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NOTE
MOTIVAZIONI DELLE FONDAZIONI SALESIANE NELL'IMPERO
ASBURGICO
Stanisław Zimniak
Con la nota si vogliono presentare alcune delle motivazioni che furono alla
base delle richieste, avanzate ai salesiani di don Bosco, di aprire delle opere nei
paesi dell'impero asburgico alla fine dell'ottocento e all'inizio di questo secolo.
Ci pare infatti che la tradizionale motivazione per cui i salesiani furono invi-
tati a fondare proprie case nell'impero danubiano sia insufficiente. Essa si suole
ridurre alla solita formula del bisogno di occuparsi «della gioventù povera e ab-
bandonata».1 Il che, pur rimanendo vero, non esplicita la diversità e la complessi-
tà delle motivazioni. Infatti la «formula» involontariamente elude lo sfondo so-
cio-politico e anche la situazione ecclesiale, non permettendo perciò di conoscere
le ragioni profonde che sottostavano alle richieste di presenze salesiane in quell'a-
rea geografica.
Inoltre il breve saggio ci permetterà di vedere l'acquisita percezione delle fi-
nalità della società salesiana e l'immagine che essa aveva sia presso gli ecclesia-
stici che presso i laici cattolici nei territori considerati.
1. Arginare il «socialismo» e rimediare alla «questione sociale»
È da tenere presente che l'espansione dei salesiani, in qualche modo,
1 «Ci sono delle domande insistenti di inviare i salesiani in Polonia e anche proposte con-
crete di occuparsi della gioventù povera e abbandonata» [K. SZCZERBA, Don Bosco e i polac-
chi, in RSS 12 (1988) 178]; cf Amleto BALLARINI, Salesiani a Fiume, in Giornata di studio sugli
aspetti di vita cattolica nella storia di Fiume: Roma, 26 gennaio 1985. In occasione del LX anni-
versario dell'erezione della diocesi di Fiume (1925-1985), Biblioteca di Storia Patria -Roma
1988, pp. 132-133; S. STYRNA, Zgromadzenie Salezjañskie w Polsce w poszukiwaniu form
odpowiedzi na potrzeby wychowawcze i duszpasterskie w latach 1898-1974 (La Congregazione
Salesiana in Polonia alla ricerca di risposte alle esigenze pedagogico-pastorali negli anni 1898-
1974), in 75 Lat działalnosci Salezjanów w Polsce. Ksiega Pamiqtkowa (75 anni dell'attività dei
salesiani in Polonia. Libro commemorativo), a cura di R. POPOWSKI, S. WILK, M. LEWKO,
Lódz-Kraków 1974, pp. 13-14. S. Styrna analizza i motivi limitandosi alla Polonia.

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Stanislaw Zimniak
coincide con una sempre crescente tensione sociale. L'ottocento, particolarmente
la seconda metà, fu un periodo in cui fu molto avvertita la cosiddetta questione
sociale,2 che divenne per l'intera chiesa cattolica una delle più grandi sfide. Il
socialismo faceva dappertutto grandi progressi, conquistando la classe operaia e
allontanandola gradatamente dalla pratica religiosa. Naturalmente la più esposta
al pericolo era la gioventù; il destino e il futuro dei giovani, tra l'altro, dipende-
vano dalla reazione della chiesa a quel dirompente fenomeno, che fu il sociali-
smo.
Non è possibile nascondere che l'ideologia socialista contribuì a risvegliare
in seno alla chiesa cattolica la sensibilità al problema sociale; ne tratta in modo
esplicito G. Martina, sottolineando, tra l'altro, l'importanza della preoccupazione
antisocialista,3 che portò i cattolici, religiosi e laici, a una risposta che andava
oltre il semplice richiamo alla carità.
Fra le motivazioni di alcune richieste di fondazioni salesiane prevale tale
preoccupazione. In primo luogo è presente nel cardinale di Cracovia Jan Puzyna4
il quale, in seguito alla domanda avanzata da parte del parroco di Oswiecim A.
Knycz 5 di invitare i salesiani nella sua città, si rivolge nel 1895
2 A proposito della questione sociale si veda: G. MARTINA, La Chiesa nell'età del totalita-
rismo, 6a ed., Brescia 1987, IV 20-51; Z. ZIELINSKI, Papiestwo i papieze dwóch ostatnich wieków
(Papato e i papi dei due ultimi secoli), Poznan, Ksiçgarnia Swiçtego Wojciecha 1986, I 248-253;
J. LORTZ, Storia della Chiesa considerata in prospettiva di storia delle idee, 4a ed., Milano 1987,
II 460-467.
3 «A svegliare la coscienza cattolica contribuirono certo in larga misura i socialisti. La
preoccupazione antisocialista appare esplicitamente, in molti episodi, in forma ora esclusiva
ora prevalente. Non si trattava però tanto di apprensioni di ordine economico, egoisticamente
interessate, quanto dell'ansia di salvare i fondamenti stessi della società che apparivano minac-
ciati dall'ondata sovversiva, e soprattutto, negli spiriti più profondi, della sollecitudine religiosa
di fronte all'apostasia crescente delle masse. Gradualmente, il motivo religioso e quello pro-
priamente etico si unirono insieme, e il movimento sociale divenne così l'emanazione spontanea
della carità cristiana» (La Chiesa nell'età del totalitarismo, IV 50).
4 Jan Puzyna, nato il 13 settembre 1842 a Gwozdziec (arcidiocesi di Leopoli), morto l'8
settembre 1911 a Cracovia; divenne cardinale nel 1901 (Annuario Pontificio 1914, p. 63; HC
Vili 41-42. 229). Da Cracovia era già stata inviata nel 1885 una domanda di fondarvi un'opera
salesiana (cf K. SZCZERBA, Preistoria della Congregazione Salesiana in Polonia, tesi di licenza
nella Facoltà di Teologia dell'UPS, Roma 1975, p. 64), ma rimase senza effetto per la scarsezza
del personale salesiano.
5 Cf AKMKr Salezjanie, lettera A. Knycz-J. Puzyna 27.10.1895. La città di Oswiçcim
(oggi comunemente conosciuta sotto il nome di Auschwitz), appartenente alla Galizia, è situata
molto vicino all'Alta Slesia e in quell'epoca contava all'incirca sei mila abitanti.
Riportiamo qui le sigle utilizzate nel nostro saggio:
AKMKr = Archiwum Kurii Metropolitarnej w Krakowie (Archivio della Curia metropolitana
di Cracovia)
ASIK = Archiwum salezjañskie inspektorii krakowskiej (Archivio salesiano dell'ispettoria di
Cracovia)
ASW = Archiv des Salesianums Wien

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
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a M. Rua, allora rettore maggiore della società di S. Francesco di Sales,6 chieden-
do di mandarvi alcuni dei confratelli. Invero nella lettera il prelato parlava «di
contribuire all'educazione cristiana della gioventù ed alla salute delle anime»,7
senza ancora accennare al socialismo come a uno delle motivazioni più importan-
ti dell'invito. Ma lo fece due anni più tardi in una seconda lettera:
«Ma ora, durante la mia ultima visita canonica, avendo soggiornato in
Oswiexim e nei paesi vicini, acquistai la convinzione ben ferma, che a-
spettare ancora, se fosse anche breve tempo, sarebbe esporre questa popo-
lazione alla peste del socialismo, che si estende di più in più in tutta la no-
stra provincia. Per questo vengo reiterarle la mia domanda di mandarmi
almeno due membri del Suo Ordine[...], perché il male si sviluppa e cre-
sce con velocità incredibile».8
La risposta del rettor maggiore al cardinale rivela la piena comprensione del pro-
blema.
«Ma con rincrescimento sono costretto a notificarle che non mi è ora
possibile mandare costì il piccolo personale da V.A. desiderato per porre
un qualche argine alla invasione del socialismo».9
La carenza di personale adeguatamente preparato, ancora una volta, non
permise pertanto d'accelerare i tempi della desiderata spedizione.
Nello stesso spirito venne interpretata tutta la vicenda dell'apertura della ca-
sa di Oswiecim nel 1898 10 dal Bollettino salesiano polacco «Wiadomosci Sale-
zyanskie», che parla della lotta contro il socialismo.11 I successi
AVA-CUM = Allgemeines Verwaltungsarchiv - k.k. Ministerium fur Cultus und Unterricht
Wien Cronistoria I = Ispettorie Polacche [La Congregazione Salesiana nel Nord-Est d'Eu-
ropa,
Cronistoria a cura del sacerdote P. TIRONE, Torino 1954 (dattiloscritto)] EI = Enciclope-
dia italiana HC = Hierarchia Catholica HHStA = Haus-Hof-Und Staatsarchiv Wien
NSAL = Nadskofijski arhiv v Ljubljana (Archivio arcivescovile di Lubiana) ÕBL = Õsterrei-
chisches Biographisches Lexikon VRC = Verbali delle riunioni capitolari WS = «Wiadomosci
Salezyanskie» (Bollettino Salesiano in polacco)
6 Cf ASC F 508 Oswìecim, lettera J. Puzyna-M. Rua 11.11.1895.
7 ASC F 508 Osmecim, lettera J. Puzyna-M. Rua 11.11.1895.
8 ASC F 508 Oswiecim, lettera J. Puzyna-M. Rua 09.06.1897; cf Annali II 679-680.
9 AKMKr Salezjanie, lettera M. Rua-J. Puzyna 13.07.1897.
10 Cf Jan KRAWIEC, Towarzystwo Sw. Franciszka Salezego orazjego organizacja w Polsce
(La Società di S. Francesco di Sales e la sua organizzazione in Polonia), dissertazione alla Uni-
versità Cattolica di Lublin 1964, p. 151ss (dattiloscritto).
11 WS 9 (1898) 228; lo stesso mensile riportò un brano tratto da un giornale di

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Stanislaw Zimniak
dei socialisti, secondo il mensile, erano dovuti all'insufficiente, instabile e mal
organizzata cura pastorale e educativa della gioventù; a ciò si poteva rispondere
unicamente per mezzo di una società religiosa, che avesse potuto operare adegua-
tamente nell'ambito educativo.
Nella città di Pola, in cui si trovavano il porto militare e la sede dell'imperia-
le e reale marina d'Austria-Ungheria, e che conterà all'inizio del secolo XX quasi
35 mila abitanti, si costituì nel 1895 «un Comitato avente lo scopo di rendere
possibile la venuta dei Salesiani».12 Il comitato si sentì mosso a tale passo dalla
preoccupazione per il rilevante numero dei giovani che, se trascurati, un giorno
avrebbero potuto diventare un reale rischio per l'ordine socio-morale della socie-
tà.
«Il Comitato è impensierito nel vedere il numero stragrande di ragazzi
abbandonati che scorrazzano per le vie di Pola, divenendo una formida-
bile minaccia al buon costume e alla sicurezza della città. Perciò il Comi-
tato si rivolge a V.S. Rev.ma e implora sollecito soccorso, sapendo che
pei ragazzi abbandonati non esistono educatori più abili dei Salesiani».13
Uno dei membri del comitato, il sac. Giovanni Curto, nella lettera personale
indirizzata al rettor maggiore, così motiva la sua domanda:
«[...] l'orrendo stato morale di Pola, non avrebbe pace fino a tanto che
non ci avesse mandato alquanti dei zelanti Suoi Figli, per rialzare un po'
il sentimento morale che qui giace nefandamente depresso. Bisogna tro-
varsi in mezzo a questa popolazione per vedere con quali putride e fetide
piaghe può incancrenire l'anima umana. [...] In nessuna città del mondo
l'incendio delle passioni arde come a Pola (e questo in tutta la monar-
chia austriaca è universalmente riconosciuto)».14
La motivazione del Curto converge con quella delle autorità civili al mo-
mento di assumere la corresponsabilità nell'organizzare la venuta dei salesiani.15
Riscontriamo invece la preoccupazione antisocialista, abbinata a
Cracovia chiamato «Czas» in cui la venuta dei salesiani a Oswiçcim, tra l'altro, era vista come
«scudo protettivo contro le correnti del socialismo» [WS 2 (1899) 28-29].
12 ASC F 992 Pola, lettera del comitato a M. Rua 19.08.1895; vale la pena accennare che
tra i membri di questo comitato vi erano come presidente il sac. G.B. Cleva, prepósito del capi-
tolo concattedrale di Pola, vicepresidente Lodovico Rizzi, podestà di Pola e deputato alla dieta
provinciale istriana e al parlamento dell'impero, segretario sac. Girolamo Curto, cassiere B.
Cibibin, negoziante, revisori M. Bolmarcich, medico e G. Ive, negoziante, e anche C. Martino-
lich possessore di tipografia (cf ibid.).
13 ASC F 992 Pola, lettera del comitato a M. Rua 19.08.1895.
14 ASC F 992 Pola, lettera G. Curto-M. Rua 27.07.1895.
15 Cf ASC F 992 Pola, lettera L. Rizzi-M. Rua 13.04.1899; «[...] questo Municipio da
lunga pezza nutre il desiderio di veder stabilita anche in questa città una casa salesiana, prov-
vedere alla moralizzazione della numerosa gioventù abbandonata dedita al vagabondaggio ed
al vizio» (ASC F 992 Pola, lettera L. Rizzi-M. Rua 13.04.1899); la sua

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
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quella della corruzione dei costumi, in altre lettere con le quali si vollero solleci-
tare i salesiani a venire quanto prima a Pola.
«Oh! se sapesse il bisogno che abbiamo, quanta corruzione, quanta igno-
ranza tra la plebe! Se sapesse come van serpeggiando gli errori del socia-
lismo!».16
Il vescovo di Parenzo e Pola, mons. G.B. Flapp,17 non si nascondeva che la
crescente forza dei socialisti era ormai preoccupante:
«[...] per l'intrusione e diffusione, specie nell'Arsenale[,] di socialisti, che
si calcolano a qualche migliaio, in gran parte giovanotti e ragazze del
numeroso ceto degli operai, e a cui s'infondono le empietà e le massime
più dissolventi!...]».18
Riteneva perciò che fosse più utile una spedizione di salesiani a Pola che
non alle tribù dell'America Latina certamente non esposte a simili pericoli.19 La
spedizione fu però rimandata a tempi più opportuni.
Per motivazioni affini il vescovo di Przemysl S. Pelczar20 chiese ai salesiani
di aprire un'opera a favore dei giovani della classe popolare nella sua città, dove
erano esposti alla propaganda e alle «insidie» dei socialisti.21 Avrebbero così
posto una resistenza a tale influsso e nel contempo avrebbero contribuito alla
soluzione della scottante questione sociale. L'apertura della casa salesiana si ebbe
nel 1907, due anni dopo la rivoluzione scoppiata in Russia e in alcune città po-
lacche.22
Le reazioni dei socialisti e, in alcune città, anche dei liberali, all'apertu-
disponibilità confermò il municipio della città di Pola in un'altra lettera rivolta a M. Rua (cf
ASC F 992 Pola, lettera del 19.01.1902).
16 ASC F 992 Pola, lettera del sacerdote V. Monti-M. Rua 17.06.1899.
17 Giovanni B. Flapp, nato il 18 aprile 1845 a Cormons (Gorizia); morto il 27 dicembre
1912; consacrato vescovo il 4 gennaio 1885; laureato in teologia all'Università di Vienna (HC
Vili 440).
18 ASC F 992 Pola, lettera G.B. Flapp-M. Rua 09.07.1901.
19 «[...] che le stesse Missioni a popoli infedeli, che giacciono bensì nelle tenebre e nel-
l'ombra di morte, ma non sono tanto investiti e vorrei dire ossessi dalle arti di Satana» (ASC F
992 Pola, lettera G.B. Flapp-M. Rua 09.07.1901).
20 Józef Sebastian Pelczar, nato a Korzyna (Polonia) il 17 gennaio 1842, morto il 28
marzo 1924; divenne vescovo ausiliare prima (1899) e poi residenziale di Przemysl (1900)
(HC Vili 384. 469).
21 Cf S. WILK, Rys biograficzny kardynala Augusta Hlonda (Abbozzo biografico del car-
dinale August Hlond), in Prymas Polski. August Kardynal Hlond (Primate polacco. August
cardinale Hlond), a cura P. WIECZOREK, Katowice, Górnosla_ska Oficyna Wydawnicza 1992,
p. 14; Annali III 701; WS 2 (1908) 36.
22 Cf Henryk WERESZYCKI, 77 perìodo della rivoluzione e i problemi della guerra euro-
pea (1904-1914), in Storia della Polonia, a cura di Aleksander GIEYSZTOR, edizione italiana di
Ovidio Dallera, Milano, Bompiani 1983, pp. 460-464.

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Stanislaw Zimniak
ra di una casa sembra confermare il fatto che i figli di don Bosco fossero ritenuti
loro avversari.23
Di dover contribuire alla soluzione della questione sociale furono consci gli
stessi salesiani;24 lo riscontriamo, p.e., in una lettera di don Simon Visintainer,
redatta nel 1901, in occasione dell'accettazione di un'opera a Rakovnik presso
Ljubljana:
«[...] die Salesianer nicht die Absicht haben, sich im Lande anzusiedeln
um dem Lande zum Nachtheile (sic) und zur Last zufallen, sondem um
nach dem Wahlspruche "Alies für Gott, Kaiser und Vaterland" dem
Lande und dem Vaterlande mit ihrer Wirksamkeit zum Wohle der Ju-
gend zu nützen und durch Besserung und durch Erziehung der Jugend
auch ihrerseits zu einer glücklichen Lösung der brennenden sozialen
Frage nach Kräften beizutragen».25
Il fatto però di venire incontro ai bisogni sociali dell'epoca non portò i sale-
siani ad immischiarsi direttamente in problemi politici.26 Il secondo superiore
dell'ispettoria austro-ungarica P. Tirone soleva ripetere che la fedel-
23 A Pola contro la venuta dei salesiani si opposero i socialisti: «In seguito all'agitazione
fatta dai socialisti contro la venuta dei Salesiani a Pola, reputai mio dovere, per non compro-
mettere la questione, di trattarla con tutta prudenza: e questa è la ragione per la quale fino ad
oggi non venne preso dal consiglio municipale alcun deliberato in argomento» (ASC F 992
Pola, lettera del Podestà di Pola, Lodovico Rizzi del 18.10.1901; cf anche notiziario cittadino
intitolato «Le oneste pretese dei padri salesiani - la manifestazione anticlericale del Consiglio e
della deputazione» pubblicato in «Il Giornaletto di Pola», Anno III, N° 834, Pola 22.10.1902);
lo stesso a Przemysl: tra i primi che si opposero ai salesiani furono i socialisti [cf WS 11 (1907)
284; 2 (1914) 55; Annali III 702]; a Würzburg i più accaniti contro l'entrata dei salesiani furono
i liberali insieme ai socialisti (cf ASC F 963, lettera P. Tirone-C. Gusmano 27.10.1916).
24 Cf «O Salezyanach. Referai x. Bronislawa Markiewicza, czytany dnia 6go lipca 1893
roku na wiecu katolickim w Krakowie» (Dei Salesiani. Il discorso di don Bronislaw Markie-
wicz tenuto il 6 luglio 1893 durante la manifestazione cattolica a Cracovia), in WS 1 (1897) 21-
22; «Trzeci Zjazd Miçdzynarodowy Pomocników Salezyañskich i kwestia spoleczna» (Terzo
Congresso Internazionale dei Cooperatori Salesiani e la questione sociale), in WS 6 (1903)
165:168._
25 NSAL/SAL, lettera Simon Visintainer-curia vescovile di Ljubljana 25.08.1902.
26 Dei possibili pericoli fu molto conscio lo stesso don Bosco che alla richiesta pervenu-
tagli da Trento così rispose: «Nostro scopo dominante è di raccogliere fanciulli pericolanti per
farne dei buoni cristiani ed onesti cittadini. Questa sia la prima cosa da far bene comprendere alle
Autorità Civili e Governative» (ASC A 180, lettera don Bosco-Garbari 07.05.1877). Don Bosco
inserì nelle costituzioni, da lui stese e presentate per la prima volta nel 1864 alla S. Sede per
l'approvazione, un articolo: «Ma è principio adottato e che sarà inalterabilmente praticato che
tutti i membri di questa società si terranno rigorosamente estranei ad ogni cosa che riguardi la
politica. Onde né colla voce, né cogli scritti, o con libri, o colla stampa non prenderannno mai
parte a questioni che anche solo indirettamente possano comprometterli in fatto di politica»
[Costituzioni della società di S. Francesco di Sales (1858)-1875, testi critici a cura di Francesco
MOTTO, Roma, LAS 1982, p. 80]; cf anche MB II 46; «Polityka salezjañska» (Politica salesia-
na), in WS 8 (1907) 208-209.

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico 161
tà a don Bosco richiedeva ai salesiani di perseguire unicamente lo scopo di for-
mare «onesti cittadini e buoni cristiani»,27 rifiutando qualsiasi ipotesi di diretto
coinvolgimento in ambito politico. Tale scelta fu provvidenziale data l'acuta sen-
sibilità nazionalistica ovunque presente in quei tempi; se si fossero comportati
diversamente, si sarebbero verosimilmente preclusi da se stessi la possibilità di
diffondere la loro opera in altri paesi.
2. Rinnovare materialmente, moralmente e religiosamente i giovani
Un altro fenomeno — la diminuzione continua dell'influsso della formazio-
ne tradizionalmente cattolica sulla società, intesa come incidenza morale sulla
vita pubblica e sull'educazione — spinse non pochi cattolici dell'impero danubia-
no a cercare soluzioni atte a porre rimedio a tale processo. Il rilassamento dei
costumi tradizionali si percuoteva negativamente in modo particolare sui giovani.
Il disagio morale tra loro si faceva sentire anche nella vita pubblica.
«1st doch die hiesige StraBenjugend ob ihrer Verwahrlosung und Verro-
hung ihrer prompten Beteiligung bei allen Straβendemonstrationen eine
traurige Berühmtheit geworden. Die Institution des Oratoriums ist daher
ein wahrer Segen für die nächste Umgebung des Oratoriums. Es wäre
nur wünschenswert und im Interesse der moralischen Erziehung des Vol-
kes gelegen, daβ mehrere solche Oratorien enstünden (sic)».28
Le promesse di soluzioni dei problemi sociali, avanzate dalle forze di sini-
stra, facevano sì che i giovani si sentissero portati a seguirle. Per recuperarli i
cattolici, sia laici sia religiosi, facevano affidamento sulle congregazioni religiose
il cui obiettivo fosse l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.
Il 18 novembre 1893 fu approvata dal governo della Carniola l'associazione
«Verein zur Gründung eines Rettungs- und Erziehungs-Institutes in Laibach»,
voluta particolarmente dal sacerdote diocesano Janez Smrekar (1853-1920) di
Lubiana.29 Per protettore ebbe l'arciduca Francesco Ferdi-
27 Cf la sua risposta alle accuse di alcuni giornali tedeschi pubblicata il 24 dicembre 1911
sul giornale «Oberschlesische Zeitung»; Cronistoria I 127. Per una comprensione del significato
di tale formula, adoperata con le diverse varianti, cf P. BRAIDO, Buon cristiano e onesto citta-
dino. Una formula dell'«umanesimo educativo» di don Bosco, in RSS 24 (1994) 42-75.
28 AVA-CUM Salesiane)- 92, lettera del luogotenente di Trieste e del Litorale al mini-
stero dei culti e istruzione pubblica d'Austria 23.06.1903.
29 Cf B. KOLAR, Lo sviluppo dell'immagine salesiana fra gli sloveni dal 1868 al 1901, in
RSS 22 (1993) 147.

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Stanislaw Zimniak
nando d'Esté.30 Essa si augurava che fosse affidato ai salesiani il progettato istitu-
to, nella convinzione che la società di S. Francesco di Sales fosse la più atta a
conseguire i fini che si intendevano raggiungere. La posizione fu contemplata nel
secondo articolo dello statuto, quello che ne esprimeva uno degli scopi:
«Der Verein hat den Zweck, ein Rettungs- und Erziehungs-Institut für
erziehlich verwahrloste männliche Jugend auf religiös-sittlicher Grundla-
ge zu gründen und dasselbe nach dessen Vollendung der Leitung einer
mit der Erziehung der männlichen Jugend sich befassenden religiösen
Genossenschaft, womöglich der P.P. Salesianer zu übergeben».31
L'associazione prevedeva di aprire l'istituto l'anno 1898 32 in occasione dei
festeggiamenti per il 50° anniversario dell'ascesa al trono dell'imperatore d'Au-
stria e re d'Ungheria Francesco Giuseppe I.33 Con l'opera si voleva venire incon-
tro ai numerosi ragazzi abbandonati e allontanati, per diverse ragioni, dalle scuo-
le regolari elementari. Motivo per cui si doveva costituire una scuola elementare
all'interno di detto istituto e, secondo le condizioni dei singoli, insegnare loro un
mestiere.34 Il fine principale doveva però essere la loro educazione ad una vita
onesta e virtuosa.35 Nell'autunno del 1901 furono mandati i primi figli di don
Bosco per cominciarvi il lavoro.36
Da simili preoccupazioni fu anche mossa un'altra delle numerose associa-
zioni caritative sorte a Vienna a cavallo tra l'ottocento e il novecento: «L'Unione
delle "Kinderschutzstationen"»,37 che si proponeva di dare «as-
30 Francesco Ferdinando d'Esté, nato il 18 dicembre 1863 a Graz; assassinato a Sarajevo
(Bosnia) il 28 giugno 1914 ( ÕBL I 350-351).
31 «Statuten des Vereines zur Gründung eines Rettungs- und Erziehungs-Instìtutes in
Laibach unter dem hohen Protectorate Sr.k.u.k. Hoheit des dur chi. Herrn Erzherzogs Franz
Ferdinad von Oesterreich-Este», conservate in NSAL/SAL. Cf NSAL/SAL, lettera della socie-
tà al governo locale di Kraina 15.01.1902.
32 Cf B. KOLAR, Lo sviluppo dell'immagine salesiana..., in RSS 22 (1993) 148-149.
33 Franz Joseph I d'Asburgo-Lorena, imperatore d'Austria, re d'Ungheria; nato il 18 ago-
sto 1830 nel castello di Schònbrunn presso Vienna, morto il 21 novembre 1916; regnò fino alla
morte (EI XV 862).
34 Cf L'articolo 3 di «Statuten des Vereines zur Gründung eines Rettungs- und Erzie-
hungs-Instìtutes in Laibach unter dem hohen Protectorate Sr.k.u.k. Hoheit des durchl. Herrn
Erzherzogs Franz Ferdinad von Oesterreich-Este», conservate in NSAL/SAL.
35 «[...] Hauptsáchlich soli aber dafür gesorgt werden, dafì die Zõglinge nach Mòglich-
keit moralisch gebessert und zu ehrlichen und gesitteten Menschen erzogen werden» (l'articolo
3 di «Statuten des Vereines zur Gründung eines Rettungs- und Erziehungs-Instìtutes in Lai-
bach unter dem hohen Protectorate Sr.k.u.k. Hoheit des durchl. Herrn Erzherzogs Franz Fer-
dinad von Oesterreich-Este», conservate in NSAL/SAL.
36 Cf B. KOLAR, Lo sviluppo dell'immagine salesiana..., in RSS 22 (1993) 156.
37 «1900 tagte in Wien ein philanthropischer KongreB über das Jugendproblem. Ais
praktisches Ergebnis kam es zur Bildung eines 1901 von der Regierung anerkannten Komitees
zur Gründung eines Schutzvereins für verwahrloste Kinder, der in der Hauptstadt nach und

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
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sistenza materiale, morale e religiosa ai fanciulli derelitti, maltrattati o bisognosi
[,..]».38
Non siamo purtroppo in possesso della domanda spedita da detta unione nel
1902 al rettor maggiore, M. Rua;39 ci limitiamo perciò alla lettera di padre H.
Abel,40 che sollecitava la venuta dei salesiani a Vienna. Essendo consulente spiri-
tuale dell'unione, il padre Abel ne rispecchia bene il pensiero e la posizione di
fronte alla situazione socio-politica e morale della capitale imperiale. Inoltre lui
stesso fu molto impegnato nella ricerca di una soluzione alla questione sociale,41
per cui poteva ritenersi un esperto nell'indi viduare la congregazione religiosa
utile allo scopo. Non sfugga il disappunto suo e anche, presumiamo, di detta
unione, per i frutti disastrosi del corso politico in atto:
«Non avete un'idea, quanto da noi il disagio morale e fisico della gio-
ventù maschia è grande, grazia ai nostri (sic) leggi per le scuole ed alla
destruzione (sic) sociale democratica [...]».42
I salesiani parvero in questo contesto come una delle istituzioni religio-
nach 14 sogenannte Kinderschutzheime erõffnete» [G. SÕLL, Die Salesianer Don Boscos
(SDB) Un deutschen Sprachraum 1888-1988. Rilckblick zum 100. Todestag des heiligen Jo-
hannes Bosco (31. Jaunuar 1988), des Gründers der Gesellschaft des heiligen Franz von Sa-
les, München, Don Bosco Verlag 1989, p. 48]. La protettrice di questa «unione delle "Kinder-
schutzstationen"» fu la stessa arciduchessa Maria Josepha (cf ASW Provinz Chronik Òster-
reich 1899-1945, lettera H. Abel-M. Rua 10.06.1903; Annali III 437), la quale «Godeva in
singoiar modo di professarsi cooperatrice salesiana» (Annali III 437); fra i primi presidenti ci
furono il conte Curt Spiegel-Diesenberg (cf ASW Provinz Chronik Òsterreich 1899-1945,
lettera H. Abel-M. Rua 10.06.1903) e Alfred Liechtenstein (cf AVA-CUM Salesianer 92,
lettera del presidente del Verein «Kinderschutzstationen», A. Liechtenstein al magistrato di
Vienna 19.02.1906).
38 Annali III 437; già in una domanda del 1893 del conte polacco Henryk Skarbek di Le-
opoli riscontriamo quasi gli stessi motivi dell'invito rivolto nel 1895 ai salesiani di prendere
cura dell'orfanotrofio: «per custodire e istruire i ragazzi [...], perché desidero assai ottenere
questo genere di direzione per gli orfani nella speranza di un felice risultato sopratutto dal
punto di vista morale e religioso» [ASC F 700 Lwów, lettera H. Skarbek-M. Rua 05.09.1895;
la prima domanda dello stesso conte è del 19 agosto 1893 (cf ASC F 700 Lwów, lettera H.
Skarbek-M. Rua)].
39 Cf Annali III 437.
40 Heinrich Abel, gesuita, nato il 15 dicembre 1843 a Passau, morto il 23 novembre 1926
a Vienna; confondatore dell'associazione cattolica degli studenti in Austria; combatté il libera-
lismo; con grande zelo cercò di rinnovare il cattolicesimo; il suo motto era «zuriick zum pra-
ktischen Christentum» (ÕBL II).
41 «Come prete, lavorando da 25 anni per la questione sociale, io credo che Iddio abbia
dato alla Vostra Congregazione di agire ancora molto di bene nella nostra povera Austria e di
trovare qui, dove disgraziatamente siete troppo poco conosciuti, taluno (sic) recluta, e per
questo Vienna è il meglio (sic) posto» (ASW Provinz Chronik Òsterreich 1899-1945, lettera
H. Abel-M. Rua 10.06.1903).
42 ASW Provinz Chronik Òsterreich 1899-1945, lettera H. Abel-M. Rua 10.06.1903.

1.10 Page 10

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164
Stanislaw Zimniak
se più adatte al bisogno.43 Infatti nel 1903 essi furono impiegati in una delle
«Kinderschutzstationen» di Vienna.44
Secondo H. Abel tutto il processo di rinnovamento morale e della restaura-
zione cattolica sarebbe stato rallentato dai residui della permanente mentalità
dell'epoca di Giuseppe II.45 Per cui i cattolici più acuti e sensibili intravidero il
risanamento di tale situazione nell'introdurre nuove forze religiose, tra cui i sale-
siani di don Bosco, onde «riconquistare» coloro che, per diversi motivi, si erano
allontanati dalla fede cattolica.
3. Conservare e coltivare il «sentimento patriottico»
In alcune richieste furono incluse, più o meno esplicitamente, motivazioni di
tipo patriottico. Ciò si nota abbastanza chiaramente nelle domande provenienti
dai territori polacchi, dove l'operato della chiesa locale sottolineava volutamente
l'aspetto patriottico e dove la chiesa stessa fu vista, in certo senso, come elemento
di coesione nazionale.46
Molti dei richiedenti, quindi, erano convinti che negli istituti privati dei reli-
giosi si sarebbero potuti non solo salvare, ma anche coltivare i valori culturali
nazionali,47 compreso addirittura l'insegnamento in lingua nazio-
43 «Disgraziatamente noi Austriaci non disponiamo (sic) di una Congregazione religioso
(sic) maschile alla quale potremmo confidare con tutta tranquillità i nostri ragazzi abbandonati
o strappazzati [...]. Sarete qui veramente "in partibus infidelium"» (ASW Provinz Chronik
Òsterreich 1899-1945, lettera H. Abel-M. Rua 10.06.1903); quando il 2 ottobre 1905 ebbe
luogo l'inaugurazione dell'istituto affidato ai salesiani in Via Prinz-Karl-Gasse 7 a Vienna, vi
presero parte i più eminenti personaggi, tra cui il vescovo ausiliare, G. Marschall, la principes-
sa Olga von Liechtenstein in rappresentanza della arciduchessa Maria Josepha, la contessa Mac
Caffy, il sindaco Karl Lueger, padre H. Abel e alcuni consiglieri della città [cf BS 12 (1905)
375; G. SÕLL, Die salesianer..., p. 50ss].
44 Dietrich ALTENBURGER, Das «Salesianum» in Wien, Hagenmiillergasse, Wãhrend
der NS-Zeit (1938-45), theologische Diplomarbeit an Philosophisch-Theologische Hochschule
der Salesianer Don Boscos Benediktbeuern 1990, p. 57ss (dattiloscritto).
45 «Vossignoria conosce, per parlare sinceramente, il passo lento e complicato della for-
za ecclesiastica e profana in Austria, annessoci ancora dall'era dell'Imperatore Giuseppe II»
(ASW Provinz Chronik Òsterreich 1899-1945, lettera H. Abel-M. Rua 10.06.1903).
46 Cf V. MEYSZTOWICZ, La Pologne dans la chrétienté 966-1966, Paris 1966, p. 105.
47 Cf S. STYRNA, Zgromadzenie Salezjañskie..., pp. 13-14. 20; nel bollettino polacco,
«Wiadomosci Salezyañskie», si legge del futuro istituto salesiano a Oswiçcim come «collegio
puro polacco» in cui si cercherà d'infondere nei ragazzi l'amore alla Patria [cf WS 12 (1898). J.
Strus vede la venuta dei salesiani a Oswiçcim, oltre che in ottica patriottica, anche come una
controparte degli ebrei che a Oswiçcim sarebbero stati allora quattromila e i cattolici invece
solo duemila [Attese cui vennero incontro i salesiani in Polonia dal 1898 al 1918, in La fami-
glia salesiana di fronte alle attese dei giovani, Torino (Leumann), LDC 1979, pp. 183-184].
Tale ruolo di salvaguardia dei valori nazionali fu attribuito anche all'opera salesiana di Oswie-
cim

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
165
naie;48 inoltre con l'apertura di scuole si sarebbe potuto impedire l'emigrazione
dei giovani, fatto che era ritenuto come un «dissanguamento» nazionale e un
rischio morale per i giovani abbandonati a loro stessi. Troviamo motivazioni di
tal genere in una delle lettere dei salesiani polacchi indirizzata ai cooperatori
salesiani della propria terra per incentivarli nel sostenere generosamente l'apertu-
ra della casa di Oswiecim.
«Ci sta molto a cuore l'opera [salesiana], perché si possa quanto prima
ovviare, pur sempre in modo insufficiente, a tante petizioni d'ammissio-
ne di ragazzi, che ci arrivano quotidianamente, tanto più perché i figli
della Patria gemente in catene non dovevano più recarsi all'estero e lì,
sulle soglie degli stranieri, lacrimare a causa della nostalgia e della perse-
cuzione».49
Il concetto patriottico dei richiedenti non sempre corrispondeva a quello dei
governanti; siccome da questi ultimi dipendeva non di rado l'entrata dei salesiani
in un determinato paese, i salesiani dovevano badare anche alla sensibilità pa-
triottica delle autorità civili. Il superiore dell'ispettoria austroungarica, P. Tirone,
che da lungo tempo era impegnato per l'entrata dei salesiani a Würzburg, informò
il rettor maggiore, P. Albera, che da parte governativa non ci sarebbero state più
opposizioni, a patto che i salesiani inviati fossero sudditi germanici e intendesse-
ro educare i giovani patriotticamente, vale a dire secondo le aspettative governa-
tive.50
E per i salesiani non fu facile né educare i giovani alla lealtà verso la casa
dominante, né inculcare il patriottismo secondo le aspettative dei singoli popoli;51
tuttavia si dimostrarono capaci di soddisfare entrambi le par-
dai giornalisti tedeschi dell'Alta Slesia (cf «Ein Angriffdes Bürgermeister s von Myslowitz gegen
die Salesianer», l'articolo apparso il 24 dicembre 1911 sulla «Oberschlesische Zeitung»).
48 Ciò sarebbe stato uno dei compiti, in qualche modo previsto, per l'opera salesiana a
Oswiçcim per ragione della vicinanza ai confini sia prussiani che russi da dove potevano abba-
stanza facilmente venire i ragazzi polacchi ai quali fu reso impossibile lo studio nella loro lingua
materna per il rafforzato processo di germanizzazione e di russificazione [cf WS 12 (1898)
319]. E infatti nel 1901 tra gli studenti di questa scuola salesiana ci furono alcuni che proveni-
vano dalle terre polacche sotto la Prussia; più tardi ne arrivarono da quelle sotto la Russia [cf
WS 7 (1901) 141; 12 (1911) 332ss].
49 II testo originale: «Tem wieeej lezy nam na sercu zakiad, by jaknajprçdzej choc czej-
ciowo módz zapobiedz potrzebom na liczne zgloszenia, które nam codziennie dosytane bywa-
jaj tem wiçcej, by synowie w pçtach jçcza^cej Matki, nie potrzebowali wychodzic za granice i
tam, na progach obcych, i ronic nie jednajzç tçsknoty i przesladowania» (ASIK 1520, lettera ai
cooperatori del 12 dicembre 1899 da Oswiçcim).
50 Cf ASC E 963, lettera P. Tirone-P. Albera 06.03.1916.
51 Cf L'articolo «Die rõmische Geistlichkeit im deutschen Nationalitátenkampf» apparso
il 10 ottobre 1910 sulla «Berliner Tageblatt und Handels-Zeitung» il cui autore fu Ludwig
Bernhard, un certo professore di Berlino, che in modo particolare attaccò i salesiani per la loro

2.2 Page 12

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166
Stanislaw Zìmniak
ti, come attestano i diversi rapporti e le relazioni sia di commissariati di polizia sia di luogote-
nenti dell'Austria:
«Was das politische und moralische Verhalten der mit der Leitung des Waisen-
hauses Crosina Sartori betrauten Salesianer betrifft, war dasselbe bisher stets ein
vollkommen korrektes und soll es ein besonderes Streben der Ordenspriester sein,
unter den ihnen anvertrauten Knaben die Gefühle des Patriotismus und dynasti-
scher Treue zu wecken und rege zu erhalten».52
4. Educare dei candidati al sacerdozio e dei futuri insegnanti
Ulteriori richieste fanno emergere un altro tratto dell'immagine che i salesiani a-
vevano diffusa di sé nell'impero danubiano, un'immagine che spiega perché siano stati
chiamati. È interessante vedere come essi, vivente ancora il loro fondatore, furono
considerati non solo come persone atte a prendersi cura dei ragazzi bisognosi d'educa-
zione e d'istruzione, ma anche come educatori di quanti, adulti, fossero disponibili ad
impegnarsi a loro volta nell'ambito educativo. La crescita della popolazione e nel
contempo l'industrializzazione comportavano la necessità di preparare futuri educatori.
Ne erano convinte le autorità ecclesiastiche e quelle civili. Ci limitiamo a sole due do-
mande di fondazione per esemplificare questa necessità.
Nel febbraio 1887 il vescovo Giovanni B. Flapp si rivolse a don Bosco perché in-
viasse alcuni salesiani a prendersi cura a Capodistria di un convitto per ragazzi che
davano buone speranze di diventare sacerdoti: si trattava dunque di una specie di semi-
nario minore.53 La diocesi di Parenzo e Pola affidata al vescovo Flapp contava, nel 1887,
93 mila anime e 118 fra canonicati, parrocchie e chiese succursali di cui quasi un terzo
vacanti.54 C'era quindi bisogno d'aumentare il numero del clero in cura d'anime e di
prepa-
supposta attività a favore degli italiani e degli slavi, naturalmente a scapito dei germani; la
confutazione a quest'articolo fu pubblicata il 9 maggio 1911 sul quotidiano cattolico «Germa-
nia»; a proposito ancora cf S. ZÌMNIAK, Salesiani e politica alla luce dei documenti concernenti
il loro riconoscimento giuridico nell'impero asburgico, in RSS 23 (1993) 274-281.
52 AVA-CUM salesianer 92, informazioni dell'imperiale e reale commissariato di polizia
di Trento 21.08.1893; «Der Rektor der Anstalt erfreut sich allgemeiner Achtung und Anerken-
nung fiir seine streng religiose, in nationaler und socialer (sic) Hinsicht sehr umsichtige Leitung
an Anstalt» (AVA-CUM salesianer 92, relazione del luogotenente di Leopoli 17.07.1903); cf a
proposito S. ZÌMNIAK, Salesiani e politica..., in RSS 23 (1993) 333-355.
53 Cf ASC F 992 Pola, lettera G.B. Flapp-G. Bosco 15.02.1887.
54 II numero d'anime di detta diocesi aumentava continuamente e quando lo stesso ve-
scovo scrisse per la quarta volta, nel 1902, a M. Rua ne menzionò 125 mila, che erano state
affidate alla cura di 102 sacerdoti (cf ASC F 992 Pola, lettera G.B. Flapp-M. Rua 17.06.1902).

2.3 Page 13

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
167
rare adeguatamente i giovani seminaristi. Il vescovo dunque chiese ai salesiani di
«assumere la direzione morale di esso colla sorveglianza ed educazione assidua
dei giovanetti [,..]».55 Quanto alla formazione scolasticoscientifica i ragazzi a-
vrebbero dovuto frequentare l'imperial-regio ginnasio dello Stato; invece per la
formazione morale-spirituale la responsabilità sarebbe stata dei salesiani.
«[...] nel mentre ricevono nell'i[mperial]-r[egio] Ginnasio la istruzione
prescritta dallo Stato anche pei candidati ecclesiastici [...] Si tratta però
che a ben riuscir nell'intento, specie cogli alunni di I categoria, fa mestie-
ri tenerli continuamente d'occhio e allo studio, e alla ricreazione e al pas-
seggio, e con assidue esortazioni, comuni e individuali, formarli alla loro
futura destinazione [...] Principale compito dei Sacerdoti sarebbe il go-
verno morale del Convitto, e la sorveglianza degli alunni, colla celebra-
zione della S. Messa e altre pratiche religiose [...]».56
La risposta dei salesiani, in data 2 marzo 1887, fu negativa.57 Il vescovo
comunque non si arrese e ritentò, più tardi, nel 1892, nel 1894 e ancora nel 1902,
sempre con M. Rua,58 senza però riuscire nel suo intento; gli fu data quasi sempre
la stessa risposta: per ora impossibile.59
La seconda domanda fu avanzata da una «Fondazione di Jan Towarnicki» di
Leopoli nel 1896. Si chiese ai salesiani di prendersi cura di un internato in cui
avrebbero dovuto alloggiare coloro che si preparavano a diventare insegnanti.60
L'internato con 120 allievi si trovava a Rzeszów, una città situata nella Galizia
centrale. I salesiani avrebbero dovuto farsi carico della conduzione del medesi-
mo. Invece le lezioni scolastiche sarebbero state impartite nel vicino «seminario
civile», con i superiori del quale i salesiani sarebbero stati a contatto per rendere
tutto il lavoro educativo più fruttuoso e soddisfacente. Ancora una volta venne
risposto negativamente.
55 ASC F 992 Pola, lettera G.B. Flapp-G. Bosco 15.02.1887.
56 Ibid.
57 Cf B. KOLAR, K zgodovini malega semnìsca v Kopru, in «Acta ecclesiastica Sloveniae»
(14). Miscellanea, Ljubljana 1992, p. 63; l'autore pubblica la lettera di don Bosco e le due
lettere a M. Rua del vescovo G.B. Flapp, che trattano lo stesso argomento {ibid., pp. 63-67);
omette invece, l'autore, la pubblicazione di un'altra lettera del vescovo G.B. Flapp datata 17
giugno 1902, inviata sempre a M. Rua per lo stesso motivo (cf ASC F 992 Pola, lettera G.B.
Flapp-M. Rua).
58 Cf ASC F 992 Pola, lettere G.B. Flapp-M. Rua 25.08.1892, 19.02.1894 e 17.06.1902.
59 «Eccelenza Reverendissima. È vivo desiderio del Signor Don Rua e degli altri Supe-
riori di accondiscendere alla domanda di Vostra Eccellenza Reverendissima; ma purtroppo ci
troviamo in tanta scarsezza di personale e già legati da tanti impegni, che sono costretto a
risponderLe che non ci è ora possibile» (ASC F 992 Pola, lettera C. Durando-G.B. Flapp
26.02.1894).
60 Cf ASC F 700 Lwów, lettera W. Towarnicki-M. Rua 22.05.1898.

2.4 Page 14

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168
Stanislaw Zimniak
5. Fondare nuove parrocchie
Infine accenniamo alle domande con le quali si volle invitare i salesiani ad
accettare parrocchie. Le prime richieste di questo genere pervennero dall'impero
asburgico ai salesiani probabilmente molto prima del 1900. Una delle eredità del
giuseppinismo era il fatto che sia ordini che congregazioni religiose erano co-
stretti ad impegnarsi nel lavoro pastorale.61 Si aggiunsero inoltre altre complica-
zioni, quali ad esempio la scarsezza del clero diocesano, la continua crescita della
popolazione, in modo particolare nelle grandi città, dove si dovevano per giunta
costruire quanto prima nuove chiese, per poter venire incontro ai bisogni religiosi
della popolazione immigrata dalla campagna.
La domanda proveniente da Leopoli deve essere inquadrata in tale contesto;
la città si ingrandiva con nuovi quartieri ovviamente senza chiese, abitati in gran
parte da operai facile preda del socialismo.62 Un grande entusiasta dei salesiani,
oltre al sacerdote J. Gnatowski, fu il vescovo ausiliare, J. Weber,63 che si propose
di farli venire 64 e provocò perfino la visita di don M. Rua in Leopoli nel 1901.65
Al rettor maggiore fu presentato il luogo che si offriva ai salesiani, i quali però
avrebbero dovuto costruire la chiesa e, se lo ritenevano utile, anche un istituto.66
La proposta fu accettata dallo stesso rettor maggiore,67 ma «andò a monte per un
malinteso».68
61 «[...] im Jahr 1911 waren 1671 Ordenspriester als Pfarrer oder Kaplane in der pfarrli-
chen Seelsorge tâtig» (P. LEISCHING, Die romisch-katholische Kirche in Cisleithanien, in Hab-
sburgermonarchie 1848-1918, IV: Die Konfessionerí, Wien, Verlag der õsterreichischen Aka-
demie der Wissenschaften 1985, p. 115).
62 «Léopol se trouve pour le moment dans la double nécessité (sic) de subvenir aux be-
soins religieux des nouveaux quartiers ouvriers privés d'églises (sic), et de s'occuper de la
population ouvrière minée par le socialisme» (ASC F 700 Lwów, lettera J. Gnatowski-M. Rua
20.02.1895).
63 Nato il 12 giugno 1846 a Fürstenthal (arcidiocesi di Leopoli) e morto il 24 marzo 1918
a Chicago; ordinato sacerdote nel 1873, consacrato vescovo ausiliare di Leopoli il 29 dicembre
1895. Fu professore di teologia e diritto canonico (HC Vili 240. 540). Fu verosimilmente du-
rante i suoi studi alla Pontificia Università Gregoriana di Roma che venne a conoscenza dell'o-
pera salesiana.
64 Già ne menzionò il sac. Jan Gnatowski nella sua lettera del 1895 diretta al rettor mag-
giore M. Rua (cf ASC F 700 Lwów). Jan Gnatowski, cameriere di Sua Santità, parlò inizial-
mente del progetto di riservare ai salesiani la cura dei ragazzi (cf ASC F 700 Lwów, lettera del
30 marzo 1892); ma si vede che l'enorme necessità di erigere nuove parrocchie lo spinse, in-
sieme al vescovo J. Weber, a proporre ai salesiani una iniziativa che avrebbe potuto salvaguar-
dare il loro interesse educativo per i giovani con l'accettazione della parrocchia.
65 CfWS 12(1901)253.
66 Cf ASC F 700 Lwów, lettera J. Weber-M. Rua 10.11.1901; la chiesa avrebbe dovuta
essere dedicata a S. Elisabetta.
67 Ricaviamo ciò dal breve riassunto della risposta data al vescovo e redatta sulla stessa
domanda ricevuta da M. Rua (cf ASC F 700 Lwów, lettera J. Weber-M. Rua 10.11.1901).
68 ASC VRClll 132.

2.5 Page 15

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico 169
In seguito P. Tirone ricevette una seconda proposta, da parte dell'arcivesco-
vo di Leopoli, J. Bilczewski:69 questa volta si trattava di una parrocchia nella città
di Stanislawów.70 Non volendo deludere ulteriormente il prelato, P. Tirone insi-
stette con i superiori maggiori perché fosse accettata.71 Una delle motivazioni per
cui era stata inoltrata, oltre alla possibile costruzione in futuro di un istituto pro-
fessionale, era l'urgenza di contrastare la vivace attività protestante.
«Gli abitanti di un sobborgo della città trovandosi molto distante dalla
Chiesa Parrocchiale e insidiati nella fede specialmente per opera di un
attivissimo Pastore protestante che ha in quel medesimo sobborgo chiesa
ed istituto per giovani di ambo i sessi [...]».72
I superiori acconsentirono a malapena. Non si nascondevano infatti che
l'accettazione di parrocchie non era consona con il fine stabilito per la società
salesiana dallo stesso fondatore.
«Il Capitolo Superiore acconsentendo che D. Tirone entri in trattative fa
alcune osservazioni riguardo alle Parrocchie. Noi senza avvedercene ci
carichiamo di troppe parrocchie, mentre D. Bosco non le voleva e non le
ammise nelle costituzioni che per eccezione; i confratelli addetti alle Par-
rocchie dopo alcuni anni non si adattano più ad assistere e far scuola —
scopo principale della nostra Pia Società [...]; tuttavia bisogna a costo di
qualche sacrificio limitare il numero delle accettazioni: solo in Italia se
ne hanno già sedici».73
Conclusione
Il socialismo, l'irrisolta questione sociale, il problema delle nazionalità, il
forte disagio morale e religioso provocato dalla rapida industrializzazione e infi-
ne l'enorme emigrazione di popoli verso i grandi centri industriali stanno a fon-
damento delle richieste di fondazioni avanzate nel mondo asburgi-
69 Nato il 26 aprile 1860 a Wilamowice (diocesi di Cracovia) e morto il 20 marzo 1923;
ordinato sacerdote nel 1884, consacrato vescovo di Leopoli il 20 gennaio 1901. Fu professore
di teologia dogmatica e per breve tempo rettor magnifico all'Università di Leopoli (HC Vili
339).
70 Città situata nella Galizia orientale, poco distante dalla Bucovina, che contava circa 60
mila abitanti tra polacchi, ruteni e ebrei; c'era un ginnasio polacco-ruteno; molto attivi i gesuiti.
71 «Non converrebbe dare ancora una negativa all'arcivescovo di Leopoli che ci ha fatto
varie offerte. Oltre a quella dell'anno scorso fallita ne fece parecchie a Manassero e a D. Tiro-
ne» (ASC VRC III 132).
72 Ibid.
73 ASC VRC III 133, la seduta del 26.05.1914.

2.6 Page 16

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170
Stanislaw Zimniak
co ai salesiani. Circa i suddetti problemi la chiesa cattolica, rispetto al «Manifesto
del Partito Comunista» del 1848, prese una posizione in proposito relativamente
tardi, con l'enciclica del papa Leone XIII «Rerum Novarum» (1891).74 In essa
prevaleva ancora la mentalità, forse più sentita presso gli ecclesiastici che non
presso i laici cattolici, di rimediarvi unicamente con il potenziare le attività cari-
tatevoli, anziché contribuire al cambiamento delle strutture politico-sociali del
sistema vigente. Si individua così una delle spiegazioni di questo cercare le «mo-
derne» congregazioni religiose. E infatti i salesiani furono visti come una società
religiosa «moderna» e idonea a rimediare al sempre più allarmante problema dei
giovani,75 che, trascurati materialmente, moralmente e religiosamente, diventava-
no una preda facile dei partiti ostili all'influenza cattolica e una «peste» per l'e-
mergente società. Lo spirito intraprendente dei salesiani a favore della gioventù
fu avvertito da molti; non pochi poi li ritennero disponibili anche per altre attività
pastorali.
Possiamo dunque affermare che se da un lato i salesiani di don Bosco erano
ben visti e accolti nell'impero asburgico, dall'altro non si teneva sempre conto
delle loro esigenze; richiedenti appartenenti alle differenti correnti socio-
ecclesiastiche — conservatori mescolati con progressisti — non sempre conside-
ravano i limiti di azione posti agli stessi religiosi dalle loro costituzioni. Si po-
trebbe parlare di una certa strumentalizzazione dei salesiani.
Questi, a loro volta, pur vivendo una fase di enorme espansione, non aveva-
no ancora una esatta conoscenza della complessità culturale, nazionale e sociale
dell'impero danubiano. Perciò i superiori della società salesiana preferivano for-
mare in Italia76 il personale proveniente dall'impero anziché
74 Cf a proposito «problemi e giudizi storiografici» esposti da G. MARTINA, La Chiesa
nell'età del totalitarismo, IV 48-51.
75 «Die gedachte Congregation hat im kirchlichen Sinne unzweifelhaft groBe Verdienste
und leistet sehr viel Niitzliches fur die Erziehung und Ausbildung der Jugend, in einer hervor-
ragend practischen (sic) Richtung; [...]. SchlieBlich mõchte ich bemerken, daB die fragliche
Congregation, nach meinen bisherigen Wahrnehmungen, in sehr "modernen" Sinne geleistet
ist, d.h. sie betreibt eine áuBerst lebhafte Reclame für sich im Wege der Presse und durch
zahlreiche kleine Denkschriften und Publicationen» (HHStA Adm. Reg. 61 F 26, relazione
dell'ambasciatore austro-ungarico presso la S. Sede N. Szécsen von Temerin al ministro degli
esteri dell'Austria-Ungheria Agenor M. Goiuchowski 07.04.1903).
76 «Sarà mio impegno di accondiscendere al desiderio di Vostra Altezza; ma ho bisogno
che mi sia concesso alquanto spazio di tempo, perché manca affatto il personale conveniente al
pio scopo desiderato. Un grande numero di bravi giovani polacchi e tedeschi attendono ora agli
studi nelle case della nostra Congregazione; ma prima che siano atti ad essere inviati in alcuna
casa per essere occupati in qualche uffizio di direzione, amministrazione od insegnamento
sono necessari almeno quattro anni» (AKMKr salezjanie, lettera M. Rua-J. Puzyna
23.11.1895).

2.7 Page 17

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Motivazioni delle fondazioni salesiane nell'impero asburgico
171
mandare colà i membri di origine italiana.77 Quelli una volta ritornati in patria avrebbero
potuto preparare sul posto il personale locale. Anzi i superiori salesiani invitavano perfi-
no i richiedenti, specie gli ecclesiastici, a mandare a Torino i loro «candidati» alla vita
salesiana.78
Rimane aperto il problema se tale «politica salesiana» corrispondeva alle aspetta-
tive di coloro che ne avevano richiesto la presenza e se assicurava un inserimento con-
facente alle esigenze socio-culturali e religiose dei paesi in questione. Si esigono quindi
ulteriori ricerche e approfondimenti.
77 Eccetto per l'apertura di case a Trento, Gorizia e Trieste, che si ebbe per opera di sale-
siani di origine italiana.
78 B. Kolar nel suo saggio cita una frase che avrebbe detto il rettor maggiore M. Rua al
sacerdote sloveno J. Smrekar: «Mandate alcuni giovani sloveni a Torino perché diventino
membri della congregazione. Nel frattempo cercate un apposito posto dove i primi salesiani
possano incominciare il loro lavoro» [Lo sviluppo dell'immagine salesiana..., in RSS 22 (1993)
145-146).