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PRESENTAZIONE
FRANCESCO MOTTO *
Come direttore di «Ricerche Storiche Salesiane» sono lieto di mettere a di-
sposizione un intero numero della rivista per portare a conoscenza dei lettori gli
«Atti del seminario europeo ISS-ACSSA» (Associazione dei cultori di Storia Sa-
lesiana), tenutosi a Vienna dal 30 ottobre al 2 novembre 2003 sul tema: Linee
teologiche, spirituali e pedagogiche della Società Salesiana e dell’Istituto delle
FMA nel periodo 1880-1922.
La riflessione del seminario ha rappresentato una seconda tappa intermedia
(dopo i seminari continentali del 2001-2002) verso il IV Convegno internazio-
nale previsto per l’inizio del 2006 a Città del Messico, preceduto per altro da tre
altri seminari regionali: uno, per l’America, che ha avuto luogo nei giorni 16-20
marzo 2004 a Bahía Blanca (Argentina), uno, per l’Europa anglofona centro oc-
cidentale che si terrà a Groot-Bijgaarden (Belgio) dal 30 ottobre al 1° novembre
2004 e un terzo previsto per i giorni 3-6 dicembre 2004 a Hong Kong per l’Asia
Est e l’Australia. Il tema, fatte le debite eccezioni cronologiche, è sempre stretta-
mente legato al terzo convegno di Roma 2000, di cui sono stati pubblicati gli
Atti [F. MOTTO (ed.), Significatività e portata sociale dell’Opera Salesiana dal
1880 al 1922 (= ISS Studi, 16-18) Roma, LAS 2001].
Ora in quella sede si prese atto che dopo aver rilevato la varietà e l’inci-
denza sociale delle opere salesiane maschili e femminili nel quarantennio esami-
nato, nei vari contesti in cui erano presenti le due congregazioni salesiane, oc-
correva approfondire in modo più sistematico sia la dimensione educativa sia le
motivazioni spirituali che qualificarono l’impegno apostolico dei religiosi consa-
crati e dei loro collaboratori, tenendo però presente che in ambito salesiano, più
che alle idee e alle tendenze pedagogiche, fu sempre data maggior attenzione al
vissuto, alle pratiche educative e a quella educazione non formale che ha avuto
tanta parte nella formazione delle giovani generazioni di fine ottocento e dei
primi decenni del novecento, in Italia ed all’estero.
Nel seminario di Vienna si è inteso esplicitare gli orientamenti educativi e
spirituali che dal centro e dal governo delle due congregazioni fluirono diretta-
mente alle singole comunità sparse nei vari paesi, con l’intento di poter verifi-
care in una seconda fase, attraverso ricerche locali, come essi vennero assunti e
modificati nei vari contesti. Detto in altri termini: se l’intreccio fra tradizione e
* Salesiano, direttore dell’Istituto Storico Salesiano.

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4 Francesco Motto
modernizzazione era stato un tratto caratteristico del modello salesiano all’epoca
di don Bosco, lo fu altrettanto durante il rettorato dei suoi due successori? Quali
furono le modalità varie e forse anche contraddittorie, attraverso cui il modello
della «pedagogia povera» di Valdocco e di Mornese si è tradotto nella realtà
educativa del mondo salesiano? Quale tipo di «inculturazione» pedagogico-spi-
rituale ebbe luogo all’epoca per aderire alle concrete esigenze del luogo, senza
con ciò venir meno all’uniformità ricercata sempre come garanzia di unità e di
fedeltà allo spirito del fondatore?
A queste domande dovrà rispondere il Convegno internazionale di Messico
2006 dal titolo: L’educazione salesiana dal 1880 al 1922. Istanze ed attuazioni
in diversi contesti. In quella sede si dovranno appunto confrontare le linee por-
tanti della formazione educativo-pedagogica e teologico-spirituale dei SDB e
delle FMA con il vissuto educativo salesiano concreto, localizzato in una parti-
colare area, radicato nella carità molto più che su basi teoriche, nel concerto
delle teorizzazioni e realizzazioni pedagogiche del tempo, differenziate per am-
bienti geografici, sociali e culturali.
Valore ed attualità della ricerca: comprendere il passato mediante il pre-
sente e il presente mediante il passato.
Ci si potrà chiedere ancora una volta, dentro e fuori la famiglia salesiana,
quale sia il senso di una simile operazione. Forse è già sufficiente ribadire come
le scienze antropologiche insegnano che per sopravvivere alle temperie di de-
terminate epoche qualunque società ha bisogno del proprio passato e di identità
collettiva in cui affondare le proprie radici. «Senza passato non c’è futuro», si
(ab)usa dire: vale per le società civili, vale per quelle religiose, vale anche per la
famiglia salesiana, che nelle proprie radici deve trovare la «fortuna» del suo pas-
sato, le ragioni del suo presente e ancor più le speranze del suo futuro.
Ma c’è di più. Dal momento che l’identità collettiva di un Istituto religioso
si identifica per lo più col proprio «carisma», esso può sopravvivere nelle
«svolte della storia» solo a condizione di venire reinterpretato. Ora è principal-
mente la storia che aiuta a identificare e a riesprimere il nucleo di valore co-
stante, la «sostanza», l’«essenza», separandola da tutte le variabili proprie del
contesto storico contingente che ne hanno condizionato la messa in opera.
Anche nel caso del prossimo Convegno non si intende ricostruire un pas-
sato salesiano ormai tramontato, quanto invece ricercare al suo interno le ri-
sposte agli interrogativi che vengono dal presente. Pertanto rimane sempre vera
l’affermazione crociana che la storia è sempre storia contemporanea, non solo
nel senso che «è lo storico che fa la storia», ma anche nel senso che la «vera
storia» svolge l’essenziale ruolo di coscienza critica dell’oggi.
In questa prospettiva un Convegno che semplicemente si affacciasse sul
panorama magari «eroico» delle proprie origini, del proprio metodo educativo,

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Presentazione 5
in analogia all’intramontabile «don Bosco del mito», o un Convegno costituito
da ricerche che si limitassero ad una generica enunciazione di principi o esposi-
zione di memorie o cronache, verrebbero a produrre una storiografia debole, ten-
dente a svanire nella pura erudizione o, peggio, nelle sfumature di un racconto
nostalgico. Invece l’abilità e la pazienza di saper ricercare i documenti utili a in-
dirizzare la propria ricerca verso la soluzione del problema posto, l’attento
esame di tutte le fonti primarie e secondarie, l’intelligente uso delle scienze
umane e sociali oggi a disposizione e la prospettiva completa come quella che è
possibile ad un secolo di distanza dai fatti studiati potrebbero produrre una me-
moria collettiva tale da sollecitare a ripensare i problemi del proprio presente
con una più matura consapevolezza del proprio passato.
È questo del resto il senso del messaggio che il Rettor Maggiore ha man-
dato ai partecipanti al Seminario e che in queste pagine precede le relazioni: «Se
il presente vuole essere fedele al passato carismatico e in sintonia dinamica con
esso, necessita di una corretta interpretazione globale di tale passato; se il pre-
sente vuole essere matrice feconda del futuro, non può essere privo di essenziali
punti di riferimento che lo orientino costantemente in un mondo in rapidissima
evoluzione come il nostro […] La nostra Congregazione, la nostra Famiglia
salesiana è la nostra storia; e dal modo con cui costruiamo tale storia dipende
la nostra identità».
Ovviamente la realtà salesiana di ieri e di oggi non costituisce una enclave
all’interno o ai margini della società, ma è fatta di interazioni dinamiche, di le-
gami di dipendenza, di collaborazione (e anche di scontri) con il sociale, il poli-
tico, l’economico, il religioso, l’educativo, il culturale, per cui tradirebbe la sua
missione se colpevolmente si autoescludesse dal dibattito storico-culturale in
corso e non fosse presente nei luoghi in cui si documentano i fatti, li si interpreta
e si orienta la soluzione dei problemi del momento.
Dunque non una storia per la storia, ma una storia per la vita, sia pure con
tutti i limiti degli studi pregressi, delle capacità, della sensibilità, degli interessi
e delle ineliminabili «passioni» degli autori, di cui anche le ricerche condotte
secondo le regole canoniche della scienza risentono.
Non mi resta che lasciar spazio ad una breve sintesi bilingue dei contributi,
prima della loro pubblicazione integrale nella lingua italiana.
La formazione teologica nella società salesiana nel periodo 1880-1922
JACQUES SCHEPENS
Il presente contributo cerca di determinare un’idea della teologia esistente
nella Congregazione salesiana nel periodo 1880-1922, focalizzando il tema della
formazione teologica del personale salesiano giovane. In questa prospettiva la ri-

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6 Francesco Motto
cerca si orienta su come veniva animata la Congregazione salesiana dal centro.
Per rispondere a questo compito si sono presi in considerazione l’impostazione e
gli aspetti contenutistici dell’epoca studiata. La realizzazione di una prima strut-
tura in qualche modo soddisfacente ha comportato un processo lungo e com-
plesso. L’elaborazione di una programmazione teologica è stata rallentata in
parte dall’assenza di studentati regolari. Anche dopo la creazione di quattro stu-
dentati nel 1904, le difficoltà sono in parte rimaste perché la realizzazione di
detti istituti ha richiesto tempi eccessivamente lunghi. I fattori che hanno condi-
zionato l’attuazione di una formazione più adeguata possono essere diversi: gio-
vani provenienti da condizioni culturali modeste, impegni dei chierici dediti alla
scuola e all’assistenza, il modello di sacerdote promosso da don Bosco per i
«tempi nuovi». Per il periodo studiato va sottolineato il ruolo svolto dal Rettor
Maggiore don M. Rua e dal Consigliere scolastico generale don F. Cerruti per
creare le condizioni per una più alta qualificazione degli studi teologici nella
congregazione Salesiana.
Linee portanti dell’animazione spirituale della Congregazione salesiana
da parte della direzione generale tra 1880 e 1921
ALDO GIRAUDO
L’identità e l’interiorità delle prime generazioni salesiane rispecchia la cor-
rente spirituale promossa nei seminari torinesi e la scuola di san Giuseppe Ca-
fasso, ma si caratterizza subito per il marcato riferimento a don Bosco e per
l’impronta che la sua forte personalità e il suo insegnamento danno all’idea
stessa di vita consacrata e al modo di viverla. Da lui e dai suoi successori viene
promosso un modello di vita religiosa dalla forte valenza ascetica che ha come
base una fede ardente e un’obbedienza eroica e gioiosa alla volontà di Dio. Ma-
nifestazione di consegna totalitaria a Dio sono: l’osservanza attenta delle regole,
lo stile di vita austero, un fervido impegno nel lavoro quotidiano, la confidenza e
la docilità assoluta alle direttive dei superiori, uno zelo pastorale instancabile e
salesianamente amorevole. Sotto il governo di don Rua si evidenzia particolar-
mente il ruolo e la responsabilità del direttore come modello e guida delle comu-
nità e si presenta la tensione alla «perfezione» come perno di un modello totali-
tario di vita salesiana non privo di connotazioni oblative e mistiche. Don Albera,
per arginare i pericoli di un attivismo senza interiorità e dare un’anima alla mis-
sione educativa, mette l’accento sulla pietà fervorosa e su una maggiore disci-
plina di vita; insiste poi sulla necessità di rivestire lo «spirito di Don Bosco»,
mostrandolo come incentrato su un atto di carità assoluta e su l’offerta incondi-
zionata di sé a Dio.

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Presentazione 7
Linee pedagogiche della Società Salesiana nel periodo 1880-1922.
Approccio ai documenti
JOSÉ MANUEL PRELLEZO
Il contributo intende individuare «le linee pedagogiche» che le persone e
organismi responsabili della Società Salesiana hanno proposto ai membri negli
ultimi anni della vita di don Bosco e durante i rettorati di don Rua e don Albera
(1880-1922). Le scelte operate nell’impostazione vogliono essere funzionali al
prossimo Congresso – organizzato dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana
e dall’Istituto Storico Salesiano – cioè: a) presentare un panorama tematico
ampio; b) lasciare parlare i protagonisti, dando ampio spazio alle fonti inedite.
Dai documenti più autorevoli emerge una prima constatazione: il consenso
sempre più radicato attorno a tre punti fondamentali: il carattere educativo della
Congregazione salesiana; la consapevolezza del valore dell’eredità pedagogica
ricevuta; l’impegno di conservare e comunicare tale patrimonio. Sono stati esa-
minati i diversi nuclei tematici che articolano la ricerca: 1) mezzi e sussidi utiliz-
zati a diversi livelli nell’opera di comunicazione e diffusione del patrimonio pe-
dagogico salesiano (vita e scritti di don Bosco; Costituzioni e regolamenti; Deli-
berazioni capitolari, Circolari ecc.); 2) contenuti della proposta (i destinatari, le
istituzioni, le persone: formazione del salesiano educatore); 3) elementi della
proposta pedagogica (cristiani e cittadini sodi e aperti, sistema fondato sulla
carità, «Non mai castighi penali», assistenza attiva, ambiente di famiglia e colla-
borazione); 4) Fedeltà a don Bosco e attenzione al «movimento delle idee del
nostro tempo»; 5) Sintesi e considerazioni conclusive.
L’apostolato dei laici tra Otto-Novecento nella Chiesa
e negli orientamenti diffusi nella Famiglia Salesiana
GIUSEPPE BIANCARDI
Come viene concepito l’impegno dei laici nella Chiesa tra Otto-Nove-
cento? E in che modo le indicazioni in merito, del magistero e della riflessione
teologica, vengono veicolate alla «base» della Famiglia Salesiana da parte dei
superiori della Congregazione? Una prima risposta può essere tentata richia-
mando anzitutto, per l’epoca in questione: l’ecclesiologia dominante, gli orienta-
menti del magistero e la concreta azione svolta dal laicato, per passare poi a
scorrere il Bollettino Salesiano (BS), indirizzato ai Cooperatori salesiani in
gran parte laici, e i testi prodotti dai Congressi Internazionali degli stessi Coope-
ratori svoltisi tra 1895 e 1920. L’ecclesiologia sistematica dell’epoca enfatizza

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8 Francesco Motto
il ruolo della gerarchia (è una «gerarchilogia»), e conseguentemente relativizza
il ruolo del laico. Nel concreto contesto storico degli anni 1880-1920, la Chiesa,
poi, continua il suo difficile e spesso conflittuale confronto con la modernità.
Questa particolare contingenza storica induce la gerarchia a dare spazio al lai-
cato; un laicato che si vuole, però, sempre unito e sottomesso ai pastori. In tale
contesto, BS e Congressi spingono il laico impegnato nella Famiglia Salesiana
(il Cooperatore) ad una intensa azione intra ed extraecclesiale. In campo sociale
essa giunge a superare i quadri mentali iniziali, di tipo conservatore. Le indica-
zioni operative sono naturalmente filtrate dalla sensibilità salesiana. È questa
sensibilità, probabilmente, che spinge i documenti presi in esame ad ignorare
sostanzialmente un testo come la Rerum novarum (forse per le implicazioni poli-
tiche dell’enciclica) e ad esprimere il rifiuto esplicito di una qualsiasi proposta
politica.
La formazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1881-1922).
Per una lettura teologico-spirituale di alcune fonti
MARÍA ESTHER POSADA
Il presente studio premette una contestualizzazione di carattere storico e
teologico che fa da quadro di riferimento all’intera riflessione, e presenta le fonti
documentarie e letterarie della ricerca. Il primo momento del discorso, intitolato
«Una formazione “informale” (1881-1906)», coglie nelle comunità delle origini
delle FMA, i contenuti formativi trasmessi attraverso l’esperienza vissuta. Nel
secondo momento, «Dare “forma” alla formazione» (1906-1922), si percepisce
una certa tendenza all’ «uniformità» (nei contenuti, nelle strutture e nei mezzi
formativi) quasi garanzia dell’identità della FMA e dell’unità di vita nell’Isti-
tuto. Nella seconda parte di questo periodo, specie per l’intervento formativo di
don Filippo Rinaldi, viene evidenziato il fattivo «ritorno a don Bosco» attraverso
letture salesiane scelte, contenuti spirituali di fondo e prospettive per una pro-
grammazione formativa più sistematica. Le conclusioni a cui porta lo studio
fanno emergere l’importanza delle «linee maestre» offerte delle fonti documen-
tarie ufficiali e non solo da queste, il realismo salesiano che nei contenuti, nelle
letture e nei mezzi formativi privilegia un’ascetica e una mistica tipicamente sa-
lesiane e l’influsso decisivo delle mediazioni (superiori e maestre di noviziato),
«fonti vive» di salesianità, che vissero a contatto diretto con i Fondatori e che
furono come la «porta d’ingresso» per la seconda generazione delle FMA.

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Presentazione 9
Linee orientative per la missione educativa delle
Figlie di Maria Ausiliatrice (1880-1922). Studio dei capitoli generali
MARTHA SÉÏDE
Partendo dal «sistema preventivo di don Bosco» come criterio pedagogico
fondamentale degli orientamenti educativi dell’Istituto delle FMA, l’articolo
analizza in che modo viene presentato ed interpretato negli Atti dei Capitoli Ge-
nerali (CG) dal 1880 al 1922 ed evidenzia le prospettive emergenti nell’ambito
dell’educazione della donna. I primi tre CG identificano il «sistema preventivo»
con lo spirito di don Bosco e con la fedeltà ai suoi insegnamenti. Nelle sue fina-
lità il metodo risente del modello culturale del tempo che orienta l’educazione
della donna alla vita familiare. Nel VII CG il metodo educativo sembra preva-
lentemente fondato sulla pietà e sulla normativa disciplinare. L’educazione alla
famiglia permane l’obiettivo principale anche se si sottolinea in particolare la
centralità della maternità. Nel CG VIII si passa dalla prospettiva normativa di-
sciplinare a quella di un «sistema preventivo» inteso come espressione di uno
«spirito», cioè uno stile che coinvolge la persona e la comunità in un’attività im-
pregnata di bontà preveniente. Nell’educazione della donna si accentua ulterior-
mente il valore del ruolo materno assunto dalle educatrici in modo da far speri-
mentare alle ragazze l’eccellenza della maternità come loro compito specifico.
Tra vita e rappresentazione biografica.
Immagine religiosa nei primi profili delle Figlie di Maria Ausiliatrice
GRAZIA LOPARCO
I profili e i cenni biografici delle Figlie di Maria Ausiliatrice costituiscono
una fonte significativa per la costruzione di un’immagine religiosa attraverso le
categorie dell’edificazione. Esse rappresentavano sobri elementi biografici ri-
spetto alle più dettagliate connotazioni spirituali e alla descrizione riguardante il
tempo della malattia e il momento della morte. Nei primi 25 anni dalla fonda-
zione dell’Istituto i decessi riguardavano sostanzialmente religiose molto gio-
vani, da cui subito o a distanza di tempo si raccoglievano insegnamenti spiri-
tuali, esempi di virtù che delineavano nell’insieme un modello di santità sale-
siana. Tra l’inizio e la fine del periodo esaminato si nota una diminuzione per-
centuale delle defunte, a riprova di un miglioramento delle condizioni di vita.
Anche le notizie non riguardano più solo la conclusione, ma sottolineano virtù di
«lunga durata» che dovevano stimolare le consorelle vive. Dopo 50 anni di vita,
i cenni biografici volevano costituire un mezzo per mantenere intatto lo spirito
dell’Istituto, esteso a largo raggio.

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10 Francesco Motto
La prima sintesi ufficiale della traduzione educativa
dell’Istituto delle FMA: il manuale del 1908
PIERA RUFFINATTO
Il manuale del 1908 viene considerato un punto d’arrivo e di partenza si-
gnificativo che qualifica l’impegno delle Figlie di Maria Ausiliatrice dei primi
decenni del Novecento in ordine all’interpretazione delle genuine «tradizioni sa-
lesiane» non solo per quanto riguarda la vita religiosa, ma anche per quello che
attiene al metodo educativo. Lo studio del testo lascia emergere le linee portanti
della tradizione pedagogica delle religiose educatrici che in questo periodo si va
consolidando sia con l’applicazione del «sistema preventivo» in ambiente fem-
minile, sia con la sua diffusione in diversi luoghi e culture. Le educatrici si tro-
vano a dover affrontare alcune problematiche quali la conservazione della spon-
taneità e familiarità nelle relazioni educative tipica delle comunità delle origini e
che ora, nel momento dell’espansione dell’Istituto e con l’apertura di collegi con
numerose educande, rischia di perdersi per l’eccessiva istituzionalizzazione e
l’indebolimento dell’approccio personalizzato. Il riferimento al «sistema preven-
tivo» rimane prevalentemente nell’ambito disciplinare anche se non mancano ri-
mandi significativi ad altri elementi del metodo quali l’importanza delle rela-
zioni tra le educatrici per favorire il costituirsi di un ambiente educativo qualifi-
cato pedagogicamente e salesianamente; la promozione di atteggiamenti ricchi
di carità e pazienza; l’attuazione di un tipo di «assistenza» non intesa semplice-
mente come rigido controllo, quanto come «opera di carità cristiana» e di amore
materno che vigila instancabilmente per prevenire il male e guidare al bene.

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PRESENTATION
FRANCESCO MOTTO
As Director of the «Ricerche Storiche Salesiane» I am happy to devote the
whole of this issue to bringing to the attention of our readers the «Acts of the
European Seminar of ISS-ACSSA» (Association of devotees of Salesian Hi-
story), which was held in Vienna between 30 October and 2 November 2003 on
the theme: Theological, spiritual and pedagogical approaches of the Salesian
Society and the Institute of the FMA in the period 1880-1922.
The work of the seminar represented the second intermediate stage (after
the continental seminars of 2001-2002) on the way to the IV International Con-
gress planned for the beginning of 2006 in Mexico City, to be preceded by three
other regional seminars: one, for America, which took place on 16-20 March
2004 at Bahía Blanca (Argentina), one, for English-speaking West and Central
Europe, which will take place at Groot-Bijgaarden (Belgium) between 30 Oc-
tober and 1 November 2004 and a third planned for 3-6 December in Hong
Kong for East Asia and Australia. The theme, allowing for some variations, is
always closely linked with the third Congress held in Rome in 2000, the Acts
of which have been published [F. MOTTO (ed.), Significatività e portata sociale
dell’Opera Salesiana dal 1880 al 1922 (= ISS Studi, 16-18) Roma, LAS 2001].
On that occasion, it was recognised that after having indicated the variety
and the social impact of the male and female salesian works in the forty year pe-
riod under examination in the various contexts in which the two salesian congre-
gations were active, it was necessary to examine more systematically both the
educational dimension and the spiritual motivations that were behind the apo-
stolic commitment of the consecrated religious and their collaborators, bearing
in mind however, that in the salesian world, rather than to pedagogical ideas and
trends, more attention was given to the concrete situation, to educational praxis
and to non-formal education which had such an important role in the formation
of the younger generations at the end of the nineteenth century and the first
decades of the twentieth century in Italy and elsewhere.
At the seminar in Vienna it was the intention to elucidate the educational
and spiritual guidelines which, from the centre and from the government of the
two congregations, arrived directly in the individual communities located in va-
rious countries, with the aim of being able to assess at a later stage, through re-
search at local level, how these were taken up and modified in the various con-
texts. In other words: was the combination of tradition and modernisation, a cha-

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12 Francesco Motto
racteristic trait of the salesian model in the time of Don Bosco, also such during
the time when his two successors were Rector Major? What were the different
and even contradictory approaches, through which the model of the «pedagogia
povera» of Valdocco was translated in the educational situation in the salesian
world? What kind of pedagogical-spiritual «inculturation» took place at the time
in order to respond to the concrete requirements of the place, without on that ac-
count failing to achieve the uniformity that was always demanded as a guarantee
of unity and fidelity to the spirit of the founder?
To these questions the International Congress in Mexico in 2006 entitled:
Salesian education between 1880 and 1922. Application and implementation in
different contexts should provide some answers. In fact on that occasion the key
issues of the educational-pedagogical and theological-spiritual formation of the
SDB and the FMA will need to be compared with the concrete living reality of
salesian education in a specific location, founded much more on charity than on
a theoretical basis, in harmony with the pedagogical theory and practice of the
time, differentiated by the geographical, social and cultural settings.
Value and relevance of the research: understanding the past through the
present and the present through the past.
It might be asked once again, within and outside the Salesian Family, what
is the point of such an exercise. Perhaps it would be sufficient to repeat as the
anthropological sciences teach that to survive the passage of time any society
needs its own past and its collective identity in which to sink its roots. «Without
the past there is no future», it is sometimes said: this applies to civil society, to
religious societies, and also to the Salesian Family, which ought to find in its
own roots the «success» of its past, the explanation of its present and even more
hope for its future.
But that is not all. When the collective identity of a religious institute be-
gins to be identified with its own «charism» it can then survive in «changing
times» provided it is re-interpreted. Now it is history that is the principal help in
identifying and giving new expression to the nucleus of its permanent value, its
«substance», its «essence», separating it from all the variables belonging to the
contingent historical context that have conditioned its being put into practice.
Even in the case of the approaching Congress it is not intended to recon-
struct a salesian past that has already gone, but rather to find within it the an-
swers to the questions that the present time poses. In this sense the affirmation
of Croce remains true, that history is always contemporary history, not only in
the sense that «it is the historian who makes history», but also in the sense that
«real history» fulfils the essential role of being today’s critical conscience.
From this point of view, a Congress – if it were merely to consider the pa-
norama even «heroic» of its own origins, its own educational method, similar to

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2.1 Page 11

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Presentation 13
the «undying» «mythical Don Bosco», or be one in which research were limited
to a generic recitation of principles or a report of memoirs or chronicles, – would
only produce an historiography that was weak, tending to vanish in mere erudi-
tion, or worse, in the minutiae of a nostalgic re-telling. On the other hand, the
ability and the patience to know how to find those documents that are useful in
directing one’s research towards the solution of the questions under discussion,
the careful examination of all the primary and secondary sources, the intelligent
use of the social and human sciences that are nowadays available, and the full
appreciation of what is possible at the distance of a century from the events
being studied, could produce a collective memory which would be conducive
to rethinking the problems of one’s own present situation with a more mature
awareness of one’s past.
In any case, this is the sense of the message the Rector Major sent to those
taking part in the Congress and which in these pages precedes the articles: «If
the present wishes to be faithful to its charismatic past and in dynamic harmony
with it, there is a need for a correct overall interpretation of that past. If the pre-
sent wishes to be an effective matrix for the future, it cannot lack the essential
reference points that will constantly guide it in a world of rapid change like ours
[…] Our Congregation, our salesian Family is our history; and on the way in
which we construct that history our identity depends».
Obviously, the salesian world of yesterday and of today does not constitute
an enclave within or on the margins of society, but is a reality which involves a
dynamic interaction, with links of dependence, collaboration (and also of disa-
greements) with society, the world of politics, of economics, of religion, of edu-
cation, of culture, so that it would betray its own mission if it were deliberately
to cut itself off from the historical and cultural debate in progress and were not
to be present in those places where events are chronicled, where they are inter-
preted and solutions to current problems are formulated.
Therefore not history for history’s sake, but history for life, even with all
the limitations of previous studies, of abilities, of sensitivities, of interests, and
of the inevitable «passions» of the authors which also have their influence even
on researches carried out according to all the scientific rules.
It only remains for me to give way for a brief bilingual synthesis of the
contributions before their full publication in Italian.
Theological formation in the Salesian Society in the period 1880-1922
JACQUES SCHEPENS
The present contribution is an attempt to define the idea of theology that
was current in the Salesian Congregation in the period 1880-1922 focusing on

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14 Francesco Motto
the theme of the theological formation of young Salesian personnel. In this re-
gard the research considers how the Salesian Congregation was guided from the
centre. In carrying out this task for this period the organisation of studies and the
contents have been taken into consideration. A long and complex process was re-
quired in order to achieve a first more or less satisfactory arrangement. The
drawing up of a theological programme was delayed in part because of the ab-
sence of regular studentates. Even after the setting up of four studentates in
1904, the difficulties in part remained because of the excessive length of time it
had taken to open them. The factors that conditioned the implementation of a
more adequate formation were varied: young confreres coming from modest cul-
tural backgrounds, the commitments of the clerics in teaching and assisting, the
model of the priest fostered by Don Bosco for the «new times». For the period
under examination emphasis needs to be given to the role of the Rector Major
Don M. Rua and the Prefect General of Studies Fr F. Cerruti in creating the con-
ditions for a higher quality of theological studies in the Salesian Congregation.
The main thrust of the spiritual guidance given
to the Salesian Congregation
by the Major Superiors between 1880 and 1921
ALDO GIRAUDO
The characteristics and the spiritual life of the first generations of Salesians
reflect the spirituality of the time that was fostered in the Turin seminaries and in
the school of St Giuseppe Cafasso, but it is marked by a clear reference to Don
Bosco and by the stamp that his strong personality and his teaching give to the
idea of consecrated life and the way of living it. He and his successors promote a
model of religious life with a strong ascetical flavour based on ardent faith and
heroic and joyful obedience to the will of God. Expressions of a total giving of
oneself to God are: the careful observance of the rules, an austere life style, fer-
vent commitment in daily work, confidence in and absolute docility to the direc-
tions of the superiors, a pastoral zeal that is untiring and marked by salesian lo-
ving kindness. While Don Rua is Superior the role and the responsibility of the
Rector as the model and guide of the community is emphasised, and tending
towards «perfection» is indicated as the key to a complete model of salesian life
which is not without its sacrificial and mystical elements. Don Albera, to safe-
guard against the dangers of an activism without interior life, and in order to
give a spiritual dimension to the mission of education, puts the emphasis on
fervent piety and on a more disciplined life; he also insists on the need to redi-
scover «the spirit of Don Bosco», describing it as centred on a act of total love
and on the unconditional offering of oneself to God.

2.3 Page 13

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Presentation 15
The pedagogical approach of the Salesian Society
in the period 1880-1922.
An introduction to the documents
JOSÉ MANUEL PRELLEZO
This contribution is intended to identify «the pedagogical approach» that
the individuals and the responsible bodies of the Salesian Society proposed to
the members during the last years of Don Bosco’s life and while Don Rua and
Don Albera were Rector Major (1880-1922). The choices which shape the pre-
sentation have been made in view of the next Congress – organised by the Asso-
ciation of Practitioners of Salesian History and the Salesian Historical Institute.
i.e: a) to present a wide ranging overview of the theme; b) to allow those directly
concerned to speak for themselves making extensive use of unpublished source
material. Regarding the more authoritative documents a first observation can be
made: the growing agreement among them on three fundamental points: the edu-
cational nature of the Salesian Congregation; the awareness of the value of the
pedagogical inheritance received; the effort to preserve and to pass on this patri-
mony. Various themes have been examined related to the research: 1) means and
methods used at various levels in the work of communicating and spreading the
salesian pedagogical patrimony (Don Bosco’s life and writings; the Constitu-
tions and Regulations; Chapter Deliberations, Circulars etc.); 2) contents of the
recommendations (those addressed, institutions, individuals: formation of the
Salesian educator); 3) aspects of the pedagogical proposal (Christians and citi-
zens, sound and open, a system based on charity, «Never make use of corporal
punishment», active assistence, family atmosphere, collaboration); 4) Fidelity to
Don Bosco and attention to «the changing ideas of our own time»; 5) Synthesis
and concluding considerations.
The lay apostolate in the Church of the nineteenth and twentieth centuries
and in the guidelines given to the Salesian Family
GIUSEPPE BIANCARDI
How was lay commitment in the Church between the nineteenth and twen-
tieth centuries understood? And in what way are the observations by the magi-
sterium and theological reflection referring to it communicated to the «grass-
roots» of the Salesian Family by the Superiors of the Congregation? A first an-
swer might be given by referring above all for the period in question to: the pre-
dominant ecclesiology, the guidelines of the magisterium and the practical acti-
vity carried out by the laity, then by passing on to a glance at the Bollettino Sale-

2.4 Page 14

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16 Francesco Motto
siano (BS), addressed to the Salesian Cooperators, for the most part lay people,
and the documents produced by the Cooperators’ own International Congresses
held between 1895 and 1920. The standard ecclesiology of the period empha-
sises the role of the hierarchy (it is a «hierarchiology»), and consequently the
role of the laity is relativised. In the actual historical context of the years 1880 –
1920, the Church, then, continues with its difficult and often antagonistic ap-
proach to the modern world. This particular historical situation leads the hie-
rarchy to open the way for lay people; a laity, however, that it wants to be
always united with and submissive to the pastors. In this context, the BS and
Congresses urge the committed lay person in the Salesian Family (the Coope-
rator) to an intense activity both within and outside church structures. In the so-
cial field it overcomes an initial conservatory mindset. The practical proposals
are naturally filtered by a salesian sensitivity. It is probably this sensitivity that
lies behind the fact that the documents taken into consideration almost entirely
ignore a text such as Rerum novarum (perhaps because of the political implica-
tions in the encyclical) and to explicitly reject any kind of political agenda.
The formation of the Daughters of Mary Help of Christians (1881-1922).
A theological/spiritual reading of some sources.
MARÍA ESTHER POSADA
The present study proposes an historical and theological contextualisation
as a frame of reference for the whole reflection, and presents the documentary
and literary sources of the research. The first point entitled «An “informal” for-
mation (1881-1906)», traces in the early communities of the FMA, the formation
material transmitted by lived experience. The second, «Giving “form” to forma-
tion» (1906-1922), observes a certain tendency towards «uniformity» (in con-
tent, structures and means of formation) almost as a guarantee of the identity of
the FMA and of the unity of life in the Institute. In the second part of this period
especially through the formative contribution of Don Filippo Rinaldi, emphasis
is given to a «return to Don Bosco» by means of selected salesian writings, se-
rious spiritual content and the proposal of a more systematic planning of forma-
tion. The conclusions to which the study leads show the importance of «guide
lines» provided by the official documentary sources and not only these, the sale-
sian realism in their contents, in the readings, and in the means of formation
which give pride of place to a typically salesian ascetical and mystical theolo-
gical approach, and the decisive influence of the contribution made by (superiors
and mistresses of novices), «living sources» of salesianity, who lived in direct
contact with the Founders and for the second generation of FMA were like
«the way in».

2.5 Page 15

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Presentation 17
Guidelenes for the educational mission of the Daughters
of Mary Help of Christians (1880-1922).
A study of the General Chapters.
MARTHA SÉÏDE
Starting from «Don Bosco’s preventive system» as the fundamental peda-
gogical criterion for the educational guidelines of the Institute of the FMA, the
article examines the way in which it is presented and interpreted in the Acts of
the General Chapters (GC) between 1880 and 1922 and indicates the emerging
perspectives in the area of women’s education. The first three GC identify
the «preventive system» with the spirit of Don Bosco and with fidelity to his
teachings. In its aims the method reflects the cultural model of the times that
directs woman’s education towards family life. In the VII GC the educational
method seems to be prevalently based on piety and on the norms of discipline.
Education for the family remains the main objective even with special emphasis
on the centrality of motherhood. In GC VIII there is a move away from the per-
spective of disciplinary norms to that of a «preventive system» understood as the
expression of a «spirit», that is a manner that involves the individual and the
community in an activity filled with anticipatory goodness. In woman’s educa-
tion further emphasis is given to the value of the motherly role taken up by the
educators so that the girls would recognise that being excellent mothers was
their specific task.
Real life and biographical accounts.
Religious expression in the first biographies of the Daughters
of Mary Help of Christians
GRAZIA LOPARCO
The lives and biographical sketches of the Daughters of Mary Help of Ch-
ristians constitute a significant source for the construction of an account of reli-
gious life with an edifying purpose. They provide limited biographical details in
comparison with the more detailed spiritual accounts and descriptions of times
of sickness and of the moment of death. In the first 25 years of the foundation of
the Institute the deceased were prevalently very young religious, about whom
either immediately or at some later time spiritual lessons, or examples of vir-
tuous life were collected which taken together provide a description of a model
of salesian holiness. Between the beginning and the end of the period under exa-
mination there was a decrease in the percentage of those who died, suggesting an
improvement in the standard of living. Also the accounts are no longer limited to

2.6 Page 16

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18 Francesco Motto
the end of life but tend to emphasise a more long lasting virtue, for the encoura-
gement of their living consorelle. After 50 years existence, the biographical
sketches can be seen as one way of maintaining intact the spirit of the Institute,
now broadly expanded.
The first official synthesis of the educational tradition of the Institute
of the FMA: the manual of 1908
PIERA RUFFINATTO
The manual of 1908 is considered the significant arrival and departure
point that indicates the commitment of the Daughters of Mary Help of Christians
in the first decades of the twentieth century to an interpretation of the genuine
«salesian traditions» not only as regards religious life but also in what applies to
educational method. An examination of the text discloses the main approaches of
the pedagogical tradition followed by the teaching religious sisters who in this
period were consolidating it with the application of the «preventive system» in a
feminine context and also spreading it in a variety of places and cultures. The
teachers were faced with such problems as having to preserve the spontaneity
and familiarity towards their pupils which were typical of the earliest communi-
ties and which at this time of the expansion of the Institute and the opening of
large colleges ran the risk of being lost in an excessive institutionalisation and a
weakening in the personal approach. Reference to the «preventive system» is
mainly limited to the area of discipline, although there are also other significant
references to other elements of the method such as the importance of good rela-
tionships between the teachers so as to create an atmosphere conducive to a
good salesian education; the fostering of attitudes of charity and patience; the
practice of a a style of «assistance» not understood as a simple matter of firm
control, but as a form of a «work of Christian charity» and of motherly love that
watches tirelessly to prevent any harm and guides towards what is good.