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IV
Jesús Borrego
PARTE QUARTA (*)
RELIGIONE
p.95
Si trovano presso i Patagoni in fatto di culto e di nozioni religiose le piú strane
disparitá. Credono all'immortalitá dell'anima, ma si figurano un paradiso materiale,
5 un'altra vita materiale, un'altra terra in fine, dove li seguiranno le medesime passio-
ni, i medesimi bisogni. Seppelliscono insieme col morto tutto quello che potra esser-
gli utile in quest'altro mondo, per metterlo in grado di po ter fare miglior figura. Alla
morte de' piú ragguardevoli uccidono un cavallo e per mesi continuano gli ululati.
Non hanno preti ed i padri e le madri sono quelli che trasmettono la religione nei
10 loro discendenti. Nelle grandi cerimonie e feste il Cacico la fa da sommo sacerdote.
Una gran quantitá di indovini e di fattucchiere fanno in molte cose le parti che pres-
so altri popoli gentili fanno i sacerdoti de' falsi Dei.
DIVINITA - Definitivamente adorano un solo essere[,] che sotto il nome di Ache-
(*) FUENTES de la PARTE IV 1-426:
IV 1-12 F. LACROIX, o.c., p. 30 (literalmente): D'ORBIGNY, o.c., p. 492 (lit.); 13-15 LACROIX,
o,c., p. 30 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., p. 408 (lit.); 29-36 A. GUINNARD, o.c., p. 217 (lit.); 41-61 LA-
CROIX, o.c., p. 32 (al sentido): D'ORBIGNY, o.c., p. 443 (al sentido); 62-127 GUINNARD, o.c., pp.
249, 255 (lit.); 132-137 D'ORBIGNY, o.c., p. 443 (lit.); 140-195 LAcRoIx, o,c., p. 30 (lit.):
D'ORBIGNY, o.c., pp. 408-409 (lit.); 196-199 GUINNARD, o.c., p. 257 (lit.); 200-266 LACROIX,
o,c., pp. 30-33 (lit., en orden diverso): D'ORBIGNY, o.c., pp. 408, 458 (lit.); 267-325 LACROIX,
o.c., pp. 25-26 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., p. 453 (lit.); 326-362 GUINNARD, o.c., p. 249 (lit.); 363-
413 LACROIX, o.c., pp. 26-27 (lit.); DALLY, o.c., pp. 166-167 (lit.): D'ORBIGNY, o.c., pp. 454-455
(lit.); 414-426 LAcROIx, o.c., p. 29 (lit.); DALLY, o.c., p. 168 (lit.).
3 Conviene subrayar que dentro de « las diferencias más extrañas» de conocimientos religio-
sos entre estos pueblos, se han apreciado notas similares que han llevado hoya rastrear « rai-
ces tehuelches en muchas creencias araucanas» (Cf Rodolfo CASAMIQUELA, Posibles raices pa-
tagónicas en creencias araucanas, en « Revista del Museo de La Plata », vol. XI. Buenos Aires
1977, p. 110). De los antiguos pampas « sus creencias, su verdadero panteón religioso, no es
muy conocido. Se sabe que también está influido por el mundo mágico de los tehuelches pero
mucho más rudimentario. En su última época las influencias preponderantes fueron arauca-
nas ». Violeta DIEZ..., o,c., p. 44.
4 Los araucanos « creen en la inmortalidad del alma pero con suficiente materialidad, como
para necesitar de las ofrendas que se colocan en sus tumbas» (Aida KURTEFF, Los araucanos
en el misterio de los Andes. Buenos Aires, Plus Ultra 1979, p. 29). De los tehuelches sugerirá en
1886 el misionero salesiano Angelo Savio: « No alcanzo a conocer qué culto practican, pero
admiten con certeza que el alma no perece con el cuerpo, sino sobrevive ». ASC 273.26.11, car-
ta a mons. G. Cagliero, Santa Cruz 29.1.1886.
9 « En Chile, el sacerdocio fue ejercido indistintamente por hombres y mujeres. Entre los ran-
que les fue oficio casi exclusivo de la mujer. En las ceremonias de los últimos años, según los
misioneros salesianos del Río Negro, nunca actuaron los hombres como sacerdotes. En Chile
el sacerdote se llamaba úenpin, cosa que no debe confundirse con el curandero o machi. Entre
los ranqueles y los indígenas de la Patagonia la sacerdotisa se llamaba perimontán, pero, al
carácter religioso, con el que pocas veces intervenía, unía siempre el de adivina y enfermera ».
R. TAYELLA... , o.c., 32.

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio, Basca
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chenat-Kanet, e a volta a volta per loro il genio del bene ed il genio del male, e che a
questi diversi titoli scongiurano e consultano. Il Sigo Duelos interrogó il capo di una 15
tribu come meglio pote sulla religione. Questo selvaggio diede a conoscere che egli
non adorava né il sole, né la luna, né gli uomini, né gli animali, ma solamente il cielo
e l'universo intiero. Il cacico ripeté ció molte volte alzando sempre le mani giunte
p. 96 sulla / sua testa.
Pare che abbiano della divinitá cosi alta idea che non la rappresentano sotto al- 20
cuna forma materiale e sorridono di pietá alla vista degli oggetti del nostro culto.
Tuttavia, cosa bizzarra, hanno eziandio illoro feticismo: incontrano un ostaco-
lo? Essi a lui dirigono le loro suppliche; scorgono qualche accidente fisico? Esso per
loro diventa oggetto di manifestazioni religiose che costituiscono un vero culto.
La maggior parte adorano due dei: Chetebo e Chelú, e il sole e la luna che chia- 25
mano Antu e Queen. La principale cerimonia religiosa che loro si offerisce e quando
uccidono un bue e spruzzano un po' di sangue sulla terra dicendo: Dammi da man-
giare a me ed alla mia famiglia (gente). Al levare poi della luna urlano e gesticolano.
Il Sigo Guinnard che stette tre anni schiavo nelle regioni della Patagonia al di la
del Rio Negro, parlando della loro religione si esprime cosi: « Le credenze religiose 30
di tutti questi selvaggi sono identiche come il loro linguaggio: riconoscono due dei
od esseri supremi: quello del bene e del maleo Ammirano e rispettano la potenza del
buono spirito che chiamano Vitanentru senza neppur sapere dove si trovi. Quello del
14 Todos estos pueblos -araucanos, pampas, patagones (y fueguinos)- « son netamente
monoteistas, con un Dios personal y puro espíritu» (Manuel MOLINA, Antiguos pueblos patagó-
nicos y pampeanos a través de las crónicas, en « Anales de la Universidad de la Patagonia San
Juan Basca », vol. IIl. Comodoro Rivadavia 1967, p. 104). Cierto « que no les bastaba uno ni
varios conceptos para expresar la idea del Ser Supremo, y mucho menos podían ineluir todos
sus atributos en un sólo nombre [...] Lo confesaron creador y señor de todo; autor de la vida
del hombre, de los animales y de las plantas; dueño de las fuerzas naturales ... » R. TAVELLA,
o.c., p. 31.
D'ÜRBIGNY, o.c., p. 406 sugiere que Acheckenat-Kanet « es el gualicu de los puelches y el
querubu de los araucanos », mientras los estudios modernos lo identifican más bien con Pilláñ
-también denominado Pillantralca-, espíritu, a veces considerado maligno y otras no, habi-
tante de los volcanes, lo que explicaría el origen de la sierra de Pillahuinée (Pillán-winca). Cf
Violeta DIEZ..., o,c., p. 57.
15 Guyot Duelos, cf III 146.
20-28 Al desconocer la fuente, no es fácil saber si realmente se trataba de dos divinidades,
cf l. 35.
25 En la crónica de Pigafetta, el diablo es Setebos (Chetebo ), modernamente llamado Gua-
licho. Cf J.H. LENZI, o,c., p. 50.
29 Sabemos que Guinnard estuvo prisionero, no al sur del río Negro, sino entre éste y el río
Colorado, y aún más al norte. Cf Introducción, p. 267.
33 Para Guinnard, en el original francés, « Vitaouénetrou [es] il Grand Homme ». Y, en ver-
dad, los ranqueles lo representaron bajo dos ideas principalmente: como hombre grande (Cu-
chauentrú) y como Padre universal (Chachao) (Cf R. TAvELLA..., o.c., p. 31). Para los arauca-
nos, « Ng'nechen es una deidad abstracta, comparable a los dioses mayores de las principales
culturas americanas [...] Es el gran hacedor de todas las cosas, dueño y dominador del hom-
bre» (A. KURTEFF, o.c., p. 19). El Soychu, de los tehuelches, Ser invisible digno de todo respe-

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male chiamano Huacuvu e ritengono che vada errando sulla superficie della terra e
35 comandando agli spiriti maligni. Lo chiamano anche Gualisciú ossia causa di tutti
í mali dell'umanitá [»].
Abbiamo visto che malgrado illoro dispregio per gli oggetti di qualsiasi culto i
e Patagoni / venerano certi feticci e fanno sacrifizii alle loro Divinitá. Non questa la p. 97
sola contraddizione che presenta l'insieme delle loro credenze; ce n'é anzi un altra
40 che merita d'essere segnalata. Essi personificano il loro Dio in un albero isolato in
e mezzo ad una vastissima pianura. I Puelchi lo chiamarono Gualicu ed conosciuto
e in tutta la contrada sotto tal nome. Questa divinitá cattiva semplicemente un albe-
ro intristito, che se fosse cresciuto in un bosco non si sarebbe attirato l'attenzione di
nessuno, mentrecché, solo, in mezzo ad immense pianure anima quell'estenzione di
45 terreno e serve di direzione ai viaggiatori. E alto dai 20 ai 30 piedi, tutto tortuoso e
pieno di spine formando una larga e rotonda coppa; il suo tronco egrosso e nodoso,
a meta tarlato per il numero degli anni e concavo in mezzo. Appartiene alla numero-
sa specie di acacie spinose che danno un baccello la cui polpa ezuccherata e che gli
e abitanti confondono tutte sotto il nome comune di algarrobo. Ció che vi di singo-
50 lare si edi trovare quest'albero solo in mezzo al deserto, come gettato dalla natura
per interromperne la monotonia.
Rimarcato dai popoli viaggiatori di quelle contrade, ha dovuto farli stupire e
parer loro una meraviglia, ció che forse contribui al culto di cui esso e l'oggetto. I
rami dell'algarrobo sacro sano coperti dalle offerte de' selvaggi; vi si vede sospeso,
55 la un manto, qui una pelle; piú in la fettucce di lana, fili di colore, e da tutte le parti
vestimenta piú o meno alterate per il tempo; peró l'insieme non offre l'aspetto di un
altare ma piuttosto di una bottega da rigattiere con abiti stracciati, e consumati dal-
le / intemperie e dai venti. Non vi passa alcun Indiano senza lasciarvi qualche cosa. p. 98
Colui che ha nulla, per lo meno offre del crine del suo cavallo, che appicca ad un ra-
60 mo. 11 tronco incavato serve di deposito agli altri presenti che si fanno, come tabac-
co, fogli per fare sigari, specie di monete ecc.
too Yel Watauineiwa -Ser supremo de los yahganes-, al que « llaman casi siempre Hidábuan,
nuestro padre ». Cf C. BRUNO, Historia de la Iglesia en la Argentina... , vol. 1, pp. 76, 79.
34 Huecuvu, palabra que en araucano significa maleficio o bien el objeto empleado para tal
fin. El nombre más generalizado del espíritu maligno es el de Gualichu (Cf Lucio V. MANSILLA,
Una excursión a los indios ranqueles. Buenos Aires, Espasa Calpe 1949). Hasta los tehuelches
de Santa Cruz « temen terriblemente a Gualichu, el diablo, como autor de todos los males»
(ASC 273.26.11, carta de don Angelo Savio a mons. Cagliero, 29.1.1886). Pero, para algunos,
« el Hualicho nunca llegó a constituir, ni aún entre los primitivos araucanos, una verdadera di-
vinidad. En tal sentido jamás se le ofrecieron cultos de adoración, sino sacrificios para evitar
su cólera caprichosa y bárbara ». R. TAVELLA... , O.C., pp. 31-32.
40 « Siendo nómadas no supieron o no sintieron la necesidad de levantar [templos] de mane-
ra que todos los actos de culto se realizaban al aire libre, en el lugar señalado po un claro de
monte, o mejor, alrededor de un árbol solitario. Los árboles que se señalaban por su soledad
o por su altura eran los más indicados para recibir la ofrenda que debía aplacar a Gualicho ».
R. T AVELLA ... , o.c., p. 32.

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Bosco
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IV
e FESTE RELIGIOSE - Osservano due feste religiose: la prima ha luogo in estate, ed
consacrata al dio del bene (vita-uentru); la seconda in autunno, celebrata in onore
d'Huacuvu comandante degli spiriti maligni.
Per la prima si riuniscono tutti gli abitanti di una tribu dietro avviso loro dato 65
dai reciproci Cacichi, nome che essi danno ai loro comandanti. 1 preparativi si fanno
con tutta quella pompa religiosa, di cui sono capaci, ungendosi i capelli e lisciandosi
la faccia con maggior cura del solito. In questi giorni di solennitá gli abiti si com-
pongono di tutti gli oggetti rubati ai Cristiani e conservati accuratamente a quell'uo-
po. Gli uni sono rivestiti d'una camiccia che lasciano svolazzare sopra mantelli che 70
loro circondan la vita; altri non avendone espongono orgogliosamente alla vista di
tutti una misera mantellina spagnuola, od un abito corto che non accompagna i
pantaloni; altri in fine coperti solo da calzoni usati, porta un kepi senza visiera, od
un cappello di forma molto alta. Nulla di piú comico di quelle bizzarre acconciature,
portate da uomini la cui abituale gravita si mantiene anche nel corso di quella festa 75
durante la quale e vietato il ridere.
p. 99
Gli uomini formano una sola fila in faccia a / levante piantando le loro lancie
sopra un edifizio, la cui perfetta regolaritá lusinga lo sguardo; le donne prendono
posto presso i mariti, che messo piede a terra se ne ritornano a formare una seconda
fila di esse. Allora incomincia il ballo senz'altro cambiamento di posta che da destra 80
a sinistra; le donne cantano accompagnandosi al suono di un tamburro di legno co-
perto di pelle di gatto selvaggio di varii colori; ma gli uomini piroettano sopra se
stessi zoppicando dalla gamba opposta aquella delle donne, soffiando a pieni pol-
moni in cannette di giunco forate che rende un suono come quando si fischia sof-
62-127 Se trata de fiestas religiosas presenciadas por Guinnard, por tanto no aplicables a los
tehuelches (l. 29). Se asemejan a los pocos actos públicos y colectivos, celebrados por los arau-
canos del lado oriental de los Andes, y que se reducían exclusivamente a las grandes rogativas,
designadas con el nombre de nguillatunes. Las relaciones de los primeros misioneros salesianos
las llaman camarujo, que constituía un verdadero sacrificio expiatorio, ya que -tras la inter-
vención del cacique, de la perimonta (hechicera), las danza rituales (hechas sólo por hombres),
la ofrenda de las víctimas: toros, potrillas y corderos- se concluía « con la elección de la victi-
ma expiatoria, a modo bíblico macho cabrío emisario. Se elegían dos toros, posiblemente uno
blanco y otro negro; cortábanles las orejas y después de maldecirlos los lanzaban de nuevo a la
libertad del desierto, estando prohibido el cazarlos, tocarlos, o aún aproximarse a ellos, pues
eran las bestias malditas que llevaban a Gualicho con todas las desgracias. La semejanza con la
antigua práctica hebrea es innegable [...] El camarujo se realizaba en las grandes necesidades y
casi exclusivamente para pedir la lluvia a Dios. Como se requerían en él varios días y se junta-
ban varias tribus, fue desapareciendo a medida que se dispersaban los indios y eran molestados
por los soldados, o instruidos por los misioneros. Según la relación -por cierto, incompleta-
de mons. Cagliero -publicada en el BS de julio de 1895 (pp. 174-180)- el último camarujo
que recuerdan los misioneros fue el efectuado por las tribus de Sayuhueque -[los manzaneros
del sur del Neuquén]- cerca de Conesa en 1894 ». El camarujo hay que revisarlo de acuerdo
con los datos modernos: R. CASAMIQUELA, Estudio del nguillatn y la religión araucana, en
«Cuadernos del Sur ». Bahía Blanca, Instituto de Humanidades Univ. Nacional del Sur 1964;
W.A. HASSLER, Nguillatunes del Neuquén. Buenos Aires, Ed. Pehuén 1957. Todo en R. TAVE-
LLA ... , O.C., pp. 32-35, 55.

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85 fiando nel buco d'una chiave. Da quest'intreccio esce un effetto originalissimo stante
le varie mosse in senso opposte d'ambo le parti.
Ad un segnale del Cacico[,] presidente di quella festa, risuonano alte grida d'al-
larme; gli uomini saltano prestamente a cavallo, interrompendo cosi aspramente il
ballo per dedicarsi ad una fantastica cavalcata che fa tre volte il giro delluogo della
90 festa. Fra gl'intervalli lasciati da quelle corse sfrenate ciascuno si reca a far visite
nella speranza di gustare qualche latticinio imputridito in pelli di cavallo, vivanda
che ritengono squisita, e che fa l'effetto d'una copiosa medicina. Il quarto giorno di
buon mattino un cavallo giovane ed un bue offerti dai piú ricchi, sono sacrificati al
Dio, dopo averli stesi al suolo, colla testa voltata a levante. 11 Cacico destina un
95 uomo a scannare le vittime e per estirparne il cuore, che, ancor palpitante, vien so-
speso ad una lancia. Allora la folla accalcata / e curiosa cogli occhi fissi nel sangue p. 100
che cola da una larga incisione, trae degli augurii che sono quasi sempre a loro van-
taggio, e si ritira alla propria abitazione, pensando che Dio gli sará favorevole in
ogni impresa.
100
La seconda festa ha per iscopo di scongiurare Huacuvu, direttore degli spiriti
maligni, al solo fine che egli allontani da essi ogni malefizio.
Come nella prima festa, gli uomini si vestono a gala e si riuniscono in tribu col
proprio Cacico alla testa. La riunione del bestiame ha luogo in massa; gli uomini
formano un doppio circolo in giro, camminando incessantemente in senso contrario,
105 affinché niuno di quei focosi animali possa isfuggire; invocando ad alta voce Huacu-
vu, rovesciando goccia a goccia dellatte formentato loro offerto dalle donne, mentre
girano intorno agli animali. Ripetuta tre o quattro volte questa cerimonia, gettano il
rimanente dei latticinii su quelle bestie, a fine, credono, di preservarle da ogni malat-
tia; fatto questo, ognuno separa il suo bestiame e lo conduce a qualche distanza, per
110 tornare indi a riunirsi al Cacico, che dopo un lungo e vivo discorso li esorta a star
pronti a far crescere il loro bottino a danno dei Cristiani.
Riconoscendo ognuno la saggezza di tal consiglio, agita le proprie armi pregan-
do Huacuvu di benedirle e di farne nelle loro mani istrumenti di felicita per le loro
tribu e di sventura pei Cristiani.
115 CULTO ~ Nessuno di quegl'indiani beve o mangia senza ayer prima offerto a Dio
la miglior parte. Tagliuzzando un po' di carne e versando / dell'acqua, si rivolge al p. 101
sole inviato da Dio accompagnando tale azione con espressioni del seguente tenore:
Oh! sciascie, vita uentru, reyne mapo, frenean
115 « El culto privado a la Divinidad es idéntico al de los patagónicos ». « Los ranqueles
adoraban a Dios privadamente internándose en la soledad de los montes. Así lo afirmaron to-
dos los cautivos -[entre ello Guinnard]- que declararon lo que vieron y jamás presenciaron
una ceremonia religiosa bajo los toldos [...] Ese raro misantropismo no permitió recoger fór-
mulas u oraciones ». R. TAVELLA ... , o.c., pp. 32, 55.
118-127 Asi aparece escrito correctamente en el original de Guinnard:
Oh! chachai, vira aoúnebrou,

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
Oh! Padre, grand'uomo, re di questa terra, favoriscimi
votrey, fille enteux, comé qué hiloto, come qué
caro amico, ogni giorno, di buon nutrimento, di buon
ptoco, come qué omaotu. - Pavie Zaga intscié ,
acqua, d'un buon sonno. - Sono povero,
hilo to élaémy? tefa, quinié vusa hilo,
hai tu fame? prendi, ecco un misero pasto,
hiloto tu fignay,
mangia se vuoi.
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Abbiam giá visto il culto che si rende all'albero Gualicu ed i sacrifizii di buoi e
di cavalli soliti farsi nelle feste sia del genio buono che del cattivo. Fanno anche sa-
crifizii ai fiumi che essi adorano quasi fossero altrettante divinitá, e temono ugual- 130
mente perché si e obbligati a traversarli continuamente, e affrontare tal volta e la
loro corrente, e la profonditá loro. Ció che attesta ancor piú di tutto il resto il culto
dei selvaggi e il numero grande di scheletri dei cavalli uccisi in inore del genio del
luogo, l'offerta piú preziosa che un indiano gli possa fare e quella che dev'essere piú
efficace. E molto da notarsi che tutto il culto dei Patagoni efondato sul timore e che 135
i loro sacrifizii sono rivolti a scongiurare i mali non a ringraziare la divinitá per
favori ricevuti.
SUPERSTIZIONE - 1 Patagoni siccome estremamente ignoranti cosi sono grande-
mente inclinati alla magia ed alla superstizione. Quando incontrano un ostacolo a
p. 102 lui dirigono le loro suppliche o / preghiere. Varii fatti naturali, per loro diventano 140
oggetto di manifestazioni religiose che costituiscono un vero culto. Il Signor d'Orbi-
gny ne cita uno strano esempo. Se in viaggiando passano vicino a qualche fiume e
vedono in esso un grosso pezzo di legno od un tronco d'albero portato dalle acque,
essi lo prendono per una divinitá malefica, s'arrestano per scongiurarlo e gli parlano
a voce alta. Se per caso questo tronco trasportato in un vortice della riviera sembra 145
camminare meno rapidamente e aggirasi sopra se stesso, si credono che si fermi per
ascoltarli. AHora essi gli promettono molte cose per renderlo favorevole ed in segui-
to sano scrupolosi ad eseguire quello che promisero. Le loro armi ed i loro oggetti
reyne mapa, Frénéan votrey.
filie aneteux, comé que hiloto,
come que ptoco, come que omaotu.
Povré lagan intche, hiloto élaemy;
tefa, quinié-ouésah. - hilo
- hiloto tuffignay,
135-137 En realidad, los tehue1ches «no practicaban culto alguno; temían a [oo.] Setebos
[Gualicho], causa de todos los males, dominante y brutal, de cuyo influjo se liberaban mediante
exorcismos ». J.H. LENZI, o.c., p. 50.
140-183 Literalmente, D'ORBIGNY, o.c., pp. 408-409.

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preziosi sono per questo stesso motivo gettati nell'acqua; e nelle solenni occasioni
150 essi vi precipitano fino a 10 cavalli attaccati insieme pei piedi credendosi cosi piú
al sicuro dagli avvenimenti.
Per altra parte, osserva lo stesso autore, questi sono quasi i soli sacrifizii grandi
che essi praticano, e mentre popoli piú inciviliti che loro immolano i loro simili alle
barbare divinitá e fanno colare a flutti sui loro altari il sangue dei piú utili animali,
155 il Patagone ancor selvaggio riserva per rare ed importanti occasioni la morte di
qualche cavallo.
Le vecchie fattucchiere, profetesse o indo vine sono ministri principali del loro
culto e si accrescono l'importanza congiungendo aqueste funzioni sacre quelle della
medicina. Sono esse che invocano e scongiurano Dio quando la famiglia assisa in
160 circolo crede dover placare la sua collera. Le parole che loro sfuggono dalla bocea
allorché alla fine / della ceremonia esse sono pervenute al piú alto grado d'esaltazio- p. 103
ne sono avidamente raccolte dagli astanti e considerate come oracoli infallibili. Ma
il loro piú alto trionfo ha luogo, senza paragone, quando esse esercitano a loro
modo le funzioni di medico.
165
« Un malato soffriva di una violenta febbre, dovuta all'imprudenza colla quale
si era gettato molle di sudore nell'acqua della riviera che e una delle piú fredde: egli
era steso nella sua tolda. La vecchia indovina, che lo accudiva, lo fé mettere bocconi
a terra, e si pose a succhiarlo sopra la nuca; poi facendo molte contorsioni, a basto-
narlo con molti colpi sotto il mento e sopra il petto, chiamando il genio del male,
170 pregandolo di uscirne. Poi succhió successivamente le spalle e le altre parti del cor-
po, continuando lo stesso maneggio: rivoltó il malato, e cominció a succhiarlo sul-
l'ombelico, sulle braccia, agli occhi, sopra la bocea ed al naso, ma insistette sopra-
tutto sopra quest'ultimo, e manifesta maggiore speranza d'ottenere ció ch'essa desi-
derava. Tutto ad un tratto ella fece delle smorfie orrende, e parve soffrire anch'essa;
175 dopo d'aver ricominciato tre volte la sua operazione, battendosi con forza, gridó che
teneva il male, e che da li a poco lo mostrerebbe. Infatti dopo molti altri lezii, finse
di trarre fuori della bocea del paziente un grosso insetto che mostró ai circostanti,
come l'emblema del demonio che possedeva il corpo. Allora di tanto in tanto la ma-
liziosa annunzia che il male non rientrerá piú, e fa sparire l'animale ch'ella aveva
180 supposto ayer fatto uscire dal corpo del malato. Ovvero essa canta di bel nuovo, gli
colloca l'insetto sopra la bocea sugli occhi e sul naso, e dopo d'aver cangiato / la p. lO4
natura dello spirito malefico, ed averlo reso buono lo fa rientrare nel ~orpo soffe-
rente ».
Questa docilita nel paziente, ci sorprenderá meno, quando si saprá che tale ela
185 confidenza di costoro nel potere di queste maliarde, che allora quando, per caso
]62 considerate] considerati B
158 « Para curar a los enfermos se recurría al brujo o hechicero [machi] quien con hierbas,
pócimas, ensalmos, sacrificios de animales, bocanadas de humo, succión de las partes afecta-
das, trataba de hacer salir a la superficie el mal del cuerpo, que siempre estaba encerrado en
SllS partes profundas ». V. DIEZ... , o.c., p. 57.

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straordinario essi si tagliano i capelli, hanno gran cura di gettarli nel fuoco o nel fiu-
me, per paura che qualche vecchia donna se n'impadronisca, e li faccia morire, sia
gettandoci un maleficio, sia facendo loro zampillare tutto il sangue per i pori. In
quanto al male rappresentato da un insetto, i Patagoni hanno comune con altri po-
poli molto piú civilizzati di essi, l'errore che personifica il bene ed il male: solamente 190
essi lo spingono nella sua ultima conseguenza. Sono essi in marcia e si sentono stan-
chi? Accusano un genio maligno di essere penetrato nelloro corpo per impedirli di
avvanzarsi, e se non hanno subito alla mano una maliarda per evocarlo, si tagliuzza-
no le membra e le spalle, acciocché il Demonio se ne vada col loro sangue.
Questa superstizione pare che sia molto sparsa sopratutto presso gli Araucani. 195
Gl'indovini poi e le fattucchiere pretendono anche di predire il futuro. Per fortuna,
dice il Sigo Guinnard, la loro presunzione di vedere fin nelle viscere della terra va
perdendosi, e pare che anche tra' Patagoni il prestigio vada scemando di giorno in
giorno.
La cosmogonia dei Patagoni, se non offre una grande varietá di fatti, e non 200
prova da parte loro grandi tratti d'immaginazione, ha nulladimeno il merito della
semplicitá. Dio, dicono essi, allora genio benefico, creo gli uomini, e loro dono armi. /
o. 105
Spiegando ancora, in una maniera assai originale, l'apparizione sul continente
di diverse specie di animali, che erano incogniti prima dell'arrivo degli Europei. Essi
suppongono che dopo la creazione dell'uomo, gli animali uscirono tutti dalla mede- 205
sima caverna, ma che appenaché il toro si presento alla porta, impauri talmente gli
uomini colle sue corna, che lo rinchiusero in fretta, e lo murarono, ammucchiando
pietre enonni sul davanti. Ma aggiungono che gli Spagnuoli, arrivando alla lor vol-
ta, lasciarono quella malefica porta aperta, e che allora apparvero il toro ed il caval-
lo e tutti gli animali stanti rinchiusi fino allora.
210
USANZE NELLE MALATTIE CONTAGIaSE - 11 timo re delle malattie contagiose rende
206 che add si 207 post uomini del talmente gli uomini
202 Los tehuelches de Santa Cruz « poseían una vaga idea de su origen: en una colina, situa-
da al norte del paralelo 48°, en la precordillera -que Musters llama Colina de Dios-, se pro-
dujo la dispersión de las gentes, también de los animales, arrancándolas de las profundas ca-
vernas ». J.B. LENZI, o.c., p. 50. Para los onas, S. KUZMANICH, o.c., pp. 71-74.
211 « Consultando i medici antichi di Patagones ed altre persone competenti, potemmo casi
riassumere le infermitá che maggiormente dominano. Febbri tifoidee [...] la rosolia [...] la scar-
lattina [...] il vaiuolo [...] la dissenteria nei fanciulli [...] la dispepsia [...] le angine [...] la tuberco-
e losi non rara [...] il reumatismo molto comune » [1.. CARBAJAL, o,c., vol. 1, pp. 404-413]. « El
hombre blanco penetró en la intimidad del toldo tehuelche, recibido como amigo, y al relacio-
narse con las indias fue procreando, en general, un ejemplar defectuoso, porque el huésped era
portador de flagelos humanos, factores inevitablemente degenerativos. La tuberculosis y sífilis,
por un lado; el alcolismo, por otro, y taras propias de individuos que solían ser desechos socia-
les, se mezclaron en proporción excesiva en la sangre de los hijos del desierto. No podían espe-
rarse de esta amalgama productos soberbios. Buba algunos casos, sin embargo, de cruzamien-
tos felices, por el mejor aporte, los cuales prueban que otro pudo ser el destino de la raza. hoy
[1970] prácticamente extinguida ». J.B. LENZI, o.c., pp. 53-54.

1.9 Page 9

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384
Jesús Borrego
IY
sovente i Patagoni come le altre nazioni australi, molto disumani. Essi stimano il
vaiuolo malattia portata cola dall'Europa, come un effetto particolare di un maligno
spirito, che passa successivamente da un corpo all'altro; perció appena s'accorgono
215 che un membro delle loro famiglie einfetto da questa epidemia subito si allontanano
tutti dalla tenda, non lasciando al malato che un poco di carne cotta e dell'acqua;
poi vanno a stabilirsi lungi di la. Se un secondo individuo muore, o che altri siano
immediatamente colti dai medesimi sintomi, allora non si dan piú posa. La tribu in-
tiera abbandona illuogo ed i malati, lasciando loro il debole soccorso che noi abbia-
220 mo indicato, ed acciocché il male non li accompagni, fuggendo danno all'aria di di-
stanza in distanza dei grandi colpi colle loro armi taglienti, col fine di troncare il filo
del male e di togliere tutte [le] comunicazioni / con lui, gettando nel medesimo tem- p. 106
po dell'acqua in alto per iscongiurare il Dio del maleo Fatta poi qualche giornata di
marcia, lungi assai da non piú temere la malattia, pongono ancora, per 10 stesso mo-
225 tivo, tutte le armi taglienti nella direzione delluogo che essi hanno abbandonato. Se
in quel nuovo soggiorno accade che si dichiari qualche malattia, fuggono di nuovo
colle stesse dimostrazioni superstiziose, abbandonando i malati, su tutti i luoghi
dove si fermano.
Nulla di meno la loro fuga non emai cosi precipitata da venire agli eccessi a cui
230 vengono i Mahas delle pianure del Missouri, che abbandonano.il luogo ove viveva-
no i loro antenati, e nella paura bruciano le loro capanne ed uccidono i loro figliuo-
letti. Di qui si vede quanto pochi malati del vaiuolo o d'altra epidemia possano sal-
varsi; imperocché se per una crisi felice loro passa il male cosi abbandonati, consu-
mano nei primi giorni di loro convalescenza tutto ció che hanno di provvisioni, e
235 muoiono poi in seguito di fame o di miseria perché son lasciati soli in mezzo al de-
serto, senza forza, senza soccorso, senza piú nessuna speranza di riguadagnare l'abi-
tazioni dei loro parenti; soventi volte lontani da essi piú di cento leghe, specialmente
allorché vi fossero stati piú fughe successive. Figuriamoci quali debbano essere le
ambascie di quell'infelice ritornato alla vita, non avendo intorno a se che lo spetta-
240 colo dei cadaveri divorati da migliaia di uccelli, che fanno a pezzi le carni de' loro
fratelli durante illoro letargo? Teme di darsi al sonno perché potrebbe diventare egli
stesso vittima di quei mostri alati anche prima di sua morte. /
« Si stupirá forse, continua il Lacroix, che questo agire crudele, queste assurde p. 107
credenze, e queste pratiche piú assurde ancora di cui parlammo sopra non siano
245 scomparse al contatto del Cristianesimo che ha preso possesso di una parte si grande
del nuovo mondo. E questo uno dei fatti piú caratteristici di certe schiatte australi.
Non mai un Patagone, un Puelche, un Araucano abbracció la religione cattolica.
231 bruciano] brucciano B 244 credenze corr ex credente
223 D'ORBIGNY, o.c., p. 458, añade: Dio del male « ou Achekenat-Kanet » (cf IV 14).
230 Los Mahas o Lupi, tribu de la nación de los Panis, en EE.UU., habitaban en la orilla
derecha del Misuri.
247 La PARTE ya demuestra que no es cierta esta aseveración del 'radical' Lacroix, pues
« abrazaron la religión católica» muchos araucanos, puelches y, luego, patagones.

1.10 Page 10

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
385
IV
Resistettero sempre ai grandi sforzi dei missionarii, e furono invariabilmente fedeli
alle loro divinitá, e ció specialmente prodotto dalle crudeltá e barbarie che i cristiani
esercitarono verso gl'indigeni. Ció che erano altre volte sotto il rapporto delle loro 250
credenze e della superstizione, lo sono ancora oggidi e non paiono per nulla almo n-
do disposti ad accettare altre idee ed altri principii. E dunque in quelle lontane con-
e trade che bisogna andar a studiare l'uomo americano propriamente detto; cola che
esiste in tutta la purezza delle sue tradizioni e del suo antico tipo; ecola che il filoso-
fo ed il fisiologo possono trovare il punto di partenza che loro manca per le specula- 255
zioni sull'antropologia.
Non ecosi nell'America del Nord; imperocché si sa che l'Indiano di questo emi-
sfero ha completamente perduto la sua primitiva fisionomia, e s'é europeanizzato
sotto l'influsso della religione di Cristo. Tuttavia si e costretti a dire che l'Europa
Cristiana ha abusato della sua superioritá, e certamente al punto di vista della mora- 260
le sociale, il suo piú gran delitto sará stato nell'avere demoralizzato e spopolato /
t. 108 tutto un mondo novello che la Provvidenza abbandonava al suo dominio ed al suo
insegnamento. 1 Patagoni ed i loro finitimi del Chilí e dei Pampas furono favoriti
contro gli assalti degli Europei dalla natura stessa delle regioni che abitano; ed ein
grazia forse del loro allontanamento istintivo per nuove credenze che debbano di 265
potere calpestare ancora in pace il suolo dove riposano le ceneri dei loro avi [»].
PRATICHE PER GLI SPONSALI - MATRIMONIO - Che puó essere il matrimonio per
un popolo quale noi abbiamo descritto? pel uomo non altro che un traffico o scam-
bio di varii oggetti per avere una donna; mercato nel quale i parenti cercano sempre
il piú ricco e generoso compratore. Per la donna una schiavitú a cui deve sottoporsi 270
pel restante della sua vita.
Il Patagone, che nell'intenzione d'ammogliarsi, ha adocchiato qualche ragazza
fra i vicini, va a far visita a tutti i parenti ed amici partecipando loro il desiderio da
cui eanimato; coloro, secondo il grado di parentela od amicizia, da cui sono legati,
gli danno consigli ed approvazione, poi un discorso d'occasione e un regalo destina- 275
to ad aumentare la probabilitá di riuscita. Tali doni consisto no generalmente in ca-
valli, buoi, ed in staffe, e speroni d'argento grossolanamente eseguiti, prodotto degli
scambii cogl'indiani sottomessi.
Fissato il giorno della domanda, tutta la famiglia del pretendente si riunisce a
lui onde poi alla sera appostarsi vicino all'abitazione della ragazza desiderata, in 280
/. 109 modo da potere / all'alba sorprendere all'improvviso i di lei genitori e trattare la
missione di cui sono incaricati.
253 Clara alusión de Lacroix a la obra de su maestro D'Orbigny, L'Homme Américain, de la
que tanto se ha servido.
257 En aquella época aún existían «indios» en abundancia en América del Norte, si bien
alude únicamente a los aborígenes de Canadá y Estados Unidos.
268 Para todos estos pueblos, en síntesis, -opinión común- « el matrimonio se realiza me-
diante 'compra' de la mujer; el convenio era entre padre y pretendiente ». S. KUZMANICH,
o.c., pp. 41, 61, 83; V. DIEZ... , o.c., p. 57.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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386
Jesús Borrego
IV
La domanda vien [atta nei termini piú poetici e delicati, non alterandosi punto
per la cattiva accoglienza che quasi sempre sul principio vien loro fatta; essendovi
285 qualche probabilitá di riuscita, uno fra di essi va ad avvertire il pretendente, che,
dietro le regole del decoro dei Patagoni, ha dovuto tenersi in disparte coi regali. Il di
lui arrivo porta quasi sempre alla conc1usione, perché i do ni hanno, presso quella
cupida gente il potere di dissipare ogni difficoltá. La loro arrogante fierezza svanisce
in un sorriso di compiacenza che precede l'adesione al desiderato imeneo.
290
Ben inteso che non si fa parola della condotta anteriore della fanciulla. Quando
si ericonosciuto che ella epadrona della sua persona non si cerca ció che abbia fat-
to, non essendo o[b]bligata ad esser fedele che a suo marito.
Il resto della giornata si passa in famiglia, ove una grassa giumenta sacrificata
dallo sposo ein un momento tagliuzzata ed imbandita dalle donne. Nessuno puó as-
295 sentarsi prima che sia terminato il pasto. Dell'animale non devon restare che la pelle
e le ossa, le quali accuratamente spolpate vengono riunite e sotterrate in un luogo
molto in vista, a perpetuo ricordo dell'unione da quel punto consacrata.
Finita questa funzione tutti seguono i novelli sposi nel toldo matrimoniale che
la madre e gli amici della futura sposa hanno costrutto / per abitazione dei novelli p. llO
300 sposi. Chiusi gli sposi nel novello toldo loro preparato tutti gl'indovini ed i parenti
vi si raccolgono intorno. Gl'indovini cominciano a dar consigli al marito sulla con-
dotta ch'ei deve tenere colla moglie e sui doveri del proprio stato; lo stesso fanno
alla moglie predicando soprattutto la sommessione.
Una volta dati questi consigli ha luogo un altro banchetto. Gl'indovini coi pa-
305 renti cantano e ballano intorno alla tenda, eseguendo una diabolica musica con
grandi calebasse e soffiando in grosse conchiglie.
Gli uomini avendo fatto arrostire gran quantitá di carne ne offrono tratto trat-
to piccoli pezzi agli sposi facendo loro novelle raccomandazioni. La notte passa in
questa guisa. Al domani non sono considerati marito e moglie se non quando gli
310 abitanti della toldería li vanno a visitare.
Subito dopo, la sposa ama adornarsi di tutto ció che ha ricevuto di piú prezioso
dal suo marito. Cosi ella prende i suoi enormi orecchini; e la piú gran gioia che ella
possa provare si equando suo marito gli ha regalato un berretto di pele di vetro co-
lorato, infilzato in tendini di struzzo e riunite in maglie a guisa di rete. 1 gioielli con-
315 sistono in pezzi di vetro. Se la sposa ha un cavallo lo insella, lo adorna di tutto ció
che possiede, e va al passeggio menando pompa di tutte le sue ricchezze agli occhi
dei vicini.
1 genitori della figlia, che l'accompagnarono nei due primi giorni accomiatan-
dosi regalano ai novelli sposi la pelle della giumenta mangiata nel primo pranzo nu-
320 ziale facendo loro promettere di costruirsi un ricovero. /
Nei giorni seguenti gli sposi sono incessantemente assediati da una folla di cu- p. 11J
riosi i quali s'informano preso la moglie delle qualitá del marito e presso il marito
delle qualitá della moglie; con domande molto indiscrete e singolarmente sfacciate.
309 Al domani] La domane B 317 post dei del vicini

2.2 Page 12

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca'
387
IV
Per acquistarsi fama di buona e gentile la sposa debbe essere in grado d'offrire
a tutti, fossero pure nemici, carne o tabacco accompagnati da graziosi complementi. 325
IL FANCIULLü - Appena dato alla luce il bambino, si bagna colla madre nell'acqua
fredda. L'esistenza del neonato esottomessa al giudizio dei genitori i quali decidono
della sua vita o della sua morte. Se giudicano conveniente di disfarsene, dopo
d'averlo soffocato lo portano a poca distanza ove diventa pastura ai cani od agli uc-
celli carnivori. Se egiudicato degno di vivere da quel momento diventa l'oggetto di 330
tutto l'amore dei parenti. Oh quanto bene si potra fare, fosse anche solo per questo
lato stabiliendo regolari missioni in questi luoghi e comperando o domandando lo-
ro, mercé varii regali[,] questi bambini e poi facendoli battezzare od educare cristia-
namente. E questo si eanche uno scopo speciale che si proporrebbe la Congregazio-
ne Salesiana nelle missioni della Patagonia: di erigere cioé sui confini, ospizii atti a 335
mantenere ed educare in assai gran numero questi bambini.
Per i fanciulli poi che i Patagoni decidono di allevare, occorrendo, si sottomet-
. 112 tono a qualunque privazione onde soddisfare fin le minime loro / esigenze. Si ha per
loro deferenza cosi grande che si videro intiere tribu abbandonare un luogo o sog-
giornarvi piú del bisogno sul semplice volere di un fanciullo.
340
La nascita del bambino ecelebrata con canti, balli e feste. Spesso anche queste
circostanze danno luogo a scongiurí contro i cattivi spiriti.
La madre lo allatta fino all'etá di 3 anni, ed al quarto gli si foran le orecchie, ce-
rimonia che fa epoca nella loro vita, e tien le veci del battesimo. Si fa nel seguente
modo:
345
Un cavallo regalato dal padre al figlio, di qualsiasi sesso, erovesciato al suolo
coi piedi strettamente legati. Il capo della famiglia o della tribu vi pon sopra il fan-
ciullo adorno di pitture e circondato da parenti ed amici, forandogli le orecchie con
un osso di struzzo ben affilato; poi, l'operatore passa in ogni buco un pezzetto di
metallo qualunque destinato ad ingrandire i fori operati.
350
Come in tutte le loro feste, il banchetto consiste in una giumenta, di cui i piú
prossimi parenti si dividono le ossa e le costole, che dopo averle ben rosicchiate de-
pongono ai piedi del fanciullo impegnandosi per tal modo a fargli un dono qualun-
que. Il personaggio che ha eseguito il foramento delle orecchie pon termine aquesta
328 Conviene tener en cuenta que lo dice Guinnard, por tanto se refiere a la zona araucaniza-
da, en la que «cuando nacía un niño se verificaba si era sano. En caso de presentar defectos
-fisicos por ejemplo- se lo abandonaba en el desierto luego de ahogarlo. Esta costumbre que
parece tan bárbara, fue común a muchos pueblos primitivos y estaba dictaminada por una vi-
sión realista de la subsistencia que afrontaban día a día» [Y. DIEZ..., O.C., 55]. « No parece cos-
tumbre habitual entre los tehuelches y fueguinos, aunque entre los primeros en no pocos casos
las madres, a causa de extrema pobreza, al quedar viudas muy jóvenes, ante el temor de no
poderse volver a casar, estrangulaban a sus hijos ». S. KUZMANICH, O.C., p. 62.
331-336 Desfogue apostólico de don Bosco.
341-362 D'ORBIGNY, o.c., 454 expone -en modo algo diverso- no solo la educación del
niño sino también de la nii1a.

2.3 Page 13

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388
Jesús Borrego
IV
355 cerimonia facendo a ciascuno, col medesimo osso di struzzo un incisione alla pelle
nella mano destra, sul principio della prima falange dell'indice. Il sangue che esce da
quella spontanea ferita vien offerto a Dio come sacrifizio propiziatorio.
Da quel momento si pensa all'educazione del / fanciullo che appena compiuti i p. 113
cinque anni monta a cavallo e si rende utile a' suoi col custodire il bestiame. Il padre
360 gli insegna a maneggiare illazzo, le palIe, la lancia e la fionda; ed ai 12 anni, epoca
in cui egli egiá formato, quando un Europeo a 25, la sua istruzione ecompleta, e giá
fa parte delle spedizioni di preda e di rapina.
e CEREMüNIE FUNEBRI - Appena avvenuta la morte di un capo di famiglia, gli
amici tingonsi in nero e vengono successivamente a consolare i figli e la vedova. Il
365 corpo del defunto eimmediatamente spogliato dai parenti delle sue vesti ordinarie e
vien rivestito dei piú belli ornamenti; poi mentre eancora caldo gli si incrocicchiano
le braccia sulle gambe, le quali dispongonsi in guisa che i ginocchi tocchino il mento,
e le calcagna la parte inferiore del tronco. Lo si pone sopra una pelle di cavallo colle
armi ed oggetti preziosi a lui appartenenti, come speroni, staffe d'argento ecc. ad
370 ogni lato, dopo si che la pelle viene avvolta e legata strettamente a brevi distanze; il
corpo del defunto resta avvilu[p]pato come se fosse una mummia. Subito dopo il re-
sto di ció che gli appartenne viene arso in segno di lutto; la sua dimora eannientata;
la moglie ed i figli sono spogliati di tutto ció che non eloro proprio; e la vedova sen-
za asilo, quasi spoglia di tutto, aspetta nei dintorni che qualche congiunto le dia di
375 che vestire. In appresso s'insudiccia la faccia di nero, si taglia i capelli davanti, petti-
na gli altri che lascia cadere sulle spalle. Le donne della tribu / si raccolgono intorno p. 114
alla vedova del trapassato, e mettendo acute grida ed « aiutandole a piangere » gli
uomini anch'essi si tingono la faccia di nero segno di lutto. La vedova si chiude in
una vecchia tenda, da cui non esce durante lo spazio di un anno, conservando i lu-
380 gubri abiti, e la faccia tinta di nero, senza poter lavarsi, che un anno dopo, e ob[b]li-
gata in questo intervallo, alla piú austera condotta. Non puó in questo spazio con-
trarre altro legame, la menoma infrazione aqueste regole sarebbe un insulto alla
372 appartenne corr ex apparte[...] 381 contrarre emend ex incontrare
355 Luego el mismo indio, que le abrió las orejas al infante, « hace una incisión en la piel de
la mano derecha -[no parece que a todos sino solo al niño]-, en el nacimiento de la primera
falange del dedo índice ». La sangre así derramada, como la del sajado de los pampas (hecho a
la niña en la fiesta por su nubilidad), « es ofrecida a las deidades como sacrificio propiciatorio
por toda la tribu ». V. DIEZ..., o.c., 43-44, 55-56.
363 En la diversidad de ritos, se colige que las « ceremonias fúnebres» representaban la
máxima ceremonia religiosa para todos estos pueblos; descrita por todos los autores. La trans-
crita aqui por Lacroix o Dally -recogida de D'Orbigny- puede referirse a los puelches y te-
huelches septentrionales. Diversa en muchos aspectos, la practicada en los pueblos más occi-
dentales -pampas y araucanos-: GUINNARD, o.c., p. 259. Cf. R. TAVELLA..., o.c., 34; V.
DIEZ..., o.c., p. 59. Para los tehuelches y fueguinos, cf. S. KUZMANICH, o.c., pp. 43-44, 74.
366 Anota D'ORBIGNY, o.c., 454, que « esa forma de dar al cadáver el menor volumen posi-
ble está generalizada en toda América ».

2.4 Page 14

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La Patagonia e le terre australi del continente americano pel saco Gio. Basca
389
IV
memoria del defunto, e i congiunti avrebbero il diritto di punirlo colla morte della
colpevole e del suo complice.
e Appena il corpo del defunto concio nel modo che dicemmo, si abbruccia la 385
sua tenda ed i suoi parenti immolano alla sua ombra tutti gli animali che gli appar-
tennero: buoi, cavalli, montoni, che ritengono destinati a servire d'alimento al de-
funto, il quale credono abbia lasciata la terra per andarsene a vivere in un mondo
sconosciuto. Tutto si abbruccia per sino la pelle che gli serviva di riparo, onde di lui
non rimanga alcun ricordo. Non si perdona per allora che al migliore SUD cavallo, il 390
quale e destinato a portare il cadavere al sepolcro, colle sue gioie e colle sue armi,
che devono essere sepolte con lui, onde egli le ritrovi nell'altra vita. Al cavallo poi,
prima di adoperarlo aquesto ufficio, si rompe la gamba sinistra del davanti affinché
con quell'andatura zoppicante aumenti la tristezza della cerimonia.
e Il morto accompagnato all'ultima sua dimora dai suoi figli e dai suoi nipoti. 395
e '. 115 Eglino vanno tacitamente / per la campagna, sopra tutto quando nelle vicinanze vi
una nazione diversa dalla loro, per esempio di cristiani, onde non essere veduti. Sea-
vano una fossa circolare di due piedi di diametro e abbastanza profonda, perché il
corpo depostovi possa avere alcuni piedi di terra sulla testa; e quando esepolto im-
molano l'ultimo cavallo sulla sua tomba, affinché il defunto sene serva quando vuo- 400
le. Quindi ritornano tristamente, facendo grandi giri per non dare a vedere donde
vengono; precauzioni necessariissime, perocché se nella stessa toldería un Indiano
non etanto audace di profanare la tomba di un fratello o di un amico, le altre tribu,
sempre poco scrupolose su questo punto, non mancherebbero di cercar queste tom-
be, onde togliervi gli abiti e gli ornamenti, che vi si depongono: violenza, che spesso 405
da motivo fra le nazioni a battaglie e ad odii mortali. Quando un Indiana muore pri-
ma del marito, non si distrugge se non ció che apparteneva a lei esclusivamente, loe-
ché si riduce ai suoi abiti ed a qualche ornamento. Del resto, la cerimonia ela stessa,
ma né il vedovo, né i figli portano alcun segno esterno di lutto, e il primo puó rima-
ritarsi immediatamente.
410
390 « Se sabe que los araucanos realizaban sacrificios de animales a la muerte de un persona-
je importante, se tienen noticias de la inmolación de los médicos que atendían al enfermo o de
la esposa favorita ». Los ranqueles 'araucanizados' conservaron « la bárbara costumbre de sa-
crificar las mujeres y cautivas del cacique sobre la tumba de éste », alcanzando nivel de masa-
cre la realizada en las exequias del cacique Painé (ya en 1847), en las que « se inmolaron treinta
y dos mujeres ». Sin embargo, « esta es una práctica enteramente desconocida, por lo que yo
sé, -[señala Manuel Molina]- de los patagónicos ». Cf R. TAVELLA ... , o.c., pp. 36, 56; V.
DIEZ... , o.c., p. 52.
399 Dally y Lacroix, copiando a D'Orbigny, dicen aquí: « perché il corpo deposto vi e
seduto ».
401 T. FALKNER, o.c., pp. 48-49 (cfIl 171) cuenta que los patagones, así como los aucas, ha-
cen esqueletos de los cuerpos de los muertos y se los llevan en su mejor caballo, que se ha deja-
do vivir a tal fin, hasta donde acostumbran enterrar a sus muertos, una especie de cementerio,
siempre a orillas del mar. Esto último se vería « confirmado por los enterramientos hallados
en la Bahía de San BIas donde han sido exhumados gran cantidad de paquetes funerarios ».
Cf V. DIEZ... , o.c., 44-45.

2.5 Page 15

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390
Jesús Borrego
IV
I Patagoni conservano grandemente e venerano la memoria di quei defunti che
amarono in vita, e soventi volte odonsi lagnare e lamentare le virtú e le buone doti
del defunto.
SEPOLTURA - La maniera di sepellire i morti presso i Patagoni del Sud ediversa da
415 quella degli Indigeni del Nord. Ecco la descrizione che Parker King da della tomba
di un fanciullo presso la / baia S. Gregorio: « Era, dice egli, un monticello conico di p. 116
rami secchi e di boscaglie, di dieci piedi d'altezza e venticinque di circonferenza, il
tutto circondato da striscie di cuoio. La sommitá della piramide era coperta di un
pezzo di panno rosso adorno di lastre di rame e sormontato da due bastoni, che so-
420 stenevano bandiere rosse, e sonaglii, i quali agitati dal vento non cessavano di tintin-
nare. Una fossa di due piedi di lunghezza ed uno di profonditá era scavata intorno
alla tomba, eccetto all'ingresso, che era pieno di prunai. In faccia all'ingresso erano
distese le pelli di due cavalli, di fresco uccisi, le quali erano sostenute da quattro palio
Le teste dei cavalli erano adorne di lastre di rame, simili a quelle della sommitá delle
425 piramidi. Finalmente fuori della fossa vedevansi sei bastoni, portanti ognuno due
piccole bandiere una sopra l'altra ». /
V
PARTE QUINTA (*)
p. 117
MISSlüNI
In ogni tempo la chiesa ed i Sommi Pontefici ebbero di mira la predicazione del
Vangelo e la propagazione della fede su tutti i punti dell'orbe terraqueo. Grandi
5 sforzi anche furono fatti, cominciando quasi subito dopo la sua scoperta per evange-
lizzare le terre Australi del continente Americano. E per non parlar d'altro che della
Patagonia e delle Pampas limitrofe, noi sappiamo che specialmente nella seconda
meta del secolo XVII e nella prima meta del secolo XVIII vi si affaticarono molto
414 Se ha visto que los pampas, araucanos, puelches y tehuelches septentrionales enterraban
a los muertos « en forma muy simple» -en medio de la campiña solitaria- « en una eminen-
cia [...] o al pie de un árbol muy frondoso» (cf V. DIEZ..., o.c., p. 59). Los tehuelches del sur
« non hanno cimiteri pubblici », es decir, comunes. M. BORGATELLO, o.c., p. 29.
415 Parker King, (cf. II 753), ante esta antigua tumba india, sugirió que los patagones vivían
cerca de la costa, antes de introducirse el caballo en el continente, e imaginó que allí habrían
vivido por tener sus tumbas a orillas del mar, respondiendo al « ordinario prejuicio que hace
desear dormir el sueño eterno donde reposan los antepasados ». Cf J.R. LENZI, o.c., p. 308.
(*) FUENTES de la PARTE V 1-573:
V 3-26 Don Bosco; 27-45 V. QUESADA, o.c., pp. 120, 558, 560 (literalmente); 47-187 Ph. Van
der MEEREN, o.c., en dichas páginas (literalmente); 188-213 Padre LE BON, o.c., en dichas pági-
nas (lit.); 214-316 V. QUESADA, o.c., 561-572 (lit.); 323-560 Padre Le., o.c., en estas páginas
(lit.); 561-573 Don Bosco.