25_anno13_num2_0267-0313


25_anno13_num2_0267-0313



1 Pages 1-10

▲back to top


1.1 Page 1

▲back to top


STUDI
«SACRA REAL MAESTÀ»
Considerazioni intorno ad alcuni inediti di don Bosco
Aldo Giraudo
A oltre un secolo dalla morte di don Bosco, considerando la massa docu-
mentaria raccolta, si potrebbe ritenere ormai esaurita la fase investigativa e infrut-
tuosa ogni ricerca di ulteriori fonti o comunque irrilevante il significato dei mate-
riali eventualmente reperibili. Ma quando si analizzano i fondi archivistici di enti
pubblici o ecclesiastici, con i quali egli ha intessuto relazioni, si ha la sorpresa di
rinvenire documenti interessanti ed anche insospettati, a condizione di penetrare
la logica dei meccanismi burocratici e di allargare l'angolo di interesse a situazio-
ni amministrative, a fenomeni sociali e a problematiche di più vasta portata. Gli
esempi che qui presentiamo, in quanto riferiti agli anni giovanili del santo o agli
inizi della sua opera, sono efficaci sia per dimostrare che la ricerca non può dirsi
né esaustiva né conclusa, sia per rilevare la necessità di un coordinamento di
indagini criticamente pianificate.
Abbiamo individuato, come problema generale d'inchiesta, l'evoluzione del-
la politica ecclesiastica sabauda tra Restaurazione e Unità, analizzata nei fondi
archivistici della Grande Cancelleria1 In essi, più che i principi e le discussioni,
sono i fatti quotidiani e le situazioni minute ad essere attestate. L'analisi, per
mancanza di «precisi e articolati strumenti di ricerca» — come è stato rilevato2
— ha richiesto lo spoglio paziente di ogni mazzo.
1 Sulla Grande Cancelleria (1723-1798), poi Cancelleria Nazionale (1798-1801), soppressa
nel periodo francese, ripristinata nella Restaurazione come Gran Cancelleria (1814-1846), chiama-
ta successivamente Segreteria di Stato per gli affari ecclesiastici, di giustizia e grazia (18471848),
quindi semplicemente Ministero per gli affari ecclesiastici, dì grazia e giustizia (18481853),
infine Ministero di grazia e giustizia ed affari ecclesiastici (1853-1861), cf Guida ali Archivio di
Stato di Torino, dattiloscritto a cura della direzione dell'A.S.T., s. d., I, 198-200; II, pp. 354 e
410. I fondi sono custoditi nell'Archivio di Stato di Torino, sezioni riunite di via S. Chiara
(d'ora in poi: AST).
2 F. MOTTO, Le lettere di don Bosco. Note in margine ad una recente ricognizione, in RSS
11 (1992) 143.

1.2 Page 2

▲back to top


268
Aldo Giraudo
1. Le suppliche di sussidio
I fondi della prima sezione (affari ecclesiastici) della Grande Cancelleria si
vanno formando a partire dal 1831, con la costituzione del nuovo ministero degli
affari ecclesiastici di grazia e di giustizia, affidato al guardasigilli Giuseppe Bar-
baroux,3 e giungono fino al 1860-1861. Vi sono conservate pratiche relative a
dispense, a conferimento di benefici, all'assegnazione di sussidi, a procedimenti
disciplinari nei riguardi del clero, a vertenze con i vescovi, ai rapporti con gli
acattolici, alla revisione delle stampe, a materie diverse rientranti negli ambiti
regolati dagli accordi tra il governo e la S. Sede. Una vasta ed eterogenea massa
documentaria che, oltre a fornire spunti ad indagini storiche di varia natura, offre
un angolo di visuale privilegiato per verificare, nelle pieghe della prassi ammini-
strativa, le tendenze e i mutamenti della politica ecclesiastica in un arco di tempo
cruciale per la storia dei rapporti stato-chiesa.
Marginali, a questo proposito, possono sembrare i materiali relativi alla per-
sona e all'opera di don Bosco, ma utili per la formulazione di alcune ipotesi inter-
pretative. Si tratta, prevalentemente, di suppliche al sovrano per aiuti economici
in situazioni disagiate.
Le risorse per sussidiare i ricorrenti venivano prelevate dai redditi dell'Eco-
nomato Generale Regio Apostolico, una istituzione governativa risalente al 1733,
regolamentata dall'Istruzione regia del 13 settembre 17714 e mantenuta, con suc-
cessivi adattamenti, fino al concordato del 1929. Scopo dell'Economato era l'am-
ministrazione dei benefici vacanti «di regia nomina e patronato degli antichi Sta-
ti» e di quelli di «collazione ordinaria nelle province di nuovo acquisto»,5 impie-
gandone i frutti nelle spese di culto e di so-
3 «Le regie patenti 23 luglio 1831 attribuirono al Guardasigilli competenze, prima spet-
tanti alla Segreteria di Stato per gli affari interni, nelle seguenti materie: legislazione generale,
affari ecclesiastici, personale dell'ordine giudiziario, notai. Il regio editto 18 agosto 1831 istituì
inoltre una commissione di cancelleria per l'esame dei ricorsi in materia giuridica che operò
sino al 30 aprile 1848. Il Calendario Generale del regno del 1832 così descrive la struttura orga-
nizzativa della Gran Cancelleria: Ufficio I, affari di chiesa; Ufficio II, affari di giustizia; Ufficio
III, affari di grazia. Nel 1836 agli uffici subentrarono le divisioni. Dal Calendario del 1843 si
desume che la divisione I, suddivisa in due sezioni, aveva competenza sugli affari ecclesiastici e
di stato civile» (Guida all'Archivio di Stato di Torino..., II, p. 410).
4 Istruzione regia all'Economo Generale dei benefizi vacanti, del 13 settembre 1771, in F.
A. DUBOIN, Raccolta per ordine di materie delle Leggi, Editti, Patenti emanate negli Stati di
Terraferma fino al 8 dicembre 1798 dai sovrani della R. Casa di Savoia, tom. I. Torino 1818,
pp. 829-833.
5 Sull'Economato Generale cf Guida all'Archivio di Stato di Torino, ..., I, pp. 102-104; L.

1.3 Page 3

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
269
stentamento del clero povero. Alla direzione dell'ente era preposto un ecclesiasti-
co scelto dal governo, con il titolo di economo generale. Dal gennaio 1836 la
carica fu affidata al canonico Ottavio Moreno (1779-1852),6 fratello di Luigi,
vescovo di Ivrea. A lui succederà l'abate Michelangelo Vacchetta (1798-1865).7
Le suppliche di sussidio venivano inoltrate alla Grande Cancelleria. Il primo
ufficiale provvedeva ad una selezione, richiedendo, nei casi dubbi, informazioni
alle autorità civili, giudiziarie o di polizia. Poi le pratiche erano affidate all'eco-
nomo generale «pel suo parere». Questi presentava una relazione con le motiva-
zioni sull'opportunità di accogliere o di rifiutare le istanze e stabiliva l'entità della
sovvenzione. Una nuova relazione veniva quindi apprestata dal primo ufficiale
per la presentazione alla firma del re. Ognuna di queste fasi costituiva un filtro
che rivela un'interessante gamma di sfumature negli atteggiamenti dei ricorrenti,
dei funzionari e dello stesso sovrano, con la giustapposizione di considerazioni a
carattere personale, di sensibilità sociali, o di scelte politiche, non sempre ricolle-
gabili ad un quadro generale omogeneo e coerente.
Le petizioni sono redatte in terza persona, non datate né firmate, secondo un
modello standardizzato che prevedeva l'indirizzo al sovrano, completo (Sacra
Real Maestà) o in sigla (S. R. M.), le generalità del postulante, l'oggetto e i motivi
della domanda. Su questa base generalmente si aggiungevano cenni relativi ai
meriti familiari o personali, alle condizioni del soggetto, ed espressioni mirate
alla captatio benevolentiae. Le suppliche erano prodotte da sacerdoti anziani o
malati, senza cura d'anime e privi di redditi fissi, da parroci impossibilitati a far
fronte alle miserie proprie e dei parrocchiani in tempi di calamità, da chierici
poveri, incapaci di pagare la pensione del seminario o di costituire il patrimonio
ecclesiastico. Questi ultimi accompagnavano, generalmente, la loro domanda con
attestazioni di buona condotta dei superiori ecclesiastici e certificati di stato di
famiglia.
Ai chierici ricorrenti, tra 1834 e 1844, si concedeva un sussidio personale di
lire 90. Soltanto una ventina sono gli allievi del seminario di Chieri che nel de-
cennio ottengono i favori dell'Economato.
VIGNA - V. ALIBERTI, Dizionario di diritto amministrativo pubblicato con autorizzazione del
governo. Torino 1846, III, pp. 611-627.
6 Venne nominato il 23 gennaio 1836, con lo stipendio di L. 3000 sul beneficio dell'abba-
zia di S. Maria di Cavour (donde il titolo di abate); succedeva al can. Palazzi, morto il 14
settembre 1835 (cf ASI-Grande Cancelleria, m. 86, fase. nn. 147 e 213).
7 Il Vacchetta, che era canonico della chiesa metropolitana, dottore in teologia e in utro-
que iure, succederà anche nel titolo abbaziale del Moreno.

1.4 Page 4

▲back to top


270
Aldo Giraudo
2. «Il chierico Bosco Gioanni allievo del Seminario di Chieri»
Nella folla dei postulanti le tre suppliche del chierico Giovanni Bosco non
destano particolare attenzione.8 Soltanto si caratterizzano per la loro sobrietà, con
riferimenti del tutto essenziali alle circostanze personali.
La prima, scritta verso la fine dell'anno 1837, è la più sintetica: il ricorso è
motivato dall'essere egli «privo di padre e quasi affatto di beni di fortuna».
La seconda, anteriore al 12 febbraio 1839, offre una spiegazione un po' più
articolata dello stato di necessità: «non potendo sperare alcun soccorso dai propri
parenti mentrecché essi devono procacciarsi il vitto a servizio altrui».
La terza, anteriore al 30 marzo 1840, afferma che il sussidio gli è necessario
soprattutto per le spese notarili richieste dalla costituzione del patrimonio eccle-
siastico, che «persona benefica» gli ha reso possibile.9
Tale semplicità si evidenzia soprattutto nel confronto con domande di altri
chierici che abbondano di particolari descrittivi sui lutti familiari, i rovesci di
fortuna, le calamità naturali. Ci limitiamo a qualche esempio tratto dai suoi com-
pagni del seminario di Chieri. Il giovane Gaetano Kerbaker accampa meriti di
famiglia, rammentando: «il di lui padre Luigi da anni venti essere stato addetto al
servizio di S. M. la regina Maria Teresa di felice memoria, ed in qualità di aiutan-
te nell'uffizio del maggiordomo, da più anni il quale trovasi in malattia apopletti-
ca, da molto tempo privo di beni di fortuna, ed in istrettezza».10 Bernardo Negro,
«del fu chiodaiuolo Pietro Antonio
8 1) Supplica Bosco, anter. 16 gennaio 1838 (ivi, m. 107/1, n. 2807); 2) id., anter. 12 feb-
braio 1839 (ivi, m. 117, n. 1041); 3) id., anter. 30 marzo 1840 (ivi, m. 456, n. 819). Le due prime
fruttarono al chierico Bosco un sussidio di lire 90 ognuna. La domanda del 1840, invece, venne
scartata, senza motivazione. I ricorsi all'Economato Generale e i sussidi ottenuti non hanno
lasciato traccia nelle MO.
9 Sulla costituzione del patrimonio eccles. di Giovanni Bosco cf P. STELLA, Don Bosco
nella storia economica e sociale, Roma 1980, pp. 19-22; 36-38; Costituzione di patrimonio eccle-
siastico dalli signori chierico Giovanni e Giuseppe fratelli Bosco e da Febbraro Giovanni. Ricevuto
il 23 marzo 1840... da me Carlo Beltramo R. Notaio, copia redatta nel 1875 dal notaio Carlo
Razzini di Buttigliera d'Asti (in Fondo Don Bosco, Micr. 74E11-74D8). La persona benefica che
gli costituiva il patrimonio era, dunque, oltre al fratello Giuseppe, il consocio dello stesso nella
conduzione mezzadrile della cascina del Sussambrino, Giovanni Febbraro, «figlio di un chirur-
go che da S. Paolo Solbrito si era trasferito nel centro abitato di Castelnuovo» (STELLA, Don
Bosco nella storia economica e sociale..., p. 38).
10 Anter. 12 giugno 1834 (ASI-Grande Cancelleria, m. 60, n. 1228). Gaetano Vittorio
Maria Kerbaker (1815-1889), di Torino, sarà parroco a Villanova di Mathi, quindi priore a
Rosta.

1.5 Page 5

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
271
da Mezzenile», insiste sulla drammaticità della propria condizione: «essere passa-
to a miglior vita anni cinque sono il fu suo genitore Pietro Antonio, quasi decotto
[sic] per essere oberato da immensi debiti, superstiti a sé lasciando l'esponente,
che ora corre l'anno ventesimo di sua età, e tre altri suoi fratelli tutti ancora in
pupillare età stabiliti, e traenti la loro giornaliera sussistenza dalle tenui largizioni
che gli vengono fatte dai loro attinenti e prossimiori parenti [...]. Essere il suppli-
cante, attesa la sua indigenza e mancanza di soccorsi per parte de' suoi attinenti,
sprovvisto di danaro per provvedersi gli indumenti al suo stato condecenti, li libri
ed ogni cosa indispensabile ad uno studente».11 Il chierico Angelo Cane, «orbato
in età di soli quindici anni del proprio genitore, altro non ebbe in retaggio che un
tenuissimo patrimonio indiviso con altri quattro fratelli e due sorelle, una delle
quali in istato di continua desolante malattia di epilessia, per cui deve in concor-
renza degli altri fratelli giusta il disposto del paterno testamento provvedere agli
alimenti ed indumenti, dimodoché, per sopperire ad una tal spesa non che al pa-
gamento della dote assegnata alla seconda sorella e di alcune altre passività di
famiglia, a nulla si riduce il reddito».12 Più prossimo allo stile sobrio di Giovanni
Bosco è Giuseppe Ajcardi che si limita ad accennare alle «grandi strettezze di sua
famiglia [per le quali] non gli fu possibile il provvedersi intieramente degli arredi
che occorrono per entrare in seminario e neppure anche in grado di soddisfare il
così detto diritto d'entrata, il contributo per la manutenzione della cappella ed
altre spese per provviste di cui egli è tuttora privo».13
Caratteristico degli scritti del chierico Bosco è, inoltre, l'esplicito riferimento
alla scelta vocazionale: nel 1837 egli ha bisogno del sussidio per «seguire la car-
riera in cui le [sic] sembra essere da Dio chiamato»; nel 1839 egli dichiara di
voler «progredire nella carriera intrapresa, alla quale pargli essere distintamente
da Dio chiamato»; nel 1840, alla vigilia della tonsura e degli ordini minori, il fine
della richiesta è quello «di poter perseverare nello intrapreso stato ecclesiastico a
cui giudica essere unicamente da Dio chiamato».
11 Anter. 10 aprile 1837 (ivi, m. 102, n. 712). Bernardo Giovanni Negro (1817-1878), di
Mezzenile, sarà cappellano a Ceres.
12 Anter. 4 aprile 1839 (ivi, m. 121, n. 3162). Angelo Giovanni Giuseppe Cane
(18201888), di S. Maurizio Canavese, sarà priore beneficiato a Ciriè.
13 Anter. 2 giugno 1841: ivi, m. 157, n. 80 (1841). Giuseppe Ajcardi di Carignano, n. 20
giugno 1820, abbandona l'abito chiericale nel 1849.

1.6 Page 6

▲back to top


272
Aldo Giraudo
Annotazioni simili sono riscontrabili anche in altri postulanti, ma molto ra-
ramente.14 Lo stesso Pietro Merla, compagno di seminario, poi zelantissimo apo-
stolo e iniziatore dell' Opera di S. Pietro per il soccorso delle ex carcerate, pare
insistere più su motivi contingenti che non sulla chiamata divina: «si troverebbe
esposto di dover abbandonare il seminario con grave disdoro»; «ne prova ramma-
rico per non essere in grado di tener dietro all'orme e viste del fratello seniore,
sacerdote ed attuale vice curato della parrocchiale di None [...], e per il corruccio
che ne risente tutto il casato in suo pregiudicio».15 Ci si potrebbe domandare se,
nel ripetuto accenno vocazionale del giovane Bosco non fosse presente anche una
forma, più o meno consapevole, di reazione o un'allusione alla presenza in semi-
nario di soggetti mossi da altri interessi, come potrebbero far supporre alcune
espressioni collocate trentacinque anni più tardi nelle sue Memorie dell 'Orato-
rio.16
I replicati ricorsi del chierico Merla offrono ulteriori spunti per scandagliare
i criteri di concessione dei sussidi, rivelando il persistere di una mentalità di pri-
vilegio. Se, in via ordinaria, si considerava soprattutto, accanto al bisogno, il
merito e l'ingegno dei candidati, provato dagli attestati di professori e superiori,
specialmente del vescovo,17 continuava ad essere riserva-
14 Tra i chierici sopra citati, ad esempio, soltanto due: Angelo Cane accenna alla «carrie-
ra che con tanto amore ha intrapresa» (ivi, m. 121, n. 3163) e Gaetano Kerbaker, più esplicita-
mente, motiva la richiesta «onde poter intraprendere gli studi teologici con profitto, ed essere
poi atto ad esercitare il ministero ecclesiastico a cui spera di essere chiamato da vera vocazione
divina» (ivi, m. 60, n. 1228).
15 Cf suppliche del luglio 1838 e del gennaio 1839 (ivi, m. 114, n. 100; m. 116, n. 907).
Pietro Merla (1815-1855), in una domanda dell'aprile 1837, era giunto a presentare la propria
vocazione ecclesiastica quasi esclusivamente come mezzo di sostentamento della famiglia: «Ora
si trova il supplicante [a] non poter più progredire nell'intrapresa carriera a cui aspira di perve-
nire al grado sacerdotale ad esempio del di lui fratello primogenito onde poter essere in grado
di sostenere nella di lui vecchiaia li suoi genitori e le sue figlie sorelle, stante le critiche circo-
stanze della famiglia» (ivi, m. 102, n. 712).
16 «Non pochi giovani senza badare alla loro vocazione vanno in seminario senza avere
né spirito, né volontà del buon seminarista. Anzi io mi ricordo di aver udito cattivissimi discor-
si da compagni [...]»: MO (1991) 92.
17 Sono conservate anche rare raccomandazioni di personaggi influenti o membri del go-
verno. Ad esempio: «Il conte della Margarita Primo Segretario di Stato di V. M per gli affari
esteri, appoggiato alle favorevoli testimonianze rese dall'Arcivescovo di Torino, alle qualità e
alla condotta del chierico Giacomo Perlo studente del terzo anno di teologia nel seminario di
Chieri, lo raccomanda alla beneficenza sovrana, pella concessione di L. 240, onde potersi costi-
tuire il patrimonio ecclesiastico, che non potrebbe avere dalla famiglia, essendo figliuolo d'un
invalido alla Segreteria estera»: dalla relazione al re del 14 maggio 1836 (AST-Grande Cancelle-
ria, m. 88, n. 853). Infatti Giacomo Perlo (1816-1898) ottiene la pensione di patrimonio, pro-
prio per l'appoggio di mons. Fransoni e del ministro. Diventerà priore parrocchiale di S. Mar-

1.7 Page 7

▲back to top


«Sacra Real Maestà» 273
to un trattamento di favore per le famiglie di civile o distinta condizione, ridotte
al bisogno dalle circostanze. In questi casi le sovvenzioni non erano occasionali,
ma reiterate e spesso si trasformavano in una pensione annua a titolo di patrimo-
nio ecclesiastico. Pietro Merla, figlio di un notaio, esercente a Rivara, si trova
«sul punto di abbandonare, suo malgrado, l'intrapreso corso, sia per le critiche
circostanze del proprio genitore carico di numerosa famiglia, derivanti dalle mal
augurate annuali fallanze della campagna, e per la scarsezza di beni di fortuna e
dei guadagni personali in un paese per sé miserabile, perché privo di ogni risor-
sa». Nella domanda egli ha cura particolare di rimarcare lo «stato del supplicante
e famiglia, che trae origine da antichissimi civili natali», e di ricordare i passati
munifici favori «che gloriasi di aver ricevuto in ogni tempo la di lui famiglia
dall'Augustissima Real Casa Savoia».18 Come lui è anche un altro allievo del
seminario di Chieri, Giovanni Fenoglio, per il quale interviene il padre Michele
Angelo, medico nel villaggio di Prascorsano, con un esplicito riferimento allo
statuto privilegiato dei ricorrenti di condizione distinta, magnificando i «non
interrotti e continui benefici e soccorsi che dalla M[aestà] V[ostra] si comparti-
scono e si fanno prestare sulla cassa del Regio Economato Generale Apostolico
in favore dei figli, ossia studenti religiosi ed ecclesiastici bisognosi, i genitori dei
quali, quantunque di condizione distinta, non furono favoriti dalla sorte in patri-
monio, o che per circostanze di numerosa famiglia non ponno far fronte alle spe-
se di educazione e dare loro uno stato».19
Le situazioni di precarietà economica o di immiserimento evocate, pur
tino in Rivoli, si schiererà su posizioni liberali, in contrasto con mons. Fransoni, esprimendo le
sue critiche in un opuscolo (ampiamente citato dal Casalis): Alcuni cenni sopra un nuovo ordina-
mento del clero, del sacerdote Giacomo Perlo priore della chiesa parrocchiale di S. Martino in
Rivoli. Torino 1848; cf G. CASALIS, Dizionario geografico storico statistico commerciale degli
stati di S. M. il re di Sardegna..., XXI. Torino 1851, pp. 460-468.
18 Supplica anter. 20 luglio 1838 (AST-Grande Cancelleria, m. 114, n. 100). Pietro Merla
stava frequentando il secondo anno di teologia come studente esterno nel seminario di Torino e
abitava presso parenti. Data la situazione dovrà trasferirsi nel seminario di Chieri, la cui retta
era meno gravosa delle spese di permanenza nella capitale. Su di lui, futuro cappellano delle
carceri e fondatore di un'opera per la redenzione delle donne carcerate, cf E. GARRO, L'Istituto S.
Pietro... Cenni storici dal 1854 al 1966. Pinerolo 1967, pp. 7-30.
19 Supplica anter. 26 febbraio 1839 (AST-Grande Cancelleria, m. 121, n. 3162). Anche in
questo caso motivano il ricorso «gli infortuni di sterilità del terreno, siccità e grandine, che da
più anni oppressero l'esponente padre di numerosa famiglia, lo ridussero in uno stato, che la di
lui professione, ed i suoi restanti redditi appena appena gli bastano di stentatamente tener ritta
la restante famiglia». La famiglia del chierico Pietro Giovanni Domenico Fenoglio
(18191883), secondo i documenti prodotti per l'esame di vestizione, era composta di 5 figli e
possedeva un capitale in beni stabili di 20 mila lire circa: cf Archivio Arcivescovile Torino ( =
AAT) 12.17.1, Elenco dei giovani aspiranti allo stato chiericale 1829-1835, anno 1834.

1.8 Page 8

▲back to top


274
Aldo Giraudo
con qualche enfatizzazione, in molte suppliche, rispecchiano i mutamenti socio-
economici e demografici in atto nella realtà piemontese, le ricorrenti crisi
agricole, il faticoso passaggio ad un regime commerciale e manifatturiero nuovo.
Svelano anche i risvolti del progressivo spostamento verso i ceti popolari nella
selezione del clero (le cui effettive dimensioni potrebbero essere definite da
un'indagine statistica accurata): è una evoluzione non cercata, che si afferma per
pressione dal basso e prelude allo sgretolamento del secolare sistema beneficiale
sul quale poggiavano strategie familiari, interessi dell'apparato ecclesiale e
statale, organizzazione e iniziative pastorali. Si sta imponendo la necessità di
reperire altre fonti di sostentamento, non soltanto, ma anche di sperimentare
nuove strategie formative: problemi che ora appena si profilano e vengono risolti
dagli stessi interessati con soluzioni precarie, di volta in volta ricorrendo a forme
di solidarietà parentali e paesane, o all'Economato, in persistente incertezza.
Avanzano faticosamente queste nuove leve del clero subalpino, strette dalle
angustie, nella continua ricerca di soluzioni e di contatti, nell'arrovellarsi di fronte
ad una realtà condizionatrice spesso implacabile, ma non priva di varchi possibili,
di opportunità da conquistare e da costruire, di sfide superabili con la costanza e
il coraggio, con fede. Forse questo itinerario caparbiamente perseguito può
spiegare molto delle future scelte di alcuni di loro.
Vescovi e governo, si direbbe, ancora non percepiscono i sintomi di un
mutamento, la cui portata si rivelerà a partire dalla crisi del 1848 e vedrà le prime
ipotesi di soluzione solo negli anni Ottanta con lo scollamento delle strutture
ecclesiali dagli apparati governativi, con nuove forme di seminari minori e una
rete di sensibilità e di sostegno economico inedita, derivante dalle molteplici
iniziative del movimento cattolico di fine secolo e da un nuovo modello di
coesione tra clero e fedeli.20
20 Cf G. BATTELLI, Clero secolare e società italiana tra decennio napoleonico e primo
Novecento. Alcune ipotesi di rilettura, in M. ROSA, Clero e società nell'Italia contemporanea. Bari
1992, pp. 97-114; D. MENOZZI, I vescovi dalla Rivoluzione all'Unità. Tra impegno politico e
preoccupazioni sociali, ivi, pp. 159-179; M. GUASCO, La formazione del clero: i seminari, in
Storia d'Italia Annali, vol. 9: La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all'età contemporanea.
Torino 1986, pp. 681-698; G. MICCOLI, «Vescovo e re del suo popolo». La figura del prete
curato tra modello tridentino e risposta controrivoluzionaria, ivi, pp. 906-927.

1.9 Page 9

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
275
3. «Bosco sacerdote Gioanni Direttore di tre Oratori»21
Il gruppo di documenti che si riferiscono all'attività oratoriana di don Bosco
tra 1849 e 1859, appartiene ad un periodo storico ben differenziato rispetto al
precedente, caratterizzato dalla progressiva travagliata realizzazione dello stato
laico, della quale il fondo Grande Cancelleria restituisce l'eco. Gli atti ammini-
strativi relativi alla collazione di benefici, alla provvigione delle sedi vescovili,
alla concessione di exequatur e di sussidi, portano segni evidenti delle tensioni
politiche. Sono documentate le reazioni, spesso vivaci, di vescovi e clero di fron-
te agli eventi legislativi in materia ecclesiastica nei momenti critici tra il 1848 e il
1860; d'altra parte, abbondano gli interventi di amministratori pubblici e avvocati
fiscali con comunicazioni, denuncie e pareri sulle posizioni dissenzienti espresse
da parroci e predicatori, con invii di lettere pastorali puntigliosamente postillate.
Articoli di giornali liberali, o pubblicazioni di satira politica, ma anche lettere
anonime, spesso vengono allegate come documento per ventilare «mene clerica-
li». Il ministero, di volta in volta, si trova a dover controllare le posizioni antilibe-
rali e intransigenti di parte del clero o a frenare gli eccessi di zelo di funzionari e
procuratori di indirizzo anticlericale, messi in sospetto anche da semplici foglietti
con preghiere per il papa.22
In questo contesto il vaglio delle suppliche di sussidio è condizionato da e-
lementi nuovi: c'è l'informazione sulle prese di posizione del postulante nei ri-
guardi delle scelte governative e ci sono i quadri mentali con i quali la borghesia
e i nuovi uomini politici interpretano il ruolo della religione, delle
21 Titolo del fascicolo n. 4589 in AST-Grande Cancelleria, m. 262.
22 Ad esempio, nel 1859 un'Orazione pel Sommo Pontefice Pio IX, indulgenziata dal ve-
scovo di Acqui, è denunciata dall'avvocato fiscale locale per espressioni giudicate antigovernati-
ve: «O Salvatore degli uomini [...], riguardate con occhio di parziale benignità l'attuale vostro
Vicario, il sommo Pontefice Pio IX. Vegliate mai sempre alla difesa de' suoi diritti spirituali, e
temporali, e umiliate, e confondete tutti coloro, che tentano in qualunque modo opporsi al
pieno, e libero esercizio dei medesimi». L'avvocato generale di Casale, con lettera del 3 dicem-
bre 1859, dichiara di non trovare «nulla in essa di contrario alle leggi ed ha risposto all'avvocato
fiscale che nulla si debbe fare, fuori che seguitare a vegliare per l'avvenire, ed informare». Poi
soggiunge: «Tuttavia perché in materia cosi delicata possa conoscere anche il Signor Ministro
tutto ciò che avviene, onde meglio apprezzare in seguito e all'occorrenza i fatti posteriori,
qualora quelli avvenuti non fossero che i primi ed i più cauti passi ad una aperta e diretta oppo-
sizione, così lo scrivente gli trasmette la orazione» (AST-Grande Cancelleria, va. 1041, n. 3805).
Così l'avvocato fiscale di Nizza, con rapporto del 27 febbraio 1860, ragguaglia su una raccolta
di offerte in favore de papa, promossa a Taggia, e sulla distribuzione di una Preghiera a nostro
Signore Gesù Cristo per l'esaltazione della S. Chiesa e per la conversione dei suoi nemici offerta
ai fedeli cattolici italiani. [Torino], Tip. Speirani e Tortone 1860 (ivi, m. 1048, n. 769).

1.10 Page 10

▲back to top


276
Aldo Giraudo
sue istituzioni, dei suoi ministri nella trama delle inedite dinamiche sociali e degli indi-
rizzi del nascente stato liberale e nazionale.
I materiali relativi a don Bosco sono di varia natura: quattro suppliche al re, due lettere
al ministro di grazia e giustizia, sette diversi riferimenti alla sua persona ed opera.
La prima supplica, già reperita e pubblicata da F. Motto,23 risale all'autunno 1849,
e ottiene dall'Economato un'offerta di quattrocento lire. La seconda, anteriore al Io
dicembre 1850 — unita in unico fascicolo colle domande di don Giovanni Cocchi e del
teologo Gaspare Saccarelli, sotto il titolo «Concessione di sussidi secondo il parere del-
l'economo generale agli infranominati sacerdoti pei diversi Oratori da essi rispettiva-
mente aperti nella città di Torino a pro di fanciulli poveri ed abbandonati d'ambo i ses-
si»24 —, frutta a don Bosco una sovvenzione di mille lire. La terza, del luglio 1851,
finalizzata alla costruzione della chiesa di S. Francesco di Sales, determina uno stan-
ziamento eccezionale di diecimila lire «da pagarsi rateatamente, cioè L. 3 m[ila]
subito, e le rimanenti di mano in mano che la cassa economale avrà fondi disponibili».25
La quarta supplica è scritta da don Bosco a nome dei chierici Ascanio Savio, Giuseppe
Buzzetti, Carlo Gastini, Felice Reviglio, e porta sul verso una sua raccomandazione
datata Io maggio 1851.26
Con la lettera 1o luglio 1853 al ministro guardasigilli, don Bosco implora il versa-
mento anticipato di tremila lire, ultima rata del sussidio per la costruzione della chiesa
di S. Francesco.27 La lettera 15 febbraio 1858 è una raccomandazione in favore di
Giuseppe Rocchietti per l'ottenimento di mezzo patrimonio ecclesiastico.28
23 E(m) I, n. 42, pp. 89-91. Il parere dell'economo generale è del 6 dicembre 1849; la rela-
zione al re del 14 dicembre (AST-Grande Cancelleria, m. 262, nn. 4589, 4940).
24 Dalla relazione a S. M. del 17 dicembre 1850 (ivi, m. 277, n. 4049). A don Cocchi furo-
no assegnate ottocento lire, al Saccarelli trecento.
25 Anche questa domanda venne inserita in un unico fascicolo con quelle degli altri due
sacerdoti: ottocento lire andarono a d. Cocchi, tremila al teol. Saccarelli, duemila per le rifini-
ture di una nuova chiesa nel borgo popolare di Bertoula (oggi Bertolla) (ivi, m. 287/2, n. 1142).
La relazione al re è del 29 settembre 1851.
26 «Ottenimento di sussidii in settembre 1851» (ivi, m. 259/1, nn. 1370, 1618). Non è spe-
cificato quanto fu concesso ai quattro chierici, ma in MB 4, 231 è riferito l'esito: 90 lire per
ogni chierico; vi si riporta anche la risposta dell'Economato a Carlo Gastini.
27 Nota protocollare n. 2473, allegata alla pratica del 1851 (ivi, m. 287/2, n. 1142).
28 Ivi, m. 1012, n. 492. La domanda del chierico Rocchietti è autenticata dal canonico
Celestino Fissore, vicario generale della diocesi di Torino, e dallo stesso don Bosco: «Il sotto-

2 Pages 11-20

▲back to top


2.1 Page 11

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
277
Gli altri sette documenti contengono risposte a suppliche non conservate e prov-
videnze varie.29
L'interesse di questi materiali non risiede soltanto nella testimonianza coeva sull'at-
tività di don Bosco — che integra dati offerti dal Lemoyne nelle Memorie biografiche —,
ma anche nell'efficace illustrazione di motivi e sfaccettature di tanta simpatia suscitata dai
preti degli Oratori. In essi troviamo conferma di quanto già è stato detto sulla trama di
rapporti che andava tessendo in quegli anni don Bosco, sullo sforzo di ampio coinvol-
gimento nell'intrapresa missione, sulla sua puntuale comunicazione di progetti, metodi,
esiti, difficoltà.30
A questo proposito particolare rilievo assumono due relazioni dell'economo genera-
le. Il canonico Moreno esprime efficacemente lo smarrimento e i timori dell'opinione
pubblica di fronte all'inedita situazione sociale torinese e al fenomeno dei «giovanetti
abbandonati, o discoli, che vagando ora qua ora là per le contrade e per i viali della
capitale fanno quella mostra di sé che tutti sanno, e lo sanno con vero raccapriccio e
con funeste previsioni»:31
scritto dichiara essere ivi esposta la pura verità; e dichiara eziandio che la esemplare condotta
dal Supplicante tenuta da più anni in questa casa glielo fanno giudicar degno di riguardo per
cui rispettosamente lo raccomanda quanto può presso la bontà dei superiori. Torino 13 febbraio
1858. Sac. Bosco Gio[vanni]». L'economo generale, con parere del 7 maggio 1858, si dichiarò
sfavorevole alla sovvenzione per mancanza di fondi {ibid.). Giuseppe Michelangelo Rocchietti
(1836-1874), entrato a Valdocco il 20 luglio 1852, sarà tra primi salesiani; mandato da don
Bosco nel seminario di Giaveno come direttore spirituale, nel dicembre 1862 passerà alla dio-
cesi e più tardi sarà prevosto di Sant'Egidio (cf STELLA, Don Bosco nella storia economica e
sociale..., pp. 128-129).
29 1) Parere favorevole a rescritto pontificio per cessione terreno del seminario a d. Bo-
sco, 17 gennaio 1850 (ivi, m. 271/1, n. 70). - 2) Relazione del primo ufficiale a S. M., 15 feb-
braio 1851, per distribuzione di mobili agli Oratori di d. Bosco e d. Cocchi (ivi, m. 275/2, n.
3005). - 3) Nota del ministro degli affari religiosi... all'economo generale, 7 luglio 1853, per
concessione di lire 1000 all'Oratorio di d. Bosco (ivi, m. 315/1, nn. 4834, 3143). - 4) Relazione
del primo ufficiale a S. M., 27 luglio 1854, per sussidio di L. 500 a d. Bosco (ivi, m. 340, n.
2666). - 5) Annotazione di restituito ricorso a d. Bosco con osservazioni in contrario dell'eco-
nomo generale, 6 marzo 1854 (ivi, m. 331, n. 868) - 6) Relazione del primo ufficiale a S. M.,
13 marzo 1857, per sussidio a d. Bosco (ivi, m. 397, n. 888). - 7) Relazione a S. M., firmata
Rattazzi, 18 dicembre 1859, per sussidio a d. Bosco di L. 600 (ivi, m. 1041, n. 3871).
30 Cf STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale...; G. BRACCO, Don Bosco e la
società civile, in Don Bosco nella storia. Atti del Io Congresso Intemazionale di Studi su Don
Bosco, Roma 16-20 gennaio 1989, a cura di M. Midali. Roma 1990, pp. 231-236.
31 Parere dell'economo (6 dicembre 1849), allegato a supplica di don Bosco anter. 14 no-
vembre 1849 (ASI-Grande Cancelleria, m. 262, nn. 4589, 4940).

2.2 Page 12

▲back to top


278
Aldo Giraudo
Una classe che cresce a dismisura, vive senza tetto, senza istruzio-
ne, senza ritegno, lanciata alla seduzione di chi le offerisce il soldo,
prezzo di schiamazzi, di urli e che so io ben altro;32
[...] poveri ragazzi e giovanetti, che abbandonati per le vie e per le
piazze, alla dissipazione, senza ritegno alcuno si gettano in ogni manie-
ra di vizio e di turpitudini. [...] Si tratta di una generazione che cresce, e
cresce nel vizio; d'una generazione, che già numerosa sorge, e si aggira
sbandata ed insolente, facile ad ogni seduzione, pronta ad ogni presti-
gio, e ad ogni clamore il più malaugurato: s'imprigionano que' poveri
giovani... ma a che monta quella prigionia? A che giova? Lo scrivente,
che per tanti anni s'aggirò nelle prigioni può saperne qualche cosa.33
Anche altri osservatori condividevano le preoccupazioni del Moreno34 e, di
conseguenza, seguivano attentamente le iniziative di quanti, come don Bosco,
tentavano risposte concrete. I resoconti dell'economo richiamano quelli pubblicati
negli stessi anni sui periodici torinesi.35 Egli, nel descrivere gli effetti del metodo
e le qualità personali del prete di Valdocco, aggiunge
32 ibid.
33 Parere dell'economo (24 settembre 1851), allegato alle suppliche di don Bosco (anter.
25 luglio 1851, data della raccomandazione del funzionario della Casa di S. M.), don Cocchi
(anter. 17 settembre 1851) e del teol. Saccarelli (una anter. 31 marzo 1851, l'altra s.d.) (ivi, m.
287/2, n. 1142).
34 Un commentatore scriveva nel 1848: «Una turba di giovinastri di presente inonda le
nostre vie, che ove fossero acconciati in qualche laboratorio od officina potrebbero divenire
utili cittadini, e invece diventano infingardi e viziosi. [...] Uno sciame incomposto di monelli
d'ogni età e d'ogni ragione passeggia senza posa le vie più popolose di Torino scor[r]azzando,
gridando, schiamazzando, e in mille guise si arrovella, si arrabatta, insolentisce, imbizzarrisce
per ismerciare le novelle del giorno, od altrettali foglietti spesso insignificanti, qualche volta
bugiardi, e tal fiata sciocchissimi, che nulla più. Non puoi fare un passo, che non t'imbatti in
qualcuno di loro; e su pe' canti, su crocicchi è un tafferuglio, un trambusto, uno schiamazzìo,
un brulichio tale, che non pure ti molesta e assorda, ma t'indispettisce e ti sdegna. Aggiungi le
insolenze che vanno dicendo a passeggeri i quali non sanno che farsi di loro bazzecole; le baie
che si pigliano frequentemente, or d'uno scemo, or d'uno sciancato, ora d'un vecchierello, che a
caso passano loro dinanzi; i cenni, i motti, gli scherzi, per non dire di peggio, di cui fanno segno
la modestia e la riserbatezza di onorate fanciulle............ Or, dico io, in una città così incivilita,
in mezzo a un popolo che ha voce di colto e laborioso, s'avrà egli a veder tanto disordine, s'avrà
a tollerare tanta oziosità? [...] Il lamento è universale, e chi sopran tende all'ordine della città
dee pensarvi seriamente, e provvedervi con efficacia»: «Il Conciliatore Torinese. Giornale reli-
gioso politico letterario», 1 (1848) 4, 14-16 (Mercoledì 26 luglio).
35 Cf, ad esempio, il resoconto di Casimiro Danna (La scuola domenicale di don Bosco)
sul «Giornale della Società d'istruzione e d'educazione», 1 (1849) 1, 459-460; gli articoli su
«L'Armonia della Religione colla Civiltà», 2 (1849) 40, 158-159 (L'Oratorio di S. Francesco di
Sales, lunedì 2 aprile 1849) e 2 (1849) 53, 211 (Rivoluzione e clero..., venerdì 4 maggio 1849); la
relazione del can. Lorenzo Gastaldi sul citato «Conciliatore Torinese», 2 (1849) 42, s.p. (L'Ora-
torio di S. Francesco di Sales in Torino, sabato 7 aprile 1849).

2.3 Page 13

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
279
sfumature e note di colore — «nella sua propria ristrettezza, non esita a dare un
pane a chi mostra d'averne bisogno, od anche un bicchiere di vino adacquato a
chi tra l'agitazione dello trastullo prova la sete» — e si premura di rilevare: «tutto
ciò scrive l'Economo Generale perché ne fu testimone oculare, ed ammiratore, e
presago del grandissimo bene che debba sorgere dall'instituzione di tali Oratori,
quando siano dal governo sostenuti, incoraggiti e protetti.36
Il modello operativo messo in atto viene ravvisato come un'ipotesi di inter-
vento estensibile a raggio nazionale:
Sarebbe quindi a desiderare che il governo s'occupasse sul serio
della sorte attuale e futura di tali giovanetti: sarebbe questo un grande
servizio reso non solamente alla città di Torino tanto disgraziata nella
loro maniera, ma a tanti padri e madri di famiglia, ed alla società tutta
del Piemonte, perché l'esempio della capitale si diffonderebbe facilmen-
te e con efficacia nelle provincie dove non mancano anzi si moltiplicano
i discoli giovani con vero tormento e scandalo de' buoni. [...] Giova spe-
rare che il governo prenderà a cuore un oggetto la di cui gravità cresce
di giorno in giorno e che può avere tristi conseguenze per l'avvenire.37
L'interesse del canonico Moreno per l'opera «dell'attivo e nella sua carità
impaziente D. Bosco», è apertamente dichiarato per spiegare la disponibilità a
stanziamenti del tutto eccezionali nella prassi dell'Economato:
Non dissimula lo scrivente, che gli sta così fitto in pensiero l'utilità
di tale istituzione, che quando la cassa dell'Economato fosse in grado di
sopportare tutta la spesa della divisata fabbricazione [della chiesa di S.
Francesco di Sales] non esiterebbe a proporla alla beneficenza di S. M.;
mentre la generazione adulta vuol essere contenuta importa ai Governi
che la generazione che cresce sia istruita, educata alla religione ed alla
moralità: il buono o tristo avvenire della società sta tutto nella sanzione
e nell'eseguimento pratico di questo principio: così la pensa chi scrive.38
Tanta palese simpatia non sarà condivisa dall'abate Michelangelo Vachetta,
succeduto al Moreno nel 1852. Egli si dimostra restio nel sostenere un'opera che,
a suo giudizio, esula dagli scopi primari dell'Economato Regio Apostolico. Nel
luglio del 1854 accordando — evidentemente per ordini
36 Parere dell'economo (24 settembre 1851), cit.
37 Parere dell'economo (6 dicembre 1849), cit.
38 Parere dell'economo (24 settembre 1851), cit.

2.4 Page 14

▲back to top


280
Aldo Giraudo
superiori — una sovvenzione di 500 lire ai chierici dell'Oratorio, sente il dovere
di specificare al ministro i motivi della sua ritrosia:
L'economo generale sottoscritto, mentre si riferisce a quanto ebbe
l'onore di esprimere con sua nota del 2 marzo p.p. in ordine alla diman-
da del sacerdote D. Giovanni Bosco dello stabilimento in Valdocco sot-
to il titolo di San Vincenzo [sic] di Sales per sussidio ai chierici, che per
di lui opera si inizierebbero alla carriera ecclesiastica, proporrebbe a sol-
lievo delle strettezze in cui versa l'istituto stesso la concessione di un sus-
sidio di lire cinquecento senza tratto però di conseguenza, dovendosi ri-
tenere che dal 1851 al 1854 sono già lire diecimila, che a titolo di sov-
venzione furono pagate dalla cassa economale al predetto stabilimento,
il quale per quanto sia degno di ogni più benigno riguardo pei vantaggi
sociali che è suscettibile di produrre, debbe però per indole e per scopo
rapporto all'Economato Generale Regio Apostolico venire posposto a
quanto ritiene il vero carattere di ecclesiastico, ora specialmente che i
fondi economali lasciano così piccolo margine alla beneficenza sovrana
verso i poveri e benemeriti sacerdoti.39
Infatti già nel marzo precedente l'economo aveva respinto una domanda di
aiuto di don Bosco a motivo della scarsità dei fondi;40 altri rifiuti saranno espressi
negli anni successivi.41 Qui, tuttavia, ci pare di cogliere anche una malcelata irri-
tazione per l'insistenza delle domande e per le pressioni dall'alto. Il Vachetta, nel
luglio 1853, aveva ricevuto una nota critica di Urbano Rattazzi a proposito della
sua freddezza nei riguardi dell'Oratorio: il ministro guardasigilli interveniva a
favore di don Bosco imponendo uno stanziamento di mille lire, con una decisione
che modificava le proposte dell'economo:
Esaminati i divisamenti che il Sig. economo generale fecesi a pro-
porre con nota del 2 di questo mese relativamente alle limosine da effet-
tuarsi sui fondi della mensa arcivescovile di Torino, parvero essi nel
complesso sufficienti.
Se non che si sarebbe desiderato di vedere contemplato fra li stabi-
limenti ammessi a godere delle divisate beneficenze il cotanto utile istitu-
to detto Oratorio di San Francesco di Sales diretto dal benemerito sa-
39 Proposta di sussidi (22 luglio 1854), AST-Grande Cancelleria, m. 340, n. 2666. La sot-
tolineatura è dello stesso abate Vachetta.
40 Ivi, m. 331, n. 868, relazione del 6 marzo 1854. La supplica di don Bosco non è conser-
vata. Dell'appoggio di Urbano Rattazzi e di una sua visita privata all'oratorio di Valdocco, una
domenica mattina del 1854, riferisce Giovanni Bonetti in BS 6 (1882) 10, 171-172 cf anche nota
54.
41 Cf E(m) I, n. 254, p. 281 (8 gennaio 1856) e n. 361, p. 250 (giugno 1858).

2.5 Page 15

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
281
cerdote Bosco. D'altra parte fra le spese poste annualmente in calcolo
sui fondi dell'anzidetta mensa figurano diggià due articoli per le persone
state al servizio di monsig. arcivescovo Fransoni [...].
Il sottoscritto sarebbe pertanto d'avviso che le divisate assegnazioni
di beneficenza venissero stabilite nella conformità seguente:
Limosine per le 18 parrocchie di Torino
L. 9000
Ricovero di Mendicità
2000
Istituto Cottolengo
2000
Oratorio S. Francesco di Sales
1000
Totale 14000
[...].42
L'intervento diretto del Rattazzi è riscontrabile ancora nel dicembre 1859,
quando, nella sua qualità di presidente del consiglio, si trova a dover sostituire il
re per la firma della concessione di sussidi. Alla lista, già compilata dall'economo
e presentata dal ministro Vincenzo Miglietti, vengono aggiunti di autorità due
stanziamenti in favore di don Bosco: trecento lire «a beneficio dei tre Oratori
Festivi [...] nei quali raccoglie ed istruisce i giovani pericolanti e li avvia sul retto
sentiero procurando loro il mezzo d'imparare un'arte»; più altre trecento lire «per
essere impiegate a sollievo de' vari chierici poveri che si trovano nel suo stabili-
mento di Valdocco, e che lo assistono nelle cure assidue che egli presta ai poveri
giovani in detto stabilimento ricoverati, per facilitare così anche il mezzo agli
stessi chierici di progredire negli studi ecclesiastici».43
Le cautele dell'abate Vachetta, comunque, non pare debbano essere interpre-
tate come segno di freddezza o di ostilità nei confronti di don Bosco. Le motiva-
zioni addotte nel 1854 avevano un loro serio fondamento: gli immobili ammini-
strati dall'Economato, in anni di grave recessione e di crisi agricole, erano sogget-
ti a continue erosioni e a frequenti destinazioni estranee alla loro primordiale
funzione. Inoltre, stretta dalle urgenze nazionali, la politica finanziaria del gover-
no premeva per una progressiva alienazione dei benefici ecclesiastici e per la loro
conversione in rendite del debito pub-
42 Minuta di lettera del ministro all'economo, 7 luglio 1853 (AST-Grande Cancelleria, m.
315/1, n.4834).
43 Relazione a S. M. del 18 dicembre 1859 (ivi, m. 1041, n. 3871). Le motivazioni sopra
citate sono aggiunte in coda alle proposte dall'economo, con diversa grafia. La concessione di
sussidi è firmata dal Rattazzi. Sulla copertina del fascicolo è annotato: «Dicembre 20, [lettera]
all'economo generale: avviso della concessione de' suddetti sussidii. / Dicembre 27, [lettera]
all'economo generale: si partecipa che nella stessa udienza (18 dicembre) S. M. accordò un sus-
sidio di L. 600 al sac. Bosco, cioè 300 per gli Oratorii e 300 per i 18 suoi chierici».

2.6 Page 16

▲back to top


282
Aldo Giraudo
blico, mentre erano in cantiere leggi di incameramento dei beni appartenenti alle
corporazioni religiose. Si stava attuando un più stretto controllo in vista della
laicizzazione dell'amministrazione economale.44
Del grande, accesissimo dibattito in atto in quei mesi, nel quale all'impegno
governativo per la riforma delle strutture economico-finanziarie del paese si me-
scolano motivi politici e umori anticlericali, restano tracce evidenti nell'archivio
della Grande Cancelleria. Accanto alla registrazione delle reazioni per la legge di
soppressione del foro ecclesiastico,45 a questioni sulla ventilata legge del matri-
monio civile,46 ai progetti e contro progetti per l'incameramento dei beni ecclesia-
stici,47 alle indagini sullo stato delle comunità monastiche e all'esecuzione della
legge soppressiva con le conseguenti tensioni,48 troviamo anche interventi e sug-
gerimenti di privati, come, ad esempio, una moderata «Idea di progetto per un
migliore riparto delle rendite ecclesiastiche», presentata il 21 febbraio 1851 dal-
l'avvocato Luigi Vigna, in cui si consiglia l'alienazione progressiva dei benefici
ecclesiastici, mano a mano che questi si rendano vacanti, e l'impiego del capitale
ricavato in cedole del debito pubblico con vantaggio sia dei futuri beneficiati che
delle finanze nazionali.49
Era la linea sulla quale già dal febbraio 1850, con il ministro Siccardi,
44 Col decreto 11 maggio 1852, che imponeva all'economo la presentazione annuale del
bilancio preventivo e consuntivo e la trimestrale trasmissione dello stato di cassa, non solo si
esercitava un controllo più serrato sul suo operato, ma anche si predisponeva uno strumento di
gestione diretta dei beni ecclesiastici; cf Guida all'Archivio di Stato di Torino..., I, pp. 102-105.
45 Cf AST-Grande Cancelleria, m. 273/2, n. 1160: «Legge del 9 aprile: proteste contro
essa legge; circolare relativa»; ivi, m. 276/1, n. 3125: «Vescovi di Saluzzo e di Cuneo. Vertenze
coi medesimi per circolari contro la legge 9 aprile 1850. Provvidenze del Magistrato di appel-
lo». Le questioni relative alle leggi Siccardi sono presentate e analizzate dall'opera classica di
A. C. JEMOLO, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni. Torino 1948, pp. 131-156,
182188, 200-222.
46 Cf AST-Grande Cancelleria, m. 275/2, n. 2765: «Matrimonio. Questioni intorno al
progetto di legge relativa». Su tutta la vicenda si veda: E. VITALE, 77 tentativo d'introdurre il
matrimonio civile in Piemonte, 1850-1852. Roma 1954.
47 Cf AST-Grande Cancelleria, m. 332, n. 1119: «Incameramento dei beni ecclesiastici.
Progetto; contro progetto e difficoltà».
48 Cf ivi, m. 347, n. 4512: «Comunità religiose e parrochi. Proposta di legge» (a questo fa-
scicolo è allegato un volume a stampa: Camera dei deputati, sessione 1853-54. Stato delle Comuni-
tà monastiche e religiose e delle rendite di sui sono provviste non che del numero degli indivìdui...
presentato dal Ministero nella tornata del 28 novembre 1854); ivi, m. 360, n. 1477: «Case religio-
se: soppressione. Primi progetti; elenchi di case; riflessioni del Consiglio di Stato ecc.»; ivi, m.
362, n. 2153: «Legge 29 maggio [1855] sulle case religiose. Esecuzione».
49 Ivi, m. 287/2, n. 1158. Il progetto, articolato in dieci punti, indirizzato al ministro degli
Interni Filippo Galvagno e da questi trasmesso al ministro di Grazia e Giustizia, è archiviato
con la seguente dicitura: «Si avrà presente il progetto quando sia per av[v]iarsi ai provvedimenti
relativi all'incameramento dei beni ecclesiastici».

2.7 Page 17

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
283
si andava orientando la politica economica sabauda. Nel marzo 1854 il Consiglio
permanente d'amministrazione presso l'Economato Generale, su indicazioni del
Cavour, «consigliava in massima l'alienazione di tutte le tenute territoriali ammi-
nistrate dal detto Economato, escluse per ora quelle di Casanova e di Selve»,
sotto il pretesto di una semplificazione amministrativa.50 Ciò significava, di fatto,
la fine del sistema beneficiale, la fagocitazione statale dei beni della Chiesa, in
cambio di una rendita soggetta alle fluttuazioni dei meccanismi finanziari, e
comportava, di riflesso, una serie di problemi di indole giuridica, etica e pratica
— come assolvere ai pesi spirituali gravanti sui benefici estinti? donde attingere
per le necessità delle chiese, dei poveri e del clero? —, a cui si ribellava la co-
scienza dell'economo. Il 9 aprile dell'anno seguente Cavour, visto che l'abate
Vachetta, «rifuggendo sempre da ogni progetto d'alienazione, o dimostrando
tutt'al più la convenienza di protrarre l'effettuazione a tempi migliori», costituiva
un ostacolo al progetto, suggerirà al Rattazzi una soluzione autoritaria:
Dubitando che la ripugnanza all'alienazione ripetutamente manife-
stata dal Sig. economo generale, non possa vincersi altrimenti che me-
diante l'emanazione d'un ordine positivo e preciso per parte del dicaste-
ro competente, il sottoscritto presidente del Consiglio dei Ministri, il
quale concorre pienamente nel parere emesso dal Consiglio permanen-
te, si rivolge al Sig. Ministro per gli affari ecclesiastici di grazia e di giu-
stizia, pregandolo di dare, nel senso del parere medesimo, quelle disposi-
zioni che ravviserà opportune. E ciò in vista non tanto dell'economia de-
rivabile dal metodo più semplice e più spedito d'amministrazione dell'as-
se economale, quanto in riflesso al vantaggio che, sebbene indirettamen-
te, ne risentirebbe l'erario pubblico dal concentramento nelle casse na-
zionali dei capitali prezzi e della conversione di questi in rendite del de-
bito pubblico.51
L'intervento del ministro delle finanze si colloca tra l'approvazione alla ca-
mera della legge di soppressione e la sua discussione in senato. Il dibattito e lo
scontro sull'incameramento dei beni ecclesiastici aveva raggiunto il vertice, ac-
canto ad altre non meno gravi questioni di politica ecclesiastica, e stava portando
ad una insanabile frattura. I punti di vista governativi, illustrati nei discorsi di
Urbano Rattazzi,52 esprimono chiaramente come, al di
50 Come ricorda Cavour in una lettera inviata il 9 aprile 1855 al guardasigilli Rattazzi, al-
legata al bilancio preventivo dell'Economato Generale per il 1855 (ivi, m. 356/1, n. 486).
51 Ibid.
52 Cf Discorsi pronunziati alla Camera dei Deputati nelle tornate delli 11 gennaio, 15 e 17

2.8 Page 18

▲back to top


284
Aldo Giraudo
là del problema finanziario, fosse messo in campo il concetto stesso di Stato,
inteso in senso laico, e la realizzazione pratica del sistema di separazione.53 Intan-
to i cattolici si stringevano costernati attorno ai loro pastori, ravvisando nelle
carestie, nelle epidemie e nell'immiserimento generale della popolazione le
drammatiche conseguenze degli atti sacrileghi e le giuste punizioni divine.
In tale clima va ambientata l'interpretazione politica dei favori concessi da
Rattazzi e da altri personaggi pubblici o privati a don Bosco e a quanti si dedica-
vano ad attività di carattere educativo e assistenziale.54 Gli interventi della stam-
pa, gli atti amministrativi, la stessa legge di soppressione denotano interesse ver-
so le iniziative allora in atto per sovvenire alle miserie del popolo: le scuole serali
e festive, l'opera educativa dei preti degli Oratori, le benefiche istituzioni del Cot-
tolengo e della marchesa Barolo, le fondazioni sempre più numerose di asili in-
fantili e di scuole per fanciulle povere, promosse da amministrazioni comunali,
parroci o privati e affidate alla cura di nuove o antiche famiglie religiose femmi-
nili. Era un terreno sul quale uomini di opposti schieramenti politici, divisi da
roventi polemiche, trovavano un'unità ideale per sostenere quanti «rinnovavamo]
l'opera de' Girolami Emiliani, de' Vincenzi de' Paoli, de' Giuseppe Calasanzii».55
Il concetto stesso di religione, fluito dal cattolicesimo illuminato del Sette-
cento, ripreso dal Gioberti e dai liberali, in cui si amalgamavano carità
febbraio 1855 dai ministri commendatore Urbano Rattazzi e conte Camillo Cavour tesi a sollevare
i parroci bisognosi. Torino 1855. Sull'intero dibattito e sulle argomentazioni delle parti si veda
P. STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità cattolica, I: Vita e opere. Roma 1979, pp.
129-142.
53 Sui termini del contrasto, nello scenario della politica cavouriana, e sulle conseguenze
della crisi Calabiana, cf R. ROMEO, Cavour e il suo tempo. Bari 1977-1984, II (1842-1854), pp.
779-801, III (1854-1861), pp. 103-150.
54 Sulla beneficenza pubblica e privata a Torino negli anni '50 e le condizioni ideali e
congiunturali che la favoriscono, cf STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale..., pp.
95-100: si riporta una lettera a don Bosco, del 30 aprile 1857, nella quale il ministro Rattazzi
esprime la posizione governativa motivando un sussidio del suo dicastero: «[...] è massima
consacrata dal governo di sussidiare per quanto in lui sta ogni istituto, che sotto qualsiasi de-
nominazione imprende ad educare il popolo, o facilitargli la via a quella educazione morale che
i giovani abbandonati non possono altrimenti procacciarsi» (ivi, 99). Di una visita a don Bosco
del ministro Rattazzi, «una Domenica mattina del mese di aprile dell'anno 1854», scrive don
Giovanni Bonetti: cf A. DA SILVA FERREIRA (a cura di), Conversazione con Urbano Rattazzi
(1854), in G. Bosco, Scritti pedagogici e spirituali. Roma 1987, pp. 55-69 cf anche nota 40.
55 Detto dell'abate Aporti, sostenitore degli asili infantili, e di quanti come lui si dedicano
all'educazione dei ceti popolari, sul «Conciliatore Torinese» 1 (1848) 4, 4.

2.9 Page 19

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
285
e filantropia, evangelizzazione e moralizzazione, coltura dello spirito, alfabetiz-
zazione e promozione sociale, favoriva questa convergenza al di là di ogni con-
trapposizione ideologica.
Di questa sensibilità erano coscienti e partecipi i preti degli Oratori. La for-
mazione del cristiano e l'educazione del cittadino: sono concetti esplicitamente
sviluppati nelle loro proposte operative. «Ottima cosa è l'istruzione — scrive don
Cocchi nel programma dell'Oratorio dell'Angelo Custode —, ma vuol essere
accoppiata coll'educazione [...]; all'educazione, dico, intesa nel suo vero, nel suo
sublime significato, all'educazione che si propone d'ispirare l'amore della Reli-
gione, dell'ordine, del lavoro, dell'adempimento insomma di tutti i doveri religiosi
e civili». «Le Scuole, e gli Esercizi che si fanno nell'Oratorio dell'Angelo Custode
hanno per iscopo il perfezionamento dell'Educazione religiosa, morale, civile, ed
anche fisica dei giovani, che usciti, od almeno giunti all'età che ordinariamente
escono dalle scuole elementari entrano in negozii, laboratorii ecc.».56
Così don Bosco, che continua a ripetere nei suoi interventi l'intento che lo
anima: insinuare «costantemente le massime di nostra santa religione, amore al
lavoro, rispetto alle autorità».57 Lo aveva espresso nella supplica del novembre
1849,58 ma è un obiettivo presente fin dai primi passi della sua azione educativa,
come emerge dal resoconto del 13 marzo 1846 al vicario della città di Torino,
marchese Michele Cavour: «L'insegnamento si riduce precisamente a questo: Io
Amore al lavoro. 2° Frequenza dei Santi Sacramenti. 3° Rispetto ad ogni superio-
rità. 4° Fuga dai cattivi compagni»; un programma che esprime già tutta la sua
opera e che ritroviamo, pressoché
56 Oratorio dell'Angelo Custode. Programma (foglio a stampa s.d.), allegato a lettera 2 di-
cembre 1848 del comm. Tonello, primo ufficiale del Ministero d'Istruzione Pubblica: «Il sacerdo-
te D. Giovanni Cocchis [sic], vice-curato nella Parrocchia della SS. Annunziata di questa Capi-
tale, presentò testé a questo Ministero il qui unito progetto di scuole domenicali e serali, che
espose d'aver già messo in prova da alcuni anni con felice risultato. Desiderando ora attuarlo
definitivamente, chiede da S. M. un qualche mezzo annuo di sussistenza personale sui fondi del
R. Economato, per potersi dedicare esclusivamente al vantaggio della gioventù torinese nel
modo sovra esposto [...]» (AST-Grande Cancelleria, m. 249/1, n. 4615). Il Programma di don
Cocchi fu pubblicato sul fascicolo di dicembre dell' «Educatore. Giornale d'Educazione ed
Istruzione», 3 (1847) 762-765.
57 Supplica Bosco, anter. 1o dicembre 1850 (ASI-Grande Cancelleria, m. 277, nn. 4049,
4327).
58 «In tutti questi tre luoghi col mezzo di prediche, catechismi e scuole s'inculca costante-
mente amore al lavoro, rispetto alle autorità, alle leggi secondo i principi di nostra Santa Catto-
lica Religione»: supplica al re, anter. 14 novembre 1849 (ivi, m. 262, n. 4589: pubblicata in
E(m) I, n. 42, p. 90).

2.10 Page 20

▲back to top


286
Aldo Giraudo
invariato, fino agli ultimi anni della sua vita.59
Similmente, lo sforzo educativo del teologo Saccarelli, e di «diverse carita-
tevoli signore», per le fanciulle povere di Borgo S. Donato «ha per oggetto il
promuovere in una porzione considerevole della popolazione di Torino la pietà,
l'istruzione ed il buon costume».60
Gli ideali religiosi e caritativi di questi sacerdoti, cresciuti sull'humus di una
lunga tradizione pedagogica cristiana,61 si incontrano dunque con le sensibilità
filantropiche e sociali del liberalismo. Per questo comune interesse, anche le e-
ventuali loro posizioni politiche conservatrici vengono tollerate e superate da chi
ne ammira soprattutto l'ardore della carità e l'utilità sociale.
Il canonico Luigi Anglesio, successore del Cottolengo, nel febbraio 1851 è
spinto dagli scrupoli a rifiutare «la lingeria, materassi, pagliericci, coperte da
letto, lettiere e simili» oggetti, sequestrati ai Serviti di S. Carlo, che l'Economato
gli aveva assegnato.62 Nel 1853 respinge i fondi elargitigli dal governo, perché
provenienti dagli spogli della mensa arcivescovile sottratta a mons. Fransoni. I
suoi atteggiamenti creano imbarazzo, ma non sminuiscono favore e stima.63 Le
stesse elargizioni, al contrario, vengono accolte senza proteste da altri beneficiati,
a riprova della varietà di sfumature nella percezione e nell'interpretazione di fatti
e problemi. In particolare, l'atteggiamento di don Bosco, mirato ad evitare l'urto e
a tentare strade intermedie, senza venir meno alle proprie posizioni,64 doveva
essere apprezzato da-
59 E(m) I, n. 21, p. 67. La «densità semantica» che tali formule hanno nella mente e nella
prassi di don Bosco è illustrata ampiamente da P. BRAIDO, Buon cristiano e onesto cittadino.
Una formula dell'«umanesimo educativo» di don Bosco, in RSS 13 (1994) 42-75.
60 Supplica Saccarelli, anter. 8 novembre 1850 (AST-Grande Cancelleria, m. 277, n.
4049). Cf anche quanto egli scrive in un Invito alle persone benefiche a pro dell'Oratorio della
Sacra Famiglia aperto nel Borgo di San Donato fuori la Porta Susina a benefizio delle fanciulle
povere ed abbandonate, (programma a stampa, 1o marzo 1851): «Educare secondo le sante massi-
me dell'Evangelio il figliuolo del povero e indirizzarlo sur una via, in cui egli possa onorata-
mente con le sue fatiche o con la sua industria guadagnarsi il vitto e tornare a vantaggio vero
della società, egli è questo il lodevole intento, a cui aspirano le idee, le sollecitudini e gli sforzi
di coloro, che sanno, come senza la religione e l'istruzione sia un'illusione sperare il pubblico
bene e l'avanzamento sociale» (ivi, m. 287/2, n. 1142).
61 Cf BRAIDO, Buon cristiano e onesto cittadino..., pp. 7-42.
62 Relazione a S. M. del 15 febbraio 1851 (AST-Grande Cancelleria, m. 275/2, n. 3005).
63 Cf il rapporto dell'economo generale Michele Vachetta al ministro Carlo Boncompa-
gni in data 22 agosto 1853 (ivi, m. 315/1, nn. 4834, 3143); al dispaccio è allegata la lettera del-
l'Anglesio, datata «S. Gaetano 1853» (7 agosto).
64 Infatti non registriamo rifiuti o reazioni ufficiali negative da parte di don Bosco, né per
la sovvenzione di 1000 lire assegnatagli sulla mensa arcivescovile nel 1853, né precedentemente,
quando nel febbraio 1851 si era stabilito che «tavolini, panche, sedie, scrittoi e consimili

3 Pages 21-30

▲back to top


3.1 Page 21

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
287
gli uomini del ministero Cavour, che si cimentavano con delicate scelte politiche
tra moderatismo e sinistra liberale.
La benevolenza e la tolleranza del ministero nei riguardi delle iniziative ca-
ritative di questi ecclesiastici è tanto più evidente e significativa se si tiene conto,
negli stessi anni, dello zelo e del puntiglio manifestato, dagli avvocati fiscali e,
particolarmente, dall'avvocato generale Carlo Persoglio — «punta avanzata della
magistratura anticlericale»65 —, nel controllo della posizione politica di coloro,
anche semplici chierici, che ricorrevano per sussidi.66
4. Sintonie e diversità
L'accostamento delle petizioni di don Bosco con quelle di Giovanni Cocchi
e Gaspare Saccarelli ci permette di verificare la comunanza di intenti, la sintonia
di mezzi, di metodo e di vocabolario dei tre sacerdoti, ma anche la loro differen-
ziazione.
cose [dovessero] distribuirsi agli Oratori e case dirette per il ricovero ed istruzione dei giovani
poveri dai sacerdoti Bosco e Cocchi, il tutto previo inventario con estimo di ogni cosa, e me-
diante formale ricevuta sottoscritta dai riceventi» (relazione a S. M. del 15 febbraio 1851: ivi,
va. 275/2, n. 3005). Nel caso dei "mobili dei PP. Serviti, don Bosco, secondo le Memorie biografi-
che, assunse una posizione prudenziale: «Alcuni avrebbero voluto che Don Bosco ricusasse
questo mobiglio. Invece D. Bosco lo accettò, ma senza ringraziamenti, e tosto avvertì il Padre
Pittavino a Saluzzo di mandare a ritirare ciò che era di loro proprietà: solo pregavalo di ceder-
gli una tavola, di cui abbisognava per i suoi giovani; cosa che volentieri gli fu donata. I RR. PP.
Serviti in tal modo ricuperarono il proprio, e D. Bosco senza ledere la giustizia evitò un urto
col Governo che gli avrebbe potuto recare grave danno» (MB IV 100). La stessa tattica sarebbe
stata utilizzata da don Bosco nel 1855-56 per la biancheria confiscata ai Domenicani e i libri
dei Cappuccini (cf MB V pp. 344-345).
65 ROMEO, Cavour e il suo tempo..., II, p. 787n.
66 Tra i molti esempi, ne citiamo due. L'avvocato generale Persoglio esprime parere favo-
revole nei riguardi del teologo Antonio Benone, parroco di S. Benigno, perché, oltre ai meriti e
alla condotta esemplare, «quantunque subordinato al vescovo di Ivrea, egli non è però ostile al
governo e alle istituzioni che ci reggono, anzi ogni qualvolta occorre o qualche funzione reli-
giosa, o qualche altra dimostrazione egli non manca di assecondarla e si potrebbe quasi dire di
promuoverla, senza che però siasi mai di troppo spiegato» (lettera 9 novembre 1856: AST -
Grande Cancelleria, m. 385, n. 3574). L'avvocato fiscale di Susa loda il chierico Paolo Fedele
Pogolotto perché, «non ostante non abbia dalla natura sortito un grande ingegno», tiene una
condotta regolare e irreprensibile e «i di lui sentimenti sono favorevoli al governo ed all'attuale
ordine politico, come ebbe a manifestare ogni qualvolta gli poté essere libero di ciò fare in Gia-
veno, dove pur troppo il fanatismo clericale opera e regna in tutta la sua forza e potenza diret-
tovi dai primari sacerdoti della parrocchia, da cui ogni sillaba un po' liberale che irrompa dal
labbro di un ecclesiastico e molto più di un semplice chierico come persona da loro dipendente
viene ascritta a delitto irremissibile nella certa di lui rovina» (lettera 27 novembre 1856: ivi, m.
386, n. 3804).

3.2 Page 22

▲back to top


288
Aldo Giraudo
Don Cocchi ha iniziato l'esperienza dell'Oratorio dell'Angelo Custode nel-
l'ambito di altre iniziative parrocchiali sostenute dal curato dell'Annunziata teolo-
go Luigi Fantini, ma dimostra presto la consapevolezza delle potenzialità in esso
racchiuse. L'interessante Programma pubblicato intorno al 1847, firmato anche
dal teologo Roberto Murialdo — in cui si dichiara esplicitamente l'ispirazione
filippina dell'opera —, denunciando il carattere ambiguo della universale sete di
istruzione, propone ben definiti programmi di scuola serale e festiva che si pre-
figgono un più vasto orizzonte educativo.67 Ma troppo presto, «per mancanza di
mezzi e carico di debiti, quali non sa quando potrà estinguere, egli ha dovuto
desistere da questa commendevolissima opera di carità veramente evangelica».68
Si orienta dunque a costituire una Società Anonima per dare solidità economica al
progettato Istituto per l'educazione e la formazione professionale degli Artigianel-
li: come scrive nel novembre 1850, «dopo maturo esame, ed esperienza maestra
lasciava il suo impegno di vice curato quale tenne per 14 anni per unicamente
impiegarsi tutto a favore dei poveri monelli abbandonati, i quali raccoltili seco,
mediante il concorso d'una Società nascente li alloggia, li veste, li mantiene, li
educa, e contemporaneamente li manda [ad] apprendere una proficua professio-
ne».69 In seguito, accentuando l'aspetto istruttivo e professionale, si cimenterà in
una serie di imprese educative originali e personali, come le colonie agricole e i
riformatori.70
67 Oratorio dell'Angelo Custode. Programma...
68 Dalla relazione dell'economo generale, in data 24 dicembre 1849 (AST-Grande Cancel-
leria, m. 249/1, n. 4615). Si noti che la chiusura dell'Oratorio dell'Angelo Custode nel 1849 è
messa in relazione con problemi economici del Cocchi, non con un intervento disciplinare del
Fransoni per la tentata partecipazione alla battaglia di Novara, come potrebbero far supporre
altre letture. La relazione dell'abate Moreno è accompagnata dal citato Programma a stampa,
trasmesso un anno prima dal comm. Tonello, primo ufficiale del Ministero d'Istruzione Pubbli-
ca. Sulle attività del teologo Luigi Fantini (1803-1852), parroco dell'Annunziata, poi vescovo di
Fossano, cf CASALIS, Dizionario..., XXI, p. 709; M. MAROCCO, Il giorno 17 febbraio 1853, in
Torino, nelle esequie solenni ordinate dal R. Parroco e dai ven.di confratelli della SS. Nunziata
alla memoria dell'ingegno e del cuore di monsignore D. Carlo Luigi Giacinto Fantini vescovo di
Fossano, senatore del Regno. Torino 1853.
69 Supplica Cocchi, anter. 26 novembre 1850, inviata dal comm. Tonello al ministro di
Grazia e Giustizia Siccardi (AST-Grande Cancelleria, m. 277, n. 4049). È interessante notare
come il Cocchi, in entrambe le suppliche, rivolgendosi al ministero della Pubblica Istruzione,
sottolinei preferibilmente l'orientamento educativo-istruttivo delle sue iniziative, intese prima-
riamente come scuola.
70 Sulle iniziative di don Giovanni Cocchi (1813-1895) cf CASALIS, Dizionario, XXI, pp.
709-714; E. REFFO, Don Cocchi e i suoi artigianelli. Torino 1896, 19572, che presenta anche un
estratto del programma della Società Anonima di Carità, datato 13 ottobre 1849. Descrizione di
alcune differenze di impostazione tra don Bosco e il Cocchi: A. CASTELLANI, Il beato Leo-

3.3 Page 23

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
289
Il teologo Gaspare Saccarelli, cappellano reale, appartenente ad una distinta
famiglia torinese, si dedica alle «fanciulle povere ed abbandonate» della borgata
San Donato con un'opera e con metodi analoghi a quelli di don Cocchi e di don
Bosco.71 Nel 1853, accanto all'Oratorio, apre un ritiro per fanciulle abbandonate e
l'anno seguente un asilo infantile, ma la sua rimarrà un'istituzione locale, affidata
alla «cura di varie caritatevoli signore». Egli si dedicherà prevalentemente al
ministero pastorale per il servizio religioso dell'intero borgo, con la fondazione,
nel 1854, della parrocchia intitolata all'Immacolata Concezione.72
Don Bosco che, fin dai primi passi, denota la preoccupazione di allargare il
campo della presenza educativa con il dislocamento degli Oratori nelle diverse
periferie torinesi e con la collaborazione di molti, rivela la tendenza ad affermare,
nel gruppo dei confratelli, la sua linea di condotta e i suoi metodi. Il cammino
verso l'unificazione passa attraverso divergenze e tensioni e si conclude col de-
creto dell'arcivescovo Fransoni del 31 marzo 1852, che sancisce la sua nomina a
«Direttore Capo» dei tre Oratori.73 Ma da tempo egli sta conducendo una serie di
operazioni, che vanno dai contratti di locazione all'acquisto di stabili,74 inoltra
richieste di sussidio in cui, molto prima della nomina ufficiale, dichiara la sua
qualità di responsabile,
nardo Murialdo. Roma 1966, I, pp. 400-409; G. CHIOSSO, L'Oratorio di don Bosco e il rinnova-
mento educativo nel Piemonte carloalbertino, in P. BRAIDO (Ed.), Don Bosco nella Chiesa a servi-
zio dell'umanità. Studi e testimonianze. Roma 1987, pp. 83-116.
71 «A tal uopo venne preso in affitto in detto borgo un adatto locale, dove nei giorni fe-
stivi, con assenso dell'autorità ecclesiastica, fino alla metà dell'ora scorso aprile si adunano le
fanciulle povere di quei contorni, e[:]
1o si fa loro adempiere il precetto della santificazione della festa sia con la celebrazione
dei divini misteri, sia con l'insegnamento del catechismo, e con altre pratiche di religione pro-
prie di quella età.
2° Da diverse caritatevoli signore s'insegna loro a leggere, scrivere e le prime nozioni del-
l'aritmetica.
3° Nel rimanente della giornata si trattengono in oneste ricreazioni»: supplica Saccarelli,
anter. 8 novembre 1850 (AST-Grande Cancelleria, m. 277, n. 4049).
72 Sul teologo Gaspare Saccarelli (1817-1864), sull'Istituto della Sacra Famiglia e la par-
rocchia di borgo S. Donato, cf F. S. REGGIO, Elogio del teol. e cav. D. Gaspare Saccarelli cap-
pellano di S. M. fondatore dell'Istituto della Sacra Famiglia ed amministratore della parrocchia
dell'Immacolata Concezione in Borgo S. Donato di Torino..., Torino 1868; E. REFFO, L'Istituto
della Sacra Famiglia in Torino nel primo cinquantenario di sua fondazione 1853-1903. Cenni stori-
ci..., Torino 1903.
73 AAT 10.1, Provvisioni semplici 1852,1, f. 362. Sulla tensione tra i sacerdoti degli Ora-
tori cf STELLA, Don Bosco nella storia della religiosità e sociale..., pp. 109-113.
74 Abbondante documentazione in STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale...,
pp. 71-86.

3.4 Page 24

▲back to top


290
Aldo Giraudo
trovandosi «alla direzione di questi tre Oratori»,75 e come tale è considerato dal-
l'economo generale. E' stato il primo, infatti, ad abbandonare ogni impiego retri-
buito per consacrarsi totalmente all'opera oratoriana, ed è d'intesa con i colleghi
che egli si è assunto l'onere del coordinamento gestionale.76 Inoltre egli, non sol-
tanto si va garantendo, insieme alla fiducia delle autorità religiose e civili, l'effet-
tiva autonomia educativa e la preminenza nell'opera degli Oratori, ma pone le
condizioni per il consolidamento e lo sviluppo di una struttura sempre più artico-
lata, che evolverà in congregazione religiosa. I giovani avviati al chiericato se-
guono percorsi diversi da quelli tradizionali: sono ragazzi dell'Oratorio che con
lui condividono casa, mensa e «si prestano a fare il catechismo nella parrocchia
di Borgo Dora, ed in modo particolare nell'Oratorio di S. Francesco di Sales dove
oltre il catechismo fanno la scuola serale, insegnano il canto fermo, e la musica e
tutto gratuitamente».77 Ascanio Savio di Castelnuovo, che «fu il primo chenco
dell'Oratorio» — come ricorda don Bosco —, preparatosi sotto la guida di don
Febbraro, supera gli esami di vestizione con giudizio mediocre ed è rivestito del-
l'abito dal teologo Cinzano suo prevosto nel 1848.78 Felice Reviglio, Giuseppe
Buzzetti, Carlo Gastini e Giacomo Bellia (quest'ultimo non nominato nel ricorso),
studiano sotto la responsabilità dello stesso don Bosco con esiti dissimili: Revi-
glio e Bellia conseguono all'esame un risultato ottimo, Buzzetti è giudicato debo-
lissimo e viene rimandato, Gastini non si presenta.79 Dai registri della curia tori-
nese appaiono aver fatto regolare ve-
75 Supplica anter. 14 novembre 1849 (AST-Grande Cancelleria, m. 262, nn. 4589, 4940);
cf, anche, supplica anter. 1 dicembre 1850 (ivi, m. 277, nn. 4049, 4327).
76 Come si rileva dalla richiesta del decreto di nomina fatta dal teologo Giovanni Borei, a
nome dei «sacerdoti promotori degli Oratori dei giovani della città» (riportata da F. Motto in
E(m) I, p. 152n): «[...] Sottopongono pure alla Saviezza di V. E. Rev.ma il loro desiderio che sia
conservata la subordinazione di questi ultimi [il teologo Rossi, direttore dell'Oratorio di S.
Luigi, e il teologo Murialdo, direttore dell'Oratorio dell'Angelo Custode] al primo [don Bosco],
come si è praticato sin ora».
77 Supplica 1 maggio 1851, annotazione di don Bosco sull. 2v (AST-Grande Cancelleria,
m. 259/1, n. 1370).
78 MO (1991) 197. Per i risultati dell'esame, la data di vestizione (1 novembre 1848) e le al-
tre notizie: cf AAT 12.17.23, Elenco dei giovani aspiranti allo stato chiericale dal 1843 al 1855,
anno 1848; 12.12.3, Registram clericorum 1808-1847 [ma 1818-1876 ], lettera S, anno 1848. Su
Ascanio Savio (1832-1902), che finirà i suoi giorni come rettore nel seminario del Regio Parco
in Torino, alcuni cenni nel necrologio del suo successore: Nel solenne funerale di trigesima del
canonico D. Eugenio Gay. Comunicazione letta da S. Ecc. R.ma Mons. Giuseppe Castelli vescovo
di Susa..., Torino 1915.
79 Cf Elenco dei giovani aspiranti allo stato chiericale..., anno 1851. Felice Giuseppe Luigi
Reviglio (1832-1902), entrato all'Oratorio il 10 ottobre 1847, uscitone nel settembre 1859, si
laureerà in teologia e sarà curato della parrocchia torinese dei santi Filippo e Giacomo. Giù-

3.5 Page 25

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
291
suzione i soli Reviglio e Bellia, ma il 20 dicembre 1851; mentre nella supplica,
datata il 1o maggio 1851, leggiamo che i quattro giovani già vestivano l'abito
chiericale «con licenza del superiore ecclesiastico». La documentazione salesia-
na, infatti, fa risalire la loro vestizione al 2 febbraio, festa della Purificazione di
Maria,80 e conserva l'autorizzazione del Fransoni: «Qualche rarissima volta ho
preso il temperamento di tollerare che alcuno indossasse l'abito clericale senza
patente, e che poi subisse l'esame all'epoca stabilita per tutti. Questo pertanto è
quello che posso fare per i suoi raccomandati, e parmi che possa adeguare le sue
mire, giacché con questo Ella ottiene il suo intento».81 Questa differenza tra do-
cumentazione ufficiale e prassi domestica conferma l'impressione che a Valdoc-
co, in quegli anni, si procedesse in modo anomalo o per lo meno provvisorio, per
tentativi, e che il santo tendesse ad assumere una certa libertà di movimento,
giostrandosi tra le situazioni contingenti e la fiducia concessagli dall'esiliato arci-
vescovo. I suoi giovani collaboratori, rivestiti di talare, assurgevano ad un ruolo
importante ed esemplare tra i compagni, mentre agli occhi degli osservatori con-
cretizzavano visibilmente i prodigi educativi raggiunti con l'opera degli Oratori.
Solo in un secondo momento, provatane la consistenza, essi venivano ascritti nei
registri di curia e avviati agli studi filosofici e teologici, sempre immersi però
nelle molteplici attività oratoriane. Espediente educativo, necessità o prassi pru-
denziale: ma intanto andavano formandosi nella mente di don Bosco i tratti di
una nuova figura di prete che avrebbe richiesto originali percorsi formativi.82
seppe Buzzetti (1832-1891), lombardo, frequentatore dell'Oratorio di don Bosco dal dicembre
1841, fu uno dei più fidati collaboratori del santo, poi salesiano coadiutore (cf [G. B.
FRANCESIA], Memorie biografiche di Giuseppe Buzzetti coadiutore salesiano. S. Benigno Canave-
se 1898; E. PILLA, Giuseppe Buzzetti coadiutore salesiano. Torino 1960). Carlo Gastini (1833-
1902) visse nell'Oratorio dal 1848 al 1857. Giacomo Bellia (1834-1908), diversamente dai
compagni tutti poverissimi, apparteneva ad una famiglia agiata di origine biellese, ma residente
ad Altessano (il padre Antonio era capomastro, titolare di un patrimonio valutato 140 mila
lire), sarà oblato di Maria Vergine, poi incardinato nella diocesi di Biella, parroco di Soprana (cf
BS 32 (1908) 255; B. BUSCAGLIA, San Giovanni Bosco e i biellesi. Spigolature anedottiche di un
cooperatore salesiano biellese. Biella 1934, pp. 14-19).
80 [FRANCESIA], Memorie biografiche di Giuseppe Buzzetti..., p. 12; MB IV 230.
81 Lettera 23 dicembre 1850 da Lione (Fondo Don Bosco, Micr. 1510A8; riportata da Le-
moyne in MB IV 139-140, il quale legge ottobre). Don Bosco avrebbe voluto un «esame fuori
tempo», che l'arcivescovo non concesse.
82 Sulle dimensioni che assumerà il progetto formativo che egli va costruendo, a partire
dall'esperienza di questi primi chierici e dei successivi, cf P. BRAIDO, Un «nuovo prete» e la sua
formazione culturale secondo don Bosco. Intuizioni, aporie, virtualità, in RSS 8 (1989) 7-55.

3.6 Page 26

▲back to top


292
Aldo Giraudo
5. Criteri di edizione
Pubblichiamo i testi di don Bosco e gli altri documenti trascrivendo fedelmente i
manoscritti originali. L'unico intervento riguarda lo scambio di minuscole e maiuscole
per i nomi comuni, che è stato omogeneizzato. Nel caso di abbreviazioni si è preferito
integrarle con l'uso di parentesi quadre; così si è fatto per gli errori ortografici, i lapsus
e altre anomalie, dove, talvolta, ci siamo serviti del sic.
Per i documenti a stampa, invece, abbiamo rispettato la forma originale, anche
nell'uso delle maiuscole.
La datazione viene indicata tra parentesi quadre quando è assente nel documento
originale, o fatta precedere da un asterisco per accennare che nel manoscritto si
trova in calce al medesimo.
Il cambio di pagina è segnalato con l'indicazione del foglio (verso o retto) nel
corpo stesso del testo.

3.7 Page 27

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
293
APPENDICE I
[INEDITI DI DON BOSCO]
1
Al re Carlo Alberto
AST Grande Cancelleria m. 107/1 n. 2807.
Orig. autogr. senza firma 2 ff. 333 x345 mm. indicazioni protocollari sul f. 2v: 3365 -
Chierico Giovanni Bosco per sussidio.
Ined.
Domanda un sussidio per pagare la pensione del seminario e procurarsi effetti personali.
[Chieri, anter. 16 gennaio 1838]
Sacra Real Maestà,
Il chierico Bosco Gioanni al[l]ievo del Seminario di Chieri essendo privo di padre e quasi
affatto di beni di fortuna, stretto dal bisogno tanto per pagare la pensione, e per provvedersi
abiti quali sono mantello veste etc., ricorre umilmente alla Maestà Vostra supplicandola d'un
sussidio onde provvedersi nelle sue strettezze, e seguire la carriera in cui le sembra essere da
Dio chiamato.
Il supplicante
[chierico Giovanni Bosco]
2 Al re Carlo Alberto
AST Grande Cancelleria m. 117 n. 1041.
Orig. autogr. senza firma 2 ff. 348 x232 mm. indicazioni protocollari sul f. 2v: 409 -
Chierico Giovanni Bosco per sussidio. All'Ill.mo e Rev.mo Sig. Economo gen.le pel parere.
Dalla G. Cancelleria 12 febbraio 1839. Il primo uffiziale Bastia.
Ined.
Domanda un sussidio per procurarsi effetti personali e pagare la pensione del seminario.
[Chieri, anter. 12 febbraio 1839]
Sacra Real Maestà,
Il chierico Gioanni Bosco figlio del fu Francesco di Castelnuovo studente già pel quarto
anno nel ven[eran]do Seminario di Chieri trovandosi in sommo bisogno

3.8 Page 28

▲back to top


294
Aldo Giraudo
si per procurarsi abiti, che pagare l'annuale pensione, e non potendo sperare alcun soccorso dai
propri parenti mentrecché essi devono procacciarsi il vitto a servizio altrui: supplica umilmente
la Sacra R[eal] M[aestà] V[ostra] a volerlo favorire d'un caritatevole sussidio, conche [sic]
soccorso nelle sue strettezze possa progredire nella carriera intrapresa, alla quale pargli essere
distintamente da Dio chiamato
Il supplicante
[chierico Giovanni Bosco]
3 Al re Carlo Alberto
AST Grande Cancelleria m. 456 n. 819.
Orig. autogr. senza firma 2 ff. 323 x 219 mm. indicazioni protocollari sul margine superiore del f.
Ir: R. G. 6911 indicazioni protocollari sul f. 2v: 819 - Chierico Giovanni Bosco per sussidio.
All’Ill.mo e Rev.mo Sig. Economo generale pel parere. Dalla Grande Cancelleria 30 Marzo
1840. Il primo uffiziale Bastia. Ined.
Domanda un contributo per le spese notarili di costituzione patrimoniale, per pagare la pensio-
ne del seminario e procurarsi effetti personali.
[Chieri, anter. 30 marzo 1840]
Sacra Real Maestà,
Il chierico Bosco Gioanni del fu Francesco di Castelnuovo d'Asti studente già da cinque
anni nel venerando Seminario di Chieri, avendo trovato persona benefica che gli costituisce il
patrimonio ecclesiastico, per essere sprovvisto di che concorrere alle spese che vi si ricercano:
Supplica umilmente V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà]a volersi degnare di concedergli un
caritatevole sussidio, onde corrispondere alle spese di detta costituzione patrimoniale, come
pure per pagarsi l'annua pensione, e procurarsi altre cose che ad un chierico sono indispensabi-
li; e ciò tutto a fine di poter perseverare nello intrapreso stato eccl[esiasti]co a cui giudica esse-
re unicamente da Dio chiamato.
Umiliandosi al real trono rispettosamente si dice
Il supplicante
[chierico Gioanni Bosco]
4
Al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 277 nn. 4049 4327
Orig. autogr. 2 ff. 321 x 219 mm. Indicazioni protocollari sul f. 2v: 4327 - Bosco Don
Giovanni. Sussidio per vari oratori, di cui egli è direttore presso questa Capitale. All'Ill.mo
e Rev.mo Sig. Economo Generale, pel suo parere. Dalla Gr. Cancelleria di S[ua] M[aestà] il
1o dicembre 1850. Il Primo Uffiziale Moris - 111.
Ined. (cf E(m) I, 65)

3.9 Page 29

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
295
Domanda un sussidio per le spese di gestione dei tre Oratori.
[Torino, anter. 1o dicembre 1850]
Sacra Real Maestà,
Il sacerdote Bosco Gioanni espone umilmente trovasi esso alla direzione di 3 Oratori
eretti nel distretto di questa città cioè in Vanchiglia, Valdocco, e Porta Nuova, allo scopo di
radunare la gioventù più abbandonata e pericolante. Nei giorni festivi trovarsene raccolti oltre
mille, a cui si insinuano costantemente le massime di nostra santa religione, amore al lavoro,
rispetto alle autorità. Insegnarsi pure ad un considerevole numero nella scuola serale e
domenicale i principii di linngua [sic] italiana, gram[m]atica, sistema metrico, aritmetica e
disegno.
Di più un numero da trenta cinque a quaranta dei più poveri ed abbandonati sono
ricoverati nell'Oratorio di S. Francesco di Sales in Valdocco, dove loro si somministra quanto è
di prima necessità per vitto e vestito onde apprendere una professione.
Ma per continuare una simile opera abbisognano gravi spese; i soli fitti (senza calcolare la
manutenzione delle rispettive cappelle, e parecchie altre spese per le scuole e simili) montano a
due mila e quattrocento franchi.
L'esponente ricorre alla V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà] supplicandola di voler prendere
in benigna considerazione un'opera già più volte beneficata dall'augusto suo genitore il
magnanimo Carlo Alberto; opera che unicamente tende a diminuire il numero dei discoli, e
portarli al grado di condurre una vita onesta da vero suddito di V[ostra] S[acra] R[eal]
M[aestà], e concedere quel sussidio, che alla sua bontà sarà benviso.
Sperando la grazia
L'umile supplicante
D. Bosco Gio[vanni] Direttore
dei suddetti Oratorii |
A Sua Sacra Real Maestà
f. 2v
5
Al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 259/1 n. 1370.
Orig. autogr. 2 ff. 308 x 211 mm. indicazioni protocollari sul f. 2v: 1618 - Vari Chierici
per sussidio. All'Ill.mo e Rev.mo Sig. Economo Generale pel parere. Dalla Grande Cancelleria
9 Maggio 1851. Il primo uffiziale De Andreis - 549.
Ined.
Domanda di sussidio per i chierici poveri dell'Oratorio.
*Torino, 1o maggio 1851 Sacra
Real Maestà,
I cherici Savio Ascanio, Buzzetti Giuseppe, Gastini Carlo, Reviglio Felice assi-

3.10 Page 30

▲back to top


296 Aldo Giraudo
stiti da alcune caritatevoli persone, con licenza del superiore ecclesiastico vestirono
l'abito chericale, ma per essere privi affatto di beni di fortuna incontrano gravi diffi-
coltà a continuare ne' loro studi trovandoci] nelle strettezze per provvedersi allog-
gio, vitto e vestito. In questo loro grave bisogno non sapendo a chi ricorrere,
Supplicano umilmente V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà] a volerli prendere in be-
nigna considerazione e concedere loro quel caritatevole sussidio che alla paterna sua
bontà sarà benviso, onde poter continuare nella carriera ecclesiastica, alla quale loro
sembra essere unicamente da Dio chiamati.
I supplicanti sempre memori del benefizio che sperano di ricevere, pregheranno
ogni giorno il Signore affinché prosperi e lungamente conservi V[ostra] S[acra]
R[eal] M[aestà] e tutta la real famiglia.
I Supplicanti
[chierici Savio Ascanio, Buzzetti Giuseppe,
Gastini Carlo, Reviglio Felice] |
f. 2v
II sottoscritto pienamente informato dichiara che li quattro cherici supplicanti
sono di esemplarissima condotta, e si prestano a fare il catechismo nella parrocchia
di Borgo Dora, ed in modo particolare nell'Oratorio di S. Francesco di Sales dove
oltre il catechismo fanno la scuola serale, insegnano il canto fermo, e la musica e tutto
gratuitamente. Dichiara inoltre che sono tutti quattro privi di beni di fortuna, rico-
verati nell'Oratorio suddetto, onde per la povertà e per la condotta sono degnissimi
di riguardo.
Torino, il 1o di Maggio 1851
Sac. Bosco Gio[vanni]
Direttore
6
Al re Vittorio Emanuele II
ASI Grande Cancelleria m. 287/2 nn. 1142 2552.
Orig. allogr. 2 ff. 362 x 242 mm. Indicazioni protocollari sul f. 2v: 2552 - Bosco sacerdote
Gio[vanni] Direttore dell'Oratorio stabilito sotto il titolo di San Francesco di Sales nella regio-
ne Valdocco presso Torino. Sussidio per la costruzione d'una nuova Chiesa. 29 lug[lio] 1851-
718. Ined. (cf E(m) I, n. 87, p. 132)
Domanda un sussidio per la costruzione della chiesa di S. Francesco di Sales.
[Torino, anter. 29 luglio 1851]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Il sacerdote Bosco Gio[vanni] espone umilmente a V[ostra] S[acra] R[eal]
M[aestà] come egli, nel desiderio di promuovere quanto gli è possibile il bene morale
nella pericolante gioventù, aprì un Oratorio in Valdocco, sezione di questa città sotto
il titolo di S. Francesco di Sales.
La chiesa che ha finora servito per le pratiche religiose è in una bassa rimessa
capace di contenere nemmeno la metà de' giovani che intervengono. Perciò conside-

4 Pages 31-40

▲back to top


4.1 Page 31

▲back to top


«Sacra Real Maestà» 297
rato il bisogno di avere una chiesa di maggior capacità, ed anche per servirsi dell'edifizio della
presente chiesa per le scuole serali, e dare ricovero ad alcuni de' più abbandonati, quali già in
numero di quarantacinque sono ivi alloggiati, mantenuti, vestiti e avviati al lavoro, fu presa la
risoluzione di costrurre una nuova chiesa più addattata [sic] ai presenti bisogni. Si aggiunga
ancora che tale edifizio, sarebbe costrutto nella parrocchia di Borgodora ove esiste un tratto di
due miglia abitato da oltre 16 mila individui, senza che esista una scuola o chiesa ove si distri-
buisca il pane dell'istruzione morale e religiosa.
Supplicata V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà] di venire a porre la pietra fondamentale al
precitato edifizio si degnava di manifestare le sovrane disposizioni al sottoscritto per mezzo
della Regia Segreteria di Stato per gli affari ecclesiastici di Grazia e Giustizia, con cui signifi-
cava che la gravezza e la moltitudine delle occupazioni non permettevano di accondiscendere
all'umile inchiesta, ma che dava fin d'allora una prova del generoso Reale animo suo con mani-
festare l'intenzione di concorrere per siffatta opera quando fosse il caso, siccome appare dalla
copia di lettera ivi annessa.
Egli è per questo che mancando i mezzi per continuare l’incomin-|ciato edifizio, f. 1v
il sottoscritto ricorre a V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà] supplicandola a voler prendere in
benigna considerazione i gravi sopra esposti bisogni e sopra l'Economato Regio Apostolico
assegnare quel caritatevole sussidio, che alla Reale sua generosità sarà ben viso.
Il supplicante unito a' giovani beneficati sperando il favore non cesseranno mai di pregare
il Signore onde spanda copiose le celesti benedizioni sopra la sacra sua persona e sopra tutta la
real famiglia.
Che della grazia
Umile supplicante
Sac. Bosco Gio[vanni] Direttore
dell'Oratorio di S. Franc[esco] di Sales
7
Al Ministro di grazia e giustizia Carlo Boncompagni
AST Grande Cancelleria m. 287/2 n. 1142.
Orig. autogr. 2 ff. 268 x212 mm. carta azzurrina timbro a secco sul f. 1r in alto a sinistra: Bri-
stol indicazioni protocollari sul f. 2v: 2473 - Bosco D. Gio. direttore del pio instituto di Val-
docco. Pagamento di rate del sussidio di L. 10 m[ila] impetrato nel 1851. Al Sig. Economo
Generale, pel suo parere. Dalla G. Cancelleria di S[ua] M[aestà] il 6 luglio 1853. Il Primo
Ufficiale De Andreis - 1646. Ined.
Domanda l'autorizzazione del ministro all'anticipo dell'ultima rata di sussidio per la costru-
zione della chiesa di S. Francesco di Sales.
*Torino 1o luglio 1853
Ill.mo Sig. Ministro,
Ricorro alla provata bontà di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma per un grave bisogno di

4.2 Page 32

▲back to top


298 Aldo Giraudo
quest'Oratorio, di cui Ella già fu in più circostanze benemerito.
L'anno mille ottocento cinquantuno con dispaccio della grande cancellaria
S[ua] M[aestà] assegnava la somma di f[ranchi] dieci mila da prelevarsi sopra la cassa
dell'Economato per dare cominciamento alla costruzione di una chiesa testé ultima-
ta. Rimangono ancora da esiggersi [sic] franchi tre mila; di che avendo fatto diman-
da all'Economo Generale Sig. Ab[ate] Vacchetta, mi rispose affermativamente; solo
m'osservò che essendomi stata già data la somma posta in questo anno in bilancio, es-
so, l'Economo Generale, non poteva più segnarmi alcun mandato senza esserne au-
torizzato dal Sig. Ministro di Grazia e Giustizia.
Egli è per questo che nella necessità di pagare un debito contratto per la costruzio-
ne mentovata ricorro rispettosamente alla nota bontà di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma a
voler autorizzare il prelodato Sig. Economo Gen. perché mi possa spedire il richie-
sto mandato e così soddisfare alla gravezza de' bisogni in cui mi trovo. |
f.1v
Pieno di fiducia in quella generosità che tanto la distingue verso i poveri figli
del popolo le porgo li miei più sentiti ringraziamenti con dirmi
Di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma
Obbl.mo Servitore
Sac. Bosco Gio[vanni]
8
Al ministro di Grazia e giustizia Giovanni De Foresta
AST Grande Cancelleria m. 1012 n. 492.
Orig. autogr. 2 ff. 212 x 162 mm. Sul f. 1r in alto a sinistra timbro a secco con tavole della
legge, àncore incrociate e parola illeggibile
Ined.
Raccomanda una supplica di sussidio del chierico Giuseppe Rocchietti per la costituzione del
suo patrimonio ecclesiastico.
*Torino, 15 febb[raio] 1858
Ill.mo Sig. Ministro,
Raccomando alla carità di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma la supplica ivi unita. Acco-
gliendola favorevolmente Ella farà una carità al chierico supplicante, e fa nel tempo
stesso un benefizio ai poveri giovani che frequentano questi oratorii, al cui vantaggio
da più anni questo chierico consacra le sue fatiche. Il supplicante è giovane d'ingegno,
di ottima condotta, zelante nel lavorare in opere di carità. Con pienezza di stima e
di gratitudine mi professo
di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma
Obbl.mo Servitore
Sac Bosco Gio[vanni]

4.3 Page 33

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
299
APPENDICE II
[ALTRI DOCUMENTI]
1
Circolare con programma dell'Oratorio dell'Angelo Custode
AST Grande Cancelleria m. 249/1 n. 4615.
Orig. a stampa 2 ff. 270x201 mm. non datato, ma anter. dicembre 1847.
«L'Educatore. Giornale d'Educazione ed Istruzione» 3 (1847) 762-765.
Presenta la natura e gli obiettivi educativi dell'Oratorio e, in particolare, il programma delle
scuole domenicali e serali.
[Torino, anter. dicembre 1847]
ORATORIO DELL'ANGELO CUSTODE
Programma
Non s'è mai più profondamente, che ai nostri tempi, sentito e dai Sacerdoti, e dai Laici il
bisogno della popolare istruzione ed educazione. Asili infantili, scuole elementari, scuole
tecniche, scuole femminili si lodano, si promuovono, vengono aperte, e spesso con sorpresa
degli Istitutori medesimi occupate sì fattamente, che ristretto all'uopo si trova quello che era
creduto amplissimo locale. Le domande d'ammessione ogni dì si moltiplicano, e le scuole
serali ad esempio istituite da pochi anni nella nostra Città non possono raccogliere la metà dei
giovani, che vi aspirano.
Il bisogno dunque dell'istruzione, e dell'educazione non è sentito solamente da chi può
darla, ma da coloro stessi che debbono riceverla. Sente il nostro popolo che qualche cosa gli
manca, il pascolo dello spirito, la vita interna dell'intelligenza: quindi corre assetato ai fonti di
questa vita, ai lieti pascoli del suo pensiero: se non che non abbiamo del tutto ragione di ralle-
grarci di questo affollamento. La maggior parte degli accorrenti, o di chi li manda, va in cerca
d'istruzione, di quella istruzione che è necessaria per gl'interessi materiali, per l'esercizio di
quelle arti che nello stato attuale della civiltà esigono un sapere di che potevano senza gravi
danni andar privi i nostri antenati. Ottima cosa è l'istruzione quando massimamente è propor-
zionata alle condizioni di chi la riceve, quando non si contenta di nude teorie, ma discende a
guidare gli allievi nell'esercizio delle arti, quando mira a destar sovrattutto nelle loro menti
sopite la favilla divina dell'intelligenza. Ottima cosa! ma vuol essere accoppiata coll'educazio-
ne; questa è lo | scopo di quella, che, se vien dimenticato, non riesce veramente proficua, e può f. 1v
tornare a qualche vantaggio positivo, o materiale, ma la

4.4 Page 34

▲back to top


300 Aldo Giraudo
vita morale non alimenta giammai abbastanza. Vogliono dunque fra le sovraccenna-
te istituzioni essere maggiormente favoreggiate e promosse quelle ove principalmente
si mira all'educazione; all'educazione, dico, intesa nel suo vero, nel suo sublime signi-
ficato, all'educazione che si propone d'ispirare l'amore della Religione, dell'ordine,
del lavoro, dell'adempimento insomma di tutti i doveri religiosi e civili.
Ora fra questi istituti d'educazione havvene uno che d'origine italiana, anzi ro-
mana, concepita da uno dei più grand'uomini del secolo XVI, da S. Filippo Neri,
mira ad educare i figliuoli del popolo nel modo più soave e più efficace: pone la base
dell'educazione nella Religione, interpreta la legge della santificazione delle feste nel
vero senso evangelico di giorno del Signore, giorno in cui l'uomo solleva la sua fronte
dal lavoro, e dalla fatica, ed innalza la sua mente, e serve al Signore nella letizia,
giorno in somma specialmente educativo.
Noi non istaremo a descrivere, essendo notissimi gli Oratorii instituiti da questo
Santo, e quanti beni recasse alla gioventù romana con queste sante adunanze. E mo-
dellate sovra essi esser debbono le scuole domenicali, che in varie parti d'Europa, e
nella nostra Italia si vanno introducendo, se da esse vogliono compiuti raccogliersi i
frutti sperati: a tal condizione, niuna spesa, nissun sacrificio sarebbe eccessivo.
Quand'è che maggiori sono i pericoli nella gioventù particolarmente artiera? nel
giorno di festa. Quand'è che si dissipano i guadagni d'una settimana? nel giorno di
festa. Quand'è che l'ozio guida al giuoco, il giuoco all'intemperanza, l'intemperanza
a calpestare tutti gli umani e divini ordinamenti, a mettersi sul lastrico della più eso-
sa corruzione? nel giorno di festa. La Società adunque, e tutti gli uomini pii e dab-
bene debbono adoperare ogni cura, fare ogni sforzo perché il concetto di S. Filippo
venga effettuato dapertutto, ed in tutta la sua estensione applicato.
A questo pensarono alcuni Sacerdoti Torinesi, a questo prestarono le loro cure
nella bell'opera altri valorosi Secolari, ed i frutti corrisposero ai desiderii ed alle in-
tenzioni. Incoraggiati i Promotori dalle benedizioni del Cielo su queste loro fatiche,
dalle parole, dai conforti degli uomini che videro quanto si poteva sperare di bene
da questa Istituzione, e riflettendo che già preparato il locale (quantunque ancora
imperfettamente), disposti gli arredi, fatte le spese di prima fondazione, nulla vietava
che si potesse ricavare maggior frutto accoppiando alle scuole domenicali le scuole
serali, cercarono, ed ebbero la consolazione di trovare alacri Cooperatori per tale in-
segnamento. In questo stato di cose essi si propongono di eseguire il presente |
PROGETTO
f. 2r
di Scuole Domenicali e Serali
NELL'ORATORIO DELL'ANGELO CUSTODE
posto in Torino - regione di Vanchiglia
Le Scuole, e gli Esercizi che si fanno nell'Oratorio dell'Angelo Custode hanno
per iscopo il perfezionamento dell'Educazione religiosa, morale, civile, ed anche fisi-
ca dei giovani, che usciti, od almeno giunti all'età che ordinariamente escono dalle
scuole elementari entrano in negozii, laboratorii ecc.; epperciò non saranno ammessi
che giunti all'età di 13 anni compiuti.
In 1o luogo per ottenere l'educazione religiosa debbono intervenire alla festa
nell'Oratorio, dove alla mattina avranno comodo d'accostarsi ai Santissimi Sacra-

4.5 Page 35

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
301
menti, ad ora stabilita vi sarà la S. Messa, Spiegazione del Vangelo, e poscia Scuole, e Ricrea-
zioni educative. - Al dopo pranzo Vespro, Istruzione cristiana, e Benedizione del Santissimo
Sacramento. - Ricreazioni.
2° Per l'educazione morale, e civile si apriranno quivi scuole serali col metodo educativo
progressivo; a tal fine disposte le scuole in 3 classi, s'insegnerà nella 1a Lettura, Scrittura, A-
ritmetica, Catechismo. - Nella 2a Lingua italiana, Aritmetica, Disegno lineare, Catechismo,
Storia sacra. - Nella 3a infine Perfezionamento della Lingua, Storia sacra, Storia patria, Dise-
gno lineare, Nozioni delle leggi adatte al popolo ecc.
3° Per l'educazione fisica, Ginnastica, Giuochi di destrezza, Corse ecc. 4° Per l'emulazione vi
saranno talvolta esposizioni d'oggetti d'Arte, d'Industria - Accademie - Premi.
5° Infine per l'ordine si cercherà d'introdurre una disciplina dolcissima, unita però ad una gran-
de esattezza.
I Direttori Sacerdoti
D. Gio. Cocchi, Vice-Curato dell'Annunziata
ed il Teol. Roberto Murialdo, Cappellano di S[ua] S[acra] M[aestà]
il Re.
Torino, Stamp. Reale
con permissione
2
Relazione al re Vittorio Emanuele II
a favore di don Giovanni Cocchi
AST Grande Cancelleria m. 249/1 n. 4615.
Orig. 2 ff. 358 x 238 mm. annotazione in calce al f. 1r: S[ua] M[aestà] concede - 29 dicembre
scritto all'Economo G[enera]le e risposto al Ministero di Pubblica Istruz[io]ne Ined.
Proposta di sussidio.
REGIA SEGRETERIA DI STATO
per gli Affari Ecclesiastici
di Grazia e di Giustizia
Relazione a S[ua] M[aestà]
Udienza del 28 die. 1849
OGGETTO
Cocchis Sac. Giovanni
Sussidio di L. 400
* Torino, 28 dicembre 1849
[Sacra Real Maestà],
Il sacerdote Giovanni Cocchis già vicecurato, quindi economo della parrocchia della
SS.ma Annunziata di questa Città attese per più anni con zelo ed ammirazione

4.6 Page 36

▲back to top


302
Aldo Giraudo
del pubblico all'educazione morale e civile dei giovani, raccogliendoli, nei dì festivi
particolarmente, in apposito locale situato nella regione Vanchiglia di questa stessa
Città e denominato Oratorio dell'Angelo Custode, insegnando loro non solo il cate-
chismo, ma ancora a leggere e a scrivere, ed insinuando in bella maniera in quelle
tenere menti l'amore alla religione, il rispetto alle autorità, e l'obbedienza alle leggi.
Ma per mancanza di mezzi, e carico di debiti, quali non si sa quando potrà egli
estinguere, dovette poscia desistere da questa commendevolissima opera di carità.
Primamente però s'era il detto prete indirizzato al Ministero d'istruzione pub-
blica, onde ottenere un qualche annuo sussidio sui fondi dell'Economato Generale,
come dall'unita nota ministeriale rilevasi. |
f. 1v
Ora l'Economo generale cui fu la medesima comunicata, è di sentimento che,
avendo V[ostra] M[aestà] accordato in udienza del 14 di questo mese un sussidio di
L. 400 al sacerdote Giovanni Bosco, che prese poco tempo dopo la direzione dell'an-
zidetto Oratorio, possa pure degnarsi, in considerazione delle benemerenze acquista-
te dal sacerdote Gio[vanni] Cocchis e delle presenti sue angustie, di fargli sentire i
tratti di sua sovrana beneficenza con un simile sovvenimento.
Si ha l'onore di proporre alla M[aestà] V[ostra] che le piaccia aderire al favorevo-
le avviso dell'Economo generale.
3
Relazione dell'economo generale Ottavio Moreno
a favore di don Bosco
AST Grande Cancelleria
Orig. allogr. firma autogr.
Ined.
Proposta di sussidio.
m. 262 n.
2 ff.
4589.
374 x 253 mm.
ECONOMATO GENERALE
Regio Apostolico
Risposta alla lettera n. 4589
OGGETTO
Proposizione di sussidio a favore
di D. Gio. Bosco per tre Oratorii
Torino, il 6 dicembre 1849
Ill.mo Sig. Sig. P[ad]ron Col[endissi]mo,
Punto non dubito, che già sia noto a codesto Ministero il distintissimo ed attivo
zelo con cui il sacerdote Bosco Gioanni già da alcuni anni si adopera nell'istruire, e
nel raccogliere giovanetti o abbandonati, o discoli, che vagando ora qua ora là per le
contrade e i viali della capitale fanno quella mostra di sé che tutti sanno, e lo sanno
con vero rac[c]apriccio, e con funeste previsioni, che mi sono corroborate da quanto
veggo e provo di tali giovani, quando sono sgraziatamente arrestati e condotti nelle
carceri.

4.7 Page 37

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
303
Tutto ciò che il Sig. D. Bosco espone nella supplica favoritami da V[ostra] Si-
gnoria] Ill.ma in comunicazione è di tutta verità. Sarebbe quindi a desiderare che il
governo s'occupasse sul serio della sorte attuale e futura di tali giovanetti: sarebbe
questo | un grande servizio reso non solamente alla Città di Torino tanto disgraziata f.1v
della loro maniera, ma a tanti padri e madri di famiglia, ed alla società tutta del
Piemonte; perché l'esempio della capitale si diffonderebbe facilmente, e con effica-
cia nelle provincie dove non mancano anzi si moltiplicano i discoli giovani con
vero tormento, e scandalo de' buoni.
Il Sig. D. Bosco fa tutto quello che può; ma un povero sacerdote non ha mezzi
sufficienti al più necessario dispendio, e confida nella carità cristiana ed in quella
altresì del governo che pure è grandemente interessato a dirigere, e ad assicurarsi della
sufficiente docilità d'una classe che cresce a dismisura, vive senza tetto, senza istru-
zione, senza ritegno, lanciata alla seduzione di chi le offerisce il soldo, prezzo di
schiamazzi, di urli, e che so io ben altro.
Il Sig. D. Bosco, per quanto mi diceva, desidera d'essere almeno aiutato nel pa-
gamento del fitto de' locali, che occupa, e che ha destinati a raccogliere e ad istruire,
e ad ¿sfamare talvolta anche un buon numero di tali giovani sfaccendati: il fitto che
paga delle tre località monterebbe a lire due mila e quattrocento: più vi sarebbe la
manutenzione delle tre cappelle, che necessariamente debbono essere provvedute di
vasi sacri, di suppellettili, comunque pochi, ma almeno decenti.
Se non si aiuta il sud[detto] sacerdote dichiara che non può più | reggere a tanta f.2r
spesa; e ben s'accorge che la carità de' benefattori si stanca: arriverebbe dunque
come arrivò al benemerito sacerdote Cocchis, che per mancanza di mezzi dovet-
te abbandonare un'opera consimile alla quale attendeva con successo da alcuni
anni, e dalla quale dovette cessare carico di debiti.
Proporrei dunque che S[ua] M[aestà] si degnasse accordare al sacerdote Bosco,
per questa volta, il sussidio di lire quattrocento intanto giova sperare che il governo
prenderà a cuore un oggetto la di cui gravità cresce ogni giorno, e che può avere
tristissime conseguenze per l'avvenire.
Ho l'onore di ritornare a V[ostra] Signoria] Ill.ma la supplica sud[dett]a ricon-
fermandomi con sensi del più distinto rispetto.
Della Signoria] V[ostra] Ill.ma
Dev.mo Obb.mo Serv.re
Ab[ate] Moreno
4
Il teologo Gaspare Saccarelli al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 277 n. 4049.
Orig. autogr. 2 ff. 315 x 226 mm. indicazioni protocollari sul f. 2v: 4049 - Do-
manda di un sussidio a favore dell'Instituto di recente apertosi nel Borgo di S. Donato
(Torino) per le fanciulle povere. All'Ill.mo e Rev.mo Sig. Economo generale pel parere. Dalla
Grande Cancelleria 8 novembre 1850. Il primo ufficiale Moris - 50.
Ined.
Domanda un sussidio.

4.8 Page 38

▲back to top


304
Aldo Giraudo
[Torino, anter. 8 novembre 1850]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Il Teologo Gaspare Saccarelli cappellano di V[ostra] M[aestà] ha l'onore di
esporre alla M[aestà] V[ostra], che da alcune pie persone e dallo stesso esponente
venne concepito il pensiero di provvedere all'istruzione cristiana delle povere fan-
ciulle del Borgo detto di S. Donato fuori la porta Susina, assai distante dalla parroc-
chia di Borgo di Dora.
Che a tal uopo venne preso in affitto in detto Borgo un adatto locale, dove nei
giorni festivi, con assenso dell'autorità ecclesiastica, fino dalla metà dell'ora scorso
aprile si adunano le fanciulle povere di quei contorni, e[:]
1o si fa loro adempiere il precetto della santificazione della festa sia con la cele-
brazione dei divini misteri, sia con l'insegnamento del catechismo, e con altre prati-
che di religione proprie di quella età.
2° da diverse caritatevoli signore s'insegna loro a leggere, scrivere e le prime
nozioni dell'aritmetica.
3° nel rimanente della giornata si trattengono in oneste ricreazioni.
Le persone enunciate in principio, provvidero del proprio alle opere di primo
stabilimento, e provvedono a quelle di ordinaria manutenzione, non senza confida-
re, che qualche mano più larga verrebbe in seguito a loro soccorso: e tosto rivolsero
la loro mente ai fondi, che dall'Economato Regio Apostolico vengono bilanciati
annualmente a benefizio del culto divino, persuase siccome sono, che un'impresa, la
quale ha per oggetto il promuovere in una porzione considerevole della popolazione
torinese la pietà, l'istruzione, ed il buon costume, non sia straniera all'impiego, che
da codesta amministrazione suole farsi delle proprie rendite. |
f.1v
Sperando quindi le persone medesime che il modesto loro instituto, il quale ap-
punto ha per iscopo d'inserire per tempo nel cuore di oltre duecento fanciulle povere,
per la maggior parte abbandonate quasi dai loro genitori, i sentimenti della pietà e
del buon costume, non che i primi rudimenti dell'istruzione letteraria, troverà facile
accoglienza presso la M[aestà] V[ostra], e in argomento dell'autorevole suo suffragio
vorrà degnarsi di assegnargli un sussidio sopra la cassa del preaccennato Economato
Regio Apostolico.
[Teologo Gaspare Saccarelli]
5.
Don Giovanni Cocchi al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 277
Orig. autogr. 2 ff. 225 x 305 mm.
26 novembre 1850 - D. 2a s. 6a.
Ined.
Domanda un sussidio.
n. 4049.
indicazioni protocollari in alto sul f. 1r: 651 c. -

4.9 Page 39

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
305
[Torino, anter. 26 novembre 1850]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Sullo scorcio dell'anno 1848 il sacerdote D. Gioanni Cocchi ricorreva a V[ostra]
S[acra] R[eal] M[aestà] per ottenere un qualche mezzo annuo di sussistenza personale
sui fondi del R. Economato per potersi dedicare esclusivamente a vantaggio della
povera gioventù abbandonata. S[ua] M[aestà] in udienza dei 28 dicembre 1849 gli
concedeva un sussidio sulla cassa dell'Economato Generale di franchi 400.
Scorgendo ora il supplicante come sia stato ben accolto il suo pensiero dopo
maturo esame, ed esperienza maestra lasciava il suo impegno di vice curato quale
tenne per 14 anni per unicamente impiegarsi tutto a favore dei poveri monelli ab-
bandonati, i quali raccoltili seco, mediante il concorso d'una Società nascente li
alloggia, li veste, li mantiene, li educa, e contemporaneamente li manda [ad] appren-
dere una proficua professione.
Appoggiato dunque alla già provata bontà di V[ostra] S[acra] R[eal] M[aestà]
ricorre nuovamente in quest'anno quando i bisogni si son fatti maggiori acciò voglia
venirgli in soccorso a lui, ed alla povera sua famiglia.
Che della gr[azia]
Il supplicante
[D. Giovanni Cocchi]
6
Don Giovanni Cocchi al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 287/2 n. 1142.
Orig. autogr. 2 ff.
225 x 305 mm. indicazioni protocollari in alto sul f. 1r: R. G.le N.
1306, 17 settembre. Div. 2a Sez. 3a
indicazione protocollare sul f. 2v: 3169.
Ined.
Domanda un sussidio.
[Torino, anter. 17 settembre 1851]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Il sacerdote D. Gioanni Cocchi ricorre di nuovo quest'anno alla carità di Vo-
stra] S[acra] R[eal] M[aestà] rappresentandole che cresciuti i giovani abbandonati
raccolti dalle vie non crebbero le entrate, ed avvicinandosi la stagione invernale
abbisogna di tutto per provvedere ai tanti bisogni di cinquanta e più di questi sgra-
ziati i quali (è consolante il dirlo) corrispondono con piena soddisfazione alle cure
che loro s'impartiscono.
Il sud[etto] supplicante nella speranza che gli si vorrà fare buon viso alla sua
sgraziata famiglia vive nella dolce lusinga che non solo gli si vorrà accordare ma
accrescere il sussidio sulla cassa dell'Economato che ebbe già a ricevere negli anni
trascorsi.
Che della gr[azia]
Il supplicante
Sac. D. Gio[vanni] Cocchi Rettore
del Collegio degli Artigianelli Via della Zecca N. 2.

4.10 Page 40

▲back to top


306 Aldo Giraudo
7
Circolare per raccolta di offerte per l'Oratorio della Sacra Famiglia
AST Grande Cancelleria
Orig. a stampa 2 ff.
Ined.
m. 287/2
300 x 214 mm.
n. 1142.
Presenta gli scopi educativi dell'Oratorio e il progetto di costruzione di un edificio idoneo,
chiedendo aiuti economici.
INVITO
ALLE PERSONE BENEFICHE
A PRO DELL'ORATORIO DELLA SACRA FAMIGLIA
APERTO NEL BORGO DI SAN DONATO FUORI LA PORTA SUSINA
a benefizio
delle fanciulle povere ed abbandonate
Educare secondo le sante massime dell'Evangelio il figliuolo del povero, e indirizzarlo sur
una via, in cui egli possa onoratamente con le sue fatiche o con la sua industria guadagnarsi il
vitto e tornare a vantaggio vero della società, egli è questo il lodevole intento, a cui cospirano
le idee, le sollecitudini e gli sforzi di tutti coloro, che sanno, come senza la religione e l'istru-
zione sia un'illusione sperare il pubblico bene e l'avanzamento sociale.
Ma, o sia per la popolazione ogni giorno crescente o sia per infinite e diverse individuali
ragioni, non tutti i figliuoli del povero sono in condizione di poter giovarsi dei moltiplici stabi-
limenti diretti a quel santissimo scopo.
E perciò anche a malgrado di tante scuole, e diurne e serali aperte per cura del Consiglio
Municipale e della benemerita opera della Mendicità istruita, non pochi ragazzi e fanciulle si
veggono sbandeggiati lungo le vie, inchinevoli a qualunque disordine, e in una perfetta igno-
ranza delle cose di religione e di quelle elementari nozioni, che tanto sono proficue, se non in-
dispensabili, in qualsiasi arte o mestiere, cui essi vengano ad applicarsi.
Una siffatta lacuna parve che in parte almeno sarebbesi ricolmata, raccogliendo nei giorni
festivi in apposite Congregazioni, nelle quali e con gli esercizi di religione e con adatto inse-
gnamento si fosse procurato di coltivare queste tenere e quasi selvaggie piante, che col tempo
potrebbero divenire fruttuose. E per ciò che spetta ai maschi, già da alcuni anni con soddisfazio-
ne comune, zelanti sacerdoti apersero a tal fine tre Oratorii nei dintorni di questa Metropoli. |
f.1v
Ma eguale, se non peggiore, era la condizione delle femmine, massime in quello
fra i sobborghi, che è detto di san Donato, fuori la porta Susina, lontanissimo dalla Parrocchia
di Borgo Dora.
Il sottoscritto pertanto, nell'intendimento di estendere anche alle femmine quel vantaggio
che già arrecavasi ai maschi, col concorso di alcune benefiche e pie signore, prese in affitto nel
mentovato sobborgo un competente locale, in cui con l'assenso dell'autorità Ecclesiastica, aper-
se un Oratorio con alcune camere attigue.
Quivi fino dalla metà dell'aprile scorso in tutti i giorni festivi si adunano le fan-

5 Pages 41-50

▲back to top


5.1 Page 41

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
307
ciulle povere sia della città, come di quei dintorni; ed esse vi compiono ai doveri di
religione, assistendo ai divini Misteri ed alla istruzione religiosa; quindi fra l'una e
l'altra funzione, ripartite in classi, e per cura di varie caritatevoli signore, apprendono
a leggere e scrivere, non che l'aritmetica ed il canto, e quelle altre nozioni proprie
della loro età e della loro condizione; finalmente impiegano il tempo, che avanza, in
oneste ricreazioni.
La moltitudine delle accorrenti fanciulle dimostra con tutta evidenza quanto
urgente fosse il bisogno di provvedervi, ma rende insieme ancor manifesta la
necessità di un più ampio locale. Questo locale, con tutti gli elementi che si
richieggono, onde possa servire di Oratorio e di Scuola, trattandosi massime di
fanciulle, nel sobborgo non si trova; onde è inevitabile il fabbricarlo.
La spesa, sia per l'acquisto del terreno, sia per la costruzione del modesto
edificio, dovrebbe sgomentare dall'intrapresa, se non si avesse fiducia nella
Provvidenza la quale a' dì nostri ha fatti e fa continuamente miracoli. E perciò chi
scrive coteste linee, confida che tutti coloro, che hanno a cuore l'educazione cristiana
e civile delle figlie del povero, rendendo omaggio alla Provvidenza, non saranno
ritrosi a concorrere alla stabile esistenza d'un istituto, che ha per oggetto di togliere dai
pericoli e di incamminare sul buon sentiero forse trecento figliuole, inserendo per
tempo nella loro anima e nel loro spirito quelle sane massime, quella istruzione, e
quell'inclinazione al lavoro, mercé di cui possano divenire non più d'ingombro e di
danno, ma di vantaggio a questa nostra carissima Patria.
Torino, 1o marzo 1851.
TEOLOGO GASPARE SACCARELLI
Cappellano di S. M. |
La signora Contessa di SANTAROSA-SANTORRE si compiacque di accettare l’incari- f.2v
co di raccogliere le obblazioni che vorranno farsi a quest'oggetto. Si spera, quando si
ottengano dalla Provvidenza bastanti mezzi, di poter aprire quivi annesso all'Oratorio un
Albergo di Virtù a pro delle giovani povere ed abbandonate, il quale abbia per iscopo di
somministrar loro per tutto quel tempo, in cui ne avranno più urgente bisogno, alloggio,
vitto, vestito, cristiana educazione, e l'insegnamento di quell'arte, o lavoro, a cui
secondo la loro capacità si vedranno maggiormente inclinate.
8
Relazione dell'economo generale Ottavio Moreno a favore di don Cocchi, don Bosco e
teol. Saccarelli
AST Grande Cancelleria m. 287/2 n. 1142.
Orig. allogr. firma autogr. 4 ff. 374x253 mm.
Ined.
Proposta di sussidio.
indicazione protocollare sul f. 4v: 3215.
ECONOMATO GENERALE Regio Apostolico

5.2 Page 42

▲back to top


308 Aldo Giraudo
Torino, il 24 settembre 1851
[Ill.mo Sig. Ministro],
Quattro sono le suppliche, sulle quali l'Economo Generale ha l'onore di spiegare
al Sig. Ministro per gli affari ecclesiastici il suo sentimento a norma del favoritogli
eccitamento.
Tre sono presentate da zelantissimi sacerdoti, che con istraordinaria carità si
occupano del ricovero, dell'istruzione, e dell'educazione di povere fanciulle, e di poveri
ragazzi, e giovanetti, che abbandonati per le vie, e per le piazze, alla dissipazione senza
1v ritegno alcuno si gettano in ogni maniera di vizio, e di turpitudini: a soste nere un tanto
zelo non bastano certamente | i sussidi, che può fornire la cassa dell'Economato; ma
importa che il governo stesso se ne occupi, e lo assista, lo promuova coi mezzi, che più
estesi gli stanno tra le mani, e di cui può disporre.
Si tratta di una generazione che cresce, e cresce nel vizio; d'una generazione, che già
numerosa sorge, e si aggira sbandata ed insolente, facile ad ogni seduzione, pronta ad ogni
prestigio, e ad ogni clamore il più malaugurato: s'imprigionano que' poveri giovani... ma a
che monta quella prigionia? A che giova? Lo scrivente, che per tanti anni s'aggirò nelle
prigioni può saperne qualche cosa.
Due sacerdoti sorgevano a raccogliere dapprima que' ragazzi, che affatto
abbandonati si trovavano dormienti sotto i portici, lungo le allée, o su qualche porta:
alcuni erano ritrosi alla voce, che chiamavali ad aver ricovero e pane; altri seguitavano la
mano, che benefica conducevali sotto un tetto: da qui cominciò la bella e veramente
sacerdotale opera de' due sacerdoti Cocchis, e Bosco, che mi gode l'animo nel nominare,
comunque parlino per essi i ricorsi favoriti in comunicazione.
Il sacerdote Cocchis si restrinse in una sfera più circoscritta, e la coltiva con tutto zelo,
2r con tutta carità, e con lieto successo; epperò non dubita l'Economo Generale | di
proporre a sfogo del memoriale da esso lui presentato la rinnovazione del sussidio di L.
800.
Il sacerdote Gioanni Bosco si slanciò in più vasto campo, e si pose alla testa di tre
riunioni di giovanetti, collocandole sotto il vessillo della religione, chiamandole, come già
S. Filippo Neri, Oratori; la principale di tali riunioni è quella, ch'egli sostiene nella regione
di Valdocco presso questa capitale sotto il titolo di S. Francesco di Sales: non è a dire di
quanta utilità riesca una tale riunione, che si rende in ogni domenica e giorno festivo
sempre più numerosa ed esemplare, sino all'edificazione.
Sempre vi presiede il buon sacerdote Bosco assistito da alcuni suoi amici e confidenti
sacerdoti, che con tutto l'impegno ne secondano lo zelo e la carità: tra la settimana ritiene
egli presso di sé que' giovani, che più si mostrano bisognosi d'istruzione religiosa,
cominciando dai primi elementi del catechismo: ma a questa prima istruzione aggiunge
altri elementi, come quelli della calligrafia, dell'aritmetica, etc. a intendimento di
collocarli poi presso qualche artiere o bottegaio per apprendervi un mestiere.
Arriva la domenica, od il giorno festivo: allora que' giovani, che egli collocò in una
qualche bottega od officina tutti accorrono con brio ed impazienza all'Oratorio di S.
2v Francesco di Sales, e là si stringono attorno all'amorevole D. | Bosco, verso cui si
mostrano pieno l'animo di riconoscenza, e di affetto. Là dopo la religiosa istruzione, ed il
cantico delle divine laudi, si passa al divertimento della ginnastica, delle boccie, della
giostra (sebbene informe), ad un simulacro di militari evoluzioni, ed a

5.3 Page 43

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
309
ben altri trastulli, che trattengono l'ilarità, la buona armonia, ed il buon costume; perché
mai non si ode parola villana o sconcia; mai un alterco; mai un insolente e sfacciato schia-
mazzo: tutto è regolato dalla presenza, dal rispetto, e dall'amore che ispira il benefico sa-
cerdote, che nella sua propria ristrettezza, non esita a dare un pane a chi mostra d'averne
bisogno, od anche un bicchiere di vino adacquato a chi tra l'agitazione dello trastullo
prova la sete: tutto ciò scrive l'Economo Generale perché ne fu testimonio oculare, ed
ammiratore, e presago del grandissimo bene, che debbe sorgere dall’instituzione di tali
Oratori, quando siano dal governo sostenuti, incoraggiti e protetti.
Animato dal successo, che così lieto si mostra il sacerdote Bosco tutto è nel desiderio
di formare nel locale destinato all'Oratorio di S. Francesco di Sales una chiesa, che sia
capace di contenere un buon numero di giovani che vi accorrono: dicesi chiesa, perché il
luogo dove ora si compiono le sacre funzioni non è una chiesa, ma una camera oblunga,
dove tra l'alito e il calore mal si può durare e reggere. Il desiderio del Sig. D. Bosco fu
secondato dalla buona ed efficace volontà di pie e benefiche | persone, e sino dal capo-
mastro, a cui è affidata l'impresa della fabbricazione.
f.3r
Il calcolo della spesa occorrente ascenderebbe a lire 25 m[ila], le fondamenta che ne
sono gettate, e ne proseguono i lavori; se non che manca ora il danaro, e malgrado la buona
volontà del capo-mastro impresario si troverebbe costretto di sospendere l'incominciata
costruzione con grande rammarico dell'attivo, e nella sua carità impaziente D. Bosco.
Confida egli nella beneficenza di S[ua] M[aestà] per mezzo della cassa economale, ma
non ignora le ristrettezze di questa cassa, ed i pesi molteplici, che la gravano, quindi non
potrà a meno di starsene contento a quel sussidio, che sarà possibile.
Non dissimula lo scrivente, che gli sta così fitto in pensiero l'utilità di tale istituzione,
che quando la cassa dell'Economato fosse in grado di sopportare tutta la spesa della divisa-
ta fabbricazione non esiterebbe a proporla alla beneficenza di S[ua] M[aestà]: mentre la
generazione adulta vuol essere contenuta importa ai governi che la generazione che cresce
sia istruita, educata alla religione ed alla moralità: il buono o tristo avvenire della società
sta tutto nella sanzione, e nell'eseguimento pratico di questo principio: così la pensa chi
scrive.
Sia dunque l'ottimo sacerdote D. Bosco sostenuto ed incoraggito nel religioso, ed
eminentemente socievole suo divisamento, sperando che benefiche persone vorranno con-
tinuare ad assistere la | bella impresa, e sperando sopra ogni altra cosa che il governo [sia] f.3v
penetrato anch'esso dall'importanza di sostenerne l'alto ed illuminato principio, l'Econo-
mo Generale proporrebbe il sussidio di lire dieci mila da erogarsi ripartitamente, cioè L. 3
m[ila] subito, e la rimanente somma negli anni successivi in quei mesi ed in quel tempo,
che questa cassa potrà ripartitamente compiere al contratto impegno.
Sull'esempio dei sacerdoti Bosco e Cocchis il Sig. teol. Saccarelli cappellano di S[ua]
M[aestà] si accinse alla riunione di povere fanciulle in una casa, che egli tolse col proprio
danaro a pigione nel Borgo di S. Donato (possibile che non si pensi a fabbricare una chiesa
parrocchiale in un Borgo, che contando una popolazione di oltre venti mila anime si trova
affatto senza chiesa[?]), e che sin qui sostenne con oblazioni anche di pie persone, ma
principalmente colla propria borsa.
Accrescendosi il numero delle fanciulle, che accorrono all'istruzione ed alla

5.4 Page 44

▲back to top


310 Aldo Giraudo
educazione, che viene loro aperta, divisò il benemerito teol. Saccarelli di far edificare una
piccola chiesa, la quale non tanto serva all'adempimento dei religiosi doveri di dette fanciulle,
quanto ad agevolare agli abitanti di quel borgo il mezzo di sentire una messa nei giorni festivi.
Dal tenore medesimo del dispaccio del Sig. Ministro degli affari ecclesiastici comprende
f. 4r lo scrivente come egli stesso | sia penetrato dell'importanza e dell'utilità d'un tale stabilimento
quando arrivi realmente a costituirsi. Sarebbe stato opportuno che il Sig. teol. Saccarelli avesse
accennato alla spesa che occorrerebbe per la divisata costruzione: comunque sia, egli è noto
che già i lavori ne sono cominciati, e che non possono progredire per mancanza di mezzi.
A sostenere, ed incoraggire lo smarrito benefico institutore l'Economo Generale
proporrebbe il sussidio di lire due mila cinquecento, sperando che il Sig. teol. potrà
successivamente dare maggiori lumi, e che altre pie persone vorranno anche coadiuvarlo nella
bella impresa.
Viene per ultimo il memoriale presentato dal Sig. conte Ceppi nella sua qualità di
presidente della commissione instituita dal Consiglio Delegato di cotesta città per promuovere
li vari interessi degli abitanti del Borgo Stura.
[…] |
f.4v
Ha voluto l'Economo Generale riunire in una sola corrispondenza tutte queste
proposizioni, perché tutte le domande riguardano ad oggetti, che interessano la popolazione di
Torino, epperò tutte potevano esser oggetto dell'attenzione del governo, e delle di lui premure.
Sottopone l'Economo Generale all'avvedutezza del Sig. Ministro per gli affari
ecclesiastici queste proposizioni, ed ha l'onore di restituire i relativi ricorsi.
L'Economo Generale
Ab[ate] Moreno |
Al Signor Ministro Segretario
di Stato per gli Affari Eccl.ci
di Grazia, e di Giustizia
Torino
9
Lettera del can. Luigi Anglesio all'economo generale
AST Grande Cancelleria m. 315/1 n. 4834.
Orig. autogr. 2 ff. 212 x 162 mm.
Ined.
Rifiuta una somma assegnatagli dall'Economato.
[Torino, 7 agosto], S. Gaetano 1853
Ill.mo e Rev.mo Sig. Cav. etc.,
Io non dubito che V[ostra] S[ignoria] Ill.ma e Rev.ma per quell'amore che sì la

5.5 Page 45

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
311
distingue verso i poverelli di G[esù] C[risto] non abbia potuto a meno che ammirare con vera
soddisfazione la gioia e cordiale riconoscenza, con cui il sottoscritto ebbe a ricevere la
consolante notizia della generosa carità, con che Ella graziosamente mostravasi disposto
soccorrere alle emergenze della P[iccola] C[asa] coll'annuo sussidio di lire 2 m[ila]. Tal
graziosa emozione per altro, uopo è or lo confessi, fin d'allora ebbi a sentirmela non poco
scemata, quando sull'ultimo Ella facevasi ad ac[c]ennare l'origine di detta deliberazione, non
men che dell'elemosina che sarebbe stata elargita alla Piccola Casa.
Ora poi che sarebbe proprio la stagione e l'epoca di cogliere e gustare il frutto medesimo
trovasi il mio cuore così angustiato e con tale una voce | interna di duol sempre più sensibile e f. 2r
profonda, che proprio mi toglie ogni forza e corag[g]io di estendervi la mano, e darlo
assag[g]iare ai cari poverelli.
D'altronde essendoché l'amantissimo nostro arcivescovo, tutto che nella critica condizion
sua non ebbe finora lasciato di ricordarsi dei poverelli della P[iccola] C[asa] mercé uno sforzo
dirò al privato suo asse; potrei giustamente timere, che venuto in cognizione del disposto testé
in favor della P[iccola] C[asa] n'avesse forse, non dico a sentire rammarico, ma almeno
qualche dubbio sulla opportunità di continuare o no quella carità che nel suo privato sforzavasi
di usare alla P[iccola] C[asa]. Nel qual caso oltre la pena che avrebbe certo sentito il buon
padre e pastore, la stessa causa dei poverelli non avrebbe sicuramente sortito alcun utile, o
quello che il pietoso cuore di V[ostra] S[ignoria] Ill.ma e Rev.ma avrebbe inteso e sperato.
Così essendo le cose io non dubito che la prelodata V[ostra] S[ignoria] compatirà il padre
della P[iccola] C[asa] se a questo passo vedesi costretto a fermarsi e indietreggiare, onde non
rompere nella troppo sentita volontà del Signore nelle cui sole mani sussiste e vive tutta la
grande famiglia della P[iccola] C[asa] della Divina Provvidenza.
Frattanto lietissimo di aver conosciuto a prova il cuore vastissimo e così temprato a carità,
per la causa dei poverelli e della religione sì caldo e zelante qual'è quello di V[ostra] S[ignoria]
Rev.ma, augurandole il fior di tutte le più squisite sacerdotali benedizioni godo l'onore di
protestarmele con massimo rispetto e considerazione.
Umil.mo Obb.mo Servidore]
P[re]te Luigi Anglesio | f. 2v
All'Ill.mo e Rev.mo Sig. Sig.
P[ad]ron Col[endissi]mo il Sig. Abb[ate] Cav[aliere]
Economo Generale Vachetta Torino.
10
Lettera dell'economo generale Michele Vachetta
al ministro di grazia e giustizia Carlo Boncompagni
AST Grande Cancelleria m. 315/1 n. 4834.
Orig. allogr. firma autogr. 2 ff. 374 x 353 mm.
Ined.

5.6 Page 46

▲back to top


312 Aldo Giraudo
Offre spiegazioni sull'assegnamento al canonico Luigi Anglesio superiore del Cottolengo e sul
suo rifiuto; propone nuova destinazione della somma.
ECONOMATO GENERALE
Regio Apostolico
Torino, 22 Agosto 1853
[Ill.mo Sig. Ministro],
Prima di proporre, come fece con nota del 12 luglio p.p., che sulle limosine
della mensa arcivescovile di Torino, fosse contemplato per l'annua somma di lire
duemila il cotanto benemerito Istituto della Piccola Casa della Divina Provvidenza,
l'Economo Generale volle assicurarsi delle disposizioni in proposito del Sig.
canonico Anglesio confondatore di tale Istituto, onde per avventura non avesse a
vedersi rinnovato quanto accadde in seguito alle largizioni, che si fecero
all'occasione dell'allontanamento dei PP. Serviti di Torino.
Il predetto Sig. canonico esternò personalmente la sua più alta riconoscenza pel
benefizio che si voleva compartire ai suoi poverelli, e ben lungi dal muovere
osservazioni, ringraziò anzi vivamente il sottoscritto dell'interessamento che
dimostrava.
Fu dunque con ben giusta sorpresa, che dopo di avergli officialmente partecipata la
superiore autorizzazione, contenuta nella nota di cotesto Ministero del 7 luglio p.p.
f. 1v N. 2443, per la corrispondenza delle dette L. 2000, ricevette lo | scrivente, colla
lettera che ho l'onore di comunicare al Sig. Ministro Segretario di Stato per gli
affari ecclesiastici, il rifiuto dell'enunciata sovvenzione.
Allo stato delle cose, posciaché si sarebbe fatto assegnamento di lire quindici
mila a distribuirsi sui fondi della mensa predetta, e che beneficiis non sunt invitis
conferencia, l'Economo Generale sottoscritto proporrebbe, che la somma già
destinata per l'Instituto Cottolengo, venga in vece erogata per la concorrente di lire
mille in aumento alle 9000 assegnate alle 18 parrocchie della capitale pei poveri della
medesima, da pagarsi e distribuirsi in conformità del progetto già presentato a cotesto
Ministero, per lire cinquecento al Ricovero di Mendicità in aumento delle L. 2 mila
già parimente assegnate e per altre lire cinquecento all'Istituto detto degli
Artigianelli diretto dal sacerdote Cocchis.
Ben potendo prevedere come in quest'anno le miserie della classe povera
saranno per farsi più sensibili pelle fallanze dei raccolti, e carezza dei viveri, il
numero dei poveri che cercheranno ricovero, o soccorso sarà anche maggiore,
f. 2r
non potrebbero perciò trovare migliore destinazione i succitati | fondi; per quanto
spetta all'Istituto degli Artigianelli, avendo per iscopo il togliere dal vizio, e dalla
miseria abbandonati fanciulli del popolo, somministrando loro una cristiana
educazione, ed i mezzi d'imparare qualche mestiere, che valga a loro procacciare
nell'avvenire un'onesta sussistenza, sembra pure meritare particolare
interessamento. Sottopone perciò queste proposizioni all'alta saviezza del Sig.
Ministro Segretario di Stato per gli affari ecclesiastici, da cui starà attendendo
l'opportuna autorizzazione per darvi esecuzione.
L'Economo Generale R[egio] Ap[ostolic]o
Mich[ele] Vachetta
Al Sig. Ministro Segretario di Stato
per gli affari ecclesiastici.

5.7 Page 47

▲back to top


«Sacra Real Maestà»
313
11
Supplica del chierico Giuseppe Rocchietti
al re Vittorio Emanuele II
AST Grande Cancelleria m. 1012 n. 492.
Orig. autogr. 2 ff. 309 x 213 mm. in alto sul f. 1r: 492
Ined.
Domanda l'assegnazione di una pensione annuale che supplisca la mancaza di mezzo
patrimonio ecclesiastico.
[Torino, anter. 13 febbraio 1858]
S[acra] R[eal] M[aestà],
Espone Rocchietti Giuseppe di questa città orfano di padre e madre come egli
essendo stato caritatevolmente accolto nella casa dell'oratorio di S. Francesco di
Sales ebbe la bella sorte di poter coltivare gli studi e percorrere il corso di latinità, di
filosofia e fino al quarto di teologia.
Ora per bontà dei superiori ecclesiastici fu ammesso a ricevere la tonsura e gli
ordini minori e spera di poter ricevere regolarmente gli ordini sacri. Ma presentavasi
una difficoltà, la mancanza del patrimonio ecclesiastico. Una persona caritatevole
offerì di fare la metà di detto patrimonio.
Egli è per questa seconda metà di patrimonio che monta a franchi 120 annui
che il sottoscritto ricorre a V[ostra] R[eal] M[aestà] supplicandola a voler prendere
in benigna considerazione questo suo bisogno e concedergli l'accennato caritatevole
sussidio.
Dal canto suo non mancherà di implorare la benedizione del cielo sopra la
persona di V[ostra] M[aestà] e di tutta la reale famiglia.
Che della grazia
L'umile supplicante
Rocchietti Gius[epp]e
Il sottoscritto dichiara essere ivi esposta la pura verità; e dichiara eziandio che
la esemplare condotta dal supplicante tenuta da più anni in questa casa glielo fanno
giudicar degno di riguardo per cui rispettosamente lo raccomanda quanto può
presso la bontà dei superiori.
Torino, 13 febbraio 1858
Sac. Bosco Gio[vanni]
V[isto] per l'autenticità e conferma di quanto sovra.
Torino, li 13 febbraio 1858.
Celestino Fissore provic[ario] gen[erale].
T[eologo] Gaudi procancel[liere].