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FONTI
LA LETTERA DI DON BOSCO DA ROMA DEL lO MAGGIO 1884
Pietro Braido
I. INTRODUZIONE
Mentre l'opuscolo sul sistema preventivo del 1877 1 ha goduto di
fama pressoché ininterrotta nella tradizione donboschiana, la lettera da
Roma del 1884 ha vissuto stagioni ineguali di presenza e di oblìo.
Letta, almeno nella redazione breve, all'esclusivo destinatario, il «piccolo
mondo antico» dell'Oratorio di Torino-Valdocco, e, nella duplice reda-
zione, ricorrente, tra i «sogni », nei quaderni dei novizi di fine secolo,
il documento sembra entrare in una nuova fase storica e ideale, messaggio
pedagogico universale, intorno al 1920.
In quell'anno, in data 6 aprile, il Rettor Maggiore della Società
Salesiana, Don Paolo Albera, si riferiva esplicitamente alla lettera in una
circolare scritta a commento dell'Invito all'inaugurazione del Monumento
a D. Bosco) in Piazza Maria Ausiliatrice, che non si era potuto inaugurare
nel 1915, centenario della nascita.' Per l'inaugurazione del Monumento al
Venerabile D. Bosco egli sviluppa riflessioni che concludono con un invito
ai salesiani a erigere «un altro monumento (... ), un monumento impe-
rituro, aere perennius »: «far rivivere in se stessi le sue virtù, il suo
sistema educativo, il suo spirito tutto quanto ».3 E in relazione a quella
«pedagogia celeste» che è il « sistema educativo di Don Bosco », le cui
norme egli raccomanda di rileggere nell'« aureo suo trattatello sul {sistema
preventivo'» egli intende evocare un punto essenziale particolarmente
lumeggiato nella lettera romana: Bisogna saper amare i giovani"
1 Dell'opuscolo del 1877 - e del promemoria al ministro F. Crispi - verrà
pubblicata prossimamente l'edizione critica.
2 Cfr. Invito all'inaugurazione del Monumento a Don Bosco} circolare agli
Ispettori del 24 marzo 1920, in Lettere Circolari di D. Paolo Albera ai Salesiani
(Torino, SEI 1922), pp. 306-307. Il giorno stabilito per l'inaugurazione, traman-
data dal 1915 a causa della prima guerra mondiale, era il 23 maggio, vigilia della
festa di Maria Ausiliatrice.
3 Circolare del 6 aprile 1920, Per l'inaugurazione del Monumento del Venera-
bile Don Bosco} in Lettere Circolari...} p. 311.
4 Ibid.} pp. 312-313.

1.2 Page 2

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296 Pietro Braido
Nel primo numero degli Atti del Capitolo Superiore della Pia
Società Salesiana del 24 giugno del medesimo anno il Consigliere Scola-
stico generale, Don Bartolomeo Fascie, comunicava: «Nell'ultima circo-
lare del 6 aprile u.s. il Sig. D. Albera, dopo aver annunziato che sarebbe
uscito stampato a parte, perchè potesse più facilmente correre per le mani
di tutti, il Trattatello di D. Bosco sul sistema preventivo, si fermava
intanto a raccomandare alla nostra imitazione - quell'amore} quell'affet-
tuoso interessamento per i giovani che fu il segreto del suo meraviglioso
ascendente su di essi - confortando la sua raccomandazione con norme
e moniti preziosi, raccolti da una lettera del Ven. nostro Fondatore datata
da Roma, lO Maggio 1884. Nella speranza di potere prossimamente por-
tare a conoscenza di tutti l'intera lettera di D. Bosco, mi limito per ora
a far mie le raccomandazioni del nostro Rettor Maggiore, comunicandovi
insieme che l'edizione del Trattatello è stata eseguita e che esso viene
inviato agli Ispettori ».5
Nel fascicolo successivo degli Atti del Capitolo appariva il testo della
lettera con una breve presentazione dello stesso Consigliere Scolastico:
« Ecco nella sua integrità la lettera del Ven. nostro fondatore, che vi avevo
annunziata e promessa. Mancherei certo di rispetto alla parola di D. Bosco
ed a voi, se credessi necessario od anche solo opportuno presentarvela
con raccomandazioni e commenti. Essa parla da sé con tanta chiarezza
ed efficacia, e rappresenta così al vivo l'andamento delle nostre case,
secondo che in esse la pratica del sistema preventivo vive ed informa tutto
l'organismo della casa, oppure vi è trascurata, o fiaccamente applicata,
o male intesa o deformata, che ognuno può tirarne da sé le opportune
applicazioni alla sua condotta personale per animarsi o correggersi. Ci dia
il Signore di leggerla con filiale e devota attenzione per ricavarne quel
frutto di vera carità che del sistema preventivo è anima e vita ».6
Alla lettera del 1884 si richiama ancora Don Albera a pochi mesi
dalla morte (29 ottobre 1921) nell'ultima importante lettera circolare
Sulle vocazioni del 15 maggio 1921. Egli indica «lo spirito di famiglia»
come «il terreno più propizio per le vocazioni», esortando nel contempo
a ispirarsi al messaggio del 1884: «Facciamo dunque rivivere intorno a
noi quella famigliarità che il nostro buon Padre ci ha tanto caldamente
5 «Atti del Capitolo Superiore della Pia Società Salesiana », Anno 1. N. 1,
24 Giugno 1920, p. 14.
6 «Atti del Capitolo Superiore », Anno L N. 2, 24 Agosto 1920, pp. 39-40.
Il testo della lettera è riportato nelle pp. 40-48, secondo la trascrizione, vicma
all'originale di Don Lemoyne, eseguita da D. Gioachino Berto (v. più avanti ms E).

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 297
ed efficacemente descritta nella sua memoranda lettera da Roma del lO
maggio 1884, che è il commentario più autentico del suo Sistema Preven-
tivo. La potete leggere e rileggere, o miei cari, negli Atti del Capitolo
Superiore (pag. 40-48); ed io faccio i più caldi voti perchè gli alunni delle
nostre Case di Noviziato e di Studentato la studino unitamente al Sistema
preventivo con vero amore filiale, sì da imprimersela profondamente nella
mente e nel cuore. Anzi, a rendere tale studio più agevole, la farò tra
breve stampare in libretto a parte ».7
Seguiva a distanza di parecchi anni, accanto a qualche diffusione
locale, la pubblicazione della lettera in due opere in qualche modo «uffi-
ciali »: le Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco 8 e l'Epistolario
di S. Giovanni Bosco/ ambedue a cura di Eugenio Ceria.
La lettera, naturalmente, trovava posto, ma non sempre, in antologie
di scritti di Don Bosco, a cominciare ovviamente da quella tempestiva
e fortunata di Don Bartolomeo Fascie Del metodo educativo di Don
Bosco."
Qualche attenzione essa suscitò anche in alcuni studiosi del sistema
educativo di Don Bosco. Si possono ricordare: E. VALENTINI] La peda-
gogia mariana di Don Bosco) in « Salesianum » 15 (1953) 100-164: a
questa «Magna Charta del Sistema Educativo Salesiano », com'è da lui
chiamata, egli dedica le pp, 137-154; P. BRAIDO) 10 maggio 1884] in
« Orientamenti Pedagogici» 6 (1959) 545-558 e Il poema dell'amore edu-
cativo. S. Giovanni Bosco: Lettera da Roma della maggio 1884) in Don
7 «Atti del Capitolo Superiore », Anno II. N. 4, 15 Maggio 1921, p. 202; poi
nelle Lettere Circolari di D. Paolo Albera} pp. 458-459.
8 Cfr. E. CERIA} Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco 1884-1885 (edi-
zione extra-commerciale), val. XVII. Torino, SEI 1936, pp. 107-114. Il testo si
avvicina a quello predisposto da D. G.B. Lemoyne nei Documenti (v. più avanti
doc. G). E. Ceria aggiungeva all'edizione un breve commento: «Questo scritto
è un tesoro, che con il trattatello sul Sistema Preventivo e con il Regolamento
delle case forma la trilogia pedagogica lasciata da Don Bosco in eredità a' suoi
figli. Pedagogia umile ed alta, che, dove sia bene intesa e bene attuata, può
fare degl'istituti di educazione soggiorni di letizia, palestre di studio, vivai insomma
di ottimi cristiani, di bravi cittadini e di degni ecclesiastici. Ma è d'uopo di buona
volontà e di sacrifico» (p. 115).
9 Cfr. E. CERIA} Epistolario di S. Giovanni Bosco} vol. IV. Torino, SEI 1959,
pp. 261-269. Il testo è simile a quello riprodotto nelle Memorie Biografiche
(nell'edizione doc. I).
10 Cfr. D.B. FASCIE) Del metodo educativo di Don Bosco. Fonti e commenti
(= Letture di pedagogia 4). Torino, SEI 1927, pp. 73-80. Il testo è identico a
quello edito nel 1920 negli « Atti del Capitolo ».

1.4 Page 4

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298 Pietro Braido
Bosco educatore oggi. Ziirich, PAS-Verlag 19632, pp. 77-96 (viene pre-
sentato il testo edito da D.E. Ceria); P. STELLA) Don Bosco nella storia
della religiosità cattolica, voI. II. Mentalità religiosa e spiritualità. Roma,
LAS 1981 (I ed. 1969), pp. 467-469, il quale conclude la breve analisi
con alcuni pertinenti interrogativi e una concisa valutazione: «Ma che
cosa propriamente dettò Don Bosco? la lettera o un canovaccio? una
serie di ricordi o l'intero documento con il periodare enfatico e di gran
lena e con l'aggettivazione che si riscontra persino nella stessa nota tra
parentesi del segretario? Di questa lettera non si conosce minuta auto-
grafa di Don Bosco, ma solo l'originale (in due redazioni) scritto da Don
Lemoyne e sottoscritto da Don Bosco. Ciononostante per il suo contenuto
è da considerare come uno dei più efficaci e dei più ricchi documenti
pedagogici di Don Bosco ».11
Più recentemente la Lettera di San Giovanni Bosco da Roma sullo
stato dell'Oratorio ha trovato autorevole collocazione in appendice al testo
delle Costituzioni e Regolamenti delle due Congregazioni religiose fon-
date da Don Bosco, la Società di S. Francesco di Sales e l'Istituto delle
Figlie di Maria Ausiliatrice."
1. IL REDATTORE E LA SORGENTE PRIMARIA DELLA LETTERA
NELLA DUPLICE VERSIONE
In vari documenti, manoscritti e in bozze di stampa, il testo della
lettera nella redazione più ampia è preceduto da una istruttiva nota di
cronaca di un protagonista e, insieme, unico testimone diretto, G.B. Le-
moyne. Oltre che fornire utili ragguagli circa le vicende redazionali, su
cui si tornerà più avanti, essa indica chiaramente chi sia il redattore del
documento e chi l'ispiratore e la fonte originaria. Conviene riprodurre
per intero l'importante informazione: 13
11 P. STELLA) Don Bosco nella storia ...) voI. II, p. 469.
12 Cfr. Costituzioni e Regolamenti della Società di S. Francesco di Sales.
Roma 1972, pp. 267-280; Costituzioni e Regolamenti dell'Istituto delle Figlie di
Maria Ausiliatrice. Roma 1982, pp. 265-277. In ambedue i testi legislativi è
accolta la redazione edita nelle Memorie Biografiche.
13 E' il testo più antico contenuto in un manoscritto preparato per la vasta
raccolta di documenti che dovevano servire per la stesura delle Memorie Biogra-
fiche. Nelle trascrizioni successive le varianti appaiono irrilevanti e attinenti quasi
esclusivamente la punteggiatura. Al termine, Lemoyne, che ne è l'autore, aggiunge
questa indicazione: Fascio LXV p. 189 - lO mag 1884 (v. più avanti ms D).

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La lettera di Don Bosco da Roma del Lt): maggio 1884 299
«D. Bosco in quelle notti nelle quali si era trovato male avea fatto
uno di quei sogni che fanno epoca. In diverse volte lo raccontò a D.
Lemoyne e quindi glielo fece stendere e leggere correggendolo. Quindi
si dovette rifare e ricopiare. Siccome riguardava specialmente i membri
della congregazione Salesiana fu necessario un nuovo lavoro perchè potes-
se essere letto in pubblico alla presenza di tutti i giovani dell'Oratorio.
Conservata quindi tutta la seconda parte si dovette mettere da parte ciò
che prolissamente si diceva nella prima, rappresentando cioè solo la scena
delle due ricreazioni. Questa lettera venne spedita il lO maggio. Letta
in pubblico da D. Rua fece un grande effetto; ormai da varii anni i giovani
non erano assuefatti a udir lettere loro indirizzate da D. Bosco. Fu questo
nell'Oratorio come il segnale di una riforma della quale parleremo nel
progresso del nostro racconto. Il primo effetto di questo sogno fu che
D. Bosco conobbe lo stato di tante coscienze anche di certi uni che
sembravano buonissimi sicché alcuni furono allontanati dalla casa».
D. G. B. Lemoyne 14
G.B. Lemoyne (1839-1916), sacerdote genovese, si inserisce nel vivo
dell'incipiente Società religiosa di Don Bosco nel 1864. Fervido direttore
del collegio di Lanzo Torinese dal 1865 al 1877, a cominciare dal 1883
diventa segretario e collaboratore fraterno di Don Bosco e, insieme, segre-
tario del Consiglio Superiore della Società Salesiana. Uomo ricco di intel-
ligenza e di fantasia e dalla forte disciplinata affettività egli sa parlare
al cuore dei giovani, come provano anche le lettere collettive che scrive
loro durante le forzate assenze dalla sua famiglia educativa e, accanto
a Don Bosco, interpreta con straordinaria finezza il compito che fin dai
primi giorni si sente assegnare: «Ebbene ti affido la mia povera persona.
Usami carità, specialmente nell'ascoltarmi. lo non avrò segreti per te,
né quelli del mio cuore, né quelli della Congregazione. Quando verrà la
mia ultima ora, ho bisogno di qualche amico intimo per dirgli la mia
14 Su D.G.B. Lemoyne cfr. E. CERIA) Profili dei Capitolari salesiani morti
dall'anno 1865 al 1950 con sintesi storica della Società Salesiana e cenni storici
delle Regole. Colle Don Bosco (Asti), LDC 1951, pp. 382-400; F. DESRAMAUT)
Les Memorie I de Giovarmi Battista Lemoyne. Étude d'un ouurage [ondamental
sur la [eunesse de saint [ean Bosco. Lyon 1962: Première partie. L'auteur des
Memorie et son oeuure, pp. 27-93; T. L., v. G. B. Lemoyne, in Dizionario biogra-
fico dei Salesiani. Torino 1869, pp. 166-167; G. FAVINI) D. Giovanni Battista
Lemoyne primo grande biografo di Don Bosco (pro manuscripto). Torino 1974.

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300 Pietro Braido
ultima parola in tutta confidenza ».15 Il medesimo stile sembra emergere
inconfondibilmente anche dalla lettera del 1884, sintonizzato con la piena
immediata accettazione del suo ruolo, come appare già da una lettera
alla madre del 18 dicembre del 1883: «lo sono stato traslocato a Torino
(...). Don Bosco mi ha voluto presso di sé come suo particolare aiutante
perchè lavorassi con Lui. Il Signore non poteva destinarmi posto più
bello (...). Per parte mia se mi avessero fatto Re non sarei più felice
di quello che sono» .16
Non è la prima volta, né sarà l'ultima, che il suo apporto non di
puro amanuense si rende presente in scritti voluti, ispirati e firmati da
Don Bosco, come appare da alcune documentazioni significative.
E' del 15 ottobre 1883 una lettera inviata a Don Lemoyne: « Car.mo
D. Lemoyne, fammi il piacere di ultimare il sogno di America e poi
mandamelo tosto. Il conte Colle ne è desideroso, ma lo vuole tradotto
in Francese; il che procurerò di fare immediatamente ».17
Riferendosi, invece, al 1884 il biografo informa: «Il Santo nel mese
di luglio fece un sogno (...). Nei giorni seguenti egli espose per sommi
capi a Don Lemoyne quello che aveva veduto, ma riferendogli solamente
il senso molto generico di quello che aveva udito (...); quindi gli disse
che se ne valesse come traccia per un suo svolgimento libero. Il segre-
tario eseguì l'ordine, ma gli mancò sempre la possibilità di leggergli la
lunga composizione» .18
Ed ancora in relazione a un tempo immediatamente successivo E.
Ceria scrive: «Sull'affare delle letture Don Bosco ruminava già da un
pezzo l'idea di far pervenire a tutti una sua autorevole parola. Infatti
nel 1883 aveva detto a Don Lemoyne: - A suo tempo ti darò un lavoro.
- Quindi, passato un anno e incontrandolo gli domandò: - Ti ricordi
quel che ti dissi di un lavoro da fare? Ebbene, ora è il tempo. - E gli
tracciò il tema di una circolare sopra le letture per ispedirla poi alle case
nel cominciamento dell'anno scolastico. Don Lemoyne scrisse, Don Bosco
rivide e questa lunga lettera fu diramata ai collegi sul principio di no-
vembre ».19
15 MB 16, 419.
16 ASC 272 Lemoyne.
17 E 4, 237.
18 MB 17, 194.
19 MB 17, 197. E' la Circolare ai Salesiani per la diffusione dei buoni libri)
firmata da Don Bosco e datata da Torino, 19 marzo, festa di S. Giuseppe, 1885 -
E 4, 318-321.

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 301
Nella collaborazione, naturalmente, gli stili si fondono pur conser-
vando chiare caratteristiche individuali. Non sembra difficile rmtracciare
nella lettera del 1884 motivi e tonalità presenti in precedenti lettere che
il direttore di Lanzo aveva inviato ai suoi allievi, come si può ricavare da
alcuni saggi.
La prima dovrebbe essere stata scritta intorno al 1868: «Miei cari
figliuoli, Dice il Divin Salvatore che dove è il vostro tesoro ivi è il vostro
cuore. Voi miei cari siete il mio tesoro, tesoro preziosissimo che il Signore
mi ha consegnato, tesoro che vale il sangue di Gesù Cristo, tesoro del
quale un giorno dovrò rendere strettissimo conto. Perciò benché lontano
il mio cuore è sempre in mezzo a voi e nella santa Messa nelle mie
preghiere nelle mie occupazioni mi ricordo di voi continuamente ed anelo
il momento nel quale potrò rivedere le vostre faccie da angioletti e conti-
nuare la mia missione di guidarvi al paradiso ».20
Altre due sono del 1875. « Carissimi figliuoli, Non so come spiegare,
una forza irresistibile che mi spinge ascrivervi, allorche per qualche
giorno debbo stare lontano da voi. Interrogo il mio cuore ed il mio cuore
non è muto! Quanto più avanzo negli anni, tanto più io sento di amarvi;
di amarvi come un amico, un fratello, un padre. E la mia affezione non
è quella semplice intimità di persone che vivono insieme, è qualche cosa
di più vivo, di prepotente; è una condizione perché io possa esistere.
Nell'affezione, nella corrispondenza, nell'obbedienza di coloro, che il Si-
gnore nella sua bontà mi concesse di chiamar figliuoli, io trovo ogni
felicità, ogni interesse, ogni mia ricchezza, dopo Dio e Maria ».
«Cari i miei figliuoli! Vi ho detto che voi siete la mia corona, la
mia felicità, la mia speranza» .
Don Bosco
Nella primavera del 1884 - precisamente dal 14 aprile al 14 mag-
gio - Don Bosco è a Roma, assillato da problemi finanziari, relativi
alla dispendiosa costruzione della chiesa del S. Cuore al Castro Pretorio,
e impegnato ad ottenere per la sua Società religiosa un rassicurante stato
giuridico-canonico. Sembra accentuarsi in lui la preoccupazione, che lo
accompagna da vari anni, di dare stabilità e unità alle strutture e allo
spirito che le informano, nella lucida consapevolezza della crescente pre-
carietà del proprio stato di salute.
20 Questa e le lettere seguenti si trovano in ASC 272 Lemoyne, nella busta
Corrispondenza ai familiari.

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302 Pietro Braido
Di fatto, dopo il trionfale viaggio in Francia da febbraio a maggio
del 1883 i disagi di salute si acuiscono con momenti particolarmente
critici prima e dopo il travagliato mese di soggiorno romano." Il « Bollet-
tino Salesiano» di aprile 1884, dopo aver riferito per bocca del direttore
del collegio di Alassio, D. Francesco Cerruti, che Don Bosco non aveva
preso la parola il giorno 2 di marzo in occasione della riunione dei Coope-
ratori e delle Cooperatrici, tracciava un quadro piuttosto allarmante: «E
poiché qui ci si presenta propizia occasione raccomandiamo ancor noi alle
preghiere dei Cooperatori e delle Cooperatrici il nostro amatissimo D.
Bosco, il quale da alcun tempo si sente affievolire la vita. Non vi è nulla
di allarmante pel momento; ma un valente dottore di Torino, visitandolo
prima che egli si mettesse in viaggio, ebbe a dire che non dobbiamo
lusingarci gran fatto sulla vita di lui; imperocché, soggiunse, avuto riguar-
do alle fatiche sostenute, D. Bosco può oggimai reputarsi vecchio di 100
anni, sebbene non ne conti ancora 70. Preghiamo dunque di gran cuore,
e quegli, che per natura e per debolezza dovrebbe soccombere, viva in
quella vece ancora molti anni a nostro aiuto e conforto per grazia e in
virtù dell'onnipotenza di Dio ».22
Don Bosco stesso, del resto, ne dà discrete, ma significative conferme
nella sua corrispondenza. «La mia sanità non è cattiva, ma non è molto
buona. Sono sempre molto stanco »?3 «La mia sanità è un po' migliore,
ma ho molto bisogno di preghiere ».24 «La mia sanità va stenterellando;
spero di poterla riverire personalmente quanto prima e potermi alquanto
confortare ».25 «La S.V. darà compatimento ad un mezzo cieco che scri-
ve »?6 «Avrete saputo che da qualche tempo io era molto cagionevole
di salute, e come impotente a lavorare ... ».27
21 In riferimento ai primi mesi del 1884 fino al ritorno da Roma le Memorie
Biografiche abbondano di notizie circa le condizioni di salute, talora allarmanti,
di Don Bosco: cfr. voI. XVII, 21, 22, 23-24, 26, 27, 29-32, 34-35, 36, 38, 40,
42, 56-58, 65, 80, 83-84, 88, 89, 105, 119, 121, 122; e conferme si hanno per
i mesi successivi: pp. 204-207, 458-459.
22 Bs 8 (1884) n. 4, aprile, p. 58.
23 Lett. alla co. Bonmartini, da Torino, 4.2.1884 - E 4, 253.
24 Di ritorno dalla Francia, letto a D. Berto da Sampierdarena, 6.4.1884 ..
E 4, 255.
25 Da Roma il 3 maggio 1884 all'arcivescovo di Torino, card. Alimonda - E
4, 259.
26 Da Roma all'ono Paolo Boselli il 6 maggio 1884 - E 4, 259.
27 Discorso ai Cooperatori e Cooperatrici di Torino, il 23 maggio - BS 8
(1884) n. 7, luglio, p. 95.

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La lettera di Don Bosco da Roma del lO maggio 1884 303
Parallelamente emerge un'accentuata emotività che lo porta frequen-
temente a fondere i nostalgici ricordi del passato con vivaci divinazioni
del futuro. Si moltiplicano i « sogni» mentre chi l'accompagna assicura:
« il nostro amatissimo Padre non sa tenere discorso senza che rammenti
i tempi eroici dell'Oratorio» .28 Insieme al grande tema della «salvezza»
torna insistente l'appello al « metodo», allo stile, al « sistema preventivo»:
l'amore, la confidenza, la famigliarità, l'amicizia; «avviene spesso che i
giovani sono meno colpevoli di quel che si crede, come dimostra l'espe-
rienza », avvertiva nell'ultima riunione del III Capitolo Generale, il 7
settembre 1883. E il 25 aprile 1884 compariva sul Journal de Rome la
sua risposta ad un giornalista che lo interrogava sul suo «sistema edu-
cativo »: «Il est très simple. Je laisse aux enfants la faculté de faire
ce qu'ils aiment le mieux. Le talent consiste à decouvrir chez les enfants
les germes de leurs bonnes dispositions, et à s'appliquer à les développer.
Comme chacun n'aime à faire que ce qu'il sait qu'il pourra faire, j'appli-
que rigoureusement ce principe, et mes élèves travaillent tous, non seule-
ment avec activité, mais avec amour ».
La lettera sorge, dunque, in un «contesto» particolarmetne favore-
vole. Per quanto riguarda, poi, le circostanze immediate della ideazione,
della comunicazione, della redazione e del controllo dei contenuti appaiono
estremamente illuminanti alcune informazioni, che E. Ceria raccoglie dal
testimone diretto, D.G.B. Lemoyne.
« Le altre volte Don Bosco a Roma visitava moltissime persone; ma
nel 1884 sia per la difficoltà del camminare sia per i sopravvenienti inco-
modi dovette limitare assaissimo le sue visite ».29 « Alla fine delle giornate
la sua povera testa era così stanca, che spesso non gli reggeva più a
formare e a connettere le idee; quindi ogni sera usciva a respirare una
boccata d'aria, camminando per tre quarti d'ora appoggiato al braccio
di Don Lemoyne ».30 «Tante fatiche, aggravate da acerbi dispiaceri, acui-
vano sempre più i suoi incomodi fisici. Soffriva al fegato e aveva un occhio
infiammato. Il 27 aprile lo assalse una febbre, duratagli tre giorni. Una
notte era tanto il malessere, che gli fu forza abbandonare il letto; in
certe ore del giorno lo spossamento lo prostrava» .31
E' esattamente la situazione a cui si riferisce il « sogno», occasione
28 Lett. di D. G. B. Lemoyne da Sampierdarena, 1'8 aprile 1884 - ASC 272
Lemoyne.
29 MB 17, 80.
30 MB 17, 83-84.
31 MB 17, 89.

1.10 Page 10

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304 Pietro Braido
prossima della genesi della lettera; o delle «lettere»: dei documenti che
confluiscono in quella che viene considerata la forma ufficiale e più
articolata di ciò che Don Bosco intese venisse comunicato ai Salesiani
e ai giovani di Torino- Valdocco.
Ma a questo punto è indispensabile l'analisi particolareggiata dei
documenti disponibili, che insieme alle informazioni provenienti da altre
fonti permetterà di stabilire con sufficiente attendibilità il testo o i testi
autentici, la loro successione, la rispettiva destinazione e il relativo
significato.
2. I DOCUMENTI
L'edizione della lettera nelle diverse redazioni - sono almeno due,
se non tre, come si vedrà - è fatta in base a documenti manoscritti,
dattiloscritti o in bozze esistenti presso l'ASC di Roma oltre a edizioni
a stampa di particolare autorevolezza storica e letteraria. Non è escluso
che trascrizioni, più o meno fedeli, dei testi originali si possano ritrovare
presso altri archivi salesiani, dovute ad antichi novizi o a chierici studenti
allievi di D. Giulio Barberis e D. Eugenio Bianchi o di loro discepoli a
loro volta maestri dei novizi e formatori di neo-salesianì a cavallo tra
i due secoli. Non è nemmeno da escludere che un inventario accurato del
materiale conservato nell'ASC possa riservare qualche sorpresa.
Quelli finora ritrovati - e che dovrebbero comprendere i più impor-
tan ti - sono conservati in tre differenti posizioni: ASC 110 Cronachette;
ASC 111 Sogni; ASC 131 Torino-Oratorio.
Nella descrizione dei documenti si seguirà quest'ordine: si indiche-
ranno dapprima i manoscritti preparatori; si descriveranno poi i documenti
attinenti la redazione lunga; infine, verranno recensiti quelli relativi alla
redazione breve.
L Primi documenti
1. A == ASC 111 Sogni-Lemoyne - microschede 1.319 E 9_10.32
Il ms è un foglio semplice di carta uso mano con leggera rigatura
azzurra di formato 209 X 268 mm. In alto le due pagine sono numerate
32 Ci si riferisce al lavoro di microschedatura di notevole parte dell'Archivio
Salesiano Centrale descritto nel volume edito a cura di A. Torras, Fondo Don
Bosco. Alicroschedatura e descrizione. Roma 1980.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 305
a matita 1 e 2. Nel margine a sinistra di pago 1 è scritto in pastello
azzurro in senso verticale: 1884.
La scrittura è in inchiostro bruno; è di Don Lemoyne che fissa in
annotazioni frammentarie, con scarsi nessi, elementi utilizzati nelle reda-
zioni immediatamente successive.
Viene edito così come è possibile interpretarlo.
Dal confronto risulta che i frammenti confluiscono sia nel documento
K sia, tramite questo, nel ms D; più precisamente nella redazione breve
(K) viene accolto interamente il contenuto della prima pagina e metà della
seconda; le prime linee di pago 1 trovano riscontro soltanto in tale
redazione.
Non si trova nessun riscontro di A in B: le aree di riferimento di
A e B sono differenti.
Nessun punto di contatto è rilevabile con il ms C, se non il laconico
cenno alla gelosia: nell'edizione dei due documenti cfr. ultima linea di A
con lin 115-116 di C.
2. B == 111 Sogni-Lemoyne - microschede 1.320 B 5-6, C 3 - 4.
E' un foglio doppio di carta del medesimo formato e qualità del
precedente ms A con identica rigatura leggera.
Al lato sinistro di pago 1 è tracciata a matita una linea verticale
a formare una marginatura di 30 mm.
Sulle quattro pagine appare cancellata, ma è ancora visibile, una
precedente numerazione a matita 3, 4, 5, 6 (il ms era stato confuso e
fuso con il seguente ms C).
E' autografo di Don Lemoyne, che sembra tentare una prima reda-
zione parziale della lettera (redazione lunga).
Il testo è scritto nella metà pagina di destra; la metà di sinistra
è riservata a correzioni e aggiunte.
Nell'edizione si riportano nel testo anche i luoghi successivamente
cancellati dal medesimo redattore, indicando in apparato tali soppressioni,
in modo da far risaltare meglio i legami tra il ms B e il successivo ms
C nel quale confluisce interamente: nell'edizione dei due documenti cfr.
tutto B (eccetto l'ultima linea) con lin 41-112 di C e ultima linea di B con
lin 128-129 di C.
Tramite C il contenuto del ms B confluisce in D. Nessun rapporto
immediato o mediato esiste tra B e K (redazione breve); infatti B si
muove nell'area di riferimento ai Salesiani e non ai giovani.

2.2 Page 12

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306 Pietro Braido
3. C == ASC Sogni Lemoyne - microschede 1.320 B 3-4, 7-12, C 1-2.
E' un fascicolo costituito da tre fogli doppi inseriti l'uno nell'altro
del medesimo formato e identica rigatura dei due ms precedenti A e B.33
Le pagine sono numerate in alto a matita da 1 a lO; le ultime due
sono bianche e non numerate. La prima pagina porta in alto scritta a
matita l'indicazione: 1884.
E' autografo di Don Lemoyne. Il testo è scritto nella metà pagina
di destra; la metà di sinistra è lasciata libera per eventuali correzioni
o aggiunte; ne risultano soltanto alle pagine 2, 6 e 9.
Ine.: Una di queste sere ... Exp.: ...scriver a voi o miei cari queste
righe.
.
Il ms rivela diretti rapporti sia con la redazione breve (K) sia con
la redazione lunga (D). Il suo influsso immediato è chiaramente visibile
nella prima parte del ms K quanto agli elementi che questa ha in comune
con la redazione lunga, da cui non sembra dipendere in questa prima
sezione: cfr. lin 1-55 di C con 15-57 di K.
Comprendendo il «sogno» della prima notte esso ricopre per il
contenuto complessivo i due terzi della redazione lunga; cfr tutto
C con lin 15-202 di D; per i contenuti paralleli, però, D sembra
piuttosto dipendere immediatamente da K che da C} il che pare confer-
mato dal fatto che in K si trovano correzioni di mano di Don Rua,
che D presuppone e utilizza, e D presenta varianti proprie di K} che D2
corregge.
II. Redazione lunga
4. D == ASC 111 Sogni-Lemoyne - microschede 1.320 C 5-E 4
E' un fascicolo costituito da 7 fogli doppi inseriti l'uno nell'altro
cuciti con filo piuttosto resistente. Il formato è di 270 X 380 mm. Il
primo foglio che raccoglie gli altri è di carta protocollo solida, rigata
e marginata a sinistra (37 mm.) e a destra (14 mm.). Gli altri fogli sono
di carta leggera uso mano con rigatura azzurra ben marcata, non margi-
nati. Le pagine non sono numerate; soltanto in alto di pago 3 è indicato
a matita il numero 5. La prima pagina è bianca e in alto a sinistra pre-
33 Conviene tener presente che il rns K (redazione breve) per giovani ha
le identiche caratteristiche dei rns A, B e C.

2.3 Page 13

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 307
senta scritto a matita: 1884. La seconda pagina è bianca. La terza e la
quarta pagina contengono il testo della notizia di cronaca di cui SI e
detto: Inc.: Don Bosco in quelle notti... Exp. furono allontanati dalla
casa. Al termine del testo si trova l'indicazione: Fascio LXV p. 189 - 10
mago 1884, da cui risulta chiaramente che il ms è preparato in vista
della raccolta di Documenti. Da pago 5 a pago 26 si trova il testo della
lettera. Le pp. 27-28 sono bianche. A p. 5 si nota una macchia sbiadita;
a pago 6 nel margine sinistro due macchie d'inchiostro violaceo.
Il ms è tutto di mano di Don Lemoyne che scrive nella metà a
destra di ciascuna pagina, riservando la parte sinistra a eventuali correzioni
o aggiunte, che si trovano effettivamente soltanto alle pp. 15 e 16.
Non è da escludere l'ipotesi che i testi della notizia di cronaca e
della lettera siano stati scritti in tempi diversi: più precisamente che il
primo foglio protocollo sia stato destinato a raccogliere un fascicolo pree-
sistente con il testo della lettera.
In ogni caso il ms D è da considerarsi il più antico tra quelli cono-
sciuti che contengono il testo integrale della lettera nella redazione lunga;
potrebbe essere addirittura il testo originario di essa.
E' quello offerto nell'edizione, che lo riproduce con assoluta fedeltà,
salvo qualche indispensabile arricchimento della punteggiatura e altre
pochissime varianti, interventi puramente formali scrupolosamente segna-
lati in apparato.
5. E == ASC 131 Torino-Oratorio - (manca microschedatura)
E' un fascicolo costituito da cinque fogli protocollo doppi CUClt1
insieme con un totale di 20 pagine numerate a matita. L'ultima pagina
è bianca. La carta è solida, rigata e marginata con inchiostro di colore
azzurro. E' manoscritto.
E' una bella copia trascritta da D. Gioachino Berto a piena pagina.
Nella prima pagina in alto è scritto quasi come titolo: Sogno in
forma di Lettera 10.5.1884 da Roma.
Il ms E deriva direttamente da D, di cui riporta sia la breve infor-
mazione di cronaca sia il testo integrale della lettera nella redazione
lunga: la notizia storica occupa tutta la pago 1 e una parte esigua della
seconda. Essa termina con le indicazioni date da Don Lemoyne; soltanto
Fascio viene corretto in Fascic. Il testo della lettera occupa le pp. 3-19.
In genere la copia di Berto risulta più accurata dell'originale quanto
alla punteggiatura e alla dizione italiana di certe forme arcaiche care a

2.4 Page 14

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308 Pietro Braido
Lemoyne: avea == aveva; faceano == facevano ...; si trova, però, anche qual-
che omissione ed errore, per distrazione.
Il ms di Berta è l'ultimo fedele in tutta la sua sostanza al testo
originario di Lemoyne. Esso troverà riscontro nell'edizione a stampa della
lettera apparsa negli Atti del Capitolo Superiore del 1920 (in apparato
con la sigla ]).
6. ] == stampato negli «Atti del Capitolo Superiore» (1920)
L'edizione della lettera nella redazione lunga apparsa a cura di D.
Bartolomeo Fascie negli «Atti del Capitolo Superiore» (1920, Anno I,
N. 2, 24 Agosto, pp. 40-48) ricalca il testo ms di D. Berta (E), con
arricchimento della punteggiatura e qualche variante migliorativa. Tutto
è registrato in apparato.
7. F == ASC 111 Sogni-Lemoyne - Microschede 1.319 E 4, 11-12; 1.320
A 1-B2
Il ms è un fascicolo costituito da 5 fogli protocollo doppi inseriti
l'uno nell'altro e cuciti con filo piuttosto solido; solo il primo foglio
ha le due pagine staccate per usura. Il formato è di 208 X 311 mm. La
carta uso mano è rigata con inchiostro azzurro. La prima pagina non è
numerata, la seconda è bianca e non numerata. La numerazione incomin-
cia a pago 3 col numero 2 e continua fino a 17; le due ultime pagine
sono bianche. Nella prima pagina nel margine sinistro è scritto in senso
verticale in pastello azzurro, lo stesso usato per la numerazione delle pagi-
ne: 1884.
La notizia di cronaca occupa la prima pagina; il testo della lettera
le pagine numerate da 2 a 17.
E' una scrittura che vuoI essere calligrafica, ma diventa più fretto-
losa e meno nitida nelle ultime pagine. L'amanuense dovrebbe essere
persona giovane, diligente, ha tocco leggero, discretamente elegante; l'in-
chiostro è bruno.
Nel margine superiore della prima pagina dedicata alla notizia storica
Don Lemoyne aggiunge con scrittura marcata e inchiostro nero: Capo
XXXI Sogno: L'antico e il presente oratorio - Carità e famigliarità che
debbono avere i Salesiani coi giovani - Confessioni e condotta dei giovani.
Il testo manoscritto occupa la metà a destra delle singole pagine.
La trascrizione è accurata e migliora formalmente - punteggiatura
e perfezione lessicale - il ms D da cui evidentemente dipende. Esso si

2.5 Page 15

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 309
distacca da esso in alcuni punti qualificanti con la sistematica sostituzione
del termine amore con i sinonimi più austeri affetto e carità. Non si è
rintracciato un ms intermedio che permetta di individuare chi ha intro-
dotto tali modifiche, che Don Lemoyne stesso accoglie in Documenti
(testo in bozze G) e D. Ceria riedita con varianti marginali nelle Memorie
Biografiche (H) e nell)Epistolario (1).
Il ms E resta fuori gioco e verrà ricuperato, come si è detto, soltanto
nel 1920, quando il Consigliere Scolastico Generale, D. Bartolomeo Fa-
scie, ne cura la pubblicazione negli Atti del Capitolo (== Consiglio) Supe-
riore della Società Salesiana.
8. G == ASC 110 Documenti per scrivere la storia di D. Giovanni Bosco...
Microschede 1.097 E 4-11.
La notizia storica e il testo della lettera in bozze di stampa incollate
sulle pagine bianche di un grosso registro costituiscono il Capo XXXI. del
voI. XXVII dei Documenti) pp. 221-228. Fa parte, com'è noto, della
grande raccolta di documentazioni, dati, informazioni, che Don Lemoyne
ha raccolto come base per la compilazione delle Memorie Biografiche.
Il titolo del capitolo corrisponde al testo aggiunto da D. Lemoyne
stesso nel ms trascritto da D. Berto (ms E): Sogno: L'antico e il presente
Oratorio. - Carità e famigliarità che debbono avere i Salesiani coi
giovani. - Confessioni e condotta dei giovani.
Le bozze di stampa risultano quasi perfette. Il testo mostra una
chiara dipendenza da D attraverso la mediazione di F e di un eventuale
ms migliorativo dato in tipografia, a meno che certe varianti non siano
dovute alla correzione delle prime bozze effettuata da Don Lemoyne
stesso.
9. Testi a stampa dipendenti da G: H == stampato, edito nelle Memorie
Biografiche; I == stampato, edito nell'Epistolario di S. Giovanni Bosco.
Sono editi con leggere differenze formali da D. Eugenio Ceria; il
primo (H) nelle Memorie Biografiche di San Giovanni Bosco 1884-
1885) val. XVII. Edizione extra-commerciale. Torino, SEI 1936, pp. 107-
114; il secondo (1) in Epistolario di S. Giovanni Bosco) voI. IV: Dal 1881
al 1888. Edizione extra-commerciale. Torino, SEI 1959, pp. 261-269.
Il Ceria si limita a rieditare il testo della lettera nella redazione
lunga attenendosi sostanzialmente al testo tramandato da Lemoyne nei
Documenti) apportandovi migliorie formali e modifiche piuttosto marginali,

2.6 Page 16

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310 Pietro BraMo
senza porsi il problema della genesi e della tradizione dei testi e delle
differenti redazioni.
In ogni caso, tenuto conto del carattere semi-ufficiale che le due
pubblicazioni rivestono, le varianti saranno tutte registrate in apparato al
testo della lettera offerto dal ms D.
10. T = ASC 111 Sogni - Quad. D. Bianchi - microschede 1.291
A 6-C 7
Il testo manoscritto in grafia tonda, elegante, chiara, sostiturta a
cominciare dalla quarta riga della quarta pagina dall'inizio della trascrizione
(microscheda 1.291 A 9) da altra grafia meno sicura, ma sempre nitida,
si differenzia dai tre seguenti, anzitutto, perché omette le parentesi indi-
canti la presunta redazione breve e, quindi, il N.B. finale. In luogo di
questo si trova, invece, la seguente indicazione: (Dagli Annali di D.
Lemoyne).
Con il seguente testo di Barberis (U) condivide quasi tutte le varianti.
Se ne differenzia in alcune poche, ma abbastanza significative, per es. intro-
duce all'inizio la breve notizia di cronaca «Don Bosco in quelle notti...
dalla casa », presenta in forma diversa il titolo: Lettera di D. Bosco
scritta da Roma 1884. Spiegazione della lettera: «L'antico e il presente
Oratorio », la correzione della data dell'udienza del S. Padre (9 anziché
lO maggio).
Si potrebbe pensare alla comune dipendenza da un manoscritto ante-
riore a G (o anche a F) e trascritto con maggior fedeltà e precisione nel
quaderno di D. Bianchi.
11. Mss derivati destinati alla diffusione: U - V - W
Nell'archivio Salesiano Centrale di Roma esistono altre tre copie
della redazione lunga della lettera da Roma. Esse si trovano in quaderni
personali, che riportano avvenimenti della vita di Don Bosco, soprattutto
sogni) da ricordare e raccontare.
Il capostipite di questa famiglia sembra costituito da un quaderno di
D. Giulio Barberis: ASC 110 Cronachette - Barberis, quad. di Sogni, pp.
13-20, microschede 871 D 12-872 A 3 (sigla U).
Il sogno trascritto da D. Barberis si trova collocato al num. 20 con il
titolo seguente: L'Oratorio antico e l'Oratorio dopo il 1870.
Esso dipende dall'identico ms da cui dipende T o più probabilmente

2.7 Page 17

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 311
deriva da T stesso: alcune varianti significative rispetto a T potrebbero
spiegarsi con una. certa libertà di trascrizione, apparentemente migliorativa,
da parte di Don Barberis. Alcuni esempi:
lin 7 voi non potete immaginare DT == voi certo non vi potete U
lin 11 teneramente DT == tenerissimamente U
lin 12 permetterete DT == permettete U
lin 29-30 colla statura e nell'(coll'T) età di quel tempo DT == colla
statura di quell'età U
lin 148-149 faccia vedere che ama. Gesù Cristo si fece DT == faccia
vedere che ama. Gesù Cristo si fece U faccia che imiti Gesù Cristo. Egli
si fece corr U2
lin 289 D. Lazzero e D. Marchisio DT == D. Lazzero direttore
dell'Oratorio e D. Marchisio prefetto U.
E' caratteristica di questa trascrizione U come delle altre due che
seguono (V e W) chiudere tra parentesi una parte notevole del corpo cen-
trale della lettera (lin 79 Colla carità!. .. lin 197 quella ricreazione), indi-
cando erroneamente nel resto la redazione breve destinata ai giovani. Sia
U che V e W recano al termine la seguente avvertenza, inesatta e arbi-
traria:
N.B. - In questa lettera era indicato di non leggere ai giovani la
lunga parte che spetta puramente ai Salesiani e qui messa tra parentesi.
Il sig. D. Rua infatti, che la ricevette la lesse in quel modo ai giovani ed
altra volta ai confratelli spiegando specialmente a loro la parte posta tra
parentesi.
La trascrizione manoscritta V si trova in un quaderno anonimo conser-
vato in ASC 111 Sogni - Barberis, opera di un amanuense diligente, non
italiano, probabilmente appartenente all'area tedesca; microschede 1.290
B 12-D 5.
Il testo, posto sotto il N° 21, ricalca la trascrizione di Don Barberis
con tutte le incongruenze, aggiungendovi errori dovuti a difficoltà di com-
prensione della lingua italiana; qua e là si notano correzioni introdotte
da un revisore.
Trascrizione ancor più difettosa è quella del ms W contenuta in un qua-
derno conservato in ASC 111 Sogni. Barberis Quad. VIII, fol 95v-I04r, con
la seguente indicazione di un archivista: Quaderno dei «Sogni di D.B. »
appartenuto alla suora Chiarina Giustiniani FMA e trovato nel marzo 1982
fra le carte personali del sac. Carlo Orlando.

2.8 Page 18

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312 Pietro Braido
In frontespizio, effettivamente, si trova questo titolo: Quaderno 80
Sogni di «D. Bosco ». Nel verso della pagina c'è l'indice delle materie
compilato da D. Barberis, il quale sul margine superiore annota: N.B. -
Pieno di strafalcioni madornali - Copiato da un tedesco.
La numerazione originaria del quaderno è per fogli. Il testo del « so-
gno» si trova nei fogli 95v-104r con il seguente titolo: 30 L'Oratorio
antico e l'Oratorio dopo il (emend sl ex del) 1870.
12. Y e 2 == un dattiloscritto in due copie - Y == microschede 1.279
A 4-12
Si tratta di due dattiloscritti, uno copia dell'altro, in carta velina.
Ognuno è costituito da 9 fogli semplici scritti da un solo lato, numerati
in alto a macchina. Viene riportato il testo della lettera nella redazione
lunga, mutuato chiaramente da quello riportato in Documenti (documento
G), con lievi varianti formali e alcuni errori dovuti al dattilografo.
Dell'originale è riportato anche il titolo: Sogno: L'antico e il presente
Oratorio - Carità e famigliarità che devono avere i Salesiani coi giovani.
Confessioni e condotta dei giovani.
La copia (2) contiene il testo dattiloscritto puro e semplice.
Il primo dattiloscritto (Y), invece, riporta annotazioni a matita di
un lettore difficilmente individuabile, come segue:
A pago 2, in alto: ai Salesiani; in margine a destra, in corrispondenza
alla descrizione dello Oratorio: Relazione coi giovani ai tempi migliori
di D. Bosco.
In margine a destra di pag. 3, in senso verticale: Causa del male?
Sistema - D. Bosco o scadimento.
In margine a destra di pago 4, in senso verticale: sistema meno di
Don Bosco.
A pag. 7, in alto: Pei giovani.
III. Redazione breve
13. K == ASC 131 Torino - Oratorio - Microschede 53 C 9-D 3
Il ms è costituito da due fogli doppi inseriti uno nell'altro in modo
da formare un fascicolo di 4 fogli numerati dal redattore da 1 a 4, da
8 pagine numerate a matita da altra mano da 2 a 7. Dimensioni, qualità,

2.9 Page 19

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 313
rigatura della carta sono identiche a quelle dei ms A) B) C. L'inchiostro
è scuro sbiadito (diluito).
E' autografo di Don Lemoyne, amanuense-redattore.
Con altra grafia - di Don Rua - vengono apportate aggiunte,
che nei dialoghi indicano gli interlocutori: lo (== Don Bosco), a. (== al-
lievo), V. (== Valfrè). Sono riportate in apparato.
Alla fine si trova la firma autografa di Don Bosco.
E' con ogni certezza la lettera partita da Roma il 12 maggio e letta
da Don Rua ai giovani di Torino-Valdocco.
E' da tenere presente che l'editore dell'Epistolario la ignora.
14. L == ASC 111 Sogni - Lemoyne - Microschede 1.323 C 9-D 7
X == ASC 111 Sogni - Berardo - Microschede 1.300 D 9-E 8
Il testo della lettera L si trova in un quaderno manoscritto anonimo,
che contiene una raccolta di sogni di Don Bosco. Il quaderno ha copertina
cartonata, su cui è impressa a stampa la dicitura: Cartiera Salesiana.
Mathi. Le prime pagine sono bianche. A pagina 3 inizia la numerazione
(che va fino a pago 86) e la trascrizione dei sogni.
Il testo della lettera occupa le pp. 47-57 del quaderno. Esso è fede-
lissimo al ms K) di cui perfeziona semplicemente la punteggiatura e
qualche locuzione, con l'aggiunta di talune preposizioni.
La grafia è particolarmente accurata, nitida, con caratteri grandi,
quasi tipografici.
Sappiamo chi è l'amanuense, Giuseppe Berardo, un ex-ascritto di
Torino-Valdocco degli anni 1880-1882, dato a Don Lemoyne come scri-
vano verso il 1886. Che sia lui lo si ricava dal quaderno esistente in
ASC nella posizione 111 Sogni-Berardo, che porta in frontespizio a carat-
teri calligrafici grandi: I Sogni raccontati da Don Bosco Copiati dal •
quaderno di Giuseppe Berardo.
Le varianti di L sono segnalate in apparato proprio: da L sembrano
essere derivate principalmente le copie successive, più o meno fedeli, del
testo della lettera nella redazione breve; è un testo in genere trascritto
con scrupolo di esattezza e qualche miglioramento formale rispetto allo
stesso K (non sarà mancato il controllo di Don Lemoyne).
Nel quaderno conservato in ASC 111 Sogni-Berardo si trova il mede-
simo contenuto del quaderno custodito in ASC 111 Sogni-Lemoyne. Il
testo del « sogno» occupa le pp. 57-68. L'amanuense sembra essere ancora
Giuseppe Berardo, che tuttavia scrive currenti calamo, con grafia chiara,

2.10 Page 20

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314 Pietro Braido
ma meno curata, corsiva. Si nota qualche disattenzione e qualche omis-
sione, soprattutto nella punteggiatura. Esso, però, rimane generalmente
fedele al testo da cui trascrive.
15. M = ASC 111 Sogni - Mattei Gino - Microschede 1.325 D 5-E 3
Il testo ms della lettera è contenuto in un grosso quaderno costituito
da 79 fogli numerati; occupa i fol 13v_18r
La grafia è corsiva, regolare, chiara.
In alto a destra del fol 1 è manoscritto non corsivo: Mattei Gino.
Al fol 79V al termine dei vari testi si trovano le seguenti indicazioni:
Fine del quaderno I? [presenta la medesima grafia dei testi] Ultimo
[a matita di altra mano] Timbro Scuola Salesiana d'Agricoltura Mattei
Gino - Lombriasco [con la medesima grafia usata per indicare cognome
e nome nel fol 1 ] .
Comunque, la grafia usata nel manoscritto non è del Mattei.
Il testo, che rivela alcune brevi omissioni, risulta abbastanza corretto,
migliorato nella punteggiatura. Esso dipende da K tramite L o un suo deri-
vato, poiché ci sono varianti che non compaiono né in K né in L} mentre
un certo numero di altre si ricollega chiaramente a L.
Non ha alcuna rilevanza agli effetti della ricostruzione del testo.
E' curioso notare che nel volume Fondo Don Bosco. Microschedatura
e descrizione (Roma 1980) nella sezione Sogni (ASC 111) a pago 248
viene fornita la seguente indicazione: Mattei Gino: Episodi e sogni di
D. Bosco raccolti da D. Gino Mattei. In realtà Mattei Gino appare nel-
l'Elenco generale della Società Salesiana, come coadiutore} novizio a Villa
La Moglia (Chieri-Torino) nell'anno scolastico 1925-1926, professo trien-
naIe nella Scuola Agricola Salesiana S. Gioachino di Lombriasco (Torino)
negli anni 1926-1932; lascia la Congregazione nel 1932.
16. N = ASC 111 Sogni - Piccollo Francesco - Microschede 1.331 C 4-10
Il testo è contenuto in un grosso quaderno numerato di ben 392
pagine riempite da una grafia corsiva, fitta, uniforme, chiara.
Il titolo del quaderno è: Sogni di D. Bosco seguito dall'indicazione:
Sac. Francesco Piccollo, che indica probabilmente il nome del proprietario
della fonte o delle fonti da cui viene tratta copia."
34 Francesco Picco1lo, n. a Pecetto (Torino) nel 1861, fece la professione dei
voti religiosi nel 1877, ordinato sacerdote a Ivrea nel 1883, esercitò il ministero

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 315
La lettera è trascritta alle pagine 267-279 in un testo che si colloca
sulla linea di K-L con maggiori imprecisioni e omissioni del ms. M. In
luogo delle aggiunte lo e a. il ms adotta le iniziali D.B. e A.
L'amanuense si rivela a pago 354, dove firma Ch." Scarantino S.
17-8-1906.35
Al quaderno è posta la parola Fine a pago 392. Vi si trova una data,
presumibilmente quella del quaderno originario di D. Francesco Piccollo:
S. Gregorio 14/2/1897.
Dall'analisi delle varianti è possibile presumere una derivazione del
ms N dalla linea K-L con l'esclusione di una dipendenza da M.
17. O == ASC 111 Sogni - Speroni Angelo - Microschede 1.335 E 3-7
Del sacerdote salesiano Angelo Speroni" sono conservati nell'ASC due
quaderni con una raccolta di sogni di Don Bosco. Il testo della lettera da
Roma nella redazione breve è contenuto nel primo alle pagine 7-11 con il
titolo Lettera di D. Bosco.
La grafia è nitida, verticale. Soprattutto nella prima parte la lettera
viene riassunta abbondantemente con la eliminazione integrale della scena
delle due ricreazioni. Manca pure il N .B. finale (Nota del Segretario) .
Abbondano scorrettezze varie, simili ed anche superiori a quelle contenute
nel ms seguente P. Però, rispetto a questo, il ms O presenta un minor
numero di varianti.
18. P == ASC 111 Sogni - Vignolo Vincenzo - Microschede 1.341 C. 1-7
Anche Vincenzo Vignolo 37 compila due quaderni di sogni con mate-
educativo salesiano per quasi un trentennio in Sicilia; morì a Roma nel 1930.
Fu direttore, tra l'altro, e Maestro dei novizi nella casa di Mascali-Nunziata (1892-
1893) e poi nella casa di S. Gregorio (Catania) (1893-1901).
35 Il ch. Salvatore Scarantino compare tra gli «Ascritti» o Novizi della casa
di S. Gregorio nel catalogo della Società Salesiana del 1905-1906 e 1906-1907;
è elencato tra i professi triennali della stessa casa nel catalogo del 1907-1908;
passa poi a Randazzo, Pedara ...
36 Con tutta probabilità la trascrizione risale all'anno di noviziato (1890-1891)
del eh. Speroni o, al più tardi, al biennio di studi filosofici (1891-1893), insomma
al triennio passato nell'Istituto di Valsalice (Torino) (1890-1893). Muore nel colle-
gio Salesiano di Lanzo Torinese il 22 aprile 1942.
37 Nel catalogo della Società Salesiana il ch. Vincenzo Vignolo compare tra
gli «ascritti» di Valsalice (Torino) nell'anno 1893-1894. L'anno successivo 1894-

3.2 Page 22

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316 Pietro Braido
riale in parte identico ma sensibilmente accresciuto rispetto ai due qua-
derni di A. Speroni.
Il testo della lettera è contenuto nel primo quaderno verso la fine.
La scrittura è chiara, abbastanza ferma.
Appare il titolo: Lettera di Don Bosco) da Roma. 10-12-84.
Nel frontespizio del primo quaderno si trova riportato in alto un
breve testo scritturistico: Mirabilis Dominus in Sanctis suis Ps. Nel
margine superiore del secondo quaderno, invece, si trova l'indicazione:
Vincenzo Vignolo 1894.
Anche nella trascrizione del giovane Vignolo si notano omissioni,
con la scomparsa della descrizione delle due ricreazioni e della Nota del
Segretario. Le scorrettezze sono analoghe a quelle di Speroni.
19. Q == ASC 131 Torino - Oratorio
Il testo manoscritto della lettera è contenuto incompleto in un foglio
protocollo doppio di carta resistente, con rigatura e marginatura sinistra
a stampa. Il formato è di 209 X 309 mm.
Le pagine non sono numerate, la quarta è bianca. La scrittura è chiara,
ben marcata. Inc.: Ma perchè questa differenza ... Exp.: ...insieme in
paradiso.
La trascrizione rivela varie ingenuità di comprensione. Emergono
diversi tagli al testo originario e vari arbitrii; per es.:
Iin 64-65 Causa di tanta diversità si è che un certo numero di
giovani non ha confidenza nei Superiori K == Causa di tanta diversità si
è che un certo numero di giovani d'adesso si è chiuso in se stesso, co'
suoi pensieri, colle sue passioni; e non ha confidenza ne amore ai supe-
riori ed ai genitori Q
Iin 71-72 bisogna che si rompa la fatale barriera della diffidenza,
e sottentri a questa la confidenza cordiale K == bisogna che si rompa la
fatale barriera della diffidenza, della repressione tra gli uni e gli altri;
e rittentar la confidenza cordiale, la vita comune Q
Iin 82-84 che si ricordino essere l'umiltà il fonte di ogni tran-
quillità, che sappiano sopportare i difetti degli altri poiché al mondo non
si trova la perfezione, ma questa è solo in paradiso K == che si ricordino
1895 risulta già tra i chierici professi della casa salesiana di Borgo S. Martino.
Muore sacerdote a Treviglio il 5 aprile 1945 a 68 anni di età.

3.3 Page 23

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 317
che l'umiltà è il fonte d'ogni bontà e sapere; che sappieno sopportare
i difetti degli altri, perchè solo Dio non ha difetti Q
lin 145 faccia regnare fra di noi lo Spirito di S. Francesco di
Sales K = possa regnare tra di noi lo spirito Salesiano, spirito di dol-
cezza, di santità di lavoro.
3. VICENDE REDAZIONALI E TRADI.ZIONE DEI TESTI
L'esame dei documenti consente di localizzare in tempi abbastanza
ravvicinati, ma nettamente distinti, la stesura delle due redazioni, lunga
e breve. La prima si presenta in due successive versioni notevolmente
diverse e, probabilmente, separate da un certo intervallo di tempo. Tra
la prima redazione lunga (C) e quella breve lo spazio di tempo dovrebbe
essere stato piuttosto esiguo.
In ogni caso le possibili divergenti ipotesi circa la successione crono-
logica di composizione dei vari testi non ne sminuiscono, certo, il valore
storico e ideale, a partire dalla primitiva limitata destinazione (però, già
potenzialmente paradigmatica) fino alla successiva crescente, legittima,
estensione dei significati.
Per le tappe principali conviene seguire quanto afferma D. Lemoyne
nella nota di cronaca premessa al documento, già citata, completata da
informazioni di prima mano del medesimo testimone diretto .38
A proposito delle «notti nelle quali (Don Bosco) si era trovato
male» Don Lemoyne trascrive nei Documenti: «27 Aprile. D. Bosco
è preso dalla febbre e questa gli dura tre giorni. La notte scorsa ebbe
un tal malessere che dovette alzarsi da letto. Sul suo fisico influiscono
molto le continue opposizioni che sorgono contro la lotteria e contro
la concessione dei privilegi ».39 In una lettera a Don Rua del giorno
38 Su questa linea sarà necessario e possibile apportare qualche complemento
e sostanziale rettifica alla rapida ricostruzione di E. Ceria: «Il 6 maggio ave-
va fatto scrivere a Don Rua: "Don Bosco sta preparando una lettera che intende
di mandare ai giovani, nella quale vuol dire tante belle cose ai suoi ama-
tissimi figliuoli". La lettera fu spedita il 10 maggio; ma Don Rua, non credendo
conveniente leggerla in pubblico tutta intera, pregò d'inviargliene una copia che
potesse andare per gli alunni. Don Lemoyne ne estrasse per loro le parti che non
riguardavano i superiori. La lettura fattane da Don Rua alla sera dopo le orazioni
venne ascoltata dai giovani con tremore, massime perchè il Santo diceva d'aver
conosciuto la stato di molte coscienze. Dopo il ritorno era una processione di
ragazzi alla sua camera per sapere com'egli li avesse veduti» (MB 17, 107).
39 Documenti) vol. XXVII, pp. 158-159.

3.4 Page 24

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318 Pietro Braido
seguente conferma: «Tra una faraggine di lettere da brigare rubo un
po' di tempo per farti sapere nuove di D. Bosco. Esso di sanità non sta
male, ma son già due settimane che gli è tornata la febbre» .40
In queste condizioni di sofferenza emergono con accresciuta prepo-
tenza, ricordi, intuizioni, sollecitudini familiari, che troveranno poi più
articolata espressione nel racconto al segretario. Il tempo per raccontare,
per sviluppare, per organizzare abbondava. E' vero che a Don Bosco
il lavoro non mancava; ma le condizioni di salute e le attenzioni del
fraterno collaboratore gli imponevano soste consistenti tutti i giorni con
la possibilità di rilevanti momenti di distensione e di sereno familiare
colloquio.
Nelle varie fasi compositive e nelle diverse stesure non si trova
mai traccia di intervento redazionale di Don Bosco: sua (se non è imitata)
è soltanto la firma che chiude la forma breve. Ma l'eco immediata di
quanto Don Bosco andava dicendo si può, forse, ritrovare almeno in
parte nei rapidi appunti consegnati al ms A e nella prima parziale elabo-
razione contenuta nel ms B. Il ms C costituisce un primo, già strutturato,
tentativo di redazione lunga della lettera, a cui manca la seconda parte
del « sogno », che riguarda principalmente i giovani. Nel lavoro di reda-
zione della lettera ai giovani (la forma breve, ms K) viene utilizzato
precisamente questo ms C e vi si aggiunge il contenuto del ms B) che
riporta il «sogno» della seconda sera. E' arduo stabilire il tempo e la
sede della composizione della redazione lunga (ms D) quale fu poi tra-
smessa manoscritta e stampata, con significative varianti. Essa potrebbe
essere stata stesa più tardi a Valdocco. Risulta, pure, difficile determi-
nare a quale fase redazionale si riferisce Don Lemoyne, quando il 6 maggio
scrive a Don Rua nei seguenti termini: «5 In ultimo ti annuncio che D. Bo-
sco sta preparando una lettera che intende di mandare ai giovani, nella
quale vuoI dire tante belle cose ai suoi amatissimi figliuoli» .41
Da una considerazione globale, che sembra confermata da quanto
avviene a Valdocco nelle settimane immediatamente successive, appare
più che probabile che dei due testi, datati al lO maggio 1884, sia
stato inviato a Torino quello che contiene la redazione breve, come sembra
potersi pure ricavare dalle due lettere di Don Lemoyne a Don Rua, una
da Roma del 12 maggio (antivigilia della partenza da Roma di Don
Bosco e del suo segretario), l'altra da Firenze del giorno 15. Nella prima
40 Lett. a Don Rua del 28 aprile 1884, ASC 9126 Rua - Lemoyne G.B.
41 Lett. a Don Rua del 6 maggio 1884, ASC 9126 Rua - Lemoyne.

3.5 Page 25

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 319
Don Lemoyne scrive: «Ti mando una lettera che D. Bosco manda a
tutti i suoi figliuoli dell'Oratorio. Tu stesso farai piacere di leggerla
alla sera dopo le orazioni e se tu non potessi incarica D. Lazzero. Così
desidera D. Bosco che tu prima di leggerIa ai giovani, procuri di darle
una scorsa e che modifichi ciò che credessi bene di modificare, e attenuassi
qualche frase se la credessi troppo forte. Se ci trovi qualche sproposito
perdonami e coreggi perchè ho impiegato una notte intera a stenderla ».42
Da Firenze il giorno 15 scrive ancora a Don Rua: «Oggi siamo giunti a
Firenze (...). Con questa conchiudo la mia corrispondenza con voi, se
nulla occorrerà di nuovo. Spero che a quest'ora avrai ricevuta la lettera
ai giovani o la lettera loro indirizzata da Don Bosco» .43
Alla forma breve sembrano pure riferirsi preoccupazioni e inte-
ressi particolarmente accentuati a Valdocco nelle settimane e nei mesi succes-
sivi al ritorno di Don Bosco da Roma. Ricorre insistente il problema
dell'« ordinamento» dell'Oratorio e, soprattutto della «riforma» disci-
plinare, morale e religiosa della comunità giovanile, con speciale atten-
zione alla componente studentesca, che alimentava le prevalenti speranze
di nuove «vocazioni », ecclesiastiche e salesiane.·
Dalla documentazione esemplificativa, collocata in Appendice risulta
evidente una diffusa condivisione dell'immagine pessimistica dell'ambiente
(mancanza di confidenza, clima di sospetto, carenze nella direzione e
nell'assistenza), quale è più esclusivamente tratteggiato nella lettera
breve." E', invece, più debolmente presente l'esplicito messaggio positivo
dell'amore, proclamato con eccezionale calore retorico nella redazione
lunga.
Ancora alla lettura pubblica ai giovani della lettera a loro destinata
si riferiscono le informazioni consegnate ai Documenti) più avanti, al
cap. XXXVIII, « ... Effetti meravigliosi dell'ultimo sogno fatto da Don
Bosco. (...) 13 giugno. - Il sogno fatto da D. Bosco a Roma porta
le sue conseguenze. In tutti i giorni passati D. Bosco diede verso sera
42 Lett. a Don Rua del 12 maggio 1884, ibid. In calce alla lettera il diligente
Don Lemoyne aggiunge l'avvertenza: «Conserva la lettera di D. Bosco per met-
terla nell'archivio ». E' da credere si tratti del ms K quale noi possediamo.
43 Lett. a Don Rua del 15 maggio 1884, ibid.
44 Nella lettura e nell'interpretazione dei contenuti dei Verbali delle riunioni
del Capitolo (= Consiglio) Superiore e delle risultanze dell'inchiesta Bonetti si
dovrà opportunamente tener presente che la diagnosi dei «mali» e le proposte
dei rimedi vanno valutati in rapporto a quello che non si vorrebbe comune «col-
legio », ma ideale vivaio di giovani scelti, disponibili a una vocazione superiore,
ecclesiastica, religiosa e, possibilmente, salesiana.

3.6 Page 26

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320 Pietro Braido
udienza a molti giovani. Ieri però giorno del Corpus Domini moltissimi
andarono in sua camera a parlargli di vocazione ».45
Quanto poi alla tradizione e alla diffusione della lettera nelle due
redazioni le relative vicende si possono ricondurre ai seguenti scarni dati,
per tanti aspetti, caratteristici:
1) La redazione breve - quella destinata ai giovani - sembra
essere rimasta manoscritta nel documento originale conservato in archi-
vio e in copie contenute in alcuni quaderni di novizi e formatori di novizi.
2) Come redazione breve viene, invece, tramandata - però, solo
manoscritta - una trascrizione della forma lunga, nella quale appare
posto tra parentesi e, quindi, idealmente escluso il corpo centrale; ne
appare responsabile, non si sa su quale fondamento, il maestro dei novizi
D. Giulio Barberis, seguito dal suo immediato collaboratore e successore,
D. Eugenio Bianchi: ad essi fanno capo alcune poche trascrizioni di
novizi o di giovani chierici.
3) Viene, invece, trasmessa in un certo numero di manoscritti
e mediante stampa la forma lunga, in duplice «versione»: a) la più
diffusa, avallata da D. Ceria nelle Memorie Biografiche e nell'Epistolario}
e ripresa dal testo delle Costituzioni e Regolamenti della Società Salesiana
e dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; b) quella meno familiare,
ma più vicina ai manoscritti originari di Don Lemoyne e di Don Berto,
accolta poi negli Atti del Capitolo (== Consiglio) Superiore del 1920 e
da D. Bartolomeo Fascie nella sua antologia del 1927. Le due versioni
recano varianti numericamente limitate, ma qualitativamente significative.
Nei luoghi più tipici la prima concede spazio al termine amore} che la
seconda sostituisce con i termini affetto e carità; nella prima I'interlo-
cutore di Don Bosco nel sogno si rivolge al suo antico educatore con
il confidenziale tu mentre la versione successiva, accolta già da Don
Lemoyne stesso in Documenti} adotta il più rispettoso e aulico lei; questa
seconda, inoltre, rivela qualche passaggio più logico: per esempio alla
più approssimativa successione psicologica potuto e saputo sostituisce quella
più consequenziale saputo e potuto. L'unico luogo nel quale la versione
più arcaica si rivela in qualche modo più contenuta è quando al termine
fanciullino preferisce quello più sobrio di fanciullo.
45 Documenti) voI. XXVII, p. 274.

3.7 Page 27

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 321
STEMMA DEI DOCUMENTI
B
\\
\\
\\
\\
\\
\\
\\
A
\\
\\
\\
\\
\\
\\
L
• • • o0 eoee• • oo
MNO P Q
I
I
V
W

3.8 Page 28

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322 Pietro Braido
Abbreviazioni usate negli apparati:
add = addit
corr = corngit - quando la correzione di una parola o di una frase viene effettuata utiliz-
zando elementi della parola o della frase corretta
del = delet
emend = quando la correzione è effettuata con elementi del tutto nuovi rispetto alla
parola o alla frase preesistente
eras = erasit (mediante gomma, raschietto)
iter = iterat
mrg = in margine; in!
inferiore; sup
superiore; dext
laterale destro;
sin = laterale sinistro
om = omittit
sl = super lineam
transp = transponit

3.9 Page 29

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324 Pietro Braido
Qui vi dico soltanto che è tempo di pregare e prendere
risoluzioni ferme, proporre non colle parole ma coi fatti
e far vedere che i Comollo i Savio Domenico i Besucco
i Saceardi , vivono ancora tra noi.
Basta che un giovane entri in una casa salesiana e preso subito
sotto speciale Protezione di Maria SS. Ausiliatrice
giovani
(Che si facciano uno stretnssimo dovere di coscienza il riferire
ai Superiori tutte quelle cose che i Chierici in qualunque
modo conoscano esser offesa del Signore
(Della gelosia che ciascheduno vorrebbe amato dai
Giovani esclusi tutti gli altri superiori
Feroci gelosie

3.10 Page 30

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II. TESTI
1. Ms A
La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 323
fol. 1 Lunedì notte
Visto Buzzetti. In mezzo domandai Ma ti sembravano
più buoni i giovani adesso o quelli di una volta
Mi rispose - la differenza fra questi e quelli si è
che questi non hanno troppa confidenza nel confessionale
i consigli tuoi
ma in particolare nelle cose
di coscienza
Il numero dei giovani buoni è grande
Ma tra gli antichi e i moderni vi è una differenza
notabile anticamente il loro cuore era tutto aperto
ai Superiori che essi amavano ed obbedivano
presentemente i Superiori sono considerati come
superiori temuti etc. perciò se si vuoI far
un cuor solo ed un'anima sola per amor di
Gesù bisogna che si rompa la fatale
barriera della diffidenza e vi entri la
confidenza cordiale Quindi l'obbedienza
che guidi l'allievo come la madre guida
un fanciullino etc. etc. Non parliamo delle
frequenti confessione e comunione ma man-
ca radicalmente la stabilità dei proponimenti etc.
fol. 2 mi sentiva stanco
Hai null'altro da dirmi? Quale avviso speciale
- che si ricordino tutti che sono figli di Maria SS. Ausiliatrice
che essa li ha qui radunati. Quindi pure la pace del cuore
quindi l'amore per vicendevole. Che i cuori si aprano, che si
faccia un cuor solo e anima sola come nei primi tempi
E ci riusciremo?
Sì purché grandi e piccoli vogliano far un fioretto alla Madre
Celeste e siano pronti a soffrir qualche cosa per lei
qualche giovane ma in questi pochi io vidi cose che
hanno profondamente amareggiato il mio cuore. Non voglio metter-
le sulla carta ma voglio esporle a ciascuno cui si riferiscono.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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2. Ms B
La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 325
= Sigle: B redazione originaria di Don Lemoyne
= B2 e B3 successivi interventi del medesimo Don Lemoyne
fol. 1
- Perché tanta noia e tanta e tanta svogliatezza.
Vidi tanta svogliatezza è di qui che proviene la freddezza nei Sacra-
menti, la trascuranza delle pratiche di pietà specialmente in Chiesa, lo star mal
volentieri in un luogo ove la provvidenza li ricolma d'ogni benefizio, di qui
l'ingratitudine, i segretumi, le mormorazioni, con tutte le altre deplorevoli 5
conseguenze.
- Vedo Capisco, intendo, ma come si ponno rianimare i giovani accioc-
ché possano riprendere l'antica vivacità, allegrezza, espansione?
- Coll'amore!
- Amore? Ma i miei giovani non sono amati abbastanza? Tu lo sai se io lO
amo i miei giovani. Tu sai quanto ho sofferto, ho tollerato. Quanti stenti, quante
umiliazioni, quante opposizioni ho dovuto incontrare e patire per essi.
Non parlo di te!
- Di chi dunque? Di coloro che fanno le mie veci? Non vedi come sono
martiri del lavoro, giorno e notte studiano, sorvegliano, si consummano.
15
- Vedo tutto conosco, ma qui non è tutto. I
fol. 2
Che cosa manca?
Che i giovani non solo siano amati ma essi stessi conoscano di essere
amati.
Ma non hanno gli occhi in capo? Non scorgono casa, pane, profitto, 20
carriera etc. scuole.
- No ciò non basta.
- Che cosa ci vuole dunque?
Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono, imparino a veder
l'amore in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco, e queste impa- 25
rino a far con amore.
- Spiegati.
- Il Divin Salvatore si è fatto piccolo coi piccoli e ha portato le nostre
infermità.
1 Perché ...svogliatezza B del B2 7 Vedo B del B2 16 tutto B del B2 18 co-
nascano] vedano B del B2 conoscano emend sl B2 24 essendo amati] si avve-
clano B del B2 essendo amati emend sl B2 28 si è fatto] ha po B del B2 si è fatto
emend B2

4.2 Page 32

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326 Pietro Braido
30
- Non capisco.
- Osserva i giovani!
Osservai: - E cosa c'è di speciale da vedere?
- Come? tanto che vai educando giovani e non capisci. Dove sono i tuoi
Salesiani?
35
- Guardai e vidi etc. (come l'altro foglio)
E l'altro ripigliò: quando tu nel passato ti ponevi in mezzo ai giovani
era così?
- Oh allora era una giora un trilpudio, un voler parlar, un essere an- [ol, 3
siosi di udir le mie parole etc. Ma ora non posso più. Non vede come le visite,
40 la mia sanità etc.
- Capisco che tu non puoi ma perché i tuoi Salesiani non si fanno tuoi
imitatori? Perché tu non comandi, non insisti, che trattino i giovani allo stesso
modo che tu li trattavi?
.- Parlo e mi spolmono, ma capisci bene che anche i maestri e gli assi-
45 stenti son stanchi dal far scuola, non si sentono più di far le fatiche di una
volta, etc.
- E quindi tralasciando il meno, perdono il più; e questo più sono le
loro fatiche!
- Dunque quale è il meno.
50
- La famigliarità!
Se non c'è questo, se stanno lontani dai Chierici. Che cosa ci vuoI una
regola, e eguale al ferro che quando [ ...] esteriore. E questo senza cuore farà
dei nemici.
Ne viene la gelosia tra superiore e Superiore. Ne viene che per non essere
55 singolare chi farebbe non fa. Rispetto umano.
Amore delle proprie comodità. Amicizie particolari.
- Eppure io vedo che andando avanti li regolerà predominerà al sistema
paterno.
- La famigliarità quanto Gesù Cristo si fece piccolo pei piccoli e sop-
60 portò le nostre infermità. I
Il maestro in cattedra è maestro, ma in ricreazione diventa fratello. Se si fol. 4
predica è ufficio di dovere, una parola in ricreazione è la parola di uno che
da segno. Quante conversioni non accadere da una tua parola in
Chi è amato ottiene tutto perché specialmente nei giovani
65
Ciò mette una corrente elettrica tra giovani e Superiori.
Si conoscono i loro bisogni, si vedono i loro difetti.
Conoscendosi amati svelano il loro cuore.
38-50 Oh allora ...famigliarità B del B2 47 tralasciando per B del B2 tralasciando
emend sl B2 e questo più che B del B2 e questo più emend sl B2 54-55 Ne viene
...particolari add mrg sin B2 59-60 La famigliarità ...segno B del B2 63 Quan-
te ...in add mrg sin B2 del B3 64-67 Chi...cuore B del B2

4.3 Page 33

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3. Ms C
La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 327
= Sigle: C redazione originaria di Don Lemoyne
C2 interventi successivi del medesimo Don Lemoyne
[ol, JY
Una di queste sere io mi preparava per andare a riposo e avea incominciato
a recitare le preghiere che mi insegnò la mia buona mamma. Mentre così pre-
gava ecco assalirmi una distrazione o sonno che fosse e mi parve che mi si
presentassero innanzi due degli antichi giovani dell'Oratorio. Uno di questi
due mi si avvicino e mi salutò affettuosamente. lo lo guardava e quegli disse- 5
mi: - Mi conosce D. Bosco?
Si che ti conosco.
Si ricorda ancora di me?
Di te e degli altri: Tu sei Valfrè, ed eri nell'Oratorio prima del 1860.
Dica! vuoI vedere i giovani che erano nell'Oratorio ai miei tempi?
lO
Sì fammeli vedere: Ciò mi cagionerà molto piacere.
E Valfrè mi mostrò i giovani tutti colle stesse sembianze e colla statura
fol. iV ed età di quel I tempo. Mi pareva di essere nell'Oratorio in tempo di ricrea-
zione. Era una scena tutta di vita, moto, allegria. Chi correva, chi saltava, chi
facea saltare. Qui si giuocava alla rana, la alla palla. In un luogo era radunato 15
un crocchio di giovani che pendeva dal labbro di un Chierico il quale narrava
un fattarello. In un'altro luogo un prete in mezzo ad altri giovanetti e li facea
giuocare all'asino vola. Si cantava e si rideva da tutte parti e dovunque i Chierici
e i preti erano l'anima del divertimento e i giovani intorno ad essi schiamazza-
vano allegramente.
20
lo era incantato a questo spettacolo e Valfrè mi disse: - Veda: la fami-
gliarità porta amore e l'amore produce confidenza.
In quell'istante si avvicinò a me l'altro antico allievo dell'Oratorio e mi
disse: - D. Bosco vuole adesso vedere conoscere i giovani che attualmente
sono nell'Oratorio?
25
- Si! fammeli vedere: risposi io -
Ed esso me li mostrò. Vidi l'oratorio e tutti i giovani che facevano
fol. 21' ricreazione. Non più cantici ! non più grida di gioia, non più quel moto,
quella vita come nella prima scena. Si udiva qualche grido isolato, ma in
generale si spandeva per l'aria come un mormorio confuso e nel viso e ne- 30
gli atti dei giovani si leggeva spossatezza, noia, musorni, diffidenza. Non
mancavano giovani i quali corressero, si agitassero, con beata spensieratezza,
9 eri] era C eri corr C2 12 colla] nella C colla corr C2
mrg sin C2 28 più 2 add sl C2 30 viso iter C
24 conoscere add

4.4 Page 34

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328 Pietro Braido
ma moltissimi ne vedeva star soli appoggiati ai pilastri, molti seduti in
fondo alle scale e su pei corridoi per sfuggire la ricreazione; altri passeggiare
35 lentamente parlando sottovoce fra di loro e dando occhiatte sospettose o ma-
ligne attorno; molti giuocare bensì ma con una svogliatezza di chi non trova
gusto ne divertimenti.
Hai visti i tuoi giovani? - Mi disse quell'antico allievo.
Li vedo risposi.
40
Quanto sono differenti da quelli che eravamo noi una volta.
Pur troppo! Quanta svogliatezza in questa ricreazione.
E di qui proviene la freddezza in tanti nell'accostarsi ai Sacramenti, jol. 2V
la trascuranza delle pratiche di pietà specialmente in I Chiesa; lo star mal volen-
tieri in un luogo ave la Divina Provvidenza li ricolma di ogni bene per il
45 corpo, per l'anima, per l'intelletto: di qui il non corrispondere che fanno molti
alla loro vocazione; di qui le ingratitudine verso i Superiori; di qui i segretumi
le mormorazioni con tutte le altre deplorevoli conseguenze.
- Capisco; intendo risposi io: Ma come si possono rianimare questi miei
cari giovani acciocché riprendano l'antica vivacità, allegrezza espansione?
50
- Coll'Amore!
- Amore? Ma i miei giovani non sono amati abbastanza? Tu lo sai se
amo i miei giovanetti. Tu sai quanto ho sofferto e tollerato per ben 40 anni
e tollero e soffro ancora adesso per loro. Quanti stenti, quante umiliazioni,
quante opposizioni, per dare pane, casa, maestri, ad essi e specialmente per
55 la salute delle loro anime. Ho fatto quanto ho saputo e potuto per chi forma
l'affetto di tu tta la mia vita.
- Non parlo di te!
[ol, 3'
- Di chi dunque? Di coloro che I fanno le mie veci? Da Direttori, Pre-
fetti, Maestri, Assistenti? Non vedi come sono martiri dello studio e del lavoro?
60 Come consummino i loro anni giovanili per coloro che ad essi affidò la Divina
Provvidenza?
Vedo; conosco; ma ciò non basta: ci manca il meglio.
- Che cosa manca adunque?
- Che i giovani non solo siano amati ma che essi stessi conoscano d'es-
65 sere amati.
- Ma non hanno gli occhi in capo? Non hanno il lume dell'intelligenza?
Non vedono che quanto si fa per essi è tutto per loro amore?
No ciò non basta.
- Che cosa ci vuole adunque?
70
- Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col participare alle
loro inclinazioni infantili, imparino a veder amore in quelle cose che natural-
38 giovani] giovanni C giovani corr C2 61 post Provvidenza add Come sorve-
glino giorno e notte, come patiscano freddo e caldo sicché si puon dire veramente
sacrificati per i loro allievi? C del C2

4.5 Page 35

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 329
mente loro piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, e la mortifica-
I fol. 3V zone di se stessi e queste cose imparino a far con amore.
- Spiegati meglio!
- Il Divin Salvatore si è fatto piccolo coi piccoli ed ha portate le nostre 75
infermità.
- Non capisco bene.
Osserva i giovani!
Osservai e quindi replicai: - E che cosa c'è di speciale da vedere?
- Come? Sono tanti anni che vai educando i giovani e non capisci? 80
Guarda! Dove sono i tuoi Salesiani?
Osservai e vidi che fra i giovani vi erano ben pochi preti e chierici i quali
prendessero parte ai loro divertimenti. La maggior parte di essi passeggiavano
fra di loro o non dandosi pensiero dei giovani o sorvegliandoli così alla lontana.
Allora quell'amico ripigliò: Negli antichi tempi dell'oratorio tu non stavi 85
sempre in mezzo ai giovani e specialmente alle loro ricreazioni?
- Certamente e allora tutto era gioia per me e in essi un slancio nel
volermi parlare ed una viva ansia di udire le mie parole e metterle in pratica.
Ora pero vedi come le udienze, gli affari multiplicati, la mia sanità per lo
impediscono.
90
- Va bene ma se tu non puoi perché i tuoi Salesiani non si fanno tuoi
fol. 4Y immitatori? Perché I tu non insisti e non comandi che si tratti i giovani allo
stesso modo che tu li trattavi?
- Parlo mi spolmono; ma capisci bene che anch'io veggo come i maestri
siano stanchi dal far scuola e purtroppo non si sentono più di far le fatiche 95
di una volta.
- E quindi trascurando il meno perdono il più e questo sono le loro
fatiche. Che amino ciò che piace ai giovani e i giovani ameranno ciò che piace
ai Superiori, e a questo modo sarà più facile e più leggera la loro fatca.
Che cosa adunque debbo raccomandare ai miei Salesiani?
100
- Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza famigliarità
non si dimostra l'amore, e senza questa dimostrazione non vi può essere confi-
denza. Chi vuoI essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù Cristo
si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il modello della
famigliarità. Il maestro visto solo in cattedra è maestro, ma se va in ricreazione 105
fol. 4V coi giovani diventa fratello rispettato. Se uno è visto solo predicare dal pulpijto
si dirà che fa ne più ne meno del suo dovere, ma se dice una parola in ricrea-
zione è la parola di uno che ama. Quante conversioni non accaddero per una
tua parola giunta improvvisa all'orecchio di un giovane nel mentre che si diver-
tiva! Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto specialmente dai 110
75-77 Il Divin...bene add mrg sin C2 85 tempi add sl C2
corr C2 109 all'orecchio] in cuore C all'orecchio corr C2
98 Che] A C Che

4.6 Page 36

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330 Pietro Braido
giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani e i Superiori.
I cuori si aprono: fan conoscere i loro bisogni, palesano i loro difetti. Questo
amore fa sopportare eziandio le fatiche, le noie, le ingratitudini, i disturbi,
le mancanze e le negligenze dei giovanetti, sicché ogni cosa abbia per fine non
115 la vanagloria, non il vendicare l'amore proprio offeso, non la gelosia di una
temuta preponderanza d'autorità altrui ma null'altro che la gloria di Dio, la
salute delle anime coll'esempio di Gesù Cristo. Sai perché l'oratorio di adesso
è diverso da quello di una volta? Perché si vuole sostituire all'amore la fred-
dezza di un regolamento; perché i tuoi si allontanano dall'osservanza di quelle
120 regole di educazione che tu hai loro I dettate, perché al sistema di prevenire [ol. 5r
amorosamente i disordini si va a poco a poco sostituendo il sistema meno
pesante e più spiccio per chi comanda; bandir leggi e punir trasgressori. E ciò
accade necessariamente se manca la famigliarità. Se adunque si vuole che l'ora-
torio ritorni all'antica felicità si rimetta in vigore l'antico sistema di essere tutto
125 a tutti, padri dei giovani, tolleranti finché lo permette la carità i difetti della
loro età giovanile, togliendo le distanze, amando con essi tutto ciò che essi amano.
Allora i cuori non saranno più chiusi e non vi saranno più segretumi che uccidono.
- E qual è il mezzo precipuo perché trionfi simile famigliarità e simile
amore e confidenza?
130
- L'osservanza esatta delle regole che tu hai dato.
E null' altro?
Un piatto migliore in un pranzo è quello della buona cera.
E quale altro avviso mi dai pel buono andamento della casa?
Null'altro che questo: La famigliarità porta amore e l'amore porta
135 confidenza e i giovani allora tutto palesano senza timore, ai maestri agli assi-
stenti ai Supejriori, Diventano schietti in confessione e fuori di confessione e fol. 5V
sono docili a tutto ciò che loro comanda Colui dal quale sono certi di essere amati.
Mentre l'altro finiva di parlare io continuavo ad osservare con vivo ram-
marico quella ricreazione e a poco a poco mi sentii oppresso da grande stan-
140 chezza. Questa oppressione giunse al punto che mi scossi non potendo più resi-
stere. Rinvenni. Era in piedi vicino alletto. Le gambe gonfie mi facevano male
e non potea più star ritto. L'ora era tardissima. Quindi me ne andai in letto
risoluto di scrivere a voi o miei cari queste righe.
133 pel. ..casa? add mrg sin C 2

4.7 Page 37

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 331
4. Ms K - Lettera ai giovani dell'Oratorio di Torino-Valdocco
Sigle: K = redazione originaria di Don Lemoyne
K2 = interventi di Don Lemoyne sul proprio testo
R
interventi successivi di Don Rua
S
interventi di Don Bosco
[ol. l'
Roma 10 Maggio 1884
Miei carissimi figliuoli in Gesù Cristo.
Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio desiderio; quello
di vedervi felici nel tempo e nell'Eternità. Questo pensiero, questo desiderio
mi risolsero a scrivervi questa lettera. Sento o cari miei il peso della mia lon- 5
tananza da voi e il non vedervi e il non sentirvi mi cagiona pena quale voi
non potete immaginare. Perciò io avrei desiderato scrivere queste righe una
settimana fa; ma le continue occupazioni me lo impedirono. Tuttavia benché
pochi giorni manchino al mio ritorno, voglio anticipare la mia venuta fra voi
almeno per lettera non potendolo di persona. Sono le parole di chi vi ama lO
teneramente in Gesù Cristo ed ha dovere di par1arvi colla libertà di un padre.
E voi me lo permetterete non è vero? e mi presterete attenzione e mette-
rete in pratica quello che sono per dirvi.
Ho affermato che voi siete l'unico ed il continuo pensiero della mia mente.
Or dunque in una delle sere scorse io mi era ritirato in camera e mentre mi 15
disponeva per andare a riposo, avea incominciato a recitare le preghiere che
mi insegnò la mia buona mamma. In quel mentre non so bene se preso dal
sonno, o tratto fuori di me da una distrazione, mi parve che mi si presentas-
sero innanzi due degli antichi giovani dell'Oratorio. Uno di questi due mi si
avvicinò, e salutatomi affettuosamente mi disse:
20
O Don Bosco mi conosce?
- Sì che ti conosco - risposi.
7 righeJ reghi K reghe K2 22 ante add lo R SìJ Si K
1 ante Roma add Ottavo. Sogno di Don Bosco fatto a L Roma] Nizza rnarit-
rima L Roma emend L2 ante lO add il L Maggio 1884J maggio 1884. L
2 CristoJ Cristo, L 3 desiderio;J desiderio, L 4 Eternità] eternità L 5 SentoJ
Sento, L miei] miei, L 6 voiJ voi, L vederviJ vedervi, L penaJ pena,
L 7 ante scrivere add. di L 8 fa;J fa, L lO letteraJ lettera, L 11 CristoJ
Cristo, L
16 aveaJ aveva L
17 miJ m' L
18 sonno,] sonno L
parve]
pare L 19 giovaniJ allievi L 21 Bosco] Bosco, L 22 ante add lo lin
subd RL

4.8 Page 38

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332 Pietro Braido
- E si ricorda ancora di me? - soggiunse.
- Di te e di tutti gli altri. Tu sei Va1frè, ed eri I nell'Oratorio prima fol. l v
25 del 1870.
- Dica! continuò Va1frè, vuoI vedere i giovani che erano nell'Oratorio
ai miei tempi?
- Sì fammeli vedere, io risposi; ciò mi cagionerà molto piacere.
E Va1frè mi mostrò i giovani tutti colle stesse sembianze e colla statura
30 e nell'età di quel tempo. Mi pareva di essere nell'antico Oratorio nell'ora della
ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria. Chi correva,
chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là a bararotta, ed al
pallone. In un luogo era radunato un crocchio di giovani che pendeva dal labbro
di un prete il quale narrava una storiella. In un altro luogo un chierico che
35 in mezzo ad altri giovanetti giuocava all'asino vola e ai mestieri. Si cantava,
si rideva da tutte parti e dovunque chierici e preti, e intorno ad essi giovani
che schiamazzavano allegramente. Si vedeva che fra giovani e Superiori regnava
la più grande cordialità. lo era incantato a questo spettacolo e Valfré mi disse:
- Veda: la famigliarità porta amore, e l'amore produce confidenza in COl1-
40 fessione e fuori di Confessione.
In quell'istante si avvicinò a me l'altro mio antico allievo che avea la
barba tutta bianca e mi disse: - D. Bosco vuole adesso conoscere e vedere
i giovani che attualmente sono nell'Oratorio?
- Sì, risposi io; poiché è già un mese che più non li vedo -
45
E me li additò. Vidi l'Oratorio e tutti voi che facevate ricreazione. Ma
non più udiva grida e cantici, non più vedeva quel moto, quella vita come
nella prima scena. Negli atti e nel viso di molti di voi si leggeva una spossa-
tezza, una noia, una musoneria, una diffidenza che faceva pena al mio cuore.
Vidi è vero molti che correvano, giuocavano, si agitavano con beata spen-
50 sieratezza, ma altri non pochi io ne vedeva I star soli appoggiati ai pilastri in fol. 2r
23 ante E si add V. R 24 ante Di te add lo R 28 ante Si add lo R Si]
Si K 31 correva,] correva K 32 là] la K 34 un] un' K 35 cantava,]
cantava K 44 Si] Si K 46 moto,] moto K 48 noia,] noia K 49-50 spen-
sieratezza] spenzieratezza K
23 ante E si add V. lin subd L 24 ante Di te add lo lin subd L Valfrè,] Val-
frè L 26 Dica!] Dica - L Valfrè,] Valfrè - L 28 ante Si add lo lib subd L
io] gli L risposi;] risposi, L 32 bararotta,] bararotta L 34 prete] prete,
L 36 parti] parti, L 37 schiamazzavano] schiammazzavano L schiamazzava-
no corr L2 fra] tra L Superiori] superiori L 38 spettacolo] spettacolo, L
39 Veda:] Veda; L 41 l'] un L allievo] allievo, L avea] aveva L 42
D. Bosco] Don Bosco, L 45 E] e L ricreazione.] ricreazione, L Ma] ma L
48 noia,] noja, L 49 post con add una L

4.9 Page 39

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 333
preda a pensieri sconfortanti; altri sulle scale e nei corridoi per sottrarsi alla
ricreazione; altri passeggiare lentamente in gruppi parlando sottovoce fra di loro
dando attorno occhiate sospettose e maligne: eziandio fra coloro che giuoca-
vano ve ne erano alcuni cosi svogliati, che facean vedere chiaramente come
non trovassero gusto nei divertimenti. Rari si scorgevano fra i giovani i Chie- 55
rici ed i preti. Varii giovani cercavano studiosamente di allontanarsi dai maestri
e dai Superiori. I Superiori non erano più l'anima delle ricreazioni.
lo allora domandai al mio amico dalla barba bianca: - Ti sembrano più
buoni i giovani di adesso o quelli di una volta?
Mi rispose: - Il numero dei giovani buoni eziandio nel tempo presente 60
è assai grande nell'Oratorio.
Ma perché tanta differenza fra i giovani di una volta e i giovani di
adesso?
Causa di tanta diversità si è che un certo numero di giovani non ha
confidenza nei Superiori. Anticamente i cuori erano tutti aperti ai Superiori, 65
che i giovani amavano ed obbedivano prontamente. Si ricorda quei belli anni
quando lei Sig. D. Bosco poteva intrattenersi continuamente con noi? Era
un tripudio di paradiso, e noi per lei non avevamo segreti. Ma ora i Superiori
sono considerati come Superiori, e non più come padri, fratelli ed amici; quindi
sono temuti e poco amati. Perciò se si vuoI fare un cuor solo ed un'anima sola 70
per amor di Gesù, bisogna che si rompa la fatale barriera della diffidenza, e sot-
tentri a questa la confidenza cordiale. Che quindi l'obbedienza guidi l'allievo
come la madre guida il suo fanciullino. Allora regnerà nell'Oratorio la pace e
l'allegrezza antica.
fol. 2V
- Come dunque fare per rompere questa barriera?
75
- A te e ai tuoi io dico; Gesù Cristo si è fatto piccolo I coi piccoli e portò
le nostre miserie. Esso non spezzò la canna già fessa, né spense il lucignolo
che fumava. Ecco il vostro modello.
62 ante Ma add lo R 64 ante Causa add a. R 66 Si] Li K Si corr K2 belli]
begli K belli corr K2 69 Superiori] Superiori, K Superiori corr K2 padri,]
padri K 75 ante Come add lo R 78 ante A te add a. R 77 né] ne K
53 maligne.] maligne; L
56-56 Chierici] chieri L chierici corr L2 57 Supe-
riori] superiori L 57 delle ricreazioni] della ricreazione L 58 al mio] all' L
dalla] della L 59 di adesso] d'adesso, L di una] d'una L 62 ante Ma add
lo lin subd L di una] d'una L 63-64 di adesso] d'adesso L 64 ante Causa
add A. lin subd L 65 nei Superiori] coi superiori L Superiori] superiori L
66 obbedivano] ubbidivano L 67 lei Sig. D. Bosco] Lei, Signor Don Bosco, L
68 paradiso] Paradiso L lei] Lei L Superiori,] Superiori L 71 diffìden-
za,] diffidenza L
75 obbedienza] Obbedienza L
78 ante Come add lo lin
subd L 76 ante A te add A. lin subd L dico.] dico: L 78 vostro] nostro L

4.10 Page 40

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334 Pietro Braido
E ai giovani?
80
Che essi riconoscano quanto i Superiori, i maestri, gli assistenti fati-
chino e studino per loro amore, poiché se non fosse pel loro bene non si as-
soggetterebbero a tanti sacrifizi; che si ricordino essere l'umiltà il fonte di ogni
tranquillità; che sappiano sopportare i difetti degli altri poiché al mondo non
si trova la perfezione, ma questa è solo in paradiso; che cessino dalle mormo-
85 razioni poiché queste raffreddano i cuori; e sovratutto che procurino di vivere
nella S. Grazia di Dio. Chi non ha pace con Dio, non ha pace con sé, non ha
pace cogli altri.
- E tu mi dici dunque che vi sono fra i miei giovani di quelli che non
hanno la pace con Dio?
90
- Questa è la prima causa del malo umore, fra le altre che tu sai,
alle quali devi porre rimedio, e che non fa d'uopo che ora ti dica. Infatti:
non diffida se non chi ha segreti da custodire, se non chi teme che questi
segreti vengano a conoscersi, perchè sa che gliene tornerebbe vergogna e
disgrazia. Nello stesso tempo se il cuore non ha la pace di Dio rimane
95 angosciato, irrequieto, insofferente d'obbedienza, si irrita per nulla, gli
sembra che ogni cosa vada male, e perché esso non ha amore, giudica che i
Superiori non lo amino.
- Eppure o caro mio, non vedi quanta frequenza di Confessioni e di
Comunioni vi è nell'Oratorio!
100
- E' vero che grande è la frequenza delle Confessioni, ma ciò che
manca radicalmente in tanti giovanetti che si confessano è la stabilità nei
proponimenti. Si confeslsano ma sempre le stesse mancanze, le stesse occa- fol. 3r
sioni, le stesse abitudini, le stesse disobbedienze, le stesse trascuranze nei
doveri. Così si va avanti per mesi e mesi. Sono confessioni che valgono poco
105 o nulla; quindi non recano pace, e se un giovanetto fosse chiamato in quello
stato al tribunale di Dio sarebbe un affare ben serio.
79 ante E ai add lo R 80 ante Che add a. R 83 difetti] diffetti K 86 sé]
se K 88 ante E tu add lo R 90 ante Questa add a. R 98 ante Eppure
add lo R 100 ante È vero add a. R 103 disobbedienze] dissobbedienze K
disobbedienze corr K2
106 un] un' K
79 ante E ai add lo lib subd L 80 ante Che add A. lin subd L Superiori] su-
periori L 81 amore.] amore; L pel] per L 82 essere] esser L di ogni]
d'ogni L 83 altri] altri, L 84 paradiso] Paradiso L 84-85 mormorazioni]
mormorazioni, L 85 sovratutto] sopratutto L 86 S. Grazia] santa grazia L
Dio,] Dio L sé] se L 88 ante E tu add lo lin subd L fra] tra L 90 ante
Questa add A. lin subd L malo umore] malumore L 91 Infatti] Infatti: L
96 ante vada add gli L amore] l'amore L 97 Superiori] superiori L 98
ante Eppure add lo lin subd L Eppure] Eppure, L 100 ante È vero add A.
subd L
101 giovanetti] giovanetti, L
confessano] confessano, L
104
confessioni] Confessioni L 105 pace,] pace; L 106 Dio] Dio, L

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 335
- E di costoro ve ne ha molti nell'Oratorio?
- Pochi in confronto del gran numero dei giovani che sono nella casa:
Osservali! - E me li additava.
lo guardai; e ad uno ad uno vidi quei giovani. Ma in questi pochi io 110
vidi cose che hanno profondamente amareggiato il mio cuore. Non voglio
metterle sulla carta, ma quando sarò di ritorno voglio esporle a ciascuno cui si
riferiscono. Qui vi dirò soltanto che è tempo di pregare, e di prendere ferme
risoluzioni; proporre non colle parole ma coi fatti e far vedere che i Comollo,
i Savio Domenico, e i Besucco, e i Saccardi vivono ancora tra noi.
115
In ultimo domandai a quel mio amico: - Hai null'altro da dirmi?
- Predica a tutti grandi e piccoli che si ricordino sempre che sono
figli di Maria S.S. Ausiliatrice. Che Essa stessa li ha qui radunati perché si
amassero come fratelli e perchè dessero gloria a Dio e a lei colla loro buona
condotta. Che si ricordino che sono alla vigilia della festa della loro S.S. 120
Madre e che coll'aiuto suo deve cadere quella barriera di diffidenza che il
demonio ha saputo innalzare tra giovani e Superiori e della quale sa giovarsi
per la rovina di certe anime.
Mentre l'amico parlava io a poco a poco sentiva crescere in me una
stanchezza che mi opprimeva. Non potendo finalmente più resistere mi scossi 125
e rinvenni.]
[ol. 3V
Mi trovai in piedi vicino al letto. Le mie gambe erano così gonfie e mi
faceano così male che non potea star ritto. L'ora era tardissima e quindi me
ne andai in letto, risoluto di scrivere a voi o miei cari figliuoli, queste righe.
Molte altre cose importantissime che io vidi, desidererei ancora narrarvi, ma 130
il tempo e la convenienza non me lo permettono.
Concludo. Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che
per i suoi cari giovani ha consummata la sua vita? Niente altro fuorché, fatte
le debite proporzioni, ritornino i giorni felici dell'antico Oratorio. I giorni
107 ante E di add lo R 108 ante Pochi add a. R 114 risoluzioni] rissoluzioni
K risoluzioni corr K2
117 ante Predica add a. R
118 li] gli K
120 vigiliaJ
vigiglia K vigilia corr K2 130 vidi] vide K vidi corr K2
107 ante E di add lo lin subd L
108 ante Pochi add A. lin subd L
in] al L
casa] Casa L 109 Osservali] osservali L E] e L 110 guardai;] guardai: L
giovani. Ma] giovani, ma L 112 ritorno] ritorno, L 113 pregare,] pregare L di 3
om L 114 parole] parole, L fatti] fatti, L 115 e2 omL Besucco,] Besucco
L fra] tra L 116 da] a L 117 ante Predica add A. lin subd L 118 S.S.]
55. L li] gli L 119 fratelli] fratelli, L lei] Lei L 120 S.S.] 55. L 121
aiuto] ajuto L
122 Superiori] superiori L
124 parlava] parlava, L post
sentiva add a L
125 resistere] resistere, L
128 faceano] facevano L po-
tea] potevo L poteva corr L3 tardissima] tardissima, L 129 in] a L voi]
voi, L 130 vidi,] vidi L 132 vecchio] vecchio, L 133 consumato L

5.2 Page 42

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336 Pietro Braido
135 dell'amore e della confidenza Cristiana tra i giovani ed i Superiori; i giorni
dello spirito di accondiscendenza e sopportazione per amor di Gesù degli uni
verso degli altri; i giorni dei cuori aperti con tutta semplicità e candore; i
giorni della carità e della vera allegrezza per tutti. Ho bisogno che mi conso-
liate dandomi la speranza e la promessa che voi farete tutto ciò che desidero
140 per il bene delle anime vostre. Voi non conoscete abbastanza quale fortuna
sia la vostra d'essere stati ricoverati nell'Oratorio. Innanzi a Dio vi protesto:
Basta che un giovane entri in una casa Salesiana perchè la Vergine S.S. lo
prenda subito sotto la sua speciale protezione.
Mettiamoci adunque tutti d'accordo. La carità di chi comanda, la carità
145 di chi obbedisce faccia regnare fra di noi lo Spirito di S. Francesco di Sales.
O miei cari figliuoli, si avvicina il tempo nel quale dovrò distaccarmi da voi
e partire per la mia Eternità; (A questo punto D. Bosco sospese di dettare;
gli occhi suoi si empirono di lagrime, non di rincrescimento, ma di ineffabile
tenerezza che trapelava dal suo sguardo e dal suono della sua voce. Dopo
150 alcuni istanti continuò.) quindi io bramo di I lasciar voi, o preti, o Chierici, fol. 4r
o giovani carissimi, per quella via del Signore nella quale esso stesso vi desi-
dera. A questo fine il Santo Padre che io ho visto Venerdì 9 di Maggio, vi
manda di tutto cuore la sua benedizione. Il giorno della festa di Maria S.S.
Ausiliatrice mi troverò con voi innanzi all'effigie della nostra Amorosissima
155 madre. Voglio che questa gran festa si celebri con ogni solennità e D. Lazzero
e D. Marchisio pensino a farci stare allegri anche in refettorio. La festa di Maria
Ausiliatrice deve essere il preludio della festa eterna che dobbiam celebrare tutti
insieme uniti un giorno in paradiso.
Vostro aff.mo amico in G.C.
160
Sac. Gio. Bosco
141 protesto:] protesto; K 144 chi comandal quelli che comandano corr R 145
chi obbedisce] quelli che devono obbedire corr R 147 la mia] l' K la mia emend
sl K2 ante A questo add sl Nota del Segreto R
149 suono] suoI K suono
corr K2 155 D. Lazzero.. . stare] che stiamo corr R 157 della] che K della corr
K2 160 Sac. Gio. Bosco add 5
135 Cristiana orn L Superiori;] superiori, L 136 accondiscendenza] condiscen-
denza L 139 tutto] tuttoc L ante desidero add io L 141 vi] mi L 142
casa] Casa L S.S.] SS. L 143 speciale] special L 144 adunque] dunque L
chi comanda] quelli che comandano 145 chi obbedisce] quelli che devono ob-
bedire L Spirito] spirito L 146 tempo] tempo, L 147 Eternità] eternità L
150 di add sl L Chierici] chierici L 151 Signore] Signore, L esso] Esso L
152 post Padre add (Leone XIII), L Venerdi] venerdi L Maggio] maggio L
SS. om L 154 Amorosissima] amorosissima L
155 madre] Madre L gran
om L D. Lazzero ... stare] che stiamo L
157 dobbiarn] dobbiamo L
158
paradiso] Paradiso L 160 Gio.] Giov. L

5.3 Page 43

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 337
5. Ms D - Lettera alla comunità salesiana di Torino-Valdocco
Sigle:
D redazione originaria di Don Lemoyne
D2 interventi di Don Lemoyne sul proprio testo
E trascrizione di Don Berta
E2 interventi di Don Berta sul proprio manoscritto
F trascrizione di amanuense
Pz interventi del medesimo amanuense sul proprio testo
G = testo contenuto in Documenti XXVII, 221-228
H = testo edito nelle MB 17, 107-114
I testo edito in E 4, 261-269
J testo edito negli «Atti del Capitolo Superiore» (1920)
fol. Jr
Roma, lO Maggio 1884
Miei carissimi figliuoli in Gesù C.
Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio desiderio;
quello di vedervi felici nel tempo e nell'eternità. Questo pensiero, questo
desiderio mi risolsero a scrivervi questa lettera. Sento o cari miei il peso 5
della mia lontananza da voi e il non vedervi e il non sentirvi mi cagiona
pena quale voi non potete immaginare. Perciò io avrei desiderato scrivere
queste righe una settimana fa, ma le continue occupazioni me lo impe-
dirono. Tuttavia benché pochi giorni manchino al mio ritorno, voglio an-
ticipare la mia venuta fra voi almeno per lettera non potendolo di persona. lO
Sono le parole di chi vi ama teneramente in Gesù Cristo ed ha dovere di
1 Roma] Roma, G om Hl] lO om Hl] Maggio] maggio G om Hl] 1884]
1884. G om Hl] 2 Gesù C.] G.C., GHI Gesù Cristo, ] 3 desiderio;] desiderio:
FG desiderio, Hl 4 pensiero,] pensiero D 5 Sento] Sento, EGHI] miei]
miei, EGHI] 6 lontananza] lontananza, E da voi om E] vedervi] vedervi,
E 7 scrivere] scrivervi E] pena] pena, GHI 8 fa] fa, GH 9 TuttaviaJ
Tuttavia, E] lO fra] tra El] letteraJ lettera, GHI] Il CristoJ Cristo,
E]
3-5 Giovedì prossimo [15 febbraio 1872J a Dio piacendo sarò a Torino. Mi sento
un bisogno grave di andarvi. lo vivo qui col corpo, ma il mio cuore, i miei pensieri
e fin le mie parole sono sempre all'Oratorio in mezzo a voi. È questa una debolezza,
ma non la posso vincere - Don Bosco a Don Rua, da Alassio il 9.2.72, E 2,193.
Tra breve io sarò di nuovo con voi, con voi che siete l'oggetto de' miei pensieri e
delle mie sollecitudini, con voi che siete i padroni del mio cuore - Don Bosco ai
giovani studenti di Valc1occo (Torino), da Roma il 7.3.1884 - E 2, 361-362.
7

5.4 Page 44

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338 Pietro Braido
parlarvi colla libertà di un padre. E voi me lo permetterete non è vero? E
mi presterete attenzione e metterete in pratica quello che sono per dirvi. I
jol, iv
Ho affermato che voi siete l'unico ed il continuo pensiero della mia
15 mente. Or dunque in una delle sere scorse io mi era ritirato in camera, e
mentre mi disponeva per andare a riposo avea incominciato a recitare le
preghiere che mi insegnò la mia buona mamma. In quel momento non so
bene se preso dal sonno o tratto fuor di me da una distrazione mi parve
che mi si presentassero innanzi due degli antichi giovani dell'Oratorio.
20
Uno di questi due mi si avvicinò e salutatomi affettuosamente mi dis-
se: - O D. Bosco! Mi conosce?
Sì che ti conosco: risposi.
- E si ricorda ancora di me? soggiunse quell'uomo.
- Di te e di tutti gli altri. Tu sei Valfrè, ed eri nell'Oratorio prima"
25 del 1870.
- Dica! continuò Valfrè, vuoI vedere i giovani che erano nell'Ora-
torio ai miei tempi?
- Sì fammeli vedere, io risposi; ciò mi cagionerà molto piacere.
E Valfrè mi mostrò i giovalni tutti colle stesse sembianze e colla fol. 2r
30 statura e nell'età di quel tempo. Mi pareva di essere nell'antico oratorio
nell'ora della ricreazione. Era una scena tutta vita, tutta moto, tutta allegria,
Chi correva, chi saltava, chi faceva saltare. Qui si giuocava alla rana, là
a bararotta ed al pallone. In un luogo era radunato un crocchio di giovani
12 colla libertà di] liberamente come E] permetterete] permetterete, GH]
13 attenzione] attenzione, E] quello che] quanto E] 15 scorse] scorse, E]
mi om I 16 riposo] riposo, EGHI] avea] aveva EGHI] 17 preghiere] pre-
ghiere, GHI mi] m'E] 18 fuor] fuori] distrazione] distrazione, EGHI]
19 che om E] innanzi] d'innanzi E] 20 affettuosamente] affettuosamente,
EGHI] 21 Mi] mi E] 22 Si] Si DF conosco:] conosco; E] conosco, Hl
23 soggiunse] aggiunse E] 24 altri.] altri, F Tu sei om F Valfrè,] om F
Valfrè GHI 26 Dica!] Dica, E] Valfrè] quell'uomo FGHI vuol] vuole E]
giovani] giovani, GH 28 Si] Si, FGHI cm E] risposi;] risposi, GHI 29 E]
Allora FGHI Valfrè] egli F tutti] tutte F sembìanze] sernbianze, E]
30 statura] statura, E] oratorio] Oratorio EGHI] 31 una om E 32 salta-
va,] saltava F là] la DF 33 crocchio] crocicchio] giovani] giovani, GH
24 Con tutta probabilità si tratta di Ferdinando Valfrè, n. a Pinerolo nel 1843,
studente all'Oratorio dallo maggio 1859 al luglio 1860 (Registri contabilità, ms,
autografo di Don Vittorio Alasonatti). Il registro anagrafe di Valdocco segnala anche
un Bartolomeo Valfrè, n. a Villafranca Piemonte il 22 dicembre 1855, entrato all'Ora-
torio come studente l' 11 agosto 1866. Un giovane Valfrè, di diciassette anni, che Don
Bosco dice parente del B. Sebastiano Valfrè, con buone qualità e di ottima indole,
compare già in una lettera del Santo educatore al rosrniniano D. Giuseppe Fradelizio
del 5 giugno 1849 (E 1,23).

5.5 Page 45

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 339
che pendeva dal labbro di un prete il quale narrava una storiella. In un
altro luogo un chierico che in mezzo ad altri giovanetti giuocava all'asino 35
vola ed ai mestieri. Si cantava, si rideva da tutte parti e dovunque chierici
e preti e intorno ad essi i giovani che schiamazzavano allegramente. Si ve-
deva che fra i giovani e i Superiori regnava la più grande cordialità e con-
fidenza. lo era incantato a questo spettacolo e Valfrè mi disse: - Veda:
la famigliarità porta amore, e l'amore porta confidenza. Ciò è che apre 40
i cuori e i giovani palesano tutto senza timore ai maestri, agli assistenti
ed ai Superiori. I Diventano schietti in confessione e fuori di confessione
e si prestano docili a tutto ciò che vuol comandare colui dal quale sono
certi di essere amati.
In quell'istante si avvicinò a me l'altro mio antico allievo che avea 45
la barba tutta bianca e mi disse: - Don Bosco vuole adesso conoscere e
vedere i giovani che attualmente sono nell'Oratorio? (Costui era Buzzetti
Giuseppe).
34 dal labbro] dalle labbra E] prete] prete, EGHI] un] un' F 35 che]
il quale E] giovanetti] giovani E] 36 cantava,] cantava D post tutte
add le E] 37 preti] preti, FGHI e2] ed E] 38 Superiori] superiori FGHI
39 spettacolo] spettacolo, FGH] Valfrè] quell'uomo F Veda:] Veda, GHI
40 amore, e l'amore] affetto e l'affetto FGHI porta» om E] 41 i cuori] il
cuore D i cuori corr D2 e] ed E] maestri,] maestri DF 42 Superiori] su-
periori EF coufessìone-] confessione, E] 43 tutto ciò] tuttociò EF tutto
ciò, GHI colui] colui, GHI 45 mi om I allievo] allievo, GHI avea]
aveva EFGHI] 46 Don Bosco] D. Bosco, EFG] Don Bosco, Hl 47 gio-
vani] giovani, GHI
(Costui om F Costui GHI (costui]
era... Giuseppe)
om F
era Buzzetti Giuseppe GHI
40-44 L'Oratorio era allora una vera famiglia - MB 3,353. Fino al 1858 D.
Bosco governò e diresse l'Oratorio come un padre regola la propria famiglia, e i gio-
vani non sentivano che vi fosse differenza tra l'Oratorio e la loro casa paterna - MB
4,679. D. Bosco ci fu esempio di veramente cristiana amorevolezza e nel suo governo
con noi schivò il formalismo artificiale, il rigorismo, che pone come un abisso tra chi
comanda e chi ubbidisce. Amante ed espansivo esercitava l'autorità, inspirando
rispetto, confidenza ed amore. E le anime nostre gli si aprivano con intimo, gio-
condo e totale abbandono. Tutti volevamo confessarci a Lui (... ). Sistema questo
direi più unico che raro tra Superiore e dipendenti - G. BALLE5IO, Vita intima di D.
Giovanni Bosco nel suo primo oratorio di Torino. Torino, Tip. Salesiana 1888, p. 21 -
cfr. anche MB 6,592.
47-48 Giuseppe Buzzetti, n. nel 1832, allievo dell'Oratorio fin dagli inizi, stu-
dente (1847-1851), collaboratore laico, poi coadiutore religioso nel 1877, m. nel
1892 (E. CERIA, Profili di 33 coadiutori salesiani, Colle Don Bosco, LDC 1952, pp.
17-24).

5.6 Page 46

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340 Pietro Braido
- Sì! risposi io; perchè è già un mese che più non li vedo!
50
E me li additò. Vidi l'oratorio e tutti voi che facevate ricreazione.
Ma non udiva più grida di gioia e cantici, non più vedeva quel moto,
quella vita come nella prima scena. Negli atti e nel viso di molti giovani
si leggeva una noia, una spossatezza, una musoneria, una diffidenza che
faceva pena al mio cuore. Vidi è vero molti che correvano, giuocavano, si
55 agitavano con beata spensieratezza, ma altri non pochi io ne vedeva, star
I soli appoggiati ai pilastri in preda a pensieri sconfortanti; altri su per le fol. 2V
scale e nei corridoi o sopra i poggiuoli dalla parte del giardino per sottrarsi
alla ricreazione comune; altri passeggiare lentamente in gruppi parlando sot-
tovoce fra di loro dando attorno occhiate sospettose e maligne: talora sorri-
60 del'e ma con un sorriso accompagnato da occhiate da far non solamente sospetta-
re, ma credere che San Luigi avrebbe arrossito se si fosse trovato in compagnia
di costoro; eziandio fra coloro che giuocavano ve ne erano alcuni così svo-
gliati, che faceano veder chiaramente, come non trovassero gusto nei diver-
timenti.
65
Hai visti i tuoi giovani? mi disse quell'antico allievo.
- Li vedo; risposi sospirando.
- Quanto sono differenti da quelli che eravamo noi una volta! esclamò
quel vecchio allievo.
- Purtroppo! Quanta svogliatezza in questa ricreazione.
70
- E di qui proviene la freddezza in tanti nell'accostarsi ai Santi Sa-
cramenti, la trascuranza delle pratiche di pietà in Chiesa e altrove; lo star
mal vollentieri in un luogo ove la Divina Provvidenza li ricolma di ogni fol. sr
49 Si!] Si! DF Sì, EGHI] risposi io;] rispos'io: E risposi, F risposi io corr F2
risposi io: ]
vedo l] vedo. E] 50 additò.] aditò. E additò: FGHI Vidi]
vidi GHI oratorio] Oratorio EGHI] 51 moto,] moto DF 52 vita] vita,
GHI 53 noia,] noia D musoneria.] musoneria DF diffidenza] diffidenza,
GHI 54 Vidi] Vidi, FGHI vero] vero, FGH giuocavano,] giuocavano E
54-55 si agitavano om E] 55 vedeva,] vedeva] 56 soli] soli, Hl] pila-
stri] pilastri, GHI] sconfortanti;] sconfortante, E sconfortanti; corr E2 57 o]
e E] poggiuoli] pogiuoli DE 58 passeggiare] passeggiavano E] lenta-
mente in gruppi] in gruppi lentamente, E] 59 fra] tra E] loro] loro, EGHI]
sorridere] sorridere, E sorridevano,] 61 San] S. FGHI 63 faceano] fa-
cevano EHI] chiaramente, come] chiaramente che E] trovassero] trovava-
no E]
65 Hai] Ha Hl
visti] visto FGHI
tuoi] suoi Hl
66 vedo;]
vidi, E] vedo, GHI 68 quel vecchio] quell'antico EFGHI 69 Purtroppo]
Pur troppo FGHI Quanta] Quanto D quanta E] ricreazione.] ricreazione! Hl
70 tanti] tanti, F Santi] S. F santi Hl] 70-71 Sacramenti.] Sacramenti; E]
71 Chiesa] chiesa EHI] 72 luogo] luogo, E] di] d'E]
72-73 Si facciano sacrifizi pecuniari e personali, ma si pratichi il Sistema pre-

5.7 Page 47

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 341
bene pel corpo, per l'anima, per l'intelletto. Di qui il 'non corrispondere
che molti fanno alla loro vocazione; di qui le ingratitudini verso i Superiori;
di qui i segretumi e le mormorazioni, con tutte le altre deplorevoli conse- 75
guenze.
- Capisco, intendo, risposi io. Ma come si possono rianimare questi
miei cari giovani, acciocché riprendano l'antica vivacità allegrezza espansione?
- Coll'amore!
- Amore? Ma i miei giovani non sono amati abbastanza? Tu lo sai 80
se io li amo. Tu sai quanto per essi ho sofferto e tollerato pel corso
di ben quaranta anni, e quanto tollero e soffro ancora adesso. Quanti
stenti, quante umiliazioni, quante opposizioni, quante persecuzioni per dare
ad essi pane, casa, maestri e specialmente per procurare la salute delle loro
anime. Ho fatto quanto ho potuto e saputo per coloro che formano l'affetto 85
fol. 3V di tutta la I mia vita.
Non parlo di te!
- Di chi dunque? Di coloro che fanno le mie veci? Dei Direttori, Pre-
73 pel] per il El 74 Superiori] superiori El 75 mormorazioni.] mormorazioni
EFl
77 Capisco,] Capisco DF risposi] rispos'io F 78 giovani,] giovani
GHI acciocché] acciocche D accioché F vivacità] vivacità, EFGH1I allegrezza]
allegrezza, EGHII 79 Coll'amorel] Colla carità! FGHI 80 Amore r] Colla ca-
rità? FGHI 81 pel] per D pel corr D2 82 quaranta] quarant' El tollero
e soffro] soffro e tollero El 83 umiliazioni.] umiliazioni D persecuzioni] per-
secuzioni, FGH ante procurare add dare F del F2 84 pane,] pane D ma-
estri] maestri, El 85 potuto e saputo] saputo e potuto FGHI 87 te!] te?
D te. El lei H Lei I 88 Direttori, Prefetti] direttori, prefetti FGHI
ventivo ed avremo delle vocazioni 111 abbondanza (... ). La pazienza e la dolcezza,
le cristiane relazioni dei maestri cogli allievi guadagneranno molte vocazioni tra
loro - Memorie dal 1841 al 1884-5-6, pp. 52-53 - ASC 132 Taccuini di DB.
77-79 ... Il nostro sistema preventivo di educazione. Dev'essere l'amore che
attira i giovani a fare il bene per mezzo di una continua sorveglianza e direzione;
non già la punizione sistematica delle mancanze, dopo che queste siano commesse -
Don Bosco nella conferenza conclusiva del I Capitolo generale (1877), MB 13,292.
81-85 Stamane mi ha detto che la sua testa è molto stanca, tuttavia continua
ad occuparsi delle cose della nostra Congregazione. Si vede ad ogni istante quanto
bene vuole a noi e quanti sacrifizi, umiliazioni, sopporta per i suoi figliuoli. Quando
certe volte narra il suo passato, esso sorride, ma chi l'ascolta si sente stringere il
cuore. In quarantotto anni quanto ha patito! questo dovrebbe essere l'argomento
da predicarsi a tutti e grandi e piccoli - Don Lemoyne a Don Rua, da Roma il 20.4.1884
- ASC 9126 Rua - cfr. anche MB, 17,89. L'unica cosa ammettere per vera, vale a
dire il grande amore che egli portò sempre e porta tuttora ai giovani, pel bene dei
quali è pronto a spendere quel tanto di vita che ancor gli resta - discorso di Don
Bosco, 23 giugno 1884, BS 8(1884) n. 7, luglio, p. 98.

5.8 Page 48

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342 Pietro Braldo
fetti, maestri, assistenti? Non vedi come sono martiri dello studio e del
90 lavoro? Come consumino i loro anni giovanili per coloro che ad essi affidò
la Divina Provvidenza?
Vedo; conosco; ma ciò non basta: ci manca il meglio.
- Che cosa manca adunque?
- Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano
95 di essere amati.
- Ma non hanno gli occhi in fronte? Non hanno il lume dell'intelli-
genza? Non vedono che quanto si fa per essi è tutto per loro amore?
No; lo ripeto; ciò non basta.
- Che cosa ci vuole adunque?
100
- Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare
alle loro inclinazioni infantili, imparino a veder l'amore in quelle cose che
naturalmente lor piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, la mor-
tificazione di se stessi I e queste cose imparino a far con amore.
fol. 4r
Spiegati meglio!
105
- Osservi i giovani in ricreazione.
96 consuminoJ consacrino E consumano Hl consacrano] anniJ atti D
anni emend sl D2 coloroJ, coloro, CHI 92 Vedo;J Vedo, ECHI] basta:J basta;
E] 98 No;J No: E] ripeto;J ripeto, ECHI] 100 piaccionoJ piaciono, E
piacciono, FGHI] partecipareJ participare GH 101 vederJ vedere E] 102
10rJ loro EFCHI] piaccionoJ piaciono E sonoJ sono, FCHI studio,J studio
F 103 stessiJ stessi, E] stessi; CHI farJ fare E] ante amore add slancio ed
GHI amore] slancio F 104 meglio l] .meglio. E] 105 ricreazione.J ricrea-
zione? E]
94-95 Un certo Zerega Giuseppe( ... ) un giorno domandò a D. Bosco quali
fossero le doti necessarie ad un direttore per reggere bene un collegio od un ospizio;
e Don Bosco rispose: È necessario (... ): che sia stimato santo - 20 che sia repu-
tato dotto in ogni ramo di scienza, specialmente in quelle cose che interessano gli
alunni( ...). - che i giovani sappiano di essere amati - MB 6,302.
100-103 È cosa assai difficile il far prender gusto alla preghiera ai giovanetti.
La volubile età loro fa sembrare nauseante ed anche enorme peso qualunque cosa
richieda seria attenzione di mente - G. Bosco, Il pastorello delle Alpi. Torino, Tip.
Salesiana 1864, pp. 113-114. OE 14,355-356. Parlare di penitenza ai giovanetti ge-
neralmente è recar loro spavento - Ibid., p. 119, OE 15,361. Affezionati a questa
mescolanza di divozione, di trastulli, di passeggiate, ognuno mi diveniva affezio-
natissimo a segno, che non solamente erano ubbidientissimi a' miei comandi, ma
erano ansiosi che loro affidassi qualche incumbenza da co.mpiere - MO 157-158 -
cfr. MO 176. Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacirnento.
La ginnastica, la .musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi effì-
cacissimi per ottenere la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità - op. sul
sistema preventivo II, 3, OE 29,103.

5.9 Page 49

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 343
Osservai e quindi replicai: - E che cosa c'è di speciale da vedere?
- Sono tanti anni che va educando giovani e non capisce? Guardi
meglio! Dove sono i nostri Salesiani?
Osservai e vidi che ben pochi Preti e Chierici si mescolavano fra i gio-
vani e ancor più pochi prendevano parte ai loro divertimenti. I Superiori 110
non erano più l'anima della ricreazione. La maggior parte di essi passeggia-
vano fra di loro parlando senza badare che cosa facessero gli allievi; altri
guardavano la ricreazione non dandosi nessun pensiero dei giovani; altri sor-
vegliavano così alla lontana senza avvertire chi commettesse qualche man-
canza; qualcuno poi avvertiva ma in atto minaccioso e ciò raramente. Vi 115
era qualche Salesiano che avrebbe desiderato intromettersi in qualche gruppo
fol. 4V di giovani, ma vidi che questi giovani cercavano stuldiosamente di allonta-
narsi dai maestri e dai Superiori.
Allora quel mio amico ripigliò: - Negli antichi tempi dell'Oratorio
lei non stava sempre in mezzo ai giovani e specialmente in tempo di ricrea- 120
106 E] Ebbene, E] c'è] cè E 107 giovani] giovani, FGHI 108 meglio!]
meglio; E] Dove] dove E] 109-110 Osservai] Osservai, E] Preti] preti
EHI] Chierici] chierici EHI] giovani] giovani] 110 Superiori] supe-
riori EF] 112-113 passeggiavano] passeggiavano, F 112 parlando] parlando,
GHI] facessero] facevano E] gli allievi;] i giovani; E] gli allievi: GHI
113 nessun] nessun E neppur corr E2 neppur ]
dei giovani;] degli allievi; E]
dei giovani: GH 114 commettesse] commetteva E] 115 avvertiva] avverti-
va, E] 116 Salesiano] salesiano E] 119 Oratorio] Oratorio, E] oratorio
F 120 lei] tu D stava] stavi D stava corr D2 giovani] giovani, E
109-112 Ho già osservato una cosa che non mi fa troppo piacere. Questa cosa
è il vedere come vi siano sempre quei due, tre, quattro, o cinque confratelli là riuniti
insieme, sempre gli stessi e quasi sempre separati dagli altri( ...). Dunque desidero,
e voi procurate di tenervi sempre in mezzo ai giovani in tempo di ricreazione, discor-
rere, divertirvi con loro, dar dei buoni consigli. Vigilanza. Quando non potete intrat-
tenervi nei loro divertimenti, almeno assisteteli, girate le parti più remote della casa
e procurate di impedire il male. Non potete credere il bene che si può fare col salire
una scala, passare per un corridoio, fare un giro di qua e di là per il cortile - Don
Bosco ai salesiani di Valdocco (Torino), Il marzo 1869, MB 9,576. Fare in modo che
gli assistenti e in generale quelli che sono in qualche autorità si trovino in mezzo
ai giovani in tempo di ricreazione - Circolare ai salesiani, da Torino il 15.11.1873,
E 2,320.
121-123 Quelli che trovansi in qualche uffizio o prestano assistenza ai giovani,
che la Divina Provvidenza ci affida, hanno tutti l'incarico di dare avvisi e consigli
a qualunque giovane della casa, ogni qual volta vi è ragione di farlo specialmente
quando si tratta d'impedire l'offesa di Dio - Regolamento per le case della Società
d'i S. Francesco di Sales (1877), Articoli generali, n. 1, OE 29,111.

5.10 Page 50

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344 Pietro Braido
zione? Si ricorda quei belli anni? Era un tripudio di paradiso, un'epoca
che ricordiam sempre con amore, perchè l'amore era quello che ci serviva
di regola, e noi per lei non avevamo segreti.
- Certamente! E allora tutto era gioia per me e nei giovani uno slancio
125 per avvicinarsi a me per volermi parlare, ed una viva ansia di udire i miei
consigli e metterli in pratica. Ora però vedi come le udienze continue e gli
affari moltiplicati e la mia sanità me lo impediscono.
- Va bene: ma se lei non può perché i suoi Salesiani non si fanno suoi
imitatori? Perchè non insiste, non esige che trattino i giovani come li trat-
130 tava lei?
- lo parlo, mi spolmono ma pur troppo che molti non si senltono più [ol, 5r
di far le fatiche di una volta.
- E quindi trascurando il meno perdono il piu e questo pru sono le
loro fatiche. Che amino ciò che piace ai giovani e i giovani ameranno ciò che
135 piace ai Superiori. E a questo modo sarà facile la loro fatica. La causa del
presente cambiamento nell'Oratorio è che un certo numero di giovani non ha
confidenza nei Superiori. Anticamente i cuori erano tutti aperti ai Superiori,
che i giovani amavano ed obbedivano prontamente. Ma ora i Superiori
sono considerati come Superiori e non più come padri, fratelli ed amici;
121 ante ricorda add di E2] belli] begli D belli corr D2 paradiso] Paradiso
FGHI un'] un E 122 ricordiam] ricordiamo E] amore] affetto EFGHI
124 me] me, E] 125 a] per D a corr D2 me] me, EGHI] parlare,] parlare
] ansia] anzia D ansia corr D2 127 impediscono.] impediscono? E] 128
lei] tu D lei corr D2 può] puoi D può corr D2 può, El] suoì] tuoi D suoi
corr D2 129 insiste,] insiste DF 131 parlo,] parlo DF spolmono] spol-
mono, EGHI] che 0111, Hl 132 far] fare E] di] d'E] 133 meno]
meno, EHI] più-] più, E] questo om F più 2] PIÙ GH « più » I più, ]
134 Che om Hl giovani e] giovani, ed E] 136 certo om GHI . 137 nei]
coi E] Superiori] superiori E 138 obbedivano] ubbidivano E] 139 sono]
son E amicì.] amici: E]
145-150 Ai nostri figli. Il vostro Padre, il vostro fratello, l'amico dell'anima
vostra dopo tre mesi e mezzo di assenza parte oggi da Roma - Don Bosco ai giovani
di Valdocco (Torino), da Roma il 14.4.74, E 2,378. L'allievo sarà sempre pieno di
rispetto verso l'educatore e ricorderà ognor con piacere la direzione avuta, consi-
derando tuttora quali padri e fratelli i suoi maestri e gli altri superiori - op. sul si-
stema preventivo III, 1, OE 29,107. Va' non come Superiore, ma come amico, fra-
tello e padre - Don Bosco a Don Perrot, da Torino il 2.7.78, E 3,360. Il nuovo Ret-
tore M. lo Indirizzerà alcune parole agli elettori, li ringrazierà della fiducia riposta
in lui e li assicurerà che egli vuole essere di tutti il padre, l'amico, il fratello, dimanda
la loro cooperazione, e, ove sia d'uopo, il loro consiglio - Memorie dal 1841 al 1884-5-6
pel sac. Gio. Bosco, pp. 35·36.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 345
quindi sono temuti e poco amati. Perciò se si vuoI fare un cuor solo ed 140
un'anima sola per amor di Gesù bisogna che si rompa quella fatale barriera
della diffidenza e sottentri a questa la confidenza cordiale. Che quindi l'ob-
bedienza guidi l'allievo come la madre guida il suo fanciullino. Allora regnerà
fol. 5V nell'Oratorio la pace e l'allei grezza antica.
- Come dunque fare per rompere questa barriera?
145
- Famigliarità coi giovani specialmente in ricreazione. Senza famigliarità
non si dimostra l'amore e senza questa dimostrazione non vi può essere con-
fidenza. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. Gesù
Cristo si fece piccolo coi piccoli e portò le nostre infermità. Ecco il maestro
della famigliarità. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, 150
141 sola] sola, FGHI
ra I barriera corr 12
amor] amore FGHI Gesù1 Gesù, El barriera] barie-
142 diffidenza] diffìrenza E diffidenza corr E2 differenza F
diffidenza corr F2 Che om Hl
143 guidi] guida D
allievo] allievo, El
fanciullino.] fanciullo. El fanciullino; Hl Allora] allora Hl 144 allegrezza]
allegria E 147 amore] amore, El affetto FGHI 149 Ecco ...famigliarità add
ml'g sin D2 150 famìglìarità.] famigliarità! FGHI
140-141 Tutti i congregati tengono vita comune stretti solamente dalla fra-
terna carità e dai voti semplici che li stringono a formare un cuor solo ed un'anima
sola per amare e servire Iddio - Costituzioni della Società di S. Francesco di Sales
nel ms. originario e in tutte le edizioni successive. - A i confratelli dimoranti in una
medesima casa. 1 Tutti i confratelli salesiani che dimorano in una medesima casa
devono formare un cuor solo ed un'anima sola col direttore loro - Memorie dal 1841
al 1884-5-6, p. 80.
146-158 Coi giovani allievi ... 2° Procura di farti conoscere dagli allievi e di co-
noscere essi passando con loro tutto il tempo possibile adoperandoti di dire all'orec-
chio loro qualche affettuosa parola, che tu ben sai, di mano in mano ne scorgerai il
bisogno. Questo è il gran segreto che ti renderà padrone del loro cuore - Ricordi
confidenziali ai direttori, prima redazione 1863 - cfr. MB 6, cap. XXX...Don Bosco
in mezzo ai giovani ...La parola all'orecchio, pp. 400-426.
lo vedeva parecchi buoni preti che lavoravano nel sacro ministero, ma non
poteva con loro contrarre alcuna famigliarità( ... ). Più volte piangendo diceva tra
me, ed anche con altri: - Se io fossi prete, vorrei fare diversamente; vorrei avvici-
narmi ai fanciulli, vorrei dire loro delle buone parole, dare dei buoni consigli - MO
44. Il professore Banaudi era un vero modello degli insegnanti. Senza mai infliggere
alcun castigo era riuscito a farsi temere ed amare da tutti i suoi allievi. Egli amava
tutti quai figli, ed essi l'amavano qual tenero padre - MO 63. Per riuscire bene coi
giovanetti, fatevi un grande studio di usare con essi belle maniere; fatevi amare
e non temere; mostrate loro e persuadeteli, che desiderate la salute della loro anima;
correggete con pazienza e con carità i loro difetti, soprattutto astenetevi dal per-
cuoterli; insomma adoperatevi che, quando vi veggono, vi corrano attorno, e non
vi fuggano - Don Bosco a ex-alunni ecclesiastici, BS 4(1880) n. 9, sett., p. 11.

6.2 Page 52

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346 Pietro Braido
ma se va in ricreazione coi giovani diventa come fratello. Se uno è visto
solo predicare dal pulpito si dirà che fa ne più ne meno del proprio
dovere, ma se dice una parola in ricreazione è la parola di uno che ama.
Quante conversioni non cagionarono alcune sue parole fatte risuonare al-
155 l'improvviso all'orecchio di un giovane nel mentre che si divertiva. Chi sa
di essere amato ama e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani.
Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani ed i Superiolri. fol. 6Y
I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti.
Questo amore fa sopportare ai Superiori le fatiche, le noie, le ingratitudini,
160 i disturbi, le mancanze, le negligenze dei giovanetti. Gesù Cristo non spezzò
la canna già fessa, né spense il lucignolo che fumava. Ecco il vostro modello.
Allora non si vedrà più chi lavorerà per fine di vanagloria; chi punirà sola-
mente per vendicare l'amor proprio offeso; chi si ritirerà dal campo della
sorveglianza per gelosia di una temuta preponderanza altrui; chi mormorerà
165 degli altri volendo essere amato e stimato dai giovani, esclusi tutti gli altri
Superiori, guadagnando null'altro che disprezzo ed ipocrite moine; chi si lasci
rubare il cuore da una creatura e per far la corte a questa tascurare tutti
gli altri giovanetti; chi per amore dei proprii comodi tenga in non cale il
dovere strettissimo della sorveglianza; chi per un vano rispetto umano si
170 astenga dall'ammonire chi deve essere ammonito. Se ci sarà questo vero
amore non si cercherà altro che la gloria di Dio e la salute delle anime.
E' quando illanguidisce questo amore che le cose non vanno I più bene. Per- fol. 6V
chè si vuole sostituire all'amore la freddezza di un regolamento? Perchè i
152 ante predicare add che eras E2 add a E2 pulpito] pulpito,] ne più ne]
né più né El] 155 di] d' E] 164 che si] si E del E2 add che si E2 divertiva]
divertiva! EHI] 156 amato] amato, EGHI] ama] ama, EHI] tutto]
tutto, Hl] 157 elettrica] eletrica E elettrica corr E2 ed] e E] 158 bi-
sogni] bisogni, E] loro] lor E loro corr E2 difetti.] difetti: E] 159 Questo]
questo E] ante fatiche add loro E 160 Gesù] ogni D Gesù corr D2 161 né]
ne DE o F corr F2 fumava] fumigava GHI 163 chi] si D chi corr D2
166 Superiori] superiori EFGH] ed] o E ed corr E2 167 far] fare FGHI
trascurare] trascurar E trascurare corr E2 trascuri ]
168 giovanetti;] giova-
netti E] 169-170 chi... ammonito add mrg sin D2 168 comodi] cornmodi F
169 sorveglianza;] sorveglianza: DEF chi] che D un vano rispetto umano]
rispetto vano E] 170 dall'] dal D 172 È] E D 0111, Hl quando] Quando
Hl amore] amore, Hl post amore add allora è Hl 173 vuole] vuoI FGHI
all'amore] alla carità FGHI
166-168 I maestri, i capi d'arte, gli assistenti devono essere di moralità cono-
sciuta. Studino di evitare come la peste ogni sorta di affezione od amicizie parti-
colari cogli allievi, e si ricordino che il traviarnerrto di un solo può compromettere
un Istituto educativo --op. sul sistema preventivo II,2, OE 29,103.

6.3 Page 53

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La lettera di Don Bosco da Roma del lO maggio 1884 347
Superiori si allontanano dall'osservanza di quelle regole di educazione che
D. Bosco ha loro dettate? Perchè al sistema di prevenire colla vigilanza e 175
amorosamente i disordini, si va sostituendo a poco a poco il sistema meno
pesante e più spiccio per chi comanda di bandir leggi che se si sostengono
coi castighi accendono odii e fruttano dispiaceri; se si trascura di farle osser-
vare fruttano disprezzo per i superiori e cagione sono di disordini gravissimi?
E ciò accade necessariamente se manca la famigliarità. Se adunque si 180
vuole che l'oratorio ritorni all'antica felicità si rimetta in vigore l'antico
sistema: che il Superiore sia tutto a tutti, pronto ad ascoltare sempre ogni
dubbio, o lamentanza dei giovani, tutto occhio per sorvegliare paternamente
la loro condotta, tutto cuore per cercare il bene spirituale e temporale di
fol. 71 coloro che la Provvidenza gli ha I affidati. Allora i cuori non saranno più 185
chiusi e non regneranno più certi segretumi che uccidono. Solo in caso di
immoralità i Superiori siano inesorabili. E' meglio correre pericolo di scacciare
dalla casa un innocente, che ritenere uno scandaloso. Gli assistenti si fac-
ciano uno strettissimo dovere di coscienza di riferire ai Superiori tutte quelle
cose le quali conoscano in qualunque modo essere offesa di Dio.
190
Allora io interrogai: - E quale è il mezzo precipuo perchè trionfi si-
mile famigliarità e simile amore e confidenza?
- L'osservanza esatta delle regole della casa.
- E null'altro?
- Il piatto migliore in un pranzo è quello della buona cera.
195
Mentre così il mio antico allievo finiva di parlare ed io continuava ad
osservare con vivo dispiacere quella ricreazione a poco a poco mi sentii
oppresso da grande stanchezza che andava ognora crescendo. Questa oppres-
[ol, 7V sione giunse al punto che non potendo più I resistere mi scossi e rinvenni.
Mi trovai in piedi vicino al letto. Le mie gambe erano così gonfie e mi 200
174 di educazione om E 175 D.] Don Hl al] il DEFG sistema] sistema,
]
177 comanda] comanda, GH] ante leggi add le I
178 trascura] trascu-
rano D trascura corr D2 trascurano E 178-179 osservare] osservare, Hl 179
superiori] Superiori GHI cagione sono] sono causa Hl sono cagione] 181
oratorio] Oratorio EGHI felicità] felicità, Hl 182 sistemar] sistema; E] che
om Hl Superiore] superiore E ascoltare] ascoltar FGHI post ogni add loro
D del D2 183 dubbio,] dubbio EFGHI] o] e E] occhio] occhi E] 186
chiusi] chiusi, E] 187 Superiori] superiori E inesorabili] inesorabile F ineso-
rabili corr F2 È] E D
188 uno] un D un' F
189 Superiori] superiori E
190 cose] cose, E] essere] esser GH 195 un] un' F
196 ante antico add
amico E del E2 197 ricreazione] ricreazione, EGHI] 199 che] che, ] re-
sistere] resistere, E]
188 Non sarai mai troppo severo nelle cose che servono a conservare la mora-
lità - Memorie dal 1841 al 1884-5-6, p. 13.

6.4 Page 54

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348 Pietro Braido
faceano così male che non potea più star ritto. L'ora era tardissima quindi
me ne andai a letto risoluto di scrivere a' miei cari figliuoli queste righe.
lo desidero di non far questi sogni perchè mi stancano troppo. Nel
giorno seguente mi sentiva rotto nella persona e non vedea l'ora di potermi
205 riposare la sera seguente. Ma ecco appena fui in letto ricominciare il sogno.
Aveo d'innanzi il cortile, i giovani che ora sono nell'Oratorio, e lo stesso
antico allievo dell'Oratorio. lo presi ad interrogarlo: - Ciò che mi dicesti
io lo farò sapere ai miei Salesiani, ma ai giovani dell'Oratorio che cosa
debbo dire?
210
Mi rispose: - Che essi riconoscano quanto i Superiori, i maestri, gli
assistenti fatichino e studino per loro amore, poi che se non fosse pel loro
bene non si assoggetterebbero a I tanti sacrifizii; che si ricordino essere roto 8Y
l'umiltà la fonte di ogni tranquillità; che sappiano sopportare i difetti degli
altri poi che al mondo non si trova la perfezione ma questa è solo in
215 paradiso; che cessino dalle mormorazioni poiché queste raffreddano i cuori;
e sovratutto che procurino di vivere nella S. grazia di Dio. Chi non ha pace
con Dio, non ha pace con sè, non ha pace cogli altri.
- E tu mi dici dunque che vi sono fra i miei giovani di quelli che
non hanno la pace con Dio?
220
- Questa è la prima causa del malo umore, fra le altre che tu sai,
alle quali devi porre rimedio, e che non fa d'uopo che ora ti dica. Infatti
non diffida se non chi ha segreti da custodire, se non chi teme che questi
segreti vengano a conoscersi, perchè sa che gliene tornerebbe vergogna e
201 faceano] facevano El]
potea] poteva EGHI] tardissima] tardissima,
EHI] 202 a'] a D ai El] 203 far] fare E] 204 vedea] vedeva GHI]
206 Aveo] Avevo EGHI] d'innanzi] d'innansi F dinanzi Hl 207 dicesti]
diceste F 208 ai] a' GHI Salesiani,] Salesiani: F Salesiani G Salesiani: Hl
210 riconoscono] riconascano E Superiori] superiori E 211 fatichino] si affa-
tichino E] poi che] poiché EFGHI] pel] per E] 212 bene] bene, E sacrifi-
zii] sacrifizi EFGHI] 214 altri] altri, GHI] poi che] poiché EFGHI] per-
fezione] perfezione, EHI] 215 paradiso] Paradiso FGHI morrnorazioni] mor-
morazioni, Hl
216 sovratutto] sovrattutto F
S.] santa EHI]
grazia]
Grazia FG 217 sè] se DF 218 dunque] adunque FGHI vi sono fra i miei
giovani] tra i miei giovani vi sono E]
220 malo umore.] mal umore, E malo
umore, corr E2 mal umore FGHI malumore,] tu sai] tu sai F lei sa corr F2
lei sa Hl devi]deveFHI d'uopo] duopo E ti] le FHI 222 custodire]
costudire F custodire corr F2 223 gliene] glie ne EFGH
216-217 Parlò del gran dono della pace, concludendo che per essere in pace
con Dio e col prossimo bisognava prima essere in pace con se stessi - Don Bosco
alle FMA il 28 agosto 1875, MB 11,363. Continuate il cammino della virtù e voi avrete
sempre la pace del cuore, la benevolenza degli uomini, e la benedizione del Signore -
Don Bosco agli alunni del collegio di S. Nicolas (Argentina), letto del 1.7:1876, E 3,67.

6.5 Page 55

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 349
disgrazia. Nello stesso tempo se il cuore non ha la pace con Dio rimane
fol. 8V angosciato irrequieto insofferente I d'obbedienza, si irrita per nulla, gli sem- 225
bra che ogni cosa vada a male, e perchè esso non ha amore, giudica che
i Superiori non lo amino.
- Eppure o caro mio non vedi quanta frequenza di Confessioni e di
Comunioni vi è nell'Oratorio?
- E' vero che grande è la frequenza delle Confessioni ma ciò che manca 230
radicalmente) in tanti giovanetti che si confessano è la stabilità nei propo-
nimenti. Si confessano ma sempre le stesse mancanze, le stesse occasioni pros-
sime, le stesse abitudini cattive, le stesse disobbedienze, le stesse trascuranze
nei doveri. Così si va avanti per mesi e mesi, e anche per anni e taluni
perfino cosi continuano alla 5a ginnasiale. Sono confessioni che valgono poco 235
o nulla; quindi non recano pace e se un giovanetto fosse chiamato in quello
stato al tribunale di Dio sarebbe un affare ben serio.
fol. 9'
- E di costoro ve ne ha molti all'Oratorio? I
- Pochi in confronto del gran numero di giovani che sono nella casa:
Osservi. - E me li additava.
240
lo guardai e ad uno ad uno vidi quei giovani. Ma in questi pochi io vidi
cose che hanno profondamente amareggiato il mio cuore. Non voglio met-
terle sulla carta, ma quando sarò di ritorno voglio esporle a ciascuno cui
si riferiscono. Qui vi dirò soltanto che è tempo di pregare e di prendere
224 tempo] tempo, ] Dio] Dio, FGHI] 225 angosciato] angosciato, EGHI]
irrequieto] irrequieto, EGHI] obbedienza] obedienza E obbedienza corr E2 226
a om E] e perché...amore om E] 228 Eppure] Eppure, EGHI] mio]
mio, EGHI] Confessioni] confessioni E] 228-229 di Comunioni] comunioni
E] vi è] v'è F vi è corr F2 nell'] all' E] 230 Confessioni] confessioni, EGH]
Confessioni, GHI 231 radicalmerite.] radicalmente EFGH] confessano] con-
fessano, ] 232 confessano] confessano, EHI] 234 anni] anni, E] 235 così
continuano] continuano così E] 5a] 5 D ginnasiale] Ginnasiale FGHI 236
pace] pace, E] 237 Dio] Dio, E] 238 ne] n' GHI 239 casa:] casa. EHI
240 Osservi.] Osservi; GH E] e H 241 io om E 242 ante cose add delle E]
231-232 Le cose che ordinariamente mancano nella loro confessione i fanciulli
sono il dolore dei peccati ed il proponimento - Memorie dal 1841 al 1884-5-6, pp. 11-12.
260 Luigi Comollo (1817-1839), chierico, con Don Bosco in seminario a Chieri;
di Don Bosco i Cenni storici sulla vita del chierico Luigi Comollo (1844).
Domenico Savio (1842-1857), n. a Riva di Chieri il 2 aprile 1842 entrò all'Ora-
torio il 29 ottobre 1854, studente, uscì il l° marzo 1857, ID. a Mondonio il 9 marzo;
canonizzato nel 1954.
Francesco Besucco, n. ad Argentera (Cuneo) nel 1850 entrò all'Oratorio il 3
agosto 1863, studente, m. all'Oratorio il 9 gennaio 1864.
Ernesto Saccardi (1850-1866), n. a Lione il 15 gennaio nel 1850 entrò a Mira-
bello Monferrato (AL) il 24 dicembre 1865, studente, m. all'Oratorio il 4 luglio 1866.

6.6 Page 56

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350 Pietro Braido
245 ferme risoluzioni; proporre non colle parole ma coi fatti e far vedere che
Comollo, i Savio Domenico, i Besucco e i Saccardi, vivono ancora tra noi.
In ultimo domandai a quel mio amico: - Hai null'altro da dirmi?
- Predica a tutti grandi e piccoli che si ricordino sempre che sono
figli di Maria SS. Ausiliatrice. Che essa stessa li ha qui radunati per condurli
250 via dai pericoli del mondo, perchè si amassero come fratelli e perchè dessero
gloria a Dio e a lei colla loro buona condotta. I Che è la Madonna quella fo1.18v
che loro provvede pane e mezzi di studiare con infinite grazie e portenti. Si
ricordino che sono alla vigilia della festa delle loro SS. Madre e che coll'aiuto
suo deve cadere quella barriera di diffidenza che il Demonio ha saputo in-
255 nalzare tra giovani e Superiori e della quale sa giovarsi per la rovina di
certe anime.
- E ci riusciremo a togliere questa barriera?
- Sì certamente purchè grandi e piccoli siano pronti a soffrire qualche
piccola mortificazione per amor di Maria e mettano in pratica ciò che io
260 le ho detto.
Intanto io continuava a guardare i miei giovinetti e allo spettacolo di
coloro che vedeva avviati verso l'eterna perdizione sentii tale stretta al
cuore che mi svegliai. Molte cose importantissime che io vidi desidererei
ancora narrarvi ma il tempo e le convenienze non me lo permettono.
265
Concludo: Sapete che cosa desidera da voi questo povero vecchio che
245 parole] parole, EHI] fatti] fatti, Hl] che add st E2 246 Dome-
nico,] Domenico F
Saccardi,] Saccardi Hl
247 domandai] dimandai E]
null'] nulla GHI da] a E] 248 Predica] Predichi FHI tutti] tutti, GHI]
piccoli] piccoli, El] 249 SS.] S.S. D stessa om GHI 250 fratelli] fratelli,
El] 251 condotta.] condotta: E] condotta; FGHI Che] che DEFGHI]
Madonna] madonna DF 253 Madre] madre D Madre, E] 254 diffidenza]
diffidenza, E] Demonio] demonio EHI] 255 Superiori] superiori E] 258
certamente] certamente, EHI] 259 amor] amore FGH Maria] Maria, E]
pratica] pratico D ciò] che D ciò con D2 260 le om Hl 261 giovinetti]
giovanetti, El] 262 ante vedeva add io E] perdizione] perdizione, E] 264
narrarvi] narrarvi, EFGHI] 265 Concludo:] Concludo. T vecchio] vecchio,
E]
248 Si promuovano fervorose preghiere fra i giovani per me( ... ). 2° Perché
ho bisogno di molti quattrini. Si dica ciò ai grandi, si dica ai piccoli - Don Bosco
nella riunione del Consiglio Superiore del 28 febbraio 1884, MB 17,34.
D. Bosco dice Cereja [o ciarèia, dialetto piemontese, = buon giorno] a te e poi
a tutti gli altri grandi e piccoli - Don Lemoyne a Don Rua, letto da Roma del 16
aprile 1884, ASC 9126 Rua. Questo dovrebbe essere l'argomento da predicarsi a
tutti e grandi e piccoli poiché putroppo non ci si pensa - Don Lemoyne a Don Rua.
letto da Roma del 20 aprile 1884, ASC 9126 Rua.

6.7 Page 57

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 351
jol.l0r per i suoi cari giovani ha I consummato tutta la vita? Niente altro fuorchè,
fatte le debite proporzioni ritornino i giorni felici dell'antico oratorio. I gior-
ni dell'amore e della confidenza Cristiana tra i giovani ed i Superori; i giorni
dello Spirito di accondiscenza e sopportazione per amor di Gesù Cristo degli
uni verso degli altri; i giorni dei cuori aperti con tutta semplicità e candore, 270
i giorni della carità e della vera allegrezza per tutti. Ho bisogno che mi
consoliate dandomi la speranza e la promessa che voi farete tutto ciò che
desidero per il bene delle anime vostre. Voi non conoscete abbastanza quale
fortuna sia la vostra di essere stati ricoverati nell'Oratorio. Innanzi a Dio
vi protesto: Basta che un giovane entri in una casa Salesiana perchè la Ver- 275
gine SS. lo prenda subito sotto la sua protezione speciale. Mettiamoci adun-
que tutti d'accordo. La carità di quelli che comandano, la carità di quelli
jol.l0v che devono obbedire faclcia regnare fra di noi lo spirito di S. Francesco di
Sales. O miei cari figliuoli, si avvicina il tempo nel quale dovrò distaccarmi
da voi e partire per la mia eternità (Nota del Segreto A questo punto D. Bo- 280
sco sospese di dettare; gli occhi suoi si empirono di lagrime, non per rin-
crescimento, ma per ineffabile tenerezza che trapelava dal suo sguardo e dal
suono della sua voce: dopo qualche istante continuò) quindi io bramo di
lasciar voi, o preti, o chierici, o giovani carissimi per quella via del Signore
nella quale esso stesso vi desidera. A questo fine il Santo Padre che io ho 285
266 consumrnato] consumata EFGHI]
267 proporzioni] proporzioni, EGHI]
oratorio] Oratorio EFGHI] 268 amore] affetto FGHT Cristiana] cristiana
EHI] Superiori] superiori] 269 amor] amore EFGHI] Cristo] Cristo,
EFGHI] 270 candore,] candore; E] 272 consoliate] consogliate F tutto
ciò] tuttociò E
274 sia la add sl E2 275 casa] Casa ]
Salesiana] Sa-
lesiana, EHI
275-276 SS.] S. S. D
subito] tosto add mrg sin E2 tosto]
278 obbedire] obbedire, E] noi] noi, FG 279 nel quale iter F 280 eter-
nità] eternità, E] eternità. GHI 280-283 Nota...continuò adnot. in fine epist.
I Nota del Segret.] Nota del Segretario lin subd EH Nota di Don Lernoyne
I Nota del segretario] 280 D.] Don Hl 281 lagrime] lacrime] 282
tenerezza] tenerezza, E] 283 voce:] voce. E] voce; I dopo] Dopo E] con-
tinuò)] continuò:) E continuò). GH quindi] Quindi FGHI 284 carissimi] ca-
rissimi, FHI 285 Padre] Padre, GHI
267-271 lo non voglio che mi consideriate tanto come vostro Superiore quanto
vostro amico. Perciò non abbiate nessun timore di me, nessuna paura, ma invece
molta confidenza, che è quella che io desidero, che vi domando, come mi aspetto
da veri amici - Senza il vostro aiuto non posso far nulla. Ho bisogno che ci mettiamo
d'accordo e che fra me e voi regni vera amicizia e confidenza - da due « buonanotte )}
di Don Bosco di agosto-settembre del 1962, MB 7,503-504.
275-278 Essi continuino a pregare per lui, ricordandosi sovente la grande for-
tuna d'essere in modo cosi speciale figli della Madonna - Don Lemoyne a Don Rua,
letto da Roma del 16 aprile 1884, ASC 9126 Rua.

6.8 Page 58

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352 Pietro Braido
visto venerdì 9 di maggio vi manda di tutto cuore la sua benedizione. Il
giorno della festa di Maria SS. Ausiliatrice mi troverò con voi innanzi al-
l'effige della nostra Amorosissima Madre. Voglio che questa gran festa si
celebri con ogni solennità e D. Lazzero e D. Marchisio pensino a far sì
290 che stiamo allegri anche in refettorio. La festa di Majria Ausiliatrice deve [ot.Llr
essere il preludio della festa eterna che dobbiam celebrare tutti insieme uniti
un giorno in paradiso.
Vostro aH. amico in G. C.
Sac. Gio. Bosco.
286 venerdì] venerdì, E] Venerdì G maggio] maggio, EGHI] 287 55.] 5. 5.
D om EGHI] 288 Amorosissima] amorosissima EHI] Madre] madre D
289 solennità] solennità; E] D.] Don Hl D.] Don Hl 290 stiamo] stiano
E stiamo corr E2 stiano GHI
291 dobbiam] dobbiamo E]
292 paradiso]
Paradiso EFGHI] post paradiso add Roma, lO maggio 1884 H 293 aff.]
aff.mo EFGH amico om GH post G.C. add Roma, lO maggio 1884. I
286 Effettivamente il venerdì 9 maggio Don Bosco ebbe una lunga cordiale
udienza dal papa Leone XIII. Tra l'altro al segretario Don Lemoyne, introdotto
al termine dell'udienza, il papa avrebbe raccomandato: - Voi dovete aver cura della
sua sanità e che non si affatichi troppo. Non permettete che scriva lui: ha gli occhi
troppo stanchi e ammalati - MB 17,105.
289 Giuseppe Lazzero, n. a Pino Torinese il lO maggio 1837, professa i voti
religiosi nel 1962, sacerdote nel 1865, del Consiglio Superiore della Società Salesiana
dal 1874 al 1898, vice-direttore (1875-1879) e direttore (1879-1886) dell'Oratorio,
m. a Mathi Torinese il 7 marzo 1910.
289 Secondo Marchisio (1857-1914), sacerdote salesiano, prefetto (incaricato
della disciplina generale e dell'economia) dell'Oratorio nell'anno scolastico 1883-
1884, m. a Bologna il 20 maggio 1914.
289-290 Caris.mo D. Lazzero, (... ). Dirai ai nostri amati confratelli e cari figli
della casa che la mia salute in ispecie da due giorni, ha notevolmente migliorato, e
perciò al mio arrivo desidero che facciamo una bella festa in chiesa per ringraziare
la madonna degli innumerabili benefici che ci ha fatti, ed anche in rifettorio per
cacciare la malinconia e stare allegri nel Signore( ... ). Roma, 23 aprile 1884 - letto al
direttore dell'Oratorio, ASC 131.01, E 4,256.

6.9 Page 59

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APPENDICE I
La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 353
L'ORATORIO DI TORINO-VALDOCCO TRA PRIMAVERA-ESTATE 1884
IN ALCUNE TESTIMONIANZE COEVE
Per la comprensione dei testi si premette un breve glossario relativo a
terrmm più frequentemente ricorrenti, ricavando definizioni o descrizioni dal
Regolamento per le case della Società di S. Francesco di Sales (Torino, Tipo-
grafia Salesiana 1877: sigla R) e dalle Regole o costituzioni della Società di
S. Francesco di Sales (Torino 1877: sigla C).
ASSISTENTE - Gli assistenti di scuola sono incaricati d'invigilare sulla disciplina
e sul buon ordine per quel tempo e in quella classe, che loro fu affidata, ed in
caso di bisogno, anche sulle altre classi R P. I, cap. VIII, art. 1 (cfr. art. 2-9)
CAPITOLO SUPERIORE - Nel reggimento interno tutta la Congregazione dipende dal
Capitolo superiore, che è composto di un Rettore, di un Prefetto, di un Econo-
mo, di un Catechista o Direttore spirituale e di tre Consiglieri C cap. VII,
art. 1
CAPITOLO DELLA CASA - La prima cura del Rettore sarà di stabilire in ogni novella
casa un Capitolo corrispondente al numero dei soci che vi abitano.
Primo ad essere eletto sarà il Catechista, poi il prefetto, e se sarà necessario
anche l'economo; finalmente i consiglieri, secondo il numero dei soci, che in
quella casa dimorano, e le cose che vi si debbono fare C cap. X, art. 8 e 10
CATECHISTA - Il Catechista ha per iscopo di vegliare e provvedere ai bisogni spi-
rituali dei giovani della Casa R P. I, cap. III, art. 1
CHIERICI - Giovani ecclesiastici avviati al sacerdozio addetti principalmente all'uf-
ficio dell'assistenza.
CONSIGLIERE SCOLASTICO - Il Consigliere scolastico è incaricato di regolare e far
provvedere quelle cose, che possono occorrere agli allievi ed ai maestri per le
scuole e per lo studio.
Assista gli studenti quando si recano alla chiesa, allo studio, alla scuola, al doro
mitorio, affinché si osservi l'ordine ed il silenzio.
Accolga dai maestri e dagli assistenti i riflessi intorno alla disciplina e moralità
degli allievi, per dare loro quelle norme e consigli che egli ravvisasse necessarie ...
R P. I, cap. V, art. 1, 6, 10
DIRETTORE - Il Direttore è il capo dello Stabilimento; a lui solo spetta accettare
o licenziare i giovani della Casa, ed è risponsabile dei doveri di ciascun impie-
gato, della moralità e dell'educazione degli allievi.
Al Direttore spetta l'aver cura di tutto l'andamento spirituale, scolastico e ma-
teriale R P. I, cap. I, art. 1 e 3

6.10 Page 60

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354 Pietro Braido
DIRETTORE DEGLI STUDI - Più antica denominazione del Consigliere, scolastico.
MAESTRI - Insegnanti, professori.
PREFETTO - Il Prefetto ha la gestione generale e materiale della Casa, e fa le veci
del Direttore in sua assenza nell'amministrazione, ed in tutte quelle cose di cui
fosse incaricato.
Oltre la contabilità è affidata al Prefetto la cura del personale dei Coadiutori,
e in generale la disciplina dei giovani, la pulizia e la manutenzione della Casa
R P. I, cap. II, art. 1 e 10
RENDICONTO - Ognuno abbia somma confidenza nel suo Superiore; sarà perciò di
grande giovamento ai soci il rendere di tratto in tratto conto della vita esteriore
ai primari Superiori della Congregazione... C cap. III, art. 4
SUPERIORI MAGGIORI - Il Rettore Maggiore o Superiore Generale e i membri del
Capitolo Superiore.
1. Dai «Verbali» delle riunioni del Capitolo Superiore (= Consiglio Supe-
riore o Consiglio Generalizio) della Società Salesiana (ASC 0592).
Radunanza 19 maggio 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D.
Cagliero, D. Lazzero, D. Bonetti, D. Durando, D. Sala, D. Barberis, e D. Cerruti
Ispettore della provincia Ligure (Segret. D.G.B. Lemoyne).
1 D. Bosco fa relazione della sua andata a Roma, dell'accoglienza bellissima
avuta dal Papa e dei privilegi e delle onorificenze assolutamente promesse (...)
(fol 11r ) .
Il D. Bonetti propone di tenere un'altra conferenza pel buono andamento
della casa. - Approvato (fol. 12r ) .
Radunanza del 5 giugno 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D. Ca-
gliero, D. Durando, D. Bonetti, D. Sala, D. Lazzero, D. Bertello Giuseppe, D. Scap-
pini Giuseppe Direttore del Collegio di Lanzo (Segret. D. G.B. Lemoyne).
3 D. Bosco prende la parola: Si tratta di vedere e di studiare ciò che debba
farsi e ciò che debba evitarsi per assicurare la moralità fra i giovani e per
coltivare le vocazioni (...) (fol 1Y). D. Bosco passa a decidere che si stabili-
sca una commissione che studi sulle disposizioni da seguirsi per promuovere
la moralità nell'Oratorio. Sono eletti membri della Commissione D. Rua, D. Bo-
netti, D. Lazzero, D. Durando, D. Cagliero. Si radunino Lunedì [= 9 giugno]
alle 2 e 1;2 pomeridiane per comunicarsi le proprie maturate riflessioni.
D. Bonetti è incaricato di chiedere privatamente i pareri dei membri del
Capitolo della Casa e dei singoli maestri e farne relazione alla Commissione
Lunedì (...). D. Bosco conclude l'urgenza di tutelare la moralità. Per la riu-
scita non si risparmi né personale, né lavoro, né fatica, né spesa. D. Lazzero
replica mancare l'unità di direzione e di non essere sostenuto. - Don Bosco
finisce col replicare su quali punti devesi portare a risultato pratico la con-

7 Pages 61-70

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 355
ferenza 1 Regolando l'accettazione. 2 Purgando la casa. 3 Dividendo, di-
stribuendo, regolarizzando uffici, giovani, cortili etc. (Iol 14r )
Radunanza del 27 Giugno 1884. Presiede D. Bosco (...)
[Nulla sul tema dell'Oratorio]
Radunanza del 30 giugno 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D. Ca-
gliero, D. Sala, D. Bonetti, D. Durando, D. Lazzero (Segret. D. G.B. Lemoyne).
4 D. Bonetti sottentra a parlare sull'assistenza dei giovani, sulle camerate
aperte lungo il giorno. D. Lazzero parla sulle cause che obbligano a tenere
le camerate aperte. D. Bosco interroga: Chi è nel fatto ora responsabile della
disciplina? A chi si debbono rivolgere maestri ed assistenti per appoggio?
E il Catechismo? E il Contenzioso secondo le regole? E quando manca un
maestro chi deve provvedere perché un altro sia messo al suo posto? Ho
detto che non si guardi a spese pur che vi sia tutto il necessario per garantir
l'ordine. Il Direttore non deve fare ma vegliare che altri faccia. Quindi pro-
pone a questo scopo una seduta venerdì prossimo. Il capitolo approva. (Iol.
lY-16r )
Radunanza del 4 Luglio 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D. Ca-
gliero, D. Bonetti, D. Lazzero, D. Sala, D. Durando, D. Barberis Direttore della
casa di S. Benigno (Segret. D. G.B. Lemoyne).
7 D. Bosco entra a parlare della riforma della casa dell'Oratorio. Ho esa-
minato il Regolamento che si praticava ai tempi antichi e dice essere per-
suaso che devesi praticare eziandio ai giorni nostri lo stesso poiché provvede
e antivede tutti i bisogni. Bisogna che il Direttore comandi. Che sappia bene
il suo regolamento e sappia bene il regolamento degli altri e tutto quello che
debbono fare. Che tutto parta da un solo principio. Adesso si è incomincia-
mento (= incominciato) un rilassamento in questa unità. Uno dice non è mia
la responsabilità; l'altro la rifiuta. Tutti comandano e quindi ne viene scon-
certi. Uno dà un ordine l'altro non lo eseguisce. Gli assistenti pure vogliono
avere la loro autorità e guai se si tocca questa. Si stabilisca adunque questo
principio d'autorità. Come era prima sia un solo il risponsabile. Costui non
prenda il minimo lavoro; stia pure colle mani alla cintola; ma vada e interroghi
sempre: Hai fatto? Non hai fatto? (...) (fol 17r )
Radunanza del 7 Luglio 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D. Bo-
netti, D. Cagliero, D. Sala, D. Lazzero, D. Durando, D. Barberis (Segret. D. G.B.
Lernoyne).
3 D. Bosco entra a parlare sull'ordinamento dell'Oratorio: 1 Unità di co-
mando. Il Direttore conosca bene le attribuzioni di ciascuno dei suoi sog-
getti (...) 4 Per quanto è possibile il Direttore si limiti ad osservare se le

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356 Pietro Braido
cose si fanno dagli altri subalterni. Ma egli non si tenga sopra affari deter-
minati: procuri predicatori, confessori, professori, assistenti in numero suffi-
ciente e poi esamini se ciascuno conosce le rispettive regole: se le pratica
e le fa praticare dai suoi dipendenti. (fol 18r )
4 Il Direttore si trattenga volentieri cogli studenti fuori di confessione e li
chiami sovente in particolare interrogandoli dei loro bisogni, della sanità,
degli studi, delle loro difficoltà, della vocazione etc. etc. (fol 18r )
Radunanza del 19 Luglio 1884. Presiede D. Bosco. Sono presenti D. Rua, D. Laz-
zero, D. Durando, D. Sala, D. Cagliero, D. Barberis (Segret. D. G.B. Lemoyne).
1 D. Bosco ritorna su ciò che si disse nelle ultime sedute intorno all'Ora-
torio. Si legga e si metta in pratica ciò che il Capitolo ha deliberato (fol 19r )
II. Pareri e proposte (*)
CHIERICO TOMMASO PENTORE
Le riflessioni del giovane chierico-assistente non sono datate e sono indiriz-
zate personalmente a Don Bosco. Sollevano problemi identici a quelli suscitati
dall'inchiesta di Don Bonetti; dovrebbero, quindi, collocarsi tra maggio e giugno
del 1884.
Il testo manoscritto, molto nitido, occupa le prime tre pagine di un foglio
doppio di carta da lettera intestata Oratorio di San Francesco di Sales Torino) Via
Cottolengo, N. 32) formato della pagina cm. 13,4 X 20,9 - microschede 240 B 8-10.
M. R. e Carissimo Sig. D. Bosco
Le faccio perdere un tempo prezioso col riferirle cose, che pare si avreb-
bero piuttosto a comunicare ad altri; ma a che prò, se non sono prese da
questi in considerazione?
Colla scusa or del non darle dispiacere, or perché tanto la S.V. non
potrebbe porvi rimedio, si lasciano andar male le cose, le quali, palesate a Lei,
sarebbero subito aggiustate con una parola a questi o a quello.
La pregherei però a non voler esporre il mio scritto ad altri superiori, i
quali tanto sono già informati della cosa, ed anche per evitarmi la taccia di
censore, mentre, a ragione, avrei piuttosto da riveder le buccie a me stesso.
Vi è vera mancanza d'assistenza ed una gran noncuranza a di ciò che
rispetta la condotta dei giovani studenti. E questo non per difetto di assi-
stenti; ma perché ciascuno dice, di non essere assecondato dal Superiore, il
(*) Tutti i documenti relativi all'inchiesta Bonetti sono raccolti nella medesima busta
in ASC 38 Torino - S. Francesco di Sales Fase. LXV.

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 357
quale non cura le loro lagnanze, anzi pare che I mostri dispiacere in vedere
che si prende interesse all'assistenza.
E' tempo si aggiustino queste malintese.
Ad esempio, per quindici e più giorni i giovani della 5a ginnasiale passa-
rono il tempo di scuola, di studio e specialmente il dopopranzo nella came-
rata sdraiati sui letti sotto il titolo di ripassare insieme. Eppure non si prov-
vide mai, benché ciascun dei 4 superiori dell'Oratorio fosse informato, anzi
avesse visto coi suoi proprii occhi. D. Febbraro si lascia cader le braccia al
vedersi solo pertutto; gli altri si lamentano di non essere assecondati da chi
di ragione, il Direttore non mostra di muoversi. E intanto i giovani si rovinano;
ed ancora oggi sono lasciati soli quasi tutta la giornata nella loro scuola o pe1
cortile, sì che se ne trovano in tutti i buchi della casa.
Sono pure due mesi e più che in ciascun giorno dopo pranzo, colla scusa
di studiare, si vede la scala che mette alla camera di D. Durando e su accanto
alla Chiesa piccola piena di giovani, eppure nessun mai lo I proibì in pubblico.
Bisognerebbe fare ogni mese Ò una qualche conferenza tra noi assistenti
e maestri unitamente ad altro superiore, per intenderei," e affinché si possano
anche meglio conoscere i bisogni dell' assistenza e non avvenga che si abbiano
a lasciare le cose all'abbandono, perché nessuno vuoI prendersi la briga di far
il particolare.
Le ripeto la preghiera di non far passare il mio scritto ad altri superiori,
che, come già altra volta, lo prenderebbero in mala parte e ne riceverei poi
per tutta ricompensa alla fin dell'anno lo sfratto dall'Oratorio.
M'accorgo d'aver scritto abbastanza confusamente; mi perdoni la troppa
fretta.
Sono suo aff.mo figlio
Pentore Tommaso
a noncuranza corr ex negligenza
intenderei add et del meglio.
Ò post mese add et del o circa, si facesse
c post
SAC. STEFANO FEBRARO
Le osservazioni e le proposte di Don Stefano Febraro, Consigliere Scola-
stico a Valdocco, occupano tutte le otto pagine di due fogli quadrettati, senza
intestazione, formato cm. 13,5 X 21 - microschede 240 C l-S.

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358 Pietro Braido
Amatissimo Sig. D. Bonetti,
Intorno all'ordinamento interno dell'Oratorio Le espongo qui il mio
pensiero, e la prego di scusarmi se non posso dir cose ben pensate, per causa
de' miei esami.
lo credo necessario un capo assoluto) il quale tenga uniti gli animi e le
forze ora dissipate; interpreti e faccia applicare le regole da tutti con un solo
spirito e collo stesso metodo; che possa e debba rispondere a Dio ed ai Sup.
Maggiori della condotta de' suoi soggetti, e che adempia interamente con loro
gli uffizi assegnati dal RegoIam. al Direttore.
Senza questo mi sembra vano ogni altro provvedimento. Dove sono molti
Superiori a ricevere i rapporti e niuno a vedere personalmente e direttamente
tutte le cose, ci guadagnano gli imbroglioni più arditi, mentre gli altri si
I sconfortano, ed entra il sospetto, la trascuranza ed il male. E' la storia dei
chierici e dei giovani dell'Oratorio da molti anni in qua. Sotto splendide appa-
renze vedeva sempre nascondersi questa piaga, che rivolse a molti in sciagura
il benefizio di essere all'Oratorio con D. Bosco. Se Ella pensa come riusci-
rono qui tanti chierici di buona volontà, come riescano tanti giovani studenti,
che di duecento che ci vengono annualmente, più di un terzo vengono espulsi
o si pervertiscono prima di finire i corsi, vedrà quanto sia provvido il pen-
siero di D. Bosco di togliere le cagioni di questo male.
Mi perdoni questo sfogo ed abbia pazienza se per fare in fretta scrivo
giù in lungo quello che penso. - Stabilito un Direttore assoluto, unico giudice
ed interprete ordinario delle regole e dei doveri, si toglie la cagione princi-
pale dei malcontenti; il resto ce lo intenderemo con lui.
Tuttavia prima di stabilire, vorrei che i Superiori considerassero queste
cose, per ciò che riguarda gli studenti:
I" Che questo Direttore a debb'essere unicamente per gli studenti, come
pure ci vuole un Prefetto particolare per gli studenti. Altrimenti tra le com-
plicate I relazioni e il grosso numero dei giovani non potranno adempire
le loro parti, nemmeno se avessero tutto il buon senso, l'attività e le finitezze
di D. Rua. Saremo sempre negli stessi guai.
20 Se non vogliono separare le due amministrazioni degli studenti e degli
artigiani, almeno vi sia uno fra gli studenti che, dipendendo in tutto dal Di-
rettore, abbia però l'intiera sorveglianza sui giovani e su quelli che ne hanno
la cura più diretta, come fa presentemente il catechista degli artigiani, e prima
il Direttore degli Studi. Questa parte è fissata dal regolam. al Consigliere
scolastico per la disciplina scolastica, al Prefetto per le punizioni dei giovani
ed al Catechista per la sorveglianza sui chierici. Questa divisione è possibile,
quando il Direttore possa trovarsi egli presente in tutto, e non saper solo le
cose per relazioni.
Invece se il medesimo è Direttore di tutto l'Oratorio, dovrà starsene
a quel che riferiscono, e dispiacere a l'uno o all'altro secondo che accetterà

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La lettera di Don Bosco da Roma del lO maggio 1884 359
o no per buone le relazioni. S'informi dagli assistenti, dai professori e dal
Catechista se questa non è una delle cagioni principali dei malumori. - Tale
carica credo che potrebbe darsi al prefetto che è in relazione coi parenti) fa-
cendolo aiutare per la scuola e per lo studio dal I Consigliere Scolastico.
Potrebbe darsi anche al Cons. Scolastico, se il Direttore volesse e potesse intri-
garsi anche un poco delle scuole. Altrimenti no, perché si ricadrebbe nello
sconcio di qualche anno fa, quando il Consigl. Scolastico usurpava nome ed
autorità al Direttore.
Questo modo di ordinamento avrebbe il difetto di discostarsi un poco
dal regolam. di D. Bosco; e poi sarebbe un rimedio provvisorio; perché se si
vogliono osservare le regole è necessaria l'assoluta separazione.
3° Bisogna che il Direttore cogli altri superiori si trovino insieme a tavola,
alle conferenze ove trattino sul serio il da farsi, si intendano l'un l'altro con
sincerità e franchezza, reprimendo o spingendo secondo il carattere ed i biso-
gni, e non risparmiando le correzioni aperte a chi se lo merita. Cosa che non
si fece mai all'Oratorio.
4° Che si sbandiscano affatto dal consorzio dei giovani e dei chierici i
confratelli che non hanno ingerenza nella casa, eccetto quelli del Capito Supe-
riore e gli altri pochi che il Direttore giudica opportuno. Quelli furono sem-
pre gli spargitori delle discordie ed i susurroni presso i giovani ed i supe-
riori, dai quali ottenevano favori e riguardi a danno e sconforto di chi ubbi-
disce lavorando. I
Y Che le scuole di teologia, di cerimonie, le scuole di canto, le dispense
dai doveri della meditazione o delle conferenze, le predicazioni, le scuole e le
assistenze, le vacanze e simili siano regolate unicamente dal Direttore o dal
suo capitolo della casa, il quale dovrà aver riguardo a ripartire le occupa-
zioni secondo le forze, e non permettere che uno il quale si rifiuti costante-
mente al lavoro od alle occupazioni che non gli piaciono, sia poi premiato
e lodato come diligente da chi non vede che l'esito di un esame o il lavoro di
qualche mese. Non pretendo una perfetta eguaglianza, ma d'altra parte mi urta,
e so che guasta, l'ingiustizia troppo aperta e contraria al sentimento naturale
ed alla legge di Dio. Le regole di giustizia o non darle, ed allora ognuno
provveda a sé o farle osservare se date." E poi i chierici non han bisogno
anch'essi di cure?
6° Che si studii anche un poco l'indole, la capacità ed i meriti almeno
delle persone che tengono gli uffici più importanti. E' necessario per none
sconfortare gli altri; e non possono farlo altri che i superiori.
T Che presa una disposizione e disposti una volta gli uffici e le loro
attribuzioni, non si cambino a capriccio ogni anno, come ho visto io qui da
5 o 6 anni in qua; od almeno se si vuole fare qualche mutamento sia dichia-
rato apertamente. Può capirmi se ripensa agli uffici del Prefetto, del Cate-
chista, del Consigl. Scolastico, e degli altri superiori degli studenti in questi
ultimi anni. Al bisogno glie ne darò gli schiarimenti.

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360 Pietro Braido
Molte altre cose vorrei aggiungere, ma mi sono proposto di non parlare
del passato, che sarebbero querele inutili; ho fatto soffrire molto ai Supe-
riori, e molto più ho sofferto io senza essere capito.
Se abbiamo un Direttore veramente tale che abbia autorità e tempo
necessario, si aggiusteranno con lui le cose secondarie, riguardo al personale,
alla disciplina, ai libri, ai premii ed ai castighi; ed a fare in modo di non
conltrariarci né guastare il sentimento di virtù nei giovani. E se non c'è,
provvederà il Signore e D. Bosco come credono meglio per l'avvenire.
Certo a me rincresce molto questo nuovo ordinamento, per cui mi dovrei
allontanare da D. Bosco e dagli altri Superiori, che pure sono l'ornamento
e la vita dell'Oratorio; e mi rincresce tanto più di separarmene adesso che
conosco di non averli amati ed ascoltati come doveva.
Ma crederei di tradire D. Bosco e la mia coscienza se tacessi, a veder
tanti mezzi che Iddio ci dà di fare il bene riuscire invano. Imperciocché il nome
di D. Bosco e dell'Oratorio ci assicurano che noi lavoriamo per un buon fine;
i giovani ci vengono generalmente buoni e ben disposti e le cagioni del loro
corrompersi potrebbero essere minori adesso che nei tempi primitivi, se il ma-
lessere che ne travagli a non ci logorasse le forze e non infondesse in loro lo
stesso sentimento neghittoso al bene e favorevole al sospetto.
Queste cose le ho dette così come il cuore me le dettava e il desiderio
di esporle franco il mio parere. I Ella ne faccia quel conto che crede, e se nella
furia dello scrivere fossi trascorso a qualche parola poco misurata, mi perdoni,
e si persuada che non intendo con ciò di biasimare i superiori, ma solo di
porre loro sott'occhio i bisogni nostri e quelli dei giovani.
Mi scusi della lungaggine, e preghi per me.
Oratorio - 8 - Giugno - 84.
Suo affezionatissimo
Sac. Febraro Stefano
a post Direttore add et del qualunque.
b Le regole... date del c Che si studii ... per non del.
DON DOMENICO CANEPA
La risposta, manoscritta, di Don Domenico Canepa, Catechista degli stu-
denti è consegnata a 7 pagine di due doppi fogli non intestati, rigati, formato
cm. 13,4 X 21,2, datati all'8 giugno - microschede 240 C 9-D 3.
In data 19 giugno Don Canepa fa pervenire a Don Bonetti un'aggiunta con
rilievi, che occupano le prime tre pagine di un doppio foglio, formato cm.
13,2 X 20,5 - microschede 240 D 4-6.
Nel margine superiore della prima pagina dei due documenti l'estensore scri-
ve: \\Y/. G.G.M. [viva Gesù, Giuseppe, Maria].

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 361
Molto Reverendo Sig. D. Bonetti,
Secondo che siamo rimasti intesi Le scrivo in fretta queste poche linee
per esporle ciò che nella mia pochezza penso sul ben andamento dell'Oratorio.
1° Già l'anno scorso si propose di studiare qual fosse il motivo, per cui
le classi superiori mancavano e mancano di confidenza?
Quello che risposi allora, rispondo adesso e tanto più perché lo vidi con-
fermato dalla lettera che il Sig. D. Bosco mandò da Roma. Mancano di con-
fidenza, perché son più eroi degli altri nel male. La loro malattia dominante
son i cattivi discorsi e cattive letture ecc. ecc. ecc. Si può fare un paragone
fra la Y ginnas. e la 4a? Tutti vedono la differenza che corre tra l'una e
l'altra," eppure son giovani dell'Oratorio lo stesso, la 3a è più numerosa, I i su-
periori sono gli stessi; in che differiscono? La Y è sincera e la 4a , pochissimi
eccettuati; ma proprio pochissimi, guarda sempre i Superiori sospettosa e non
li avvicina se non nel caso in cui possa essere accarezzata con suo danno. E da
che proviene? Già dall'anno in cui facevano la 2a ginnasiale si dilettavano
ad accusare il tale ed il tal altro, anche superiore, d'immoralità, questi discorsi
continuarono l'anno scorso ed ora i Superiori devono trattarli coi guanti per
non essere colti. Basta fermarsi alcuni minuti nella loro scuola per iscorgere
tra loro uno spirito diabolico di contraddizione, di gelosia, per cui con tutta
libertà si danno tra loro titoli ingiuriosi. Se è un giovane buono che sbagli:
Sei un fagiuolo, una spia e non sai questo? E avanti: cosicché i pochi buoni
restano sopraffatti dal maggior numero dei cattivi.
Potrei portare prove di giovani che prijma frequentavano i Sacramenti
ed erano buoni; si raffreddarono e fecero il cattivo per questo.
Credo di non esagerare affermando che la 5a dell'anno venturo sarà peg-
giore di quest'anno se dominerà l'elemento della 4a Pochi rovinarono la 5a ;
molti di 4a la rovineranno di più. Quanto più si tarda, tanto più riuscirà dolo-
roso il taglio e con danno nostro. Alcuni pochi di Y ci possono dare una 5a
più fruttuosa e consolante che misti a quei di 4a Anche per preparare la 4a
conviene fare lo stesso nella 3a Son pochi, ma quei pochi sospettosi," alze-
ranno la cresta e ci daranno fastidii gravi.
E' necessario che vi sia un solo Direttore. E questo Direttore abbia
la carità e l'energia del padre; ma e l'una e l'altra sarebbe inutile quando
non si trovasse in mezzo ai giovani, non potesse ricevere le relazioni sugli
stessi dagli inferiori e non I potesse al momento agire. Il regolamento è chiaro,
basterebbe disporre in modo di poterlo osservare.
3° Quasi inutile resta il Direttore se non può tenersi in relazione imme-
diata cogli altri. Sino a tanto che pel numero e per occupazioni, Prefetto,
Consigliere Scolastico, professori ed assistenti son cosi lontani dal Direttore,
da dover perdere tempo molto per fare una relazione di qualche mancanza
dei giovani, o di un qualche bisogno, i giovani rimarranno senza correzione,
senza sorveglianza e sempre peggioreranno.

7.8 Page 68

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362 Pietro Braido
Tale relazione è necessaria non meno per gli assistenti. Al momento
san neppur essi da chi debbano dipendere. O il Direttore od uno da lui inca-
ricato deve potere e sapere occupare il personale, in modo speciale per l'assi-
stenza. Ed allorché si scorge un inconveniente dev'essere pronto il rimedio.
Le frequenti conferenze; ma con libertà di parlare I anche agli inferiori e la
buona volontà e l'energia nei Superiori possono rimediare a molti mali.
4° Quando tra l'uno e l'altro succedono attriti, perché lasciare che con-
tinuino con danno e non cercare modo di aggiustare? Si fa il pIan plan, tocca
a me tocca a lui e fra tanti si riesce a nulla se non a disfare quello che fa
l'altro. Questo non accadrebbe se il Direttore potesse subito considerare come
stanno le cose ed operare secondo che crede meglio.
Y Conviene che il Direttore abbia in mano tutti i mezzi di premio, il
prefetto di punizione. Si lamenta che non vi è disciplina? Il regolamento
l'assegna al Prefetto, all'Oratorio fu sempre in mano al Consigliere Scolast.
A chi dei due tocca? Schiarito questo, si potrà sapere chi dee pensare alla
disciplina.
6° Il posto in cui un confratello rimane più isolato è l'Oratorio. I Fra
tanti Superiori non c'è un Superiore diretto, che a tempo possa dire una pronta
parola, fare un incoraggiamento. Supponiamo: uno sarà rigoroso? E' avver-
tito? No. Intanto i Giovani, i confratelli parlano tra loro, è disapprovato
dai Superiori, ed egli non lo sa. Un altro va all'eccesso opposto e si lascia
correre; oppure si avvertirà; ma dopo molto tempo e quando con difficoltà
si può rimediare agl'inconvenienti.
'l" Per mandar via un giovane è crudeltà aspettare che ci abbia lasciati
tutti i documenti della sua malignità; ma si deve di anno in anno fare una
rassegna in ciascuna scuola dei giovani più sospettosi e risparmiare così l'im-
brogli per la 4a e la 5a
8° Pei Superiori e pei Giovani converrebbe che fosse più preciso e più
solenne l'esercizio della buona morte.
9° I Giovani non hanno un'istruzione, una predicazione per loro. I
In chiesa il predicatore deve parlare a sette ed otto udienze. Non può
con libertà trattare argomenti per loro importanti, e che agli stessi giovani
farebbe piacere sentire e riuscirebbe di molto giovamento. La Chiesa pub-
blica è una fortuna per gli aiuti materiali; una sventura pei danni spirituali.
O fissare un corso di conferenze pei giovani, o dividerli in chiesa, special-
mente per la predicazione è l'unico mezzo per aiutarli.
Questo è l'imbroglio che avevo nella mia testa e che imbrogliatamente
posi sulla carta. I Superiori facciano quello che credono meglio in Domino.
Se mi verrà in mente altro, Le scriverò nuovamente. Intanto mi creda sempre
8/6 - 84.
Suo in Gesù e Maria aH.mo
D. Canepa
a post altra add et del? b sospettosi sospetti (v. anche più avanti)

7.9 Page 69

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 363
Molto Reverendo Signore,
Faccio una piccola aggiunta alla relazione.
Il motivo dei più gravi disordini si è, che nessuno a od appena alcuno
fa le parti odiose. E questo succede perché allorquando gl'inferiori fanno
qualche relazione finiscono coll'aver torto. Ed i giovani appoggiati alla ra-
gione dei Superiori, s'infischiano di chi dovrebbe loro comandare e potrebbe
e dovrebbe avere il diritto di essere ubbidito. Può chiedere agli assistenti
e troverà che questo è un lamento generale. Avesse anche torto il Chierico,
va bene dirlo e dichiararlo in faccia ai giovani? Non sarebbe meglio in par-
ticolare dare a ciascuno la parte sua; ma in faccia del giovane sostenere sem-
pre il Chierico? In tal modo non si suol edificare; bensì distruggere. E se
un altro superiore si mette ad esaminare la cosa e fare le cose come debbono I
essere fatte, non si ha che l'odio dei giovani e la mormorazione, perché il talal-
tro superiore è coi giovani, e se v'è da concedere un favore si concede a
questi tali. Lei creda, all'Oratorio si è troppi e fra troppi si fa nulla. Con-
viene che gli uffizi sian ben determinati e ciascuno nel suo possa agire, sem-
pre inteso col Direttore e gli altri cui spetta. I mezzi uffizii rovinano l'intero
uffizio. Peggio poi quei tali che avessero poco o nulla a fare, se non che
esaminare la condotta dei Superiori, biasimarla coi confratelli e coi giovani.
Peggio che avesse ascendente sui giovani, ché distruggerebbe quelle che po-
trebbero fare i superiori diretti.
L'odio dei giovani dev'essere concentrato in uno e non in tutti i Superiori,
perché altrimenti siam peggio che alla generala. Quest'uno abbia i mezzi d'agire
e possa agire.
Nello stato quo, nessuno ha l'odio, I solo chi vuol fare il proprio dovere,
che alla fine dee disperare di poter fare qualche cosa, perché sconcertato
tutto il regime. lo per me confesso di non poter sostenere in coscienza certi
disordini, e ripetuti; eppure bisogna vederli, perché chi dovrebbe ripararli o non
vuole o ...
Deve fare un'altro superiore? Non è il suo campo. Si riferisce ai supe-
riori e siam da principio ed avanti. Sfido io se volessi farmi amare dai giovani
ed alcun altro lo volesse fare, che sarebbe da fare? Non osservare i disordini
dei giovani, non parlarne e dar loro ragione. Queste son le acque in cui si
nuota all'Oratorio. Credo che potrà riepilogare tutte quelle che volea dire
l'altra volta con questa. Scusi l'imbroglio.
Suo obbl. ma ed aff.ma D. Canepa
19/6 - 84.

7.10 Page 70

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364 Pietro Braido
N.B. - Quando si vuol correggere un giovane non conviene aspettare
dopo lunghe riflessioni, studii ecc. e si può anche prestare fede alle relazioni
che si ricevono dai confratelli. Alcuni esami e riflessi giungono con rovina
sino al termine dell'anno. E si raccoglie.
a post nessuno add et del o pochi.
DON SECONDO MARCHISIO
L'intervento manoscritto del Prefetto dell'Oratorio, nominato nelle lettere del
10 maggio, occupa le prime due pagine di un foglio da lettera quadrettato inte-
stato Oratorio di S. Francesco di Sales, Torino) Via Cottolengo N. 32, formato
cm. 13,2 X 20,8 - microschede 240 B 11-12.
Pro memoria al Sig. D. Bonetti.
Se le cose in Casa non vanno troppo bene, ecco secondo me principali
motivi:
10 Abbiamo bisogno di un direttore di fatto, al quale poter sempre ricor-
rere e dal quale poter sentire un od un no.
Il tenere Capitolo ogni otto giorni od almeno ogni quindici, mi pare
che sarebbe il più bel legame tra i Superiori; ed il più sicuro mezzo per
mantenere buona disciplina tra gli allievi.
3° Sia uno solo il quale parli alla sera; e di questo si faccia direi uno
scrupolo per mai mancare. Le Deliberazioni dicono che deve parlare il Di-
rettore, qualunque sia la cosa che deve trattare.
4° Il Catechista dovrebbe sempre essere un poco avvanzato in età, affin-
ché i giovani potessero avere con lui più confidenza: in questo anno se si
fa tanto poco fra i giovani, si è anche perché non sanno con chi confidarsi
e consigliarsi. I
5° I Chierici sono lasciati troppo padroni di se stessi e non sempre ope-
rano con quella dignità che è necessaria.
6° Molte cose che sarebbe bene non si sapessero trapelano tanto facil-
mente in mezzo ai giovani, senza saperne l'origine ed il come.
I Superiori locali non sono troppo uniti fra di loro, e da questo poi
ne deriva che spesso si lascia andare anche troppo le cose.
Sac. Marchisio Secondo
9/6 - 84

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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La lettera di Don Bosco da Roma del lO maggio 1884 365
[DON SERAFINO FUMAGALLI ]
La testimonianza occupa quattro fitte pagine di un foglio di carta da lettera
con l'intestazione Oratorio di San Francesco di Sales Torino) Via Cottolengo, N. 32)
formato cm. 15,3 X 20,9 - microschede 240 D 7-10.
Manca la data e la firma esplicita (non c'è spazio per questa nel margine
inferiore della quarta pagina). In calce alla terza pagina, però, si trova la sigla,
probabile firma abbreviata: D.F.S. [Don Serafino Fumagalli, Vice Prefetto dell'Ora-
torio] .
Alcune cause dei vari disordini che avvengono a in casa
1a I giovani sarebbero disposti a far bene purché potessero aver un
centro a cui dirigersi, ma vedendosi in un mare magnum, in un Oceano di
Superiori non sanno neppur essi a chi bisogna dirigersi per avere qualche
buon consiglio, ammonimento o correzione, si decidono b quindi col non par-
lare a nessuno. Ben fatto sarebbe che tutti potessero dirigersi c al caro padre
D. Bosco; ma essendo questo omai impossibile, è dunque necessario che vi
sia un suo rappresentante e che questi non sia soltanto di nome, ma ancor
di fatto, a cui i giovani possono comodamente confidare ogni loro cosa, ed
averne quelle paterne correzioni, avvisi ed ammonimenti utili ai loro bisogni,
sì temporali che spirituali: Dico questo perché si ebbe già ad udire da giovane
di scuola superiore questa risposta: Chi è il Direttore? Una tal domanda
dà a vedere chiaramente che i professori e gli assistenti non ne parlano mai
o ben di rado, né in iscuola, né in ricreazione del Direttore; non lo fanno
conoscere e non procurano di avvicinargli ed affezionargli i giovani e farne
apprezzare le sue virtù, come I dovrebbero, essendo loro stretto dovere il
farlo. Se il Direttore avesse tutti i giovani affezionati a Lui, potrebbe con
facilità avvicinarli maggiormente al Sig. D. Bosco ed agli altri del capitolo
superiore, formando cosi una vera e santa unione.
2a Mancanza d'assistenza. - In ricreazione i confratelli invece di met-
tersi coi giovani amano meglio passeggiare e discorrere tra di loro d e se
qualche volta si fa 101' osservare che questo modo di agire non è secondo
il nostro regolamento, essi adducono per iscusa, o che non osano a mettersi
tra i giovani, o che temono che mettendosi tra essi li abbiano a dare degli
intrusi e gli abbandonino e oppure che non sanno di che cosa parlare. Nelle
scuole ed in ispecie nelle Superiori capita sovente che si lascino entrare i gio-
vani e stare delle mezz'ore ed anche di più senz'alcuna assistenza, in balìa di
se stessi, cosicché commettono disordini gravi, per cui i più buoni si lamen-
tano e se vogliono studiare qualche poco son costretti ad uscire di scuola
e ritirarsi sotto qualche porticato per aver un poco di requie e non sprecare

8.2 Page 72

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366 Pietro Braido
il tempo - e se si interrogano perché non si trovano nella scuola, e chi vi
può resistere (rispondono tosto) a tanto f disturbo e -disordini, non vi è il
professore, vi manca l'assistente g e vi si fa un baccano della
In tempo
di scuola di canto alla sera d'inverno si vedono sovente giovani a girare I per le
scale liberamente, e nessuno ha finora pensato a rimediare ad un tale incon-
veniente.
Y Mancanza di una scuola di galateo (settimanale).
4a Avvisi - Si danno bensì molti avvisi, ma non SI insiste affinché
vengano praticati ed eseguiti, dimodoché i giovani non danno più nessuna
o pochissima importanza a qualsiasi avviso che venga lor dato dai Superiori.
5a Disaccordo in negare o concedere - E' molto dannoso ai giovani
il vedere che regna tra i Superiori lo spirito di disparità (rincresce il dirlo,
ma lo mettiamo tra parentesi, lo spirito h di contradizione) vo' dire; un supe-
riore nega un favore, un permesso, una concessione qualunque ad un giovane
perché lo giudica conveniente, e pochi minuti dopo la medesima cosa viene
concessa da un altro Superiore, dimodoché i giovani se ne ridono sottecchi
dei Superiori e dei loro avvisi essendo certi di ottenere da un Superiore
ciò che loro vien negato da un altro; ed anche da questo si scorge la neces-
sità che ogni ordine, ogni negazione o concessione parta da un sol punto.
6a Mancanza di carità - Alcuni confratelli pieni di buona volontà, di
santo i zelo pel bene delle anime, al vedere le cose andare a rompicollo, vor-
rebbero gettarsi in mezzo ai giovani e far Ioro qualche po' di bene, ma non
si azzardano più, perché messosi qualche volta alla prova, ne ebbero mortifi-
cazioni da altri (rincresce il dirlo, da Superiori)
I
T" Si tollerano di troppo i giovani cattivi, o perché son raccomandati
da magnati, o perché han protezioni esterne ed anche interne) invece di allon-
tanarli subito e togliere così il tarlo di mezzo agli altri, ed allora non si
avrebbe da lamentare t la rovina di tanti altri giovani m (causa i Superiori).
E non capiterebbe ciò che suoI quasi sempre accadere che per non aver voluto
allontanare un giovane al principio dell'anno se ne debbono poi aLlontanare
cinque o sei verso la fine (dell' anno). Su questo punto gli stessi giovani
buoni si lamentano e non sanno darsi ragione come si tollerano certi lupi
rapaci, che non si terrebbero in un collegio diretto da Secolari, in un Collegio
governativo; eppure qui si tengono e si fa loro ancor buon viso, come se
fossero giovani degni di tutti i riguardi, anzi molte volte si concedono loro
dei favori negati ai giovani più buoni.
sa Modo di agire coi giovani di qualche Superiore non guari gradito. ai
medesimi - a tal punto che, giovani rettorici ebbero a dire: Se crede il tale
che l'avviso dato da lui venga poi messo in pratica tutt'altro che praticarlo,
anzi si fa l'opposto - ed altri dire; la causa principale per cui pochi si

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La lettera di Don Bosco da Roma del 10 maggio 1884 367
fermano e vanno a far il noviziato a S. Benigno proviene dal modo che ha
il tal Superiore di trattare
e qui faccio punto fermo per mancanza di
carta.
a avvengono corr ex sogliono avvenire b si decidono emend ex finiscono
gersi emend ex aver comodità d post loro add et del abbandonando i giovani
abbandonino add sl et del abbandonano e pianto
f ante a tanto add et del chi vi può g post assistente add et del e perciò
spirito add et del regna i ante di santo add et del al veder
l lamentare emend ex piang m post giovani add et del rovinati.
c diri-
e ante
h ante
[DON GIACOMO RUFFINOJ
Il testo manoscritto occupa le prime tre pagine di un foglio di quattro non in-
testato, rigato, formato cm. 15,5 X 21,1 - non è stata eseguita la microschedatura.
Da indizi grafici si potrebbe attribuire a Don Giacomo Ruffino (1850-1913),
che nell'anno scolastico 1883-1884 faceva parte come Consigliere del Capitolo del-
l'Oratorio.
1° L'essere ammesso dalla 3a alla Y classe pare dovrebb'essere un premio
non solo dello studio, ma ancora della condotta; perciò secondo il mio giu-
dizio non avrebbero ad accettarsi se non coloro che tennero lungo l'anno
una condotta irreprensibile, tantopiù che sempre sui giovani della quinta
si modellano quei delle classi inferiori.
Sarebbe pur cosa utile che specialmente in principio dell'anno si fa-
cesse una visita diligente ai libri che si portano nell'Oratorio, e che come
in tanti altri collegi non si permettessero tanti libri di lettura; e tal visita
potrebbe ripetersi anche lungo l'anno, avendo dimostrato l'esperienza non
potersi fidare alle liste che si fanno presentare dai giovani, malti dei quali
non adempiono con coscienza a quest'obligo; ma chi s'incarica di tale ufficio?
3° Perché i giovani siano più uniti coi superiori parrebbe conveniente
che il Direttore della casa si occupasse più da vicino delle cose loro, sia
riguardo la condotta, come riguardo allo studio; si trovasse più a contatto
cogli alunni; andasse non solo fra la ricreazione, ma di tanto in tanto .nelle
scuole, o leggere egli stesso i voti mensili, etc. bisognerebbe insomma far in
modo che i giovani sapessero di avere in Lui il superiore diretto a cui tu tto
deve riferirsi. I
4° Gli uffizi del Prefetto nell'Oratorio non corrispondono attualmente
a quanto prescrive il Regolamento riguardo alla disciplina che cade tutta
sul Consigliere scolastico a; per cui varie incombenze inerenti a tale carica

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368 Pietro Braido
nessuno è che se le assuma b) per lo che certi disordini non si impedisce che
avvengano, e avvenuti, non si può provvedere a che non si ripetano più c.
5° Carica di somma importanza, ma delicatissima è quella del Catechi-
sta, il quale perciò dev'essere persona dotata di carattere sempre eguale; un
misto di gravità e di dolcezza paterna: nell'ammonire o rimprovevare si do-
vrebbe assolutamente bandire ogni fare che sapesse di irritazione e tanto
peggio poi di sarcasmo e disprezzo.
6° Nel dare i voti di condotta ci deve essere il massimo interesse in
ciascuno che vi ha qualche parte, e sarebbe bene intervenisse sempre anche
i[ Direttore della casa, perché appunto allora è il tempo più opportuno per
pigliare deliberazioni, quando fossero necessarie.
T' Gli assistenti, di buono spirito per lo più, ma inesperti, avrebbero
bisogno d'essere in apposite conferenze istruiti sul modo di vigilare, di trat-
tare gli alunni, di acquistarsi stima e benevolenza ecc.
8° Nelle scuole dovrebbe essere impegno di ogni insegnante inspirare
nei giovani non solo l'amore allo studio, ma il rispetto, la stima l per le
cose e le persone della Congregazione; ed anche in ricreazione usare la mas-
sima prudenza nel dar giudizi specialmente in presenza degli alunni.
9° Tra il Consigliere scolastico, il Catechista ed il Prefetto dev'esserci
il massimo accordo nel disimpegno dei rispettivi uffizi, affinché non ne na-
scano inciampi, malintesi o malumori.
10° Quando si dà una regola per gli alunni, è necessario che tutti
quanti i Superiori si adoprino per farla osservare; altrimenti ne nasce il di-
sprezzo pei regolamenti.
Il° I giovani ne m iscuola, né in camerata, né altrove non debbono
essere mai senza sorveglianza.
12° Sul principio dell'anno è necessario un'attenzione particolare per
conoscere se vi sono dei giovani che possano far del male ai compagni, e
scopertone qualcuno, sia tosto allontanato prima che ne avvengano dei guasti
morali.
a riguardo ... scolastico add sl b post assuma add sl nelle cose materiali un aiutante
[= al prefetto] c post più add Fare visite a bauli tocca

8.5 Page 75

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La lettera di Don Bosco da Roma della maggio 1884 369
[DON GIOVANNI BATTISTA LEMOYNE
Il contributo di Don Lemoyne non è originale, ma costituisce quasi total-
mente la silloge dei due documenti precedenti. Tale sintesi occupa le prime lO
pagine di un fascicolo di 16, risultante da quattro doppi fogli inseriti l'uno
nell'altro. La carta presenta una rigatura molto spiccata; il formato delle
pagine è di cm. 15,3 X 21 - microschede 240 E 3-12.
Il testo porta il titolo: Disposizioni generali.
Poco di nuovo vi si trova rispetto ai due documenti utilizzati; sembra, quindi,
superfluo riprodurlo in questa appendice]. -
RELAZIONE RIASSUNTIVA E OPERATIVA DI DON GIOVANNI BONETTI
E' il testo manoscritto che Don Bonetti, Consigliere del Capitolo Superiore,
dovette preparare per la Commissione, stabilita nella riunione capitolare del 5
giugno; convocata il 9 giugno. Il testo porta quest'ultima data. Esso è conte-
nuto nelle quattro pagine di un foglio di carta da lettera, rigata, intestata Oratorio
di San Francesco di Sales Torino} Via Cottolengo, N. 32} formato delle pagine
cm. 13,3 X 20,9 - microschede 240 D ll-E 2.
Relazione sui rimedii da adottare pel benessere morale e religioso
dei giovani studenti dell'Oratorio
Dall'esame fatto e dalle cose udite dai principali soggetti incaricati della
istruzione ed assistenza dei giovani risulta essere necessario:
I" Che il direttore della casa possa fare e faccia da direttore vale a
dire estrinsechi la sua autorità in modo che i giovani sappiano che egli è il
loro Superiore, e che tutti gli altri incaricati o della scuola, o della disciplina
o dell'assistenza non sono altro che le dita della sua mano, o le braccia del
suo corpo.
20 Quindi egli si trovi sovente in ricreazione, egli alia visita delle scuole,
egli insomma in tutti quei luoghi nei quali dovrebbero pur trovarsi le sue
dita, le sue braccia cioè i suoi aiutanti. Questa sua presenza tra i giovani della
casa farebbe sempre meglio persuasi questi che egli è il loro capo, gli darebbe
occasione ad entrare in confidenza con essi, darebbe impulso a tutti i suoi su-
I balterni a trovarvisi ancor essi, e in questo modo si farebbe rifiorire l'antico
sistema, quello cioè che usava D. Bosco e i primi superiori di quei tempi
felici, che passavano la loro ricreazione coi giovani o discorrendo, o giuo-
cando, o cantando, formando dell'Oratorio come una famiglia.
3o Dovendo il direttore a fare molte cose per mezzo del prefetto, con-
sigliere scolastico, catechista e maestri è necessario che egli li abbia sovente
a sé riuniti per udire da ciascuno di loro come vanno ile cose sulla disciplina
e sulla condotta dei giovani, e per questa via essere informato di tutto non
solo egli stesso, ma informarne tutti gli altri, affinché ci sia unità di dire-

8.6 Page 76

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370 Pietro Braido
zione, e non avvenga che un superiore usi atti di benevolenza e di lode b
ad un giovane, contro del quale un altro superiore avrebbe a fare gravis-
sime accuse.
A fine di educare alla virtù e dirigere alla pietà e saper mettere il
dito dov'è la piaga, come pure per far conoscere ai giovani che il direttore
ama la I loro anima, egli assuma per sé l'uffizio di parlare alla sera ed abbia
di mira di fare le sue parlatine con un fine premeditato, di condurre cioè
la sua casa adla moralità, alla pietà, e a far conoscere ai più buoni che qui
sono in famiglia e in casa loro, e come nel proprio regno, e ai cattivi che
questa casa non fa per essi; e quindi o rendersi degni colla condotta, oppure
dirigano altrove i loro passi. Questo serve a incoraggiare i virtuosi, a rilevare
i timidi, ad umiliare i tristi perché o si emendino o non facciano del male
coll'imporsi ai buoni.
5° Dalle relazioni fatte a voce e per iscritto risulta eziandio la neces-
sità di un catechista sodo, che sappia istruire bensì, ma colla dovuta pru-
denza, e soprattutto sappia conciliarsi la stima e la benevolenza dei giovani.
6° Risultò c pure che per mala intelligenza, o perché non potevano i
subalterni avere pronto ascolto dal direttore, o perché questi I non credevasi
abbastanza libero nella sua direzione, si tollerarono in casa dei giovani, che
guastarono d altri; onde si suggerisce di allontanare quelli, che per l'anno
prossimo potrebbero essere tuttora pericolosi, se non vuolsi continuato il
contagio.
T' Vi e ha chi suggerisce che f il direttore faccia il rendiconto ai Chie-
rici addetti a questa casa, onde possa conoscere la capacità di ognuno, ed i
loro particolari bisogni, e possa servirsene secondo che gli occorre per gli
uffizi della casa.
go Sembra pure ad altri necessario che si restringa il numero dei con-
fessori, affinché la direzione spirituale non sia né in troppe mani, né in mani
non sempre convenientemente esperte."
Altri suggerimenti furono dati, i quali però potrebbero mettersi in pra-
tica con utilità, quando il direttore di questa casa sia h collocato in quella
stessa condizione, nella quale sono per lo più i direttori degli altri Collegi.
Dio ci aiuti.
Torino 9 Giugno 1884
Il relatore
Sac. Giovanni Bonetti
a direttore emend sl ex egli b di lode corr ex lodi
c ante Risultò add et del Finalmente d guastarono corr ex seppero guastare e ante
Vi add et del Finalmente f Vi... che add sl g 8° Sembra... esperte add mrg in!
h sia corr ex possa essere.

8.7 Page 77

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APPENDICE II
La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 371
PROBLEMI DISCIPLINARI DEGLI ANNI 1882-1884
Per una migliore comprensione del contesto nel quale sorge la lettera della
maggio può essere utile raccogliere alcuni frammenti di vita quotidiana dell'Ora-
torio quali emergono da verbali di Adunanze del Capitolo della casa, relativi a
tempi immediatamente precedenti - ASC 38 Torino-San Francesco di Sales, micro-
schede 228 A 7-C 11 (i verbali sono stesi dal medesimo direttore, D. Giuseppe
Lazzero e si concludono con la conferenza del 14 gennaio 1884).
Anno scolastico 1881-1882
Conferenza 8a - 27.6.82
Si disapprovò il silenzio fattosi in casa circa la profanazione fatta
attorno alla statua di S. Luigi in chiesa nel giorno stesso della festa (25-6-82),
per parte dei giovani della casa, che quali vandali portarono via da sul trono
i fiori, ed alcuni più arditi strapparono la cassetta dei danari etc. E ciò su-
bito dopo pranzo mentre i superiori e parte degli assistenti erano ancora in
refettorio. Erano artigiani e studenti insieme. Si sarebbe dovuto I fare non
solo una rimostranza severa, ma proporre ai buoni una riparazione. Ciò che
non si fece subito si faccia adesso.
3° Si disse che i giovani non hanno buono spirito, sono insubordinati.
La ragione è che non v'ha unità di direzione; tutti fan centro a sé invece di
fare un centro solo nel Direttore costituito. [pp. 52-53).
Conferenza 9a - 31 Luglio 1982
In fine venne la questione sull'unità di Direzione. In genere tutti conob-
bero che unità di Direzione non vi è nell'Oratorio. Il presidente incaricò tutti
i membri del capitolo, meno il Prefetto che si assentò, a studiare la que·
stione e riferire nella prossima conferenza. [p. 56]
Anno scolastico 1882-1883
Conferenza 6a - 15.11.82
1° Ricreazione - I giovani non sono assistiti. Si deliberò di fare una

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372 Pietro Braido
conferenza a tutti 1 chierici e sacerdoti che hanno qualche aderenza coi gio-
vani, e si scelse il giorno seguente, per dar loro qualche norma.
Star un po' più fermi sulla divisione dei cortili. Vegliare che non
vadano su per le scale, specie sulla specola e pel corridoio superiore. A tal'uopo
si combinò di chiudere il corridoio superiore con un cancello, chiudere pure
la scaletta su in alto onde impedire che si vada sulla specola.
3° Cercar novità di giuochi. [p. 64 J
Conferenza T" - 16.11.82
Si chiamò la gran conferenza. Erano presenti, tra chierici assistenti,
maestri e sacerdoti, un 35 circa. Dalle 5 1;2 alle 61;4 D. Lazzero espose i
punti seguenti:
1° Assistenti chi sono? Siam tutti.
Non solo non si deve far distinzione di classe, ma neppur tra arti-
giani e studenti.
Non far ricreazione fra noi ma coi giovani.
L'ordine nei giovani e nelle persone addette a qualche servizio deve
formar l'oggetto delle nostre premure in tutti i siti della casa.
Si lesse poscia il regolamento degli assistenti, facendovi sopra qualche
osservazione.
A questo punto ore pomo 6 1;4 entrò il Sig. D. Bosco. Detto in succinto
il sovraesposto, approvò e confermò il tutto. Soggiunse di star ben attenti,
che un maestro, assistente quando è in carica allora egli coi giovani è Supe-
riore, cessato d'essere in carica, deve coi giovani essere amico, padre. Fece
più altre utili oservazioni I che tralascio per brevità.
Si lesse quindi il paragrafo Disciplina tra gli educatori Pratica della
educazione cristiana del P.A. Mosfat [= Monfat], che diede luogo a più
altre osservazioni, specialmente a quella d'essere uniti, andar d'accordo, e che
questo nostro accordo trapeli nei giovani da noi educati (...). [pp. 65-67J l
Conferenza 17a - 8.3.83
Erano presenti tutti i chierici e preti che hanno qualche parte pel buon
andamento nella casa.
I" Si richiamò per summa capita le cose dette nella conferenza 16 no-
vembre p.p.
l Sul P. A. Monfat e La pratica dell'educazione cristiana) cfr. J.M. PRELLEZO) Fonti
letterarie della circolare «Dei castighi da infliggersi nelle case salesiane », in «Orientamenti
Pedagogici» 27 (1980) 625-642.

8.9 Page 79

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La lettera di Don Bosco da Roma dellO maggio 1884 373
20 La conferenza si raggirò sui castighi.
Letto il capo che tratta dei castighi del P. Teppa Barnabita, e le parole
I di D. Bosco che trovansi nel nostro regolamento, si conchiuse con vive
esortazioni attenersi allo spirito di questi uomini, modelli sperimentati nel-
l'educazione della gioventù. [pp. 75-76] 2
Conferenza 18a - 9.3.83
Trovare il perché} che i giovani ci temono più di quello che ci amino.
Ciò è contrario al nostro Spirito o almeno allo spirito di D. Bosco etc. I
Su questo importante argomento si disputò circa due ore, senza però
trovare la vera causa. Si fu allora che venne in pensiero d'aver qualche libretto
da servire come di guida; e si conchiuse di provveder per ciascuno gli avver-
timenti di Alessandro M. Teppa Barnabita. [pp. 76-77]
Conferenze 19a e 20a - Aprile 1883
Nel mese di aprile si fecero due brevi conferenze. L'una a tutti gli ad-
detti alla sorveglianza agli studenti; l'altra agli addetti degli artigiani. In tale
occasione venne distribuito a ciascuno il libretto del Teppa, e si esposero
alcuni pensieri analoghi. [p. 78]
Amw scolastico 1883-1884
Conferenza 2a - 22.10.83
l" Si lesse il capo che tratta del sistema preventivo. Si fecero osser-
vazioni analoghe. Erano presenti tutti: maestri, assistenti, Sacerdoti e Supe-
riori. [p. 80]
Conferenza Y - 24.10.83
Era presente tutto il capitolo particolare della casa. Si trattò del siste-
ma d'educazione introdotto da pochi anni nell'Oratorio, che cioè tutta l'edu-
cazione ossia il peso di essa, cade tutto sul Consigliere scolastico, Ora si vor-
rebbe ripigliare il sistema antico, che cioè buona parte, per non dir tutta
la responsabilità versi sul maestro; l'assistente sia come un aiuto, e come una
cosa sola col Professore. Esaminate alcune delle conseguenze, si conchiuse
di provare. [p. 80]
2 Su P.A. Teppa e i suoi Avvertimenti per gli educatori ecclesiastici della gioventù,
cfr. P. BRAIDO (ed.), Esperienze di pedagogia cristiana nella storia, voI. II. Roma, LAS
1981, p. 316.

8.10 Page 80

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374 Pietro Braido
Conferenza 4a - 30.10.83
Erano presenti il Capitolo della Casa, i maestri ed assistenti degli stu-
denti; venne loro proposta, o meglio, annunziata la deliberazione presa nel
giorno 24 stesso mese, relativa al nuovo sistema da introdursi. Dopo qualche
difficoltà venne ad unanime accettata dagli uni e dagli altri. [p. 81]
Conferenza 9a - 14.1.84
2() Communicata disposizione di D. Bosco. Nessuno dei giovani vada
più fuori né per catechismi né per servizi. [p. 82]
>'< Il lavoro di ricerca e di edizione sarebbe risultato più arduo e imperfetto senza
la solerte disponibilità degli incaricati dell'Archivio Salesiano Centrale, D. VendeI Fenyò
e D. Tarcìsio Valsecchi. Desidero ringraziarli con vivi sentimenti di fraterna amicizia.