La parola di don Bosco 377
S. Ignazio, 22 luglio 64
Al Sig. Avv. Arrò se stima bene di leggerla agli studenti ed artigiani radunati.
Ai miei cari figliuoli dell’Oratorio di S. Francesco di Sales.
Persuaso di farvi cosa grata nello scrivervi qualche cosa che vi possa ricreare ho
pensato di darvi un cenno sul mio viaggio da Torino a S. Ignazio dove, grazie a Dio, 5
presentemente mi trovo.
Lunedì (18 corrente) alle ore 4 recavami alla vettura per la partenza, e siccome il mio
stomaco soffre alquanto entro l’omnibus, così io mi era preso posto sull’imperiale ovvero sopra
l’omnibus. Ma il mio posto era già occupato da un altro. Che fare adunque? Il sig. avv. Arrò re-
clamava i miei diritti, ma con poco risultato. Finalmente un cotale che era sull’imperiale con 10
aria grave m’indirizzò il discorso e generosamente disse:
– Altolà, io sono disposto di cangiare il mio posto; non per fare piacere, che certamente nol
farei; ma mediante competente mancia.
Io risposi: – Se il danaro aggiusta le cose vi contenterò. Discendete pure, eccovi una mo-
neta di cui sarete contento. – E lo fu di fatto.
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Montato al mio posto presi un poco di sole, poi un poco di vento e di polvere, e mentre
raccontava ai viaggiatori come due anni addietro in quello stesso giorno aveva gustato uno stu-
pendo temporale da Caselle a Lanzo ecco rannuvolarsi il tempo, tuonare, lampeggiare e comin-
ciare a piovere proprio nel paese di Caselle. Di otto che eravamo nella parte superiore io solo
aveva l’ombrello, sicché tutti amorevolmente si strinsero attorno di me, come appunto fate voi, 20
miei cari figliuoli, quando facciamo ricreazione insieme o che ho qualche piccolo regalo a
farvi. Ma se prima eravamo animati a discorrere lo fummo assai più allora essendo costretti di
starcene là tutti a tu per tu.
Vi erano due medici, due avvocati, un letterato e due altri. I nostri discorsi furono in-
torno alla storia egiziana, persiana, greca ed italiana; ma il loro scopo era sempre di attaccare 25
D. Bosco contro alla storia sacra. Ma a dirla schietta quando furono messi alla prova ho potuto
convincermi che sapevano molti spropositi, ma la storia nol sapevano; perciò dopo alcuni
schiamazzi dovettero mettere berta in sacco.
Allora il discorso si portò in filosofia, in teologia; volevano sostenere il panteismo di
Spinoza, il dualismo di Manete etc. etc. ma dovettero tosto desistere dalla loro proposizione; 30
allora si misero a schiamazzare e gridare tanto forte contro all’esistenza di Dio, che io ho sti-
mato bene di lasciarli sfogare per poter loro rispondere. Calmatisi alquanto in modo di scherzo
raccontai loro la storia della gallina del pollajolo; di poi li interrogai così:
– A voi, – dissi ad un medico, – sembra che sia stato fatto prima l’uovo o prima la
gallina?
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– Certamente fu prima la gallina che ha di poi fatto l’uovo.
– Donde nacque la gallina?
– Dall’uovo.
– Chi ha dunque fatto il primo uovo da cui nacque la gallina?
Allora il medico voleva rispondere, ma più non sapeva.
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– Dite anche voi qualche cosa, – dissi a’ suoi colleghi. Ma niuno faceva parola. – Dite
pure come a voi sembra più esatto; – soggiunsi: – fu prima l’uovo o prima la gallina?
In quel momento egli montò sulle furie e nel trasporto di collera:
– Vada al diavolo l’uovo e la gallina, io non so più che cosa rispondere.
Tutti allora si misero a ridere e a battere le mani; quindi uno degli astanti prese a 45
parlare così:
– Io consegnerei l’uovo e la gallina in mani migliori che non sono quelle del diavolo. Io
darei ad un buon cuoco la gallina e l’uovo affinché li faccia cuocere e ci serva di ristoro dopo
questa pioggia. Ma voi, sig. Dottore, andate pure dall’uovo alla gallina finché volete, ma do-
vete conchiudere esservi un Dio che abbia creato o l’uovo o la gallina da cui di poi sia venuto 50
l’uovo. Quindi andiamo pure da padre in figlio, ma dobbiamo terminare con un uomo creato da
Dio, cioè con Adamo che è il primo uomo del mondo.