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fedelmente le sue sembianze? Esistono ancora negativi? Quanto, perché e come
nel tramandarcele sono state alterate? Domande che se poste da chi ha una qual-
che cognizione dell'« ars histórica » trasformano una fonte « debole », come tal-
volta a torto viene considerata quella non scritta, in documento di primaria impor-
tanza per la conoscenza di un personaggio.
Obiettivi, quelli del Soldà, che hanno potuto essere raggiunti solo mediante
una paziente ricerca del materiale iconografico, con un laborioso raffronto di
notizie disperse in varie decine di volumi, grazie alla consulenza di esperti di
fotografia ottocentesca e delle relative tecniche di ritocchi e montaggi.
Lasciamo ai lettori del volume, unico nel suo genere, la gioia di gustare la
bellezza delle fotografie riprodotte e di pervenire personalmente alla piacevole
scoperta di tante sorprese ivi contenute. Ci basti qui indicare che la prima parte
(pp. 23-68) dopo aver presentato il materiale iconografico conservato e le princi-
pali pubblicazioni ricche di notizie circa lo stesso, offre un breve profilo profes-
sionale dei fotografi. Segue una trattazione sulla fotografia nell'ottocento ed una
riflessione teorica sul problema dell'immagine oggettiva-soggettiva nell'arte foto-
grafica.
La seconda parte, quella principale (pp. 71-213), ha come oggetto la presen-
tazione analitica delle singole fotografie (41 per la precisione, di cui 27 sono
originali, le altre riproduzioni fedeli o alterate oppure fotomontaggi). Qui il di-
scorso si fa complesso e si articola in tre tipi di analisi. Una prima: quella storica,
volta a collocare ciascuna fotografia in un preciso momento della vita di don
Bosco, indicandone, dove è possibile, — ma più d'una volta non lo è — le moda-
lità di esecuzione ed il livello di veridicità a seconda dell'abilità tecnico-artistica
del fotografo; una seconda: l'analisi oggettiva della fotografia, che focalizza «
soprattutto l'immagine quale appare della fotografia stessa, evidenziando i ritoc-
chi eseguiti ed utilizzando questi come documenti storici, sociologici, artistici
capaci di aumentare le conoscenze che su don Bosco si hanno »; « infine l'analisi
soggettiva dell'immagine, utilizzando canoni ufficiali di oggi che appartengono al
campo della comunicazione visiva e che si fondano su settori di conoscenza di-
versa ».
Il volume, o, se si vuole, l'album fotografico che si apre con la presentazione del
Rettor Maggiore della Società Salesiana, si conclude con una scheda riassuntiva delle
singole foto divise per decenni, con l'esame di alcuni ritratti ricavati dalle fotografie
stesse e con un'interessante dimostrazione grafica del metodo di ritocco della fotografia
di Marsiglia del 1881.
Non abbiamo la necessaria competenza per dare una valutazione squisitamente tec-
nica delle riproduzioni fotografiche, che per altro a noi sembrano incantevoli, grazie
anche alla stampa effettuata su carta patinata avoriata, tenuto ovviamente conto delle
condizioni quasi mai ottimali dei materiali su cui si è lavorato. (A tal proposito ci è
grato poter rispondere positivamente alla richiesta dell'autore di p. 70, comunicando che
proprio ultimamente sono state rintracciate nell'AFC due copie originali della fotografia
di don Bosco con gli ex allievi del 1885 di p. 179). Così pure non crediamo si debba
entrare nel merito della comunicazione personale, affettiva dell'autore circa le singole
riproduzioni, stante il fatto dell'insopprimibile soggettività della lettura di un'immagine.
Ci limitiamo invece a qualche precisazione, per così dire, « oggettiva », soprattutto
in vista dell'augurabile seconda edizione dell'opera stessa.
Anzitutto ci pare un po' azzardato sostenere — comunque è da dimostrare — che «
la Torino bene, la Torino che conta, in tutte le categorie (Stato, nobili, Chiesa),