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FONTI
DON BOSCO TRA STORIA E LEGGENDA NELLA MEMORIA SU «LE
PERQUISIZIONI»
Testo critico e introduzione Pietro Braido e Francesco Motto
I. INTRODUZIONE
Nella produzione inedita di don Bosco si trova una «memoria» autografa,
intitolata «Le perquisizioni».1 Essa peraltro è stata largamente utilizzata e para-
frasata dai primi «storici» o «memorialisti», i salesiani don Giovanni Bonetti2 e
don Giovanni Battista Lemoyne.3
A una prima lettura meno attenta il documento, per quanto riguarda stretta-
mente le «perquisizioni», sembra tramandare episodi circoscritti nel tempo, dal
modesto significato storico e, per ciò che concerne il problema delle scuole di
Valdocco, riferire delle normali difficoltà che può incontrare chiunque, che dopo
aver organizzato le cinque classi del ginnasio non è in grado di rispondere a una
legge estremamente chiara e perentoria nelle sue esigenze, a prescindere dalla
personalità di coloro che hanno il compito di garantirne l'osservanza.
Invece, uno studio più approfondito del testo, confrontato con i dati paralleli
della storia contemporanea, riserva notevoli sorprese, in gran parte rimaste inav-
vertite da quanti l'hanno utilizzato in sede «storica».
Anzitutto la redazione della memoria — effettuata da don Bosco una quin-
dicina d'anni dopo gli eventi — non è coerente né precisa: il titolo ri-
1 P. Stella ne ha trascritto le pagine finali (Conseguenze di queste persecuzioni e Fine di al-
cuni nostri perquisitori nel II volume dell'opera Don Bosco nella storia della religiosità cattolica.
Roma, LAS 19812, pp. 97-100).
2 In cinque capitoli della Storia dell'Oratorio, pubblicati nel «Bollettino Salesiano» tra il
1884 e il 1886 (riediti nel volume Cinque lustri di storia dell'Oratorio salesiano. Torino, Tipo-
grafia Salesiana 1892, capp. XLVII, XLVIII, XLIX, L, LUI, LIV, LV).
3 In vari capitoli dei volumi VII e Vili della raccolta in bozze Documenti per scrivere la
storia di don Giovanni Bosco e dei volumi VI e VII delle Memorie biografiche del venerabile
serro di Dio don Giovanni Bosco (1907, 1909).

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112 Pietro Braido e Francesco Motto
specchia soltanto parte del contenuto, dedicato nella seconda parte a normali
problemi di legalità scolastica; non è rispettato l'ordine cronologico dei fatti con
la sovrapposizione e confusione di avvenimenti e di protagonisti; l'obiettività dei
fatti è continuamente compromessa da un intricato viluppo di valutazioni e inter-
pretazioni, non sempre realistiche e serene.
Bonetti e Lemoyne, in genere, accolgono acriticamente quanto don Bosco
tramanda, arricchendolo di aggiunte e interpretazioni, tese ad aggravare il caratte-
re «persecutorio» dei comportamenti di governanti e funzionari e ad esaltare in-
telligenza, abilità, dirittura morale e religiosa del loro eroe. In sostanza, ancor più
di quanto emerge dal documento originario, essi vedono nel succedersi dei fatti
snodarsi la trama di una pluriennale congiura ideologica e politica, dalla quale
alla fine don Bosco esce vincitore, mentre i «perquisitori-persecutori» soccombo-
no colpiti dall'immancabile «giudizio di Dio».
È un metodo di ricostruire e interpretare la «storia», che dovrà far riflettere
quanti volessero studiare a fondo i criteri che hanno ispirato i compilatori delle
Memorie biografiche nella utilizzazione delle fonti, nell'inquadramento storico
degli eventi, nel lavoro di ricostruzione e interpretazione del corso degli avveni-
menti e dei relativi protagonisti.
1. I contenuti del documento
Nella sua definitiva stesura, e cioè considerato nella integrità dei suoi conte-
nuti, compresi quelli aggiunti in fasi più o meno ravvicinate rispetto alla prima
redazione di base, il documento offre questa successione di elementi. Si prescin-
de per ora dalla precisa cronologia, che verrà corretta in base al quadro storico
delineato nel paragrafo seguente.
p. 1, lin 1: titolo: «Le perquisizioni».
pp. 103-106, lin 2-34: «Ragione di questo scritto... Così sia».
— il riferimento è a «perquisizioni» rigorosamente intese; di esse si dà subito
un'interpretazione «teologica»: sono «difficoltà che pur troppo sono inevitabili
in questo mondo, che, come dice il Vangelo, è tutto posto nella malignità: Mun-
dus in maligno positus est totus».
pp. 1-3, lin 35-56: «Era l'anno 1860. Gli avvenimenti politici... tenore delle altre» —
delle «perquisizioni» don Bosco propone anche un'interpretazione «ideologico-
politica» con forte accento negativo: «Un partito o meglio una fazione sotto al
nome di liberali, democratici, o semplicemente Italiani promossero lo spirito di
rivoluzione cominciando dalla reggia dei Sovrani»; donde arbitrii, soprusi, preva-
ricazioni da parte dei detentori del potere, indettati dalla stampa di identico o-
rientamento ideale.

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Don Bosco tra storia e leggenda
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pp. 97-98, lin 57-70: «È da premettersi... nelle cose nostre» — perfino nel sogno pre-
monitore appare significativamente «una schiera di malandrini».
pp. 3-23, lin 70-304: «Erano dunque le due pomeridiane... grande paura ai nostri
giovani» — è la prima (forse l'unica) reale «perquisizione».
p. 23, lin 305-315: «Altre perquisizioni... il Ministero della pubblica istruzione» —
il discorso generico verrà ripreso alle lin 375-381.
pp. 98-102, lin 316-374: «Giunsero all'Oratorio alle dieci... e le cose loro apparte-
nenti» — si tratta della seconda perquisizione o meglio di una prima ispezione
scolastica, il cui seguito riprenderà alle lin 381-469.
p. 24, lin 375-381: «In queste varie visite... esiste il corpo del delitto, dunque si deve
cercare finché siasi trovato».
pp. 24-31, lin 381-469: «vollero esaminare i libri... senza lasciar mai isfuggire sillaba
inopportuna» — continua l'ispezione scolastica.
pp. 31-33, lin 470-493: «Mentre queste perquisizioni... niente si era detto a quel
proposito» — interrogatori in questura di ex-alunni di don Bosco.
pp. 33-35, lin 494-511: «I promotori di queste perquisizioni... molestie e vessazioni»
— le ripercussioni nell'opinione pubblica — solidarietà «politica» di Rattazzi.
pp. 35-54, lin 512-746: «Udienza dal Ministro Farini... Addio» — «Allora mi rivolsi
al cav. Spaventa» (lin 524-578) — un anacronismo o uno scambio di persona;
— «Conferenza con Farini» (lin 579-672); — «Trattenimento con Cavour e
Farini» (lin 673-746).
pp. 55-64, lin 747-855: «Il provveditore Selmi... ci ha sempre favoriti».
pp. 64-85, lin 856-1089: «Cav. Gatti — prof. Ferri — il ministro Mamiani... Addio:
a rivederci, caro abate» — «Il cav. Gatti» (lin 858-946); — «Questa visita ven-
ne affidata al professore Ferri» ( lin 946-959); — «Presentatomi a quel Ministe-
ro, e a forza di sforzi ottenuta l'udienza dal celebre ministro Mamiani» (lin 960-
1089) — evidente anacronismo e scambio di persona (si tratta del ministro M.
Amari).
pp. 86-90, lin 1090-1131: «Conseguenze di queste persecuzioni... in Mirabello Mon-
ferrato».
pp. 90-96, lin 1132-1201: «Fine di alcuni nostri perquisitori... L'avv. Fumagalli e
Grasselli... Il Cav. Gatti... Garini... Camillo Cavour... Dio (...) punì con non
lievi flagelli coloro, che ci hanno avversati».
2. Quadro storico-cronologico
Per una giusta visione dei fatti e delle valutazioni contenute nel manoscritto
di don Bosco conviene avere schematicamente presenti eventi e personaggi che
ne sono coinvolti, prendendo come riferimento i due essenziali ordini di problemi
che vi si agitano e gli organismi amministrativi che vi sono implicati.

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Pietro Braido e Francesco Motto
a) PROBLEMI DI ORDINE PUBBLICO
Il primo, anche in ordine di tempo, concerne le perquisizioni (o, meglio, la
perquisizione) propriamente dette che avvennero nel maggio del 1860. All'epoca
la situazione politica italiana era particolarmente tesa. L'11 e 12 marzo le popola-
zioni toscane, emiliane e romagnole avevano espresso la volontà di essere annes-
se al regno di Sardegna. L'annessione aveva però comportato la cessione di Nizza
e Savoia alla Francia, avvenuta fra la violenta protesta di Garibaldi e dell'opposi-
zione radicale di sinistra, che nelle elezioni del 25 marzo ne era riuscita rafforzata
grazie alla crescente ondata di sdegno suscitata nell'opinione pubblica dalla stessa
cessione. Né la posizione del presidente del consiglio, Camillo Cavour, era uscita
rinvigorita dalla scomparsa alla Camera di tutta la destra subalpina, ivi compresi i
suoi maggiori esponenti, da Solaro della Margherita a Thaon.
Il nuovo stato, sorto nello spazio di soli due anni dall'azione politicomilitare
del governo di Torino, avrebbe richiesto di essere ordinato e consolidato nelle sue
strutture politico-amministrative, prima che si potesse pensare ad ulteriori svilup-
pi verso la realizzazione dell'unità d'Italia. Ma erano di diverso parere le forze
rivoluzionarie, in particolare garibaldine, che il 5 maggio 1860 erano salpate da
Quarto alla volta della Sicilia. L'impresa dei «mille» aveva fatto montare l'eccita-
zione dell'opinione pubblica più patriottica fino al parossismo, ma aveva creato al
governo piemontese, come è ovvio, gravissime complicazioni sia sul piano inter-
nazionale, che su quello interno. Il momento politico non si presentava dei più
favorevoli e richiedeva un'assidua vigilanza su gruppi e persone che in qualche
modo potessero mettere in pericolo l'ancor precaria situazione del nuovo stato.
Forti tensioni fra Stato e Chiesa
A rendere ancora più tempestose le acque agitate della vita politica e parla-
mentare italiana si pose la difficile questione dei rapporti con la Chiesa. Il 26
marzo, prima ancora che le Camere ratificassero l'annessione dell'Emilia-
Romagna e della Toscana (avvenuta il 13-14 aprile 1860), Pio IX aveva emanato
il Breve di scomunica maggiore contro gli «invasori ed usurpatori» d'una parte
degli stati pontifici. Disordini vari si erano avuti nei mesi di marzo ed aprile in
varie città del regno; sul finire di aprile ed ai primi di maggio poi la visita del re
nei nuovi territori aveva dato luogo a non pochi contrasti fra pubbliche autorità e
clero che si era rifiutato di presenziare alle manifestazioni pubbliche ufficiali.
Dal 24 marzo 1860 reggeva il ministero degli Interni Luigi Carlo Farini, re-
duce dalla rilevante esperienza vissuta come luogotenente e poi dittato-

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Don Bosco tra storia e leggenda
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re delle province modenesi e parmensi e governatore delle Romagne (18591860).
Con circolare del 9 maggio 1860 aveva diramato agli intendenti generali (i futuri
«prefetti») di molte città dei territori annessi al Piemonte l'ordine che la festa
dello Statuto, stabilita per domenica 13 maggio, dovesse farsi «se non in chiesa
parrocchiale, in qualunque Oratorio o altare provvisorio», previo accordo col
clero.4 Qualora però per la mancata intesa ne fosse sorto uno scandalo, il ministro
li invitava a denunciare il fatto al fìsco per violazione degli articoli 268-269 del
codice penale, che proprio pochi giorni prima (il 1 maggio) era entrato in vigore
assieme a quello di procedura penale. Gli articoli citati riguardavano reati contro
la sicurezza interna ed esterna dello Stato e gli abusi dei ministri del culto nell'e-
sercizio delle loro funzioni. Eccone il testo (art. 268):
«I ministri della religione dello Stato, o dei culti tollerati, che nell'esercizio
del loro ministero, pronuncino in pubblica adunanza un discorso contenente cen-
sura delle istituzioni o delle leggi dello Stato, o commettano fatti che siano di
natura da eccitare il disprezzo ed il malcontento contro le medesime, o
coll’indebito rifiuto de' proprii uffizi turbino la coscienza pubblica o la pace delle
famiglie, sono puniti colla pena del carcere da tre mesi a due anni [...]»; art. 269:
«Se il discorso, lo scritto, o gli atti mentovati nell'articolo precedente contengano
provocazione alla disobbedienza alle leggi dello Stato o ad altri provvedimenti
della pubblica autorità, la pena sarà del carcere non minore di tre anni [...]».
L'invito delle pubbliche autorità di solennizzare la festa dello statuto con a-
deguata funzione religiosa e col canto del Te Deum non venne accolto da molti
vescovi, che anzi emanarono disposizioni in senso contrario ai loro parroci e sa-
cerdoti. Di fronte alla palese «disobbedienza civile» scattarono le denunce, con
conseguenti arresti, processi, e, talora, condanne. L'arcivescovo di Pisa, card.
Cosimo Corsi, fu arrestato e condotto il 21 maggio a Torino, dove vi restò «pri-
gioniero» presso la casa dei Lazzaristi fino al 6 luglio. Pure a Torino venne porta-
to Mons. Ranza, vescovo di Piacenza, che il 7 luglio venne condannato a 12 mesi
di carcere e 1.000 lire di multa, mentre vari canonici del capitolo della sua catte-
drale furono condannati in contumacia a 6 mesi e 500 lire di multa. A Torino fu
pure condotto il vescovo di Parma, diversamente da quello di Faenza, che, amma-
lato, fu posto agli arresti domiciliari in casa sua, ma venne poi condannato a tre
anni di carcere e 4.000 lire di multa. Il vicario generale di Bologna, Mons. Ratta,
fu condannato a tre anni di carcere e lire 2.000 di multa. Il cardinal Baluffi ve-
4 Archivio di Stato di Torino, Gabinetto Ministero dell'Interno, b.43, inedito.

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Pietro Braido e Francesco Motto
scovo di Imola finì in carcere, al pari del vescovo di Carpi e di sei sacerdoti della
sua diocesi.
Arresti e maltrattamenti subirono pure singoli sacerdoti (e talvolta religiose)
un po' ovunque nel regno, e specialmente nei territori annessi: chi per non aver
voluto cantare il Te Deum di ringraziamento, chi per aver pubblicamente com-
mentato dal pulpito la circolare del proprio ordinario, chi per mancato rispetto di
un proclama di Garibaldi, chi per aver negato l'assoluzione ad un volontario, chi
per non aver partecipato alla solenne processione del Corpus Domini, chi per aver
eseguito provigioni della curia romana senza permesso governativo, ecc. L'assen-
za alle celebrazioni per la festa nazionale dello Statuto costò a molti preti inse-
gnanti presso le pubbliche scuole od università sanzioni disciplinari, fino alla
perdita dell'incarico, come del resto aveva minacciato un'altra circolare ministe-
riale di quei giorni.5
Le perquisizioni a Torino
Anche nella capitale del regno il clima di tensione crescente contro il clero,
fomentato soprattutto dalla stampa avversa, portò a numerose perquisizioni ed
imprigionamenti di ecclesiastici. Si incominciò il 25 maggio coll'arresto per pos-
sesso illegale di moneta dei gesuiti P. Protasi e P. Sapetti, cui seguì due giorni
dopo quello del loro confratello ottuagenario padre Gianoglio. Verranno ricono-
sciuti innocenti e quindi liberati dopo due mesi di carcere. Il 26 maggio fu la vol-
ta di don Bosco. Il 6 giugno toccò al canonico teologo Giuseppe Ortalda (1814-
1880), direttore dell'Opera della Propagazione della fede in Piemonte e del perio-
dico «Museo delle missioni». Accusato di possesso di stamperia clandestina, ver-
rà riconosciuto innocente e liberato tre giorni dopo. Il 7 giugno la perquisizione
venne effettuata presso l'abitazione di don Giuseppe Cafasso, rettore del Convitto
Ecclesiastico di S. Francesco di Sales.
Per quanto concerne le perquisizioni all'Oratorio, responsabilità vengono
addossate in particolare ai giornali anticlericali, primo fra tutti la Gazzetta del
Popolo, che già l'anno precedente, in occasione di una recensione alla Storia d'I-
talia pubblicata nel numero del 18 ottobre, aveva indicato don Bosco come peri-
coloso reazionario. Il fatto, innegabile, è comunque da in-
5 Un lunghissimo elenco degli arrestati e perquisiti è riportato da La Civiltà Cattolica
1860 serie IV vol. VII, p. 243-244. Quasi ogni giorno dalla metà di maggio in poi Il Campanile
e L'Armonia, tanto per citare due giornali clericali di Torino, davano notizie e commenti sulle
perquisizioni, sugli arresti di alti prelati o semplici sacerdoti. Qualche cenno venne pure dato su
altre perquisizioni, come ad es. quelle della duchessa di Montmorency, figlia di Giuseppe de
Maistre, e del senatore conte di Collobiano.

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quadrare in quella caccia — ordinata dalle massime autorità di governo e posta in
atto con «mezzi risoluti ed energici» — ai membri del «partito [del clero] che
ammantandosi della religione avversa le nostre libere istituzioni, osteggia il pote-
re civile, e all'ombra di questa libertà che tradisce è purtroppo una costante mi-
naccia alla società civile [...]. Partito che non iscende in piazza, non adopera armi
visibili, ma muove una guerra sorda, segreta, sleale, e quindi tanto più terribile».6
Nell'eccitata congiuntura del momento non è difficile comprendere come la co-
siddetta «politica del pater noster» di don Bosco potesse suscitare più di un so-
spetto. Dal mandato di perquisizione e dai discorsi tenuti durante la perquisizione
stessa, così come riferiti da don Bosco, risulta infatti che egli fosse sospettato di
intrattenere «relazioni compromettenti coi Gesuiti, coll'Arcivescovo Fransoni e
colla corte pontificia».
Quanto ai primi, a tutt'oggi non si hanno ragioni per pensare a particolari
rapporti di don Bosco con loro, se non quelli di normale buon vicinato e collabo-
razione con tutti i religiosi della città. Fermo però restava il fatto che, dalla pro-
scrizione della Compagnia di Gesù dal regno di Sardegna nel 1848, l'accusa di
«gesuitismo» serviva a coprire la volontà di infierire contro quanti si dichiarava-
no fedeli al pontefice. Essere gesuita o amico di gesuiti significava agli occhi di
molti delitto di lesa unità nazionale. Circa mons. Luigi Fransoni, da 10 anni in
esilio a Lione, don Bosco si era sempre mantenuto in contatto grazie a lettere
fatte recapitare in segreto tramite compiacenti viaggiatori od intimi amici, primo
dei quali il canonico Anglesio.
Negli stessi giorni di fine maggio ed inizio giugno stava facendo mettere in
bella copia il testo delle regole della società di S. Francesco di Sales da inviare
all'arcivescovo, previa firma di tutti i soci, per l'approvazione. La piena fedeltà di
don Bosco al suo ordinario non era un mistero per nessuno, e tanto meno per le
pubbliche autorità che con le perquisizioni intendevano reperire quelle prove
documentali di colpevolezza, che fino allora probabilmente non erano state rin-
venute, nonostante il controllo oculato della posta in arrivo e partenza dall'Orato-
rio.7 Anche la «conferenza di due ore» che,
6 Sono espressioni del ministro di grazia e giustizia, Giovanni Battista Cassinis, tratte
dalla sua risposta del 1o giugno 1860 ad una interrogazione del senatore Roncalli: Atti ufficiali
del Senato n. 11 p. 33. La Civiltà Cattolica dal canto suo in una nota ironico-polemica attribui-
va le perquisizioni torinesi alla smania persecutoria dell'ex «cospiratore» Farmi che ovunque
vedeva sette segrete cospiratrici. Quella per cui in quel momento il ministro dell'Interno aveva
«sguinzagliato i suoi poliziotti contro i preti ed i cattolici» (tra cui i Gesuiti di Torino, don
Cafasso, don Bosco, la duchessa Lavai di Montmorency), veniva indicata dalla battagliera
rivista romana col nome di «Carolina»: 1860, serie IV vol. VII, p. 375.
7 II ministro Farini nonostante l'affermazione in senso contrario, attribuitagli da don

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Pietro Braido e Francesco Motto
al dire della Cronaca di don Ruffino, don Bosco ebbe col card. Corsi il 22 mag-
gio, non poteva essere sfuggita agli occhi attenti della polizia, tanto più che l'ar-
civescovo mons. Fransoni tre giorni dopo aveva indirizzato una lettera di piena
solidarietà al presule Pisano.
Più facile ancora era sospettare degli ottimi rapporti di don Bosco con Pio
IX e della sua piena adesione alla politica pontificia così ostile al governo del
regno. Nel gennaio del 1859 aveva comunicato a Pio IX che «alcuni malevoli
vorrebbero far centro a Civitavecchia, ad Ancona ed a Roma. Lo scopo sarebbe di
promuovere idee rivoluzionarie per porle in pratica sul finire del mese di mar-
zo».8 Nel novembre dello stesso anno aveva scritto a Roma: «Noi disapproviamo
quanto il nostro governo ha fatto o fatto fare nelle Romagne».9 All'inizio dell'an-
no aveva stampato e diffuso per conto proprio e sull'Armonia un Breve a lui indi-
rizzato da Pio IX in data 7 gennaio: il papa lo ringraziava della solidarietà dimo-
stratagli «in questo grande scompiglio d'Italia e stravolgimento delle pubbliche
cose e nella ribellione di alcune provinde del nostro temporale dominio»; «questa
ribellione, come è noto — proseguiva il pontefice — venne provocata da esterne
istigazioni e macchinazioni, ed è con ogni sorta di mezzi fomentata e sostenu-
ta».10
Il 13 aprile in un'altra missiva segretamente inviata al S. Padre unitamente
ad una lettera ed ad un'offerta dei giovani di Valdocco, don Bosco si era espresso
nei seguenti termini: «Finora il clero piemontese si tenne fermo nella fede; ma le
minaccie, le promesse, le largizioni e il mal esempio del clero de’ paesi annessi
fanno temere altri in avvenire. Qualche parte di clero in alcune diocesi ha dato
pubblico segno di adesione alla politica attuale; alcune corporazioni religiose
fecero ripetutamente l'illuminazione per festeggiare la famosa annessione». E
entrando ancor più decisamente in quel campo di politica attiva da lui sempre
ufficialmente smentita («In quanto alla politica io sono di nissuno, e non me ne
sono mai mischiato»: linee 699-700) aveva continuato: «Il progetto è non solo da
invadere le Romane, ma tutte
Bosco (linea 662), non fu in grado di produrre lettera comprovante rapporti «politici» di don
Bosco con mons. Fransoni. Comunque il ricorso delle autorità alla violazione del segreto posta-
le era probabilmente abbastanza comune, se suscitava violente polemiche sui giornali. Si veda
ad es. L'Armonia del 26 maggio, il giorno stesso della «perquisizione all'Oratorio». L'art. 237
del codice penale proibiva espressamente di aprire lettere consegnate «senza speciale autorizza-
zione della legge».
8 Ined. ASV Ep. Lat. Pos. et Min. 93 [1878].
9 Ined. ASV Ep. Lat. Pos. et Min. 62 1859.
10 Testo latino ed italiano a stampa, formato 420x303 mm. per i tipi della Paravia. L'Ar-
monia del 28 gennaio riportava solo la traduzione italiana.

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le altre provincie della S. Sede, di Napoli, Sicilia».11 Gli rispondeva il pontefice
in data 21 maggio: «Ex iisdem litteris novimus quantaque sit Filialis tua et eo-
rumdem juvenum erga Nos, et hanc Petri Cathedram fides, pietas, et observantia
et quam acerbus tuus et illorum dolor ac luctus propter nequissimos sacrilegosque
ausus contra civilem Nostrum et huius Apostolicae Sedis principatum, ab iis
hominibus admissos qui acerrimum catholicae Ecclesiae, eidemque Sedi bellum
inferentes, jura omnia divina et humana inculcare non dubitant».12
Avuto o meno sentore di tutto ciò, sta di fatto che considerata la temperie
politica del momento, una perquisizione a Valdocco da parte di quanti erano già
decisamente intenzionati a troncare ogni opposizione interna del clero, non era
proprio totalmente da escludere.
Attribuire però la decisione della perquisizione direttamente al ministro Fa-
rini pare alquanto arduo, dato che non solo lungo i mesi precedenti, ma anche in
quegli stessi giorni il segretario Luigi Salino, d'ordine del ministro, veniva rac-
comandando a don Bosco nuovi ragazzi bisognosi. Così il 21 maggio lo autoriz-
zava a ritirare un sussidio di lire 100 presso la Tesoreria del ministero;13 due
giorni dopo gli chiedeva di accettare il fanciullo Fulgenzio Craveri che con sé
portava lire 150 di pensione governativa.14 Più logico invece credere a decisione
autonoma, sia pure in coerente linea con l'orientamento ministeriale del tempo, di
funzionario intermedio quale ad esempio il questore, forse più sensibile dei poli-
tici agli umori della piazza. Don Bosco poi, come del resto suggerisce ai salesiani
nelle linee 14-18 del documento in oggetto, ricorse, «alle prime autorità» per
chiedere ragione dei fatti e liberarsi da ulteriori disturbi.
Modalità delle perquisizioni
Il codice di procedura penale ed il regolamento delle guardie di pubblica si-
curezza — entrato quest'ultimo in vigore proprio nel gennaio di quell'anno —
determinavano con precisione tutte le modalità con cui dovevano effettuarsi le
«visite domiciliari» e le «perquisizioni». Si richiedeva il mandato a firma delle
competenti autorità, si fissava la formalità dell'intimazione, si determinavano i
poteri delle guardie di pubblica sicurezza, stabilendone il comportamento da te-
nersi in simile occasione. Così ad es. recitava
11 Biblioteca Apostolica Vaticana, Sez. Indirizzi Pio IX serie III n. 261, ed. in «Salesia-
num» 41 (1979) 517-518.
12ASC 126.2 Pio IX mc. 1560 E 11-12.
13 Cf MB VI 553.
14 Ib. 574-575.

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Pietro Braido e Francesco Motto
l'art. 30 del suddetto Regolamento: «Nell'adempimento di questi doveri deve il
graduato o la Guardia far prova di zelo e di accorgimento, serbare contegno mo-
derato e forme cortesi. Nelle loro relazioni con chicchessia si comporteranno coi
modi più urbani e non useranno la forza salvo in caso di assoluta necessità».
Ora se si può convenire che don Bosco nel descrivere le forme in cui avven-
ne la perquisizione a Valdocco abbia un po' ecceduto nella colorazione dei toni, è
però probabile che in quei convulsi giorni funzionari e forze di polizia non abbia-
no avuto eccessivi scrupoli sia nell'ordinare che nel condurre le perquisizioni. A
prova di tutto basti la testimonianza dettata nella seduta del senato del 25 giugno
dal conte Avogadro di Collobiano erroneamente sottoposto a perquisizione domi-
ciliare: «Sono poi come senatore non meno soddisfatto per la speranza che fece
nascere in me la fatta dichiarazione [del ministro dell'Interno in merito ad un'in-
terrogazione del senatore Sauli], lusingandomi saranno d'ora innanzi per cessare
le perquisizioni infruttuose, l'arresto di onesti cittadini, che ragione e giustizia
vuole siano subito rilasciati, sistema da per se stesso ingiurioso pel cittadino libe-
ro che si oltraggia, per la legge che si profana. Che se lo esigesse ancora la gran
sentenza, la salute del popolo, legge suprema, si facciano in tali casi le perquisi-
zioni, ma si facciano con conoscenza di causa; e se si dovesse violare il domici-
lio, sia il governo sicuro di un risultato che giustifichi l'atto illegale, crudele, evi-
tando così il danno di un passo ingiusto e falso, e si facciano come e da chi pre-
scrive la legge, e con modi degni di un governo forte e sincero sempre con quei
riguardi che si devono usare con chi non è ancora stabilito colpevole, e non mai
come è accaduto a me a Firenze nel pieno della notte dall'll al 12 di questo mese,
la persona, le cose mie, ogni mio scritto, le mie carte in mano di giudici incompe-
tenti, bassi assai, in balia di tre carabinieri, uno travestito in brutti panni, ricusan-
do barbaramente di staccarne uno per cercare istruzioni, nemmeno dopo aver
visto e toccato, per così dire con mano, l'occorso errore [...] nessun riguardo né
all'età [...] lasciamo pure la colpa del commesso fallo a carico della bassa ed in-
cauta mal diretta polizia toscana, ma io ne ho sofferto, e ne soffro assai. Però se la
disgrazia mia avrà prodotto il risultato che abbiamo diritto a sperare, senz'altro
ricorderò allora con minor dolore le ore tristissime passate in Firenze in quell'or-
ribile notte [...] mal desto, senza riguardi, in balia di tre sgarbati agenti di poli-
zia».15
15 Atti ufficiali del senato n. 24 p. 84.

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Don Bosco tra storia e leggenda 121
b) QUESTIONI SCOLASTICHE
Più chiari e seriamente motivati appaiono i ripetuti interventi del Ministero
della Pubblica Istruzione e del Provveditorato agli Studi di Torino nella vita del
ginnasio, che don Bosco istituisce gradualmente nell'Oratorio di Valdocco tra gli
anni 1855-1856 e 1859-1860. Proprio nel 1860 egli lanciava una specie di azio-
nariato, inteso a sostenere l'ampliamento dei locali, e che garantiva agli azionisti
la collocazione di giovani artigiani o studenti nei laboratori o nelle scuole di Val-
docco.16 Don Bosco non poteva prevedere allora le maggiori esigenze che quanto
all'istruzione privata avrebbe avanzato la nuova legge promulgata il 13 novembre
1859. È, infatti, universalmente riconosciuto che essa, dovuta al ministro della
Pubblica Istruzione, Gabrio Casati (19 luglio 1859-21 gennaio 1860) e ancor più
al direttore generale del ministero, Angelo Fava, quanto al governo della scuola,
segnava un deciso passaggio dalla fase in certo modo «autonomista» della legge
Bon-Compagni (4 ottobre 1848) a un risoluto «accentramento», anticipato dal
progetto Cibrario (6 febbraio 1854) e dalla legge Lanza (22 giugno 1857).17
Eventi del 1860
Il 21 gennaio 1860 Cavour forma il suo penultimo ministero, che durerà fino
al 23 maggio 1861. È ministro degli Interni da marzo a ottobre del 1860 Luigi
Carlo Farmi, un liberale moderato di incrollabile fede cavouriana, che ha come
segretario particolare di gabinetto il conte Guido Borromeo. È ministro della
Pubblica Istruzione Terenzio Mamiani, che ha come segretario particolare di
gabinetto il prof. Luigi Ferri, mentre è segretario generale del ministero Giuseppe
Alasia.
Il 26 maggio 1860 si ha la perquisizione all'Oratorio, ordinata dalla questura
di Torino (questore Chiapussi). Di essa si hanno almeno tre documentazioni a
caldo: due brevi resoconti contenuti in due distinti quaderni delle Cronache re-
datte dal giovane studente salesiano di teologia Domenico Ruffino (1860-1865);
un articolo del giornale cattolico «L'Armonia» (29
16 Cf Documenti VII 73-76 e MB VI 600-602.
17 «Lo spirito della legge era senza dubbio nettamente accentratore, mirava cioè a stabili-
re una decisa prevalenza dell'amministrazione centrale su tutta l'organizzazione scolastica» (G.
TALAMO, La scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864. Milano, Giuffrè 1960, p. 16). «È
stato osservato che la legge Casati ha un orientamento accentratore, mentre la legge Bon-
compagni si muoveva in una veduta autonomistica» (G. GOZZER e al., Cenni di storia della
scuola italiana dalla legge Casati al 1982. Roma, Armando 1987, pp. 9-10). Cf D. BERTONI
JOVINE, La legge Casati nella critica contemporanea, in «I problemi della pedagogia» 1959,
pp. 77-117.

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122
Pietro Braìdo e Francesco Motto
maggio), che riportava anche il testo del verbale della perquisizione, firmato dal
delegato di pubblica sicurezza Savino Grasso e dagli ispettori avv. Stefano Tua e
avv. Antonio Grasselli, rispettivamente del commissariato di Borgo Dora e di
Borgo Moncenisio; e un altro dell'anticlericale «Gazzetta del Popolo» (31 mag-
gio).18
Segue a quindici giorni di distanza una seconda «perquisizione», che però
presenta piuttosto i caratteri di una «ispezione», conforme al dettato della legge
Casati circa i compiti dell'Autorità scolastica nei riguardi dell'insegnamento pri-
vato.19
«Art. 3. Il Ministro della pubblica Istruzione governa l'insegnamento
pubblico in tutti i rami e ne promuove l'incremento; sopravveglia il privato
a tutela della morale, dell'igiene, delle istituzioni dello Stato e dell'ordine
pubblico. (...). Art. 5. Vigila inoltre col mezzo de' suoi Ufficiali o di altre
persone appositamente da lui delegate le scuole e gl'istituti privati d'i-
struzione e d'educazione, e qualora i Direttori di tali Istituti ricusino di
conformarsi alle leggi, può ordinarne il chiudimento, previo il parere del
Consiglio Superiore. (...). Art. 21. L'Ispettore generale degli studj secon-
dari classici e quello degli studj tecnici e primarii e delle scuole normali
provvedono personalmente, o per mezzo degli ufficiali ad essi subordina-
ti, alla visita delle scuole e di tutti gl'istituti pubblici e privati, all'ispezione
de' quali sono preposti. Il Ministero però può delegare queste visite a per-
sone estranee agli uffizj della pubblica istruzione. (...). Art. 246. È fatta
facoltà ad ogni cittadino che abbia l'età di venticinque anni compiuti ed
in cui concorrano i requisiti morali necessari, di aprire al pubblico uno
Stabilimento d'istruzione secondaria, con o senza convitto, purché siano
osservate le seguenti condizioni: 1. Che le persone cui saranno affidati i
diversi insegnamenti abbiano rispettivamente i requisiti voluti da questa
legge (...). 2. Che gli insegnamenti siano dati in conformità del pro-
gramma in cui sarà annunciata al pubblico la apertura dello stabilimento
(...). 3. Che lo Stabilimento sia aperto in ogni tempo alle Autorità cui è
commessa l'ispezione ordinaria delle scuole secondarie, come altresì alle
persone cui il Ministro avrà data una delegazione a questo fine. Art. 247. Il
cittadino che vorrà usare di questa facoltà farà conoscere, con una di-
chiarazione per iscritto, la sua intenzione al provveditore della rispettiva
Provincia. A questa dichiarazione (...) saranno annessi il programma de-
gli insegnamenti ed i nomi degli insegnanti coi titoli di cui sono muni-
ti».20
18 I testi di Ruffino e dell'Armonia sono riportati in appendice.
19 Don Bosco la considera «perquisizione» anche scrivendo in luglio al rettore del semina-
rio arcivescovile, can. Alessandro Vogliotti: «Don Bosco fu perquisito due volte, perciò so-
spetto al governo» (E I 193).
20 Le sottolineature, evidentemente, sono nostre. È dubbio che in don Bosco ci fosse
chiarezza circa queste e altre disposizioni di legge. Per gli anni 1860 e 1861 non si trovano tracce
di adempimento da parte sua di quanto disponeva l'art. 247. Nelle lettere ai ministri e al

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Don Bosco tra storia e leggenda
123
Il Regolamento del 23 dicembre 1859 precisava: «Art. 16. L'Ispettore
generale oltre al visitare od a far visitare per mezzo degl'Ispettori od altri
Ufficiali da lui dipendenti le scuole predette e gli stabilimenti sovr'indi-
cati, scuole e istituti pubblici e privati d'istruzione classica ecc. sopravve-
glia all'andamento degli studi ed al mantenimento delle discipline scola-
stiche (...). Art. 63. Il Regio Provveditore esercita la sua vigilanza sugl'I-
stituti e sulle Scuole che da lui dipendono per mezzo di frequenti ispe-
zioni, e tenendosi in continuo rapporto colle persone che ne hanno la dire-
zione. La sua vigilanza sugl'Istituti e sulle Scuole private, come pure sugli
Stabilimenti esclusivamente destinati a preparar giovani alla carriera sa-
cerdotale, si limita a riconoscere se in essi nulla succeda contro all'igie-
ne, alla morale, alle istituzioni dello Stato ed al programma secondo il
quale furono aperte».
In data 12 giugno don Bosco invia due lettere in difesa della sua opera e, in
particolare, delle sue scuole, nelle quali fa confluire unitariamente sia le antiche
scuole domenicali e serali, sia il nuovo ginnasio, una al ministro degli Interni,
Luigi Carlo Farini, l'altra al ministro della pubblica istruzione Terenzio Mamiani.
«In quindici giorni — scrive al primo — mi furono fatte due minutissime perqui-
sizioni»; in quella a Mamiani, invece, mostra di rendersi conto della diversa qua-
lità della seconda, proveniente da altra fonte e diretta ad altri scopi: «sabato, 9
corrente, per ordine di codesto Ministero fu fatta una perquisizione nelle scuole,
nei dormitori, negli apprestamenti di tavola, sulle entrate ed uscite, sulle prove-
nienze di mezzi, con cui quest'opera è sostenuta». Si aggiungono informazioni, in
parte dilatate, circa taluni aspetti «legali» delle sue iniziative scolastiche: «Le mie
scuole non sono mai state approvate legalmente, perché scuole di beneficenza.
Ma i provveditori, gli ispettori ed i medesimi ministri di Pubblica Istruzione ne
erano informati, e davano la loro tacita approvazione con visite personali, venen-
do ad assistere agli esami, come fecero più volte il cav. Baricco, l'Ispettore Nigra,
il cav. Aporti ed altri (...). È vero che la legge Casati sottomette l'insegnamento
ad alcune formalità, le quali io aveva già iniziato con quel Ministro, che fu ed è
nostro insigne benefattore. E tal cosa avrei certamente eseguito prima che fosse
cominciato l'anno scolastico 1860-61, in cui deve essere compiuta l'applicazione
generale della legge, art. 379».21
provveditore egli si appella a una situazione di fatto anteriore alla legge anziché ad autorizza-
zioni legali. La prima sua lettera che possediamo in argomento è indirizzata al provveditore
agli studi il 4 dicembre 1862: in essa si trovano l'implicita richiesta di autorizzazione del ginnasio
di Valdocco, l'assicurazione che in esso si seguono i programmi ministeriali, l'indicazione dei
titolari delle cinque classi (cf E I 247-248).
21 Cf le due lettere E I 188-190, 190-192. L'art. 379 della legge Casati stabiliva: «per tutto
quanto concerne l'amministrazione generale e locale della pubblica Istruzione, la presente

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124
Pietro Braido e Francesco Motto
Secondo Documenti il ministro Farini in data 13 giugno fa rispondere dal
segretario di Gabinetto, G. Borromeo, nei seguenti termini: «Il Ministro dell'In-
terno ha ricevuto la lettera del Sig. Sacerdote D. Bosco, e per ora non essendogli
concesso di rispondere al medesimo per iscritto, gli fa conoscere, che se Egli
volesse venire a questo Ministero prima delle cinque di quest'oggi, o nella matti-
nata di domani, conferirà con lui direttamente».22
Stando alla Cronaca di Ruffino (v. Appendice), don Bosco vi sarebbe anda-
to il giorno stesso, rendendo problematico quanto don Bosco scrive nella sua
memoria tanti anni dopo e, quindi, smentendo le ricostruzioni ancora più tardive
di don Bonetti e don Lemoyne.23 Tra l'altro questa seconda versione dei fatti è
costretta a introdurre un colloquio con il Segretario generale del ministero, che
comunque non può essere Silvio Spaventa, chiamato a tale ufficio dal ministro
Peruzzi alla fine del 1862.
L'acuirsi della questione dei titoli legali degli insegnanti nell'anno scolastico
1862-1863
Dalla «memoria» di don Bosco non emergono fatti particolari relativi a pro-
blemi di «ordine pubblico» o a questioni scolastiche dalla fine del 1860 a metà
del 1862. Si succedono in questo periodo l'ultimo ministero Cavour (23 marzo-6
giugno 1861) e il primo ministero Ricasoli (12 giugno 1861-3 marzo 1862), con
Marco Minghetti al ministero degli Interni e Francesco de Sanctis al ministero
della Pubblica Istruzione. Invece, inevitabilmente, si ripropone la «questione
della scuola», in particolare il problema dei titoli legali degli insegnanti, con l'an-
no scolastico 1862-1863. Vi sono interessati il ministro della Pubblica Istruzione
Carlo Matteucci (nel ministero Rattazzi), che ricopre la carica dal 31 marzo all'8
dicembre 1862 ed ha come segretario particolare di Gabinetto Francesco Selmi, e
il ministro Michele Amari (nel ministero Farini-Minghetti, 8 dicembre 1862-24
marzo 1863). Farini dovrà ritirarsi nel marzo del 1863 per grave malattia mentale,
che lo accompagnerà fino alla morte (Io agosto 1866). Per tutta la durata del mi-
nistero Farini-Minghetti sarà ministro degli Interni Ubaldino Peruzzi e segretario
generale del ministero Silvio Spaventa.
legge comincierà ad applicarsi dal Io gennaio 1860. Per ciò poi che riguarda l'ordinamento
degli studi e la condizione degli insegnanti, s'intenderà in vigore della stessa data, ma avrà esecu-
zione con provvedimenti successivi da emanare nel corso dell'anno, in guisa che l'applicazione
generale della stessa legge sia compiuta all'aprirsi dell'anno scolastico 1860-1861».
22 Documenti VII 138; MB VI 639-640.
23 G. BONETTI, Storia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, BS 9 (1885) n. 1, genn.. p.
7-9; Documenti VII 151-153; MB VI 640, 663-664, 670.

2.5 Page 15

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Don Bosco tra storia e leggenda
125
Del 28 marzo resta una lettera del Provveditore agli Studi, Muratori, che
chiede di ritorno dei moduli con informazioni «sia intorno al personale direttivo
insegnante ed inserviente di cotesto ginnasio, sia intorno al numero degli alunni
ed uditori per ogni classe, alla spesa e alla provenienza dei fondi nel medesi-
mo».24
Nell'anno scolastico 1862-63 vanno collocate le discussioni relative alla po-
sizione giuridica delle scuole dell'oratorio e ai titoli degli insegnanti, contenute
nella seconda parte della «memoria» di don Bosco, dove ricorrono i nomi dei
quattro insegnanti contestati: C. Durando, G.B. Francesia, F. Cerruti, G.B. An-
fossi (lin 836).
Apre il contenzioso una lettera al ministro Matteucci dell'11 novembre 1862,
nella quale si chiede che gli insegnanti a Valdocco siano ammessi agli esami
universitari per il conseguimento della patente di professori: «fo umile preghiera
onde i suddetti benemeriti maestri, approvati indirettamente dal Ministero, siano
considerati come reggenti, e sia loro fatta facoltà di presentarsi all'esame di belle
lettere in questa Regia Università».25 La risposta, datata al 2 marzo 1863, era
negativa, nonostante la raccomandazione presso il ministero della Pubblica Istru-
zione, richiesta da don Bosco, del ministero degli Interni. La negativa è seriamen-
te motivata26 e sincero sembra il rincrescimento espresso a nome del ministro
Peruzzi dal Segretario generale S. Spaventa,27 tanto da rendere problematiche se
non prevenute le considerazioni di don Lemoyne: «Era disperante la gentilezza,
l'urbanità calcolata eolla quale continuamente venivano respinte le domande di
Don Bosco. Lo stesso Cav. Gatti lo trattava con grande affabilità; approvava e
lodava a cielo il suo ginnasio, a condizione però che gli insegnanti avessero i
titoli legali. I suoi maestri erano obbligati a subire i pubblici esami sotto pena
della chiusura delle scuole, mentre un divieto dello stesso Ministro, ossia del
Cav. Gatti, aveva disposto che a tali esami non fossero ammessi».28
A parte eventuali animosità, più affermate che documentate dai primi «me-
morialisti», poteva apparire ovvia l'indicazione data a don Bosco da un burocrate
ministeriale, quale era il cav. Gatti: «cercarsi professori patentati per quattro anni,
farne immediatamente inscrivere gli attuali Maestri ai corsi universitari» (lin 901-
902).29
24 Documenti VIII 98; MB VII 305.
25 Cf E I 245-246; secondo Documenti VIII 98-100 il destinatario era il rettore dell'Uni-
versità; al ministro don Bosco potrebbe essersi rivolto agli inizi dell'anno successivo.
26 Documenti VIII 187-188. In essa si trovano motivi analoghi a quelli sviluppati nel col-
loquio col cav. Gatti (lin 880-922).
27 Cf MB VII 401.
28 MB VII 401.
29 II 7 luglio 1863 i quattro insegnanti dell'Oratorio superavano brillantemente l'esame

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126
Pietro Braido e Francesco Motto
Ma sul piano pratico don Bosco poté contare sulla comprensione effettiva
del ministero della pubblica istruzione e, più immediatamente, del nuovo provve-
ditore agli studi Francesco Selmi. Con lui don Bosco dovette prendere contatto
fin dai primi giorni dell'assunzione della carica, con modalità probabilmente vici-
ne a quanto scrive nella sua «memoria». Già il 4 dicembre inoltrava la domanda
per l'approvazione delle scuole e degli insegnanti (Anfossi, Durando, Cerruti,
Francesia).30 Selmi rispondeva in data 11 dicembre comunicando di aver delegato
per la visita del locale il segretario del Provveditorato, dott. Camillo Vigna, e il
21 dicembre emanava il decreto di approvazione.31 Alla fine di gennaio arrivava
una circolare in cui si chiedeva di fornire dati statistici sul ginnasio di Valdocco;
don Bosco rispondeva il 4 febbraio.32
Verso la fine dell'anno scolastico ha luogo un'ispezione ministeriale (comu-
ne a tutte le scuole del regno) al ginnasio di don Bosco, di cui è incaricato il prof.
Luigi Ferri (lin 946-959).33 Seguono tre lettere (al ministro degli Interni, Peruzzi;
al ministro della Pubblica Istruzione, Amari; la terza, in data 13 luglio, al Prov-
veditore), nelle quali don Bosco difende la bontà dello spirito che regna nella sua
scuola, la conformità dei programmi a quelli governativi, la perfetta «ortodossia
politica» della sua Storia d'Italia, la lealtà verso il re e le autorità.34
Si può legittimamente ipotizzare che in occasione dell'ispezione del maggio
1863 e prima delle lettere ricordate, abbiano avuto luogo diverse udienze: una,
certa, dal ministro degli Interni, U. Peruzzi,35 e, incidental-
di ammissione all'università, dove nel 1865 G.B. Francesia e nel 1866 F. Cerruti si laureeranno
in lettere {Documenti Vili 181-183, 189; MB VII 428, 432, 463).
30 E I 247-248.
31 Documenti VIII 101; E I 248.
32 Documenti Nili 186-187.
33 MB VII 244-255.
34 E I 273-274. «I programmi delle scuole non sono altro che i governativi, come poterono
osservare il sig. Ispettore cav. Ferri e il sig. Dott. Vigna di Lei segretario» (E I 274).
35 La lettera diretta al ministro Peruzzi — il cui contenuto è stato riversato con tutta pro-
babilità nella lettera ad Amari (cf quanto afferma E. Ceria in E I 271, n. 1) — incomincia come
segue: «Sebbene io riposi tranquillo sopra quanto V.S. ill.ma mi disse, cioè che occorrendo qual-
che osservazione a farsi su questa casa, l'avrebbe senz'altro fatta a me stesso, tuttavia avendomi
Ella parlato di alcune relazioni fatte, e ciò avendo già avuto qualche pubblicità ne' giornali,
credo bene di notare qui alcune voci che vaghe e senza fondamento nella loro origine giunsero
a preoccupare il Provveditore agli studi, il ministro della Pubblica Istruzione e la stessa V.S.
Esporrò le dicerie e loro darà risposta. Io Gli studi e lo spirito dei nostri chierici non è in armo-
nia colle attuali istituzioni governative (...). 2° Non vi è l'immagine del Re (...). 3° (...) la Storia
d'Italia non è secondo lo spirito che si vuole (...)» (E I 269-270).
Al Provveditore agli studi don Bosco esprimeva concetti analoghi, con aggiunte, in una
lettera del 13 luglio: «Ringrazio di tutto cuore V.S. ill.ma che si degnò di palesarmi chiaramen-

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Don Bosco tra storia e leggenda
127
mente, un'altra, probabile, dal segretario generale del ministero, Silvio Spaven-
ta;36 un'ultima dal ministro della Pubblica Istruzione, Michele Amari. Si può
pensare che quest'ultima coincida sostanzialmente con quella di cui scrive don
Bosco nella sua «memoria» (lin 960-1089), salvo lo scambio tra Amari e Mamia-
ni; nel colloquio col ministro, infatti, vengono toccati temi presenti nella lettera a
lui indirizzata nei giorni o nelle settimane seguenti.37
3. Un documento bifronte
Ciò che sorprende immediatamente nella «memoria» di don Bosco è il pale-
se contrasto tra la serietà, la drammaticità del quadro storico, ideologico e politi-
co, in parte aggravato da testi aggiunti al termine della prima stesura del lavoro, e
il tono disinvolto, anche leggero, che accompagna talora la rievocazione dei fatti.
Ne risulta una composizione eterogenea, eccessiva, nell'una e nell'altra direzione.
In certi momenti essa sembra concepita come racconto popolaresco, di intratte-
nimento, destinato a giovani collaboratori da animare e incoraggiare; a questo
scopo intercala a momenti drammatici situazioni talora giocose e buffe, tradotte
anche in dialoghi burleschi, adatti a scene da teatrino. Il tutto, però, viene inserito
in un quadro estremamente serio, alla fine addirittura tragico per alcuni destini
individuali, nei quali sembrano porre mano cielo e terra.
Si tratta di una singolare pluralità di aspetti che tradisce in don Bosco una
psicologia piuttosto complessa.
Anzitutto, il narratore dichiara di voler esporre i fatti secondo verità, «senza
pretendere né di assolvere né di accusare alcuno»; ma nel corso del
te le cose, che, postane la realtà, metterebbero le scuole dei nostri poveri giovani in opposizione
agli ordinamenti governativi. Io credo che Ella voglia eziandio ammettere come sincere le
osservazioni da me fatte (...). Tuttavia desiderando che Ella comprenda bene quanto io diceva
di passaggio alle venerate di Lei osservazioni, la prego di volermi permettere che qui le riduca
a pochi periodi la mia professione di fede politica (...). Riguardo alle cose accidentali che mi
notava le dirò: Io L'istruzione dei chierici che si vorrebbe dire avversa al Governo (...). 2° La
Storia d'Italia (...). 3° I programmi delle scuole non sono altro che i governativi (...). 4° Le Lettu-
re Cattoliche non si possono dire antipatriottiche, giacché ivi non si parla mai di politica (...).
5° Si fece poi accusa che tra noi non abbiamo il ritratto del Re (...)» (E I 273-274).
36 Forse è connessa con questa o analoga udienza una breve lettera del 30 agosto 1863,
con la quale Silvio Spaventa ringrazia don Bosco del gentile invìo della Storia d'Italia. Del
segretario generale del ministero rimangono almeno 17 lettere indirizzate a don Bosco per
raccomandargli ragazzi bisognosi e chiudere scrupolosamente, a nome del ministero, conti in
sospeso. Le lettere vanno dal 5 gennaio al 31 dicembre 1963: cf MB Vili 897-900, 440-441,
904, 439, 901-904, 578.
37 Cf testo di E I 271 integrato da quello di E I 269-271.

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128
Pietro Braido e Francesco Motto
suo resoconto egli appare notevolmente «prevenuto». È evidente che il regime
politico con cui ha da fare, essendo «rivoluzionario», risulta a lui in tutto e sem-
pre, inevitabilmente «persecutorio». Talvolta, addirittura, gli appare rappresenta-
to da uomini (Gatti, Ferri) che in maniera subdola sanno conciliare correttezza e
cortesia di forme con effettivi propositi di fare del male, per zelo indiscreto o
mire carrieristiche.
Don Bosco raccomanda di «tenersi strettamente alieni dalla politica» (lin 20-
21), ma intanto la sua rievocazione è costantemente condizionata da un severo
giudizio sui «perquisitori-persecutori», che è insieme teologico e politico. È per
lui scontato che la sua volontà benefica debba scontrarsi nelle «difficoltà che pur
troppo sono inevitabili in questo mondo, che, come dice il Vangelo, è tutto posto
nella malignità: Mundus in maligno positus est totus» (lin 31-32): un mondo che
in concreto si presenta sotto le forme ibride di «un partito o meglio una fazione
sotto al nome di liberali, democratici, o semplicemente Italiani» (lin 36-37), entro
il quale egli non è nemmeno in grado di operare le necessarie notevoli distinzioni
di schieramento. È naturale allora che ai suoi occhi governanti e burocrati si ado-
perassero a «incuter terrore e far vedere che temevano nissuno» (lin 43-44) e
tendessero «col finto manto di legalità» (lin 51), «sotto all'insidioso manto di
legalità» (lin 496-497), a eliminare il reazionario «coviglio di Valdocco» (lin
518), servili nei confronti dei giornali e della pubblica opinione. In quest'ottica è
quasi consequenziale che appaiano e siano presentate come «persecutorie» le
normali legittime richieste di «legalità scolastica» avanzate dalle autorità compe-
tenti, che, del resto, in base alla legge Casati, non lesinavano ispezioni e controlli
ordinari e straordinari nelle scuole di ogni ordine e grado. Così, secondo don
Bosco, nell'ispezione del 9 giugno 1860, il vero «scopo dei perquisitori era di far
dire ai giovani, che tra noi si insegnava una politica ostile al Governo; che era
permesso ribellarsi al Re e alle autorità costituite» (lin 466-468).
Ne deriva che, per quanto riguarda la sopravvivenza delle scuole di Valdoc-
co e in particolare la questione dei «titoli legali» degli insegnanti, don Bosco si
mostra soprattutto preoccupato di sventare «piani» occulti, ottenere appoggi e
simpatie, costruire difese a voce e per iscritto (sulla particolare condizione e qua-
lità delle scuole e dei «maestri», sui programmi, sui libri), mentre nella «lunga
durata» pensa, come può, a regolarizzare la posizione dei suoi «professori», piut-
tosto precari: una fatica di Sisifo, che egli vede, più del dovuto, perennemente
compromessa soprattutto da trame incombenti: «Si andava dicendo: Don Bosco, i
suoi libri, le sue scuole sono opera de' Gesuiti, dunque siano disperse» (lin 749-
750); il cav. Gatti, «sebbene siasi sempre professato tutto affabilità e cortesia, era
però da temersi

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Don Bosco tra storia e leggenda
129
assai, essendomi noto pur troppo che egli aveva giurato di far chiudere tutte le
nostre scuole, gli allievi tutti dispersi» (lin 860-862); «conosceva eziandio il suo
piano che era il seguente. Approvare e lodare a cielo le nostre scuole in apparen-
za, purché i maestri fossero trovati idonei in una classe particolare; ma egli aveva
disposto che que' maestri non fossero ammessi a tali esami, quindi chiuse le no-
stre scuole per mancanza di legalità negli insegnanti» (lin 863-866); «io era tra
l'incudine ed il martello. Un comando assoluto obbligava i nostri maestri a subire
i pubblici esami sotto pena della chiusura delle scuole; mentre un divieto dello
stesso Ministero, cioè del Cav. Gatti, li respingeva poi, quindi chiuse le nostre
scuole» (lin 869-872). Egli vuol ignorare o sottovaluta le precise disposizioni di
legge, la cui applicazione, d'altra parte, il Provveditorato agli studi (e implicita-
mente il Ministero) consentiva a dilazionare con apprezzabile longanimità (don
Bosco dovrà rendersene conto tra il 1878 e il 1881 quando al governo saliranno
ministri della Sinistra).
E tuttavia il «perseguitato» — nella «memoria» — sa destreggiarsi molto
bene, e non meno i suoi giovani, saggi o scaltri quasi come il loro direttore (lin
388-466, 477-489, ecc.); riescono anche a fare i gradassi e a minacciare («Per-
mette che ci sbarazziamo di questa canaglia?», i poliziotti, lin 124).38 Egli, da
parte sua, ama servirsi di una dialettica spesso astuta e ostenta capacità di supera-
re gli ispettori-avvocati anche in giurisprudenza, come nel caso dell'inverosimile
storia del decreto di perquisizione dimenticato in questura (lin 88-92) e della
tentata omissione della stesura del verbale (lin 290-299). Se occorre fa anche del
vittimismo (lin 154-156) e sa usare a tempo debito la retorica della giusta «indi-
gnazione» (lin 354-361, 678-685), l'arte della «captatio benevolentiae» (lin 1051-
1054), della mozione degli affetti (lin 663-668) e perfino della minaccia (lin 627-
646). E, in definitiva, da tutti i guai uscirà vincitore.
Si vedrà più avanti come tale dialettica, che rasenta talvolta il sofisma, gio-
chi un ruolo preponderante nell'ultimo atto del dramma scolastico, negli anni
1878-1881, quando don Bosco finirà col negare metà del suo scritto sulle perqui-
sizioni, concernente il tema della scuola, per tentare di vincere su un altro fronte
e con nuovi argomenti, già tentati nel 1866 col ministro Domenico Berti.39
38 Naturalmente si può dubitare dell'oggettiva consistenza di tanti interrogatori, talora li-
bere ricostruzioni di don Bosco, talaltra probabili ingenue equivocazioni dei ragazzi «inquisi-
ti».
39 «Queste scuole pel passato furono sempre considerate come opere di zelo e di carità,
perciò il sig. Ministro della Pubblica Istruzione in più occasioni le raccomandò, le incoraggi

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130
Pietro Braido e Francesco Motto
Sono documenti, gli uni e gli altri, che possono costituire oggetto di un inte-
ressante esercizio di ricerca sulla psicologia di don Bosco e della sua capacità di
giocare distinte partite su tavoli diversi.
Quanto agli uomini chiamati in causa nella «memoria», occorre constatare
che don Bosco non può essere considerato una buona fonte di informazione. Chi
non li conosce per altre vie finirebbe per averne un'immagine del tutto povera,
sfocata, se non addirittura meschina (ne restano particolarmente danneggiati Fa-
rini, Ferri e Gatti). Chi ne avesse conoscenza dalla storia politica e culturale ne
rimarrebbe necessariamente stupito e irritato. Non si nota alcun sforzo per averne
e darne un'immagine dignitosa, oggettiva. Resta il «cliché» del «nemico», prede-
stinato a una fine ingloriosa (lin 1132-1201). Le ultime pagine su Gatti e Farini
riecheggiano antiquati inamabili stereotipi, che si possono accettare in un qual-
siasi Huguet, ma potrebbero apparire meno scontati in un uomo come don Bosco,
della cui «modernità» si ipotizza e si scrive.40 In realtà don Bosco mostra di co-
noscere poco i suoi interlocutori, la consistenza e il senso della loro azione politi-
ca, il loro passato e il presente; tende, anzi, attraverso il racconto, a rimpicciolirli
con riferimenti caricaturali (lin 530-532, 754-760) o conclusioni sproporzionate
ai presunti demeriti: alla luce del colloquio sostanzialmente serio e civile (lin
580-672) appaiono incomprensibili le notazioni finali sulla ma-
(...). I maestri furono il direttore coadiuvato da alcuni allievi dello stabilimento, ed anche da
persone esterne; ma tutti lavoravano gratuitamente. Perciò i regi Provveditori agli Studi, per lo
spazio di oltre venti anni, prestandosi in senso il più favorevole, lasciarono piena libertà di inse-
gnare quei rami scolastici che si giudicavano più opportuni pel bene dei giovani, senza badare
se il maestro fosse o no patentato. Solamente da qualche anno il regio Provveditore, sebbene in
modo assai benevolo, considerando questo stabilimento soltanto come pubblico ginnasiocon-
vitto, vorrebbe sottomettere queste scuole a tutte le leggi e discipline con cui sono governati e
diretti i pubblici collegi, e fra le altre cose vuole che gl'insegnanti delle rispettive classi presenti-
no i loro diplomi o titoli equivalenti (...). Dopo tale esposizione io prego rispettosamente la
E.V. che: Io In considerazione dell'art. 251 sulla pubblica istruzione in cui è fatta facoltà ai
padri di famiglia ed a chi ne compie le veci di far dare ai loro Figliuoli o congiunti ¡'istruzione
secondaria prosciolta da ogni vincolo d'ispezione per parte dello Stato (...) che voglia considerare
il direttore di questo stabilimento come padre di giovani ivi ricoverati, cui realmente provvede
quanto loro è necessario per la vita materiale e morale» (lett. del febbraio 1866, E I 377-378). 40
Cf Terribles châtiments des révolutionnaires ennemis de l'Église depuis 1789 jusqu'en 1867 par le
R.P. Huguet. Lyon/Paris, F. Girard 1867: tra l'altro scrive de La mort de Farini, digne de sa vie
abominable (pp. 375-379: il testo è ricavato dal «Journal de Bruxelles», nov. 1866) e de La poli-
tique et la mort de Cavour (pp. 362-364). Su questo aspetto della mentalità di don Bosco ha
scritto P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, voi. II. Roma, LAS 1981,
pp. 65-66. Don Bosco, però, ha trovato imitatori in seguaci che per cultura e sensibilità, in tempi
nuovi, si poteva supporre non sarebbero ricorsi, ancora, all'apologetica del De mortibi/s persecu-
torum di Lattanzio. E. Ceria. a proposito della «questione scolastica», ripresentatasi a don Bosco
nel 1878-1881. registra accuratamente «nemici» e «castighi» (MB XIV 150-151, 213-214).

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Don Bosco tra storia e leggenda
131
lattia e sulla morte del Farini, dove non rifugge dal raccattare notizie non vere
sull'accumulo di ricchezze e sulla ricca villa di Saluggia (lin 1159-1174). Si dovrà
tener presente, tuttavia, che la severità dei giudizi resta condizionata dalla persua-
sione, acutissima e dilatata, di don Bosco di essere vittima di interventi persecuto-
ri generalizzati e persistenti, ispirati a malafede e a ostilità preconcette; egli stes-
so, quindi, vittima di radicati pregiudizi.
Emerge nello scritto, come succo dell'intera storia, il significativo richiamo a
norme di comportamento, che rappresentano il più tipico tratto della mentalità di
don Bosco nei suoi rapporti con il mondo civile e laico. Sono indubbiamente le
pagine più solide dell'intera «memoria». Don Bosco formula un principio che gli
è particolarmente caro (diventerà quasi «manifesto» ufficiale nella XXIV sessio-
ne del I Capitolo Generale, 1877):41 «Mantenendoci fermi cattolici nulla era tra
noi insegnato che potesse minimamente ledere oppure urtare colle tendenze, colle
leggi governative. Perché noi abbiamo sempre avuta la ferma volontà di dare a
Dio quello che è di Dio; a Cesare tutto quello che è di Cesare, salva la coscienza»
(lin 1101-1104). Ne deduce immediatamente la norma pratica di non «parteggia-
re», in rapporto a quello che egli definisce «cangiamento radicale dei tempi» con
il passaggio dalla completa libertà benefica delle corporazioni religiose alle prete-
se dell'«autorità governativa» di «regolare tutto a rigore di legge» (lin 1107-
1112): «Si trovò vantaggiosissima la massima, costantemente tra noi osservata, di
non mai mischiarsi nella politica né pro né contro» (lin 1113-1114).
In questa linea si collocano i consigli inseriti nella prima pagina del docu-
mento, ma che furono aggiunti per ultimi nel manoscritto e si possono, quindi,
considerare conclusivi. Don Bosco suggerisce, in casi difficili, di non scrivere
lunghi promemoria, ma di parlare direttamente «colle prime autorità»; con queste
e non con «i loro subalterni» (lin 14-16). In genere, poi, quando si parla «con
persone del secolo», egli invita ad «accennare di volo i motivi religiosi e rilevare
preferibilmente l'onestà delle azioni e delle persone, e le opere, che il mondo
chiama filantropia, ma che la nostra santa religione appella carità» (lin 27-29).
41 MB XIII 288.

3.2 Page 22

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132
Pietro Braido e Francesco Motto
4. Capovolgimento di prospettiva negli anni 1878-1879
La redazione della «memoria» di don Bosco, come si vedrà, è da collocarsi
in una data attorno al 1875. Essa suppone che preoccupazione di don Bosco sia di
far approvare le sue scuole «come istituto privato a norma dell'articolo 246 della
legge sulla pubblica istruzione»42 e di ottenere l'approvazione degli insegnanti,
mentre mira a più lungo termine a far conseguire loro i titoli legali.43
Dopo alcune avvisaglie nel 1878, con decreto del 16 maggio 1879 il mini-
stro della Pubblica Istruzione, M. Coppino, decide la chiusura delle scuole con la
fine del mese di giugno. I motivi sono due: «la contravenzione alle disposizioni
vigenti rispetto all'idoneità legale degl'insegnanti, e l'inganno, in cui ripetutamen-
te il detto Sacerdote volle trarre l'autorità scolastica di Torino, mandando una
lista d'insegnanti abilitati, mentre in realtà si serviva di non abilitati».44 Nell'occa-
sione don Bosco sembra annullare le posizioni di fatto e di diritto tramandate
nella «memoria», adottando una linea difensiva di tutt'altro segno, già anticipata
nel 1866 nella lettera già citata al ministro Domenico Berti.45
L'argomentazione di base è poggiata sulla figura giuridica, prevista dalla
legge Casati, delle «scuola paterna», con esclusione dell'idea di «ginnasio priva-
to», e su una ricostruzione della storia passata conforme a tale immagine.46 In
questa nuova ottica scrive al ministro della Pubblica Istruzione, Michele Coppi-
no: «Questa istituzione non ha alcun reddito fisso e si sostiene di sola Provviden-
za. Perciò l'autorità scolastica ci usò sempre benevolenza; e considerando queste
classi come insegnamento paterno e caritatevole, siccome è di fatto, non pose mai
difficoltà sui titoli legali degli inse-
42 Cf lettera al Provveditore agli Studi di Torino del 4 dicembre 1862, E I 248.
43 Cf lettere al ministro C. Matteucci dell'I 1 nov. 1862 (E I 245-246), al Provveditore
agli Studi del 4 die. 1862 (E I 248), al ministro M. Amari del 7 marzo 1863 (E I 261-262).
44 Cf Le scuole di beneficenza dell'Oratorio di S. Francesco di Sedes in Torino davanti al
Consiglio di Stato pel Sacerdote Giovanni Bosco (Torino, Tipografia Salesiana 1879), p. 27, in
OE XXX 475 (per la ricostruzione dell'intera vicenda fatta da E. Ceria, cf MB XIV 87-97, 149-
721, 721-756).
45 Cf sopra nota 39.
46 È opportuno trascrivere quanto la legge Casati sancisce sulla «scuola paterna»: «Art.
251. L'istruzione secondaria che si dà nell'interno delle famiglie sotto la vigilanza dei padri o di
chi ne fa legalmente le veci, ai figli della famiglia, ed ai figli dei congiunti della medesima, sarà
prosciolta da ogni vincolo d'ispezione per parte dello Stato. Art. 252. All'istruzione di cui
nell'articolo precedente sarà eguagliata quella che più padri di famiglia associati a questo inten-
to faranno dare sotto l'effettiva loro vigilanza e sotto la loro responsabilità in comune ai propri
figli».

3.3 Page 23

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Don Bosco tra storia e leggenda
133
gnanti. Ora però il Sig. Regio Provveditore agli Studi mi ha prevenuto che vuole
tutti i professori muniti delle rispettive patenti».47
Le ragioni storico-giuridiche sono invocate in forme sistematiche, ripetute
quasi alla lettera, nei due opuscoli difensivi del 1879: L'Oratorio di S. Francesco
di Sales ospizio di beneficenza. Esposizione del Sacerdote Giovanni Bosco48 e Le
scuole dì beneficenza dell'Oratorio dì S. Francesco di Sales in Torino davanti al
Consiglio di Stato, già citato. «(...) La legge Casati nel 1859 lasciò pure le nostre
scuole nella loro autonomia; e l'Autorità scolastica continuò coll'opera personale
e anche con sussidi pecuniarii ad appoggiare questo Istituto, il quale proseguì a
godere del libero esercizio riguardo ai maestri (...). In tutto questo tempo (1841-
1877) i Ministri della Pubblica Istruzione ci hanno costantemente inviati poveri
fanciulli; ed i RR. Provveditori godevano di potersi recare eglino stessi nelle
classi a porgere norme didattiche ai maestri e dare lezioni ai medesimi allievi.
Tutti questi superiori scolastici hanno sempre promosso il nostro insegnamento,
né mai pensarono a sottoporlo alla legge comune per ragione che: Io È un Ospizio
di carità (...). Quanto si è fin qui esposto pare dimostri chiaramente che l'Oratorio
di S. Francesco di Sales è un Ricovero, un Ospizio di carità, ove fra i mezzi edu-
cativi avvi eziandio gratuitamente lo studio secondario, tecnico e professionale.
Così giudicarono e praticarono tutti i Ministri della Pubblica istruzione, e i RR.
Provveditori per oltre a 35 anni (...). Esposto quanto sopra (...) supplico umilmen-
te S.E. il Ministro della Pubblica istruzione a voler tuttora considerare questo
Istituto quale Ospizio di carità, in cui il Direttore sostiene veramente le veci di
padre in conformità della legge Casati, Art. 251-252 (,..)».49
«I Ministri Rattazzi, Cavour, Farini, Lanza, Peruzzi, Ricasoli, Nicotera, giu-
dicarono questo Istituto quale opera loro, inviandoci qui ogni genere di ragazzi
abbandonati. Quando poi aveva luogo qualche trattenimento di ginnastica, distri-
buzione di premj, teatrino, o concerti musicali, quei benemeriti Signori si profes-
savano lieti di poter intervenire quali Padri in mezzo ai Proprii figli (...). Né meno
favorevoli furono le relazioni di questo Istituto colle Autorità Scolastiche (...)».5°
Ministri e Provveditori — ripete don Bosco — «hanno sempre promosso il nostro
insegnamento, né mai pensarono
47 Lettera del Io novembre 1878, E III 402.
48 Torino, Tipografia Salesiana 1879, 44 p.
49 L'Oratorio di S. Francesco di Sales..., pp. 8-10.
50 Le scuole di beneficenza..., pp. 9-10. Il testo prosegue riproducendo quanto già scritto
nel precedente opuscolo circa la totale libertà lasciata alle scuole dell'Oratorio dalle leggi Bon-
compagni, Lanza e Casati (pp. 11-12).

3.4 Page 24

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134
Pietro Braido e Francesco Motto
a sottoporlo alla legge comune. Solamente nell'anno scolastico 1877-78, il Sig.
Provveditore ordinò di porre in classe insegnanti titolati sotto pena di non per-
mettere l'insegnamento ginnasiale».51
5. Una tradizione «storiografica» conformista e acritica
Un episodio «perquisitorio» tende ad occupare, già nel documento di don
Bosco, l'intero campo di attenzione, politicizzando tutto, compresi gli aspetti
puramente legali della questione scolastica. Si ha l'impressione che i principali
«memorialisti», don Bonetti e don Lemoyne, non solo abbiano seguito pedisse-
quamente don Bosco su questa strada, ma che ne abbiano aggravato le unilaterali-
tà rievocative e interpretative.
a) Appunti dì cronaca di Domenico Ruffino e testimonianza di Giuseppe Reano
Il più sobrio e semplice risulta, certamente, il salesiano ventenne Domenico
Ruffino (1840-1865), testimone oculare e auricolare della perquisizione del 26
maggio e della ispezione del 9 giugno, che fissa, a breve termine, in due distinti
quaderni delle sue «Cronache» ciò che ha visto o, piuttosto, udito da don Bosco.52
Nel primo, più vicino ai fatti, il testo è laconico; si può rilevare la notazione: «D.
Bosco li burlò però rispettosamente e fece prediche», già eco di una prima tradi-
zione orale della perquisizione, che si presenta più ampia e carica, sul tono del
racconto «ameno» e edificante, nel secondo quaderno. Analoga sobrietà si trova
nella rievocazione dell'ispezione del 9 giugno e del successivo colloquio con
Farmi tramandata nel primo quaderno; molto più sviluppato, invece, è il resocon-
to contenuto nel secondo quaderno, che però, incompleto, riporta un testo inter-
rotto.
L'antico allievo e collaboratore di don Bosco, Giuseppe Reano, invia a don
Bonetti una testimonianza sull'ispezione del 9 giugno, nella quale, però, si infil-
trano molti elementi della perquisizione del 26 maggio. Il testo risulta semplice e
pacato con sobrie integrazioni, del tutto credibili.
b) Perquisizioni e ispezioni nel «Bollettino Salesiano»
Don Giovanni Bonetti, redattore del «Bollettino Salesiano», è il primo
51 Le scuole dì beneficenza..., p. 13.
52 I testi sono riportati in Appendice.

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Don Bosco tra storia e leggenda
135
a rendere di pubblica ragione il contenuto della «memoria» di don Bosco, che
egli utilizza totalmente e arricchisce con ulteriori informazioni, interpretazioni e
commenti, esposti con notevole passione emotiva e abilità retorica. Appare carat-
teristica e predominante l'accentuazione del significato politico-rivoluzionario
delle iniziative prese di volta in volta dai promotori delle perquisizioni e delle
ispezioni, con esiti talora paradossali. Non si limita, infatti, ad attribuire la per-
quisizione del 26 maggio ai sospetti di connivenze «segrete e compromettenti» di
don Bosco «coi Gesuiti, coli'Arcivescovo Fransoni, col Cardinale Antonelli, col
Papa Pio IX e perfino coli'Austria»;53 ma a carico dei protagonisti dell'ispezione
del 9 giugno giunge ad affermare addirittura che «costoro indettati dai loro pa-
droni si eran fitto in capo che D. Bosco possedesse gran quantità di danaro invia-
togli dal papa e dai principi spodestati, sotto colore di provvedere ai bisogni dei
giovani, ma in realtà per arruolare soldati e promuovere la guerra contro il Go-
verno. Questa fissazione era alimentata dai cattivi giornali».54 Le «persecuzioni»
(«pareva che in alto consiglio fosse partito preso la distruzione dell'Oratorio»),55
traevano origine dal connubio della stampa «malvagia» e di politici pavidi e ag-
gressivi. Da una parte, si avevano «le quotidiane instigazioni della stampa mali-
gna, che (...) cercava di traviare l'opinione pubblica ed eccitare le civili Autorità»;
dall'altra c'era il «carattere degli uomini sedenti al timone dello Stato, che non
troppo sicuri sull'esito della causa, che avevano a trattare in Italia, si lasciavano
facilmente ingannare dai loro agenti, e vedevano sovente nemici e pericoli dove
non erano, oppure pieni di paura tentavano d'impaurire coloro, che avrebbero
potuto incagliarli».56
La tesi viene corroborata anche con libera dilatazione delle descrizioni, che,
per esempio nel caso dell'ispezione del 9 giugno, arriva ad arricchirsi di scene
che hanno del grottesco o del puerile.
La medesima interpretazione «politica», più marcata che in don Bosco, in-
troduce e condiziona l'esposizione dei fatti relativi alla questione scolastica. Si
tratta — scrive appassionatamente don Bonetti — dei soliti «confederati alla
nostra rovina», che «parte ci combattevano per massima e per servire alla rivolu-
zione, e parte per farsi un nome e progredire in carriera»; essi «sulla fine del 1862
e sul principio dell'anno susseguente ricominciaro-
53 BS 8 (1884) n. 1, gemi., p. 9.
54 BS 8 (1884) n. 3, marzo, p. 44. L'attribuzione ai «perquisitori» della persuasione che
don Bosco possedesse «gran quantità di danaro» a scopi sovversivi è ricavata dalla «memoria»
(lin 530) e ripresa, come si vede, in forma amplificata e alquanto fantasiosa.
55 BS 9 (1885) n. 1, gemi., p. 8.
56 BS 9 (1885) n. 1, gemi., p. 7.

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136
Pietro Braido e Francesco Motto
no a dare a don Bosco nuovi fastidi e nuove angustie». «Alla testa dei malevoli
stavano il cav. Stefano Gatti (...) e il comm. Selmi». Nella loro mente «la legalità
dell'insegnamento» era solo un «pretesto»; il «loro piano di battaglia» aveva,
invece, un fine molto preciso: «chiudere le scuole» dell'Oratorio.57 Seconde
intenzioni si nascondono, pure, nell'ispezione del professor Ferri, «sulla fine di
maggio dell'anno stesso 1863 (...). Il professore sebbene si mostrasse con D.
Bosco, coi maestri e cogli allievi cortese e garbato, dava tuttavia a divedere che
egli faceva una visita con un piano preconcetto, non per esaminare, ma per
scoprire, non per sapere se eravamo istruiti, ma per sorprenderci, non per
conoscere la legalità dell'insegnamento, ma le idee ed opinioni politiche, che da
noi si professavano».58
È da notare che don Bonetti non dichiara mai di utilizzare la «memoria» di
don Bosco. Per giustificare la trascrizione del dialogo con Farini avverte: «In
seguito a pazienti ricerche e da persona, che si trovò a parte del fatto, abbiamo
saputo circostanze, che ci mettono in grado di esporre la sostanza del
trattenimento».59 E correggendo lo scambio di persona tra Mamiani e Amari,
evidentemente mutuato dalla «memoria» di don Bosco, annota: «Nel capo
precedente invece di Amari fu stampato per sbaglio Mamiani, col quale avevamo
avuto da fare nell'anno 1860, scaduto dal Ministero il 22 marzo dell'anno
dopo».60 Così egli si appropria le varie riflessioni che don Bosco fa nel corso del
suo scritto, le norme di condotta che elargisce all'inizio e alla fine; ed anche le
considerazioni sulle «sventure» toccate al cav. Gatti; tace per opportunità umana
o politica degli altri.
e) «Le perquisizioni» nei «Documenti» e nelle «Memorie biografiche»
Don Giovanni Battista Lemoyne condivide il criterio interpretativo
«politico» di don Bosco e di don Bonetti, ulteriormente approfondendolo; egli
aggiunge una sua interpretazione della battaglia scolastica, che attiene sia al
campo politico sia a una sua soggettiva visione del significato storico della legge
Casati.
Secondo Lemoyne il piano di battaglia, che vede alleati stampa, politici e
sette, trova una prima espressione in un articolo della «Gazzetta del Popolo» del
15 ottobre 1859, dal titolo: Padre Loriquet redivivo. Non era la semplice
stroncatura della «Storia d'Italia» di don Bosco, ma un mezzo per
57 BS 10 (1886) n. 2, febbr., p. 17.
58 BS 10 (1886) n. 8, agosto, p. 89.
59 BS 10 (1886) n. 2, febbr., p. 17.
60 BS 10 (1886) n. 8, agosto, p. 90.

3.7 Page 27

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Don Bosco tra storia e leggenda
137
denunciarlo alla pubblica opinione come reazionario e austriacante.61 Lemoyne
commenta: «Questo articolo preparava le perquisizioni dell'anno seguente».62 Più
avanti, aggiunge: «Intanto in sul principio dell'anno D. Bosco era stato avvisato
da persone intrigate nelle faccende politiche, come nelle logge Massoniche fosse
stata stabilita la guerra contro di lui. Infatti un mese dopo i giornali liberali co-
minciarono a scrivergli contro con grande accanimento. La Gazzetta del popolo
ed altre effemeridi di simil genere sfolgoravano l'opera sua, come contraria alla
libertà d'Italia ed esso come nemico della patria. Così si formava l'opinione pub-
blica e si preparava al governo la strada perché senza tanta odiosità potesse fare il
colpo che meditava».63
Lemoyne non sottopone ad alcun serio vaglio il vasto materiale che gli viene
dalla tradizione scritta e orale. Egli semplicemente raccoglie, ordina, interpreta
secondo le linee già note. Così nei Documenti egli incorpora l'intero testo della
perquisizione del 26 maggio e dell'ispezione del 9 giugno pubblicato nel «Bollet-
tino Salesiano», arricchito di tre capitoli di «aggiunte», «note», «osservazioni e
aggiunte», che riuniscono infiniti particolari e complementi a quanto tramandato
nel testo originario di don Bosco, già compiutamente utilizzato e dilatato da Bo-
netti.64 E non rifiuta di aggiungere del suo alla «fine disgraziata» di alcuni per-
quisitori-persecutori.65
Quanto all'intera questione scolastica, mentre riecheggia fedelmente tutto
ciò che aveva scritto don Bosco e pubblicato don Bonetti, don Lemoyne rende
più pesante la responsabilità di quanti tramano contro le scuole dell'Oratorio, con
una sua interpretazione del tutto soggettiva e arbitraria della legge Casati, contro
il cui spirito volutamente agirebbero i tutori della legge stessa.
Contro ogni evidenza storica Lemoyne scrive: «Il 13 novembre 1859 colla
promulgazione della legge Casati, che divenne poi la legge organica della pubbli-
ca Istruzione per tutto il regno d'Italia, mostrò il governo di volersi mettere riso-
lutamente sulla via di libertà d'insegnamento. In essa accanto all'insegnamento
pubblico era fatto posto onorevole al privato (...) sottraendo al monopolio dello
Stato una moltitudine considerevole di giovani studiosi e d'Istituti educativi. Ma
la legge Casati andava assai più in-
61 Documenti VII 64-66; MB VI 286-289.
62 Documenti VII 66.
63 Documenti VII 90.
64 Cf Documenti VII 106-112, 137-138, 160-163.
65 Sono Farini, due ispettori di pubblica sicurezza, un anonimo ucciso a Ravenna e, infi-
ne, il cav. Gatti: MB VI 688-691; VII 516-517.

3.8 Page 28

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138
Pietro Braido e Francesco Motto
nanzi per quella maestra e splendida via di libertà; poiché cogli articoli 251 e 252
(...). Questa legge prometteva molto bene, ma non andò gran tempo che scrittori,
giornalisti, uomini di Stato, animati da passioni settarie e antireligiose, vennero
facendo ad essa un'opposizione continua ed accanita; fu aspramente malmenata,
biasimata e posta in dileggio qual vecchiume discordante ormai dalle idee e dai
bisogni nuovi dell'istruzione pubblica. In essa era detestata l'equa libertà lasciata
all'insegnamento privato, massime cattolico. Perciò i successori di Casati non
fecero che andar sempre indietro, riprendendo con decreti e con metodi ingiusti, e
talora anche brutali, una dopo l'altra le libertà che la legge aveva concesse. Non
bastò ai Ministri innumerabili, quasi tutti framassoni, passati quali meteore san-
guigne, o grandinate sterminatrici per gli uffizii della pubblica istruzione, di
muovere guerra asprissima a tutti gli Istituti secondarii, privati e paterni, massime
cattolici, dipendenti o in qualunque modo guidati da religiosi e da preti, con ipo-
crisia continua, fingendo di serbare loro incolumi i diritti legali e intanto per
sempre nuovi congegni amministrativi, o balzelli, od angherie, togliendo loro
l'alimento ed il respiro».66
È un'interpretazione evidentemente distorta della legge. Tra l'altro, una con-
sistente parte delle critiche rivolte immediatamente alla legge Casati riguardava
precisamente la marcata tendenza accentratrice, espressione di una più generale
politica governativa, tendente a eliminare le differenze regionali e a privilegiare
una radicale omogeneizzazione legislativa e amministrativa del nuovo Stato uni-
tario. Tra gli oppositori si distinguono R. Lambruschini, C. Matteucci, F. De
Sanctis; altri parlano della legge come della più autoritaria versione del sistema
scolastico prussiano.67
Lemoyne ha così fornito la chiave interpretativa giuridico-politica delle
«persecuzioni» che verrà narrando, mentre per don Bosco — secondo lo stesso
Lemoyne — «era cosa evidente che gli uomini politici, a dispetto della legge
Casati, sarebbero stati di anno in anno sempre più ostili alla libertà d'insegnamen-
to » .68
Non resta spazio per una critica obiettiva dei documenti, per l'accertamento
dei fatti e per la comprensione dei personaggi, delle loro gesta e delle relative
motivazioni. È già tutto evidente fin dall'inizio. L'inquadramento e
66 MB VI 312-313, 315.
67 Cf D. BERTONI JOVINE, La legge Casati nella critica contemporanea, in «I problemi
della pedagogia» 5 (1959), genn.-febbr., pp. 78-83, 85-86, ecc. Un critico, A. Ciccone, conclude-
va: «Pare a me che ninno, per quanto sia o possa essere avverso alla libertà d'insegnamento,
terrà giusto e conveniente che le scuole e gli istituti liberi siano privati d'ogni guarentigia e
lasciati in balìa del ministro o di ufficiali inamovibili» (cit. da D. Bertoni Jovine, art. cit., p. 89).
68 MB VI 343.

3.9 Page 29

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Don Bosco tra storia e leggenda
139
l'interpretazione data costituiscono l'indiscutibile garanzia della verità di una
tradizione scritta e orale, che trova nella «memoria» di don Bosco la base incrol-
labile. D. Bosco vi aveva già aggiunto a suo tempo l'immancabile spiegazione
teologica: «Signora Marchesa, se fu un tempo in cui abbia avuto bisogno delle
sue preghiere, certamente è questo. Il demonio ha dichiarato guerra aperta a que-
sto Oratorio, e sono minacciato di chiusura, se non lo porto all'altezza dei tempi
per secondare lo spirito del Governo (...). Sono alcune settimane che io vivo di
speranza e di afflizione».69
5. I documenti
Della «memoria» sulle «perquisizioni» si sono trovate nell'Archivio Salesia-
no Centrale di Roma quattro redazioni manoscritte: una autografa di don Bosco,
con abbondanti correzioni e aggiunte, pure autografe (posizione 132); e tre copie,
trascritte, una da don G.B. Lemoyne (posizione 110) e le altre due dal segretario
di don Bosco (1866-1886), don Gioachino Berto (posizione 132).
Il manoscritto di don Bosco è contenuto in due quaderni, formato 200x150,
costituiti da fogli di carta uso mano, con rigatura leggerissima, legati con filo,
protetti da una copertina di cartoncino grigio-verde, rinforzata nel dorso da una
striscia di carta color vinaceo. Le pagine sono numerate da don Bosco stesso: da
1 a 60 nel primo quaderno, da 61 a 116 nel secondo, dove rimangono bianche le
pagine da 108 a 116. L'inchiostro è color nero seppia e così alcune correzioni e le
aggiunte contenute da pagina 97 a pagina 102; l'inchiostro risulta, invece, leggero
e diluito in una seconda serie di correzioni e nelle aggiunte contenute nelle pagi-
ne da 103 a 107. Come è possibile rilevare dall'apparato delle varianti, le corre-
zioni e le aggiunte nel margine sinistro delle pagine del testo e nelle pagine al
termine del testo sono numerose e di grande interesse. Dall'esame del manoscritto
sono ipotizzabili diverse fasi nella redazione e nella correzione e integrazione del
lavoro; ma non è possibile individuarne con precisione i momenti successivi di
composizione e revisione, anche se sono accertabili alcuni stadi. La stesura del
testo non dovette avvenire tutta di seguito: sono visibili gruppi di pagine nelle
quali la grafia subisce notevoli variazioni quanto a regolarità e chiarezza. Dalla
qualità degli inchiostri e dalla disposizione del materiale aggiunto si possono
stabilire almeno le seguenti fasi: 1) fu composto in un pri-
69 Lettera alla march. Maria Fassati del 3 settembre 1863, E I 279

3.10 Page 30

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140 Pietro Braido e Francesco Motto
mo tempo, non continuo, il testo di base da pagina 1 a pagina 96, con una
serie di correzioni concomitanti; 2) seguì una prima revisione con correzioni
nel testo e, al termine, le aggiunte da inserire alle pagine 3 e 24: l'inchiostro
diluito è comune all'una e alle altre; 3) ci dovette essere una seconda revi-
sione, almeno parziale, con l'uso di inchiostro diluito e che ha portato al-
l'importante aggiunta delle pagine 103-106, che doveva servire come intro-
duzione all'intero testo; 4) il ritorno all'inchiostro color seppia nell'aggiunta
di pagina 107 potrebbe denotare un ulteriore intervento in tempo successi-
vo.
Nella medesima posizione 132 dell'ASC si trova un foglio di carta ru-
vida, sgualcita, ingiallita dal tempo, formato 303x210, con largo margine
sinistro di 60/70 mm. Su un verso don Bosco descrive con grafia leggera,
inchiostro diluito, un breve tratto, interrotto, della perquisizione del 26
maggio. Il testo è riportato in appendice.
La copia curata da Lemoyne è contenuta in un grosso fascicolo costi-
tuito da 50 fogli numerati nel retto da 1 a 49 (il numero 36 ricorre in due
fogli), tenuti insieme con filo e colla, protetti in tempo recente da due robu-
sti fogli protocollo doppi, rigati, nella cui prima pagina sono riportate le
seguenti indicazioni di mano di don Angelo Amadei: «Don Bosco - Le per-
quisizioni - Copia di D. Lemoyne». La carta del fascicolo originario, forma-
to 308x210, è fortemente ingiallita, piuttosto leggera, con rigatura tenue,
verdognola; essa fa trasparire l'inchiostro nei due versi: la prima e l'ultima
pagina appaiono un po' annerite per la lunga esposizione alla luce, nel pe-
riodo nel quale non c'erano ancora i due fogli protocollo a fungere da coper-
tina. L'inchiostro è color seppia; il testo occupa soltanto il lato destro di
ciascuna pagina; la metà sinistra è bianca.
Due copie del testo di don Bosco sono vergate in caratteri calligrafici
dal salesiano don Gioachino Berto (1847-1914). La prima (B) è affidata a
due quaderni di grosso formato, mm 305x213, con copertina grigia. La carta
uso mano, non rigata, lascia trasparire l'inchiostro nel verso pulito; i fogli
non sono numerati; l'inchiostro è di color nero; i primi due fogli sono scritti
nel verso, i seguenti nel retto; il primo quaderno è di 80 pagine, il secondo
di 40. L'ingiallimento della carta e la qualità della grafia, compatta, decisa,
chiara, denotano una data di trascrizione di parecchi anni anteriore alla se-
conda copia manoscritta. Nell'edizione non si terrà conto di questa copia, se
non per qualche notazione, aggiunta in margine al manoscritto da don Gio-
vanni Bonetti o da altri, come sarà indicato nell'apparato storico. La trascri-
zione di don Berto, evidentemente, va collocata in data anteriore alla morte
di Bonetti (5 giugno 1891); si può anzi supporre che essa sia servita a don
Bonetti stesso nella elaborazione dei capitoli consacrati alle «per-

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Don Bosco tra storia e leggenda
141
quisizioni» della Storia dell'Oratorio, pubblicata nel «Bollettino Salesiano». Essa
potrebbe dipendere dalla copia trascritta da Lemoyne, con la quale condivide la
relativa vetustà e parecchie varianti generalmente formali rispetto al testo di don
Bosco, e alla quale ne aggiunge un buon numero di proprie: ambedue, dopo l'in-
troduzione, prima dell'inizio del racconto («Era l'anno 1860»), ripetono il titolo
«Le perquisizioni» e in corrispondenza con pagina 48 del manoscritto di don
Bosco, titolano «Trattenimenti con Cavour e Farini» anziché «Trattenimento con
Cavour e Farini».
La seconda copia di Berto, scritta con calligrafia più ampia, incerta e «seni-
le», è costituita da tre fascicoli, formato 324x210/220, numerati nel frontespizio,
in alto (I, II, III), con fogli di carta robusta, ben conservati, legati con filo, con
rigatura azzurrognola e marginatura a sinistra e a destra delimitata a lapis. Le
pagine, eccetto l'ultima (p. 82), sono numerate con pastello azzurro. Nel fronte-
spizio del primo fascicolo, sotto il titolo Le Perquisizioni, si trova un timbro cir-
colare con la dicitura: «Augustinus Tit. S. Eusebii S.R.E. Presb. Card. Richelmy
Archiep. Taurinen.»; il timbro viene ripetuto nei fascicoli II e III nel margine
sinistro in alto della prima pagina. Al termine del testo, nel margine inferiore di
pagina 81, nel fascicolo III, l'amanuense scrive: «Per copia conforme all'originale
Sac. Gio. Berto Arch.a». Evidentemente la copia appartiene alla serie di scritti
inviati a Roma nella seconda metà del 1899, in connessione con il processo di
beatificazione di don Bosco. Agostino Richelmy (1850-1924) fu arcivescovo di
Torino dal 1896 al 1923 e creato cardinale il 19 giugno 1899.
La datazione del manoscritto di don Bosco è relativamente agevole. La re-
dazione non può essere anteriore al 1874, come risulta chiaramente da quanto
don Bosco stesso scrive alle linee 942-943; né posteriore al 1878, quando hanno
inizio nuove vicende nella storia delle scuole di Valdocco, a proposito delle quali
don Bosco adotta una linea difensiva radicalmente differente da quella ricorrente
nella «memoria». In conclusione la stesura dovrebbe essere avvenuta tra il 1875 e
il 1876. L'idea del «dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare»,
tematizzata con particolare consapevolezza e proclamata con lucidità nel corso
del I Capitolo generale (ottobre 1877), potrebbe aver trovato un decisivo motivo
di persuasione proprio nella rievocazione delle «perquisizioni» e nelle riflessioni
ivi maturate.

4.2 Page 32

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142
Pietro Braido e Francesco Motto
Sigle usate nell'apparato delle varianti
add
con
del
em
inf lin
iter
mrg
om
sl
A
A2 A3
B
addit
corrigit - quando la correzione di una parola o di una frase viene effet-
tuata utilizzando elementi della parola o della frase corretta
delet - cancella
emendat - quando la correzione viene effettuata con elementi del tutto
nuovi rispetto alla parola o alla frase preesistente
infra lineam
iterai
in margine: inf = inferiore; sup = superiore; dext = laterale destro;
sin = laterale sinistro
omittit
super lineam
manoscritto originario di don Bosco
correzioni successive di don Bosco
prima copia autografa di don Gioachino Berto
Riferimenti bibliografici
CANDELORO G., Storia dell'Italia moderna, voi. IV. Dalla rivoluzione nazionale al-
l'Unità 1848-1860. Milano, Feltrinelli 1980; voi. V. La costruzione dello stato
unitario 1860-1871. Ibid. 1978.
CROCE E., Silvio Spaventa. Milano, Adelphi 1969.
[FARINI L.C.], Epistolario di Luigi Carlo Farini, per cura di L. Rava, con lettere ine-
dite di uomini illustri al Farini e documenti, 4 voi. Bologna, Zanichelli 1911-
1935 (fino al 1859).
FINALI G., La vita politica di contemporanei illustri. B. Ricasoli, L.C. Farini, Q. Sella,
T. Mamiani, M. Minghetti, C. di Cavour. Torino, Roux Frassati 1895.
Il Galantuomo per il 1869 («Letture Cattoliche»). Torino, Tip. dell'Oratorio di S.
Francesco di Sales 1868.
HUGUET J.M.J., Terribles châtiments des révolutionnaires ennemis de l'Eglise depuis
1789 jusqu'en 1867. Lyon/Paris, F. Girard 1867.
INZERILLO G., Storia della politica scolastica in Italia da Casati a Gentile. Roma, Edi-
tori Riuniti 1974.
«I problemi della pedagogia», genn.-febbr. 1959 (fase, consacrato alla legge Casati).
ROMEO R., Cavour e il suo tempo, 3 voi. Bari, Laterza 1984.
ROMIZI A., Storia del ministero della Pubblica Istruzione, 2 voi. Milano, Albrighi-
Segati Editori 1902.
TALAMO G., La scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864. Milano, Giuffrè
1960.
ZAMA P., Luigi Carlo Farini nel Risorgimento italiano. Faenza 1962.

4.3 Page 33

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Don Bosco tra storia e leggenda
143
II. TESTO
p. l
Le perquisizioni.
p. 103
Ragione di questo scritto.
Per appagare le molte richieste, che mi vennero fatte; e per conservare memoria
di alcuni fatti del 1860, ho giudicato opportuno di scrivere le principali cose che suc-
cedettero nelle perquisizioni che le autorità governative fecero alla casa di Valdocco. 5
La mia intenzione è di tessere un fedele racconto dei fatti avvenuti in quei mo-
menti di prova; li esporrò letteralmente secondo verità, senza pretendere né di assol-
vere né di accusare alcuno. Se mai in qualche cosa avessi sbagliato o meglio avessi
proferito pensieri, opinioni non quali si convengono ad un prete cattolico, io inten-
p. 104 do di rivocare I tutto quello che in rapporto alla religione ivi possa trovarsi merite- lO
vole di biasimo.
Ho scritto pe' miei figli Salesiani e spero che loro serviranno di norma e di am-
monimento. Di norma qualora la Divina provvidenza permettesse che talun nostro
socio dovesse trovarsi in casi somiglianti. Egli cerchi di poter parlare colle prime au-
torità, le quali o per umano rispetto o per naturale bontà o per urbanità sogliono 15
sempre operare con maggiore benevolenza, che non i loro subalterni, i quali spesso
travisano i fatti per farsi vedere spregiudicati, e meritarsi avanzamenti nel loro im-
1 post perquisizioni add mrg sup sin Ragione di questo scritto V. pago 103 AZ 2 ali/c Ragio-
ne add II1rg sin per la pago 1 AZ 2-34 Ragione... sia om A add pagg. 193-106 AZ 3 ante
Per add Sia AZ del A3 che ... fatte e om AZ add sI A3 ante per add sia AZ del A3 post
conservare add le princi AZ del A3 4 dii] dist AZ di corr A3 ante alcuni add di AZ del
A3 alcuni] alcune AZ alcuni corr A3 fatti] cose storiche AZ fatti em sI A3 ho giudica-
to] giudico AZ ho giudicato corr A3 opportuno di scrivere] tramandar allo scritto AZ oppor-
tuno di scrivere em sI A3 5 ante autorità add pubbliche AZ del A3 governative orn AZ
add sI A3 alla casa] questa casa AZ alla casa em sI A3 6 tessere] fare AZ tessere em sI
A3 7 li] Li AZ li CO/T A3 esporrò] espongo AZ esporrò corr A3 secondo verità] come
sono avvenuti AZ secondo verità em sI A3 senza om AZ add sI A3 ante pretendere add
non A2 pretendere] pretendo AZ pretendere corr A3 7-8 assolvere] giudicare AZ assolve-
re em sI A3 8 accusare] condannare A2 accusare em sI A3 post alcuno add lo ho sempre
parlato con animo di esporre la verità AZ del A3 mai om AZ add sI A3 9 pensieri om AZ
add sI A3 lO in ... religione oln AZ add Inrg sin A3 ivi] si AZ ivi em sI A3 10-11 merite-
vole] degn AZ meritevole em A3 12 Ho ... pe'] Desidero per altro che questi fatti servano a'
AZ Ho scritto pe' em sI A3 e spero che om AZ add sI A3 post che add questi A3 del
A4 loro serviranno om AZ add sI A3 di norma] di ammo A2 di norma em A3 13 la
Divina... che om AZ add mrg sin A3 talun] taluno AZ talun add mrg sin A3 13-14 nostro
socio] dei nostri socii AZ nostro socio COIT A3 14 cerchi di] si adoperi in modo da AZ cerchi
di A3 16 il] esista nei AZ i em sI A3 16-17 spesso ... farsi om AZ add sI A3 17 vedere
spregiudicati om AZ add mrg sin A3 e meritarsi ... nel] per lo più agiscono per fare passi
nel A2 e meritarsi avanzamenti nel em mrg sin A3
6-34 Il tono ed in parte anche i contenuti richiamano le prime pagine delle più o meno coeve
Memorie dell'Oratorio. Forti analogie si possono pure trovare nelle Memorie dal 1841 al 1884-
5-6... [Testamento Spirituale] ed. F. Motto (Piccola biblioteca dell'ISS 4. Roma, LAS 1985).

4.4 Page 34

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144
Pietro Braido e Francesco Motto
piego o acquistarsi fama presso ai rispettivi Superiori. Noi parlando guadagniamo
assai più con poche parole proferite di presenza, che non con molte pagine pulita-
20 mente scritte. In secondo luogo servano di ammonimento a tenersi strettamente al-
lieni I dalla politica anche quando si presenta con ispecie di bene.
p. 105
Ma ad ogni evento, ad ogni difficile incontro si ricorra alla preghiera, si faccia-
no in cuore frequenti giaculatorie per ottenere da Dio lumi e grazia e poi si esponga
con franchezza la verità, e si risponda alle autorità con rispetto ma con chiarezza e
25 con fermezza ad ogni loro dimanda. Anzi quando si ha facoltà di parlare, se ne ap-
profitti per portare il discorso sopra quelle cose che possano giustificare le nostre
azioni. Nel parlare poi con persone del secolo bisogna accennare di volo i motivi re-
ligiosi e rilevare preferibilmente l'onestà delle azioni e delle persone, e le opere, che il
mondo chiama filantropia, ma che la nostra santa religione appella carità.
30
Dio ci aiuti a superare le difficoltà che pur troppo sono inevitabili in questo
mondo, che, I come dice il Vangelo, è tutto posto nella malignità; Mundus in maligno p. /06
positus est totus. La Santa Vergine ci ottenga dal suo divin figliuolo di avere giorni
di pace nel tempo affinchè possiam amare e servire Dio in terra e andare un giorno
per sempre nella beata eternità. Così sia. I
35
Era l'anno 1860. Gli avvenimenti politici agitavano tutta Europa e l'Italia ne p. /
era il centro. Un partito o meglio una fazione sotto al nome di liberali, democratici,
o semplicemente Italiani promossero lo spirito di rivoluzione cominciando dalla
Reggia dei Sovrani fino al tugurio del rozzo contadino e del povero artigiano. Sop-
presse le corporazioni religiose dell'un e dell'altro sesso, messa in non cale ogni legge
18 post parlando add con loro AZ di presenza em si A3 del A4 19 proferite di] in AZ proferite
di cm sl A3 che] con AZ che em A3 non om AZ add mrg sin A3 20 post a add non A2
del A3 22 post incontro add pregare AZ del A3 si om AZ add sl A3 ricorra] ricorrere
AZ ricorrera COIT A3 22-23 si facciano] fare AZ si facciano COIT A3 23 per. .. grazia om A2
add sl A3 post grazia add di A3 e poi si om AZ add mrg sin A3 esponga] esporre AZ
esponga COIT A3 24 si risponda] esporre AZ si risponda COIT AZ 24-25 alle... ogni] col
massimo rispetto alle autorità quanto sarà analogo alle AZ alle [post alle add con A3 del A4] au-
torità con rispetto ma con chiarezza e con fermezza ad ogni COIT A3 25 dimanda] dimande
AZ dimanda COIT A3 25-26 se... per] si procuri di approfittarne di AZ se ne approfitti per
COIT A3 28 post opere add caritatevoli AZ del A3 che om AZ add si A3 29 appella]
dice AZ appella em A3 ante carità add opere di AZ del A3 30 superare] vinc AZ superare
em A3 pur... inevitabili] si mostrano AZ pur troppo sono inevitabili em si AZ 31-32
Mundus ... avere om AZ add mrg inf A3 32 ante giorni add ci doni tempi felici AZ del
A3 33 amare... andare] un giorno essere fe AZ amarlo e servirlo in terra e andare em sl A3
amare e servire Dio in terra e andare COIT A4 34 post sempre add felici AZ del A3 post
sia add inf lin Le perquisizioni. Era l'anno etc pago l AZ 36 post partito add dell A del
A2 37 lo] la A lo COIT AZ spirito di om A add sl AZ 38 rozzo] povero A rozzo cm
s! A2 povero] semplice A povero cm sl AZ 39 dell'un... sesso om A add sl AZ
31-32 Come dice il Vangelo ... Mundus in maligno positus est totus: la citazione non è tratta
dal vangelo, ma da 1 Giov. 5,19.
35-42 Qui don Bosco si riferisce non solo agli avvenimenti del 1860, ma anche a quelli degli
anni precedenti e seguenti. Ricordiamo in particolare tre famose leggi: «leggi Siccardi» del
1850 sui privilegi ecclesiastici ed altre materie; «legge Rattazzi» del 1855 con cui venne sop-

4.5 Page 35

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Don Bosco tra storia e leggenda
145
della chiesa e l'autorità del medesimo Pontefice, abolito il foro ecclesiastico, incame- 40
rati i beni delle collegiate, dei Seminari e delle mense vescovili, furono anche invasi
nella maggior parte gli stati della Santa Sede. I
p.2
I reggitori delle cose pubbliche per incutere terrore a tutti e far vedere che teme-
vano nissuno, diedero principio ai domicili coatti, alle perquisizioni. Coloro che fos-
sero caduti in sospetto di essere contrarii alla loro politica per lo più erano messi in 45
prigioni o mandati a domicilio coatto, cioè condannati all'esiglio in luoghi detenni-
nati per tutto quel tempo che fosse piaciuto all'autorità governativa di stabilire. Ciò
si faceva senza che l'imputato fosse ascoltato o potesse far valere la sua innocenza o
le sue ragioni.
Generalmente al domicilio coatto precedeva la perquisizione che era una specie 50
di assassinio legale. Col finto manto di legalità il Fisco faceva una visita nelle case di
41 post vescovili add si A del A2 furono anche] erano già stati A furono anche cm si
Al 43-44 I reggitori ... ai] Fu allora che cominciarono i A I reggitori delle cose pubbliche
per incutere terrore a tutti e far vedere che temevano nissuno, diedero principio ai em mrg SL/p
A2 44 alle] e le A alle corr A2 45 loro om A add si A2 post politica add del governo
A del A2 46 condannati all'esiglio] esigliati A condannati all'esiglio em A2 47 di stabili-
re om A add A2 47-49 Ciò ... ragioni om A add mrg sin A2 48 l'imputato om A il col A2
l'imputato em A3 50 che era] Essa A Era questa em A2 che era em mrg sin A3 50-51
una specie... faceva om A add mrg sin A2 51 assassinio] ladron A2 assassinio em A3 le-
gale] dom A2 legale em A3 una] una A del A2 una add si A3 post visita add fatta dal
fisco A del A2
presso un gran numero di ordini religiosi; leggi del 1866 sull'asse ecclesiastico con la quale si
abolirono le restanti corporazioni religiose. Si aggiungano poi la restrizione delle libertà politi-
che al clero, i provvedimenti vessatori contro prelati intransigenti ed i loro seminari, gli attac-
chi contro la chiesa e la religione, l'annessione di territori pontifici prima al regno di Sardegna
e poi al regno d'Italia, l'estensione delle leggi ecclesiastiche piemontesi alle nuove provincie che
provocarono la reazione in particolare dei vescovi e del clero, cui il potere civile rispose col car-
cere, la deportazione, l'esilio. Il vicario capitolare di Milano, il vicario generale di Bologna, i
vescovi di Bergamo, Brescia, Piacenza, Parma, Guastalla, Imola, Faenza, Fano, Fossombrone,
Pesaro, Sinigaglia, Orvieto, Perugia, il card. Corsi, arcivescovo di Pisa, il card. Antonucci, ve-
scovo di Ancona, il card. Morichini, vescovo di lesi, il card. De Angelis, arcivescovo di Fermo,
ed altre decine di vescovi dell'Italia meridionale vennero arrestati, sottoposti a processo e
condannati al carcere, alla deportazione, e comunque allontanati dalle loro sedi. Senza con-
tare i parroci ed i semplici preti, nel 1865 c'erano 5 vescovi in domicilio coatto a Torino, 43
vescovi in esilio e 16 vescovi che eletti non potevano prendere possesso delle loro sedi (cfr
l'Unità Cattolica 4 aprile 1865; vedi anche D. MASSÈ, Il caso di coscienza del Risorgimento
italiano, pp. 342-343).
43-47 Domicilio coatto, o, meglio, confino «consiste nell'obbligo ingiunto al delinquente di
abitare in quello dei Comuni dei Regii Stati che sarà designato nella sentenza [...]»: art. 29 del
Codice Penale per gli Stati di S.M. Il re di Sardegna; «L'esilio locale consiste nell'obbligo in-
giunto al condannato di stare lontano dal Comune ove è domiciliato ... » ib, art. 30.
47-49 Don Bosco tende qui ad esagerare nel presentare le modalità seguite nell'istruttoria e
nel dibattimento. In realtà si teneva un processo a norma di legge. Ciò per altro non significa
che i poteri dello stato, data la temperie politica del momento, non procedessero con qualche
sommarietà e non dessero interpretazioni eccessivamente rigide delle leggi stesse.
50-55 Si veda quanto detto nell'introd. pp. 119-120. Ecco comunque qualche passo dcI codice

4.6 Page 36

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146
Pietro Braido e Francesco M otto
que' cittadini che qualche delatore avesse denunciato colpevoli, che è quanto dire di
non essere rivoluzionari. Il fisco in quelle occasioni doveva fare le più minute indagi-
ni a fine di scoprire o lettere, o progetti o qualsiasi scritto contro al governo, che
55 solevasi chiamare corpo del delitto.
Undici volte questa nostra casa fu onorata da queste vilsite domiciliari. lo ne p.3
esporrò una da cui se ne può arguire il tenore delle altre. I
È da premettersi che tre giorni prima la notte del mercoledì al giovedì aveva fat- p.97
to un sogno, il quale, comunque si voglia spiegare, mi tornò di gran vantaggio. Mi
60 sembrò di vedere una schiera di malandrini ad entrar in mia camera, impadronirsi
della mia persona, rovistare nelle carte, in ogni forziere, mettere sossopra ogni scrit-
to. In quel momento uno di loro con aspetto assai benevolo ebbe a dirmi: Perché
non avete allontanato il tale e tale scritto? Se l'aveste fatto vi sareste liberato da que-
ste molestie. Fattosi giorno scherzando ho raccontato il sogno come lavoro di fanta-
65 sia: cionulladimeno ho messo parecchie cose in ordine ed alcuni scritti che potevano
essere interpretati a mio danno li ho allontanati. Questi scritti erano alcune lettere
52 che] contro di cui A che corr Al post denunciato add come A del Al che... dire otn A
add sl Al 52-53 di... rivoluzionari om A add mrg sin Al 54 a fine di] per A a fine di ent sl
Al scoprire] scoprire A del A2 scoprire add mrg sin A2 o lettere, o progetti om A add
mrg sin Al post progetti add di reazio A2 del A3 o qualsiasi ... governo om A add mrg in!
Al o qualsiasi om Al add sl A3 ante scritto add o Al del A3 post scritto add che Al
del A3 post governo add o reazionari Al del A3 54-55 che ... chiamare] il così detto A
che solevasi chiamare em mrg inf A2 56 questa ...fu] io fui A questa nostra casa fu em
sl A2 onorata] onorato A onorata CO/T Al post queste add perquisizioni ossia A del
Al 57 può om A add sl A2 post altre add mrg sin v. p. 97 A2 58 ante È add mrg sup
per la pago 33 Al 58-69 È... nostre om A add pagg. 97-98 A2 58 la] nella A2 la em sl
A3 notte... mercoledì om A2 add sl A3 al] dal A2 al corr A3 post giovedì add al ve-
nerdì A2 del A3 61 rovistare nelle] di A2 rovistare nelle em sl A3 in] di A2 in em sl
A3 mettere sossopra o/n Al add sl A3 63 avete allontanato] allontanasti A2 allontanaste
CO/T A3 avete allontanato corr A4 vi sareste] ti saresti Al vi sareste CO/T A3 63-64 queste]
non piccole Al queste em sl A3 64 ante Fattosi add Il A2 del A3 scherzando om A2 add
sl A3 come] come uno scherzo ed un A2 come em sl A3
di procedura civile: art. 122: «Nell'atto della visita de' luoghi il Giudice può esaminare tutte le
persone che possono dare schiarimenti sopra il reato, i suoi autori e complici (...]»; art. 123:
«Potrà anche proibire a chicchessia di uscire dalla casa o di allontanarsi dal luogo prima che
sia chiuso il verbale (...]»; art. 124: «Se nell'atto della visita si troveranno armi, stromenti, od
altri oggetti, che possano avere servito od essere stati destinati a commettere il reato, od appa-
risca esserne stati il prodotto, saranno posti sotto sequestro, egualmente che le carte ed ogni al-
tro documento che potrà essere utile allo scoprimento della verità (...]»; art. 145: «Gli oggetti
sequestrati saranno presentati all'imputato, ove questi sia presente, perché li riconosca e vi
apponga la sua sottoscrizione (...]».
58 Cioè la notte fra il 23/24 giugno.
58-59 Se sulla natura speciale di questo «sogno» lo stesso don Bosco sembra avere qualche
perplessità, pare lecito pure a noi sollevarne qualcuna. Dagli arresti che in quei giorni avve-
nivano in molte parti del regno, ed in Torino stessa (vedi introd. p. 116) come escludere che
don Bosco possa aver temuto una perquisizione in casa sua e pertanto abbia provvisto a di-
struggere carte che riteneva compromettenti?

4.7 Page 37

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Don Bosco tra storia e leggenda
147
p.98 confidenziali affatto I estranei alla politica e a cose di governo. Quando pertanto co-
minciarono le perquisizioni io aveva trasportato altrove le cose che avessero potuto
dare il minimo appiglio di relazioni o allusioni politiche nelle cose nostre.
p.3
Erano adunque le due pomeridiane in giorno di Sabato I quando mi si presentò 70
una caritatevole persona, che con una lettera del Ministro dell'Interno, accompa-
gnava un povero fanciullo. Mentre la stava leggendo sul ripiano della seconda scala
ecco giugnere tre uomini signorilmente vestiti, che dicono:
- Abbiamo bisogno di parlare con D. Bosco.
- Eccomi, abbiano pazienza un momento. Deliberato quanto riguarda a que- 75
sto ragazzo sarò ai loro comandi.
Non possiamo attendere.
In che li posso servire, se hanno tanta premura?
Dobbiamo parlarle in confidenza.
Vengano nella camera del prefetto. I
80
p.4
Non nella camera del prefetto, ma in camera sua.
Ora non posso andare.
Ella ci deve andare. È cosa indispensabile.
Ma chi siete voi?
Noi siamo qui per una visita domiciliare.
85
68 trasportato altrove] tolto fin A2 trasportato altrove em mrg sin A3 69 il minimo om A2
add sl A3 di relazioni] di politica relazione A2 di relazioni corr A3 allusioni] allusione A2
allusioni corr A3 politiche om A add si A2 70 Erano... Sabato] Erano le ore due pome-
ridiane A Erano adunque le due pomeridiane in giorno di Sabato em A2 quando om A add
si A2 post quando add un ragazzo accompagnato da una [altra A una em si A2] persona A
del A2 si presentò] presentava A si presentò COIT A2 71 una ... con om A add mrg sin
A2 71-72 accompagnava un] con cui mi accompagnava un A accompagna emend A2 ac-
compagnava un corr A3 72 post fanciullo add che una caritatevole persona accompagnava
A del A2 73 giugnere] giungon A giugnere corr A2 uomini] pe A uomini em A2 76
post sarò add tutto A del A2 79 Dobbiamo] Abbiamo di A Dobbiamo corr A2 83 È...
indispensabile om A add A2
67-69 Conferma di tali occultamenti si trova nelle parole del memorialista Lemoyne: MB
VI 547.
70 Sabato, 26 maggio, vigilia di Pentecoste.
71-72 Ammessa e con concessa - come vedremo l'esattezza dei particolari riferiti da don
Bosco, rimane comunque impresa ardua per non dire impossibile identificare nomi e situazioni
contingenti. Così ad esempio dai documenti in nostro possesso non risulta alcun ragazzo accol-
to a Valdocco in quel sabato 26 maggio. Il che però non esclude che sia stato registrato il gior-
no seguente ovvero il giorno in cui in effetti poté essere ricoverato, non necessariamente quel
26 maggio. Il Bollettino Salesiano (1884) n. 1, gennaio, p. lO identifica invece la «caritatevole
persona» con la madre del ragazzo. L'archivio centrale salesiano conserva comunque lettere
inviate dal ministero a don Bosco proprio in quei giorni. Vedi introd. p. 119.
80 Prefetto, cioè vicedirettore con compiti amministrativi, era allora don Vittorio Alasonatti
(1812-1865), che entrato all'Oratorio già sacerdote nel 1854 per aiutare don Bosco, svolse fino
alla morte la mansione di amministratore-contabile. Cfr Dizionario biografico dei salesiani, a
cura di E. Valentini-A. Rodinò. Torino 1969.

4.8 Page 38

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148
Pietro Braido e Francesco Motto
Allora capii chiaramente quello, di cui fin dal principio io dubitava. Presi per-
tanto a parlare così:
Avete con voi qualche scritto?
- No ma costui è l'avvocato Tua Delegato di pubblica sicurezza, questi due
90 sono l'avv. Grasselli e l'avv. Fumagalli, che rappresentano il Fisco.
Con quale autorità vogliono fare questa visita domiciliare?
Le autorità non hanno bisogno di essere autorizzate.
Mi scusino, Signori, io credo che loro siano tutti uomini onesti; ma io potrei
anche ingannarmi. Fino a tanto che non mi faranno vedere la loro facoltà coi limiti
95 della medesima io non li accoglierò né in camera mia né in altro luogo di questa
casa. I
Vuole adunque costringerci ad usare la forza?
p.5
lo credo che niuno si attenterà di usare la forza in casa mia. Le leggi garan-
tiscono il domicilio, ed ogni violenza che mi venisse usata l'avrei come una violazio-
100 ne del domicilio di un pacifico cittadino.
In quel momento si sparsero per le scale, pel cortile, alla porta parecchie guar-
die di pubblica sicurezza, mentre un corpo di altre guardie ben armate stavano in
sentinella fuori dello stabilimento. Il Delegato di pubblica sicurezza con voce alta e
severa ripigliò:
86-87 Allora ... così om A add mrg sin A2 89-90 questi ... sono] questo è A questi due sono
CO'T A2 90 e l'avv. Fumagalli om A add si A2 rappresentano] rappresenta A rappresen-
tano corr A2 post Fisco add costui è l'avv. Fumagalli a nome della questura A del A2 92
autorizzate] autorizzati A autorizzate CO/T A2 94 post vedere add con A del A2 95 né!
om A add si A2 camera] casa A camera em si A2 98 post la add min A del A2 Le leg-
gi om A La legge add A2 Le leggi corr A3 98-99 garantiscono il domicilio om A add
A2 99-100 ed ogni ... cittadino om A add mrg sin A2 99 venisse] si volesse A2 venisse em
si A3 100 del] di A2 del corr A3 101 sparsero] diffusero A sparsero em si A2 le scale]
la casa A le scale corr A2 102 stavano] facevan A stavano ern A2 103 post alta add tono
A del A2 104 severa] severo A severa corr A2 post ripigliò add il disco A del A2
89-90 L'art. 3 della legge di pubblica sicurezza prevedeva che presso gli uffici di Governo,
d'Intendenza e di Questura vi fossero delegati ed Applicati di Pubblica Sicurezza. Così nel no-
stro caso: avvocato Stefano Tua, delegato di pubblica sicurezza nella sezione di Borgo Dora,
facente funzione d'ispettore; avv. Antonio Grasselli, Ispettore della sezione Moncenisio; avv.
Fumagalli (?) con incarico non meglio precisato. Quest'ultimo nome, aggiunto da don Bosco in
un secondo tempo, non compare nel verbale della perquisizione, che invece riporta quello di
Savino Grosso [Grasso secondo L'Armonia, Grossi secondo Il Campanile: la precisione nei
nomi non era eccessivamente rispettata all'epoca e non solo sui giornali]. Ciò per altro non si-
gnifica che il Fumagalli non abbia partecipato a quella o ad altra «perquisizione» all'Oratorio,
anche se non si può escludere che don Bosco lo abbia erroneamente unito al Grasselli, visto
che furono uccisi nel medesimo attentato di Bologna (vedi nota alle linee 1138-1145). A meno
che anziché di Fumagalli si trattasse di Costantino Meregalli, addetto al ministero dell'Interno
(applicato di 3a classe, 2a divisione).
91-107 Don Bosco ha dalla sua parte il codice penale: art. 205: «Qualunque uffiziale dell'or-
dine giudiziario o amministrativo, o agente della pubblica forza o di sicurezza pubblica, o qua-

4.9 Page 39

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Don Bosco tra storia e leggenda
149
Ci conduce adunque in sua camera?
105
lo non posso e non vi condurrò in mia camera fino a tanto che non mi fac-
ciate vedere chi vi manda e con quale autorità e per quale ragione. Guardatevi bene
di venire ad opera di fatto, perché in tale caso io chiamerei i miei figli in ajuto, farei
suonare le campane, e considerandovi come aggressori e violatori del domicilio al-
p. 6 trui, vi forzerei I ad allontanarvi di qui. Voi potrete, è vero, tentare di condurmi in 110
prigione colla violenza; ma in questo caso voi commettereste un'azione biasimevole
in faccia a Dio e in faccia agli uomini e forse con cattive conseguenze e con vostro
danno.
A queste parole una guardia si avvicinava per mettermi le mani addosso; ma il
Delegato lo impedì soggiugnendo: Per quanto è possibile faciamo le cose senza guai. 115
Andate a prendere il Decreto che esiste nell'uffizio del Questore.
In quel lasso di tempo io ho terminato il colloquio col ragazzo raccomandato
che tutto sbalordito a quella discussione, da lui certamente non intesa, stava aspet-
tando una risposta definitiva. Venne difatto accettato; e se non iscambio il nome
credo fosse il giovane Rattazzi nipote del celebre Urbano Rattazzi.
120
106 che om add si A2 108 opera] opere A opera CO/T A2 IlO tentare om A add sl
A2 110-111 in prigione om A add sl A2 III post violenza add in prigione A del
,12 post caso add andrebbe male per voi A del A2 111-112 voi ... coni om A add sl
A2 112-113 cattive... danno om A add mrg sin A2 112 e con] a A2 e con em si A3 113
danno] riguardo A2 danno em si A2 114 post guardia add di pub A del A2 115 post sog-
giugnendo add tutti fac A del A2 Per ... possibile om A add sl A2 116 Andate] Si parta ed
uno vada A Andate em sl A2 118 a quella... intesa om A add mrg sin A2 post discussione
add che A2 del A3 119 Venne] e fu A Venne em sI A2 post difatto add definitivamente
A del A2 120 post credo add che A del A2
lunque altra persona legittimamente incaricata di un pubblico servizio, che s'introduca col ca-
rattere della sua carica nel domicilio di un privato, fuori dei casi preveduti dalla legge, e senza
le formalità da essa ordinate, sarà per questo solo fatto, punito col carcere estensibile ad un
anno e con multa estensibile a lire trecento»; art. 206: «Incorrerà nella stessa pena, di cui al-
l'art. precedente, qualunque altra persona che insidiosamente, o con vie di fatto, o con minac-
cie si introdurrà senza alcun diritto nella casa altrui contro la volontà di coloro che vi dimo-
rano». L'impiego delle guardie nella perquisizione era previsto dall'art. 138 della legge sulla
Pubblica Sicurezza.
115-116 Suona piuttosto strano che tale decreto non fosse stato portato e letto a colui che
veniva perquisito; altrettanto strano poi che con un medesimo decreto si ordinasse la perqui-
sizione di più persone, soprattutto se si considera che non vennero effettuate nello stesso
tempo, quella del Cays addirittura oltre un anno dopo. Purtroppo nonostante attente ricerche
archivistiche, non è stato possibile rintracciare alcun documento circa tali mandati. La per-
quisizione comunque ci fu e ne diedero ampia notizia i giornali di ogni tendenza (vedi nota
alle linee 513-520).
119-120 Non può trattarsi di Cesare Rattazzi, figlio di Alessandro, nato ad Alessandria nel
1847, che era entrato all'Oratorio di Valdocco il 12 maggio 1856 e ne era uscito nel febbraio di
due anni dopo. A pago 13 del primo manoscritto di Berta, don Bonetti aggiunge nel margine si-
nistro, verticalmente: «Credo che fosse già in casa da qualche tempo». Lo stesso don Bonetti
sul Bollettino Salesiano (1882) IO, p. 171 scrive però che Cesare Rattazzi era cugino del famoso
Urbano Rattazzi (1808-1873), già deputato al parlamento subalpino, più volte ministro e per
due volte presidente del Consiglio dei ministri del regno d'Italia.

4.10 Page 40

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150
Pietro Braido e Francesco Motto
Fu allora che una voce sparsa per tutto lo stabilimento fece persuasi i nostri
giovanetti come si voleva condurmi in prigione. Un'agitazione ed una specie di furia
li invase, mentre una scelta I dei più coraggiosi e arditi si avvicinano e sottovoce mi p. 7
dicono: Permette che ci sbarazziamo di questa canaglia? No, risposi tosto, vi proibi-
125 sco ogni parola, ogni tratto, che possa offendere chicche sia. Non abbiate alcun ti-
more, io aggiusterò tutto, e voi andate tutti a compiere i vostri doveri.
Giunse finalmente il commesso, e allora il Delegato si cinse della sciarpa que-
sturale e con cinque polizioti a fianchi, i rappresentanti del fisco, con voce orribile
disse: In nome della legge io intimo la perquisizione domiciliare al Sac. Gio. Bosco.
130 Nel terminare queste parole mi dava a leggere il famoso Decreto, in cui era ordi-
nata la perquisizione al can'v Ortalda, a D. Caffasso Giuseppe, al Cte Cays ed altri.
La parte che mi riguardava era concepita come segue: D'ordine del Ministero del-
l'Interno si proceda a I diligente perquisizione nella casa del Sac. Bosco, e siano fatte p.8
minute indagini in ogni angolo dello stabilimento. Egli è sospetto di relazioni com-
135 promettenti coi Gesuiti, coll'Arcivescovo Fransoni, e colla corte pontificia. Trovata
qualche cosa che possa gravemente interessare le viste fiscali, si proceda all'imme-
diato arresto della persona perquisita.
Ritornato quello scritto a chi me lo aveva dato soggiunsi: Così stando le cose,
121 allora] pur in quel A allora em A2 121-122 voce... pngione om A add I71rg sin
A2 123 li invase] investì i giovanetti dello Stabilimento A li invase em sI A2 post invase
add sI tutti A2 del A3 mentre] ed A mentre em sI A2 sottovoce] sotto A silenziosi em A2
sottovoce em sI A3 124 dicono] dico A dicono corr A2 126 a compiere i] ad occuparvi
nei A a compiere i em sI A2 127 Giunse] Giunto A Giunse col'l' A2 finalmente] poi A fi-
nalmente em sI A2 il Delegato] l'avv. A il Delegato CO/T A2 127-128 post questura1e add
di poi A del A2 128 a fianchi, i] di dietro, coi A a fianchi, i em sI A2 post fisco add ac-
canto A del A2 130 mi om A add sI A2 132 post riguardava add me A del A2 133 nel-
la] alla A nella CO/T A2 e siano] e siano A del A2 e siano add sI A2 post siano add e A
del Al 135 post colla add Santa A del A2 136 gravemente om A add sI A2 138 Ritor-
nato] Allora ritornai A Ritornato CO/T A2 soggiunsi] soggiugnendo A soggiunsi CO'T A2
127-130 La procedura era rigidamente stabilita dall'art. 8 della legge sulla pubblica Sicurezza.
131 Circa le perquisizioni al can. Ortalda, a don Cafasso: vedi introd. p. 116. Don Cafasso morì
il 23 giugno e due giorni dopo Il Campanile ne attribuì il repentino crollo alle conseguenze non
solo della perquisizione in casa sua, ma soprattutto a quella dell'Oratorio di Valdocco, di cui
aveva paventato la chiusura. Il conte Carlo Cays (1813-1882), già deputato al parlamento su-
bal pino dal 1857 al 1860, rimasto presto vedovo, si era dedicato ad opere di carità, diventando
prima membro e poi presidente delle Conferenze di S. Vincenzo de Paoli a Torino. Fu genero-
so benefattore di don Bosco, cui non negò il suo aiuto anche come animatore di varie attività
dell'Oratorio. Nel 1877 diventerà salesiano e l'anno seguente sacerdote. Cfr Dizionario biogra-
fICO ... Scriverà don Lemoyne: «( ...] Come don Bosco e altri insigni personaggi subì nel '62 una
esosa perquisizione, la quale servì solo a mettere in luce come il sant'uomo non fosse mai usci-
to per nulla dal campo della carità cristiana. Sentì per altro il dovere di difendere l'onore del
casato; onde stese del fatto una memoria dalla quale appare quanta fosse la nobiltà e franchez-
za del carattere(:] Una perquisizione. ossia le Franchigie costituzionali sotto il ministero Rlcasoli.
Memoria del Conte Carlo Cays di Giletta e Caselette. Torino, Speirani 1862»: MB XII 219.
134-135 Vedi introd. pp. 117-118.

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Don Bosco tra storia e leggenda
151
vi concedo pieno diritto di esercitare la vostra autorità, e ciò fo unicamente perché
mi è imposto dalla forza; andiamo in mia camera.
140
Pervenuti all'uscio di quella, nell'atto che io apriva l'uscio, l'Avv. Tua in tono
p.9 burlesco lesse le parole scritte al sommo del medesimo: Lodato sempre sia il I nome
di Gesù e di Maria.
Ho giudicato bene di arrestarmi dicendo: e sempre sia lodato il nome, poi mi
volsi a tutti con dire: toglietevi il cappello. Ma vedendo che niuno ubbidiva ho repli- 145
cato: Voi avete cominciato, adesso dovete terminare col dovuto rispetto e comando
ad ognuno di scoprirsi il capo. Giudicarono bene di accondiscendere, ed io ho con-
chiuso: Il nome di Gesù Verbo incarnato.
Perquisizioni in camera.
Entrati in mia camera, io mi abbandonai alloro arbitrio. Cominciarono a met- 150
termi le mani in dosso; quindi ogni saccoccia; il taccuino, il porta monete, le brache,
p. lO il giustacuore, la sottana, gli orli degli abiti, lo stesso fiocco della beretta fu I sogget-
to di indagini a fine di trovare, essi dicevano, il corpo del delitto. Siccome queste
operazioni si facevano in modo grossolano spingendomi in tutti i versi, io mi lasciai
sfuggire le parole: et cum sceleratis reputatus est. Che dice, chiese un di loro. - 155
Dico che voi mi fate il servizio che altre volte alcuni prestarono al divin Salvatore.
In un angolo eravi un cestone di carta straccia, di cenci, di spazzatura e simili.
L'avv. Grasselli avendo portato su quello il guardo vide una busta di lettera col
francobollo pontificio. A me questo, esclamò, niuno tocchi. Guardie, attente, ag-
giunse il Delegato, e custodite ogni cosa.
160
Ciò detto, si mise a far passare ad una ad una le buste delle lettere, i pezzi di
p. 11 carta rovistando nella polvere I e nella spazzatura che nel cestone si contenevano.
141 nell'atto che] mentre A nell'atto che em A2 142 burlesco] sardonico A burlesco cm si
A2 al sommo] sopra A al sommo em si A2 del medesimo] la porta A del medesimo cm
A2 144 ante Ho add lo A del A2 arrestarmi] sospendere ogni cosa A arrestarmi cm si
A2 145 con dire] Si A dicendo em A2 con dire COIT A3
in add mia A del A2 150 post Entrati add poi A del A2
Ma] e A Ma COIT A2 149 post
alloro arbitrio] nelle loro mani A
alloro arbitrio em si A2 150-151 a mettermi ... dosso] a farmi una visita personale A metter-
mi le mani in dosso em si A2 151 le20 m A add A2 152 il om A add A2 la 0111 A add
A2 post gli add stessi A del A2 fiocco] fioco A fiocco COIT A2 153 a fine di] per A a
fine di em si A2 154 post facevano add tutte A del A2 156 il servizio] la funzione A il ser-
vizio em si A2 post volte add fecero A del A2 alcuni] altri A alcuni em A2 prestarono
011I ./ udd si A2 al] alla persona del A al COIT A2 157 spazzatura] cenere A spazzatura CIII
si A2 161 Ciò detto om A add mrg sin A2
149-154 Vedi introd. pp. 119-120.
155-156 et cum sceleratis reputatus est ... divi n Salvatore. L'espressione è di Is 53,2, ripresa
da Mc 15,28.

5.2 Page 42

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152
Pietro Braido e Francesco Motto
Gli abiti del poverino, che pur erano eleganti, rimasero. del tutto insudiciati; i capelli
coperti di polvere, la stessa faccia deformata.
165
Mi rincresce assai, assai ... presi a dire.
Che le rincresce?
Il vedere un pari suo a fare questo vile mestiere.
Ha ragione; ma l'impiego, l'onore, il dovere me lo impongono.
lo vi compatisco; e sono persuaso che se voi foste in libertà non vi abbasse-
170 reste a queste viltà; perciocché io amerei meglio fare lo spazzino di via e di piazza,
che imbrattarmi gli abiti e la persona in questa guisa. E poi un avvocato, un giudice,
un pubblico funzionario, un personaggio che alla R. università conseguì onorata-
mente la laurea ed ora vedersi costretto ad imbrattarsi in codesta guisa....... I
- È vero, è vero ... oh maledetta necessità!
p. 12
175
- Olà, ripigliò il Delegato, è bene di abbreviare le cose. Ci dia le cose che cer-
chiamo, e subito cene andremo.
Abbiate la compiacenza dirmi quali carte desiderate.
Quelle che possono interessare le viste fiscali.
- Non posso darvi quello che non ho.
180
- Ma Ella può negare di non avere carte che possano interessare le viste fisca-
li? Scritti riguardanti ai gesuiti; a Franzoni o al Papa?
- Vi do piena soddisfazione; ma ditemi prima se voi credete a quello che
vi dirò?
- Si purché ci dica la verità.
185
Ciò vuol dire che voi non siete disposti a credermi, perciò è inutile ogni mia
asserzione.
Ma sì che vi crediamo, disse l'avlvocato Fumagalli.
p. 13
Crediamo come al Vangelo, aggiunsero gli altri.
Se voi mi credete, risposi, andatevene pure pei fatti vostri, ché né in questa
190 camera, né in alcun angolo della casa voi troverete cosa che non convenga ad onesto
sacerdote, perciò niente che in questo senso vi possa interessare.
- Ma pure, ripigliò l'avv. Tua, fummo assicurati che esiste il corpo del delitto
e che a forza di indagini lo troveremmo.
163 che pur om A add sl A2 eleganti om A add /nrg sin A2 rimasero om A erano add sl
A2 rimasero em mrg sin A3 del tutto] affatto A del tutto em mrg sin A2 167 suo iter A
corr A2 168 post ma add il A 171 gli om add mrg sin A2 la om A add sl A2 post
poi un add gr A del A2 175 posi che add noi A del A2 176 subito o/n A add sl A2 post
andremo add tutti A del A2 182 voi] vuoi A 187 Fumagalli] Gl'a A Fumagalli em
A2 188 aggiunsero] dissero A aggiunsero corr A2 189 pei ... vostri] in pace A pei fatti
vostri em sl A2 post ché add niente A del A2 190 alcun] altro A alcun em .l'l A2 193
troveremmo] troveremo A troveremmo CO'"I' A2
180-181 Vedi introd. pp. 117-118.
192-193 Di quanto avvenne nelle stanzette di don Bosco durante la perquisizione, oltre alla
testimonianza dello stesso, ve n'è pure un'altra: quella dell'allora ventenne «aspirante mae-
stro» Giuseppe Reano (vedi appendice). A parte alcuni particolari, le due relazioni concordano.

5.3 Page 43

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Don Bosco tra storia e leggenda
153
Se non volevate credermi, perché interrogarmi? Ora ditemi in buona grazia,
siete persuaso che io sia uno sciocco?
195
- Non certamente.
- Se non sono uno sciocco, non ho certamente lasciato cose compromettenti,
fJ. 14 che potessero cadere nelle vostre I mani; e le avrei prima d'ora stracciate o trafugate.
Ora continuate pure la vostra perquisizione.
Allora ogni armadio, baule, cancello, forziere venne aperto, ed ogni minuta car- 200
ta od altro oggetto confidenziale o non confidenziale si andava visitando.
lo mi sono messo ad uno scrittojo per soddisfare ad alcune lettere la cui rispo-
sta era in ritardo. In questo momento, mi disse il Grasselli, Ella non può scrivere al-
cuna cosa senza che sia da noi veduta. Padronissimi, risposi, vedano pure e leggano
quanto io scrivo.
205
lo adunque scriveva, ed essi in numero di cinque leggevano l'uno dopo l'altro
tutte le mie lettere. Ma avveniva che prima che una lettera fosse letta da ciascuno io
fJ. 15 ne aveva già un'altra preparata I da presentare; onde il Delegato ebbe a dire: Che
facciamo noi qui; perdiamo il tempo nel leggere lettere che scrive D. Bosco e non
terminiamo quanto forma lo scopo della nostra visita.
210
Si stabilì pertanto che un solo leggesse le mie lettere, e gli altri continuassero la
perquisizione.
Nel visitare una specie di guardaroba trovarono chiuso un cancello. Che c'è
qui, chiesero con premura?
Cose confidenziali, cose segrete, risposi, io non voglio che alcuno apra. 215
- Che confidenza, che segreto! venga tosto ad aprire.
- Non posso assolutamente. Credo che ognuno abbia diritto di serbare in se-
greto quelle cose che gli possono tornar ad onore o ad infamia; perciò vi prego di
passare ad altro e rispettare i segreti di famiglia. I
p. 16
Che segreti d'Egitto; o venga ad aprire o che scassiniamo il forziere.
220
Minacciando la forza, io cedo a quanto volete.
Aprii il forziere e l'Avv. Tua vuole impadronirsi di tutte le carte là entro conte-
nute. Ma quale non fu la sua maraviglia o meglio la sua vergogna, quando si accorse
194 unte Se addNo A del A2 198 trafugate] allontanate A tra fugate em si A2 201 confi-
denziale o non confidenziale om A add mrg sin A2 si... visitando] fu visitato A si andava vi-
sitando em A2 202 ad uno] al A allo CO'T A2 ad uno em si A2 per soddisfare] e risponde-
va A per soddisfare em si A2 202-203 la ... era om A add si A2 205 io scrivo] si scrive A
io scrivo CO/T A2 207 che' om A add si A2 208 un'] una A un' CO'T A2 preparata] da
presentar A preparata em inflin A2 Che] che A Che CO'T A2 215 cose segrete om A add
si A2 voglio ... apra] posso aprire A voglio che alcuno apra CO/T A2 219 rispettare... fa-
miglia] lasciarmi in pace A rispettare i segreti di famiglia em A2 220 segreti] pace A segreti
cm sl A2 221 ante Minacciando add Se A del A2 222 il forziere] lo sfo A il forziere
cm A~ e l'Avv.] Ma quale non A e l'Avv. em si A2 om A add si A2 223 o meglio ...
quando om A add mrg sin A2 post accorse add tutte A del A2
202-207 Allo stato attuale delle ricerche non è stata rinvenuta alcuna lettera di don Bosco
in tale data.

5.4 Page 44

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154
Pietro Braido e Francesco Motto
che quelle carte non altro erano che note di olio, di riso, di paste, di pane, o del fer-
225 rajo, del sarto, del calzolajo, note tutte da pagarsi.
Perché ci corbella così, mi disse l'A vv. Tua?
- Non corbello nessuno. Non voleva che i miei affari, i miei debiti fossero a
tutti palesi; voi avete voluto sapere e vedere tutto. Pazienza! almeno Dio vi inspiras-
se di pagarmi alcuna l di queste note!
p. 17
230
Si rise da tutti e si passò ad altro.
- Fra le varie carte trovarono una lettera che qualche tempo addietro aveva rice-
vuto dal Santo Padre. Volevano prenderla e portarsela seco.
Non voglio, loro dissi, perché è un originale, ve ne darò copia manoscritta.
Appunto perché è manoscritto, ed originale è mestieri che la sequestriamo.
235
Piuttosto ve ne do copia.
Dov'è la copia?
Eccovela stampata.
Non è l'originale.
Ma è identica.
240
È una traduzione.
Vi è anche il testo.
Il giudice Grasselli verificò ogni cosa parola per parola e poi disse: Per noi è
meglio questa copia, in cui vi è latino ed italiano, quindi assai I più facile ad in- p. 18
tendersi.
245
Intanto che si andava rovistando in tutti i nascondigli, uno si mise a leggere un
volume dei Bollandisti.
Che c'è in questi libri? disse.
Sono libri de' Gesuiti che per niente loro riguardano, si passi ad altro.
Oh! libri dei Gesuiti, siano tutti sequestrati.
250
No, disse un altro; si osservi che cosa contengano.
Si continuò a leggere oltre una mezz'ora e poi disse: Vadano alla malora questi
libri e chi li ha scritti, io ne capisco niente. Sono tutti latini. Se io fossi imperatore, io
224 del] di A del COIT AZ 224-225 ferrajo] altra provvis A ferrajo em AZ 231 varie om
A add si AZ 233 Non om A add sl AZ è om A add .l'lAZ un originale] una copia ori-
ginale [origale A originale COIT AZ] A un originale COIT AZ ve... copia] è un A ve ne darò
copia em sl AZ manoscritta] manoscritto A manoscritta COIT AZ post manoscritta add
che io desidero di conservare A del AZ 242 parola per parola om A add mrg sin AZ 243
post facile add per noi A del AZ 245 che om A add sl AZ tutti i nascondigli] ogni nascon-
diglio A tutti i nascondigli COIT AZ 248 de' iter A COIT AZ 249 Ohl. .. Gesuiti] Anzi A Oh!
libri dei Gesuiti em mrg sin AZ 251 Si continuò] Uno di loro si mise A Si continuò cm sl
AZ oltre una mezz'ora] per lo spazio di quasi un' A oltre una mezz'ora em sl AZ 252 li]
ha A li COIT AZ
231-232 Vedi introd. pp. 118-119.
246 Bollandisti: società scientifica formata da un gruppo di gesuiti dediti all'edizione degli
Acta Sanctorum, raccolta critica di documenti sui santi.

5.5 Page 45

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Don Bosco tra storia e leggenda
155
vorrei abolire il latino e proibire di stampare libri in questa lingua. Insomma, che
cosa contengono questi libri?
Risposi: Questo, che voi andate leggendo, contiene la vita di S. Simone Stilita. 255
p. 19 Quest'uomo straordinario l atterrito dal pensiero dell'inferno, pensando che aveva
un'anima sola, e temendo di perderla, abbandonò patria, parenti ed amici e andò a
fare vita santa ne' deserti. Visse molti anni sopra una colonna, gridando sempre con-
tro agli uomini del mondo che soltanto pensano a godersela, senza badare alle pene
eterne che nell'altra vita stanno preparate a coloro che vivono malamente sopra 260
la terra.
- Basta, basta... Se continua un poco questa predica dovremo andarci tutti a
confessare.
Appunto, appunto. Oggi è sabato. Alle cinque di sera cominciano le confes-
sioni de' miei cari giovani.
265
- Quest'oggi dunque ci confesseremo noi tutti.
- Bene, optime, si preparino io impiegherò per loro assai volentieri tutta la se-
p. 20 l'a, e con maggior l vantaggio che non è la perquisizione.
In quel momento il cherico Gio. Boggero portò una bottiglia, che bevemmo
tutti insieme alla salute delle perquisizioni; dipoi ho ripetuto che io era in ritardo 270
nelle mie confessioni, perciò o lasciassero venire i miei giovani a confessarsi, oppure
cominciassero egli[no] stessi a fare la loro confessione.
- lo ne ho bisogno, disse uno; io anche, soggiunse [un altro]; io più di tutti
conchiuse il Fumagalli.
Dunque alla confessione.
275
- Se facessimo questo, rispose il Delegato, che mai direbbero i giornali.
E se voi andate a casa del Diavolo, i giornali ed i giornalisti potranno an-
darvi a liberare?
Ha ragione, ma ... ~ontac... basta verremo poi appositamente per questo ... I
p.21
Promisero però nel modo più formale di venirsi a confessare nel sabato succes- 280
sivo. Vennero di fatto due superiori con tre guardie e sembra che siano venuti con
buona volontà, perciocché vennero più altre volte ancora.
253 il latino] la lingua latina A il latino COIT A2 254 contengono... libri] contiene questo li-
bro A contengono questi libri COIT A2 256 Quest'] Questo A Quest' COIT A2 259 goder-
sela] godere A godersela COI.,. A2 260 nell'altra vita om A add sl A2 stanno] sono A stan-
no em sl A2 262 questa iter A COIT A2 267 volentieri] votieri A 269 il cherico ... Bog-
gero om A add sI A2 portò] portava A portò COIT A2 271 post confessioni add o lascia A
del A2 a confessarsi om A add sl A2 272 cominciassero] si mettessero A cominciassero
em sI A2 eglino] egli A fare ... confessione] confessarsi A fare la loro confessione em
sI A2 273 ho om A add sI A2 un altro om A 277 E om A add A2 280 però] di
fatto A però em sI A2 282 perciocché... ancora om A add A2
269 Il chierico Giovanni Boggero (1840-1866) era entrato all'Oratorio nel 1855. Sette anni
dopo si era fatto salesiano ma nel 1866 lascerà la congregazione. Si noti qui la discrepanza con
la relazione Reano ed anche con quella della Cronaca di Ruffino.

5.6 Page 46

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156
Pietro Braido e Francesco Motto
Erano le sette di sera. Si era rovistato in ogni angolo della mia camera e della
vicina libreria; ma le loro indagini riuscirono tutte infruttuose. Quelli erano tutti sti-
285 molati dall'appetito; io era chiamato con insistenza da molti miei affari di famiglia,
anzi i giovani dello stabilimento essendo soliti a venire in quell'ora in mia camera
per confessarsi cominciavano ad altercare con alcune guardie, che li volevano re-
spingere. Laonde si giudicò bene di venire ad un accomodamento e conchiudere
quella giornata. Cioè andarsene. lo mi opposi.
290
Fate un verbale del vostro operato, poi partirete.
Lo faremo in uffizio.
Non conviene né a voi né a me.
Perché?
Perché voi potete variare lo stato delle cose, come potrei fare anch'io; p. 22
295 perciò sia fatto qui il dovuto verbale.
Ma se non abbiamo trovato niente?
Facciano un verbale negativo in cui si esprima non essersi trovato niente.
Lo sottoscriverà anche Lei?
Fatelo qui, e fatelo secondo verità, lo sottoscriverò anch'io.
300
Fu pertanto formolato e sottoscritto il seguente verbale; di cui portarono copia
alla questura; altra fu conservata negli archivi di questa casa.
Questa fu la prima perquisizione, che non riuscì ad altro che a soddisfare la
borsa di qualche spia del governo o appagare la bassa vendetta di qualche delatore I
recando non lieve disturbo alla casa, e grande spavento ai nostri giovani.
p.23
305
Altre perquisizioni.
lo mi pensava che la fatta perquisizione avesse disingannato tutte le autorità in-
torno alla ridicola supposizione di reazione, e che perciòniuno più avrebbe in simile
285 con insistenza om A add si A2 286-289 anzi ... giornata om A add mrg sin A2 286 in
mia camera om A2 add si A3 287 cominciavano ad altercare] venivano ad alterco A2 comin-
ciavano ad altercare CO/T A3 289 ante giornata add perciò si venne ad una conclusione della
A2 del A3 290 ante poi add e A del A2 292 conviene... me] conveniva né loro, me A con-
viene né a voi né a me CO/T A2 294 voi potete] essi possono A voi potete em si A2 po-
trei] poss A potrei em A2 295 il dovuto verbale om A add A2 post verbale add nella A
del A2 297 si... essersi] fu A si esprima non essersi em si A2 299 ante lo add e A del
A2 anch'io] volentieri A anch'io em A2 300 portarono om A add si A2 301 alla que-
stura] fu portata seco loro A alla questura em si A2 fu om A add si A2 303 di ... appaga-
re om A add mrg sin A2 post qualche add pubblica A del A2 post delatore add e A
del ;42 304 post e add non A del A2 nostri om A add si A2 306-307 intorno ... reazio-
ne om A add mrg sin A2 perciò om A add si A2
290-30 I Il verbale era previsto dall'art. 7 della legge sulla Pubblica Sicurezza: «È dovere degli
Ufficiali ed Agenti di Pubblica Sicurezza di consegnare in un chiaro ed esatto rapporto verbale.
tutto quanto ebbero a compiere, ovvero ad osservare nell'esercizio delle loro funzioni ».
30 I Purtroppo non siamo riusciti a rinvenirne nessuno. In appendice comunque riportiamo il
lesto nella versione pubblicata su L'Armonia di martedì 29 maggio. Identico il testo pubblica to
dal Bollettino Salesiano , gen. 1884 p. 15.

5.7 Page 47

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Don Bosco tra storia e leggenda
157
guisa turbato il nostro domicilio che è pur quello dei pacifici cittadini. Ma invece
avendoci trovato gusto la prima volta, rinnovarono fino a dieci volte la medesima
funzione, sempre però con impiegati diversi. Per non essere troppo lungo e troppo 310
minuto io darò soltanto un cenno delle cose più importanti, benedicendo sempre il
Signore, che in quelle prove ci abbia in modo veramente sensibile protetti.
p.24
Quindici giorni [dopo] se ne cominciò un'altra, in cui ci prendeva parte il I Mi-
nistero dell'Interno rappresentato da certo Musuardi e avv. Teologo Petitti e il cav.
Gatti capo divisione che rappresentava il Ministero della pubblica istruzione. I 315
p. 98
Giunsero all'Oratorio alle dieci del mattino quando io era in città per affari del-
la nostra povera famiglia. Il Sac. Alasonatti Vittorio, persona di molta pietà e di
sempre cara memoria, trovandosi solo in mezzo a quella specie di malandrini restò
confuso.
Presto, gli dissero, mostrateci il libro dei conti, delle accettazioni, nome, pa- 320
tria di tutti i giovani.
- Eccovi, disse, questo è il libro mastro; qui il memoriale giornaliero, in que-
sto altro sono notate le condizioni particolari di ciascuno.
Ma noi non comprendiamo niente. I
p.99
- lo non so che farci, se avete pazienza io vi spiegherò ogni cosa.
325
Ma noi vogliamo sapere tutto in poche parole..Cominciatemi a dire: quanti
sono i giovani di questa casa?
308 nostro om A add si AZ che ... quello om A add mrg sin AZ 308-309 Ma ... trovato] ci
trovarono A Ma invece avendoci trovato corr AZ 309 post volta add e A del AZ fino a]
ancora A fino a em si AZ 310 post funzione add ma A del AZ però om A add si
AZ 312 veramente sensibile] cotanto sensibilmente A veramente sensibile COIT AZ 313
dopo om A 314 Teologo om A add si AZ Petitti] Picchini A 315 post Gatti add che A
del AZ che ... il] del A che rappresentava il em si AZ post istruzione add che egli appunto
rappresentava A v. p. 98 em mrg sin AZ 316 ante Giunsero addper la p. 24 AZ 316-374
Giunsero ... appartenenti om A add pagg. 98-102 AZ 316 Giunsero] Quando giunsero AZ
Giunsero COIT A3 quando] ed AZ quando em si A3 316-317 della ... famiglia] spettanti ai
giovani AZ della nostra povera famiglia em si A3 318 specie di malandrini] cozzaglia AZ spe-
cie di malandrini em si A3 323 le condizioni particolari] le cose per AZ le condizioni parti-
colari em A3 di] intorno a AZ di em si A3 324 comprendiamo] possiamo comprendere
AZ comprendiamo COIT A3 niente om AZ add si A3
313-315 Esattamente il 9 giugno 1860. Questa seconda «perquisizione», come già detto, in
realtà è un'ispezione scolastica, prevista dalla legge sulla Pubblica Istruzione del 13 novembre
1859 (la cosiddetta legge Casati): vedi introd. p. 122.
314 Musuardi: il nome non pare esatto; dovrebbe invece essersi trattato di un certo Antonio
Malusardi, segretario del ministro dell'interno, IV divisione, capo sezione.
314 Petitti. Don Bosco aveva scritto: Picchini, altro nome errato, corretto poi dall'amanuense
B in Petitti. Vedi pure l'indecisione di don Bosco alla linea 435. Pietro Petitti era professore,
volontario al ministero della pubblica istruzione nel 1856, poi applicato di 4a classe nel 1860
e di Ia classe negli anni seguenti. Circa il Gatti, vedi nota alle linee 1146-1158.

5.8 Page 48

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158
Pietro Braido e Francesco Motto
Sono circa settecento cinquanta.
Quanto pagano di pensione?
330
Molti essendo assolutamente poveri ed abbandonati sono totalmente gratui-
ti, alcuni pagano qualche poco.
- Che cosa è questo poco?
- Alcuni pagano dodici o dieci franchi al mese, chi qualche brenta di vino; un
sacco di me1iga, o di riso o di castagne ...
335
- Dove tenete i danari?
Non abbiamo cassa in cui tener danari, perché non ne abbiamo mai; e appe-
na ci giugne qualche carità la usiamo subito ad estinguere alcuno dei debiti scaduti.
- Ma voi avete del danaro, non volete dircelo, voi siete un Gesuita.
Così dicendo lo presero per le braccia, lo scossero e lo spinsero in più direzioni
340 della camera. I
Quell'uomo di Dio, osservando la dignità di Sacerdote così malmenata nella p. ]00
sua persona, non poté reggere, ma io, disse, non vi fo alcun male, e ciò dicendo egli
cadde svenuto nelle loro mani. Vergognandosi allora di aver agito non da onesti
funzionarii, ma da manigoldi sorressero lo svenuto e lo adagiarono sopra una sedia.
345
lo giunsi in quel momento; e poco mancò che non cadessi anch'io alla vista di
una persona tanto cara e che mi sembrava moribondo.
Lo presi per mano, lo chiamai ed egli poté riavere un po' di cognizione per dire:
D. Bosco, ci ajuti; poi svenne di nuovo.
Non tema, caro D. Alasonatti, ci sono io, lasci a me il pensiero di ogni affa-
350 re della casa. Si faccia coraggio.
Vim patior, disse stentatamente.
Non si curi più di nulla; ma si ricordi che regnum Dei vim patitur et violenti
rapiunt illudo
Dipoi con animo veramente sdegnato mi volsi ai perquisitori, voi, dissi loro, I
355 voi abusate del vostro potere. Voi dovete essere giudici e non oppressori. Questo p. ]0]
modo di agire non vi meriterà certamente le benedizioni del Cielo; ed avrete una pa-
gina infame nella storia. Siete qui inviati per cercare cose che possano interessare le
328 cinquanta om A add A2 335 ante Dove add Ma A2 del A3 336 post abbiamo add al-
cuna A2 del A3 in cui] dove A2 in cui em sI A3 ante danari add i A2 del A3 339 le] la
A2 le COlT A3 direzioni] parti A2 direzioni em sI A3 340 camera] casa A2 camera {,O/T
A3 341-342 osservando... persona om A2 add mrg sup A3 342 io, disse] disse, a quegli in-
sulti A2 io, disse em sI A3 ante non- add mrg sin Ma io A3 del A4 non- ... egli om A2 add
mrg sin A3 343 ante cadde add Egli A2 del A3 344 post manigoldi add e da [e da iter]
oppressori A2 del A3 post sopra add di A2 del A3 345 non om A2 add sI A3 346 mi
om A2 add sI A3
3n Il numero indicato dall'Alasonatti è evidentemente comprensivo di tutti i giovani che fre-
quentavano l'Oratorio, non solo dei ricoverati. Comunque le cifre date anche nel seguito del
racconto di don Bosco sono sempre approssimative.
351 Vim patior: Is 38,14.
352-353 regnum ... illud: Mt Il,12.

5.9 Page 49

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Don Bosco tra storia e leggenda
159
viste fiscali. Compiete pure il vostro mandato, ma non siate assassini opprimendo
onesti [cittadini], nel pacifico loro domicilio. lo moverò proteste contro di voi presso
ai ministri, presso alla stessa persona del Re e spero che non saranno insensibili a 360
queste infamie.
Tacqui allora, e il cav. Gatti in modo tutto calmo, Signore, prese a dire, noi
non siamo venuti per fare male ad alcuno. Non abbiamo fatto altro che dimandare
schiarimenti.
Se volete schiarimenti perché opprimere un subalterno che non è in grado di 365
p. 102 darli? lo sono il Superiore, io darò I tutti gli schiarimenti necessari, e sarò risponsale
di tutto che si fa e si dice in questa casa; ma lasciate in pace tutti gli altri.
- Ci compatisca, ma non intendevamo di far male ad alcuno.
In quel momento ho affidata la cura del povero D. Alasonatti ad alcuni famigli,
poscia volendo togliere dalla sua presenza gli autori del suo male, li invitai tutti a 370
raccogliersi nell'anticamera del prefetto; dove ci siamo parlato a lungo; assicurando-
mi che avevan istruzioni di fare la perquisizione per tutto lo stabilimento, di interro-
gare i fanciulli ricoverati, ma in modo amico e rispettando le persone e le cose loro
appartenenti. I
p.24
In queste varie visite non fu angolo, non nascondiglio che non sia stato visitato 375
e manomesso. Dormitori, lettiere, sacconi, coltroni, guanciali, tavolini, sedie; scrit-
toj, quaderni, libri; tavole della mensa, cancelli, piatti, pentole, pajuole, caldaje, sec-
chie; i mastelli, le botti, bottiglie della cantina; quanto era in cucina, nei refettori, nei
laboratori, nelle scuole, nelle camere di studio tutto fu minutamente esaminato. È
certo, dicevano, che esiste il corpo del delitto, dunque si deve cercare finché siasi tro- 380
vato; vollero esaminare i libri, i quaderni dei giovani, i registri della casa; interrogare
p.25 tutti intorno alle cose che D. Bosco di.ceva loro del Re, dell'Italia, dei militari. Se
358 Compiete... opprimendo om A2 add mrg sin A3 opprimendo] e voi opprimete i A2 op-
primendo corr A3 359 onesti cittadini] pacifici cittadini A onesti em si A2 nel... domici-
lio om A2 add si A3 361 infamie] malversazioni A infamie em A2 363 venuti] veduti A2
venuti corr A3 365 è om A2 add si A3 368-371 Ci... raccogliersi om A2 add mrg in!
A3 369 ante In add Per non A3 del A4 371 nell'] nella A2 nell' CO'T A3 anticamera]
camera A2 anticamera em A3 post anticamera add Ciò detto ci si siamo insieme raccolti A2
del A3 post lungo add chiesero umile scusa dell'incidente avvenuto A2 del A3 assicuran-
domi] assicurarono A2 assicurandomi corr A3 372-373 di2 ... ricoverati om A2 add mrg sin
A3 373 post rispettando add tutte A2 del A3 373-374 e le... appartenenti om A2 add
A3 375 post fu add ommesso A del A2 ante nascondiglio add un A del A2 376 mano-
messo om A add si A2 ante Dormitori add I A del A2 377 della] per la A della em si
A2 378 i om A add si A2 le om A add si A2 quanto ... cucina] in cucina A quanto era
in cucina em si A2 post cucina add nei labora A del A2 380-381 cercare ... trovato] tro-
vare A cercare finché siasi trovato em A2 381 i libri om A add si A2 dei giovani om A
add si A2 post giovani add i libri di scuola A del A2 382 tutti] i giovani A tutti em
si A2 intorno alle] sulle A intorno alle em si A2 Re] re A Re COIT A2
369 Famigli: collaboratori laici residenti all'Oratorio.
375-382 Come si è detto sopra, qui don Bosco pare collazionare le procedure di visite domi-
ciliari sia di indole politica che scolastica.

5.10 Page 50

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160
Pietro Braido e Francesco Motto
andavano da lui a confessarsi, che cosa loro diceva, se non consigliava di attentare
alla vita delle autorità. La storia, la geografia, il catechismo servivano loro di appi-
385 glio per fare più strane e suggestive insinuazioni per condurli ad asserzioni [che] non
avevano mai immaginate. Fra le altre il cav. Gatti fece queste dimande ad un allie-
vo, che credo fosse Rinaudi Costanzo, oggidì laureato in molte facoltà.
Da chi andate a confessarvi?
Da D. Bosco.
390
È da molto tempo?
Da tre anni, che sono in questa casa sono sempre andato da lui.
Ci vai volentieri.
Assai, assai.
Che cosa ti dice di bello in confessione?
395
Mi dà tanti buoni consigli.
Dimmene qualcuno di questi santi consigli, sono tanto ansioso di cono-
scerli. I
Se fossimo in confessione, io le direi ogni cosa, ma ciò che è materia di quel p.26
Sacramento non se ne deve parlare fuori di confessione.
400
Non ti dice che il Papa è un santo?
Dice che il Papa si chiama santo padre; ed io credo benissimo che egli sia
santo.
Non ti dice essere scellerati quelli che gli hanno tolti i suoi Stati?
Queste cose non appartengono alla confessione.
405
Ma queste cose non sono peccati?
Se sono peccati ci pensino i colpevoli quando vanno a confessarsi. Ciò non
fa per me.
Dopo il prof. Ferri fece il seguente interrogatorio ad un altro allievo.
Come vi chiamate?
410
- Ropolo Pietro di Villafranca.
384-385 appiglio per] norma a A appiglio per em sl A2 385 post fare add le A del A2 e
suggestive om A add sl A2 condurli ad asserzioni] far dire cose che essi A condurli ad escr-
zioni em sl A2 che om A 387 laureato] prof. di A laureato em A2 396 ante Dimmene
add P. es. A del A2 Dimmene] Dimene A Dimmene corI' A2 401 si chiama] chiamasi A si
chiama cotr A2 403 essere] che sono A essere em sl A2 che om A add sl A2 tolti] pre-
si A tolti em sl A2 405 non om A add sl A2 408 il prof... seguente] fu fatto altro A
il prof. Ferri fece il seguente em sl A2 ad ... allievo] al giovane Ropolo Pietro A ad un altro
allievo em sl A2
386 Gatti: vedi nota alle linee 1146-1158.
387 Rinaudo Costanzo (1847-1937) era entrato all'Oratorio nel 1858 e vi rimarrà fino al
1866, allo scadere del periodo di professione temporanea.
408 Piuttosto strano che il prof. Ferri non sia stato citato nell'elenco precedente alle linee
314-315. È un'ulteriore prova che don Bosco. unifica qui due diverse ispezioni. Circa il Ferri,
vedi nota alle linee 946-947.
410 Ropolo Chiaffredo (non Pietro), nato nel 1844 a Villafranca Piemontese, era venuto al-
l'Oratorio nell'ottobre del 1856 e ne uscì nel novembre 1863. Ropolo Pietro, serragliere, era in-
vece uno dei membri laici della commissione organizzatrice per la lotteria del dicembre 1851.

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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Don Bosco tra storia e leggenda
161
Che scuola fate?
Faccio quinta Ginnasiale.
Conoscete il Re? I
p.27
- Non l'ho mai veduto, ma so che è nostro sovrano.
- Sovrano perverso, che perseguita i preti e la religione. Non è vero?
415
- Queste cose non appartengono alla storia che abbiamo nelle scuole, e perciò
io non so che rispondervi.
- Ma D. Bosco vi avrà tante volte dette queste cose, non è vero?
- Non abbiamo mai udito a proferirle; anzi nella sua storia d'Italia, parlando
di Vittorio E. ne fa onorata menzione.
420
Ma insomma i persecutori della religione sono scellerati, non è vero?
- lo sono persuaso, che i persecutori della religione sono scellerati.
- Ma Vittorio E. è un persecutore della religione; dunque è scellerato.
- Voi, o Sig. Cavaliere, potete giudicare queste cose con maggior conoscenza
p. 28 dei fatti; sarà tutto come voi dite; ma io non I ho mai detto che Vittorio E. è un scel- 425
lerato. Se sia esso od altri che perseguitano la religione, non tocca a me giudicarlo.
Quello che io so di certo si è che il Re essendo caduto ammalato qualche tempo fa,
D. Bosco ordinò che si facessero preghiere per la sua sanità e pel bene dell'anima
sua.
- Ma tu mi rispondi a cose, che qualcuno ti ha suggerito. Non è vero?
430
- Dico quello che mi pare secondo la verità; niuno mi insinuò cosa alcuna,
perché niuno poteva immaginarsi che mi fossero fatte tali dimande.
È bene qui di notare che ad [ogni] colloquio eràno presenti due stenografi, che
scrivevano tutte le cose che si andavano dicendo.
In quel momento l'avv. e T. Petitti fece introdurre un altro allievo che prese 435
ad interrogarlo così:
- Che scuola fate?
- Fo quinta Ginnasiale. I
p.29
- Avete già studiato la Storia Romana?
Sì, Signore, una parte sarà materia del nostro esame finale.
440
Sapreste dirmi da chi sia stato ucciso Giulio Cesare?
Giulio Cesare fu ucciso da Giunio Bruto e da altri congiurati.
Bruto ha certamente fatto bene uccidendo quell'oppressore della libertà, di
quel tiranno del popolo?
- Mi pare che un suddito non debba mai ribellarsi al suo sovrano, tanto meno 445
419 Non] D. Bosco non l' A Non COIT A2 424-425 con... fatti] come più vi piace A con mag-
gior conoscenza dei fatti em si A2 426 post me add il A del A2 427 il Re om A add
si A2 430 rispondi a] dici A rispondi a em si A2 post che add ti A del A2 suggerito]
insinuato di rispondere A suggerito em si A2 433-434 È... dicendo om A add mrg inf
A2 433 ogni om A2 erano] era A2 435 Petitti] Picchini o Picchinini A fece] volse
A fece em A2 442 Giunio om A add si A2

6.2 Page 52

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162
Pietro Braido e Francesco M otto
poi togliergli la vita. Quindi Bruto non poteva commettere quel misfatto senza ren-
dersi gravemente colpevole in faccia alle leggi.
- Ma quando un sovrano fa male?
- Se fa male sarà egli pure giudicato da Dio; ma i sudditi lo devono sempre
450 rispettare.
- Ma dimmi ancora: Non si potrebbe fare un colpo a Vittorio E. affinché lasci
in pace Frati, monache, preti, canonici etc. e così liberare I anche il papa dalle mole- p.]O
stie e dalle oppressioni?
- Mai, non mai, e poi mai. Se il Re facesse del male, sarà egli pure da Dio giu-
455 dicato; noi, come sudditi suoi, pregheremo Dio che lo converta, che gli usi miseri-
cordia; ma non mai fargli né desiderargli alcun male, perché ogni autorità viene da
Dio, e quando questa è pubblicamente riconosciuta in un sovrano, la si deve sempre
rispettare.
Perché tu piangi? ti ho forse fatto qualche disprezzo?
460
- No, ma voi mi fate dimande che non riguardano alla storia, lO temo di
rispondere male, o che le mie risposte siano malamente interpretate.
-- Sta quieto; le tue risposte sono da giovane saggio, e non possono avere alcu-
na cattiva conseguenza.
Mille e mille dimande di questo genere furono fatte ad altri giovani. Malgrado
465 però tante maligne insinuazioni non fu mai che alcuno abbia ! proferito parola che p. 31
lo potesse compromettere. Scopo dei perquisitori era di far dire ai giovani, che tra
noi si insegnava una politica ostile al Governo; che era permesso ribellarsi al Re e
alle autorità costituite. Ma sembrava che un angelo del Signore guidasse la lingua
degli allievi e limitasse le loro parole senza lasciar mai isfuggire sillaba inopportuna.
446 togliergli] toglier A togliergli COl'!' A2 la vita] la medesima A la vita em A2 post pote-
va add e non doveva A de! A2 446-447 quel... leggi] cosa alcuna contro al suo sovrano A
quel misfatto senza rendersi gravemente colpevole in faccia alle leggi em s! A2 449 post Se
add il sovrano A de! A2 452 liberare iter A post liberare add da A de! A2 453 post
oppressioni add in [?] che soffre A de! A2 454 facesse] fa A facesse CO/T A2 egli pure om
A add s! A2 456 fargli] fare A fargli COI'!' AZ post fargli add del male A de! AZ deside-
rargli] desiderare A desiderargli COI'!' A2 alcun] alcuna A alcun corr A2 post male add
contro A de! A2 456-457 perché... pubblicamente 0111 add inf fin A2 457-458 riconosciu-
ta ... rispettare om A add mrg inf A2 460 non om A add s! A2 462 possono avere] avran-
no A possono avere em s! A2 464 post giovani add ma A de! A2 464-465 Malgrado ... in-
sinuazioni om A add s! A2 465 post mai add alcuno A de! A2 alcuno 0111 A add s!
A2 466 lo om A add s! A2 post compromettere add alcuno A de! AZ Scopo dei] I A
Scopo dei em s! A2 era] studiavano A era em s! A2 466-467 tra noi] nella casa A tra noi
em s! A2 467 post Governo add e A de! A2 post ribellarsi add contro A de! A2 post
Re add e contro le A de! A2 468 del Signore om A add s! A2 469 degli allievi om A add
s! A2 loro om A add s! A2 post parole add dei poveri nostri giovani A de! A2 senza
lasciar] i quali non lasciarono A senza lasciar COI'!' A2 post sillaba add che A de! A2
469 A p. 40 del primo manoscritto di don Berta, don Bonetti aggiunge nel margine sinistro:
«Ad un giovane di prima ginnasiale fu domandato: Quale è la miglior forma di governo'?

6.3 Page 53

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Don Bosco tra storia e leggenda
163
Mentre queste perquisizioni si facevano nello stabilimento, la questura mandò ti 470
chiamare que' giovani che dopo avere compiuta la loro educazione in questa casa,
erano impiegati in qualche commercio od uffizio nella città. Pressoché le stesse di-
mande e le stesse risposte.
Loro chiedevano quale era la politica di D. Bosco; quali erano i principali suoi
p.32 benefattori; se Pio IX gli mandava molto danaro per fare la guerra; dove prenldeva 475
il danaro per mandare ad effetto tante cose.
Uno fra gli altri (Goffi Domenico) rispondeva che la politica di D. Bosco consi-
steva nel pensare a provvedere pagnotelle ai suoi giovani; non avere mai udito a par-
lare né di armi né di guerra; quando non ha più danaro va in giro per tutte le parti
del mondo per trovare chi gli faccia carità.
480
- Ma dove prese tutto il danaro che manda ai suoi fratelli, che fabbricano
tanti palazzi, e comprano tante cascine?
- Di ciò non occorre parlare, perché D. Bosco non ha né padre né madre; né
fratelli né sorelle.
- E quando conduce i giovani in campagna a Castelnuovo d'Asti?
485
p.33
- Li conduce a casa sua propria; I dove avvi sito e casa in cui appena si può
essere riparati dalle intemperie della stagione. In quanto ai benefattori posso dire
che tutti quelli che hanno un po' di carità gli prestano ajuto. Se Essi, o Signori, in-
tendono di ajutarlo, il facciano pure, ché il loro danaro sarà assai bene impiegato.
I questurini si misero a ridere e scherzando mandarono l'uno dopo l'altro pei 490
fatti loro senza aver potuto raggiungere il loro scopo, cioè senza poter ricavare cosa
alcuna che avesse potuto interessare le viste fiscali. Perché niente esisteva, niente si
era fatto, niente si era detto a quel proposito.
471 dopo ... questa] avendo altro tempo fatto parte della A che dopo avere compiuto la loro
educazione [post educazione add era A2 del A3] in questa em sI et mrg sin A2 472 pOSI erano
add già an A del A2 nella] della A nella CO/T A2 475 molto] spesso A molto ('III sl
A2 per... guerra om A add mrg inf A2 477 altri iter A COIT A2 (Goffi Domenico) om
A add sl A2 479 post più add dove prendere A del A2 per] da A per em sl A2 le om A
add sl A2 480 del mondo om A add si A2 483 post Bosco add sl da molti anni A2 del
A3 post ha add più A del A2 489 sarà] è A sarà em sl A2 491 cioè] vale a dire A cioè
em sl A2 ricavare] rinvenire co A ricavare COIT A2 492 Perché... esisteva om A add
,12 492-493 niente si... proposito om A add mrg sin A2
Mi pare che ogni forma sia buona quando chi comanda comanda cose buone - Il buon giova-
netto non poteva rispondere di meglio; e deluse così l'aspettazione dell'inquisitore, che avrebbe
voluto udire qualche espressione contro il governo costituzionale per farne un capo d'accusa
agli istitutori».
477 Il calzolaio Goffi Domenico, nato a Venaria Reale nel 1827, era difatti vissuto all'Ora-
torio dal 1855 al 1858.
483-484 La sovrapposizione delle date deJJe diverse ispezioni porta ad includere a questo
punto la morte del fratello di don Bosco, Giuseppe, avvenuta il 12 dicembre 1862. Il padre era
morto nel 1817, la madre nel 1856, il frateJJastro Antonio nel 1849, la sorellastra Teresa due
giorni dopo la nascita nel 1810.

6.4 Page 54

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164
Pietro Braido e Francesco Motto
I promotori di queste perquisizioni amavano che le cose rimanessero nascoste,
495 ma fu l'opposto. Ogni cosa volò a notizia di tutti e da tutte parti si andava dicendo
che era pura malignità; che un I governo, il quale sotto all'insidioso manto di legalità p.34
si faceva lecito di mettere sossopra i privati cittadini, e specialmente un istituto che
dava pane, alloggio ed istruzione a centinaja di fanciulli abbandonati; questo gover-
no invece di sostenere quell'istituto come era suo dovere, lo andava a molestare, e
500 da ogni parte si facevano suonare parole di pubblico biasimo contro al medesimo.
Ciò pubblicavano i giornali onesti, ciò ripetevano i buoni cittadini. Lo stesso Urba-
no Rattazzi mi mandò a chiamare, ed in quel tempo non facendo parte del Ministe-
ro, m'invitò a casa sua. Dopo aver chiamate quelle perquisizioni abuso di potere;
violazione delle stesse leggi, si offerì di farne protesta in pieno Parlamento.
505
lo non sono pretofilo, conchiudeva, ma amo il bene da chiunque si faccia, e a qua-
lunque classe egli appartenga. Il governo andando a disturbare simili istituti commette
tale iniquità, che merita di essere denunziato infame in faccia a tutta Europa.
lo non ho giudicato bene di permettere che si desse quella grande pubblicità;
anzi amai meglio di abbandonare la mia causa nelle mani della divina Provvidenza. I
510
Non ho per altro trasandato di protestare presso al governo in favore de' miei p.35
poveri giovani al cui danno andavano a finire quelle molestie e vessazioni.
Udienza dal Ministro Farini.
Fomentavano le nostre perquisizioni i giornali irreligiosi, i quali andavano pro-
pagando mille stranezze. Esistono colpevoli relazioni, diceva un giornale; si cerchi-
494 I promotori] Gli autori A I promotori em si AZ le cose] ogni loro pratica A le cose cm si
AZ 495 Ogni ... tutti e] Si andava dicendo A Ogni cosa andò a notizia di tutti e em mrg sin
AZ si... dicendo om A add si AZ 496 all'insidioso] al mentito corI' AZ di legalità] le-
gale A di legalità col'l' AZ 497 si... di] andava A si faceva lecito di em si AZ post che add
eg A del AZ 498 dava ... a] doveva sostener, e dove [e di cui A e dove em AZ] indirizzare a A
dava pane, alloggio ed istruzione a em mrg sin AZ 498-499 post governo add meritava A del
AZ 499-500 invece... di om A add mrg sin AZ 500 contro al medesimo om A add si
AZ 503 Dopo] La A Dopo em AZ 505-507 lo ... Europa om A add mrg sin AZ 505
conchiudeva om AZ add si A3 508 di permettere om A add si AZ 509 anzi] ed A anzi em
si AZ 510-511 Non ... vessazioni] Ma intanto andava alla radice del male a fine di poterlo
impedire o almeno scemarne le conseguenze A Non ho per altro trasandato di protestare pres-
so al governo [post governo add e fare quanto sembrava prudente AZ del A3] in favore de' miei
poveri giovani al cui danno andavano a fini [sic] quelle molestie em si AZ 512 dal] col A dal
CO/T AZ 513 irreligiosi] ostili alla religione A irreligiosi em si AZ 513-514 i quali ... stra-
nezze [assurdità AZ stranezze em A3] om A add si AZ 514 diceva un giornale om A add si AZ
50 l Giornali onesti: vedi nota alle linee 513-520.
501-502 Urbano Rattazzi: cfr nota alle linee 119-120.
510-5ll Vedi introd. pp. 123-124.
512 Farini: vedi nota alle linee 1159-1174.
513-520 Due esempi di giornali di segno opposto: Gazzetta del popolo del 31 maggio 1860: «Il
Fisco ha proceduto ad una perquisizione al noto don Bosco direttore di una nidiata di baciapi-

6.5 Page 55

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Don Bosco tra storia e leggenda
165
no, e si troveranno. Voi governo, diceva un altro periodico, mandate uomini spre- 515
giudicati, accorti e non più marmotte per somiglianti affari. La Gazzetta del popolo
andava in ogni numero strombazzando: Il governo non farà mai niente fino a tanto
che esiste il coviglio di Valdocco (Oratorio di S. Francesco di Sales). Qui è il centro
della reazione.
p.36
Niente valsero le osservazioni e gli schiarimenti dei giornali assennati per I far 520
rilevare il ridicolo e il nissunissimo fondamento di quelle asserzioni. Era per tanto
necessario di andare alle fonti. Ma come fare? Dimandava udienza ai ministri, non
me l'accordavano; scriveva rimostranze, e non mi rispondevano.
Allora mi rivolsi al cav. Spaventa venuto allora al Ministero dell'Interno in
qualità di Segretario Generale. Chiesi più volte di parlare con lui, ed esso mi riman- 525
dava sempre da un giorno all'altro da mattino a sera.
Un bel giorno alle Il mattino, ora fissatami per l'udienza, mi recai al Ministe-
p.37 ro, e fattomi rispondere che era difficile poter essere ammesso, aspetterò, I fino a
tanto che io possa essere ammesso. Di fatto aspettai fino alle sei di sera.
- Che c'è con quest'insistenza di parlare e di udienza? mi disse lo Spaventa 530
con aspetto veramente spaventevole, stando sul limitare di sua sala e lasciando me
515 e om A add si AZ diceva ... periodico om A add mrg sin AZ 515-516 post spregiudicati
add e A del AZ 516 post popolo add pa A del AZ 517 strombazzando] cantando A
strombazzando em si AZ non om A add si AZ 518 (Oratorio ... Sales) om A add inflin
AZ 521 rilevare] rivave A rilevare em AZ 526 un ... altro om A add mrg sin AZ post
sera add da un giorno all'altro A del AZ 527 ora fissatami] mi portav A mi portai CO/T AZ
ora fissatami em si A3 527-528 mi ... Ministero] fissatami a quell'ora A mi recai al Ministero
em si AZ 528 post fattomi add essere A del AZ 530 post disse add con severo A del
AZ 530-531 lo... con om A add si AZ 531 veramente spaventevole om A add si AZ
le in Valdocco; si dice che nulla siasi trovato di compromettente. E che non basta al Fisco la
Storia d'Italia di questo moderno padre Loriquet per convincerlo quanto possa essere pericolo-
so un tal precettore?». Il Campanile del 28 maggio: «Sabato una ventina di poliziotti capitanati
dall'avv. Grossi Savino, delegato di P.S. al Borgo Dora, si recarono a fare una minuta perqui-
sizione nel convitto di D. Bosco, il padre della gioventù abbandonata. E il ministero non si ver-
gogna di perquisire uomini di cotanto benemeriti della società? Fatto è che dopo diligente disa-
nima d'ogni carta, d'ogni libro, d'ogni ripostiglio, la polizia rilasciò copia del verbale delle sue
operazioni, ove dichiara che NULLA si rinvenne che interessar possa le viste fiscali». Altri
giornali si limitavano a fare la cronaca più o meno corretta degli avvenimenti. Così ad es. ilio
giugno la Perseveranza di Milano diffondeva la notizia, subito rimbalzata su L'Opinione e su
altri quotidiani, dell'arresto di don Bosco. Bruciante il sarcasmo con cui i giornali clericali la
smentirono: «Ma oggi un prete è fuori della legge: quindi contro di esso ogni cosa è lecita».
522-526 Vedi introd. p. 124.
524 Silvio Spaventa (1822-1893). Non risulta però che lo Spaventa fosse segretario generale
del ministro dell'interno Farini nel luglio 1860 all'epoca della presidenza del consiglio Cavour.
Fu invece segretario generale nel ministero Farini-Minghetti (8 dicembre 1862 - 27 settembre
1864). Probabile quindi che don Bosco si confonda ed anticipi di oltre due anni questo suo col-
loquio con lo Spaventa, che comunque dovette esserci, in quanto la vertenza circa i titoli legali
per l'insegnamento, di cui diremo, si ebbe proprio negli anni della permanenza dello Spaventa
in quell'ufficio. Degli anni 1863-1864 si conservano varie sue lettere a don Bosco.

6.6 Page 56

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166
Pietro Braido e Francesco M otto
nell'anticamera dove eravi ogni sorta di forestieri, domestici, e di uscieri.
Ho bisogno di parlare con V.S.
Chi è Lei?
535
D. Bosco.
Che vuole?
Parlarle.
Parli pure, ma presto.
Dimando parlare in confidenza.
540
Parli qui. Questa buona gente sono tutte persone di confidenza.
Ho settecento poveri ragazzi da raccomandare alla carità; e li rimetto da
questo momento in sue mani. La prego di provvedere al loro avvenire. I
- Chi sono questi ragazzi?
p. 38
Sono fanciulli poveri ed abbandonati che il governo mi ha indirizzato e che
545 ora vuole cacciar in mezzo di una strada.
Dove sono presentamente?
In mia casa.
Chi li mantiene?
La carità di alcuni benefattori.
550
Il governo non paga pensione per loro?
Nemmeno un soldo.
Chi vi ha mandati que' fanciulli.
Il Governo.
Vedendomi allora tutto intorniato di domestici, e di aspettatori maravigliati,
655 Venite avanti, prese a dirmi con cortesia. Di poi con voce amorevole mi invitò a
sedere, quindi continuò:
532 forestieri ... uscieri] gente A forestieri, domesici [sic] e di [e di om Al add A3] uscieri em
Al 533 parlare om A add si Al con om A add si Al 540 persone om A add si
Al 541 settecento... dal] cinquecento giovani, che da A settecento poveri ragazzi da racco-
mandare alla carità; e li rimetto da [ante da add nelle Al del A3] em si Al 542 post momento
add lascio A del Al La prego di] Ella ci pensi a A La prego di em si Al 543 ragazzi] gio-
vani A ragazzi em si Al 544 mi ha indirizzato] indirizzò a me e A indirizzò a mia casa COl'!'
Al mi ha indirizzato COIT A3 546-547Dove... casa om A add mrg sin Al 548 li om A add
si Al post mantiene add questi ragazzi A del Al 549 alcuni] pii A alcuni em si
Al 550 Il governo om A add si Al post paga add il governo A del Al pensione per
loro om A add si Al 552 vi] ve li A vi em si Al 553 post Governo add Venite avanti pre-
se a dirmi [mi disse A prese a dirmi em si Al] A del Al 554 Vedendomi allora] allora ve-
dendomi A Vedendo mi allora COI'!' Al di'] da A di COl'!' Al maravigliati om A add
si Al 555 ante Venite add mrg sin con cortesia Al del A3 Venite ... cortesia om A add
mrg sin Al
544-553 Anche se non tutti, è indubbio che molti ragazzi venivano raccomandati dalle auto-
rità di governo, che si impegnavano a pagare una pensione. Ancora recentemente nell'archivio
centrale dello stato a Roma sono state scoperte numerose pratiche al riguardo. Vedi pure nota
alle linee 71-72.

6.7 Page 57

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Don Bosco tra storia e leggenda
167
Che cosa adunque desiderate da me? lo so che fate del bene; ditemi in che
vi possa servire?
p. 39
- Dimando la ragione delle perquisizioni anzi delle persecuzioni I che mi fa
il governo.
560
- Ma voi avete una politica ... uno spirito ... lo però non so darvi ragione di
tutto. Sono cose riservate al Ministro, sarebbe mestieri parlare con lui. Credo per al-
tro che non sarete più disturbato. Ogni cosa sarebbe immediatamente finita, se voi
vorreste parlare chiaro e svelare i segreti.
Non so di quali segreti Ella intenda di parlare.
565
- I segreti gesuitici per cui vi furono fatte le perquisizioni.
- Ignoro affatto i segreti, e i motivi, per cui mi furono fatte tali perquisizioni.
Sono veramente ansioso di conoscerli e tosto svelarli, se ciò dipende da me.
- In questo, non posso immischiarmi; parlatene col Ministro e vi dirà tutto.
p. 40
- Se giudica non dovermi dire le cose che desidero, almeno mi faccia I una in- 570
signe opera di carità.
Sarebbe a dire?
- attenermi un'udienza dal sig. Ministro Farini.
- Sì, vedrò di poterla ottenere; ma in questo momento è assai difficile. Vado a
farne richiesta; rimanete qui, ma non parlate ad altri di questo affare; perché potreb- 575
be essere malamente inteso e peggio interpretato.
Andò dal Ministro e dopo mezz'ora ritornò dicendo: Il ministro è occupato e in
questo momento non potrebbe ricevervi. Vi attende però dimani mattina alle ore Il.
Conferenza con Farini.
Assai per tempo mi recai al palazzo del Ministero e poco prima dell'ora fissata 580
giunge Farini che con parole piene di cortesia, mi stringe la mano, mi conduce in
559 delle' ... persecuzioni] delle [di A delle carr A2] ripetute perquisizioni A delle perquisizioni
anzi delle persecuzioni em mrg in! A2 fa] fu fatto fare A fa em sI A2 562 cose ont A add
mrg sin A2 565 Non... parlare] Quali sono questi segreti? A Non so di quali segreti Ella in-
tenda di parlare em sI A2 566 I segreti gesuitici] Quelli A I segreti gesuitici em sl A2 567
Ignoro affatto i] Quali sono questi A Ignoro affatto i em sl A2 e i] questi A e i em sI
A2 per. .. perquisizioni om A add mrg sin A2 tali] le A2 tali carr A3 568 Sono vera-
mente] desidero assai A Sono veramente em sI A2 e tosto ... me om A add A2 569 In] Di
A In em sI A2 immischiarmi] mischiarmi A immischiarmi carr A2 parlatene] ne parli A
parlatene corr A2 vi] le A vi em sl A2 570 post giudica add di A del A2 dovermi am
A add sI A2 dire] dirmi A dire corr A2 571 di carità] di carità A del A2 di carità add sI
A3 573 Ottenermi] Mi ottenesse A Ottenermi corr A2 575 rimanete parlate ad om A
add A2 575-576 altri ... interpretato orn A add mrg sin A2 577 dopo ritornò] in breve
mi venne A dopo mezz'ora ritornò em A2 578 ricevervi] riceverla A ricevervi COlT A2 Vi]
L' A Vi em sI A2 579 con] col Ministro A con em sl A2 past Farini add e con Cavour A
del A2 580 palazzo] Ministro A palazzo em A2 581 che con parole] e tutto A che con
parole em sl A2 piene] pieno A piene carr A2 past cortesia add e A del AZ mi...
mano om A add sl A2 ante mi' add e A del A2
579 Farini: vedi nota alle linee 1159-1174.

6.8 Page 58

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168
Pietro Braido e Francesco Motto
sala, mi fa sedere accanto a lui, quindi con isquisita amorevolezza si mette a discor-
rere così: I
- Voi siete l'abate Bosco; io so tutto il bene che fate alla povera gioventù; p.41
585 il governo vi è molto tenuto pei servigi che prestate. Ora ditemi quanto desiderate
da me.
- Desidero di sapere la cagione delle reiterate perquisizioni che furono fatte.
- Sì, io ve la dico schietta e ve la dico con quella schiettezza colla quale desi-
dero voi pure mi rispondiate. Fino a tanto che vi siete occupato dei poveri fanciulli
590 foste sempre l'idolo delle autorità governative, ma da che voi siete entrato nel cam-
po della politica, noi dobbiamo stare sulle vedette, anzi adocchiare i vostri anda-
menti.
- Questo appunto mi sta a cuore di sapere. Fu sempre mio vivo desiderio te-
nermi estraneo alla politica; e bramo di sapere quali fatti mi possano su tale materia
595 compromettere. I
- Gli articoli che scrivete nel Giornale L'Armonia, i convegni che si fanno in p.42
casa vostra, le corrispondenze coi nemici dell'Italia, ecco le cose che rendono inquie-
to il governo sul vostro conto.
Se mi permette farò alcune osservazioni sopra quanto V.E. si compiace di
600 dirmi, e parlerò colla schiettezza che mi dimanda. lo credo che niuna legge proibisca
di associarsi o scrivere articoli nell'Armonia; od in altro giornale; nulladimeno, la
posso assicurare che io non sono associato né all'Armonia né ad altro Giornale.
- Voi potete negare, ma il fatto si è che una grande parte degli articoli inseriti
in quel giornale è farina del vostro sacco. Ciò è confermato da tali argomenti che
605 niuno può mettere in dubbio. I
- Argomenti che io non temo, desidero di conoscere e posso, asserire preventi- p.43
vamente che non sussistono.
- Volete forse dire che io imputi fatti non esistenti o che io sia calunniatore o
mentitore?
610
- Non mai, Sig. Ministro, Ella asserisce quanto le fu defferito; se la delazione
è insussistente, sono di sua natura insussistenti i fatti che si riferiscono. Ma la calun-
nia e la falsa delazione in questo caso cade tutta a vergogna del delatore.
582 fa iter A COlT AZ post sedere add indi A del AZ accanto ... amorevolezza om A addsl
A2 585 servigi] sorgl A servigi em A2 588 schietta om A add si A2 e ve la dico om A
add si A2 con quella om A add si colla A2 con quella em mrg sin A3 588-589 schiettez-
za... rispondiate om A add mrg sin A2 590 post voi add si vi A2 del A3 591 adocchiare]
essere A adocchiare em A2 593 mi... cuore] desidero A mi sta a cuore em si A2 594 bra-
mo di] desidero A bramo di em A2 596 nel] nella A nel CO/T A2 597 che om A add si
A2 599-600 si... dirmi] mi dice A si compiace di dirmi CO/T A2 600 e parlerò ... dimanda
orn A add mrg sin A2 post lo add non sono mai stato associato all' Armonia, né mai ho seri
A del A2 niuna... proibisca] non [om A add si A2] vi siano leggi che proibiscano A niuna leg-
ge proibisca COlT A2 601 od ... giornale om A add si A2 602 né all'Armonia] al giornale
che mi accenna A né all' Armonia em si A2 post ad add alcun A del A2 Giornale] giorna-
le A Giornale em si A2 611 insussistente] falsa A insussistente em A2 che si riferiscono]
e le imputazioni A che si riferiscono em si A2 611-612 Ma ... delatore om A add si A2

6.9 Page 59

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Don Bosco tra storia e leggenda
169
Ma così parlando voi censurate me, censurate i miei subalterni, i pubblici e
privati funzionari del governo, ed io vi invito a correggere le vostre asserzioni.
Mi ricredo di tutto, se mi si prova non aver detta la verità.
615
- Il calunniare le autorità è sempre male.
- Compatitemi, Sig. Ministro; io non intendo di calunniare, ma dire la verità
colla schiettezza dell'uomo onesto; e se non voglio essere un mentitore debbo dire
p. 44 ora e I sempre che il proclamarmi autore di articoli di giornali, che non ho mai im-
maginato, il chiamare la mia casa luogo di convegno rivoluzionario e simili, sono 620
tutte cose infondate, e se mi è lecito chiamarle col proprio nome: sono invenzioni di
maligni deferite per ingannare le autorità e così spingere i Superiori a commettere
madornali spropositi.
- Voi, caro abate, vi lasciate trasportare da false supposizioni; né badate che
voi parlate col ministro, da cui voi dipendete, e che con una parola può farvi chiude- 625
re in una carcere.
- lo temo niente di questo. Per la verità io temo nissuno. Altronde la E.V. è
troppo amante dell'onore e della giustizia; né sarà mai per commettere l'infamia di
condurre in carcere un cittadino innocente che da oltre a vent'anni consacra vita e
sostanze pel suo simile. I
630
p.45
- Ma se io facessi appunto tale cosa?
- Non credo possibile che l'onestà del ministro Farini si abbassi a commettere
tale viltà; che se ciò avvenisse io imiterei il suo esempio. Chiamerei la storia in testi-
monio, manderei l'infamia alle stampe e la posterità darebbe giudizio sulla commes-
sa ingiustizia; mentre a suo tempo Dio giusto vendicherebbe la causa dell'innocente 635
oppresso.
- Ma voi siete pazzo, ma voi siete pazzo. Se io vi fo mettere in prigione, come
potreste scrivere e mandare queste cose alle stampe?
- Se non potrò io, altri il faranno in vece mia; anzi io sono tanto persuaso del-
la onestà della E.V. che Ella come celebre storico si darà premura che la verità sia 640
613 subalterni] sualterni A subalterni corr A2 616 post calunniare add imputando cose non
vere ad altri A del A2 post verità add e dirò ora e A del A2 618-619 colla ... ora e om A
add mrg in! A2 619 il proclamarmi] l'asserire A il proclamarmi em A2 post di' add que-
gli A del A2 621 invenzioni] menzogne A invenzioni em A2 625 da cui] nelle cui mani A
da cui corr A2 627 io om A add mrg sin A2 Altronde om A add si A2 628 di] quale
sarebbe A di em si A2 629 post condurre add uno innocente A del A2 da iter A corr
A2 vent'] tren A vent' em A 632 credo] è A credo em si A2 l'] il A l' em A2 633
tale om A add si A2 635 post mentre add Dio A del A2 giusto om A add si A2 post la
add sua A del A2 636 oppresso] contro l'oppressore A oppresso corr A2 640 onestà]
Giustizia A onestà em A2 come ... storico om A add si A2 che om A add si A2
640 Farini aveva scritto, fra l'altro, una Storia dello Stato romano dal 1814 al 1850 che aveva
riscosso notevole successo specialmente negli ambienti liberali, e che era stata tradotta in
Inghilterra. Aveva pure pubblicato due volumi de La Storia d'Italia dall'anno 1814 sino a'
nostri giorni.

6.10 Page 60

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170
Pietro Braido e Francesco M ot to
resa manifesta e tramandata alla posterità.
Ma voi avreste il coraggio di mandare cose alla storia che possano infamare
un governo, un ministro? I
Io-credo che lo scrivere e pubblicare la verità sia vera gloria e non mai infa- p.46
645 mia. lo sono persuaso che tale sia anche stata l'intenzione di V.E. nelle opere che ha
pubblicato colla stampa...
- Ma voi, in buona coscienza, potete dirmi che in vostra casa non si facciano
radunanze reazionarie, che non si raccolgano gesuiti, che con loro non abbiate con-
tinuo carteggio, carteggio pure coll'arcivescovo Fransoni, e colla S. Sede?
650
- Sig. Ministro, so che Ella ama la verità e la sincerità. lo mi sento veramente
mosso a sdegno. Non contro di lei, che rispetto come autorità, ma contro a que' vili
che vi deferirono tali menzogne; contro a quelli che per turpe guadagno tradiscono
ogni principio di coscienza e vendono l'onestà dei pacifici cittadini. Attendo un solo
argomento in conferma di queste cose....
655
Ma le lettere..... I
Che non esistono.
Le relazioni co' Gesuiti.
p.47
Che non ci furono mai. Non mai ho loro scritto lettere né ricevutene da lo-
ro. Qui in Torino ignoro affatto la loro dimora. In quanto a Monsig. Fransoni non
660 ho mai avuto con lui altre relazioni fuori di quelle, che un ecclesiastico deve avere
col suo superiore nelle cose che riguardano al Sacro Ministero e non più.
- Ma pure abbiamo lettere, abbiamo testimonianze....
- Ma perché non me ne produce alcuna? A questo punto non dimando grazia,
ma dimando giustizia. Dimando a Lei, al governo, al pubblico, alla storia; dimando
665 giustizia non per me, che temo niente; ma per tanti poveri fanciulli che sono cotanto
costernati dalle ripetute perquisizioni; per quelgli stessi fanciulli che mi furono invia- p.48
ti dal governo e dalla stessa E.V. Costoro sono in casa mia dimandando pane, giu-
stizia e riparazione di onore.
641 resa] l'est A resa em A2 e tramandata alla posterità om A add sI A2 642 avreste] ave-
ste A avreste corr A2 mandare] informare A mandare em A2 infamare] [?] A infamare
COIT A2 646 stampa] stampe A stampa COIT A2 648 non' om A add sI A2 non- 011/ A
add sl A2 649 pure] pare A pure corr A2 652 vi om A add sl A2 post deferirono add a
Lei A del A2 menzogne] cose A menzogne em sl A2 turpe guadagno] vili guadagni A
turpe guadagno COIT A2 post guadagno add lav A del A2 653 post e add sl colla men-
zogna A2 del A3 pacifici] pacificifici A cittadini] cittadi A Attendo om A add sI
A2 654 in conferma om A add sl A2 658 post mai add A del A2 ho loro om A add
sl A2 lettere] lettere A del A2 lettere add sl A3 ricevutene] ricevuto lettere A ricevutene
COIT A2 659 post Torino add non A del A2 affatto] perfino quale sia A affatto em
A2 660 post di add che A del A2 664 storia] patria A storia em A2 665 post sono add
stati A del A2 667 dal] dalle A dal COIT A2 governo ... E.V.] autorità governative A go-
verno e dalla stessa E.V. em sl A2 667 Costoro] ora A Costoro em sl A2
658-661 Vedi introd. p. 117.

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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Don Bosco tra storia e leggenda
171
Il ministro mi ha sempre tenuto lo sguardo fisso in volto e a queste ultime paro-
le apparve molto imbarazzato e commosso. Laonde alzandosi in piedi si pose in si- 670
lenzio a passeggiare per la sala. Mentre voleva ritornare a sedersi per ripigliare il di-
scorso [ecco] entrare Cavour con altro, di cui non ho potuto sapere il nome.
Trattenimento con Cavour e Farini.
Oh che c'è, disse Cavour fregandosi le mani. Si usi qualche riguardo a que-
sto povero D. Bosco. Aggiustiamo le cose amichevolmente. Gli ho sempre voluto 675
bene. Che c'è adunque, disse stringendomi la mano ed invitandomi a sedere; quali
sono questi guai? I
p.49
Sig. Conte, vi è quella casa che fu tante volte da voi visitata, lodata, e bene-
ficata; quei fanciulli, che furono tante volte oggetto di vostra compiacenza, quel sa-
cerdote le cui lodi tante volte avete portato a cielo, adesso si vuole considerare come 680
reazionario, e si pretende che egli sia capo dei ribelli. E ciò che più di ogni altra cosa
mi duole, si è che senza addurmi alcuna ragione, fui molestato, oltraggiato. La mo-
ralità, la religione, i Sacramenti derisi, burlati, profanati. lo non so che ne sarà di
me; ma queste infamie non possono durare nascoste. O presto o tardi dovranno es-
sere vendicate da Dio o dagli uomini nella persona degli autori.
685
- Cavour - Datevi pace, caro D. Bosco, persuadetevi cheniuno vi vuol male.
Noi siamo sempre stati amici, e voglio che continuiamo ad essere tali per l'avvenire.
p. 50 Voi per altro siete stato ingannato: taluni abusando del vostro buon I cuore vi han-
no tratto a seguire una politica, la quale vi condusse a triste conseguenze.
- Che politica, che conseguenze. I cattolici non hanno altra politica che quella 690
del Vangelo; voi mi supponete colpevole, e come tale mi proclamate coi fatti, colle
parole e cogli scritti. Ma non foste capaci provarmi con una sola parola quanto si va
dicendo a mio danno.
- Cavour - Giacché volete obbligarci a parlare alzeremo il velo e diremo net-
669 ante Il ministro add A quel punto il ministro si mostrò A del A2 670 imbarazzato e om
A add sI A2 671 ritornare] venirsi A ritornare em sI A2 post ritornare add sI alla A2 del
A3 671-672 post discorso add ent A del A2 672 ecco] ecco A del A2 di cui non] che
non A di cui non em A2 675 Gli] lo A lo gli COl'!' A2 Gli em sI A3 678 casa om A add sI
A2 voi] Lei A voi em A2 679 post quei add giov A del A2 vostra] Sua A vostra em sI
A2 680 lodi] lode A lodi corr A2 volte avete om A add sI A2 portato] portò A portato
corr A2 681 pretende] prende A pretende corr A2 682 alcuna om A add sI A2 ragione]
ragioni A ragione corr A2 ante fui add per soli frivoli appigli A del A2 La] I A La corr
A2 685 post persona add eh A del A2 degli] di A degli corr A2 687-688 Noi ... altro
om A add mrg sin A2 688 ante siete add Voi A del A2 691 coi] col A coi corr A2 692
provarmi... sola] di addurmi una ragione, una A provarmi con una sola em sI A2 692-693
quanto ... danno] che palesi colpevole A quanto si va dicendo a mio danno em sI A2
672 Camillo Cavour (1810-1861) era presidente del Consiglio dei ministri. Cfr nota alle
linee 1175-1196.

7.2 Page 62

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172
Pietro Braido e Francesco M otto
695 to che lo spirito che domina nella vostra istituzione è incompatibile colla politica se-
guita dal governo. Perciocché noi sappiamo che voi siete certamente col Papa, ma il
governo è contro al Papa, dunque voi siete contro al governo.
- lo sono col papa come cattolico, e con lui intendo di essere fino alla morte;
io sono col papa in fatto di religione. I In quanto alla politica io sono di nissuno, e p. 51
700 non me ne sono mai mischiato. Sono vent'anni da che vivo in Torino; ho sempre
scritto, parlato, operato pubblicamente; e non temo che taluno possa notarmi una
parola che meriti rimprovero presso le autorità governative. Se vi è qualche cosa a
mio conto, si dica; se sono trovato colpevole, sia punito, se innocente mi lascino at-
tendere a' fatti miei.
705
- Ma ditemi: Voi credete senza dubbio al Vangelo. Noi leggiamo che colui il
quale è con Cristo non è col mondo; quindi se voi siete col papa, non potete essere
col governo. Sit sermo vester est, est, non non.
- Voi, signor Conte, sembra vogliate asserire che il governo sia contro al pa-
pa, a G.C., al Vangelo. lo non lo credo; né sarò mai per credere, che il conte Ca-
710 vour, il comm. Farini siano I giunti a tal punto di scelleratezza di rinnegare ogni p.52
principio di moralità e di religione. Ma anche in questo caso io credo il Vangelo ab-
bia provveduto quando disse: Date a Cesare quello che è di Cesare, date a Dio quel-
lo che è di Dio. Quindi se non si ha da fare coi persecutori della religione, io dirò
sempre che la religione cattolica sotto qualunque forma di governo può esistere, fare
715 del bene al suo simile, senza né urtare, né mischiarsi colla politica; anzi serbandosi
affatto e sempre estranea.
- Ma l'est, est; non, non ...
- Est, est, non non, sono parole del Vangelo che, come Sacerdote, sono in
grado di spiegarvi. Esse vogliono significare che quando una onesta persona asseri-
720 sce una cosa, se gli deve credere, senza obbligarla I al giuramento. Che non si deve p.53
mai mentire, che quando si parla l'uomo onesto deve esporre le cose con ispirito di
sincerità e di verità. Ciò si può anche applicare contro a certi cristiani di nome, che
vogliono sempre soffisticare intorno alle più chiare verità per non ammetterle; dico-
no in un modo e fanno in un altro. A costoro si dice: Il vostro discorso, le vostre
696 noi sappiamo che om A add mrg sin A2 post siete add contro A col em A2 del A3 700
vent'] trent' A vent' em A2 anni] anno A anni corr A2 vivo in] sono a A vivo in em si
A2 ante ho add ciò che A del A2 701 tal uno om A add si A2 702 meriti] abbia meri-
tato A meriti CO/T A2 post meriti add qualche A del A2 presso le] dalle A presso le em
A2 703 trovato om A add mrg sin A2 sia] sar [?] A debba essere em si A2 sia em
A3 703-704 attendere a'] fare i A attendere a' em A2 706 voi] vuoi A 708 asserire]
qualificare A asserire em si A2 che om A add si A2 709 che om A add si A2 718-719
sono ... di] che potr A sono in grado di em si A2 719 spiegarvi] spiegare A spiegarvi corr
A2 721 che ... deve] parlare ed A che quando si parla l'uomo onesto deve em si A2 722
di om A add si A2
707 si! senno non: Mt 5,36, Giac 5,12.
712-713 Date Dio: Mt 22,21; Mc 12,17; Le 20,25; vedi pure lino 1103-1104.

7.3 Page 63

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Don Bosco tra storia e leggenda
173
opere siano da cristiano, non da gentile e da pagano; come appunto si potrebbe dire 725
a tanti cristiani dei nostri giorni.
- Ma voi, Sig. conte, credete che D. Bosco sia un rivoluzionario, quale il go-
verno vorrebbe qualificare?
- Non mai, non mai. lo ho sempre ravvisato in D. Bosco il tipo del galantuo-
mo. Adesso intendo che ogni cosa sia finita.
730
- Sì, ripigliò Farini, ogni cosa sia finita. D. Bosco vada a casa, si occupi pure
p. 54 tranquillo dei suoi fanciulli, il governo gli I sarà riconoscente. Ma prudenza, caro
mio, prudenza. Perché siamo in tempi difficili, un moscherino sembra un cavallo.
Prudenza, prudenza.
~ Posso essere tranquillo di non essere più molestato dal governo? Posso ere- 735
dere che il governo sia disingannato, e sia persuaso che in quell'istituto non vi sia
stata né ora vi sia cosa che possa interessare le viste fiscali?
- Vi assicuriamo che niuno più vi molesterà. Noi siamo tutti persuasi della
vostra onestà, ma guardatevi da alcuni che vi stanno attorno come amici, e intanto
sono i vostri traditori.
740
- Vi raccomando ancora una cosa, aggiunse Cavour, ed è che non diate pub-
blicità alle cose, che passarono tra noi.
.
- Ve lo prometto, purché voi siate anche fedeli alle promesse che mi fate.
- Dunque, stringendomi ambidue le mani; noi saremo amici per l'avvenire; e
voi pregherete anche per noi.
745
Pregherò Dio che vi ajuti in vita ed in morte. Addio.
p.55
Il provveditore Selmi.
Tutto ciò, che ho finora esposto, aveva per appiglio la politica; ma un punto
cardinale appoggiavasi sulle scuole. Si andava dicendo: Don Bosco, i suoi libri, le
sue scuole sono opera de' Gesuiti, dunque siano disperse. Ho fatto parlare al 750
725 post cristiano add e A del A2 727 un] quel A un em sl A2 quale] che A quale em
sl A2 727-728 post governo add mi A del A2 728 qualificare] fare A qualificare em
A2 735-737 Posso ... fiscali om A add mrg sin A2 736 post disingannato add che A2 del
A3 738-739 Noi ... ma om A add sI A2 739 post guardatevi add però A del A2 743
Ve... prometto] Sarà A Ve lo prometto em A2 747 provveditore] provvido A provveditore
corr A2 post Selmi add Il ministro Mamiani A del A2 748 ciò om A add sl A2 749
cardinale] fondamenta A cardinale em A2 750 post parlare add ad A del A2
747-752 Francesco Selmi (1817-1881) percorse la carriera di docente-ricercatore fino alla cat-
tedra di chimica farmaceutica tossicologica all'università di Bologna. Di quella di Modena fu
pure rettore. Dedicò un ventennio della sua vita alla politica, nel cui ambito ricoperse varie ca-
riche come funzionario del dicastero della P.I. Mentre reggeva questo ministero Francesco De
Sanctis (1861-1862) fu direttore capo divisione di l a classe a Brescia col grado di provveditore
agli studi di la classe. Con analogo incarico passò poi a Torino, dove ebbe vari contatti con
don Bosco: vedi introd., p. 124 e 126.

7.4 Page 64

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174
Pietro Braido e Francesco Motto
R. provveditore agli studi che era un farmacista Modenese di nome Selmi, ma con
isdegno respinse chi voleva farla da mediatore. Allora andai in persona, aspettai più
ore per avere udienza, finalmente venni introdotto alla sua presenza.
Pomposamente seduto sopra un seggiolone mi ordinò di andare di faccia a lui
755 in piedi; poi cominciò a parlare così:
Dunque, dunque ho l'onore di parlare con un famoso Gesuita; anzi col
Maestro de' Gesuiti. Poi si mise a parlare con tale acrimonia contro ai preti, ai frati,
al Papa, a D. Bosco, alle nostre scuole, a' miei libri I e dopo l'invettiva di tre quarti p.56
d'ora, che avrebbe degradato l'uomo più villano; volge fisso l'occhio verso di me, e
760 Vile, mi disse furioso. lo sono delirante di rabbia, e voi vi ridete di me?
- Sig. commendatore, io rido non pel discorso fatto a me, ma perché Ella par-
lò di cose che non mi riguardano.
Come voi non siete D. Bosco?
Sì che lo sono.
765
Non siete Direttore delle scuole di Valdocco?
Lo sono eziandio.
Non siete D. Bosco il famoso Gesuita e Gesuitante?
Non capisco .più.
Ma siete imbecille?
770
Lascio a Lui farne giudizio. Se io volessi rispondere con analoghe espressio-
ni avrei materia sufficiente. Ma la qualità I di onesto cittadino, il rispetto dovuto a p.57
tutte le autorità, la necessità di provvedere a più centinaja di poveri orfanelli, mi
consigliano a tacere, anzi a prendere tutto con indifferenza e pregarla ad esporre le
cose che mi riguardano.
775
Ma dunque che cosa sono queste vostre scuole?
- Sono poveri fanciulli raccolti da varie parti d'Italia, avviati alcuni allo stu-
dio, altri a mestieri con cui potersi a suo tempo guadagnare onestamente il pane
della vita.
- Ne avete molti?
751 R. provveditore... era om A add sI A2 post farmacista add di nome Selmi A del
A2 Modenese] da Modena A Modenese CO/T A2 post Modenese add mrg sin che era
stato costituito provveditore delle scuole Torinesi A2 del A3 di nome Selmi om A add
sl A2 ma] ma A del A2 ma add sl A3 post ma add rispose A respinse em sI A2 del
A3 752 respinse om A add sl A2 chi] che A chi corr A2 Allora om A add sI
A2 753 venni ... presenza] l'ottenni A venni introdotto alla sua presenza em sl A2 754 mi
ordinò om A add sI A2 755 poi] e A poi em sI A2 758 nostre] sue A nostre em sl
A2 miei] suoi A miei em sI A2 l'] una A l' em A2 tre] me A tre em A2 759 che om
A add sI A2 l'] ogni A l' em sl A2 post uomo add il A del A2 760 e voi vi] ed Ella si A
e voi vi em sl A2 ridete] ride A ridete CO/T A2 me] tutto A me em A2 761 non] noI A
non em A2 763 voi] Ella A voi em sl A2 siete] è A siete em sl A2 765 siete] è A siete
em sI A2 767 siete] è A siete em sI A2 770 ante Se add Pe A del A2 771 post la
add mia A del A2 post cittadino add che consacrò tutto se stesso al bene del suo simile
A del A2 dovuto] che ho sempre portato A dovuto em sl A2 773 post tacere add
sopra A ante anzi add di tutto A del A2 775 sono om A add sI A2 777 a suo tempo
om A add sl A2

7.5 Page 65

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Don Bosco tra storia e leggenda
175
Oltre ad [un] migliajo.
780
Oh che diavolo! oltre un migliajo! Chi li mantiene, chi vi paga? I
p.58
lo non sono stipendiato da alcuno; la mia mercede è quella che attendo da
Dio, giusto rimuneratore delle opere buone. Non avvi alcun reddito per mantenere
questi fanciulli; io fatico da mattino a sera per provveder loro i necessari alimenti.
A queste parole si calmò alquanto, e per usarmi cortesia fe' cenno di sedermi, 785
poi continuò:
Ascoltate, io vi credeva imbecille, adesso però osservo che un imbecille non
è capace dirigere tale impresa. Ma ditemi perché siete così avverso al. governo, alle
sue autorità?
lo mi trovo in dovere di protestar contro a queste asserzioni. Sono oltre a 790
vent'anni che dimoro in questa città, ed ho sempre goduto la benevolenza di tutti i
miei patriotti e di tutte le classi dei cittadini. Né mai fummi fatto rimprovero di insu-
p.59 bordinazione alle autorità; chiamo in testimonio tutte le mie I prediche, i miei di-
scorsi, i miei libri. Anzi fino a tanto che fummo padroni di noi medesimi, io fui sem-
pre amato da tutti, soltanto da che siamo caduti in mani straniere, non intendo di 795
parlare di Lei, divenni il bersaglio de' tristi, i quali incapaci essi di provvedere alla
sventura dei figli del povero popolo, vilipendono coloro che fanno quello che essi
trascurano.
Aspettate un momento: Vi pensate che come forestiere io sia vostro nemico?
- Noo, Signore; ed è per questo che io Lo ho tosto eccettuato. lo intendo di 800
parlare di certi vili delatori, che sacrificano il benessere dei cittadini per deferire ca-
lunnie e menzogne, e ciò per fare un passo nel loro impiego, o guadagnarsi danaro.
Questi uomini detestabili sono la peste della civile società. I
p.60
Ma voi parlate bene, in ciò sono d'accordo con voi. Debbo però dirvi che
mi piacciono assai poco i vostri libri.
805
Mi rincresce che i miei poveri scritti non abbiano la fortuna di piacerLe. Se
però si degnasse di notarmene i difetti ne terrei conto nelle future edizioni.
780 un 0/1/ A 785 A ... calmò] Calmatosi A A queste parole si calmò em si A2 e per 11/1/ A
add si A2 usarmi cortesia om A add mrg sin A2 ante fe' add mi A del A2 787 posi im-
becille add ma A del A2 però om A add si A2 788 è om A add sI A2 788-789 al... sue]
all' A al governo, alle sue em sI A2 790 trovo] provo A trovo corr A2 791 pOSI tutti add
la A del A2 791-792 i miei ... tutte le om A add si A2 796 de'] di alcuni A de' corr
A2 798 trascurano] non fanno A trascurano em si A2 799 come ... io om A add si
A2 800 Lo] vi A Lo corr A2 801 parlare] parlarle A parlare corr A2 post vili add ind
A del A2 S03 Questi] Queste A Questi corr A2 post Questi add si sono A2 del A3 ante
uomini add gli A del A2 sono la om A add si A2 pOSI della add soc A del A2 S04 in
ciò] io A in ciò em si A2 che om A add si A2 S05 assai om A add si A2 S06 post rin-
cresce add di A del A2 che ... scritti om A add si A2 abbiano] avere A abbiano em
si A2 di om A add si A2 piacer Le] piacervi A piacerLe corr A2 S07 si degnasse] vi
degnaste A si degnasse corr A2
794-795 Il riferimento è alla presenza a Torino di esponenti politici provenienti dai territori
«annessi» in quegli anni al regno di Sardegna (poi regno d'Italia).

7.6 Page 66

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176
Pietro Braido e Francesco Motto
Siete voi l'autore della biografia di Savio Domenico?
Sì appunto.
810
Quel libro è pieno di fanatismo. Lo lesse mio figlio, e ne fu talmente impaz-
zito che ad ogni momento fa ora istanza di essere condotto da D. Bosco, e temo
quasi che gli si volti il cervello.
- Ciò vorrebbe dire che i fatti sono chiaramente espressi, e che con facilità
sono intesi dai giovanetti. Questo era il mio scopo. I Ma intorno alla lingua, al senso p.61
815 mi ha notato qualche cosa?
- Di questo no; anzi ho trovato popolarità di stile. E quella Storia d'Italia;
quel fare un eroe del Duca di Parma, di quel scellerato, che ne ha fatte di ogni gene-
re e voi ne faceste un martire. Non sapete che erano due mila legati da giuramento, i
quali dovevano gli uni dopo gli altri procurarne la morte?
820
- lo non sapeva questa ultima particolarità. Quello che posso dire si è che io
ho scritto per la gioventù, quindi in un compendio doveva scegliere soltanto quei
fatti che potevano tornare di qualche morale vantaggio a' miei lettori. Non ho scrit-
to una biografia, ma soltanto la morte di quel principe, e questa io chiamo morte di
un buon cristiano; perché muore perdonando al suo assassino, riceve i conforti della
825 religione e muore rassegnato ai voleri del Creatore.
- Basta, io vi consiglierei a correggere quella storia prima di ristamparla. I
- Se Ella volesse essermi tanto cortese, di notarmi o farmi notare le modifi- p.62
cazioni o le correzioni da introdursi, l'assicuro che di ogni cosa farei tesoro per la
futura edizione.
830
- Mi piace questa vostra accondiscendenza; né vi mostrate ostinato nelle vo-
810-811 post impazzito add lo volle tostamente e A del A2 811 che om A add si A2 ora
om A add si A2 816 trovato] ammirato la A trovato em si A2 di] dello A di CO'T
A2 818 e voi... martire om A add A2 post martire add Veda, Sig. Comm., A del
A2 818-820 Non ... io om A add mrg sin A2 821 post doveva add es A del A2 soltanto
om A add si A2 822 morale om A add si A2 823 soltanto] solo A soltanto CO'T
A2 824 muore om A add si A2 perdonando] perdona A perdonando CO'T A2 al... as-
sassino] all'autore del suo male A al suo assassino em si A2 826 correggere] correggerla A
correggere CO/T A2 ristamparla] risp A ristamparla CO/T A2 828 correzioni] corri A cor-
rezioni CO/T A2 di... cosa om A add si A2 830 ante Mi add Bene, caro D. Bosco A
del A2 né] non A em si A2
808 Vita del giovanetto Domenico Savio allievo dell'Oratorio di san Francesco di Sales per cura
del sacerdote Bosco Giovanni. Torino 1859.
810-815 Per quanto riguarda Don Bosco scrittore, rimandiamo a P. STELLA, Don Bosco nella
storia della religiosità cattolica. II, Las, Roma 19792, pp. 229-248. Nel corso dell'ispezione
scolastica del 1863 don Bosco riceverà, fra l'altro, ancora qualche osservazione circa il tono
antigovernativo della sua Storia d'Italia e delle Letture Cattoliche. Si premurerà allora di
esporre la metodologia e le finalità del suo lavoro oltre che al provveditore, anche al ministro
dell'interno Ubaldino Peruzzi ed al ministro della pubblica istruzione Michele Amari (vedi
E I 269-274).
816 La storia d'Italia raccontata alla gioventù da' suoi primi abitatori sino ai nostri giorni [...]
dal sacerdote Bosco Giovanni. Torino 1855 la ed.; Torino 1859 2a ed.

7.7 Page 67

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Don Bosco tra storia e leggenda
177
stre idee; questo mi piace. Ora ditemi: quale imbarazzo avete per le vostre scuole?
Che difficoltà trovate a sottomettervi alla autorità scolastica?
- Nissuna. Dimando solo, che gli attuali maestri possano continuare nella
loro classe.
Chi sono questi maestri?
835
Sono Durando, Francesia, Cerutti ed Anfossi.
Da chi sono pagati?
p.63
Non sono pagati da nissuno. Sono stati essi pure allievi dell'istituto I e go-
dono assai di impiegare le loro fatiche a benefizio altrui, come un tempo altri hanno
fatto per loro.
840
- lo non vedo alcuna difficoltà. Fatemi soltanto una dimanda coi nomi e titoli
dei Maestri, e poi vi farò tosto spedire il decreto.
- Vi ringrazio, Sig. Comm., prima di partire vorrei ancora pregarvi di un fa-
vore: Che vi degniate di prendere i nostri fanciulli sotto alla vostra protezione, e un
giorno veniste ad onorarci di una presenza. lo sono persuaso che voi, il quale mo- 845
strate amare cotanto il povero popolo, non sarete insensibile a vedere colà raccolta
una parte notabile de' più bisognosi suoi figli.
Caro D. Bosco, voi siete un angelo. Vi assicuro, che farò quel che posso per
farvi del bene, e farò quanto prima una passeggiata colla mia famiglia al vostro sta-
p.64 bilimento. Spero che le nostre visite per l'avlvenire avranno altro condimento che 850
non fu quello del nostro primo vederci. Son contento di avervi veduto e conosciuto.
Addio.
Il Decreto per le nostre scuole fu il seguente, etc.
838 stati om A add mrg sin AZ post pure add stati A del AZ istituto] istitu- A 839 le
loro] per amore A le loro em si AZ benefizio] benedizio A benefizio corr AZ 840 post
loro add medesimi A del AZ 841 alcuna] niuna A alcuna ernsi AZ post difficoltà add Fa-
rò prepara A del AZ 843 Vi] La A Vi em si AZ pregarvi] pregarla A pregarvi corr
AZ 844 vi degniate] si degni A vi degniate corr AZ post nostri add poveri A del
AZ vostra] sua A vostra em si AZ post e add ci venisse A del AZ 845 veniste om A add
si AZ onorarci] onorare A onorarci corr AZ una] sua A una em si AZ 845-847 lo ... fi-
gli om A add mrg sin AZ 849 e om A add si AZ 851 non om A add si AZ 853 per le]
delle A per le em AZ
836 I primi tre divennero sacerdoti salesiani: Celestino Durando (1840-1907) che otterrà il di-
ploma per l'insegnamento ginnasiale nel 1865, Giov. Battista Francesia (1838-1930) laureato
nel medesimo anno e Francesco Cerruti (1844-1917) l'anno seguente. Giovanni Battista Anfos-
si (1840-1913) uscito spontaneamente dalla congregazione salesiana nel 1864, diverrà sacerdote
diocesano. Nella relazione sulle scuole di Valdocco per il 1862 richiesta dal provveditore con
circolare del 31 gennaio 1863, don Bosco il4 febbraio dichiarava, oltre ai 4 chierici suaccenna-
ti, anche tre sacerdoti, don Matteo Picco (1812-1880), don Alasonatti e don Angelo Savio
(1835-1893) che però avevano titoli legali per l'insegnamento (MB VII 394).
853 Il decreto di approvazione delle scuole secondarie venne concesso in data 21 dicembre
1862, a seguito della relazione favorevole del segretario del provveditore, Giuseppe Camillo Vi-
gna, sollecitata a sua volta da don Bosco il4 dicembre precedente. Un secondo decreto in favo-
re delle scuole di Valdocco venne emesso dal provveditore il 2 novembre 1863, dopo che don
Bosco l'aveva richiesto dal marzo precedente (E I 285-286).

7.8 Page 68

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178
Pietro Braido e Francesco Motto
Da allora in poi il provveditore ci ha sempre trattati con molta benevolenza, e
855 nei limiti della sua autorità ci ha sempre favoriti.
Cav. Gatti - prof. Ferri - il Ministro Mamiani.
Il cav. Gatti fu uno di quelli che ebbero gran parte nelle nostre perquisizioni. Si
mostrò dei più assidui ad intervenire e de' più zelanti ad operare. Capo di Divisione
al Ministero della Pubblica Istruzione si può dire che egli aveva la chiave del potere
860 nelle mani. E sebbene siasi sempre professato tutto affabilità e cortesia, era però da
temersi assai, essendomi noto pur troppo che egli I aveva giurato di far chiudere p.65
tutte le nostre scuole, gli allievi tutti dispersi.
Conosceva eziandio il suo piano che era il seguente. Approvare e lodare a cielo
le nostre scuole in apparenza, purché i maestri fossero trovati idonei in una classe
865 particolare; ma egli aveva disposto che que' maestri non fossero ammessi a tali esa-
mi, quindi chiuse le nostre scuole per mancanza di legalità negli insegnanti. Di fatto
quando i nostri maestri chiesero di essere ammessi a subire gli esami nella R. Uni-
versità, venne risposto negativamente perché non avevano frequentato regolarmente
i corsi dell'università. lo era tra l'incudine ed il martello. Un comando assoluto ob-
870 bligava i nostri maestri a subire i pubblici esami sotto pena della chiusura delle scuo-
857 nelle] nella iter A nelle COiT A2 nostre perquisizioni] nostra perquisizione A nostre per-
quisizioni COIT A2 857-858 Si mostrò] Fu A Si mostrò em A2 859 la chiave del potere]
tutto A la chiave del potere em si A2 860 post mani add Ma egli aveva detto A del
A2 post sebbene add egli A del A2 siasi... professato] si professasse A siasi sempre profes-
sato COIT A2 861 essendomi ... troppo] tanto più che A tanto più che io [si A2 io em A3] sapeva
COIT A2 essendomi noto pur troppo em si A3 che egli om A aver eg add mrg inf A2 come egli
em mrg inf A2 che egli COIT A3 post aveva add egli detto e A del A2 862 post scuole add
fossero chiuse A del A2 tutti om A add si A2 863 Conosceva eziandio il] lo seppi che il A
Conosceva eziandio il em si A2 che om A add si A2 Approvare e lodare] Lodare A Appro-
vare e lodare em si A2 cielo] celo A 864-865 purché ... particolare] incoraggiarle a condi-
zione che i maestri dovessero subire i regolari essami A purché i maestri fossero trovati idonei
[approvati A2 trovati idonei em A3] in una classe particolare em mrg sin A2 865-866 ma ... in-
segnanti om A add mrg sin A2 866 legalità] titoli A2 legalità em A3 Di fatto] ma A Di
fatto em si A2 867 a subire gli] agli A a subire gli em si A2 867-868 nella R. Università
om A add si A2 868 venne] fu A venne em A2 negativamente] non potersi ametter A ne-
gativamente em si A2 869 Un om A add si A2 869-870 obbligava i] [?] A obbligava i em
si AZ 870 a] di A a em si A2 i pubblici esami] gli esami pubblici A i pubblici esami COIT
AZ sotto] soppo A sotto em si A2 della] la A della COIT A2
856 Con ogni probabilità anziché di Mamiani si tratta del ministro Michele Amari che resse
il ministero della P.I. dal marzo 1863 al settembre 1864. Il Mamiani aveva ricoperto lo stesso
incarico dal 21 gennaio 1860 al 22 marzo 1861: vedi pure nota alle linee 960-961.
Gatti, Ferri, Mamiani: vedi rispettivamente le note alle linee 1146-1158, 946-947.
863-1089 L'intera vicenda delle scuole di Valdocco in questi primi anni sessanta è documenta-
bile con maggior precisione ed attendibilità grazie alla conservazione di varie minute di lettere in-
viate da don Bosco alle autorità competenti: cfr in particolare E I 269-274, 285-286: vedi al ri-
guardo l'introd. pp. 122-127. Per un inquadramento dei problemi scolastici del tempo vedi il già
cit. G. TALAMO, La Scuola dalla legge Casati alla inchiesta del 1864, Milano, Giuffrè 1960.

7.9 Page 69

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Don Bosco tra storia e leggenda
179
le; mentre un divieto dello stesso Ministero, cioè del Cav. Gatti, li respingeva poi,
quindi chiuse le nostre scuole. Esistono diverse lettere del ministero della pubblica
istruzione, dell'interno e del Rettore della R. università, che confermano e danno
molte particolarità su questa materia.
p.66
Mentre queste cose si trattavano, ed io andalva dalla Università al provveditore 875
e da un ministero all'altro; ho procurato di terminare la pratica col provv. Selmi, che
emanava il decreto sopraesposto. Quando poi mi sono presentato al Ministero della
pubblica Istruzione a partecipare che i nostri maestri erano pronti per gli esami e che
perciò io chiedeva che ne fossero ammessi, ebbi questa risposta dal cav. Gatti. Si
mettano le lettere. Mi rincresce assai, mio caro D. Bosco, ho fatto quanto ho potuto 880
perché fosse favorito, ma non si può andare contro all'imperio delle Leggi. I suoi
attuali maestri non possono essere ammessi ai pubblici esami.
- Se ne può sapere la ragione?
- Sì che si può sapere: Essi non hanno frequentato regolarmente le scuole
della R. Università.
885
- Ma sì che le hanno frequentate; ecco i certificati che dichiarano averle fre-
quentate da oltre a quattro anni. I
p.67
Sì ma soltanto come uditori e non con regolare iscrizione pagando le tasse
prescritte.
871 mentre un divieto] ma poi A mentre un divieto em sI Al dello] dallo A dello COI'l'
Al del om A add sI Al li respingeva] erano respinti A li respingeva em sI Al poi om
A di poi add Al poi COIT A3 872 diverse] molte A diverse em sI Al 872-873 del... univer-
sità om A add mrg sin Al 873 confermano e om A add sI Al 874 post materia add In
questo A del Al 875 Mentre... cose] In questo tempo A Mentre queste cose em sI
Al 876 terminare la pratica] accomodarmi A terminare la pratica em sI Al provv.]
comm. A provv. em sI Al post Selmi add provveditore A del Al 876-877 che emanava]
mercé A che emanava em sI Al 878-879 partecipare... ammessi] chiedere dell'ammissione
agli esami dei nostri Maestri A partecipare che i nostri maestri erano pronti per gli esami e che
perciò io chiedeva che ne fossero ammessi em mrg sin Al 880 ho potuto] opp A ho potuto
em Al 881 perché om A add sI Al 884 Essi] perché A Essi em sI Al 886 sì... ecco]
Sig. Com., ecco ho qui A sì che le hanno frequentate; ecco em sI Al averle] avere A averle
COI'l' Al 886-887 frequentate] frequentato A frequentate COI'l' Al
872-874 Cfr nota alle linee 863-1089.
877 Decreto del Provveditore: 21 dicembre 1862. Quanto al Selmi, vedi nota alle linee 747-
752.
880 Non è facile individuare di quali lettere si trattasse. Resta il fatto che don Bosco il 28
marzo 1863 aveva avanzato al rettore dell'università, prof. Ercole Ricotti, una richiesta di con-
cedere a quattro suoi chierici «tutti quei favori che nella sua prudenza e saviezza ravvis[asse]
compatibili colle vigenti leggi». Alla richiesta aveva allegato una dichiarazione del rettore del
Seminario e del Vicario Capitolare, Giuseppe Zappata, attestante gli studi fatti dai suddetti
chierici in seminario. La risposta fu positiva: in data 13 maggio 1863 il Ministero acconsentiva
che i chierici dell'Oratorio fossero ammessi ai corsi della facoltà di lettere con dispensa dall'ob-
bligo di presentare la licenza liceale, a condizione che sostenessero con successo l'esame di
ammissione: cfr MB VII 427-432 ed introd., p. 125.

7.10 Page 70

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180
Pietro Braido e Francesco Motto
890
- Pel passato bastava frequentare regolarmente l'università per essere ammes-
si agli esami e ne adduco molti esempi. Se poi è mestieri pagare le tasse volute dalla
legge, mi offro di pagarle quando che sia.
- Non è più a tempo. Gli esempi addotti sono favori eccezionali che non
possono addursi contro il disposto delle leggi.
895
- Come adunque può concepirsi questo? Il Ministero ordina a' miei Maestri
di subire i pubblici esami, e adesso si vuole impedire che li subiscano ...
- Il Ministero quando scrisse quella lettera non aveva ancora studiata bene la
questione; ora si è verificato, che per essere ammessi ai pubblici esami fa d'uopo es-
900 sere inscritto legalmente ai corsi universitari e di averne assistite le lezioni.
Ella ora mi dia un consiglio da padre. Che cosa mi consiglia di fare?
- Cercarsi professori patentati per quattro anni, farne immediatamente inscri-
vere gli attuali Maestri ai corsi universitari. In questo modo provvede a se stesso. I
- Non è possibile di trovare sull'istante cinque professori colle patenti, e p.68
905 quando anche li trovassi non avrei mezzi con cui pagarli.
- Mi rincresce.
Dunque?
Chiudere le scuole.
Almeno per quest'anno credo poterle tenere aperte, altro anno provvederò.
910
Con quale autorità?
Con quella del R. provveditore.
Il provveditore potrà quello che non può il Ministero? Il provveditore non
può mischiarsi in questi affari.
Il provveditore mi autorizzò gli attuali Maestri per tutto questo anno ...
915
Ma egli non può. Ha qualche suo scritto?
Ecco una copia del decreto.
Non può, ripeté più volte leggendo, non è cosa di sua I spettanza. Vado SlI- p.69
bito a scrivere a lui stesso e gli rimprovererò l'abuso di potere. Egli è ignorante, bi-
sogna metterlo all'ordine. Ha concesse cose che non può ...
- Non conosco i limiti dei loro poteri. So per altro che per gli affari scolastici
890 PeI... università om A add si A2 890-891 per. .. esempi om A add mrg inf A2 891-892
Se... legge] Se basta pagare le tasse A Se poi è mestieri pagare le tasse volute dalla legge em mrg
inf A2 893-894 Gli... leggi om A add mrg sup A2 895 Come ... questo? om A add si
A2 ante Il Ministero add Ma se A del A2 a' miei] che i A a' miei em si A2 896 post e
add perché A del A2 897 quando ... ancora om A add si A2 non aveva] non ha A non
aveva em si A2 ancora om A add si A2 898 esami] ammessi A esami em si A2 fa
d'uopo] uopo è di A fa d'uopo CO/T A2 901 post anni add dopo A del A2 902 gli attuali]
i suoi A gli attuali em si A2 provvede] provveda [?] A provvede CO/T A2 a om A add si
A2 908 poterle] poterli A poterle CO/T A2 911 Il] Se il A Il CO/T A2 provveditore] Mi-
nistro A provveditore em si A2 ante potrà add non può A del A2 post potrà add di più
A del A2 916 ripeté più] disse più A ripeté più em A2 non è] fa una A non è em
si A2 post cosa add non A del A2 post spettanza add Oggi A del A2 917 abuso]
abbuso A abuso CO/T A2 917-918 post bisogna add istruirlo e A del A2 919 loro om A
add si A2 post poteri add loro A del A2 919-920 So... fanno] per le cose di scuola ognu-
no suole sempre far A So per altro che per gli affari scolastici della provincia di Torino tutti
fanno em mrg sin A2

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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Don Bosco tra storia e leggenda
181
della provincia di Torino tutti fanno capo al provveditore. Per ora io me ne vado a 920
casa, e quando avesse qualche ordine contrario a questo decreto, la prego di voler-
melo significare.
Uscito di là, corsi tosto dal provveditore, cui ho raccontato ogni cosa.
Il comm. Selmi, che aveva cominciato a trattarci con molta benevolenza, saltò
sulle furie contro al cav. Gatti. lo ignorante, prese a dire, imbecille! Andò a quel po- 925
sto a forza di cortigianerie; ed osa chiamare gli altri ignoranti. Sappiate che il Sig.
p. 70 Gatti fu sempre rimanldato negli esami, e soltanto per via di biglietto Regio poté per
grazia ottenere il titolo di professore. lo ho subiti i miei esami e ne fui sempre onora-
tamente promosso. Ma lasciamo queste cose a parte. Recatevi pur tranquillo a casa
vostra. Autorizzando i vostri maestri ho fatto quello che poteva e doveva, e se 930
taluno desse ordini contrari a' miei mandatelo da me, ché saprò togliervi dagli im-
barazzi.
lo me ne andai pe' fatti miei; seppi che il Gatti scrisse più lettere al provvedito-
re; e che questi rispose sempre per le rime; ma per quell'anno non fui più disturbato
pei titoli legali dei nostri insegnanti.
935
In quell'anno stesso subirono l'esame di ammissione al corso di lettere e ne fu-
p. 71 rono promossi e l'anno dopo acquistarono subito il titolo equilpollente. Quindi l'au-
torizzazione ottenuta e la qualità di baceliere servirono ad ottenermi la rinnovazione
della facoltà. Ma d'allora in poi mi sono sempre adoperato con tutta sollecitudine
per provvedere insegnanti patentati. In mezzo a quella fosca mutazione de' tempi 940
era questo l'unico mezzo per conservare le nostre scuole: tenerci rigorosamente nella
legalità. Con questo mezzo abbiamo potuto superare una serie non interrotta di dif-
ficoltà che dal 1860 al 1874 vennero a turbare le nostre case; anzi più volte fu minac-
ciata l'esistenza di alcune di esse.
920 ne om A add si AZ 921 ordine] cosa A ordine em si AZ contrario] contraria A con-
trario corI' AZ 924 molta om A add si AZ 927 per... poté om A add mrg sin AZ 928 il
titolo] un biglietto A il titolo em si AZ 929-930 Recatevi... vostra] Ella vada a casa, stia
tranquillo A Recatevi pur tranquillo a casa vostra em si AZ 930 vostri] suoi A vostri em si
AZ post doveva add fare A del AZ 930-931 se... saprò] se taluno le va a cagionare distur-
bo venga, e la A se taluno desse ordini contrari a' miei mandatelo [lo mandi AZ mandatelo corr
A3] da me, ché saprò em mrg sin AZ 931 togliervi] e la toglierò A tog1iervi corr AZ 931-
932 imbarazzi] imp A imbarazzi CO/T AZ 934 per le rime] con molta acrimonia A per le rime
em si AZ fui] mi A fui CO/T AZ post disturbato add per ciò che riguardava A del
AZ 935 pei] pei A ai em AZ pei em si A3 legali] d'idoneità A legali em si AZ dei... in-
segnanti] all'insegnamento A dei nostri insegnanti CO/T AZ 936 In... stesso] L'anno dopo i
nostri maestri A In quell'anno stesso CO/T AZ 937 Quindi] Così A Quindi em si AZ 938
baceliere... ottenermi] studenti di lettere mi furono titoli sufficenti per A baceliere servirono ad
ottenermi em si AZ 939 Ma... poi] e da A Ma d'allora in poi em AZ sempre 0//1 A add si
AZ post adoperato add d'allora in poi A del AZ 940 In... tempi om A add mrg sin
AZ 941 nella] alla A nella CO/T AZ 942 questo] questa A questo CO/T AZ mezzo] le-
galità A mezzo ern si AZ 943 che om A add si AZ al] fino il A al CO/T AZ 943-944 fu
minacciata] minacciarono A fu minacciata CO/T AZ post esse add Altra cosa era da appia-
narsi: la A del AZ
936-939 Vedi introd., p. 125, n. 29.

8.2 Page 72

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182
Pietro Braido e Francesco Motto
945
Questi screzi tra noi e l'autorità scolastica, e tra gli stessi Direttori di quel dica-
stero provocarono un'altra visita domiciliare. Questa visita venne affidata al profes-
sore Ferri dottore in Filosofia. Costui venne di fatto a visitare le nostre scuole; si
mostrò con me, coi maestri e cogli allievi grandemente soddisfatto, assicurò tutti che
I l'insegnamento, la disciplina, la moralità non potevano essere migliori, e che perciò p. 72
950 la sua relazione al Ministero non sarebbesi potuto desiderare più onorevole. Questo
diceva, ma da persona confidente fui assicurato essere ben diversa l'intenzione del
Ferri.
Secondo quella relazione tra noi tutto era disordine, immoralità, reazione. No-
ti, si diceva al Min. Mamiani, che avvi uno spirito talmente ostile al governo, che in
955 tutto questo vasto stabilimento non si ri[n]viene il ritratto del nostro augusto Sovra-
no e Signore.
Avuta di ogni cosa preventiva contezza, ho studiato di scongiurarne i fulmini
prima che succedesse lo scopio e cadesse la grandine. Cercai perciò di parlare al con-
te Mamiani, cui doveva essere presentata la famosa relazione.
960
Presentatomi a quel Ministero, e a forlza di sforzi ottenuta l'udienza dal celebre p.73
ministro Mamiani si cominciò a discorrere così:
- In quale cosa vi potrei servire, o mio buon abbate?
- lo sono continuamente vessato dalle perquisizioni; non mi si vuole mai dire
la cagione. Prego V.E. a volermene dare soddisfazione. lo sono sempre stato suddito
965 fedele del mio Sovrano, e se c'è qualche cosa sul mio conto, agogno di saperlo per
potermene guardare.
945-946 Questi... Questa om A add mrg sin A2 946 post visita- add governativa A del
A2 venne ... al] effettuata dal A venne affidata al em si A2 947 dottore] dotto A dottore
cori A2 di fatto om A add si A2 948 coi ... allievi] e con tutti gli altri A coi maestri e cogli
allievi COI.,. A2 post assicurò add il A i em A2 del A3 tutti] professori A tutti em si
A2 950 post relazione add che egli avrebbe dovuto fare A del A2 sarebbesi... desiderare]
poteva desiderarsi A sarebbesi potuto desiderare COIT A2 955 post questo add stab A del
A2 957 Avuta] Avutane A Avuta COIT A2 preventiva om A add si AZ ho studiato] cer-
cai A ho studiato em si AZ post scongiurame add le conseguenze presso A del AZ 957-958
i fulmini ... parlare om A add mrg sin AZ 958 Cercai] Ten A Cercai COIT AZ 959 essere
presentata] presentare A essere presentata COIT AZ 964 cagione] ragione A cagione em si
AZ soddisfazione] ragione A soddisfazione COI.,. AZ 965 conto om A add si A2
946-947 Prof. Luigi Ferri: già segretario del ministro Mamiani, nel maggio 1861 era già stato
inviato dal ministro De Sanctis per un'ispezione delle scuole secondarie classiche ad Ivrea.
Dopo una visita in Francia a diversi Istituti scolastici nel 1862, su mandato del ministro Mat-
teucci il 12 maggio 1863 procedette all'Ispezione dei vari istituti di istruzione secondaria in Pie-
monte. Collaborerà pure coi ministri Berti e Coppino per la compilazione di progetti di legge
sull'insegnamento superiore. Nel 1872 sarà nominato professore ordinario di Filosofia a Roma
e nel 1876 accademico dei Lincei: Arch. Centro Stato Roma, Ministero P.I. b. personale.
960-961 È con tutta probabilità in riferimento a queste linee che don Bonetti lascia un fogliet-
to con le seguenti indicazioni: «Mamiani salito al ministero il 20 gennajo 1860 e rimasto sino al
22 marzo 1861. De Sanctis prof. Francesco dal 22 marzo 1861 al 3 marzo 1862 dal 3 al 31
Mancini Matteucci prof. Carlo dal31 marzo al 7 dicembre 1862. Amari Prof. Michele dal 7
dicembre 1862 al 27 settembre 1864. Poi Natali - Berti - Correnti (etc)»,

8.3 Page 73

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Don Bosco tra storia e leggenda
183
Ma in buona grazia voi chi siete?
lo sono il Sacerdote Bosco Gio. direttore dello Stab.w detto Oratorio di
Francesco di Sales.
- Che ha per iscopo di raccogliere poveri ragazzi. Ottimo Ministero; fosse 970
vero che i preti facessero tutti così. Ma dovete guardarvi bene di non allontanarvi da
questo santo scopo. Si vuole che voi abbiate degenerato, o che il vostro filantropico
p. 74 istituto siasi cangiato in convegno di reazione. Credo però, come ho ordinato, I ab-
biano usato i dovuti riguardi a voi e ai vostri giovani.
- Ignoro gli ordini di V.E. Certo è che si vollero sindacare i pensieri dei giova- 975
ni; sapere quello che esponevano in confessione, quello che loro diceva il confessore,
minacciando ira e sdegno se non si appagavano le varie insidiose insistenze.
Questa non era la missione del pr. Gatti né del prof. Ferri. Mi si deve però
portar oggi la relazione compiuta delle perquisizioni, e da quello potrò essere
edotto.
980
Il conte Mamiani suona il campanello, chiama i due mentovati professori, che
nel semioscuro della sera non avendomi conosciuto si posero a fianco mio per di-
scorrere così col ministro.
- Ministro: Come è andata la visita a D. Bosco?
p. 75
- Poco bene, Eccellenza, rispose il Ferri, dalla relazione I che ho l'onore di 985
presentare alla E.V. si potrà avere chiara idea dello spirito che domina in quell'isti-
tuto.
lo vi aveva incaricato di esaminare la legalità della materia insegnata e degli
insegnanti; come risultarono questi due punti?
Poco bene, Eccellenza, si immagini che in tutto quel vasto Stabilimento non 990
vi è nemmeno l'immagine dell'augusto nostro Sovrano. -
- Ma la legalità dell'insegnamento e degli insegnanti?
- Per questo si è carpito un decreto dal R. Provveditore, che, almeno per que-
sto anno, renderà tollerabili quelle scuole.
Quindi per la parte legale avvi nulla a dire. D. Bosco però si è lagnato che 995
entrarono in cose di confessione e che si fecero interrogazioni non opportune.
p. 76
- La E.V. avrà la bontà di persualdersi che non si fece alcuna di tali di-
mande.
In simile guisa quei Signori non sapendo più come spicciarsi dalla cattiva loro
971-972 da ... scopo] dallo scopo proposto A da questo santo scopo CO/T AZ 972 filantro-
pico om A add mrg sin AZ 975 Ignoro... V.E.] lo non so quali siano stati i limiti dei poteri
[dell'inc A dei poteri em AZ] dell'incaricato governativo. Quello che è A Ignoro gli ordini di
V.E. em si AZ è che Dm A add si AZ 977 post le add mie A del AZ insidiose insistenze]
insistenze A insidiose insistenze CO/T AZ 982 nel... conosciuto] non conoscendomi A nel
semioscuro della sera non avendomi conosciuto em si AZ 985 rispose il Ferri Dm A add
si AZ 989 punti] cose A punti em AZ 994 post quelle add co A del AZ 995 Quindi]
Questo A Quindi em si AZ post dire add Quivi il A del AZ però ... lagnato] si lagna A
però si è lagnato CO/T AZ 996 si fecero] facessero A si fecero CO/T AZ interrogazioni]
interrogar A interrogazioni CO/T AZ 999 In ... Signori Dm A add si AZ

8.4 Page 74

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184
Pietro Braido e Francesco M otto
1000 posizione, ricorsero alla menzogna, soliti argomenti di quella gente.
Abbiamo qui lo stesso D. Bosco, egli dimanda di parlare, lasciamolo rispon-
dere e così verrà appurata la verità. La verità e non altro. Guai ai menzogneri, guai
agli impostori; io li metterò tutti all'ordine.
Ognuno può immaginarsi lo sbalordimento dei due benevoli relatori quando si
1005 accorsero di essere in presenza di D. Bosco con cui alcuni momenti prima avevano
tenuto discorso totalmente opposto a quanto allora asserivano. I
Il cav. Gatti sotto aspetto di dover spicciare affari di premura in uffizio si allon- p. 77
tanò momentaneamente e non venne più. Restò solo il professore Ferri. Qui avven-
nero due episodi. Il Gatti nell'uscire prese la direzione opposta all'uscita, e andò ad
1010 aprire un armadio. Il ministro rise, e dicendo di non toccare, e di tornare indietro gli
andò egli stesso ad aprire la porta della sala. Il Ferri poi volendosi porre in sito un
po' remoto da me, inciampò nel piccolo strato posto a' piè del tavolino ministeriale
e per poco vi mancò che non cadesse in mezzo alla sala.
Intanto io presi a parlare così:
1015
- Sig. Ministro, La ringrazio della facoltà che mi dà di parlare. lo non inten-
do di accusare alcuno; ma unicamente difendermi: difendere la causa mia e quella
de' I miei poveri fanciulli. Questi fanciulli furono con insidie interrogati sulla fre- p. 78
quenza della confessione; da chi andavano; che cosa dicevano in confessione; che
cosa loro diceva D. Bosco e più altre dimande che la verecondia mi consiglia di tace-
1020 re. Lo stesso Sig. P. Ferri assicurò, che le nostre scuole si potevano proporre per mo-
dello di moralità e disciplina ed alla presenza mia ed alla presenza di più altre perso-
ne assicurò che nulla aveva a ridire sul nostro conto; desiderare che tutte le pubbli-
che scuole si trovassero in quello stato.
Dice che non vi è il ritratto del Sovrano. Ma se egli stesso ne osservò tre in tre
1025 sale distinte del nostro istituto?
- Il Ferri imbarazzato dice: Sì, è vero, ma I quei ritratti sono bruttissimi. p. 79
Questo sarebbe colpa di chi li ha incisi o li ha dipinti. Se fossero più belli
piacerebbero anche più a me.
- Basta, disse il Ministro, Ella, Sig. professore, vada pure in uffizio. Vedo che
1030 la mia volontà fu trasgredita, e che con un male se ne vollero far due. Ci parleremo
poi in altro tempo.
1000 post posizione add quei Signori A del A2 ricorsero] ricorrono A ricorsero CO/T
A2 soliti argomenti] e questa non è la sola volta che si è ricorso a simili argomenti A argo-
menti proprii em A2 soliti argomenti CO/T A3 1005 alcuni momenti] poco A alcuni momenti
em A2 avevano] aveva A 1006 a quanto ... asserivano] al presente A a quanto allora asse-
rivano em sI A2 1007 di... spicciare] di avere A di dover spicciare em sI A2 1011 della sala
om A add A2 1015-1016 intendo] ind A intendo CO'T A2 1016 difendermi] diffe A difen-
dermi COIT A2 difendere] diffenden A difendere COIT A2 la ... mia] me A la ... mia em
A2 1017-1018 post frequenza add che A del A2 1018 della] con cui frequentavano la A del-
la em sl A2 1020 P. orn A add sl A2 1022 sul nostro] sulle nostre A sul nostro CO/T
A2 conto] scuole A conto em sl A2 1026 sono] erano A sono em sl A2 1030 mia om A
add sl A2 che om A add sl A2 se ne om A add sI A2 far] farne A far corr A2 due]
due A del A2 due add sl A3 Ci] Noi ci A Ci COIT A2 1031 post poi add tra noi A del A2

8.5 Page 75

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Don Bosco tra storia e leggenda
185
Rimasto solo col Mamiani, questi prese a parlare così:
- Non mi pensava di essere così malamente servito. Ho detto di usare tutta
l'urbanità possibile e di fare le loro minute indagini intorno alla legalità della mate-
ria d'insegnamento e degli insegnanti e non più in là... Tratterò poi con loro separa- 1035
tamente. Intanto ditemi in tutta confidenza: Sopra quale cosa si appoggiano tante
p. 80 voci I che corrono sul vostro conto? Qualunque segreto, qualunque cosa compro-
mettente, ditemela. Sarà tra noi, come amici, né avrà alcuna conseguenza. Anzi, cre-
detemi, io vi darò opportuni consigli.
- Mille grazie, Sig. conte, della cortesia e bontà con cui mi parla. Confidenza 1040
chiama confidenza. Da quanto dissero i Sig. P. Gatti e Ferri la E.V. può argomenta-
re di tutte le altre imputazioni che gratuitamente fanno correre a mio carico. La ma-
lignità o l'ignoranza fecero agglomerare menzogna sopra menzogna, sopra cui uni-
camente si fondano tali dicerie. Sono oltre a 20 anni da che io sono in Torino. La
p.81 mia vita fu sempre sulle piazze, negli ospedali, nelle carceri. Si facciano ripassare le 1045
mie prediche, I le mie parole, i miei catechismi. Si leggano le cose da me stampate, e
poi se si trova cosa che si meriti biasimo in faccia alle autorità o nel cospetto delle
leggi io sono contento di esserne rigorosamente punito. Ma debbo dire che sono ma-
lamente corrisposto da chi ho fedelmente servito, da chi dovrei essere se non rimu-
nerato almeno rispettato.
1050
Non parlo dei capi del governo, non parlo di V.E. in cui ho trovato un uomo
dotto, onesto, ragionevole. Ma intendo parlare di certi esseri miserabili, i quali o per
bassi fini di opposti principi, o per sordido interesse vendono l'onore, tradiscono gli
onesti cittadini, compromettono gli stessi reggitori della civile società. I
p. 82
- Mi piace questo vostro schietto parlare. Vi assicuro che le vostre parole e 1055
la vostra confidenza non rimarranno senza frutto.
Ditemi ancora: Voi avete stampata una Storia d'Italia, che mi dicono contenere
1037 corrono... conto] si fanno risuonare da tutte parti [tante parti A tutte parti em si A2] al-
l'orecchio dei ministri A corrono sul vostro conto em si A2 Qualunque] Ci fosse qualunque
A Qualunque COIT A2 1038 ditemela] dimela A ditemela COIT A2 alcuna] fuori altra A
alcuna em si A2 1040 e bontà om A add si A2 1041 quanto] ques A quanto em A2 P.
om A add si A2 la E.V.] ella A la E.V. em mrg sin A2 1042 gratuitamente] mi A gratuita-
mente ern si A2 correre... carico] gratuitamente A correre a mio carico em si A2 1043-
1044 sopra... unicamente] ed ecco la base sopra cui A sopra cui unicamente em si A2 1045
sulle] nelle A sulle COIT A2 1047 nel] in A nel COIT A2 delle] alle A delle COIT A2 1048
post leggi add dello stato A del A2 esserne] essere A esserne COIT A2 dire] dirla A dire
COIT A2 post dire add io sono so A del A2 che om A add si A2 post che add In A in
em si A2 del A3 1049 ante fedelmente add questo momento A del A2 fedelmente om A
add si A2 post servito add da oltre 20 anni A del A2 1053 l'] il loro A l' em A2 1054
gli stessi] il pubblico e tutti i A gli stessi em si A2 1055 Mi ... questo] Voi mi fate piacere col
A Mi piace questo em si A2 post parole add saranno credute A del A2 1056 vostra] vo-
stra .4 dci A2 vostra add si A3 post confidenza add che mi usate A del A2 rimarranno]
rimarrà A rimarranno COIT A2
1057 Storia d'Italia: vedi note alle linee 810-815 e 816.

8.6 Page 76

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186
Pietro Braido e Francesco Motto
uno spirito incompatibile col tempo nostro. Non giudicate a proposito di corregger-
la, adattarla al tempo?
1060
La Storia d'Italia, di cui parla V.E., fu scritta colla migliore volontà di un
cittadino. Appena stampata ne mandai copia al ministro della pubblica Istruzione
che la fece esaminare e, trovatala preferibile a tutte quelle, che correvano per le
scuole, la encomiò, diede un premio di mille franchi all'autore e poco dopo con ap-
posito decreto annoverava la mia storia fra' libri I da distribuirsi per premio nelle p. 83
1065 pubbliche scuole. Ora non capisco come un libro cotanto beneviso a tutte le antece-
denti autorità, ora sia divenuto un oggetto pericoloso.
lo ho letto una parte di quel libro, e non ci ho trovato quel malaccio che ta-
luni vanno dicendo. Tuttavia i tempi subirono un radicale cangiamento; le idee pre-
sero nuova forma ed ogni volta che il pollo è riportato in tavola bisognerà condirlo
1070 con novello intingolo. Che ne dite?
- Che ciò si faccia coi polli in cucina, è tutto a suo posto. La storia per altro è
maestra stabile; i fatti quando sono tramandati alla storia non cangiano più, e sopra
i fatti trascorsi tutti i posteri potranno prendere lezioni stabili ed invariabili. I
- È vero, le idee degli uomini possono ad ogni momento variare, mentre i fatti p. 84
1075 tramandati e depurati dalla storia imparziale non cangiano più; tuttavia io vi consi-
glierei di leggere la vostra Storia e riscontrando certi riflessi che pugnano colle idee
del giorno, modificarli a segno che non ledano le suscettibilità di taluno. Mi com-
prendete?
Sig. Conte, intendo benissimo. lo sono pronto ad appagarla. Perciò se V.E.
10SO si degnasse di farmi notare quei fatti, quei riflessi che si dovessero modificare, io le
do parola di tenerne conto nella prima ristampa di quella operetta.
Dunque siamo d'accordo in tutto. Andate pure tranquillo I niuno più andrà p.85
a cagionarvi disturbo. Nascendo difficoltà intorno alle vostre scuole, venite diretta-
mente da me, e, non dubitate, voi avrete sempre l'appoggio del ministro della pub-
IOS5 blica istruzione. Addio, mio caro abate, disse stringendomi la mano, addio.
- Ringrazio V.E. della bontà che mi usa, e della protezione che mi fa sperare.
Pregherò e farò anche pregare i miei poveri giovanetti per la E.V. affinché Dio le
conceda la grazia di una vita lunga e felice dopo cui una santa morte.
1060 scritta] composta A scritta em si A2 1061 ne... copia om A add si A2 1062 che om
A add si A2 1063 e] Di più A e em A2 1063-1064 con apposito] fu emanato un A con ap-
posito em si A2 1064 post decreto add ministeriale che A del A2 1067 ante lo add La
cosa A del A2 1069 ed ... tavola om A add mrg sin A2 condirlo] condire il pollo A condir-
lo corr A2 1071 è] e A 1074 mentre] e che A mentre em si A2 1075 imparziale om
A add mrg sin A2 1077 post ledano add più A del A2 1079 V.E.] Ella A V.E. em
A2 10SO post notare add da qualcheduno A del A2 10SI post parola add che A del
A2 post di add nu A del A2 IOS2 post pure add in A del A2 IOS3 Nascendo] Se A
Nascendo COI'!" A2 IOS4 sempre] sep A sempre em A2 IOS5 disse] dissemi A disse COI'!"
A2 IOS6 fa sperare] promette A fa sperare em si A2 10SS vita lunga e] vita A vita lunga
e ent mrg sin A2 dopo cui] di A dopo cui em sl A2
1063 Nella lettera al ministro dell'Interno Peruzzi la somma offerta dal ministro Lanza allor-
ché ricevette la prima copia del volume risultava di lire 300 (E I 270).

8.7 Page 77

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Don Bosco tra storia e leggenda
187
-- Addio. A rivederci, caro abate. I
p. 86
Conseguenze di queste persecuzioni.
1090
Dio è buono, Dio è grande. Egli spesso permette tribulazioni e poi dalle cose
stesse che a noi paiono male, nella sua immensa misericordia egli sa ricavarne il be-
ne. Grave disturbo ci cagionarono le perquisizioni, ma in fine tornarono a grande
vantaggio anche materiale della nostra istituzione.
Primo vantaggio fu di assicurare il governo, che le pretese relazioni compromet- 1095
tenti coi Gesuiti, coll'arcivescovo Fransoni e col Sommo Pontefice erano stolte dela-
zioni fatte al governo, e che coloro, di Saluggia, che assicurarono ripetutamente il
Ministro Farini esistere tali relazioni, vennero conosciuti per solenni mentitori. I
p. 87
Tutte le autorità civili, fiscali, di pubblica sicurezza, del municipio, della pubbli-
ca istruzione furono convinti che malgrado la nostra difficile posizione, malgrado la 1100
tristezza dei tempi, mantenendoci fermi cattolici nulla era tra noi insegnato che po-
tesse minimamente ledere oppure urtare colle tendenze, colle leggi governative. Per-
ché noi abbiamo sempre avuta la ferma volontà di dare a Dio quello che è di Dio; a
Cesare tutto quello che è di Cesare, salva la coscienza. Quindi le nostre case furono
sempre ben vedute da ogni autorità del governo ed ove ne fu mestieri protette ed 1105
ajutate.
Ci servì pure di terribile avviso del cangiamento radicale dei tempi. Prima le
p.88 case che avevano anche solo aspetto di beneficenza, o scopo religioso, o ammilni-
strate da corporazioni religiose lasciavansi libere a se stesse, e l'autorità governativa
non si mischiava punto. Dopo volle regolare tutto a rigore di legge. Quindi fummo 1110
in tempo a provvedere ai casi nostri e prevenire le lunghe vessazioni, cui parecchi
istituti di nostra specie andarono e vanno esposti.
Si trovò vantaggiosissima la massima, costantemente tra noi osservata, di non
1090 queste] questa A queste corr A2 1091 Dio è2] e A Dio è em A2 post grande add e
misericordioso A del A2 Egli spesso om A add sl A2 post permette add spesso A del
A2 tribulazioni] di A tribulazioni COiT A2 1092 post male add egli sa A del A2 im-
mensa om A add sl A2 egli om A add sl A2 post il add nostro A del A2 1093 ci om A
add sl A2 tornarono] tornaro A 1096 stolte] state A stolte corr A2 1097 assicuraro-
no] assicurano A assicurarono corr A2 1099 civili om A add sI A2 1102colle'] le A colle
CO'T A2 colle'] le A colle corr A2 governative] del A governative em A2 1103 avuta]
tenuto A avuta em sl A2 la om A add sl A2 volontà om A add sl A2 post dare add a
A rigorosamente em A2 del A3 di2 om A add sI A2 l ì04 tutto om A add sl A2 1107
pure 11m A add sl A2 1110 punto om A add sl A2 regolare] guidare A regolare t'm sl
A2 1111 lunghe] continue A lunghe em A2
1097 Saluggia: in tale località Farini aveva la villa di campagna e vi era conosciuto ed
apprezzato.
1112 Così ad es. un mese dopo la suddetta ispezione scolastica a Valdocco vennero chiuse
le scuole del Collegio San Primitivo tenuto dai Fratelli delle Scuole Cristiane.

8.8 Page 78

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188
Pietro Braido e Francesco Motto
mai mischiarsi nella politica né pro né contro; perciocché oggi si può favorire un
1115 principio in buona coscienza; dimani succede un nuovo funzionario, che propone
cosa da non potersi ammettere, ed ecco subito avversioni e nimicizie da parte di
coloro, le cui idee non si possono secondare. I
Il nostro istituto depurato pubblicamente dalla stampa religiosa e dalla cattiva, p. 89
che nulla trovò da biasimare, acquistò gran credito nella pubblica opinione. Molti
1120 vescovi, come Monsig. Calabiana di Casale, molti Municipii, come quello di Lanzo,
fecero dimanda di andare nel rispettivo paese e diocesi ad aprire case di educazione.
Fra le molte persone degne di alto riguardo, che in quella occasione vennero a
consolarci e a confortarci, fu il caritatevole canea Luigi Anglesio Rettore dell'Opera
detta del Cottolengo. Nel congedarsi il santo sacerdote mi salutò con queste parole:
1125 Si rallegri nel Signore. L'opera sua fu provata. Quando si cominciò la persecuzione
contro gli Apostoli, essi uscirono da Gerusalemme e andarono a portare la fede in
altre I città ed in altri paesi. Così sarà della sua casa.
p. 90
Disse la verità. Da quell'epoca cominciammo appunto ad avere un numero così
esorbitante di dimande per giovanetti, che non potendosi tutti raccogliere in Valdoc-
1130 co fummo costretti ad aprire altre e poi altre case, di cui prima fu il piccolo Semina-
rio o collegio di S. Carlo in Mirabello Monferrato.
Fine di alcuni nostri perquisitori.
Mentre adoro i divini voleri in tutte le cose umane, non posso a meno di notare
alcuni fatti, che taluno può dire avvenuti a caso, ma che la religione chiama permis-
1135 sioni del Signore. Dio mi liberi dal compiacermene, prego anzi che siano ricolmi di
1115 propone] propop A propone CO/T A2 1116 ammettere] amettere A 1118 pubblica-
mente] in faccia pubblica A pubblicamente CO'T A2 1119 biasimare] ridir A biasimare cm
A2 1121 nel... diocesi] presso di loro A nel rispettivo paese e diocesi em si A2 1122 post
persone add che A del A2 1126 fede] luce del vangelo A fede em si A2 1129 non ... Val-
docco om A add mrg sin A2 1130 fummo costretti] si fu costretto A fummo costretti corr
A2 altre'] novelle case A altre em si A2 1134 taluno ... dire] possono dirsi A taluno può
dire em si A2 1134-1135 chiama... Signore] ci insegna essere da Dio permessi a nostro
ammaestramento A chiama permissioni del Signore CO'T A2 1135 prego om A ade! si
A2 post siano add tutti A del A2
1119-1121 Mons. Calabiana vescovo di Casale (e in seguito promosso alla sede di Milano)
aveva accolto i salesiani a Mirabello nel 1863 (trasferitisi poi nella stessa diocesi a Borgo S.
Martino). La casa di Lanzo fu aperta nel 1864, quella di Cherasco nel 1869, Alassio nel 1870,
Valsalice nel 1872, Vallecrosia nel 1875.
1123-1124 Can. Luigi Anglesio (1803-1881), figura eminente del clero torinese del tempo, pri-
mo successore del Cottolengo alla «Piccola Casa della Divina Provvidenza», che resse per
quasi 40 anni. Fu in ottime relazioni con don Bosco.
1125-1127 Circa la dispersione dei primi cristiani dopo la persecuzione a Gerusalemme, vedi
Atti degli Apostoli Il,19-21.
1130-1131 Mirabello: vedi nota alle linee 1119-1121.

8.9 Page 79

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Don Bosco tra storia e leggenda
189
celesti benedizioni tutti quelli che forse ignorantemente ci hanno fatto del male.
p. 91 Espongo dunque I alcuni fatti.
L'avv. Fumagalli e Grasselli.
Questi due avvocati si mostrarono veramente zelanti nelle perquisizioni che si
fecero in questa casa ed in altre famiglie della città, e fu in premio del loro zelo poli- 1140
tico, che poco dopo vennero inviati delegati di pubblica sicurezza a Bologna.
Mentre colà radoppiavano le loro sollecitudini per mostrarsi degni della ricevu-
ta promozione, una sera, circa la mezza notte, mentre ritornavano dall'uffizio della
questura, da uomo incognito restarono ambidue colpiti dallo sparo di un trombone,
ed ambidue caddero estinti sull'istante.
1145
Il Cav. Gatti - Esso fece sempre parole di cortesia e di protezione in faccia, ma
in segreto ci fece tutto il male che ha potuto. Presentò al ministero una serie di cose
p.92 che non avevano alcun fondamento; I si diede poi a pubblicare calunnie nei giornali
ostili alla religione ed alla morale. Richiese alcune copie della vita di Savio Domeni-
co, per edificarmi, egli scriveva, in quelle eroiche virtù; ma in realtà per farne tema 1150
di burla e disprezzo con molti articoli fatti pubblicare nel giornale astigiano detto il
cittadino.
1140 post zelo add che A del AZ 1141 vennero] furono A vennero em si AZ a] nella città
di A a em si AZ 1144 restarono] vennero A restarono em si AZ 1145 ed ambidue om A
add si AZ post caddero add ambidue A del AZ 1146 e di protezione om A add si
AZ 1151 molti] una lunga serie di A molti em si AZ fatti pubblicare om A add si AZ
1138-1145 Grasselli Antonio, nativo di Cremona, dal 1835 al giugno 1859 fu impiegato pres-
so il Governo di Lombardia, prima come assessore giurato presso il tribunale di Como, poi
come funzionario di polizia; da reggente della questura di Como fu trasferito prima a Torino e
pochi mesi dopo, nel dicembre 1860, a Bologna, dove la notte fra il 28 ed il 29 ottobre 1861
venne ucciso in un attentato assieme all'avvocato Fumagalli, colà giunto da pochi giorni. Così
L'Armonia del 1 novembre 1861 dà notizia dell'attentato: «Un fatto tragico è avvenuto in Bo-
logna. Il sig. Antonio Grasselli, ispettore della Questura, e l'avvocato Fumagalli, ispettore di
sezione, uscivano questa notte (ieri) dal loro uffizio a un'ora del mattino, quando uno scono-
sciuto scarica sopra di loro un colpo di fuoco che li stese morti». Invece, secondo L'Opinione
del 31 ottobre, «I signori Grasellini e Fumagalli ispettori della Questura di Bologna vennero
proditoriamente pugnalati in quella città nella notte del 28 al 29 corrente. Su proposta del pre-
sidente del consiglio e ministro dell'Interno, Ricasoli, la camera ed il senato approvarono
un'apposita legge, promulgata dal re Vittorio Emanuele II il 19 marzo 1862, colla quale venne
assegnata una pensione di lire 1600 annue alla vedova del Grasselli, Francesca Mombelli e
di lire 800 alla figlia Maria Rosa, nata nel 1846».
1152 Il Cittadino, giornale politico, amministrativo, commerciale della provincia di Asti.
Asti 1853 ss.
1146-1158 Dall'archivio centrale dello Stato di Roma (Ministero P.I. b. personale), per il
prof. Luigi Stefano Gatti (Felizzano di Alessandria 29 agosto 1824 - Torino 7 ottobre 1876) si
ha il seguente curriculum: 1845: patente in «grammatica superiore» all'università di Torino;
1847: patente in «umane lettere» presso la stessa università; professore di umanità nel reale
collegio di Novara, venne assunto come revisore provvisorio degli stenografi presso la camera
dei deputati; 1853-1855: professore di storia nella scuola delle allieve-maestre di Torino, pro-

8.10 Page 80

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190
Pietro Braido e Francesco Motto
Queste però furono le ultime sue gesta. Un umore malinconico lo assalì; le sue
facoltà intellettuali si turbarono a segno che fu daprima cangiato di occupazioni, di
1155 poi come maniaco licenziato dal suo impiego. I La sua mania fece sì che più volte p. tor
1154-1155 fu... poi om A add mrg sin A2
piego add mrg sin v. pago 107 A2
1155 post maniaco add fu A del A2
post im-
fessore di storia e geografia nel collegio nazionale di Torino, segretario della commissione inca-
ricata di esaminare il progetto di legge per l'ordinamento dell'amministrazione superiore del-
l'istruzione; 1856: segretario di gabinetto del ministro della P.I.; 1859: ispettore delle scuole
speciali, normali e magistrali, e come tale nel gennaio 1860 procedette all'ispezione del collegio-
convitto di S. Primitivo tenuto dai fratelli delle Scuole Cristiane (chiuso poco dopo l'ispezione
di Valdocco); 1862-1865: direttore-capo divisione al ministero P.I.; marzo 1865: dichiarato dal
medico soggetto da due anni a disturbi del sistema nervoso, è collocato in aspettativa e, l'anno
seguente, riassunto al ministero prima delle Finanze e poi della P.I.; 1870: nuovamente posto a
riposo; 5 marzo 1871: richiamato, in servizio, ma pochi mesi dopo definitivamente esonerato
dal suo incarico con pensione di lire 3.000. Quanto all'uccisione della moglie, una certa Teresa
Garbiglio, non è stato possibile documentarla. Giudizi negativi e sovente caricaturali sulla fi-
gura, sugli studi e sugli atteggiamenti politici del prof. Gatti (definito fra l'altro «grammatico
fallito» e «notissimo faccendiere») apparvero nei primi anni sessanta su Il Tribuna, giornale bi-
settimanale della città e del circondario' d'Asti che, proprio in quanto tale, entrò in dirette ed
accese polemiche col periodico trisettimanale della stessa città, Il Cittadino, cui assiduamente
collaborava il Gatti. Per le notevoli analogie di opinioni espresse su di questi da don Bosco e
da Il Tribuna, non si può escludere che l'educatore di Torino abbia avuto sott'occhio il periodi-
co astigiano. Gli articoli «di burla e di disprezzo» circa la vita di Domenico Savio - di cui alle
linee 1150-1152 - apparvero effettivamente su Il Cittadino a firma di un certo «Martino» il
13, 18, 20 luglio 1860, con ulteriore accenno il 23 settembre dello stesso anno.
1159-1174 Luigi Carlo Farini, nato a Russi (Ravenna) nel 1812, laureatosi in medicina, scien-
za in cui fu apprezzato ricercatore, si dedicò presto alla politica, prima nella Romagna e poi a
Roma, dove ricoperse la carica di direttore generale della sanità durante il governo di Pellegri-
no Rossi. Proclamata la repubblica romana, andò esule in Toscana e a Torino. Nella città su-
balpina ebbe modo di entrare in contatto coi maggiori politici del tempo. Avuta la cittadinanza
piemontese, fu eletto deputato nella IV, V, VII e VIII legislatura. Già ministro dell'Istruzione,
dal 21 ottobre 1851 al 20 maggio 1852, al tempo del gabinetto Massimo D'Azeglio, fu poi go-
vernatore di Modena alla caduta del Duca e dittatore delle province modenesi e parmensi e go-
vernatore delle Romagne fino all'annessione al Piemonte. Ritornato Cavour presidente del
Consiglio, il Farini assunse il portafoglio dell'Interno. All'indomani della spedizione garibaldi-
na in Sicilia, fu mandato a Napoli come luogotennte del Re. Ammalato ritornò a Torino, dove
alla caduta del gabinetto Rattazzi, nel dicembre 1862 fu incaricato di formare il nuovo gover-
no, ma pochi mesi dopo, nel marzo 1863, dovette ritirarsi per grave malattia mentale. Ricove-
rato alla Novalesa (presso Torino) morirà a Quarto dei Mille il l? agosto 1866. Vissuto mode-
stamente e morto povero, la Camera assegnò alla vedova una pensione annua e un premio na-
zionale in riconoscenza dei servizi resi allo Stato: Dizionario del Risorgimento Nazionale. VoI.
III Le Persone. Milano, Vallardi 1933. In corrispondenza del termine del testo relativo al Fari-
ni sono collocate le seguenti informazioni di una mano non identificata: «Carlo Luigi Farini
deceduto in Novi (Ligure) il lO agosto 1866 era morto al mondo politico fin dal marzo 1863,
per una malattia mentale che lo aveva incolto improvvisamente il giorno 20 marzo, essendo
egli presidente del quarto ministero del Regno d'Italia, salito al potere il 9 dicembre 1862. Nel-
la notte dello stesso giorno Luigi Farini veniva condotto da alcuni amici alla Novalesa, divenu-
ta dopo l'incameramento Casa di salute!» (V. Corriere Nazionale Italia Reale, n. 220, Lunedì,
13 agosto 1906. V. Corriere Nazionale ecc. del 22 Ag. 1906, p. la col 6a) .

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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Don Bosco tra storia e leggenda
191
p.92 tentò di suicidarsi. Un giorno assalì la sua stessa moglie e la privò di vita! e dopo
qualche tempo di vita infelice mi si disse che abbia infelicemente terminati i suoi
giorni nel paese di... il del mese anno.
Farini - Il Commendatore Farini, caldo promotore della rivoluzione italiana,
p.93 in mezzo alle ricchezze, che andava ammassando I ammassando da tutte parti, 1160
diceva che egli voleva morire povero. Fu veramente così.
Egli erasi comperata una ricca villa nel paese di Saluggia; colà soleva raccoglie-
re i suoi amici per trattare le cose politiche di speciale rilievo. Là, pure, pare ripetu-
tamente venne assicurato che nella casa di D. Bosco esistevano le famose compro-
mettenti relazioni.
1165
Mi assicurano che l'ultimo decreto da lui firmato fu quello che ordinava la per-
quisizione alle nostre case. Dopo rimase sorpreso da timor panico che lo rendeva in-
sociabile, dipoi parevagli che tutti fossero ribellati contro di Lui. Tutta l'Europa, an-
dava dicendo, è in rivoluzione contro l'Italia.
Fu quindi costretto ad abbandonare il ministero; la pazzia crebbe, divenne fu- 1170
rioso; e giunse a tale aberrazione mentale, che, orrendo a dirsi, non voleva più altro
cibo se non i proprii escrementi. Dopo passati quasi tre anni in questo miserabile
stato moriva veramente povero nel paese di ove era stato ritirato per nascondere
la sua sventura al consorzio degli uomini. Moriva il del mese anno. I
p.94
Camillo Cavour La vita di questo celebre politico è nota nella storia. Buone 1175
promesse, cortese con tutti poi tristi fatti dietro alle spalle. Venuto più volte all'Ora-
1155-1156 La ... vita om A add pag 107 AZ 1157 mi... abbia om A add sl AZ terminati] ter-
minava A terminati corr AZ 1162-1165 Egli... relazioni om A add mrg AZ 1162 ricca] pic-
cola AZ ricca em A3 1162-1163 soleva raccogliere] raccoglieva-P soleva raccogliere em
A3 1163post pure add fu AZ del A3 1164 venne om AZ add sI A3 1166 firmato] segnato
A firmato em sl AZ 1167 rimase] venne A rimase em sl AZ post panico add che A del
AZ 1167-1168 che... dipoi om A add sl AZ 1168 ante parevagli add che A a segno che em
AZ parevagli] gli pareva A parevagli corr AZ che] essere A che em sI AZ fossero om A
add sl AZ Europa] europa A 1168-1169 andava dicendo] disse più volte A andava dicendo
em sl AZ 1171 orrendo a dirsi om A add sl AZ 1172 se non] che i A se non em AZ pas-
sati om A add sl AZ post anni add di A del AZ 1173 era stato] erasi A era stato corr
AZ post per add non essere a contatto con alcuno A del AZ 1174 consorzio degli uomini]
genere umano A consorzio degli uomini corr AZ 1176 Venuto] Venne egli A Venuto corr AZ
1166-1167 È supposizione fantasiosa e anacronistica.
1175-1196 Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861), figura dominante del liberalismo ita-
liano, uno dei massimi fautori dell'unità d'Italia, la cui vicenda umana e politica colora l'arco
di tempo che va dall'età della restaurazione alla maturazione dei movimenti nazionali e della
rivoluzione industriale. Dopo un periodo di studi e di occupazioni nel settore dell'agricoltura,
si dedicò alla politica e nel 1850 sostenne le leggi Siccardi. L'anno seguente entrò a far parte del
ministero d'Azeglio con il portafoglio dell'Agricoltura, e poi della Marina e delle Finanze. Sul
finire del 1852 fu incaricato di formare il nuovo gabinetto, e da quel momento, ad eccezione di
momentanee interruzioni, resterà presidente del Consiglio fino alla morte. La sua politica ec-
clesiastica lo pose in urto con la santa sede soprattutto nel 1855 in occasione della legge di sop-
pressione ed incameramento dei beni degli ordini religiosi e nel 1860-1861 per l'annessione di
territori pontifici al regno d'Italia. I buoni rapporti del Cavour con don Bosco sono testimo-
niati dai biografi: vedi Indice analitico delle MB alla voce corrispondente. Ulteriore documen-

9.2 Page 82

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192
Pietro Braido e Francesco M otto
torio, si tratteneva volentieri a discorrere coi giovani, dilettandosi di osservarli in ri-
creazione; prendeva eziandio parte alle sacre funzioni, più di una volta intervenne
alla nostra processione di S. Luigi portando da una mano il cereo, dall'altra il libro
1180 divoto cantando l'Infensus hostis gloriae. Se io avessi desiderato di parlargli non vo-
leva darmi udienza se non a pranzo con lui. Il decreto delle nostre perquisizioni non
era firmato da lui, ma egli ne era consapevole, e come presidente dei ministri confer-
mava quanto gli altri facevano. I
Nell'ottobre del 1860 egli diceva nella camera dei deputati: Chi vuol sapere che p.95
1185 sarà di noi di qui a sei mesi! Appunto sei mesi dopo, il giorno fissato per fare la sua
festa, vale a dire la festa dell'unità nazionale, cui l'alta e bassa democrazia, tutti i ri-
voluzionari ambivano prendervi parte; il promotore principale di tutte le cose ne fu
privo. Cadde egli in grave malattia che in breve lo tolse di vita senza che potesse mu-
nirsi de' conforti di nostra santa religione. Aveva il piede sul più alto scalino della
1190 gloria quando fu precipitato nella tomba.
Egli aveva persuaso il municipio di Torino a non più prendere parte alle spese
né più intervenire alla processione del corpus Domini (6 giugno 1861), I e in quello p.96
stesso giorno il cadavere di Cavour era dai deputati accompagnato alla tomba. Di
più coloro che rifiutaronsi di accompagnare il SS. Sacramento in processione, in
1195 quel giorno e in quell'ora stessa accompagnavano il carro funebre del celebre estin-
to. Cavour moriva il... anno ...
lo spero che tutti quei personaggi avranno trovato misericordia nel cospetto del
Signore, siccome di tutto cuore abbiamo invocato tra nostri giovanetti; ho voluto
soltanto notare questi fatti per accertare i miei figli salesiani: che Dio benedice chi ci
1200 benedice, e benefica largamente i nostri benefattori; e punì con non lievi flagelli
coloro, che ci hanno avversati. I
I 177 coi ... dilettandosi om A add mrg sin AZ di osservarli] ad osservar A di osservarli corr
AZ I 178 eziandio om A add sl AZ 1180 io... di] volevo A io avessi voluto corr AZ io avessi
desiderato di corr A3 parIargli] parlare con lui A parlargli COl.,. AZ 1184 ante Nell' add
L'ultima delle nostre pe A del AZ Nell'] Nella A Nell' em AZ 1860] 1870 A 1860 CO'T
AZ sapere] spera A sapere COlT AZ 1186 unità] unione A unità em sl AZ 1188 grave]
breve A grave em sl AZ ante lo add tempo A del AZ l 189 il] già posto un A il em
AZ scalino] gradino A scalino em AZ 1192 né più intervenire] e all'intervento A né più
intervenire COl.,. AZ processione] funzione A processione om sl AZ Domini om A add sl
AZ post 1861) add Domini A del AZ 1193 cadavere di] cadore di A cadavere di em
AZ 1194-1195 in quel] a quel A in quell em AZ in quel CO'T A3 funebre] funere A funebre
COI.,. AZ 1196 Cavour... anno om A add AZ 1197 cospetto del om A add sI AZ 1198
siccome] come A siccome em sl AZ post siccome add l'abbiamo A del AZ cuore om A
add sl AZ abbiamo invocato om A add mrg sin AZ post giovanetti add invocato A del
AZ 1200 largamente i om A add sl AZ
tazione è stata pubblicata da F. Motto in RSS 8 gennaio-giugno 1986 e in Don Bosco nella
Chiesa a servizio dell'umanità, a cura di P. Braido. Roma, Las 1987, 258-261.
] ]80 Infensus hostis gloriae: inno per la festa -di S. Luigi: cfr Il Giovane Provveduto (1847),
p. 4 in OE II [254].
1188-1189 senza... religione: secondo la versione più accreditata, fra Giacomo da Poirino
lo avrebbe assolto, pur senza chiedergli alcuna ritrattazione: cfr R. ROMEo, Cavour ed il suo
tempo 1854-1861. Bari, Laterza 1984, p. 939.
1196 Cavour morì il 6 giugno 1861.

9.3 Page 83

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Don Bosco tra storia e leggenda
193
APPENDICE
[foglio aut. di D. Bosco]
Perquisizione a D. Bosco.
Continuano alacremente le perquisizioni ; l'eccelso Farini, cui i buoni Piemonte-
si diedero pane e cittadinanza ora ci compensa con tale despotismo, che si può or
mai chiamare vera tirannia. Fra le perquisizioni fatte in modo vandalico è quella
eseguitasi il giorno 26 corrente al Sac. Bosco Direttore dell' Ospizio dei poveri giova- 5
ni detto comunemente Oratorio di S. Francesco di Sales.
Erano le due pomeridiane, e D. Bosco avviando i suoi giovani chi allo studio,
chi a scuola, chi al lavoro, studiava modo di dar ricovero a due orfanelli, di cui uno
era con apposito dispaccio raccomandato dal Ministero dell'Interno. Quando ad un
tratto si vede intorniato da questori, ispettori, guardie, avvocati, assessori tra tutti in 10
numero di sedici senza contare la riserva che faceva codazzo fuori della porta. Sem-
brava proprio che si dovesse dare l'assalto ad una fortezza.
L'Ispettore di polizia della Sezione di Borgodora, Sig. avv. Tua, con tutta cort-
esia invitò il sac. Bosco di recarsi [in] sua camera e colà aver bisogno di parlargli. Fu
dimandato chi essi erano e con quale autorità a lui si presentavano; e gli mostrarono 15
l'ordine di perquisire la sua casa; ma fu osservato che le formóle di quel mandato
non erano esatte. Là si parlava di Teologo Bosco, senza nome di battesimo, e la sua
casa nominavasi convitto etc. Sicché il buon Sac. rifiutavasi di riconoscerli. Allora
lo Stato maggiore dell'esercito perquisitoriale si radunò; riconobbe lo sbaglio della
indicazione; ma reputandosi competente a supplire a tali formalità; di più da tali 20
remostranze pensandosi proprio esistervi in quelle celle
«L'Armonia» 29 maggio 1860
Perquisizione nell'Oratorio di S. Francesco di Sales.
Ormai non passa giorno senza che in questa benedetta terra della libertà non ab-
biamo da registrare o qualche arresto di Vescovi o Cardinali, o qualche processo o
5 dell'Ospizio] della casa C dell'Ospizio corr C2 6 comunemente] comumente C 8
studiava] tratta C studiava em C2 dar ricovero] ricoverare C dar ricovero a corr C2 11 ri-
serva] scorta C riserva em C2 11-12 Sembrava... fortezza om C add mrg sin C2 12 ad
una] alla C2 ad una em sl C3 13 di1] della C di corr C2 16 fu... che om C add mrg sin
C2 17 parlava] parlavano C parlava corr C2 Teologo] Teolo C 17-18 la sua casa
novansi [?] la C la sua casa em sl C2 18 nominavasi] la nominavi C nominavasi corr C2

9.4 Page 84

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194
Pietro Braido e Francesco Motto
imprigionamento di parrochi, canonici o sacerdoti, o finalmente qualche perquisi-
zione domiciliare.
Sabato alle due pomeridiane toccò a quel gran cospiratore che è il sacerdote
Giovanni Bosco, il quale, come tutti sanno, cospira sovvenendo alla miseria, ricove-
rando ed educando i poveri figli dell'operaio, e logorandosi la vita nell'esercizio
della carità e del ministero sacerdotale.
Il fisco sperò nell'Oratorio di S. Francesco di Sales potessero ritrovarsi alcune
carte da interessare le viste fiscali. E fu spedito un drappello di apparitoli capitanati
da un delegato di pubblica sicurezza e due avvocati ispettori, col mandato di proce-
dere ad una minuta visita domiciliare.
D. Bosco stava appunto accettando un povero giovine raccomandatogli dal mini-
stro, quando gli giunse inaspettata cotesta visita. Egli accolse con la sua solita affabi-
lità gli incaricati della forza pubblica, e sebbene v'avesse molto da dire sulla legalità
del proprio mandato, tuttavia sciorinò loro innanzi le carte e le lettere, che trova-
vansi nella sua abitazione.
Le ricerche si protrassero dalle due pomeridiane fino oltre alle sei, e il sacerdote
Bosco che in quel tempo doveva ascoltare le sante confessioni, perché giorno di saba-
to e vigilia di Pentecoste, fu costretto invece ad assistere alle operazioni della polizia.
E vi assistè con quella giovialità, che è figlia di tranquilla coscienza, cercando di trar
frutto da quelle ore d'ozio involontario, col fare ai poliziotti qualche opportuno e
cristiano riflesso, e mostrare agli avvocati che non era molto gloriosa l'impresa a
cui attendevano.
Non occorre dire che le più minute ricerche riuscirono a nulla. Non sono i preti
che cospirano, e i ministri sei sanno. Due carte diedero un po' da pensare alla polizia
tra le tante di Don Bosco. In una trovavasi una sentenza un po' troppo clericale. Ma
si venne a scoprire che era una sentenza di Marco Aurelio! Nell'altra contenevasi un
Breve del Papa al sacerdote Bosco, ma trovossi che quel Breve era già stato pubblica-
to per le stampe!
Alle sei passate la polizia abbandonava l'Oratorio di S. Francesco di Sales, rila-
sciando al suo direttore la seguente dichiarazione:
L'anno mille ottocento sessanta, il giorno 26 del mese di maggio, in Torino, nella
casa del M.R. sacerdote D. Giovanni Bosco, tenente convitto di giovani artigiani e
studenti, situata in via Cottolengo, casa propria,
In esecuzione della riverita odierna Ordinanza dell’Illmo sig. Questore di Torino, av-
vocato Chiapussi, con cui venne prescritto di procedere ad una minuta perquisizione
domiciliare nella casa anzidetta, ci siamo noi sottoscritti Grasso Savino, delegato di
pubblica sicurezza, Tua avvocato Stefano e Grasselli avvocato Antonio, ispettori, il
primo della sezione Borgo Dora e l'altro di quella di Moncenisio, e colla scorta delle
guardie di sicurezza pubblica, trasferiti nella suddetta località, ove giunti, avuta la
presenza del predetto sacerdote D. Giovanni Bosco, si è notificato al medesimo lo
scopo di tale trasferta, e quindi si è passato in di lui concorso ad una diligente visita
in tutti gli angoli, ripostigli, carte e libri esistenti nelle due stanze che servono di abita-
zione del medesimo, ma, a fronte delle più esatte ricerche, nulla si rinvenne che inte-
ressar possa le viste fiscali.

9.5 Page 85

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Don Bosco tra storia e leggenda
195
Di quale operato tutto si è fatto constatare col presente verbale, che venne in conferma da
tutti quanti gli intervenuti sottoscritto, annotando che copia eguale venne rilasciata al prelodato
sacerdote dietro sua richiesta.
Domenico RUFFINO, Cronache dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, n. 1 1860, pp. 8-9.
26 [maggio] Perquisizione nella casa fatta da un Giudice 4 Avvocati e 6 gendarmi in par-
te travestiti in tutti i canti della chiesa ma dopo una minuta perquisizione nelle due camere di
D. Bosco se ne partirono con un bel fiasco. D. Bosco li burlò però rispettosamente e fece predi-
che. Un sol pezzetto di carta aveva che quantunque avesse niente che potesse compromettere il
governo tuttavia poteva dar loro qualche appiglio male interpretandolo. D. Bosco nel porgere
loro le carte che aveva sul tavolino a loro inchiesta lo ridusse in una piccola palla che gettò nel
mezzo della camera senza che alcuno se ne avvedesse. Da prima gli fecero vuotare le tasche le
quali tastarono anche essi dal di fuori. Mentre cercavano trovarono scritta questa sentenza: in
tutti i tempi quando si volle abattere la religione si incominciò dal perseguitare i suoi ministri.
Erano già contenti quando uno lesse sotto: così Marc'Aurelio; la lasciano borbottando: Mar-
c'Aurelio, Marc'Aurelio. |
Di questa perquisizione fu causa una persona stata molto beneficata dalla casa. Fu fatta
nel momento in cui D. Bosco trattava per accettare in casa un povero giovane raccomandato
dal governo; fu fatta illegalmente e si cedette alla forza, perché nell'ordine era scritto: minuta
perquisizione al teol. Bosco direttore del convitto degli artigiani.
Ieri si fece lo stesso con due Gesuiti D. Protasi e Padre Sapetti ammalato che furono cat-
turati e dovettero stare due notti nel Palazzo Madama in una prigione sotterranea su un tavola-
to.
27 D. Bosco ebbe molte visite di congratulazione. Due gendarmi vennero travestiti ad as-
sistere la predica del mattino, due altri la sera.
Fra le visite che ebbe fu quella del Canonico Nasi che preso al volo da D. Bosco fece la
predica al mattino sulla preziosità dell'anima 1o per la sua origine, immortalità, incarnazione di
Dio, Angelo assegnatogli, divina Inspirazione, per la stima che ne fa il Demonio, dalla costan-
za dei martiri, dalle fatiche dei Missionari e dei popoli convertiti. |
Domenico RUFFINO, Cronaca incompleta - 1860, pp. 12-14.
26 di Maggio 1860 giorno di Sabbato alle 2/3 giunsero nell'Oratorio credo 16 persone,
mandate dal ministero a fare una minuta perquisizione al nostro carissimo Padre il Signor D.
Bosco, la quale durò sino alle 6/2 di sera. Ma dopo aver frugato da tutte le parti, visitati tutti i
libri e perfino dopo esaminato i Bollandisti dovettero fare il loro verbale, attestando con vergo-
gna e confusione loro, non aver trovato cosa alcuna, che potesse loro porgere nemmeno il
minimo pretesto.

9.6 Page 86

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196 Pietro Braido e Francesco Motto
Cotesta gente entrò nell'Oratorio in modo che pareva proprio che volesse espu-
gnarlo come una rocca. Noi tutti ne fummo spaventati. Di qua e di là non si vedeva
più altro che faceie brutte, con baffi lunghi, che incutevano timore perfino allo stesso
diavolo. In quel mentre il Sig. [D. Bosco] trattava l'accettazione di un giovane stato-
gli raccomandato poc'anzi dallo stesso ministero. Ecco come paga bene il mondo,
esclamò; tutt'altro che è Iddio che mi ha da pagare etc. Prima però di dar loro la fa-
coltà di cercare si è fatto indicare il mandato del ministero; legge, ma legge: il Teologo
Bosco, rettore di un convitto etc. Dissi: ma io non sono teologo, nemmeno la mia
casa è convitto. — Eppure, rispondono, convitto è luogo dove convengono. — Niente
affatto, convitto è luogo dove si vive in pensione e qui tutt'altro; e poi io non son
teologo, etc. Si guardarono l'un l'altro, quindi il giudice Chiappasso, disse: Che ab-
biamo | ritornare e verificare; oibò; andiamo avanti. — Vadano, ma sappiano che io
cedo alla violenza; ma non riconosco quest'atto loro.
Io li ho sempre burlati, ridendo; dimodoché essi stessi dissero: Come va questo,
in tutte le case in cui andiamo è un orrore; là cade una svenuta, qui un altro, in altro
luogo uno piange, l'altro grida; ed Ella ride tranquillo e ci tiene tutti allegri: Ma per-
ché? — Perché io sono tranquillo, non ho paura che mi trovano qualche cosa etc.
Accorgendomi che avevano già sete pel parlare, ed anche per la polvere che loro toc-
cò di mangiare fra quelle carte, comandai a Reano che ci portasse una volta da bere,
e toccammo insieme da buoni amici etc.
Insomma se si dovesse dire tutto ci andrebbe un fascicolo delle letture cattoli-
che.
All'indomani molte visite di congratulazione: la marchesa Fassati, il canonico
Nasi, il quale trovandosi appunto qui l'ora di far la predica, pregato montò sul pul-
pito, e ci fece una bella predica sulla preziosità dell'anima mettendoci avanti 3 pen-
sieri: 1o La stima che ne ha fatto Iddio; 2° La stima che ne hanno, e ne fanno i santi;
3° Sulla stima che ne fa il demonio.
Alla sera fra le molte altre di persone grandi, vi furono due colonne della Chie-
sa: Teologo Margotti direttore dell'Armonia; D. Ferando del «Campanile». Dopo le
orazioni fu un continuo gridar di viva D. Bosco, per consolazione. I capi delle | [ca-
merate] diedero una generale amnistia a tutti coloro che avevano un voto poco buo-
no; e ciò per consolazione di trovarci ancor con D. Bosco etc. — Dimandato come
era andato tutto ci disse essere un amico che gli aveva fatto quel servizio andando
a dire al ministero mille bugiarderie etc.
Domenico RUFFINO, Cronache dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, n. 1 1860,
pp. 12-14.
Giugno
6 Si incarcerò il Canonico Ortalda, il suo delitto, come disse D. Bosco, fu
l'avere, senza previa licenza, fatto trasportare un torchio dalla stamperia Falletti a
S. Tomaso per fare stampar il suo giornale il museo delle missioni.
Si fece la perquisizione a D. Cafasso.

9.7 Page 87

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Don Bosco tra storia e leggenda
197
11 Ci vennero il professore Gatto Segretario di Farini ed il teol. Pettiti con qualche altro
che lasciarono alcuni sgherri fuori della porta, a visitare le scuole, interrogarono i giovani, tutto
per conoscere le idee che insinuavamo ai giovani, visitarono le camerate, il refettorio; si infor-
marono minutamente dai giovani, dal cuciniere intorno al vitto. Dalle 10 del mattino stettero
fino alle 4 di sera. Scrissero ogni risposta. |
13 D. Bosco andò a trovare il ministro Farini per domandargli lo scopo delle perquisizio-
ni e pregarlo che se avesse qualche avviso, consiglio o provvidenza a darmi per l'oratorio vo-
lesse farlo come padre che desidera il bene de' suoi figli, non in tuono minaccioso, perché ciò
caggionerebbe danni irreparabili ad un'opera che costò venti anni di sollecitudine al governo ed
ai privati. Le disse che fosse stato sempre in pieno col governo, anzi nei bisogni eccezionali
faceva ricorso ai due ministeri e sempre ne aveva aiuti; che in tutti questi venti anni che eserci-
tò il suo ministero in Torino nelle piazze, nelle carceri, negli ospedali etc. tra tutto quello che
disse, scrisse e stampò non si potrebbe trovare una sola parola che possa essere in opposizione
al governo.
Farini le disse: Ella mi dice che sempre fu in pieno accordo col governo, vuol dire adun-
que che le sue idee fossero come quelle di Rattazzi etc. D. Bosco rispose: Io credo che nessuno
vorrà proibirmi di pensare nella mia testa come voglio, come neppure di poter esercitare nella
mia camera quanto debbo davanti a Dio; ma in pubblico mi guarderò ben di fare o dire qualche
cosa che sia | contrario alle leggi dello stato; dobbiamo ubbidire a Dio perché Iddio è il nostro
primo padre e padrone, alle leggi perché la forza lo vuole. — Dunque alle leggi obbedisce solo
per forza. — Adaggio, se le leggi comandano qualche cosa contro la coscienza, sì; se però sono
giuste obbedisco molto volentieri e per amore. — Ma non posso persuadermi come ella viven-
do in un paese le cui leggi sono affatto contrarie alle sue opinioni, se ne stia là come un fantoc-
cio. — Io sono sempre stato persuaso che un sacerdote può esercitare il suo ministero di carità
in ogni tempo, in ogni luogo, davanti a qualunque persona sotto qualunque governo senza
punto immischiarsi nella politica. — Vada pure tranquillo, procuri solo di tenersi lontano dalla
politica e seguiti a fare del bene ai poveri giovani. — Io non ho a star lontano, poiché non ci
sono mai stato vicino.
Fu condotto a Torino il Vescovo di Piacenza per sentire una predica dal Vescovo dei Ve-
scovi il Guardasigilli.
Domenico RUFFINO, Quaderno incompleto - 1860, pp. 15-18.
Seconda perquisizione al Sig. D. Bosco.
Sabato 9 Giugno alle 10 ant. giunsero all'Oratorio il segretario del ministro degli interni
Farini, il cav. Gatti segretario segreto del ministro di pubblica istruzione Mamiani ed un segre-
tario e prof, di stenografia teol. Petiti laico. Essi erano mandati dal governo, a fare una minuta
perquisizione in generale per tutta la casa, ma principalmente alle scuole, per trovare almeno
qualche cosa per avere un qualche pretesto

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198
Pietro Braido e Francesco Motto
per attaccar D. Bosco, e speravano che essendo già stati scornati una volta, non
esserlo più la seconda.
Andarono dunque dal Sig. D. Alasonatti, perché non v'era D. Bosco, il quale
per caso uscì quella mattina. Visitarono la scuola di Reano, cioè dei scapa da ca, che
per tenerli in ordine ci vuole una pazienza di Giobbe. Domandarono al maestro se
aveva le patenti, e rispose di no. Ma tuttavia avendo sentito che erano tutta gente di
poveri, rigettati dalle altre scuole, che D. Bosco per tenerli in ordine, e per allettarli
a venir a scuola di quando in quando loro dava dei premii, pare che non abbiano
avuto niente a notare che potesse dar nelle viste fiscali. Vennero nella prima latinità,
e fra le altre cose cominciarono a tastare quali fossero le loro idee politiche | (perché
i nostri nemici erano andati a spacciare mille carote al ministero dicendo che i Mae-
stri nelle scuole insegnavano ai giovani a prenderla contro il governo etc. etc.).
Dimandarono ad un certo Ricchiardi: È meglio il governo assoluto, che il costitu-
zionale? R. Il governo assoluto è buono se il re è buono, ma se non è buono non è
molto gradevole; a me perciò piace il governo assoluto avendo uno che ci regge da
padre, la costitutione ci lascia più liberi è vero, ma i cattivi se ne abusano molto;
questa ed altre simili risposte egli diede; le quali non potevano essere meglio gettate
fuori. Dimandarono pure al maestro se aveva la patente e videro esso non averla, e
ne presero il nome, Durando. Se ne andarono, senza aver potuto trovar quello che
desideravano dopo aver scandagliato il pensiero dei giovani, ed esaminati i libri del
professore.
Presero però e si portarono via una vita di Savio Domenico, col desiderio di
leggerla. Ottime. Passarono nella scuola di 2° Ginn, e qui aguzzarono vie più il loro
ingegno a fare interrogazioni. Ma quello che li fece tripudiare si è la scoperta di un
affare. E sapete qual è? Il segretario di Farini, avendo preso in mano un cartolaro,
vide un tema intitolato: lettera del Papa al Sig. D. Bosco; un altra lettera del Papa al
Vescovo di Bergamo. Subito si ghermirono due di quei cartolari, e se li portarono
via; finita poi la visita mandarono a chiamare 5 o 6 giovani di 2° Ginn, e li interroga-
rono :| ditemi: che cosa vi ha detto il maestro su quella lettera? Ma per caso 4 non
erano a scuola quando si dettò quella lettera; due c'erano ma dopo mille interroga-
zioni non poterono cavare una risposta che potesse soddisfare la loro viva aspet-
tazione.
Ma possibile, facevano ad un certo Rebuffo; possibile che non abbia detto nien-
te; dimmi su quel macchinationibus, su quel aflictionibus del papa, sul quel pairare vi
ha detto niente? Io non mi ricordo, so che ha detto l'italiano in fretta in fretta, d'al-
tro non mi ricordo diceva et... Non dicevano le bugie; perché il professore una sera
essendo calato giù da cantare in musica già anzi tardi, entrato in scuola, non sapen-
do che dettare per la vacanza del domani, avendo quella lettera in mano in un foglio
ne dettò in fretta in fretta e mentre diceva l'italiano già suonavano il fine della scuola,
epperciò avesse ben voluto dir qualche cosa, non avrebbe potuto. Tuttavia il mede-
simo maestro Sig. Petiva quando nella scuola sentì il cav. Gatti che interrogava di
cose di politica, disse: noto nella nostra scuola non si usa di parlar di politica, epper-
ciò prescinda pure.
Finita la seconda scuola entrarono nella 3a Ginn. Ma intanto non c'era D. Bo-

9.9 Page 89

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Don Bosco tra storia e leggenda
199
sco; il quale era necessariissimo. Mandarlo a cercare pareva cosa inutile, perché non aveva
detto dove andava. Ma la Previdenza c'entrò essa in un modo visibile. D. Bosco aveva d'andare
| in due luoghi, in giudicatura per aggiustare ancora qualche cosa riguardo alla compera della
casa lì vicina all'Oratorio, e quindi andare in una casa di un Signore per qualche affare. Uscito
di giudicatura invece di prendere la strada che conduce in Torino, prende la strada che conduce
al Cottolengo senza badare a niente. Aveva già fatto un bel tratto di strada lungo la via Cotto-
lengo, quando s'accorge di essere alla parte opposta. Povero me, che ho mai fatto. Adesso a
ritornare indietro, mi rincresce, andare a casa mi rincresce, perché quella gente mi aspetta
quest'oggi ed io se esco dopo pranzo non ho più tempo perché questa sera vi sono le confessio-
ni; bisogna che venga a casa un poco più presto. Sia quel che si vuole, adesso son qui vicino a
casa voglio andare a casa. Mentre io faceva tra me questi discorsi ecco che veggo spuntare
Duina, Matarro, Mellica, i quali vistomi, studiano il passo, e, D. Bosco, mi dicono, venga
presto, che vi è una seconda perquisizione. Allora subito disse: adesso lo so il motivo per cui
ho sbagliato la strada; il Signore la vedeva più in là di me. Venne a casa, e già i nostri visitatori
erano nella scuola di Turchi 3a Ginn. Entrato D. Bosco subito lo salutarono graziosamente,
specialmente il cav. Gatti molto urbano subito gli disse: che il presente ministro Mamiani
memore di quanto avevano fatto i |
Giuseppe REANO, n. 1826: Testimonianza inviata a don Giovanni BONETTI con lettera d'ac-
compagnamento datata al 2 febbraio 1885, pp. 68-72.
Una perquisizione e pasienza di D. Bosco.
Si ebbe in quei tempi nell'Oratorio due perquisizioni, mi ricordo alcune cose solamente di
una sola, venuta non so bene in che mese, ma credo nel mese di giugno, io facceva scuola ad
un buon numero di ragazzi che venivano da in città, di quelli che cominciavano leggere e scri-
vere, quasi tutti riffiutati da altre scuole, o per essere troppo discoli, o per essere troppo sudici.
D. Bosco si assumeva volontariamente di tale opera. La perquisizione venne proprio nel-
l'ora di scuola del pomdio, e venne uno di quei delegati anche nella mia scuola; mancomale,
appena entrato si portò a me vicino informandosi | minutamente quali erano gli insegnamenti,
l'informai di tutto, gli ho fatto vedere un quaderno che tenevo, ove contenevansi una raccolta di
buone massime e sentenze che faceva trascrivere a quei Ragazzi, tutte adatte per indirizzare
quella classe di poveri fanciulli, affinché potessero un giorno divenire buoni cristiani e buoni
cittadini.
Veniamo alla seconda domanda, mi chiese quali castighi si usava ai discoli, io gli ho ri-
sposto nissuno, affatto nissuno, egli mi rispose possibile? possibilissimo; il castigo di cui mi
servivo secondo gli ordini avuti dal Superiore della casa, era che ai buoni, in certi giorni della
settimana, io era autorizato di regalare uno o due buoni di pane da prendersi dalla panateria M.
che esisteva in Via Pelliciai, ed ai discoli non concedeva nissuno di quei buoni di pane, diceva-
gli, ecco questo è il castigo che si usa in questa scuola. |

9.10 Page 90

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200
Pietro Braido e Francesco Motto
Terminata la scuola mi recai nella camera di D. Bosco, là vi erano due di quei
delegati, uno in camera di D. B.; l'altro in Biblioteca, che esisteva attiguo alla came-
ra di D. Bosco, cercando chissà che cosa?
D. Bosco era in piedi che corregeva le stampe delle Letture Cattoliche. L'amico
seguitava a rovestargli ogni cosa del suo ; trovo un manoscritto, lo ha messo sepa-
rato, D. Bosco gli disse quelle carte si sono fin di già messe alla stampa nel mese
tale (erano manoscritti delle sue L. Catt.) ma tuttavia non voleva capire, D. Bosco
soggiunse cosa vogliono mai trovare in casa d'un povero prete? Il Delegato dissegli, non
sa ella che delle volte si può trovare l'oggetto di delitto che ella non lo sa nemmeno
d'averlo? L'altro seguitava a levare la polvere in Biblioteca colla speranza di trovare,
chissà che cosa; non avendo trovato l'oggetto di delitto come lo chiamavano loro,
dissero a D. Bosco, ma perché non si vede in questa casa l'effige di Vittorio Ema-
nuele? D. Bosco rispose, | lor Signori guardino bene vedranno nemmeno quello di
Pio Nono (allora vi era né l'uno, né l'altro).
In quel giorno ammirai la pasienza di D. Bosco ancor maggiormente, nonché la
sua bontà verso a quei delegati, essendo nella stagione estiva, pensava che quei sec-
catori potevano avere sete, mi mandò a prendergli una buona bottiglia di vino bian-
co. D. Alasonati di felicissima memoria, mi mandò a chiamare — mi diede una buona
somma di denaro, non ricordo bene se sia stato lire 100 e 200 da portarle all'Ingenie-
re Delponte che abitava n° 12, Via Franco Bonelli (già forneletti) ma ogni passo che
si faceva per la casa vi erano guardie di pubblica sicurezza, in ogni angolo delle
scale, nel cortile, alla porta d'uscita, per fin all'ombra di quei gelsi che vi erano fuori
in quel prato o campo, dimodoché volendo io uscire per la commissione incaricatami
di Alasonati, le guardie volevano | impedirmi l'uscita, ma a furia d'insistenze, ed un
buono spintone son riuscito d'uscire, fra mezzora poco più, ritornai entrare in casa,
andai d'inuovo in camera di D. Bosco, quei Angeli ribelli erano ancora la seguitando
a levare la polvere ad ogni più piccolo oggetto, D. Bosco sempre tranquillo, essi gli
fecero alcune domande, quindi entrarono in discorsi riguardanti alla legale, D. Bosco
siccome sapeva che erano due avvocati, sepegli tenere si bene discorso, dimodoché i
medesimi gli chiesero se aveva studiato da avvocato.
Il giorno dopo per Torino una sinistra voce si divulgò che D. Bosco fu stato in-
carcerato, ma lui che doveva recarsi al Convitto di S. Francesco passando per le vie
di Torino, bisognava vederlo, la gente stupiva, e molti Signori e Signore si recarono
all'Oratorio per assicurarsi di quella cattiva notizia. |