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RECENSIONI
AZZI Riolando, A implantaçào da obra salesiana (1884-1894), in Os Salesianos no
Rio de Janeiro. S. Paulo, Editora Salesiana Dom Bosco 1983, vol. II, 422 p.
E'- il secondo di una serie di sei volumi. Si divide in due parti, nelle quali ci
si presentano gli ultimi anni dell'Impero brasiliano e i primi dell'avvento della Re-
pubblica, proclamata in Brasile nel 1889.
In questo periodo, nel quale la società brasiliana passa attraverso trasforma-
zioni profonde in tutti i campi, la Chiesa rafforza le proprie posizioni, moltiplicando
le diocesi, intensificando lo sforzo di evangelizzazione del popolo e rendendo più
incisiva nel campo scolastico la presenza dei Religiosi.
L'opera salesiana a Niteroi si consolida, specialmente quando può contare sul-
l'appoggio di una fondazione simile a S. Paolo. Riolando Azzi riferisce sull'arrivo
delle Figlie di Maria Ausiliatrice in Brasile e sull'inizio delle Missioni tra i Bororos,
nel lontano Mato Grosso.
n volume termina mettendo in evidenza le ripercussioni che ebbero sull'an-
damento della Casa Salesiana di Niteroi i tentativi di restaurazione monarchica: ri-
bellione « federalista» nel sud e rivolta della flotta brasiliana a Rio.
Della persona di Riolando Azzi e della sua opera di storico della Chiesa in Bra-
sile abbiamo già parlato in RS 2 (1983) n. 1, gennaio-giugno, pp. 167-169. I pregi,
allora segnalati, del suo lavoro di storico vengono confermati in questo volume e i
difetti in gran parte superati.
Sia consentito, tuttavia, sollevare due questioni di fondo:
La prima riguarda l'opera di Riolando Azzi. L'autore imprime al suo lavoro
un carattere troppo analitico, che non viene corretto adeguatamente dalle sintesi
conclusive. Frequentemente si ha l'impressione di leggere, più che una vera storia,
una cronaca di fatti più o meno collegati tra loro, e il cui valore per la storia dei
Salesiani è senz'altro molto vario. Alcune volte, poi, dei brani di documenti ven-
gono citati (e interpretati) fuori del loro contesto letterario e storico, portando a
conclusioni assolutamente insostenibili. Si potrebbe indicare quale esempio tipico il
capo XXV Os conterràneos de Colombo. Senza voler sminuire il valore storico di
Riolando Azzi, di cui apprezziamo i molti aspetti positivi, dobbiamo purtroppo ri-
conoscere che con tutto questo ne perde la qualità della ricerca.
La seconda questione riguarda non solo l'opera di Riolando Azzi, ma tutti quei
lavori che si producono sia su Don Bosco che sull'Opera Salesiana, e che non vo-
gliono rimanere solamente al livello di una «storia di famiglia ». Indubbiamente,
in tutti si avverte uno sforzo sincero di situare gli avvenimenti entro un contesto
storico-sociale, culturale e religioso, che aiuti a spiegare sia la loro genesi che il loro
influsso sull'ambiente sociale. Ma fino a che punto questo sforzo riesce veramente a
maturare?' Fino a che punto la presentazione dell'ambiente e del tempo in cui si
svolgono gli avvenimenti salesiani riescono veramente a chiarire i fatti puntuali che
vengono presentati?
A.S. FERREIRA

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228 Recensioni
AzZI Riolando, A organizaçào da obra salesiana (1894-1908)) in Os Salesianos no
Rio de [aneiro. S. Paulo, Editora Salesiana Dom Bosco 1983, voI. III, 409 p.
Il piano generale di Os Salesianos no Rio de ]aneiro comprende sei volumi;
questo è il terzo. La vita dell'opera salesiana a Niteroi, in questo periodo, si può
riassumere così:
- La scuola viene pareggiata al Collegio Pedro II. Con ciò è mutato l'orien-
tamento fodamentale dell'opera che, pur senza abbandonare l'indirizzo tecnico-pro-
fessionale, passa a dare un posto privilegiato a quello umanistico-scientifico,
- Il Collegio Santa Rosa incomincia a ricevere la visita di autorità di ogni
tipo e grado; accoglie tra le sue mura perfino il Presidente della Nazione. Ormai i
Salesiani sono integrati nella società di Rio de Janeiro.
- Con l'erezione del monumento alla Vergine Ausiliatrice, il Santa Rosa di-
venta uno dei centri di divozione mariana per tutto il Brasile.
Infine, nel fatidico 1903, la febbre gialla miete preziose vite Ha i Salesiani:
due sacerdoti e cinque chierici.
E' un libro di lettura facile e piacevole. L'autore usa il metodo di far parlare
i documenti dell'epoca, aggiungendovi di sua mano quelle brevi spiegazioni che si
rendono necessarie alla loro comprensione e traendone delle conclusioni. Arricchi-
scono il volume quattro appendici, tre delle quali riguardano il personale salesiano
e la quarta riporta gli Statuti del Collegio. La bibliografia in fondo al volume
è buona.
Nonostante i molti pregi dell'opera di Riolando Azzi, alcuni punti destano per-
plessità. Il principale è la mancanza di una accurata critica nel servirsi degli autori
da cui trae notizie e dati. Esempio tipico è la presentazione unilaterale che fa della
figura del cardinale Arcoverde. Non si tiene conto dell'apporto che nuovi docu-
menti sia dell'Archivio Salesiano Centrale che dell'Archivio Segreto Vaticano po-
trebbero dare alla miglior conoscenza dei rapporti tra questo porporato e i Salesiani.
Inesplicabile appare anche il fatto che in tutto il volume non si tratti della
grave crisi economica che il paese attraversò in questo periodo e dei riflessi che
ha avuto sull'andamento dell'opera salesiana.
L'episodio poi dell'incrociatore «Lombardia» vien presentato senza alcun rife-
rimento alla situazione di tensione sociale esistente allora tra emigrati italiani e na-
tivi del posto e che caratterizza il contesto socio-politico in cui si situa la visita di
quell'unità navale italiana.
L'autore definisce questo episodio la pagina più importante della storia sale-
siana in Brasile nell'anno 1896. Pur ammirando gli aspetti umanitari della vicenda
e la carità eroica di D. Annibale Lazzari nel soccorrere l'equipaggio del «Lombar-
dia », vittima della febbre gialla, vien da domandarsi come mai questo episodio -
aperto e chiuso senza conseguenze ulteriori per lo sviluppo dell'opera salesiana in
Brasile - ne sia la pagina più importante in un anno come quello in cui si crea-
rono l'Ispettoria Brasiliana di Maria Ausiliatrice e l'Ispettoria Missionaria del Mato
Grosso, rendendo i Salesiani in Brasile autonomi dall'Uruguay. Quale concezione di
storia ha l'autore? I dubbi a questo riguardo, affacciatisi già nelle recensioni pre-
cedenti, trovano in questo volume la loro conferma.
A. S. FERREIRA

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Recensioni 229
AZZI Riolando, Os Salesianos no Brasi! li luz da Hist6ria. S. Paulo, Editora Sale-
siana Dom Bosco 1983, 181 p.
Nel quadro delle celebrazioni centenarie dell'arrivo dei Salesiani in Brasile, si
inserisce questo volume di Riolando Azzi, nel quale si sottolineano diversi elementi
che permettono una valutazione critica della presenza salesiana in base ai suoi rap-
porti con la Chiesa istituzionale e con la società brasiliana. Il suo lavoro si limita
ai primi cinquanta anni di questa presenza.
Come pregi dell'opera possiamo segnalare: la facilità di lettura accoppiata con
l'abbondanza di documentazione utilizzata; la presentazione, nell'Introduzione, di una
rassegna ragionata delle principali pubblicazioni sulla storia dei Salesiani in Brasile.
A. S. FERREIRA
BRUNO Cayetano, Los Salesianos y las Hijas de Maria Auxiliadora en la Argentina)
Vol. II (1895-1910). Buenos Aires, Instituto Salesiano de Artes Graficas 1983,
567 p.
A los dos afios del primer volumen (1981), aparece el segundo, en el que el
autor ha historiado la accién apostélico-misionera de los Salesianos y las Hijas de
Maria Auxiliadora en la Argentina durante tres lustros, significativos en el tiempo
(1895-1910) y en el espacio (sistematizacién definitiva de la presencia salesiana en
la Argentina).
«Este Segundo Volumen sigue, en sus Iineas generales, el orden del Pri-
mero» (p. 17). Las dos primeras partes analizan la actuacién, bien de los Salesia-
nos (p. 19-226) - ciudad de Buenos Aires con las casas de Pio IX, S. Francisco
de Sales, S. Juan Evangelista, Sta. Catalina, Bernal, Don Bosco, Léon XIII; pro-
vincia de Buenos Aires con las presencias de S. Nicolas de los Arroyos, La Plata,
Uribelarreta, Ensenada, S. Isidro; y el interior con las casas de Rosario, Mendoza,
Rodeo del Medio, Vignaud, Cérdoba - , como de las Hijas de Maria Auxiliadora
(p. 227-262) - Mendoza, La Plata, Bernal, Buenos Aires, Rodeo del Medio, Vi-
gnaud, Avellaneda - , «en lo que formaba ya desde entonces para ambas familias,
la inspectoria de San Francisco de Sales, cuya figura prominente fue el inspector
[1895-1922] padre José Vespignani (p. 17). La tercera parte (p. 263-432) estudia
el vicariato apostolico de la Patagonia septentrional y central - en las postrimerias
del siglo XIX con la "divisién de obispados" (1897) y "la gran inundacién" (1899);
la ultima actuacién y retiro de mons. Cagliero (1904); poblaciones y centros de
misién - Viedma, Carmen de Patagones, Pringles y Conesa, Roca, junin de los
Andes, Rawson, Trelew, Choele Choel, Chos Malal, Fortin Mercedes - ; Bahia
BIanca con su colegio Don Bosco y la Patagonia bajo la inspectoria de Buenos Ai-
res, pues, en efecto, el vicariato apostolico fue «gobernado hasta mediados del 1904
por monsefior Cagliero y, después, por 10s provicarios Esteban Pagliere y Bernardo
Vacchina» (p. 17). «Con la cuarta parte (p. 433-497) se adentra en la prelatura
apostolica del Sur argentino y chileno administrada por monsefior Fagnano» (p. 17)
y con sus més salientes obras misioneras de la Patagonia meridional y la Tierra del
Fuego principalmente [misién de Nuestra Sefiora de la Candelaria, de Rio Fuego y
de lago Fagnano, de Rio Grande, de Rio Gallegos, de Santa Cruz, Las Malvinas].

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230 Recensioni
«La quinta y ultima parte (p. 499-533) se dedica a la mtston de la Pampa - Ge-
neral Acha, Santa Rosa y Victorica - sometida al vicariato apostolico en 1896 e
incorporada a la inspectoria de San Francisco de Sales en 1909» (p. 17).
Cayetano Bruno es autor conocido y apreciado por su copiosa produccién his-
torico-juridica de la Iglesia argentina. En dicha produccién deja siempre patente
con riguroso talante cientifico un acervo notable de documentacién inédita - fon-
deada en archivos civiles, eclesiésticos y religiosos - , de fuentes impresas, de se-
lecta bibliografia, enriquecido rodo elIo con profusién de material grafico - ilus-
traciones, grabados, reconstruccién de planos, fotografias y fotocopiados - . En este
volumen como el mismo autor insinua - predominan las fuentes de proceden-
cia «familiar », «las del pais y la de fuera, tanto de los salesianos como de las
hijas de Maria Auxiliadora: asi las de Roma, como las de cada una de las casas de
Argentina, màs las de Santiago de Chile y Punta Arenas, en lo que se proyectan
sobre nuestra vida misionera actual » (p. 18).
La obra, positiva en su conjunto, suscita ciertas perplejidades que llevan a po-
ner algunos interrogantes dirigidos a hacer mas valida la continuacién de la mo-
nografia.
La primera es el empleo de las fuentes originales, que sigue constituyendo una
de las novedades més relevantes. Entre todas se han privilegiado las cr6nìcas de
casas - de tal forma que, a veces, se tiene la impresién que su inexistencia trau-
matiza la elaboracién del capitulo, del hecho, del personaje ... - , y los iniormes
de las visitas « inspectoriales » y extraordinarias - la de don Pablo Albera (1900)
y la del «fino observador y excelente hombre de criterio practico » (p. 145, 108)
cuyos juicios « fueron modelo de objetividad, madurez y criterios salesianos » (p. 24)
don Pedro Ricaldone (1909) - con apreciacién muy diversa de los visitadores y,
por tanto, de su informacién. De las restantes fuentes - memorias, diarios y, so-
bre todo, amplios epistolarios de los dirigentes y cartas eventuales de gran parte de
los salesianos misioneros - se hace un uso muy prudente.
Una segunda perplejidad. El autor, sin anotarlo, ha debido contar con la am-
bientacién socio-politico-religioso-cultural dada en el precedente volumen, y que, en
visién sintética, coloca e interpreta la presencia salesiana en la realidad argentina
de entonces. En este volumen falta este contexto. Y asi, estudiado todo de puertas
adentro, se reduce a una preciosa y precisa narracién, a una simple cronica muy
particularizada - con noticias interesantes ciertamente: memorias, recuerdos de « fa-
milia» en torno a los directores - , pero cronica fragmentaria - hombres, tiem-
pos, obras - en compartimientos cerrados. Se apuntan, sin conexién, problemas
cruciales: la dificil y delicada accién salesiana, contrarrestada por el liberalismo, el
sectarismo (masoneria) o la actividad protestante; la emigracién que se asoma ha sta
la Tierra del Fuego; la cuestién escolar con oportuna informacién para los argen-
tinos y no argentinos - de hoy y de mafiana; el «misionar» con sus métodos
de técnica pastoral y de estrategia de «evangelizacion» humana y cristiana. Ado-
lece también de «fraccionamiento» la estructura misma de la obra - extensién
y modo de tratar partes y hasta secciones - , muy condicionada por las fuentes dis-
ponibles y la vivencia experiencial del autor. «Ello explica - asegura en la Pre-
sentacién - las forzosas diferencias en el material utilizado. Quien da mas es justo
que més coseche» (p. 18). Y asi entre la Inspectoria de San Francisco de Sales y la
Patagonia septentrional y centraI « cosechan » cerca de 400 pàginas, mientras que
las 140 restantes se las reparten la Patagonia meridional y Tierra del Fuego y las

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Recensioni 231
Hijas de Maria Auxiliadora, en cuyos archivos « lamentablemente ... escasea la do-
cumentacién » (p. 227).
Y una tercera constatacién, El mismo tono metodolégico de cronica, dado a la
obra, - que baja hasta detalles, nimiedades acentuaciones intimistas - la ha
hecho moralizante en demasia con constantes juicios criticos categéricos (p. 29, 60,
89, 174, 221, 266 ss, 327-330) sobre personas, acontecimientos, actuaciones, sin que
sean tamizados tales juicios por una conveniente «critica» histérica, El documen-
to, el testimonio reclama su interpretacién. Impresiona la imagen deprimente, con
que presenta el mismo mons. Cagliero el personal de la Patagonia septentrional y
centraI (<< desperdicios tan 5610 de otras casas »), aiin cuando de inmediato quede
pali ada por el juicio tardio (1936) de don Pedro Berruti (p. 266-268); y la situacién
calamitosa de casi todas sus «poblaciones y centros de rnisién » (p. 335-410),
provocada por «la destructora catastrofe de 1899 », «el alejamiento del vicario
apostolico monsefior Juan Caglieho» y por otras circunstancias, atribuidas al per-
sonal y que para e1 historiador no san de inmediata solucién sino restan abiertas
a mds profundo estudio. San llamados a juicio inapelable «personajes cuyos nom-
bres nos resultan familiares - Esteban Bourlot (p. 84-87), Domingo Milanesio
(p. 369, 371), Felix Guerra (p. 414 ss.), Mario Migone (p. 490) ect., ect. - , y
cuyas obras preferimos muy justamente conocer en su realidad objetiva con sus
luces y sus sombras, - advierte el autor en la Presentacién - , conforme a 105
cénones de la consagrada historiografia ». Por ella sorprende el juicio contrastante
que se da de don Alejandro Stefenelli, favorable hasta el extremo en el lo vo-
lumen - « constituye una de las figuras de més relieve en la historia salesiana rio-
negrina» (p. 397-400), medido al par de mons. Cagli ero , Costarnagna... (p. 495) -
y totalmente negativo en este segundo volumen (p. 362-366).
San sugerencias que no aminoran el indiscutible valor de un trabajo de seria
cualidad cientifica y técnica y que unicamente pretende servir de mejora a 105
préximos vohimenes. Sin duda la obra contribuirà a que, no solo los «miembros
de la gran familia salesiana» - como se augura el autor sino también el gran
pùblico en generaI, llegue a comprender y valorar mejor la presencia salesiana en
la Argentina, «buceando en e1 pasado para mejorar e1 presente» (p. 18).
JESUS BORREGO
CERRATO Natale, Car ij mè fieuj. Miei cari figlioli. Il dialetto piemontese nella
vita e negli scritti di Don Bosco (= Spirito e Vita 8), prefazione di Gaeta-
no G. di Sales. Roma, Libreria Ateneo Salesiano 1982, 196 p.
Figlio di Don Bosco e figlio della terra di Don Bosco, Natale Cerrato ha vo-
luto farci vivere, attraverso la sua raccolta, il clima di famiglia che doveva ca-
ratterizzare l'Oratorio di Valdocco della prima ora. Dire «miei cari figlioli» e
dire «car ij mè fieuj» non è esattamente la stessa cosa. L'uso del dialetto rivela
la presenza di un clima. Il dialetto è la parlata di famiglia, mentre la lingua si
usa per gli scambi al di fuori di essa. La presenza della mamma di Don Bosco
nel periodo dei primi passi dell'opera salesiana non è stata forse senza significato.
L'atmosfera instaurata tra madre e figlio sembra essersi estesa ad abbracciare l'in-

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232 Recensioni
tera famiglia religiosa nascente. Il merito più grande del Cerrato consiste soprat-
tutto nell'averci rivelato questo fondamentale valore.
L'autore raccoglie qui voci e scritti di intonazione dialettale che si trovano
sparsi nelle Memorie Biograficbe, nell'Epistolario di San Giovanni Bosco, nei ma-
noscritti e in altre fonti minori salesiane. «Letteratura minore» ai fini della sto-
ria, ma non per «l'intelligenza del cuore ».
Egli stesso ci indica la trama sottesa, nella quale sono inseriti i frammenti:
«Abbiamo raccolto anzitutto quei particolari della vita di Don Bosco che furono
descritti con voci ed espressioni dialettali, ordinandoli in modo da porre in risalto
il senso speciale che acquistano. Abbiamo poi elencato parole piemontesi e pie-
montesismi reperibili nelle lettere di Don Bosco, evidenziando il particolare ri-
svolto che essi danno al significato della frase. Siamo quindi passati a documen-
tare la presenza del dialetto nello spettacolo di Valdocco, concentrando l'attenzio-
ne su Gianduia, la tipica maschera piemontese. Abbiamo riservato un capitolo alle
poesie dialettali apparse anonime sull'Almanacco Il Galantuomo negli anni 1954-1861
ed attribuibili a Don Bosco. Terminiamo il nostro lavoro con la pubblicazione di
due panegirici in dialetto, sinora inediti. Nell' Appendice abbiamo indicato possi-
bili spunti di un'ulteriore ricerca, che ci pareva andar al di là del quadro che
ci eravamo proposti di offrire» (pp. 11-12).
Al fine di restituire queste faville alla vita, il Cerrato non si limita ad elen-
care in forma alfabetica ed inanimata le citazioni piemontesi, ma le ordina in un
grande polittico, ricostruendo, particolare dopo particolare, le diverse componenti
della poliedrica figura di Don Bosco e il calore di quei «giorni dei cuori aperti
con tutta semplicità e candore» (Lettera da Roma), scanditi nell'intimità con i
suoi primi car [ieu], Dall'insieme del quadro erompe così un ritratto del santo
pieno di umanità, «che riflette le sue origini, il suo ambiente naturale. Don Bo-
sco fu un prete piemontese dalla fede operosa, dallo spirito pratico e positivo,
dall'indole gioiosa e cordiale» (p. 185).
R. BRACCHI
LUKACS Istvan, A fiuk apostola (L'apostolo dei giovani). Eisenstadt, Prugg Verlag
1983, 237 p.
E' una recente biografia di Don Bosco in lingua ungherese, pubblicata in
Austria.
L'autore, il salesiano Don Lukacs, fu insegnante di materie letterarie nelle
Scuole Cattoliche in Ungheria. Scrisse numerose poesie e profili di uomini cre-
denti che si distinsero nel campo culturale. I Profili, nell'ultimo ventennio, ven-
nero pubblicati periodicamente sul settimanale Oj Ember di Budapest. Il presente
libro vede la luce nel primo anniversario della morte dell'autore. Egli infatti è de-
ceduto a Esztergom per un improvviso infarto cardiaco, mentre tornava a casa
dalla scuola il 27 gennaio 1982.
La copertina del libro è ornata da un disegno, un profilo ben riuscito di
Don Bosco. Così è facile intuire subito chi sia l'apostolo dei giovani. Dato il ca-
rattere popolare, il libro non ha delle pretese particolari; semplicemente intende
presentare un Don Bosco vivo che parla ancora ai giovani d'oggi.

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Recensioni 233
Il racconto si divide in 20 capitoli. All'inizio la narrazione è prevalentemente
cronologica. I primi quattro capitoli ci portano fino al 1846, fino, cioè, al con-
solidamento dell'Oratorio di S. Francesco di Sales a Valdocco. Poi si procede per
temi: Alla ricerca dei giovani (p. 52), Attentati falliti (p. 64), Le vie dell'amore
(p. 73): episodi del ministero sacerdotale di Don Bosco, Tra le persecuzioni (p. 87):
le perquisizioni operate dalla polizia. Il titolo Le tre cattedrali (p. 93) allude a
un paragone usato dal card. Faulhaber nei confronti dell'Opera Salesiana articolata
nella Società di S. Francesco di Sales, Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatori
Salesiani. Il libro ci informa che in Ungheria già nel 1882 apparvero delle pub-
blicazioni sui Cooperatori Salesiani (p. 108). Nel capitolo Il diplomatico (p. 109)
si parla degli incarichi delicati di Don Bosco per appianare il dissidio tra Stato e
Chiesa e dei messaggi fatti arrivare dal Santo all'Imperatore d'Austria (p. 116).
Il Santo e i suoi contemporanei (p. 118): Don Bosco nell'ambiente socio-politico
tra i Papi Pio IX e Leone XIII (p. 118), Casa Savoia (p. 127), ministri come Rat-
tazzi (p. 129), Cavour (p. 131) e altri. C'è un accenno anche a Garibaldi (p. 135).
Altri capitoli: Costruttore di chiese (p. 139), Fino ai confini della terra (p. 150):
l'impresa missionaria di Don Bosco e la diffusione della Congregazione Salesiana.
Qui l'autore si pone la domanda: quale è il segreto della rapida diffusione dei
Salesiani (p. 155)? e risponde:
- i figli di Don Bosco si interessano anzitutto della gioventù povera;
- con le Scuole Professionali e Tecniche promuovono ovunque lo sviluppo
dei popoli, perciò sono sempre ben visti;
- le Missioni non sono affidate a religiosi di una sola nazione, quindi rie-
scono ad evitare i nazionalismi esagerati;
- lavorano sempre per le vocazioni ecclesiastiche;
- accettano la collaborazione con professionisti laici del luogo.
Altri capitoli: Una giornata di Don Bosco (p. 158), Due viaggi) due trionfi
(p. 168): Francia 1883, Spagna, 1886. Educazione della redenzione (p. 180): espo-
sizione del sistema preventivo di Don Bosco. Seguono: Il taumaturgo (p. 191),
Lo scrittore-editore (p. 218), Morte e glorificazione (p. 225). Un elenco dei Dati
principali della vita di Don Bosco e Bibliografia consultata chiudono il libro. Dal-
la Bibliografia si apprende che la fonte principale del presente lavoro è la Vita di
S. Giovanni Bosco del Lemoyne in 2 volI., nel passato tradotta in ungherese ma
ora irreperibile. Don Lukacs si serve inoltre di pubblicazioni recenti e riporta avve-
nimenti a noi vicini nel tempo, come la costruzione della città di Brasilia, sorta
nel 1960 sulla scia dei sogni di Don Bosco (p. 154). Varie volte vengono citate
parole di Paolo VI su Don Bosco (per es. p. 50, 189).
Il libro è di facile lettura. Notiamo con piacere che luoghi, date e nomi delle
persone vengono indicate con grande cura. Ne vada lode all'autore.
Mi sia lecito fare alcune precisazioni.
Alla p. 11 si legge: Giovanni fece la prima Comunione il primo giorno di
Pasqua del 1826. Non è meglio dire «la Domenica di Pasqua »?
Lo zio Michele che invita Giovannino a tornare a casa dalla cascina Moglia,
viene presentato come facoltoso commerciante di bestiame (p. 13). Vi è forse
un'esagerazione, come pure sembra eccessiva la distanza indicata tra Torino e Ales-

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234 Recensioni
sandria, che si percorre in tre giorni di viaggio (p. 78). Sono pure eccessive le
misure date per la Chiesa -di Maria Ausiliatrice di Torino (p. 142) e la capienza
della Chiesa di S. Giovanni Evangelista (p. 146).
Sa di trionfalismo l'affermazione che Don Bosco fosse il primo a introdurre
le scuole serali in Italia e ad aprire scuole professionali e agricole (p. 50), a te-
nere Esercizi Spirituali chiusi per giovani operai (p. 80), a pubblicare il primo
Almanacco per il popolo (p. 221).
Sembrano troppo i 20 soldi che i giovani vagabondi avrebbero dovuto pa-
gare per una notte in dormitorio pubblico (p. 46).
Non risulta che Don Pestarino fosse parroco di Mornese (p. 104); che Don
Bosco fosse fondatore del giornale L'Armonia (p. 221); che il Bollettino Salesiano
fosse iniziato come periodico illustrato (p. 108).
Si dice che le Letture Cattoliche esistono tuttora (p. 223). Per esattezza va
precisato che esse furono continuate nel 1954 dalla rivista Meridiano 12 a cui
succedette nel 1977 la nuova serie dal titolo Mondo Nuovo, a cura dei Coopera-
tori Salesiani.
Per esplicito invito di Pio IX, Don Bosco scrisse le jI,;femorie dell'Oratorio di
S. Francesco di Sales. Non consta che il Papa avesse letto personalmente que-
ste Memorie, come il libro lascia intendere (p. 121).
Il Calvario, per Don Bosco, per ottenere l'approvazione delle Costituzioni per
la Società Salesiana, sarebbe durato 22 anni (1852-1874) (p. 101), ma è prema-
turo parlarne già nel 1852!
A proposito dei Cooperatori Salesiani in Ungheria (p. 108), la notizia va com-
pletata: il primo Cooperatore, il pubblicista Comm. Antal Lonkay ricevette per-
sonalmente il diploma da Don Bosco. Lo stesso Lonkay pubblicò in ungherese il
Regolamento dei Cooperatori a Budapest nel 1882 per i tipi dell'Istituto Hu-
nyadi Matyas,
Alcuni errori di stampa: L'udienza di Pio IX nel 1887 (p. 122): si tratta del-
l'anno 1878; generale Ondinot (p. 113): leggi Oudinot; teoI. Ponsati (p. 41): leg-
gi Ponzati; contessa Luizow (p. 117): leggi Liìtzow; mons. Sveglietti (p. 98):
leggi Svegliati; l'ospedale missionario di Viednam (p. 156): leggi Viedma.
Sono piccoli rilievi che non intaccano minimamente il valore del libro pre-
parato con tanto impegno. Invece ciò che lascia a desiderare è la mancanza delle
illustrazioni. Esse avrebbero resa più piacevole la lettura, essendo il libro desti-
nato al grande pubblico. Si trova un solo ritratto di Don Bosco a p. 3.
Merita plauso e riconoscenza l'Ispettore Salesiano di Vienna, Don Ludwig
Schwarz, che si è assunto tutti gli oneri inerenti all'edizione del libro.
Non resta altro che augurare la più vasta diffusione di questa biografia. Che
essa contribuisca ad acquistare molti amici a Don Bosco tra i giovani e adulti; e
la simpatia verso il Santo apostolo dei giovani susciti tante vocazioni per conti-
nuare la sua Opera in mezzo alla gente di lingua ungherese. Tale fu l'intento
dell'autore.
VENDEL FENYO