A proposito di alcune recenti pubblicazioni 307
gresso dall’esplicito titolo Come hanno lavorato gli autori delle Memorie Biogra-
fiche, aveva cercato di documentare come le interpretazioni “surdeterminate più o
meno gratuite” provocate da un idealtypus preconfezionato (Don Bosco uomo cari-
smatico, infallibile, perfetto, taumaturgo, potente “sovraumano”) danneggiavano in
modo singolare una corretta riflessione storica sulla vita di don Bosco (Don Bosco
nella storia…, p. 60). Se infatti l’aspetto del meraviglioso (“È un complesso maravi-
glioso di cose, nelle quali evidentemente si manifesta il dito di Dio”: MB I, Prefa-
zione, pp. VII-VIII) - ereditato per altro da don Bosco stesso - aveva inciso nella ri-
cerca, selezione, comprensione ed elaborazione del materiale documentario da parte
dei tre compilatori, di don Lemoyne in particolare, i problemi posti dalle MB esigono
necessariamente soluzioni “né avventate né semplicistiche”, tanto più che “i normali
metodi di «fare storia» possono offrire validi criteri di lettura e di interpretazione,
senza dover ricorrere a modalità di accostamento esoterico e oracolare” (P. BRAIDO in
RSS 16, 1990, p. 255).
3. Il caso poi vuole che i tre accreditati studiosi salesiani siano autori di poderosi
studi e biografie di don Bosco, fondate per buona parte sulle stesse fonti utilizzate dai
compilatori delle MB, ma evidentemente interpretate secondo altri canoni storiogra-
fici, inserite nelle inquietudini politiche, storiche, sociali, culturali, ecclesiali, reli-
giose, economiche dell’epoca, e dunque in contesto umano dove non esiste unica-
mente il protagonista “potente e solitario”. Il Don Bosco nella storia della religiosità
Cattolica di P. Stella, il Don Bosco en son temps di F. Desramaut e il Don Bosco,
prete dei giovani nel secolo delle libertà di P. Braido già nei titoli si collocano esatta-
mente agli antipodi dei criteri adottati da don Ceria che scriveva: “Anzitutto ho rinun-
ziato a ogni velleità d’inquadrare la vita del Beato nella cornice dei tempi che furono
suoi” (MB XI [Prefazione] p. 7). Le anticipazioni di don Borino, l’evoluzione accele-
rata degli ambienti socio-culturali rispetto a quella dell’ottocento, il Concilio Vaticano
II, il sessantotto, la diminuzione delle vocazioni salesiane, le difficoltà dell’apostolato,
il naturale e irrefrenabile progresso degli studi storici non erano passati invano. Se ne
era reso perfettamente conto anche il Rettor Maggiore, don Juan Edmundo Vecchi, il
quale, dopo aver nel 1997 sottolineato l’importanza della storiografia salesiana (lett.
circolare Io per voi studio, ACG 361), l’anno successivo, invero a proposito dei vo-
lumi celebrativi solitamente editi in occasione dei giubilei salesiani, scriveva: “Si
sente […] l’urgenza di una maggior completezza storica e un miglior impianto degli
studi, che rendano adeguatamente l’immagine del nostro insediamento in un contesto
concreto” (Avvenimenti di Chiesa e di Famiglia, ACG 364, p. 25).
4. È poi paradossale il fatto che mentre traduttori nell’ultimo ventennio si avvi-
cendavano e affannavano a tradurre le MB, l’Istituto Storico Salesiano pubblicava
sulle migliaia di pagine di “Ricerche Storiche Salesiane” e delle varie sue collane di
“fonti” molti degli stessi documenti editi nelle MB, ma in edizione critica, vale a dire
testi originali e completi, arricchiti di tutti gli strumenti utili, e talora indispensabili,
per quella loro corretta interpretazione che superi la lettura superficiale. Non per
nulla sul primo numero di “Ricerche Storiche Salesiane” (1982) si parlava di fonti
“per la storia e per la vita” e di un “servizio di effettiva utilità” (pp. 34-40). Se ne fa-