Come si scrive la storia oggi
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le tappe possono interferire l'una coll'altra, che spesso il problema andrà ridefini-
to di fronte ad una documentazione imprevista...). Riunisce i documenti. La si-
tuazione dello storico differisce da quella dello specialista che lavora sul presen-
te. Lo storico non è un chirurgo che riduce la frattura di un membro che ha sotto
gli occhi, né un astrofisico che studia la composizione chimica di una stella me-
diante il telescopio. L'oggetto della ricerca è sparito irrimediabilmente: egli deve
sottomettersi a delle mediazioni che gli offrono degli echi del passato. Secondo
l'opinione corrente, il lavoro storico si riduce alla redazione. Lui sa che, prima di
redigere il suo studio, dovrà dedicare un lungo tempo a riunire, classificare ed
analizzare la sua documentazione.
I documenti sono di un'estrema varietà nella storia contemporanea: certa-
mente i documenti scritti, siano essi manoscritti o stampati, ma anche documenti
orali, documenti di architettura, iconografici, fotografici, sonori... Don Giuseppe
Solda ci ha offerto nel 1987 un bel libro su don Bosco nella fotografia (e nella
pittura) del suo secolo, che è una raccolta critica di documenti iconografici che lo
riguardano direttamente. La nostra conoscenza di don Bosco nel 1861, a quaran-
tasei anni, nel 1872, dopo la malattia di Varazze, e nel 1886, durante il viaggio di
Barcellona, ci ha guadagnato. Il rapporto Rémond è fondato in gran parte su do-
cumenti orali. Il libro riproduce alla fine una lista di settanta nomi di personaggi,
che furono interrogati durante l'inchiesta, con la data precisa delle interviste ac-
cordate. (Ci sono anche i nomi di quelli che si rifiutarono di parlare.) Fra gli in-
terrogati, vi è un salesiano, don François Cartier, della comunità di Chambéry,
che fu interrogato il 4 luglio 1990.
A questo punto dell'opera storica, il documento è raccolto tale e quale, con
le sue ingenuità, i suoi eccessi e i suoi errori manifesti. Lo si vedrà più tardi. Lo
storico sa che il testimonio accomoda a suo vantaggio il racconto in cui è impli-
cato, che si sbaglia facilmente sulle date, che le sue passioni lo inducono ad accu-
sare gli uni e a discolpare gli altri. Jean-Dominique Durand mi diceva che i «col-
loqui» nei quali i testimoni intervengono sono spesso dei cattivi colloqui. Rego-
larmente storici e testimoni vengono a trovarsi su posizioni opposte. Capita così
che i testimoni pretendono — ordinariamente a torto — di avere una veduta più
esatta, perché più immediata, delle questioni in discussione. Di fronte a loro, gli
altri (gli storici), impressionati dalle loro disgrazie, rimangono in rispettoso silen-
zio...
La documentazione storica, anche per il periodo contemporaneo, è general-
mente scritta. Lo storico finisce il più spesso nei depositi degli archivi e fra le
collezioni dei giornali. È qui una delle grandi difficoltà dei «contemporaneisti»:
in questo ambito la documentazione lo sommerge, la ricerca si