Recensioni 167
entorno inspectorial con detrimento de la profundización en las auténticas « raices » — vida
interna, misión fundamental — de la Casa.
Al abarcar la monografía todo el arco existencial de la Obra (1904-1981), conforme se
aproxima al presente, la historia se hace crónica y su historiador, testigo: «En este capítulo [14]
comenzamos a historiar nuestra propia vida en Carabanchel » y « para no desfigurar la historia,
es necesario, ahora más que nunca, ser totalmente imparcial y objetivo ». Lo consigue
procurando ser « más simple, breve y esquemático que... hasta aquí» (p. 179) y cimentando
siempre su estudio en abundante y variada documentación archivística y bibliográfica. Sin
embargo, tal riqueza de documentación da a la forma literaria una cierta pesantez, acumulada
—- como el mismo autor reconoce — en un « libro, apretado, simplificado adrede y con mucho
menos texto del que pudiera tener » (p. 280).
Ello no resta méritos al trabajo, que logra con creces el objetivo propuesto: presentar « un
libro de historia menor, que es la que hace en gran parte la vida. Toda la acción salesiana, tan
humilde, tan sin aparato, se encuentra dentro de esta clase de historia » (p. 279).
JESÚS BORREGO
NASSETTI Fernando, Don Bosco l'uomo per gli altri. Siena, Edizioni Cantagalli 1984,
215 p.
L'A. di questo nuovo profilo di Don Bosco volutamente si rivolge al « lettore comune e
attuale, che non ama i libri 'grossi' e le trattazioni di proposito rigorosamente sistematiche » (p.
10). Lo sollecitano alcune convinzioni chiaramente espresse: «Dopo quasi un secolo dalla
morte (1888), il suo nome è conosciuto ovunque 'sotto il cielo', ma ho l'impressione, troppo
spesso, soltanto in superficie » (p. 9); « la sua personalità eccezionale, complessa; la novità e
originalità dell'opera sua, le anticipate intuizioni, insomma la sua 'verità' sfugge ai più » (p. 10).
Ne risulta chiarito lo scopo del lavoro: « Il mio intento quindi nel presentare Don Bosco,
'L'uomo per gli altri' è di approfondirne, attraverso alcuni flash, la conoscenza, ma soprattutto
di farlo amare, di renderlo simpatico cercando di evidenziarne la disponibilità ed il disinteresse
fino al sacrificio eroico di sé » (p. 10).
Non sembra, però, che l'immagine di Don Bosco, che viene effettivamente presentata, si
discosti da quanto è già noto e largamente ripetuto. « Evitati il discorso astratto, le parole
difficili, il periodare astratto » (p. 11), l'A. finisce col riproporre aspetti del tutto conosciuti
della personalità e dell'attività di Don Bosco, con modalità e strumenti spesso meno controllati
e critici di quelli già seguiti da autori «classici»: G. B. Lemoyne, A. Amadei, E. Ceria, C.
Salotti, senza contare gli studi accessibili a qualsiasi pubblico di media cultura di P. Stella e di
altri. Non è nuovo nemmeno il privilegiato riferimento a sogni e visioni, che al seguito di una
certa tradizione l'A. sembra quasi considerare il principale motore della « storia » di Don
Bosco, un « deus ex machina », che sembra esimere dalla faticosa ricerca di cause « seconde »,
a quanto pare meno convincenti e gratificanti.
Nei 27 capitoli o flash compaiono successivamente: il sogno-vocazione dei 9 anni, la «
visione » del pergolato di rose con le spine, la trasmigrazione dell'Oratorio al prato Filippi, la
difesa del rosario di fronte a un improbabile marchese Roberto d'Azeglio, la centralità nella
prassi educativa di Don Bosco dei sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia (e del sacrificio
della S. Messa), la genesi dell'ospizio e