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RECENSIONI
BOSIO Elisabetta - PASTOR Cristina - RINALDINI Alberto, Il "Don Bosco " nella storia
urbana di Sampierdarena. Evoluzione architettonica degli edifici nel contesto
socio-economico della città rapportata alle finalità educative. Genova, Istituto
"Don Bosco" - Sampierdarena 1997; 111; 95 p.
Ci sono molti modi di fare la storia di un'opera salesiana, lo sappiamo; gli AA.
ne hanno scelto uno piuttosto originale e inedito, quello espresso dall'eloquente sotto-
titolo. In realtà non si tratta di una "vera storia", ma solo della pubblicazione ragiona-
ta e ordinata di una "valida documentazione" per l'auspicata storia dell'opera salesiana
di Sampierdarena, che ha ormai superato il 125° anniversario di fondazione (1871).
Lo scrivono gli stessi coautori: intendono solo "creare le basi per uno studio che potrà
poi essere ripreso, completato ed aggiornato" (p. 41).
Grazie a ricerche condotte in vari archivi pubblici e privati della città, è stato
così ricostruito in modo dettagliato e con splendide riproduzioni di mappe, disegni,
fotografie ed elaborate tavole planimetriche, lo sviluppo architettonico dell'edificio
salesiano, nelle sue strutture e destinazioni d'uso, il tutto collocato nel quadro dello
sviluppo urbanistico dell'area in questione dal momento in cui don Bosco vi mise
piede fin quasi, in modo molto rapido, ai nostri giorni.
La tesi dello studio, espressa dall'attuale direttore, don Alberto Lorenzelli, con
la scultorea espressione "anche i muri parlano" (p. 9), si direbbe dimostrata. Le tra-
sformazioni di spazi coperti e aperti avvenute nel corso di oltre un secolo furono det-
tate non tanto dal "mal del mattone" - di cui pure erano e forse sono tuttora affetti i
salesiani - quanto dalle esigenze della "dinamica" vita dei loro istituti, che appunto,
quasi per definizione, vengono a trovarsi in situazione di continua trasformazione e
adeguamento alle problematiche giovanili sempre nuove.
Dunque ancora una volta un don Bosco (ma il discorso vale per don Rua e altri)
che è riuscito a raggiungere i vertici spirituali della santità senza fuggire dal mondo,
anzi immerso continuamente in affari decisamente "profani", quelli che si dicono
propri dei "laici", quali acquisti di terreni e locali, progetti edilizi, varianti ai piani re-
golatori, espropri forzati, ricorsi alla magistratura... Ovviamente tutto per poter offrire
un miglior servizio ai giovani delle classi inferiori e al "basso popolo" cui si sentiva
chiamato. Non per nulla negli stessi anni rifiutava di costruire in Torino una chiesa
solo perché le regole urbanistiche non gli concedevano spazi educativi (il cortile!) per
i ragazzi. Così non è avvenuto invece in Sampierdarena, dove l'amministrazione co-
munale ha sempre riconosciuto al "Don Bosco" finalità non estranee agli interessi
della città, quali appunto erano le scuole professionali, l'oratorio e la parrocchia sale-
siana.
A conclusione ci permettiamo di segnalare come si sarebbe potuto evitare qual-
che imprecisione, per altro di scarso peso nell'economia dell'opera, a riguardo

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Recensioni
delle vicende torinesi di don Bosco. Bastava consultare una bibliografia più aggiorna-
ta e meno oleografica. La storiografia, anche quella salesiana, cammina e non si è
fermata a quella del Lemoyne e del Ceria. La famosa "Tettoria Pinardi" non era per
nulla una tettoia e ancor meno un pollaio. Si veda ad es. Torino e don Bosco a cura di
G. Bracco (Torino 1988). Così per l'altrettanto noto "sai fischiare" del dialogo don
Bosco-Bartolomeo Garelli, su cui si è costruita per oltre un cinquantennio tutta una
pedagogia salesiana. L'espressione non ha alcuna base storica nell'unica fonte auto-
rizzata che sono le Memorie dell'Oratorio di don Bosco, di cui Antonio Ferreira da
Silva ha pubblicato in due diverse edizioni il testo critico. Quanti se ne sono accorti?
Ma tutto ciò, lo ribadiamo, non stempera in alcun modo l'interesse e il valore dell'ope-
ra, per la quale esprimiamo il nostro sincero apprezzamento ai realizzatori.
F. MOTTO
DIEKMANN Herbert (Hrsg.), Bibliografia generale di Don Bosco, Vol. 2° Deutsch-
sprachige DonBosco-Literatur 1883-1994, "Istituto Storico Salesiano - Roma-
Bibliografie", Roma, LAS, [1997], pp. 113.
Una bibliografia aperta ai diversi contesti linguistici costituisce la base necessa-
ria per lo studio serio di un autore e consente di verificare con sufficiente attendibilità
la ricezione che l'autore studiato ha avuto in una determinata area culturale. Da questa
semplice considerazione emerge l'interesse della collana "Bibliografie" promossa dal-
l'Istituto Storico Salesiano (Roma).
Questo secondo volume della Bibliografia generale di don Bosco, riguardante
l'ambito culturale di lingua tedesca, fa seguito a quello della Bibliografia italiana
1844-1992 curato da S. Gianotti (1995). Vi si raccolgono 960 titoli di libri e articoli
riguardanti don Bosco e la sua opera tra gli anni 1883-1994. Tali titoli sono organiz-
zati in due grandi blocchi: A. Scritti di don Bosco, B. Scritti su don Bosco. Questo
secondo blocco, a sua volta, è diviso in tre sezioni: 1. Biografie e agiografie 2. Peda-
gogia di don Bosco: il sistema preventivo 3. Altri scritti particolari riguardanti la sua
vita.
Può colpire il ridotto numero di scritti di don Bosco tradotti in tedesco: 40 titoli,
ma in essi sono comprese le 17 edizioni delle vite dei giovani scritte da don Bosco: 8
di Domenico Savio, 3 di Pietro o la forza della buona educazione, 3 di Angela l'orfa-
na degli Appennini, 2 del giovane Colle, 1 di Besucco e Magone. Vi sono comprese
inoltre: 8 brevi raccolte di lettere e 4 raccolte di sogni. Sembra che non siano state
pubblicate in tedesco determinate opere donboschiane che hanno avuto, invece, molta
diffusione in altri contesti culturali: per esempio, il Giovane provveduto e la Storia
sacra. La traduzione delle Memorie dell’Oratorio vide la luce per la prima volta nel
1988 (Con il titolo: Erinnerungen. Con un sottotitolo che forse non tiene nel dovuto
conto le conclusioni dei recenti studi sull'indole di questo scritto di don Bosco: Auto-
biographische Aufzeichnungen uber die ersten 40 Jahre eines Lebens im Dienst an
der Jugend). Del fascicolo sul Sistema preventivo nell'educazione della gioventù si
trova registrata soltanto una traduzione del 1895. E il fatto può sembrare strano, so-

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prattutto tenendo in conto che, nella seconda parte degli anni 80 del nostro secolo,
sono state curate dai membri dell'Istituto Storico Salesiano varie ristampe delle edi-
zioni critiche di questo e di altri scritti pedagogici di don Bosco.
Per ciò che riguarda gli "scritti biografici agiografici" troviamo questa volta,
nell'ambito della lingua tedesca, gli autori francesi e italiani, le cui opere hanno avuto
pure ampia diffusione in altri contesti culturali già in vita del Fondatore dei Salesiani:
Charles D'Espinay (1883), Albert Du Bois (1885), Giovanni Battista Lemoyne
(1927), Carlo Salotti [che non è SDB!] (1930), Henri Bosco (1961), Teresio Bosco
(1987).
Tra i 232 libri e articoli raccolti in questa sezione della Bibliografia ci sono an-
che, ovviamente, numerosi titoli pubblicati originariamente in tedesco. Ma si riceve
l'impressione che si tratti in generale di scritti di carattere prevalentemente divulgati-
vo. Nell'ultimo periodo considerato (1981-1994) si avverte un particolare interesse
per gli aspetti attraenti della figura di don Bosco: Ein phantastisches Leben (1983,
1987); DonBosco is(t) okai (1987, 1988, Vienna), DonBosco is(t) okay! (1988, Kla-
genfurt), Don Bosco. Ein Freund der Kinder (1989), Der lachende Engel. Don Bosco
Kinder (1993).
Più rigorosa invece è l'impostazione di un discreto numero di scritti riscontrabili
tra quelli indicati nell'elenco dei 150 saggi riportati in questo quaderno bibliografico,
che si occupano direttamente del tema dell'educazione in don Bosco. Va attribuito il
merito, in particolare, all'influsso di due autorevoli cultori delle scienze pedagogiche:
Leonhard Habrich e Franz Poggeler. Habrich pubblicò il primo dei suoi otto lavori sul
pensiero pedagogico del Santo piemontese nel 1889. E l'autore della voce "Bosco,
Don" nel Lexikon der Pedagogik (Freiburg, Herder, 1913). Il pedagogista Poggeler,
dopo il 1965, si è occupato a diverse riprese dell'argomento e alcuni dei suoi saggi su
don Bosco sono stati tradotti in spagnolo. Accanto a questi due professori non sale-
siani si collocano quelli appartenenti alla cerchia salesiana. Anzitutto va sottolineata
la buona accoglienza della traduzione della raccolta antologica di don Fascie (1930,
1934, 1955) e del saggio di don Auffray (1928, 1931).
L'autorevolezza raggiunta da questi testi spiega, in parte, il fatto che fino ai pri-
mi anni trenta siano scarsi i saggi firmati da autori salesiani di lingua tedesca. Nel
1951 vide la luce la dissertazione di Nikolaus Endres (Die psychologische Begrun-
dung der Erziehungsmethode Don Bosco als Ursache seiner padagogischen Erfolge).
Da questo momento, e soprattutto negli ultimi decenni, l'attenzione al sistema preven-
tivo di don Bosco, da un punto di vista scientifico, si fa più sostenuta, non soltanto da
parte di Endres, ma anche di altri salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, docenti in
istituti superiori: Weinschenk (morto prematuramente), Schmid, Schepens, Gertrud
Stickler, Johanna Schepping.
Riguardo ai 526 scritti elencati nella terza parte della Bibliografia, si può ripete-
re che sono saggi di carattere prevalentemente divulgativo. Si tratta nella maggior
parte dei casi di brevi interventi pubblicati nei Bollettini: "Don Bosco Kalendar Mün-
chen" e "Don Bosco Kalendar Wien". Ma certamente anche questi scritti possono aiu-
tare a conoscere la storia della recezione della figura di don Bosco. Un tema emerge
in forma molto netta: il tema dei "Traume" (40 scritti affrontano l'argomento). Segue
poi il tema "Maria im Lebern don Boscos" (36 scritti).

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Su questo ultimo argomento, vanno rilevati specialmente gli studi e ricerche del
prof. Georg Söll. Sui sogni di don Bosco - denominati spesso visioni - non si trovano
solo brevi articoli, ma anche saggi monografici che hanno avuto una certa diffusione,
fuori del mondo tedesco. Per esempio, nella Bibliografia che presentiamo viene citato
il volume di Otto Zischkin (Don Boscos Visionen) del 1989. (Esiste però una 4a edi-
zione del 1995. Si apre qui una pista di ricerca non priva d'interesse, vale a dire: la
presenza della letteratura donboschiana tedesca - originali o traduzioni - in altri con-
testi culturali).
Il curatore di questo quaderno bibliografico afferma nella presentazione: "Das
Leben Don Boscos ist in den Landern deutscher Zunge wenig bekannt". Se le cose
stessero così, la pubblicazione si dimostrerebbe particolarmente opportuna. Ad ogni
modo, questa Deutschesprachige Don-BoscoLiteratur (che sicuramente potrà essere
arricchita con nuovi titoli) costituisce un utile strumento per lo studio e la diffusione
dell'opera e del pensiero di don Bosco, specialmente nel contesto culturale tedesco.
J. M. PRELLEZO
Carlos HEYN, La devoción a María Auxiliadora en Paraguay - Cien años de historia
documentada y gráfica - 1897-1997. [Asunción,] Editorial Don Bosco [1997],
396 pp. ill.
Il volume è il n. 11 della collana Salesianos: 100 años en Paraguay. Più che una
storia documentata è una nutrita documentazione per scrivere la storia della devozione a
Maria Ausiliatrice in quella nazione. Don Carlos Heyn è membro dell'Accademia Para-
guayana di Storia e membro dell'ACSSA (Associazione di Cultori di Storia Salesiana).
La prima parte, delle otto in cui si divide il libro, si occupa velocemente della devo-
zione a Maria Ausiliatrice in don Bosco e, in forma più documentata, in mons. Luigi La-
sagna. Nella seconda parte tratta dei primi salesiani arrivati nel Paraguay: si serve di ab-
bondante documentazione di archivio, del BS e di alcune pubblicazioni per presentare il
primo ispettore, don Giuseppe Gamba, il primo direttore, don Ambrogio Turriccia. Spe-
ciale menzione merita don Domenico Queirolo, fondatore della casa di Concepción e che
fu chiamato a riaprire il collegio mons. Lasagna di Asunción, chiuso dal governo durante
il tempo di don Turriccia. È la persona che diede a questa devozione una vera dimensione
popolare nella nazione guaraní. Si distinse nella costruzione di chiese e cappelle, intitolate
alla Vergine di don Bosco e diede gran risonanza sociale alla festa di Maria Ausiliatrice,
con la pubblicazione del settimanale "El Mensajero de María Auxiliadora". Nel 1915
pubblicò un fascicolo con cui fece conoscere lo sviluppo di quella devozione dagli inizi
dell'opera salesiana in poi. Superiore delle missioni salesiane del Chaco Paraguayo, fece
della Vergine Ausiliatrice la loro titolare.
Proseguendo nella descrizione, il libro presenta i primi salesiani paraguayani. A
mons. Emilio Sosa Gaona toccò nel 1931 di essere nominato vescovo di Concepción e
allo stesso tempo del Chaco Paraguayo. Non furono anni facili. Nel desiderio di con-

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solidare la propria posizione nell'America del Sud, la Standard Oil Company aveva
fatto il piano di riunire tutto il bacino petrolifero del Chaco sotto il governo della Bo-
livia. Nel conflitto che si seguì (1932-1935), la popolazione maschile del Paraguay fu
decimata dalla guerra, ma, quantunque i boliviani fossero abbondantemente riforniti
di armamento e altre risorse, le ostilità finirono con il crollo del piano dell'ESSO. In
quegli anni mons. Sosa Gaona fondò le "infermiere della guerra" e le mise sotto la
protezione dell'Ausiliatrice. Don Queirolo, el paí Pérez (don Ernesto Pérez) e gli altri
cappellani salesiani infusero nei soldati e nel popolo paraguayano una piena fiducia
nella protezione di Maria Ausiliatrice, che fu costituita protettrice e patrona dell'Eser-
cito Nazionale. La devozione alla Vergine Ausiliatrice si radicò profondamente nel-
l'animo dei paraguayani. Un altro nome da ricordarsi è quello di don Guido Coronel,
che costruì i grandi templi di Coronel Oviedo e dell'Alto Paraná in onore di Maria
Ausiliatrice, e ottenne che fosse proclamata patrona dell'agro dell'Alto Paraná.
L'autore prosegue la sua presentazione degli ispettori che si susseguirono in Pa-
raguay, prima quando le locali case salesiane erano unite all'Uruguay, poi all'ispetto-
ria di Rosario (Argentina) e finalmente quando divennero ispettoria a sé stante. Si
danno per lo più le indicazioni e gli orientamenti contenuti nelle loro circolari.
Un intero capitolo è dedicato alle Figlie di Maria Ausiliatrice, "monumento vi-
vo" fondato da don Bosco come segno di gratitudine per i singolari favori ottenuti
dalla Vergine. Frutto del loro lavoro è stato la diffusione che la devozione all'Ausilia-
trice ebbe nelle case e nel mondo femminile di quella nazione.
La quarta parte del volume è dedicata ai segni e ai mezzi di questa devozione. Si
accenna alle statue, alle feste, alle processioni, alle immaginette, ai quadri, alle meda-
glie. Nei due capitoli di cui è composta tale parte, si nota la mancanza di un quadro di
antropologia culturale cui fare riferimento nella classificazione del materiale, che è
presentato in maniera piuttosto empirica. A completamento si aggiungono alcune
grazie ricevute per intercessione di Maria Ausiliatrice.
Il lavoro pastorale dei salesiani ritorna nella quinta parte del volume: la missio-
ne del Chaco in generale, le parrocchie, le chiese e cappelle, salesiane e non salesia-
ne, intitolate a Maria Ausiliatrice.
Sono le case dei salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice l'argomento della
sesta parte del volume, che si occupa anche dell'Associazione dei devoti di Maria Au-
siliatrice. Si riprende poi nella settima parte la trattazione della devozione a Maria
Ausiliatrice nei diversi gruppi della famiglia salesiana.
Degno di attenzione è il capitolo su Maria Ausiliatrice nelle pubblicazioni sale-
siane del Paraguay: vi si indicano anche le diverse iniziative della stampa non sale-
siana nella ricorrenza del 24 maggio.
Il libro si conclude con la presentazione di diversi aspetti della devozione a Ma-
ria Ausiliatrice nel popolo paraguayano: i diversi patronati attribuiti alla Vergine (e-
sercito, agro dell'Alto Paraná, palazzo di giustizia e altri), i paesi, quartieri, strade,
piazze, estancias, squadre di calcio, stabilimenti commerciali di diverso genere a Lei
intitolati; infine alcune forme devozionali in uso.
È da lodarsi lo sforzo compiuto da don Heyn per raccogliere così abbondante
documentazione sul soggetto di suo interesse. Una diversa distribuzione dei contenuti

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Recensioni
delle parti e dei capitoli avrebbe però reso più facile la lettura e principalmente la
consultazione del materiale presentato.
A. DA SILVA FERREIRA
Silvia Laura ZANINI, Mirando al futuro. [Buenos Aires, Instituto Salesiano de Artes
Gráficas 1996], 200 p.
In diversi luoghi del mondo salesiano, la circostanza del giubileo di un'opera
oppure di una persona è servita d'occasione perché si scrivesse la storia della presenza
salesiana nel posto. È il caso di Villa Regina, sul Rio Negro, in Argentina. In occa-
sione delle nozze d'oro sacerdotali di don Cesare Rondini, fondatore e direttore del-
l'opera, l'Organizzazione delle Scuole Parrocchiali (ORESPA), della comunità regine-
se, ha deciso di scrivere la storia di quanto era stato realizzato dai salesiani in quella
città.
Il lavoro è stato affidato a Silvia Laura Zanini, che unisce alla soda preparazione
nel campo degli studi storici l'amore a Villa Regina e all'opera salesiana. Essa si è
servita, nel suo lungo e paziente lavoro, delle tecniche della storia orale. Il risultato è
un volume accessibile alla popolazione della città, nel quale si può conoscere la vita e
il sentire della comunità reginese attraverso le persone che sono state intervistate.
L'A. incomincia con una brevissima presentazione di don Bosco e del lavoro dei
salesiani in Patagonia. Il capitolo successivo si occupa di Villa Regina e dei diversi
parroci che vi operarono. Si arriva quindi alla storia di vita di don Cesare Rondini e
allo sviluppo della casa salesiana in Villa Regina. Diverse sono state le opere create
da quest'intraprendente salesiano: scuola don Bosco, cappella-scuola a Villa Antárti-
da, Focolare don Bosco a cura delle suore francescane, Scuola Gesù Bambino, Scuola
Industriale, Focolare per ragazzi. L'oratorio festivo per le ragazze fu fondato da una
cooperatrice salesiana e diede origine a quanto le Figlie di Maria Ausiliatrice crearo-
no poi in quella città. Il libro tratta velocemente di tutte queste opere in capitoli sepa-
rati. Un capitolo successivo poi del loro comune progresso.
Dal 1992, con la grave malattia di don Rondini, si accentua l'importanza del-
l'ORESPA, che si occupava dell'amministrazione di tutto l'insieme delle opere. L'ul-
tima parte del lavoro è dedicata alla cooperazione dei laici. Il volume termina con l'e-
lenco delle persone intervistate, delle fonti documentali, della bibliografia utilizzata
(la maggior parte non attinente alla realtà rionegrina), dei periodici.
In sintesi si è di fronte ad un ben riuscito tentativo di conciliare la serietà del la-
voro storico con l'esigenza di offrire un libro di facile lettura. Non fa, né ha intenzione
di fare, una storia critica della presenza salesiana in quella città. Manca purtroppo una
presentazione della nascita e dello sviluppo dell'ORESPA, che tanta importanza ha
attualmente nella conduzione di tutte quelle opere.
A. DA SILVA FERREIRA