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RECENSIONI
ALESSI Antonio M., Pionieri nel cuore dell'India. L'Ispettoria salesiana di Calcutta.
Torino, LDC 1984, 168 p.
Come dice il sottotitolo, il libro vuole essere una raccolta di dati storici sul-
l'Ispettoria salesiana di Calcutta.
Quale sia la portata del lavoro e l'intento dell'autore nel redigerlo ci vien
detto nella parte conclusiva. Ci sembra opportuno citarne qualche passo per farne
poi una obiettiva valutazione.
« Questa cronistoria dell'Ispettoria di Calcutta — afferma don Alessi — è pur-
troppo molto succinta, per la carenza di notizie di molte case, che non hanno tenuto
la cronaca delle attività svolte. Sento anche il rammarico di aver omesso il nome di
tanti confratelli che hanno recato un contributo generoso di lavoro, di sacrifici, di
zelo apostolico, allo sviluppo dell'attività missionaria per estendere il regno di Dio
e anche andare incontro alle necessità dei fratelli. Per questo chiedo venia a tanti
confratelli che ho incontrato nei diversi campi di apostolato, e che non ho neppure
nominato. La colpa è un po' anche loro. Quante volte li ho pregati di scrivere le
memorie, o almeno i fatti salienti di quanto avevano realizzato, e mi sono sentito
ripetere: Non abbiamo tempo di scrivere. Non ho fatto nulla di straordinario, solo
il mio dovere(...). Ho creduto doveroso raccogliere alcune memorie di questi auten-
tici pionieri, molti veri eroi ignoti, che hanno dato il meglio di sé stessi per il pro-
gresso culturale, morale, economico, religioso del popolo indiano. Mi sono indugiato
su qualcuno di loro, che più di altri ha offerto un alto contributo di fede e di carità
per andare incontro a particolari situazioni e difficoltà. Ho anche descritto episodi e
avvenimenti che aiutassero a comprendere meglio l'ambiente in cui operavano, così
diverso dal mondo occidentale in cui viviamo » (pp. 164-165).
Anche solo da queste affermazioni si spiega la lacunosità e i limiti del lavoro.
Più che essere una organica e metodica ricostruzione storica è una raccolta di tante
piccole monografie che hanno con l'Ispettoria salesiana di Calcutta una connessione
diretta (figure di missionari, fondazione e sviluppo di opere) o indiretta (come, ad
esempio, l'inizio e lo sviluppo dell'opera salesiana in Birmania, l'opera delle Suore
di Maria Bambina e delle Suore di Maria Immacolata, la digressione su la storia del
santuario di « Nostra Signora del Buon Viaggio » di Bandel...). Il dichiarato intento,
poi, di suscitare l'entusiasmo delle nuove generazioni (cfr. p. 165) narrando le im-
prese dei primi missionari, lo porta più a presentare gli aspetti eroici che a rilevare
le inevitabili ombre che esistono anche nei quadri più luminosi.
Nonostante questi limiti si nota nell'autore un serio impegno di documenta-
zione dei fatti. Ne risulta così una prima raccolta di dati che fanno emergere dal
limbo dell'ignoto figure di missionari, imprese che stimolano ad esaminare più atten-
tamente questa pagina gloriosa della storia delle missioni salesiane in India.
C. COLLI

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324
Recensioni
ALESSI Antonio M., I santi vivono tra noi. Torino, LDC 1984, 168 p.
L'opuscolo, che appartiene alla collana della LDC « Uomini per tutti i conti-
nenti », raccoglie, come afferma l'autore, « una carrellata di santi che forse la Chiesa
non eleverà mai all'onore degli altari, ma che hanno saputo realizare, spesso nel
silenzio e nel nascondimento, l'altissimo ideale » (p. 6).
L'affermazione ci dice a sufficienza sia l'argomento sia lo stile con cui vien
trattato, sia pure lo scopo che si ripropone l'autore.
Il termine « carrellata » ci dice la rapidità con cui vengono abbozzate le diverse
figure, alcune ancora viventi, la maggior parte tratte dall'ambito della Congregazione
e dalla Famiglia Salesiana, ma alcune scelte anche al di fuori con un criterio molto
libero: si va da Madre Teresa di Calcutta, a Sr. Magdaleine fondatrice delle Piccole
Sorelle di Gesù, a Sr. Emmanuel Madre Generale delle Gaetanine, a Giovanni Kan-
dulna, eroico catechista indiano, a stralci del diario di Dolores, una lebbrosa di Agua
de Diós in Colombia.
Lo stile è giornalistico: spesso si tratta di personaggi conosciuti personalmente
dall'autore e da lui intervistati.
Dato lo scopo divulgativo lo scritto non tende ad altro che all'edificazione: a
dimostrare che i santi vivono ancora tra noi e che la Chiesa è « madre feconda nel
cui grembo continua a fiorire la santità » (p. 5).
C. COLLI
AZZI, Riolando, A consolidação da obra salesiana (1908-1928), in Os Salesianos no
Rio de Janeiro. S. Paulo, Editora Salesiana Dom Bosco 1984, vol. IV, 448 pp.
E' questo uno dei più riusciti volumi del lavoro di Riolando Azzi sull'Opera
salesiana a Rio de Janeiro. In esso, infatti, l'autore sembra arrivare finalmente a una
sintesi tra il suo scopo di scrivere la storia partendo dalla gente semplice e l'inelut-
tabile necessità di prendere nella dovuta considerazione sia le istituzioni sia le
grandi personalità che sono esse pure espressione storica del popolo. Il senso del-
l'equilibrio che viene riconosciuto a Riolando Azzi anche da critici autorevoli come
Américo Jacobina Lacombe, si manifesta pienamente in questo volume nel quale si
bilanciano le esigenze di una « storia di famiglia » — in cui si vogliono preservare
memorie care al cuore dei Salesiani, come quelle di Otacilio Nunes e Amélia Rodri-
gues —, e le esigenze della storia di un'istituzione che in questo periodo si rende
più che mai parte inscindibile della storia della Chiesa e della Nazione brasiliana.
L'autore divide il volume in due parti, descrivendo lo sviluppo dell'opera sale-
siana nell'epoca della riorganizzazione cattolica e nei primordi della restaurazione
cattolica.
Non si trascura la situazione socio-politica del paese e si cerca di vedere come
i Salesiani hanno preso parte ai cambiamenti che si sono prodotti in quegli anni
così importanti per la storia del Brasile. Lungo tutto il libro viene dato adeguato
risalto alla figura del futuro Cardinale Sebastião Leme e al suo proficuo lavoro nel
campo ecclesiastico e in quello civile. Si descrive anche come, nella vita della Chiesa
e della nazione brasiliana, la Congregazione salesiana sia passata da un ruolo secon-
dario a una effettiva e notevole presenza nell'insegnamento, nella stampa, nell'educa-

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Recensioni 325
zione morale e civica, nell'apostolato dei laici, nell'assistenza agli immigrati, nello
stesso episcopato e perfino nel governo, come è capitato nello Stato del Mato Grosso.
Come un segno di quanto l'influsso dei Salesiani andava molto più in là delle
loro opere, si mostra come la devozione a Maria Ausiliatrice e il nome di D. Bosco
si rendano ormai popolari in Brasile.
Nonostante i notevoli pregi di questo volume, dobbiamo esprimere dei rilievi
su qualche punto.
Incominciamo dalle parti in cui è diviso il volume. Non si tratta solo del
termine Restaurazione cattolica che dovrebbe essere spiegato bene, come si vedrà
avanti. E' la stessa divisione che, se con qualche forzatura può servire a far capire
la storia della Chiesa in questo periodo, è del tutto inadeguata per far capire la
storia civile di questi anni. Da questa inadeguatezza derivano le altre osservazioni.
Non viene chiarita la posizione del governo centrale della Congregazione nei
riguardi della « militarizzazione » dei collegi salesiani del Brasile. Eppure i docu-
menti di archivio e la corrispondenza di D. Rota e del suo successore parlano chiaro.
Ancora in tema di militari, non è per niente felice la redazione di pp. 325-326.
Si mettono insieme, in maniera che il lettore facilmente arriva a confonderle, cose
molto diverse come i sindacati anarchici e il movimento tenentista. Non solo la ma-
trice ideologica è del tutto diversa, non solo « tenentismo » e anarchismo non sono
mai andati d'accordo, ma anche lo sviluppo storico dei due movimenti è stato del
tutto opposto. E mentre l'anarchismo finiva per essere sopraffatto dal populismo e
dall'incipiente partito comunista, il tenentismo portava alla Rivoluzione del '30,
alla fine della « Repubblica vecchia » e all'ascesa delle classi meno abbienti nel qua-
dro della politica brasiliana.
Parlando poi del Centro D. Vital, forse sarebbe stato opportuno ricordare anche
Tristão de Atahyde che vi ebbe parte così grande; la posizione rigidamente inte-
grista di Jackson de Figueiredo non era l'unico atteggiamento esistente in quella
istituzione tanto benemerita della cultura e della fede. Anche la Settimana di Arte
Moderna è troppo importante per essere confinata in una semplice citazione accanto
al partito comunista, al tenentismo e alla « contro-rivoluzione spirituale » (sic!). Molto
discutibile appare quest'ultima definizione del Vilaça nei riguardi dell'azione dei
cattolici, la quale nel ciclo rivoluzionario ha pieno diritto di cittadinanza come uno
dei fattori di cambiamento dell'antica società brasiliana.
Tralasciando altri punti di minore importanza, ci sembra del tutto insufficiente
l'interpretazione data dall'autore all'atteggiamento dei Salesiani nei confronti del pro-
blema dell'ordine sociale. Più che appellarsi al Codice di Diritto Canonico (le Costi-
tuzioni dei Salesiani si adattarono al Codice dopo il Capitolo Ispettoriale del '22, e
siamo lontani ancora dal Concilio Plenario Brasiliano del '35), non era forse il caso
di riferirsi a altri motivi di ordine interno oppure all'atteggiamento della mag-
gior parte della società brasiliana in quelli anni difficili? E lungo tutto il volume
non si trova risposta alla domanda: qual è il rapporto tra l'ascesa della piccola bor-
ghesia nella società brasiliana, operatasi in quegli anni, e il consolidamento del-
l'Opera salesiana?
A.S. FERREIRA
Errata corrige
In riferimento alla recensione del terzo volume di Os Salesianos no Brasil pub-

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326 Recensioni
bucata in RSS 3 (1984) n. 4, gennaio-giugno, si avverte che a p. 228, riga 37, in
luogo di D. Annibale Lazzari occorre leggere D. Antonio Varchi.
Ringraziamo per le segnalazioni che al riguardo ci sono pervenute da diverse
parti.
BRUNO Cayetano, Los Salesianos y las Hijas de María Auxiliadora en la Argentina.
Vol. III (1911-1922). Buenos Aires, Instituto Salesiano de Artes Gráficas 1984,
555 p.
A tres años del primer volumen (1981) y a uno (1984) del segundo, el tercer
volumen ofrece la historia de Los Salesianos y las Hijas de María Auxiliadora en la
Argentina desde el 1911 al 1922, año en el que el padre José Vespignani, inspector-
provincial de la inspectoría de S. Francisco de Sales (1895-1922), pasa al capítulo
superior — hoy Consejo general — de la Congregación, « elegido consejero profe-
sional » (p. 19).
« El presente volumen — anota el autor en la Presentación — mantiene las
líneas generales de los otros dos ya publicados, tanto en su contenido como en su
forma externa. La Primera Parte (p. 19-240) sigue con el desarrollo de la inspectoría
de S. Francisco de Sales — fundaciones de Salta, Tucumán y General Piran; acción
salesiana en las obras de la Capital Federal [Pio IX, La Boca, Don Bosco, Léon XIII,
Santa Catalina], de la provincia de Buenos Aires [S. Nicolás de los Arroyos, La Pla-
ta, Uribelarrea, Bernal, Ensenada, S. Isidro], y del interior [Rosario, Mendoza, Rodeo
del Medio (Mendoza), Vignaud, Córdoba] — ...Contemporaneamente las hijas de
María Auxiliadora alientan la inspectoría del mismo nombre con sede en Almagro »
(p. 17), con inclusión de las dos nuevas fundaciones de Ensenada en 1919 y de
General Piran en 1921 (p. 67-75).
« La Segunda Parte (p. 241-397) se refiere a la Patagonia Septentrional y Central,
cuyo vicariato apostólico, lo mismo que la prefectura apostólica de la región austral,
se transforman en vicarías foráneas, siempre bajo la jurisdicción salesiana — [Serían,
al fin, siete los vicarios foráneos, todos salesianos: cuatro (los de Río Negro, Chubut,
Santa Cruz y la Tierra del Fuego) nombrados por el arzobispo de Buenos Aires, dos
(los de Patagones y La Pampa) por el obispo de La Plata y el del Neuquén nom-
brado por el obispo de S. Juan de Cuyo] —. Mientras, se inaugura en 1912 la ins-
pectoría de San Francisco Javier con sus colegios y misiones — [Viedma, poblacio-
nes ribereñas (Carmen de Patagones, Pringles, Conesa, Choele Choel), Roca, Junín
de los Andes, Chos Malal, Fortín Mercedes, Rawson, Trelew, Comodoro Rivadavia
y Bahía Blanca] —, gobernada por el padre Luís J. Pedemonte ».
« Considera la Tercera Parte (p. 399-488) toda la región austral, [que seguirá
en su calidad de prefectura apostólica] bajo la égida de monseñor José Fagnano »,
con sede en Punta Arena (Chile) y con jurisdicción sobre el territorio de Santa Cruz
[con Río Gallegos, S. Julián, Ushuaia], la Tierra del Fuego [con Río Grande, Can-
delaria, Lago Fagnano] y las Malvinas, además de la zona chilena meridional. Al
morir monseñor Fagnano (18 septiembre 1916) el sector argentino pasa a integrar
la inspectoría patagónica de San Francisco Javier (p. 17, 399).
« La Cuarta Parte (p. 489-533) estudia La Pampa, dependiente de la inspectoría
de S. Francisco de Sales de Buenos Aires, con sus colegios y misiones — [Santa

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Recensioni 327
Rosa, General Acha, Victorica] —, y sus muchos conglomerados esparcidos en el
inmenso territorio (p. 493-495), y visitados ocasionalmente por lo así llamados misio-
neros andantes » (p. 17). En las tres últimas Partes las presencias de las hijas de
María Auxiliadora vienen insertas al unísono con las de los salesianos.
Al hacer la recensión de los dos volúmenes precedentes de esta obra — [RSS
2 (1983) n. 1, enero-junio, p. 174-175 y 3 (1984) n. 1, enero-junio, p. 229-231] —
ha quedado delineada la personalidad jurídico-histórica de Cayetano Bruno. Los mé-
ritos, entonces señalados, se hallan aquí corroborados y los defectos en gran parte
superados.
Su pericia de jurista eclesiástico queda patentizada en la diáfana profundidad
con que expone: — la espinosa situación del vicariato apostólico de la Patagonia
Septentrional y Central a una con la prefectura apostólica de la Patagonia Meridional
y Tierra del Fuego, aún no reconocidos por el gobierno (1907), hasta transformarse
ambas instituciones en vicarías foráneas; — el establecimiento en 1911 de la nueva
ispectoría patagónica de San Francisco Javier; — y la solución a las tensas relaciones
con las hijas de María Auxiliadora « por la separación de propiedades y la solvencia
de gastos y servicios ». Insiste en mostrar que « el método empleado en la evange-
lización argentina es el utilizado siempre por Don Bosco — evangelizar educando (de
aquí la importancia de las obras educativo-pastorales, escuelas profesional y agrí-
colas) —. Lo que no es obstáculo para que el misionero salesiano cuenten con la evan-
gelización específica (mensaje evangélico, catequesis, sacramentos), además en parro-
quias, residencias misioneras o excursiones apostólicas a los conglomerados espar-
cidos por toda la Pampa y Patagonia. Sabe a novedad — enmarcada en su tiempo —
la acentuación de la proyección social de la acción salesiana con la fundación de
Círculos obreros católicos y en « la lucha social-cristiana » de los ex-alumnos de Don
Bosco. Y, sobre todo, subraya que éste es el período « en que nacen y prosperan con
vida radiante los exploradores de Don Bosco... lo cual da consistencia a la obra de
los Oratorios festivos ».
El autor apunta, con sinceridad, un condicionamiento de fondo en toda esta
obra: « Cada una de las Casas salesianas van pasando con más o menos abundantes
noticias, según el material conservado en sus archivos. Lo que explica la mayor o
menor extension de los capítulos dedicados a sus respectivas obras » (p. 17). Y este
« ir pasando » de las presencias salesianas imprime al trabajo un carácter demasiado
analítico, que no siempre recibe en compensación la adecuada síntesis conclusiva.
De aquí que también en este tercer volumen a veces se percibe la impresión de
hallarse ante una crónica precisa y preciosa de hechos interesantes pero cuyo valor
es, sin duda, muy dispar para la historia salesiana.
En espera del siguiente volumen, hay que confesar de nuevo que el riguroso
y serio talante científico de la monografía no se siente perjudicado por el cálido
amor de 'familia' que alienta, desde el primer volumen, esta publicación, « destinada
— en sentir del autor — a salvar de la inadvertencia las nobles conquistas de nues-
tros antepasados en la cristianización del suelo argentino » (p. 18).
JESÚS BORREGO

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Recensioni
BUSTILLO Basilio, A la sombra del gran árbol. Barcelona, Edebé 1984, 643 p.
Es un libro conmemorativo. Lo delata hasta el título, que es al mismo tiempo
« la ilustración de la cubierta ». En ella « aparece el árbol de la finca Martí-Codolar
— [hoy Estudiantado Teológico Salesiano de Barcelona] —, bajo el que se foto-
grafió Don Bosco en 1886, y en la cuarta de cubierta el mismo árbol frondoso en
la actualidad, abarcando con su vida el marco de tiempo que se describe en las
biografías de estas páginas » (p. 9).
Porque éste es el objetivo real del libro: conmemorar el centenario de la fun-
dación de la casa salesiana de Sarria-Barcelona [1884-1984], que coincide con la
erección de la primera inspectoría española, ofreciendo « sencillas semblanzas de
todos los [179 salesianos] que fallecieron, durante estos cien años de existencia,
en alguna casa salesiana dentro de los límites geográficos que hoy abarca la Inspec-
toría Salesiana de Barcelona » (p. 7).
La conveniencia de un uso práctico de dichas semblanzas biográficas « ha acon-
sejado ordenarlas por meses, y por días dentro de cada mes... Pero esta fría y mate-
mática división por meses, que tiene que ver con lo práctico, nos dice poco del
misterio de la vida. Por eso, las hemos agrupado, con una portadilla, por estaciones
— INVIERNO: enero, febrero, marzo (p. 15-172), PRIMAVERA: abril, mayo, junio
(p. 173-290), VERANO: julio, agosto, septiembre (p. 291-464), OTOÑO: octubre, no-
viembre, diciembre (p. 465-630) —. La cadencia cíclica de las estaciones así que
tiene relación con la trayectoria del vivir que consta siempre de un proceso de naci-
miento, crecimiento y decrepitud, y que va a prolongarse, más allá, en el misterio
de la muerte » (p. 9-10).
Su autor, el salesiano Basilio Bustillo, experto en publicaciones de historia y
espiritualidad salesiana y actualmente entregado a la traducción castellana de las
Memorias Biográficas de San Juan Bosco, es testigo y protagonista de esta « historia ».
Su experiencia y testimonio serán argumentos esgrimidos, tanto por convicción como
por necesidad, constantemente. No lo oculta: « Son mis impresiones particulares.
Conocí personalmente a más de ciento treinta de ellos. Por eso es más vivo y
cariñoso mi recuerdo cuando se trata de los que fueron superiores, hermanos o alum-
nos míos. Quedan reducidos a la fría estadística, cuando no pude hallar más datos
de los que trascribo ».
Aquí radica la limitación de estas « semblanzas biográficas », involuntaria por
parte del autor y por él mismo anotada en sus « Advertencias » preliminares: « La
desaparición del archivio de la Inspectoría y el traslado del de Turin a Roma han
ocasionado la desaparición de datos y cartas mortuorias de casi todos los primeros
salesianos que murieron en la Inspectoría ». En consecuencia ha tenido que recurrir
a « las comunicaciones escritas por veintinueve hermanos ...más algunas otras comu-
nicaciones verbales » (p. 7), a lo poco publicado y, sobre todo, a su memoria tenaz
que da vida a los ciento treinta salesianos que ha conocido personalmente.
La RSS ha querido reseñar esta obra, a pesar de su apariencia de « sencillas
semblanzas » biográficas, por considerarla una obra paradigmática en su género. Lo
resalta el Rector Mayor en la presentación: « El futuro que ha comenzado ayer lo
han construido hermanos como aquellos cuyos perfiles se trazan en este libro »
(p. 5). Y lo subraya el autor precisamente al delinear la semblanza de don Manuel
Hermida, « primer salesiano español sacerdote »: « Trato solamente — y es condi-
ción del presente libro — de evocar los nombres y presentar algunos rasgos de los

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Recensioni 329
hombres que hicieron nuestra Inspectoría de Barcelona y murieron en ella » (p. 109).
Porque al mismo tiempo que ha « procurado trazar el retrato físico y espiritual »
(p. 8) de estos hombres, aún sin pretenderlo, ha bosquejado la historia de la inspec-
toría — con la enumeración y descripción de todas sus presencias [casas, obras,
actividades] — en donde transcurrieron los 179 salesianos que han hecho posible
el hoy de la inspectoría salesiana de Barcelona.
El libro — « siempre cun un carácter muy personal », en sentir del autor —,
cuidado literariamente, está escrito en estilo ágil, directo, experiencial, espoleado
por una causa tan particualrmente próxima y querida del autor.
JESÚS BORREGO
COTTINO José, Federico Albert, vicario parrocchiale e foraneo di Lanzo Torinese, fon-
datore delle Suore Vincenzine di Maria Immacolata. II edizione riveduta e con
aggiunta di note a cura di Franco Peradotto. Torino - Leumann, LDC 1984, 224 p.
L'illustrazione di figure sacerdotali dell'ottocento, santi o meno, fondatori o no,
si rivela uno strumento utile, per non dire indispensabile, per una conoscenza più
approfondita di Don Bosco e della sua pecularità storica. In questo senso — e non
perché a Don Bosco sono dedicate una quindicina di pagine (dove per altro non si
trovano acquisizioni nuove rispetto a quanto nella complessa vicenda dell'Istituto
salesiano di Lanzo è ormai di pubblico dominio) — si giustifica la segnalazione del
volume di mons. Cottino su RSS.
Più che al clima di indubbio revival che le biografie stanno vivendo in Italia,
la pubblicazione citata obbedisce ad un'ineludibile necessità: quella della beatifi-
cazione del vicario di Lanzo, avvenuta a Roma il 30 settembre 1984. Una celebra-
zione a livello editoriale e culturale avrebbe potuto scegliere fra due diverse formule:
quella più difficile e complessa della biografia critica che ricostruisse tutti gli ele-
menti essenziali della figura dell'Albert nell'ambito della chiesa e della società otto-
centesca, e quella di un rapido e lineare profilo che, pur fondato su dati storici di
prima mano e spesso inediti, ne illuminasse la santità, ne sottolineasse il motivo
esemplare al prete ed all'uomo d'oggi.
Si è privilegiata la seconda soluzione: ed ecco il volume di stretta indole divul-
gativo-spirituale, nel quale mons. Peradotto con interventi personali nel corso della
narrazione e con qualche decina di note — molte delle quali tratte da scritti del
Cottino posteriori alla prima edizione del 1954 — ha cercato di superare il rischio
oleografico ed il cliché dei processi di beatificazione inquadrando il biografato nella
cornice civile ed ecclesiale del tempo, lumeggiando i personaggi citati, precisando
alcuni dati storici che il recente progresso storiografico ha individuato come poco
attendibili.
Volume divulgativo, scrive lo stesso autore: e pertanto «non abbiamo ritenuto
opportuno corredarlo delle citazioni dei documenti, che abbiamo con ogni diligenza
possibile consultati e anche in qualche caso con paziente ricerca trovati » (p. 210).
Ci dispiace. Rispettiamo il punto di vista dell'autore, ma ci sentiamo in dovere di
sottolineare che in tal modo si fa conoscere la figura e la santità dell'Albert al di
fuori degli specialisti, ma non si fa progredire la conoscenza storica. Eppure qualche
riferimento archivistico a pie' pagina o, se si voleva, alcune pagine di annotazioni

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330
Recensioni
critiche dopo i « pensieri di Federico Albert tratti dalle sue prediche e dalle sue
lettere » (pp. 197-210) non avrebbero nuociuto all'economia del lavoro né avreb-
bero allontanato i lettori, attratti dalla piacevolezza della narrazione e dalla sua
capacità di far riflettere; e nel medesimo tempo avrebbero offerto agli studiosi di
professione una maggior fruibilità nell'ambito della ricerca storiografica. Ma tant'è.
Fosse sopravvissuto alla beatificazione del vicario di Lanzo, da profondo conoscitore
della storia della chiesa torinese quale era diventato mons. Cottino, forse...
Comunque nel suo contenuto e nella sua veste tipografica il volume risponde
all'intenzione dell'autore e del curatore della seconda edizione: quello di offrire ad
ogni ceto di persone, anche popolare e devozionale, una figura di beato che faccia
scuola con la sua vita, così come è agilmente e equilibratamente narrata.
FRANCESCO MOTTO
DALCERRI Lina (a cura), Ascolta o figlia. Lettere di madre Laura Meozzi pioniera
dell'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Polonia. Roma, Istituto Figlie
di Maria Ausiliatrice 1984, 470 p.
Come D. Pietro Tirone per i salesiani di Polonia, così madre Laura Meozzi
donò tutta se stessa alla Polonia, e come fondatrice dell'opera, resta fino alla morte
la madre spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice in questo paese.
Oggi, quando si pensa già alla sua beatificazione, si sente il desiderio di una
conoscenza più approfondita della sua persona e della sua spiritualità. Dopo la bio-
grafia « Nel paese delle betulle » di Sr. Maria Domenica Grassiano è uscito un epi-
stolario di madre Laura, intitolato « Ascolta o figlia » a cura di Sr. Lina Dalcerri.
La raccolta, oltre un'introduzione, contiene 231 lettere scritte negli anni 1926-1951.
Vi sono state inserite anche le lettere senza data, e per alcune di esse, i dati crono-
logici sono stati determinati in base al contenuto.
Anzitutto c'è da rilevare la scarsità delle lettere degli anni 1939-1944. Esse
purtroppo vennero distrutte per ordine della stessa madre Laura, quando la Polonia
fu invasa dai nazisti. Infatti, possiamo leggere in una lettera del 1941: «Non con-
servare nessuna lettera ma bruciale tutte; è bene non aver nulla, io faccio altret-
tanto » (lett. 125).
Ogni lettera è accompagnata da una frase che accentua un aspetto partico-
larmente significativo ed è corredata da alcune note di spiegazione del testo. E'
stato aggiunto anche un indice analitico dei nomi e dei temi trattati nell'epistolario.
Come ci informano le note, la madre, dopo la seconda guerra mondiale, non
poté più scrivere le lettere personalmente, ma le dettò a Sr. Rudzka. Le lettere
scritte nell'originale polacco sono state tradotte da Sr. Edvige Jakubiec.
L'ordine seguito è secondo le destinatarie. Vi si possono distinguere tre parti.
Nella prima sono contenute le lettere scritte negli anni 1926-1951 alle 26
suore polacche elencate per nome, con una breve biografia di ogni suora alla quale
scrive la madre. Qui in modo particolare si sente la totale donazione della madre
alle suore di Polonia, paese divenuto ormai la sua seconda patria: « ...sento la no-
stalgia di tutte voi, che mi sento come cosa mia, tutta mia » (lett. 40), e poi « ormai
sento di essere polacca » (lett. 44).
La corrispondenza diviene per lei un'occasione per fare direzione spirituale,

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Recensioni 331
sottolineando alcuni tempi più caratteristici, come la vita spirituale che deve occu-
pare il primo posto (lett. 36). Anche la preparazione professionale deve essere sempre
accompagnata da una vigile e intensa vita spirituale (lett. 180) che porta alla san-
tità. Bisogna santificare tutte le azioni (lett. 110) e perciò ella cerca di incorag-
giare le suore nel lavoro della propria santificazione, conscia che questo è il suo
primo e più importante impegno e quello anche di ogni suora. La santificazione
del lavoro, del quotidiano è sempre unita profondamente con la gioia di servire
Dio. « ...Vedi che tutte servano al Signore col cuore contento » (lett. 92). Oppure:
« stai allegra e facciamoci sante » (lett. 25), « sta allegra e buona, tanto, tanto »
(lett. 50). Lei, che era molto buona, raccomanda a tutte le suore, e specialmente
alle superiore, la bontà, la carità e la delicatezza che può unire tutte per formare
un cuor solo e un'anima sola. « Fate tutto, ma sempre d'accordo, ma sempre bene,
sorridenti e piene di desiderio di amare Dio » (lett. 41). Non mancano anche le
osservazioni concrete: « Per amore di Gesù lavora sul tuo carattere; vedi di essere
calma e gentile con tutti, sempre in qualunque momento » (lett. 78). E tutto con
tanta delicatezza.
La madre è sempre pronta a dare risposte e suggerimenti adeguati e come una
mamma ha presente i bisogni di tutte e a tutte pensa in modo concreto: « Cerca
di dormire; comprati quello di cui hai bisogno, te lo raccomando » (lett. 88), « pre-
ga e riposa e mangia, mangia tanto » (lett. 44).
Un punto programmatico di madre Laura è quello di inculcare l'amore alla Con-
gregazione, allo spirito della Regola per realizzare in pieno la propria vocazione e il
disegno di Dio. Vuole accendere nel cuore delle suore un'autentica devozione a
Maria Ausiliatrice. Frequentemente pone sotto gli occhi delle sorelle come modelli
di santità salesiana, Don Bosco e Maria Domenica Mazzarello, verso cui nutre una
devozione filiale.
Qui si può sottolineare che avendo una grande fiducia nella Misericordia di-
vina, ella diffuse molto la devozione a Gesù Misericordioso secondo le apparizioni
a suor Faustyna Kowalska, della Congregazione della Beata Vergine della Miseri-
cordia, la cui causa di beatificazione è in corso.
La madre deve anche superare tante difficoltà economiche e molto pesanti.
Tuttavia, scrivendo a suor Elena (lett. 114), le chiede: «Non pensare ai denari; il
Signore ce ne manderà quando ne avremo bisogno ». Però poi ella stessa, quasi
pregando, dice: « Oh, Signore, dacci i denari di cui abbisognamo per pagare tutto »
(lett. 33) per pagare i debiti che sono « la sua morte » (lett. 99).
La seconda parte raccoglie lettere collettive e abbraccia i numeri 195-222. Si
tratta di 28 lettere in cui sono toccati gli stessi problemi, ma indirizzati questa
volta ad un gruppo di suore. In esse informa di alcuni avvenimenti importanti per
l'Istituto, come p.e. l'apertura del noviziato a Rozanystok nel 1929 (lett. 197); la
visita di D. Giraudi, Economo generale, che raccomanda alla comunità di accogliere
con tutti gli onori, scendendo a tutti i particolari della preparazione (lett. 201);
presenta la nuova Ispettrice, suor Matylda Sikorska e indirizza le suore alla nuova
superiora invitandole ad avere per lei lo stesso rispetto, la medesima docilità che
ebbero nei suoi riguardi (lett. 213). In molte lettere sono presenti le ragazze-allieve
e si affida alle suore perché le seguano nello spirito del sistema preventivo di
Don Bosco.
La terza parte è formata da nove lettere scritte alle Superiore: alla Superiora
Generale Madre Luisa Vaschetti, alla Superiora Generale Linda Lucotti e alla ma-

1.10 Page 10

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332
Recensioni
dre Teresa Pentore, consigliera generale, che fu visitatrice in Polonia nel 1937. In
esse informa le Superiore dell'andamento delle case e dello spirito religioso delle
suore e chiede il permesso di apertura di nuove case.
In tutte queste lettere la si vede sempre come una madre aperta ai problemi
e alle difficoltà delle suore e sempre pronta a dare risposte ben circostanziate.
Una cosa che può suscitare confusione è il titolo « Ascolta o figlia » accom-
pagnato dall'immagine della Madonna e una breve descrizione del quadro della no-
stra Signora dell'Ascolto di Rokitno. Tutto ciò potrebbe erroneamente far credere
al lettore che si tratti di un libro mariano.
Il valore di questo libro è ben sottolineato da madre Rosetta nella presenta-
zione: « Queste lettere sono come quelle di madre Mazzarello con in più l'apporto
della vasta cultura propria di madre Laura ». Esso pertanto dovrebbe interessare non
solo le Figlie di Maria Ausiliatrice, ma anche tutti coloro che in qualche modo hanno
a cuore la formazione spirituale e religiosa.
K. SZCZERBA
EGUILLOR GARCÍA María Isabel, Yopo, Shamanes y Héruka. Aspectos fenomenoló-
gicos del mundo sagrado yanomami. Vicariato Apostólico de Puente Ayacucho,
Librería Editorial Salesiana 1984, 242 p.
« El Pueblo Yanomami, grupo cultural... que ha conservado su acervo de cono-
cimientos hasta la actualidad, ... ha vivido aislado en las Serranías de Parima hasta
los albores del siglo XX » (p. 12), aunque ya antes se hubieran tenido contactos con
los — entonces llamados — « temidos guajaribos » (p. 21-22). Un vistazo a la biblio-
grafía (p. 241-242), que avala la seriedad científica de este estudio, manifiesta el
interés suscitado en estos últimos decenios por la « gente yanomami ». Este grupo
étnico, perteneciente « a la Sub-región del Alto Orinoco », tiene su habitat en el
área comprendida al norte por el Alto Ventuari, al sur — frontera venezolana-
brasileña — por el Río Negro y sus tributarios, al este por la Sierra de Parima y
al oeste por los ríos Padamo y Mavaca (p. 20). Y precisamente de la población
yanomami, que habita en la confluencia de este último río con el Orinoco, se ocupa
el presente trabajo.
El interés adquiere aún mayor relieve habida cuenta que parte de la biblio-
grafía es fruto no sólo de estudiosos advenedizos sino de estudiosos, trabajadores
apostólicos — hoy salesianos y salesianas — que viven, desde hace años, entre los
Yanomami. Es el caso de la obra de la « Misionera Salesiana » María Isabel Eguillor,
a la que, junto con su especialidad en Antropología Aplicada a las Misiones, « los
siete años vividos entre los Yanomami de Mavaca — subraya en la Introducción —
han servido para tomar contacto con la vida diaria de la Comunidad: hechos ruti-
narios, ritualísticos, festivos, así como los trágicos de enfermedades, peleas, guerras
intertribales, muertes, han pasado ante nuestros ojos descubriéndonos un vasto com-
plejo cultural que puede dar aportes validos a la cultura en que se desenvuelve la
sociedad dominante » (p. 13).
Con tres ensayos precedentes — Fichas de antropología (1980), Estudio sobre
los conflictos sociales y el sistema de controles que lo regulan entre los yanomami
del Alto Orinoco (1982), Análisis cuantitativo de la población yanomami de Mavaca

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Recensioni 333
(1983) — la autora parece haber preparado el presente estudio, que en cierto sen-
tido los aglutina, como indica el subtítulo: Aspectos fenomenológicos del mundo
sagrado yanomami, plasmados en los tres términos del título: YOPO — [diversas
variedades de alucinógenos] —, SHAMANES — [los hombres depositarios del saber
mitológico y defensores, por ello, de los enemigos y de las enfermedades, con lo que
ofrecen al grupo la garantía de seguir siendo tal] —, Y HEKURA [los espíritus, cata-
logados en tres clases: terrícolas, celestes y de la naturaleza].
Desde el inicio la misma autora señala como objeto de su obra el « intento de
llegar a conocer un poco más la Cultura Yanomami en sus aspectos sacrales, reli-
giosos ». Pero tratándose de este grupo étnico ello es inconcebible sin conocer el
« medio físico-temporal » — la selva tropical amazónica — que le ofrece « no solo
su significado histórico, geográfico, lingüístico sino también el afectivo, mítico, reli-
gioso, sacral y simbólico... En esta relación constante con la naturaleza, salvaje
misteriosa, exuberante, el Yanomami ha encontrado, pues, la otra dimensión del
hombre, ya que le ha permetido estructurar su mundo sacral, su cosmovisión,
desarrollada a partir de este habitat particular » (p. 11-12). « Las realidades terre-
nas, animadas por una ideología religiosa, la sociedad las traslada a la vida sacral.
No hay vías paralelas entre el sistema religioso y el sistema social» (p. 231). Esto
explica la amplitud otorgada a lo que en el conjunto de la obra constituiría su
simple entorno.
Tras una sugestiva Introducción (p. 11-29), que recoge la delimitación geográfica
del grupo yanomami de Mavaca con su interesante, aunque breve, etnohistoria, el
estudio está dividido en dos partes de idéntica extensión. La primera [entorno]
Los Yanomami (p. 30-136) — analiza ampliamente su « ser lo que son », su
sistema « de parentesco y familia », su sistema « económico » y « político », impreg-
nado todo ello de valores sociales.
La segunda parte [temática de fondo] — El sistema religioso yanomami (p. 137-
230) — trata « de presentar los fenómenos sociales que hacen referencia a las mani-
festaciones religiosas ». Estas abarcan « la cosmovisión, los mitos que la explican;
las creencias en el hombre, en el más allá; los rituales y los especialistas [shamanes]
que ponen al grupo en comunicación con lo sobrenatural » (p. 137); las prohibi-
ciones y los tabúes; la magia, los cantos. Sorprende luego las « Actitudes Fundamen-
tales », — es decir, « ciertas disposiciones de ánimo que... se manifiestan en la reali-
dad de cada día y tienen íntima conexión entre ellas y con la naturaleza, la vida
sacral, el sistema social, el desenvolvimiento político, la propia subsistencia, las rela-
ciones familiares —, y son: el miedo, la violencia, la amistad, la generosidad, el
robo y la mentira, la novedad» (p. 205). Presenta, en fin, los denominados «Ele-
mentos típicos » — « algunos fenómenos sociales o hechos etnológicos vividos en
el grupo, en el cual el hombre yanomami, ser social por encima de todo, siente la
necesidad psíquica de compartir con el otro inquietudes, aspiraciones, sentimientos »
(p. 219) —: Wayumi [desplazamientos periódicos], Wayamau [diálogo nocturno
con los visitantes], Heniyomou [salidas a la selva en busca de caza], Reahumou
[forma típica de expresar la amistad en toda su amplitud], Vida diaria. Para con-
cluir que « analizando toda esta fenomenología nos damos cuenta que los Yanomami
poseen en su Sociedad una organicidad funcional dentro de su estructura, en la
que lo religioso no es un sistema aislado sino que tiene su correspondencia en ella »
(p. 231).
El trabajo, evaluado como « ejemplo de eficiente investigación de campo »

2.2 Page 12

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334 Recensioni
(p. 5), deja patente, junto al extraordinario conocimiento experiencial, un acervo
notable de documentación literaria. La profusión de material gráfico — ilustraciones,
tablas, anexos, mapas, fografías — enriquecen el conjunto de la obra. Pero — en
sentir de la propia autora — se trata simplemente de « un intento », de « un aporte
limitado » (p. 29) por « la complejidad del grupo », « por la oscuridad en que se
manifestaban (los valores humano-religiosos), por el reemplazo o la deformación sim-
bólica que han experimentado con el correr de los siglos y por la dificultad de
enjuiciarlos objetivamente» (p. 11). Aunque, sin duda, se trata de «un intento»
que — como bien dice el presentador — « sienta las bases entnográficas, teóricas
y metodológicas para desarrollar estudios en profundidad de aspectos parciales de
la organización social de una comunidad tan importante y desconocida para la etno-
logía como los Yanomami ».
Con tan « excelente punto de partida », también nos auguramos que la autora
prosiga « la investigación de campo en Yanomami » (p. 5), pueblo « al que ama
profundamente ».
JESÚS BORREGO
MUGNAI Leone, S. Giuseppe Cafasso prete torinese. Siena, Cantagalli 1972, 114 p.
Si tratta di una breve biografia del santo patrono delle carceri. L'autore, ricco
d'una lunga esperienza nell'assistenza spirituale e materiale ai carcerati e ai dimessi
dalle carceri, l'ha scritta perché potesse essere di luce e di conforto a quanti operano
nel settore.
Lo scritto consta di due parti: nella prima è descritta in breve la vita del
Cafasso; nella seconda sono raccolte in appendice i dati omologici, il pensiero dei
Papi su di lui, un'antologia di brani tratti dai discorsi fatti in occasione del Io cen-
tenario della sua morte, una breve riflessione sui « principi e fondamenti per una
genuina spiritualità penitenziaria » così come si possono ricavare dalla sua scuola.
La biografia destinata alla divulgazione edificante, pur non avendo pretese o
apparato scientifico, si fonda su studi seri in materia indicati al termine della bio-
grafia.
In particolare è da sottolineare l'uso abbondante che fa degli scritti .di
don Bosco: « Chi infatti — spiega l'autore — meglio di San Giovanni Bosco, che
del Cafasso fu concittadino e discepolo e delle sue virtù ed apostolato fu solerte
imitatore, ha avuto modo di farci conoscere, nell'intimo, quell'Uomo di Dio, se è
vero che... soltanto santi conoscono bene i santi » (p. 11).
C. COLLI
POSE Francisco J., Mano de Dios para la vida de muchos. Testimonio semblanza y
mensaje de José Domingo Molas (= Testigos Salesianos 3). Montevideo, (Edi-
zione extra commerciale) 1984, 110 p.
Un piccolo volume che ci presenta del materiale raccolto per conservare la
memoria di D. José Domingo Molas, SDB, nato nel Paraguay, cappellano militare
nella guerra del Chaco, Missionario in Tailandia, Rettore del Santuario di Maria

2.3 Page 13

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Recensioni
335
Ausiliatrice al Colle D. Bosco durante la seconda guerra mondiale, guida alle Cata-
combe di S. Callisto a Roma e morto in Uruguay nel 1983. In tante occasioni dif-
ficili fu veramente mano di Dio per la vita di molti. Il piccolo volume viene diviso
in quattro parti: Il Servitore della Vita; l'Uomo di fede; il giovane Salesiano; sin-
tesi cronologica della vita di D. Molas. Si segnala il valore dell'opera come contri-
buto a una futura biografia del Padre Molas.
A.S. FERREIRA
SCUDERI Vincenzo - M. ALESSI Antonio, Missionario di fuoco: Mons. Vincenzo Scu-
deri salesiano. Torino, LDC 1985, 184 p.
Il libro, corredato d'una discreta documentazione fotografica, è la biografia di
una delle più eminenti figure di missionari e di costruttori dell'India salesiana.
Il Vincenzo Scuderi, che è segnalato tra gli autori, è il nipote del biografato
che ha avuto un peso determinante nella raccolta di documenti e di testimonianze
per la redazione del libro. Oltre che sugli scritti di Mons. Scuderi (soprattutto su
un diario inedito abbondantemente citato) la biografia poggia la sua documentazione
sulla conoscenza diretta di don A.M. Alessi di persone, luoghi, situazioni, su inter-
viste a confratelli, testimoni oculari dei fatti, su testimonianze tratte dal « Bollettino
Salesiano » o da monografie apparse sul lavoro missionario salesiano in India. Per-
ciò, senza essere un lavoro scientifico, è un primo riuscito tentativo, attraverso una
raccolta di dati, di delineare una figura di salesiano che si rivela di primo acchito
veramente eccezionale, e di ricostruire quella parte della storia salesiana delle mis-
sioni dell'India che è connessa colla sua opera.
Forse nuoce alla ricostruzione obiettiva della figura il tono, diremmo così, un
po' apologetico del lavoro. Questo lo si nota soprattutto nell'ultimo capitoletto
(« Profeta scomodo ») dove l'autore ci lascia intravedere che esistono valutazioni
contrastanti e dove cerca di prevenire obiezioni appellandosi, oltre che ad alcune
autorevoli testimonianze, al giudizio della storia: « Solo il tempo, grande galantuomo,
ci farà comprendere la statura di questo salesiano fuori serie » (p. 178). Ora questo
essere Mons. Scuderi un personaggio da alcuni discusso e contestato, non traspare
molto dalla biografia, per lo più entusiasta.
A giustificazione di questa scelta degli autori in primo luogo ci sta il fatto
che il tempo trascorso dalla sua scomparsa è troppo breve per una valutazione spas-
sionata di persone ed avvenimenti. In secondo luogo penso che questo esulasse dallo
scopo del lavoro. Come dice anche il titolo del libro, destinato alla divulgazione,
questo non vuol essere altro che la presentazione viva ed attraente d'un salesiano
dallo « zelo infuocato, impastato sempre di calore missionario, anche quando dovette
abbandonare l'India » (E. Vigano nella « Prefazione »). E in questo gli autori sono
pienamente riusciti. « Viva ed attraente » non vuol dire « non conforme a verità »,
anche se necessariamente non comporta quelle sfumature, quei chiaroscuri che una
fedele ricostruzione storica esige.
C. COLLI