesi. L'arcivescovo di Buenos Aires poi non si rassegnava che la sua diocesi si
riducesse alla capitale federale. Siccome il governo della provincia di Buenos
Aires si opponeva alla divisione della provincia dal punto di vista religioso, si
pensò di assegnare all'archidiocesi la Patagonia tutta, fino alla Terra del Fuoco,
meno il Neuquén, che sarebbe stato unito alla diocesi di Cuyo.35
Mons. Cagliero, da parte sua, ritornò sulla sua proposta e presentò due ipo-
tesi di soluzione del problema: o si riconosceva il vicariato apostolico così come
era stato eretto nel 1883, oppure si inviava in Patagonia un vescovo ausiliare
dell'arcivescovo di Buenos Aires. In questa seconda ipotesi, data la mancanza di
clero e di mezzi, si doveva continuare ad affidare alla congregazione salesiana le
missioni della Patagonia e della Terra del Fuoco.
Non solo. Nell'ipotesi che queste passassero alle dipendendenze dell'ar-
34 Cf ASC G 341 lettera Cagliero-Cesare Cagliero 26.04.96.
35 Cf ASC A 850 lettera Cesare Cagliero-Rua 04.01.97; ASC G 314 lettera Rua-Ccsare
Cagliero 07.01.97; AAEE Argentina, fase. 22, ff. 6-7, 35-37, lettere Espinosa-Rampolla
08.04.96; 16.06.96.

2.4 Page 14

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232
Antonio da Silva Ferreira
ci vescovo e di un vescovo ausiliare, bisognava studiarne bene le implicanze. La
decisione comportava serie conseguenze economiche per il mantenimento delle
missioni e collocava i salesiani nella condizione di dover dipendere da due supe-
riori: l'ordinario diocesano e il superiore religioso; inoltre le missioni sarebbero
diventate normali case salesiane e, perdendo i salesiani la loro qualità specifica di
missionari apostolici, la Patagonia non sarebbe più l'eredità lasciata loro da don
Bosco.36
Nonostante l'opposizione degli ordinari di Buenos Aires e di Salta, l'energi-
co intervento di mons. Espinosa presso la Segreteria di Stato fece sì che si rispet-
tasse il testo della legge del 1887 e si evitasse qualsiasi soluzione che implicasse
un nuovo ricorso al parlamento argentino.37
La Segreteria di Stato, desiderosa «di assecondare il governo argentino nel
concedere pel maggior bene delle anime l'aumento delle Diocesi» e allo stesso
tempo avendo in animo di tutelare i diritti che i salesiani avevano acquistato per
le molte fatiche e spese in quelle missioni, era arrivata alla stessa conclusione di
mons. Cagliero: nominalmente il territorio patagónico sarebbe stato attribuito
all'archidiocesi di Buenos Aires, ma in realtà sarebbe stato amministrato da ve-
scovi o amministratori apostolici, praticamente gli stessi salesiani che si trovava-
no già in quella regione, cioè mons. Cagliero e mons. Fagnano.38
Don Rua insistette perché si conservassero ancora il vicariato e la prefettura
apostolica. Ma ormai la loro sorte era segnata. Il Io febbraio 1897 il card. Ram-
polla comunicò al Calvo che il Santo Padre aveva accolto benignamente la solle-
citazione del governo argentino per l'erezione delle tre nuove diocesi e che si
dovevano assicurare i diritti anteriormente acquisiti dai religiosi missionari. La
Patagonia e la Terra del Fuoco sarebbero confluite sì nell'archidiocesi di Buenos
Aires, ma, fino a tanto che l'arcivescovo non avesse avuto sacerdoti da inviare nei
territori nazionali del sud, il Vicariato apostolico e la Prefettura apostolica conti-
nuavano ad essere affidati ai salesiani.39
36 Cf ASC G 314 lettera Cagliero-Cesare Cagliero 10.10.96; AAEE Argentina fase. 24,
ff. 7-10, lettera Cesare Cagliero-Cavagnis 10.01.97.
37 Cf G. BRUNO, Historia de la Iglesia en la Argentina [...], XII, pp. 286-291; ASC G 314
lettera Bermejo-Alcorta 07.04.96.
38 Cf ASC A 850 lettera Cesare Cagliero-Rua 04.01.97. Per il voto del consultore della
Congregazione per gli Affari Straordinari della Chiesa si veda G. BRUNO, Historia de la Iglesia
en la Argentina [...], XII, pp. 292-293.
39 Cf AAEE, Argentina, fase. 24, ff. 19-20, nota Rampolla-Calvo 01.02.97; ff. 30-31, nota
Calvo-Rampolla 05.04.97; cf anche ASC A 438 lettera Cagliero-Rua 06.05.97.

2.5 Page 15

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 233
La bolla di erezione delle nuove diocesi
Con la bolla In Petri cathedra del 15 febbraio 1897 venivano erette le tre
nuove diocesi. L'arcivescovo Uladislao Castellanos riceveva il mandato di ese-
guire quanto prescritto dalla bolla. Nell’Auto de Erección l'arcivescovo determi-
nava: «24. El territorio de la Arquidiócesis de Buenos Aires lo formará la ciudad
capital y todo el distrito federal, la Isla de Martín García, la Isla de los Estados, y
los territorios nacionales de Rio Negro, Chubut, Santa Cruz y Tierra del Fuego,
sin perjuicio de que continue, por ahora, el Vicariato Apostólico de Patagones y
la Prefectura Apostólica de la Tierra del Fuego, hasta tanto che los Prelados estén
en condiciones de poder enviar miembros del clero diocesano para el cuidado
espiritual de aquellas vastas regiones».40
La creazione dell'ispettoria di S. Francesco Saverio
Nel 1890 si era aperta la casa di Bahia Bianca. Grazie al porto, alla vicinan-
za delle colonie di immigrati che si andavano stabilendo nella bassa Pampa e i
suoi dieci mila abitanti, la città era diventata un centro di grande commercio. Con
la rinuncia del parroco, don José Arosa, la curia di Buenos Aires offrì la parroc-
chia ai salesiani. Mons. Cagliero, credendo che la città facesse parte del territorio
del Vicariato, l'accettò senz'altro. Primo parroco salesiano fu don Michele Bor-
ghino.411 salesiani furono ben visti dalla popolazione in generale. La loro chiesa
era frequentata non solo da donne ma anche da molti uomini; si crearono scuole
parrocchiali; si curavano gli ammalati; si diede inizio a una Società Operaia Cat-
tolica di Mutuo Soccorso.
Nel 1896 mons. Uladislao Castellanos, successore di mons. Aneyros a Bue-
nos Aires, considerando le difficoltà che avevano i francescani nel portare avanti
le loro missioni nella Pampa, chiese ai salesiani di incaricarsi anche di quel terri-
torio e vi nominò vicario foraneo don Pietro Orsi. Da alcuni salesiani si credette
che anche quel territorio passasse a far parte del vicaria-
40 Auto de Erección in «Revista Eclesiástica» 1 (1898), 10. Per la comunicazione fatta da
don Rua al capitolo superiore il 6 giugno di quell'anno cf ASC D 869 Verbali delle riunioni
capitolari, I, p. 172.
41 Don Michele Borghino (1855-1929) n. a Vigone (Torino). Salesiano nel '77, partì per
l'Uruguay. Sacerdote nel '79. A Montevideo fu direttore delle Scuole di S. Vincenzo de' Paoli.
Nel 1883 don Lasagna lo mandò a Niterói a fondare l'opera salesiana in Brasile. Fondò anche
l'opera salesiana a Bahia Bianca. Fu ispettore nel Venezuela e negli Stati Uniti. Tornato a
Bahia Bianca vi restò per qualche anno, andando poi in Brasile dove lavorò a Niterói e a S.
Paolo. Morì a Torino dove era andato in occasione dei festeggiamenti per la beatificazione di
don Bosco.

2.6 Page 16

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234
Antonio da Silva Ferreira
to apostolico.42
Nel 1902 si arrivò all'erezione canonica dell'ispettoria di S. Francesco Save-
rio. Le case della Pampa e la casa di Bahia Bianca furono annoverate tra quelle
dell'ispettoria. Essendoci mons. Cagliero alla testa del vicariato, non si nominò
un'ispettore ma si lasciò al vicario apostolico la cura dell'ispettoria. Questi, con-
vinto che la casa di Bahia Bianca appartenesse al vicariato, non vi trasferì la sede
dell'ispettoria; la conservò a Viedma, nel territorio del Vicariato. Più tardi, quan-
do si chiarì l'equivoco, i superiori pensarono di trasferire a Bahia la sede dell'i-
spettoria. Mons. Cagliero una volta ancora si oppose a questa soluzione.43
Gli ultimi anni di mons. Cagliero nella Patagonia
La grande inondazione del 189944
Un rapido e improvviso disgelo nella cordigliera delle Ande provocò la
grande inondazione del 1899, che distrusse buona parte dei paesi e dei campi
lungo il corso dei fiumi. La prima missione a subirne le conseguenze fu Junín de
los Andes. Il 16 luglio i salesiani e le FMA dovettero sgomberare le loro case e
rifugiarsi in posti più alti. La missione non subì gravi danni. I salesiani tornarono
il giorno 23 e le suore il 6 agosto.45
Il 18 luglio fu la volta di General Roca: il paese fu distrutto dalle acque. Per
tredici giorni gli abitanti dovettero sopportare le intemperie della stagione inver-
nale in alcune improvvisate casupole di legno. Il 1o agosto don Stefanelli riuscì
ad avere dei carri coi quali trasportò la gente a Choele
42 Cf ASC F 056 lettere Cagliero-Rua 25.03.90; lettera Durando-Rua 29.09.91; ASC A
851 lettera Orsi-Vespignani 15.03.900.
— Don Pietro Orsi (1860-1939) n. a Pugliano (Lucca). Salesiano nel 1887, partì per l'Ar-
gentina. Sacerdote nel 1890, lavorò principalmente a General Acha. Qui fu vicario foraneo per
circa 20 anni e costruì il collegio dei salesiani e quello delle FMA. Si distinse nell'apostolato
tra i carcerati. Morì a Buenos Aires.
43 Cf ASC D 518 rescritto di erezione canonica dell'ispettoria della Patagonia Settentriona-
le e Centrale con 15 case. Si vedano gli elenchi della congregazione: Società di S. Francesco di
Sales (America), 1890, p. 4; idem, 1903, pp. 5, 10. Con quel trasferimento si tentava di dare
una risposta a due domande presentate al Capitolo superiore: «2. Se D. Pagliere non è Ispettore
quo iure regit la casa di Bahia Bianca che non è compresa nel Vicariato? La giurisdizione che
riceve da Mons. Cagliero come Vicario s'estende oltre ai confini del Vicariato?» (cf ASC A 852
appunti di autore anonimo; ASC F 056 lettera Conelli-Cerruti 03.05.908).
44 Per la cronaca più completa degli avvenimenti di questa inondazione si veda C.
BRUNO, Los Salesianos y la Hijas de María Auxiliadora en la Argentina - volumen segundo
(18951910). Buenos Aires, Instituto Salesiano de Artes Gráficas 1983, pp. 302-308.
45 Cf ASC F 832 Crónica de la casa de Junín de los Andes, anno 1899.

2.7 Page 17

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 235
Choel, con un viaggio di quattro giorni. Le FMA partirono per Bahia Bianca.
A Patagones e a Viedma si era tentato di difendere l'abitato con la costru-
zione di argini provvisori. Patagones non soffrì granché, ad eccezione della parte
bassa della città, abitata in prevalenza da Italiani. Servì, anzi, di riparo alle popo-
lazioni fuggite dai paesi distrutti dalle acque.
Il 21 luglio le acque ruppero gli argini e invasero Viedma. La gente si rifu-
giò a Patagones. I salesiani e le suore, che erano in una posizione più favorevole,
furono obbligati a sgomberare 5 giorni dopo. L'orologio della torre del collegio
salesiano, che non era stata sommersa, continuò a scandire le ore.
Il 25 luglio le acque arrivarono a Pringles e a Conesa. La gente si rifugiò
sulle colline. A Conesa i collegi dei salesiani e delle FM A furono risparmiati
dalla furia delle acque e la popolazione ricorse ai missionari per i più svariati
bisogni. A Pringles, dove le FM A si erano stabilite da poco più di un mese, si
ebbero gravi danni nei fabbricati. Dopo otto giorni passati in baracche di zinco, si
andò a Patagones fino al 19 settembre.
Anche nel Chubut si soffrirono gli effetti del forte disgelo. Le acque distrus-
sero il paese di Gaimán e il 27 luglio inondarono Rawson. Poco rimase del colle-
gio delle Suore. Il collegio dei salesiani fu totalmente distrutto, mentre si salvò la
chiesa. Dopo essersi rifugiati nella proprietà del signor Magagna, sulle colline, ci
fu chi andò a Trelew e chi a Madryn. Col Santa Cruz i ragazzi e le ragazze che
non poterono tornare in famiglia partirono per Buenos Aires, da dove ritornarono
solo nel settembre del 1900.46
Dappertutto, con pazienza e molta fede in Dio, si incominciò l'opera di rico-
struzione. A General Roca il paese si ricostruì in posto più elevato, nonostante le
osservazioni di don Stefenelli che non giudicava sicuro quel posto; infatti l'ero-
sione non tarderà a far sentire i suoi effetti. La colonia agricola dei salesiani ri-
tornò sul luogo di prima. La costruzione di opere per la regolarizzazione del cor-
so dei fiumi e per l'irrigazione impedirono nel futuro il ripetersi del disastro.
La crisi di fine secolo
Verso la fine del secolo un piccolo gruppo di salesiani, atteggiandosi a di-
fensori dell'osservanza, creò una serie di problemi al vicario apostolico colle loro
reclamazioni riguardo al vitto e ad altre cose che non seguivano
46 Cf ASC F 891 Crònica de la casa de Nuestra Señora de los Dolores - Rawson - Chubut,
p.8.

2.8 Page 18

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236
Antonio da Silva Ferreira
quanto prescritto dai regolamenti (fatti in Italia e per la realtà italiana!). Facevano
opposizione al vicario, si ritenevano interpreti veri delle deliberazioni capitolari,
non seguivano gli orientamenti del vicariato e volevano una maggior libertà di
azione, cosa che il vicario non credeva opportuno concedere data la situazione
sociale della regione. Giudicavano senza misericordia gli altri confratelli e insor-
gevano contro il vicario, quando cercava di recuperare qualcuno la cui condotta
non fosse stata lodevole.
Un altro punto di discordia erano i rapporti tra il vicario e i direttori delle
singole case. La tensione arrivò a tal punto che mons. Cagliero così si espresse:
«Allevato da D. Bosco, che era tutto per noi, e non facevamo nulla senza del suo
consiglio, parto inconsolato e quasi scandalizzato di tali novità».
E il vicario pensava di lasciare a poco a poco la direzione del vicariato, a
misura che i nuovi fossero capaci di portare avanti le opere e di ottenere i sussidi
dal governo di Buenos Aires e dai benefattori. La crisi continuò anche dopo il
ritorno di mons. Cagliero in Europa.47
Le celebrazioni del venticinquesimo delle missioni salesiane
Per il venticinquesimo delle missioni salesiane in America gli ispettori di
Buenos Aires e di Montevideo, i più direttamente interessati, si misero d'accordo
per organizzare le commemorazioni. Dopo avere parlato con mons. Cagliero e
mons. Costamagna, scrissero alla Santa Sede, chiedendo il beneplacito del Santo
Padre perché lo stesso don Rua venisse in persona a presiedere le celebrazioni.48
Leone XIII si limitò a inviare una benedizione speciale per i missionari
d'America. Il card. Rampolla girò la richiesta degli ispettori a don Rua, che rispo-
se ringraziando il Papa dell'impartita benedizione. Scrivendo a mons. Cagliero
per comunicare la benedizione ricevuta, concludeva: «Io pertanto sarò presente in
ispirito, mentre mi farò rappresentare dal caro D. Albera».49
47 Cf ASC A 850 lettera Sessa-Rua s/d; ASC F 056 lettere Cagliero-Albera 21.04.98; Mi-
lanesio-Rua 15.07.904; Pagliere-capitolo generale [sic] 05.03.906; Genghini-Pagliere 02.01.906;
Brentana-Albera s/d [1907]; A 4540438 lettera Rua-Vespignani 16.10.99.
48 Cf AAEE Argentina, fase. 36 lettera Vespignani e Gamba-Rampolla 13.03.900; BS
25(1901) 37.
49 Cf ASC A 4540441 lettera Rua-Vespignani 22.04.900; A 4430380 lettera Rampolla-
Rua 30.04.900; lettera Rua-Cagliero 29.05.900; AAEE Argentina, fase. 30, lettera RuaRam-
polla 29.05. 900; ASC A 4540443 lettera Rua-Vespignani 08.06.900. Don Vespignani inviò a
tutte le ispettorie dell'America una copia della benedizione del Santo Padre (ASC F 066 lettera
Vespignani-carissimi confratelli s/d).

2.9 Page 19

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana
237
Fu inviata ai superiori di Torino una bozza di programma; in essa si invita-
vano a essere presenti tutti i salesiani della prima spedizione missionaria ancora
in vita. Speciali suffragi sarebbero stati fatti per i salesiani defunti che avevano
lavorato in America.50
Le celebrazioni si svolsero con solennità un po' dappertutto; tra le attività si
segnalano:
— pubblicazioni sulla missione di don Bosco e dei suoi istituti tra i figli del
popolo e sulle diverse attività svolte dai salesiani in America in quei primi venti-
cinque anni;
— conferenze salesiane nelle chiese e cappelle dei salesiani; diffusione del-
l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice e dei cooperatori salesiani;
— a Buenos Aires si tenne una esposizione generale dell'Opera salesiana in
America con la partecipazione delle scuole di arti e mestieri anche dell'Europa;51
— dal 6 all'8 dicembre si celebrò nella chiesa di S. Carlos de Almagro un
solenne triduo in cui al mattino si predicava sul Sacro Cuore di Gesù, sulla devo-
zione a Maria Ausiliatrice e all'Immacolata; alla sera si facevano conferenze sui
mezzi per salvare la gioventù: l'insegnamento della religione specialmente negli
oratori festivi, la preservazione dai pericoli nelle case di beneficenza dei salesia-
ni, la formazione di abitudini di vita cristiana, la cura delle vocazioni ecc.
— a Buenos Aires ebbe luogo il secondo congresso dei Cooperatori Sale-
siani. L'arcivescovo volle che fosse un omaggio a Cristo Redentore. Le solenni
funzioni religiose si tennero nella cattedrale e le conferenze plenarie nel Club
Cattolico. Da diverse parti arrivarono autorevoli adesioni a quella iniziativa, ma
sulla stampa non mancarono attacchi a mons. Cagliero. Per la musica si costituì
una schola cantorum con il concorso delle case salesiane dell'Argentina e dell'U-
ruguay. Dall'Europa venne il maestro Giuseppe Dogliani per dirigere il coro e la
banda musicale.52
50 Cf ASC F 049 bozza di programma per i festeggiamenti del giubileo delle missioni sale-
siane; A 4540442 lettera Rua-Vespignani 20.05.900.
51 Cf ASC A 4540445 lettera Rua-Vespignani 13.10.900.
52 Giuseppe Dogliani (1849-1934), n. a Costigliole di Saluzzo (Cuneo), fu accolto da don
Bosco nell'Oratorio di Valdocco nel 1864. Salesiano nel '70. Sotto la guida del Maestro De-
Vecchi studiò musica strumentale, armonia e composizione. Quando don Cagliero partì per
l'America nel '75, gli fu affidata la direzione della schola cantorum e nel 1889 anche della banda
musicale dell'Oratorio. Ricondusse nell'ambito della chiesa la musica classica facendo delle
esecuzioni nella basilica di Maria Ausiliatrice un punto di riferimento per quanti amavano la
musica a Torino. La presenza della schola cantorum e della banda musicale fu richiesta spesso
in altre città di Italia e perfino per l'inaugurazione della nuova cattedrale di Marseille. Per
l'incoronazione dell'effigie di Maria Ausiliatrice nel 1903 compose l'antifona Corona aurea.
Alcuni dei suoi allievi si affermarono nel campo della musica come il tenore Francesco Tama-
gno e il compositore Federico Caudana. Morì a Torino.

2.10 Page 20

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238
Antonio da Silva Ferreira
Alcune ispettorie e missioni presentarono al congresso una relazione sulla
propria storia e le attività in atto. Nella terza commissione si parlò delle missioni
tra gli indigeni dell'America e Juan Zorrilla de San Martin, autore del poema
indigenista Tabaré, tenne in proposito un'apprezzata conferenza.53
Fra i risultati del congresso possiamo ricordare il nuovo grandioso Tempio
che si innalzò a Buenos Aires, quale omaggio a Gesù Redentore ed a Maria Ausi-
liatrice dei Cristiani, offerto al Sommo Pontefice come tributo di amore filiale dei
Salesiani e dei loro Cooperatori; si aprì anche il collegio Leone XIII per la cura
dei ragazzi più bisognosi. Non si ebbe nessuna realizzazione concreta in campo
missionario.54
Il primo Capitolo americano
Per le commemorazioni del venticinquesimo delle missioni erano stati invi-
tati tutti gl'Ispettori e i Direttori delle case più importanti. Unita all'invito, ricevet-
tero la convocazione per uno speciale Capitolo Sud-americano da celebrarsi in
quei giorni. Vi convennero tutte le ispettorie americane. Lo scopo era quello di
applicare alla realtà americana le deliberazioni dei Capitoli generali. Un analogo
Capitolo si era realizzato in Spagna.
Le riunioni ebbero inizio ad Almagro il 26 gennaio del 1901. Si trattarono i
seguenti punti: osservanza religiosa; formazione e perseveranza del personale
salesiano; organizzazione delle case, specialmente della casa ispettoriale e di
quella di noviziato; noviziato di coadiutori da inviare ai vicariati apostolici, novi-
ziato missionario, le vocazioni in America; le missioni dell'America; le parroc-
chie; sistema educativo di don Bosco; rapporti tra i vicari del Rettor Maggiore e
gli ispettori; rapporti con le FMA nelle cose materiali e spirituali; costumière di
ogni ispettoria.
53 Juan Zorrilla de San Martin (1857-1931) n. a Montevideo. Nel 1877 si laureò in legge
a Santiago de Cile. Giudice a Montevideo, fu uno dei fondatori de «El Bien». Professore di lette-
ratura all'università ne fu destituito da Máximo Santos perché si opponeva al governo. Si ritirò
a Buenos Aires fino al governo di Tajes, quando fu eletto deputato. Fu poi ministro plenipoten-
ziario a Lisbona e a Madrid (1887-1895) e ambasciatore a Madrid e a Paris (1895-1898). Tor-
nato a Montevideo, riprese la direzione de «El Bien» e l'insegnamento universitario. Occupò
diverse cariche pubbliche. Morì a Montevideo. Fu il primo poeta uruguayano che si distinse nel
trattare i temi propri della sua nazione.
54 Cf ASC A 4540448 lettera Rua-Vespignani 11.12.900; A 4540449 lettera RuaVespi-
gnani 03.01.901. Per lo svolgimento del congresso cf BS 25 (1901) 37-40 e 149-156. Come esem-
pio delle relazioni presentate al congresso cf ASC F 087 Relatório da Obra Salesiana de Dom
Bosco nas Missões do Mato Grosso - Estfadjos Unfidjos do Brasil 1894-1900. Si veda anche
Don Bosco en la Argentina - Discurso del Prbo. Valentin Bonetti. Buenos Aires, Escuela Tipográ-
fica del Colegio San José de Artes y Oficios 1900.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 239
Il Capitolo non ignorò i problemi del Vicariato. Riconobbe che l'evangeliz-
zazione e la civilizzazione dei selvaggi erano state il sogno della vita del Fonda-
tore e l'oggetto delle più tenere cure negli ultimi suoi anni. Affermò che le mis-
sioni, specialmente quelle della Patagonia, erano uno dei fini speciali della con-
gregazione salesiana.
E si trascrisse un brano della lettera che don Rua aveva scritto a mons. Co-
stamagna, a nome di Don Bosco, il 31 Gennaio 1888, ai piedi del letto in cui
questi poco prima era spirato: ...«Si abbia verso di Mons. Cagliero e della sua
missione un amore veramente fraterno, e se si può far risparmi nelle spese per
venirgli in soccorro, si faccia molto volentieri. Ciascuna di coteste case dovrebbe
avere una santa ambizione non solo di pagare tutti i debiti verso le case salesiane,
ma ancora di venire in soccorso verso le Missioni della Patagonia e della Terra
del Fuoco che Iddio nella sua amorevole Provvidenza ci volle affidare! »
Il Capitolo americano fece quindi voti perché le case delle missioni fossero
aiutate da tutti i singoli ispettori, specialmente da quelli delle regioni più vicine e
che parlavano la stessa lingua. Fece pure un appello agli ispettori e direttori del-
l'Europa perché incrementassero le vocazioni missionarie. Pensò di ovviare al
problema del personale con la creazione di un noviziato in Viedma. Raccomandò
un'accurata scelta del personale da inviare nelle missioni. E chiese ai superiori di
non abbandonare i missionari a se stessi ma di assisterli e vigilare su di loro «per
mezzo di visite, di corrispondenze e rendiconti epistolari e soprattutto nell'epoca
degli Esercizi Spirituali».55
La visita di don Albera in Patagonia
Sulla visita di don Albera in Patagonia don Gusmano pubblicò alcune rela-
zioni in BS 25 (1901) pp. 96-99; 123-124. Il visitatore non riuscì a ottenere da
mons. Cagliero che presentasse il resoconto del Vicariato.56 Gli appunti di don
Gusmano sulle diverse case riportano le solite osservazioni riguardanti i diversi
aspetti della vita salesiana, senza presentare problemi speciali.
55 Cf Atti del Primo Capitolo Americano della Pia Società Salesiana. Buenos Aires (Aima-
gro), Collegio Pio IX di Arti e Mestieri 1902, pp. 30-34: ASC B 051 lettera Albera-Rua
10.07.901; A 454 lettera Rua-Vespignani 11.04.901; BS 25 (1901) 247.
56 «Tentai varie volte di farmi fare una relazione sulla condotta di varii confratelli e sul-
l'andamento di varie case; egli si diffuse molto in lamenti contro il Capitolo Sup[erio]re senza
dirmi nulla di concreto e di veramente individuale, sicché si potesse dare qualche avviso. Non
mi parve potere suggerire alcuna mutazione nel personale, parendomi egli poco disposto a rice-
verla» (ASC B 051 lettera Albera-Rua 19.11.901).

3.2 Page 22

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240
Antonio da Silva Ferreira
Mons. Cagliero si ritira in Europa
Tre ragioni principali militavano a favore della rinuncia di mons. Cagliero al
Vicariato apostolico: l'età, che consigliava di affidargli un incarico più leggero; il
fatto che il governo argentino puntava ad avere un prelato nativo del paese; il
desiderio di Pio X di servirsi di mons. Cagliero per il bene della Chiesa universa-
le, sia in Italia che nel Centro America.57
Nel 1903 il Vicario apostolico si recò in Europa. Pontificò a Torino il 17
maggio, in occasione della solenne incoronazione di Maria Ausiliatrice. A Val-
docco pensavano che non sarebbe più tornato in America. Egli però non era an-
cora disponibile a rinunciare e tornò in America agli inizi del 1904. Nel giugno di
quello stesso anno il Santo Padre lo fece arcivescovo titolare di Sebaste e lo ri-
chiamò in Italia. Mons. Cagliero lasciò la sede del Vicariato agli inizi di luglio e
il 19 di quel mese partiva per Torino, accompagnato da Zeferino Namuncurá.
Ma non rinunciò alla carica di Vicario apostolico e la conservò anche quan-
do fu delegato apostolico nel Centro America.
Il dopo Cagliero
I provicari
Mons. Cagliero lasciò alla testa del Vicariato apostolico due provicari: don
Esteban Pagliere per la Patagonia settentrionale e don Bernardo Vacchina per il
Chubut. I due godevano di tutte le facoltà necessarie per delega del Rettor Mag-
giore.58
57 Cf. C. BRUNO, LOS Salesianos y las Hijas de Maria Auxiliadora en la Argentina [...],
II, pp. 325-326.
58 Cf ASC D 869 Verbali delle riunioni capitolari, I, p. 215. «Si decide di formare due Pro-
vincie distinte in Patagonia, Viedma e Chubut quest'ultima affidata a D. Vacchina col titolo di
Provicario e Proispettore. Lo stesso titolo avrà il Superiore a Viedma. - Mons. Cagliero conti-
nuerà a conservare il suo titolo e l'autorità benché si stabilisca a Roma» (ASC D 869 Verbali
delle riunioni capitolari, I, p. 220). Un mese dopo il capitolo credeva meglio di stabilire «che i
due provicarii di Mons. Cagliero pel momento non portino il titolo d'Ispettori. Abbiano però
tutte le facoltà per delegazione del Rettor Maggiore e procurino di adempiere i doveri» (ASC D
870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p. 5). Nel 1908 don Ricaldone scriveva dal Manga: «Il
Chubut dipende dall'Ispettoria di D. Pagliere od è indipendente?» ASC A 852 lettera Ricaldo-
ne-Rua 15.08.908.

3.3 Page 23

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 241
Il provicariato del Chubut
Don Vacchina59 nel 1904 arrivò a Rawson nel Chubut dove era estrema la
povertà dei salesiani: mancava perfino il cibo. Cercò di rendere più accoglienti
gli edifizi della missione, favorì le scuole, la formazione professionale e l'ospeda-
le, inviò missionari in tutto il territorio, che ormai contava già 15 mila abitanti.
Quasi tutti erano europei, specialmente inglesi o tedeschi, numerosi i protestanti.
Il personale salesiano era scarso per numero e qualità. Il provicario doveva
provvedere ai bisogni della gente sparsa per la campagna; a Rawson rimanevano
quelli che non erano stati accettati da nessuna parte. Le FMA si distinsero nell'e-
ducazione delle ragazze di Rawson e Trelew. Lo stato economico delle case era
poi, come s'è detto, molto precario.60
Il provicariato della Patagonia
Don Pagliere fu scelto perché era argentino e poteva trattare più facilmente
con le autorità ecclesiastiche e civili della Repubblica. Governò il Vicariato fino
al 1909. Di lui disse don Pietro Ricaldone:61 «[...] è un religioso
59 Don Bernardo Vacchina (1859-1935), n. a Revignano d'Asti, entrò nell'Oratorio di
Valdocco nel '71. Salesiano nel '77, di lui parlano le MB nel capitolo dal titolo Storia di un
chierico (MB XIII 825-832). Partì per l'Uruguay nel '79, indi si mise a servizio del delegato
apostolico a Buenos Aires. Sacerdote nel 1882, andò in Patagonia e dal 1887 fu il braccio
destro di mons. Cagliero nel Chubut, del quale fu anche vicario foraneo. Morì a Buenos Aires.
60 Cf C. BRUNO, LOS Salesianos y las Hijas de María Auxiliadora en la Argentina [...], II,
pp. 379-385; si veda la relazione di don Vacchina al capitolo superiore in ASC A 850 lettera
Vacchina-Rua 01.09.96; ASC F 066 Visita straordinaria Pro-vicariato del Chubut relazione di
don Ricaldone 11.10.908; ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p. 19; ASC F 056 lette-
re Vacchina Albera 29.04.907; 30.06.908; Vacchina-Rua 14.07.907; Vacchina-Piscetta
30.06.908.
61 Don Stefano Pagliere (1868-1941), n. a Buenos Aires, salesiano nel 1886, ordinato nel
1892, fu il primo sacerdote salesiano argentino. Del periodo di provicario nella Patagonia
settentrionale si parla abbondantemente in questo studio. Inserito nell'ispettoria di Buenos
Aires fu direttore di diverse case. Morì a Buenos Aires.
— Don Pietro Ricaldone (1879-1951) n. a Mirabello (Alessandria). Salesiano nel 1890, fu
inviato in Spagna. A Sevilla si distinse per il lavoro nell'oratorio festivo. Sacerdote nel 1893,
diresse l'opera di Sevilla e nel 1901 fu fatto ispettore delle case salesiane dell'Andalusia. Nel
1908-1909 fece la visita canonica alle case del Rio Grande del Sud, dell'Uruguay, dell'Argentina
e alle missioni del sud del continente. Chiamato nel 1911 a far parte del Capitolo superiore,
diresse le scuole professionali e agricole della congregazione. Fece anche una visita alle case del
Messico e degli Stati Uniti. Nel 1922 fu eletto Prefetto generale della congregazione. Si distinse
per il lavoro riguardante le missioni: partecipazione alla esposizione vaticana, realizzazione
della mostra delle missioni salesiane a Torino, visita alle missioni dell'estremo Oriente, crociata
missionaria, sviluppo delle case destinate a preparare in Europa missionari per l'estero. Note-
vole anche la sua partecipazione nell'organizzare i festeggiamenti per la beatificazione di don
Bosco. Nel 1932 fu eletto Rettor Maggiore della congregazione. Raddoppiò le fondazioni e il

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242
Antonio da Silva Ferreira
esemplare, pio, prudente ed amante dell'osservanza religiosa. In generale è stima-
to dai suoi dipendenti ed eziandio dalle autorità e persone esterne». Ma non ave-
va ricevuto i documenti canonici della sua elezione e don Vacchina faceva notare
che gli mancava l'autorità: non aveva la carica di ispettore e alcuni non ubbidiva-
no alle sue disposizioni. Egli si considerava in carica provvisoriamente e, a segui-
to anche delle voci che mons. Cagliero sarebbe tornato presto, manifestava gran-
de indecisione nella soluzione dei problemi. Gli mancava la capacità di dialogo
con quelli che non la pensavano come lui; per la salute non buona doveva andare
a Buenos Aires con frequenza. Riuscì però a visitare quasi tutte le case del vica-
riato.62
La missione gli si presentò come un carro senza ruote, e con un lungo cam-
mino da fare. Le ruote erano i direttori: data la scarsità del personale, le forze
erano insufficienti; il lungo cammino era quello che bisognava fare per passare
da una casa all'altra, vedere tutto con i propri occhi, ricevere notizie ed accorrere
per impedire i disordini quando erano ancora agli inizi.63
Pur non essendoci a Torino disponibilità di personale, bisognava venire in
aiuto al Vicariato della Patagonia. All'ispettore dell'Uruguay, che voleva fondare
una casa a Uruguaiana nel Rio Grande do Sul, don Rua scrisse di mandare a don
Vacchina, a don Pagliere, oppure a mons. Fagnano, il personale destinato per
quella fondazione.64
numero dei salesiani; promosse la crociata catechistica, attuò l'ampliamento della basilica di
Maria Ausiliatrice a Torino, ottenne dalla Santa Sede l'erezione del Pontificio Ateneo Salesia-
no, ebbe la consolazione di assistere alla canonizzazione di don Bosco, di Madre Mazzarello e
alla beatificazione di Domenico Savio. In Spagna aveva promosso la pubblicazione della Bi-
blioteca Agraria Solariana. Da Rettor Maggiore creò la Libreria della Dottrina Cristiana, pro-
mosse il completamento delle MB e la pubblicazione degli Annali, della Corona Patrum Sale-
siana, della collana Formazione Salesiana, nella quale figurano vari suoi volumi.
62 «La sua situazione infatti è ben difficile, dovendosi concretare in massima parte a so-
stenere le cose nelle condizioni attuali giacché, come si è venuto dicendo che Mgr. Cagliero
sarebbe tornato, egli prudentemente non credeva doversi prendere la responsabilità di qualsiasi
innovazione che forse non avrebbe incontrato poi la dovuta approvazione» (ASC F 066 Vica-
riato Apostolico della Patagonia Ispettoria S. Francesco Zaverio, relazione della visita straordi-
naria di don Ricaldone 20.01.909 - che citeremo sempre come relazione di don Ricaldone;
cianche A 850 lettere Cynalewski-Cagliero s/d; Cynalewski-Pagliere 19.04.905; F 056 Brentana-
Albera 1907; Guerra-Gusmano s/d; F 445 Bonacina-Rinaldi 04.11.909).
63 In diverse case il lavoro dei missionari si era ridotto all'opera da loro gestita e non da-
vano più missioni nei dintorni. Nel 1909, parlando a tutto il Capitolo superiore, don Pagliere
denunciò chiaramente la vastità del campo assegnato ai salesiani in Patagonia e la scarsità del
personale disponibile (Cf ASC F 056 lettere Pagliere-capitolo generale 05.03. 906; PagliereRi-
naldi 30.07.906; Pagliere-Albera 11.11.907; ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p.
283). Sulla difficoltà di comunicazione tra le diverse case cf anche la relazione di don Ricaldone
20.01.909.
64 Don Giuseppe Gamba, ispettore dell'Uruguay, voleva sviluppare l'opera salesiana nel
Rio Grande do Sul sia per poter entrare nella regione delle colonie, ricche in vocazioni, sia per
difendersi da un possibile incameramento delle sue opere da parte del governo laicista di Mon-

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana
243
Qualche direttore fu cambiato. Il Capitolo superiore insistette inoltre perché
in nessuna casa o residenza vi fosse un solo sacerdote, ma almeno due. Si racco-
mandò che durante l'inverno, quando si verificava una diminuzione delle attività
pastorali, si radunassero i missionari «nella casa ispettoriale od in qualche altra
dove potessero attendere agli esercizi spirituali e a qualche riunione speciale
relativa al compito della loro missione».65
Si cercò di curare meglio i salesiani in formazione. Nel noviziato di Patago-
nes il maestro era allo stesso tempo confessore delle suore a Viedma e direttore
del collegio di Patagones; nel collegio convivevano convittori, allievi esterni e
novizi. Si mandarono allora i novizi a Bernal e il direttore lasciò la carica per
essere segretario dell'ispettore.66
Durante il capitolo generale del 1904 gli ispettori d'America ottennero che il
personale delle loro ispettorie dipendesse da loro e che i vicari del Rettor Mag-
giore nei due versanti non esistessero più.67 Ma quanto al governo del Vicariato
mons. Cagliero ne era sempre il prelato e per questo non si era mai sicuri sul da
farsi. Si aggiunga che, essendo Viedma troppo fuori mano, il provicario rimaneva
poco tempo in sede.
Nel 1906 il Capitolo superiore giudicò bene che l'ispettore fissasse la sua
sede a Bahia Bianca e facesse da direttore al Collegio D. Bosco. Bahia Bianca
era il centro principale dell'ispettoria, di facile comunicazione con quasi tutte le
case e con Buenos Aires. D'allora in poi le vicende della casa di Bahia Bianca
ebbero molto peso sulle sorti di don Pagliere e del Vicariato stesso.
La casa di Bahia Bianca
Quando don Michele Borghino lasciò la carica di direttore a Bahia Bianca e
tornò in Italia, lo sostituì don Felice Guerra che era direttore a Paysandu. Andato
a Bahia Bianca, si fece apprezzare in quanto uomo di cultura e predicatore bril-
lante.
Presto il direttore del collegio entrò in conflitto con i salesiani della parroc-
chia, i quali non erano d'accordo con le sue idee nell'ambito pastora-
tevideo. I superiori di Torino però avevano continuamente bisogno di personale per le altre
ispettorie dell'America Latina e così non fu possibile a don Gamba realizzare questo suo piano.
Dopo il definitivo trattato di frontiere tra l'Uruguay e il Brasile, le case del Rio Grande do Sul
passarono all'ispettoria di S. Paolo del Brasile.
65 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 78, 92; ASC F 066 relazione di don
Ricaldone 20.01.909.
66 Cf ASC F 056 lettere Brentana-Albera 1907; Pagliere-Albera 11.11.907; BottinoAibe-
ra 21.03.909; F 445 lettera Bonacina-Rinaldi 04.11.909.
67 Cf D 870 Verbali delle riunioni capitolari, p. 72, adunanza del 9 aprile 1906.

3.6 Page 26

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244
Antonio da Silva Ferreira
le. I superiori erano dell' opinione che don Guerra rimanesse a Bahia. Oltre alle
pressanti richieste fatte da diverse parti, vi era la convenienza di ottenere dal ve-
scovo de La Plata la sua nomina a vicario foraneo, mettendo così fine alla verten-
za che si trascinava già da qualche tempo tra la congregazione e la diocesi sulla
parrocchia di Bahia.68
Ma anche in collegio i salesiani finirono per dividersi in due gruppi. Il nuo-
vo direttore diede grande importanza allo studio e i risultati non tardarono a veni-
re. Ma la pietà e lo spirito salesiano non andavano bene, poiché, a quanto sembra,
alcuni confratelli si servivano del sostegno del direttore per gestire autonoma-
mente la propria vita.69
La nomina di don Pagliere a pro-ispettore fece esplodere la crisi che covava
a Bahia Bianca. Don Guerra infatti era contrario al fatto che in Argentina ci fos-
sero direttori e altri superiori argentini. Il contrasto arrivò sino al capitolo supe-
riore. In un primo momento fu incaricato don Albera di scrivere a don Guerra
raccomandandogli che fosse più sottomesso all'Ispettore. Alla fine del 1907 si
pensò bene di richiamarlo in Italia per chiarire ai superiori il suo operato. Era
quanto voleva il direttore.70
68 II vescovo de La Plata aveva intenzione di farlo vicario foraneo di Bahia Bianca e tutta
la bassa Pampa intuitu personae, ma il Capitolo superiore si oppose, volendo che tale vicaria
fosse affidata alla congregazione e non a un singolo socio (cf ASC D 870 Verbali delle riunioni
capitolari, II, p. 138).
— Mons. Felice Guerra (1866-1957), n. a Volpedo (Alessandria). Salesiano nel 1886.
partì per l'Uruguay, andando a rafforzare il personale docente de Las Piedras. Sacerdote a
Buenos Aires nel 1890, divenne maestro dei novizi a Las Piedras. Fu direttore e parroco a Pa-
ysandu. Durante questi anni attraversò una profonda crisi, come si può vedere dalle lettere di
don Rua a don Gamba. Del suo lavoro a Bahia Bianca si parla in questo studio. Nel 1908
mons. Cagliero lo portò con sé in Centro America, in qualità di uditore di quella delegazione
apostolica, e quando tornò in Europa, don Guerra vi rimase come incaricato di affari. Nel 1915
fu eletto vescovo titolare di Amata e amministratore apostolico di Santiago de Cuba, di cui fu
anche arcivescovo dal 1916-1925. Vi chiamò i salesiani e le FMA; a imitazione di quanto si
faceva in Paysandú, formò gruppi di missionari itineranti per ridestare la vita cristiana tra il
popolo; costruì molte chiese e restaurò la cattedrale; fondò diversi collegi; promosse la buona
stampa, fondò un giornale cattolico; ottenne dal governo la ricostruzione della grande strada
del Cobre; lottò contro l'introduzione del divorzio nel paese. Tornato in Italia, si dedicò a dif-
fondere la divozione a Maria Ausiliatrice e a don Bosco. Morì a Gaeta (Latina).
69 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 130, 137; ASC F 056 lettera Botti-
no-Albera 21.03.909.
70 Don Pagliere comunicava a don Albera che il direttore di Bahia aveva chiesto a don
Rua di recarsi in Italia, quasi nello stesso giorno in cui il Capitolo decideva di richiamare don
Guerra. Il 27 gennaio 1908 questi presentò la sua difesa davanti al Capitolo superiore. Quattro
giorni dopo don Cerruti fece una presentazione di tutte le lagnanze a suo carico. Le spiegazioni
date furono giudicate soddisfacenti dai superiori, ma don Guerra non tornò a Bahia Bianca (cf
ASC F 056 lettera Pagliere-Albera 11.11.907; ASC F 056 appunti Guerra-Gusmano s/d; ASC
D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 78, 81, 163, 174, 175-176, 179).

3.7 Page 27

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 245
Si trasferisce a Bahia Blanca la sede dell'ispettoria
Si pensò anche di portare la casa ispettoriale a Bahia Blanca. Siccome mons.
Cagliero non era d'accordo, per il momento si raccomandò a don Pagliere di fer-
marsi a lungo a Bahia e di preparare un progetto per cercare di risolvere il conflit-
to esistente tra le case di quella città.
Nonostante il parere contrario di mons. Cagliero, il Capitolo continuò a e-
saminare le due soluzioni possibili per il caso: o trasferire la casa ispettoriale da
Viedma a Bahia, oppure trasferire la casa di Bahia all'ispettoria di Buenos Aires.
Nella prima ipotesi, con la creazione di un centro delle opere salesiane di quella
città, che fosse anche il centro dell'autorità, si sarebbero tolte le occasioni di dis-
senso fra il collegio ed i sacerdoti addetti alla parrocchia. Alla fine si optò per un
solo direttore a Bahia e una sola casa, della quale facessero parte sia i salesiani
del collegio sia quelli della parrocchia. E in tale soluzione non c'era posto per don
Guerra.71
La nomina di don Pagliere a direttore del collegio di Bahia Bianca e il con-
seguente trasferimento della sede dell'ispettoria non furono ben accolti né dai
confratelli né dagli esterni. I giornali ne parlarono contrariati e, in casa, il diretto-
re non aveva l'appoggio dei suoi più immediati aiutanti. Da Torino i superiori
misero prudentedemente al corrente don Pagliere di quanto scrivevano da Bahia
per reclamare il ritorno di don Guerra e gli raccomandarono di far di tutto per
ottenere il favore della cittadinanza di Bahia.72
Intanto da questa città continuavano a giungere notizie poco confortanti
quanto all'andamento di quel collegio, non mancavano lamentele o mormorazioni
verso l'ispettore che non riusciva a provvedere ai bisogni. Si informò di tutto
mons. Cagliero, che conservava il titolo di Vicario apostolico della Patagonia, ed
allo stesso tempo si chiese a don Giuseppe Vespignani sia di indicare chi potesse
sostituire come Vicario don Pagliere sia di studiare se non fosse il caso d'incorpo-
rare all'ispettoria argentina la casa di Bahia Bianca.73
71 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 130, 137, 163, 173.
72 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p. 179; ASC F 056 lettera BottinoAl-
tera 31.03.909.
73 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p. 212.
— Don Giuseppe Vespignani (1854-1932), n. a Lugo (Ravenna), fu ordinato sacerdote
nel '76. Recatosi a Torino per conoscere don Bosco e la sua opera, vi si fermò quasi un anno e
si fece salesiano. Andò a Buenos Aires in qualità di maestro dei novizi. Nel '94 successe a
mons. Costamagna nel governo dell'ispettoria argentina. Fino a quel momento l'opera salesiana
era rimasta troppo ristretta ai circoli italiani e europei del paese. Don Vespignani cercò di in-
culturarla nella nazione. Confessore, parroco, maestro, scrittore, fondatore di case, costruttore
di chiese, meritò l'elogio perfino degli avversari della Chiesa. Nel 1922 fu chiamato a Tori-

3.8 Page 28

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246
Antonio da Silva Ferreira
Ma non si poteva stare a discutere continuamente il problema di questa: ur-
geva pensare alle sorti della Patagonia, tanto più che si facevano sempre più insi-
stenti le voci di quelli che credevano giunto il momento opportuno perché i sale-
siani si ritirassero con onore dal vicariato.74
La Patagonia sotto l"ispettoria di Buenos Aires
La poca salute di don Pagliere fece sì che nell'aprile del 1909 don Rua lo in-
vitasse a venire a Torino per riposarsi.75
Come si prevedeva, non fu possibile a mons. Cagliero continuare per molto
tempo ad essere delegato apostolico nel Centro America e allo stesso tempo vica-
rio apostolico in Patagonia. I superiori credettero bene di affidare temporanea-
mente a don Vespignani la conduzione del vicariato nella logica del cambiamento
che si prospettava. Al vescovo di Magida si chiese di comunicare al nuovo pro-
vicario le facoltà che prima aveva comunicato a D. Pagliere.76
Per i confratelli fu un momento di smarrimento. Non gradivano che la loro
ispettoria fosse soppressa: «Che il R.do P. Pagliere non lo credano a proposito
per dirigerci, non fa al caso, poiché possono mandarci un altro Ispettore, che ci
diriga, ci mantenga uniti, ci metta in regola», scriveva don Bonacina a don Rinal-
di, «Sembra pure, così ci ha fatto comprendere il nostro Carissimo nuovo Ispetto-
re che la Patagonia viene unita alla Ispettoria di B. Aires. - Ciò ci fa maggior
meraviglia, e si stenta a crederlo. - Ma che cosa abbiamo fatto in questa Patago-
nia per castigarci così? - Se io dò uno sguardo per questa disgraziata terra, vedo
in ogni casa un personale eccellente, pieno di fede, di zelo, di buona volontà.
Vedo in ogni punto anche i più remoti, vestigia di Mons. Cagliero, che ci ricor-
dano la sua ardente carità, le sue virtù, i suoi sacrifizii e sudori di ben vent'anni.
— Ciò che non vedo è la unione fra queste case e confratelli, è un cen-
no per far parte del Capitolo superiore come consigliere professionale e agricolo. Importante fu
una sua visita straordinaria in America del sud. Morì a Torino. La sua salma, reclamata dai
salesiani argentini, fu trasferita nella chiesa di San Carlos de Almagro nel 1948. Tra i molti
suoi scritti si deve citare Un anno alla scuola del Beato Don Bosco. S. Benigno Canavese, 1930.
74 Cf ASC A 852 risposta e chiarimenti riguardo al Memorandum di mons. Cagliero e del
capitolo circa la Patagonia. Lo stesso don Rua, scrivendo ai cooperatori salesiani, li incorag-
giava a rivolgere altrove gli aiuti per le missioni salesiane: «La Patagonia e la Terra del Fuoco
ornai interamente conquistate alla religione ed alla civiltà, ci spronano a procurare un egual
benefizio ad altre terre di cui abbiamo intrapreso l'incivilmento» (BS 31 (1907) 6).
75 Per una miglior conoscenza dell'azione di Pagliere alla testa del Vicariato vedi C.
BRUNO, Los Salesianos y las Hijas de María Auxiliadora en la Argentina [...] II, pp. 326-330.
76 Cf ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 223, 283; A 852 quesiti sul vica-
riato.

3.9 Page 29

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 247
tro a cui dovremmo far capo, è il Superiore che deve dirigerci, animarci sostener-
ci [...] Questa condizione di acefalia della Patagonia e che ha durato dal momento
che ci ha abbandonato l'Amatis[simo] Mons.r avrà dato motivo a inconvenienti, a
irregolarità; ma per altro si è andato avanti, e ben possiamo affermarlo che il P.
Pagliere aveva già incam[m]inato bene la marcia di questo Vicariato, - e bastava
solo che si considerasse come Ispettoria perché prendesse forma, e si aggiustasse
in tutto al Regolamento [...] Come potrà il Rv.o P. Vespignani attendere a queste
case tanto lontane, se già è tanto estesa la Spettoria di B. Aires? [...] non gli sarà
possibile sostenere tanti viaggi, con perdita di tempo ecc.
— Eppoi come uniformare varie di queste case al sistema di quelle di B. Ai-
res, date le condizioni speciali in cui si trovano? - Verrà da sé il suprimirle, ab-
bandonare le missioni, perdere il terreno che Mons. Cagliero aveva guadagnato
nei suoi 20 anni di Apostolato [...] lo smembrare la Patagonia di questo modo, e
farla un'appendice alla Spettoria di B. Aires, ci stenta crederlo, e non ci vediamo i
motivi [...] Ah! il vuoto che ci ha lasciato l'amatissfimo] Mons. Cagliero! - Questi
anni di transizione, di aspettativa incessante, ci sono stati ben dolorosi! ed ora che
disinganno per noi! - Ma sia fatta la volontà del Signore; Maria A[usiliatrice] e il
Venerabile] don Bosco non abbandoneranno queste terre predilette al loro Cuore
[...]».77
Ma anche don Vespignani riconosceva che non era un compito facile: «l'u-
nione delle due Ispettorie doveva produrre uno scompiglio, perché eravamo un
po' distanziati».
Nella sua prima visita a Fortín Mercedes, Viedma e Patagones, il nuovo su-
periore fu accolto con rispetto e confidenza. Trovò tra i confratelli unione, pace e
buona volontà. Il bisogno che tutti sentivano era «quello di essere attesi ed assi-
stiti, anzi di essere diretti». Ma anche quelli che consideravano don Vespignani
degno di ogni rispetto e venerazione, lo credevano troppo lontano, occupato a
Buenos Aires da troppe cose più importanti e perciò si sentivano abbandonati a sé
stessi. Don Ricaldone notava pure che mancavano soprattutto direttori. Parecchi
confratelli, ma soprattutto direttori - come diceva don Pagliere al capitolo supe-
riore - avevano «bisogno estremo di essere messi in una casa regolare per poter
pensare a se stessi».78
La formazione data a Patagones non si armonizzava con quella data a Ber-
nal. Non era solo questione di mentalità o di abitudini. A Bernal si andava in
noviziato già con i primi due anni delle magistrali compiuti, mentre
77 ASC F 445 lettera Bonacina-Rinaldi 04.11.909.
78 ASC A 445 lettera Vespignani-Rua 06.11.909; ASC F 066 relazione di don Ricaldone
20.01.909.

3.10 Page 30

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248
Antonio da Silva Ferreira
a Patagones non avevano fatto nemmeno un anno. Siccome il personale in for-
mazione non era stato preparato per l'unione con Buenos Aires, del primo gruppo
di cinque novizi che andò a Bernal, solo uno riuscì a fare il noviziato intero.
Lo stato economico del Vicariato era buono, ma sul piano amministrativo
esistevano alcuni seri problemi. Le proprietà erano quasi tutte intestate a mons.
Cagliero. Con la grande inondazione del 1899 gli archivi erano stati danneggiati e
non erano stati rifatti, cosicché le cose non erano chiare. Nel caso in cui si fosse
dovuto abbandonare il vicariato, era necessario che tutto questo fosse messo in
regola.79
Persisteva anche il dubbio se le due ispettorie erano state unificate o se sol-
tanto si era provveduto a un ispettore provvisorio fino al prossimo Capitolo gene-
rale. Don Vespignani desiderava promuovere l'unione dei due blocchi di case.
Fece un solo Capitolo ispettoriale nel 1910, in preparazione al Capitolo generale.
Argomenti trattati furono: la formazione del personale; l'amministrazione e la
contabilità dell'ispettoria e delle singole case; il metodo scolastico salesiano.80
Davanti all'iniziativa del Capitolo unificato non mancò la reazione negativa
dei confratelli di Bahía Blanca: «Ya te habrá dicho el padre Bonetti que aquí no
es todo de color de rosa, y que la unión que esperábamos conseguir en el Capítu-
lo Inspectorial era algo ficticia para unos cuantos que no tienen aun su espíritu
sosegado».81
Due anni dopo la situazione non era cambiata. La maniera di agire di mons.
Cagliero e dei suoi segretari non aveva certo reso più facile il compito dell'ispet-
tore, che non aveva ancora ricevuto le facoltà delegate da mons. Cagliero e tro-
vava difficoltà nel risolvere i problemi del vicariato. Don Bonacina scriveva:
«Sin más se suspende la inspectoría, se destruye la misión y
79 ASC F 445 lettera Bonacina-Rinaldi 04.11.909; F 066 lettera Vespignani-Gusmano
24.02.911; A 4450157 lettera Vespignani-Rua 06.11.909; relazione di don Ricaldone 20.01.909.
Alle difficoltà con i salesiani si aggiungevano quelle con le FMA, che erano nella delicata
fase di separazione dalla congregazione salesiana (Cf ASC F 066 lettera Vespignani-Albera
08.07.911).
80 Cf lettera circolare del 31.12.909, in Pbro J. VESPIGNANI, Circulares, cartas, avisos
[...], S. Carlos, Colegio Pio IX 1922, p. 54.
81 Lettera Vespignani-Pedemonte 08.02.10, citata da C. BRUNO, LOS Salesianos y las Hijas
de Maria Auxiliadora en la Argentina [...], II, p. 432. Cf ASC A 445 lettera Vespignani-Rua
06.11.909, in cui si chiede una definizione su questo punto; ASC 445 lettera Vespignani-Rua
18.11.909 in cui si presentano le rimostranze di don Pagliere per il tentativo di unificazione delle
ispettorie. Del capitolo ispettoriale del 1910 scrive don Humberto Baratta dell' Archivio Centra-
le Salesiano di Buenos Aires: «Aparecen datos sobre varios Capítulos inspectoriales, entre ellos
el de 1908 y 1916, y sobre todo del Primer Capítulo Americano y de la Inspectoría, pero nada
del Capítulo de 1910. Hay una breve alusión en'Circulares, Cartas y Avisos..? en la pág. 54»
(lettera Baratta-Ferreira 24.2.94).

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 249
se abandonan las casas a sí mismas, sin personal, sin medios de subsistencia, sin
el apoyo de un superior que nos aconsejase, nos dirigiese, nos animase [...] Sen-
timos la necesidad extrema de un superior que esté cerca de nosotros, que nos
aconseje, que nos guíe [...] estas casas no pueden figurar en el numero de las
casas regulares. Siendo irregulares en el personal limitado, en la insuficiencia de
los medios de subsistencia, en el género variado de sus ocupaciones, exigen otros
cuidados».
Don Vespignani dovette arrendersi alla realtà: «bisogna che io le dica che
mi si rende assai difficile per mille cause l'attendere a questo personale di ambe-
due le Ispettorie [...] non è possibile che io possa né fare cambii, né proporre
organizzazione di case o di personale».82
Si arriva alla conclusione che si deve abbandonare il vicariato
La natura dell'apostolato in Patagonia esigeva una speciale vocazione mis-
sionaria negli operatori pastorali. Però, come si può dedurre dalla corrispondenza
dei missionari, per molti era già tramontato il mito della Patagonia come la terra
promessa da Dio a don Bosco e da questi loro affidata per l'evangelizzazione.
Criteri ben diversi avevano ispirato le loro attività, quali il desiderio dell'efficien-
za e altri non sempre raccomandabili. «Attualmente - diceva don Ricaldone -
ognuno fa quel che crede meglio e va dove il Signore gli ispira e manca un con-
trollo che giustifichi il loro lavoro». Proponeva che si definisse il territorio corri-
spondente a ogni residenza missionaria e che si stabilisse concretamente come
ognuno dovesse svolgere il proprio lavoro.83
Mons. Cagliero era del parere che si dovesse conservare per quanto possibi-
le il Vicariato apostolico. Era perfino disposto a rinunciare alla cari-
82 ACS Bahia Bianca, RI (3) B lettera Bonacina-Albera 16.12.11, citata da C. BRUNO,
Los Salesianos y las Hijas de María Auxiliadora en la Argentina [...], II, p. 430; ASC F 066
lettera Vespignani-Albera 08.07.911; cf anche ASC F 066 lettera Vespignani-Gusmano 15.05.911;
ASC A 445 lettera Vespignani-Rua 06.11.909.
83 ASC F 066 relazione di don Ricaldone 20.01.909; ASC D 870 Verbali delle riunioni capi-
tolari, II, p. 268; cf anche F 056 lettere Genghini-Pagliere 02.01.906; Pagliere-capitolo generale
05.03.906; ASC A 4450157 lettera Vespignani-Rua 06.11.909. Le condizioni socioeconomiche
della Patagonia cambiavano in modo che non era più possibile conservare le cose come le
avevano vissute gli antichi missionari. I salesiani poi non riuscivano a servirsi dell'elemento
mitico fornito da don Bosco per leggere un futuro che si presentava incerto. I provvedimenti
amministrativi si rivelavano inadeguati ai bisogni del momento appunto perché mancava un
lavorìo profondo nel campo degli ideali. La Patagonia non appariva più un'opera da perseguirsi
con il lavoro di tutta la congregazione: l'orizzonte missionario si trasferiva progressivamente
nel Mato Grosso e poi nell'Oriente (si veda in proposito la lettera di don Rua ai cooperatori in
BS 31 (1907) 6).

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250
Antonio da Silva Ferreira
ca e andare a Buenos Aires per consacrare vescovo il suo successore, se fosse
stato necessario avere un vicario argentino. Il governo però non era favorevole a
una simile soluzione. Anzi nel 1908 le camere, dominate da un gruppo anticleri-
cale, erano apertamente ostili alla Chiesa e inutilmente i vescovi e i governatori
delle diverse province insistevano per la creazione di nuove circoscrizioni eccle-
siastiche. L'arcivescovo di Buenos Aires era disposto a rispettare il Vicariato, ma
voleva che il superiore del medesimo risiedesse nella missione.84
A Torino i superiori speravano che il S. Padre permettesse che mons. Ca-
gliero continuasse ad essere Vicario apostolico della Patagonia almeno per un
anno. Ma nel maggio di quell'anno, udita l'opinione di mons. Cagliero e preso
atto, per qualche verso, di quella di don Vespignani e di don Marenco, si prospet-
tò al Capitolo superiore una soluzione diversa: «Si ricorda che nell'Argentina
vige ancora l'antico Patronato coloniale tra la S. Sede ed il Governo - come la S.
Sede creò il Vicariato Apostolico della Patagonia - ma il Governo non l'ha mai
voluto riconoscere - si decide quindi che D. Marenco formuli un progetto su que-
ste basi che cioè tutte le nostre missioni della Patagonia e Terra del Fuoco siano
divise in Vicarie foranee con a capo un vicario foraneo Salesiano, nominato dal
Vescovo d'accordo però con la S. Sede, in modo che non possa essere tolto cam-
biando Vescovo. S'incarica D. Marenco - giunto a Roma [-] d'informarsi officio-
samente se un tale progetto incontrerà il gradimento della S. Sede».85
La creazione delle vicarie foranee e la fine del Vicariato apostolico
Nuovo contesto socio-economico della Patagonia
Nella sua relazione sul vicariato della Patagonia don Ricaldone ricordava
che era necessario che i superiori salesiani non dimenticassero gli impegni che
avevano assunto nei riguardi di quelle immense regioni. Era indiscutibile che i
missionari avevano fatto un grandissimo bene, ma l'organiz-
84 «L'Arcivescovo disse chiaramente = que hay que dejarse de Vicarios etc. = Que haya
un Superior de las Misiones - y que resida acá y no en otra parte = Que cada vez que los telegra-
mas y diarios anuncian que Monseñor Cagliero recibe tal ó cual cargo, que visita al Papa etc. etc.,
que aqui entre los del Gobierno y del Clero se suscita una cuestión y una protesta: que hay que
acabar con esto, porque hace daño al Clero, a los Salesianos e indispone las Autoridades» (ASC A
852 lettera Ricaldone-Rua 15.08.908; cf anche AAEE Argentina, fase. 56, f. 52, lettera Espinosa-
Merry del Val 14.10.1908).
85 ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 183, 196, 198; A 852 Missioni - Ar-
gentina lettere Ricaldone-Rua 15.08.908; Gusmano-Marenco 23.07.908.

4.3 Page 33

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 251
zazione esistente non corrispondeva più ai nuovi bisogni pastorali. La regione era
in rapido e costante progresso, si lavorava febbrilmente per moltiplicare le linee
ferroviarie e ogni sorta di comunicazione. Aumentava la popolazione, composta
da immigranti che portavano con sé un dato tipo di civiltà. Si sviluppavano la
pastorizia, l'agricoltura, il commercio. I pochi indi superstiti si trovavano ormai
confinati nella cordigliera e, abbandonati i loro costumi, imitavano quasi in tutto i
civili. Il governo poi era ostile a qualsiasi politica che favorisse gli indigeni e la
loro cultura e, di conseguenza, si opponeva decisamente all'esistenza del vicariato
e delle missioni.86
Protesta dell'ambasciatore argentino a Roma contro il vicariato
Il 30 giugno 1909 l'ambasciatore argentino a Roma, Alberto Blancas, di-
menticando interamente la missione Carlos Calvo del 1897 e le conclusioni cui
era arrivata, inviava una nota al Segretario di Stato per protestare contro l'esisten-
za del Vicariato e della Prefettura apostolica, creati senza il consenso del governo
di Buenos Aires.87
Il progetto delle vicarie foranee
L'arcivescovo di Buenos Aires, Mariano Espinosa, grande amico dei sale-
siani, sotto la pressione del governo e del suo clero, aveva già proposto il 14 ot-
tobre 1908 di sopprimere il Vicariato e la Prefettura apostolica e di sostituirli con
la nomina di un salesiano a vicario generale dell'archidiocesi
86 Cf ASC F 066 relazione di don Ricaldone 20.01.909.
87 Cf AAEE Argentina, fase. 58, Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordi-
nari - ARGENTINA - Vicariato e Prefettura Apostolica della Patagonia, giugno 1910, pp.
1112; ASC A 850 appunti di Cesare Cagliero 07.02.08. Per conoscere la mentalità strettamente
giurisdizionalistica di Alberto Blancas si veda AAEE Argentina, fase. 46, ff. 8-58 il Memoran-
dum sobre los antecedentes históricos y constitucionales argentinos respecto al Patronato del
09.11.904.
Quanto alle pretese del governo di Buenos Aires riguardo al riconoscimento della con-
gregazione salesiana come tale don Vespignani diceva: «Il Salesiano si può considerare come
un immigrante o cittadino che vive in società o comunità precaria e volontariamente per ottene-
re in tal guisa il fine di poter educare e beneficare come da sé solo non gli sarebbe possibile
conseguire: i membri di questa società fondata da D. Bosco, secondo il criterio moderno di
Rattazzi e di Cavour, non potranno essere perseguitati né cacciati da nessun governo liberale
perché l'individuo conserva i suoi diritti personali e civili [...] Devesi altresì osservare che i Sale-
siani di D. Bosco, qui, attualmente hanno la maggior parte del loro personale e buon numero
dei Direttori e Superiori di Collegi, Argentini di nazionalità. Per ciò tutta l'Opera e le sue Mis-
sioni debbono ora l'esistenza a tale elemento argentino» (Lettera del Superiore dei Salesiani
nell'Argentina a Monsignor Internunzio apostolico [...], in [...] Vicariato e Prefettura Apostolica
della Patagonia, AAEE Argentina, fase. 58, pp. 22-30).

4.4 Page 34

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Antonio da Silva Ferreira
per quelle regioni. Proposto dai superiori salesiani, questo vicario generale sa-
rebbe stato davanti alla Santa Sede un vero vicario apostolico.88
Era un progetto troppo semplice per una realtà così complessa. Un solo vi-
cario generale non avrebbe potuto occuparsi di tutto il territorio argentino al sud
del Rio Negro. Esistevano inoltre difficoltà di carattere più immediato: transito-
rietà del provvedimento, che dipendeva dalla buona volontà dei successivi vesco-
vi; influsso del governo nella scelta del vicario generale; mancanza di chiarezza
quanto alla futura posizione di mons. Fagnano. L'internunzio infine non credeva
che una simile soluzione fosse decorosa per la Santa Sede.89
Correggendo il progetto dell'arcivescovo, il Procuratore generale dei sale-
siani, don Giovanni Marenco, propose la creazione di vicarie foranee per ognuno
dei territori che componevano il vicariato e la prefettura apostolica. Queste vica-
rie sarebbero rimaste alla dipendenza delle rispettive curie diocesane, ma sareb-
bero state affidate, d'accordo con la Santa Sede, a un vicario indicato dai salesia-
ni.90
Presentato il nuovo progetto a mons. Espinosa, questi, giunto a Roma, con-
sultò la Sacra Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari. Essa trasfe-
rì la questione alla Sacra Congregazione Concistoriale, la quale approvò in linea
di massima il progetto e chiese che fosse redatta una bozza di convenzione tra la
congregazione e le diverse diocesi. La nomina del vicario foraneo sarebbe toccata
al vescovo diocesano - dietro presentazione fatta dal superiore salesiano - e ap-
provata dalla Santa Sede.91
Don Vespignani, ispettore di Buenos Aires, era in quell'occasione il delegato
del Vicario apostolico. A lui toccò entrare in contatto con le diverse autorità per-
ché quel progetto arrivasse in porto. Comunicò al presidente Roque Saenz Peña
che si procedeva alla dissoluzione del Vicariato apostolico della Patagonia, istitu-
zione non ammessa dal superiore governo della nazione, e si metteva sotto l'im-
mediata dipendenza dell'arcivescovo e dei ve-
88 Cf ASC A 852 Missioni - Argentina lettera Vespignani-Marenco 01.05.908; lettera Ma-
renco-Albera 19.03.908; progetto di convenzione dell'archidiocesi di Buenos Aires per la
Patagonia.
89 Cf Rapporto di Mons. Internunzio nella Repubblica Argentina al Card. Segretario di
Stato [...] del 28.08.1909, in AAEE Argentina, fase. 58, [...] Vicariato e Prefettura apostolica
della Patagonia [...], pp. 14-21; ASC A 850 appunti di Cesare Cagliero 07.02.08; 19.03.08;
14.04.08; A 852 lettera Vespignani-capitolo superiore 07.02.908.
90 I salesiani rinunciavano così all'esigenza di una durata fissa per il mandato di ogni vi-
cario foraneo, dato che l'intervento della S. Sede avrebbe assicurato quella durata che si deside-
rava (cf ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, pp. 138, 251-252; cf anche ASC A
852 lettera Marenco-Albera 19.03.908; pro-memoria presentato da don Munerati il 26.04.910).
91 Cf ASC A 852 lettera Marenco-superiori 15.10.908; copia lettera S. Congregazione
Concistoriale - Internunzio Apostolico 24.08.1910.

4.5 Page 35

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Patagonia: II - Realtà e mito nel contesto della prima azione missionaria salesiana 253
scovi de La Plata e di San Juan de Cuyo tutto il personale delle missioni, sia sale-
siani che FMA.92
Insieme con l'internunzio don Vespignani presentò alcuni suggerimenti pra-
tici all'arcivescovo, a don Rua e alla Santa Sede. La pratica fu affidata alla Con-
gregazione Concistoriale, la quale sottomise alla considerazione dell'arcivescovo
di Buenos Aires e dei vescovi de La Plata e di Cuyo una propria proposta. L'arci-
vescovo di Buenos Aires e il vescovo di Cuyo l'accettarono senza difficoltà.93
In quell'occasione furono create in tutto sette vicarie foranee. Nell'archidio-
cesi di Buenos Aires: Rio Negro, Chubut, Santa Cruz, Terra del Fuoco; nella
diocesi de La Plata: Patagones e La Pampa. In quella di San Juan de Cuyo: il
Neuquén.
Invece ci furono difficoltà con il vescovo de La Plata. Volle, ed ottenne, che
i salesiani consegnassero alla diocesi la parrocchia di Bahia Bianca. Accettò la
convenzione per Patagones. Quanto al territorio de La Pampa l'accettò solo quan-
do i salesiani minacciarono di ritirarsi completamente dalle parrocchie a loro
affidate, tenendo solo i collegi e le cappelle. Ma fu necessario rivolgersi nuova-
mente alla Congregazione Consistoriale per arrivare a una soluzione definitiva. I
francescani conservarono quanto era stato loro assegnato precedentemente e il
resto del territorio venne a costituire la vicaria foranea dei salesiani.94
92 Cf ASC A 852 lettera Vespignani-Rua 01.09.1909. Don Vespignani ne diede comunica-
zione ai superiori anche personalmente nella riunione del capitolo superiore del 18 agosto 1910
(Cf ASC D 870 Verbali delle riunioni capitolari, II, p. 302).
Roque Saenz Peña (1851-1914), n. a Buenos Aires, era figlio di Luis Saenz Peña, ma di
idee politiche contrarie a quelle del padre. Dottore in legge, fu eletto deputato nel 1876 e dal
1878 presidente del consiglio provinciale di Buenos Aires. Con un battaglione di volontari
combatté accanto ai peruviani contro il Cile. Fu ferito e imprigionato. Tornato in patria nel
1881, fu nominato sottosegretario del ministero degli Esteri. Ambasciatore a Montevideo e a
Madrid, fu pure Ministro degli Esteri con Juárez Celman. Caduto questi, si ritirò dalla vita
politica, perché lo volevano candidato contro il proprio padre; andò ad abitare in campagna.
Tornato alla vita politica, rappresentò l'Argentina nella conferenza panamericana di Washin-
gton (1889), dove criticò la dottrina di Monroe. Nella conferenza di Den Haag (L'Aia, Olanda)
del 1899 difese la solidarietà internazionale e combatté il razzismo. Ambasciatore a Roma nel
1907, fu eletto presidente dell'Argentina nel 1910. Cercò l'amicizia con il Cile. Morì a Buenos
Aires prima di finire il suo mandato.
93 Cf ASC A 852 lettere Vespignani-Intemunzio 07.08.909; S. Congregazione Concistoria-
le 24.08.910. Però fu necessario ottenere dalla Congregazione Concistoriale un chiarimento,
secondo il quale l'istituzione delle vicarie era stabile e dipendeva dalla Santa Sede, mentre la
nomina dei vicari foranei doveva esere fatta dall'ordinario del luogo, con l'accordo dei superiori
religiosi.
94 Cf ASC A 852 lettere Vespignani-Terrero 13.12.909; Terrero-Vespignani 03.03.910;
Vespignani-Intemunzio 30.03.914; Internunzio-Vespignani 23.02.915.
— Vescovo de La Plata era mons. Juan Nepomuceno Terrero (1850-1921) n. a Buenos
Aires. Già dottore in legge, partì nel 1877 per studiare a Roma nel collegio Pio Latino Ameri-

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Antonio da Silva Ferreira
Ripristino dell'ìspettoria di S. Francesco Saverio
Nel 1911 si ripristinò l'ispettoria di S. Francesco Saverio con le case della
Patagonia e nel gennaio del 1912 vi si insediò il primo ispettore, don Luis J. Pe-
demonte. Nel salutarlo alla partenza da Buenos Aires, don Vespignani gli racco-
mandò di «andar piano sul principio, per non scombussolare tutto».95
Non esistevano più né il Vicariato apostolico né la Prefettura apostolica vo-
luti da don Bosco. In seguito alla scoperta di vasti giacimenti di minerali in Pata-
gonia e nella Terra del Fuoco, la costruzione dell'autostrada panamericana, la
creazione di Brasilia, la costruzione della diga di Itaipú, lo sviluppo di una civiltà
mediterranea lungo il Paraná e nell'altipiano brasiliano diedero nuovo vigore
all'elemento mitico contenuto nei sogni di don Bosco e la Patagonia tornò ad
essere l'eredità da lui lasciata ai suoi figli perché la evangelizzassero.
cano. Frequentò l'Università Gregoriana. Sacerdote nel 1880, prese la laurea in diritto canonico
nel 1882. Tornò in diocesi dove fu canonico della cattedrale e occupò varie cariche. Era vicario
generale quando nel 1898 fu fatto vescovo titolare di Delcos e ausiliare di Buenos Aires. Nel
1900 fu fatto vescovo diocesano de La Plata.
95 Cf ASC F 066 lettere Vespignani-Barberis 30.12.911; Vespignani-Gusmano 31.12.911.
— Don Luis J. Pedemonte (1876-1962) n. a Buenos Aires. Salesiano nel 1892, sacerdote
nel 1899, fu direttore in diverse case dell'ispettoria di Buenos Aires. Ispettore della Patagonia
(1911-1924), cercò di far rinascere la fiducia nelle previsioni di don Bosco. In questo fu aiutato
dalla scoperta del petrolio nella regione, dallo sviluppo dell'allevamento di ovini, e dalle sco-
perte geografiche di don Alberto De Agostini. Posteriormente fu ispettore nel Perù e Bolivia
(1925-1929), nelle Antille e Messico (1929-1934). Nel Messico si valse della libertà di azione che
nasceva dal fatto di essere cittadino argentino per far riprendere l'attività salesiana in quella
nazione dopo gli anni della persecuzione. Tornato in patria, fu direttore in diverse case, innalzò
il tempio di Nostra Signora della Guardia a Bernal e fondò l'istituto secolare Pia Unione Madre
Mazzarello. Fu anche vice-postulatore nelle cause di Zeferino Namuncurá e di Laura Vicuña.
Morì a Bernal.