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Recensioni
appunto da don Bosco stesso 'Coadiutori'» (p. 5). Con penna agile e disinvolta trac-
cerà un profilo essenzialmente spirituale degli otto coadiutori prescelti che dedicaro-
no i loro talenti al consolidamento della presenza salesiana in Palestina allorché, alla
fine del secolo scorso, l'ammirevole d. Antonio Belloni (Borgo d'Oneglia, Im., 20
agosto 1831 - Betlemme, 9 agosto 1903) volle perpetuare le sue iniziative d'impegno
sociale cristiano affidandole al successore di don Bosco, il b. Michele Rua. Gli otto
missionari di radice italiana vanno apprezzati per «aver saputo far fiorire uno "spiri-
to" e aver incarnato uno "stile" di vita che, se per la semplicità può gareggiare con
l'aureo clima dei "Fioretti" francescani, se ne differenzia tuttavia per una non meno
simpatica originalità» (p. 5). Non si tratta soltanto di figure amene, ma, in alcuni
casi, di «autentici capolavori di virtù» (p. 6). Segnaliamo questo opuscolo come un
opportunismo complemento alla biografia dell'esimio coadiutore il Servo di Dio
Simone Srugi (Nazareth, 15 aprile 1877 - Cremisan, Betlemme, 27 novembre 1943),
che una ventina d'anni or sono aveva trovato nello stesso scrittore uno dei primi
biografi {Un buon samaritano: Simone Srugi salesiano coadiutore, Genova-
Sampierdarena, Libr. Ed. Salesiana [1967] 76 p., ant. [ritr.], ill.). Per l'uomo d'oggi, a
dismisura sollecitato dall'immediato e dall'effimero, le figure di questo polittico
rappresentano un antidoto salutare.
A.M. PAPES
MURARI Arturo, Don Bosco è venuto a Milano. Milano, Libreria editrice salesiana
1988, 409 p.
Il poderoso ed elegante volume che appare in edizione extracommerciale allo
spirare del novantesimo della casa salesiana di Milano-S. Ambrogio, si articola in
due parti ben distinte anche per chi vi ha posto mano: la prima parte, fino a pagina
280, è opera del Murari mentre la seconda vede contributi di altri.
Soffermiamoci anzitutto sulla prima parte. Vi si trova in sequenza cronologica
l'intera vicenda dei rapporti che la città ambrosiana ebbe con don Bosco e coi sale-
siani: oltre un secolo di vita, dal primo viaggio di don Bosco a Milano nel 1850 all'i-
naugurazione della prima pietra per l'edificio delle opere parrocchiali e sociali nel
1963 ad opera del cardinale Raul Silva Henriquez. Definirlo un lavoro di storia, di
cui magari si sentiva la mancanza, non osiamo proprio, e ciò per tutta una serie di
motivi che è inutile qui elencare. Ci basti dire che le fonti utilizzate non danno assolu-
tamente quell'affidamento che oggi la critica anche meno rigorosa esige come condi-
zione sine qua non per un lavoro che intende porsi con dignità sul piano storico. Ci
sentiamo invece di condividere il giudizio espresso dal M. a p. 5: si tratta di un
«filiale omaggio» a Milano, a don Bosco, ai salesiani.
Quanto poi all'invito di notificare eventuali osservazioni in vista di una definiti-
va edizione, sarebbe un lavoro quanto mai oneroso. Suggeriamo: rivedere tutto il
testo, verificare affermazioni decisamente infondate (don Bosco laureato in teologia al
Convitto? don Bosco il primo a stipulare contratti di lavoro?... ecc. ecc.) e soprattut-
to temperare numerosi giudizi dettati dal cuore di un figlio più che dalla mente di