136 Nicola Raponi
storia del Cristianesimo e alla storia della Chiesa: e sotto questo aspetto sono stati e
sono oggetto di studio sotto il profilo della storia della santità, dell’agiografia, della
spiritualità cristiana, del diritto canonico, della teologia. In quanto operano nel campo
dell’assistenza, della beneficenza, della sanità, della formazione, della scuola –
e dunque in quanto si inseriscono attivamente in sostituzione, ad integrazione, in col-
laborazione con le istituzioni pubbliche, nel tessuto sociale del territorio ove operano
– vanno visti e studiati nell’ambito della storia sociale e civile del Paese o dei Paesi
ove svolgono la loro attività, come si vedrà più avanti.
Se osserviamo più da vicino come e perché nascono queste nuove forme di vita
religiosa, possiamo vedere che esse scaturiscono da una molteplicità di concause. An-
zitutto come reazione al processo di secolarizzazione della società indotto dallo spi-
rito critico del razionalismo e dell’illuminismo che ritiene la vita claustrale con i voti
contraria ai diritti della persona e fautrice di ozio; come reazione agli eccessi antireli-
giosi e anticristiani dell’età rivoluzionaria; come risposta alla decadenza delle vecchie
forme di vita claustrale e alle conseguenze delle soppressioni di conventi e monasteri
compiute dalla politica regalista e giurisdizionalista dei governi assoluti della seconda
metà del Settecento, poi dai governi rivoluzionari e infine da Napoleone. Le esclau-
strazioni e le secolarizzazioni operate fra la fine del settecento e l’inizio dell’Otto-
cento avevano messo in circolazione un cospicuo numero di monache e frati sbandati
dalle cui fila erano venuti non pochi esponenti del giacobinismo più acceso, o ridotti
a una vita grama che avevano sollevato critiche e satire dei contemporanei (si pensi
alle poesie del milanese Carlo Porta), e avevano chiaramente mostrato la necessità
di una riforma della vita religiosa. Il laicismo modernizzatore del Codice civile di
Napoleone, che traduceva in norme giuridiche i principi borghesi della Rivoluzione:
l’uguaglianza, la libertà, il diritto di proprietà e riteneva i voti religiosi perpetui
(con l’ubbidienza totale ad un superiore, la rinuncia alla proprietà, e così via) inconci-
liabili con l’esercizio di quei principi, confermava anch’esso l’esigenza di un nuovo
modello di vita religiosa più rispondente ai tempi.
2. Da questa situazione trae origine la prima generazione di Congregazioni reli-
giose, quelle del primo trentennio dell’Ottocento, che hanno in primo luogo finalità
religiose: riparare i mali e le conseguenze della rivoluzione; rimuovere il lassismo re-
ligioso; riaffermare la devozione alla Chiesa e al Papa; rinsaldare la fede cristiana nel
popolo; ma anche mostrare l’efficacia del vangelo attraverso la carità e il servizio ai
poveri, l’aiuto ai bisognosi, il catechismo e l’istruzione ai figli del popolo. Tra le
Congregazioni più note di questo periodo si possono ricordare le Figlie della carità di
Maddalena di Canossa (Verona, 1808), le Suore della S. famiglia di Leopoldina
Naudet (Verona, 1816), le Orsoline dell’Immacolata di Gandino (Bergamo, 1828), le
suore della carità di don Nicola Mazza (Verona, 1828), l’Istituto dei Servi della carità
di Antonio Rosmini (Domodossola, 1828), la Figlie del S. Cuore della Verzeri (Ber-
gamo, 1831), le Suore della carità di Bartolomea Capitanio (Lovere 1832), le Sorelle
penitenti di S. Maria Maddalena della Barolo (Torino 1833), le Suore maestre di
S. Dorotea di mons. Farina (Vicenza, 1836), i fratelli di S. Giuseppe del Cottolengo
(Torino 1833), le Suore di S. Giuseppe pure del Cottolengo (Torino, 1839) e i Preti
della SS. Trinità, sempre del Cottolengo (Torino, 1840).