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Auguri al nuovo Rettor Maggiore
don JUAN EDMUNDO VECCHI
Al nutrito coro di coloro che già hanno avuto modo di esternare i loro
più sinceri auguri al nuovo Rettor Maggiore della Congregazione salesiana,
don Juan Edmundo Vecchi, si unisce, tramite “Ricerche Storiche Sale-
siane”, anche l’Istituto Storico Salesiano, nella piena consapevolezza, fra
l’altro, di essere direttamente dipendente, a norma dell’art. 2 del “Regola-
mento”, dallo stesso Rettor Maggiore con il suo Consiglio.
L’occasione si presenta propizia per ribadire ancora una volta la vo-
lontà dell’Istituto Storico Salesiano di essere fedele ai propri compiti istitu-
zionali, allineandosi con dignità accanto agli analoghi istituti delle più quali-
ficate famiglie religiose.
Il nuovo Rettor Maggiore per il fatto di essere il primo successore di
don Bosco di origine non italiana, per la sua lunga presenza nel Consiglio
Generale e per la sua costante familiarità con i membri dell’ISS, sa perfet-
tamente che la Congregazione e la Famiglia salesiana necessitano di attin-
gere alle proprie radici, al proprio passato: se non si conosce da dove si
viene, chi siamo, non si andrà da nessuna parte.
Se già con il compianto Rettor Maggiore don Egidio Viganò la storia
salesiana ha fatto notevoli passi avanti (cf RSS 27 pp. 217-218), ora si
dovrà forse allungare un po’ il passo nella medesima direzione.
Urge lavorare a fondo negli archivi, per trovare gli ipsissima verba di
don Bosco e dei suoi “figli” migliori; urgono l’assetto e la consultazione
delle biblioteche, per conoscere la realtà culturale in cui essi sono vissuti,
per comprendere come essi l’abbiano sentita e percepita; urge la prepara-
zione di studiosi che ci mettano in grado di penetrare, grazie a strumenti
metodologici sempre più raffinati, l’esperienza irripetibile del fondatore e
dei suoi seguaci nel secolo di vita salesiana ormai alle nostre spalle.
Agli spiriti più attenti appare dunque sempre più necessario che nella
Congregazione e nella Famiglia salesiana si affermi il senso storico e risulti
chiaro, che strapazzando la storia, si rischia di strapazzare quel carisma e
quella spiritualità, cui spesso si dà enfasi, ma di cui non sempre si fanno
emergere gli ineludibili condizionamenti storici e le inevitabili precompren-
sioni mentali.
L’ISS vuole dunque dare il suo contributo di studio e di riflessione per
la conoscenza e la diffusione del ricco patrimonio spirituale lasciato da don
Bosco e sviluppato dai suoi continuatori; tale sforzo culturale, condotto
secondo i metodi propri della scienza storica, trova di certo comprensione
nel nuovo Rettor Maggiore, il quale, di fronte ai membri del Capitolo Ge-

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nerale 24 che lo hanno eletto, non a caso ha sottolineato il bisogno per la
Congregazione salesiana di un «rinnovato amore per l’impegno culturale
e di una dedizione allo studio» (Documento Capitolare n. 243).
Per rispondere autenticamente e salesianamente alle problematiche
della nuova educazione e alle esigenze della nuova evangelizzazione del
mondo postmoderno, è indispensabile che la Congregazione si soffermi
dunque per rivedere le pietre miliari del cammino, fra luci e ombre, fatto
fin qui ed operare un sano discernimento non solo di indole carismatica o
interiore, ma anche di carattere storico-culturale.
Le componenti della vita e dell’esperienza salesiana non esistono di
fatto al di fuori della storia; e tale peso della storia va ormai individuato
non solo in don Bosco, ma anche in quell’organismo vivo, dinamico che è
la Congregazione salesiana, con la sua dimostrata capacità di crescita e di
arricchimento del proprio “patrimonio genetico”. Il recente CG 24 che ha
affrontato il tema «Salesiani e laici: comunione e condivisione nello spirito
e nella missione di don Bosco», nella sua riflessione ha sfiorato appena, né
poteva fare diversamente, la dimensione storica del problema per la man-
canza di quella seria ricerca storiografica che avrebbe aiutato a scoprire
non solo i “fatti del passato” ma soprattutto la “saggezza” nascosta nelle
pieghe del cammino percorso dalla Congregazione.
Per il nuovo Rettor Maggiore viene spontaneo formulare da parte
nostra un augurio: sappia traghettare la Congregazione e la Famiglia sale-
siana oltre il duemila, senza perdere l’appuntamento con la storia. Don
Bosco non è un “fossile” del sec. XIX, ma un dono per la gioventù e la
società del terzo millennio: un dono che non si può attualizzare, rendere
vivo e operante senza la capacità di storicizzarlo nella sua esperienza di
Dio, dell’uomo, del mondo.
Francesco Motto