244
Recensioni
calmente, interiorità, profondità di motivazioni e di idealità, ricchezza di fede,
oblatività apostolica. La biografia ci tramanda le dimensioni fondanti e le manifesta-
zioni di questa personalità: maturità umana, ricchezza culturale, coerenza cristiana e
religiosa da una parte; e dall'altra capacità di lavoro, dedizione apostolica (nell'inse-
gnamento, nell'apostolato, nell'organizzazione giovanile, nella formazione di
vocazioni religiose e sacerdotali, nelle responsabilità di governo di una comunità di
studenti di teologia e poi dell'Ispettoria del PAS), la disponibilità al sacrificio, fino
all'oblazione dell'ultima malattia. Diciamo, anzi, che l’A. ha la consapevolezza — e
lo fa chiaramente capire — di trasmetterci non solo il ricordo di una personalità
non comune, ma una tipica realizzazione di autentica santità salesiana; e non è,
forse, occasionale che nella «dedica» sottolinei la coincidenza della pubblicazione
della biografia con la celebrazione del centenario della morte del Fondatore.
Il biografo ha vari titoli per dedicarsi a quest'opera e per garantirne la riuscita.
Gode di una comprovata esperienza in questo tipo di lavori, avendo dedicato con
successo la sua cura alla pubblicazione della biografia di altri Confratelli salesiani e
a ricerche storiche circa le opere salesiane in Spagna. Questa volta, poi, scrive di un
Confratello con cui ha avuto non solo personale conoscenza, ma lunga dimestichez-
za, fraterna amicizia e intensa collaborazione negli operosi anni di permanenza di
D.C. in Spagna (1943-1965); elementi che, complessivamente presi, possono avere
un effetto ambivalente: assicurano, da una parte, una conoscenza più diretta, più
profonda, più «provata», e sim-patica; dall'altra potrebbero facilitare qualche
tendenza alla esaltazione e alla idealizzazione.
La biografia. Di tutto ciò il biografo è consapevole; particolarmente dei requisi-
ti di obiettività e di documentazione. Sappiamo l'assillo di documentazione che lo
ha guidato (come egli stesso garantisce e specifica nella «presentazione», p. 12),
anche se la documentazione non è sempre riportata nel testo, nell'intento peraltro di
renderlo accessibile a un più vasto pubblico di lettori. È però comprensibile che la
lunga conoscenza e la profonda amicizia facilitino talora qualche linea interpretativa,
che tuttavia ne trae anche giustificazione e convalida. Lo stile poi dello scrittore è
fluente e anche fascinoso; al che si aggiunge un certo entusiasmo, che rende attraen-
te e comunicativa anche nella biografia la personalità di D.C. «Maestro con todas las
letras mayúsculas»; «Líder de movimientos juveniles»; «Hombre de ideas y de acción»;
«Director por santa obediencia»; ecco qualche titolo significativo di capitoli, che
qualificano gli anni «spagnoli» di D.C., ma che vanno al di là della descrizione di
singole mansioni, per arrivare alle dimensioni della persona.
Una menzione particolare merita il periodo tra gli anni 1965-1970, nei quali
D.C. fu Ispettore (Provinciale) nell'Ispettoria del Pontificio Ateneo Salesiano (poi
Università Pontificia Salesiana), anni in cui alla normale responsabilità di tale ufficio
si aggiunsero due circostanze che congiuntamente, anche se in modo diverso,
avrebbero inciso sulla sua persona e sulla sua azione di governo dell'Istituzione
Religiosa: la malattia, che si manifestò e andò sviluppandosi fino a portarlo alla
morte, e le tensioni del «dopo '68» e del «postconcilio» che ebbero notevoli riper-
cussioni sia nell'ambiente dell'Università che nelle Comunità religiose delle quali
D.C. era Superiore. Ognuno di questi tre elementi e la loro combinazione ponevano
al biografo una specifica problematica, più difficile da penetrare per il fatto che,
non essendo egli dell'ambiente, non poté avere degli eventi che si succedettero e
delle situazioni che si crearono una esperienza vissuta, come, invece, di gran parte (e
la più operosa) degli anni precedenti della vita di D.C. Va per questo rilevata la
cura che egli mise