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mati cenni affinché il lettore possa dare a quanto legge una sua personale interpreta-
zione (...). La conoscenza è dubbio » (p. 10).
Naturalmente, non suscitano perplessità le tante cose scritte, soprattutto nei tre
capitoli centrali del volume, sul sistema educativo di don Bosco, un patrimonio idea-
le largamente conosciuto e, generalmente, apprezzato. Forti dubbi, invece, sorgono
circa l'impianto generale della ricerca, le fonti messe a profitto, le modalità di utiliz-
zazione, i criteri di interpretazione. Anzitutto, sarebbe stata più che opportuna una
recensione ordinata e critica delle fonti, chiaramente distinte in base alla differente
affidabilità e pertinenza al tema: del tutto privilegiate dovevano risultare quelle di-
rette (lettere, memoriali, esposizioni, difese, contestazioni, ecc.); minor considerazio-
ne meritavano elaborazioni di seconda e terza mano e testimonianze del tutto fun-
zionali ad altri scopi. In secondo luogo, sarebbe stata indispensabile l'indicazione
dei punti di riferimento scientifici, secondo i quali veniva raccolto e interpretato il
materiale disponibile e fruibile, potenzialmente immenso (in ogni caso, spesso più
significativo di quello effettivamente utilizzato).
L'A. scrive: « Nel realizzare questo libro ho cercato di aderire alla psiche di don
Bosco, come sono solito fare con qualsiasi mio paziente (...). Ho narrato i fatti e le
situazioni della vita di don Bosco che più mi hanno colpito (...). Mi sono lasciato
guidare da una specie di 'libera associazione' inconscia » (p. 9). Ma don Bosco è un
« cliente » particolare, presente per procura, realisticamente raggiungibile attraverso
l'« obiettività storica », non ricomponibile « a mosaico », con tasselli mutuati a caso
da Stella, Lemoyne, Francesia, Cagliero, T. Bosco, E. Pilla, ecc. In ogni caso molte
difficoltà storiografiche potevano essere eluse ricorrendo di preferenza alle fonti
« dirette », contestualizzate con il minor numero di filtri. Quanto al quadro di riferi-
mento a livello di psicologia scientifica non sembra che il semplice schema psicoana-
litico, com'è inteso dall'A., possa render conto adeguato di una personalità tanto
complessa e dalle relazioni così fitte qual è don Bosco; e nemmeno di quella di Ga-
staldi né del conflitto tra i due, addebitato esclusivamente alle presunte disastrose
condizioni psichiche di quest'ultimo (p. 76): « chi nel profondo si sentì tradito da
don Bosco fu monsignor Gastaldi, poiché abbiamo validi motivi per ritenere che egli
abbia vissuto, a livello inconscio, un'intensa gelosia verso don Bosco, sentito come
un fratello minore che gli aveva 'portato via' la madre » (p. 78).
Infine, altri aspetti tipici della personalità di don Bosco si sarebbe voluto veder
emergere in un'indagine più esplicita e approfondita, rilevati globalmente dall'A.
stesso quando avverte: «È opportuno ricordare che, per quanto concerne ciò che
don Bosco ha scritto o detto, raramente egli si manifestava con schietta immediatez-
za. Tendeva infatti a tenere per sé la sua vita interiore, le sue conflittualità consce e
ciò rende difficile ogni indagine. Di rado si riesce a sorprenderlo nelle sue reazioni
emotive, che fugacemente affiorano, specie negli ultimi anni della sua esistenza. Egli
quasi sempre si limita a fare il cronista della sua vita, dell'Oratorio e di tutte le sue
opere » (pp. 8-9). Anche tutto ciò è parte essenziale della personalità di don Bosco e
può e deve essere oggetto di esplicita e approfondita tematizzazione scientifica, dal
punto di vista sia metodologico che contenutistico, al di qua e oltre i più ovvii aspet-
ti considerati: la paternalità, la dedizione educativa, l'oblatività. È la psicologia
« sommersa » di un uomo che tace e registra; ma pure parla, difende sé, i suoi, le sue
cause, pazienta e s'inquieta, gioca d'astuzia e di forza, diffida e contrattacca, aggira
gli ostacoli, è tenace o arrendevole, intransigente o possibilista secondo le circostan-
ze e i fini da raggiungere, fermo quanto ai principi, adattabile nel confronto di uo-