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L'ISS REALTA' NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE
Pietro Braido
Anche l’ISS ha una preistoria e una storia. Per definirne meglio la
natura e i compiti non sembra, dunque, inutile cercarne le origini e il
divenire. La coscienza delle « radici » non diventa necessariamente schia-
vitù o condizionamento. Basta saperne sceverare criticamente le positive
necessità e l'essenziale significato storico, liberandolo da ridondanze gra-
tuite e da interpretazioni soggettive.
Schematizzando, le ascendenze dell'ISS si possono ritrovare in una
quadruplice direzione:
1) anzitutto, idealmente, nel temperamento « storico », insieme po-
sitivo e teologizzante, di Don Bosco;
2) in una « tradizione » creata dai primi gruppi di seguaci, custodi-
ta e alimentata con accenti diversi dalle generazioni successive, attraverso
un tipo di documentazione e di ricostruzione storica che può assomi-
gliare alla « cronaca familiare » ed edificante, ma nel complesso si espri-
me in forme dignitose e attendibili;
3) in una precisa consapevole esigenza pedagogica e istituzionale, par-
ticolarmente operante nella Società dei Salesiani di Don Bosco, in forza
dell'impulso dato da lui stesso come fondatore e superiore generale, legit-
timamente preoccupato, per il futuro, di un'essenziale continuità di ispi-
razioni e di strutture da parte dei congregati e associati;
4) in alcuni specifici momenti della storia della Società Salesiana,
più o meno empiricamente impegnata, anche sul piano della riflessione
teorica e storica, a garantirsi la sostanziale fedeltà alle origini, pur nello
sforzo di adattamento ai persistenti cambiamenti di spazio e di tempo,
che vorrebbe caratterizzare la sua azione.

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 17
1. La « tradizione » orale e scritta garanzia di saggezza umana
nella biografia di Don Bosco
Con visibile autocompiacimento, vicino ai sessant'anni, Don Bo-
sco rievoca nelle Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales le sue
precoci qualità di psicologo e di narratore:
All'età di 10 anni io facevo quello che era compatibile alla
mia età e che era una specie di Oratorio festivo. Era ancora pic-
colino assai e studiava già il carattere dei compagni miei. E fissando
taluno in faccia, per lo più ne scorgeva i progetti che quello aveva
in cuore (...). Ma ciò che gli raccoglieva intorno a me, e li allettava
fino alla follia, erano i racconti che loro faceva. Gli esempi uditi
nelle prediche e nei catechismi; la lettura dei Reali di Francia, del
Guerino Meschino, di Bertoldo, Bertoldino, mi somministravano mol-
ta materia. Appena i miei compagni mi vedevano, correvano affol-
lati per farsi esporre qualche cosa da colui, che a stento cominciava
a capire quello che leggeva (...). Nelle stagioni invernali poi tutti
mi volevano nella stalla per farsi raccontare qualche storiella. Colà
raccoglievasi gente di ogni età e condizione, e tutti godevano di
poter passare la serata di cinque ed anche sei ore ascoltando immo-
bili il lettore dei Reali di Francia, che il povero oratore esponeva
ritto sopra una panca, affinché fosse da tutti udito e veduto.1
Ed ancora nei trattenimenti festivi ai Becchi, tra giochi, recita del
Rosario, canti di lodi sacre, trovava posto il raccontare.
Finito questo, montava sopra la sedia, faceva la predica o me-
glio ripeteva quanto mi ricordava della spiegazione del vangelo udita
al mattino in chiesa; oppure raccontava fatti od esempi uditi o letti
in qualche libro.2
Analogamente, prima di entrare in seminario, durante le vacanze au-
tunnali, il ventenne Giovanni si dà alle letture devote fino allora trascu-
rate, pur continuando ad occuparsi di giovanetti, « trattenendoli in rac-
conti, in piacevole ricreazione, in canti di laudi sacre ».3
Don Bosco era, indubbiamente, un narratore dalla pronta e tenace me-
moria, come confermano diversi episodi della vita scolastica e oltre, in-
triso di cultura popolare e religiosa basata essenzialmente sulla tradizio-
1 S. G. Bosco, Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855
(SEI, Torino 1946), pp. 27-28 (= si userà in seguito la sigla MO).
2 MO 30.
3 MO 82-83.

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18 PIETRO BRAIDO
ne orale, su una « storia » affatto problematica, ancorata a una verità con-
tinua, quasi immobile.
L'abitudine narrativa matura nella propensione per le letture di ca-
rattere storico e apologetico, accanto alla passione per i libri spirituali,
nel sessennio di studi filosofici e teologici in Seminario tra il 1835 e
il 1841. Oltre l'Imitazione di Cristo e le « Opere del Cavalca, del Pas-
savanti, del Segneri », egli ricorda, probabilmente sovrapponendo nella
memoria libri letti in tempi diversi, compresi quelli più vicini alla com-
posizione dei manuali di « storia » e di opuscoli apologetici: Calmet, Sto-
ria dell'Antico e Nuovo Testamento, Giuseppe Flavio, Delle Antichità
giudaiche e Bella Guerra giudaica, Giovanni Marchetti, Trattenimenti di
famiglia sulla storia della Religione, Frayssinous, Balmes, Zucconi, Clau-
de Fleury, Storia Ecclesiastica, Henrion, Storia della Chiesa.4
Anche quando scrive per pubblicare, Don Bosco non compone cer-
to « opere storiche », continua semplicemente a raccontare: la Storia ec-
clesiastica, la Storia sacra, la Storia d'Italia, la Vita dei sommi pontefici,
la Vita di S. Pietro, la Vita di S. Paolo; e poi con particolare predile-
zione e a scopo edificante e didascalico la Vita del giovanetto Savio Do-
menico, il Cenno biografico sul giovanetto Magone Michele, la Vita del
giovane Besucco Francesco... E narrative sono ordinariamente la cateche-
si, la predicazione, le conversazioni.
Non è mai storia scientifica, critica, imparziale; vuol essere storia
a tesi, teologica, sulla linea di Bossuet, sebbene rivolta a un pubblico più
umile e popolano di quello a cui era diretta la storia universale, di Dio
e dell'uomo, del vescovo di Meaux.5
2. Memorie di famiglia e documentazioni sistematiche
per una problematica oggettività e continuità storica
Intanto, mentre Don Bosco, nella pienezza delle energie fisiche e
spirituali, in ideale continuità con la propria storia vissuta e narrata, traccia
le linee fondamentali delle sue iniziative benefiche e educative e intende
4 MO 110-111. Suscita perplessità l'informazione data da E. Ceria nel vol. XI
delle Memorie biografiche sull'esistenza di un manoscritto di Storia ecclesiastica
ad uso dei seminaristi, elaborata da Don Bosco in quattro volumi, fatalmente smar-
rito pezzo per pezzo durante i suoi viaggi (cfr. MB 11, 432).
5 Cfr. P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I (LAS,
Roma 19792), pp. 229-232, 232-235; vol. II (LAS, Roma 19812), pp. 59-73.

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 19
garantirne la sopravvivenza con i primi elementi di quella che sarà la Società
di San Francesco di Sales, alcuni giovani collaboratori incominciano a
« narrare » di lui. Verso il 1858 qualcuno intraprende a fissare su umili
quaderni scolastici eventi presenti e passati che lo riguardano. Poi, ben
presto, un gruppo di essi, in media poco più che ventenni, nella convin-
zione di assistere a « qualche cosa di soprannaturale » e di riscontrare
tratti eccezionali nell'azione di Don Bosco in favore dei giovani, decide
nel 1860 di costituirsi in « società », impegnata a raccogliere e a control-
lare collegialmente quanto concerne la sua vita e la sua attività quotidiana.
Contemporaneamente essi cercano di accertarsi e di documentarsi sulle
« antichità » e cioè sui fatti straordinari o, in ogni caso, degni di men-
zione risalenti a precedenti momenti della sua vita.6
Conviene trascrivere dalle prime pagine della Cronaca del ventenne
chierico Domenico Ruffino (morirà giovane direttore del collegio di Lan-
zo nel 1865) la relazione delle prime fasi di un lavoro di ricerca e do-
cumentazione, che, seppure con fasi alterne e forme diverse, si protrarrà
oltre la morte di Don Bosco.
Le doti grandi e luminose che risplendono in D. Bosco, i fatti
straordinari che avvennero di lui e che tuttodì ammiriamo, il suo
modo singolare di condurre la gioventù per le vie ardue della
virtù,
i grandi disegni che egli mostra di ravvolgere in capo intorno al-
l'avvenire; ci rivelano in lui qualche cosa di sovrannaturale, e ci fan-
no presagire giorni più gloriosi per lui e per l'oratorio. Questo im-
pone a noi uno stretto dovere di gratitudine, un obbligo di impe-
dire che nulla di quel che s’appartiene a D. Bosco cada in oblio,
e di far quanto è in nostro potere per conservarne memoria, affin-
ché risplendano un dì quali luminose faci ad illuminare tutto il
mondo a pro della gioventù. Questo è lo scopo della società da noi
stabilita; essa è composta de’ seguenti membri D. Allasonatti, D. Rua,
D. Savio, D. Turchi. Il cav. di S. Stefano Oreglia Federico ch.co
Caglierò ch.co Francesia prof. ch.co Durando prof. ch.co Cerutti
prof. ch.co Anfossi prof. ch.co Provera prof. ch.co Bonetti. Ch.co
Ghivarello Ch.co Ruffino. Nella 1a Seduta si stabilirono 3 perché fos-
sero principali raccoglitoria cioè Ghivarello, Bonetti. Ruffino. Nella
2a Seduta tenuta il 30 marzob mancanti Cagliero Anfossi Durando
si votò pel presidente, vice presidente, e segretaro della commissio-
6 Cfr. MB 6, 861-863; F. DESRAMAUT, Les Memorie I de Giovanni Batti-
sta Lemoyne. Étude d'un ouvrage fondamental sur la jeunesse de saint Jean
Bosco... (Lyon 1962), pp. 137-180, 181-209 (rispettivamente, cap. V e VI della
I Parte: La documentation réunie par les premiers salésiens e Les enquêtes sur
la jeunesse de Don Bosco, 1888-1898); P. STELLA, Don Bosco nella storia della reli-
giosità cattolica, vol. I, pp. 117-118.

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PIETRO BRAIDO
nec fu eletto 1o D. Rua 2o D. Turchi 3° Ruffino. In questo si lessero
alcune cose di già scritto cioè il Sogno di Don Bosco delli 25 dicemb.
tutti convennero sull'essenziale, e si prese consiglio di cercare schia-
rimento intorno ad alcune cose accidentali. Si sciolse la seduta e si
convocò la 3a pel 1o Aprile.
1o Aprile la Seduta incominciata alle 2 pomeridiane presenti
8 membrid. Fu letto il verbale della precedente seduta ed appro-
vato si lessero parecchie cose delli 30 gennaio 10 febbraioe cioè la
profezia in occasione della recita del testamentino, la guarigione di
Rebuffo le furberie insegnate da D. Bosco il tutto fu approvato la
seduta è chiusa vien fissata la 4a del sabbato prossimo dopo la cena.
8 aprile, aperta la seduta alle presenti 13 membri si lesse
la 1a parte del sogno e fu approvato con alcune piccole correzioni
ed aggiunte fattevi. Si determinò di raccomandarsi al teol. Borelli per
avere notizie di D. Bosco riguardo ai primordi dell'oratorio.
1o maggio incomincia la Seduta a 1 ora e ½ con 8 membri
D. Turchi raccoglitor delle antichità lesse il fatto delle lune e del
cane il che fu approvato alle 2 si scioglie.
7 [maggio] Si aprì la seduta a ½ presenti 7 membri si lesse
metà del sogno delli 2 Maggio e fu approvato.7
a emend ex Segretarii b corr ex maggio e emend ex società d 8 mem-
bri add sup lin e 10 febbraio add sup lin
L'aspetto del « meraviglioso » inciderà nella selezione e nella rac-
colta del materiale documentario e, probabilmente, nell'intera storiogra-
fia di Don Bosco, ponendo problemi che esigono soluzioni non avven-
tate né semplicistiche.
Del resto Don Bosco stesso ha contribuito ad accentuare questo
aspetto della sua storia. Tra le molte attestazioni appare particolarmente
significativa un'autotestimonianza di parecchi anni dopo, legata precisa-
mente alle convinzioni e all'attività di biografo di se stesso e di me-
morialista.
In una conversazione serale del 2 febbraio 1876, durante le annuali
Conferenze di S. Francesco di Sales, a commento di decisioni prese circa
lo « storiografo » o cronista di ogni singola casa della Congregazione,
come vedremo più avanti, riferendosi alle Memorie dell'Oratorio di
S. Francesco di Sales Don Bosco afferma:
Io poi ho già scritto sommariamente varie cose che riguarda-
no l'oratorio da principio fin ora, ed anzi fino al 54 molte cose
le ho scritte in disteso; li nel cinquantaquattro entriamo a parlar
7 RUFFINO, [Cronaca] 1861-62-63-64. Le doti grandi e luminose, pp. 1-3,
ASC 110.

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 21
della congregazione e le cose si allargano immensamente e prendono
un altro aspetto. Tuttavia ho pensato che è cosa che servirà poi
molto a quei che verranno e a dar maggior gloria a Dio perciò pro-
curerò di scrivere. Qui non è più da aver riguardo né a D. Bosco
né ad altro; vedo che la vita di D. Bosco è al tutto confusa nella
vita della Congregazione e perciò parliamone; c'è bisogno per la
maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime, pel maggior in-
cremento della Congregazione che molte sian conosciute. Perché, di-
ciamolo ora qui tra noi; le altre congregazioni od ordini religiosi
ebbero nei loro inizi qualche ispirazione, qualche visione, qualche
fatto soprannaturale che diede la spinta alla fondazione e rassicurò
lo stabilimento; ma per lo più la cosa si fermò ad uno od a pochi
di questi fatti; invece qui tra noi la cosa procede ben diversamente;
si può dire che [non] vi è cosa che non sia conosciuta prima; non
diede passo la Congregazione senza che qualche fatto soprannatu-
rale non lo consigliasse; non mutamento o perfezionamento, o ingran-
dimento che non sia stato preceduto da un ordine del Signore. E
qui perciò, giudico bene che si lasci l'uomo; ed a me che importa
che ne parlino in bene od in male; che m'importa che gli uomini
mi giudichino più in un modo che in un altro, che dicano, che par-
lino, poco monta per me; non sarò mai né più né meno di quel
che sono avanti a Dio; ma è necessario che le opere di Dio si ma-
nifestino. Noi per es. avrem potuto scrivere prima tutte le cose che
vedevamo avvenire poi, e si sarebbe potuto scrivere minutamente e
con precisione e varie cose le aveva scritte.8
Sorge così una copiosa serie di cronache, memoriali, annali, ricordi,
deposizioni, che costituiscono una fonte estremamente interessante e ricca
di dati, informazioni, valutazioni, largamente utilizzate nella compilazio-
ne delle Memorie biografiche e in altri studi di prima mano su Don Bo-
sco. Tuttavia, è un enorme materiale tuttora inedito, che attende studiosi
preparati e disponibili, che lo rendano di pubblica ragione nelle forme
tecnicamente valide e meglio fruibili dallo storico.9
D. Giulio Barberis, coadiuvato da giovani novizi e studenti di filo-
sofia salesiani, nelle abbondanti Cronichette tramanda quasi quotidiane
puntuali informazioni sul periodo 1875-1880; e con la Cronichetta an-
teriore recupera notizie e dati relativi all'intera vita precedente di Don
Bosco. Di appunti e memorie, seppure estremamente scarne, è annota-
tore meticoloso D. Gioachino Berto, per tanti anni segretario e accom-
8 BARBERIS, Cronichetta: Venerdì 14 gennaio 1876..., pp. 40-42, ASC 110.
9 Nell'inventario del Fondo Don Bosco dell'Archivio Salesiano Centrale si tro-
va una precisa elencazione di tale materiale: cfr. ASC, Fondo Don Bosco. Micro-
schedatura e descrizione (Roma 1980), Cronachette, pp. 238-247.

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PIETRO BRAIDO
pagnatore di Don Bosco, curando insieme la raccolta di episodi che van-
no dalla fanciullezza al 1872. Il medesimo periodo, a cui si riferiscono
le Cronache e i Libri dell'esperienza di Domenico Ruffino, è rievocato
dalle Cronache e dagli Annali di Giovanni Bonetti, il quale tuttavia va
oltre il 1865 e risuscita Memorie precedenti: negli ultimi anni avrà il
privilegio di avere tra mano e di utilizzare per la sua Storia dell'Ora-
torio di S. Francesco di Sales il manoscritto delle Memorie dell'Oratorio
di Don Bosco. Relazioni e testimonianze vengono lasciate dai primi e
più vicini aiutanti di Don Bosco: Giovanni Cagliero, Francesco Cerruti,
Cesare Chiala, Giovanni Battista Francesia, Giovanni Garino, Anacle-
to Ghione, Giuseppe Lazzero. E non vanno sottovalutati lasciti e fram-
menti di più umili cronisti come i coadiutori Michele Branda, Tommaso
Dell’Antonio e, il più importante tra loro, Pietro Enria, a lungo infermie-
re di Don Bosco. Una svariata serie di documenti raduna D. Giovanni
Battista Lemoyne, il primo « storiografo » di Don Bosco e della Socie-
tà Salesiana; egli compilerà i 45 volumi di Documenti per scrivere la
storia di Don Bosco e redigerà i primi nove volumi delle Memorie
biografiche. Raccolgono e donano preziose testimonianze, prima e dopo
la morte di Don Bosco, altri salesiani della prima e della seconda ge-
nerazione: Secondo Marchisio, Francesco Piccollo, Francesco Provera,
il coadiutore Giuseppe Rossi, Michele Rua, Antonio Sala. Chiude la
serie Carlo Maria Viglietti, il segretario degli ultimi anni, dal 1884 al
1888, che lascia di quel tempo generose esuberanti Cronache.
E non è tutto, perché cronache, quaderni, relazioni concernono spe-
cificamente due capitoli straordinariamente sviluppati della vicenda ter-
rena di Don Bosco: i sogni e i viaggi.10
In questa scia si snoda tutta un’agiografia e una storiografia, che
ha inizio ben presto, vivente ancora Don Bosco, spesso ricca di pathos
emozionale, pur preoccupata dell'obiettività storica, singolarmente sen-
sibile al fascino del protagonista, alle sue eccezionali capacità realizza-
trici, allo straordinario e rapido irraggiamento sociale. Non vi si sot-
traggono nemmeno i tre compilatori delle Memorie biografiche: d. G. B.
Lemoyne, d. Angelo Amadei, d. Eugenio Ceria.
E’ desiderata una ricerca bibliografica, che di tale letteratura colga
le caratteristiche e i fondamentali orientamenti metodologici, con la pro-
gressiva evoluzione verso forme ed espressioni scientificamente vigilate.11
10 Cfr. ASC, Fondo Don Bosco..., pp. 247-251.
11 Ne anticipa alcuni elementi, con spunti valutativi estremamente sintetici e
pertinenti, P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, vol. I (LAS,
Roma 19792), pp. 11-16.

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LISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 23
3. La memoria storica di Don Bosco educatore e fondatore
Inevitabilmente, Don Bosco da « narratore » — tra i coetanei e
poi compilatore di libri di storia religiosa e civile, catechista, predi-
catore — doveva diventare più propriamente « storico » quale fonda-
tore di società religiose di educatori e di associazioni apparentate. Il con-
cetto classico della «historia magistra vitae », da lui assimilato attra-
verso le letture scolastiche, parascolastiche e postscolastiche, si tradu-
ceva nell’esigenza di coltivare un tipo di « memoria », non più diretto
soltanto al diletto e all’edificazione, ma destinato a garantire su basi
il più possibile sicure e attendibili (e quindi, storicamente fondate) la
fedeltà delle persone e delle istituzioni alle ispirazioni originarie, progres-
sivamente consolidate in tradizioni e prescrizioni, e la continuità pro-
gressiva e vitale.
Nel linguaggio e nelle insistenze di Don Bosco la duplice preoccu-
pazione di fedeltà e continuità, che include un’essenziale razionalità, si
muove nella direzione del governo e dell’azione sia educativi che « reli-
giosi ». Di fatto avrebbe poi portato a evitare l’improvvisazione gratuita,
l'empirismo o la ripetitività meccanica.
Opera di « storia », che obbedisce alle due istanze e si ispira a
una metodologia complessa in rapporto alle molteplici finalità, sono le
Memorie dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. La ricreazione e l’edi-
ficazione non intendono, certo, estenuare la forza di quello che può con-
siderarsi lo scopo più pressante: rilevare con oggettività storica e teo-
logica una precisa via provvidenziale seguita e da proseguire nell’azione
educativa e nell'impegno religioso istituzionale dei Salesiani. L'elemento
autobiografico, infatti, « storico » nel senso della cronaca personale e fa-
miliare, viene quasi totalmente assorbito dalla proposta storico-teologica
di un modello di intervento benefico, pedagogico, pastorale, l'Oratorio,
che nasce e si sviluppa nelle varie versioni tra il 1841 al 1855, ma non
meno oggettivamente è già germinalmente attuato negli anni della fan-
ciullezza e della giovinezza del contadino dei Becchi e poi lungo l’intero
suo curricolo formativo, con identità sostanziale — che vuol essere sto-
ricamente documentata — di motivazioni e di tratti caratteristici, pen-
sati come permanente punto di riferimento dell'azione religiosa, educa-
tiva e sociale dei continuatori.12
12 Sul sovrapporsi dei tre piani di scrittura e di lettura — passato, presente,
futuro —, cfr. P. BRAIDO (a cura di), S. Giovanni Bosco. Scritti sul sistema preven-
tivo nell'educazione della gioventù (La Scuola, Brescia 1965), pp. 3-4; F. DESRAMAUT,
Les Memorie I de Giovanni Battista Lemoyne (Lyon 1962), pp. 118-119.

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PIETRO BRAIDO
Non bisogna lasciarsi ingannare dallo stile semplice e dimesso di
Don Bosco. Il periodo di stabilizzazione e di consolidamento nel quale
incomincia e prosegue la redazione delle Memorie (la definitiva appro-
vazione delle Costituzioni salesiane, 1873-1874; la fondazione dell'Isti-
tuto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; il maturare dell'idea e l’istitu-
zionalizzazione dei Cooperatori Salesiani; l'approdo dell'Opera salesia-
na in Francia e oltre Oceano nel 1875) e il riferimento giustificativo
al « comando di persona di somma autorità », inducono ad attribuire un
significato pregnante al breve discorso introduttivo: si tratta realmente,
nella chiara coscienza dell'Autore, di fatti « storici » destinati a « ser-
vire di lume o tornar di utilità a quella istituzione che la divina prov-
videnza si degnò affidare alla Società di S. Francesco di Sales ».13
A che dunque potrà servire questo lavoro? Servirà di norma a
superare le difficoltà future, prendendo lezione dal passato; servirà
a far conoscere come Dio abbia egli stesso guidato ogni cosa in ogni
tempo; servirà ai miei figli di ameno trattenimento, quando potran-
no leggere le cose cui prese parte il loro padre, e le leggeranno assai
più volentieri quando, chiamato da Dio a rendere conto delle mie
azioni, non sarò più tra loro (...). Io espongo queste memorie ripar-
tite in decadi ossia in periodi di dieci anni, perché in ogni tale spazio
succedette un notabile e sensibile sviluppo della nostra istituzione.14
Il medesimo intento, ma velato di nostalgia, non dissociato da an-
sia umana pur intrisa di speranza cristiana, nella sensazione di un irre-
versibile declino, è nettamente percepibile in quel segreto testamento
spirituale, che Don Bosco ha scritto per sé e per i suoi intitolandolo
ancora, « storicamente », Memorie dal 1841 al 1884-5-6 pel sac. Gio.
Bosco a' suoi figliuoli salesiani.15 Come mai si fondono in esso racconto,
cronaca, previsione, programma, messaggio in una concreta dimensione
« storica ».
Non è casuale che il discorso sulla cronaca, che diventa storia e
progetto, si approfondisca nel periodo più intenso della « stabilizzazio-
ne » istituzionale e ideale, che va dalle Conferenze tenute in occasione
della festa di S. Francesco di Sales l'an. 1876 al I Capitolo Generale
della Congregazione Salesiana riunito nel settembre del 1877.
13 MO 15.
14 MO 16.
15 ASC 132. Anche di questo documento è in preparazione l'edizione critica.
Di esso ha già fornito una trascrizione E. Ceria nelle Memorie biografiche XVII,
257-273.

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE
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La Cronichetta di D. Barberis informa minutamente circa quanto
propone la seconda « conferenza » di S. Francesco di Sales, il pomerig-
gio di martedì 1o febbraio 1876, presidente D. Rua, e che trova eco fa-
vorevole in Don Bosco.
Si propose in seguito di stabilire come uno storiografo della
Congregazione, e prima di tutto che ciascun direttore facesse due
cose: 1o Andando D. Bosco a far visita al collegio tenesse nota del-
le cose principali che D. Bosco vi facesse o dicesse; se può faccia
il direttore stesso questa cosa, se non può stabilisca qualche cherico
o prete che lo faccia esso procurando di dargli occasione di poter
essere ben informato. - 2° Ciascun direttore faccia in ristretto la sto-
ria del suo collegio, dove sia indicato con precisione l'anno dell'aper-
tura, le condizioni, il modo, la qualità ecc. con tutte le circostanze
principali, d'aumento o di diminuzione che occorsero dal principio
fin ora. D'or avanti poi faccia come una specie di cronaca o d'an-
nale in cui registri tanto come accadono le cose più importanti. Fi-
nito un quaderno lo farà copiare in bello in qualche gran libro che
non si muova mai dal collegio ed il quaderno copiato lo manderà a
Torino alla casa madre che serva di norma.
Così anche per qualunque caso una copia si perda ve ne sarà
un'altra che la supplisce: — Qui a Torino poi vi sia anche chi volta
per volta prenda memoria delle cose principali che accadono.16
Sull'importanza dello « storiografo » ritorna Don Bosco conversan-
do con i suoi collaboratori e con i direttori delle diverse case la sera
dopo cena. Vengono ribaditi i concetti espressi dalla « conferenza », con
ulteriori specificazioni e un'importante notazione finale: « man mano
che un quaderno è finito, si manda a Torino affinché anche qui si sap-
piano le cose di tutti i collegi e possano servir di norma ad una storia
di tutta la congregazione ». Il cronista informa: « Si vide da tutti che
bella cosa sarebbe questa e quanta utilità produrrebbe nei nostri posteri;
si adottò universalmente con plauso e ciascun direttore promise che lo
farebbe ».17
16 BARBERIS, Conferenze tenute in occasione della festa di S. Francesco di
Sales l'an. 1876 del capitolo superiore dell'Oratorio coi direttori dei collegi raduna-
tisi a Torino, p. 12, ASC 110.
17 BARBERIS, Cronichetta: Venerdì 14 gennaio 1876..., pp. 39-40; cfr. il te-
sto della conversazione trascritto in MB 12,68-70. L'anno seguente, in analoga oc-
casione, nel corso della conferenza mattutina del 6 febbraio Don Bosco insisteva:
« Quello desidererei proprio che si facesse sarebbe la monografia di ciascun collegio
ed in questo come abbiamo già detto l'anno scorso si mettesse tutta la cura possi-
bile del direttore » {Conferenze tenute dal Capitolo Superiore Generale in occa-
sione delle Feste di S. Francesco di Sales dell'anno 1877. Per cura del Sacerdote
Giulio Barberis, p. 16, ASC 110).

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PIETRO BRAIDO
L'esigenza di cronaca-storia, locale e universale, in senso analitico
e funzionale diventa, infine, imperativo regolamentare voluto da Don
Bosco per la sua nuova Società religiosa con il I Capitolo generale, ce-
lebrato a Lanzo Torinese dal 5 settembre al 5 ottobre 1877.
Il problema della « monografia » — nota il verbalista — sorto
quasi accidentalmente occupò la maggior parte della 14a sessione pome-
ridiana del 13 settembre. Stralciamo alcune più interessanti riflessioni
di Don Bosco.18
...Ora ci accorgiamo, essendo definitivamente approvata la Con-
gregazione che dobbiamo dare norma a chi verrà dopo di noi. Il ve-
dere, che da noi si è operato in un modo piuttosto che in un altro
e che la cosa riuscì, indicherà a loro la via per la quale devono ca-
minare. Io, seguitò D. Bosco, pel momento trovo di maggiore im-
portanza questo che altre cose; perciò credo necessario, che ciascun
direttore pensi e studii il modo più opportuno; ma che da tutti si
faccia una monografia del proprio collegio e questa monografia si
continui ogni anno dal direttore pro tempore esistente in collegio.
Tutti i collegi poi facciano centro in Torino, cioè dal momento che
in Torino si parlò di aprire quella casa o quel collegio (...). Tosto poi
che si abbia questa; allora se ne trarrà copia ed una si conserverà
nell'archivio del proprio collegio; altra si manderà all'archivio gene-
rale. Quando queste singole monografie siano arrivate a Torino allo-
ra sarà a pensare ad un'altra cosa cioè a togliere da ciascuna quanto
ha di maggiore importanza e descrivere più in breve l'andamento
della Congregazione; cioè poco alla volta fare una vera storia della
Congregazione (...). Mi sono informato da varii e vedo che tutti gli
ordini religiosi hanno questa specie di cronaca, e minuta, e docu-
mentata e continuano a lavorarvi attorno alacremente sebbene l'or-
dine sia in decadenza (...). Tra i gesuiti vi è uno appositamente in
ogni casa il quale deve scriverne la storia e nei cataloghi dei con-
fratelli si stampa anche tale dei tali; Historicus domus (...).19
Furono pure formulati alcuni articoli, che si ritrovano riprodotti
quasi alla lettera in appendice al corpo delle Deliberazioni pubblicate l'an-
no seguente.20
18 ASC 046. Quanto fu detto sulle monografie in quella seduta è riportato
quasi integralmente da E. Ceria nelle MB 13,276-279. Nell'originale (ASC 046) l'in-
tero discorso di Don Bosco occupa le pagine 177-184 del secondo quaderno del-
l'estensore d. Giulio Barberis.
19 Quaderno II dei Verbali, pp. 178-180.
20 Ibid., pp. 181-182. Il tema è ritenuto talmente importante da essere ancora
toccato esplicitamente nelle ultime battute della conferenza 26a e ultima del po-
meriggio del 5 ottobre: « Si ripetè dapprima essere necessario che qualcuno si occu-

2.2 Page 12

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 27
Ma questo è un capitolo che riguarda ormai la vita successiva della
Società Salesiana e l'attuazione di tali prescrizioni diventa inevitabilmen-
te la cartina di tornasole che ne rivelerà in avvenire la reattività nei
confronti del passato e della tradizione e la specifica sensibilità alla fun-
zione pratica della storia.
4. Nella storia della Società Salesiana
Una ricerca storica più accurata potrà stabilire con precisione qua-
le eco abbia trovato nella coscienza della Società Salesiana l'esigenza
« storiografica » nel senso desiderato da Don Bosco in forme più ela-
borate.
La nostra attenzione è ora attirata da due fatti: 1) la serie di de-
cisioni ufficiali riguardanti la compilazione delle « cronache »; 2) altre
proposte e iniziative a livello di Capitoli Generali e di Consiglio Superio-
re tendenti all'istituzionalizzazione di un lavoro storico centralizzato.
a) Cronache e annali
Essi si collegano, con differente consapevolezza, a tre decisioni del
Capitolo Generale I, pubblicate nella terza appendice Monografie - Co-
stumiere alle Deliberazioni promulgate nel 1878.
1. E' stabilito un annalista per ciascuna casa della Congregazio-
ne. In forma di monografia egli noterà l'anno in cui fu fondata la
casa, il nome del Vescovo Diocesano, nome ed anno del Sommo
Pontefice e del Sovrano dello Stato; chi ne promosse l'apertura o
fece beneficenze speciali; le biografie di quelli che Dio chiama a
miglior vita e tutti quei fatti particolari che possono interessare la
passe presto di ridurre in ordine le principali deliberazioni prese per riguardo
alla vita comune, alla Moralità ed alla Economia affinché quanto prima potesse
essere spedito alle varie case. Indi si stabilì che con questi articoli stampati si
manderebbero a comandare ai rettori la Monografia del proprio collegio. Essa si pre-
parasse al più presto; essere bene che i direttori stessi la facessero senza delegare
a ciò alcun altro non essendovi altri che meglio possa conoscere le cose. Pel colle-
gio di Borgo S. Martino e Mirabello si lasciò che la facesse D. Bonetti direttore
dei medesimi fin'ora sebbene adesso si cambii. Per l'Oratorio l'ha già fatta D. Bo-
sco fino ad un dato punto. D. Bonetti siccome si fermerà a Torino sarà incaricato
a rivedere quel tanto ed a seguitarlo fino ai nostri giorni ». Quaderno III dei Ver-
bali, p. 54.

2.3 Page 13

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28
PIETRO BRAIDO
storia della Congregazione. Ogni tre anni se ne manderà copia al Capitolo
Superiore, perché sia deposta nell'archivio principale.
2. E' stabilito uno storico della Congregazione, il quale avrà
cura di raccogliere le epoche, le difficoltà, gli appoggi che si ebbero,
i documenti relativi alle autorità civili ed ecclesiastiche, procurando
di dar ragione dei fatti e di collegare le cose che ai medesimi si ri-
feriscono. In ciò farà uso della lingua latina.
4. Il Direttore d'ogni casa o per sé o per altri è incaricato di
dare principio e proseguire la monografia che riguarda la sua casa.21
Nel Regolamento pei Direttori, che costituiva la I appendice, era
inserita anche una norma sulla cronaca.
12. Invigilerà che si scriva dall'annalista la cronistoria del Col-
legio e le lettere edificanti.22
Con l'arricchimento e la ristrutturazione delle Deliberazioni verifi-
catisi con il Capitolo Generale del 1880 l'art. 4 scompare, mentre gli
altri vengono tutti incorporati nel testo regolamentare.
Il Regolamento pel Direttore costituisce il cap. V della Distinzio-
ne I {Regolamenti speciali) e l'articolo risulta così riformulato:
23. Invigilerà che si scriva dall'annalista la cronistoria del Col-
legio e le lettere edificanti come al cap. XII, art. 3° della Distinz. II.
Nel cap. XII {Monografie - Costumiere) della Distinzione II {Vita
comune) vengono riprodotti immutati i due primi articoli contenuti nel-
l'edizione del 1878.23
La stessa posizione conserveranno i tre articoli nelle edizioni suc-
cessive delle Deliberazioni dei sei primi Capitoli Generali, precedute dal-
le Costituzioni, nel 1894 e nel 1902. Si nota qualche modifica soltanto
nell'articolo relativo al direttore.
180. Invigilerà che si scriva dall'annalista la cronistoria del
Collegio e mandi al Rettor Maggiore le notizie di maggior rilievo,
perché si possano redigere le lettere edificanti.
21 Deliberazioni del Capitolo Generale della Pia Società Salesiana tenuto in
Lanzo-Torinese nel settembre 1877 (Tipografia e Libreria Salesiana, Torino 1878),
pp. 89-90.
22 Ibid., p. 86.
23 Deliberazioni del secondo Capitolo Generale della Pia Società Salesiana te-
nuto in Lanzo Torinese nel settembre 1880 (Tipografia Salesiana, Torino 1882),
pp. 25 e 46.

2.4 Page 14

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 29
In seguito alla decisione del Cap. Gen. X di aggregare alle Costi-
tuzioni le cosiddette « deliberazioni organiche » e di riunire in una se-
rie di Regolamenti a numerazione continua le « deliberazioni precetti-
ve », la materia relativa all'annalista e allo storico, insieme a quanto di
competenza del direttore, veniva sensibilmente ridotta.
Regolamento per le Case... Parte II... Sez. II Uffici particolari.
Cap. I. Del Direttore, art. 402. Faccia scriver la monografia della
propria Casa, ove noterà le vicende della medesima e quelli atti di
virtù, che possono essere esempio ai confratelli, non dimenticando
quella serie di piccole note che fanno ai successori capire il carat-
tere particolare della Casa, le relazioni di amicizia, gli obblighi di
gratitudine che ogni nostro istituto ha verso amici e benefattori.
art. 406. Tenga e bene ordinato l'Archivio ove in speciali scom-
partimenti si devono trovare: . . .
i) La cronaca della Casa, la quale conterrà quanto altrove è
detto per farne conoscere lo spirito ed il fine della fondazione.
Regolamento per gli Ispettori... Cap. V. Doveri dell'Ispettore.
art. 978. Procurerà che ogni Casa abbia la propria cronaca,
art. 979. Avrà cura o per sé o per altri dell'Archivio della sua
Ispettoria.24
La normativa successiva viene fissata nei Regolamenti, più scarni
e perentori, del 1924 (e sostanzialmente riprodotti nelle edizioni succes-
sive, 1954, 1966).
art. 170. Tenga o faccia tenere al corrente la Cronaca della
Casa, dove sono da registrare in primo luogo le notizie sulla natura
e lo scopo di essa, e poi tutti gli avvenimenti di qualche impor-
tanza, colle rispettive date.
art. 171. Abbia sempre in ordine l'Archivio, nel quale debbo-
no conservarsi i seguenti documenti:
e) Il Bollettino Salesiano; le biografie dei confratelli defunti
della Società; la Cronaca della Casa.25
b) Verso l'Istituto Storico
Parallelamente a questa attività « legislativa » si notano taluni svi-
luppi più o meno riusciti, promossi ai vertici della Società Salesiana (Ca-
24 Regolamenti della Pia Società di S. Francesco di Sales (Tipografia Salesia-
na, Torino 1906).
25 Nell'art. 162 dei Regolamenti generali del 1972 è sancito sinteticamente:
« Rediga o faccia redigere la cronaca della Casa e curi che siano conservati in ar-
chivio i documenti che la riguardano ».

2.5 Page 15

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30
PIETRO BRAIDO
pitoli Generali e Consiglio Superiore), aperti su orizzonti più vasti: la
storia globale di Don Bosco e dell'intera azione salesiana.
Il primo pronunciamento ufficiale, risultato poi negativo, si ha nel
Capitolo Generale VIII, celebrato a Torino-Valsalice dal 29 agosto al
3 settembre 1898. Nella sessione pomeridiana del 2 settembre venivano
discussi i 16 articoli, nei quali la Commissione X aveva riassunto le
proposte presentate dai soci sul tema: Si sente ogni dì più il bisogno e
il dovere che lo spirito di D. Bosco si conservi intatto e dappertutto
fra di noi suoi figli. Quali proposte parrebbero più conducenti a questo
fine così santo e di capitale importanza per la nostra Pia Società?
L'art. 12 era così formulato: « Si faccia un'edizione completa di
tutte le opere di D. Bosco: di queste vi sia in ogni Casa una biblio-
teca circolante e se ne inculchi la lettura ai Confratelli ». La discus-
sione, però, approdava a una conclusione deludente: « Ad eccezione
degli aa. 12 e 15, che furono soppressi, vennero approvati tutti gli
altri, con lievi modificazioni già introdotte nel testo ».26 Furono invece
approvati articoli analoghi più scopertamente rivolti all'edificazione re-
ligiosa; per esempio l'undicesimo: « Si dia alle stampe per i Salesiani
la vita di D. Bosco (...). Si prepari un libro di meditazioni ispirato
alla santa Regola ed alle virtù di D. Bosco »; e il sedicesimo: « Si
parli sovente di D. Bosco, dei suoi fatti edificanti e delle sue massime ».27
In due diversi contesti, verso la fine del 1914, mentre in Europa
(non ancora in Italia) infuria la prima guerra mondiale, si accenna allo
« storiografo » e all'edizione degli scritti di Don Bosco nei Verbali delle
riunioni del Consiglio Superiore (allora chiamato Capitolo Superiore) del-
la Società Salesiana.
Al primo problema si accenna sotto la data del 5-6 ottobre.
Si lamenta di non aver ancora uno storiografo della congrega-
zione che abbia inclinazione a simil lavoro, capacità e modo per
compierlo, e il Sig. D. Albera prega che si pensi chi possa coprire
tale importante carica.
26 L'art. 15 esprimeva piuttosto un desiderio: « Si domanda un manuale di
pedagogia pratica, fatto secondo lo spirito di D. Bosco ».
27 Cfr. Atti e deliberazioni dell'VIII Capitolo Generale della Pia Società Sale-
siana (Scuola Tipografica Salesiana, S. Benigno Canavese 1899), pp. 121-128. Non
esiste un Verbale delle sessioni del Capitolo. Delle proposte pervenute rimane una
trascrizione in bella copia (Scheda N° 1, Scheda N° 2...), priva del nome dei pro-
ponenti. Negli articoli 11, 12, 15, 16 venne recepito il contenuto delle Schede N° 15,
21, 26, 33, 43, 46, 48, 86.

2.6 Page 16

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 31
Il 15 dicembre, invece, viene toccato il tema dell'edizione delle opere
di Don Bosco, con motivazioni piuttosto deboli, superate dal successivo
progetto, non realizzato, e dai nomi degli uomini, che ne avrebbero do-
vuto assumere la responsabilità.
Si incarica il Segretario a preparare un elenco di tutte le opere
di D. Bosco e si prega il Sig. D. Cerruti di curare un'edizione di
tutte le opere di D. Bosco anche per dare lavoro alla Tipografia
dell'Oratorio che non ne ha da qualche tempo con danno non solo
materiale, ma morale dei giovani. Ad alcune opere come la storia
sacra mettere opportune note richieste dai progressi fatti da tale
scienza.
Seguirono una lettera circolare di D. Francesco Cerruti, Consigliere
Scolastico Generale della Società Salesiana, del 19 marzo 1915, ai membri
della Commissione esecutiva e, il 31 marzo, l'unico incontro-conferenza con
i collaboratori. Nella Circolare D. Cerruti comunicava che il Capitolo Su-
periore aveva deliberato « di fare un'edizione autentica completa delle opere
di Don Bosco » e invitava i destinatari a far parte di una « Commissio-
ne di Salesiani, ciascuno dei quali abbia il pensiero di tutto quello che
riguarda la ricerca, l'esame, la disposizione, la stampa di quella qualità
di opere a lui affidata ». Le sezioni e relativi incarichi erano così ripar-
titi: sac. Angelo Amadei: Epistolario; sac. Augusto Amossi: Opere ma-
riane; sac. Giuseppe Binelli: Opere biografiche e amene; sac. Giovanni
Battista Borino: Vite dei Papi; sac. Alberto Caviglia: Opere storiche;
sac. Vincenzo Cimatti: Opere pedagogiche; sac. Sante Garelli: Opere ca-
techistiche e polemiche; sac. Giacomo Mezzacasa: Opere religiose.
In data 29 marzo erano stati proposti « Criteri » per l'edizione del-
le Opere e degli Scritti di Don Bosco.28
L'iniziativa non ebbe seguito per l'aggravarsi della situazione bellica
e la morte dell'animatore nel 1917. Fu ripresa nel 1928 in seguito al-
l'incarico ufficiale affidato dal Consiglio Superiore al salesiano d. Alberto
Caviglia di curare la pubblicazione degli Scritti editi e inediti di Don Bo-
sco. In un articolo apparso anonimo sul « Bollettino Salesiano » nell'apri-
le del 1933 il Caviglia stesso illustrava le dimensioni del progetto, di cui
erano maturati rispettabili frutti con i primi quattro tomi della se-
28 Cfr. materiale in ASC 141. Sulla riunione della Commissione informa fu-
gacemente anche D. Caviglia, uno dei presenti, in Opere e scritti editi e inediti di
«Don Bosco» 11/1. Le vite dei Papi, serie prima: Da San Pietro a San Zeffirino
(SEI, Torino 1932), p. VIII, n. 2.

2.7 Page 17

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32
PIETRO BRAIDO
zione Scritti storici: nell'ordine, la Storia sacra (1929), la Storia ecclesiastica
(1929), la serie prima e seconda de Le vite dei Papi (1932).
La pubblicazione, che occuperà ben quattordici volumi o tomi
in ottavo grande, di cinquecento e più pagine l'uno, si attiene al-
l'ordine sistematico, cioè per materie, distribuendole in cinque se-
rie: Scritti Storici - Scritti Religiosi - Scritti pedagogici - Scritti mo-
rali e ameni - Istituzione dell'Opera Salesiana - Appendici, fram-
menti, indici. Ogni volume è corredato di un'ampia Nota introdut-
tiva concernente gli scritti ivi contenuti, e quasi ogni scritto è pre-
ceduto da apposite Note preliminari di carattere documentario o edi-
toriale, e postillato opportunamente di confronti tra le varie edizioni
e di richiami alle fonti o a circostanze storiche attinenti alla compo-
sizione di esso.29
Più vicine nell'impostazione al lavoro e agli scopi dell'Istituto Sto-
rico attuale sono due recenti iniziative sorte in continuità tra loro e in
diversa misura collegate con l'Università Pontificia Salesiana e con la Di-
rezione centrale dei Salesiani. Il primo progetto, del 1963, affidato a
un'ampia base collegiale, prestava attenzione privilegiata all'edizione cri-
tica degli Scritti editi e inediti di Don Bosco e delle testimonianze coeve
sulla sua vita e sulla sua attività, pervenendo all'elaborazione di più si-
curi criteri metodologici e di ricerche tuttora utilizzabili.30 Il secondo pren-
29 «Boll. Sales.» 57 (1933), p. 98 (l'intero articolo, pp. 97-99). L'attuazione
iniziale del progetto, il quale avrebbe comportato molto più dei 14 volumi o tomi
previsti, risulta insoddisfacente dal punto di vista critico e presenta amplificazioni
che portano lontano dal disegno originario e da quanto è promesso dal titolo della
serie complessiva delle pubblicazioni: Opere e scritti editi ed inediti di «Don Bo-
sco » nuovamente pubblicati e riveduti secondo le edizioni originali e manoscritti su-
perstiti a cura della Pia Società Salesiana. Il testo della Storia d'Italia (1935) esibito
da A. Caviglia non corrisponde a nessuna delle edizioni apparse vivente Don Bo-
sco: unisce, infatti, per certe parti, brani di edizioni diverse; inoltre, il Discorso in-
troduttivo (La storia d'Italia capolavoro di Don Bosco) (pp. IX-XCVII) risulta esu-
berante e sproporzionato rispetto alle più modeste intenzioni di Don Bosco e non
pertinente appare la Bibliografia delle opere riconosciute o citate come fonte o mo-
dello per la « Storia d'Italia » di Don Bosco (pp. C-CVI). L'enorme Studio (Savio
Domenico e Don Bosco) (609 p.), seppur pregevole, che accompagna la riedizione
della Vita di Savio Domenico (1943), non ha alcuna attinenza con esigenze edito-
riali. Analogamente, eccessivi appaiono gli studi che seguono la ripubblicazione delle
biografie di Michele Magone e Francesco Besucco, apparsi postumi nel 1965 come
quinto e sesto (ed ultimo) volume dell'edizione incompiuta.
30 A livello di auspici, senza l'indicazione di concreti procedimenti di attua-
zione, restarono voti e « orientamenti » del Capitolo Generale XIX del 1965. A pro-
posito di Missioni si esprimeva il desiderio che dei Salesiani si dedicassero a studi,

2.8 Page 18

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L'ISS REALTÀ NUOVA RADICATA IN UNA TRADIZIONE 33
deva lo spunto da un « orientamento operativo transitorio » del Capitolo Generale Speciale del
1971, che raccomandava di « pianificare i mezzi più idonei per garantire lo sviluppo del
"Centro di Studi Don Bosco" »; in data 6 febbraio 1973 questo veniva affidato ad
experimentum alla Facoltà di Teologia dell'UPS insieme alla cura di «una serie di
pubblicazioni e di studi sulla storia delle Missioni Salesiane in occasione del centenario di
esse».31
Non solo sul piano progettuale, ma delle realizzazioni effettive, si era giunti alla logica
maturazione della deliberazione del Capitolo Generale XXI, che sfociava nella fondazione
dell’ISS con compiti più rigorosamente definiti e strutture congruenti.
destinati a illustrare l'apporto salesiano « nel campo culturale, scientifico, linguistico,
etnico e storico » e che si redigessero « le Cronache di ciascuna Missione, in vista
dell'importanza che esse hanno nella compilazione della storia della Congregazione
in genere e delle Missioni in particolare » (Atti del Capitolo Generale XIX, 8 apri-
le-10 giugno 1965, Roma 1966, pp. 180-181). Trattando della Formazione dei gio-
vani, al cap. VIII. Centri e sussidi di formazione, si accenna ancora a un dovere e a
una «proposta»: «La Congregazione Salesiana deve prendere più chiara coscienza
del suo contributo originale all'apostolato generale della Chiesa e alla educazione
della gioventù in particolare per procedere con più sicurezza ed efficienza. Si pro-
pone quindi di compilare una silloge di tutti i tesori educativi ereditati da Don Bo-
sco e dai primi Salesiani, mediante l'istituzione di un Centro di studi storici sale-
siani, che illustri sempre meglio l'opera educativa di San Giovanni Bosco, ed esprima
con precisione i lineamenti del suo metodo e del suo spirito » (ibid., p. 201).
31 Inoltre, negli Atti del Consiglio Superiore della Società Salesiana di apri-
le-giugno 1973 si comunicava la costituzione presso la Casa Generalizia del « Centro
Studi per la Storia della Congregazione Salesiana », comprendente nella sua attività
« a tempi brevi » il particolare lavoro nel settore della « storia delle missioni sa-
lesiane » (pp. 26-27); gli Atti del Consiglio Superiore del gennaio-marzo 1974 an-
nunciavano poi l'esistenza di un autonomo Centro Studi di Storia delle Missioni
Salesiane (pp. 55-56).