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SPUNTI SULLA MISSIONE PROMOTRICE DELLA CHIESA
NEI RIGUARDI DELL’UOMO IN ALCUNI APPUNTI
DEL CARDINALE AUGUST HLOND
Pawe¯ Bortkiewicz schr
Scopo di queste pagine è l’avvicinamento al pensiero teologico di
Hlond, soprattutto come vescovo e pastore di anime, non come teologo acca-
demico, ma come uomo attento agli interessi della Chiesa e della patria. Il suo
pensiero appare degno di analisi. Non ci si aspetti, però, una teologia sistema-
tica e una riflessione metodologicamente ordinata sulla parola di Dio, predi-
cata dal card. August Hlond.
Il suo pensiero è incentrato sulla Chiesa in mezzo al mondo. Essa, in ra-
gione della sua missione, deve proteggere l’uomo davanti ai vari pericoli che
potrebbero minacciare la sua soggettività; preoccupata del bene di ciascuna
persona, la Chiesa si sente impegnata a proteggere la propria crescita anche di
fronte allo Stato, indicando i valori fondamentali che lo Stato deve rispettare;
inoltre, rivendica il diritto di fondare diverse istituzioni al fine di contribuire
al progresso; in modo particolare la Chiesa rimane attenta all’uomo viatore -
emigrato.
I. Comprensione della Chiesa e le sue ragioni per la difesa della persona
Il punto di partenza per decifrare la teologia di Hlond dovrebbe essere la
riflessione sul mistero della Chiesa. Per il Primate tale riflessione avviene
nella concretezza di spazio - tempo. Come uomo operante nel “tempo disu-
mano” di due ideologie criminose, il Cardinale non ha dubbi: «[...] un grande
pericolo per il cattolicesimo è la mescolanza con cui si può conciliare il catto-
licesimo e lo spirito di tempo».1 Valutando i cambiamenti del dopoguerra e la
molteplicità delle prospettive riguardanti “la nuova Polonia” il Primate af-
ferma: «Novità no: questo non è necessario. Non è ciò “che è nuovo” a sal-
vare la Polonia, ma ciò “che è vero”».2
1 Z notatnika Kardyna¯a Augusta Hlonda (Dal taccuino del cardinale August Hlond),
a cura di Wojciech Necel, Pozna 1995, p. 95.
2 Ibid., p. 133.

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Appunto la verità, la veracità della realtà è per Hlond il criterio finale
dello sviluppo. Questo vuol dire appoggiarsi sulla tradizionale base del rea-
lismo, anche se questo viene con inesorabile spietatezza contestato da illu-
sorie ideologie e filosofie dell’epoca. «Chi cerca la verità va avanti; chi non
va verso la verità si tira indietro, nega il progresso e la corsa verso la verità e
verso l’amore».3
I tempi in cui vive il Primate sono i tempi di un grande confronto del cri-
stianesimo con le illusioni dei nuovi sistemi ideologici, dei nuovi culti, delle
nuove antropologie ed etiche. Egli ne è pienamente consapevole: «Ideologie e
banalità [...] di loro è stata fatta la mistica, la spiritualità e l’ideologia di
moda, con la pretesa dell’infallibilità e del monopolio al progresso o consu-
mazione sociale».4
Proprio in questo tempo è collocato il mistero della Chiesa. Quantunque
sia difficile ricostruire con precisione la trama dell’ecclesiologia di Hlond, si
può senza dubbio notare che si tratta di una riflessione sulla Chiesa nel
mondo contemporaneo, e sul suo confronto con questo mondo. Con uno
sguardo alla teologia dell’epoca, per esempio alla teologia di Marie-Domi-
nique Chenu (1895-1990), si conferma la profonda ragione di questa intui-
zione. La teologia della Chiesa di Hlond è la teologia solidale con l’epoca.
Non si accontenta dell’elaborazione di concetti o formule, ma tende a dare
un’interpretazione esistenziale del mistero.
Nell’ecclesiologia del Primate, il pensare alla Chiesa si intreccia con il
pensare alla civiltà risultante dal dinamismo della fede e nello stesso tempo
dell’investigazione personale. La Chiesa deve essere l’ispiratrice di tale ci-
viltà, il suo lievito. Si legge in «Civiltà cristiana - principi: 1) il valore e la di-
gnità della persona umana, che ha la sua destinazione e i suoi diritti; 2) l’a-
nima umana come valore, come entità immortale [...]»,5 o il riconoscimento
che: «La base della nostra etica è Dio - Dio personale; la Creazione del
mondo e dell’uomo; la Rivelazione; la Redenzione».6
La Chiesa può essere compresa, quindi, non solo attraverso le categorie
delle speculazioni ma anche mediante la viva fede realizzata nella prassi cri-
stiana. Così banco di prova (del cristianesimo) diventa l’azione. Perché la de-
cadenza della dottrina è causata di solito dalla decadenza della vita, e la sal-
vaguardia della dottrina è garantita dalla difesa da detta decadenza. Il Primate
intravede che tale cattolicesimo attivo è in rotta di collisione con l’opinione
corrente: «di moda è un cristianesimo attenuato, abbassato a certi principi di
3 Ibid., p. 314.
4 Ibid., p. 192.
5 Ibid., p. 381.
6 Ibid., p. 94.

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vita del mondo decadente [...] questo cristianesimo è responsabile dall’attuale
catastrofe del mondo».7
La viva fede riferita alla persona e professata dalle persone ha una dimen-
sione sociale. Nel cristianesimo non c’è posto per le differenze di classe o di ca-
sta: la stessa fede, gli stessi sacramenti, la stessa Eucaristia, lo stesso sacerdozio.
Secondo Hlond la dimensione sociale della fede si concretizza nella Chiesa.
Inoltre la fede si attua nello spazio della Chiesa; non esiste isolata dal Corpo Mi-
stico come privato riferimento a Cristo. È la fede, nel pieno senso della parola,
del sacerdote (manifestata, per così dire, “in nome del popolo”) e della Chiesa
(coesistente nella Chiesa e corresponsabile). Grazie al superamento di ogni ap-
parenza e privatezza, diventa una fede profondamente responsabile.
Fondamentale è, sotto questo aspetto, il detto: «Nella Chiesa non basta
solo essere, occorre vivere [...]».8 Hlond vive nella Chiesa a misura della
comprensione della sua vita trattata e meditata come vocazione. La speri-
menta come missione nella responsabile interpretazione dei segni dei tempi,
soprattutto politici e nazionali. È un’interpretazione classicamente profetica,
impegnata non nella costruzione dei sistemi e delle strutture, ma nella libera-
zione dell’uomo da queste strutture. Così «la Chiesa non solidarizza con nes-
suna delle parti nelle questioni politiche tra occidente e oriente. Essa difende
l’anima e le leggi violate dell’uomo, difende non sottraendosi ai bisogni delle
riforme sociali e politiche, ma indicando le fondamentali norme morali di
questi cambiamenti [...]».9 «La Chiesa non divide l’occidente dall’oriente;
salva il cristianesimo dal paganesimo e dal nichilismo religioso [...]».10
La missione della Chiesa è dunque la salvaguardia della coscienza dei
popoli, per salvare l’umanità che è in pericolo. La grandezza di questa mis-
sione esige una eccezionale sollecitudine circa la forma della Chiesa e la sua
continua conversione. La concreta espressione della preoccupazione del
Primate si manifesta con l’esigere giusta qualità e santità nella vita del clero.11
7 Ibid., p. 382.
8 Ibid., p. 320.
9 Ibid., p. 315.
10 Ibid., p. 320.
11 È interessante far qui cenno alle sue proposte riguardanti la riforma del papato. Esse
costituiscono parte integrale della sua preoccupazione circa la Chiesa universale. Hlond parla
da uomo fedele senza alcuna riserva ai papi e alla Sede Apostolica e chiede soprattutto di recu-
perare la dimensione evangelica del papato. È una lettura penetrante e convinta della profonda
necessità di conversione da parte della Chiesa: bisogna ricondurre il papato alla semplicità, al-
l’umiltà e alla povertà; il papa ha bisogno di grandi pensieri, coraggiosi piani, decisioni epo-
cali, determinazione e energia, coraggio, anche se comporta certi rischi, nella realizzazione del-
l’Evangelo, dell’unità della Chiesa e della difesa dei suoi fondamentali diritti. Riteneva che «Il
Nuovo Papa dovrebbe uscire dalla camera del Vaticano, dall’isolamento dell’occidente, dal
carcere di Primate d’Italia; deve andare al mondo, salire di nuovo sulla barca di Pietro; do-
vrebbe andare all’oriente e conquistarlo, dovrebbe mostrarsi ai popoli eretici e guadagnarli; bi-

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L’ecclesiologia di Hlond appare, dunque, come visione della Chiesa che
testimonia la fede ed è ispirata dalla fede. È una Chiesa profondamente evan-
gelica e nel contempo moderna; una Chiesa come reale presenza nel mondo,
anche se contro molte tendenze dell’epoca: «La Chiesa – la si vorrebbe con-
dannare all’isolamento e allontanarla dalla vita del popolo, profanarla per
scopi terreni».12 È convinto che la Chiesa possiede tutto ciò che occorre per
diventare un particolare luogo della soggettività dell’uomo. Questo, di conse-
guenza, richiede, anche se non unicamente, l’unione della Chiesa con la na-
zione e la volontà di creare la comunità delle persone.
II. L’uomo come cittadino dello Stato e della nazione
costituisce la via della Chiesa
La fede nel Dio vivente nella sua Chiesa rende possibile al Cardinale
una profonda identificazione con la realtà della Chiesa. Tale identificazione
non avviene tanto con la struttura, quanto soprattutto con la sua missione. La
Chiesa per la sua natura è missionaria. Essa costituisce una dinamica rela-
zione con il mondo. Attraverso la Chiesa e la sua missione Hlond guarda le
due grandi realtà: lo Stato e il popolo. La sua riflessione si situa, diciamo, al-
l’interno di una certa unicità della “teologia polacca della nazione”.
È una teologia di un chiaro amore per l’uomo. L’amore però nasce dalla
verità e, a sua volta, costituisce la sua affermazione. Per questo motivo conti-
nuamente richiede una metanoia. Hlond, quindi, molto interessato della que-
stione polacca, non esita a mostrare alla Polonia e ai polacchi il male che è la
causa reale delle sconfitte. Scrive: «La storia dei nostri giorni è il giudizio
sognerebbe che andasse sovente in Oriente; almeno una volta all’anno dovrebbe recarsi a
Gerusalemme, la quale dovrebbe essere la sua seconda sede» (ibid., p. 368).
L’autentico e profetico sguardo sulla Chiesa, che deriva dalla fede e dalla piena respon-
sabilità per la fede della Chiesa, resta coronato dai lapidari appunti, la cui importanza si può
notare nella prospettiva di oltre trent’anni dopo la sua stesura: «Concilium Vaticanum II: 1) Pa-
squa – prima dominica aprilis; 2) breviarium – simplificatum [...]; 5) Correzione C.I.C. [Codex
Iuris Canonici] [...]; 6) Definire e confermare l’universalismo [il cattolicesimo] della Chiesa [...];
7) Affermare la teoretica unità e la necessità d’armonia pratica tra fede e sapere, tra Chiesa
e Stato, tra uomo e società, tra progresso tecnico e lo sviluppo spirituale e morale;
8) Precisare chiaramente il ruolo e i limiti della competenza della Chiesa nelle questioni
temporali soprattutto in rapporto alla politica e alle questioni sociali, alla civiltà e alla cultura;
9) Soprattutto la riforma interna [...]» (ibid., p. 375).
I punti 6-8 dei suoi appunti sono diventati l’oggetto delle due costituzioni, dogmatica e
pastorale, del II Concilio Vaticano. Soprattutto colpisce una certa coincidenza degli ultimi
punti con i temi della costituzione Gaudium et Spes. La realizzazione del quinto punto doveva
attendere fino al 1983.
12 Ibid., p. 319.

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sull’abiezione e sullo svilimento dell’umanità che ha perso il contatto con
il Creatore».13
L’indicare l’essenza del male gli permette di dare un giudizio critico sui
fenomeni dell’epoca. Va ovviamente sempre tenuto conto del contesto sto-
rico: l’ideologizzazione ateistica nella versione marxista e massonica. Il Pri-
mate sinteticamente esprime la relazione del cristianesimo col socialismo nel
seguente modo: «Pensieri del rapporto Chiesa - socialismo: fatti: 1) l’attuale
socialismo (comunismo) è anticristiano e tale vuole restare; 2) la Chiesa non
può cristianizzare un siffatto socialismo; 3) nel socialismo il principale osta-
colo per la coscienza cattolica non sta nella pianificazione economica, ma
nella privazione dell’uomo della fede in Dio e nel suo destino eterno».14
Molto caratteristico è il suo lungimirante sguardo sulla Chiesa per la cui
comprensione si deve tenere presente tutto il secolo che intercorre fra la
Rerum novarum e la Centesimus annus. Naturalmente ciò che colpisce mag-
giormente è l’evidente presentazione dell’insufficienza economica e politica
del marxismo: «le realizzazioni del socialismo finora esistenti non hanno con-
vinto. Costruttivamente hanno distrutto molto di più». A sostegno di questa ri-
flessione, che coglie il nucleo della questione e la demistificazione del male
del sistema, è il fatto della degradazione della coscienza dell’uomo e della de-
vastazione nella sfera antropologica: «Soprattutto l’umanità non ha trovato la
sua felicità, e neanche il suo ideale. La delusione, i dubbi e l’inquietudine
sono oggi più generali che l’impulso della fede».15
Il Cardinale non dimostra la minima illusione, al contrario di alcuni emi-
nenti teologi dell’occidente, circa il nucleo dell’errore marxistico: l’aberra-
zione antropologica. «Ciò che condurrà il socialismo e il comunismo all’as-
surdo, [...] è la falsa concezione dell’uomo. L’etica dell’uomo è l’etica del
collettivo; ma tale etica non nobilita l’individuo».16
Dall’univocità del giudizio risultano chiare le conseguenze: non si pos-
sono accettare i frammentari sintomi di apparenza di bene, neanche l’auten-
tico impegno degli attivisti marxisti. E ciò indipendentemente dalle inten-
zioni, perché l’oggetto stesso degli sforzi è in sé cattivo e lo sforzo compiuto
nel campo dell’ideologia marxista è immanentemente cattivo. Hlond afferma:
«molta gente si intenerisce per l’idea degli attivisti rossi e non si rende conto
del pericolo di questa peste e dei danni persino irrimediabili, causati allo spi-
rito polacco».17
13 Ibid., p. 314.
14 Ibid., p. 130.
15 Ibid., p. 130-131.
16 Ibid.
17 Ibid.

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La sua constatazione del male non si ferma al momento della diagnosi,
ma continua fino alla profetica interpretazione dei tempi futuri. «La Polonia
sorgerà, sarà grande e dovrebbe essere di Cristo». Non è una visione ingenua,
tanto più che viene accompagnata da un avvertimento riguardante il punto ne-
vralgico della vita sociale e cioè il discorso sulla libertà religiosa: «La libertà
delle coscienze per tutti, ma non la libertà per l’attività delle sette».18
Il rapporto della rinata Polonia con la fede cristiana risulta per il Primate
una cosa ovvia: «La Polonia in nessun’altra via troverà la pace, soltanto in
quella, che il suo Salvatore le ha indicato e le dà, perché Gesù stesso vuole
essere il suo Tutto».19 Tale idea non si identifica con il falso messianismo. La
prospettiva del progresso della Polonia è legata alla fedeltà all’alleanza con
Dio, cui si aggiunge la biblica e profetica convinzione del bisogno di continua
conversione dell’uomo. Solo da tale rinnovamento potrà venire un’efficace ri-
costruzione dello Stato. Il nuovo Stato dovrebbe essere lo Stato di diritto e di
libertà, circoscritto nei limiti dell’ordine sociale, uno Stato che fornisce gli
elementi dell’ economia di mercato.
Per Hlond una vera ricostruzione dello Stato può avvenire a patto che si
allontani dal sistema marxista della lotta di classe e dal meccanismo rivoluzio-
nario. Egli non sviluppa fino in fondo il suo pensiero, tuttavia la sua riflessio-
ne ispira le basi antropologiche dei cambiamenti sociali. L’uomo è presentato
come continuatore e collaboratore nell’opera della creazione del mondo. «Non
si tratta da noi di realizzare una rivoluzione, perché non c’è niente da abbatte-
re e da spazzare via; si tratta della creazione, perché dobbiamo creare dal nul-
la la nuova Polonia. La creazione è certamente un atto più alto e più nobile che
la rivoluzione; nel pieno senso della parola, è il monopolio di Dio».20
Alla luce del primato della persona sulla politica si possono prospettare
le strutture costitutive dello Stato. Esse si concretizzano nel sistema democra-
tico, il quale per restare tale deve assolutamente proteggere i valori propri
della persona nella sua dinamicità sociale. Nella «democrazia [...] sotto il po-
tere legale ogni cittadino sviluppi e attivi la sua personalità, le sue capacità
nella sua professione; abbia cura dello Stato e del suo bene, ma senza voler
esercitare le funzioni che appartengono ad altri, e soprattutto non disturbare
l’esercizio del governo».21
Hlond si mostra un realista, per cui evita di diventare un fanatico del si-
stema democratico. Non esclude, difatti, le possibilità di deformazione della
democrazia e parla dei pericoli in essa contenuti per la persona. La «Demo-
18 Ibid., p. 128.
19 Ibid.
20 Ibid., p. 169.
21 Ibid., pp. 190-191.

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crazia (come la libertà) ha i suoi pericoli, proprio perfino in sé» .22 Perciò bi-
sogna evidenziare l’indispensabile legame tra politica e moralità. Per la di-
mensione della vita statale questo vuol dire – pena una situazione patologica
– di non prestare spazio alle prove di creare una specie di “Stato neutrale”.23
Lo Stato polacco democratico, garante di un giusto progresso della per-
sona umana e libero dalle ideologie ateistiche che degradano l’uomo, è lo
Stato della forza morale. Hlond non esita a presentare questo problema nelle
categorie proprie di una missione della Polonia, di fronte agli Stati e ai popoli
slavi. «La missione della Polonia [...] è di costruire, qui da noi in oriente, il
mondo della cultura cristiana, della convivenza armoniosa, della collabora-
zione, della nuova storia slava; fondare una tale grandezza spirituale, perché
nessuno più potrebbe tentare la conquista con il pretesto della cultura».24
Tale presentazione non significa chiusura a tutto ciò che sa di autentico
progresso. Chi vorrebbe muovere al Cardinale eventuali accuse di “messia-
nismo” o “polonocentrismo”, deve prima prendere conoscenza anche di
queste sue parole: «la vita polacca deve modernizzarsi sotto molti aspetti per
diventare europea [...]. E da noi l’europeo dovrebbe sentirsi nell’Europa».25
In definitiva, il valore più importante ed essenziale resta l’uomo e il suo
bene. «L’uomo non è quindi una cosa né un passivo pulviscolo cosmico, ma
una personalità ben attrezzata nell’intelletto e nella volontà, responsabile delle
sue azioni, dotata dal Creatore dei diritti incontestabili e della vocazione alla
vita eterna».26 Tale espressione contiene in sé i più importanti elementi della
concezione tomistica dell’uomo: la sua soggettività e la sua trascendenza.
La soggettività è, nel pensiero di Hlond, il fondamento dei diritti dell’uo-
mo. Il brano sopra citato fu pronunciato da lui, nel 1947, e si riferiva ai princi-
pi cattolici da tenere presenti nella costituzione in progetto. Tale richiamo al
contesto storico è importante nei confronti con l’opposta concezione del fon-
22 Ibid., p. 191.
23 In proposito scrive: «Stato e moralità: la neutralità dello stato in rapporto alla moralità
ha raggiunto l’assurdo. Ecco desinteressement nel confronto con il male, la depravazione dei
giovani, la depravazione del popolo, la pornografia, la disgregazione della famiglia, i pubblici
concubinati» (ibid., p. 177). «Tale situazione mostra la patologia della vita sociale e la degra-
dazione dell’uomo, perciò bisogna dire un radicale, pastorale “no”: No, alla Polonia con i di-
vorzi, senza bambini, con l’omicidio dei bambini non nati» (ibid., p. 144).
24 Ibid., p. 135.
25 Ibid.
26 August HLOND, “Pragniemy, by odbudowa Rzeczypospolitej dokona¯a sie˛ bez b¯e˛dów,
z pomoca˛ i b¯ogos¯awie stwem nie miertelnego W¯adcy czasów”... Warszawa 26 II 1947 (“De-
sideriamo che avvenga la ricostruzione della Repubblica senza errori e con l’aiuto
e la benedizione dell’immortale Signore dei tempi”... Varsavia 26 II 1947), in W s¯u bie Boga
i Ojczyzny. Wybór pism i przemówie 1922-1948 (A servizio di Dio e della Patria. Scritti e
discorsi scelti), a cura di Stanis¯aw Kosi ski, Wydawnictwo Salezja skie, Warszawa 1988,
pp. 219-220.

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60 Pawe¯ Bortkiewicz
damento dei diritti dell’uomo. Perché nella visione marxista, concorde con il
positivismo giuridico, i diritti umani sono stabiliti dal potere costitutivo: sono
l’espressione positiva della volontà dell’autorità e dello Stato. Per il Primate,
così come del resto per la tradizione cattolica, i diritti della persona umana de-
rivano dal diritto naturale e dal solo fatto che egli è uomo.
Accanto alla soggettività legale, Hlond accentua “la vocazione alla vita
eterna”. L’affermazione esprime una chiara convinzione circa la trascendenza
della persona umana e il suo destino.
Questi due elementi, anche se già esplicitamente presenti nella tradi-
zione cattolica, assumono nel suo insegnamento una nuova qualità: la con-
creta cura pastorale. Da ciò scaturisce il suo impegno circa l’uomo in una fa-
miglia minacciata da liberalismo, fascismo e materialismo comunista.27
Dalla stessa motivazione nasce la necessità della protezione della sog-
gettività e della trascendenza dei giovani,28 delle donne,29 degli operai, soprat-
tutto di quelli disoccupati o in pericolo di esserlo.30
Al centro del pensiero antropologico di Hlond sull’uomo, si trova
l’uomo appartenente alla categoria biblica dei poveri, privilegiati dal pensiero
cattolico fin dalle origini. Al loro interno occupano un particolare posto gli
emigrati.
In primo luogo: l’emigrato è un viatore che si realizza nel tempo in con-
tinuo cambiamento, e nello spazio. Tale fatto lo rende particolarmente esposto
agli influssi delle ideologie e delle correnti di pensiero.
In secondo luogo: l’emigrato è un uomo, la cui soggettività è minacciata
in vari modi; soprattutto dal punto di vista giuridico, ma anche economico o
sociale; è visto come cittadino di seconda categoria (cosa vissuta ai tempi di
Hlond con brutale evidenza); l’emigrante viene ridotto al livello di forza-la-
voro di poco prezzo, senza alcuna protezione giuridica.
Da ultimo: l’emigrato è un uomo tanto immerso nella vita terrena e nella
lotta per la propria sopravvivenza, la cui dimensione trascendentale è spesso
limitata all’ordine orizzontale. La sua dimensione verticale è in condizione di
27 ID., Zagadnienie rodziny chrze cija skiej (La questione della famiglia cristiana), in
August HLOND, Na stra y sumienia i Narodu (A salvaguardia della coscienza e della Nazione),
a cura di Artur S¯omka, Don Bosco – Ramsey 1951, pp. 284-285.
28 ID., O chrze cija skim wychowaniu m¯odzie y (Dell’educazione cristiana dei gio-
vani), in ibid., pp. 185-191.
29 ID., Zadanie kobiety katolickiej (Compito della donna cattolica), in ibid., pp. 297-301.
30 ID., W sprawie bezrobotnych (Sulla questione dei disoccupati), in ibid., pp. 195-199;
ID., “Bezrobotni”... Przemówienie radiowe z okazji “Dnia Pomocy dla Bezrobotnych, Pozna
13 II 1936 (“Disoccupati”... Discorso alla radio in occasione della “Giornata d’aiuto ai disoc-
cupati”, Posnania 13 II 1936), in W s¯u bie Boga i Ojczyzny. Wybór pism i przemówie 1922-
1948 (A servizio di Dio e della Patria. Scritti e discorsi scelti), a cura di Stanis¯aw Kosi ski,
Wydawnictwo Salezja skie, Warszawa 1988, pp. 128-129.

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scomparsa. Per giunta non viene appoggiato dalle forze politiche dello Stato;
al contrario, esse ancora gli si mostrano avverse.
Perciò è necessario il collocamento dell’emigrante, l’uomo della strada,
nell’area della Chiesa ed interpretarlo soprattutto, come faceva Hlond, con ca-
tegorie profetiche. Il profetismo, come sappiamo, è il modo d’interpretare la
storia per una migliore costruzione dell’avvenire. La Chiesa, dunque, con il
suo atteggiamento critico di fronte alle diverse forme del progresso, con la sua
preoccupazione di proteggere la soggettività dell’uomo e con la sua compren-
sione della politica, intesa come “la protezione del carattere trascendente della
persona umana”, diventa un particolare spazio di protezione dell’emigrante.
Concrete forme di realizzazione di questa missione della Chiesa furono
le molteplici iniziative di Hlond in Polonia, tra cui la fondazione di una nuova
congregazione religiosa: la Società di Cristo per gli Emigrati, fondata nel
1932; il suo carisma è appunto il servizio agli emigranti polacchi nel mondo.
Ai suoi membri il Cardinale diceva: «Dovete lavorare tra la gente, che con-
duce una vita dura: sono di solito tristi, avviliti. Dovete portare loro la gioia
di vivere, dovete confortarli e renderli felici. La vostra santità sia serena,
chiara e allegra».31
Nella lettura del pensiero teologico di Hlond si intravede un fenomeno
sorprendente: la forza della fede cristiana sperimentata nella Chiesa cattolica e
vissuta come fede della Chiesa e, nel contempo, come fede personale. Tale
esperienza si distingue per il coraggio di pensare secondo le verità di fede, sì da
diventare interpretazione profetica di tutto il complesso delle realtà terrene, so-
ciali e politiche. Un atteggiamento di questo genere assicurò al Primate, mal-
grado gli sforzi del regime comunista di coprirlo con il silenzio, la presenza
nella storia della Polonia, l’attualità del messaggio anche per l’avvenire.
31 ID., Przemówienie do nowicjuszów Towarzystwa Chrystusowego w Potulicach 22 X
1932 (Discorso ai novizi della Società di Cristo a Potulice 22 X 1932), in Daj mi dusze. Wybór
pism i przemówie 1897-1948 (Dammi anime. Scritti e discorsi scelti 1897-1948), a cura di
Stanis¯aw Kosi ski, Wydawnictwo Salezja skie, Ëód 1979, p. 135.