Don Bosco mediatore tra Cavour ed Antonelli nel 1858
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siastici e laici della Torino degli anni cinquanta, Don Bosco si era reso infatti
conto che l'opera degli Oratori non poteva avere speranza di sopravvivere
dopo la sua morte senza la formazione di una comunità di persone che potes-
sero continuare dopo di lui.
Chiesta pertanto la licenza di rimanere fuori diocesi per due mesi, pro-
curatosi il passaporto dal governo piemontese, fatto testamento innanzi al
notaio, messo in borsa un promemoria con tutti gli incarichi da assolvere in
favore di sacerdoti ed amici, il 18 febbraio 1858 mosse i suoi passi verso
Roma. Vi giunse la sera del 21 febbraio, dopo una traversata piuttosto disa-
gevole da Genova a Civitavecchia. Vi sarebbe rimasto fino al 14 aprile.
Non è qui il luogo per raccontare i particolari del suo soggiorno romano:
le visite ai monumenti, gli incontri con personaggi altolocati, la predicazione
alle carcerate, l'interessamento alle opere per la gioventù...9 Ai fini del nostro
discorso basta ricordare che, secondo i biografi, Don Bosco ebbe almeno due
incontri col segretario di stato, cardinal Antonelli; tre invece furono le udienze
papali: il 9 marzo, il 21 marzo ed il 6 aprile.
Non deve meravigliare simile sequenza di udienze. La stima e la fiducia
di Pio IX e del suo segretario di stato per Don Bosco, nate fin dal 1849 allor-
ché con delicatissimo gesto di affetto e devozione, a nome dei suoi giovani,
D. Bosco era in grado di poterlo consegnare a Pio IX già nella prima udienza. L'ipotesi
di una non mai avvenuta seconda udienza rimane così ancora plausibile (vedi però nota 13).
3. Il manoscritto che Don Bosco avrebbe consegnato al papa difficilmente è quello (o copia
di quello) conservato nell'archivio salesiano centrale, vergato da Don Rua (G. Bosco, Cost...
p. 22 siglato Ar). Come poteva Don Bosco, in pochi giorni, in una città che visitava pel-
la prima volta, procurarsi le costituzioni dei fratelli Cavanis di Venezia, dei Lazzaristi, degli
Oblati di Maria Vergine ecc.? E se anche avesse potuto averle sott'occhio, come giustificare
l'assoluta mancanza di un capitolo sulla « pietà » in un « piano di congregazione religiosa »,
quando tutte le sue fonti vi dedicavano ampio spazio? 4. Che cosa fosse in realtà quel
« breve piano di congregazione religiosa... richiamato a memoria ...siccome è praticato nella
casa dell'Oratorio » — e colà, si badi bene, i voti, pur non essendo formalmente emessi (né
potevano esserlo) erano però messi in pratica (G. Bosco, Cost... p. 70 Ar) — non è facile sa-
perlo. Pare comunque poco probabile che potesse trattarsi di un testo che non contemplasse la
professione dei voti. Scrivendo ad un superiore di un istituto religioso con voti, al quale
chiede « quelle osservazioni che meglio... sembreranno nel Signore », parlando altresì expressis
verbis di « congregazione religiosa » è arduo credere che Don Bosco abbia trascritto solo
il « piano di regolamento dell'Oratorio », della casa annessa o qualcosa di simile. Nell'ipotesi
poi che si trattasse di copia del manoscritto più antico in nostro possesso, ma privo dei
capitoli sui voti, il card. Gaude ed il papa avrebbero avuto fra le mani poco più di una
trentina di articoli, e per giunta non coordinati fra loro. Lo smarrimento del manoscritto,
postillato dal papa secondo la tradizione salesiana, potrebbe essere stato favorito dal fatto
che Don Bosco, tornato in sede a Torino, non ebbe necessità di utilizzarlo direttamente,
in quanto poteva avere sott'occhio altri testi costituzionali giuridicamente più pertinenti e
pertanto più utili allo scopo.
9 Rimandiamo al diario del soggiorno romano scritto in gran parte da Don Rua e
completato da Don Bosco. Il manoscritto di Don Rua è la fonte di Lemoyne per le Memorie
Biografiche.