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FONTI
DON MICHELE RUA
PRECARIO «CRONACISTA» DI DON BOSCO
Introduzione e testi critici Pietro Braido
I. INTRODUZIONE
Oltre a registrazioni e annotazioni legate al suo ufficio di «prefetto» (ossia
vicedirettore e amministratore dell'Oratorio), don Michele Rua ha lasciato una
breve cronaca, che abbraccia il periodo di tempo che va dal Io settembre 1867 al
16 marzo 1869. Essa può riuscire interessante sia per taluni contenuti e osserva-
zioni particolari, assenti dagli altri documenti, sia per lo stile generalmente ispira-
to a sobrietà e realismo, che non lo sottrae però alla temperie generale dell'am-
biente.
1. Le «Cronache» (1o settembre 1867-16 marzo 1869)
L'indeterminatezza del titolo e la solennità dell'esordio rivelano nel cronista
intenzioni di largo respiro. In realtà all'intestazione fanno seguito soltanto undici
pagine, seppure fitte, che mostrano come l'impegno iniziale sia stato in seguito
drasticamente ridimensionato e rapidamente frustrato. Spesso non si tratta di
cronaca vera e propria, poiché varie settimane e mesi vengono riepilogati a di-
stanza di tempo dagli avvenimenti; e di parecchi mesi o non si danno notizie o
solo riferimenti a uno o due giorni. Relativamente ricco è il settembre 1867, ma
solo fino al giorno 11. Poi subentra il silenzio fino a tutto novembre, quando si
rievocano brevi frammenti relativi alle settimane passate. Di dicembre viene ri-
cordata soltanto la buonanottestrenna del giorno 31. Nei mesi seguenti vengono
messe in rilievo la crisi di fede di un giovane, la morte del eh. Mazzarello e del-
l'ex-chierico Petiva; ed,
1 Emergono tra tutte i quaderni, nei quali don Rua, a partire dal 1866, registra con pun-
tuale concisione le decisioni e le proposte elaborate dal consiglio dell'Oratorio. I laconici ver-
bali giungono fino al maggio del 1877.

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Pietro Braido
in giugno, la consacrazione della chiesa di Maria Ausiliatrice e la morte di D.
Giuseppe Bongiovanni. Gravemente ammalato e convalescente nei mesi di agosto
e settembre don Rua riesce a rievocare fatti collegati con il tempo degli esercizi
spirituali a Trofarello (dove si trovava in riposo), ignorando totalmente ottobre e
registrando poco sia di novembre che di dicembre. Per il 1869 è quasi tutta cro-
naca retrospettiva, riferita al viaggio di don Bosco a Roma e all'approvazione
pontifìcia della Società salesiana. Vera «cronaca» è quanto è registrato, immedia-
tamente o quasi, dal Io al 10/11 marzo.
Rispetto alle cronache redatte in contemporanea da don Gioachino Berto
(che ignora completamente i due periodi di tempo che vanno dall' 11 settembre
1867 al 28 aprile 1868 e dall'8 gennaio al 4 marzo 1869), si possono già rilevare
alcune caratteristiche salienti del modo con cui don Rua intende il suo compito di
«cronacista». Anzitutto egli ignora quasi del tutto le «buonanotte»: ne registra
solo tre (le prime due trascritte, probabilmente su sua iniziativa in altro quaderno,
Fatti particolari, del quale si dirà; e l'altra del 31 dicembre 1868, di cui enuncia
soltanto il tema); vi si può aggiungere il discorso di addio ai ragazzi, il 7 gennaio
1869, prima di partire per Roma. A sogni o predizioni ci sono soltanto due precisi
riferimenti nella buonanotte-strenna del 31 dicembre 1867 e 1868. Berto, nello
stesso periodo, ne registra quattro (ma la sua cronaca non ricopre il dicembre del
1867 e del 1868; Lemoyne nelle Memorie biografiche ne riporta tredici). Ci sono
vari riferimenti a grazie ottenute per intercessione di Maria Ausiliatrice, concen-
trate vicino alle feste per la consacrazione della chiesa a lei dedicata, in aprile e
luglio del 1868 (la gamma del Lemoyne è molto più ricca). Rua, però, non si
differenzia dagli altri quanto ad esigenze circa l'attendibilità dei fatti, la verifica
del loro effettivo carattere e il controllo della caducità o meno dei risultati. Tutta-
via, nelle Cronache predominano nettamente fatti e avvenimenti di tipo organiz-
zativo e materiale: visite a o di personaggi, progetti, attività, cenni a problemi
economici (ristrettezze, beneficenze, eredità), viaggi, con il particolare rilievo
dato a quello a Firenze e Roma, per il conseguimento dell'approvazione della
Società salesiana e imprecisati contatti politici. È un settore, dove Rua appare
talvolta l'unico testimone, come conferma l'utilizzazione che ne fa il Lemoyne,
sia pure in modo estremamente sommario.
2. «Fatti particolari» (9 settembre e 31 dicembre 1867)
Alle Cronache è strettamente collegato un secondo documento, a cui esse
fanno esplicito riferimento e che sembra identificabile con buona sicu-

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
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rezza. Vi si riferiscono il 9 settembre e il 31 dicembre 1867 per due fatti diversa-
mente «portentosi». In relazione al 9 settembre Rua appunta: «Alla sera raccontò
la prodigiosa guarigione di un'indemoniata per intercessione della Vergine Ausi-
liatrice; fatto che trovasi a pag. »; dove si possa trovare sembra chiarito dal-
l'annotazione fissata al 31 dicembre successivo: «D. Bosco alla sera ci radunò in
Chiesa e ci raccontò un sogno che trovasi nel quaderno a parte a pag. ».
Di tutti i quaderni di cronaca conservati nell'archivio salesiano centrale ce
n'è esclusivamente uno che nel 1867 raccolga insieme e soltanto i due eventi. Il
quaderno porta nel frontespizio la dicitura Fatti particolari,2 non appartiene a un
cronista unico, poiché i due fatti di cronaca sono trascritti da due amanuensi di-
stinti, probabilmente per incarico dello stesso don Rua, che con tutta probabilità
ha scritto di suo pugno il titolo del quaderno stesso.
È vero che del primo episodio (la presunta «indemoniata» di Acqui) esiste,
come si vedrà dai testi editi, una versione registrata contemporaneamente da Gio-
achino Berto (cronista della buonanotte del 31 dicembre in Fatti particolari) in un
suo quaderno di cronache dal titolo Raccolta di detti, fatti e sogni di D. Bosco,
che abbraccia il periodo di tempo che va dal 25 giugno al 16 settembre 1867. Ma
è altrettanto certo che altro amanuense (un segretario avventizio di don Rua?) ha
inserito il medesimo episodio in un quaderno a parte, con titolo specifico — Fatti
particolari — che sembra essere stato confezionato nell'ufficio della «prefettu-
ra»,3 dove passavano segretari, non raramente a tempo limitato, e che contiene
soltanto i due fatti esplicitamente indicati nelle Cronache di don Rua.
2 I termini «fatto particolare», «fatti particolari» dovevano essere familiari nel mondo
dell'Oratorio di Valdocco, dove si respirava un clima di esaltazione per quanto di nuovo e prodi-
gioso si percepiva in relazione alla costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice. Essi entrano
nel titolo di parecchi capitoli dell'opuscolo che rievocherà le feste celebrate e le grazie avvenute
prima, durante e dopo la consacrazione del santuario, Rimembranza di una solennità in onore
di Maria Ausiliatrice pel sacerdote Giovanni Bosco (Torino, Tip. dell'Oratorio di S. Francesco
di Sales 1868, 174 p.): Fatti particolari (capp. X, XV, XVIII, XX, XXIII, XXV), Fatto parti-
colare (cap. XII), Altri fatti particolari (cap. XIII).
3 È ampiamente documentabile con fatti e testimonianze quanto scrive il miglior biografo
di don Michele Rua: «La stanza od ufficio, dove lavorava, aveva un tavolo contro una semplice
scansia, presso l'uscio, due sedie delle più ordinarie, e null'altro (...). Nella stanzetta vicina eran
due o tre piccoli tavoli per i segretari (...). Spesso occorrevano dei segretari aggiunti; e due, e
tre, e quattro, sedevano ad un medesimo tavolo, nella stessa stanza, con un'unica lucerna, o una
fiammella di gas» (A. AMADEI, Il servo di Dio Michele Rua, vol. I. Torino, SEI 1931, p. 191).

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Pietro Braido
3. Il «cronacista»: don Michele Rua (9 giugno 1837-6 aprile 1910)
Quando scrive le Cronache don Michele Rua4 ricopre l'ufficio di «prefetto»;
ossia è il più vicino collaboratore di don Bosco, vicedirettore dell'Oratorio di
Valdocco, coadiutore nel governo della nascente Società religiosa e delle sue
opere: il grande e articolato Oratorio di Valdocco, l'oratorio di S. Luigi a Torino,
il piccolo seminario o collegio di Mirabello Monferrato, il collegio di Lanzo To-
rinese, una casa di riposo e di esercizi spirituali a Trofarello, presso Torino. Egli è
ritornato alla casa madre nel settembre del 1865 5 dopo essere stato per un biennio
direttore a Mirabello. Di regola egli doveva occuparsi dei problemi amministrati-
vi, della contabilità, della disciplina generale e seguire in particolare la sezione
artigiani con i laboratori di calzoleria, sartoria, falegnameria, dei fabbro-ferrai,
dei tipografi, della libreria. Egli lavorava in un suo ufficio estremamente austero,
che aveva accanto una stanzuccia per alcuni segretari, stabili e aggiunti, questi
ultimi rappresentati da «aspiranti» alla Società, spesso fugaci come meteore. Il
suo lavoro era accresciuto quando don Bosco si allontanava dall'Oratorio per
giorni e settimane, talora mesi, per i più disparati impegni: in questi anni soprat-
tutto la ricerca di aiuti per la costruzione della chiesa di Maria Ausiliatrice (1863-
1868) e le pratiche per l'approvazione pontificia della Società salesiana; fanno
spicco i due viaggi a Roma dal 7 gennaio al 5 marzo 1869.
È ovvio che le Cronache ne risentano. Oltre la gravissima peritonite che lo
colpisce alla fine di luglio 1868 il sovraccarico di lavoro spiega agevolmente le
vistose lacune, le tardive registrazioni dei fatti e la repentina interruzione di un
impegno iniziato con prospettive tanto promettenti.
4. I documenti
Doc. A - Cronache - ASC 110 Rua, mer. 1.205 E 5-1.206 A 4.
Il testo manoscritto autografo di don Rua è contenuto in un fascicolo,
4 Su don Rua sono state fornite essenziali informazioni biografiche e bibliografiche nel-
l'articolo di P. BRAIDO e R. ARENAL LLATA, Don Giovanni Battista Lemoyne attraverso 20
lettere a D. Michele Rua, in RSS 7 (1988), pp. 89-92.
5 Il 9 agosto 1865 don Bosco da Torino scriveva a don Rua, ancora a Mirabello: «Sul fi-
nire della prossima settimana io vado [= vengo], si Dominus dederit, a Mirabello con animo di
poterti portare sulle mie spalle [= a Torino]. Aggiusta le cose in modo che non siano difficoltà;
D. Pro vera, se non mi precederà, lo condurrò io stesso» (E I 350). Quando il 18 agosto don
Bosco si porta a Strevi, don Rua, è già all'Oratorio di Valdocco (v. lettera di don Bosco a lui da
Strevi, del 20 agosto - E I 494).

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
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formato 306x210 mm., costituito da 9 fogli doppi inseriti l'uno nell'altro e legati
con filo, per complessive 36 pagine. La carta appare vetusta, alquanto ingiallita. I
fogli semplici, eccetto il primo e l'ultimo, sono numerati leggermente a matita nel
margine inferiore a destra da 1 a 16. Il fol lr serve da frontespizio, il fol lv è bian-
co. Le pagine dal fol 2r al fol 7r sono ricoperte dalla grafia di Rua, leggermente
inclinata a destra, eseguita con inchiostro seppia sbiadito. A sinistra di ciascuna
pagina è indicato con linea verticale, tracciata a matita, un margine sui 20/25 mm.
Dopo tre pagine bianche, dal fol 7V al fol 8V, si trova nel fol 9r con altra grafia un
«Inventario degli oggetti che possiede a suo uso l'Oratorio di S. Luigi Gonzaga a
Porta Nuova», a cui succedono in bianco i fogli numerati dal fol 9V al fol 16v. Il
fascicolo è protetto da una sovracoperta di carta ruvida, annerita, che avvolge con
piegatura all'interno il primo e l'ultimo foglio; la copertina, formato 563x399
mm., è ricavata da un manifesto disposto trasversalmente, nel quale si trova in-
quadrata entro un motivo ornamentale la scritta: GIOSTRA Corsa in Torino il 21
febbraio 1859.
Doc. B - Fatti particolari - ASC 110 Bonetti, mcr. 924 D 2-E 1.
Quaderno, formato 205x147,5 mm., costruito con 6 fogli doppi inseriti l'uno
nell'altro e legati con filo doppio bianco e nero per complessive 24 pagine. Esso è
protetto da una copertina di carta azzurra, robusta, rinforzata nel dorso da una
striscia di carta scura della larghezza nell'uno e nell'altro verso di circa 20,5 mm.
Le pagine 1 e 2 sono bianche; seguono numerate le pagine dispari da 1 a 11; le
rimanenti da 12 a 24 sono bianche. Il quaderno contiene, scritti da due amanuensi
diversi, con inchiostro color seppia, il racconto della presunta guarigione dell'a-
lienata di Acqui e la relazione della buonanotte del 31 dicembre 1867. Nonostan-
te numerosi confronti non si è riusciti a identificare la grafia del primo amanuen-
se, il cui testo ricopre le pagine da 1 a 4; il secondo è certamente Gioachino Ber-
to.6 È possibile, invece, attribuire a don Rua il titolo posto nel frontespizio: Fatti
particolari, voi. 1.
In nessuna pagina è riconoscibile un qualsiasi intervento di don Giovanni
Bonetti (1838-1891), il quale del resto in quel tempo (1865-1870) era direttore
del collegio di Mirabello Monferrato.
6 Gioachino Berto, entrato all'Oratorio nel febbraio 1862, professo triennale il 19.9.1864
e perpetuo il 6.12.1865, è in quel tempo studente di teologia, mentre funge anche da segretario
di don Bosco, che è suo confessore e che egli avvolge di illimitata ammirazione e confidenza.

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Pietro Braido
Doc. C - Raccolta di detti, fatti e sogni di D. Bosco - ASC 110 Berto, mcr.
903 D 6-904 D 6.
Le pagine di cronaca riguardanti «Addì 9 7bre 1867» relative alla creduta in-
demoniata di Acqui sono ricavate da una raccolta più ampia di fatti di cronaca
registrati da Gioachino Berto dal 25 giugno al 16 settembre 1867. Essa è affidata
a un quaderno, formato 200x150 mm., costruito con fogli di carta ordinaria, riga-
ta, legati in modo precario con filo, protetti da una copertina di cartoncino grigio,
rinforzata nel dorso da una striscia di carta color mattone. Sulla prima pagina
della copertina sono scritti data e titolo: 1867 1 Sogni e Fatti. Quanto è contenuto
nel quaderno, invece, è tutto autografo di Berto,7 incominciando dal titolo in pri-
ma pagina: Raccolta di detti — fatti e sogni di D. Bosco. Le pagine sono numera-
te da 1 a 74 (tra le pagine 53 e 54 sono rimaste totalmente bianche e non numera-
te due pagine). Le altre sono ricoperte dalla grafia di don Berto (eccetto pagina
66, bianca e solo numerata), che usa inchiostro nero per il testo e molte correzio-
ni, inchiostro color violetto per ulteriori correzioni, rimandi, aggiunte (con pesan-
ti cancellature di passi dove il cronista accenna alle proprie confessioni fatte a
don Bosco). Con inchiostro color violaceo è pure compilato l'indice, che occupa
un fascicolo aggiunto, formato 220x160 mm., di 12 pagine di carta uso mano, da
tipografia (le ultime quattro sono bianche). L'episodio della presunta indemoniata
di Acqui occupa la parte del quaderno che va dalla sesta riga di pagina 50 fino
all'intera pagina 54, mcr. 904 C 8-12.
5. Tradizione di testi
Le Cronache di don Rua furono utilizzate largamente — in genere con la
semplice trascrizione — da don Lemoyne nella compilazione delle Memorie
biografiche.8 Esse compaiono a partire da MB VIII 921 a MB IX 576. La
7 Gioachino Berto, n. a Villar Almese, diocesi di Susa, il 19 gennaio 1847, entrò all'Orato-
rio di Valdocco il 16 settembre 1862; fece la vestizione chiericale il 26 novembre 1863, la profes-
sione triennale il 19 settembre 1864, perpetua il 6 dicembre 1865. Compiuti i cinque corsi
ginnasiali in tre anni dal 1862 al 1865, occupò il sessennio 1865-1871 negli studi filosofici e teolo-
gici. Ricevette la tonsura e gli ordini minori l'I 1 dicembre 1870, il suddiaconato il 17 dicembre
1870, il diaconato il 4 marzo 1871; fu ordinato sacerdote il 25 marzo 1871. Fu segretario di
don Bosco dal 1866 al 1886, ricoprendo contemporaneamente e, in seguito fino alla morte (21
dicembre 1914), l'ufficio di archivista dela Società salesiana.
8 «Per scrivere queste memorie dagli ultimi due mesi del 1864 fino alla metà del 1867 —
avverte Lemoyne in MB VIII 921-922 —, ci siamo serviti degli appunti nostri, raccogliendo
man mano i documenti conservati negli archivi. Ora seguiremo le note di un'altra breve Crona-
ca che ci lasciò D. Michele Rua, a questa intrecciando quanto incontreremo di narrazioni

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
335
testimonianza diretta di Rua è spesso l'unica, poiché lungo parecchi mesi larghi
vuoti si determinano nelle cronache parallele di Gioachino Berto. Questi è pre-
sente con la Raccolta, descritta sopra, che va dal 25 giugno al 16 settembre 1867;
sporadicamente, con un breve quaderno dal titolo 1868-2, che ricopre in maniera
molto incompleta il tratto di tempo tra il 29 aprile e il 14 maggio 1868 (delle 23
pagine ben 19 sono occupate dal racconto di 3 sogni); infine, con altro quaderno
con l'indicazione 1868-1869, di 59 pagine, che va dal 24 giugno 1868 all'8 aprile
1869.
A parte alcune errate attribuzioni a don Rua di elementi ricavati da Berto,9
l'utilizzazione che Lemoyne fa delle Cronache di don Rua è puramente passiva;
non lo inducono mai a ricerche e approfondimenti personali: per esempio, a pro-
posito della pur cospicua eredità Bertinetti, dei viaggi a Milano e altrove, della
situazione finanziaria dell'Oratorio, ecc. Si direbbe che egli non sia attirato dalla
«storia reale» e che lo interessino di più ampliamenti, integrazioni relativi a even-
ti «straordinari», nel caso specifico ai due episodi contenuti in Fatti particolari.
Resta confermato quanto è stato scritto sulla preferenza per il «numinoso», che
sembra caratterizzare lo stile seguito da Lemoyne nel «fare storia» di don Bo-
sco.10
La presunta indemoniata di Acqui
Così è evidente l'interesse che egli prova, insieme agli altri, per la grazia
dell'annunciata guarigione della donna di Acqui. In questo caso egli è ben lontano
dal limitarsi a trascrivere il fatto come è tramandato nel quaderno a cui rinvia con
tutta probabilità don Rua. Egli sente il bisogno di riportare il testo della lettera del
viceparroco della cattedrale, nella quale si annuncia che «la grazia è fatta». Non
si accenna ad alcun controllo sull'entità e la stabilità della guarigione. Si tende,
invece, ad utilizzare al massimo le documentazioni immediate disponibili. Le
testimonianze simultanee, dipendenti dall'identica fonte diretta, la buonanotte di
don Bosco, la sera del 9 settembre 1867, sono almeno tre, raccolte nei seguenti
documenti: il quaderno di
autentiche, di testimonianze autorevoli e di altri documenti nel restante del 1867, e negli anni
1868 e 1869».
9 Per esempio, MB Vili 926-927, 928-929, 940-942...
10 Cfr. P. BRAIDO e R. ARENAL LLATA, Don Giovanni Battista Lemoyne...., in RSS 7
(1988) 89-114; P. STELLA, LO studio e gli studi su don Bosco e sul pensiero pedagogico-educativo:
Problemi e prospettive, nel voi. Prassi educativa pastorale e scienze dell'educazione, a cura di
Juan E. Vecchi e José M. Prellezo. Roma, Editrice SDB 1988, pp. 23-24, 29-33; F.
DESRAMAUT, Come hanno lavorato gli autori delle «Memorie biografiche», in Don Bosco nella
storia. Atti del I Congresso Internazionale di studi su don Bosco. Roma, LAS 1990.

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Pietro Braido
Fatti particolari, vol 1, pp. 1-4 (mer. 924 D 3-6) di amanuense non identificato; le
pagine 50-54 della cronaca di don Berto intitolata Raccolta di detti fatti e sogni di
D. Bosco (mcr. 904 C 6-12); una lettera del 10 settembre inviata dal laico salesia-
no, cav. Federico Oreglia di S. Stefano,11 a Madre Galeffi, Presidente delle oblate
di Tor de’ Specchi a Roma (ASC 275 Oreglia).
È da notare che da Fatti particolari dipendono in diversa maniera due suc-
cessive cronache curate da don Giulio Barberis,12 cioè due quaderni della cosid-
detta Cronachetta o Cronichetta anteriore, spesso ricopiatura di cronache prece-
denti di Bonetti, Ruffino e altri. La Cronachetta anteriore, quad. 7, è intitolata
precisamente Fatti particolari, Volume 1o: essa contiene in primo luogo la buo-
nanotte del 9 settembre (pp. 1-4, mcr 889 B 1-7) e del 31 dicembre 1867 in un
testo che, salva qualche variante, è identico alla cronaca Fatti particolari, vol. 1
del 1867, già descritta (nella Cronachetta anteriore 7 vengono aggiunti altre
«buonanotte» e sogni, occupando complessivamente 60 pagine). Invece, esclusi-
vamente i due fatti contiene il quaderno 10 della Cronichetta anteriore (buona-
notte del 9 settembre, pp. 7-9, mcr. 891 B 5-7), riprodotti in ordine inverso in un
testo meno corretto e con molte varianti rispetto sia a Fatti particolari 1867 che a
Cronachetta anteriore 7.
Il testo del racconto di don Bosco offerto da Lemoyne sia in Documenti per
scrivere la storia di D. Giovanni Bosco (voi. X, capo XXXVIII, pp. 298300) sia
in MB IX 937-939 è praticamente un’amalgama in cui vengono utilizzati al mas-
simo tutti gli elementi delle due distinte versioni date da Fatti particolari 1867 e
da Berto nella sua Raccolta. Si notano due differenze rispetto alle fonti. La prima
si trova soltanto in MB IX 938 e si fonda su quanto scrive Oreglia: è l'inserimento
di un primo tentativo di confessione e di comunione fatto con l'ammalata il Io
settembre; Fatti particolari lo ignora e Raccolta lo prevede «all'indomani» del-
l'intervento di don Bosco ad Acqui (invece Documenti e Fatti particolari lo ri-
mandano al 7 settembre, vigilia della festa della Natività di M.V.). La seconda
riguarda la natura della gua-
11 Nato a Benevagienna (Cuneo) il 15 luglio 1830 il nobile Federico Oreglia di S. Stefano
entra all'Oratorio il 16 novembre 1860; professa i voti triennali il 14 maggio 1862 e perpetui il
6 dicembre 1865; responsabile della tipografia e della libreria salesiana fin dagli inizi
(1862/1863), lascia la Società salesiana nel settembre 1869 ed entra nella Compagnia di Gesù,
dove diventa sacerdote. Muore il 2 gennaio 1912.
12 Don Giulio Barberis è un gran compilatore e commissionatore di cronache e di qua-
derni di sogni, per i quali favorisce una grande mobilitazione di novizi e di chierici. Nato a
Mathi Torinese il 7 giugno 1847 era entrato all'Oratorio il 29 luglio 1861; fatta la vestizione
chiericale il 6 novembre 1864 professò i voti triennali il 16 dicembre 1865, perpetui il 16 settem-
bre 1869; ordinato sacerdote il 17 dicembre 1870 e laureato in teologia all'università di Torino
il 10 dicembre 1873, fu dal 1874 il maestro dei novizi principale della Società salesiana e dal
1911 direttore spirituale generale della medesima fino alla morte (24 novembre 1927).

1.9 Page 9

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
337
rigione. Secondo le Cronache di don Rua, don «Bosco alla sera raccontò la pro-
digiosa guarigione di un'indemoniata»; in Fatti particolari, invece, si parla di
«una donna, che da più di un anno non era più in se stessa e parea indemoniata»:
versione ripetutamente sottolineata da Berto nella Raccolta, che riferisce di «una
guarigione di una che si credeva indemoniata», «una madre di famiglia che era
creduta indemoniata», infine «perfettamente guarita come se non avesse mai
avuto male alcuno».
Nel capo XXXVIII di Documenti Lemoyne adotta il titolo Guarigione di
una indemoniata, mentre titola diversamente il capitolo LXXVII di MB: D. Bo-
sco narra ai giovani la guarigione operata dalla Madonna in Acqui e nel testo fa
emergere chiaramente la convinzione che si sia trattato di guarigione «dopo circa
un anno di pazzia», di «debolezza di mente», anche se poche pagine prima (MB
IX 935) aveva scritto: «Il 9 riceveva notizie della donna indemoniata di Acqui».
Il sogno-vaticinio del dicembre 1867
Molto differenti sono le persuasioni del grande «memorialista» di don Bosco
circa il significato della «strenna» data da don Bosco il 31 dicembre 1867, in
verità un dono di capodanno decisamente problematico. Qui il cammino verso la
redazione finale consegnata a MB IX 11-17 è alquanto più complicato.
La prima versione del discorso di don Bosco (di una sera, secondo Crona-
che; di due sere secondo l'ultimo manoscritto di Lemoyne, Documenti e MB IX
17) è data da un testimone presente, Gioachino Berto, che la fissa in Fatti parti-
colari, come si è detto, per probabile incarico di don Rua stesso. A distanza di
alcuni anni seguono due redazioni, dovute ad amanuensi diversi, contenute nelle
citate Cronachetta anteriore 7 (pp. 4-10, mer. 889 B 1-7) e Cronichetta anteriore
10 (pp. 1-6, mer. 891 A 11-84). La prima, contenuta in Cronachetta anteriore 7,
resta fedele a Berto di Fatti particolari, anzi risulta più accurata, specialmente per
la punteggiatura; essa inoltre riporta un notevole numero di correzioni e aggiunte
di mano di don Giulio Barberis: sembra più probabile che esse siano dovute a una
sua libera iniziativa migliorativa piuttosto che alla dipendenza da altro manoscrit-
to. Il testo di Cronichetta anteriore 10 appare meno corretto, con punteggiatura
carente, vicino, con varianti, sia a Fatti particolari 1867 (Berto) sia a Cronachet-
ta anteriore 7.
La tradizione del testo non appare così lineare da quanto attesta don Lemo-
yne e dall'esame dei manoscritti che lo portano a offrire sia in Documenti che
nelle Memorie biografiche una relazione raddoppiata e con ulte-

1.10 Page 10

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338
Pietro Braido
riori significati rispetto a quanto trasmesso immediatamente in Fatti particolari
da G. Berto. Lemoyne afferma: «Don Bosco narrò questo sogno in due sere. La
suesposta narrazione è del chierico studente di Teologia, Stefano Bourlot, che ne
lasciò apposita memoria colla sua firma, in data 29 gennaio 1868. E scrisse in
calce alla medesima: 'Del sogno di Don Bosco io faccio semplice relazione e tale
e quale mi parve d'averla udita e con lo stesso ordine, senza però ripetere esatta-
mente tutte le parole da lui proferite, perché non le ricordo bene. Ma so con cer-
tezza che il senso è quello da me esposto, e tanto basti».13
Dall'esame dei manoscritti esistenti del Lemoyne si ha l'impressione che si
tratti, più che di dipendenza da una relazione fatta da altri, di una successiva ela-
borazione e costruzione congegnata dal Lemoyne stesso, in modo da provare il
puntuale avverarsi delle singole predizioni di morte, indicate in termini più preci-
si di quelli presenti in Fatti particolari.14
Nell'itinerario redazionale percorso dal Lemoyne si trova al punto di parten-
za un testo base, chiaramente dipendente da Berto (Fatti particolari),
13 MB IX 17. Stefano Bourlot, n. a Fenestrelle (Torino) il 10 maggio 1849, fa la vestizio-
ne chiericale nella cattedrale di Pinerolo, sua diocesi, il 2 novembre 1862. Dal 1864 al 1866
studia filosofia nel seminario di Torino; entra all'Oratorio di Valdocco nel 1866 e vi rimane
fino a un mese imprecisato del 1868. È ordinato sacerdote diocesano a Pinerolo il 23 dicembre
1871 e, dopo un anno al Convitto Ecclesiastico, è mandato vicario nel paese di Chambons. Il 4
ottobre 1876, dopo replicate insistenze, ottiene dal suo vescovo il consenso di entrare tra i
salesiani, dove professa i voti e il 14 novembre parte per l'Argentina. Fu per 33 anni parroco a
La Boca (Buenos Aires); muore ivi il 28 novembre 1910; cfr. J.E. BELZA, En La Boca del Ria-
chuelo. Síntesis biografica del sacerdote salesiano don Esteban Bourlot. Buenos Aires, Libreria
Don Bosco 1957, 238 p.
14 Nel manoscritto, che contiene il testo del sogno nella redazione che passerà in Docu-
menti e poi, con ulteriori ritocchi, nelle Memorie biografiche, a conclusione del racconto redat-
to dal Lemoyne, è da lui trascritta la seguente testimonianza attribuita al Bourlot: «Don Bosco
narrò questo sogno in due sere. Incominciò ad avverarsi colla morte del compianto chierico
Mazzarello che fu il primo dei tre. Varie circostanze accompagnarono la sua morte. La prima si
è che morì a Lanzo dove i giovani non erano ancora tutti conosciuti da D. Bosco come indicava
chiaramente il sogno. La seconda è ancor più meravigliosa perché attesta D. Bourlot, avergli
detto D. Bosco prima che si sapesse Mazzarello essere ammalato; essere un chierico quello che
doveva morire per il primo. Terza circostanza è aver D. Bosco annunziato in pubblico prima
che Mazzarello morisse incominciare colla lettera M il cognome di colui che sarebbe pel primo
andato all'eternità. Adesso aspettiamo che si avveri il rimanente del sogno o meglio visione. Il
secondo che deve morire, come ho udito dallo stesso D. Bosco, farà una sola volta l'esercizio
della buona morte; i suoi parenti verranno a vederlo, ma D. Bosco più non lo vedrà nei suoi
ultimi momenti, e la sua malattia sarà di soli otto o dieci giorni. Il terzo non farà più tre volte
l'esercizio della buona morte. D. Bosco spera di salvarlo quantunque adesso non sia ancora
preparato al gran passo. Torino 29 gennaio 1868. Il relatore Bourlot Stefano eh.» (ASC 111
Sogni - Lemoyne, mcr. 1.310 C 7). Lemoyne aggiunge ancora, inesattamente: «Lasciarono
contemporanea identica relazione di questo sogno D. Rua, D. Lemoyne ed altri» (ibid., mcr.
1.310 C 8).

2 Pages 11-20

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2.1 Page 11

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
339
trascritto con rilevanti concessioni del tutto aderenti alla sensibilità del copista;
per esempio, quando sostituisce la frase «era uno a cui voleva tanto bene» (lin.
69) con l'espressione più vigilata «era uno che mi voleva tanto bene». Ma su tale
manoscritto (ASC 111 Sogni - Lemoyne, 1.310 C 9-D 3) egli interviene con co-
piose correzioni e aggiunte nel corpo e nell'ampio margine, tali da portare a un
testo notevolmente rinnovato. Questo viene accolto nel manoscritto successivo
(ASC 111 Sogni - Lemoyne, mcr. 1.310), che subisce un'ulteriore consistente
dilatazione, rivolta, come sembra, a rendere possibile l'accertamento di predizioni
esattamente configurate. È il testo trasferito in Documenti X, capo XLIV, pp.
327-333, mcr. 1.008 B 11-C 5 (Sogno: Predizione pel 1868: morti di giovani:
stato delle coscienze: strenna: peste, fame e guerra) e, con nuove varianti, in MB
IX, capo II, pp. 11-17 (con la medesima titolazione di Documenti).
Nel seguito della rievocazione delle vicende del 1868 il compilatore delle
Memorie biografiche insiste nella verifica dell'adempimento di quanto egli ritiene
autentica visione e profezia, come del resto si propone esplicitamente: «Non
mancheremo d'illustrare la testimonianza di Don Bourlot confrontando con essa
le memorie biografiche del Venerabile da noi raccolte, alcune note di Don Rua,
ed i Necrologii, e ne presenteremo il risultato al lettore, narrando gli avvenimenti
del 1868».15 Non era impresa facile, poiché occorreva discernere con precisione i
tre defunti vaticinati dagli altri che sarebbero pure deceduti; 16 e tuttavia era com-
pito importante perché, secondo il Lemoyne, inguaribile soprannaturalista, «l'av-
veramento delle tre morti» era insieme garanzia della «veracità dell'annunzio dei
tre flagelli», interpretati da lui in dimensioni cronologiche e geografiche abba-
stanza flessibili.
Lo conferma la semplice titolazione parziale dei capitoli consacrati a tale
tematica: Capo V (...) Morte del ch. Mazzarello: è la prima predetta dal sogno:
circostanze sorprendenti di essa (...) (MB IX 43, 50); capo VIII (...) Morte del ch.
Petiva (...) Don Francesia scrive al cavaliere che Petiva non è il
15 MB IX 19.
16 «Erano nove quelli che dovevano andare all'eternità fra 800 e più persone che si trova-
vano in casa. Ma perché il sogno accennava solamente a tre? La loro successiva dipartita dove-
va compiersi nello spazio quasi intiero dell'anno: e la morte degli altri sei ad intervalli. della
quale ignoravansi le circostanze, avrebbe costretto, come uno svegliarino, quelli dell'Oratorio a
riflettere sovente al sogno e alla descrizione fatta riguardante lo stato delle coscienze» (MB IX
19).
Secondo il computo di P. Stella i defunti della comunità oratoriana nel 1868 furono i se-
guenti: Giuseppe Mazzarello (m. a Lanzo Torinese il 21 gennaio); Spirito Rossi (m. all'Orato-
rio il 18 marzo 1868); Pietro Corecchio (m. all'Oratorio in maggio); D. Giuseppe Bongiovanni
(m. all'Oratorio il 17 giugno); Paolo Vacchetta (m. all'Oratorio il 21 dicembre) (P. STELLA,
Don Bosco nella storia economica e sociale..., p. 219).

2.2 Page 12

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340
Pietro Braido
secondo del sogno, e aver detto Don Bosco esservi un giovane che non farci più
l'esercizio della buona morte (...) (IX 82, 87-89); capo X (...) Circostanze straor-
dinarie della morte repentina di Rossi Spirito predetta da Don Bosco. Non è il
secondo del sogno - Don Francesia annunzia questa morte al Cavaliere - La
Marchesa di Villanos scrive a Don Francesia di questo fatto (...) (IX 103, 111-
114); capo XI (...) Postilla di Don Francesia che annunzia la morte del giovane
Croci - Non è ancora il secondo del sogno (...) (IX 117, 121); capo XVIII. La
morte del secondo giovane indicata dal sogno - Si verificano tutte le circostanze
predette (...) (IX 211-212); capo XXVIII (...) Morte del terzo giovane del sogno
(...) (IX 349, 351-352); capo XXXVI. I tre flagelli predetti da Don Bosco (...) Il
primo flagello: la pestilenza - Il secondo flagello: la guerra - Il terzo flagello: la
fame - Questi flagelli non si riferivano solo all'Italia (...) (IX 464-472).

2.3 Page 13

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
341
II. TESTI
Cronache I
p. 2
Persuaso di far cosa che possa ridondare alla maggior gloria di Dio e a vantag-
gio delle anime, e dietro consiglio di persone benevole all'Oratorio io Sac. Rua Mi-
chele intraprendo quest'oggi l" Settembre 1867 a raccogliere le memorie che posso-
no riguardare l'Oratorio e specialmente il fondatore del medesimo Sac. D. Giò. Bo- 5
sco limitandomi ad farne semplice cenno a guisa di cronacista non già di storico; e
cominciando dal giorno d'oggi.
1867 Settembre
1. D. Bosco parte al mattino per recarsi alla villeggiatura del celebre T. Mar-
gotto redattore del giornale l'unità cattolica. L'Oratorio riceve una visita di un Ve- lO
scovo della China centrale, nativo di Bologna, minor Riformato. Ricevuto cordial-
mente dai giovani e dalla banda musicale mostrasi assai soddisfatto sì della nuova
chiesa come delle cose dell'Oratorio.
3 e] a A e corr A2
Il nativo ... Riformato om A add si A2
12 sì] di A corr ,42
3-4 Michele Rua, sacerdote, in quel momento prefetto dell'Oratorio di S. Francesco di Sales
e della Società Salesiana; n. il 9 giugno 1837, aveva allora 30 anni. Il lo settembre 1867 cadeva
di domenica.
5-6 Giovanni Bosco, sacerdote (1815-1888), fondatore e rettor maggiore della Società di S.
Francesco di Sales, allora semplicemente in possesso del «decretum laudis» da parte della S.
Sede; essa gestiva allora tre istituti (l'Oratorio di Valdocco, un piccolo seminario a Mirabello
Monferrato, il collegio di Lanzo Torinese), gli oratori festivi di S. Luigi Gonzaga e dell'Ange-
lo Custode a Torino; aveva pure una casa di riposo e di esercizi spirituali a Trofarello, nelle
vicinanze di Torino: v. più avanti lino 50, 112, 168, 208-209.
9-10 Margotto: è il teol. Giacomo Margotti, sacerdote, giornalista, polemista, n. a S. Remo,
diocesi di Ventimiglia, 1'11 maggio 1823, alunno nell'anno 1845-1846 dell'Accademia di Super-
ga, presieduta dal can. Guglielmo Audisio. Questi, divenuto direttore del giornale L'Armonia
della religione con la civiltà (prima bisettimanale, poi trisettimanale, dal 1855 quotidiano, aveva
iniziato le pubblicazioni il 4 luglio 1848), volle associarsi l'antico allievo, che gli succedette nel-
la direzione nel 1850. Nel 1863 lascia L'Armonia e fonda il quotidiano L'Unità Cattolica (il pri-
mo numero esce il giovedì 29 ottobre), simbolo e voce dell'intransigentismo cattolico: Muore
in piena attività a Torino il 6 maggio 1887.
L'Unità Cattolica uscì a Torino fino al 1892, dal 1893 passò a Firenze e visse fino al 1929, con-
servando costantemente l'originario indirizzo intransigente.
10-11 Probabilmente si tratta di mons. Eustachio Vito Modesto Zanoli OFM Ref, n. nella
diocesi di Modena il 12 maggio 1831, religioso nel 1847, sacerdote nel 1854, missionario nel
Vicariato di Hu-pé dal 1856, coadiutore del Vicario Apostolico nel 1857, Vicario egli stesso
dal 1862, m. il 17 maggio 1883.
12-13 La «nuova chiesa» è quella che don Bosco sta costruendo dedicata a MariaAusiliatri-
ce. l primi scavi furono compiuti tra la primavera e l'autunno del 1863; ripresi i lavori nel mar-
zo del 1864, don Bosco benedisse la prima pietra sul finire di aprile. «Il 27 aprile 1865, quando

2.4 Page 14

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342
Pietro Braido
3. Addolorato alla vista dell'immenso male che si va facendo specialmente fra
15 la gioventù studiosa per mezzo della lettura dei cattivi libri formò il progetto di fare
un'associazione di libri buoni e classici stampandone un per mese; e nel giorno d'og-
gi andò dal Prof. D. Picco personaggio pio e molto pratico di gioventù e di libri per
maturare con lui tale progetto.
7. È cosa maravigliosa il vedere come D. Bosco in mezzo ai gravissimi affari
20 che lo assediano del continuo, pure rammenta e recita bellissimi tratti di autori clas-
sici e specialmente di Dante, di cui sa e recita degli interi canti come per sollievo e
per esilarare la compagnia, servendosene pure per aver occasione di parlare dei varii
vizi che dal poeta furono bellamente esposti come puniti con diverse e varie specie di
pene. Interrogato che pensasse di Dante rispose che per la poesia e per la lingua, in
25 una parola pel merito letterario e scientifico non puossi desiderare di più; ma che del
resto i suoi scritti furono dettati da spirito di vendetta per biasimare e screditare
quelli che avean sostenuto le parti contrarie alla sua, levando a cielo quelli che erano
stati dello stesso suo partito.
9. Alla sera raccontò la prodigiosa guarigione di un'indemoniata per interces-
30 sione della Vergine Ausiliatrice; fatto che trovasi
Il. Usciti quest'oggi insieme fummo due volte insultati da monelli con parole
17 pio e om A add si A 2 post molto add si pio e A2 del A3 21 sa] reci A sa corr A2
23 esposti] imaginati A esposti em si A 2
diverse] diversi A diverse corr A 2
24 in]
non A in corr A 2
con le fondazioni erano già stati costruiti tutti i locali sotterranei, ebbe luogo la funzione solen-
ne della posa della pietra angolare (...). I lavori proseguirono e terminarono, all'esterno, nel-
l'estate del 1866. Nel maggio del 1867 veniva collocata al suo posto, sulla cupola, la statua del-
la Madonna» - F. GIRAUDI, Il santuario di Maria SS. Ausiliatrice. Torino, SEI 1948, p. 21.
14-16 È l'intuizione di quella che sarà la Biblioteca della gioventù italiana, «pubblicazione
mensuale», che aveva «per iscopo di pubblicare quei testi di lingua o antichi o moderni, che più
da vicino possono esser utili alla colta gioventù»: essa ebbe inizio con il primo numero nel
gennaio 1869 e si concluse con il fascicolo 2040 di dicembre 1885. Era stata preceduta nel 1866
da Selecta ex latinis scriptoribus in usum scholarum.
17 Picco Matteo, sacerdote, professore privato di latinità e retorica (1812-1880). La sua scuo-
la fu frequentata da molti ragazzi dell'Oratorio, prima che in questo venissero organizzate le
classi ginnasiali interne (1855-1859). Nell'anno scolastico 1862-1863 fu legalmente considerato
direttore delle scuole di Valdocco.
21 Dante Alighieri (1265-1321), il massimo poeta italiano, identificato con il suo capolavoro,
la Divina Commedia, un poema in tre cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) di trentatre
canti ciascuna, che parecchie persone colte vantavano di saper a memoria.
29 Si tratta di una donna presunta indemoniata, in realtà un'alienata mentale, presentata e
raccomandata a don Bosco ad Acqui, in provincia di Alessandria in Piemonte, in occasione di
una visita, fatta intorno al 20 agosto 1867, al vescovo diocesano, mons. Modesto Contratto
OFM Cap (1798-1867), che si trovava nella residenza estiva di Strevi (una ridente località a sei
chilometri da Acqui Terme e ventotto da Alessandria).
30 Quasi certamente don Rua si riferisce al quaderno Fatti particolari, nel quale sono conte-
nute due «buonanotte», del 9 settembre e del 31 dicembre: v. Introduz.

2.5 Page 15

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
343
di scherno. D. Bosco si contentò di dare un semplice sguardo di compassione a que-
sti giovani senza risponder verbo. Capii però dal contegno suo che gli cagionava
pena assai grave non l'insulto ricevuto bensì la perversità dei ragazzi e dei tempi
correnti.
35
1867 Settembre
Gli occorse pur di leggere come in un congresso tenutosi in Ginevra dai rivolu-
p. 3 zionarii I o frammassoni siasi proposta l'abolizione del Papato e ciò fugli come spina
al cuore, non perché temesse della caduta del medesimo, che non può mancare stan-
te la promessa del Salvatore; sì bene per veder che figli della Chiesa proponessero di 40
alzar le loro mani parricide contro il capo della Chiesa.
Novembre
Oh! quanti giorni passarono senza che potessi riappiccare il filo della cronaca!
In questo frattempo D.B. fece varii viaggi; fra cui la passeggiata autunnale a Castel-
nuovo d'Asti. Quivi essendosi nel mese di Agosto introdotto il cholera morbus D. 45
Bosco appena il seppe, mandò uno de' suoi preti, D. Gio. Cagliero, in soccorso del
paroco e Vice paroco nell'assistenza degli infermi. La premura di D.B. nel soccorre-
re la sua patria, e lo zelo spiegato dal detto D. Cagliero avevano commosso l'animo
dei Castelnovesi; pel che cordialissime e sommamente festevoli furono le accoglienze
fatte a lui ed ai suoi giovani. - Fece la visita ai suoi collegi di Lanzo e Mirabello 50
dove trovò ogni cosa ben avviata. Recossi pure a Milano alli 25 di Nov. e vi si
fermò tre giorni che furono un continuo ricevere visite di persone che desideravano
consolazioni, consigli, sollievo, guarigione da infermità spirituali o corporali; impie-
gando il resto del tempo nel visitar nelle proprie case quegli altri infermi, che erano
45 nel] del A nel CO'T A2
51 alli iter A
e cui non A che erano corr A2
54 il... tempo om A add si A2
che erano]
37-38 «Al principio di settembre [1867] Garibaldi si recò a Ginevra al primo congresso della
Lega per la pace e la libertà, a cui parteciparono numerosi democratici e socialisti di vari paesi.
Accolto con entusiasmo ed eletto presidente onorario dell'assemblea, egli parlò violentemente
contro il Papato ed affermò che la guerra in un solo caso doveva essere permessa: «quando si
tratta di difendere i deboli e gli oppressi o di resistere all'oppressione di un tiranno» - G. CAN-
DELORO, Storia dell'Italia moderna, vol. V. La costituzione dello stato unitario 1860-1871. Mi-
lano, Feltrinelli 1978, p. 339.
44-45 Il 6 ottobre (prima domenica del mese) con un gruppo di alunni di Valdocco don
Bosco è ai Becchi a celebrare la festa della Madonna del Rosario.
Castelnuovo d'Asti (ora Castelnuovo Don Bosco), a circa 29 km da Torino, è il comune a
cui appartiene la località dei Becchi, distante circa 5 km, dove nacque don Bosco.
45 Il cholera morbus si stava estendendo in Italia dal luglio 1867, rivelandosi particolarmente
violento a Catania, a Palermo, Albano, ecc.
46 Don Giovanni Cagliero, uno dei primi e principali collaboratori di don Bosco, era nato a
Castelnuovo l'Il gennaio 1838; sac. nel 1862, fu consacrato vescovo il 7 dicembre 1884, essen-
do stato nominato Vicario Apostolico della Patagonia; cardinale il 6 dicembre 1915, morì a
Roma il 28 febbraio 1926.
50 Don Bosco fu al piccolo seminario di Mirabello da mercoledì 13 a venerdì 15 novembre,
a Lanzo da lunedì 18 a mercoledì 20 dello stesso mese; seguì il lunedì successivo il viaggio a
Milano.

2.6 Page 16

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344
Pietro Braido
55 obbligati alletto e che lo desideravano. In tutti ravvivava la divozione verso la Ver-
gine SS. Ausiliatrice dei cristiani.
È degno di notarsi la profezia che fece in questo frattempo riguardo agli affari
di Roma. Ben è noto come i garibaldini già avessero oltrepassato i confini Pontificii
e sostenuti secretamente da mano potente minacciassero d'invadere la stessa città di
60 Roma. È pur noto come parecchi ribaldi introdottisi in detta città cercassero di som-
movere la popolazione ed aprire in qualche modo l'adito ai nemici esterni. Ognuno
temeva, e sembrava che non vi fosse più quasi speranza di salvare l'eterna città da
straniera invasione. Una sera che si discorreva della guerra e che qualcuno esprime-
va il timore pei mali che sovrastavano a Roma; D. Bosco con aria ridente e sicura
65 interrompendo disse: ebbene io, se le occupazioni mel permettessero, vorrei recarmi
a Roma e percorrendo le varie contrade della città vorrei gridare ad alta voce che
tutti i cittadini stiano tranquilli che nulla accadrà di sinistro, che confidino solamen-
te nella protezione di Dio e della Vergine Maria e del resto non temano dell'invasio-
ne. I L'evento dimostrò quanto bene si apponesse D. Bosco, giacché pochi giorni p. 4
70 dopo sconfitte interamente le bande garibaldine furono costrette a ritirarsi intera-
mente dalle terre Pontificie.
31 Dic. D. Bosco alla sera ci radunò in Chiesa e ci raccontò un sogno che trova-
si nel quaderno a parte a pago il quale ci rivelò assai chiaramente le peripezie per
cui doveva passare l'anno 1868. Ci lasciò poi per istrenna questa massima: la fre-
75 quente e divota confessione è un gran mezzo per salvarsi l'anima.
65 interrompendo om A add sI A2
66 a] in A a corr A 2 contrade] città A contrade
('117 A2
ad] e A ad corr A2
69 ante L'evento add mrg sup 1868 A
72 ante 31 add
mrg sin 1868 A del A2 post Dic, add mrg sin lO Genn. A del A2
58-71 Sebbene Rattazzi avesse confinato Garibaldi a Caprera (27 settembre 1867), il 29 i vo-
lontari passano la frontiera dello stato pontificio verso Viterbo, la Sabina e Frosinone, senza
essere ostacolati dalla truppe regie. Garibaldi, fuggito da Caprera, assume a Passo Coresc (a
circa 40 km da Roma) il comando degli invasori, mentre il giorno prima era fallito un tentativo
di insurrezione a Roma ed era stata annullata l'azione dei fratelli Cairoli a Villa Glori. Il 30 ot-
tobre gli invasori vengono respinti al ponte Nomentano e totalmente sbaragliati a Mentana, il
3 novembre, dalle truppe pontificie e quelle francesi, sbarcate a Civitavecchia il 30 ottobre. Il
26 novembre Garibaldi fu ricondotto a Caprera. Le brevi note di don Rua sembrano far eco
alle cronache contenute nella «Civiltà Cattolica» di quei mesi: Attentato di Garibaldi contro
lo Stato pontificio; recriminazioni dei «moderati» e del partito d'azione (III 118-120); Irru-
zione di garibaldini armati (IV 226-236, 354-382); L'irruzione garibaldesca degli Stati Pontifici
(IV 395-408, 488-512).
64-69 «(...) La Marchesa Villarios mi domanda che cosa dice D. Bosco sulle cose presenti e
la posso anche un poco soddisfare. Lo sentii l'altra sera a dire che la città di Roma aveva da
subire una terribile crisi, e che s'ingannavano quelli che sognano vicina la perfetta tranquillità»
-lett. di don G. B. Francesia al cav. F. Oreglia di S. Stefano, 3 dicembre 1867. «(...) Porti que-
sta lettera a Mons. Berardi: qui gli parlo solamente della sanità. Stia tranquillo, che, se vado a
Roma, ne avrò ragionevoli motivi. A chi tema di questa città, dica che non ha ragione; dica a
tutti nettamente che non vi è alcun timore di sorta. Si preghi soltanto» - lett. di don Bosco al
cav. F. Oreglia di S. Stefano, 7 dicembre 1867, E I 515-516.
73 Il quaderno a parte è quello già citato alla lino 30 intitolato Fatti particolari, vol. I; la
relazione della strenna-sogno è di mano di G. Berto: v. Introduz.

2.7 Page 17

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
345
1868 lO Gennaio
Camminava sul far della sera D. Bosco per la città, quando fu raggiunto da un
poverello che si fece a chiedergli la limosina. Nella giornata aveva dovuto spendere
quanto danaro rimanevagli, né più altro gli restava che una pezza da L. l. Mosso a
compassione del poverello fruga per le tasche e trova la moneta. La mostra al pove- 80
rello e gli dice: non mi rimane altro che questa moneta; prendetela ed il Signor vi be-
nedica. Prima però di recarvi a casa passate al Santuario della Consolata a dire una
Salve Regina, affinché la Madonna mi mandi altri ajuti. Ciò detto, si separò. Un'ora
dopo una persona gli rimise un pacco proveniente da Roma, senza neppur dirgli
quale fosse il contenuto. Credette D. Bosco che vi si rinchiudessero alcuni mazzetti 85
d'imaginette. Ma che? giunto a casa, sciolse i legacci ed aprendolo vi trovò la som-
ma di L. 1600 in biglietti di banca, che servirono tanto bene a rimarginare alcune
partite di debito che aveva.
Durante le vacanze del 67 dietro le vive istanze fattegli da un giovane artigiano,
lo tolse dal suo mestiere e lo applicò allo studio, in vista della buona condotta che 90
teneva. Dopo alcuni mesi di studio questo giovane sorpreso dalle tentazioni si mise a
dubitare sull'esistenza di Dio, del Paradiso, dell'inferno ecc. e non contento di pen-
sare così tra se stesso diedesi a far conoscere fra i compagni i suoi dubbi, la qual
cosa non poteva a meno che tornar pericolosa a chi l'udiva. D. Bosco venne a saper-
lo e tosto trovò il rimedio per dissipare i suoi dubbi. Essendo venuto un benefattore 95
del giovane per combinar con D. Bosco di applicarlo esclusivamente allo studio, D.
Bosco, presente il giovane, disse che meglio era per allora non ancora determinar
niente di stabile, giacché pareva che la testa del ragazzo non potesse reggere allo stu-
dio, e che vacillasse. Il giovane s'accorse allora del fallo, riconobbe il male fatto nel
dar retta ai dubbi che erangli venuti alla mente, e tanto più nel ripeterli ai compagni, 100
e se ne emendò, menando d'allora in poi vita fervorosa. I
77 la] l'A la corr A2
fu om A add sI A2
83-84 Un'ora dopo] La sera dello stes-
so A Un'ora dopo em A 2
89 artigiano] artigl A artigiano C01'j' A 2
92 dubitare]
pensare A dubitare em sl A 2
98 la testa del] il A la testa del C01'j' A2
82 Dedicato a Maria «Augustae Taurinorum Consolatrix et Padrona» il santuario costituisce
da quasi un millennio il cuore religioso di Torino, «la città della Consolata». Esso era stato
meta di parecchi pellegrinaggi dell'Oratorio incipiente. Dopo il 1860 era passato dalla cura
spirituale degli Oblati di Maria Vergine a quella dei Minori Osservanti.
84-88 «(...) Abbiamo ricevuto fr. 1600 dal conte De Maistre ed altri fL 1087 dal P. Unda che
la carità de' Romani per mezzo di V. S. car.ma ha inviato per questa casa fatto le parti tra
i più pressanti nostri creditori, tra [cui] Avvezzana» - lett. di don Bosco al cav. F. Oreglia di
S. Stefano, 13 gennaio 1868, E I 532.
L'ablatore è il conte Carlo de Maistre (1832-1897).
89-10l È una crisi adolescenziale risolta con metodi piuttosto sbrigativi e discutibili. Le-
moyne, riportando letteralmente il testo della Cronaca di Rua, gratifica il ragazzo di una qua-
lifica (<<di testa debole»), che a suo parere giustificherebbe ulteriormente la terapia adottata
da don Bosco.

2.8 Page 18

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346
Pietro Braido
1868 Febbrajo
p. 5
Si parlava un giorno di accettare la Direzione di una casa in Roma, donde si
erano ricevuti inviti ed esibizioni in proposito, la qual casa dipendeva da un'altra
105 amministrazione. Qualcuno faceva difficoltà mostrando come eravi pericolo di atti-
rarsi l'invidia, di venir in urto colla amministrazione, e fors'anche di perdere nella
buona opinione che colà si aveva della Congregazione. Rispose egli che con facilità
si sarebbe riuscito ad evitare l'invidia e gli altri inconvenienti, con non cercar mai
di farla da maestri, bensì da scolari; accettar volentieri e con umiltà le osservazioni
110 che ci verranno fatte, e seguendole per quanto sarà compatibile.
Mazzarello
Essendosi infermato il cherico Mazzarello Giuseppe nel collegio di Lanzo,
quando se ne parlò a D. Bosco, sebbene non l'avesse veduto infermo, ed il medico
mostrasse speranza di guarirlo, egli tuttavia ne parlò in modo agli astanti che da essi
115 si ritenne tantosto come spedito.
Pettiva
Aggravandosi nella sua lunga infermità desiderava vivamente di essere visitato
da D. Bosco. Il buon padre malgrado le gravi sue occupazioni andò a trovarlo due
volte, ricevette la sua confessione e gli somministrò tutti i conforti che gli abbisogna-
120 vano. Singolare però fu che Pettiva fino allora aveva sempre nudrito ferma fiducia
di potersi ristabilire e nella primavera uscire dall'Ospedale. Ma dal momento che ri-
cevette la prima sua visita cambiò interamente modo di pensare; sicché in appresso
103 accettare... di] stabilir A accettare la direzione di em sI A 2 104 ed esibizioni om A add
sI A 2
104-105 la... amministrazione om A add sI A 2
104 la] dalla A 2 la corr A 3 altra
om .42 add sI A 3
106 di... amministrazione om A add sI A 2
di perdere om A add
sI A2 108 non om A add sI A2 109 bensì da scolari om A add sI A2 e con umiltà
om .4 add sI A 2 post osservazioni add sI ed umiltà A2 del A 3 120 post fiducia add che
D. Bosco A del A2
122 sicché] che A sicché COlT A 2
111-115 Giuseppe Mazzarello, n. a Mornese (Alessandria) il13 gennaio 1832, dopo tempora-
nee pcrmanenze nel seminario di Genova e fra i Cappuccini e essersi dedicato ad occasiouali
attività, di salute precaria, entrava nell'Oratorio di Torino il 17 luglio 1863, dove professava i
voti triennali il 19 settembre 1864 e perpetui il 6 dicembre 1865. Destinato al collegio di Lanzo
come assistente, vi moriva il 21 gennaio 1868 - v. Biografia del giovane Mazzarello Giuseppe pel
sacerdote G. B. Lemoyne Direttore del Collegio-Convitto di Lanzo, Torino, Tip. dell'Oratorio
di s. Frane. di sales 1870, «Letture Cattoliche», anno XVIII, luglio, fase. VII, 113 p.
116-131 Nel 1858, sui 24 anni, Secondo Pettiva risulta all'Oratorio di Valdocco responsabile
della scuola di musica (nella quale ebbe allievi Giovanni Cagliero, Giuseppe Lazzero, Luigi
Chiapale, Giuseppe Buzzetti, Giacomo Rossi, Giovanni Turchi, Giuseppe Dogliani...) e inse-
gnante della prima ginnasiale. L'anno seguente passa alla seconda ginnasiale e il 18 dicembre,
come chierico, fa parte dei primi 19 che formano il primo nucleo della Società di S. Francesco
di Sales. Non risulta tra quelli che professano i voti il 14 maggio 1862. Esce dall'Oratorio, stu-
dente di teologia, nell'ottobre del 1863, dando qualche collaborazione nel piccolo seminario
di M irabello Monferrato. Allontanatosi anche da Mirabello, dopo varie vicende si ammalava
di tubercolosi e moriva all'ospedale di S. Luigi nel febbraio 1868.

2.9 Page 19

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
347
più non parlava che della prossima sua morte ed il suo pensiero sempre era diretto a
ben prepararvisi. D. Bosco gli aveva parlato in maniera che senza spaventarlo, senza
annunziargli apertamente la morte, gli aveva fatto capire che i motivi su cui si ap- 125
poggiava la sua speranza erano illusioni; e ciò aveva fatto con tanta destrezza ed un-
zione che l'infermo non mostrossi mai atterrito dall'idea della morte, anzi dopo la
seconda visita di D. Bosco mostrossi contento di presto morire, rassicurato da D.
Bosco che dopo la sua morte sarebbe andato tosto in Paradiso. Né furono fallaci le
parole di D. Bosco, ché pochi giorni dopo colle più belle disposizioni spirò la sua 130
anima nel bacio del Signore.
Aprile Avv. Bertagna di Castelnuovo d'Asti
Intorno alla festa di Pasqua trovavasi egli ridotto agli estremi. Già da buona
pezza andava declinando, da parecchie settimane giaceva immobile in letto, ed era
dichiarato spedito da parecchi medici che ne avevano cura. Inutili vedendo i mezzi 135
umani si volse ai soprannaturali. Mandò limosina di alcune messe da celebrare ad
onore di Maria Ausiliatrice e si raccomandò alle preghiere di D. Bosco e de' suoi fi-
gli promettendo qualche offerta se otteneva guarigione. Cominciò tosto a migliorare
così sensibilmente che tutti ne rimasero maravigliati. Riconoscente mandò stoffe
preziosissime da farne ornamenti per la nuova Chiesa. Ora continua a star meglio di 140
giorno in giorno; e vedremo se abbiasi a temere dei pronostici dei medici, i quali non
potendosi persuadere che ancora potesse guarire dicono che è solo una piccola rap-
pezzatura tale miglioramento, ma che se non è una settimana sarà l'altra, se non è
un mese sarà l'altro, ma che deve in breve soccombere. I
p. 6
Altra grazia
145
Circa lo stesso tempo vidi comparire una grossa scatola contenente parecchi
bellissimi fiori per la chiesa; m'informai della provenienza e seppi che erano regalati
da una persona, la quale da parecchi anni aveva una lite, né mai poteva venire ad un
risultato malgrado le gravi spese a cui doveva soccombere. Raccomandatasi a Maria
Ausiliatrice e alle preghiere di D.B., ottenne in pochi giorni il desiderato intento e 150
fece la sua offerta per la favorevole conclusione della lite.
30 aprile
lo ricevetti lettera da persona di nobilissima dignità e famiglia con cui mi prega
a raccomandare a D. Bosco di far qualche speciale preghiera a fine di ottenere la
124 prepararvisi] prepararvici A prepararvisi COIT A 2 127 dopo iter A 128 di2] del A di
COIT A2 128-129 da D. Bosco orn A add si A 2 135 dichiarato om A add si A2 137
si] ci A si COIT A2
144 soccombere] soccomba A soccombere COIT A 2
147 regalati] re-
galo A regalati COIT A2
153 con] che A con COIT A 2
154 post far add per lei A de! A2
132-144 È con tutta probabilità l'avv. Luigi Bertagna, al quale don Bosco 1'8 ottobre 1868 in-
via dai Becchi il seguente biglietto: «Abbiamo divisato di passare a farti una visita colla musica
a tua casa, ma la pioggia di ieri e quella di oggi rompe ogni nostro disegno. Sicché debbo limi-
tarmi a ringraziarti del cortese invito, e di raccomandarti coraggio e pazienza e viva confidenza
nella protezione della Santa Vergine Maria. lo non mancherò di raccomandarti ogni mattino
al Signore nella santa messa» - E I 585.

2.10 Page 20

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348
Pietro Braido
155 guarigione di una sua bambina inferma, intorno a cui i medici non sanno che farsi.
La persona che scrive è tanto fiduciosa nelle preghiere di D.B. che dice espressamen-
te che essa ritiene per certo e per esperienza che qualunque cosa D.B. dimandi alla
Vergine Maria la ottiene senz'altro.
Giugno
160
Dopo queste cose avvenne l'apertura e consacrazione della Nuova Chiesa, le
cui memorie più importanti esistono nel libretto delle Lett. Catt. intitolato: Rimem-
branza di una festa ecc. Tutta la festa e la susseguente ottava passò ottimamente e
speriamo pure santamente. Niun inconveniente od infausta avventura venne a con-
turbare l'allegria di que' santi giorni. Finita l'ottava si fece una funzione funebre per
165 tutti i benefattori della casa e della nuova chiesa, che già erano stati chiamati dal Si-
gnore all'altra vita. A tale funzione assistettero i giovani dell'Oratorio ed anche degli
altri due collegi. Fu giorno di esultanza anche quello fino al punto che dovettero
partirsi per il loro domicilio que' di Lanzo e di Mirabello, che vennero accompagna-
ti dalla banda musicale e dai cordiali saluti dei nuovi amici dell'Oratorio fino alla
170 porta della casa.
D. Bongiovanni Gius.
Uscirono essi intorno alle due pomeridiane. Nulla ci aveva fino allora contrista-
ti. Tutti allegri tutti in salute. Un solo, D. Giuseppe Bongiovanni, stanco dalle molte
fatiche sostenute nelli preparativi della festa, erasi una sera coricato lasciando le fi-
175 nestre aperte della sua camera. Soffiò quella notte un vento freddo, cadde un forte
temporale, e quegli profondamente addormentato di nulla s'accorse. Al mattino sen-
157 e per esperienza om A add si A2 160 e] d A e con A2 164 post giorni add Se non
che appena A del A2 166 funzione] funzioni A 168 post che add appunto allora l'ulti-
mo momento A del A2
169 dei] dell'A dei CO'T A2
173 D .... Bongiovanni om A add
si .12
174 nelli] dur Anelli CO'T A2
erasi] era Aerasi CO'T A2
176 profonda-
mente] stanco A profondamente COl.,. A2 post mattino add però A del A2
160-170 Le celebrazioni iniziarono la sera di lunedì 8 giugno, seguirono i giorni del solenne
Ottavario, che si concluse il martedì 16; il giorno 17, ebbe luogo un servizio funebre per i bene-
fattori defunti, al quale assistettero anche i giovani dei tre collegi di Valdocco, Mirabello e
Lanzo; gli alunni di Lanzo e Mirabello partirono alle due pomeridiane per le rispettive sedi
v. Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice pel sacerdote Giovanni Bosco.
Torino, Tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales 1868, 172 p.
171-192 Giuseppe Cesare Bongiovanni, n. a Torino il 15 dicembre 1836, entra all'Oratorio il
2 novembre 1854, professa i voti religiosi il 14 maggio 1865 e li rinnova il 6 dicembre 1865;
è ordinato sacerdote il 21 dicembre 1862. Fu ardente promotore della divozione al SS. Sa-
cramento e animatore del Piccolo Clero. Era facile verseggiatore dialettale e compositore di
pezzi teatrali. Si ammala nella notte tra 1'8 e il 9 giugno e celebra l'ultima messa il giorno del
Corpus Domini (11 giugno), l'Olio degli infermi gli viene amministrato dall'antico compagno
e amico don Michele Rua, che probabilmente tenne pure il discorso funebre (v. lin. 191-192),
m. il 17 giugno 1868 - v. breve profilo biografico in Memorie biografiche di salesiani defunti
raccolte e pubblicate dal sac. G. B. Francesia. S. Benigno Canavese, Scuola Tipografica Sale-
siana 1903, pp. 9-60.

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
349
tissi oppresso da mal di petto, per cui la respirazione gli diveniva alquanto penosa, e
però stavasene da alcuni giorni a letto. Accudito diligentemente da alcuni dottori di
medicina e specialmente dal medico della casa Dottor Gribaudo, ed assistito conti-
nuamente da quei della casa andò ondeggiando fra il meglio ed il peggio fino al mer- 1RO
coledì. Si vedeva che la sua malattia avea una certa quale gravezza, ma non pareva
tale da far temere della vita. Ancora al mercoledì mattina pareva in via di migliora-
mento; era la Vergine Ausiliatrice che non voleva che fosse turbata la sua solennità.
p. 7 Una mezz'ora dopo la partenza suddetta I cominciò l'infermo a peggiorare sensibil-
mente. Si chiamò tosto D. Bosco il quale accorso prontamente poté amministrargli i 185
SS. Sacramenti; e impartirgli la benedizione papale. Mentre si finivano le preghiere
per gli agonizzanti egli rendeva placidamente a Dio la sua bell'anima assistito dal
suo Padre spirituale D. Bosco e circondato da bella schiera de' suoi confratelli, che
se per una parte piangevano per la perdita che di lui facevano in questo mondo, si
consolavano per altra parte persuasi di acquistare un protettore in cielo. Qualche 190
parte della sua vita edificante fu raccontata ai giovani nel discorso funebre che di
lui si fece nell'occasione delle esequie otto giorni dopo il suo transito.
Luglio
Dopo d'allora fuvvi concorso considerevole di gente a visitar la nuova chiesa e
a dimandar grazie a Maria Ausiliatrice. Si può dire che non passò giorno senza che 195
arrivassero più lettere di persone lontane che si raccomandavano a Maria per mezzo
delle preghiere di D. Bosco specialmente e de' suoi figli: come pure puossi dire che
non passò giorno senza che se ne ricevessero altre di ringraziamento per grazie otte-
nute. Grandissimo poi fu nuovamente il concorso nell'occasione delle quarantore
che ebbero luogo verso la metà di Luglio, predicato dal serafico Mons. Galletti 200
vescovo di Alba.
178 da] dal A da corr A 2
179-180 Dottor. .. casa om A add si A 2
184 suddetta] d A
suddetta corr A 2
186 Mentre si om A add si A 2
finivano] Finite A finivano CO/T
A2 197 delle preghiere om A add si A 2 198 post grazie add già A del A 2 200 verso
la metà] nel mese A verso la metà CO/T A 2
179 Giovanni Gribaudi, dottore in medicina e chirurgia, era il medico ordinario dell'Ora-
torio. Di lui era uscitto nelle «Letture Cattoliche» (luglio 1865) un volumetto che trattava Del
magnetismo animale e dello spiritismo.
194-199 Ripetute relazioni di grazie si trovano già nei due volumetti usciti nel 1868 a cura di
don Bosco: Rimembranza di una solennità... , Appendice di alcune relazioni di grazie ricevute,
pp. 155-165; Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice raccolte
dal Sacerdote Giovanni Bosco. Torino, Tip. dell'Oratorio di S. Frane. di Sales 1868, Grazie
ottenute per intercessione di M aria Ausiliatrice, pp. 170-181.
200-201 Eugenio Galletti, vescovo di Alba (Cuneo) dal marzo del 1867, era nato a Torino il
15 marzo 1816, sacerdote nel 1838, dottore in teologia nel 1837, canonico della SS. Trinità, dal
1860 al 1864 rettore del Convitto Ecclesiastico. Muore il 5 ottobre 1879. Uomo di grande pietà
e dolcezza unita a fervido zelo pastorale fu in cordiali rapporti di amicizia con don Bosco -
v. BS 3(1879) n. Il, novembre, Il tramonto di un astro ossia la morte di M onsignor Eugenio
Galletti. pp. 4-6.

3.2 Page 22

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350
Pietro Braido
Agosto
Nell'Agosto l'Oratorio fu visitato da Mons. Ricci Maggiordomo di Sua Santità
Pio IX, il quale vi fu pure albergato per qualche giorno.
205
Settembre
Si fecero le promossioni dei giovani e la distribuzione dei premii, ed in seguito
ebbero luogo due mute di esercizi predicate dal Sig.r D. Giuseppe Bona bresciano e
dal Sig."D. Bosco. Avvenne durante gli esercizi che dovendo D. Bosco da Truffarel-
lo recarsi a Villastellone con un compagno non giunse a tempo per partire sul vapo-
210 re. Senza scomporsi menomamente trasse di tasca un grosso manoscritto che dovea-
si stampare e senza profferir parola lesse e corresse lungo tutta la via, che fece a pie-
di, nella stessa guisa che se fosse stato al tavolino. Giunto al termine del viaggio al-
zando il capo dalla sua lettura, oh! esclamò, è proprio vero che anche le disgrazie
sono sempre utili a qualche cosa! Neppure se fossi stato a casa non avrei potuto fare
215 tanto lavoro quanto ne feci pel contratempo del vapore. - Fece un'altra gita fino a
Saluzzo per visitare e consolare la Sig.ra Gastaldi madre del Vescovo di quella città,
allora gravemente inferma, e così dare uno sfogo al riconoscente suo cuore verso
quella buona Signora, che tanto si era adoperata a benefizio dell'Oratorio. Fu gran-
de il contento che arrecò alla madre e al figlio colla sua visita; egli però fu commos-
220 so alla vista dei dolori che soffriva l'inferma, e all'idea che fra breve avrebbe dovuto
dipartirsi da questo mondo. - Devesi qui notare che circa l'anno 1852 essendo par-
204 vi om A add sl A2 209 con un compagno om A add sl A2 210 manoscritto]
[...]scritto A manoscritto corr A2 211 e corresse om A add sl A2 214 sempre UJì1 A
add sl A2
216 e consolare om A add sl A2
217 allora... inferma om A add sl
Al
221 da] di A da CO'T Al
203 Francesco Ricci-Paracciani, prefetto della casa pontificia dal 1875, cardinale in pectore il
13 dicembre 1880, pubblicato il 27 marzo 1882, Gran Priore dell'Ordine di Malta dal 4 marzo
1885; n. a Roma 1'8 giugno 1830, m. ivi il 9 marzo 1894. Arrivò all'Oratorio di Valdocco il
27 luglio 1868 con P. Guglielmotti, storico della Marina pontificia; il 28 i due ospiti furono
accompagnati a Lanzo da don Durando; ripartirono per Roma il giorno successivo.
208-209 A Trofarello, a 15 km da Torino, sulla linea Torino-Asti, i salesiani disponevano dal
1865 di una casa di riposo e per esercizi spirituali regalata da un sacerdote, don Antonio Fran-
co. Fu venduta per coprire le spese di risistemazione del collegio di Lanzo, più salubre e di
maggior capienza.
209 Villastellone, a circa 20 km da Torino, sulla linea per Savona, era facilmente raggiungibi-
le da Trofarello in meno di due ore di cammino. Il «compagno» di viaggio di don Bosco fu
probabilmente don Rua stesso, convalescente e bisognoso di ricuperare pieno vigore fisico.
Altrettanto si può pensare delle due visite seguenti.
216 Lorenzo Gastaldi, n. a Torino il18 marzo 1815, teologo collegiato, dell'Istituto della Ca-
rità dal 1853 al 1863, canonico della SS. Trinità, collaboratore nell'opera degli Oratori e alle
«Letture Cattoliche», fu vescovo di Saluzzo (Cuneo) dal giugno del 1867 all'ottobre 1871,
quando fu trasferito alla sede arcivescovile di Torino, che occupò fino alla morte, avvenuta
repentinamente il 25 marzo 1883, giorno di Pasqua. v. G. TUNINETTI, Lorenzo Gastaldi,
2 vol. Roma, Edizioni Piemme 1983/1988.
216-230 Madre di Mons. Gastaldi era Margherita Volpato di Chieri (1790-1868), una delle
zelanti signore che dagli anni '50 si prestavano a riassettare biancheria e indumenti della
popolazione dell'Oratorio di Valdocco.

3.3 Page 23

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
351
tito il Can.w Gastaldi per farsi Rosminiano prima di partire disse a sua madre: io
per secondare la mia vocazione vi lascio corporalmente; ma voi non vogliate ram-
maricarvi per questa mia partenza, rassegnatevi ai divini voleri; ed in vece mia consi-
p. 8 derate per vostro figlio D. Bosco I e li poveri suoi giovanetti. Le cure che usereste 225
per me, prodigatele a quella nascente famiglia, e farete cosa a me la più cara, e di
gran merito presso al Signore. Come le disse il figlio, così fece la madre, e d'allora in
poi non lasciava quasi passar giorno senza che si recasse, malgrado la sua età avan-
zata, a visitar l'Oratorio, occupandosi in modo speciale per tenere in buon ordine le
lingerie, rappezzarle, ed anche provvederne delle nuove quando era d'uopo. Andò 230
pur di quei giorni a visitare un suo antico amico sacerdote compagno di Seminario,
che da più anni trovavasi infermiccio. Salutatisi cordialmente a vicenda entrò in di-
scorso sulla sua malattia, e s'accorse che oltre il male fisico vi era molto male anche
nel morale in quanto che l'infermo dopo aver sperimentato molti medici e molte spe-
cie di cure, non ricavandone alcun vantaggio erasi affatto perduto d'animo e di spe- 235
ranza di guarire. Tentò D. Bosco di ravvivare in lui il coraggio esortandolo a riporre
la sua fiducia in Maria Ausiliatrice, che già tante grazie aveva operate a favore di al-
tri, ed assicurandolo che mediante una fede viva in Lei fra 15 giorni avrebbe potuto
ricominciare a celebrar la messa. Ma per quanto abbia detto non gli riuscì di ravvi-
vare in lui la confidenza nella Celeste Madre. Allontanandosi da lui deplorava la 240
sorte di varii sacerdoti che sebbene non cattivi di costumi, tuttavia trovandosi in
mezzo al mondo attorniati solo da gente secolare, non sentono mai a parlar di altro
che di affari mondani e materiali, pel che perdono lo spirito di fede e divozione e più
difficile riesce eccitare in essi questi sentimenti così consolanti e salutari al cristiano
che non negli stessi laici.
245
Novembre
D. Bosco ricevette invito dal Min.v Menabrea di recarsi a Firenze per affari
d'importanza.
223 vogliate] val A vogliate corr A2
228 quasi om A add si A2
231 amico sacer-
dote om A add si A2 233 male anche om A add si A 2 234 nel] nella parte A nel corr
A2 240 nella] in A nella corr A2 241 post vari i add buoni A del A 2 243 materiali]
materiale A materiali CO'T A2 244 consolanti e om A add si A2 246 ante Novembre
add mrg sin In A del A 2
247 Il conte Luigi Federico Menabrea, n. a Chambéry (Savoia) nel 1809, vi morì nel l ~96.
Uomo di scienza e generale, deputato al parlamento subalpino dal 1848 al 1860, fu presidente
del Consiglio dei ministri (in tre diversi ministeri) dal 27 ottobre 1867 al 14 dicembre 1869,1110-
strandosi fautore di una politica conservatrice moderata, vicina a quella del re. Ringraziando
un amico, il cav. Carlo Canton, capo-sezione al ministero degli Interni a Firenze, i12 novembre
1868, don Bosco aggiungeva: «(... ) La prego di far pervenire la lettera acchiusa a S. E. Mena-
brea per ringraziamento. In essa avvi pure cosa confidenziale, di cui forse incaricherà V. S.
a farmi risposta se ne è caso; del resto non se ne parli» E I 587-588. È arduo stabilire se si
tratti di problemi di interesse di don Bosco oppure di punti controversi tra Roma e il governo
italiano.

3.4 Page 24

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352
Pietro Braido
Alli 19 vigilia della Festa de' SS. Solutore, Avventore ed Ottavio, sotto la Chie-
250 sa Nuova, in cui essi pure sono venerati si cominciò a far il pane per l'Oratorio la-
sciando poco dopo di servirei da altri.
Dicembre
Si fece una solenne festa di Natale. A Messa di mezzanotte gran concorso di
gente, numerosa comunione anche di esterni; motetto a tre voci; fra cui distinguevasi
255 un bel coro di pastori sull'orchestra che alternavano i loro cantici semplici ed agresti
coi sublimi canti degli Angeli che trovavansi attorno alla cupola.
31 Dic. D. Bosco radunò i giovani intorno a se nello studio, e diede loro la
strenna, consistente nel ricordo di adoperarsi ciascuno quanto potrà per allontanare
i cattivi discorsi. Annunziò che sei fra i suoi uditori sarebbero morti nella prossima
260 annata.
1869
l Gennaio D. Bosco ricevette in dono da S.M. il Re due daini, dopo aver poco
tempo prima ricevuto per parte sua altro invito di recarsi a Firenze. Devesi notare
come al principio di quest'anno eranvi a soddisfare numerosi e grossi debiti, ed il Si-
265 gnore mandò in tal circostanza straordinarii ajuti, con cui si poté comodamente far
fronte ad ogni debito. Il Commendatore Banchiere Gius. Cotta avea promesso pei
249-251 Alli... altri om A add in! lin A 2
249 19] 29 A 2 19 CO/T A 3
252 ante Dicern-
bre add In A del A2
255 i] il A
256 coi] a A coi CO/T A 2
259 che] chi A che
CO/T A2
fra] de A fra corr A 2
262 S. M.] sua A S. M. corr A2
249 Dei santi martiri di Torino Salutare, Avventore e Ottavio parla già S. Massimo, vescovo
della città nella prima metà del sec. V. A Torino sono detti semplicemente «i Santi Martiri». I
Gesuiti costruirono un tempio e in esso fu fatta la solenne traslazione delle reliquie il 19 gen-
naio 1575; la festa si celebra il 20 novembre. Su essi il can. Lorenzo Gastaldi scrisse un opusco-
lo, inserito nelle «Letture Cattoliche» 14(1866), fase. 1, gennaio, Memorie storiche del martirio
e del culto dei SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio protettori della città di Torino raccolte
da un sacerdote torinese. Torino, Tip. dell'Oratorio di S. Frane. di Sales 1866, 163 p.
250-251 Tenendo conto dell'enorme incidenza del pane sul bilancio dell'Oratorio e del preve-
dibile rincaro che avrebbe comportato l'entrata in vigore dal l° gennaio del 1869 dell'onerosa
imposta sul macinato, riproposta dal ministro delle finanze L. Cambray-Digny (la moglie è a
Firenze una delle zelatrici di don Bosco), don Bosco con i suoi collaboratori pensa di impian-
tare un forno nei sotterranei della chiesa di Maria Ausiliatrice. «Il 3 novembre 1869 i registri
«Anagrafe» segnano l'ingresso di Giovanni arsella, nato a Montà d'Alba nel 1852 ed entrato
come panettiere» - P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870). Roma,
LAS 1980, p. 207.
259-260 Sulla difficoltà di computare l'esatto numero di decessi di giovani dell'Oratorio scri-
ve P. Stella nel volume Don Bosco nella storia economica e sociale ... , pp. 213-214, 273-274. Per
l'anno 1869 lo stesso Stella riporta un solo nominativo (Ibid., p. 219).
262 Vittorio Emanuele II, ultimo re di Sardegna, primo re d'Italia, n. a Torino nel 1820, m. a
Roma nel 1878, irrequieto e galante, fu detto il «re galantuomo» per la fedeltà allo Statuto ere-
ditato dal padre, Carlo Alberto; insofferente di Cavour, simpatizzò piuttosto per il più docile
Rattazzi; sovrano popolare nutrì una particolare passione per la caccia.
265-266 «Dì al Cavaliere che spero di poter mettere cinque mila franchi a disposizione del de-
bito residuo Filippi: per ora riceverai mille franchi per mano della contessa Uguccioni» letto
di don Bosco a don Rua, da Firenze il 14 gennaio 1869, E II 3. - «Il sig. conte Joannini mi dis-

3.5 Page 25

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
353
principio di quest'anno la somma di L. 10.000; morì egli sul finire del 68 e nel suo te-
stamento nulla si trovò notato per l'Oratorio, tuttavia il Signore dispose che altron-
de ci venisse arrecato quanto si dovea sborsare. I
p. 9
Sul finire del 68 morì pure il Sig." Carlo Bertinetti di Chieri, e nei primi del 69 270
morì la sua moglie e lasciarono per testamento le loro sostanze al Sig. D. Bosco, di
cui ammiravano le belle opere. Questo però non coadjuvò per niente a soddisfare i
debiti urgenti di quei giorni, giacché per i primi tempi dopo ricevuta tale eredità non
si ebbe che a spendere per coprire le passività e le spese che occorrono in tali cir-
costanze.
275
Gennaio
7. D. Bosco radunò nuovamente i giovani tutti della casa nello studio e ci diede
l'addio, essendo sulle mosse per recarsi a Roma. Ci disse che avea degli affari di
267 morì] ma A morì COIT A 2
267-268 testamento] testamente A
tato CO/T A2
270 e nei] morì A e nei corr A 2
notato] in A no-
se che V. E. mi tiene pronta una buona somma di danaro per pagare il pane dei nostri poveri
giovanetti. lo la ringrazio di tutto cuore e prego che la ricompensi della sua carità. Credeva di
potere io stesso ricever quest'offerta in persona, ma da una lettera che ricevo da Torino, scorgo
che sono in grave impaccio i miei rappresentanti dello Stabilimento per alcuni pagamenti d'ur-
genza. Se però Ella si degnasse di versare questo danaro nelle mani del Segretario dell'arcive-
scovo di codesta capitale, aggiungerebbe così favori a favori» -lett. di don Bosco al conte Lui-
gi Cibrario, da Roma il 20 gennaio 1869. «Credo che a quest'ora avrai ricevuti mille franchi
da Don Campolmi di Firenze, che è largizione del conte Cibrario cui ho scritto» - lett. di
don Bosco a don Rua, da Roma il 24 gennaio 1869, E II 6.
266-268 Giuseppe Antonio Cotta, n. il 4 aprile 1785, m. il 29 dicembre 1868. A Torino era
chiamato «il banchiere della carità», condirettore dell'Opera della Mendicità Istruita dal 1824,
senatore dal 3 aprile 1848, celibe, si dedicò interamente all'attività di banchiere e di uomo poli-
tico. Beneficò don Bosco in vita, collocò la prima pietra della chiesa di S. Francesco di Sales il
20 luglio 1851, ma non gli lasciò nulla in eredità. «Legati del commendatore Cotta per testa-
mento del 7 aprile 1868: Piccola Casa della Divina Provvidenza, L. 40.000; Istituto della Sacra
Famiglia (Ist. Saccarelli), L. 20.000; Mendicità istruita, L. 1Q.000; Ricovero di Mendicità, L.
10.000; Collegio degli artigianelli, L. 30.000; Ritiro del Buon Pastore, L. 10.000; Istituto delle
Rosine, L. 10.000» - P. STELLA, Don Bosco nella storia economica e sociale ... , p. 65, n. 84.
270-275 Carlo Bertinetti (m. il 13 dicembre 1868 a 75 anni), la moglie Ottavia Maria Deber-
nardi (m. il 23 gennaio 1869 a 72 anni), la sorella di lui Giacinta (m. il I" febbraio 1870), di
Chieri, fecero testamento in favore di don Bosco rispettivamente il 15 ottobre 1868, il 15 mag-
gio 1868,1'8 febbraio 1870. L'eredità appare consistente, costituita da fabbricati e fondi terrie-
ri. Naturalmente incombevano immediatamente sull'esecutore testamentario, don Bosco, rap-
presentato da don Angelo Savio, tasse di successione e l'elargizione di definite somme in favore
di persone di servizio e altre, oltre che della parrocchia del duomo di Chieri (L. 1.000). Alcune
pendenze con il fisco sopravvivono ancora nel 1875; nel frattempo, tuttavia, don Bosco poté
contare su ragguardevoli entrate derivanti dalla vendita graduale dei beni ereditati.
277-278 «Debbo andare a Roma per un paio di settimane circa, ma in stretto incognito e so-
lo. Ella mi potrebbe alloggiare e darmi un piatto di minestra? Ecco la mia dimanda (...). La
mia gita sarebbe di giungere a Roma dal 12 al 15 del corrente: lo preverrei del giorno» - letto di
don Bosco al cav. Pietro Marietti, direttore della tipografia di Propaganda Fide, da Torino il
l" gennaio 1869, E II 1. Effettivamente durante il lungo soggiorno romano don Bosco abi-
terà presso i Marietti.

3.6 Page 26

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354
Pietro Braido
molta importanza e di grande utilità per l'Oratorio da trattare; che perciò l'avessimo
280 ajutato colle nostre preghiere, esortandoci a recitare fino alli sette di Marzo un pater
ed una Salve per lui; e che desiderava che al suo ritorno si fosse celebrata una festa
di S. Francesco di Sales, quale mai si è celebrata.
8. Partì per Firenze dove si fermò otto giorni e poi andò a Roma. A Firenze
fermossi per gl'inviti sovranarrati, e sebbene non sappiasi finora alcun che di preciso
285 di ciò che colà abbia fatto, sembra però che abbia avuto colloqui particolari con
personaggi di alto grado. Giunto a Roma vi menò vita apparentemente molto na-
scosta per essere maggiormente in libertà ed avere più tempo a sbrigare gli affari. Ci
scrisse di là che era andato per ottener uno ed aveva ottenuto dieci. Nel tempo della
sua dimora in quella città si sparse la fama di una nuova elezione di Vescovi. - Ci
290 scrisse in altra lettera che la Società di S. Franc.s> era stata approvata; che si era ot-
tenuta la facoltà di far ordinare titulo mensae communis, la facoltà delle dimissorie
annesse non all'individuo ma alla congregazione. Comprò una casa sul Quirinale al
279 per] da A per corr A 2
284 fermossi] par [?] A fermossi corr A 2
finora 0171 A
add s/ A 2
alcun] di A alcun C01T A 2
286 personaggi] persone di A personaggi corr
A2
alto] alta A alto C01T A 2
grado] importanza A grado em A2
290 si] ci A si
C01T A2
292 sul] in A sul C01T A 2
280-281 È impensabile che in quel momento don Bosco pensasse «alli sette di Marzo» quan-
do aveva preventivato una permanenza a Roma di due settimane. La Cronaca di don Rua rela-
tiva al periodo che va dalla partenza di don Bosco al suo arrivo da Roma sembra essere sta ta
redatta tutta ai primi di marzo. La precisazione della data della festa di S. Francesco di Salcs
apparirà ovvia parecchie settimane dopo: «Di' al conte Viancino che desidero, come lo prego,
di differire la festa di S. Francesco di Sales fino al mio ritorno, e che fra breve gli scriverò» -
lett. di don Bosco a don Rua, da Morlupo il 3 febbraio 1869, E II lO. - «Intanto prepara tutto
per fare una bella festa di S. Francesco di Sa1es la domenica sette marzo. Danne anche avviso
al conte Viancino che ne è Priore, e digli che abbia pazienza di passare tutto quel giorno con
noi» - lett. di don Bosco a don Rua, da Roma il 26 febbraio 1869, E II 13-14.
Com'è noto Francesco di Sa1es (1567-1622), savoiardo, fu vescovo ad Annecy, prima come
coadiutore (1597-1602) poi a pieno titolo (1602-1622); beatificato nel 1661, canonizzato nel
1665, proclamato Dottore della Chiesa nel 1877, fu scelto da don Bosco come Titolare e Pro-
tettore della Società religiosa maschile da lui fondata.
283 A Firenze don Bosco arriva la sera dell'8 gennaio, ospite della contessa Gerolama Uguc-
cioni-Gherardi e del marito cav. Tomaso.
286 Don Bosco parte da Firenze alle ore 21 del 14 gennaio (lett. a don Rua da Firenze, ore
6 = 18 del 14, 69: «alle ore 9 di questa sera partirò per Roma», E II 3) e arriva di buon matti-
no il venerdì 15 gennaio. Roma contava allora 215.000 abitanti, di cui 2.362 erano sacerdoti
secolari, 2.832 erano membri di istituti religiosi maschili e 2.215 erano religiose.
288 «Dopo varie riunioni fra i Cardinali ed il S. Padre si approvò poi la congregazione non
solo secondo le mie aspettazioni, ma io posso dire che sperava come uno e si ottenne come
dieci» - dalla conferenza di don Bosco ai membri della Società salesiana tenuta la sera del 7
marzo 1869, Cast. SDB 241.
288-289 Durante la permanenza di don Bosco non ci fu alcun Concistoro per la nomina dei
Vescovi. Uno fu tenuto il 21 dicembre 1868, l'altro il 25 giugno 1869, ma non si ebbe alcuna
nomina che interessasse i territori del regno d'Italia.
289-292 «(...) le cose nostre stanno così: La Congregazione definitivamente approvata; facol-
tà di ordinare titulo mensae communis; facoltà delle dimissorie annesse non all'individuo, ma
alla Congregazione» - lett. di don Bosco a don Rua, da Roma il 26 febbraio 1869, E II 14.

3.7 Page 27

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
355
prezzo di L. 50.000 per fondarvi uno studentato; e questo dietro suggerimento di S.
Santità. Nel tempo che dimorò in Roma i giovani non mancarono mai di fare le pre-
ghiere prescritte anzi aggiunsero corone di comunioni per cui molti s'incaricavano di 295
far al giorno di propria scelta la S. Comunione per lui in modo che ogni giorno della
settimana ve ne fosse un certo numero a compiere tale uffizio di riconoscenza
per lui.
l" Marzo Approvazione della Società per lO anni.
2 Marzo D. Bosco partì da Roma e fermossi in Firenze fino alli 4, giorno in cui 300
partì alle Il.40 pomerid. per trovarsi all'indomani nell'Oratorio.
5 Marzo Giunse in Torino accompagnato da uno dei figli del Cav. Marietti. I
giovani lo accolgono giubilanti divisi in due ali dalla portieria fino ai portici. Una il-
293 dietro] per A dietro corr A2 297 tale] d A tale corr A 2
si A 2 302 post Marietti add Quivi A del A 2
299 l° ... anni om A add
292-294 «(...) Di consenso col Santo Padre si trovò conveniente l'acquisto della chiesa di S.
Caio, detta delle Barberine, collocale annesso. Qui noi potremmo fare, ossia iniziare una casa,
fare catechismo ed anche scuola ai poveri ragazzi tra il Quirinale e la trinità dei Monti. Ma per
fare l'istrumento ci vuole la piccola somma di fr. 50.000» - letto di don Bosco a D. Rodolfo
Boncompagni Ludovisi, duca di Sora, da Roma il 15 febbraio 1869, E II Il; v. lettere analoghe
a madre Maddalena Ga1effi, Presidente delle Ob1ate di Tor de' Specchi: 17 e 20 febbraio 1869,
E II 12 e 13. - «(...) Poi è conchiuso il contratto per l'acquisto della Chiesa e locale annesso (S.
Caio) in una delle più belle e forse la più bella località di Roma. Sul Quirinale dalle Quattro
Fontane verso Porta Pia vi è il monastero delle Barberine, cui è annesso il nostro futuro stu-
dentato... e quello che a Dio piacerà. Il primo acquisto è di fr. 50.000, vedrò quello che potrò
pagare tosto, ma spero di aggiustare bene le cose e di non andare a casa colle saccocce total-
mente vuote. Molte cose di molta importanza le saprai a voce» - letto di don Bosco a don Rua,
da Roma il 26 febbraio 1869, E II 14. Mons. Emiliano Manacorda aveva la procura per con-
chiudere il contratto; ma sottentrano opposizioni delle monache, del principe Barberini e del
card. Protettore Pietro De Silvestri (v. letto ultimativa e liberatoria di don Bosco al card. Pietro
De Silvestri, da Torino il 21 luglio 1869, E II 38-40): v. anche lino 308-309.
299 «(...) Il Sommo Pontefice pertanto, nell'udienza avuta dal sottoscritto Mons. Segretario
di questa Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, in data 19 febbraio 1869, attese le Lette-
re Commendatizie di moltissimi Vescovi, approvò e confermò l'enunciata Congregazione (...)
come a tenore del presente Decreto l'approva e conferma, differita a tempo più opportuno
l'approvazione delle Costituzioni (...) La Santità Sua benignamente annuendo alle preghiere
del sacerdote Giovanni Bosco, concesse al medesimo, come a Superiore Generale della Pia
Congregazione, la facoltà, valevole soltanto per tutto il decennio prossimo venturo, di rilascia-
re le Lettere Dimissoriali per ricevere la tonsura e gli Ordini tanto minori quanto maggiori agli
alunni, che avanti i quattordici anni furono accolti in qualche collegio o convitto della medesi-
ma Congregazione o vi saranno accolti in avvenire, e che a suo tempo diedero il nome della
prefata Pia Congregazione o lo daranno in appresso (...)>> - dal «Decreto» della Congregazione
dei VV. e RR., l° marzo 1869.
300 Don Bosco partì da Roma verso la mezzanotte dal 2 al 3 marzo e arrivò a Firenze verso
le 9 del 3. Riparte da Firenze il giorno 4 alle 23.40 per giungere a Torino la sera del venerdì 5.
302 Cav. Pietro Marietti, tipografo pontificio, m. sacerdote a Torino nel 1890 e 69 a.; il fi-
glio Alfonso andava nel collegio di Lanzo, probabilmente per un periodo di rinvigorimento
fisico e, forse, anche spirituale - v. lettere di don Bosco al padre, 16 marzo e 24 luglio 1869,
E II 16 e 40.

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356
Pietro Braido
luminazione fattasi pel cortile e specialmente dove D.B. dovea passare lo rende visi-
305 bile a tutta la famiglia, e rende pur visibili le iscrizioni che si erano preparate per tale
circostanza. Preceduto dalla musica si avanza in mezzo alle più vive acclalmazioni p. lO
fino all'anticamera della Prefettura. Quivi prende un po' di respiro e un po' di refe-
zione e racconta alcune vicende del suo soggiorno in Roma, specialmente si ferma a
far vedere la pianta della nuova località colà acquistata. - In questa sera di tanta
310 allegria una spina viene a pungerei ed è la disgrazia che incolse un ragazzo il quale,
giuocando a correre, inciampa, cade, si sloga e si rompe una coscia.
6. D. Bosco presenta a Monsignore nostro Arcivescovo il decreto di approva-
zione della Congregazione o Società di S. Fran.co di Sales con una lettera di accom-
pagnamento spedita da Roma. Il decreto dà alla congregazione la facoltà di far or-
315 dinare i suoi membri che entrarono in una delle sue case prima dei 14 anni compiuti
titulo mensae communis, e la facoltà di dar le dimissorie a qualunque vescovo. Le
quali facoltà nel decreto sono concesse per un decennio.
7. Festa di S. Francesco di Sales. Fu solennissima e passò con santa allegria di
tutta la comunità. Nel pomeriggio raccolti si i giovani nello studio si fecero le feste
320 per l'arrivo di D. Bosco. Si cantò un inno messo in musica da D. Cagliero, si lessero
varie composizioni analoghe e si cantò pure una canzone da sei giovanetti vestiti alla
calabrese, che riuscì piacevolissima. Il Sig.r Conte Viancino era il Priore della festa,
il T. Murialdo Leonardo venne a cantar messa e fare il Panegirico e Mons. Balma
305 iscrizioni] iscrizione A
307 all'] alla A all' CO/T A 2
s/ A 2
14] 12 A 14 CO/T A 2
315 sue] nostre A sue CIII
308-309 «Andai dal prelodato Mons. Franchi (...) Con biglietto di questo prelato visitai il
locale, si trattò del prezzo, l'ultima dimanda fu di franchi cinquantamila, che io accettai, e in
segno della conclusione del contratto mi furono dati i tipi e i disegni di quella località, si sta-
bilirono le rate e le epoche del pagamento e il contratto si ebbe per definitivamente conchiuso
(...). Se tale contratto si debba giudicare definitivamente rotto (...) io mi rassegnerei ad inviarle
i disegni ed i tipi di quella località, e così sarei fatto libero di rivolgere altrove le relative mie
indagini» - letto di don Bosco al card. Pietro De Silvestri, 21 luglio 1869, E II 39-40.
312-317 Il testo del decreto è riportato integralmente in Costo SDB 239-249; la lettera di
accompagnamento è riprodotta in MB IX 560-561.
318 Festa di S. Francesco di Sales: V. annotazioni alle lino 280-281.
320 Giovanni Cagliero (v. lin 46) fu anche brillante compositore di musica sacra e profana
V. Dizionario biografico dei salesiani. Torino 1969, p. 64.
322 Il conte Francesco Viancini di Viancino (1821-1904) con la moglie Luigia appare spesso pre-
sente come benefattore e collaboratore di don Bosco, nelle lotterie e per le «Letture Cattoliche».
323 Leonardo Murialdo, n. a Torino il 26 ottobre 1828, m. ivi il 30 marzo 1900, fondatore
della Congregazione di S. Giuseppe, dal 1857 al 1865 direttore dell'Oratorio di S. Luigi a Porta
Nuova, era dal 1866 direttore del Collegio degli artigianelli, distante poche centinaia di metri
dall'Oratorio di Valdocco.
Giovanni Antonio Balma, n. a Pinerolo il 17 gennaio 1817, m. a Roma il 5 (o 6) aprile 1881,
degli Oblati di Maria Immacolata, fu missionario a Madras, poi dal 1848 vicario apostolico
di Ava e Pegu, da cui si dimise nel 1855; vescovo titolare di Tolemaide, dal 1857 risiedette a
Torino; negli anni seguenti conferì gli ordini sacri a parecchi salesiani. Nel 1871 fu promosso
all'arcivescovado di Cagliari.

3.9 Page 29

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
357
venne a dar la benedizione. Per questi personaggi ed alcuni altri fu ammanito un
pranzo a parte. Fuvvi di singolare in questa festa che il Conte Viancino compié una 325
promessa per grazia ricevuta. Una settimana prima era venuto a raccomandarsi alle
preghiere dell'Oratorio per poter fare l'esazione di un credito assai considerevole,
che parevagli quasi disperata promettendo la decima a Maria Ausiliatrice se vi riu-
sciva. All'indomani della promessa riceve avviso di recarsi alla posta. Colà trova
una lettera cortesissima del suo debitore in cui trovavasi l'intera somma dovuta per 330
capitale con tutti gli interessi che da qualche anno più non gli venivano pagati, e
tutto ciò accompagnati da espressioni della più sincera amicizia e gratitudine.
Sulla sera di quel giorno D. Bosco radunò i membri della società e raccontò
loro l'esito del suo viaggio a Roma, che fu favorevole oltre ogni sua aspettazione.
Eravi andato contro il parere di varii personaggi a lui affezionati, che credevano che 335
non sarebbe riuscito a niente. Egli però confidato in Maria Ausiliatrice, rispettando
p. Il i loro consigli I non tralasciò di fare quanto parevagli dal Signore suggerito. Colà
giunto fu accolto da varie persone di alta importanza, fra gli altri dal Conte Berardi
nipote del Cardinale. Questi avea un figliuoletto ammalato di febbre tifoidea e or-
mai senza alcuna speranza di guarigione. Sapendo che dovea giungere D. Bosco an- 340
dò ad incontrarlo perché tosto facesse una visità al bimbo e lo benedicesse racco-
mandandolo a Maria Ausiliatrice. Così fece D. Bosco e suggerì alla famiglia di fare
una novena a Maria Ausiliatrice. Al terzo giorno della novena il bimbo avea tanto
migliorato che trovavasi fuori di pericolo. In seguito si riebbe fra breve interamente.
Come ciò si seppe dal Cardinale ne ringraziò D. Bosco e si sentì così disposto in suo 345
favore che promise di fare quanto avrebbe potuto per favorire la sua Congregazio-
ne. - Il buon esito degli affari dipendeva in gran parte dal Cardinale Antonelli, e
recato si D. Bosco a visitarlo, trovollo travagliato dalla podagra: l'altra volta che vi
parlai, o D. Bosco carissimo, gli disse il Cardinale, mi feci da voi raccomandare a
Maria Ausiliatrice, e mi sentii sollevato; ora poi sono nuovamente tormentato dal 350
mio malore.
330 trovavasi] trovavan A trovavasi corr A 2 333 i membri om A add sl A 2 della] la
A della C01'1' A 2 338 varie] varii A varie corr A 2 339 figliuoletto] figlio A figliuoletto
corr A 2
333-370 Della conferenza di don Bosco restano diverse versioni; una, più estesa di quella rife-
rita nella Cronaca di don Rua, è riprodotta in Documenti XI 249-259 e, con tratti riassunti. in
MB IX 563-567. Più accurata e attendibile è la trascrizione contenuta in Costo SDB 240-241.
338-339 Filippo Berardi (1830-1895), laureato in giurisprudenza, è protagonista di una rapi-
da ascesa nel mondo imprenditoriale (costruzioni ferroviarie), all'ombra del fratello card. Giu-
seppe (1810-1878, card. nel 1868) e del suocero A. Galli, ministro delle finanze. Ebbe gran par-
te nella costruzione della stazione Termini. Eletto al Consiglio Provinciale (1870), membro del-
la Deputazione (1875), presidente di essa dal 1889, morì tragicamente il 9 marzo 1895, assalito
da un folle durante una visita al manicomio provinciale. - DBI VIII 756-758.
347 Giacomo Antonelli (1806-1878), dottore in utroque nel 1830, Delegato Apostolico a
Orvieto (1835), Viterbo (1836), Macerata (1839), cardinale nel 1847, Prosegretario (1848-1852)
e Segretario di Stato (1852-1876).

3.10 Page 30

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358
Pietro Braido
Eminenza, mi ajuti nei miei affari, ed io La garantisco che fin di domani sa-
rà meglio e potrà recarsi dal Santo Padre a promuovere la mia causa. - Ma come
ciò potrà essere? - Confidi in Maria Ausiliatrice, Ella saprà come ciò fare. - Farò
355 quanto da me si potrà per promuovere la vostra Congregazione se ciò mi promette-
te. - All'indomani stava notevolmente meglio e poté recarsi secondo la promessa a
promuovere la causa della Congregazione. - Parimenti un segretaro che poteva
molto influire su questi affari trovavasi molestato da leggera polmonite; ed egli pure
s'impegnò ad occuparsi in favore di D. Bosco dietro promessa di lui che la Vergine
360 Ausiliatrice l'avrebbe fatto migliorare. - Stabilitosi il giorno in cui doveasi venire a
qualche determinazione riguardo alla Società D. Bosco ci fece scrivere che avessimo
disposto in modo le cose che per quel giorno continuamente vi fossero alcuni giova-
ni in adorazione avanti al Santissimo onde ottenere il buon esito dell'affare. Così si
fece e saputosi dai giovani il desiderio di D. Bosco molti e molti studenti ed artigiani
365 tra quelli a cui non era stato fissato il tempo dell'adorazione rubarono una porzione
della ricreazione e si portarono in chiesa a pregare secondo l'intenzione del loro pa-
dre spirituale. - Il Signore ci esaudì come sopra si è raccontato. Siane di cuore rin-
graziato e faccia ora che la Congregazione nostra si purifichi nel suo intero corpo e
ne' suoi membri e che possa apportare degni frutti a sua gloria e a bene delle
370 anime. I
8 e 9 Marzo Radunò il capitolo per visitare la nota [dei] membri della Società e p. 12
vedere se altri vi fossero da proporre per la medesima; e infatti parecchi furono ac-
cettati alla prova. Il giorno 8 fu pur memorabile perché in esso D. Bosco spedì la
prima dimissoria pel cher. Monateri di Mirabello.
375
lO. Radunò nuovamente tutti i membri della società e fece una calda esortazio-
ne al fine di animarci all'ubbidienza non solo al Superiore Supremo, ma eziandio ai
superiori subalterni.
352 fin di om A add si Al 363 al] all A al corr Al 364 saputosi] saputa A saputosi ('O/T
Al studenti e artigiani om A add si Al 365 tra] di A tra corr Al 369 degni] degl A
degni corr Al a] al A a CO/T Al 371 la nota] i A la nota corr Al 373 Il giorno 8 om
A add Al 373-374 fu... Mirabello om A add in! lin Al 376 al] ad A al corr Al Su-
premo] ma A Supremo COlT Al
357 È il Segretario della Congregazione di Vescovi e Regolari, mons. Stanislao Svegliati,
già Giudice delle Cause Ecclesiastiche presso il tribunale civile di Roma, prosegretario della
Congregazione dei VV. e RR. dal 16 marzo 1863. Egli compare anche tra i Consultori della
Commissione della disciplina ecclesiastica in preparazione al Concilio Vaticano 1.
374 Giuseppe Monateri, n. a Crescentino (Vercelli) il 3 marzo 1847, entrato all'Oratorio il13
agosto 1860, professo triennale a Trofanello il lO agosto 1867, ordinato sacerdote a Casale
Monferrato il 18 settembre 1869 (era insegnante nel collegio di Mirabello Monferrato), più
volte direttore, ispettore in Sicilia dal 1898 al 1901, m. a Colle Salvetti (Livorno) il 22 settem-
bre 1914. La «prima dimissoria» era per il suddiaconato, ricevuto il 28 marzo 1869.
375-377 Secondo una Cronaca di Gioachino Berto, che presenta una versione più ridotta
rispetto a quella riportata da Lemoyne in MB IX 571-576, la conferenza ebbe luogo il giovedì
Il marzo; la data è condivisa dal Lemoyne.

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
359
7. Trovandomi a discorrere col Sig.r D. Giacomelli che fu compagno di semi-
nario di D. Bosco intesi come D. Bosco a principio che era in seminario era sensibile
quanto mai e molto portato alla collera e che per piccole cose si risentiva in modo, 380
che si conosceva nessuno fra i numerosi compagni era tanto inclinato per natura
a tale difetto, sebbene si scorgeva fin d'allora che facevasi grande violenza per con-
tenersi.
16. Seppi quest'oggi che dopo aver per un anno fatto ripetizione di morale nel
convitto Guala D. Bosco insegnò morale per cinque o sei anni qui nell'Oratorio e 385
che frequentarono la sua scuola varii personaggi fra cui D. Giacomelli, l'Abate So-
Ieri, Mons. Galletti e varii altri, tirati vi specialmente da questo che D. Bosco dava
la chiave di molti trattati di morale con cui posto il principio dominante con tutta
facilità si discendeva alle varie conseguenze di casi pratici. I
378 a discorrere om A add si A2 col] presso al A col corr A2 che fu] un d [?] A che fu
corr A2 379-380 sensibile... e om A add si A 2 molto] p A molto corr A2 382 seb-
bene] scor A sebbene corr A 2 facevasi] faceva A facevasi corr A 2•
378 Giovanni Battista Giacomelli (1820-1901), di Avigliana (Torino), compagno di don Bo-
sco nel 5° anno di teologia in seminario (1840-1841:jère optime per don Bosco, optime per Gia-
comelli), suo confessore dopo la morte del teol. Golzio (1873), cappellano dell'Ospedaletto di
S. Filomena della Barolo. - v. BS 25 (1901) n. lO, ott., pp. 295-296.
385 Teol. Luigi Guala (1775-1848), «nominato nel 1808 rettore della chiesa di S. Francesco
d'Assisi, iniziò privatamente un corso di teologia morale, ispirato a s. Alfonso. Il corso (Confe-
renza) ottenne riconoscimento legale da Vittorio Emanuele I il 16 dicembre 1814 e divenne
Convitto Ecclesiastico per l'anno 1817-1818 con 12 sacerdoti; ottenne la definitiva approvazio-
ne ecclesiastica da mons. Chiaveroti il 23 febbraio 1821» - G. TUNINETTI, Lorenzo Gastaldi
1815-1883, voI. I. Casale Monferrato, Edizioni Piemme 1983, p. 36.
386 Giovanni Battista Giacomelli: v. lino 378. «Le unisco qui un bigliettino per l'abate Sole-
ri, antico mio allievo di Morale» -Tett. di don Bosco al cav. F. Oreglia di S. Stefano, da Torino
il 29 gennaio 1868, E I 538. «L'abate Soleri è un insigne benefattore di questa casa e poco fa
ci fece una vistosa largizione in bisogno eccezionale» - lett. di don Bosco a mons. Ricci, da
Torino il 27 settembre 1868, E I 576. - Eugenio Galletti: V. lino 200-201.

4.2 Page 32

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360
Pietro Braido
Fatti particolari
vol. 1. I
D. Bosco a' suoi giovani
p. l
Ogni giorno, cari figliuoli, vediamo che si operano grandi meraviglie per inter-
5 cessione di M.A. Pochi giorni or sono che venne qui in mia camera uno storpio colle
grucce, e per intercessione di M. Ausigliatrice, se ne andò portandosele sulle spalle.
Ma stassera voglio raccontarvi un altro fatto meraviglioso, che si è solamente opera-
to ieri (giorno della natività di M. 1867). Quindici giorni fa quando io sono stato a
Strevi condussero da me, essendoci anche parecchi altri fra cui il parroco, una don-
lO na, che da più di un anno non era più in se stessa e parea indemoniata. A costei non
si potea più far capire una ragione, non più far recitar una parola di preghiera, ma
facea tutti quegli atti che sono proprio degli ossessi. Mi domandarono se era inde-
moniata ma io non ho voluto per allora I pronunziare alcun giudizio, tanto più che p. 2
io mi avvicinava a lei con in mano una medaglia, giudicando che se avea il demonio
15 in dosso dovesse alla presenza di oggetti benedetti partirsi dalla donna. Ma nulla
giovando, ho detto che ci inginochiassimo tutti per far una preghiera a M.A. Ci ingi-
nochiammo, abbiamo pregato, la disgraziata si inginocchiò pure ma non ci fu verso
di poterle far articolar una sillaba di preghiera.
Mentre ancora erano tutti presenti io ho detto che si continuasse a pregare per
20 un dato tempo, che io ho fissato, cioè fino alla natività di M.V. e che si facesse pre-
parare per far la comunione in onore di Maria nel sudetto giorno. Dopo intesi così
ci siamo lasciati. Dopo qualche giorno mi si scrisse di nuovo dicendomi che sarebbe
impossibile il poterla far confessare, peroché nulla altro che bestemmie ella proferi-
va, io risposi che I si badasse a niente, ma che si seguitasse a pregare M. e ad esortar- p. 3
25 la a confessarsi. Essi così fecero. Giunti alla vigilia della natività di Maria cercarono
il modo di poterla in qualche guisa preparare a confessarsi. Aspettarono che non ci
fosse più gran gente in chiesa, ed incominciarono ad esortare quella infelice ma tutto
fu inutile, ella null'altro che bestemmie proferiva. Giunta poi la notte costei divenne
furibonda, parea che tutti i demonii dell'inferno fossero in lei riuniti, peroché faceva
B amanuense
R interventi di don Rua
16 Inginochiassimo] inghi B inginochiassimo corr B2 20 V.] S. A V. corr B2 25 Giunti]
Giunto A
26 guisa] modo B guisa corr B2
Aspettarono] Aspettarol B Aspettarono
COI.,. B2 28 Giunta] Giung B Giunta COIT B2
8 La festa della Natività ricorre 1'8 settembre; nel 1867 cadeva di domenica.
9 Strevi: località sulla linea Acqui (6.5 km)-Alessandria (34.5 km); vi si trovava la residenza
estiva del vescovo di Acqui, che era allora il cappuccino mons. Modesto Contratto (3 aprile
1798-6 dicembre 1867). Da Strevi don Bosco scrive due lettere con la data del 20 agosto, una a
don Michele Rua (<<Parto in questo momento per Alessandria, quindi a Mirabello», E I 494);
l'altra alla marchesina Azelia Fassati (clo sono col Vescovo di Acqui; stasera vado, si Dominus
dederit , a Mirabello», E I 495).

4.3 Page 33

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
361
ogni sorta di voce, or parea un lupo ora un leone ora un bue ora un majale ora un 30
gatto, ora un cane, ora proferiva le più orrende bestemie le più orrende imprecazioni
contro Dio e contro tutti, finalmente giunti al mattino, quasi senza speranza di po-
terla più indurre a confessarsi, vedendola in tale stato, contro ogni loro aspettazione
con grande meraviglia di tutti ecco che l'indemoniata domanda: che ora è? se le ri-
p. 4 sponde che è giorno. I E che giorno è quest'oggi? seguita ella; è il giorno della nativi- 35
di M. le si risponde. Bisogna adunque che io mi vada a confessare; come fece di
poi, dopo più di un anno che non era più stata un momento in se stessa. lo ho rice-
vuto oggi la lettera di questo fatto compiuto, e della grazia ottenuta con una piccola
offerta a M.A. che era stata la condizione da compiersi se ella sarebbe guarita.
Questo fatto non ve l'ho voluto raccontare perché io creda che voi abbiate in- 40
dosso il Demonio, che Dio ve ne liberi, ma bensì perché vediate quanto dobbiamo
confidare in M.A. Peroché se così facilmente concede grazie per il corpo quanto più
non ce le concederà se gliele domandiamo per l'anima. I
p. 5
Strenna di D. Bosco pel 1868.
Addì 31 Dicembre in sul morire del 1867 così D. Bosco dal pulpito a' suoi 45
cari giovani.
35 giorno om B add R 39 a M. A. om B add si A2 da compiersi om B add si R se] per
cui Bse em si B2 43 domandiamo] domanda B domandiamo corr B2
37-39 «W.G.M.G. - Acqui, 8 settembre 1867. MO Rdo Sig. La grazia è fatta! Dopo fieri com-
battimenti, minaccie, percosse, svenimenti, visioni, etc. che durarono fino alla mezzanotte ulti-
ma scorsa, sopravvenne la pace e la quiete. Stamane poté fare tranquilla la confessione, c fu
mandata alla Comunione. Ne sia ringraziato il Signore, e la potente Ausiliatrice dei Cristiani
Maria SS. che fugò l'inferno, fin dal primo momento che facea parte del giorno sacro alla felice
sua nascita. Qui acchiuso le trasmetto un vaglia di L. 25. in scioglimento del voto peI tempio
che si innalza alla cara Madre nostra, d'incarico della favorita persona. Spero non sarà per di-
menticare sì presto un tanto favore, e vorrà studiarsi l'anima graziata di farsi sempre più amare
dalla Madre Celeste. S'abbia la S.V. Rev.da da parte di entrambi graditi i ringraziamenti dovu-
ti, e la Santa sua Madre la rimeritino della carità in un con tutte quelle giovani anime che sep-
pero commuovere le viscere materne dell'Immacolata Maria. Mi affretto a darle la fausta noti-
zia, affinché niuna mora s'interponga tra la grazia ed il ringraziamento, tra il beneficio e
l'adempimento del voto. Si degni V.S. di avermi presente nelle sue orazioni, affinché possa sal-
vare la povera anima mia ed insegnare agli altri le vie del Signore. Mi rinnovo, Di S.V.M.Rda
Dev.mo Servo in G. C. P. Bruzzone Matteo vicepr.» - ASC 126.2
44 Strenna (lat. Strenae) indicava i doni che si scambiavano o si chiedevano (per esempio, i
bambini e ragazzi passando di casa in casa, porgendo gli auguri) in occasione del capodanno.
Nell'Ottocento avevano anche assunto il significato di omaggio culturale (libri, sempre più lus-
suosi, affiancati agli «almanacchi») e religioso-morale, quasi «programma di vita» per il nuovo
anno - v. ad esempio, Strenne e almanacchi, nel voI. di M. BERENGO, Intellettuali e librai nella
Milano della Restaurazione. Torino, Einaudi 1980, pp. 179-192; Etrennes religieuses pour l'an
de grace mi! huit cent deux ... mi! huit cent quatre. Lyon, Rusant 1802... 1804; G. GAZZINO,
Le Strenne ai Fanciulli, in «Letture popolari» 1(1837), n. 52, pp. 411-413; ID., L'origine delle
strenne ai fanciulli, in «Letture di famiglia» 2(1843), n. 52.

4.4 Page 34

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362
Pietro Braido
Sogliono in questi giorni i parenti dare la strenna ai loro figliuoli e gli amici
darsela tra di loro così anch'io sono solito di fare ogni anno.
La notte scorsa essendo già coricato andava pensando e ripensando tra me che
50 cosa avrei dovuto dare per strenna ai miei cari figliuoli; ma non poteva concentrar-
mi in un punto solo. Quand'ecco mi prese sonno e in un sogno che non era sogno re-
stai addormentato. Faccio per uscire di mia camera e al posto del Poggiuolo mi tro-
vai avanti ad un bel Giardino cinto intorno, sopra la cui porta era scritto 68. Entro
in quel giardino e mentre girava attorno alle mura interne del medesimo là in un
55 canto vedo diversi giovani con alcuni Preti, chierici che pregavano attorno ad una
bara. E loro dissi - Che cosa fate qui? - Eglino: Preghiamo per l'anima del tale
che è morto in tal giorno e la talora. - Ma chi è? - Come, mi rispondono, I non sa p. 6
chi è? - Eh no! - Che non abbiano avvisato! Egli è quel tale. Ha fatto una buona
morte, una morte invidiabile. Ha ricevuto con grande soddisfazione ed edificazione
60 tutti i Sacramenti; ora preghiamo per l'anima sua accompagnandolo alla sepoltura.
Dopo m'incamminai accompagnato da uno esterno che io non conosceva pel giardi-
no verso di un bellissimo prato verdeggiante e intanto diceva tra me: come va que-
sto, ieri sera mi coricai nel letto adesso mi trovo qui con tutti i giovani sparsi qua e
là in questo giardino. Ma ecco che una quantità di giovani mi si avvicinano e li sen-
65 tiva a cantare a qualche distanza il Miserere e li interrogai: Che cosa fanno quei gio-
vani e dove vanno? Ed essi erano malinconici e mi risposero: È morto il tale, ha fat-
to una buona morte, ha ricevuto con edificazione tutti i Sacramenti. Adesso lo por-
tano già alla sepoltura. Durò otto giorni e mi ricordo che vennero a vederlo anche i
suoi parenti. I E mi rincresceva e tra me diceva: Oh che mi rincresce era uno a cui p. 7
70 voleva tanto bene e non ho ne pure potuto dargli l'ultimo addio, ma possibile sola-
mente jeri io diceva ne morì uno e quest'oggi un altro. E la mia guida mi disse: Ti
par poco tempo, eppure sono tre mesi da che è morto l'altro.
Ma innoltratomi alquanto ecco che odo cantare il Miserere e diversi giovani mi
si avvicinano tutti mal contenti. - Che cosa avete? - Ah se sapesse! - Che cosa ci
75 fu? - È morto il tale, ma ... - E che ma, non ha fatto forse una buona morte?-
Ah no! - Non ricevette i Sacramenti? - Li ricevette ma con poca edificazione. E
allora io cercava di consolarli. - Allora Colui che era con me mi si avvicina e mi
disse: Guarda. Sono tre. - Che cosa significa questo tre? Ma prima dimmi chi sei tu
che mi dai del tu? Ed egli: Sta attento. Sono tre che di quest'anno 1868 dovranno
80 morire de' tuoi giovani. E quel numero 68 scritto sulla porta del giardino significa
l'anno 1868. Come vedi due sono preparati, l'altro tocca a te il prepararlo. I
Ma io sogno, ma pure qui non c'è sogno, io vedo, io sento e cognosco. Ma quel p. 8
che io desidero si è che tu mi dica qualche cosa da dire a' miei giovani domani a sera
per strenna. Ed egli: Dì a' tuoi giovani che siccome quei due che erano preparati, ché
85 frequentavano la Santa Comunione in vita e con le dovute disposizioni così anche in
morte la ricevettero con edificazione; ma quell'ultimo che non la frequentava in vita
53 sopra om B add si B2 64 post avvicinano add e sentii a cantare a qualche distanza il
Miscrere B del B2
70 ho] o [?] B ho em si B2
dargli] dare B dargli corr B2
78
Guarda om B add si B2 84 post preparati add e B del B2

4.5 Page 35

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
363
mentre era sano, così in punto di morte la ricevette con poca soddisfazione. Dì dun-
que ai tuoi giovani che se vogliono fare una buona morte frequentino la Santa Co-
munione e con le dovute disposizioni. Nel giardino vidi ancora diversi altri giovani e
chi aveva i cornetti e non contenti di tenerli per loro davano delle cornate agli altri. 90
p. 9
Per ora la strenna sia questa: La Comunione frequente è il mezzo I più efficace
perfare una buona morte. lo potrei dire a ciascuno in particolare quel che faceva nel
giardino. Seguitai quindi a camminar oltre e vidi una moltitudine di gente pallida e
smunta. Ed io dimandai: Che cosa hanno costoro? - Cercavano di mangiare e non
trovavano pane, cercavano da bere e non trovavano acque. - Che cosa vuol dire 95
questo? - Grande carestia, mi risponde, nel 1868. Più in là si percuotevano e li ve-
deva stendersi sgozzati al suolo. - Grande guerra nel 1868. - Sono Italiani o fore-
stieri? - Guarda e dall'abito li conoscerai. E guardai. Vidi che l'abito era straniero,
ma ve ne erano anche d'Italiani. Camminammo ancora un poco quando sento que-
sta voce: Fuggiamo di qui. Fuggiamo di qui. - E che cosa hanno costoro che vo- 100
gliono fuggire? - Grande colera nel 1868. Come il colera adesso d'Inverno? - A
p. lO Potenza ne muojono già adesso 50 al giorno. I - E non vi sarebbe un mezzo per
allontanare dagli uomini tutti questi mali? - Eh sì che vi sarebbe purché tutti gli
uomini insieme si unissero d'accordo per fare cessare la Bestemmia ed onorare
Gesù Sacramentato e la Beata Vergine.
105
E l'Oratorio avrà anche da soffrirne? Mi guardò da capo a fondo dopo mi dis-
se: Condizionatamente se cioè i tuoi giovani saranno tutti d'accordo col tener lonta-
no l'offesa di Dio, coll'onorare Gesù Sacramentato e la Beata Vergine perché con
questi due salvaguardia si ottiene tutto e senza di questi si ottiene niente. Ma bada
bene che basta un solo per attirare lo sdegno di Dio sopra tutti gli altri. - Ma la ca- 110
restia almeno cadrà solamente sopra D. Bosco perché lui solo è che deve pensare a
queste cose. - No, anche i tuoi giovani ne sentiranno gli effetti, ché i loro parenti
p. Il non potranno più pagare le pensioni, quindi la casa non potrà I somministrare loro
tutte quelle cose di cui abbisognano.
In ultimo si levò un temporale in cui pareva che da un momento all'altro doves- 115
simo essere inceneriti dal fulmine vi cadde quindi una dirotta pioggia. Ed io m'aggi-
rava per quel giardino cercando i miei giovani, cercava la porta per uscire e malgra-
do la mia fretta non vi riuscii a trovarla che anzi sempre più dalla medesima mi
allontanava quando si pose a grandinare così fortemente che io ricevendo alcuni
granelli sul capo mi svegliarono e mi trovai nel letto. I
120
88 morte] Comunione B morte em B2 91 ante Comunione add Santa B del B2 frequen-
te Ofll B add si B2 92 buona] santa B buona em B2 98 Guardai] Guardi B 101 co-
lera] pest B colera em B2
post 1868 add A Potenza ne B del B2
101 si unissero]
riunissero B riunissero COIT B2 d'accordo] d'accordi B 106 avrà] avranno B avrà em
B2
110-111 carestia] fame B carestia em si B2
112 tuoi om B add si B2 ché]
che B
116-117 m'aggirava] voleva B m'aggirava em B2.
120 Dopo l'ultima parola dl testo Lemoyne aggiunge: (Tracopiato); questa indicazione e
le virgolette a sinistra di ciascuna riga del manoscritto significavano che il testo doveva essere
integralmente utilizzato per Documenti e Memorie biografiche.

4.6 Page 36

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364
Pietro Braido
[Da «Raccolta di detti, fatti e sogni di D. Bosco» di G. Berto (1867), pp. 50-54].
[lunedì 9 settembre 1867]
Quest'oggi poi mi mandarono un'offerta riguardo ad una guarigione di una che p.50
si credeva indemoniata. Interruppe: lo racconterò poi di sopra. Finite le orazioni.
Quasi tutti i giorni mi scrivono lettere in cui mi si dicono grazie ricevute da Maria
Ausiliatrice. Ieri l'altro giunse una lettera con un offerta.
5
Ieri un offerta di 24 soldi di un vecchio che venne quivi in mia camera reggen-
dosi sopra le grucce e andò via colle grucce in ispalla. Quest'oggi poi ricevetti un'of-
ferta di una madre di famiglia che era creduta indemoniata, guarita il giorno della
Nascita della Madonna.
Quando andai in Acqui nel mese di Agosto I e passai a Strevi. Là v'era una p. 51
lO donna che credevano indemoniata. V'era il Vescovo con D. Pestarino di Mornese, il
domestico del Vescovo ed altre persone che la condussero, affinché vedessi se era in-
demoniata e il vescovo mi disse: Veda se c'è il caso di esorcizzarla, io Le do la facol-
tà. Esaminai da che tempo era travagliata in quel modo, ecc. e per conoscere se era
indemoniata senza che essa se ne avvedesse presi una medaglia in sacoccia e la tene-
15 va stretta e nascosta fra le mani per vedere se avesse fatto qualche gesto o strepito,
perché il Demonio non può stare presente ad una medaglia della Madonna senza
dar segni manifesti di ripugnanza. Allora siccome non mi parea indemoniata e con
quei della famiglia il marito e i ragazzi ed il Vescovo ci siamo messi tutti in ginoc-
chioni per far una breve preghiera a M. Ausiliatrice e feci anche inginocchiare l'in-
20 ferma e gli comandai che pregasse anche con noi e pregò per un poco, dopo cessò e
non I fu più possibile farla pregare; e attestavano quei della famiglia che da un anno p. 52
circa non avevano mai più potuto farla pregare. Dopo dissi a quei della famiglia che
facessero tutti i giorni queste preghiere tre Salve Regina a Maria Ausil. e tre pater
Ave a Gesù SS.to fissando il tempo in cui se sarebbe guarita avessero mandato
25 un'offerta alla Chiesa di Maria Ausiliatrice e questo tempo si fissò fino alla Natività
di Maria SS. addì 8 Settembre che fu jeri, aggiungendo che intanto l'indomani
l'avessero condotta a far la sua Confessione e Comunione. Ciò fecero; ma giunta
alla Balaustra in tempo in cui non v'era nessuno in chiesa, si mise a far dei gesti a
urlare, a gridare ed altri mille gesti, vedendo il sacerdote che a momenti la voleva co-
l Quest'] Questo C Quest' CO/T C2 2 Interruppe om C add mrg sin C2 lo] Lo C CO/T
C 2 3 mi scrivono] accadono C mi scrivono em C2 dicono] dice C dicono CO/T
C2 post dicono add le C del C2 6 grucce] grugge C grucce cotr C2 Quest'] Questo C
Quest' COIT C2 12 c'è] c'era C c'è CO/T C2 Le] gli C Le em si C2 17 post Allora add
gli diedi la benedizione C del C2 21 non iter C 22 avevano] aveva C avevano em
C2 23 post preghiere add con [?] C del C2 tre'] una C tre em C2 a Maria Ausil. om
C add C2 25 fino om C add si C2 Natività] Nascita C Natività em si C2 26 Maria
SS.] M. Aus. C Maria SS. CO/T C2 8] 28 C 8 COIT C2 l'indomani] reci C l'indomani corr
C2 27 fecero] faceano C fecero COIT C2 giunta] giunto C 28 post Balaustra add
sebbene fosse C del C2

4.7 Page 37

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
365
municare per cui non ci fu modo a poterle fare la comunione per lo scandalo che ne 30
p. 53 temevano se qualcheduno avesse visto. I Fu pertanto ricondotta a casa. Dissi poi an-
cora che la mattina stessa della Natività la conducessero a far la sua Santa Confes-
sione e Comunione. La sera prima gli dissero domani mattina bisogna che andiamo
poi alla Chiesa, affinché tu possa fare la tua Confessione e Comunione. Alla notte
appena coricata cominciò ad urlare o zuffolare, a batter le mani a cantare a gridare 35
per cui ora pareva un majale, ora un leone, ora un cane, ora bellava e mille altri ge-
sti. Non gli dissero più niente, ma confidando nella Madonna e pregando, all'indo-
mani a giorno gli soggiunsero: vuoi che andiamo? Guardò e disse: dove? Adesso bi-
sogna che andiamo in chiesa, affinché tu possa fare la Confessione e Comunione
come ci ha detto D. Bosco. Sì, sì andiamo pure rispose queste furono le prime parole 40
p. 54 che disse da senno dopo circa un anno. I Fece la sua Conf. e Comunione tranquilla-
mente, come se non avesse mai avuto niente, fece il ringraziamento con edificazione
di tutti quei della famiglia. Adesso mi scrivono dicendomi che è perfettamente guari-
ta come se non avesse mai avuto male alcuno.
Ora se la Madonna fa tanto pel corpo credetelo pure che farà molto più per 45
l'anima. Epperciò ricorriamo a Lei colla frequente giaculatoria Auxilium Christiano-
rum ora pro nobis e nei nostri bisogni temporali e spirituali e nelle tentazioni.
30 ci om C add si C2 per lo] pello C per lo em C2 31 post casa add Mi scrissero questo
ed io r C del C2 32-33 Confessione om C add si C2 e orn C ad C2 33 sera] notte C
sera em C2 mattina om C add si C2 36-37 post gesti add per cui già dicevano se [come
si C se em si C2] continua così domani mattina C del C2 38 soggiunsero] dissero C sog-
giunsero corr C2 vuoi... dove? om C add si C2 40 post Bosco add Essa quasi sve-
gliata dal sonno guarda e [apre modesta C e em si C2] disse C del C2 47 nei] nella C nei
corr C2
nelle] nella C nelle COlT C2•

4.8 Page 38

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366
Pietro Braido
[Lettera del cav. Oreglia]
M.> Revda Sigra Presidente
W.G.M.G.
p. l
Torino lO 7bre 1867.
(...) Onde però non resti totalmente defraudata la sua aspettazione e per pro-
varle in qualche modo quanto io le sia riconoscente alla memoria che di me vuole
conservare, le esporrò oggi una nuova grazia di Maria Ausiliatrice che potrà giovar-
le a spargere sempre più questa divozione che pare oggi sia fra le più gradite a que-
sta buona nostra Madre. Circa alla metà di Agosto passato D. Bosco recossi presso
il Vescovo di Acqui (Piemonte) per qualche affare. Volle questi fargli conoscere una
povera infelice madre di famiglia la quale da oltre un anno pareva ossessa dal demo-
nio il quale facendo pessimi trattamenti della sua persona la impediva di accostarsi
ai Sacramenti della Confessione e Comunione ai quali quando era forzata d'acco-
starsi diveniva furiosa, bestemmiava ed urlava come una bestia assimilando le voci
del bue, majale, cane ecc. Monsignore diede facoltà a D. Bosco di esorcizzarla, ma
egli colla usata sua semplicità rispose che non credeva ciò necessario: che pero se era
indemoniata l'avrebbe posta in tale compagnia da obbligare il demonio a ritirarsi.
Alle persone presenti, fra cui il marito e figli I di Lei con parecchi sacerdoti D. Bosco p. 2
consigliò di fare tutti uniti alcune preghiere a Maria SSma Ausiliatrice e poi di
continuare tali preghiere ogni giorno, ciascuno da sé, sino al giorno della festa della
Natività di Maria. Dopo ciò ciascuno andò pei fatti proprii e D. Bosco tornò a Tori-
no. Siccome però aveva anche consigliato che nella Domenica precedente la Natività
si forzasse l'infelice a confessarsi e comunicarsi in Chiesa a porte chiuse, così arriva-
ta detta domenica il parroco della Cattedrale procurò che ogni cosa si facesse secon-
do il consiglio avuto: furono però tali gli urli, e convolsioni che ebbe a soffrire che
subito dopo il parroco scrisse a D. Bosco che non credeva prudente esporre quell'in-
felice a rinnovare simile scene dolorose nel giorno della Natività, massime che
D. Bosco aveva detto che si accostasse in tal giorno ai SS. Sacramenti con tutto il
popolo.
Ricevuta quella lettera D. Bosco repplicò che nulla si variasse a quanto aveva
detto e che si continuasse a pregare con fede. Venuta la vigilia della Natività il mari-
to della infelice radunata intorno a Lei la famiglia disse: Oggi non abbiamo ancora
fatta la preghiera a Maria Ausiliatrice che D. Bosco ci ha ordinato per ottenere la
grazia che tanto desideriamo: facciamola tutti di cuore qui riuniti. Pregarono senza
che la moglie desse segno alcuno d'accorgersi di ciò che intorno a sé succedeva. Ve-
nuta poi la notte la poveretta non solo non poté dormire, ma cominciò un profluvio
di bestemmie e di urli così spaventosi che durarono sino all'alba con smanie e con-
torcimenti d'ogni maniera che superarono l'usato. Fattosi però giorno chiaro si alzò
sul letto e come se avesse ben dormito chiese con tutta tranquillità che giorno e che!
ora fosse ed avutane cognizione dal marito, riprese: bisogna dunque alzarsi e andare p. 3
alla cattedrale giacché oggi voglio ricevere i Santi Sacramenti. Il marito, ancora tut-

4.9 Page 39

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Don Michele Rua precario «Cronacista» di Don Bosco
367
to sconcertato per la nottata passata in tal modo, quasi non credeva a sé stesso, ma
senza fare altra osservazione l'attese e andarono entrambi alla Chiesa: ivi essa in
mezzo a tutto il popolo si accostò alla Confessione e Comunione senza dare il mini-
mo segno che alludesse alle sue solite furie precedenti.
La notizia di questa nuova grazia ottenuta da Maria Ausiliatrice ci pervenne il
giorno nove corrente da una lettera dello stesso parroco della Cattedrale che per es-
sere stato testimonio di tutto questo fatto scrisse la mattina stessa del giorno della
Natività a D. Bosco cominciando con queste parole: Carissimo e Rev.mo D. Bosco,
la grazia è fatta l Questo è uno dei tanti fatti che ogni giorno succedono parte sotto i
nostri occhi e parte in lontani paesi che ci comprovano sempre più quanto Maria
gradisca di essere in questi giorni invocata col titolo di Maria Ausiliatrice. Le elemo-
sine che ci affluiscono da ogni parte ci sono di conforto che Maria SSma si prende
l'impegno di soccorrerei anche nelle presenti strettezze che sono più sensibili che
mai. Siccome il tempo mi manca di riprodurre questa lettera a parecchie persone co-
sì prego Lei a voler far conoscere la presente all'ottimo Conte Vimercati, al P. De
Lorenzi nel Collegio Romano ed a tutti quelli che crederà possa essere di consola-
zione il sentire le misericordie della buona nostra Madre Maria SSma Ausiliatrice.
Sono in grado di poterle assicurare che il demonio nei suoi satelliti viventi (al-
trimenti detti Garibaldini) lavora indefessamente per tentare un'invasione in Roma.
p. 4 Non posso ne gioverebbe I dire di più, benché molti particolari potrei aggiungere;
che pero sono già comunicati a chi puo averne bisogno. Queste cose le scrivo non
per spaventarla, giacché non si ha nulla a temere quando Dio è con noi. Desidero
piuttosto incoraggiarla a promuovere la divozione a Gesù Sacramentato ed a Maria
Ausiliatrice: Se i Romani si unissero concordi a fare ogni giorno una visita al Vene-
rabile ed a Maria SSa è certo che sarebbe per loro questa divozione come un para-
fulmine il quale se non impedisce la caduta del fulmine ne allontana certamente
il danno.
Basti per oggi; Mille ossequii a Lei ed a tutte le sue Consorelle per D. Bosco
e per me che ci raccomandiamo molto alle loro preghiere.
Qui in Torino il Coléra è cosa di niuna importanza, almeno per ora.
Mi creda sempre nel Signore
Suo Obbl mo Servo
Fco Oreglia