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Recensioni
del clero per i nuovi tempi attraverso, tra l'altro, la riforma dei seminari maggiori e
delle pratiche religiose, compreso il culto. La Conferenza episcopale riservò una par-
ticolare dedizione all'Azione Cattolica organizzata sul modello italiano, che in Polo-
nia ebbe inizio nelle cosiddette «Lege», organizzate assai bene a livello diocesano.
Sulla partecipazione delle associazioni giovanili alla vita politica del paese l'A. evi-
denzia lo scontro delle differenti tendenze tra gli stessi vescovi risolto con l'opzione
apolitica. La Conferenza dei vescovi dovette affrontare in modo deciso la questione
dell'insegnamento della religione nelle scuole aggravata maggiormente per l'infiltra-
zione di insegnanti di sinistra; e, per un certo tempo, l'indisponibilità del ministero
competente. «Alla Caritas» la Conferenza episcopale si sforzava di assicurare una
maggiore libertà dallo Stato e di renderla più presente a livello nazionale.
L'ultima parte dello studio ha per oggetto l'influenza esercitata dalla Conferenza
dei vescovi sulla vita politica del paese, che, assai intensa nei primi anni dell'indipen-
denza e giudicata piuttosto positivamente, coll'andar degli anni si allentò, come fu
confermato dalla costante diminuzione della presenza del clero nel parlamento. Di-
fatto prevarrà in seguito una preoccupazione di carattere morale e sociale. Ciò
trovò eco nelle lettere pastorali pubblicate di comune accordo e, in modo speciale, in
quelle del primate A. Hlond, che indicò chiaramente come costruire una moderna
società civile senza venire irretiti da nessuna ideologia totalitaria. La Conferenza
episcopale toccò anche la questione della convivenza con le altre confessioni, specie
con il giudaismo e con la chiesa polacca nazionale. Infine l'A. rileva la preoccupazio-
ne dei vescovi per i polacchi all'Estero e per la missione «ad gentes». A ciò contribui-
rono molto ambedue i primati, cioè E. Dalbor e il suo successore A. Hlond, che
agirono sempre a nome dell'episcopato.
L'opera di S. Wilk, che a ragione possiamo considerare un evento, presenta un
quadro molto concreto e metodologicamente chiaro sull'operato della Conferenza
episcopale polacca, la quale acquisì col tempo una fisionomia sempre più precisa.
L'A. non nasconde l'esistenza all'interno di essa di divergenze o di diversi punti di
vista, tuttavia ne evidenzia la risolutezza e l'unità nelle questioni di principio, per
quanto potesse essere difficile, e puntualizza la collaborazione tra essa e i nunzi apo-
stolici, che fecero da tramite tra il papa e l'episcopato.
La lettura del volume può comportare qualche difficoltà per l'analisi, che senza
dubbio costituisce il grande pregio di quest'opera, ma rende arduo seguirne il filo
conduttore nonostante la breve sintesi riportata alla fine di ogni capitolo. Anche il
fatto che S. Wilk tende, e d'altronde è un dato positivo, a non dare troppi giudizi, da
alcuni può essere visto come un prendere distanze ingiustificate per uno storico. Il
tono polemico quasi inesistente, tranne qualche accenno alle tesi dei marxisti, ci pare
giustificato dal desiderio dell'autore di far parlare fatti e dati reperiti in innumere-
voli archivi e in gran parte sconosciuti.
L'opera di S. Wilk ci ripropone, per la sua metodologia, una domanda per alcu-
ni già scontata: se la storia ecclesiastica sia una disciplina teologica o solamente
umanistica. Non è possibile qui dare tale risposta, però si può affermare come sia
indispensabile tenere conto della realtà teologica della chiesa come tale; ciò è inevi-
tabile per non cedere alla tentazione sociologistica o cadere nella rete illuministica.
L'A., agguerrito nella conoscenza della dimensione teologica della Conferenza epi-
scopale, le ha dunque ridato un volto reale e veritiero, certamente differente da quel-
lo presentato da alcuni storici marxisti che, toccando lo stesso argomento, si sono
comportati come se si trattasse di qualunque istituzione umana.