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LA “PARTE OPERAIA” NELLE CASE SALESIANE.
Documenti e testimonianze sulla formazione professionale
(1883-1886)
José Manuel Prellezo
I. INTRODUZIONE
Nell’approccio alla storia della scuola e delle istituzioni educative si deve
spesso costatare che sono scarsi i materiali superstiti capaci di fornire “elementi
chiari per la ricostruzione della vita interna dell’istituto” di cui si vogliono conoscere
la genesi e lo sviluppo 1. D’altra parte, non è un fatto eccezionale verificare che deter-
minati documenti custoditi negli archivi e citati magari da qualche monografia scien-
tifica rimangano tuttavia poco fruibili, per lo meno da parte di una più vasta cerchia
di potenziali lettori interessati ai contenuti di quei documenti.
La messa a disposizione di tali materiali potrebbe contribuire, se non altro, a
rivedere luoghi comuni o visioni parziali della realtà riguardante persone e/o
istituzioni.
1. Genesi della “parva charta” delle scuole professionali salesiane
In precedenti saggi 2, ho avuto occasione di accennare a “tre importanti docu-
menti”, custoditi nell’Archivio Salesiano Centrale (= ASC) di Roma nei quali si ri-
scontra uno stretto rapporto con le Deliberazioni del terzo e quarto Capitolo Generale
(= CG) della Società Salesiana pubblicate l’anno 1887 3. L’importanza di tali Delibe-
1 A. PIZZITOLA, Infanzia e povertà. Custodia, educazione e lavoro nella Ferrara
preuniversitaria. Pian di San Bartolo (Firenze), Luciano Manzuoli Editore 1989, xv. Sulla
“mancanza di documentazione” per delineare le vicende delle comunità giovanili accolte nei
primi Oratori creati da Don Bosco, vedi: P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e so-
ciale (1815-1870). Roma, LAS 1980, 171.
2 Mi riferisco, in particolare a: Don Bosco y las escuelas profesionales. Aproximación
histórica (1870-1887), in Don Bosco en la historia. Actas del Primer Congreso Internacional
de Estudios sobre San Juan Bosco (Universidad Pontificia Salesiana - Roma, 16-20 enero
1989). Edición castellana dirigida por J.M. Prellezo García. Roma/Madrid, LAS/Editorial
CCS, 1990, 333-355 (pubblicato anche in italiano: Roma, LAS 1990); Rapporto “scuola-la-
voro” nella esperienza educativa di don Bosco e dei primi salesiani, in “Selenotizie”. Supple-
mento a Scuola Viva, n. 4, 1996, 17-28.
3 Deliberazioni del Terzo e Quarto Capitolo Generale della Pia Società Salesiana tenuti
in Valsalice nel settembre 1883-86. S. Benigno Canavese, Tip. Salesiana 1887, 18-22.

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354 José Manuel Prellezo
razioni fu già messa in risalto, nel 1941, da Eugenio Ceria, in questi termini: “Don
Bosco nel 1886, poco più d’un anno prima della sua morte, convocò e presiedette il
quarto Capitolo generale, in cui furono ventilati i miglioramenti da introdurre fra gli
artigiani. Ne risultò un insieme di norme, poche ma fondamentali, che, formulate
sotto gli occhi di Don Bosco e da lui comunicate alle case, formano quasi una parva
charta delle scuole professionali salesiane per ogni luogo e tempo” 4.
Queste affermazioni del noto annalista salesiano pongono alcune questioni che
meritano attenzione. Viene spontaneo domandarsi: quale è stato il reale influsso di
don Bosco nel fissare i contenuti delle norme formulate sotto i suoi occhi nella se-
conda metà degli anni 80? Si è limitato ad approvarle e ad inviarle ai membri della
sua Congregazione? Chi sono stati gli eventuali collaboratori-redattori del testo?
Sono interrogativi non privi d’interesse se si vuole ricostruire l’origine e lo svi-
luppo delle scuole professionali salesiane. Don Ceria non li ha formulati esplicita-
mente, limitandosi a trascrivere e a sottolineare la rilevanza di alcuni degli articoli più
significativi delle Deliberazioni dell’87.
Gli studiosi che si sono occupati recentemente dell’argomento hanno dedicato
particolare attenzione ai materiali utilizzati nell’edizione definitiva del citato docu-
mento capitolare 5. Le conclusioni raggiunte sono però talvolta contrastanti. Vi riman-
gono diversi punti che andrebbero approfonditi riguardo agli autori che sono interve-
nuti nella redazione dei singoli manoscritti, riguardo alla data di composizione dei
medesimi e alla loro genealogia, vale a dire, ai rapporti di dipendenza che intercor-
rono tra di essi.
Da queste considerazioni è maturata l’idea di preparare la presente edizione cri-
tica dei “tre importanti documenti” e di talune testimonianze sulla “parte operaia”
delle case salesiane, prodotti nella cornice del terzo e quarto CG della Società Sale-
siana tenuti nel 1883 e nel 1886.
Prima di fare la presentazione puntuale della documentazione presa in esame,
vanno premesse alcune annotazioni sul contesto in cui tale documentazione si è pro-
dotta, allo scopo di misurarne il significato e la portata 6.
2. Il “miglioramento degli artigiani” di Valdocco
L’anno 1871, in una delle “conferenze generali” che si tenevano in occasione
della festa di San Francesco di Sales, don Bosco, parlando della “casa centrale” di
Valdocco, disse: “Si va maggiormente sistemando l’ordine in tutte le cose. Sono
4 E. CERIA, Annali della Società salesiana dalle origini alla morte di S. Giovanni Bosco
(1841-1888), vol. I. Torino, SEI 1941, 653.
5 L. PAZZAGLIA, Apprendistato e istruzione degli artigiani a Valdocco (1846-1866), in F.
TRANIELLO, Don Bosco nella storia della cultura popolare. Torino, SEI 1988, 13-80; F. RIZZINI,
Don Bosco e la formazione professionale. Dall’esperienza alla codificazione, in “Rassegna
CNOS” 4 (1988) 2, 15-56.
6 Riprendo in questa sede alcuni dati essenziali presentati più distesamente nel contri-
buto citato: Don Bosco y las escuelas profesionales.

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La “parte operaia” nelle case salesiane 355
anche contento del gran miglioramento introdottosi negli artigiani, che gli altri anni
erano un vero flagello per la casa. Non è che tutti siano ora farina da far ostie ma un
miglioramento c’è” 7.
Che non tutti i giovani artigiani fossero “farina da far ostie”, si evince da di-
verse testimonianze del tempo. Ancora nel 1876, don Giulio Barberis, nelle sue “Cro-
nachette”, registra la decisione grave presa in una delle “conferenze capitolari” di
mandare via “varii dei migliori dei laboratorii”, per la loro cattiva condotta 8.
Tra le due date, 1871-1876, si trova più volte all’ordine del giorno delle sedute
del Consiglio di Valdocco il tema del “miglioramento” degli artigiani. Viene pure
ribadita la decisione di promuovere la separazione tra artigiani e studenti. E si riceve
la netta impressione che l’insistenza su quest’ultimo punto non risponda solo alla
preoccupazione di evitare incontri ritenuti moralmente pericolosi. Il fatto va inqua-
drato piuttosto in un’altra prospettiva: La “tendenza generale dell’Italia post-unitaria
verso l’istruzione letteraria faceva della sezione studenti di Valdocco [...] la categoria
trainante, e costituiva l’ancoramento più sicuro sia per la sezione artigiani di Val-
docco e di Sampierdarena, economicamente più precaria, sia per la stessa opera pri-
mordiale degli oratori festivi” 9.
Negli anni 70 si avverte più di un segnale riguardo a una maggiore attenzione
verso i giovani operai, il cui numero stava progressivamente crescendo a Valdocco. Il
tema del loro “miglioramento” si inserisce nel quadro dell’organizzazione generale
dell’Oratorio di San Francesco di Sales, che presenta aspetti problematici. Persone
autorevoli parlano, nel 1879, di “inconvenienti” e di “disordini”, e di mancanza di
una “vera e assoluta amministrazione”. Nominata “una commissione incaricata di
formulare un progetto tendente a sistemare ordinatamente tutte le cose”, si arriva, non
senza qualche vivace “discussione”, a prendere alcune misure al riguardo. Tra le
altre: stabilire un “amministratore centrale” o “prefetto posto a capo dell’azienda arti-
giana, economica, industriale, commerciale” 10.
L’ordinamento delineato voleva rispondere a bisogni reali, ed era chiamato ad
avere ripercussione nell’andamento dei laboratori 11. In esso si metteva un accento
forte sull’unità dei diversi settori della “casa centrale” della Congregazione; ma forse
non si tennero ancora nel dovuto conto le specifiche caratteristiche ed esigenze di
ognuno di essi.
3. Spunti per un progetto di organizzazione
L’urgenza di prendere atto delle caratteristiche particolari delle due sezioni –
studenti e artigiani – fu una delle esigenze che i responsabili della “sezione artigiani”
di Valdocco presentarono al 2CG del 1880. Tra le carte riguardanti il medesimo, si
7 ASC D 577 Conferenze generali (30.1.1871).
8 ASC A 004 Barberis Cronachette (23.1.1876).
9 P. STELLA, Don Bosco nella storia economica, 378.
10 ASC D568 Verbali del Capitolo superiore (16.5.1879).
11 Cf ASC A005 Lazzero Diario dell’Oratorio (maggio 1879).

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356 José Manuel Prellezo
conservano alcuni scritti che documentano una situazione di disagio, ma anche un co-
raggioso impegno di sviluppo. Il titolo di uno degli scritti è di per sé eloquente: Pro-
getto d’una ben regolata amministrazione secondo le esigenze attuali dell’Oratorio
di S. Francesco di Sales nella sezione artigiani 12.
L’esposizione era stata elaborata sulla base dei dati raccolti “in quattro anni di
esperienza basata sui molteplici pareri dei capi d’arte e capi di amministrazioni com-
merciali”. Gli autori del “progetto” trovano nel contesto contemporaneo (“l’esigenze
delle arti”, “lo sviluppo del commercio”) alcuni dei fattori che spiegano “l’aumento
continuo” della “2ª categoria”, in tal misura che, nel 1880, “gli artigiani trovansi in
numero poco inferiore agli studenti”, raggiungendo la cifra di 317.
Lo sviluppo conseguito e le caratteristiche specifiche della “sezione artigiani”
esigeva ormai una adeguata organizzazione e una certa autonomia amministrativa. I
Salesiani di Valdocco però non erano solo interessati ai problemi economici e di orga-
nizzazione generale. In un secondo documento (Diverse esigenze degli artigiani da
proporre nel Cap. Sup. Gen. del 1880 13), si sottolinea il “bisogno d’una scuola per gli
artigiani”. Neppure questo documento è firmato; si osserva tuttavia che le proposte
formulate in esso sono condivise “da tutti gli applicati alla direzione degli artigiani”.
Il “progetto”, pur nella sua semplicità, presenta alcuni punti interessanti. Vi si
chiede, per esempio, che siano provvisti maestri e locali per una scuola “professio-
nale e commerciale”. Per gli artigiani “inscienti di ogni età”, si propone pure che
“venga loro concessa un’altra ora di scuola oltre la scuola regolare”.
Prima degli anni 80 si parlava frequentemente a Valdocco della “scuola per gli
artigiani”. Una questione diversa è quella dell’organizzazione e del funzionamento di
tale scuola. Infatti, dopo aver precisato che si tratta di una proposta condivisa “da tutti
gli applicati alla direzione degli artigiani”, gli estensori dello scritto dell’80 chiedono
che “venga mutato l’orario scolastico”, e le scuole siano tenute al mattino, dalle 7 alle
7 3/4. Considerano poco pertinente l’orario serale, perché i giovani sono “dopo una
giornata intera di lavoro spossati dalla fatica e preoccupati nella mente e per ciò poco
disposti allo studio ed alla attenzione all’istruzione”.
Nonostante la richiesta avanzata, le scuole per i giovani artigiani continuarono a
tenersi di sera. Sul programma seguito la documentazione è piuttosto scarsa. Sono
orientative al riguardo le dichiarazioni espresse da don Bosco nel 1881, parlando agli
ex-allievi: “Io non voglio che i miei figli siano enciclopedici; non voglio che i miei
falegnami, fabbri, calzolai siano avvocati; nè che i tipografi, i legatori e i librai si
mettano a farla da filosofi e da teologi. A me basta che ognuno sappia bene quello che
lo riguarda; e quando un artigiano possiede le cognizioni utili ed opportune per eser-
citare la sua arte, ne sa quanto è necessario per rendersi benemerito della società” 14.
Intanto era stato celebrato il 2CG. Non sembra che vi sia stata presa in esame la
proposta dei responsabili della sezione artigiani di Valdocco. Ad ogni modo nei ver-
12 Cf ASC D579 Capitolo Generale II 1880, edito in J.M. PRELLEZO, Valdocco nell’Otto-
cento tra reale e ideale (1866-1869). Documenti e testimonianze. Roma, LAS 1992, 311-315.
13 ASC D579 Capitolo Generale II 1880, edito in J.M. PRELLEZO, Valdocco nell’Otto-
cento, 315-316.
14 E. CERIA, Annali I, 658.

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La “parte operaia” nelle case salesiane 357
bali delle riunioni c’è qualche annotazione non priva d’importanza. Si ribadisce che
“ciò che ci tiene su e deve essere nostro scopo speciale dover essere i collegi od
ospizi di artigianelli, gli Oratori e riguardo a scuole quelle pel popolo e per poveri
giovani abbandonati” 15. Nelle Deliberazioni finali, pubblicate nel 1882, troviamo
pure un punto che va messo in risalto. Tra le competenze dell’economo generale della
Congregazione, si stabilisce quella di tenersi “in relazione cogl’Ispettori intorno al-
l’avanzamento delle Case professionali, affinché i laboratori siano ben diretti pel van-
taggio morale e materiale delle medesime” 16. Ormai le “sezioni artigiani” non dipen-
devano più dal consigliere scolastico generale. Si era dato un nuovo passo verso una
organizzazione più autonoma e più rispondente alle esigenze specifiche del settore.
Non pare azzardato supporre che, in questa materia, l’opinione unanime degli autori
del “progetto” di Valdocco abbia avuto un certo peso.
Nell’ambiente italiano più vasto, le cose stavano pure cambiando, e nel
cambiamento aveva esercitato un notevole influsso l’eco delle esperienze realizzate
all’estero. L’istruzione professionale (regolata dalla legge del 30 maggio 1878, e
affidata al Ministero dell’agricoltura, industria e commercio) cominciò a dare i primi
passi, nel 1879-1880, sorretta dalle circolari del ministro Cairoli, “per l’istituzione di
scuole serali e domenicali d’arti e mestieri” 17. Una legge del 1880 regolava, in
Francia, le “écoles manuelles d’apprentissage”. In virtù della medesima si crearono
varie “Écoles Nationales Professionnelles”: Vierzon (1881), Armentières (1882),
Voiron (1882) 18.
Nuovi stimoli e richieste provenivano dal mondo del lavoro. In sintonia con il
primo sviluppo industriale, la Sezione milanese del “Partito operaio” includeva, nel
1882, “nel suo programma di rivendicazioni” le “scuole professionali di arti e me-
stieri, integrali, laiche e obbligatorie” 19.
4. L’opera del 3º e 4º CG dei Salesiani
In questa cornice velocemente lumeggiata si inserisce il 3CG del 1883 che si
occupò direttamente dei giovani artigiani. Tra le materie proposte per lo studio, il
tema V recita: “Indirizzo da darsi alla parte operaia nelle case salesiane e mezzi di
sviluppare la vocazione dei giovani artigiani”.
Era la prima volta che il supremo organismo legislativo della Congregazione sale-
15 ASC D579 Capitolo Generale II 1880 (ms di don Marenco). Nelle conferenze prece-
denti si parlò del noviziato per i coadiutori.
16 Deliberazioni del Secondo Capitolo Generale della Pia Società Salesiana tenuto in
Lanzo Torinese nel settembre 1880. Torino, Tip. Salesiana 1882, 13.
17 G. CANESTRI - G. RICUPERATI, La scuola in Italia dalla legge Casati ad oggi. Torino,
Loescher 1976, 97.
18 Cf T. CHARMASSON - A.M. LELORRAIN - Y. RIPA, L’enseignement technique de la Révo-
lution à nos jours. Textes officiels avec introduction, notes et annexes. Tome I. De la Révolu-
tion à 1926. Paris, Economica/Service d’Histoire de l’Éducation 1987, 244-257.
19 Cf C.G. LACAITA, Istruzione e sviluppo industriale in Italia 1859-1914. Firenze, Giun-
ti-Barbera 1973, 84.

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358 José Manuel Prellezo
siana si occupava dell’argomento. Prima dell’inizio dei lavori erano arrivate a Torino, sol-
lecitate da don Bosco, le “osservazioni e proposte” sulle diverse “materie da trattarsi”.
Sul tema della “parte operaia” (o “classe operaia”, come recita il titolo di uno
dei documenti) si conservano ventuno risposte, firmate da membri del Consiglio su-
periore, direttori, sacerdoti, coadiutori. Si conservano inoltre lettere a don Bosco o al
regolatore che trattano più diffusamente l’argomento in esame, che offrono notizie ed
elementi di giudizio utili.
Le persone meglio informate mettono in risalto il carattere d’urgenza che pre-
senta l’istruzione degli artigiani e la loro preparazione al mestiere: “Se osserviamo –
scrive il coadiutore G. Buzzetti 20 – due terzi dei giovani che terminano l’apprendi-
saggio van via incapaci a guadagnarsi la vita”.
In quel momento storico, il problema ormai non era solo torinese. Don Dome-
nico Belmonte 21, futuro prefetto generale della Società Salesiana, e allora direttore a
Sampierdarena, abbozzava una diagnosi piuttosto pessimistica della situazione: “I
giovani artigiani non fanno progressi qui tra noi nella virtù e nell’arte 1º per man-
canza di saggi e prudenti assistenti; 2º per mancanza di capi, non dico religiosi, ma
onesti cristiani; 3º per mancanza di lavoro importante, nel quale esercitarsi e divenire
buoni artisti; 4º in fine per mancanza d’istruzione. Alcuni giovani escono dall’O-
spizio dopo 4 anni e non sanno ancora scrivere. Sono demoralizzati dai cattivi esempi
dei Capi. Scoraggiati dal nessun profitto nell’arte – irritati dal modo con cui vengono
trattati dagli assistenti, e per conseguenza qual’amore possono mettere alla casa?” 22.
I verbali delle riunioni capitolari, redatti da don G. Marenco 23 e da don G.
Barberis 24, sono molto scarni. Non consentono al lettore di farsi una idea precisa del-
l’andamento delle discussioni. Vi si dice che il 6 settembre mattina: “approvati i ca-
noni riguardanti la Coltura dei Coadiutori con varie modificazioni, si passa alla let-
tura degli studi sul tema V sul Indirizzo da darsi alla parte operaia” 25. E alla sera:
20 Giuseppe BUZZETTI (1832-1891), collaboratore di don Bosco nella amministrazione
delle “Letture Cattoliche” e nella libreria dell’Oratorio prima di diventare coad. salesiano
(1877) - E. PILLA, Giuseppe Buzzetti. Torino, SEI 1960.
21 Domenico BELMONTE (1843-1901), sac., prefetto del collegio di Borgo San Martino,
catechista di Alassio, dove diviene professore di fisica e scienze dopo essersi diplomato
all’Università di Torino (1875), direttore del collegio di Borgo San Martino (1877-1880), diret-
tore dell’ospizio di Sampierdarena (1881). Nel 1886 viene eletto prefetto generale della Società
Salesiana. Scrisse: Manuale del prefetto per le case della Pia Società Salesiana. Torino, Tip.
Salesiana 1901.
22 ASC D579 Capitolo Generale III 1883.
23 Giovanni MARENCO (1853-1921), sac., responsabile della nuova chiesa di San Gio-
vanni Evangelista (1882-1887), direttore dell’ospizio di Sampierdarena (1888-1890). Vicario
generale per l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (1892-1898). Procuratore della Società
Salesiana presso la Santa Sede (1899-1909). Vescovo di Massa Carrara (1909) e internunzio di
Centro America (1917).
24 Giulio BARBERIS (1847-1927), sac. salesiano, uno dei primi e più importanti collabora-
tori di don Bosco. Dal 1910 fino alla morte, direttore spirituale. La sua opera più nota: Il Vade-
mecum dei giovani salesiani, 2 voll. San Benigno Canavese, Libreria Salesiana 1901 (2ª ediz.
1905-1906, 3 voll.).
25 ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (6 Settembre - Mattina, ms di don Marenco).

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La “parte operaia” nelle case salesiane 359
“Continua la lettura degli articoli riguardanti lo sviluppo dei laboratori e promuovere
le vocazioni religiose fra gli artigiani”. Si precisa unicamente che si “vuole cercare un
mezzo per impedire che gli alunni artigiani escano presto, mettendo sè in cattiva posi-
zione nel mondo e lasciando molto danneggiata la casa. Per questo si stabilisce che vi
sia una mercede corrispondente al profitto dedotte le spese che occorrono a loro (ciò
specialmente per gli adulti), e di questa mercede un terzo sarà regolato loro secondo i
proprii bisogni, gli altri due terzi sieno intangibili e servano di peculio nella uscita
loro, peculio che perderebbero in caso uscissero prima di tempo. Sarà a questo fine
formulato uno speciale regolamento” 26.
Gli autori dei verbali non raccolgono le eventuali reazioni dei partecipanti. Don
Marenco si limita ad aggiungere che, “esaurito il tema”, si passò ad un’altra materia.
Don Barberis aveva annotato: “Per gli artigiani si stabilì un tempo fisso di apprendiz-
zaggio” 27.
La relazione discussa, le osservazioni e le proposte ricevute sulla “parte ope-
raia” non approdarono ad un documento normativo da inviare alle singole case sale-
siane. Il tema fu ripreso nel seguente CG del 1886. Dagli interventi che ci sono arri-
vati, si ricava la netta impressione che lungo i tre anni trascorsi la situazione non sia
significativamente migliorata. Nel verbale della seduta capitolare del 4 settembre,
vengono registrati due autorevoli interventi che mettono in luce elementi negativi:
“D. Albera osserva che non bisogna che i chierici assistenti degli artigiani siano i
meno atti ed istruiti come comunemente accade. D. Belmonte nota che la parte stu-
denti tira naturalmente a sè i chierici e preti e gli artigiani restano abbandonati. Cosa
da pensarci” 28.
Don P. Albera 29 e don D. Belmonte partecipavano al CG dell’86 in qualità di di-
rettori delle case professionali di Marsiglia e di Sampierdarena, rispettivamente. Ma
il problema era pure sentito in altri contesti. Nelle proposte inviate a Torino ricorre il
tema, pur collocato nella prospettiva della necessità di “sviluppare le vocazioni” tra i
giovani artigiani. Don Antonio Varaja 30 scrive, per esempio, che i “giovani ed anche
adulti operai” sono ben accolti dai superiori maggiori, ma “nelle case particolari sono
un poco trascurati, abbandonati ed alcune volte anche avviliti”. Su questo punto e sul
vecchio problema del rapporto tra le “due sezioni”, è eloquente la testimonianza di
don D. Canepa 31: “Bisognerebbe allontanare assolutamente quel marchio di di-
26 ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (6 Settembre - Sera, ms di don Marenco).
27 ASC D579 Capitolo Generale III 1883.
28 ASC D579 Relazione del 4º Capitolo Generale della Pia Società Salesiana, tenutosi
nel Collegio Valsalice dal 1º Sett. al 7 del mese medesimo. Anno 1886 (micr. 1867E5).
29 Paolo ALBERA (1845-1921), secondo successore di don Bosco. Entra nell’Oratorio nel
1858. Nel 1865 consegue presso l’Università di Torino il diploma di prof. per il ginnasio infe-
riore. Direttore dell’ospizio di Marassi (1871) e di Sampierdarena (1872). Ispettore delle case
di Francia (1881-1891). Direttore spirituale della Società Salesiana (1892). Rettor Maggiore
(1910-1921).
30 Antonio VARAJA (1849-1913), sac. salesiano. Nel 1886 è direttore dell’orfanotrofio
Sant’Isidoro di St. Cyr (Var).
31 Domenico CANEPA (1858-1930), sac. In questo periodo (1885-1886) occupa la carica
di “catechista degli studenti” nel Patronato di San Pietro di Nizza Marittima.

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360 José Manuel Prellezo
sprezzo che si stampò sulla loro fronte ‘Sono artigiani’ come se vi fosse nulla di
peggio. Come possono affezionarsi ai loro superiori, se si vedono disprezzati dai loro
superiori stessi. Non dovrebbe esistere alcuna differenza fra artigiani e studenti”.
Alle critiche sugli aspetti negativi si uniscono, d’altro canto, suggerimenti e
proposte di promozione e di sviluppo. Don G. Branda 32, direttore dei Talleres sale-
sianos di Sarriá, auspica che “i laboratori Salesiani siano elevati alla perfezione e pro-
gressi che ostentano le officine e laboratori dei profani mediante maestri idonei, siano
o no Salesiani, pel tempo necessario”.
Don L. Cartier 33, maestro degli ascritti e direttore a Marsiglia, dopo aver accen-
nato ai pericoli a cui vengono incontro i ragazzi che lasciano gli istituti salesiani sen-
za aver appreso bene il loro mestiere, aggiunge: “Comment parer à cet inconvénient?
Je pense que nous pourrons réussir en établissant dans nos maisons des écoles profes-
sionnelles pour chaque métier. Il faudrait donc, avec des chefs éminemment capables,
viser à la perfection du travail, et conduire les enfants par degrés du facile au difficile,
avec méthode, c’est à dire joindre toujours la théorie à la pratique, et travailler” 34.
In questo quadro maturano i documenti che danno origine alle Deliberazioni
dell’87, tesi tra l’ideale auspicato dai Salesiani più sensibili al mondo del lavoro e il
reale della “parte operaia nelle case salesiane”, velato da zone d’ombra e bisognoso
di riforme e miglioramenti. La redazione del testo finale della “parva charta” conobbe
un laborioso cammino tra il 1883 e il 1886. Le testimonianze disponibili ne documen-
tano alcune tappe significative.
5. Descrizione dei documenti capitolari
Tra i materiali classificati come appartenenti al 3CG del 1883, esistono nel-
l’ASC due manoscritti, che portano numerose correzioni a più mani. Tali manoscritti
potrebbero ritenersi, almeno come ragionevole ipotesi di lavoro, gli “studi” o “gli ar-
ticoli riguardanti lo sviluppo dei laboratori” a cui accennano i verbali. Ma esiste an-
cora un terzo documento custodito tra i materiali del 4CG del 1886, che ha stretti rap-
porti con quelli già citati. Sono i manoscritti di cui si vuole fare qui l’edizione. La
presentazione dei medesimi offrirà utili dati preliminari per poter aprire il discorso
sugli interrogativi ai quali si è accennato sopra.
32 Giovanni BRANDA (1842-1927), sac., direttore delle prime case salesiane spagnole:
Utrera (1881-1883), Talleres salesianos di Sarriá (1884-1889). Richiamato in Italia, è direttore
dell’oratorio femminile Santa Teresa di Chieri (1889). Responsabile a Zurigo per l’assistenza
degli emigrati italiani (1900-1908).
33 Louis CARTIER (1860-1945), sac. francese. Entra nella Società Salesiana dopo aver
fatto gli studi nel seminario di St. Jean de Maurienne (Savoia). Primo maestro dei novizi e di-
rettore a Marsiglia (1883-1886). Direttore della casa di Nizza Marittima (1886-1923).
34 ASC D579 Capitolo Generale IV 1886.

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La “parte operaia” nelle case salesiane 361
Doc. A Proposte/Sull’indirizzo da darsi agli artigiani, e mezzi onde svilupparne e
coltivarne le vocazioni.
Conservato in: ASC D579 Capitolo Generale IV 1886 – micr. 1866 B3 – 1866
C6. Fascicolo di otto pagine. Carta rigata formato protocollo (310 x 213 mm.).
Il ms, senza firma, senza data e vergato con accurata calligrafia, porta solo
qualche rara e irrilevante correzione dovuta probabilmente all’amanuense, e alcune
cancellature e aggiunte attribuibili alla mano di don Luigi Nai 35. Il testo dell’ultima
pagina è stato scritto da un amanuense diverso. L’inchiostro utilizzato è nero. Più in-
tenso quello usato dal secondo amanuense, probabilmente lo stesso che ha vergato il
ms B.36 Le correzioni di don Nai sono state fatte con inchiostro viola. Dal colore in-
tenso dell’inchiostro e dalla citazione di un’opera pubblicata nel 1885 si può dedurre
che dette correzioni sono state fatte in un secondo momento.
Sulla prima pagina in alto a sinistra si legge una nota archivistica scritta proba-
bilmente da don Luigi Tavano (1910-1982) in data più recente che dice: “1886”.
Doc. B Indirizzo da darsi alla classe operaja delle case salesiane e mezzi di svilup-
parne e coltivarne le vocazioni.
Conservato in: ASC D579 Capitolo Generale III 1883 – micr. 1862 E4 – 1862
E12. Fascicolo di 4 fogli. Carta rigata formato protocollo (310 x 213 mm), molto in-
giallita. All’interno si trovano due fogli di disuguale formato: il primo (146 x 135 mm.)
di carta rigata con grafia di don Michele Rua 37 (micr. 1862 E9); il secondo (210 x 135
mm.) di carta leggera con grafia di don L. Nai (micr. 1862 E10).
Il ms, senza firma e senza data, è stato vergato con inchiostro nero probabilmen-
te dallo stesso amanuense che copiò l’ultima pagina del documento A (o allegato ad es-
so in un secondo momento). Vi si avvertono numerose cancellature, correzioni e ag-
giunte (tra le righe e nell’ampio margine di sinistra) dovute alle mani di don M. Rua,
di don G. Lazzero 38 e soprattutto di don L. Nai. Sembra che gli interventi di don Nai
siano stati fatti perlomeno in due momenti diversi. I più recenti, in inchiostro viola.
35 Luigi NAI (1855-1932), sac., fece gli studi ginnasiali all’Oratorio di Valdocco. Nel 1879
don Bosco gli affida la carica di prefetto-amministratore della nuova casa di San Benigno Ca-
navese e poi quella di direttore (1887-1902). Fu ispettore delle case salesiane della Palestina
(1902-1906) e di quelle del Cile (1906-1925). Direttore della casa madre di Torino (1926-1932).
36 Si riceve l’impressione che quest’ultima pagina (micr. 1866 C6) sia stata aggiunta in
una data più recente.
37 Michele RUA (1837-1910), primo successore di don Bosco. Entra molto giovane nel-
l’Oratorio. Nel 1859, ancora suddiacono, viene eletto direttore spirituale della Società Sale-
siana appena iniziata. Nel 1863 ottiene il diploma di prof. di ginnasio all’Università di Torino.
Nel 1884 fu eletto da Leone XIII vicario di don Bosco. Rettor Maggiore (1888-1910). Paolo VI
lo beatificò il 29 ottobre 1972.
38 Giuseppe LAZZERO (1837-1910), catechista di Valdocco (1873-1874), nel 1875 sostituì
don Rua nella carica di prefetto e, l’anno seguente, in quella di vicedirettore (1876-1879); di-
rettore di Valdocco (1880-1884), direttore della sezione artigiani (1885-1886), membro del
Consiglio superiore, responsabile della formazione professionale e “incaricato della corrispon-
denza per le missioni” - cf L’Oratorio di Valdocco nel “Diario” di don Chiala e don Lazzero
(1875-1888.1895), edito in J.M. PRELLEZO, Valdocco nell’Ottocento, 21-122.

1.10 Page 10

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362 José Manuel Prellezo
Il ms porta sulla prima pagina in alto a sinistra una nota archivistica a matita
con la data: [1883]. Altre due note, sempre a matita: “N. I”, “V C.”
Doc. C Indirizzo da darsi alla parte operaja nelle case salesiane, e mezzi onde
svilupparne e coltivarne le vocazioni.
Conservato in: ASC D579 Capitolo Generale III 1883 – micr. 1863 A1 – 1863
A9. Fascicolo di quattro fogli. Carta rigata formato protocollo (310 x 213 mm.). Al-
l’interno si trovano due fogli: il primo (205 x 148 mm.) con grafia sicuramente di don
Marenco; il secondo (210 x 135 mm.) con grafia da attribuire, in parte, alla mano di
don G. Barberis (micr. 1863 A7).
Il ms è stato vergato con inchiostro nero probabilmente dallo stesso amanuense
che scrisse in bella copia il doc. A. Le numerose correzioni che si avvertono nel ms
sono dovute sicuramente, tranne quella introdotta forse da don Barberis, alla mano di
don Marenco. Dalla diversa intensità e colore dell’inchiostro si potrebbe concludere
che gli interventi di don Marenco sono più recenti.
Sulla prima pagina in alto a sinistra c’è questa nota archivistica: “V. N. II.”
6. Alcune risposte e precisazioni
La pur rapida descrizione esterna dei tre documenti ha consentito di identificare
alcuni dei collaboratori di don Bosco che hanno preso parte alla stesura o perlomeno
alla trascrizione di qualche brano. Soltanto, però, attraverso una puntuale analisi inter-
na sarà possibile precisare più adeguatamente la questione riguardante i redattori dei
documenti e, in particolare, ciò che si riferisce al contributo dello stesso don Bosco nel-
l’ambito dei lavori capitolari. Una simile analisi consentirà, d’altra parte, di verificar-
ne i rapporti di dipendenza e di stabilire se la successione ipotizzata è quella corretta.
Quest’ultimo problema – a cui si sono date soluzioni contrastanti 39 – è partico-
larmente rilevante per capire lo sviluppo del testo e la progressiva maturazione del
pensiero dei redattori sulla “parte operaia” nelle case salesiane.
6.1. Ordine di successione dei documenti
Tra i ms C e B esiste un chiaro rapporto di dipendenza. Le numerose correzioni
che si osservano nel ms B sono state recepite nel testo del ms C. Ne trascrivo qualche
paragrafo.
39 Cf L. PAZZAGLIA, Apprendistato, 48-53; F. RIZZINI, Don Bosco e la formazione, 32-37.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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La “parte operaia” nelle case salesiane 363
Ms B
“1º Si procuri di praticare quanto è pre-
scritto nel regolamento riguardo all’istru-
zione religiosa.
2º Richiamarli sovente al pensiero di Dio e
del dovere, e persuaderli che la bontà dei
costumi e la pratica della religione è propria
e necessaria ad ogni condizione di persone.
3º Usar ogni cura perchè si conoscano
amati e stimati dai superiori, trattandoli
con quello spirito di vera carità che solo
può renderli buoni”.
Ms C
“1º Si abbia somma cura che il regola-
mento delle case sia fedelmente praticato.
2º Si richiami agli alunni sovente il pen-
siero di Dio e del dovere, e [si] persua-
dano che la bontà dei costumi e la pratica
della religione è propria e necessaria ad
ogni condizione di persone.
3º Usar ogni cura perchè sappiano di es-
sere amati e stimati dai superiori, e questo
si ottiene trattandoli con quello spirito di
vera carità che solo può renderli buoni”.
Le differenze esistenti tra i due documenti sono dovute, nella maggior parte dei
casi, alle aggiunte introdotte nei margini del ms C, dopo essere stati cancellati dei
brani tratti dal ms B. Dette correzioni, dovute sicuramente alla mano di don Marenco,
sono state recepite nell’edizione a stampa (Deliberazioni dell’87). Il testo della se-
conda parte di queste (il paragrafo “Dei giovani artigiani”) coincide, tranne poche va-
rianti non rilevanti, con il testo del ms C.
Tenendo presenti gli elementi accennati, il ms C – benché sia conservato tra i
materiali del 3CG e nonostante porti nella prima pagina una nota archivistica con
l’indicazione della data [1883] –, andrebbe collocato tra le carte del 4CG del 1886.
Infatti, oltre alle coincidenze sottolineate, sono da rilevare altri indizi che portano a
tale conclusione. Nella presentazione delle “materie da trattarsi” nel 4CG, don Bosco
dava questo orientamento: “Si ripasseranno brevemente gli argomenti trattati nell’ul-
timo Capitolo Generale”. Come tema numero “II”, indicava il numero “V. Indirizzo
da darsi alla parte operaia nelle case salesiane e mezzi di sviluppare la vocazione dei
giovani artigiani”. Non è privo di significato inoltre il fatto che il titolo del ms C vada
preceduto precisamente dall’indicazione: “Nº II”.
In particolare, l’orientamento ricordato (“Si ripasseranno brevemente”...) fa
supporre che, prima del 1886, l’elaborazione degli “studi” sulla “parte operaia”,
benché ancora in corso, avesse fatto già una certa strada. Nel verbale dell’ultima adu-
nanza del CG dell’83 si legge: “venne a mancare il tempo necessario per dare l’ul-
tima mano ad alcuni argomenti” 40.
Se le cose stanno così, sembrerebbe ragionevole supporre che il ms B (nella sua
prima stesura, vale a dire prima delle correzioni di don Nai) sia il risultato dei lavori del
3CG del 1883. In esso viene accolta, per esempio, una delle proposte fatte in tale oc-
casione da don Stefano Febraro: “stabilire un consigliere artistico per gli artigiani”. Il
ms B non costituisce, però, la prima stesura delle Deliberazioni dell’87. Infatti il ms A
è precedente, anzi esso potrebbe essere ritenuto il “capostipite” dei documenti conser-
vati relativi alla “parte operaia” nelle case salesiane o, perlomeno, il manoscritto da cui
sono stati tratti abbondanti materiali per la redazione del ms B, recepiti poi nel ms C.
Ci sono punti in cui è agevole riscontrare il parallelismo esistente tra i tre documenti.
40 ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (Verbale dell’ultima adunanza del 7.IX-83).

2.2 Page 12

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364 José Manuel Prellezo
Ms A
“Di qui ne conseguita che
triplice pare dovere essere
l’indirizzo da darsi all’edu-
cazione dell’artigiano: mo-
rale, intellettuale e profes-
sionale.”
“Nessuno possa essere am-
messo a scuole speciali di di-
segno, o di lingua francese
ecc. se non è sufficientemen-
te istruito nelle cose spettan-
ti alle classi elementari.”
Ms B
“Ne consegue che triplice
debb’essere l’indirizzo da
darsi all’educazione dell’ar-
tigiano: religioso-morale, in-
tellettuale e professionale.”
“Nessuno possa essere am-
messo a scuole speciali, co-
me di disegno, di lingua
francese, se non è suffi-
cientemente istruito nelle
cose spettanti alle classi
elementari.”
Ms C
“Ne segue che triplice
dev’essere l’indirizzo da
darsi alla loro educazione
religioso-morale, intellet-
tuale e professionale.”
“Nessuno possa esser am-
messo a scuole speciali, co-
me di disegno, di lingua
francese, ecc. se non è suf-
ficientemente istruito nelle
cose spettanti alle classi
elementari.”
L’esame di questi e di altri testi critici, anche di quelli riportati nell’apparato del-
le varianti, portano a concludere che l’ordine di successione reale dei tre manoscritti esa-
minati è quello ipotizzato: A, B, C. Aggiungo tuttavia qualche annotazione. Il ms B non
solo organizza i contenuti seguendo sostanzialmente lo schema di A, ma ne riproduce
letteralmente molti paragrafi. Pure il ms C ha le medesime caratteristiche, con la diffe-
renza che i brani riprodotti in quest’ultimo documento sono meno numerosi, tra l’altro,
perché alcuni di essi furono cancellati, in un secondo momento, dai correttori del ms B.
Dallo studio comparativo emerge un fatto che conferma ancora una volta l’at-
tendibilità della conclusione enunciata: alcuni brani riprodotti letteralmente nei ms A
e B non appaiono nel ms C; invece diversi brani riprodotti letteralmente in B e C non
appaiono in A. D’altro canto non si trovano testi identici riprodotti unicamente in A e
C. Un aspetto particolare ma singolarmente illustrativo è il seguente: nel ms A si dice
che il primo indirizzo da darsi all’educazione degli artigiani è l’“Indirizzo morale”.
La stessa formulazione viene ripresa nella prima redazione del ms B; ma, in un se-
condo momento, don Nai cancella l’aggettivo “morale” e scrive: “religioso-morale”.
È questa la lezione che si trova nel ms C e nel testo delle Deliberazioni dell’87.
Se si tengono presenti, infine, gli aspetti formali (curata calligrafia e minime
correzioni), il ms A appare come la bella copia di un documento precedente (a) oggi
non reperibile.
6.2. Redattori dei documenti
Giunti a questo punto, diventa particolarmente rilevante l’identificazione dell’au-
tore del primo manoscritto conservato. Nei paragrafi precedenti si sono già fatti alcuni
nomi e sono emersi diversi elementi che vengono ripresi ora in modo più articolato.
Per gli studiosi che si sono occupati recentemente del tema, il redattore del
ms A sarebbe don F. Cerruti 41. Gli elementi scaturiti dall’analisi interna per giustifi-
41 Francesco CERRUTI (1844-1917), sac., direttore di Alassio (1870), primo ispettore del-
l’ispettoria Ligure (1879), direttore generale della stampa e della scuola salesiana (1885-1917),
studioso di pedagogia. Tra le opere più significative: Storia della pedagogia in Italia. Torino,

2.3 Page 13

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La “parte operaia” nelle case salesiane 365
care tale punto di vista sono però fragili. Le “annotazioni pedagogiche” e i suggeri-
menti sugli studi degli artigiani proposti dall’estensore, a mio avviso, non consentono
di fare una precisa e sicura attribuzione. Anzi, esistono dati che portano ad una con-
clusione lontana da quella proposta. Il ms A è stato vergato da una mano diversa da
quella di Cerruti; mancano inoltre in esso i caratteristici interventi (aggiunte e corre-
zioni) che egli era solito introdurre nella copia dei suoi scritti affidata a qualche ama-
nuense o nei resoconti delle adunanze da lui presiedute (come si avverte, per
esempio, nei verbali del 4CG). Ci sono, del resto, indizi che portano ad escludere il
suo intervento nel ms in questione. Per chiarezza, del discorso si prendono in esame
separatamente le due date di composizione ipotizzate.
– Nell’ipotesi che il ms A sia stato preparato nella cornice del 4CG, non sono pri-
vi di rilevanza gli elementi che si oppongono ad una eventuale attribuzione a don Cerru-
ti. È vero che questi, nel 1886, era consigliere scolastico generale e regolatore del 4CG.
Ma nessuna di tali cariche comportava l’impegno di preparare un documento sui giova-
ni artigiani. Si è ricordato sopra che, nelle Deliberazioni del 2CG (1880) pubblicate nel
1882, tra le competenze dell’economo del Consiglio superiore, si stabilì quella di “tener-
si in relazione cogl’Ispettori intorno all’avanzamento delle Case professionali, affinché
i laboratori siano ben diretti pel vantaggio morale e materiale delle medesime” 42.
D’altra parte, la Commissione capitolare incaricata dello studio dell’indirizzo
da darsi agli artigiani era composta da salesiani che da tempo lavoravano in quel
campo: don G. Lazzero (consigliere del Capitolo superiore, oggi Consiglio generale,
e direttore degli artigiani di Valdocco), don G. Branda (direttore dei Talleres sale-
sianos di Sarriá), don L. Nai (prefetto di S. Benigno Canavese), don D. Belmonte (di-
rettore di Sampierdarena), don P. Perrot 43 (direttore della casa di La Navarre), il coa-
diutore G. Rossi 44. Non pare ragionevole supporre che don Cerruti abbia dovuto o
voluto offrire alla Commissione capitolare 45 un documento riguardante un tema di
cui egli non si era mai occupato in precedenza e che, per giunta, era di competenza di
un altro membro del Consiglio superiore 46. È noto che, a livello di Consiglio supe-
riore, il titolo e la carica di consigliere professionale furono sanciti dopo la morte di
don Bosco. Tuttavia la decisione di creare un “consigliere artistico” nel Capitolo era
già stata proposta nel 1883 47.
Tip. Salesiana 1883; Nuovo dizionario della lingua italiana, per la gioventù. Torino,
Tip. Salesiana 1891.
42 Deliberazioni del Secondo Capitolo Generale, 13.
43 Pietro PERROT (1853-1928), sac., direttore di La Navarre per apprendisti agricoltori,
ispettore della Francia Sud (1898) con sede a Marsiglia.
44 Giuseppe ROSSI (1849-1908), coad. salesiano, provveditore.
45 L. PAZZAGLIA, Apprendistato, 53; Cf. F. RIZZINI, Don Bosco e la formazione, 32.
46 F. Rizzini ribadisce l’attribuzione a Cerruti, affermando che toccavano “al Consigliere
Scolastico Generale certi compiti che sarebbero stati competenza del Consigliere Professionale
Generale, non ancora stabilito né eletto quando si rielaborava il documento”. Ma lo stesso Riz-
zini aveva scritto pochi paragrafi prima che la Commissione destinata ad esaminare il tema
degli artigiani era composta da: “D. Giuseppe Lazzero, Consigliere Professionale Generale”...
47 Cf ASC D579 Capitolo Generale III 1883. Don Lazzero fu “il primo a portare il titolo
di Consigliere Professionale, conforme a una deliberazione del terzo Capitolo Generale

2.4 Page 14

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366 José Manuel Prellezo
In coerenza con queste norme, la Commissione incaricata di studiare il tema
degli artigiani nel 1886 fu presieduta da don Lazzero, “consigliere professionale” 48.
Quella del 1883 era stata presieduta invece da don Sala, economo generale 49.
– Nell’ipotesi, più probabile, che il ms A sia stato composto invece nell’ambito
del 3CG del 1883 50, appare ancora meno attendibile l’attribuzione a don Cerruti. La fun-
zione di regolatore fu svolta allora da don G. Bonetti 51. La Commissione responsabile
del tema V relativo alla “parte operaia” era composta già allora da uomini impegnati in
quel campo di lavoro. Accanto a don Lazzero, don Perrot e Rossi, vanno ricordati don
C. Ghivarello 52 (direttore della cartiera di Mathi), don G. Ronchail 53 (direttore del Pa-
tronato di San Pietro di Nizza Marittima), don Bologna 54 (vicedirettore e prefetto di
Marsiglia). Come invitati o consultori, furono proposti i coadiutori: Buzzetti, Pelazza,
Barale 55. Don Cerruti, direttore del collegio di Alassio, partecipò ai lavori del 3CG e fu
membro attivo della Commissione impegnata alla “Revisione e modificazione del re-
golamento delle case” 56. Intervenne pure sul tema del sistema preventivo e lo studio dei
classici. Invece la sua partecipazione allo studio dell’indirizzo da darsi agli artigiani
pare che sia stata irrilevante. Infatti, nei verbali delle adunanze capitolari, don Maren-
co registra il suo nome tra gli “assenti” alle due sessioni del 6 settembre (mattina e se-
ra), in cui si dà “lettura degli studi sul tema V sul Indirizzo da darsi alla parte operaia”
e si “continua la lettura degli articoli riguardanti lo sviluppo dei laboratori” 57.
(1883)” (E. CERIA, D. Giuseppe Lazzero, in ID., Profili dei capitolari salesiani. Colle Don
Bosco [Asti], Libreria Dottrina Cristiana 1951, 164).
48 Cf E. CERIA, D. Giuseppe Lazzero, 164. Probabilmente nel 1886 don Lazzero aveva già
il titolo di “consigliere professionale”. Nell’elenco della Società salesiana di quell’anno, egli
appare solo come “consigliere” del Capitolo superiore e “direttore Art.” della Casa di Torino.
49 Antonio SALA (1836-1895), sac. Entra nella Congregazione dopo aver diretto una fi-
landa di seta della sua famiglia. Nel 1875 comincia a far parte del Consiglio superiore. Nel 1880
è nominato da don Bosco economo generale, e viene confermato nelle elezioni del 1886 e 1892.
50 Cf lin. 286-288 del testo del ms A e le date e testimonianze riportate nelle note corri-
spondenti dell’apparato critico.
51 Giovanni BONETTI (1838-1891), sac. Prese parte all’adunanza in cui fu fondata la So-
cietà Salesiana nel 1859. Direttore di Borgo San Martino. Direttore spirituale della Società Sa-
lesiana (1886), primo e principale redattore del “Bollettino Salesiano”. La sua opera più nota:
Cinque lustri di storia dell’Oratorio di S. Francesco di Sales. Torino, Tip. Salesiana 1892.
52 Carlo GHIVARELLO (1835-1913), sac. Prese parte all’adunanza in cui fu fondata la So-
cietà Salesiana nel 1859 ed è eletto membro del Consiglio superiore come segretario. Economo
generale (1876-1880). Direttore dell’orfanotrofio di Saint-Cyr. Direttore di Mathi (1882-1888).
53 Giuseppe RONCHAIL (1850-1898), sac., direttore dell’orfanotrofio di Nizza Marittima
(1876-1887) e della casa di Parigi (1888). Ispettore della Francia Nord e del Belgio (1888-1898).
54 Giuseppe BOLOGNA (1847-1907), sac. Entra nell’Oratorio di Valdocco nel 1863. Primo
direttore dell’Oratorio di San Leone a Marsiglia (1878-1892). Ispettore della Francia-Sud
(1892-1898). Ispettore della Francia Nord e del Belgio (1898-1902).
55 Andrea PELAZZA (1843-1905), coad. salesiano, direttore commerciale della tipografia
di Valdocco. Pietro BARALE (1846-1934), coad. salesiano, amministratore delle “Letture Catto-
liche” e della “Biblioteca della Gioventù”.
56 ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (Domenica 2 sett. Sera - ms Barberis).
57 ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (6 Settembre - Mattina; 6 Settembre - Sera, ms
Marenco) (micr. 1864A6).

2.5 Page 15

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La “parte operaia” nelle case salesiane 367
Sono molti, dunque, gli elementi che portano a escludere un contributo signifi-
cativo di don Cerruti alla preparazione del ms A. Sono invece pochi purtroppo gli ele-
menti che consentono di identificare con sicurezza l’autore o autori sia di questo sia
degli altri documenti, vergati da copisti che neppure è stato possibile precisare. A
questo riguardo i verbali dell’83, ancora una volta, non offrono dati chiarificatori.
Essi si limitano a indicare i membri della Commissione che studiò il tema. Dai ver-
bali dell’86 sappiamo qualche cosa in più: il relatore del tema V fu don L. Nai. Il 4
settembre mattina, questi comincia ad “esporre la parte degli Artigiani”. Alla sera lo
stesso don Nai “continua a leggere l’Indirizzo da darsi alla parte Artigiani e per svi-
luppare in essi la vocazione” 58.
Don Nai, membro della Commissione, intervenne anche nel testo del ms A. Per-
lomeno i tratti della sua grafia si trovano nei paragrafi introdotti in margine nell’ul-
tima parte del documento (“Sviluppo e coltura delle vocazioni”) e nelle due appendici
con cui si chiude il documento stesso. I contenuti di queste aggiunte e correzioni (le
uniche di rilievo che si osservano nel ms A) non si trovano nei manoscritti B e C. Dal
colore più intenso dell’inchiostro viola utilizzato da Nai, si può dedurre che detti in-
terventi abbiano avuto luogo in data più recente. Rilevanti sono le correzioni e ag-
giunte introdotte dallo stesso don Nai nel ms B, recepite poi nel ms C. Alcune di esse,
scritte con inchiostro viola, sono probabilmente coeve a quelle introdotte nel ms A. Il
suo ruolo di relatore può spiegare la mole di interventi a lui dovuti. Don Nai non la-
vorò da solo. Oltre agli eventuali contributi dei membri della Commissione o dei ca-
pitolari in generale, si trovano nel testo del ms B correzioni e aggiunte dovute sicura-
mente alla mano di don Rua e di don Lazzero.
È probabile che le varianti riscontrabili siano state introdotte nel corso della
preparazione e/o dello svolgimento del 4CG dell’86. Lo sono sicuramente quelle do-
vute alla mano di don Nai (non presente al CG dell’83). Tuttavia non si può escludere
completamente la possibilità, a cui si è accennato, che la prima redazione del “marto-
riato” ms B sia frutto dei lavori del 3CG dell’83. Si spiegherebbe così che il docu-
mento sia conservato nell’ASC tra i materiali riguardanti detto CG. Un archivista
(probabilmente don Tavano) scrisse sulla prima pagina: “[1883]”.
Nella stessa collocazione, ma senza l’indicazione della data, si conserva pure il
ms C, vergato da un amanuense anonimo, la cui grafia è molto vicina a quella del co-
pista del ms A. Le numerose cancellature, aggiunte e correzioni che si avvertono nel
ms C sono da attribuire ugualmente alla mano di don Marenco, che è intervenuto
sopra un testo che rispecchiava fedelmente quello di B dopo le correzioni di don Nai,
di don Rua e di don Lazzero.
Gli interventi di don Marenco sono particolarmente significativi alla luce di
quanto leggiamo nei verbali dell’ultima adunanza dell’86: “prima di separarsi, mentre
ringraziano cordialmente l’amatissimo loro D. Bosco della bontà paterna nell’assi-
sterli e fanno caldi [sup. lin. Cerruti] voti per la sua carissima conservazione, dichia-
rano unanimemente di lasciargli pieni poteri di sviluppare maggiormente quello che
58 ASC D579 Relazione del 4º Capitolo Generale della Società Salesiana, tenutosi nel
Collegio Valsalice dal 1º Sett. al 7 del mese medesimo anno 1886. (Il redattore della Relazione
è don Marenco, ma i verbali di questa adunanza sono stati redatti da don Lemoyne).

2.6 Page 16

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368 José Manuel Prellezo
non fosse stato abbastanza largamente trattato e aggiungere e modificare tutto quello
che fosse da aggiungere e modificare al bene e progresso della Pia Società Salesiana
ed in conformità alle nostre Costituzioni” 59.
In nessuno dei manoscritti conservati sono riscontrabili interventi diretti attribui-
bili in qualche modo alla mano di don Bosco. Nella redazione delle ultime fasi del do-
cumento ebbero un peso rilevante i suoi collaboratori: don Nai, don Marenco, don Rua,
don Lazzero e forse anche don Barberis. Ma essi hanno potuto anche contare sulla col-
laborazione dei membri della commissione capitolare e utilizzare le proposte giunte
dalla “base” della Congregazione. Si tratta, nell’insieme, di un documento“corale”. E
si potrebbe denominare pure un documento “corale” il ms A. La prima parola con cui
si apre questo scritto – “Proposte” – fa supporre che nella sua stesura siano stati utiliz-
zati i materiali arrivati a Torino da diversi membri della Società salesiana dietro la sol-
lecitazione del fondatore. Ad ogni modo, pare fuori dubbio che il testo del ms C, ripro-
dotto nella seconda parte delle Deliberazioni dell’87, sia stato approvato da don Bosco.
7. Temi rilevanti
Dal confronto delle testimonianze e dei documenti esaminati emergono ele-
menti che consentono di ipotizzare una progressiva centralità dei giovani artigiani
nella missione dei Salesiani. Il ms C si apre con una affermazione importante che non
troviamo nei ms precedenti. Non solo vi si ricollega la formazione da darsi alla “parte
operaia” con l’impegno educativo, ma si afferma anche che il ricoverare i giovani ab-
bandonati e l’avviarli a “qualche arte o mestiere” si colloca “fra le principali opere di
carità che esercita la nostra pia Società”.
Tale affermazione viene recepita dal testo definitivo delle Deliberazioni dell’87 60.
In queste, come già nel ms C, si parla senza alcuna reticenza del “triplice indirizzo” che
“deve” darsi all’educazione degli artigiani, vale a dire, “religioso-morale, intellettuale
e professionale”. Nel ms A, al posto del termine “deve”, si trova una frase meno impe-
gnativa: “pare dovere essere”. Nella stesura del ms B viene eliminato il termine “pare”,
ma rimane il congiuntivo: “debb’essere”. In tutti e tre i documenti, invece, si sottolinea
con la stessa forza la necessità di preparare un “programma scolastico da seguirsi”; e
in A ne viene abbozzato un breve “schizzo”.
Qualche leggero cambiamento di prospettiva riscontrabile nella formulazione di
determinati orientamenti generali rispecchia sicuramente l’andamento delle discus-
sioni capitolari. Per una buona riuscita dell’“indirizzo professionale”, nel ms A si se-
gnala, come prima norma, quella di lasciare “i giovani liberi di scegliersi quel me-
stiere, cui da natura si sentono più inclinati”. La redazione del ms B è più sfumata:
“Secondare l’inclinazione dei giovani nella scelta del mestiere”. Infine, nel ms C, l’o-
rizzonte si restringe ancora. Infatti la norma recita: “Secondare possibilmente l’incli-
nazione dei giovani nella scelta dell’arte o mestiere”.
L’avverbio “possibilmente” (che viene poi ripreso dal testo delle Deliberazioni
59 ASC D579 Capitolo Generale IV 1886.
60 Deliberazioni del Terzo e Quarto Capitolo, 18.

2.7 Page 17

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La “parte operaia” nelle case salesiane 369
87) è dovuto alla mano di don Marenco. Non sembra, tuttavia, azzardato supporre
che, nella redazione definitiva, abbia influito il consiglio dello stesso don Bosco. Nei
verbali del 3CG dell’83 viene riportato il suo parere in questi termini: che “non con-
venga che alcuni laboratori rimangano sforniti e altri rigurgitino”; e “raccomanda che
chi è incaricato dell’accettazione conosca quali laboratori difettano di personale e ac-
cetti alunni colla condizione che sieno assolutamente occupati in quei laboratori”.
Nell’intervento, le esigenze di carattere pratico prendono il sopravvento su considera-
zioni più rilevanti dal punto di vista pedagogico.
In qualche punto, invece, la redazione definitiva non sembra prendere in consi-
derazione un tema caro a don Bosco. Solo nei ms A e B si parla, per esempio, di
“buon cittadino” e di “buon cristiano” come meta da raggiungere nell’educazione re-
ligioso-morale dei giovani artigiani. Colpisce inoltre l’assenza, nei tre documenti, di
un sia pur veloce cenno al sistema preventivo o al tema classico dell’assistenza.
La mancanza di un esplicito riferimento a questi argomenti (che del resto non
erano specifici della “parte operaia” e si potevano trovare agevolmente in altri scritti
salesiani) risponde, probabilmente, alla volontà dei redattori di stilare un documento
di carattere normativo breve.
In tale ottica presenta singolare interesse il ms A, molto più lungo e, in certi
aspetti, più ricco di quelli a cui ha dato origine. Esso offre dati e annotazioni sul con-
testo contemporaneo che fanno intuire che lo sforzo organizzativo e la maggiore cen-
tralità dell’impegno salesiano nel settore professionale trovavano riscontro in una ac-
cresciuta consapevolezza della rilevanza che il mondo del lavoro stava prendendo
nelle ultime decadi dell’Ottocento. Il ms A infatti si apre con questa dichiarazione:
“La parte operaja prende ai nostri giorni nella civile società tale influenza, da far im-
pensierire seriamente; poichè dal buono o cattivo indirizzo di quella dipende il buono
o cattivo andamento di questa” 61. Il redattore o redattori accennano ad altri problemi
del proprio tempo (stampa popolare anticlericale, indifferentismo religioso, ambiguità
del progresso della società moderna) e mettono in risalto l’importanza del compito di
insegnare al “povero operaio” il modo di superare le difficoltà senza “venir meno né
alla giustizia, né alla carità”.
Sulla situazione concreta, si costata che “vi sono già in quasi tutte le nostre case
d’artigiani le scuole serali per loro” (ms A). Ma si rileva, allo stesso tempo, che il pro-
fitto che ne riportano i giovani dopo sei o sette mesi di scuola è, in generale, molto
scarso. Le ragioni della situazione denunciata vengono individuate nella mancanza di
un vero programma, nell’impreparazione degli insegnanti, nel “tempo troppo breve”
dedicato all’istruzione.
I redattori di A, poiché sapevano per propria esperienza che “il condurre bene e
con vero profitto una scuola di artigiani non è cosa tanto agevole quanto potrebbe pa-
rere a prima vista”, suggeriscono alcune proposte: elaborare “norme pratiche” per
l’attuazione del programma scolastico, curare il rapporto degli assistenti con i giovani
artigiani, ricorrere alla emulazione, far sì che il “capo laboratorio usi molta pazienza
e carità” e conosca “l’indole di ciascun giovane”.
61 ASC D579 Capitolo Generale IV 1886 (“Proposte”).

2.8 Page 18

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370 José Manuel Prellezo
Nell’ambito dell’educazione religiosa, emerge (ma non viene approfondita) una
questione di certa rilevanza: se non fosse conveniente che i “giovani superiori all’età
di 16 anni” facessero “ogni dì un po’ di meditazione”.
Altri orientamenti significativi sostanzialmente condivisi sono i seguenti: fis-
sare la durata del tirocinio di apprendistato in almeno cinque anni; classificare gli
alunni in sezioni successive secondo il livello di istruzione; dividere il complesso del-
l’arte o mestiere in corsi e gradi progressivi da percorrersi gradatamente dagli appren-
disti; garantire la presenza di abili maestri d’arte, anche “con sacrificio pecuniario”,
pur di raggiungere un traguardo ambizioso: che “nei nostri laboratori si possano com-
piere i vari lavori con perfezione”.
In rapporto con quest’ultimo punto va auspicata la presenza dei “capi esterni”
alle conferenze in cui il direttore dà le “norme e le istruzioni” che ritiene “opportune
per il buon andamento dei laboratori”.
Gli studiosi salesiani hanno sottolineato il valore delle norme e gli orientamenti se-
gnalati 62. Gli autori non appartenenti alla cerchia della Società di San Franceso di Sales
hanno adottato posizioni differenziate. R. Sante di Pol, riferendosi alle “importanti nor-
me” dell’87, scrive: “I primitivi laboratori vennero trasformati in vere e proprie scuole
professionali strutturate in modo da offrire ai giovani una formazione completa che per-
mettesse di farne dei buoni cristiani, dei cittadini coscienti e dei lavoratori qualificati”. E
aggiunge che l’introduzione di alcuni di questi elementi nelle ultime decadi del secolo
XIX, “le posero all’avanguardia fra le analoghe scuole religiose e non” 63. Anche L. Paz-
zaglia riconosce che tutti questi erano “elementi di non poco conto”; egli ritiene, tuttavia,
che “il progetto messo a punto, nell’86, da don Bosco e dai suoi collaboratori non aveva
ancora molto della scuola, ma continuava a ispirarsi all’idea di un apprendistato che, sia
pure nel rispetto dei gusti e delle attitudini personali, doveva impegnare ogni giovane a
integrarsi, immediatamente, con una ben precisa e determinata attività lavorativa” 64.
Si deve dire senz’altro che il tempo richiesto di fatto per l’attività “intellettuale”
era modesto: un’ora di scuola, dopo aver finita la giornata di lavoro pratico nel labora-
torio, e, per i più bisognosi, un’altra ora di istruzione al mattino. Si trattava certamen-
te di un passo avanti nei confronti della situazione del 1880, ma un passo timido. E gli
stessi capitolari si resero conto del fatto, se aggiunsero, per la mano di don Nai: “Dove
poi le leggi richiedessero di più converrà adattarsi a quanto è prescritto”. Più ancora,
quelli che offrirono materiali per la prima stesura del documento capitolare avevano ma-
62 Cf J.R. ALBERDI, Impegno dei salesiani nel mondo del lavoro, 9-63; L. PANFILO, Dalla
scuola di arti e mestieri di don Bosco all’attività di formazione professionale (1860-1915). Il
ruolo dei salesiani. Milano, LES/Libreria Editrice Salesiana 1976; F. RIZZINI, Don Bosco e la
formazione professionale, 15-56.
63 R.S. DI POL, L’istruzione professionale popolare a Torino nella prima industrializza-
zione, in Scuole, professioni e studenti a Torino. Momenti di storia dell’istruzione, Quaderni
del Centro di Studi “Carlo Trabucco”. Torino, Centro Studi sul Giornalismo Piemontese 1984,
81; cf V. MARCHIS, La formazione professionale: l’opera di don Bosco nello scenario di Torino,
città di nuove industrie, in G. BRACCO (ed.), Torino e don Bosco, vol. I. Torino, Archivio
Storico della Città di Torino 1989, 217-238.
64 L. PAZZAGLIA, Apprendistato, 63.

2.9 Page 19

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La “parte operaia” nelle case salesiane 371
nifestato con chiarezza la necessità di superare una situazione negativa: “Per l’educa-
zione dell’intelletto vi sono già in quasi tutte le nostre case d’artigiani le scuole serali
per loro. Ma generalmente si osserva che essendo fino adesso tale insegnamento la-
sciato al criterio ed arbitrio dei singoli insegnanti o per l’inopportunità delle materie, o
per il modo inconfacente di spiegarle, ovvero per il tempo troppo breve, i poveri gio-
vani dopo 6 o 7 mesi di scuole serali poco o nissun profitto ne riportano” 65.
La diagnosi si poteva applicare pure a numerose istituzioni educative del tempo 66.
Ad ogni modo la serietà della medesima non passò inosservata a Valsalice. Benché le
misure prese allora ci sembrino oggi eccessivamente “deboli”, è giusto riconoscere
che nel “progetto dell’86” vi sono elementi che si sarebbero dimostrati molto fecondi.
In concreto, si afferma senza riserve che gli artigiani devono acquisire un “corredo di
cognizioni letterarie, artistiche e scientifiche”. Soprattutto la decisione di elaborare un
programma scolastico da seguire in tutte le case di artigiani ebbe riflessi positivi nel
successivo sviluppo della “parte operaia” nelle case salesiane 67.
8. La presente edizione
Si è inteso offrire un testo critico rigorosamente fedele ai manoscritti originali.
Non se ne è voluto fare, tuttavia, una edizione diplomatica. L’esigenza di fedeltà al-
l’originale si coniuga con l’esigenza di leggibilità del testo critico. A questo scopo si
sono tenuti presenti alcuni criteri generali.
Gli interventi del curatore, per chiarire eventuali lacune o sviste del copista del ma-
noscritto, sono stati ridotti al minimo indispensabile inserendoli, come è abituale, tra pa-
rentesi quadre. Si è preferito non ritoccare la grafia (ajuto, maj, operajo, laboratorii, ospi-
zii, parocchie) né la punteggiatura. Nei casi in cui si è creduto necessario intervenire, al
fine di evitare possibili ambiguità, si è indicata nell’apparato critico la lezione originale.
All’interno dello stesso manoscritto, l’amanuense usa spesso la maiuscola ini-
ziale in determinati nomi comuni (Collegio, Casa, Maestro, Consigliere), senza se-
guire però criteri uniformi e coerenti. Nella presente edizione si è preferito seguire
l’uso attuale (collegio, casa, maestro, consigliere).
Per rendere più agevole la lettura dei documenti sono state sviluppate le abbre-
viazioni poco comuni o di non facile interpretazione, ma anche in questo caso è ripor-
tata nell’apparato critico la lezione originale.
65 ASC D579 Capitolo Generale IV 1886 (“Proposte”). Non trovano riscontro nella
documentazione coeva le affermazioni di don Domenico Molfino: “Don Bosco, sino dagl’inizi,
ha voluto che i suoi artigianelli, destinati ad essere gli operai del domani, dedicassero metà
circa, delle 8-10 ore utili giornaliere, allo studio propriamente detto, cioè alla coltura generale e
specifica, e metà all’officina-scuola, cioè alle esercitazioni didattiche e all’esercizio progres-
sivo del lavoro” (ASC E482 Scuole).
66 Cf G. BIFFI, Opere complete, vol. IV. Riformatori per giovani. Milano, Hoepli 1902.
67 Cf Programma scolastico per le scuole di artigiani della Pia Società di S. Francesco
di Sales. Torino, Tip. Salesiana 1903; PIA SOCIETÀ SALESIANA DI D. BOSCO, Le scuole professio-
nali. Programmi didattici e professionali. Torino, Scuola Tipografica Salesiana 1910 (curati da
don Giuseppe Bertello, consigliere professionale generale).

2.10 Page 20

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372 José Manuel Prellezo
Le note inserite nell’apparato critico del ms A illustrano sia tali differenze sia le
coincidenze e analogie esistenti. Si evitano inutili ripetizioni negli apparati critici dei
documenti B e C.
***
Abbreviazioni usate nell’apparato critico
add
ante
cf
corr
del
emend
il
ls
marg
post
sl
addit, additum (aggiunge, aggiunto)
ante (prima di)
confer, conferantur (confronta)
corrigit, correctum (quando la correzione di una parola o di una frase è
fatta utilizzando elementi della parola o frase corretta)
delet (cancellato con un tratto di penna)
emendat (quando la correzione è fatta con elementi completamente nuovi
rispetto alla parola o frase corretta)
infra lineam (scritto sotto la riga)
linea subducta (sottolineato, corsivo)
margo, in margine (inf = inferiore; sup = superiore; dext = laterale destro;
sin = laterale sinistro)
post (dopo)
super lineam (scritto sopra la riga)
Doc. A
A = amanuense non identificato
N = Nai
Doc. B
B = amanuense non identificato
L = Lazzero
N = Nai
R = Rua
Doc. C
C = amanuense non identificato
Br = Barberis
M = Marenco

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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La “parte operaia” nelle case salesiane 373
II. TESTI
Doc. A
[1r]
Proposte
Sull’indirizzo da darsi agli artigiani, e mezzi onde svilupparne e coltivarne le
vocazioni.
La parte operaja prende ai nostri giorni nella civile società tale influenza, da far im-
pensierire seriamente; poichè dal buono o cattivo indirizzo di quella dipende il buono 5
o cattivo andamento di questa.
L’indirizzo pertanto da darsi alla parte operaia nelle nostre case dev’essere atto ad ot-
tenere il fine che la nostra Pia Società si propone nell’assumersi l’educazione di detta
classe di cittadini; che è di allevare il giovane artigiano in modo che uscendo dalle
nostre case dopo il suo tirocinio conosca bene il suo mestiere, onde guadagnarsi il 10
vitto; ed abbia ancora e nella religione e nella scienza sufficiente istruzione secondo il
suo stato.
Di qui ne conseguita che triplice pare dovere essere l’indirizzo da darsi all’educa-
zione dell’artigiano: morale, intellettuale e professionale.
Indirizzo morale
15
I. L’indirizzo morale deve tutto consistere in questo: ammaestrare il giovane artigiano
circa il modo con cui, quando sarà fuori del collegio, può e deve adempiere i suoi do-
veri di buon cittadino senza punto venir meno a quelli assai più importanti di buon
cristiano.
Dal che appare che tale indirizzo od ammaestramento non dev’essere puramente reli- 20
gioso, né puramente civile, ma religioso e civile insieme. Cioè più praticamente sa-
rebbe: considerare bene le difficoltà che il progresso della moderna civile società pre-
senta o positivamente o negativamente al povero operajo per distorglierlo dalla pra-
[1 v] tica de’ suoi doveri di buon cristiano, ed inse| gnargli il modo di superarli senza punto
venir meno né alla giustizia, né alla carità. Questo sarebbe complessivamente tutto il 25
concetto dell’indirizzo morale.
Ora venendo in particolare al come effettuare quest’indirizzo pare che potrebbero
giovare le seguenti avvertenze:
II. I giovani artigiani abbiano ogni domenica dal loro direttore, o da chi ne fa le veci,
un’istruzione tutta pratica; in cui si cerchi d’istruirlo ben addentro in quei punti della 30
religione che sono maggiormente presi di mira dalle sette e dalla stampa popolare an-
ticlericale, e specialmente si combatta con insistenza l’indifferentismo religioso, che
ormai ha invaso ogni classe di cittadini.
32 indifferentismo] indiferentismo A
4-6 “La condizione delle classi operaje preoccupa in oggi tutti gli spiriti”. “Importanza, oggetto
ed estensione della questione operaja”- G.E. KETTELER, La questione operaja e il Cristianesimo.
Versione italiana. Venezia, Tip. L. Merlo 1870, 7, 10-12; cf F.-A. ISAMBERT, Christianisme et clas-
se ouvrière. Jalons pour une étude de sociologie historique. Tournai, Casterman 1961, 159-214.
18 Cf G. BOSCO, Scritti pedagogici e spirituali, a cura di J. Borrego, P. Braido, A. Ferreira,
F. Motto, J.M. Prellezo. Roma, LAS 1987, 30, 43, 60, 67, 164, 172, 190, 198, 228, 230, 330.

3.2 Page 22

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374 José Manuel Prellezo
III. Almeno una volta alla settimana si radunino i capi d’arte, gli assistenti, il cate-
35 chista, il prefetto ed il direttore degli artigiani per dare ai giovani il voto settimanale
di condotta; ed il direttore faccia una conferenza sul modo di trattare i giovani, e di
eseguire i lavori. In una nostra casa che si tenne questo metodo si conobbero prodi-
giosi vantaggi; e si può dire essere questo il secreto vero per tener viva l’emulazione
anche tra i capi, e per conoscere se il capo, o l’assistente hanno verso qualche gio-
40 vane speciali relazioni di antipatia o di simpatia, e se v’è tra di loro stessi qualche
malumore.
IV. Gli artigiani non vengano troppo facilmente cacciati dalle nostre case, salvo che
fossero di scandalo agli altri; poiché per mancanza d’istruzione le loro colpe sono il
più delle volte solamente materiali.
45 V. Ed accadendo di doverne cacciare qualcuno si faccia in modo che riconosca la sua
colpa, ed uscendo sia sempre con noi in buone relazioni.
VI. Si procuri di mettere emulazione grande per lo studio del catechismo stabilendo
per questo un apposito esame da darsi ove si possa | due volte all’anno: uno prima di [2 r]
Pasqua, o per la festa di S. Giuseppe; l’altro in agosto prima di conceder le vacanze,
50 stabilendo anche premii speciali da distribuirsi in tale occasione con molta sollennità
a coloro che meglio profittarono.
VII. Il medesimo si dica pel canto gregoriano. E quando un giovane, terminato il tiro-
cinio, si recherà a casa, gli si dia una lettera da consegnarsi al parroco, al quale si rac-
comandi di invitar sovente il giovane in chiesa al canto corale per le sacre funzioni,
55 ed a tenerselo in buone relazioni.
52 pel corr ex nel A2
34 “L’assistente dei laboratori è incaricato di vegliare sulla moralità, sull’impiego del tempo,
e su tutto quello che può tornare vantaggioso allo Stabilimento” - Regolamento per le case, 38.
34-35 “Il Catechista ha per iscopo di vegliare e provvedere ai bisogni spirituali dei giovani
della Casa” - Ibid., 25. “Il Catechista degli artigiani oltre a quello che è notato nel capitolo an-
tecedente deve procurare, che i suoi allievi si accostino ogni quindici giorni od almeno una
volta al mese alla santa Confessione e Comunione, e che niuno manchi alle pratiche di pietà sia
nei giorni festivi che nei giorni feriali” - Ibid., 29. “Il Prefetto ha la gestione generale e mate-
riale della Casa, e fa le veci del Direttore in sua assenza nell’amministrazione, ed in tutte
quelle cose di cui fosse incaricato” - Ibid., 20. “Il Direttore è capo dello Stabilimento; a lui solo
spetta accettare o licenziare i giovani della Casa, ed è responsabile dei doveri di ciascun impie-
gato, della moralità e dell’educazione degli allievi” - Ibid., 19.
35-36 Importanza dei voti settimanali - MB VI, 393-397; criteri di don Bosco e dei suoi col-
laboratori riguardo ai voti di condotta - MB VIII, 76.
36-37 “Tenga regolarmente le due prescritte conferenze ogni mese” - Regolamento del Diret-
tore, in Deliberazioni del secondo Capitolo Generale, 23.
42-44 “Conosciutosi uno scandaloso in materia di moralità, sia immediatamente separato dai
compagni, e quindi restituito in famiglia” - Moralità tra gli allievi, in Deliberazioni del Secon-
do Capitolo Generale, 54. “Si allontanino inesorabilmente dalle nostre case quei giovani e quel-
le persone che in qualche modo si conoscessero pericolose in materia di moralità e di religione”
- Ibid., 59. Don Bosco allontana dall’Oratorio alcuni artigiani disobbedienti - MB VII, 118.
47 Emulazione - G. BOSCO, Scritti pedagogici, 190.
52 Amore di don Bosco per il canto gregoriano - MB III, 151.

3.3 Page 23

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La “parte operaia” nelle case salesiane 375
VIII. Sarebbe poi di gran bene e pei giovani e per la nostra Società che quando la-
sciano il collegio si facessero ascrivere tra i Cooperatori salesiani.
VIIII. Pei giovani superiori all’età di 16 anni non sarebbe conveniente che facessero
ogni dì un po’ di meditazione?
X. Ove poi è possibile siano i piccoli separati dai grandi, specie in cortile ed in ri- 60
creazione. |
[2 v]
Indirizzo intellettuale
Per l’educazione dell’intelletto vi sono già in quasi tutte le nostre case d’artigiani le
scuole serali per loro.
Ma generalmente si osserva che essendo fino adesso tale insegnamento lasciato al cri- 65
terio ed arbitrio dei singoli insegnanti o per l’inopportunità delle materie, o per il
modo inconfacente di spiegarle, ovvero per il tempo troppo breve, i poveri giovani
dopo 6 o 7 mesi di scuole serali poco o nissun profitto ne riportano.
Da chi è pratico di artigiani si capirà facilmente che il condurre bene e con vero pro-
fitto una scuola di artigiani non è cosa tanto agevole quanto potrebbe parere a prima 70
vista; anzi è assai più difficile che non qualunque altra di studi regolari.
Per il che sarebbe molto conveniente che o il medesimo direttore degli studii della
Congregazione, od un altro da lui a ciò deputato, dopo d’aver ben considerata la con-
dizione dell’artigiano, e la natura dell’istruzione che gli si conviene, compilasse ogni
anno, ovvero una volta per sempre, un programma scolastico particolareggiato da se- 75
guirsi perfettamente in tutte le nostre case d’artigiani, analogamente a quanto già si
usa per la parte degli studenti, con alcune norme pratiche sul modo di eseguirlo in tut-
te le sue parti. Si verrebbe così ad avere unità ed uniformità d’insegnamento anche tra
gli artigiani, e gl’insegnanti avrebbero una norma da seguire ed un ajuto per far me-
glio la scuola. |
80
[3 r] Per la formazione del detto programma si fa notare quanto segue:
1. Prima d’incominciare le scuole si dia un serio esame generale onde poter fare con-
venientemente la distribuzione delle classi.
60 X.] X A 66 l’inopportunità] l’onopportunità A
56-57 “I Cooperatori e le Cooperatrici Salesiane non sono altro che buoni cristiani, i quali vi-
vendo in seno alle proprie famiglie mantengono in mezzo al mondo lo spirito della Congrega-
zione di S. Francesco di Sales, e l’aiutano con mezzi morali e materiali, allo scopo di favorire
specialmente la cristiana educazione della gioventù” - I Cooperatori Salesiani, in Delibera-
zioni del Secondo Capitolo Generale, 62.
60-61 “In dormitorio, nelle ricreazioni, a mensa, nel cortile, nelle passeggiate ed in Chiesa gli
allievi siano classificati per età e studio” - Moralità tra gli allievi, in Deliberazioni del Secondo
Capitolo Generale, 54.
65-69 Cf ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (testimonianze di G. Buzzetti e D. Belmonte).
72-80 “È parimenti suo ufficio di compilare il programma annuale d’insegnamento per tutte
le scuole della Società” - Del Consigliere Scolastico [generale], in Deliberazioni del Secondo
Capitolo Generale, 15.

3.4 Page 24

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376 José Manuel Prellezo
2. Il numero delle classi non sia né maggiore, né minore di tre, che’ altrimenti non vi
85 potrebb’essere altro che confusione.
3. La durata di ciascuna lezione non sia maggiore di un’ora e mezza (eccetto quella
di disegno); e invece la durata annua della scuola converrebbe fosse almeno di 8 o 9
mesi.
4. Tra le materie da insegnarsi si dia un posto, e non l’ultimo, anche al galateo, da
90 svolgersi bene in tutte le sue parti, affinché anche il contegno esteriore sia educato, e
si ponga in bell’armonia coll’educazione della mente e del cuore.
5. Nessuno possa essere ammesso a scuole speciali di disegno, o di lingua francese
ecc. se non è sufficientemente istruito nelle cose spettanti alle classi elementari.
6. Al fine dell’anno scolastico si dia un serio esame, onde constatare il profitto di cia-
95 scun alunno, e si stabiliscano premii speciali da distribuirsi con sollennità a coloro
che riuscirono meglio.
7. Si stampi un’attestato piuttosto di lusso da rilasciarsi al giovane quando finito il
suo tempo volesse ritornarse[ne] a casa; ed in questo attestato appaja il suo profitto
nell’arte, nell’istruzione e nella moralità.
100 Ora sottoponiamo qui uno schizzo sul come potrebbonsi distribuire per ciascuna
classe le materie che dovrebbero formare l’oggetto dell’istruzione scientifica dell’ar-
tigiano. |
Classe 1.
[3 v]
Dalla sillabazione fino al leggere e scrivere correttamente - Lettura e scrittura dei nu-
105 meri arabici e romani - Posizione della penna, del quaderno e della persona per iscri-
vere bene - Breve e facile spiegazione dei vocaboli contenuti nel sillabario. -
Classe 2.
Spiegazione del libro di lettura - Nozioni di calligrafia per l’uniformità della scrittura:
uguaglianza dei pieni, del corpo e della pendenza delle lettere - Le quattro operazioni
110 fondamentali dell’aritmetica e nozioni sul Sistema metrico dec. - Nozioni sulla lettera
con relativi esercizii -
94 6.] 6 A 97 7.] 7 A 110 sulla corr ex sul sistema A2
84-85 “L’école [...] comprend trois classes pouvant contenir cent élèves chacune” - Avis con-
cernant l’école municipale d’apprentis de Paris (1873), in T. CHARMASSON - A.M. LELORRAIN -
Y. RIPA, L’enseignement technique, 223.
89 “Galateo. Scuola di galateo da proporre a D. Bosco e cercarne il maestro” - Capitolo. De-
liberazioni prese dal 1866 al 18 Dicembre 1870, edito in J.M. PRELLEZO, Valdocco nell’Otto-
cento, 146. Scuola di buona creanza all’Oratorio - MB VI, 210, 216; VIII, 411.
94-95 “À la fin de chaque année au moins, le directeur établit pour chaque élève un bulletin
résumant les notes relatives à son travail, à ses progrès et à sa conduite” - Décret impérial por-
tant règlement pour les écoles impériales d’arts et métiers (30.12.1865), in T. CHARMASSON -
A.M. LELORRAIN - Y. RIPA, L’enseignement technique, 202. Esami finali e semestrali all’Ora-
torio - MB VII, 638; VIII, 76.
110-115 “On enseignera, dans la première classe, à lire, à écrire, et les premiers éléments de
la grammaire française; Dans la deuxième, on continuera ces premières études, et on y joindra

3.5 Page 25

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La “parte operaia” nelle case salesiane 377
Classe 3.
Spiegazione del libro di lettura - Nozioni sul carattere tondo - Frazioni, pesi e misure
- Modo pratico di trovare lo sconto e l’interesse semplice - Varie specie di lettere e
scritture commerciali più communi con relativi esercizii |
115
[4 r]
Indirizzo professionale
Intanto mentre educhiamo l’artigiano e nella religione e nella scienza bisogna anche
procurare che nello stesso tempo impari anche qualche mestiere, onde guadagnarsi
poi da vivere: e a questo deve appunto mirare l’indirizzo professionale.
Nel dare quest’indirizzo bisogna ottenere due cose: prima che il giovane alla fine del 120
suo tirocinio sia ben pratico del suo mestiere; secondo che abbia presa l’abitudine di
eseguire i lavori con disinvoltura e prestezza.
Ad ottenere la prima cosa potranno giovare le seguenti norme:
1º Lasciare anzitutto i giovani liberi di scegliersi quel mestiere, cui da natura si sen-
tono più inclinati.
125
2. Il mettere per quanto è possibile a maestro d’arte dei professi zelanti e ben esperti
del mestiere, che abbiano gran cura della buona riuscita dei giovani loro affidati.
3. Il maestro d’arte divida o consideri come divisa la serie progressiva dei lavori che
costituiscono il complesso dell’arte in tanti corsi o gradi, pei quali faccia passare gra-
datamente il giovane, così che questi dopo il suo apprendisaggio possieda com- 130
pletamente il suo mestiere.
4. Si procuri che in ciascun laboratorio delle nostre case vi siano da eseguire lavori
d’ogni genere ad esso spettanti.
5. E non sarebbe anche cosa buona per eccitare l’emulazione ed il progresso che il
consigliere artistico ordinasse ogni anno un lavoro per ciascun laboratorio delle no- 135
stre case...?
6. Ma quello che forse più d’ogni altra cosa potrà giovare o perfezionare il giovane
[4 v] nel | suo mestiere si è la scuola di disegno con frequenti pratiche applicazioni ai la-
vori dell’arte (mestiere). Perciò è cosa desiderabilissima che per quanto si può questa
scuola vi sia in tutte le nostre case d’artigiani.
140
Però per dare importanza a questa scuola e mantenerla in pace non vi si debbono
am[m]ettere coloro che non furono ancor licenziati almeno da 3ª classe elementare, o
che fossero ancor troppo indietro nel mestiere.
Il giovane quando abbia acquistato chiara conoscenza del lavoro da eseguirsi e del
144 Il giovane add marg sin A2 quando corr ex Quando A2 ante abbia del il A2
les quatre règles de l’arithmétique et les fractions; Dans le troisième, outre les objets ci-dessus,
on enseignent les premiers éléments de géométrie et les principes du dessin” - Arrêté portant
organisation d’une école d’arts et métiers à Compiègne (25.2.1803), in T. CHARMASSON - A.M.
LELORRAIN - Y. RIPA, L’enseignement technique, 102-103.
126-127 “Il maestro d’arte ha carico di ammaestrare i giovani della Casa nell’arte cui sono
destinati dai Superiori. Egli deve compartire il lavoro ai suoi allievi, e fare in modo che niuno
di loro rimanga disoccupato” - Regolamento per le case, 35.

3.6 Page 26

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378 José Manuel Prellezo
145 modo, onde eseguirlo ne seguirà naturalmente che lo eseguisca eziandio con disinvol-
tura e prestezza; imperocché in generale si suol fare lentamente quello che non si sa
ben fare. Qui però è dove il capo d’arte avrà occasione di conoscere l’indole di cia-
scun giovane, e mettere in opera tutta la sua saviezza per diportarsi verso di ciascuno
secondoché richieda la sua indole conosciuta, onde ottenere i due risultati sopradetti.
150 Imperocché alcuni sono pronti d’intelligenza e pronti di eseguzione; altri benché
pronti d’intelligenza sono molto lenti d’eseguzione perché troppo riflessivi; altri sono
lenti nell’ eseguire, ma poco riflessivi e poco intelligenti; altri invece per abitudine o
per pigrizia lavorano sempre lentamente abbiano o no inteso. Nell’ordinare e contem-
perare queste diversità di carattere spiccherà tutta la maestria pedagogica del maestro
155 d’arte, nel ché sarà specialmente ammaestrato ed ajutato dalle conferenze che setti-
manalmente terrà su questo proposito il direttore degli artigiani, come abbiamo detto
parlando dell’indirizzo morale al Nº III. |
Con tutti poi è necessario che il capo laboratorio usi molta pazienza e carità.
[5 r]
Altro mezzo efficacissimo per animare i giovani al bene ed ottenere quanto si pre-
160 tende nell’indirizzo morale, intellettuale e professionale sarebbe lo stabilire una
mancia o premio da darsi a coloro che si diportano bene in tutto.
Circa il modo di usare praticamente questo mezzo si osservi quanto segue:
1. Perchè un giovane artigiano possa avere qualche mancia o ricompensa deve pro-
mettere di fermarsi in collegio fino a che non abbia compiuto il tirocinio.
165 2. Questo tirocinio è di cinque anni.
Per coloro che entrando sapessero già lavorare, sarà dato un esame, onde ammetterli
a quell’anno di apprendisaggio, cui potranno appartenere.
3. Sul fine d’ogni settimana sarà dato a tutti i giovani, che non l’abbiano demeritata,
una piccola ricompensa, detta mancia, estendibile da L. 0.05 a L. 0.30; notando però
170 che non sarà dato loro più di L. 0.10 per compera di frutta, col resto potranno compe-
rarsi oggetti utili, come libri, cravatte ecc. oppure lasciarli in deposito, onde servir-
sene poi come e quando crederanno opportuno.
4. E’ pure fissata una ricompensa dopo i due primi anni di apprendisaggio secondo la
condotta ed il lavoro degli alunni; la qual ricompensa sarà ricavata sulla base del 5%
175 del profitto netto che dal loro lavoro si potrà percepire, e verrà loro consegnata la-
sciando l’istituto dopo il tirocinio compiuto.
5. Se il giovane lascia il collegio prima di compire il tirocinio, ovvero per motivo di
160 professionale] professione A
149 “I giovani sogliono manifestare uno di questi caratteri diversi. Indole buona, ordinaria,
difficile, cattiva” - Regolamento per le case, 15.
163-164 “È usanza antica, introdotta dal nostro Buon Padre D. Bosco di dare ai giovani arti-
giani una comparticipazione ai frutti del loro lavoro sotto forma di mancia settimanale” - G.
BERTELLO, Proposta di un metodo per apprezzare il lavoro dei giovani artigiani e determinarne
la mancia settimanale. Torino, Tip. Salesiana 1901, 1. “L’Administration a décidé de donner,
chaque semaine, suivant moyenne de leurs notes, une paye à ses jeunes élèves-apprentis” - Avis
concernant l’école municipale d’apprentis de Paris (1873), in T. CHARMASSON - A.M. LELOR-
RAIN - Y. RIPA, L’enseignement technique, 223.
165 “Le scuole d’arti e mestieri di Châlons e di Angers sono destinate a formare capi d’arte e
ispettori di officine. La durata degli studi è di tre anni. L’istruzione è teorica e pratica. La teoria
comprende le matematiche, la lingua francese, la calligrafia, il disegno di macchine e di ornato,
e l’acquarello. L’istruzione pratica viene data in quattro officine” - E. MAYER, Frammenti di un
viaggio pedagogico, in “Guida dell’Educatore” 1838, 300.

3.7 Page 27

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La “parte operaia” nelle case salesiane 379
[5 v] condotta dovrà esserne cacciato non | potrà pretendere nulla del peculio che si era ac-
quistato e neppure avrà diritto all’attestato di buona condotta ad apprendisaggio fatto.
6. Dopo il terzo l’apprendista (secondo il profitto) avrà una tavola superiore a quella 180
degli altri alunni, e, terminato l’apprendisaggio, fermandosi ancora verrà messo alla
così detta tavola media.
7. Dopo l’apprendisaggio vi saranno due anni di scuola di perfezionamento per co-
loro che ancora si fermassero, e consisterebbe nell’insegnamento del disegno, scul-
tura, indoratura, lingua francese ecc.
185
Tutti questi ordinamenti quando fossero ben eseguiti da coloro, cui spetta e capiti dai
giovani non possono produrre che ottimi risultati, ed ingenerare negli alunni l’idea
dell’ordine, per sé stessa sommamente educatrice. |
[6 r]
Sviluppo e coltura delle vocazioni.
La vocazione allo stato religioso è una delle più grandi grazie che la bontà del Si- 190
gnore possa concederci su questa terra; ed importa massimamente il seguire questa
chiamata per non porre in grande pericolo la nostra eterna salvezza. Il mondo però, la
nostra carne corrotta ed il demonio non mancano di metterci innanzi delle difficoltà
per distoglierci dal seguire la voce di Dio.
Laonde quando in qualcuno dei nostri giovani artigiani si scorge un’anima bella che 195
dà segni d’esser da Dio chiamata allo stato religioso dobbiamo darci massima cura
anzitutto di coltivarla, poi farle conoscere questa voce di Dio e fargliela apprezzare; e
suggerirle i mezzi, ossia le armi onde sbrigarsi dai tre sopradetti formidabili nemici,
che tentano attraversarle la via.
A questo scopo potranno servire le seguenti norme pratiche:
200
1. Scorgere nei socii operaj grande contentezza del loro stato; per questo si occupi la
Commissione di provvedere perchè si tolgano ogni sorta di dissidi e mormorazioni tra
i socii secolari, ed abbiano anche essi una prospettiva avanti come il chierico ha la
Messa, la cattedra da professore eccet... Si studii bene la causa di varii malcontenti e
si metta riparo; e si studi un modo con cui presentare e far conoscere a ciascun socio 205
un modello, un esemplare perfetto del religioso laico, cui egli colla grazia del Signore
deve procurare di raggiungere: il che potrebbesi far per via di apposite istruzioni o
conferenze; o col compilare a questo scopo un apposito manuale.
Così come il chierico ha per fine di tutto il suo operare l’adornarsi di tutte quelle |
203-205 ed abbiano...riparo add marg. sin N
181 Sulla “tavola superiore” degli artigiani cf [Valdocco: Orario delle feste e disposizioni
varie], edito in J.M. PRELLEZO, Valdocco nell’Ottocento, 105.
189-277 “Mezzi per coltivare le vocazioni allo stato Ecclesiastico” - Deliberazioni del Se-
condo Capitolo Generale, 56-59.
190-194 Pensare seriamente alla vocazione - MB VII, 832; VIII, 835.
204 “Corre voce tra i coadiutori confratelli ch’essi sono tenuti nella Congregazione come per-
sone di nessuna considerazione” - ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (testimonianza di
don S. Fumagalli). Il testo completo di questa e di altre testimonianze sui “malcontenti” tra i
coadiutori, cf A. PAPES, La formazione del salesiano coadiutore nel 1883, in RSS 13 (1994)
171-180. Cf anche P. BRAIDO, Religiosi nuovi per il mondo del lavoro. Documentazione per un
profilo del coadiutore salesiano. Roma, PAS 1962, 24-30.

3.8 Page 28

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380 José Manuel Prellezo
210 virtù e qualità che costituiscono la santità del sacerdozio, cui aspira, analogamente [6 v]
anche il confratello operajo abbia dinnanzi a sé nella sua condizione una meta da rag-
giungere, cui possa indirizzare tutte le sue operazioni.
2. Praticare analogamente anche tra gli artigiani quanto può giovare a quest’effetto di
quelle norme già stabilite nelle nostre Deliberazioni del 1880 per sviluppare e colti-
215 vare le vocazioni tra gli studenti.
3. Nelle istruzioni accennate al Nº II da tenersi loro ogni domenica si procuri anche di
fare loro conoscere il gran bene che può fare un operajo come capo laboratorio, come
catechista nei nostri collegi e nelle missioni.
4. Fare ogni possibile per mettere e mante[n]ere tra gli artigiani molto viva la divo-
220 zione al S. Cuore di Gesù, a Maria Ausiliatrice ed a S. Giuseppe loro speciale pa-
trono.
Sul modo di coltivare le vocazioni si consideri quanto segue:
1. La vocazione dell’artigiano, stante la sua poca istruzione, e quindi poca stabilità
ne’ suoi propositi, ha specialmente bisogno d’esser studiata e ben coltivata; il che non
225 potendosi fare convenientemente nelle singole case, per ragioni facili a capirsi, ne
segue la necessità che si stabilisca un luogo, in cui tutti, appena sono ascritti, sieno
mandati a fare il loro tempo di prova detto noviziato.
Questo bisogna volerlo a costo di qualunque sacrificio.
2. Si studii bene dalla Commissione se convenga che il noviziato degli artigiani sia
230 con quello dei chierici; o se non convenga assai più tenerlo molto separato...? |
Per la convenienza di tenerlo separato militerebbe[ro] le seguenti ragioni tutte fon- [7 r]
date sull’esperienza di tre anni:
3. La vocazione dell’ascritto artigiano ha bisogno assolutamente d’una coltura molto
diversa da quella che s’addice all’ascritto chierico; perchè hanno diversa condizione,
235 diversa istruzione e conseguono il fine della nostra Società per diversa via.
4. L’artigiano difficilmente sa vedere nel chierico il giovane manchevole come lui;
quindi ne viene che ogni mancaza del chierico che venisse a sapere sarebbe per lui di
grave scandalo, e prenderebbe motivo di scusare le sue e farne anche delle maggiori:
oltr’acciò non avrà più pel chierico quella stima e quel rispetto che gli è dovuto pel
240 suo carattere.
5. Di più stando insieme ascritti chierici con ascritti artigiani non si potranno maj
evitare le amicizie particolari molto intime, che portano sempre la rilassatezza e tiepi-
214 Deliberazioni del Secondo Capitolo Generale, 65-75.
219-221 “Abbiate una speciale divozione al Ss. Sacramento, alla B. Vergine, a s. Francesco
di Sales, a s. Luigi Gonzaga, a s. Giuseppe che sono i protettori speciali d’ogni casa” - Re-
golamento per le case, 64.
229-269 “Entra in questione se sia necessario aprire un noviziato apposito per gli ascritti artigiani.
D. Bosco opina di migliorare la loro posizione separandoli dal resto degli artigiani. Quasi tutti opi-
nano di fondarlo separatamente. Resta sospesa questa speciale deliberazione. Però si cercherà di
stabilire qualche cosa a S. Benigno” - ASC D579 Capitolo Generale III 1883 (verbali ms don Ma-
renco). “Nel capitolo generale che si tenne quest’anno a Valsalice si decise di aprire un novizia-
to apposito per gli artigiani. Questa deliberazione con mirabile prestezza si mise in esecuzione nel-
l’ottobre” - Conferenze Ascritti Artigiani 1883-1884, edito in A. PAPES, La formazione, 216. “2ª
[conferenza] La fece D. Bosco. Addì [spazio in bianco] ottobre 1883. Ecco lo schema. Sono mol-
to contento che si sia cominciato un anno di prova per gli artigiani con regolarità” - Ibid., 220. Que-
sti testi confermano l’ipotesi che il ms A sia stato stilato nel contesto del 3CG del 1883.

3.9 Page 29

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La “parte operaia” nelle case salesiane 381
dezza in ogni cosa e spingono poi l’ascritto artigiano, venutagli l’occasione, a far i la-
vori particolari intorno alla veste, o scarpe o libro di quel tale o tal’altro chierico, ed
anche fare senz’alcun permesso lavori tutto speciali per regalo. Ciò si può tutto pro- 245
vare con buoni fatti alla mano.
Inoltre si fa notare che nissuna solerte vigilanza o seria proibizione può impedire
queste cose; stando insieme troveranno sempre modo di riuscire nell’intento.
Dopo serie indagini su questo punto si potè costatare che il primo principio di queste
conseguenze consiste in questo: che generalmente il chiericotto, ancor poco o niente 250
esperto del suo appostolato si compiace d’esser cercato e corteggiato da artigiani ed
egli cerca di piacer loro poco o nulla curandosi invece di giovar loro colla parola e |
[7 v] coll’esempio, chè dal momento che facesse questo l’artigiano (in generale) non an-
drebbe più a cercarlo.
Queste sono alcune ragioni, fra le molte che si potrebbero addurre, che richiedono pel 255
bene spirituale ed anche temporale della Congregazione la separazione dei due novi-
ziati. Chi si trovasse per qualche tempo sul luogo ne potrebbe scorgere moltissime al-
tre, forse più gravi, che qui non si possono accennare.
La Commissione poi studii bene a fondo questo punto importantissimo e veda se
dallo stare insieme i due noviziati pot[r]ebbero venirne dei vantaggi superiori ai danni 260
qui sopra appena accennati alla sfuggita.
6. Nella casa di noviziato vi sia un personale stabilito apposta per la direzione degli
ascritti artigiani, da cui essi debbano dipendere in tutto e per tutto; questo personale
sia pochissimo di numero, e ciascuno abbia ben determinati i limiti del proprio uf-
[8 r] ficio, onde ottenere l’unità di direzione | tanto necessaria al conseguimento del fine; 265
di più uno non entri mai nell’ufficio dell’altro senza previa intelligenza per evitare i
disgusti in chi fosse geloso delle sue incombenze, ed i contrasti e contraddizioni che
ne potrebbero seguire con grave danno dei giovani che se n’accorgerebbero subito e
ne rimarrebbe[ro] troppo scandalizzati.
7. La casa di noviziato sia ben fornita del materiale occorrente, onde il giovane possa 270
bene apprendere l’arte sua; e sopratutto anche a costo di gravissimi sacrifizzi si cer-
chino e si mandino a maestri d’arte pei novizii i socii migliori per pietà, e per istru-
zione professionale: così il giovane più facilmente sarà allettato ad ascoltare la voce
di Dio, che lo chiama a questo stato. Quando si deve espellere qualche novizio non si
mandi più come semplice alunno in un’altra casa; peggio poi sembra il ritenere nei 275
nostri laboratori socii che perché perdettero la vocazione si fecero sciogliere dai voti
e vengono come esteri. Questo numero val molto anche per la moralità.
254 post cercarlo del In fine l’artigiano si persuade stante la molta amicizia e familiarità che ha col
chierico resti tolta quella gran diversità di stato per cui il chierico sempre superiore a lui, e cerca
di dargli del tu stimandolo suo uguale; ed il chiericotto come nel resto si è sempre adattato alla ma-
terialità e leggerezza dell’artigiano, così acconsente ancora a questo. Vi può essere altra cosa più
indecente? Sta bene che essendo tutti confratelli uguali dinnanzi a Dio ci usiamo a vicenda molta
carità e benevolenza, ma questo non toglie punto che ciascuno tenga il suo posto, e porti al con-
fratello quella stima e rispetto che il suo stato richiede N 255 potrebbero] potrebbono A
261 post sfuggita del fino e dopo visto alcuno N 273 ante voce del vocce A2
270-274 “Pel momento troverete mancare ancora molte cose o pei laboratorii o per altro: fa-
tevi coraggio, non lamentatevi mai; poco per volta ogni cosa si provvederà [...] vedrete che i
superiori non desiderano altro che provvedere l’occorrente” - Prima conferenza [di don Bosco
agli ascritti artigiani, 1883], edito in A. PAPES, La formazione, 220.

3.10 Page 30

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382 José Manuel Prellezo
1º Appendice - A. Le case di artigiani siano sempre in città.
B. La Commissione studii bene se non sarebbe conveniente che ogni casa d’artigiani
280 sia intieramente separata da quella degli studenti. Non arriderebbe il progetto di te-
nere per norma questa idea: Si cerchi di impiantare case di studenti fuori città, ma in
paesi vicini, e sarebbe meglio per le vocazioni ecclesiastiche; nella città però vicina ci
sia una casa di artigiani i quali potranno fare i lavori di cui abbisogna la nostra casa di
studenti; lì si potranno anche aver lavori dagli esterni.
285 2º Appendice - Stabilire uno che compili un manuale pei coadiutori, sul modo che
fu fatto pei confratelli della Compagnia di Gesù compilato dal P. Felice González
tradotto dallo spagnolo da un padre della Compagnia stessa e ha per titolo Il
Coadiutore perfetto |
Richiamare all’osservanza quanto riguarda il personale (Capo III. Regolamento del- [8 v]
290 l’Ispettore).
La nostra Pia Società avendo per iscopo l’educazione della gioventù povera ed ab-
bandonata deve occuparsi dei mezzi necessari per formare un buon operaio ed artista
cristiano. - Onde si propone quanto segue:
1.º In ogni casa professionale vi sia un consigliere artistico che sia per gli artigiani
295 quello che il consigliere scolastico è per gli studenti.
2.º Si dispongano i laboratorii nel modo più atto per la sorveglianza.
3.º Non si mettano per capi d’arte persone che non siano bene istruite nell’arte loro e
non sappiano insegnarla agli altri.
4.º In ogni laboratorio, ove sono molti apprendisti oltre il capo e l’assistente siavi
300 uno o più vice capi secondo il numero degli allievi.
5.º Il direttore o chi per esso si tenga ragguagliato dell’abilità e del progresso di cia-
scun giovane; tenga conferenze operaie, ed ogni tre mesi distribuisca premi ai più
meritevoli.
6.º Si procurino i mezzi necessari perchè in ogni laboratorio, gli allievi possano per-
305 fezionarsi nella loro arte.
7.º Si fissino con molto criterio le mancie solite a darsi settimanalmente sull’utilità
del lavoro e sulla condotta.
8.º I due terzi di queste mancie restino intangibili fino ai cinque anni di tirocinio.
I buoni Coadiutori Salesiani artisti potendo giovare moltissimo ad ottenere lo scopo
310 della nostra Pia Società, per sviluppare la vocazione dei giovani artigiani e la loro
perfezione nell’arte, si propongono i seguenti mezzi.
1.º Pratica di quanto è prescritto al Capo IV. Distinzione III. delle Deliberazioni del
2º Capitolo Generale.
2.º Ogni qualvolta si può, i capi d’arte siano Salesiani di buon spirito.
278-284 1º...esterni add marg sin N 285 2º...perfetto add marg sin inf N 286 González]
Gonzales N 295 consigliere] consiglio A
286-288 F. GONZALEZ CUMPLIDO, Il coadiutore perfetto, tradotto dallo spagnolo da un
padre della medesima Compagnia. Roma, E. Morini 1885.
312-313 “Mezzi per coltivare le vocazioni allo stato Ecclesiastico”, in Deliberazioni del
Secondo Capitolo Generale, 56-59.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Doc. B
La “parte operaia” nelle case salesiane 383
[1 r] Indirizzo da darsi alla classe operaja delle case salesiane e mezzi di svilupparne
e coltivarne le vocazioni
L’indirizzo da darsi alla parte operaia nelle nostre case deve corrispondere al fine che
la nostra Pia Società si propone nell’ assumersene l’educazione: che è di allevare il
giovane artigiano in modo che uscendo dalle nostre case, compiuto il suo tirocinio, 5
conosca bene il suo mestiere per guadagnarsi onoratamente il vitto, sia ben istruito
nella religione ed abbia le cognizioni scientifiche opportune al suo stato.
Ne consegue che triplice debb’essere l’indirizzo da darsi all’educazione dell’arti-
giano: religioso-morale, intellettuale e professionale.
Indirizzo religioso-morale
10
L’indirizzo religioso-morale deve consistere in questo: educare l’artigiano nell’amore
e nelle pratiche di pietà e de’ buoni costumi in modo che fatto adulto sappia adem-
piere i suoi doveri di buon cittadino senza punto venir meno a quelli assai più impor-
tanti di buon cristiano.
A tal fine gioverà:
15
1º Si procuri di praticare quanto è prescritto nel regolamento riguardo all’istruzione
religiosa.
2º Richiamarli sovente al pensiero di Dio e del dovere, e persuaderli che la bontà dei
costumi e la pratica della religione è propria e necessaria ad ogni condizione di per-
sone.
20
3º Usar ogni cura perchè si conoscano amati e stimati dai superiori, trattandoli con
quello spirito di vera carità che solo può renderli buoni.
3 nelle nostre case corr ex nella nostra casa B2 corrispondere al emend sl ex essere atto ad ot-
tener il R 4 assumersene corr sl ex assumersi R post educazione del di detta classe di Cit-
tadini R 6 per emend sl ex onde R onoratamente add sl R ante sia del e R 7 le emend
ex quelle R 8 ante Ne [corr ex ne R] del Di qui R2 post triplice del pare R debb’ corr ex deb-
ba R 9 religioso add sl N post morale add religioso N del N2 10 Religioso-morale
emend ex morale N 11 religioso add sl N2 ante consistere del tutto N in questo del N add
sl N2 Educare corr ex Educarlo R2 11-12 Educare...in modo emend marg sin ex Educare nel-
la religione il giovane artigiano in modo R di pietà emend ex della religione N post modo del
di N fatto adulto emend sl ex quando sarà fuori del collegio R 14 post cristiano add marg
sin 1º Da ogni nostra azione traspare lo spirito di vera carità N del N2 15 post gioverà del
2º 3º I giovani artigiani abbiano. Ogni Domenica abbiano [add sl R] un’istruzione pratica miran-
te sui punti più combattuti dai nemici della Chiesa R2 16-17 1º...religiosa add marg sin N
18 2° corr ex N sovente emend sl ex continuamente N 18-22 2º...buoni add alio fol R
19-20 ad...persone emend sl ex non meno all’artigiano che allo studente ed al sacerdote N
21 3° corr ex N 22 post carità del che è più necessaria di cui ha bisogno maggiormente l’ar-
tigiano che R buoni emend sl ex buoni ed affezionati ai superiori per tutta la vita N
20-21 “Studia di farti amare piuttosto che farti temere” – Ricordi confidenziali ai direttori
(1863), a cura di F. Motto, in G. BOSCO, Scritti pedagogici, 79. “L’educatore fra gli allievi cerchi
di farsi amare, se vuole farsi temere” – Regolamento per le case (“il Sistema preventivo”), 12.

4.2 Page 32

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384 José Manuel Prellezo
4º Si ravvivi lo studio del catechismo, stabilendo un apposito esame da darsi, due
volte all’anno, con premi speciali da distribuirsi in tali occasioni con certa solennità a
25 coloro che meglio profittarono.
5º Siano pure bene istruiti nel canto gregoriano perchè uscendo siano allettati a pren-
dere parte alle funzioni religiose delle parocchie e confraternite. |
6º Oltre alle Compagnie già esistenti, possibilmente si introduca la compagnia del [1 v]
SS. Sacramento per incoraggiarli alla frequente comunione.
30 7º Ove è possibile siano i piccoli separati dai grandi, specie in dormitorio ed in ri-
creazione.
8º Si eviti l’inconveniente di far passare dalla classe di studenti a quella di artigiani i
giovani colpevoli d’immoralità o di altre gravi mancanze; se il direttore credesse per
motivi particolari fare eccezioni li mandi in altre case.
35 9º Sarebbe poi di gran bene e pei giovani e per la nostra Società che quando lasciano
il collegio si facessero ascrivere tra i Cooperatori Salesiani.
9º [sic] Il direttore ogni due mesi tenga una conferenza a’ capi ed assistenti per sen-
tire le osservazioni che avessero da fare e dar loro le norme e le istruzioni che crederà
più opportune per buon andamento dei laboratori; invitando anche i capi esterni qua-
40 lora ce ne fossero.
10º Si eseguisca riguardo alle espulsioni quanto si è stabilito nel regolamento e nelle
deliberazioni.
11º Finito il tirocinio si procuri di collocare il nostro alunno presso di buoni e cri-
stiani padroni.
23 ante add per quanto sarà possibile N del N2 ravvivi emend ex procuri di mettere emula-
zione grande per R post stabilendo del per questo R 24 certa emend sl ex molta N
26 post add marg sin Sia anche N del N2 26-27 5º... confraternite emend marg sin ex Il
medesimo si dica pel canto Gregoriano. E quando un giovane, compiuto il tirocinio, vorrà recar-
si a casa gli si dia una lettera da consegnarsi al Parroco, al quale si raccomandi di invitar sovente
il giovane al Canto Corale per le Sacre Funzioni e di tenerselo in buona relazione N
28 6º emend ex N Oltre...esistenti emend sl ex Si promuova la compagnia di S. Giuseppe. Si
tenga agli associati una conferenza settimanale N possibilmente si emend marg ex Si potrebbe
anche R introduca corr ex introdurre R 29 per...comunione emend ex onde risvegliare la
frequenza ed il rispetto al SS. Sacramento N 30 7º corr ex N 32-34 8º...case emend
marg sin ex Non si metta mai tra gli artigiani un giovane espulso per immoralità od altre gravi man-
canze [add sl N] da tra gli studenti; specialmente nella stessa casa. Per immoralità per cattiva con-
dotta N2 34 post case add marg 7º Si dimostri affetto speciale agli artigiani, si tollerano di più
le mancanze, e quindi N del N2 35 9º corr ex N 37-40 9º...fossero emend alio fol ex
7ºAlmeno una volta al mese il Direttore, o chi fa le veci, tenga una conferenza ai capi d’arte, as-
sistenti e maestri per sapere l’andamento dei laboratori e la condotta dei giovani; dando in segui-
to quegli avvisi che stimerà opportuni pel miglior profitto N 39 dei corr ex del N2
41-42 Si...deliberazioni emend alio fol ex Siano più limitate le espulsioni, ed applicate ai soli
scandalosi; quando poi la necessità costringesse ad allontanare qualche giovane lo si faccia in mo-
do che dopo uscito mantenga con la Casa buone relazioni N 43-44 Finito...padroni add N
28-29 La Compagnia dell’Immacolata fu istituita a Valdocco nel 1856. La Compagnia del SS.
Sacramento nel 1857. La Compagnia di S. Giuseppe nel 1859. Associazioni giovanili di carat-
tere religioso-apostolico – Cf G. BOSCO, Scritti pedagogici, 83.

4.3 Page 33

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La “parte operaia” nelle case salesiane 385
12º E’ conveniente ascriverli fra i Cooperatori salesiani e raccomandarli a qualche 45
società operaia cattolica.
Indirizzo intellettuale
Per l’istruzione dell’intelletto si propone:
1º Abbiano ogni giorno circa un’ora di scuola e per coloro che ne avessero maggior
bisogno si faccia anche scuola da dopo la messa fino al tempo di colazione, dove poi 50
le leggi richiedessero di più converrà adattarsi a quanto è prescritto.
2º Sia compilato un programma scolastico da seguirsi in tutte le nostre case di arti-
giani, e determinati i libri da spiegare.
3º Si classifichino i giovani dopo averli sottoposti ad un esame di prova, e si affidi la
loro istruzione a maestri pratici.
55
4º Almeno una volta alla settimana un superiore faccia una scuola di buona creanza. |
[2 r] 5º Nessuno possa essere ammesso a scuole speciali, come di disegno, di lingua fran-
cese, se non è sufficientemente istruito nelle cose spettanti alle classi elementari.
6º Al fine dell’anno scolastico si dia un esame onde constatare il profitto di ciascun
alunno, e si stabiliscano premi ai più degni.
60
7º Si stampi un attestato da rilasciarsi al giovane, quando, finito il suo tempo, volesse
ritornare a casa; ed in questo attestato appaia il suo profitto nell’arte, nell’istruzione e
di buona condotta.
Indirizzo professionale
Nel dare l’indirizzo professionale bisogna ottener due [cose]:
65
1º Che il giovane alla fine del suo tirocinio sappia bene il suo mestiere; 2º Che abbia
presa l’abitudine di eseguire i lavori con prestezza.
45 12 corr ex 11 48 l’istruzione emend sl ex Educazione N 49 ante 1º add alio fol In-
dirizzo intellettuale N Ogni giorno add sl N2 Ne avessero emend sl ex hanno N2 49-51
Abbiano...prescritto emend alio fol ex che la scuola serale sia almeno di un’ora e mezzo al
giorno e duri dall’Ottobre al mese di Maggio N 52 scolastico add sl N 53 post libri
del modo di N da spiegare corr ex di spiegarli N 55 post pratici del L’esperienza ha fatto
comprendere riuscire la scuola degli Artigiani più difficile di quella degli studenti N 56
Almeno...creanza emend marg inf ex Tra le materie da insegnarsi si dia un posto, e non ultimo,
anche al Galateo nella scuola, da svolgere bene in tutte le sue parti; affinchè il contegno este-
riore sia anche educato, e si ponga in bell’armonia coll’educazione della mente e del cuore N
58-59 post francese del e nella banda musicale N 59 ante esame del serio N 60 post
premi del speciali da distribuirsi, con solennità a coloro che riuscirono meglio N ai corr ex di
N 61 post attestato del piuttosto di lusso N 63 di buona condotta emend ex nella mo-
ralità N 65 ante Nel del Intanto mentre educhiamo l’Artigiano nella religione e nella
Scienza bisogna anche procurare che nello stesso tempo impari qualche mestiere, onde guada-
gnarsi da vivere: ed a questo deve appunto mirare l’indirizzo professionale N l’ emend ex
quest’ N professionale add sl N 67 con emend sl ex con disinvoltura e N
50-51 “Procurerà che nelle scuole si dia l’insegnamento in conformità delle leggi e dei pro-
grammi vigenti nello Stato” – Del Consigliere Scolastico [generale], in Deliberazioni del
Secondo Capitolo Generale, 15.

4.4 Page 34

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386 José Manuel Prellezo
Ad ottenere la prima cosa, si procuri:
1º Secondare l’inclinazione dei giovani nella scelta del mestiere.
70 2º Si provvedano abili ed onesti maestri d’arte anche con sacrificio pecuniario.
3º Si innalzino i nostri laboratori alla portata di compiere qualunque lavoro del pro-
prio mestiere.
4º Il maestro d’arte divida, o consideri come divisa, la serie progressiva dei lavori che
costituiscono il complesso dell’arte in tanti corsi o gradi, pei quali | faccia passare [2 v]
75 gradatamente il giovane; cosichè questi, dopo il suo apprendisaggio, possieda com-
pletamente il suo mestiere.
5º Determinare la durata del tirocinio a cinque anni.
6º Promuovere una esposizione annua dei lavori compiuti dai nostri artigiani delle
varie case pel giorno della distribuzione dei premi; ed ogni tre anni si faccia un’espo-
80 sizione generale di tutte le nostre case d’artigiani.
Per ottenere prestezza nel lavoro potranno giovare le seguenti norme:
1º Dare settimanalmente ai giovani due voti distinti di lavoro e di condotta.
2º Il capo distribuisca il lavoro a cottimo stabilendo un tanto per cento pel giovane se-
condo un sistema preparato dalla Commissione. |
85
Sviluppo e coltura delle vocazioni
[3 r]
Per lo sviluppo e la coltura delle vocazioni fra gli artigiani, la Commissione fa osser-
vare:
1º Gioverà molto che i confratelli siano modelli nella condotta e specialmente nella
carità.
68 si procuri emend sl ex si propone N 69 Secondare...mestiere emend ex Per quanto è
possibile si lascino girare liberi di scegliere quel mestiere, cui si sentono da natura più inclinati
N 70 si provvedano emend ex Di provvedere N ed onesti add sl N anche...pecuniario
emend sl ex Chi non sa non può insegnare gli altri N 71 qualunque emend ex bene
[emend sl ex qualunque N] N2 lavoro corr ex lavori N 71-72 del proprio mestiere add N
79 post case del 7º Dare il maggior sviluppo possibile alla scuola di disegno facendola fre-
quentare da tutti coloro che ne abbisognano quando avessero compiuta almeno la terza elemen-
tare. 8º Dopo l’apprendisaggio vi siano [emend sl ex saranno N] due anni di scuola di perfezio-
namento, per coloro che ancora desiderassero fermarsi, che consisterà nell’insegnamento del
disegno, di intalio [emend marg sin ex scultura N], lingua francese, ecc. 9º Alcuni propongono
di aggiungere alle arti già esistenti anche quella di incisore per prepararci in caso le copertine
dei nostri libri 10º. Le case d’Artigiani siano sempre in Città N2 79 pel...premi add sl N
79-80 ed...artigiani add marg sin N 81 ante Per del Ottenuta questa prima cosa sarà più
facile ottenere la 2ª. Tuttavia N Per...lavoro add marg sin N 82 post condotta
add marg sin e nel voto di condotta non tener conto delle mancanze fuori del laboratorio N del
N2 84 post Commissione add I lavori dei giovani siano tariffati. 3º Si facci N del N2
88-89 Gioverà...carità emend marg sin ex Difficilmente avremo vocazioni allo stato religioso
fra gli alunni artigiani se questi non iscorgeranno nei soci Operai contentezza del loro stato N
78 “A questo [organizzazione della 1ª esposizione] furono spinti da due ragioni principalmente. In-
nanzi tutto da un articolo delle deliberazioni del IV Capitolo generale salesiano tenutosi in Valsalice
sotto la presidenza di D. Bosco, che ordina che in ogni casa professionale si faccia annualmente un’e-
sposizione dei lavori compiuti dagli alunni” – ASC 35 Scuole professionali (ms G. Bertello).

4.5 Page 35

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La “parte operaia” nelle case salesiane 387
2º Praticare analogamente anche tra gli artigiani quanto può giovare a questo effetto 90
di quelle norme già stabilite nelle nostre deliberazioni del 1880 per sviluppare e colti-
vare le vocazioni tra gli studenti.
3º Anche a costo di sacrifici si mandino tutti gli ascritti nella casa di noviziato.
4º La casa degli ascritti sia ben fornita del materiale occorrente, ed abbia i migliori
capi artisti salesiani. |
95
[3 v]
Proposte
1º Dove il numero degli artigiani è considerevole vi sia un consigliere artistico per gli
artigiani, come si stabilisce il consigliere scolastico per gli studenti, il quale consi-
gliere artistico, abbia la direzione e la sorveglianza di tutti i laboratori, per ciò che si
aspetta ai lavori.
100
[2º] Modificare il regolamento per l’assistente di laboratorio, che come è attualmente
non potrà essere esaurito da un chierico che deve attendere allo studio.
92 post studenti del 3º Nell’istruzioni accennate al Nº 1º dell’istruz. per l’indirizzo morale, si
procuri di far loro anche conoscere il gran bene che può fare un operaio come capo laboratorio,
come catechista nei nostri collegi e nelle missioni N 93 3º emend ex N post noviziato
del 5º Non si accettino fra gli ascritti prima dei 18 anni, abbiano compiuto il loro tirocinio, ed
oltre la condotta morale diano fondata speranza di addivenire buoni operai e buoni coadiutori
[emend sl ex abili capi d’arte N]. Se per questo ritardo la vocazione di qualcuno fosse in peri-
colo, lo si mandi pure nella casa del noviziato, ma solo come semplice aspirante finchè abbia
gli anni richiesti. 6º La Commissione stimerebbe conveniente separare gli ascritti chierici dagli
ascritti artigiani N2 94 4º emend ex N degli corr ex del N ascritti emend sl ex noviziato
N 95 post Salesiani [del N add infra lin N2] del 8º Quando si deve espellere qualche arti-
giano non si mandi più come semplice alunno in un’altra casa; peggio poi sembra il ritener nei
nostri laboratori quei soci, che, perchè perdettero la vocazione si fecero sciogliere dai voti, e
vengono come esteri. Questo numero vale assai anche per l’indirizzo morale. Appendice 1º La
Commissione studi bene se non sarebbe conveniente che ogni casa di Artigiani sia intieramente
separata da quella degli Studenti. Non arriderebbe il progetto di tenere per norma questa idea, si
cerchi di impiantare case di studenti fuori città, ma in paesi vicini, e sarebbe meglio per le vo-
cazioni ecclesiastiche; nella città però vicina vi sia una casa di Artigiani i quali potranno fare i
lavori di cui abbisogna la nostra casa di studenti, e si potranno anche aver lavori degli esterni.
Appendice 2º Stabilire uno che compili un manuale pei Soci Coadiutori, nel modo che fu fatto
pei Confratelli della compagnia di Gesù dal padre Gonzales tradotto dallo spagnolo da un padre
dalla compagnia stess[a], e ha per titolo: Il Coadiutore perfetto N 96 Proposte emend ex
Appendice N post Proposte del La Commissione proporrebbe al Capitolo Superiore, oltre a
quanto si è detto: 1º Che ogni casa di Artigiani sia intieramente separata da quella degli Stu-
denti, e dove non si potesse siano gli uni e gli altri trattati in tutto ugualmente. 2º Che nel Capi-
tolo d’ogni casa d’Artigiani N 97 Dove...considerevole add marg sin N 98 post si del
è N stabilisca corr ex stabilito N 100 post lavori del 3º Che dopo tre anni di apprendi-
saggio il giovane venga ammesso ad una tavola superiore alla comune N ante modificare add
4º Qualcuno proporrebbe di mettere assistenti laici perchè il Chco per ragioni di studio non può
trovarsi sempre nel laboratorio N del N2 101-102 Modificare...studio add L
101 Cf “Dell’assistente dei laboratori”, in Regolamento per le case, 38-40.

4.6 Page 36

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388 José Manuel Prellezo
Doc. C
Indirizzo da darsi alla parte operaja nelle case salesiane, e mezzi onde svilup- [1 r]
parne e coltivarne le vocazioni
Fra le principali opere di carità che esercita la nostra pia Società è quella di ricove-
rare, per quanto è possibile, quei giovanetti talmente abbandonati che loro riesca inu-
5 tile ogni cura, di istruirli nelle verità della cattolica fede, e di avviarli eziandio a
qualche arte o mestiere. Perciò nelle case dove il numero degli artigiani è considere-
vole si potrà incaricare uno dei soci che abbia cura particolare di loro col nome di
consigliere professionale.
Il fine che si propone la Pia Società Salesiana nell’accogliere e educare i giovanetti
10 artigiani si è di allevarli in modo che uscendo dalle nostre case, compiuto il suo tiro-
cinio abbiano appreso il loro mestiere onde guadagnarsi onoratamente il pane della
vita; siano ben istruiti nella religione ed abbiano le cognizioni scientifiche opportune
al loro stato.
Ne segue che triplice dev’essere l’indirizzo da darsi alla loro educazione religioso-
15 morale, intellettuale e professionale.
Indirizzo religioso-morale.
Si otterrà una buona educazione religioso-morale, mettendo in pratica le norme
seguenti:
1º Si abbia somma cura che il regolamento delle case sia fedelmente praticato.
20 2. Si richiami agli alunni sovente il pensiero di Dio e del dovere, e [si] persuadano
3 ante opere del le M2 ante nostra del L’educazione e l’istruzione dei. Una fra i principali fi-
ni della M2 3-8 Fra...professionale emend marg sin ex L’indirizzo da darsi alla parte operaja
nella nostra Pia Società si propone nell’assumerne l’educazione: che M 4 per quanto è pos-
sibile add sl M2 7 abbia emend ex si prenda M2 8 post professionale del siccome il
consigliere scolastico ha cura degli studi M2 10 allevarli corr ex allevare M post allevar-
li del il giovane artigiano M 11 abbiano appreso emend sl ex conosca [corr ex conoscano M]
bene M2 loro emend sl ex suo M onde emend sl ex per M 11-12 pane della vita emend sl
ex vitto M 12 siano corr ex sia M istruiti corr ex istruito M abbiano corr ex abbia M
13 loro corr ex suo M 14 alla loro emend sl ex all’ M post educazione del dell’artigiano M
17-18 Si...seguenti emend marg sin ex L’indirizzo religioso-morale deve consistere in questo:
educare l’artigiano nell’amore e nelle pratiche di pietà [corr nella pratica della M] e dei buoni co-
stumi in modo che fatto adulto sappia adempiere i suoi doveri di buon cittadino senza punto ve-
nir meno a quelli assai più importanti di buon cristiano. A tal fine: M2 17 ante Si del M2
19 1º...praticato emend marg sin ex 1. Si procuri praticare quanto è prescritto nel Regolamento
riguardo all’istruzione religiosa M cura emend sl ex sollecitudine M2 20 Si add sl M
richiami corr ex Richiamare M gli alunni add sl M persuadano corr ex persuadenti M
9-15 “Scopo generale delle Case della Congregazione è soccorrere, beneficare il prossimo,
specialmente coll’educazione della gioventù allevandola negli anni più pericolosi, istruendola
nelle scienze e nelle arti, ed avviandola alla pratica della Religione e della virtù” – Regola-
mento per le case, 59.

4.7 Page 37

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La “parte operaia” nelle case salesiane 389
[1 v] che la bontà dei costumi e la pratica | della religione è propria e necessaria ad ogni
condizione di persone.
3. Usar ogni cura perchè sappiano di essere amati e stimati dai superiori, e questo si
ottiene trattandoli con quello spirito di vera carità che solo può renderli buoni.
4. Per ravvivare lo studio del catechismo, si stabilisce un apposito esame (da darsi 25
due volte all’anno?) e premi speciali da distribuirsi con certa solennità a coloro che
meglio profittarono.
5. Vengano pure bene istruiti nel canto gregoriano, perchè uscendo possano prender
parte alle funzioni religiose delle parocchie e confraternite.
6. Oltre alle Compagnie già esistenti possibilmente s’introduca quella del S.S. Sacra- 30
mento per incoraggiarli alla frequente comunione.
7. Ove è possibile siano i piccoli separati dai grandi, specie in dormitorio ed in ricrea-
zione.
8. Si eviti l’inconveniente di far passare fra gli artigiani quelli studenti che fossero
stati riprovati per la loro condotta; se il direttore credesse per motivi particolari fare 35
qualche eccezione li mandi in altre case.
9. Il direttore ogni due mesi tenga una conferenza agli assistenti, e capi di laboratorio
per sentire le osservazioni che avessero a fare, e dar loro le norme e le istruzioni op-
portune pel buon andamento dei laboratorii, e quando occorresse si invitino anche |
[2 r] i capi esterni se ve ne sono.
40
[10.] In vista del grande bisogno che si ha di molti capi d’arte per aprire sempre
nuove case onde estendere ad un numero maggiore di giovanetti il benefizio della
educazione, ogni confratello procuri col buon esempio e colla carità d’inspirare negli
alunni il desiderio di far parte della pia nostra Società, e quando qualcuno è accettato
come ascritto si invii anche con sacrificio alla casa degli ascritti.
45
11. E’ cosa importante collocare l’alunno, che ha finito il suo tirocinio presso de’
buoni e cristiani padroni e gli si dia una lettera da consegnarsi al proprio parroco.
12. E’ conveniente ascriverli tra i Cooperatori salesiani e raccomandarli a qualche so-
cietà operaja cattolica.
23 sappiano di essere emend sl ex si conoscano M 23-24 e2...ottiene add sl M 25 Per
emend sl ex Si M ravvivare corr ex ravvivi M si stabilisce corr ex stabilendo M
25-26 (da...anno?) corr ex da...anno M e emend ex con M 26 distribuirsi corr ex distribuire
M post distribuirsi del in tale occasione M post certa del solennità M 28 Vengano emend
sl ex Siano M possano emend sl ex siano allettati M 34-35 fra...condotta emend marg sin
ex dalla classe di studenti a quella d’artigiani i giovani colpevoli d’immoralità e di altri gravi
mancanze M 36 qualche add sl M 37 agli assistenti, e emend sl ex ai M post capi del
ed assistenti M di laboratorio add sl M 38 avessero] avessere C post istruzioni del che cre-
derà più M 39 e quando occorresse add sl M si invitino corr ex invitando M 40 se...so-
no emend sl ex qualora ve ne fossero M post sono del 10. Si eseguisca riguardo alle espulsioni
quanto si è stabilito nel Regolamento e nelle Deliberazioni M 41-43 In...procuri add alio
fol Br 42 di giovanetti add sl M2 43 col...inspirare add N2 ante negli add alio fol Il bi-
sogno di avere buoni capi d’arte per estendere ad un numero maggior il beneficio dell’educazio-
ne tanto i superiori quanto i capi d’arte procureranno col loro buon esempio e colla loro carità d’i-
spirare M del M2 43-45 negli...ascritti add alio fol M2 44 post quando add vi sia alcu-
no che domandi di ascriversi ed abbia i requisiti si invii e oltre alla moralità dia fondata speranza
di addivenire buon operaio, si rinvii anche con sacrificio alla casa degli ascritti artigiani M del M2
46 E’...tirocinio emend marg sin ex Finito il tirocinio si procuri di M post importante del cu-
rare M2 post collocare del il nostro alunno M l’alunno...tirocinio emend sl ex che i nostri
alunni trovino M2

4.8 Page 38

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390 José Manuel Prellezo
50
Indirizzo intellettuale.
Perchè gli alunni artigiani conseguano nel loro tirocinio professionale quel corredo di
cognizioni letterarie artistiche e scientifiche che loro sono necessarie, si stabilisce
che:
1. Abbiano ogni giorno un’ora di scuola: e per coloro che ne avessero maggior bi-
55 sogno si faccia anche scuola il mattino dopo la messa della comunità, fino al tempo di
colazione. Dove poi le leggi richiedessero di più converrà addattarsi a quanto è pre-
scritto.
2. Sia compilato un programma scolastico da eseguirsi in tutte le nostre case di arti-
giani e vengano indicati i libri da leggere e spiegare nella scuola.
60 3. Si classifichino i giovani dopo d’averli sottoposti ad un esame di prova, e si affidi
la loro istruzione a maestri pratici.
4. Una volta alla settimana un superiore faccia una lezione di buona creanza.
5. Nessuno possa esser ammesso a scuole speciali, come di disegno, di lingua | fran- [2 v]
cese, ecc. se non è sufficientemente istruito nelle cose spettanti alle classi elementari.
65 6. Al fine dell’anno scolastico si dia un esame onde constata[re] il profitto di ciascun
alunno e siano premiati i più degni.
7. Si stampi un attestato da rilasciare al giovane, quando, finito il suo tirocinio, vo-
lesse uscire dall’istituto; ed in esso attestato venga notato distintamente il suo profitto
nell’arte o mestiere, nell’istruzione e buona condotta. |
70
Indirizzo professionale
[3 r]
Non basta che l’alunno artigiano conosca bene la sua professione, ma perchè la possa
esercitare con profitto bisogna che abbia fatta l’abitudine ai diversi lavori e li compia
con prestezza.
Ad ottenere la prima cosa gioverà:
75 1. Secondare possibilmente l’inclinazione dei giovani nella scelta dell’arte o mestiere.
2. Provvedere abili ed onesti maestri d’arte, anche con sacrificio pecuniario, ac-
ciocchè nei nostri laboratori si possano compiere i vari lavori con perfezione.
3. Il consigliere professionale e il maestro d’arte divida, o consideri come divisa, la
51 conseguano corr ex abbiano conseguito M2 post artigiani del abbiano M2 51-53
Perchè [emend sl ex E’ cosa utilissima che M2]...che emend marg sin ex Per l’istruzione del-
l’intelletto si propone M 54 post scuola ad sl alla sera M del M2 55 il mattino emend
sl ex da M della comunità add sl M 59 vengano indicati emend sl ex determinati M
leggere e add marg sin M nella scuola add M 62 Una emend ex Alcuna una M
lezione emend sl ex scuola M 63-64 post francese add sl di musica A del M2 64 cose
emend sl ex scuole C2 66 siano emend ex stabiliscano M premiati corr ex premii M
post premiati del per M 67 rilasciare corr ex rilasciarsi M tirocinio emend sl ex tempo M
68 uscire dall’istituto emend sl ex ritornare a casa M esso emend sl ex questo M venga no-
tato distintamente emend marg sin ex appaja M 71-73 Non...prestezza emend marg sin ex
Nel dare l’indirizzo professionale bisogna ottenere due cose: 1ª Che il giovane alla fine del suo
tirocinio sappia bene il suo mestiere. 2ª Che abbia presa l’abitudine eseguire i lavori con pre-
stezza M 75 possibilmente add sl M l’arte o add sl M 76-77 acciocchè...perfezione
emend ex Inalzare i nostri laboratorii alla portata di compiere qualunque lavoro del proprio me-
stiere M 77 post perfezione add sl 3. Procurare che nei si possa M del M2 78 3 corr
ex 4 M consigliere professionale e il add sl M

4.9 Page 39

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La “parte operaia” nelle case salesiane 391
serie progressiva dei lavori che costituiscono il complesso dell’arte in tanti corsi o
gradi, pei quali faccia passare gradatamente l’alunno, così che questi dopo il suo ap- 80
prendisaggio conosca e possieda completamente l’esercizio del suo mestiere.
4. Non si può determinare la durata del tirocinio essendocchè non tutte le arti richie-
dono egual tempo per apprenderle, ma per regola generale può fissarsi a cinque anni.
5. In ogni casa professionale si faccia annualmente una esposizione dei lavori com-
piuti dai nostri alunni nell’occasione della distribuzione dei premii; ed ogni tre anni si 85
faccia un’esposizione generale a cui prendano parte tutte le nostre case d’artigiani.
Per ottenere poi la abilità e prestezza nell’eseguire il lavoro gioverà:
[3 v] 1. Dare settimanalmente ai giovani due | voti distinti di lavoro e di condotta.
2. Si distribuirà il lavoro a cottimo stabilendo un tanto per cento pel giovane secondo
un sistema preparato dalla Commissione.
90
3. La casa degli ascritti artigiani sia ben fornita del materiale occorrente a perfezio-
narsi nelle diverse professioni, ed abbia i migliori capi artisti salesiani.
80 l’alunno emend sl ex i giovani M 81 conosca e add sl M l’esercizio add sl M
82 4. [corr ex 5 M2]...determinare emend marg sin ex 5. Determinare M 82-83 essen-
docchè...fissarsi add marg sin M 84 5] 6 C In...faccia emend sl ex Promuovere M an-
nualmente emend sl ex annua M 85 alunni emend sl ex artigiani M nell’occasione
emend sl ex nelle varie Case pel giorno M 86 a...parte emend sl ex di M 87 abilità e
add sl M eseguire il add sl M 89 Si...cottimo emend marg sin ex Il capo distribuirà il la-
voro a cottimo M post cottimo add sl d’accordo col Consigliere professionale M del M2
90 post Commissione del Sviluppo e coltura delle vocazioni. Per promuovere e sviluppare le
[emend marg sin ex Per lo sviluppo e la coltura delle M] vocazioni fra gli artigiani giovani gio-
verà molto: 1. Che i confratelli siano modelli nella condotta e specialmente nella carità. 2. Pra-
ticare analogamente anche tra gli artigiani quanto può giovare a quest’effetto delle norme già
stabilite nelle Deliberazioni del 1880 per sviluppare e coltivare le vocazioni fra gli studenti. 3.
Anche a costo di sacrificii si mandino tutti gli ascritti artigiani [add sl M] nella casa di novi-
ziato; e non si accettino fra gli ascritti quelli che [emend sl ex se M] oltre alla buona condotta
morale, non danno fondata speranza di addivenire buoni operaj, o buoni coadiutori M2
91 3] 4 C post Casa del di Noviziato M artigiani add sl M 91-92 a...professioni add sl
M 92 post salesiani del Proposte. 1. Come si è stabilito per ogni casa di studenti il Consi-
gliere scolastico così dove il numero degli artigiani è considerevole vi sia il Consigliere arti-
stico, il quale abbia la Direzione e la sorveglianza dei laboratorii per tutto ciò che si riferisce ai
lavori. 2. Modificare il Regolamento per l’assistente di laboratorio, ché, come è attualmente,
non può essere osservato da un chierico che deve attendere allo studio M