20 Messaggio del Rettor Maggiore
stare con Don Bosco non esclude “a priori” l’attenzione ai suoi tempi, che
lo modellarono o condizionarono, però richiede di vivere con il suo im-
pegno le sue scelte, la sua dedizione, il suo spirito di intraprendenza e di
avanguardia […] Ci rendiamo conto che più aumenta la distanza dal Fonda-
tore, più reale è il rischio di parlare di Don Bosco in base a “luoghi co-
muni”, ad aneddoti, senza una vera conoscenza del nostro carisma. Da qui
l’urgenza di conoscerlo attraverso la lettura e lo studio; di amarlo affettiva-
mente ed effettivamente come padre e maestro per la sua eredità spirituale;
d’imitarlo cercando di configurarci a lui, facendo della Regola di vita il no-
stro progetto personale. Questo è il senso del ritorno a Don Bosco, a cui ho
invitato me e tutta la Congregazione sin dalla mia prima “buona notte”,
attraverso lo studio e l’amore che cercano di comprendere, per illuminare
la nostra vita e le sfide attuali. Insieme al vangelo, Don Bosco è il nostro
criterio di discernimento e la nostra meta di identificazione».
Se questo è vero per don Bosco, di cui possediamo ormai una abbondantis-
sima bibliografia, sia divulgativa che scientifica, voi potete immaginare come sia
ancor più vero per i tempi dei suoi due primi successori di cui conosciamo poco,
troppo poco. Eppure si tratta addirittura di un santo già arrivato all’onore degli
altari, il beato don Michele Rua, e di un grande salesiano, don Paolo Albera, che
con lui ha strettamente collaborato assieme ad un altro santo già salito agli altari,
il beato don Filippo Rinaldi.
3. Certo, insieme con le dimensioni storiche del carisma salesiano a cavallo
del secolo XX, voi analizzerete – secondo quanto vi siete proposti – in modo
particolare quelle teologiche, spirituali e pedagogiche. È ormai assodato che nel
nostro carisma tali dimensioni simul stant et simul cadunt. L’una sorregge l’altra,
l’una rende ragione dell’altra, l’una si articola necessariamente con l’altra, l’una
interagisce con l’altra. Anzi è forse giunto il tempo di procedere all’elaborazione
di una sorta di epistemologia salesiana, che tenti di elaborare una particolare let-
tura del nostro vissuto, prendendo nella dovuta considerazione tutti gli elementi
presenti in esso, sia quelli caduchi e obsoleti, sia quelli costitutivi ed imprescin-
dibili. Se il presente vuole essere fedele al passato carismatico e in sintonia dina-
mica con esso, necessita di una corretta interpretazione globale di tale passato;
se il presente vuole essere matrice feconda del futuro, non può essere privo di
essenziali punti di riferimento che lo orientino costantemente in un mondo in
rapidissima evoluzione come il nostro.
4. Come è ovvio, non si tratta solo di conoscere avvenimenti, situazioni,
personaggi, documenti – anche questi sono parti integranti della storia, se pre-
sentati senza diaframmi ideologici, senza amnesie, rimozioni o nascondimenti –
ma di scoprire la loro collocazione e la loro rilevanza appunto storico-pedago-
gico-spirituale nella grande narrazione propria della nostra famiglia. Intendo ri-
ferirmi alla «politica della memoria» che mette in gioco la capacità della nostra
memoria di leggere «intus et in cute» i momenti dell’esperienza passata e i mo-