2007_tesi_D_TulliniL_Esperienza_bellica_e_identita_salesiana


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UNIVERSITÀ PONTIFICIA SALESIANA
FACOLTÀ DI TEOLOGIA
Tesi di dottorato N. 657
LEONARDO TuLLINI sdb
Esperienza bellica e identità salesiana nella
Grande Guerra
Tratti di spiritualità nella corrispondenza dei Salesiani
militari con D. Paolo Albera e altri superiori (1915-1918)
Estratto della Tesi di Dottorato
ROMA2007

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Visto, si approva a norma degli Statuti dell'Università
Relatori: Prof. Aldo Giraudo sdb
Prof. Cosimo Semeraro sdb
Prof. Morand Wirth sdb
Roma, 19 Novembre 2007
4

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INDICE DELL'ESTRATTO
INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 7
1. Scopo efon ti della ricerca............. .... .. .......... ........ ..... .. ..................... .... ............................ ... ... 7
2. Status quaestionis: lo studio della sp iritualità e dell 'identità salesiana nel periodo di don
Paolo Albera..... ... ............................. ......................... ................... ..... .. ....... ... .... .... ... ................... ..... .. 9
3. La scelta metodologica.. .......... ..... ................ .................................................... ............ ......... 10
4. Articolazione della ricerca ......................... .... ... .................................. ... ............ ... ......... .. ..... 12
CAPITOLO QUINTO ...................................................................................................................... 15
IL MODELLO SPIRITUALE EMERGENTE .............................................................................. 15
1. LE RISORSE DELLA SPilUTUALITÀ SALESIANA DI FRONTE ALLA GUERRA ...... ............ ...... .. ..... ... ... 16
1.1. Prese di coscienza e verifiche........ ..... ............. .. .. ......... ... ................. .. .. .. .. .. .. ...................... 18
1.2. Fede, speranza e carità ......... ..... .. .. ....... .... ..... ...... ... .. ....... ....... ..... .... .. ......... ..... ... .... ..... ...... 21
2. L E MODALITÀ DI RIELABORAZIONE DELLA PROPRIA IDENTITÀ CRISTIANA E SALESIANA ............. 25
3. LE FORME DELLA MISSIONE SALESIANA E DELLO ZELO PASTORALE .... .. .. ....... .. ......... ............ ...... 28
3.1. Coltivare la vita di grazia..... ....... ... ... .. ........ ....... ............ ..... ........ ... .... ...... .. .... ... ........ ......... 30
3.2. Insegnare, educare, rallegrare........................................................................... ....... ......... 31
3.3. Lo stile del sistema preventivo: stare tra i commilitoni con amorevolezza .. .... ... ............... 37
4 . LE VIRTÙ MORALI E RELIGIOSE EMERGENTI... .... ......... .... ......... .. .. ............ .. ... ... .. .. .......... .. ........ .. .. 40
4.1. L'esatto adempimento del dovere: testimonianza e offerta di sé.......................... ......... ..... 41
4.2. La castità e lafedeltà.................... ................................. ... ................................ .................. 49
4.3. Dominio di sé con spirito di sacrificio e temperanza .... ............................... .......... ....... ..... 55
5 . L E ESPRESSIONI DELLA PIETÀ ... .. ........... .... ............... .... .... .... ................... .. ....... ... ..... ................... 60
5.1. I sacramenti................................ ... ....................... ............. ...... ......................... .................. 61
5.2. La p reghiera: devozione e devozioni..................... ... ................... ...................... ..... ............ 68
5.3. Il riferimento all 'Ausiliatrice.......... ... ................................. .. ......................... ..... ..... ........... 74
6. L'AMORE A DON Bosco E IL SENSO DI APPARTENENZA ALLA CONGREGAZIONE ..... .. .. ... ... ...... .... 80
6.1. La militarizzazione dei giovani salesiani: una sfida radicale p er la giovane Società
salesiana ........... ............................ ................................................................... .... .............. ............... 81
6.2. Attaccamento alla Congregazione.. ..... ................ ...... ..... ................ ...... ........... ................... 84
6.3. Clima di intenso affetto spirituale ......... ............................................. ................... ............. 87
6.4. Disponibilità al sacrificio di p er la missione della Congregazione ................. .............. 91
CONCLUSIONE ............................................................................................................................... 95
5

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1. Un contributo al dibattito storiogrcifìco .... ............ ............. .................... ............................... 96
2. I punti nodali dell 'identità salesiana e della sua spiritualità ............ ...... ... .............. ............. 99
3. Stimoli per ricerche ulteriori.......... ................................... .................................................. 101
BIBLIOGRAFIA............................................................................................................................. 103
1. Fonti inedite ..... .... ... .............. ......... .. ............... .......... .... ............ ... ... .. .... .... .... ...... .. ...... ........ 103
2. Fonti edite.............................. ... ........ ......... ........................................................................ .. 103
3. Studi................... .. ......... .. .. ......... .. .............. .. .................. ......... ......................................... .... 105
INDICE GENERALE DELLA TESI ............................................................................................ 113
6

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INTRODUZIONE
La spiritualità salesiana - come ogni altra espressione del vissuto religioso e
culturale di un gruppo che fa riferimento a un Fondatore carismatico, si riconosce in una
missione e in un insieme di caratteristiche operative e identitarie e si esprime in
istituzioni proprie - acquista, nei vari momenti della storia e sotto la pressione delle
diverse situazioni, coloriture o accentuazioni, che ne mettono in risalto, di volta in volta,
aspetti specifici e sostanziali. Essa, interessando l'essere e l'operare, è parte essenziale
della fisionomia e dell'identità propria della Congregazione e dei suoi singoli membri,
ed emerge sia dalla figura storica di don Bosco e del suo magistero, sia dalle biografie
individuali dei discepoli. Nella storia di una famiglia religiosa, lo studio dei decenni che
seguono immediatamente la morte del Fondatore, caratterizzati dalla presenza dei primi
seguaci e di generazioni cresciute nel clima fervido della fase fondativa o di prima
espansione, è particolarmente importante per la definizione dei tratti caratteristici
dell'identità propria.
1. Scopo e fonti della ricerca
Obiettivo di questa ricerca è mettere a fuoco i tratti di spiritualità che caratterizzano
l'identità salesiana in un preciso momento storico, quello della prima guerra mondiale, e
in soggetti ben definiti, i salesiani italiani arruolati nell'esercito tra 1915 e 1918. Si
intende cioè ricostruire il mondo di valori umani e spirituali che sorresse i salesiani
soldati nel dramma collettivo della prima guerra mondiale, per meglio capire,
dall'interno e nel vissuto reale, i capisaldi dell'identità salesiana di quegli anni.
I materiali presi in esame non sono quelli bibliografici (manuali di vita spirituale,
libri di meditazione, biografie e necrologie), né quelli emananti dai vertici della
Congregazione (lettere circolari, lettere mensili e lettere edificanti), neppure i diari, i
memoriali o gli scritti di indole autobiografica prodotti dagli stessi protagonisti sul
campo o a distanza di tempo. La nostra indagine si è concentrata sulla vasta
corrispondenza intrattenuta dai salesiani militari con il Rettor maggiore don Paolo
7

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Albera e conservata nell'Archivio Centrale Salesiano di Roma: si tratta di 3389 lettere
inedite, scritte da 791 corrispondenti.
Quello epistolare è un genere letterario immediato, che esprime i sentimenti del
momento: va preso con le dovute cautele, tenendo conto del contesto e del particolare
rapporto che lega mittente e destinatario, ma offre una vastità di testimonianze aderenti
al vissuto e soprattutto rivela la reale percezione dei fatti e le reazioni degli autori, al di
là dei filtri della retorica e degli schemi ideali del "dover essere". I salesiani militari
(prevalentemente giovani o giovanissimi), dislocati in sanità, nelle retrovie oppure sulle
prime linee del fronte, scrivono al superiore religioso con intenti confidenziali ed intimi,
mai in modo formale o di circostanza.
Abituati al rendiconto di coscienza e stimolati dalle circolari mensili di don Albera,
pur accennando alle condizioni di vita e di servizio e all ' ambiente umano in cui sono
immersi, essi indugiano preferibilmente su temi religiosi e su motivi interiori, rivelano
pensieri, affanni e propositi, mettono a nudo la loro anima e le risorse a cui si appigliano
di fronte ai pericoli morali e fisici che incombono o alla stessa prospettiva della morte.
Consapevoli della loro identità di religiosi, chiamati ad una missione educativa e
religiosa, essi tendono a riportare tutto nell'alveo della propria vocazione, vivendo il
presente con atteggiamento proattivo e in prospettiva oblativa, come una prova
purificatrice e come un'opportunità di crescita, in vista del futuro ministero e dei
compiti educativi e formativi.
Soprattutto essi guardano alle vicende e alle situazioni quotidiane attraverso un filtro
interpretativo, costituito dai valori spirituali e dalle coordinate interiori nelle quali sono
stati formati .
La vastità dei materiali a nostra disposizione, la quantità e la qualità dei soggetti
implicati, la singolarità dell'evento e lo specifico contesto storico in cui si trovava la
giovane Società salesiana in quegli anni, ci fanno ritenere particolarmente significativo
l'oggetto del nostro studio, sia per la storia della spiritualità salesiana, sia per il
contributo che esso può ulteriormente offrire al dibattito storiografico sulla prima guerra
mondiale.
8

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2. Status quaestionis: lo studio della spiritualità e dell'identità
salesiana nel periodo di don Paolo Albera
Lo studio della spiritualità salesiana nel periodo di don Albera è stato finora
frammentario e condotto prevalentemente sui documenti ufficiali, come il breve
excursus di Aldo Giraudo sulle linee di animazione spirituale della congregazione, 1 o su
materiali archivistici, come la ricerca di Joseph Boenzi sui tratti dello «spirito
salesiano» nei manoscritti degli esercizi spirituali predicati da don Paolo Albera.2 Più
attenzione è stata messa nello studio di altri campi relativi al periodo storico (ma con
accenni del tutto marginali alla spiritualità): le panoramiche storico-annalistiche sul
rettorato di don Albera di Eugenio Ceria e di Morand Wirth,3 le ricerche particolari di
Stanislaw Zimniak, di Francesco Casella e di altri sulle fondazioni,4 lo studio di Francis
Desramaut su don Albera ispettore in Francia.,5 l'indagine di Jacques Schepens sulla
formazione teologica dei salesiani,6 gli studi sull'educazione salesiana nei diversi
contesti,7 e i lavori di José Manuel Prellezo sulla pedagogia salesiana.8 Cenni di
spiritualità si possono trovare marginalmente nelle biografie edificanti e nei necrologi di
1 A. GIR.AUDO, Linee portanti dell'animazione spirituale della Congregazione Salesiana da parte
della Direzione generale tra 1880 e 1921, in «Ricerche Storiche Salesiane» 44 (2004) 65-97.
2 J. BOENZI, Paolo Albera on the salesian spirit. Retreat themes 1893-1910. Extract ofthe doctoral
dissertation [Dissertation n. 374], Salesian Pontificai University, Rame, 1996.
3 E. CERIA, Annali della Società salesiana. Voi. N : Il Rettorato di don Paolo Albera 1910-1921 ,
Società Editrice Internazionale, Torino, 1951; M. WIRTH, Da Don Bosco ai nostri giorni. Tra Storia e
Nuove Sfide, Roma, LAS, 2000.
4 S. ZIMNIAK, Salesiani nella Mitteleuropa. Preistoria e storia della provincia Austro-Ungarica della
Società di S. Francesco di Sales (1868 ca.-1919), LAS, Roma, 1997; F. CASELLA, Il Mezzogiorno d 'Italia
e le istituzioni educative salesiane. Richieste e fondazioni (18 79-1922), LAS, Roma, 2000; F. MOTTO
(ed.), L 'Opera Salesiana dal 1880 al 1922. Significatività e portata sociale. Atti del III Convegno
Internazionale di Storia dell'Opera Salesiana (Roma, 31 ottobre - 5 novembre 2000), LAS, Roma, 2001 ,
2 voli.
5 F. DESRAMAUT, Paolo Albera, premier provincia[ de France (1881-1892) , in «Cahiers salésiens»
36 (1996).
6 J. SCHEPENS, La formazion e teologica nella Società Salesiana nel periodo 1880-1922, in «Ricerche
Storiche Salesiane» 44 (2004) 23-63 .
7 L 'educazione salesiana dal 1880 al 1922. Lçtanze ed attuazioni in diversi contesti, a cura di J.G.
CONZÀLES, G. LOPARCO, F. MOTTO, S. ZIMNIAK, LAS, Roma, 2007, 2 voll.
8 In particolare, per il periodo di cui ci interessiamo, vanno ricordati: J.M. PRELLEZO, Linee
pedagogiche della Società Salesiana nel periodo 1880-1922. Approccio ai documenti, in «Ricerche
Storiche Salesiane» 44 (2004) 99-162; ID., Francesco Cerruti direttore generale delle scuole e della
stampa salesiana (1885-191 7), in «Ricerche Storiche Salesiane» 5 (1986) 127-164; F. CERRUTl, Lettere
circolari e programmi di insegnamento (1885-1917). Introduzione, testi critici e note a cura di J.M.
PRELLEZO, LAS, Roma, 2006.
9

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don Albera9 e di altri salesiani, ma sono riferite ai singoli personaggi e non all'insieme
della compagine salesiana.
Di fatto, finora, non è stato prodotto nulla che permetta una visione rappresentativa
della mentalità, dei punti di riferimento interiori e del reale vissuto spirituale di una
generazione salesiana, che nei tre decenni successivi alla guerra si rivelerà determinante
per lo straordinario sviluppo mondiale dell'opera di don Bosco. Le nostre fonti ci
offrono vie nuove e particolarmente efficaci di indagine e possono dare risultati
significativi anche sul fronte della storia sociale italiana e del più vasto dibattito
storiografico oggi in corso.
3. La scelta metodologica
L'accostamento con alcuni rappresentanti di una recente corrente storiografica, più
attenta alle reazioni sensoriali, emotive, psicologiche, mentali dei combattenti della
9 Tra le biografie, ricordiamo soprattutto : D. GARNERl, Don Paolo Albera, Società Editrice
Internazionale, Torino, 1939; J.-M. BESLAY, Le Père Paul Albera (1845-1921), Editions des Orphelins,
Saint Miche! en Prinziac, 1956; A. FRANCO, La Lamp resplendent. Life offr. Paul Albera, second
successor to Saint John Bosco, Salesiana Publishers, Paterson (USA), 1958; G. FAV!Nl, Don Paolo
Albera, "le petit D. Bosco", secondo successore di S. Giovanni Bosco, primo visitatore delle missioni
salesiane in America nella vita e nella storia della Società salesiana, Società Editrice Internazionale,
Torino, 1975. Tra le commemorazioni funebri di don Paolo Albera, tutte di carattere celebrativo,
ricordiamo in particolare: V. PAOLI, Alla Santa memoria di Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei
Salesiani, morto in Torino il 29 Ottobre 1921, Soc. Tip., Ravenna, 1921; E. FERRARJS, In memoria del
sac. Paolo Albera, secondo successore di Don Bosco, morto a Torino il 29 Ottobre 1921. Discorso letto
in occasione delle solenni onoranze funebri nella Chiesa dei Minorili in Catania, 17 novembre 1921 ,
Scuola Tip. Salesiana, Catania, 1921 ; L.M. OuvARES, Don Paolo Albera : Elogio funebre letto ai solenni
funerali di trigesima, celebrati nella basilica di Maria Ausiliatrice in Torino, il 1 Dicembre 1921, Società
Editrice Internazionale, Torino, 1921; A. SASSI, Orazione funebre di Don Paolo Albera, pronunciata il 1
Dicembre 1921 nella Chiesa di S. Francesco in Modena, celebrandovisi solenne funerale di trigesima,
Tip. Immacolata Concezione, Modena, 1922; G. OLDANO, Don Paolo Albera: Elogio funebre letto nella
cattedrale di Alessandria il 6 Dicembre 1921, Unione Tip. Popolare, Casale Monferrato, 1922; E.
AITUONI, Don Paolo Albera: Elogio fun ebre letto ai solenni funerali di trigesima nella Chiesa
parrocchiale di S. Sisto in Pisa il 29 novembre 1921 , Tip. F. Mariotti, Pisa, 1922; M. GRANCELLI, Elogio
funebre di Don Paolo Albera, Rettor Maggiore dei Salesiani, letto il 29 novembre 1921 nella Chiesa di S.
Agostino in Milano, Scuola Tip. Salesiana, Milano, 1922; C. SALOTTI, In memoria di don Paolo Albera,
Rettor Maggiore dei Salesiani e secondo successore del Ven. D. Bosco, Scuola Tip. Salesiana, Roma,
1922; F. MARESCA, Don Paolo Albera. Torino 29 gennaio 1922, Scuola Tip. Salesiana, Torino, 1922; F.
MASERA, Don Paolo Albera. Pinerolo, Teatro Sociale, 29 gennaio 1922, Scuola Tip. Salesiana, Torino,
1922; D. NOVAS!O, D. Paolo Albera. Elogio funebre letto nella chiesa parrocchiale di Cuorgné (Torino),
Scuola Tip. Don Bosco, S. Benigno Canavese, 1922.
10

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prima guerra mondiale, come Paul Fussell, Eric Leed e Antonio Gibelli, 10 ci offre
l'opportunità di una contestualizzazione più ampia e di un confronto con modelli di
ricerca che valorizzano fonti analoghe, con preoccupazioni diverse, ma non del tutto
estranee alle nostre. Anch'essi, fatte le debite distinzioni di prospettiva e di obiettivi, si
interessano del mondo interiore e delle modificazioni indotte dall'evento bellico nella
coscienza dei soldati: ci possono dunque offrire alcune suggestioni metodologiche, ma
anche servirci di stimolo per dare al nostro lavoro un respiro più ampio. La ricerca
relativa alla storia dell'identità e della spiritualità salesiana, inquadrata in prospettive
storiografiche ampie, può trarne vantaggi e sproni.
Dunque, a partire dagli stimoli metodologici accennati, privilegiando un'ottica
centrata sulla soggettività e l' interiorità, sul mondo mentale e spirituale, ci è parso
promettente indagare la vasta messe di corrispondenze dei salesiani militari durante la
prima guerra mondiale, al fine di metterne in risalto le reazioni, la tipicità dell'approccio
e la specifica spiritualità.
Due domande fondamentali hanno guidato la nostra analisi: 1) Quanto hanno inciso
gli avvenimenti drammatici della prima guerra mondiale nell'animo dei confratelli
salesiani che ad essa parteciparono, modificandone o esaltandone in qualche misura la
percezione della propria identità e la spiritualità? 2) Quali sono stati i valori portanti,
introiettati nel corso della formazione religiosa, e le risorse spirituali alle quali attinsero
per resistere e consolidarsi interiormente, nello sconvolgimento mentale ed emotivo
scatenato da quel terreno particolarmente fertile di eccessi nel bene e nel male, che fu la
vita di guerra?
Si tratta di verificare quale impatto abbia avuto la vita di trincea e di caserma sui
salesiani arruolati durante la prima guerra mondiale: se sia stata anche per loro una terra
di nessuno (Eric Leed) dove l'uscire da ogni regola di rispetto della propria e altrui
persona costituiva la norma, oppure abbia costituito un'occasione, drammatica ma
preziosa, per approfondire i valori fondanti della loro identità.
10 P. FUSSELL, La Grande Guerra e la memoria moderna, Il Mulino, Bologna, 1984 (traduzione
italiana dall'originale: The Great War and Modem Memory, New York, Oxford University Press, 1975);
E. LEED, Terra di nessuno: esperienza bellica e identità personale nella prima guerra mondiale, Il
Mulino, Bologna, 1985 (traduzione italiana dall'originale: No Man's Land. Combat and Jdentity in World
War I, Cambridge, Cambridge University Press, 1979); A. GIBELLI, L 'officina della guerra. La Grande
Guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Bollati Boringhieri, Torino, 1991.
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Il metodo utilizzato nella nostra ricerca, dunque, prevede innanzitutto una riflessione
critica di indole storiografica (il dibattito sulle opere degli autori citati, il loro angolo di
visuale, la metodologia e le conclusioni da essi tratte) e una ricostruzione essenziale di
carattere storico degli eventi (la singolarità della Grande Guerra; il dibattito nazionale,
lo scenario militare; la posizione della Santa Sede e dei cattolici italiani).
In secondo luogo, si cerca di delineare la situazione e lo stato della Congregazione
in quegli anni e le strategie messe in atto dai suoi vertici (in particolare dal Rettor
maggiore) per sostenere i salesiani arruolati e, nello stesso tempo, mantenere in attività
le opere.
Si passa poi all'analisi dei documenti: le Lettere dei Salesiani soldati sotto le armi
(1915-1918) vengono presentate e studiate con l'ausilio di una griglia tematica, mirata
ad evidenziare le reazioni "spirituali" dei salesiani di fronte alle sfide dell'ambiente
militare e della vita al fronte.
Infine, attraverso un procedimento metodologico di carattere critico-deduttivo ed
ermeneutico, si tenta una ricostruzione storico spirituale dei principali tratti di
spiritualità, che caratterizzano il modello emergente dall'analisi delle fonti.
I capitoli della nostra ricerca rispecchiano questa metodologia.
4. Articolazione della ricerca
Il presente lavoro si articola in cinque capitoli.
Nel primo capitolo (/ modelli storiografici), si intende illustrare il dibattito
storiografico sulla prima guerra mondiale, soprattutto concentrandoci sulle opere di
alcuni autori dell'ultimo ventennio, che possono suggerire alla nostra ricerca il tipo di
approccio e gli strumenti metodologici necessari per l' analisi delle fonti.
Nel secondo capitolo (Lo scenario storico politico militare) vengono raccolti fatti,
dati e valutazioni relativi allo specifico contesto italiano, per offrire un quadro in cui
collocare gli avvenimenti che vedono coinvolti i confratelli soldati e comprendere le
loro lettere. Qui, in sintesi e sulla scorta di bibliografia specializzata si presentano prima
i dibattiti sull'opportunità dell'intervento, poi i principali passaggi dell'alterno evolversi
del conflitto fino alla sconfitta degli imperi centrali. Si dà anche un certo spazio alla
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2.1 Page 11

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descrizione della particolare posizione in cui si vengono a trovare i cattolici italiani e la
Chiesa, in particolare il Papa Benedetto XV, di fronte alla guerra.
Nel terzo capitolo (La Congregazione salesiana di fronte alla crisi bellica) si tenta
una ricostruzione essenziale del contesto storico salesiano, concentrandoci
particolarmente sul modo in cui i vertici della Congregazione salesiana affrontano la
crisi bellica Nella seconda parte del capitolo si passano in rassegna le 32 Lettere
circolari ai salesiani soldati inviate dal Rettor maggiore don Paolo Albera tra 19 marzo
1916 e 24 dicembre 1918, analizzandone gli indirizzi spirituali.
Nel quarto capitolo (Analisi delle fonti) si raccolgono i dati offerti dall'analisi delle
fonti , le Lettere dei Salesiani soldati sotto le armi (1915-1918), facendo uso di una
griglia tematica. Il capitolo è suddiviso in due parti. La prima offre una breve
descrizione delle fonti e la giustificazione della griglia di analisi adottata. Tale griglia,
mirata a coprire i diversi settori e livelli dell' esperienza vissuta dai confratelli al fronte,
è stata messa a punto con un procedimento di tipo induttivo e deduttivo: si è partiti cioè
da una serie di interrogativi (suggeriti dai modelli storiografici illustrati nel primo
capitolo e dalla specifica condizione in cui si vennero a trovare i salesiani arruolati) e li
si è ricondotti alla questione principale che guida la nostra analisi - quella dei riverberi
della guerra sull'identità e la spiritualità dei salesiani soldati.
La seconda parte del capitolo, molto vasta, è dedicata alla rassegna dei dati, dedotti
dall ' analisi delle fonti , ed è suddivisa in sei paragrafi: 1) Destinazioni e ambiti di
servizio dei salesiani arruolati; 2) L' importanza della corrispondenza per reggere l'urto
degli eventi; 3) La spiritualità salesiana alla prova della guerra; 4) Risignificazione
spirituale di alcuni termini-chiave della retorica di guerra; 5) Contiguità con la morte; 6)
Rapporti coi commilitoni e missione salesiana.
Nel quinto capitolo (fl modello spirituale emergente) abbiamo tentato una sintesi
della spiritualità salesiana che emerge dalla corrispondenza analizzata. Il capitolo è stato
suddiviso in sei paragrafi: 1) Le risorse della spiritualità salesiana messa alla prova dagli
eventi bellici; 2) Le modalità di rielaborazione della propria identità cristiana e
salesiana; 3) Le forme della missione salesiana e dello zelo pastorale; 4) Le virtù morali
e religiose emergenti; 5) Le espressioni della pietà: i sacramenti, la preghiera e la
devozione all'Ausiliatrice; 6) L' amore a don Bosco e il senso di appartenenza alla
Congregazione.
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CAPITOLO QUINTO
IL MODELLO SPIRITUALE EMERGENTE
L'obiettivo di questo quinto capitolo è riflettere sui risultati dell'analisi e tentare una
ricostruzione storico spirituale del modello spirituale emergente dall'analisi delle fonti.
Si tratta di un'operazione critico deduttiva ed ermeneutica per mettere in luce gli aspetti
carismatici caratterizzanti la spiritualità e l'identità salesiana evidenziati dai
corrispondenti.
In fase progettuale, dopo una serie di sondaggi esplorativi delle fonti, come ipotesi,
si erano formulati otto interrogativi in risposta ai quali, presumibilmente, si sarebbero .
costruite le conclusioni:
1. Quali sono state le risorse della spiritualità salesiana che hanno dimostrato maggior
vitalità e fecondità operativa di fronte alle prove e ai traumi della guerra?
2. Quale ruolo hanno avuto gli eventi legati alla vita militare e alla guerra nella
rielaborazione identitaria dei salesiani coinvolti?
3. Come essi hanno vissuto la missione salesiana ed esplicitato lo "zelo pastorale" nei
nuovi scenari?
4. Quale è stata l'efficacia dell'amorevolezza salesiana nella costruzione delle
relazioni umane all'interno degli ambienti militari?
5. Quali virtù ed atteggiamenti vengono evidenziati dalle fonti come le più comuni e
qualificanti l'identità salesiana?
6. Quali aspetti ascetici inculcati dalla formazione ricevuta risultano i più diffusi e
operativi?
7. Quali espressioni della pietà e della devozione e quale vissuto sacramentale emerge
da queste fonti?
8. Quanto è stato importante il riferimento a don Bosco? In quale modalità vierie
espresso?
A lavoro analitico terminato ci siamo orientati a strutturare questo capitolo in sei
paragrafi, i quali rispettano in gran parte le domande formulate in fase di ipotesi: 1) Le
risorse della spiritualità salesiana messa alla prova dagli eventi; 2) Le modalità di
rielaborazione della propria identità cristiana e salesiana; 3) Le forme della missione
salesiana e dello zelo pastorale; 4) Le virtù morali e religiose emergenti; 5) Le
espressioni della pietà: i sacramenti e la preghiera; 6) Il riferimento a don Bosco e il
senso di appartenenza alla Congregazione.
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1. Le risorse della spiritualità salesiana di fronte alla guerra
La prima guerra mondiale impone alla giovane Congregazione salesiana la chiamata
alle anni di circa due mila dei suoi membri, i quali prevalentemente si trovavano ancora
in fase di formazione o freschi di voti perpetui e di sacerdozio. Le lettere che i
· confratelli scrivono dal fronte a don Albera e agli altri superiori, sono dunque frutto
della tragica realtà della prima guerra industrializzata, in cui tutta la nazione italiana è
coinvolta, suo malgrado. I salesiani soldati si trovano sbalzati dalle loro tranquille
attività educative e dalle comunità religiose, colme di quei beni spirituali di cui
sentiranno tanto sovente la dolorosa mancanza, nelle infernali trincee, nei servizi di
portaferiti. Si trovano dunque costantemente esposti a pericoli mortali in prima linea o
nelle retrovie in caserme e ospedali, ambienti non certo privi di insidie morali e
materiali, non foss'altro che per il pericolo di contagi. In questi luoghi - un «cortile» e
dei «laboratori» davvero molto particolari - vengono a contatto, continuamente, con il
turpiloquio, la bestemmia, l'immoralità e le mille altre situazioni che moralmente e
spiritualmente li mettono alla prova nella loro spiritualità e li sfidano.
È una lotta dalla quale non si può sfuggire, in cui bisogna misurarsi notte e giorno,
interiormente ed esternamente, poiché chi volesse sottrarsi al contraddittorio, adottando
la tattica ambigua della mimetizzazione in attesa di occasioni migliori, risulterebbe
sconfitto in partenza dal fragore della prepotenza del male.
Chi invece ha il coraggio di offrire, apertamente, alla considerazione dello spirito
altrui - rinnovando decisamente e irrevocabilmente l'adesione personale nella lotta per
la fedeltà - i tratti somatici e carismatici del proprio spirito religioso, di solito si
consolida nella propria identità e ottiene col tempo rispetto e stima, benché non
manchino le fatiche e le umiliazioni di un confronto sempre aperto. Se non altro chi
espone schiettamente i doni di Dio in lui della fede e della vocazione, mostrando le
proprie convinzioni, evita di prestare il fianco allo scoraggiamento e di far sì che le
dinamiche psicologiche del disincanto e della dissoluzione dei valori e la forza delle
passioni traggano vantaggio dalle proprie paure e incertezze. I salesiani, dai principianti
neo-novizi ai professi temporanei, sia coadiutori che chierici, fino ai più formati professi
perpetui, coadiutori e sacerdoti, si ritrovano improvvisamente a fare i conti con una
realtà con cui non immaginavano mai di doversi misurare.
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Il rischio che li fronteggia è grave, sia per la vita fisica che per la perseveranza nella
loro vocazione cristiana e di educatori della gioventù. Davanti ai loro occhi si
presentano giovani commilitoni che assomigliano più agli animali selvatici della prima
parte del sogno dei nove anni di Giovannino Bosco, che non agli agnelli della seconda
parte della stessa visione.1
La nostra ricerca ha messo m evidenza una capacità di reazione proattiva e
costruttiva (non solo reattiva e difensiva) nella grande maggioranza dei salesiani
chiamati alle armi. È il pensare positivo della speranza cristiana che prevale in loro e
che li aiuta a non subire gli avvenimenti, ma ad infondere coraggio e fiducia anche
intorno a sé. Tale reazione ci pare doversi attribuire a due fondamentali fattori: da una
parte la solidità della formazione cristiana ricevuta fin dall'adolescenza e consolidata in
ambiente salesiano con gli indirizzi ascetici e mistici, ricevuti nel noviziato (dai quali
emerge un profilo spirituale salesiano robusto e caratterizzato) e, dall'altra, la strategia
di collegamento e di incoraggiamento messa in atto dai vertici della Congregazione.
Svanito l'ingannevole abbaglio di una guerra breve, don Albera esorta i direttori e gli
ispettori a seguire da vicino i confratelli partiti dalle loro case e ad accogliere con ogni
premura, quelli che per motivi di servizio gravitano nella zona. Sollecita in pratica un
rapporto quanto mai intenso a livello pratico ed epistolare, così che i confratelli militari
si sentano sostenuti e seguiti nei loro spostamenti e cambi di indirizzo, dovuti ai servizi
diversi a cui sono chiamati.2
Chiede altresì ai salesiani arruolati di corrispondere con i loro direttori e ispettori,
continuando la pratica del rendiconto mensile (con un modulo che sarà bimensile) sullo
stato di salute corporale e spirituale, fornendo notizie sui problemi riscontrati nel
compimento dei loro doveri sia militari che religiosi, in cui la Provvidenza li ha posti.3
1 G. Bosco, Memorie dell 'Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. lntroduzione, note e
testo critico a cura di Antonio da Silva Ferreira, Roma, LAS, 1991.
2 ASC E212, n. 109, 24.09.1914. Si tratta delle circolari mensili del Capitolo superiore inviate dal
Vicario don Filippo Rinaldi, che riportano gli interventi dei vari superiori. 1n questo caso è don Piscetta a
dare il suggerimento ai direttori. Questi richiami ai direttori si ripetono in diverse circolari. Così per
esempio nella circolare del I giugno 1915: cf P. ALBERA, Lettere circolari ai salesiani, 172. Nella
riunione del 26.02.1918 i superiori decidono che siano i direttori delle case, alle quali appartenevano i
confratelli ora militari, a spedire i soccorsi a chi ne ha bisogno: ASC, D871 Verbali delle Riunioni
Capitolari, voi. III.
3 E444, L. 1.
17

2.6 Page 16

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Dopo dieci mesi dall'entrata in guerra dell' Italia don Albera sente il bisogno di
raggiungere i confratelli soldati con una lettera circolare mensile, a partire dalla festa di
san Giuseppe del 1916. Ciò gli permette di sostenerli nella vita spirituale con consigli e
riflessioni sui tratti salienti del carisma e della spiritualità salesiana, indicando loro
anche i difetti più gravi da cui stare lontani. Lo scopo principale è mantenere un
collegamento con questi confratelli, così che la loro identità di figli di don Bosco non
svanisca, sotto l'incalzare dei drammatici eventi bellici in cui sono coinvolti e delle
avversità spirituali, a cui sono sottoposti dall ' ambiente militaresco e di cieca violenza da
cui sono assediati. A questo fine non mancherà di servirsi anche dell'invio del
Bollettino Salesiano, utile per fornire notizie sulla vita della famiglia salesiana.4
Gli altri superiori e don Albera stesso fanno di tutto per mantenere i contatti
epistolari con ogni confratello che scrive, cercando di rispondere loro personalmente.
Questo facilita il sorgere di legami spirituali e affettivi molto intensi e di grande aiuto
psicologico e morale ai confratelli in armi, al fine di sostenerli con la preghiera e con il
consiglio nella perseveranza della loro vocazione.
1. 1. Prese di coscienza e verifiche
La prima urgenza che i salesiani arruolati avvertono, è quella di trovare il modo di
accostarsi ai sacramenti, per alimentare la vita di grazia e sostenere l'urto del travaglio
interiore di un ambiente così soffocante e diverso dal solito. Questo desiderio intenso
delle loto coscienze torna continuamente nelle lettere che dalla prima linea delle trincee
o dalle caserme più arretrate e dagli ospedali essi scrivono a don Albera o agli altri
superiori. Da tali riferimenti si percepisce come l'eucaristia sia la fonte della loro gioia e
consolazione. Da quel Cuore Divino, fatto pane eucaristico, essi traggono la forza per
affrontare le prove della vita militare, che «qui non mancano ad ogni passo». 5 Per poter
ricevere Gesù nell'Ostia santa, vale la pena di affrontare anche pesanti sacrifici, come
quello di alzarsi prestissimo al mattino, nonostante una stanchezza a volte estrema.
4 E444, L., 12.
5 ASC, B0400523 Bonardi-Albera, 26.05.1916.
18

2.7 Page 17

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Sovente la difficoltà di soddisfare l' esigenza intima dell ' anima è insormontabile per
la mancanza di sacerdoti, che diano ai soldati la possibilità di confessarsi, di partecipare
alla messa e accostarsi all ' eucaristia. Questa è una delle privazioni che più «danno
pena>>6, confidano a don Albera i confratelli, e alcuni ne restano privi per molti mesi,
mentre altri corrono dei rischi notevoli pur di comunicarsi, come l' allontanarsi senza
permesso. 7
Una consolazione per l' anima dei salesiani in armi non manca, però, grazie alle
lettere circolari e al Bollettino Salesiano . Esse tornano molto gradite e sono di molto
conforto, specie in un ambiente che fa dire con amarezza, a causa dell ' abbrutimento
incredibile: «Noi siamo qui come le bestie», ben lontani dal «Paradiso» delle case
salesiane. 8
La verifica più consolante, tuttavia, per il confratello, che per molto tempo rimane
privo del regolare sostegno dei sacramenti, è quella di rendersi conto che, quando il
cuore è pieno di amore per Gesù, la mancanza involontaria di incontro sacramentale non
riesce a diminuire l' intimo legame e la coscienza di una comunione vitale tra l' anima e
il suo Dio, come ricorda un tratto del profeta Geremia.9 Il linguaggio è mistico, ma
depone a favore della veridicità di questi sentimenti, il fatto che si presenta privo di
verbosità ampollose, lasciando trasparire una gioia genuina e una pace profonda, capaci
di potenziare le facoltà dello spirito, a tutto vantaggio dell'equilibrio spirituale,
psicologico e umano della persona.10
La contentezza è anche di eh.i, indubbiamente più fortunato , può adempiere ogni
giorno ai suoi doveri religiosi, senza gravi difficoltà. 11 A volte, oltre a questa gioia,
emerge anzi un·a chiara coscienza del dover e voler essere un buon salesiano e
dell'essere un «alter Christus», il cui compito è offrire nel sacrificio eucaristico le croci
6 ASC, B0400166 Angeli-Albera, 17.12.1917.
7 Cf in particolare tra gli altri: ASC, B0450366, Rovera-Albera, 04.03 .1917; ASC, B041041 l ,
Cemuto-Albera, 20.04.1918; ASC, B0440472, Pizzigati-Albera, 28 .04.1918.
8 ASC, B0450366, Rovera-Albera, 04.03 .1917; ASC, B0430153 , Lombardo-Albera, 19.12.1915.
9 Ger 17,8: «Egli è come un albero piantato lungo l' acqua, verso la corrente stende le radici; non
teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell'anno della siccità non intristisce, non
smette di produrre i suoi frutti».
10 ASC, B041041 l , Cemuto-Albera, 20 .04.1918.
11 ASC, B0400626, Bronesi-Albera, 22.02.1917.
19

2.8 Page 18

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e le sofferenze di ogni giorno in penitenza per i peccati propri e per quelli di tutto il
mondo .12
Uno test di controllo del proprio agire da religioso e da salesiano è quello della
meditazione quotidiana. Le pratiche di pietà prevedono che egli dedichi un tempo di
circa mezz' ora al giorno all'orazione mentale o meditazione. È quindi normale che il
confratello, vedendo nel Rettor maggiore il padre spirituale della propria anima, renda
conto anche di questo aspetto, essenziale ai fini della vita religiosa. Il libro su cui fare
meditazione, ricordato più di frequente, è quello dell 'Imitazione di Cristo .
Capita a volte che il salesiano, contemplando Dio nelle sue meraviglie create e nelle
profondità della parola evangelica, veda liberate in sé nuove energie spirituali e morali,
che lo riconciliano con se stesso, con il suo dovere e con il prossimo, ridandogli
l'allegria e quella forza di scavalcamento di sé, che gli permettono di riprendere con
nuovo slancio il genuino spirito educativo salesiano in mezzo ai propri giovani-
soldati. 13
Un'altra fonte di grande speranza, che aiuta i salesiani militari a ripensare al senso
della propria vita, è quella della corrispondenza epistolare sia con i superiori, che tra
confratelli, alunni, ex-allievi e amici. Essa ha in ogni caso la funzione di togliere la
persona da quel senso di solitudine insopportabile e di isolamento infernale dal resto dei
vivi, in cui la confina la sconvolgente esperienza liminare e di imminenza della morte,
caratteristica dei soldati al fronte.
L'essere in un ambiente di guerra dove la vita non ha valore, comporta che il
religioso soldato, senta una necessità impellente di tenere contatti con persone che
valutano la vita con parametri evangelici. Il corrispondere anche con degli ex-allievi,
che ricordano il loro insegnante, per il bene che ha fatto loro, conforta il salesiano e
infonde in lui nuovo entusiasmo apostolico. 14
I confratelli riservano ovviamente un particolare apprezzamento per le lettere
personali o circolari di don Albera, apportatrici di tanta gioia e ritenute un gran conforto
e un aiuto potente per conservarsi e perfezionarsi nella virtù. Esse sono così ricche di
spiritualità salesiana, che essi se ne servono per fare la lettura spirituale e anche la
12 ASC, B0460377, Testa-Albera, 21.12.1916.
13 ASC, B0424004, Grassi-Albera, 06.02.1917.
14 ASC, B0400531, Bonfiglioli-Albera, 04.04.l 917; ASC, B0400566, Borghino-Albera, 31.08.1917.
20

2.9 Page 19

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meditazione, attingendo da quelle nuovi stimoli per il combattimento spirituale.
Qualcuno le usa per fare pure l'esame di coscienza, come se queste circolari fossero una
bussola, la «stella maris» per superare le loro burrasche interiori. 15
Qualche confratello, quando riceve queste lettere, è preso da un tale desiderio di
leggerle, che non avverte più la stanchezza e sogna di tornare per un momento alla vita
nelle case salesiane, addormentandosi con quelle preziose mappe dello spirito tra le
marn. 16
1.2. Fede, speranza e carità
Il poter affrontare le difficoltà della vita militare con spirito di fede, che trasforma le
amarezze e gli ostacoli in un'occasione di crescita spirituale, è senz'altro di grandissimo
sostegno per la salute mentale e spirituale dei con.fratelli. È un frutto dello spirito di
preghiera, coltivato con regolarità e alimentato con le pratiche di pietà e di devozione,
intimamente vissute, che potenziano le capacità di riconoscenza verso Dio e delle opere
di Dio, nella filigrana spesso nebulosa e tragica dell'agire degli uomini. 17
Ogni depressione e stanchezza, per gli incredibili pericoli affrontati, viene superata,
grazie alla fede, che spinge ad alzare gli occhi al Crocifisso in una rinnovata speranza,
più forte dell'apparente contraddizione degli avvenimenti quotidiani.18 Guardare con
un'ottica di fede le infinite avversità della vita del fronte, è ciò che aiuta a riconoscere
l'azione di Dio nelle profondità dell'anima, favorendo lo spirito di abbandono e di
gratitudine nella certezza di sentirsi amati da Dio e smorzando il sempre risorgente e
illusionista spirito di protagonismo spirituale. 19
La vita militare e i pericoli della guerra, se letti con fede, possono essere chiamati
con verità «la scuola della Provvidenza», poiché fanno sgorgare nell'anima la
riconoscenza e la lode verso Dio, il quale tutto dispone per ammaestrarci all'amore
verso di lui, anche quando permette grandi sofferenze, come nella ritirata di Caporetto o
15 Si veda tra gli altri le seguenti lettere: ASC, B0410322, Caula-Gusmano, 27.01.1918; ASC,
B0421101, Di Cola-Albera, 04.01.1918; ASC, Conti-Albera, B0410679, 20.02.1918.
16 ASC, B0410669, Congiu-Albera, 08.06.1916.
17 ASC, B0400595, Bosio-Direttore, 31.08.1918.
18 ASC, B0450567, Ruggeri-Albera, 04.08.1915.
19 ASC, B0420506, De Angelis-Albera, 03 .10.1917.
21

2.10 Page 20

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in altri tragici teatri e scene di guerra.20 Non manca chi vede la vita militare anche come
scuola di mortificazione di sé e di sacrificio della propria volontà, offerto per ottenere il
gran bene della pace.21 Una frase cara a don Bosco, capace di riassumere lo spirito di
fede e abbandono nelle mani di Dio, perché disponga della persona come meglio crede,
è quella del «niente ti turbi» di santa Teresa d'Avila, spesso ricordata dai confratelli,
tanto che chi vive con questo spirito può dirsi felice, pur in mezzo a situazioni così
drammatiche. 22
In certi casi la fede può essere stimolata dagli avvenimenti molto dolorosi che i
confratelli affrontano, anche se è facile osservare che il seme può dare più o meno frutti
a secondo del tipo di terreno spirituale della persona, come ricorda la parabola del
seminatore. 23
La conferma che non tutti si sentono spinti a pensieri di fede in mezzo ai pericoli, la
danno i confratelli stessi, che chiedono preghiere «per il ravvedimento di certi
disgraziati», che anche dinnanzi al pericolo bestemmiano Dio e la Vergine.24
Per ritemprare e rigenerare le risorse dello spirito e le virtù, don Albera ricorda ai
salesiani soldati l'impegno degli esercizi spirituali. Essi perciò lo informano che, pur in
mezzo ai loro abituali servizi, li hanno fatti e volentieri si sono raccolti in se stessi,
anelando nel loro cuore alle ricchezze del silenzio e della solitudine, per immergersi
nell'acqua viva dello Spirito, «come il cervo assetato alle fresche acque della
sorgente». 25
Per la verità, il salesiano ogni giorno rinnova le energie dello spirito alle sorgenti
della vita e della salvezza ai piedi dell'altare, sia celebrando la messa che
partecipandovi, e con la recita del breviario. A questo aggiunge l'adorazione eucaristica
quotidiana e la visita al Santissimo con la coroncina o la recita dell'ufficio del Sacro
Cuore e il rosario, anche intero, o da solo o insieme ad altri.26
20 Si vedano specialmente le seguenti lettere: ASC, B0421101 , Di Cola-Albera, 4.04.1918; ASC,
B0440224, Osenga-Albera, 15.11.17; ASC, B0440231 , Ottaviani-Albera, 16.06.1916.
21 ASC, B0430161, Lovato-Albera, 23.10.16.
22 ASC, B0400595, Ferrando-Direttore, 17.01.1916.
23 ASC, B0440310, Panizz.a-Albera, 02.11.1915.
24 ASC, B0450226, Riva-Albera, s.d.
25 ASC, B0421101, Di Cola-Albera, 04.01.1918; ASC, B0421403, Fabris-Albera, 10.08.1916.
26 Cf in particolare tra gli altri: ASC, B0450209, Riva-Albera, 18.12.1915; ASC, B0460138, Sara-
Albera, 23.05.1917; ASC, B0450284, Rossignoli-Gusmano, 19.12.1917; ASC, B0450302, Rossetti-
22

3 Pages 21-30

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3.1 Page 21

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Alcuni confratelli, impediti nel compiere le loro pratiche di pietà, vivono la carità e
l'unione con Dio, facendo ricorso a brevi e intensi atti d' amore, le giaculatorie, anche
per riparare le bestemmie e il turpiloquio.27
Un segno della carità e dello zelo pastorale del salesiano è certamente quello di
utilizzare bene il tempo. I chierici suddiaconi e diaconi, appena hanno il tempo e il
modo, si affrettano a dare gli esami necessari per poter accedere all'ordinazione. Altri
confratelli studiano e subiscono esami per poter conseguire nuovi titoli di studio nelle
scuole superiori o all'università e le abilitazioni in vista dell ' insegnamento e del bene da
compiere in futuro.28
Altri due segni caratteristici della spiritualità del salesiano sono quelli
«dell ' attaccamento filiale e incondizionato al Vicario di Cristo» e quello della
riconoscenza per le grazie ricevute.29
Molti confratelli, imitando la carità eroica e la spiritualità vittimale di Domenico
Savio, ne ripetono la stessa generosa offerta di sé a Dio e si propongono di morire
piuttosto che peccare. Essi sentono, infatti, l' ambiente militare come un grosso rischio
per la propria vita di grazia, ma, desiderosi della salvezza delle anime giovanili, nessuno
di loro vuole dimenticarsi, «di essere un degno figlio di don Bosco».30
Secondo qualche altro la carità concreta del buon esempio di tanti superiori e
confratelli «nella pietà e nel lavoro» ha insegnato come si deve essere un degno figlio di
don Bosco, vivendone i due cardini portanti.31
La fedeltà alla propria vocazione e la perseveranza ai propri ideali di consacrazione,
senza contrarre cattive abitudini, sono una conseguenza del vivere una fede intensa. Da
qui promanano una speranza ardente e una carità ricca di opere buone per amor di Dio e
del prossimo, che danno un forte senso dinamico della vita. È un tema che ritorna
sovente nelle lettere dei confratelli, che ricordano con intimo trasporto, per esempio, la
Albera, 24.06.1917; ASC, B0460389, Tinelli-Albera, 27.12.1916; ASC, B0460482, Umana-Albera,
04.09.1915. Per la devozione al Sacro Cuore si veda: ASC, BO 430121 , Lanaro S.-Albera, 22.12.1918;
ASC, B0430305, Magnetti-Albera, 22,12, 1916; ASC, B0430486, Mellerio-Albera, 24.01.1917.
27 ASC, B0423501 , Giacomelli-Albera, 18.01.1918; ASC, B0460571, Villani-Albera, 28.03.1917.
28 Si veda tra gli altri le seguenti lettere: ASC, B0421703, Ferrando-Albera, 17.04.1916; ASC,
B0460197, Scomavacca-Albera, 20.08 .1916; ASC, B0400343, Bazzicchi-Albera, 02.10.1 916.
29 ASC, B0460389, Tinelli-Albera, 27.12.1916; ASC, B0460144, Sara-Albera, 28.11.18.
°3 Cf in particolare tra gli altri : ASC, B0422912, Garbarino-Albera, 22.06.1917; ASC, B0430407,
B0430408, Margiaria-Albera, 02 .05.1915, 21.07.1918; ASC, B0421102, Di Cola-Albera 30.10.1918.
31 ASC, B0440109, Nano-Albera, 21.12.1916.
23

3.2 Page 22

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loro professione religiosa e i propositi, che da essa derivano, pieni di speranza e di
fedeltà alla vocazione «fino alla morte».
Il sogno di ciascuno è quello di «divenire un vero Salesiano» e molti si dicono
disposti anche a morire, pur di perseverare nella vocazione.32 Vivono così una
spiritualità vittimale nel senso più pieno e completo del termine, in piena sintonia con la
devozione al Sacro Cuore e sulla scia di tanti santi confratelli, molti dei quali
missionari. Di essi il Vade Mecum porta gli esempi ad ogni capitolo, primo fra tutti
quello di don Andrea Beltrami, sovente portato ad esempio da don Barberis.
Il medesimo tema della fedeltà ai santi voti di povertà, castità e obbedienza, i vincoli
spirituali che contrae chi si consacra a Dio con la professione religiosa, ritorna anche in
altre lettere in cui il confratello si propone di ricordarsene sempre, perché il farne
memoria lo aiuta a santificarsi e a sentire meno amara la vita da soldato.33
C'è qualcuno, però, che si scoraggia nel proprio ideale, soprattutto tra i più giovani -
chierici, coadiutori e novizi - i cui tempi di formazione sono durati, a volte, anche solo
pochi mesi.34 Una parte di loro è chiamata a combattere nella fanteria o addirittura nelle
unità d'assalto degli arditi e l'abitudine all'uso della violenza per uccidere, provoca in
essi la rottura dell'equilibrio psicologico e spirituale, necessario per una vita di
oblazione e a servizio della carità.35 Qualcuno poi, per la morte di qualche congiunto,
rientra in famiglia, abbandonando gli ideali di consacrazione. I confratelli, prigionieri
nei campi di concentramento, vivono un'esperienza di dolore e di abbandono materiale
e spirituale terribile. Ciò produce in alcuni un tale avvilimento e depressione psico-
fisica che, una volta liberati, non riescono più a reinserirsi nella vita salesiana.36
Una parte dei confratelli più giovani in.fine, terminata la guerra, deve completare la
leva, rimanendo nelle caserme. L'ozio a cui sono costretti, produce una deleteria
rilassatezza morale, che unita alle ferite subite al fronte, può divenire causa,
riconosciuta, dell'abbandono dei progetti di consacrazione.37
32 Si vedano specialmente le seguenti lettere: ASC, B0440433 , Piani-Albera, 08.12.1918; ASC,
B0430116, Lajolo-Albera, 06.04.1917; ASC, 80450161, Rienzi-Gusmano, 04.09.1918; ASC, B0460333
Tagliaferri-Albera, 26.06.1917; ASC, B0450115, Resmini-Albera 19.12.18.
33 ASC, B0460571 , Villani-Albera, 28.03.1917.
34 ASC, B0430403, Marconato-Gusmano, 14.04.1918.
35 ASC, 80450140, Richiero-Albera, 23.07.1915; ASC, B0420915, Gnavi-Albera, 07.08.16.
36 ASC, B0440392, Pavese-Albera, 04.07.1918; ASC, B0440534, Prosdocimo-Albera, 14.07.19 I6.
37 ASC, B0450164, Rigamonti-Albera, 15.06.1917; ASC, B0460672, Zerbino S.-Albera, 14.01.1919.
24

3.3 Page 23

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2. Le modalità di rielaborazione della propria identità
cristiana e salesiana
Gli effetti del confronto con ambienti, mentalità differenti e diversi parametri di
valore, ebbero conseguenze a volte favorevoli sull'anima dei confratelli soldati. La
testimonianza di qualche salesiano anzi afferma che, «costretto a vivere a contatto con
infinite miserie», ora comprende tutta la bellezza della vocazione. Potendo celebrare in
un ospedaletto someggiato la messa, «immenso beneficio», si rende conto che
l'ambiente non ha prodotto «gravi conseguenze» sulla sua vita interiore. Qualcuno anzi,
ritiene di essersi rafforzato nella vocazione. 38
A volte invece, il peso della mentalità del mondo si fa sentire, come nel caso di
Luigi Mattioli. All'inizio, la riflessione del confratello sulla propria vocazione è che
essa ha ricevuto un buon impulso dal confronto con l'ambiente militare, ma due anni
più tardi egli si rende conto che la sua vita non è sempre stata «quella di un buon figlio
di don Bosco».39
Davanti al turpiloquio e alla bestemmia in genere i confratelli intervengono
apertamente, con coraggio e le loro osservazioni sono apprezzate dai buoni, ma tenute
in considerazione anche dagli altri, che moderano il loro linguaggio.40
Nei confronti di questo stesso problema del modo d'esprimersi volgare e blasfemo
dei compagni qualche salesiano sente urgente il desiderio della riparazione e si rifugia
nella preghiera e nella compagnia dei più buoni.41
Dai propri compagni d'armi si può essere derisi a causa della fede e, tuttavia, una
volta che essa è stata riscoperta, diviene sostegno nel compimento del duro dovere di
combattere e andare all'assalto, fino a morire serenamente.42
A causa dello scherno e del dileggio verso la religione e verso il consacrato, i
confratelli soffrono e più d'uno si domanda come il Signore possa concedere il dono
38 Si vedano, tra le altre, le seguenti lettere: ASC, B0423403; B0423404, Gentili-Albera, 26.06.1916;
27.06.1917; ASC, B0460677, Ziggiott1-Albera(?), s.d.
39 ASC, B0430472; B0430476, Mattioli-Albera, 04.11.1915; 20.12.1917.
40 ASC, B0400166, Angeli-Albera, 17.12.1917.
41 Si vedano tra gli altri le seguenti lettere: ASC, B0421301 , Fabris-Albera, 15.07.1915; ASC,
B0421106, Di Pantaleo-Albera, 16.12.1915; ASC, B0430440, Martinasso-Albera, 20.01.1918; ASC,
B042 I 809, Ferraris-Albera, 28.02.19 I8.
42 ASC, B0440461, Pistoia-Albera, 00.01.1916.
25

3.4 Page 24

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della pace se non si è disposti a cambiare stile di vita. L' ignoranza, però, notano alcuni,
è tanta e invocano il perdono dal Cielo.43
Qualche confratello a volte è preso di rmra dai compagni d' armi, propno nel
tentativo di farlo cadere in peccato, avendolo riconosciuto come consacrato. La prova è
quindi più dura ma, passati parecchi mesi, senza mai venir meno all ' educazione
ricevuta, la gioia e la serenità prendono il sopravvento.44
Tra i confratelli qualcuno riesce, con coraggio e con indipendenza, ad affrontare
apertamente la situazione di indifferenza verso la pratica della fede cristiana, andando a
fare la comunione da solo davanti a più battaglioni, sia in prima linea come a riposo.
Ciò scuote dal torpore più di una coscienza, fino a spingere qualcuno all' emulazione
coraggiosa. 45
Per la verità qualche salesiano arruolato soffre per la situazione d' ignoranza
religiosa che deve affrontare, ma dichiaratosi con coraggio di essere un chierico ed
essendo fornito di titoli di studio, non viene coinvolto nelle dispute di sapore pseudo-
scientifico dei compagni.46
Il contrasto tra lo stile di vita prospettato dall'ambiente militare e quello dei «quieti
asili» salesiani balza agli occhi penetranti di qualche chierico, che trema perché sente
«una lenta, inesorabile evoluzione» negativa, che ogni giorno mina la vocazione, così da
spingerlo a chiedere piuttosto la morte, mentre anela ad un pronto ritorno alle case
salesiane.47
Ma è soprattutto la stridente diversità tra il modo di trattare e di agire dei superiori
militari in confronto a quelli salesiani, che in molti confratelli ispira pensieri di
riconoscenza verso Dio per averli chiamati alla vita consacrata, retta dai «principi
evangelici, i soli giusti, retti e infallibili».48
43 Cf in particolare le seguenti lettere: ASC, B0400193 , Assinnata-Albera, 22.12.1917; ASC,
B0440404, Perino-Albera, 17.12.1916; ASC, B0440362, Pavese-Albera, 16.12. 1915; ASC, B0422910,
Garbarino-Albera, 14.05.1917; ASC, B0424206, Guastelli-Albera, 16.12.1917; ASC, B0440473,
Pizzigati-Albera, 00.06.1918.
44 ASC, B0460601 ; B0460603 , Zambotto-Albera, 25 .06.1915 ; 16.05.1916.
45 ASC, B0460584, Vuillerrnin-Albera, 24.08.1 917.
46 ASC, B0450225, Ramezzana-Albera, 04.08 .1917.
47 ASC, B0422912, Garbarino-Albera, 22.06.1917; ASC, B0450256, Ronchi-Albera, 04.09.1916.
48 ASC, B0400595, Bosio-Albera, 31.08.1918.
26

3.5 Page 25

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In alcune situazioni il permesso per celebrare la messa fuori caserma è accordato.
Altre volte i superiori militari mettono i sacerdoti in gravi difficoltà., negando loro il
permesso di uscire dall' ospedale per poter celebrare l'eucaristia. Essi allora devono ad
alzarsi anche «alle due del mattino».49
Accadono poi altre situazioni d'incomprensione, là dove prevalgono sofismi e
preconcetti sul rispetto della religione, anche in seguito all'avvicendamento dei
comandanti, mentre ad alcuni non sono risparmiate neppure le calunnie.50
Le reazioni, tuttavia, tendenzialmente, sono costruttive. Dall'insieme della
documentazione appare che un buon numero di salesiani soldati si trova bene nei
rapporti con compagni e ufficiali, tanto da non poter «desiderare di meglio », poiché
mostrano verso di loro «viva affezione e riconoscenza». 51
C' è anche qualche confratello il cui «carattere salesiano brilla» in mezzo a quei
giovani compagni tanto sboccati e bestemmiatori, al punto da esserseli fatti così amici
con mille premure che non discutono più senza ascoltare la voce del «maestro», come lo
chiamano ora Allo stesso modo si è guadagnato anche la stima di caporali e sergenti.
Qualche altro confratello sottufficiale che ha il rispetto e la fiducia dei suoi granatieri,
non manca di servirsi della sua autorità in termini educativi e di dare il buon esempio
lasciandosi vedere mentre va in chiesa.52
L'ideale salesiano è vissuto con impegno anche sotto le armi. Qualche confratello
mentre compie sempre il suo dovere, non può fare a meno di parlare continuamente di
ciò che gli riempie il cuore, cioè di don Bosco e della sua opera educativa. Questo suo
sognare ad occhi aperti con semplicità e di tornare quanto prima a vivere il suo ideale in
casa salesiana ha prodotto una trasformazione nei suoi compagni, che col passare del
tempo lo ascoltano ammirati e conquistati. 53
49 Si vedano specialmente le seguenti lettere: ASC, B0430115, Lajolo-Albera, 22.12.1916; ASC,
B0460482, Umana-Albera, 04.09.1915; ASC, B0400618, Branda-Albera, 06.08 .1916.
°5 Cf in particolare le seguenti lettere: ASC, B0450101, Realini-Albera, 02.08.1916; ASC, Ressico-
Albera, B0450136, 11.10.1916; ASC, B0422608, Frigo-Albera, 04.08.1916.
51 Si vedano tra gli altri le seguenti lettere: ASC, B0400205, Atzori-Albera, 20.06.1916; ASC,
B0400343 , Bazzicchi-Albera, 02.10.1916; ASC, B0420906, De Pieri-Albera, 21.04.1916; ASC,
B0400471, Biello-Albera, 12.12.1917.
52 ASC, B0423506, Giai Levra-Albera, 18.12.1917; ASC, B0460624, Zeduri-Albera, 06.02.1917.
53 ASC, B0440455, Pinaffo-Albera, 19.12.1916.
27

3.6 Page 26

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A volte nascono rapporti di amicizia con qualche ufficiale e ci si scambia qualche
volume di approfondimento della Sacra Scrittura. Altre volte la stima, ricambiata, verso
i bersaglieri di cui è cappellano, è raccontata dal confratello, dicendo che i soldati «sono
buoni» e che in mezzo a loro «c'è da fare un gran bene».54
Possiamo dunque concludere affermando che la modalità di rielaborazione della
propria identità risponde ad un meccanismo semplice, comunemente riscontrabile dalla
corrispondenza. Esso comporta, innanzitutto, la percezione della diversità di situazioni
ambientali e relazionali e delle sfide che ne derivano, quindi - dopo un primo momento
di smarrimento o di costernazione - l'innesco di un lavoro di interiorizzazione del
conflitto alla ricerca dei fondamenti valoriali a cui aggrapparsi e dei tratti irrinunciabili
di identità. A questo fa seguito la messa a fuoco dei valori di riferimento cristiani e
salesiani essenziali e una nuova radicale elaborazione delle scelte personali, che tiene
conto creativamente delle mutate situazioni. Così si viene a delineare una coscienza di
sé e una modalità di azione, che risulta capace sia di salvaguardare l'identità e l' integrità
morale e spirituale, sia di generare le energie necessarie per affrontare positivamente
situazioni anche estreme con forza interiore, coraggio e serenità, sia di stimolare un
ripensamento operativo della missione salesiana nell'ambiente militare o nel territorio di
residenza. Tutto questo è accompagnato dalla focalizzazione di alcuni elementi
irrinunciabili ai quali attenersi quotidianamente o mensilmente, quali la preghiera e la
meditazione, la frequenza sacramentale, le devozioni e la cura del proprio dovere nella
disponibilità alla volontà di Dio e verso i fratelli, sia superiori che compagni.
3. Le forme della missione salesiana e dello zelo pastorale
I salesiani militari prendono coscienza che "le anime" hanno gli stessi bisogni
essenziali sia a Valdocco fra i ragazzi della periferia torinese e delle varie opere
salesiane, sia sui fronti di guerra, fra i giovani militari, coinvolti in un'assurda battaglia
contro i fondamenti della civiltà cristiana. Si rendono conto del meccanismo di
54 ASC, B0410720, Cossu-Albera, 06.06.1917; ASC, B0450450, Rubino-Gusmano, 29.05.1915.
28

3.7 Page 27

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abbrutimento che ne deriva e sentono l'appello ad intervenire costruttivamente sulla
linea della missione salesiana.
I salesiani presenti nell'esercito, talvolta anche sostenuti dalla collaborazione dei
comandi, agiscono con la loro solita strategia pastorale, fatta - contemporaneamente -
di coerenza di vita morale e spirituale, di umanità cordiale e relazionalmente aperta, di
risposta ai problemi reali della quotidianità. Eccoli perciò pronti a rendersi operativi con
la disponibilità verso i commilitoni più sprovveduti per la scrittura di lettere e la loro
alfabetizzazione, la generosità nel donare cibo o beni di conforto, la diffusione di buona
stampa per sollevare lo spirito e il morale, la scuola di canto per animare la liturgia e la
preghiera comune...
Il ruolo delle lettere mensili di don Albera ai confratelli militari risulta importante,
se non determinante, anche per sostenere questa linea apostolica, attenta ai bisogni reali
dei destinatari. Il eh. Bonifacio Gioannini fa notare come esse abbiano una duplice
funzione: sono, in realtà, un'applicazione del sistema preventivo nei confronti dei
salesiani soldati, ma sono anche un invito ad applicarlo là dove essi si trovano.
Leggendole, egli percepisce l'animo colmo di carità di don Albera e insieme impara a
vivere da salesiano, comprende quale sia la condotta e lo spirito che debbono tenere i
salesiani al fronte. 55
Anche il eh. Giuseppe Zambotto confessa che leggendo le lettere di don Albera si
sente stimolato a vivere con quello spirito di sacrificio e di allegria «tutta salesiana»,
che risultano tanto utili anche con i giovani soldati. Esse hanno la duplice funzione di
stimolo alla fedeltà vocazionale per i salesiani-soldati e di invito all'applicazione del
sistema preventivo nel rapporto con i giovani commilitoni.56
55 ASC, B0423707, Gioannini-Albera, 25 .06.1917.
56 ASC, B0460607, Zambotto-Albera, 26.09.1917. Lo spirito di sacrificio che don Bosco vuole dai
suoi non è fatto di penitenze particolari, ma soprattutto di pazienza: «Invece di fare opere di penitenza,
fate quelle dell'obbedienza>> (MB XIII,89), poiché «quella che santifica non è la sofferenza, ma la
pazienza>> (MB XVITI,129). E ancora: «Non vi raccomando penitenze o mortificazioni particolari. Voi vi
farete gran merito e formerete la gloria della Congregazione, se saprete sopportare vicendevolmente le
pene e i dispiaceri della vita con cristiana rassegnazione» (MB XVII,267).
29

3.8 Page 28

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3. 1. Coltivare la vita di grazia
La coerenza cristiana dei comportamenti, la fedeltà ai principi morali cattolici, la
cura della pratica religiosa: sono questi gli elementi costitutivi della "vita di grazia",
così come viene intesa dai salesiani al fronte. Essi non soltanto sentono il bisogno di
curarla per se stessi, ma sono spontaneamente portati a promuoverla e coltivarla nei
commilitoni, a partire dai cappellani militari, come don Antonio Ressico. Egli è ben
convinto che alle fondamenta dell ' edificio educativo di don Bosco, basato sul sistema
preventivo, si debba porre «la vita di grazia», sua indispensabile chiave operativa. Egli
perciò annuncia l'apertura di questa necessaria linea d'intervento apostolico, appena ai
g suoi soldati sarà permesso di andare a riposo, lontano dalle trincee. 57
Si tratta, tuttavia, di un impegno apostolico comunemente condiviso. Il
-------------- Michele La Cagnina si rende conto che ciò di cui più abbisognano i compagni, è una
solida vita cristiana. Così si impegna a coinvolgere e accompagnare in parrocchia alcuni
~ soldati per soddisfare al precetto pasquale.58 La conversione di un compagno d'armi
che chiede il battesimo, è un frutto dello stile salesiano di vita e dello zelo del
Paolo Risso, che racconta con gioia i risultati del suo ministero, attribuiti all'azione
dell'Ausiliatrice. Da sei mesi si prendeva cura di un suo soldato, padre di tre figli e
senza religione. Alla vigilia dell 'Assunta, in una semplice cappella al fronte, il
cappellano lo ha potuto battezzare, mentre lui faceva da padrino. La funzione terminò
con un commosso abbraccio. 59 È comprensibile la gioia di questo salesiano, che sulle
pagine del Giovane Provveduto aveva imparato un adagio molto caro a don Bosco:
«Colui che procura la salvezza di un'anima può fondatamente sperare di salvare la
propn·a». 60
«Chi salva l'anima salva tutto e chi perde l'anima perde tutto». 61 È questa una delle
costanti convinzioni di don Bosco, comunemente inculcate nella prassi formativa
57 ASC, B0450133, Ressico-Albera, 31.07.1916.
58 ASC, B0430108, La Cagnina-Albera, 31.03.J 918 .
59 ASC, B0450204, Risso-Albera, O1.09.1917.
60 [Bosco G.,] Il giovane provveduto per la pratica de' suoi doveri degli esercizi di cristiana pietà
per la recita dell'ufficio della Beata Vergine e de' principali vespri dell'anno coll'aggiunta di una scelta
di laudi sacre ecc., Torino, Tipografia Paravia e Comp., 1847, 26 (Cose dafaggirsi massimamente dalla
gioventù; Art. 4°: Evitare lo scandalo).
61 Espressione ripetuta, in forme diverse da don Bosco, a partire dalle prime edizioni del Giovane
provveduto fin sul letto di morte (cfMB XVIl,482).
30

3.9 Page 29

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salesiana. Di questo è ben convinto il~
Egli, tutto preoccupato delle
imprecazioni e delle bestemmie, che sente uscire dalla bocca di giovani che vivono al
fronte, in costante e grave pericolo di vita, chiede che durante gli esercizi spirituali si
preghi per il ravvedimento di certi sciagurati, che anche dinnanzi al pericolo continuano
ad oltraggiare la santa Vergine e i santi. Non potendo altro, questo salesiano ricorre con
umile e creativa sapienza alla preghiera dei confratelli delle case, della quale conosce la
grande potenza. 62
3.2. Insegnare, educare, rallegrare
Gli strumenti messi in atto, proprio in quanto salesiani, per incidere positivamente
sull'ambiente circostante, con una tensione proattiva e preventiva che risulta
determinante sia per conservare la propria identità, sia per esercitare la carità e far
crescere la vocazione salesiana, sono quelli tipici dell' operatività salesiana, miranti alla
formazione del prossimo: la scuola, la buona stampa e il canto.
Il primo e più immediato strumento apostolico, utilizzato dai salesiani in armi per
servire i compagni, conquistarne la fiducia e far loro del bene, è quello
dell' alfabetizzazione e dell ' insegnamento. «Fa che tutti quelli con cui parli, diventino
tuoi amici» è l'invito di don Bosco rivolto a don Rua e riportato da Angelo Amadei;
espressione efficace per sintetizzare un tratto caratterizzante del metodo salesiano,
vissuto anche dai confratelli soldati.63 In appendice alle Costituzioni della Società
salesiana essi potevano leggere il piccolo trattato sul sistema prevenivo, nel quale il
santo precisa: «Questo sistema si appoggia tutto sopra la ragione, la religione, e sopra
l'amorevolezza; perciò esclude ogni castigo violento e cerca di tenere lontani gli stessi
leggeri castighi». 64
62 ASC, B0450226, Riva-Albera, s.d.
63 MB X 1183
64 G. Bo;co, IÌ sistema preventivo nella educazione della gioventù (1 877). A cura di P. Braido, in P.
Braido (Ed.), Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 21992, 254.
31

3.10 Page 30

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Il far scuola di alfabetizzazione è un modo di farsi amici i giovani commilitoni più
poveri: «Studia di farti amare», ribadisce don Bosco65 - affinché essi possano amare ciò
che è più importante per le loro anime.
Per combattere l'analfabetismo dei compagni d' arme, il eh. Gaudenzio Angeli
decide di mettersi a loro disposizione per un po' di scuola.66 Il eh. Luigi Giacometto,
invece, è incaricato dallo stesso comandante della compagnia, insieme ad altri due
chierici, di insegnare a leggere e scrivere a pochi analfabeti. Nella sua lettera emerge,
però, il desiderio di servirsi di questo mezzo per fare del bene tra i compagni67
Andrea Giai Levra, chierico, già insegnante in una scuola salesiana, ora viene
chiamato dai commilitoni semplicemente «il Maestro»: per la stima che ne hanno e
l'autorevolezza conquistata, in ogni discussione e su ogni argomento dibattuto si
rivolgono a lui per ascoltarne il parere. Dalle sue lettere traspare l'impegno costante,
anche a costo di qualche sacrificio di tempo o di cibo, per guadagnare il cuore dei
compagni e distoglierli dalle cattive abitudini della bestemmia e del turpiloquio.68 A
distanza di un anno egli rileva i risultati del suo zelo: ora è comandante di un reparto di
Arditi, che da «mascalzoni» si sono trasformati, grazie al sistema preventivo, in giovani
disciplinati e capaci di un contegno edificante alla messa domenicale.69 Giai Levra
attribuisce il merito del successo educativo al Signore e alla Madonna. È don Bosco,
infatti, che insegna: «Ricordatevi che l' educazione è cosa di cuore e che Dio solo ne è il
padrone e noi non potremo riuscire a nulla se Dio non ce ne insegna l'arte e ce ne dà in
mano le chiavi». 70
La passione educativa ed apostolica spinge il sacerdote Luigi Mori ad impegnarsi
come volontario per l'insegnamento della religione nelle tre classi del paese dove si
trova, per un totale di tre ore giornaliere, un' ora per classe, mentre porta avanti i suoi
compiti di cappellano dell'ospedale.71
65 G. Bosco, Ricordi confidenziali ai direttori (1863). A cura di F. Motto, in P. Braido (Ed.), Don
Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 21992, 159.
66 ASC, B0400468, Angeli-Albera, 17.12.1917.
67 ASC, B0423505, Giacometto-Albera, s.d.
68 ASC, B0423506, Giai Levra-Albera, 18.12.1917.
69 ASC, B0423509, Giai Levra-Albera, 18.12.1918.
70 Dei castighi da infliggersi nelle case salesiane (1883). A cura di J.M. Prellezo, in P. Braido (Ed.),
Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 21992, 340.
71 ASC, B0430567, Mori-Albera, 29.06.1917.
32

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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L' entusiasmo, con cui il eh. Giuseppe Antonio Pinaffo, futuro missionario, parla
della Congregazione salesiana, «dedita all ' arte divina dell'educare la gioventù», è tale
che conquista l'ammirata attenzione dei commilitoni e dei superiori. Egli così ottiene
non solo da qualcuno di loro un sostegno economico per gli orfani di guerra della nuova
casa di Pinerolo, ma anche che tutti correggano il loro linguaggio blasfemo, specie i
suoi soldati. Nello stesso tempo si prende cura dell ' istruzione di 6 o 7 analfabeti, così
che in mezzo a tante occupazioni di un posto avanzato, il tempo gli passa in fretta 72
Sono segreti imparati alla scuola della pedagogia salesiana: i giovani - come dice don
Bosco nella lettera da Roma del 1O maggio 1884 - «si prestano docili a tutto ciò che
vuol comandare colui dal quale sono certi di essere amati». 73 Non stupisce, dunque, che
questo chierico sottufficiale riesca a farsi obbedire dai suoi soldati senza nessun rigore e
punizione. Il metodo preventivo da lui attuato è riuscito a creare quel clima di rispetto e
di confidenza che ottiene la disciplina senza fatica, perché fa intendere loro che li ama e
si prende cura del loro bene.
L' ambiente spiritualmente inquinato in cui si trova a vivere, mette in difficoltà il eh.
Giovanni Villani a causa di un certo scoraggiamento che lo invade. Egli perciò decide di
passare all'azione, avviando una scuoletta serale, per tener occupati in cose utili questi
giovani. Ha messo quest'iniziativa sotto la protezione del Sacro Cuore e spera che la
Vergine Ausiliatrice e don Bosco l'aiutino «a far fruttificare quei sentimenti cristiani
che si va loro inculcando». È questo, infatti, secondo don Bosco lo scopo principale del
far scuola. 74
Cresciuti nel clima fervido delle opere salesiane, che valorizza costruttivamente
ogni briciolo di tempo e aborrisce l'ozio e l'inattività, i salesiani al fronte si
preoccupano di stimolare i compagni a utilizzare al meglio le ore di riposo e di ozio
nelle trincee o nelle retrovie anche attraverso la lettura di buoni libri. Contrapporre la
buona stampa a quella malvagia (anticristiana, anticlericale o immorale) è l'azione più
urgente da compiere, secondo il eh. Umberto Bonfiglioli, che, descrive come essa si
infiltri tra i soldati, rovinando coscienze pure e il precedente lavoro educativo di genitori
72 ASC, B0440453, Pinaffo-Albera, 25 .07.1916.
73 Due lettere datate da Roma 10 maggio 1884. A cura di P. Braido, in P. Braido (Ed.), Don Bosco
educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 21992, 377.
74 ASC, B0460570, Villani-Albera, 25 .06.1917.
33

4.2 Page 32

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e insegnanti saggi. Per questo si preoccupa di chiedere che gli siano inviate
pubblicazioni accessibili ai soldati di ceto popolare, come ll Galantuomo, la Buona
Strenna e i fascicoletti delle Letture Cattoliche, proponendosi di far di più per
l'avvenire.75
La promozione di pubblicazioni popolari edificanti, moralizzanti e istruttive per
formare mente e cuore ed insieme contrastare gli effetti deleteri della stampa "empia",
era uno dei mezzi di cui i salesiani maggiormente si servivano in quei decenni, nei quali
si percepiva, nell'evoluzione laica della società, della cultura e della scuola, quasi un
attacco ai tradizionali valori cristiani e un malvagio sforzo di scristianizzazione del
popolo e della gioventù.76 L' impegno del mondo cattolico nella promozione di buona
stampa in funzione preventivo-istruttiva o di antidoto, che rimontava alla prima metà
dell'Ottocento, aveva visto schierato in prima fila don Bosco stesso in qualità di
scrittore e promotore editoriale, ed era divenuto uno degli scopi principali della Società
salesiana. Fin dal 1875 il Santo lo aveva proposto anche ai Cooperatori salesiani come
uno dei modi più efficaci di cooperare alla missione salesiana: «Opporre la buona
stampa alla stampa irreligiosa mercé la diffusione di buoni libri». 77
Al eh. Valerio Bronesi la costituzione di una "biblioteca circolante" di buoni libri
(analoga a quelle istituite negli oratori, nei circoli giovanili e nelle associazioni
cattoliche) serve per avvicinare tanti giovani e fare loro un po' di bene. Egli è convinto
che il libro sia certamente un valido mezzo educativo, unito all'opera formativa del
75 ASC, B0400541, Bonfiglioli-Albera, 07.11.1916.
76 Scrive don Bosco a questo proposito: «I libri cattolici sono tanto più necessari perché l'empietà e
l'immoralità oggigiorno usa l'arma del libro per fare strage nell'ovile di Cristo, per condurre e trascinare
alla perdizione gli incauti e i disobbedienti. Quindi è necessario opporre arma ad arma» (dalla lettera
circolare sulla Diffasione dei buoni libri, in Lettere circolari di D. Bosco e di D. Rua ed altri loro scritti
ai salesiani, Tipografia salesiana, Torino, 1896, 25).
77 MB XI,537. Sul valore di un buon libro un ' osservazione molto interessante, scritta da don Bosco, è
la seguente: «Il libro, se da un lato non ha quella forza intrinseca che ha la parola viva, da un altro lato
presenta vantaggi in certe circostanze anche maggiori. Il buon libro entra persino nelle case dove non può
entrare il sacerdote, è tollerato anche dai cattivi come ricordo o come regalo. Presentandosi non
arrossisce, trascurato non s'inquieta, letto insegna verità con calma, disprezzato non si lamenta e lascia il
rimorso che talora accende il desiderio di conoscere la verità; mentre esso è sempre pronto a insegnarla.
Talora rimane polveroso sopra un tavolino o in una biblioteca. Nessuno pensa a lui. Ma viene l'ora della
solitudine o della mestizia, o del dolore, o della noia, o della necessità di svago, o dell ' ansia dell ' avvenire
e questo amico fedele depone la sua polvere, apre i suoi fogli e si rinnovano le mirabili conversioni di S.
Agostino ... e di S. Ignazio» (Dalla lettera Diffusione dei buoni libri, in Lettere circolari di don Bosco e
don Rua, 25).
34

4.3 Page 33

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salesiano, indispensabile per aiutare il giovane ad approfondire la conoscenza di sé in
Dio e vivere la propria missione secondo il suo progetto. 78
All'apostolato della buona stampa si dedica pure il ~
~
che
ringrazia dei pacchi di buoni libri ricevuti e ne descriv~oglienza positiva tra
superiori e compagni. Percorrendo la trincea, vede che tanti dimenticano di riposare per
leggere i suoi libri. Egli ringrazia soprattutto per l'invio delle biografie di don Bosco e
di don Rua, mentre spera di ricevere gli scritti del Card. Mercier, quelli di Giosuè Borsi
ed il Giovane Provveduto, perché è certo di poter ottenerne «molto bene».79 Lorenzo
Caula in un'altra lettera, esprime il suo desiderio di far conoscere l'opera dei salesiani
~
tra i commilitoni e chiede che gli siano inviate cinque copie del Bollettino Salesiano ,
insieme a 200 foglietti del "Mentre si combatte", convinto con questo di «fare un po' di
bene». 80
La constatazione della poca istruzione e dei pregiudizi religiosi, diffusi tra i
compagni, convince il eh. Giacomo Moro della necessità di distribuire libri «di sana
lettura». Egli domanda di essere aiutato in quest'opera di carità, perché l'ignoranza e i
preconcetti sono ostacoli rilevanti per far loro un po' di bene.81 C' è in lui, come in tutti i
salesiani, radicatissima, la convinzione che l'istruzione, attraverso letture edificanti,
amene e moralizzanti o di carattere storico e apologetico, sia un mezzo efficacissimo di
conquista delle menti e dei cuori.82
78 ASC, B0400626, Bronesi-Albera, 22.02.1917.
79 ASC, B0410313, Caula-Gusmano, 22.08.1917. Tra i buoni libri richiesti, ci sono queste vite di
santi, come don Bosco e don Rua, che banno una funzione educativa, umana e spirituale molto
importante. Il buon esempio dei santi è uno stimolo all'emulazione, secondo il sempre valido detto latino
Verba movent, exempla trahunt. Il Giovane provveduto poi è prezioso sia per gli spunti di meditazione,
che è in grado di fornire, sia come manuale di preghiera. Dei libri scritti da lui, don Bosco afferma che in
ogni pagina ebbi sempre chiaro questo principio: «Illuminare la mente per rendere buono il cuore e [... ]
popolarizzare quanto si può la scienza della Sacra Bibbia» (G. Bosco, Storia sacra per uso delle
scuole ... , Speirani e Ferrero, Torino, 1847,7).
80 ASC, B0410316, Caula-Albera, 28.09.1917. Su questo argomento della diffusione dei buoni libri
don Bosco stesso scrive: «La diffusione di buoni libri fu una delle principali imprese che mi affidò la
Divina Provvidenza.. . Questa diffusione dei buoni libri è uno dei fini principali della nostra
Congregazione» (Dalla lettera Diffusione dei buoni libri, in Lettere circolari di don Bosco e don Rua,
27).
81 ASC, B0430603, Moro- Albera, 08.12.1915.
82 Per don Bosco si trattava di una certezza: «Vi raccomando caldamente, per la gloria di Dio e la
salvezza delle anime, la diffusione dei buoni libri. lo non esito a chiamare Divino questo mezzo, poiché
Dio stesso se ne giovò per la rigenerazione dell'uomo. Furono i libri da lui ispirati che portarono, in tutto
il mondo, la retta dottrina» (Lettere circolari di don Bosco e don Rua, 24).
35

4.4 Page 34

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Così don Francesco Platania, mentre si dice contento di condividere i pericoli e le
gioie dei fratelli che combattono, presenta un progetto di costituzione di una dozzina di
Bibliotechine, per nuclei di soldati a riposo, composti dalle 200 alle 300 unità. A ciò
vorrebbe poi affiancare qualche conferenza morale, nella speranza di poterli attrarre ai
sacramenti.83 La lettura di libri sani è percepita da questo salesiano come preparazione
di un clima interiore favorevole all' accoglienza dell'annuncio evangelico e alla pratica
religiosa della vita sacramentale.84
Accanto all ' alfabetizzazione e alla promozione delle buone letture, la musica sacra e
ricreativa risulta uno degli strumenti educativi e pastorali più valorizzati dai salesiani
soldati. Così, ad esempio, don Carlo Braga si impegna nei momenti liberi a fare scuola
di canto per bambini, ragazzi, soldati e contadini. Con questo mezzo è riuscito a portare
una sana armonia nel paesello in cui risiede in zona di guerra, tanto che ora gli sembra
un oratorio salesiano. Il progresso del coro è tale che, nel giorno dell' Assunta 1915 è
riuscito a far cantare la Missa tertia di Haller.85
Anche il coad. Luigi Perotti parla a don Albera delle sue attività musicali e
oratoriane, mentre si trova in riposo in un piccolo paesello fra i primi conquistati.
Giornalmente ha fatto un po' di musica ad una dozzina di suoi compagni, i quali nel
mese di ottobre 19I 5 hanno cantato cinque volte la messa nella chiesetta del paese. Ha
formato anche un piccolo oratorio, frequentato da una ventina di ragazzi: polesani,
triestini, monfalconesi ed abitanti del paese. Pure loro hanno già cantato tre volte le lodi
alla Vergine in chiesa tra la comune ammirazione. 86
83 ASC, B0440479, Platania-Albera, 11.08.1918.
84 Scrive don Bosco: «Un libro in famiglia, se non è letto da colui al quale è destinato o donato, è
letto dal figlio o dalla figlia, dall'amico o dal vicino. Un libro, in un paese, talora, passa nelle mani di
cento persone. Dio solo conosce il bene che produce un libro in una città, in una Biblioteca circolante, in
una società, in un ospedale, donato come pegno di amicizia» (Lettere circolari di don Bosco e don Rua,
26).
85 ASC, B0400607, Braga- Albera, 19.08.1915. È una convinzione di don Bosco che «anche la
musica serve ad educare» (MB XIII,828) ed egli anzi sostiene che «un oratorio senza musica è un corpo
senz'anima» (MB V,347). Egli, infatti, dice ancora che «il diavolo ha paura della gente allegra» (MB
X,648) e proprio per questo voleva un clima di allegria e di festa in oratorio, in cui la musica aveva una
parte importante.
86 ASC, B0440410, Perotti-Albera, 00.10.1915.
36

4.5 Page 35

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3.3. Lo stile del sistema preventivo: stare tra i commilitoni con
amorevolezza
Convinti che i cuori si conquistano con l'amorevolezza e questa si esprime nella
condivisione di vita e nella presenza educativa, i salesiani soldati esprimono la loro
identità, industriandosi a costruire nei rispettivi ambienti di caserma o di trincea, il
clima di una comunità educativa salesiana. Formati alla presenza continua tra i ragazzi e
all'assistenza educativa, specialmente quando hanno un ruolo di responsabilità tra i
commilitoni, come caporali, sergenti, ufficiali o cappellani, essi s'impegnano ad una
presenza continua e attiva, in stile salesiano.
Così, ad esempio, don Giovanni Penna scrive con un certo compiacimento, che i
suoi soldati non lo chiamano «sergente», ma semplicemente «don Penna». Infatti si è
sforzato di stare tra di loro da salesiano, come già faceva con i ragazzi, condividendone
tutti i momenti possibili. La descrizione che ne fa, è un quadretto gustoso dal quale
emergono le domande di scusa per la parolaccia scappata, le richieste di consiglio e di
preghiera: un confidenziale «guazzabuglio» di relazioni amicali con l'educatore, velato
solo dall'aleggiare della morte nei discorsi sulla giornata, trascorsa in trincea tra gli
scoppi di proiettili, tra la tristezza per gli amici perduti o la gioia di una prossima
desiderata licenza. 87 Il clima di familiarità e di amorevolezza che emerge da questa
descrizione è proprio quello dello stile salesiano, caratterizzato dall'attuazione del
sistema preventivo, nella confidenza e simpatia reciproca. Per lui, come per tutti gli altri
salesiani soldati, era ben chiaro il precetto di don Bosco che «il sistema preventivo
rende amico l'allievo». 88
Il sistema educativo salesiano è capace di avvicinare l'ufficiale al soldato, sostiene il
eh. Mario Greselin, trasformando in modo positivo la rigida disciplina militare. Egli è
convinto che in tal modo si riesce anche a riavvicinare i soldati a Dio, incrementandone
la moralità e la religiosità (promuove la lettura della Buona Strenna) , correggendone i
difetti e il linguaggio. Con loro egli si attiene ai principi e ai mezzi del sistema
preventivo, condividendo ogni momento della loro vita. Così riesce ad ottenere una
87 ASC, B0440397, Penna-Albera, 09.12.1915.
88 G. Bosco, Il sistema preventivo nella educazione della gioventù (18 77) , 255.
37

4.6 Page 36

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buona corrispondenza di intenti e non ha mai avuto la necessità di punire alcuno. 89
Passando tutto il tempo possibile con i suoi soldati - nello stile amorevole e vigilante,
imparato alla scuola di don Bosco - questo giovane salesiano procura di farsi conoscere
e insieme di meglio conoscere i suoi subalterni, mettendoli nelle condizioni di sbagliare
il meno possibile.90
I mezzi per conquistare il cuore dei commilitoni sono poi molto svariati.
n8 Lorenzo Biello distribuisce la sua razione di tabacco per avere la compagnia
dei più dissipati e poter amichevolmente ammonirli quando bestemmiano.91 Il eh. Paolo
Bonardi, quando è in libera uscita con compagni «mangiapreti», ha l' accortezza di pagar
loro un bicchierino e di lodarli in quel che può, di modo che questi ora gli vogliono
bene, pur senza condividerne le idee.92 Il sacerdote Giovanni Montaldo usa con
successo le tecniche pratiche di assistenza e di convinzione, suggerite del sistema
preventivo, con i feriti e gli ammalati dell'ospedale militare in cui lavora da infermiere,
ottenendo un ambiente ordinato, sereno e positivo: questo gli ha procurato la stima e la
benevolenza del suo capitano medico, benché socialista e anticlericale.93
Il sottufficiale eh. Pietro Piacenza, esprime l' amorevolezza verso i suoi soldati,
stando unito a Dio e pregando per loro, cercando il loro bene con ogni sforzo e
cogliendo sempre l' occasione per dire una buona parola, preoccupato nello stesso tempo
di non contrarre la minima abitudine cattiva, che possa renderlo «meno robusto nella
santa guerra contro il gran nemico».94 Il sacerdote milanese Silvio Porrini, dopo essere
stato rimosso dall'incarico di cappellano militare, per zelo apostolico ritenuto eccessivo
dai superiori militari,95 non ha perso l' entusiasmo e comunica di essere riuscito a
ottenere che oltre 100 soldati facciano la comunione secondo le intenzioni del sommo _
89 ASC, B0422102, Greselin-Albera, 19.01.1916.
90 Don Bosco descrive l'assistenza in questo modo: i giovani «si circondano, per quanto è possibile,
di un ' amorevole assistenza in ricreazione, nella scuola, sul lavoro; s'incoraggiano con parole di
benevolenza, e non appena mostrano di dimenticare i propri doveri, loro si ricordano in bel modo e si
richiamano a sani consigli» (Conversazione con Urban o Rattazzi (1854). A cura di A. Ferreira da Silva,
in P. Braido (Ed.), Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 21992, 77-78).
91 ASC, B0400468, Biella-Albera, 25 .03 .1917.
92 ASC, B0400523 , Bonardi-Albera, 25 .05.1916.
93 ASC, B0430554, Montaldo-Albera, 18.04.1916.
94 ASC, B0440425, Piacenza-Albera, 06.10. I917.
95 ASC, B0440507, Porrini-Albera, 22.10.1915.
38

4.7 Page 37

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Pontefice, proprio in virtù del suo stile salesiano di presenza tra i giovani soldati, che
visita tutte le sere passando nelle camerate per prevenire disordini.96
Il sacerdote Umberto Sebastiani, responsabile della pulizia di un reparto di
osservazione psichiatrica, ritiene che l' assistenza ai ricoverati sia in realtà il suo servizio
principale. Egli s' impegna a svolgerlo con spirito salesiano ed osserva che anche là può
«fare del bene assistendo», raccontando qualche fatto edificante, dicendo una parola
buona o conducendo a messa i ricoverati.97 L'assistenza è un modo sostanziale e
concreto di esercizio della carità, vissuta secondo il sistema preventivo, portando i suoi
amabili frutti di armonia.
~ ella prospettiva del futuro impegno educativo, lo zelo verso i giovani spinge il
~rrninio Radice, a moltiplicare il suo impegno nella carità verso i compagni, ma
anche nella ottimizzazione del tempo libero, per approfondire il suo studio della
religione e delle materie letterarie, come scrive nell'aprile 1916.98
Due anni più tardi, il suo entusiasmo per il bene delle anime non è diminuito, sia
nell'impegno costante della preghiera sia nell'attenzione, posta all'istruzione religiosa
dei malati o dei feriti del suo ospedale, ai quali, dopo adeguata preparazione, fa
distribuire i sacramenti. Unica sua aspirazione è crescere «saturo» di spirito salesiano,
«che null'altro vuole se non anime», affidando tutto il suo fare all'Ausiliatrice e
promuovendone la devozione attraverso la distribuzione di medaglie a tutti i quelli che
avvicina.99
Don Augusto Raschi, incaricato dalla Direzione di sanità di fare le veci del
cappellano dell'ospedale, si è conquistato la stima e la confidenza dei soldati, adottando
fin da «subito il nostro bel sistema». Egli descrive a don Albera l'orario della· sua
giornata, scandito dal ritmo della preghiera e dall' azione ministeriale. L'ospedale
militare pare quasi trasformato in una casa salesiana: orazioni, santa messa, rosario,
visita al Santissimo, benedizione eucaristica e pensiero serale della «Buona notte». Al
96 ASC, B0440512, Porrini-Albera, 00.08.1916.
97 ASC, B0460202, Sebastiani-Albera, 12.07.1917. Don Bosco dice: «Siate fermi nel volere il bene e
nell'impedire il male, ma sempre dolci e prudenti, perseveranti e amabili» (MB XVI, 556). Questa frase
sembra la fotografia dell 'assistente salesiano.
98 ASC, B0450379, Radice-Ispettore, 20.04.1916.
99 ASC, B0450392, Radice-Albera, 21.05.1918.
39

4.8 Page 38

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sabato poi ci sono le confessioni, la domenica la comunione generale e il primo venerdì
del mese l'ora di adorazione. 100
Non mancano tuttavia occasioni per svolgere un apostolato proficuo fuori
dell'ambiente militare. Lo spirito salesiano spinge il eh. Michele Scala a dedicare «le
più belle ore», stando con i ragazzi del paese "redento". È riuscito anche a portare alla
comunione più di 30 soldati nella festa dell ' Immacolata, convinto che Gesù non manca,
anche in mezzo ai dolori, di dare «le gioie per in~ iarci nella via della virtù». 101
Come lui, nei momenti liberi dal servizio, anche il ~ Evasio Scarrone si presta per
l'oratorio festivo della parrocchia, dove si reca ad ascoltare il quaresimale.102
4. Le virtù morali e religiose emergenti .
Scorrendo le corrispondenze si è colpiti da un diffuso atteggiamento spirituale e
psicologico che caratterizza la maggior parte dei confratelli in partenza per il fronte o
già in linea di combattimento, per i quali la prospettiva della morte vicina appare quasi
una certezza.
Essi dimostrano di non avere altra preoccupazione, se non quella di mantenersi
nell'ambiente militare immuni dal peccato, sempre fedeli ai loro ideali di vita cristiana e
di vocazione salesiana. Anzi, per tenere salda questa aspirazione e conservare intatte le
loro virtù, molti si dicono disposti a morire. Altri, pur non del tutto liberi da
comprensibili ansie umane, dichiarano un unico desiderio ricorrente, quello di compiere
tutta intera la volontà di Dio, a costo di qualsiasi sacrificio.
Affiorano i tratti spirituali che caratterizzano quel tipo di spiritualità oblativa e
vittimale, ampiamente promosso negli ambienti formativi salesiani fin dall'ultimo
decennio dell'Ottocento. Sono atteggiamenti lontani da ogni sentimentalismo religioso,
che svelano la fortezza d'animo di questi confratelli, ai quali sembra apparire estraneo il
100 ASC, B0450435, Raschi-Albera, 30.10.1916. La preghiera in comune scandiva le ore della vita
dei salesiani, convinti, come dice don Bosco, che «l' orazione è all'anima come il calore al corpo» (MB
IX, 997).
101 ASC, B0460169, Scala-Albera, 10.12.1915. È un pensiero confermato da uno analogo di don
Bosco: «La nostra vita è seminata di croci ma Dio pietoso non manca di mandare consolazioni a suo
tempo» (MB XIII, 883).
102 ASC, B0460175, Scarone-Albera, 13.04.1916.
40

4.9 Page 39

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genere letterario delle lamentazioni. Sullo sfondo scorgiamo i tratti robusti del modello
religioso, che ha come riferimento la figura forte di don Bosco e dei primi "eroi"
salesiani, quali don Andrea Beltrami, don Michele Unia ed altri, proposti all' imitazione
dei novizi attraverso i profili edificanti contenuti nelle pagine del Vademecum di Giulio
Barberis.
4.1. L'esatto adempimento del dovere: testimonianza e offerta di
Abbondano nelle lettere dei confratelli al fronte le dichiarazioni di voler compiere
perfettamente e ad ogni costo il proprio dovere verso Dio e verso la patria. Essi a volte
lo chiamano «dovere sacrosanto», perché lo percepiscono in una prospettiva di
dedizione religiosa e di carità: sono stati educati, infatti, a vedere il dovere nella
prospettiva della volontà di Dio, da accogliere e attuare nell ' amore, con impegno e
perfezione.
Ne scaturisce un comportamento puntuale e curato, una disponibilità costante e
generosa. I comandanti, anche quelli di atteggiamento meno favorevole verso la
religione, presto si rendono conto, con stupore, di queste disposizioni d'animo del
salesiano soldato, pronto per formazione e convinzione all'obbedienza. Non di rado,
dunque, succede che, quando ci sia un compito delicato e rischioso (in qualità, ad
esempio, di portaordini su un percorso scoperto ed esposto al fuoco nemico), della cui
esecuzione i Comandi vogliono essere certi, vengano scelti di preferenza giovani
salesiani come i più affidabili.
Intorno a questo nucleo, connotato dalla carità oblativa e dalla piena disponibilità a
compiere la volontà di Dio, si riannodano e sviluppano le virtù caratterizzanti del
salesiano soldato, quali la disponibilità, l'obbedienza, la precisione nel dovere,
l'affidabilità, la creatività operativa, il coraggio, la generosità, l'amor di patria, inteso
come carità e servizio, la laboriosità e la castità. Il tutto appare permeato da una grande
libertà di spirito, unita a serenità interiore, un atteggiamento che si può ricondurre
nell'alveo della spiritualità della "santa indifferenza", insegnata da sant'Ignazio di
Loyola e da san Francesco di Sales e sviluppata con i toni caratteristici dello spirito
salesiano, vissuto da don Bosco.
41

4.10 Page 40

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Le lettere contengono esempi abbondanti e significativi.
Le disposizioni del cuore e i pensieri espressi dal eh. Vincenzo Putino, pur nella loro
brevità, sono di un'incisività inconsueta, che suscita profonda ammirazione per la
disponibilità d'animo al dono di sé e a soffrire tutto per il bene della patria. Per sé
chiede solo di essere ricordato nella preghiera. 103
Qualche altro confratello, pur disposto a dare il meglio di sé per compiere la volontà
di Dio, si pone qualche interrogativo. Ile .!nio Cianfr~ per esempio, cosciente
della gravità dei pericoli che corre per servire l'Italia, si chiede se il Signore vorrà
ricondurlo in Congregazione: si dice disponibile alla volontà di Dio, ma domanda
l'aiuto della preghiera, per poter continuare ad essere protetto anche in modo
straordinario, come per il passato.104
Il eh. Valerio Bronesi si domanda a sua volta se la Provvidenza avrà decretato per
lui il sacrificio più grande, che non è tanto quello della vita, ma quello piuttosto di non
poter accedere al sacerdozio. Egli chiede perciò l'aiuto spirituale per ottenere la forza di
saperlo affrontare.1os
La stessa domanda sull'avvenire se la pone il eh. Gaudenzio Angeli, che, tuttavia, si
dice tranquillo. Egli, infatti, lascia al Signore la scelta sul come deve servirlo, se dando
la vita per la patria o servendone la gioventù a guerra finita. 106
Il sacerdote Pietro Cossu racconta qualcosa della «terribile peregrinazione», vissuta
in seguito alla ritirata di Caporetto: le sofferenze, i sacrifici, i disagi e le umiliazioni
sopportate per «rimanere vivo e italiano». Non perde, tuttavia, lo sguardo di fede
sorretto da una gran fortezza d'animo, convinto che il Signore permette «queste
tribolazioni» per un bene maggiore e descrivendo quel tragico pellegrinare senza rancori
o lamenti, bensì con una vena di umorismo e allegria tipicamente salesiana. 107
Nella mente.dei confratelli al fronte, la convinzione ricorrente è che questo servizio
verso la patria sia un dovere da compiere e perciò vada accettato generosamente, come
103 ASC, B0440543 , Putino-Albera, 15.01.1918.
104 ASC, B0410524, Cianfrocca-Albera, 13.05.1918.
105 ASC, B0400626, Bronesi-Albera, 22.02. 1917.
106 ASC, B0400166, Angeli-Albera, 17.12.1917.
107 ASC, B0410733, Cossu-Gusmano, O1.12.1917.
42

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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tutti gli altri doveri.108 Tuttavia la prospettiva dalla quale essi si collocano - è necessario
ricordarlo - non pare tanto quella della "religione della patria", ampiamente diffusa
nella retorica civile del tempo, quanto piuttosto quella offerta all ' interno di un orizzonte
di senso religioso, in cui tutto viene ricondotto ad una visione di fede e ai valori
spirituali superiori del cristianesimo, che motivano l' offerta oblativa di sé nella
configurazione al Cristo obbediente, donato a Dio e ai fratelli, in un preciso contesto
storico e umano.
Su tale base, la virtù dell ' obbedienza si connota come la capacità di compiere, con
generosità e costanza, tutto ciò che fa parte del proprio dovere, percepito però, secondo
la propria coscienza, come parte essenziale della "volontà di Dio", nel superamento
dell ' orgoglio o dell ' egoismo personale, e perciò compiuto "esattamente" davanti a Dio e
agli uomini. Di conseguenza, anche se la prospettiva ultima è marcatamente spirituale e
ascetica, la virtù dell ' obbedienza acquista risvolti e valenze a livello civile, come
autentico amor patrio.
In questa linea possiamo collocare espressioni e propositi emergenti dalla
corrispondenza dei salesiani al fronte.
Il concetto del proprio dovere, visto come volontà ~ o e vissuto come
atteggiamento virtuoso nell' obbedienza è tanto abituale nel ~ Lorenzo Biella, da
non rivestire ai suoi occhi nemmeno l' apparenza di virtù. Come appare da una lettera
del giugno 1916, egli lo attua con disarmante e operosa semplicità e per un fine più
sublime, che gli consente di affrontar volentieri tutte le fatiche di un comune soldato. 109
L' espressione «fine sublime» emerge esplicitamente in una corrispondenza successiva,
dove egli ringrazia il Buon Dio, perché lo aiuta a tenere la mente sollevata a Lui e a
compiere i suoi doveri, religiosi e militari, «in modo esemplare».110
Alla propria «dura sorte», sentita come tale anche in considerazione della madre,
povera e lasciata sola, «pure rassegnata alla volontà di Dio», dice di essersi conformato
108 Si veda ad esempio la lettera del coad. Michele Assinnata a don Albera del 22.12.1917, in ASC,
B0400193 .
109 ASC, B0400460, Biello-Albera, 26.06 .191 6.
110 ASC, B0400462, Biello-Albera, 15.08.1916.
43

5.2 Page 42

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il eh. Luigi Della Valle, perché convinto di dover compiere il sacro dovere verso la
patria e in tal modo adempiere la santa volontà di Dio. 111
Da questo intreccio di virtù civili e morali, fondato sul terreno religioso di una
visione prettamente teologale, è necessario partire per comprendere la sensibilità e la
mentalità dei giovani confratelli militari e dei loro corrispondenti, anche se in essi si
percepisce chiaramente l'influsso della sensibilità civile e del linguaggio patriottico
dominante. Sono le lettere circolari di don Albera e le testimonianze di non pochi suoi
corrispondenti più riflessivi a farci percepire il diverso orizzonte di senso in cui
immagini, simboli ed espressioni comunemente diffuse vengono riprese e pronunciate e,
dunque, come vanno interpretate.
Questo pare si debba dire non soltanto dei salesiani. Infatti, proprio dalle loro lettere
emergono indizi di una sensibilità popolare cattolica, diffusa nei loro ambienti di
provenienza che, diversamente dai ceti colti e dalla borghesia, percepivano e
interpretavano ogni evento e ogni valore in un orizzonte religioso e sacrale. Per
esempio, qua e là cogliamo la qualità morale e civile dei sentimenti di padri e madri che
seppero infondere coraggio e sostenere, con motivi di fede e atteggiamenti di
obbedienza al dovere e responsabilità civile, i figli chiamati alle armi e gli enormi
sacrifici a cui la nazione era chiamata. 112
È un fatto doloroso, il passare dal servizio in sanità ad un'arma combattente, ma
quei confratelli che lo subiscono, si sforzano di viverlo sperando nel Signore e con
senso di condivisione della sorte di tanti poveri commilitoni: è un aiuto evidente a
conservare la pace dell'anima e a non smarrire il senso della vita, come sostiene, tra gli
altri, il eh. Stefano Ferrando. 113 Mentre il eh. Nicola Di Cola pare preoccuparsi più per
le condizioni morali della vita al fronte, che non per il pensiero che il Signore possa
chiedergli improvvisamente «il supremo sacrificio» della stessa vita. Egli, anzi, chiede
questa grazia alla Madonna ogni giorno, piuttosto che cadere nel peccato mortale. 114 Il
eh. Gallini Pietro, mentre ringrazia don Albera di una lettera scritta a suo padre, che ha
111 ASC, B0420616, Della Valle-Albera 13 .12.1917.
112 A proposito dell'influenza formativa e della funzione sociale ed etica di tante mamme italiane si
veda M. D'AMELIA, La mamma, Il Mulino, Bologna, 2005 ; in particolare i capitoli IV (Le madri
cattoliche, 131-168) e V (Madri e Grande Guerra, 169-208).
113 ASC, B0421710, Ferrando-Albera, 05 .04.1917.
114 ASC, B0421102, Di Cola-Albera, 30.10.1918.
44

5.3 Page 43

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spinto il genitore a ritornare alla pratica religiosa, dichiara di essere deciso ad imitare
quei confratelli che, con spirito di servizio cristiano, si sono sacrificati per la patria e si
impegna a difendere a qualunque costo gli ideali a cui è stato formato come salesiano,
quali la necessità di coltivare la virtù, il senso dell' onore, l' esattezza nel compimento
del dovere, lo spirito di sacrificio fino alla morte e «quella pratica di vita», spesa per gli
altri, che egli ha appreso alla scuola di don Bosco. 115
Un raggio di luce eloquente, della prospettiva in cui veniva percepito don Bosco e il
suo insegnamento, sorge dalla lettera del eh. Ercole Garrone: in trincea il dovere appare
molto più duro, in tutta la sua crudezza, tanto che si è tentati di scansarlo, essendo
esposti al pericolo in continuazione, ma basta pensare alla «soave figura del Venerabile
Padre», il quale voleva che il dovere fosse fatto dai «suoi figli» sempre e dovunque,
perché ogni più grave sacrificio diventi leggero. Soprattutto egli delinea lo spirito di
fede e di fortezza che, a suo giudizio, sostenne don Bosco nell' offerta al Signore di tutta
la fatica legata al compimento esatto del dovere, atteggiamento che deve caratterizzare
anche 1. su01. d1"scepo11.. 11 6
La determinazione di «adempiere al sacrosanto dovere della patria», spinge il eh.
Alfeo Gatta a chiedere una benedizione a don Albera, per essere in grado di vivere
«coraggiosamente» e da buon salesiano il proprio «dovere di soldato». È contento di
aver potuto tener «alta la bandiera di don Bosco» (lasciando intendere che non è caduto
in alcun peccato), anche se ha avvertito la pressione del combattimento spirituale. Felice
della libertà interiore, conquistata attraverso la grazia di Dio, egli grida al Signore che
preferisce «mille volte la fronte, la morte» che la macchia del peccato. Infatti, ritiene
che morire pèr la patria in purificazione dei propri peccati, «sia la più bella ed efficace
morte». Sono espressioni che ci fanno capire come, nei quadri mentali e motivazionali
di questo, come degli altri salesiani, lo spirito di fede fosse il supremo valore, che
illuminava ogni altra scelta di vita. 117 Pochi giorni dopo il eh. Gatta, in partenza per la
prima linea del fronte, scrive a don Albera una lettera, quasi come un testamento
spirituale: precisa le disposizioni del suo cuore, esplicitando le motivazioni di fede che
sorreggono la sua disponibilità al sacrificio totale, qualora il Signore lo voglia, e il senso
115 ASC, B0422715, Gallini-Albera, 18.12.1917.
116 ASC, B0423106, Garrone-Albera, 15.10.1915.
117 ASC, B0423108, Gatta-Albera, 10.06.1917.
45

5.4 Page 44

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che egli attribuisce al compimento del suo dovere di soldato. Riprendendo
un'affermazione di Giosuè Borsi, egli afferma che l' andar incontro alla morte è andare
verso la propria liberazione. Nella sua prospettiva, la schiera dei salesiani caduti per la
patria compone un' aureola di luce e di gloria intorno al capo di don Bosco e degli attuali
superiori. Ritiene che il loro morire abbia avuto una valenza di martirio analoga a quella
dei confratelli caduti sul campo del lavoro missionario: sono una gloria per la
Congregazione e il loro sacrificio d' amore aprirà ad essa nuovi orizzonti di apostolato
o, già disposti dalla Provvidenza.118
------=-- Il coad. Giovannini Ambrogio, confida di aver pianto nel leggere sulle circolari di
don Al era la breve biografia dei confratelli militari defunti, ma nello stesso tempo
assicura che le loro virtù eroiche, i loro sacrifici generosamente affrontati, gli saranno
d'esempio e di incoraggiamento nelle difficoltà presenti e per tutta la vita.119 La sua è
una riflessione a prima vista semplice, che tuttavia apre uno spiraglio significativo per
riflettere sulle risonanze interiori ed emotive, che il buon esempio delle «virtù eroiche»
dei salesiani caduti, spesso richiamato da don Albera nelle circolari, poteva avere nei
Ile ~anni confratelli che si trovavano sotto le armi e anche sui medesimi compagni soldati.
Gnavi: racconta i grandi sacrifici compiuti in 53 mesi di servizio e
conferma lo spirito di fede con cui essi sono stati vissuti, senza perdere la testa, pur con
non poche gravi fatiche . Egli li offre per amor di Dio e dell ' Ausiliatrice in sconto dei
peccati e «per la nostra santa Causa» dell ' educazione della gioventù abbandonata.120
Se in qualche lettera si registra uno stile un po' retorico, secondo la consuetudine del
tempo, da cui emerge un ideale di patria altisonante, che parrebbe fondato più su valori
di tipo storico risorgimentale, che su motivazioni degne di un religioso, 121 il tono
generale e l' orizzonte di senso che ispira la più ampia maggioranza dei confratelli
appare di altra qualità. Le considerazioni, che emergono più spesso dalle lettere dei
salesiani arruolati, sono di natura spirituale. Così, ad esempio, il sacerdote Giuseppe
Muzio scrive che, nei lavori più disparati del suo servizio di ospedale, è cosciente di
dover stare il più possibile unito a Dio, per poter essere utile non solo al corpo ma anche
11 8 ASC, B0423 l 10, Gatta-Albera, 27.06.1917.
119 ASC, B0423907, Giovannini-Albera, 22.12.1916.
120 ASC, B0423916, Gnavi-Albera, 26.01.1917 .
121 È il caso, ad esempio, di una lettera del eh. Pierino Orsini, nella quale si nota un tono aulico e
forzato, del tutto convenzionale (ASC, B04402 l 6, Orsini-Albera, 30.05.1918).
46

5.5 Page 45

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«all' anima della Patria».122 E il eh. Aurelio Pamio esprime il pensiero (comune nella
spiritualità del tempo) della finalizzazione apostolica e della fecondità del sacrificio,
quando questo è offerto al Signore, facendo «tutto volentieri». 123
Il sacerdote Giuseppe Osenga, durante la disfatta di Caporetto, mosso dalla carità e
dall'amor di patria, ha condiviso la sofferenza e la tristezza della popolazione e dei
soldati. Afferma, tuttavia, di aver fatto tutto questo per senso di dovere e con spirito di
fede e di aver «pianto a lungo, a viso aperto, a fronte alta», mentre insieme a tutta quella
fiumana di gente e di soldati cercava «salute e scampo tra le braccia della Patria».
L'immagine di patria e il concetto di dovere, che rivela il cuore di questo salesiano, ci
appaiono rivestiti di alto valore umano, cristiano e di elevata dignità etica. 124
Pur vivendo di fede e idealizzando nell'amor patrio i sacrifici a cui si sottopongono,
i confratelli dimostrano di non farsi illusioni e di avere la chiara percezione del pericolo
e della morte a cui sono esposti nel compimento del loro dovere. Per questo alcuni
giovani confratelli, come il eh. Stefano Pavese, sentono il bisogno di fare testamento
spirituale prima di affrontare azioni pericolose. Scrivendo a don Albera egli riproietta
nella memoria gli eventi e le persone più care al suo cuore di religioso, come li volesse
rivedere per un'ultima volta e si affida alla preghiera del superiore; mentre benedice il
Signore per il dono della vocazione ricevuta, assicura don Albera di voler riparare le
colpe commesse, offrendo a Dio le sue «sofferenze e tante preghiere. 125
Il medesimo spirito "vittimale" si percepisce nelle parole del eh. Carlo Poggiane.
Egli ha appreso di essere stato trasferito nelle file combattenti e lo comunica quasi con
gioia, nel pensiero di poter così collaborare più direttamente alla redenzione del mondo,
come risposta ad una grazia richiesta. Si dice perciò pronto, se necessario, a dare la vita
«senza esitazione» in riparazione di tanti peccati.126 Incamminato sulla via
dell'oblatività totale appare anche il eh. Giovanni Pompignoli, che usa un linguaggio
ancor più esplicito: il fatto di essere stato dichiarato idoneo al servizio militare gli
appare quasi un regalo della Madonna, poiché nota in sé un ' insolita tranquillità di
spirito; certamente questa è la risposta del Signore all ' offerta vittimale, suggeritagli da
122 ASC, B0430666, Muzio-Albera, 28.06.1916.
123 ASC, B0440304, Pamio-Albera, 07.10.1916.
124 ASC, B0440225, Osenga-Albera, 16.12.1917.
125 ASC, B0440373 , Pavese-Albera, 07.11.1916.
126 ASC, B0440484, Poggione-Albera, 24.06 .1917.
47

5.6 Page 46

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don Albera nel giorno della sua prima professione religiosa, alla quale egli dichiara di
aver «tosto» aderito. L'unico suo desiderio, espresso con lo spirito di umiltà proprio di
chi è attento a lasciar spazio a Dio solo, è che in lui «si compia in tutto la santa Volontà
di Dio».127
Il sacerdote Silvio Realini, scrive nel gennaio 1917 che è determinato ad imitare,
almeno in qualcosa, i «magnifici esempi di fede e di patriottismo» dei confratelli, che
con slancio di generosità si sacrificarono per «i puri ideali di Dio e di Patria».128 Ideali
che, in una lettera successiva vengono specificati: il suo affetto alla patria è dovuto a
motivazioni di cristiana obbedienza alla volontà di Dio e alle autorità legittime; a lui
poco interessa la politica, bensì il bene dei giovani senza futuro , senza pane e senza
istruzione civile, morale e religiosa, per il bene dei quali egli dona la vita. 129
8 ~ - co~~~ Spesso il tema dell'amor di patria viene messo in riferimento a don Bosco e ai suoi
ideali, come conferma il
Egli ricorda appunto
Bosco «insegnò ad amare» la patria, attuando la politica del "Padre nostro". 130 I ~
Natale Riva, appena dopo il disastro di Caporetto, si dice pronto a compiere, «in
~
qualunque circostanza», tutto il suo dovere e prega il Signore di dargliene la forza. 131
Ciò significa, nel linguaggio di questi confratelli coadiutori, spesso inseriti in arma
combattente, l'essere disposti a dare la vita per compiere quella che essi considerano
volontà di Dio nel servizio alla patria: un amore alla terra d'origine composto di tanti
atti concreti e quotidiani e alieno da ogni forma di retorica.
Il cappellano Rinaldo Ruffini comunica che la stima del lavoro dei salesiani,
sperimentata durante il suo servizio, è diffusa a molti livelli, sia nell' esercito che nella
popolazione, grazie soprattutto agli ex-allievi. Si augura, però, che i confratelli militari
possano presto tornare in seno alla famiglia salesiana per continuare la loro opera
educativa, dopo di aver fatto gustare, grazie al dovere compiuto, il buon profumo di
Cristo, che è stato trasmesso loro dallo spirito di don Bosco. Questa testimonianza
conferma la cifra sociale della missione di don Bosco, percepita da salesiani e opinione
127 ASC, B0440492, Pompignoli-Albera, 00.05.1915.
l28_ASC, B0450103, Realini-Gusmano, 08.01.1917.
129 ASC, B0450105, Reaiini-Gusmano, 23 .07.1917.
130 ASC, B0450259, Ronchi-Albera, 27.03 .1917.
131 ASC, B0450224, Riva-Albera, 18.11.1917.
48

5.7 Page 47

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pubblica e proietta uno squarcio di luce sul valore da essa attribuito all ' azione educativa
salesiana. 132
Nella prospettiva della .patria e del sacrificio per essa, non mancano di affiorare
degli interrogativi. Il eh. Giuseppe Villani, ad esempio, fa capire che qualche dubbio su
questo «nuovo dovere, come dicono» del servizio militare, gli è venuto in mente. Ma
anche per lui il problema si risolve con l'ausilio della virtù della fede, nella
considerazione che il Signore è capace di trarre il bene anche dal male (Rm. 8,28). Egli
lascia trasparire tra le righe di aver pensato alla liceità morale per un chierico di prestare
servizio militare e che tali dubbi non gli sono passati. 133 Questa testimonianza, sfuggita
alle maglie della censura militare, va forse letta come la punta di un iceberg
antimilitarista, serpeggiante tra le file dei giovani salesiani militarizzati? Non ci è
possibile affermarlo. Tuttavia non pare improbabile un diffuso - anche se non
chiaramente espresso, a causa dello stretto controllo e delle severe pene - atteggiamento
critico nei confronti della guerra, proprio del mondo cattolico e specialmente
ecclesiastico, rilevabile anche dall'insistenza sulla preghiera per ottenere il dono della
pace.
4.2. La castità e la fedeltà
Una virtù più volte richiamata, prevalentemente nel quadro della fedeltà vocazionale
e della difesa identitaria nei confronti di un ambien~ stile e tentatore, è quella della
castità. L' argomento è affrontato espressamente dal~
ante Resmini. Egli ne chiede
al Signore la grazia con insistenza, perché vede questa virtù «come la più giovevole da
esercitare presentemente». La castità, in modo diverso, è il tema chiave di molte lettere,
in cui i confratelli affermano di essere disposti a morire piuttosto che commettere un
peccato contro questa virtù. Essa richiede una serie di comportamenti morali, che
diventano spesso materia di riflessione da parte dei confratelli.
Essi scrivono di immoralità nei compagni e di tentazioni, suscitate m loro dal
turpiloquio e dall ' ambiente difficile in cui si trovano a vivere, a contatto con situazioni,
132 ASC, B0450564, Ruffini-Albera, 27.03.1917.
133 ASC, B0460571 , Villani Gius.-Albera, 28 .03.1917.
49

5.8 Page 48

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idee e programmi di vita, che avversano in modo palese questa virtù. Di solito le loro
richieste di preghiere ai superiori e ai confratelli hanno lo scopo dichiarato di essere
sostenuti nella battaglia interiore a difesa della propria castità, più che della loro
incolumità fisica. Molti, anzi, si dicono disposti ad offrire i loro sacrifici e anche la vita
stessa pur di salvare la propria castità, secondo gli esempi di Domenico Savio e il suo
progetto di vita, esplicitamente richiamato: «La morte ma non peccati». Questi salesiani
sono convinti di compromettere irrevocabilmente la perseveranza nella loro vocazione
salesiana, se cedono sul fronte spirituale di questa virtù. Si potrebbe affermare, che in
questa virtù venga idealmente sintetizzato il nocciolo della fedeltà vocazionale e della
identità salesiana. Dalle loro lettere traspaiono i quadri di valore e le insistenze
formative degli ambienti in cui sono cresciuti. La virtù della castità, nel senso più ampio
di primato assoluto dell'amor di Dio e di "moralità" e in quello più specifico di fedeltà
agli impegni presi e di resistenza contro ogni tentazione relativa al sesto comandamento,
le ~ appare çome un aspetto centrale della spiritualità del salesiano.
parla, seppur brevemente, della virtù della castità in termini positivi
e senza toni polemici nei confronti dell' ambiente. Egli la chiama virtù angelica,
secondo un linguaggio in uso nella tradizione salesiana, sostenuta e consigliata da don
Bosco, come la virtù fondamentale e indispensabile del religioso educatore e garanzia di
perseveranza finale. 134
Ma alla stessa virtù si fa riferimento, anche senza nominarla esplicitamente, ogni
volta che ci si impegna a vivere nella fedeltà, o si chiede il sostegno della preghiera per
superare i "pericoli" della vita militare. È il caso, per esempio, del novizio Giovanni
Sacchi, che si appella alle preghiere di don Albera, perché «attraverso i più duri
sacrifici» possa ottenere da Dio la grazia di compiere «da degno figlio di don Bosco e
da italiano i più sacri doveri», senza il minimo cedimento. 135 Così anche Giovanni
Villani, che sente il peso del gran sacrificio di passare da chierico a soldato e ne paventa
le insidie per la sua vocazione, ma aggiunge: quando «il mio pensiero corre a Gesù, mi
vergogno di essere triste!»; a Lui dunque si affida nella certezza di essere sostenuto nel
134 ASC, B0450118, Resmini-Albera, 12.09.1918.
135 ASC, B0460101, Sacchi-Albera, 27.06.1917.
50

5.9 Page 49

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vincere se stesso. 136 Il eh. Michele Scala, ridotto in precarie condizioni di salute, chiede
ai superiori di interessarsi per farlo trasferire dalle file combattenti a quelle della sanità
ed aggiunge, che nei mesi precedenti i pericoli «sul campo del! ' onore» - che gli sta a
cuore più della vita - non sono certo stati pochi, tuttavia, essendosi impegnato a soffrire
e offrire «tutto per Gesù e per la patria», ha notato quanto ne sia stato aiutato e «quanto
grande è il conforto che reca la religione».137
Non ci pare azzardato affermare che l' esperienza del servizio militare alla patria in
armi, per quanto traumatizzante, proprio per la dimensione spirituale in cui venne
prospettata e vissuta, ebbe un ruolo non secondario nel consolidamento di personalità
virtuose e robuste, di atteggiamenti interiori sostanziosi e tendenzialmente operativi, e
avrà risultati fecondi nelle scelte dei sopravvissuti. Indubbiamente la tensione ideale, i
sacrifici eroici, e le prospettive spirituali e· apostoliche in cui venne sublimata tutta la
vicenda del forzato coinvolgimento di tanti salesiani nell ' evento drammatico della
Grande Guerra, non poteva non avere risonanze sull ' imrnagine di sé e delle proprie
possibilità che molti di essi, terminato il conflitto, portarono nelle future imprese
educative e missionarie. Forse anche questa è stata una componente importante del forte
impulso _di crescita e del successo educativo e pastorale della Congregazione nei
decenni successivi, particolarmente nei territori di missione, dove tanti salesiani reduci
chiederanno di essere inviati, al termine delle ostilità.
Il confronto tra la vita salesiana tradizionale negli oratori o nelle case e la vita
militare è di solito un paragone stridente, a tutto vantaggio della prima. I salesiani
sentono un profondo disagio per l'ambiente militare, soprattutto per lo stile autoritario
che vi regna, il turpiloquio, l' immoralità e la bestemmia. In queste condizioni è ovvia la
nostalgia e il rimpianto. Ai loro occhi, tuttavia, l' esperienza militare ha avuto il pregio
di mettere in luce la bellezza della vocazione salesiana e il valore costruttivo dell ' ascesi
religiosa, ha temprato il loro carattere con le sue sfide, permeando lo spirito di più
profonde energie spirituali. Al termine delle ostilità molti di loro saranno pronti ad
affrontare l'avventura missionaria, dimostrando eccezionali energie interiori e fisiche,
robuste qualità morali e spirituali, grande capacità di adattamento e di organizzazione,
136 ASC, B0460569, Villani-Albera, 28.06.1915 .
137 ASC, B0460168, Scala-Albera, 18.09.1915.
51

5.10 Page 50

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duttilità intelligente nell'affrontare ogni sorta di difficoltà e nella soluzione dei
problemi. Soprattutto dimostreranno di aver costruito una solida interiorità, una chiara
identità salesiana e un senso forte di appartenenza alla Congregazione e alla sua
missione. Dall'esperienza degli enormi sacrifici affrontati in guerra usciranno convinti
che, per grazia di Dio, nessun ostacolo materiale o spirituale è insuperabile. Di fatto,
l'esperienza di guerra non ha prodotto in loro l'amaro disincanto e il ripiegamento
egoistico di altri, ma una più profonda apertura al servizio del prossimo e un pieno
abbandono alla volontà di Dio.
Come si è potuto constatare nel precedente paragrafo (4.1), il tema dominate in
molte corrispondenze è quello del compimento del dovere in prospettiva oblativa. Esso
deriva da una visione di senso del "dovere" strettamente legata, nella formazione
salesiana, al suo significato ascetico e spirituale. Nella mente di questi salesiani il
compimento del dovere - elemento portante della propria spiritualità ed espressione di
fedeltà agli impegni assunti in quanto religiosi - attira le benedizioni del Signore.
In quest'ottica il sottotenente eh. Francesco Luotti, che si è impegnato, proprio in
quanto religioso, a compiere al meglio i propri doveri, anche quando questi hanno
richiesto azioni pericolose e una temeraria esposizione al fuoco nemico, attribuisce la
propria incolumità alle preghiere dei confratelli e alla protezione di Maria
Ausiliatrice. 138 Il eh. Pietro Piacenza, encomiato due volte per azioni militari compiute
con coraggio e fortezza, ricorda che nulla ha fatto di straordinario se non compiere
fedelmente quanto gli era richiesto, secondo i principi nei quali era stato formato,
poiché secondo don Bosco «davanti al dovere non si retrocede mai, costi anche la
vita».13 9
Fedeltà e infedeltà, zelo e rilassatezza: sono queste le alternative spirituali entro le
quali vengono ricondotti asceticamente impegni e sfide quotidiane nei ritmi della vita
militare, così come, precedentemente, si faceva negli impegni religiosi e apostolici della
vita salesiana. Don Aristide Manfrina, cappellano militare, è indotto dalla situazione in
cui ora si trova a prendere coscienza della necessità di essere, in quanto religioso,
integrale e fedele ed esprime con sincerità e umiltà il proposito di compiere i! suo
138 ASC, B0430254, Luotti-Albera, 23.08.1917.
139 ASC, B0440427, Piacenza-Albera, 00.06.1918.
52

6 Pages 51-60

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6.1 Page 51

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«dovere con zelo e spirito di sacrificio, in riparazione» della «vita anteriore che è stata
tanto tiepida e rilassata». 140
Nell' accostarsi all ' ambiente degradato del fronte e nell'affrontare i sacrifici che il
dovere impone, costretto a stare a contatto con giovani difficili e rozzi nell' anima, il
salesiano riceve anche stimoli utili ad approfondire la propria missione di educatore e di
pastore, che lo confermano nei propositi di vita consacrata al bene della gioventù. È
quanto scrive il eh. Gaudenzio Angeli, che a contatto con l' ambiente sboccato e
blasfemo, creato da pochi «empi» (due o tre su 29 soldati), si sente scosso e spinto ad
intervenire apertamente e con coraggio. Proprio questa situazione ha risvegliato in lui il
senso della missione e lo ha fatto sentire fiero di essere salesiano, desideroso di poter far
del bene alle anime. Anzi, ora più che mai egli si dichiara pronto e «felice di dare la
vita» come salesiano per compiere il dovere verso la: patria e con la sua offerta e la sua
azione «far del bene alle anime», «far un po' di bene». 141
Sono aspirazioni riprese anche nella lettera del sacerdote Giuseppe Basilone, il
quale, spiega di aver compreso meglio il dono ricevuto nell ' essere salesiano: ora sente
un desiderio maggiore di lavorare per la Congregazione «per farle onore e per farla
conoscere». Inoltre il dolore, le umiliazioni, le continue sofferenze di questo nuovo
genere di vita lo hanno aiutato a purificarsi dalle infedeltà e mediocrità della vita
religiosa precedente; proprio grazie a quest'esperienza tornerà a Torino «più
salesiano».142
L' idea dell'offerta al Signore delle fatiche e della sofferenza, per espiare le proprie
colpe, è presente anche nella lettera dal sacerdote Riccardo Giovanetto, che ha compreso
finalmente come un salesiano debba lavorare per amore del Signore, badando ben poco
ai sacrifici da fare, praticando «la bella sottomissione agli imperscrutabili giudizi di
Dio» (come raccomanda don Albera nell 'ultima circolare), perciò non si lamenta e
lavora volentieri dove il dovere chiama. 143
Il distacco dall ' amata Congregazione è una pena, scrive il g S~ e Resmi~, e il
desiderio di tornare nella comunità salesiana è acuto, così come il rimorso per aver
140 ASC, B0430345 , Manfrino-Albera, 27.08.1917.
141 ASC, B0400166, Angeli-Albera, 17.12.1917.
142 ASC, B0400328, Basilone-Albera, 11 .12.1918.
143 ASC, B0423901, Giovanetto-Albera, 10.12.1916.
53

6.2 Page 52

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ignorato in passato i consigli amorevoli dei superiori e trascurato il suo dovere di
religioso con le tante occasioni in cui poteva fare del bene. Ora si affida a Maria
Ausiliatrice e a don Bosco, promettendo fedeltà assoluta e chiedendo la grazia speciale
della perseveranza.144 Come lui, anche il eh. Vittorio Lavato, a «contatto con la società
e col mondo», prende atto della «condotta rilassata» tenuta in passato e si sente spinto
ad amare di più la Congregazione, disposto a vivere «per sempre» e meglio gli obblighi
con essa contratti nella professione dei santi voti; ora riconosce in sé «sicura la chiamata
alle missioni» come una grazia. 145
Il eh. Giuseppe Zambotto scrive dalla prima linea della Carnia che gli pesa molto la
vita al fronte, non per i sacrifici richiesti, ma per la lontananza dall'ambiente salesiano.
Lascia perciò trasparire quanto desidera ritornare con maggior slancio alle amate
occupazioni educative, ben più necessarie alla nazione italiana, per formare giovani dal
cuore nobile e uomini di carattere, capaci di compiere il proprio dovere. 146
n' 9. Tra le sofferenze più acute dei salesiani militari c' è anche quella della mancanza dei
sacramenti, percepiti ora in una luce nuova, nella loro valenza spirituale.
~
Fiaschi, in ospedale per una ferita, finalmente può accostarsi all'eucaristia
Q._.._
quotidianamente e gli sembra di esser tornato in vita, disposto a tutto per compiere la
divina volontà. 147 Il eh. Eugenio Magni alla domenica s'impegna a stare digiuno fino a
mezzogiorno per poter fare la comunione, visto che prima non può andare alla messa.
Spera così di essere aiutato a perseverare nella vocazione e ad amare sempre
intensamente la Congregazione, per essere missionario a guerra conclusa. 148
Le difficoltà dell'ambiente, le fatiche e le sofferenze, i pericoli anche mortali che
devono affrontare questi confratelli, non li condizionano in senso negativo nel loro
vissuto religioso. Anzi, come afferma il eh. Paolo Bonardi, gli ostacoli moltiplicano le
risorse interiori e suscitano maggiore attaccamento alla Congregazione. 149 Carlo Braga,
vive con fervore, nonostante le molte fatiche, il dovere presente, pensando al futuro;
così occupa il tempo libero per preparare predicazioni e offre le difficoltà attuali per
144 ASC, B045011 I, Resmini-Albera, 17.05.1917.
145 ASC, B0430163, Lavato-Albera, 24.J 1.1917.
146 ASC, B0460604, Zambotto-Albera, 24.06.1916.
147 ASC, B04219 I5, Fiaschi-Albera, 07.07.1917.
148 ASC, B0430315, Magni-Albera, 07.06.1918 .
149 ASC, B0400523 , Bonardi-Albera, 25.05 .1916.
54

6.3 Page 53

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acquistarsi meriti e rendersi degno «di tornare al lavoro tra i miei ragazzi».150 Il eh.
Giuseppe Giovine cerca «l' adempimento esatto» del suo dovere, benché ciò gli costi
tanti dolori, nell'unica «speranza» di uscirne più puro e gradito a Dio e di tornare alle
occupazioni di un tempo con «maggior perfezione» e non vinto dalla «stanchezza». 151
4.3. Dominio di con spirito di sacrificio e temperanza
I confratelli che si trovano in prima linea come combattenti o portaferiti,
continuamente esposti al fuoco nemico, vivono, come tutti gli altri loro commilitoni,
tensioni drammatiche, ne condividono i traumi e le angosce. Tuttavia dimostrano di
saper attingere, dalla loro fede e dalla loro condizione di consacrati, energie spirituali
capaci di dare un significato superiore ad ogni esperienza.
Il eh. Stefano Bosio si dice contento dei meriti che le condizioni di vita e i pericoli
del fronte, offerti a Dio, gli danno modo di acquistare, ma anche del fatto che tutto ciò
gli permette di accumulare un' esperienza «utilissima nella nostra vita salesiana».152 Per
Giovanni Tura le sofferenze della vita militare e i rischi della trincea sono una
purificazione, utile a compiere con più efficacia in futuro la «santa missione per la
gioventù»; in questa prospettiva egli li affronta con spirito di sacrificio e rassegnazione,
nella «speranza certa di ritornare» alla sua vocazione di salesiano.153
Il pensiero della purificazione ritorna anche nella lettera del eh. Giacomo Vacca.
Egli legge l'evento della guerra, come una «permissione» della «bontà del Sacro Cuore
di Gesù» per la purificazione dei confratelli : in tal modo Gesù permette loro di
8 apprezzare meglio la vita consacrata al bene delle anime giovanili, che ora desiderano
tanto di poter tornare a vivere.154 Il
Michele Di Pantaleo, considerando la
condotta religiosa precedente, afferma di essere dispiaciuto delle sue mediocrità
precedenti. Nelle presenti situazioni, infatti, affronta sacrifici ben più enormi, ma li
accetta di buona voglia, offrendoli in espiazione dei propri peccati, e si impegna «in tutti
150 ASC, B0400607, Braga-Albera, 19.08.1915.
151 ASC, B0423909, Giovine-Albera, 03 .01. 1917.
152 ASC, B0400589, Bosio-Albera, 17.11.1915.
153 ASC, B0460470, Turra-Albera, 22.01.1918 .
154 ASC, B0460491, Vacca-Albera, 23 .03.1917.
55

6.4 Page 54

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i modi per non macchiare» la sua divisa da salesiano, poiché ora si accorge più che mai
della gran fortuna di essere figlio di don Bosco. 155
Il progetto di intensificare i sacrifici per compiere il bene, se potrà tornare alla
Congregazione tanto amata, lo fa anche don Enrico Ferrero dopo il ripiegamento
doloroso di Caporetto, in cui per venti giorni non ha potuto celebrare l' eucarestia, come
doverosa riconoscenza a Maria Ausiliatrice per i pericoli da cui lo ha scampato. Nello
stesso tempo chiede preghiere per poter conservare il desiderio ardente di conformarsi a
Cristo da vero religioso, pur in mezzo ai sacrifici più gravosi.156
La sensazione del eh. Valerio Bronesi, dopo tre anni di faticosi sacrifici imposti dal
servizio militare, è quella di intuirsi fortificato nella fede e perfezionato nella carità. In
occasione del giubileo sacerdotale 'regala' a don Albera per la propria vita di giovane
salesiano, entusiasta della vocazione, perché ne «disponga per la maggior gloria di Dio»
e per il bene del prossimo «in pienissima adesione al programma di bene della
Congregazione». 157
La guerra è un'esperienza e una scuola che con le sue paure e sofferenze, lascia il
segno nei confratelli e, secondo il sacerdote Luigi Mathias, ricondurrà i salesiani nelle
case ad atteggiamenti «più sottomessi, meno pretenziosi e più abbandonati» ai voleri
della Provvidenza divina. Da parte sua è disposto a tutto per il Signore e il bene dei
fratelli , grazie alla fiducia nella protezione della Vergine Maria. Di fatto, il suo zelo e la
sua capacità di sacrificio gli hanno creato intorno un clima di fiducia tale, per cui può
dire di trovarsi in un «buonissimo ambiente» ed esclamare: «Che scuola e che
esperienza questa guerra!». 158
Il suddiacono Gaetano Pasotti informa don Albeta di aver fatto voto alla Vergine di
partire per le missioni, se riacquisterà la salute. 159 Dopo circa due mesi, nel luglio 1915,
quando è in via di sicura guarigione, riconferma la sua promessa: il suo pensiero corre
così ancor più agli ideali salesiani e a don Bosco suo modello, certo che, se un giorno
potrà ritornare in Congregazione, lo farà con una maggiore capacità di spirito di
sacrificio. Questo pensiero ora lo aiuta potentemente ad affrontare con serenità «gli
155 ASC, B0421106, Di Pantaleo-Albera, 16.12. I915 .
156 ASC, B0421912, Ferrere-Albera, 19.11.1917.
157 ASC, B0400637, Bronesi-Albera, 03.06.1918.
158 ASC, B0430466, Mathias-Gusmano, 00.12.19 J6.
159 ASC, B0440337, Pasotti-' Albera, 00.05 .1915.
56

6.5 Page 55

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inevitabili sacrifici della vita» militare. 160 Diventato sacerdote nel marzo del 1916
'
ripete l' attaccamento e l' entusiasmo per la sua vocazione salesiana che, se pareva
troncata dalla guerra e dalla malattia, ha invece ricevuto da essa maggior vigore e
motivazione. 161
Il eh. Stefano Pavese racconta con entusiasmo i meriti e lo zelo di don Luigi Mori,
all ' interno e all ' esterno dell' ospedale presso cui egli presta servizio; fa onore al nome di
salesiano, con la sua ricca umanità e il carisma sacerdotale nell ' assistenza agli ammalati
e ai feriti, per i quali non risparmia sacrifici e sofferenze. 162
Il eh. Bernardo Rappini, grato per la sperimentata assistenza dell ' Ausiliatrice,
desidera che la sua vita sia un continuo atto di riconoscenza alla Madonna, per amarla e
farla amare. Per un servizio più efficace alla redenzione delle anime non solo si è
impegnato a dedicare i ritagli di tempo libero a studiare e preparare esami in vista del
sacerdozio, ma ha offerto anche la sua piena disponibilità a partire per le missioni in
Cina e, soprattutto, si dice pronto ad abbandonare tutto senza difficoltà, pur di compiere
la volontà di Dio, qualunque essa sia. Disponibilità generosa che il Signore accoglierà
interamente di a pochi mesi! 163
Il eh. Ernesto Ramezzana sente un senso di vergogna nel cuore, quando confronta
l' esecuzione esatta di certi ordini militari, al fine di evitare un rimprovero o ingraziarsi
un superiore, con la negligenza nel vivere in Congregazione i santi voti e i doveri
religiosi, pur sapendo di compiere la volontà di Dio. Egli constata che tante privazioni e
sacrifici della vita militare diventano un efficace allenamento a sopportare quelle
piccole privazioni e sacrifici che negli anni precedenti quasi lo spaventavano,
dimenticando .l'ideale per cui si era fatto religioso. È dispiaciuto perché i suoi voti
temporanei sono scaduti, ma è contento di aver scoperto più radicalmente la nobiltà
della vocazione e della missione salesiana. La vita consacrata, infatti, sviluppa il
dominio di sé e la temperanza, offrendo molti mezzi per tenersi lontani da tante miserie,
che incatenano invece «in uno stato miserabile tanti poveri giovani ». 164
160 ASC, B0440338, Pasotti-Albera, 03 .07.1915.
161 ASC, B0440344, Pasotti-Albera, 19.06.1916.
162 ASC, B0440379, Pavese-Albera, 15.0J.1917; don Mori viene citato anche da altri confratelli che
hanno avuto modo di constatare la sua carità instancabile nel ministero e il suo spirito di sacrifico.
163 ASC, B0460433 , Rappini-Albera, 06.02.1918.
164 ASC, B0450405, Ramezzana-Ispettore, 21.10.1915 .
57

6.6 Page 56

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G Il desiderio di far meglio del passato, comunica
Lorenzo Biello, tocca anche
l'aspetto degli esercizi spirituali. Egli ora non può che farseli da solo, raccogliendosi nel
proprio cuore per alcuni giorni ed esaminandosi sui difetti da eliminare, per camminare
meglio nella via della perfezione. Il dominio di sé, unito alla temperanza, gli consente
un confronto schietto con i compagni militari e gli permette di dare loro il meglio di sé,
attraverso il buon esempio della fedeltà ai propri doveri e impegni, onde non lasciarsi
«avvincere d ~ c o l i delle passioni del mondo». 165
Lo stesso~ Lorenzo Bielio confida di rinnovare quotidianamente il proposito di
osservare «sempre esattamente in tutto, anche nelle piccolezze» le sante regole e le
costituzioni. I valori del dominio di sé e della temperanza che egli vive, gli danno la
possibilità di regalare ad alcuni compagni la sua razione di tabacco, ma «per tenerli in
compagnia e ammonirli», nel caso che cadano nella bestemmia. 166
Il sacerdote Giovanni Brossa, mentre sente nel cuore il desiderio di tornare alle case
per incominciare nuovamente a «combattere le battaglie del Signore», non trascura il
presente, anzi loda e ringrazia Dio, anche nella vita tribolata che ora conduce; si sforza
di essere imitatore di san Paolo, per poter comunicare il bene di Cristo alle anime,
dovunque si trovino. 167
Scrive il eh. Francesco Businaro che in mezzo a tante rovine, emerge prepotente il
bisogno di una vita migliore; la lotta tra il bene e il male è continua ed egli ringrazia il
Signore e la Vergine per l'aiuto finora ricevuto, così che può dirsi salvo, ma spera
davvero di poter ritornare presto in seno alla Congregazione. 168
Il Natale si avvicina e il eh. Donato Cucchi ba ancora il cuore pieno dei ricordi e
delle emozioni, vissute in tale occasione a Torino negli anni precedenti; da quando è
lontano, sente aumentato l'attaccamento alla sua vocazione, ai suoi superiori e alla
Congregazione. Intanto vive in mezzo a «compagnie che fanno orrore» e fa l'elogio
della temperanza dei confratelli, che hanno saputo tenere «alto e onorato l'onore del
loro Padre». Egli assicura che, quelli che non si sono persi nei disastrosi orrori della
165 ASC, B0400523, Biello-Albera, 15.18.1916.
166 ASC, B0400468, Biello-Albera, 25 .03.1917.
167 ASC, B040065 l , Brossa-Albera, 05.03.1917.
168 ASC, B0400706, Businaro-Albera, 19.12.1916.
58

6.7 Page 57

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guerra, torneranno nelle case con «uno spirito di lavoro e di sacrificio mai visto» e
un' anima più forte e purificata.169
Uno degli strumenti più utili ed efficaci per meglio vivere la temperanza e il
dominio di in tali condizioni è quello di cercare contatti diretti con qualche salesiano,
residente nella medesima zona di guerra o di coltivare rapporti di corrispondenza con i
compagni salesiani di un tempo, per incoraggiarsi ed edificarsi reciprocamente. Il eh.
Bonifacio Gioannini è in corrispondenza con il eh. Bernamonti Angelo (suo compagno
di noviziato per qualche mese e chiamato alle arini prima di completare l' anno). A lui
Gioannini racconta di aver incontrato un chierico salesiano esemplare, che si presta nel
tempo libero come maestro del paese dove attualmente si trova e del gran bene che ne
deriva alla popolazione e ai soldati. L'amicizia con Bernamonti lo aiuta a vivere
all ' altezza della sua vocazione salesiana. Ora, sta per essere trasferito, ma ha fiducia di
trovare ancora qualche buon amico, là dove andrà a far servizio, in modo da tornare
presto all ' amata Congregazione, ritemprato e più volenteroso, senza mai aver offeso il
Signore. Il suo obiettivo, infatti, è quello di continuare a vivere in totale amicizia con
Dio, senza perdere la vita di grazia e il dominio di sé, per il quale chiede il sostegno
della preghiera dell'amico. La vita fraterna delle comunità dove lui spera di ritornare
presto, se è vissuta in Dio, è scala propizia, ove più ove meno faticosa, verso il Paradiso,
per godere la gioia dell ' amicizia eterna con Dio.170
Il eh. Stefano Ferrando è «pienamente contento» in Dio del suo genere di vita, pur
così abbondante di avversità e dolori. Egli pensa a farne tesoro per la sua futura vita
salesiana e per essere ancor più temprato nelle virtù di un degno figlio di don Bosco,
come fa sapere dopo tre mesi di servizio al fronte. Per nulla preoccupato di se stesso e
della propria incolumità, Ferrando chiede a don Albera di ricordarlo nella preghiera per
ottenere la grazia di essere spogliato del proprio io e sopravestito dell ' armatura della
grazia_ 111
169 ASC, B0410761 , Cucchi-Albera, 17.12.1917.
170 ASC, B0423718, Gioannini-Bemamonti, 00 .06.1917.
171 ASC, B0421715, Ferrando-Albera, 27.10.1915 .
59

6.8 Page 58

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5. Le espressioni della pietà
I confratelli militari davanti ai sacrifici imposti dalla guerra anche in ambito
spirituale, come la mancanza della possibilità di accedere ai sacramenti, ritornano con la
memoria al tempo della vita in comunità, dove tutto era fruiibile senza la minima
difficoltà. Soprattutto, in questa situazione si rendono conto dell'importanza per la loro
vita religiosa e morale dei sacramenti e fanno propositi di maggior impegno, per quando
potranno ritornare alla vita nelle case.
La vita al fronte poi si svolge talmente in prossimità della morte, che un certo
numero di confratelli la considerano come un continuo «esercizio della buona morte»,
sul tipo di quello devozionale, messo in atto nelle case salesiane. Qui, commentano, non
si tratta di pie riflessioni né di immaginare se stessi un giorno lontano sul letto di morte.
La loro vita è, infatti, una contiguità costante e drammatica con la sofferenza atroce dei
feriti e la morte violenta di compagni e amici, colpiti dal fuoco nemico e amico a volte o
dilaniati dalle esplosioni sotto i propri occhi, accompagnata dalla certezza che presto
questa sarà anche la propria sorte.
Tutti coscientemente vivono l'attesa angosciante del momento fatale e improvviso;
s1 è in trincea, si passa all'azione, lanciati all'attacco o si esce allo scoperto in
perlustrazione o per recuperare feriti e caduti e mentre la morte è sempre in agguato. In
questa prospettiva esistenziale, psicologicamente e spiritualmente, la percezione
dell'imminenza della propria morte può avere effetti devastanti.
Le lettere dei confratelli, in particolare quelle scritte nell'imminenza degli attacchi,
rivelano una chiara prospettiva religiosa e oblativa, la fiducia nella protezione del Cielo,
unita alla disponibilità a compiere comunque la volontà di Dio. Ciò è frutto di una
maturità interiore, forzata dagli eventi, ma - come appare - a lungo preparata.
Le lettere esaminate rivelano, in effetti, che la risorsa interiore alla quale m
prevalenza attingono i confratelli per recuperare speranza e forza, sfuggendo allo
sconforto e alla depressione, sono i sacramenti, le varie forme dèlla preghiera e le
devozioni salesiane.
60

6.9 Page 59

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5. 1. I sacramenti
Ilg Camillo Fraccb.ia, comunica che nella mancanza dei sacramenti a lui sembra
di vedere una disposizione della Provvidenza, che vuole fargli apprezzare di più quei
beni spirituali, di cui a suo tempo non seppe approfittare. Questo sta producendo in lui
un sano pentimento e un desiderio di maggior impegno, a cominciare dalle pratiche di
pietà, per le quali sente «un desiderio stragrande di poterle adempiere».
L' unico conforto nei momenti di scoraggiamento e di «pene vivissime» per questa
anemia spirituale, dovuta alla vita anomala del fronte, è il pensiero che ci sono «pie
persone» (confratelli e superiori in primis) che pregano per lui. Nello stesso tempo si
rende conto quanto fossero «minime quelle imperfezioni» del vissuto quotidiano, che in
passato gli parevano enormi: in realtà la Congregazione è un «paradiso terrestre» e per
tornarci è disposto a offrire ogni fatica e angoscia. 172 La battaglia morale «è più terribile
di quella fisica e materiale», per questo le lettere di don Albera e il Bollettino Salesiano,
sono per lui «una medicina indispensabile per curare le ferite nella lotta morale» e lo
il8 sostengono nella fede e nella perseveranza vocazionale. 173
Anche
Giovanni Gnavi trova consolazione al pensiero di avere superiori e
confratelli che pregano per i combattenti al fronte: sente, infatti, il bisogno di esser
sostenuto dalla preghiera e dai sacramenti. Ciò che gli pesa maggiormente è la «vita da
belva» che è costretto a condurre in mezzo ai boschi e sulle vette delle montagne, senza
il minimo conforto spirituale e materiale, per mancanza di fraternità e a causa di
compagni «perversi e pieni di vizi».
Come altri salesiani, che vivono in costante contatto con la morte in trincea e sono
sottoposti a turni di lavoro estenuanti, avverte un' estrema fatica interiore a pregare e a
dire anche solo qualche Ave Maria per offrire tutto alla Vergine. Pensa quindi con
invidia a coloro che negli ospedaletti da campo, lontano dai pericoli, possono ritirarsi in
sé stessi e fare un po' di esercizi spirituali e, con l' aiuto di «diversi preti organizzare le
pratJ.che
d.
1
pi.età,
e
1a
santa
messa». 174
172 ASC, B0422406, Fracchia-Albera, 08.12.1916.
173 ASC, B0422407, Fracchia-Albera, 24.06.1917.
174 ASC B0423915 Gnavi-Albera, 07 .08.1916.
61

6.10 Page 60

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In queste situazioni, chi trova un confratello o un cappellano che lo conforti con i
sacramenti e lo segua spiritualmente, si sente subito rinvigorito e pronto ad affrontare
con serenità ogni evenienza, soprattutto in condizioni gravi, come quelle in cui viene a
trovarsi il eh. Giuseppe Marin, devastato dallo scoppio di un obice: è sereno perché è
stato ferito nel compimento del proprio dovere, ma soprattutto perché ora è assistito da
uno zelante confratello sacerdote.175 Ferito una seconda volta, affronta la morte con
serenità, 176 assistito ancora da don Luigi Mori, che ne descrive la fortezza d'animo e la
fede, degna di un «perfetto religioso », la sostanziosa pietà eucaristica e la devozione al
Crocefisso. Don Mori, che ha celebrato ogni giorno l' eucaristia presso il letto del ferito ,
racconta il trasporto col quale Marin riceveva la comunione e la calma, piena di fortezza
d' animo, con cui ha saputo sopportare il dolore, senza il minimo lamento.177
«Al fronte vi andrò in qualità di infermiere», comunica il sacerdote Luigi Mathias,
anche se al momento sostituisce il cappellano, così ogni domenica può celebrare la
messa e fare l'omelia su richiesta degli stessi ufficiali della sua compagnia, tutti
presenti. Questo ministero, come anche il servizio di organista in due parrocchie, gli dà
incoraggiamento e consolazione. 178
La spiritualità eucaristica, attinta alla scuola salesiana, risulta una delle maggiori
risorse interiori per i confratelli militari, sia in trincea che nelle retrovie. La tonalità
oblativa, che la caratterizza, rasserena di fronte ad ogni incognita, genera abbondanti
energie morali e spinge alla totalità nel dono di sé. Alcune corrispondenze lo rivelano
con maggior evidenza, come ad esempio le lettere di Giovanni Miglio, che dalla
comunione attinge la forza per accettare tutto «dalle mani del buon Dio»,179 convinto
che nulla di vero male gli possa venire da Lui.180 La sua mistica eucaristica, centrata
sull'imitazione del Cristo che si offre al Padre, lo spinge ad aderire al desiderio di
offerta oblativa di sé, percepito in momenti di sensibile fervore, «per la conversione dei
peccatori e il trionfo della Chiesa» e perché si avveri presto la promessa di Gesù che si
175 ASC, B0430424, Marin-Albera, 23.03 .1916; cf anche B0430425, Marin-Albera, 24.03.1916;
B0430426, Marin-Albera, 14.04.1916.
176 ASC, B0430428, Marin-Albera, 07.07.1916.
177 ASC, B0430431 , Mori-Albera, 19.07.1916.
178 ASC B0430462 Mathias-Gusmano 18.08.1916.
179 ASC B0430522 Miglio-Albera, 01.05.1917.
180 ASC B0430523 Miglio-Albera, 24.05 .J917.
62

7 Pages 61-70

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7.1 Page 61

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faccia «un solo Ovile ed un solo Pastore». 181 Durante gli anni di servizio militare, egli
scrive, è cresciuto nel suo cuore il desiderio di consacrarsi totalmente al Signore, «per
essere ministro della sua Parola e della sua Grazia» a favore di tutta l'umanità. 182 La
tonalità marcatamente oblativa della pietà eucaristica di Giovanni Miglio, non si
esaurisce in sentimenti religiosi elevati, ma si traduce concretamente nella disponibilità
a vivere il quotidiano sacrifico di sé, quale atto d'amore, con lo sguardo rivolto
all'esempio del Crocifisso, a sacrificare l'intenso affetto che lo lega alla madre,
«lasciata sola e addolorata» e a porsi «anima e corpo» come un pane donato «nelle mani
del Signore». 183
La corrispondenza rivela, insieme agli ardori di Giovanni Miglio, anche le fatiche e
le devastazioni interiori di altri, dovute alle crude condizioni della vita militare e alla
ferra legge della guerra. È ciò che emergere dalla sconsolata testimonianza de8
Gioacchino Richiero, rivelatrice di molti aspetti della tragica esperienza di quel
conflitto. Egli racconta drammatiche condizioni della vita di trincea. I nemici, notte e
giorno, colpiscono con fucili, mitragliatrici, cannoni, bombe a mano, senza risparmio,
mentre a lui e ai commilitoni è proibito sparare un solo colpo, per risparmiare le
munizioni: «Perciò bisogna cercarli come i topi e infilzarli». Si tratta di un linguaggio
crudo, che stona sulle labbra di un religioso, ma che rivela quanto quel tipo di
esperienza abbia aperto ferite profonde nell'animo e nella mente di questi giovani
religiosi. 184
Quando non si può avere il conforto dell'eucaristia, ci si affida al memento di amici
e superiori. Il sottotenente eh. Enrico Schiévano (medaglia d'argento al valor
militare) 185 scrive a don Albera, appiattito in un buco in mezzo al fango, sotto un telo
che lo ripara dalla pioggia, attorniato da cinque o sei commilitoni morti. Dopo una
giornata drammatica è sconvolto, profondamente avvilito, ma riconoscente per l' aiuto di
Dio e dell'Ausiliatrice, che ha invocato continuamente, perché lo proteggessero dalla
tempesta di fuoco, mentre molti di quelli che guidava all 'attacco cadevano, in un quadro
«raccapricciante». Confida di sentirsi solo, bisognoso «di sfogo, di amicizia e di
181 ASC B0430520 Miglio-Albera, 29.02.1917.
182 ASC B0430526 Miglio-Albera, 12.11.1917.
183 ASC, B0430521, Miglio-Albera, 27.03 .1917.
184 ASC, B0450140, Richiero-Direttore, 23.07.1915.
185 ASC, B0460191 , estratto dal Bollettino Ufficiale del Ministero della Guerra, 13 .05.1917.
63

7.2 Page 62

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compassione» e chiede a don Albera di metterlo «nel S. Calice insieme ai suoi soldati»,
feriti e defunti. 186 In questa situazione traumatica e sconvolgente, per lui, come per altri,
il richiamo al sacrifico eucaristico e alla preghiera risulta un elemento equilibratore,
moral~ irituale.
Il ~ S ~ h i ha servito alla batteria dei cannoni per due notti
consecutive e sa che ogni colpo ha procurato «un macello» nella parte avversaria;
angosciato da questa carneficina e sentendosi impotente a fermarla, organizza tra i
compagni la recita del rosario nei momenti liberi, per invocare la pace da «Colei che
tutto può», e si impegna a propagare la novena a Maria Ausiliatrice con promessa di
accostarsi ai sacramenti.187
Chi ha la fortuna di prestar servizio in sanità o nelle caserme delle retrovie, trova
nella regolare frequenza sacram~ la forza per la perseveranza e il nutrimento della -
carità. Gli esempi sono molti. ~ D2 menico Mi~ infermiere, ha la gioia di poter
attendere alla messa e alla comunione quotidiane, di fare la meditazione e tutte le altre
pratiche di pietà e di accostarsi ogni settimana alla confessione. 188 Il diacono Paolo
Bazzicchi serve in un ospedaletto da campo, con due preti e un cappellano, e ha «il
tempo e la fortuna» per le pratiche di pietà, così che non trascura la confessione
settimanale e la comunione. 189
Il novizio Riccardo Fabris, quando deve uscire allo scoperto per il suo servizio di
portaferiti, lo fa con tranquillità, «confidando nella protezione dall' alto», infatti ha la
grazia di potere svolgere le sue pratiche di pietà ogni giorno e di accostarsi ogni
domenica ai sacramenti. 190 Il sacerdote Giuseppe Gentili, dell' ufficio Amministrazione
dell' ospedaletto someggiato n. 0 121 , non potendo dedicarsi direttamente alla cura
spirituale dei molti ricoverati, li ricorda nelle sue pratiche di pietà, tra le quali non
manca mai la messa, il breviario, una breve meditazione e il rosario. 19 1
Il eh. Erminio Panizza che ha prestato servizio in un lazzaretto di colerosi presso
Monfalcone, con l' incarico di raccogliere i malati di colera nelle trincee, sotto il tiro
I
186 ASC, B0460188, Schiévano-Albera, 25 .07.1916.
187 ASC, B0460502, Uslenghi-Albera, 05 .08.1916.
188 ASC, B0430515, Miani-Albera, s.d.
189 ASC, B0400343 , Bazzicchi-Albera, 02.10.1916; cfB0400342, Bazzicchi-Albera, 20.06.1916.
190 ASC, B0421401 , Fabris-Albera, 09.07.1916.
191 ASC, B0423404, Gentili-Albera, 27.06.1917.
64

7.3 Page 63

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nemico, ritiene di essere scampato al contagio e al fuoco , perché ogni sabato il parroco
del suo paese ha celebrato la messa in una cappella, dal medesimo fatta erigere a Maria
Ausiliatrice. 192 Il eh. Francesco Businaro lavora su un treno attrezzato per il trasporto di
feriti e malati, impegno che gli permette di vivere con una certa regolarità le sue
pratiche religiose, di ascoltare e servire la messa ogni mattina e fare la comunione. 193
Il eh. Nicola di Cola in servizio all'ospedale di Sinigallia ha appreso molti mestieri,
ma soprattutto a conoscere se stesso nella luce di Dio; anche sotto le armi si sforza di
andare a ricevere l'eucaristia ogni mattina, benché ciò gli costi qualche sacrificio;
durante la giornata poi aggiunge un po' di meditazione, il rosario e qualche visita al
Santissimo, perché con questa nuova energia «si quietano le passioni e il mondo appare
in tutta la sua malizia»: allora, come gli Ebrei in Babilonia, sospira con la fiducia nel
cuore il tempio lontano e sente crescere la nostalgia della vita salesiana. 194
La fatica non manca nel servizio ospedaliero a cui è sottoposto il sacerdote Alfredo
Tata, ma c'è anche la consolazione di poter celebrare la messa e di essere in compagnia
di altri sei confratelli, che possono comporre una piccola comunità e aiutarsi a vicenda,
rimanendo sempre fedeli alle pratiche di pietà «in comune, con qualche parola di
buonanotte». 195
Il eh. Eusebio De Angelis, racconta che si trova in un Ufficio amministrazione a
Crema, dove il lavoro è tanto, così che «c'è veramente da sgobbare: il diavolo ha
proprio pochissimo tempo, anzi non ne ha affatto, per fare affari. Quel che più mi
consola è che tutte le domeniche posso accostarmi ai sacramenti e ascoltare la
messa». 196
«Servo di due padroni», scrive di sé il eh. Domenico Follis, perché è diventato
attendente di un capitano e di un tenente; fatica a trovare «qualche po' di libertà per
192 ASC, B0440312, Panizza-Albera, 14.01.1916; il eh. Panizza annota che, mentre nei paesi vicini i
morti si contano già a decine, nel suo paese nativo ce ne sono solo due e nel paese cli Montemagno,
sovente meta di don Bosco, il più salesiano dei paesi del Monferrato, non si conta ancora nessun morto.
Nei mesi seguenti poi è stato assegnato ad un ospedaletto con soldati e ufficiali di sentimenti veramente
cristiani, dove ha potuto sovente recarsi in paese per la messa.
193 ASC, B0400701, Businaro-Albera, 20.05.1916.
. 194 ASC, B0421101 , Di Cola-Albera, 04.01.1918.
195 ASC, B0460364, Tata-Albera, 25.06.1916.
196 ASC, B0420510, De Angelis-Albera, 07.10.1918. A proposito del lavoro don Bosco diceva:
«Quando io vado nelle case (salesiane) e sento che c'è molto lavoro, vivo tranquillo. Dove c'è lavoro, non
c' è il demonio» (MB XIII, I 16).
65

7.4 Page 64

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poter compiere tutte le pratiche di pietà», ma finora non ha trascurato mai la confessione
settimanale. 197
Il sacerdote Beniamino Ronchi, in servizio di sanità presso un ospedale,
inizialmente non poteva celebrare la messa - «per negarci ciò ci si diceva che noi
eravamo mandati in zona di guerra per compiere i doveri del soldato e non quelli del
sacerdote» - ora invece può celebrare, anche se gli è stato assegnato un posto come
aiutante di sanità. Deve fare di tutto, anche i lavori più faticosi e umilianti con individui
che hanno perduto ogni senso di moralità, «però del bene si può fare anche in mezzo a
loro e questo mi grande conforto». 198
Altri, in qualità di cappellani, mettono al centro del loro ministero la cura
sacramentale dei soldati. Il sacerdote Giovanni Brossa presta servizio nell'ospedale da
campo 204 e racconta, che, da lì, sono stati spediti a Pisa 80 prigionieri gravi, alcuni dei
quali in condizione da poter essere scambiati con l'Austria. La soddisfazione è stata di
vedere alcuni di loro, che avevano recuperato la vita, grazie alle cure ricevute, partire
piangendo, segno evidente della loro riconoscenza per il bene ricevuto. Intanto egli
celebra la messa, con crescente partecipazione di soldati e ufficiali ogni domenica e
spiega il Vangelo. 199
Il sacerdote Antonio de Pieri dall'ospedale da campo 041 confida il suo «desiderio
ardente di ritornare quanto prima» nelle case salesiane con i confratelli e i giovani, ma
aggiunge: «Sia fatta in tutto e sempre la santa volontà di Dio». Ciò che mitiga il dolore
della lontananza, è il pensiero che anche in quell' ospedale il Signore gli offre
l'occasione di compiere molto bene: finora nessuno è morto rifiutando i sacramenti,
anzi tutti con «santi sentimenti di pietà da commuovere e destare una santa invidia». Per
curare la vita spirituale dei ricoverati egli usa l'accortezza di celebrare la messa a turno
in ogni reparto.200
197 ASC, B0422207, Follis-Albera, 23.07.1916. Nel sistema educativo di don Bosco essa ha un posto
chiave, poiché egli diceva di «non aver trovato nessun altro mezzo migliore, per allontanare i giovani dal
vizio ed avviarli alla virtù, che la confessione settimanale» (MB ill,353).
198 ASC, B0450253, Ronchi-Albera, 11.06.1916.
199 ASC, B0400651, Brossa-Albera, 05.03.1917.
200 ASC, B0420906, De Pieri-Albera, 21.04. 1916. A questo proposito, infatti, don Bosco afferma che
«l'ascoltar la santa messa dissipa tutto il guadagno del demonio» (MB X,47).
66

7.5 Page 65

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Év Il
E ~, postino di una compagnia di circa 700 soldati, valorizza il
suo ufficio, di per sé assai noioso, per parlare e far del bene a tutti. Tanto nei
commilitoni che nei ragazzi della parrocchia, egli non vede che «il Sangue di Cristo, che
lava le loro anime assetate di felicità e pace». Per portar tutti a Cristo, egli lavora il più
possibile e istruisce i ragazzi, affidatigli dall'Arciprete, per prepararli ai sacramenti.201
Il cappellano Giuseppe Cucchiara è lodato dal suo maggiore, in un rapporto
all'ordinario castrense, perché la sua attività non si è limitata alla distribuzione dei
sacramenti, ma con la sua condotta esemplare ha saputo guadagnarsi la stima e la
benevolenza da parte di tutti «e speciale ascendente sui militari», ai quali si presta con
amore ed entusiasmo e parla in forma semplice e facile.202
Il servizio del cappellano militare può essere anche molto rischioso. Don Umberto
Dalmasso è stato autore di un' epica impresa per il recupero notturno di morti e feriti,
durante la quale, su una parete rocciosa e lungo una scala di corda di 160 gradini, è
rimasto immobile un quarto d'ora, sotto la luce del riflettore nemico, che lo cercava per
colpirlo.203 Questo e altri gesti di dedizione gli hanno conquistato il cuore dei soldati,
così egli prevede che la prossima Pasqua sarà colma di «ottimi frutti» .204
Dalle trincee del San Michele, il cappellano Ernesto D' Angelantonio, già
missionario, fa sapere che è scampato al cannoneggiamento del suo posto di
medicazione, ma è straziato per non poter assistere convenientemente i feriti e dare
sepoltura ai morti, specialmente austriaci, che giacciono a mucchi a pochi passi dalle
trincee. Si lamenta dell'assenteismo di alcuni cappellani dalla prima linea e dai posti di
medicazione, mentre c'è molto da fare per l'assistenza religiosa dei soldati. Per questo si
occupa anche di 6 o 7 reggimenti a lui vicini. Il giorno dell'Assunta fu il suo maggiore a
voler la messa per riconfortare i bersaglieri delle perdite, subite nella notte precedente:
tutti· 1· cap1· tam· s1· accostarono ai· sacramenti·.205
L'ex-missionario e ora cappellano Silvio Porrini riferisce i frutti del suo ministero:
centinaia di soldati del suo reggimento, la domenica mattina, accorrono a ricevere la
comunione alla parrocchia e perciò è necessario confessare continuamente (con lui ci
201 ASC, B0450382, Radice-Albera, 09.12.1916.
202 ASC, B0410778, Cucchiara-Albera, 26.03.1918.
203 ASC, B0420307, Dalmasso-Albera, 06.10.1917.
204 ASC, B0420309, Dalmasso-Albera, 26.03.1918.
205 ASC, B0420402, D'Angelantonio-Cerruti, 16.08.1915.
67

7.6 Page 66

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sono altri due sacerdoti); inoltre ogni sera è enorme il concorso di questi bravi
giovanotti per la preghiera del rosario; essi poi recitano a gruppi le preghiere della sera,
imparate in famiglia 206
Don Michelangelo Rubi.no, scampato più volte alla morte nell'esercizio del suo
ministero in prima linea, accanto ai moribondi, non si preoccupa della sua incolumità e
corre or dall'uno or dall'altro dei feriti gravi, che invocano il suo aiuto per morir
bene. 207
5.2. La preghiera: devozione e devozioni
La differenza percepita tra l'immersione devozionale nell' immaginato e meditato
mistero della morte, fatta mensilmente nelle case salesiane, e quello che avviene al
fronte è di una vivezza drammatica. Ora la morte, nella forma più tragica e devastante, è
realtà quotidiana, che colpendo commilitoni e amici si annuncia a ciascuno come una
certezza imminente. In trincea si scopre che il pio esercizio per ben morire, svolto negli
anni precedenti, ora acquista una pregnanza concreta e dolorosamente attuale, che ogni
morte altrui replica in modo ossessivo. Tuttavia, come si evince dai testi analizzati, la
prospettiva di fede e il senso religioso in cui tale pratica era stata prospettata ed
esercitata, nell'allenamento dello sguardo interiore e della tensione dello spirito verso le
realtà definitive, vissute con sensibilità cristiana, è proprio lo spirito che ora emerge
come elemento equilibratore e punto di forza. Esso dispone ad affrontare gli eventi con
comportamento maturo, superando traumi che per altri sono psichicamente
destabilizzanti.
Ciò che qualifica di più l'atteggiamento con cui questi confratelli dimostrano di
considerare la loro possibile e prossima morte è che essi, allenati a vivere con fede i
sacrifici e le sofferenze del momento presente in prospettiva escatologica, sono
intimamente spinti ad accogliere tutto come preparazione all' incontro col Signore,
nell'abbandono pieno al suo amore e alla sua volontà salvifica. In questa visione essi
206 ASC, B0440504, Porrini-Albera, 00.08 .1915.
207 ASC, B0450456, Rubino-Gusmano, 27.08.1915 . Don Rubino, tra l' altro, racconta che il vescovo
di Udine gli ha mandato una lettera di congratulazioni per il ministero che svolge (c[B0450458, Rubino-
Gusmano, 18.09.1915).
68

7.7 Page 67

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dimostrano di essere in grado di superare le angosce dello spirito e di affrontare la vita
di trincea con fiducia in Dio, serenità di spirito e grande generosità, adempiendo i propri
doveri militari con precisione e con coscienza. Non c'è retorica nelle loro parole,
quando scrivono: «Constatiamo quanto sia efficace l'esercizio della buona morte, fatto
sotto i colpi dei nemici»;208 è, anzi, un recupero in profondità di sostanziosi
atteggiamenti spirituali, imparati alla scuola di don Bosco.
Il eh. Alfeo Gatta, il 27 giugno 1917, mentre si avvicina al fronte, è indotto a
meditare sulla morte, considerata come passaggio ad «un soggiorno più felice e più
bello», atteso e dunque per nulla temuto. Egli è persuaso che i sacrifici, sempre più
numerosi e impegnativi, che deve affrontare, siano «la più bella preparazione alla morte,
se così vorrà il Signore», e un'occasione per espiare i peccati. Le sue espressioni ci
appaiono come il frutto della meditazione di un'anima abituata a considerare con fede la
preziosità dei propri sacrifici offerti e a guardare alla morte nell'ottica cristiana di un
amor di Dio, caratterizzato da tensione unitiva. A partire di qui egli accetta l'estremo
sacrificio e si appresta a far parte della schiera dei martiri salesiani, che fanno onore a
don Bosco e alla sua opera nel mondo, per la quale intende offrire la sua disponibilità.
È un'offerta libera e volontaria, che gli permette di interpretare come una grazia «l'ora
solenne e grave» insieme, che la Provvidenza gli ha assegnato. 209
Che non si tratti di emozioni e slanci momentanei lo dimostra una lettera precedente
in cui emergono gli stessi sentimenti e la dichiarazione di sentirsi pronto al «grande
passo», abbandonandosi ai «saggi disegni» di Dio, fino a interpretare gli eventi come
occasione per purificare lo spirito e prepararsi al meglio all'incontro con Lui.210
Il eh. Sebastiano Landa, pur sommerso dal lavoro tra la neve in alta montagna, trova
modo di recitare l'esercizio della buona morte ogni giorno, insieme alle preghiere del
mattino, della sera ed al rosario. Sono risorse spirituali, a cui il giovane ricorre per
reggere e sublimare la pressione dell'angoscia, che l'idea del dolore e della morte,
suscita in tanti soldati, spingendoli verso la follia, l'autolesionismo o la fuga.211
208 ASC, B0400589, Bosio-Ispettore, 17.11.1915.
209 ASC, B0423 I IO, Gatta-Albera, 27.06.1917 .
210 ASC, B0423108, Gatta-Albera, 10.06.1917.
211 ASC, B0430122, Landa-Albera, 12.11.1916.
69

7.8 Page 68

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Il costante pericolo e il pensiero della morte si rincorrono anche nella mente del
religioso soldato, che, per avere la forza spirituale d~- ontarli, corre in una chiesa a
ricevere la comunione. Non stupisce quindi che i coad. A.u.re,li.o..L_ung_hi affermi di
ricevere il sacramento dell' eucarestia ogni volta come viatico: «Mi sto preparando alla
morte». Per lui è così importante accostarsi all'eucaristia che non gli importano le
eventuali punizioni dei superiori militari, se fosse scoperto senza il permesso. Avrebbe
«desiderato ardentemente quest'anno emettere la professione perpetua con i santi Voti»,
ma le situazioni lo hanno reso impossibile; rinnova, perciò, l'offerta della propria vita,
mentre riceve Gesù, «accettando volentieri qualunque genere di morte o altro che a Lui
piacesse» e in modo «molto rassegnato», se dovesse «morire per disposizione divina» .
L'unica grazia che chiede è di aver vicino negli ultimi momenti un sacerdote e «sarebbe
una grazia speciale·se potesse essere un salesiano».212-
Luigi Borghirio scrive che l'orrore della guerra è inimmaginabile per «chi non la
vede da vicino»; i suoi occhi sono stanchi di vedere una quantità di miserie umane e la
morte di tanti soldati, che pur invocano la Madonna; il suo udito è «sazio di udire gemiti
e spasimi»: ha bisogno dell'aiuto spirituale e della preghiera di don Albera per non
lasciarsi schiacciare e continuare nella fede. 213
Accanto all'allenamento della visione di fede escatologica, dato dall'esercizio della
buona morte, l'abitudine all'obbedienza per motivi di fede, risulta un'ulteriore risorsa
per affrontare il trapasso finale. Il sacerdote Sebastiano Luserna, abituato all'obbedire
prontamente in ogni occasione, come don Bosco voleva, sa che obbedendo si ottengono
molti frutti spirituali per la salvezza delle anime. Accetta perciò «volentieri il nuovo
campo di lavoro» sotto il tiro del fuoco nemico, benché, per l' età sia in diritto di
chiedere un'altra destinazione, facendo «a Dio, volentieri, offerta della vita».214
Le condizioni di vita al fronte, inoltre, alimentano nei salesiani il bisogno della
preghiera e la rendono più intensa ed essenziale. Non pare trattarsi di un rifugio
consolatorio, quanto dell'approfondimento di un abito acquisito, del consolidamento di
pratiche usuali, vissute ·con maggior coscienza. Il ~ Alfonso Novera, artigliere, sente
un intenso «bisogno delle pratiche di pietà» e di coltivare l'unione con Dio, attraverso la
212 ASC, 80430239, Lunghi-Albera, 29.05 .1915.
21 3 ASC, 80400563, 8orghino-Albera, 21.03 .1917.
214 ASC, 80430275, Luserna-Albera, 15.12.1917.
70

7.9 Page 69

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vita di grazia e il ripetere frequenti giaculatorie, come atti d'amore che favoriscono la
comunione con il Signore. Al Sacro Cuore e a Maria Ausiliatrice chiede che gli «diano
forza e coraggio e rassegnazione» per vivere quanto l'attuale situazione comporta e per
essere aiutato a morire nella loro grazia, qualora lo volessero in paradiso.215
Il tema dell'unione con Dio si riscontra in molte altre testimonianze, come nelle
lettere del sacerdote Giuseppe Osenga che assicura di sentirsi in ogni caso lieto, qualora
il Signore gli dovesse richiedere il sacrificio della vita: la sua anima non prova pena a
questo pensiero, perché il suo spirito «è preparato ad unirsi a Dio» ed è convinto che
ognuno dovrebbe essere in grado di dire: «Signore sono intimamente unito a voi». Si
sente profondamente sereno e disposto al sacrificio, perché «nella mia vita non ho mai
desiderato né cercato altro che Lui».216
Per i più giovani l'offerta della propria vita non è sempre immediata Il eh. Stefano
Pavese sente la durezza della prova, negli assalti ripetuti a cui deve prendere parte in
prima linea, paventando che il prossimo potrebbe essere il suo ultimo incontro con la
morte. Chiede perciò a don Albera insistentemente di pregare e far pregare i confratelli
per lui, finché finalmente, in prossimità del Natale 1916, riesce a rasserenarsi,
offrendosi come «vittima» perché l'amata Congregazione sia liberata dalla dolorosa
prova della guerra.217 Come si può constatare dalle lettere precedenti, nel percorso
spirituale di questo chierico, progressivamente crescono l'amor di Dio e il distacco da
sé: se nelle prime settimane domandava preghiere per poter scampare ai pericoli della
vita di caserma e degli assalti, ora, invece, è pronto ad offrire «volentieri a Dio ogni
sacrificio», anche quello estremo, per il bene della Congregazione.218
In una delle molte lettere di Stefano Pavese c'è un esempio interessante di come
possa variare la percezione di sé nell'arco di un conflitto così lungo e terribile. Egli
confessa a don Albera, il 4 luglio 1917, che da una parte crede di essere diventato arido
e duro, insensibile al dolore, ma dall'altra proclama di provare «una soddisfazione
altissima» nel tornare in un'area del fronte dove il pericolo è più alto. Egli, infatti, sa
che in quelle condizioni di sofferenza maggiore, la sua intimità con Dio è stata, un
215 ASC, B0440146, Novera-Albera, 14.12.1917.
216 ASC, B0440223, Osenga-Albera, 06.09.1917.
217 ASC, B0440377, Pavese-Albera, 14.1 2.1916.
218 ASC, B0440378, Pavese-Albera, 22.12.1916.
71

7.10 Page 70

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tempo, molto più intensa del presente e lo potrà essere ancora. È contento dunque di
vedere «la mano provvidenziale di Dio», nell'essere rimandato in zona ad alto rischio,
perché «è salutare» per la sua vita spirituale, che si è affievolita. Infine rinnova l'offerta
a Dio delle sue sofferenze, perché don Albera «si serbi, a lungo ancora, all'affetto dei
suoi figli dispersi da questa terribile bufera».219
Il eh. Pietro Piacenza intende offrire se stesso a Dio fino alla morte, se necessario,
per l'espiazione dei peccati della patria stessa, ma confessa di essere molto più contento,
se potrà donare la vita per il bene di tanta gioventù, che vive nell'ignoranza e
nell'immoralità.220
In occasione dell'onomastico di don Albera, il sacerdote Giovanni Zuretti scrive una
lettera in cui assicura che ogni giorno prega perché egli possa guidare la Congregazione
salesiana «sulle vie della pietà, del lavoro e della disciplina già segnate dal Ven. don
Bosco»; da parte sua cerca di obbedire alle esigenze della vita militare con spirito
religioso, poiché è convinto che lo spirito di obbedienza sia una virtù anche sotto le
armi, anche se molti pensano il contrario.221
Il cappellano militare del 90° fanteria di stanza in Francia, Giuseppe Marotta, usa il
termine "olocausto" nel comunicare la morte del chierico-soldato Bonifacio Gioannini,
avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 luglio 1918, vicino a Reims:222è un termine
adeguato anche spiritualmente, se consideriamo la disponibilità assoluta, per amor di
Dio, e lo spirito di offerta e di unione con Dio, che traspare da tutta la corrispondenza di
questo giovane confratello. Spesso, nelle sue lettere all'amico eh. Bemamonti, egli
esprime la volontà di giungere all'incontro con Dio preparato in tutto, pronto ad
affrontare qualsiasi sacrificio per piacere al Signore, come i martiri cristiani dei primi
secoli. Soprattutto rivela l' intensa vita di orazione, la devozione al Sacro Cuore e
all'Ausiliatrice, la fedeltà alla meditazione, alla preghiera del rosario e l'utilizzo delle
giaculatorie.223 Quella di Gioannini, tuttavia, più che una vita intessuta di devozioni,
219 ASC, B0440384, Pavese-Albera, 04.07.1917.
220 ASC, B0440423, Piacenza-Albera, 24.03.1917.
221 ASC, B0460688, Zuretti-Albera, 26.06.1916.
222 ASC, B0423710, Marotta-Albera, 28.07.1918.
223 Si veda, ad esempio: ASC, B0423713 , Gioannini-Bernamonti, 12.01.1917; B0423714, Gioannini-
Bernamonti, 14.04.1917; B0423715, Gioannini-Bernamonti, 25.04.1917; B0423716, Gioannini-
Bernamonti, 15.05.1917,7-8; B0423717, Gioannini-Bernamonti, 29 .05 .1917, 9-11; B0423718, Gioannini-
72

8 Pages 71-80

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8.1 Page 71

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appare "vita devota", intesa nel senso di san Francesco di Sales, come pienezza d'amor
di Dio e accoglienza del quotidiano in tensione d'amore e di offerta oblativa. Egli è
determinato a compiere bene tutti i suoi doveri, «sopportando quanto il Signore
permette»224. Afferma di essere contento di indossare la divisa militare, non per andare
a fare la guerra o per patriottismo, ma perché la vede come una forma di riparazione dei
peccati propri e di quelli dell'umanità.225 Confida all'amico Bernamonti che si prepara
alla morte non perché la desideri come liberazione dalle sofferenze e dalle lotte
quotidiane,226 ma per il desiderio del paradiso, per un intenso bisogno di Dio.227
«Mentre i nemici dell'anima, animati e incoraggiati dal pericolo in cui viviamo,
tentano di sopraffarci con baldanza inaudita, si prova tutto il conforto nel trattenerci fra
noi con il Signore e pregarlo con la fede dei santi, perché Egli pensi a noi, ci ascolti, ci
esaudisca, ci aiuti e ci salvi. Facile cosa essere pazienti e allegri quando tutto va a
seconda [delle nostre aspettative], quando si è portati dalla grazia divina! Ma i santi del
Signore si riconoscono nella prova, nel disprezzo, nelle sofferenze.
"Spiritus promptus est, caro autem infirma" [Mt. 26,41]. Lo spirito è pronto, anela
l'ora del sacrificio, ma la carne è inferma e si atterrisce all'aspetto solo del dolore. E
questa debolezza, questo snervamento si fa sentire in modo ancor più imperioso al
riflesso deJla vita del fronte e deJia trincea. In tutto sia fatta la volontà del Signore!
Ti prego soprattutto, mio caro, di chiedere per me non già ch'io possa evitare i disagi
che là mi attendono, bensì ch'io possa accettare rassegnato e sereno sempre, quanto sarà
per il mio meglio e per il maggior bene dell ' anima mia. E per noi che ogni fiducia
abbiamo riposto nel Signore, la stretta deJia prova e del dolore ci rafforza nella fede,
facendoci toccar con mano quanto da noi siamo miserabili e quanto sono vani i beni deJia
terra che nella prosperità ci erano tanto e così straordinariamente apparsi lusinghieri e
sovra tutto desiderabili. Amico e fratello carissimo, prega tu perché queste cose io le
capisca e possa con cristiana rassegnazione e con animo sereno adempiere anche allora il
mio dovere. In ragione dei patimenti verrà la ricompensa».228
Bemamonti, 00.06.1917; B0423707, Gioannini-Albera, 25 .06.J 917; B0423709, Gioannini-Albera,
26.06.1918.
224 ASC B0423713, Gioannini-Bemamonti, 12.01.1917.
225 ASC B0423713, Gioannini-Bernamonti, 12.01.1917. ln essa prega così: «Oh Signore, anch'io ho
peccato, anch'io quindi ho il dovere di soffrire i vostri giusti castighi! ».
226 ASC B0423713, Gioannini-Bernamonti, 12.01.1917: «Ma, scusami, non desideriamo la morte
perché ci libera dai patimenti terreni e dai quotidiani combattimenti».
227 ASC B0423713, Gioannini-Bemamonti, 12.01.1917: «Fratello caro, partendo da un altro punto di
vista, non è forse più vero che il Signore ci dà il tempo per farci dei meriti per il Paradiso? Quand'è così
più ne abbiamo e più possiamo innalzarci».
228 ASC B0423806, Gioannini-Bemamonti, 21/22.01.1918.
73

8.2 Page 72

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5.3. Il riferimento a/l'Ausiliatrice
Tra tutte le devozioni domina, come quantità di riferimenti testuali e intensità
affettiva, la devozione mariana. Date le circostanze, Maria Ausiliatrice è invocata
particolarmente per ottenere la pace e scampare dai pericoli fisici e morali (evitare il
peccato), ma soprattutto, per conseguire la grazia della perseveranza nella vocazione e
così poter tornare al lavoro educativo e missionario, giungere a emettere i voti perpetui
o all'ordinazione presbiterale. Oltre a ciò, tuttavia, la vasta documentazione analizzata,
conferma l'idea di un legame essenziale tra il riferimento all'Ausiliatrice e la coscienza
della propria identità salesiana; un riferimento che va oltre il semplice vincolo affettivo
o i sentimenti devoti.
Lo si constata, particolarmente, prendendo atto della risonanza interiore e della
partecipazione suscitata in occasione dei due giubilei: quello del cinquantesimo della
prima messa di don Albera e quello del cinquantesimo della consacrazione del Santuario
di Torino (1918).
L'aspirazione più ricorrente nelle lettere di tutti i confratelli è quella di essere
ricordati nella messa celebrata all'altare di Maria Ausiliatrice nel suo Santuario:
«Amatissimo Padre, non mi dimentichi ai piedi della nostra Celeste Madre», chiede il
caporale di sanità, diac. Paolo Bazzicchi.229 Si invoca Maria per scampare dai pericoli e
si riconosce la sua assistenza materna anche eccezionale. Tale constatazione alimenta la
sper' ·nfonde coraggio e stimola a vivere di fede.
r{(~oad. Giuseppe Serra riesce a reggere, benché attorniato da un mare di paure, di
~
sofferenze e da pene spirituali, acuite dalla mancanza dei sacramenti, soltanto grazie al
continuo affidamento all'Ausiliatrice, grazie al quale è sicuro di essere condotto «a buon
porto».230
Il eh. Nicola Di Cola riferisce a don Albera le sue preoccupazioni morali. Si dice
disposto alla morte piuttosto che rompere il legame di grazia e cadere in peccato
mortale: lo chiede quotidianamente come grazia alla Madonna ed ha avuto
dimostrazioni continue, «davvero commoventi», della sua assistenza in «ordine morale
229 ASC, B0400343, Bazzicchi-Albera, 02.10.1916.
230 ASC, B0460226, Serra-Albera, 25 .11.1916.
74

8.3 Page 73

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e materiale». 231 Il eh. Dino Sella riconosce cli aver sperimentato l'aiuto di Maria in
«tante piccole circostanze provvidenziali», durante i tre anni e mezzo da soldato,
compresa quella cli essere stato escluso dal prestar servizio in un posto pericoloso, dove
i suoi commilitoni persero la vita. La grazia più grande, però, è quella di aver potuto
ricevere Gesù eucarestia quasi ogni giorno, in tutto il tempo del servizio militare: con
Lui nel cuore, infatti, «ogni pena, ogni dolore diviene lieve».232
Il eh. Stefano Pavese, che scrive sotto la spinta dell'angoscia, per i continui assalti a
cui deve partecipare con gravissimo rischio della vita, si aggrappa ali' assistenza materna
dell'Ausiliatrice, affinché lo protegga nella nuova prova che lo attende, di lì a qualche
nQ. ora.233
Sereno Uslenghi interpreta come un segno di speranza e di incoraggiamento
sia il fatto di essere stato soltanto ferito all'avambraccio sinistro in un' azione
pericolosissima alla vigilia dell'Assunta, sia l'aver scoperto alla vigila della Natività
della Vergine che dovrà essere rioperato, evitando così il ritorno in prima linea. Egli
afferma che accetta tutto «con gioia e con rassegnazione», essendo certo che questa
disgrazia, gli evitò di peggio e soffre contento e rassegnato perché, gli fa conoscere un
po' più da vicino i patimenti «del buon Gesù» per lui sulla croce.234
Riconosce un intervento eccezionale di Maria il eh. Dino Sella, che in Albania è
stato travagliato per oltre un mese da deperimento organico, che lo prostrava anche
spiritualmente, nonostante la preghiera: l'antivigilia dell'Assunta, senza nulla chiedere,
viene rimpatriato dal capitano medico; ora è certo che in qualunque luogo e necessità,
non gli mancherà il necessario aiuto del Signore.235
Affetto da problemi di vista il eh. Giacomo Moro ha fatto la novena a Maria
Ausiliatrice per essere riformato. In ogni modo «la buona Mamma» gli ha ottenuto un
buon posto da scritturale.236
Don Luigi Mathias, accusato di renitenza alla leva e deferito al tribunale militare,
rischia punizioni gravissime, ma per l'affidamento alla Madonna ottiene prima la libertà
231 ASC, B0421102, Di Cola-Albera, 30.10.1918.
232 ASC, B0460221, Sella-Albera, 12.11.1918.
233 ASC, B0440388, Pavese-Albera, 16.08.1917.
234 ASC, B0460508, Uslenghi-Albera, 08.09.1917.
235 ASC, B0460219, Sella-Albera, 12.10.1917.
236 ASC, B0430633, Moro-Albera, 17.12.1916.
75

8.4 Page 74

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provvisoria e poi la soluzione del caso, ma soprattutto una grande tranquillità d'animo e
un sereno abbandono nelle mani di Dio.237 La certezza dell' intervento straordinario di
Maria gli deriva dal fatto di essere stato convocato in giudizio il 23 maggio, vigilia della
festa di Maria Ausiliatrice, dopo tre rinvii dell'udienza.238
Il eh. Paolo Valentinuzzi attribuisce ad una grazia dell'Ausiliatrice la salvezza, pur
fra tante sofferenze, della sua famiglia, travolta e dispersa dell'invasione austriaca del
Friuli e qel Veneto.239
Il eh. Paolo Bonardi fa sapere a don Albera che la Madonna ha pensato a preparargli
«un posticino in una stanzetta» con altri quattro frati e un chierico: così anche in
caserma gli è possibile vivere la vita di comunità almeno per le pratiche di pietà e
ringrazia la Madonna che «da gran Mamma» vuole veramente il bene dei suoi figli,
«ovunque vadano».240
La grazia di un posto al quartier generale il eh. Igino Pistoia non se l'aspettava, dopo
tanti pericoli affrontati in prima linea, ma per bontà di Maria Ausiliatrice ora si trova in
un luogo dove non si sente più nemmeno il rombo del cannone, a sei ore di distanza
dalla prima linea.241
Un'evidente tonalità emotiva ed affettiva connota la devozione mariana nelle lettere
di questi salesiani. Il legame del cuore con Maria Ausiliatrice e la fiducia in Lei paiono
avere un ruolo importante anche per l'equilibrio psichico e spirituale: rileviamo come
essi riescano ad alimentare la speranza, ma anche ad allargare lo sguardo oltre le
vicende personali e le paure del momento. Così avviene per il eh. Erminio Panizza, che
non invoca la Madonna per l'incolumità, ma per conservare e rassodare la vocazione
salesiana e assistere l'intera Congregazione in tempi così difficili.242
La preoccupazione della perseveranza vocazionale è uno dei temi che più
comunemente vengono collegati alla devozione mariana, come nel caso dei chierici
237 ASC, B0430459, Mathias-Gusmano, 11.04.1916.
238 ASC, B0430460, Mathias-Gusmano, 11.05.1916.
239 ASC, B0460531, Valentinuzzi-Albera, 20.12.1918.
240 ASC, B0400523, Bonardi-Albera, 25.05.1916. Dice don Bosco: «Noi siamo in questo mondo
come in un mare burrascoso, come in un esilio, in una valle di lacrime. Maria è la stella del mare, il
conforto del nostro esilio, la luce che ci addita la via del cielo asciugandoci le lacrime» (MM 169).
241 ASC, B0440663, Pistoia-Albera, O1.08.1916.
242 ASC, B0440311, Panizza-Albera, 14.12.1915.
76

8.5 Page 75

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Eugenio Magni,243 Paolo Pagani,244 Antonio Maniero (che dice di partire per il fronte
con tranquillità, anzi «con desiderio», mettendosi nelle mani dell ' Ausiliatrice)245 e del
diacono Gaetano Pasotti, il quale, nonostante l' arruolamento, viene ordinato sacerdote e,
grazie all' assistenza della «buona Mamma Maria SS. Ausiliatrice», celebra la sua prima
messa il 19 marzo 1916.246
A seguito dell ' invito rivolto da don Albera ai confratelli militari a documentare le
grazie ricevute per intercessione dall ' Ausiliatrice e inviarle a Torino in occasione del
50° anniversario della consacrazione del tempio di Maria Ausiliatrice, molte lettere
contengono interessanti relazioni di vicende capaci di restituire stati d' animo, sentimenti
e quadri mentali dei salesiani in guerra. Ne riportiamo alcuni esempi significativi, dai
quali si percepisce il caratteristico legame tra fede e vita, in una lettura provvidenziale
degli ev nti, stabilito dai salesiani grazie alla loro formazione .nella devozione mariana.
Augusto Barbero, racconta che la notte della vigilia di Maria Ausiliatrice
(191 7), mentre infuriava un bombardamento delle batterie nemiche ed egli si recava in
prima linea a Costagnevizza, gli venne l' ispirazione di pregare il rosario, che teneva fra
le mani, ricordandosi che l'indomani era la festa di Maria Ausiliatrice; nello stesso
momento gli parve di udire «una voce sovrumana» fargli coraggio, invitandolo ad
aumentare la fede e assicurandolo dell' incolumità, nonostante il prolungarsi dell' azione
«infernalmente tremenda)) per altri due giorni. Egli può dire di esserne uscito vivo solo
per miracolo. Nel luglio seguente, a pochi passi da lui, scoppia una granata calibro 150
che avrebbe dovuto ucciderlo: pur coperto da pietre e rottami rimane «assolutamente
illeso», per una «presta invocazione a Maria SS», che egli elevò in quel :frangente nel
suo cuore.247 Durante la disastrosa ritirata di ottobre, egli ritiene di essere sfuggito
all'accerchiamento dei nemici per la protezione della Madonna («sono riuscito a piena
saivezza»).248
243 ASC, B0430315, Magni-Albera, 07.06.1918.
244 ASC, B0440302, Pagani-Albera, 29 .12.1916.
245 ASC, B0430360, Maniero-Albera, 17.09.1918. Nei decenni successivi Maniero ricoprirà incarichi
di responsabilità in diverse case di formazione e sarà tre volte Ispettore.
246 ASC, B044033 8, Pasotti-Albera, 11 .03 .1916.
247 ASC, B0400297, Barbero-Albera, 26.09. I918.
248«Maria Ausiliatrice - scrive don Bosco - ha ottenuto ed otterrà sempre grazie particolari, anche
straordinarie e miracolose per coloro che ·concorrono a dare cristiana educazione alla pericolante gioventù
con le opere, con il consiglio, con il buon esempio o semplicemente con la preghiera» (Memorie dal 1841
77

8.6 Page 76

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«Sono vivo per miracolo», grazie alla Vergine Ausiliatrice, racconta il sacerdote
Giuseppe Basilone. Egli narra che, mentre attraversava il Piave a Susegana, un aereo
nemico ha bombardato il ponte per tre volte senza fare centro. Impossibilitato a correre
per la paura, che gli faceva tremare le gambe, s'è rifugiato a stento nella baracchetta di
legno della sentinella di guardia, sottraendosi così alla vista dell'aereo, che si è
allon~a~.249
I l ~ ~ è stato ferito in modo serio ad una gamba sul Col di Lana
(26 ottobre 1915), ma è scampato «da morte certa» per un vèro miracolo: spera di poter
andare presto a Torino in Maria Ausiliatrice, per ringraziare dell'aiuto ricevuto.250
e Il ferimento in un' azione pericolosa, che gli è valsa la medaglia al valore, è una
grazia dell' Ausiliatrice, secondo il
Giovanni Gaudenzio Ughetto, perché non
soltanto è scampato alla morte, ma a causa di quella ferità già da nove mesi si trova
lontano dalla linea del fronte.251
Come loro, tanti altri riferiscono di essere stati aiutati in condizioni straordinarie di
pericolo dopo essersi affidati a Maria Ausiliatrice, come, ad esempio, i l 8 Giuseppe
_Codini!, prima disperso in una tormenta, poi scampato ad una valanga in
Valcamonica;252 il sacerdote Gaetano Caetta, sfuggito al siluramento mentre il suo
battello si avvicinava a Tripoli;253 il eh. Vincenzo Colombara, liberato dalla prigionia;254
il eh. Giuseppe D'Angelo sottratto prima ad un ambiente corrotto e blasfemo, poi dalla
prima linea del fronte a causa di complicazioni di salute;255 il eh. Eusebio De Angelis,
prima estratto in extremis da una valanga, poi scaraventato nella neve per lo
spostamento d'aria, causato da una granata da 280, caduta inesplosa a 6 metri di
distanza, mentre portava un ·fonogramma;256 il eh. Andrea Giai Levra, rimasto
miracolosamente incolume durante un furioso bombardamento, avvenuto nell'ultima
al 1884-5-6 a' suoi figliuoli salesiani. A cura di F. Motto, in P. Braido (Ed.), Don Bosco educatore.
Scritti e testimonianze, Roma, LAS, 2 1992, 412).
249 ASC, B0400320, Basilone-Albera, 12.12.1917.
250 ASC, B0410416, Cerrato-Albera, 13.11.l915.
251 ASC, B0460478, Ughetto-Albera, 18.02.1918.
252 ASC, B0410607, Codino-Rinaldi, 19.03.1918.
253 ASC, B0410608, Caetta-Gusmano, 29.11.1915.
254 ASC, B0410624, Colombara-Albera, 27.12.1918.
255 ASC, B0420408, D'Angelo-Albera, s.d. [ma: 1918].
256 ASC, B0420502, De Angelis-Albera, 28.06.1917.
78

8.7 Page 77

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i Q notte di guerra;257
AJE.brogio Giovannini, che dopo essersi consacrato a Maria,
mentre è di vedetta~ posto avanzato scampa da un uragano di fuoco appiattato in
un piccolo buco pieno di fango, e alcuni giorni più tardi rimane illeso, mentre i suoi
8 compagni vengono inceneriti da una bomba incendiaria, poi ferito ad una spalla e privo
dei sensi viene raccolto dopo un'intera nottata e ricoverato;258 il
F~
~ i , che sfugge alla cattura, passando sospeso nel vuoto e aggrappandosi ad un
(/~ o del ponte ferroviario sul Tagliamento sotto il fuoco delle mitragliatrici;259 il
~Francesco Lanina, salvatosi in varie circostanze mortali «sul Vodice»;260 il eh.
Angelo La Cava, scampato in estremo da una broncopolmonite dopo aver ricevuto il
Viatico;261 il sacerdote Giuseppe Perino, salvato da una granata miracolosamente
inesplosa, rimasta infissa nella parete della sua camerata;262 il cappellano dei bersaglieri
Michelangelo Rubino, che si è salvato dallo scoppio ravvicinato di quattro potenti
granate ed è rimasto incolume in tante altre occasioni, in cui svolgeva il suo ministero
sulla linea del fuoco.263
Riconoscendo l'importanza della devozione manana per la salute spirituale,
salesiani soldati si sforzano anche di diffonderne il culto tra i commilitoni.
Il eh. Dino Sella, in seguito alla circolare mensile che consiglia di ravvivare
anzitutto nei salesiani militari «la devozione verso la nostra cara Ausiliatrice», cercando
il modo di estenderla agli altri, scrive che ha fatto «buoni propositi» in questo senso, e
non perde occasione per affidarsi a Maria e suggerirne il culto, secondo le
raccomandazioni di don Albera.264 Il sacerdote Pietro Cossu, nella sezione di sanità in
257 ASC, B0423509, Giai Levra-Albera, 18.12.1918.
258 ASC, B0423908, Giovannini-Albera, 23.03 .1918.
259 ASC, B0424206, Guastelli-Albera, 16.12.1917.
260 ASC, B0430126, Lanina-Albera, 01.08.1917.
261 ASC,B0430111, La Cava-Albera, 12.12.1918.
262 ASC, B0440405, Ferino-Albera, 23.12.1916.
263 Si vedano specialmente le seguenti lettere: ASC, B0450454; ASC B0450456; ASC B0450457;
ASC, B0450458, Rubino-Gusmano, 31.09.1915, 27.08.1915, 05.09.1915, 18.09.1915.
264 ASC, B0460218, Sella-Albera, 03.05.1917. Con questo suggerimento don Albera riprende uno
degli inviti di don Bosco ai salesiani: «La santa Vergine Maria continuerà certamente a proteggere la
nostra congregazione e le opere salesiane, se noi continueremo la nostra fiducia in Lei e continueremo a
promuovere il suo culto. Le sue feste, e più ancora le sue solennità, le sue novene, i suoi tridui, il mese a
Lei consacrato, siano sempre caldamente inculcati in pubblico ed in privato; coi foglietti, coi libri, colle
medaglie, colle immagini, col pubblicare o semplicemente raccontare le grazie e le benedizioni che questa
nostra celeste benefattrice ad ogni momento concede alla sofferente umanità>> (Memorie dal 1841 al
1884-5-6, 415).
79

8.8 Page 78

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cui presta servizio, ha adattato un locale in cui ha posto un quadro dell'Ausiliatrice, per
poter recitare il rosario con i compagni che riesce a raccogliere, ha distribuito
l'immagine con la preghiera a Maria Ausiliatrice e la medaglia a quasi tutti i soldati
della sezione e ha fatto giungere in un posto avanzato un quadro dell'Ausiliatrice con
medaglie e immaginette ad un sacerdote cooperatore.265 Il sacerdote Carlo Lecchi, ha
istituito «l'Associazione dei devoti di Maria Ausiliatrice» in occasione del
cinquantenario della Basilica.266 Il sacerdote Sebastiano Luserna descrive le sue
iniziative per la diffusione del culto all'Ausiliatrice, compiute insieme a don Lecchi.267
Il cappellano militare Silvio Porrini ha promosso la consacrazione a Maria Ausiliatrice
del suo 160° reggimento: «3750 soldati tutti lombardi e buoni che ascoltavano con
edificante contegno la Santa Messa»; ora anche colonnello desidera avere un quadro di
Maria Ausiliatrice.268 Luigi Magnetti, cappellano di.un treno ospedale, ringrazia il buon
Dio dell'ambiente sereno con ufficiali e malati, ai quali ha proposto la recita quotidiana
del rosario durante il mese di ottobre, accolta con entusiasmo.269
6. L'amore a don Bosco e il senso di appartenenza alla
Congregazione
Il eh. Ercole Provera, scrivendo a don Albera sottolinea una qualità fondamentale
nel rapporto di sintonia profonda, che deve esistere a livello spirituale tra salesiano e
superiore, così come lo insegna don Bosco, afferma: «La confidenza dev'essere la prima
virtù d'ogni figlio verso il padre».270 Questa è una delle tante occasioni nelle quali i
salesiani si richiamano a don Bosco. Si può dire che in ogni lettera emerga un
riferimento al Fondatore, visto come maestro e modello di vita interiore, evocato come
stimolo allo zelo e al coraggio, invocato come protettore. Essi proclamano di volerne
265 ASC, B0410721, Cossu-Albera , 08.06.1917.
266 ASC, B0430143, Lecchi-Albera, 06.06.1918).
267 ASC, B0430274, Luserna-Albera, 27.06.1917: durante il mese di maggio don Luserna ha
collocato due quadri dell'Ausiliatrice per i soldati e don Lecchi ha predicato alle suore e alle loro
educande, distribuendo immagini e medaglie. Alla fine del mese di maggio entrambi hanno distribuito ai
soldati e nel paese molte immagini, che sono state ricevute volentieri.
268 ASC, B0440503, Porrini-Albera, 03 .08.1915.
269 ASC, B0430304, Magnetti-Albera, 01.10.1916.
270 ASC, B0440537, Provera-Albera, 21.09.1915 .
80

8.9 Page 79

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vivere i principi ispiratori della pedagogia apostolica e del carisma giovanile, anche
nella vita militare, che sono chiamati con fatica ad affrontare.
La persona del Rettor maggiore, poi, vista più in luce di padre che di superiore
religioso, è associata direttamente con quella di don Bosco, in quanto successore e come
riferimento carismatico. Emerge immediata l'intensità affettiva che lega questi salesiani
col Rettor maggiore e gli altri superiori e lo spirito di fraternità che traspare
dall'evocazione dei giorni trascorsi nelle comunità salesiane. Il clima di famiglia tra
confratelli e la confidenza con don Albera e gli altri superiori, uniti alla tensione
apostolica e allo spirito di sacrificio fino all'offerta totale di sé, contemplando
l' eucaristia e vivendo un affetto filale a Maria Ausiliatrice, risultano essere i pilastri che
tengono unita la giovane famiglia salesiana nelle drammatiche vicende della Grande
Guerra. Tale senso di appartenenza, inscindibile dal riferimento alla figura di don
Bosco, è insistentemente promosso dall'azione animatrice di don Albera.
6.1. La militarizzazione dei giovani salesiani: una sfida radicale
per la giovane Società salesiana
Una delle preoccupazioni che più angustiano il Rettor maggiore e la giovane
compagine salesiana, in seguito alla partenza di una gran parte di confratelli per il
fronte, è il timore che essi siano travolti nelle loro radici spirituali da una esperienza
così traumatica e recidano lentamente ma inesorabilmente il legame con la Madre-
Congregazione. Per questo viene messa in atto la strategia della comunicazione ufficiale
(invio delle circolari mensili e del Bollettino Salesiano) e personalizzata
(corrispondenza degli ispettori e dei direttori con i loro confratelli, accoglienza nei
periodi di licenza, ritiri ed esercizi spirituali), tutta incentrata sul richiamo alla figura del
Fondatore, alla missione giovanile e sull' interiorizzazione dell'appartenenza attorno ai
tre nuclei della identità missionaria giovanile, della consacrazione religiosa e della pietà
salesiana.
Le lettere mensili del Rettor maggiore risultano di grande efficacia. Il eh. Paolo
Valentinuzzi riceve le «arcicarissime circolari» con gioia e se le «beve» tutte d' un fiato ,
81

8.10 Page 80

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al lume della una lampada a petrolio che illumina di notte la camerata.271 Il eh. Battista
De Filippi riceve regolarmente «col Bollettino le preziose circolari», che lo
incoraggiano potentemente a v~ da buon religioso e a superare se stesso.272 Come
lui, si sente confortato anche il'e_,' Gaetano Forni, il quale, quando si immerge nella
lettura delle lettere circolari di don Albera e del Bollettino, è talmente felice che non gli
sembra più di essere soldato, ma di trovarsi «ancora in mezzo ai cari confratelli».273
Pensieri di esplicito apprezzamento delle circolari mensili sono presenti in molte
lettere di confratelli .274 Quando invece capita che il confratello, per motivi logistici, non
riceva le lettere del Rettor maggiore, ne sente un profondo avvilimento.275 Esse, infatti,
rivelano, scrive il eh. Dino Sella, «l' interesse di un Padre amantissimo per i figli
lontani», come affermano, con «santa invidia ed edificazione», anche i suoi compagni
militari di altri ordini e congregazioni, i quali chiedono essi pure di poter leggere le
lettere di don Albera.276
La rete di collegamenti promossa da don Albera risulterà di efficacia determinante.
Le lettere dei salesiani militari, infatti, svelano sia la reale consistenza dei timori dei
confratelli al fronte sia la loro positiva reazione. Inoltre esse dimostrano che il richiamo
a don Bosco e ai suoi ideali si è dimostrato l' elemento, che maggiormente ha cooperato
al mantenimento dell 'equilibrio interiore e della vocazione di questi giovani salesiani-
soldati.
Il eh. Luigi Borghino, scrivendo dall'Albania, mostra di avere una notevole stima
della propria missione e di quella della Congregazione e affronta l'argomento del
rapporto tra essa e i confratelli. Egli ritiene che il salesiano saprà sempre «farsi onore e
tener alto il prestigio» della Congregazione, impegriata in sante e gigantesche lotte, se
essa continuerà a «tener viva la figura e lo spirito di don Bosco» in ogni suo membro.
Vede in don Bosco il modello, lo specchio delle virtù a cui ogni confratello si deve
conformare, il nucleo dell 'identità salesiana. A partire da questo riferimento, il eh.
271 ASC, B0460527, Valentinuzzi-Albera, 18.01.1918.
272 ASC, B0420602, De Filippi-Albera, 20.01.1918.
273 ASC, B0422216, Forni-Albera, 22.12.1917.
274 Si vedano specialmente le seguenti lettere: ASC, B0430361 , Maniero-Albera, 03.01.1919; ASC,
B0430467, Mathias-Albera, 00.12.1916; ASC, B0440366, Pavese-Albera, 01.10.1916; ASC, B0460692,
Zuretti-Albera, 20.05.191 7; ASC, B046021 O, Sella-Albera, 26.07.1916.
275 ASC, B0460404, Toffolini-Albera, 24.08.1918.
276 ASC, B0460210, Sella-Albera, 26.07.1916.
82

9 Pages 81-90

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9.1 Page 81

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Borghino afferma di essersi sentito incoraggiare, come portaferiti, a farsi onore, per far
onore al Padre, compiendo sempre e tutto intero il suo dovere, anche se ha avuto
momenti di «grande paura» per la propria incolumità. Essendo professo triennale, sa che
i suoi voti scadono e non li può rinnovare pubblicamente per disposizioni della S. Sede:
informa, però, il Rettor maggiore di aver già scritto al proprio ispettore per confermargli
il desiderio di continuare il cammino da salesiano, anche se ora può rinnovare i voti solo
in modo privato.277 Infatti egli sente che, la vita militare non affievolisce, ma incrementa
in lui il desiderio di tornare alla vita salesiana. Il punto di forza, a suo parere, è la
coerenza, che deriva dal radicamento nelle proprie più profonde convinzioni: esse
permettono al religioso di non cadere vittima del rispetto umano e del vento della
lontananza, che spegne le scintille, ma attizza nei cuori il fuoco vivo dell'amore
entusiasta. 278
Anche il eh. Eusebio De Angelis afferma che il contatto con la tragicità della guerra
e con la morte, non lo scoraggia, ma anzi, alimenta in lui lo spirito di carità e di
preghiera e lo radica ancor di più nella sua vocazione. Cresce quotidianamente in lui il
desiderio di tornare quanto prima in Congregazione e nei «cortili chiassosi» con i
giovani. La situazione stessa in cui vive lo spinge, più che in passato, a leggere «con
avidità» e a gustare le circolari che gli arrivano, poiché gli infondono «un fremito nuovo
di vita».279 Esse sono per la sua vocazione salesiana un «olio puro che vivifica la nostra
lampada tra l'infuriar del mondo».280
Il eh. Battista De Filippi, al termine del conflitto, riconosce la gravità delle sfide
poste dalla guerra alla perseveranza vocazionale e ammette la facilità di acquisire
cattive abitudini o atteggiamenti mondani, come don Albera più volte aveva ripetuto
nelle circolari. Riconosce, tuttavia, con senso di gratitudine a Maria Ausiliatrice e a don
Bosco, di essere stato sostenuto sempre dalla grazia e confida di pregare il Signore,
affinché conceda alla Congregazione «la floridezza che vi regnava prima della guerra e
la grazia della perseveranza nella vocazione a tutti i confratelli militari».281
277 ASC, B0400566, Borghino-Albera, 31.08.1917.
278 ASC, B0400564, Borghino-Superiore, O1.02.1918.
279 ASC, B0420502, De Angelis-Albera, 28.06.1917.
280 ASC, B0420509, DeAngelis-Albera, 03.07.1918 .
281 ASC, B0420606, De Filippi-Albera, 17.12.1918.
83

9.2 Page 82

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6.2. Attaccamento alla Congregazione
La corrispondenza dimostra l'attaccamento alla Congregazione e ai suoi ideali dei
confratelli militarizzati, stretti intorno alla «bandiera di don Bosco». I salesiani soldati
dichiarano l'affetto e il senso di appartenenza alla Pia Società anche attraverso il legame
dei voti. I novizi, che non hanno potuto fare la professione a causa dell'arruolamento,
anelano al momento in cui potranno riprendere il noviziato ed emettere i voti; i professi
temporanei esprimono dolore alla scadenza dei voti e dichiarano di rinnovarli
spiritualmente, perché vogliono restare salesiani.
Così, il eh. Luigi Della Valle, esprime a don Albera il suo dolore nel dover partire
per il fronte, avendo i voti scaduti da un mese e mezzo: il pensiero di non essere più «in
quella Congregazione nella quale ho giurato di vivere e morire» lo preoccupa, più del
non sapere se ritornerà; chiede perciò permesso di promettere solennemente di attenersi
scrupolosamente ai voti, nella speranza di tornare presto e con «nuovo vigore» alla vita
salesiana. 282
Il eh. Giuseppe Del Favero assicura che, con l'aiuto di Maria, non verrà mai meno
nella sua «fedeltà ai santi voti e alla Società»;283 dopo un paio di mesi rinnova la
promessa, con maggior slancio, sostenuto dalla soddisfazione di aver superato tutte le
prove, poiché ha constatato che più fiorivano le difficoltà e più cresceva il sostegno
spirituale di don Bosco e dell'Ausiliatrice.284 Nel primo anniversario dei voti anche il
eh. Giacomo Pidò dichiara il suo «crescente attaccamento», al Rettor maggiore, alla Pia
Società ed a tutta la Madre Chiesa.285
Tutti si sentono parte viva della Congregazione e dichiarano il loro amore alla
vocazione salesiana, pronti a fare qualsiasi cosa a suo vantaggio. Ad esempio, il eh.
Stefano Ferrando informa che una circolare del comandante della divisione ha dato
l'opportunità ai soldati-studenti, che lo desiderano, di presentarsi agli esami di licenza
normale (magistrale): egli ha aderito pensando di far cosa utile alla Congregazione.286 Il
eh. Ercole Provera sente addirittura il bisogno di incoraggiare gli «Amati Superiori»,
282 ASC, B0421102, Della Valle-Albera, 30.10.1918.
283 ASC, B0420612, Del Favero-Albera, 23.06.1918 .
284 ASC, B0420613, Del Favero-Albera, 23 .12.1918.
285 ASC, B0440439, Pidò-Albera, 23.09.1917.
286 ASC, B0421702, Ferrando-Ispettore, 07.10.1915.
84

9.3 Page 83

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perché nella terribile prova sentano l' attaccamento alla vocazione dei figli lontani e
l'affetto per la loro Congregazione, per amore della quale egli si impegna a compiere
«al meglio» il suo dovere. Manda perciò gli auguri per la Pasqua non per «usanza ma
affetto sincero e riconoscenza» con un tono pieno di confidenza fùiale.287
Il eh. Nicola Di Cola confida il suo bisogno di riversare il proprio cuore in quello
del Rettor maggiore, il padre comune per averne consiglio, coraggio, forza e per far
sapere a don Albera che i figli anche lontani, pur sotto un'altra divisa, «stanno sempre
stretti intorno alla bandiera di don Bosco», pronti a lavorare per le anime.288 I giorni da
lui trascorsi a Torino nell'ultima licenza sono stati come «una carezza della Madre
Celeste», perché egli ha potuto ritemprare lo spirito presso le sorgenti di ogni ideale e
forza morale del salesiano: l'altare dell 'Ausiliatrice e la tomba del Ven. don Bosco.
Riconfermatosi così nei santi propositi della vita religiosa è stato colpito dalle
dimostrazioni d'affetto tutto paterno di don Albera, soprattutto per l' invito alla mensa e
per le parole di addio rivoltegli.289
Emerge soprattutto la fierezza di essere salesiani, come vediamo dalla lettera del
suddiacono Stefano Bosio, che racconta gli «atti di specialissima benevolenza e stima
sincera» a lui riservati, quando i suoi interlocutori scoprono che è salesiano : questa è per
lui «una delle più grandi consolazioni».290
I legami di affetto alla Congregazione affiorano in ogni lettera, ma soprattutto in
prossimità di alcune feste che richiamano momenti di familiarità e di intensa pietà,
trascorsi nelle comunità salesiane. Nelle feste del Natale, il eh. Andrea Giai Levra, pur
commosso per la lontananza dai suoi cari e dalla comunità salesiana, ringrazia il Signore
di averlo chiamato tra i figli di don Bosco per il clima di amore fraterno che fra di essi
ha trovato.291 Al clima di famiglia e di entusiasmo, vissuto durante le feste natalizie
all'oratorio a Torino, ripensa anche il eh. Pietro Piacenza, che attribuisce ad esse «in
287 ASC, B0440538, Provera-Albera, 20.04.1916.
288 ASC, B0421101, Di Cola-Albera, 04.01.1918.
289 ASC, B0421102, Di Cola-Albera, 30.10. I918.
290 ASC, B0400589, Bosio-Ispettore, 17.11.1915.
291 ASC, B0423506, Giai Levra-Albera, 18.12.1917. É un tema caro a don Bosco e ripetuto anche
negli ultimi giorni precedenti la sua morte. Egli dice sul letto di morte a don Rua e a Mons. Cagliero
perché lo facciano sapere a tutti i salesiani: «Vogliatevi bene come fratell~ amatevi, aiutatevi e
sopportatevi a vicenda come fratelli . Portate gli uni i pesi degli altri. .. Promettetemi di amarvi come
fratelli » (MB XVIIl,502).
85

9.4 Page 84

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gran parte la sua vocazione di salesiano».292 Anche il eh. Stefano Pavese in occasione
del Natale vola col pensiero a Torino, «al caro Oratorio», non per inviare i soliti auguri,
preghiere e propositi, ma per offrire al Signore se stesso come «vittima in più», onde
ottenere dal Bambino Gesù che cessi la dura prova della guerra per la Congregazione, e
i confratelli possano riprendere «a fare del bene come in passato».293
«L'affetto a Lei e alla Congregazione lo sento molto» afferma i l a Camillo
~m~ Fracchia all'inizio del suo servizio militare, nel giugno 1916, e anzi «Io
~
di prima»; ora coglie l'appello ad una conversione profonda, perché privo dei benefici
spirituali che godeva in Congregazione, desidera tornare al lavoro per «portarne il
frutto, se a Dio piacesse» .294 Quindici mesi più tardi, quasi riprendendo il tema della sua
lettera precedente, conferma un accresciuto amore per la Congregazione, alimentato
dalla lettura delle circolari mensili e del Bollettino, e l'impegno a comportarsi in modo
«degno della nostra Pia Società», per tornare e «con maggior perfezione adempiere» il
suo dovere di figlio di don Bosco. 295
Il eh. Angelo Garbarino, in occasione della memoria della morte di don Bosco, sente
vivo il senso di unità con tutti i salesiani ed è pieno di nostalgia al dolce ricordo della
riunione dei figli intorno al Padre per fargli festa, per ritemprarsi all'ombra della cupola
del tempio di Maria Ausiliatrice, nel loro ideale di salvezza della gioventù a gloria di
Dio.296 L'unità spirituale e umana che unisce tra loro i confratelli, sia al fronte che nelle
case, si rileva anche nella lettera del eh. Erminio Panizza, che confessa con sincerità di
sentirsi potentemente sostenuto nelle fatiche del fronte, dal sapere di essere membro di
una Congregazione e dalle preghiere di tanti superiori e confratelli; questo sentimento
gli molto conforto, in quella vita militare che gli pesa oltre misura.297 Ricordando i
giorni trascorsi a Valsalice presso le tombe dei due grandi 'Fondatori' dell ' opera
salesiana (don Bosco e don Rua), il eh. Giuseppe Caggiola dichiara il suo affetto alla
292 ASC, B0440420, Piacenza-Albera, 20.12.1 915 .
293 ASC, B0440377, Pavese-Albera, 14.12.1916. Don Bosco, per aiutare i ragazzi a riflettere sul
valore dell' atto di offerta di Gesù per ciascuno di loro nel Natale, dice: «Questo Bambino è nato, è morto
espressamente per me, per me ha sofferto tanto. Quale segno di gratitudine gli renderò? Questo caro
Bambino aspetta qualche cosa da noi, qualche dono speciale!» (MB VI,359).
294 ASC, B0422405, Fracchia-Albera, 17.06.1916.
295 ASC, B0422408, Fracchia-Albera, 24.09.1917.
296 ASC, B0423011, Garbarino-Albera, 29.01.1918.
297 ASC, B0440323, Panizza-Gusmano, 29.12.1916.
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9.5 Page 85

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Congregazione, dalla quale non riesce a staccare il cuore; le accoglienze che gli fecero i
suoi «cari giovani di Foglizzo», che andò a trovare durante una licenza, non hanno fatto
che riconfermarlo nel suo legarne con la Congregazione. Le lettere circolari di don
Albera risultano determinanti per incrementare l' attaccamento alla Congregazione e alla
vocazione salesiana. Esse sono attese con ansia, «avidamente lette» e meditate. 298
6.3. Clima di intenso affetto spirituale
Gli eventi stessi che hanno portato alla dispersione dei confratelli favoriscono
l'intensificazione di legami amicali e di relazioni epistolari. Oltre alla corrispondenza
tra Centro e singoli soldati, si attiva, per insistente volontà di don Albera, un'intensa
azione di contatto tra i superiori locali e i loro confratelli al fronte: lettere, invio di
documenti, di periodici e di libri, di indumenti e di alimenti. Don Albera intendeva fare
in modo che nessun confratello, di voti perpetui o temporanei, e nessun novizio fosse
abbandonato, ma venisse contattato regolarmente, stimolato ad inviare notizie sulla sua
situazione e gli indirizzi dei suoi spostamenti (fece stampare apposite cartoline postali);
persino invitato a spedire, su appositi moduli, il rendiconto birnestrale.299
La corrispondenza rivela ampiamente il senso di appartenenza che tiene unita la
giovane famiglia salesiana, così numerosa a soli trent'anni dalla morte del Fondatore. In
particolare si coglie il legame affettivo e spirituale e la venerazione che lega i singoli
confràtelli, anche i novizi, col successore di don Bosco. Essi si sentono umanamente
partecipi delle gioie, delle preoccupazioni e dei dolori di don Albera, come di cosa
propria; in ciascuno di loro c'è il desiderio di dimostrare il personale, spontaneo e filiale
affetto, specialmente in occasione del suo 50° di sacerdozio. Molte lettere sono
incentrate su questo evento particolare: tutti si sentono "figli" della paternità di don
Albera, che loro rievoca la dolcezza e la paternità di don Bosco.
n@ L ~ esprime la propria adesione alla festa del superiore con un
dono in denaro, come anche molti altri faranno (frutto dei propri risparmi sulle cinquine,
298 ASC, B0410609, Caggiola-Albera, 05.05.1918.
299 Cf ASC, D871 , Verbali (seduta 15 febbraio 1916); P. ALBERA, Lettere circolari ai salesiani, 191-
192; ASC E444, L. I, 2 (lettera circolare del 19 marzo 19 I6).
87

9.6 Page 86

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la paga dei soldati) e che egli manda a don Gusmano, segretario di don Albera.300 Il eh.
Riccardo Fabris, invece, immaginando le preoccupazioni di don Albera, che deve far
fronte a molteplici bisogni per tenere aperte le opere nonostante la mancanza di
personale, promette un più intenso ricordo nella preghiera.301 In occasione poi
dell'onomastico del Superiore, esprime il suo affetto con una lettera-testamento in cui
offre la vita per la Congregazione.302 Il eh. Ernesto Ferraris scrivere a don Albera in
occasione del suo onomastico e promette di pregare molto per lui perché il S~griore lo
ricompensi del «bene fatto per le anime» e lo conservi a lungo alla Congregazione.303
L'unità con il Rettor maggiore non è limitata allo scrivergli gli auguri in occasione del
suo onomastico, ma, come afferma il eh. De Filippi, si basa sull' unità degli spiriti,
cementata dalla preghiera e dall'offerta delle proprie sofferenze, vissute con santa
rassegnazione «fino all'estremo».304
Questi sentimenti di affezione e di stima sono ripetuti dalla maggior parte dei
confratelli con espressioni che non risultano soltanto formali e di convenienza, ma
esprimono un senso di appartenenza profondo e un intenso rapporto affettivo con don
Albera, in quanto Rettor maggiore della Congregazione.305 Per il Natale imminente il
eh. Roberto Fanara esprime il proprio «affettuoso augurio»: egli sente la solitudine e la
lontananza, ma assicura don Albera di voler pregare in quel giorno e «sciogliere i voti
più ardenti per tutti i miei cari, Lei primo fra tutti! ».306
Don Albera, quando poteva e riteneva utile, rispondeva di suo pugrio alle lettere che
gli giungevano dai confratelli, per cementare ancor di più l'unità dei cuori, come
dimostrano le risposte commosse di Donato Lucchi, che ringrazia con tutto il cuore per
la patema bontà usatagli,307 e del sacerdote.Aristide Manfrina, toccato dalla delicatezza
di don Albera che gli ba scritto personalmente e l'ha chiamato "amico", e deciso a
300 ASC, B0410322, Caula-Gusrnano, 27.01.1918 .
301 ASC, B0421404, Fabris-Albera, 07.09.1916.
302 ASC, B0421316, Fabris-Albera, 16.06.1916.
303 ASC, B0421811 , Ferraris-Albera, 24.06.1918.
304 ASC, B0420603, De Filippi-Albera, 24.06.1918.
305 Si veda tra le altre le seguenti lettere: ASC, B0423404, Albera-Gentili, 27.06. I917; ASC,
B0450209 e B0450210, Riva-Albera, 18.12.1915 e 21.05 .1916; ASC, B0450245, Albera-Roggero,
17.12.1917; ASC, B0450389, Radice-Albera, 27.09.1917.
306 ASC, B0421514, Fanara-Albera, 20.12.1917.
307 ASC, B0430210, Lucchi-Albera, 28 .08.1918 .
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9.7 Page 87

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corrispondere a «tanto affetto» con «la confidenza della più intima amicizia».308 Il eh.
Giuseppe Pinaffo dichiara la sua gioia di ricevere periodicamente lettere «dai superiori e
cari confratelli, come don Piscetta, don Dones e don Antonio!» ai quali lo lega «il più
profondo sentimento» di affetto: ne riceve conforto, incoraggiamento e stimolo alla
fedeltà. 309 Dal campo di prigionia ringrazia della lettera ricevuta il eh. Giorgio
Prosdocimo. Egli ricorda con piacere e nostalgia il caro nido tranquillo, dove tutti si era
uguali, «dove erano sparite le nazionalità» e dove in sicura pace si poteva attendere al
bene e agli studi.310
In occasione della festa di Pasqua il sacerdote Domenico Ferraris scrive che, alla
luce degli eventi presenti, gli sembra necessario, un maggior spirito di solidarietà e di
stima reciproca tra i salesiani.311
Un'espressione dell'amore che lega confratelli e superiori è il continuo reciproco
assicurare e richiedere il conforto e il sostegno della preghiera, segno di una comunione,
che la lontananza non ha affievolito. Molti confratelli soldati, che raccontano situazioni
nelle quali sono scampati da gravi pericoli, le attribuiscono all'efficacia della preghiera
di superiori e amici. Il eh. Stefano Ferrando afferma che ogni mattina prega sempre per
«le intenzioni dei nostri superiori»,312 e a sua volta chiede di essere ricordato per «uscire
da questa prova più fortificato e disposto» a seguire la vocazione,313 nell'unico desiderio
G di essere utile «alla diletta Congregazione».314
La grazia di essere ~asto illeso, afferma il
~ m i , è «un tratto
speciale della Divina Provvidenza» e di Maria Ausiliatrice, ma egli è pure convinto che
ciò è accaduto grazie alle preghiere di don Albera e di tanti confratelli.315 Il eh.
Gerolamo Gallo, scrive che sente molto conforto nel pensare che ci sono delle persone
che «ci ricordano e seguono le nostre vicende con affetto» e il potersi trattenere con esse
308 ASC, B0430350, Manfrino-Albera, 25.01.1918.
309 ASC, B0440454, Pinaffo-Gusmano, 28 .07 .1916.
310 ASC, B0440534, Prosdocimo-Gusmano, 14.07.1916.
311 ASC, B0421807, Ferraris D.-Albera, 00.3/4.1918.
312 ASC, B0421704, Ferrando-Gusmano, 17.04.1917.
m ASC, B0421705, Ferrando-Albera, 24.06 .1916.
314 ASC, B0421709, Ferrando-Albera, 01.03.1917. Come lui, anche molti altri chiedono il sostegno
dell' orazione, mentre offrono tutto per il bene della Congregazione. Così, ad esempio, Garrone, che
affronta i disagi e i pericoli offrendo «al Signore affinché Egli che tutto può, lenisca i dolori e diminuisca
i sacrifici dei superiori» (ASC, B0423106, Garrone-Albera, 15.10.1915).
315 ASC, B0422303, Forni-Albera, 30.08.1915.
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9.8 Page 88

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m scambievole corrispondenza.316 Il sacerdote Felice Tallachini attribuisce alle
preghiere di don Albera una grazia speciale: mentre a cavallo tornava al suo comando, è
rimasto illeso nonostante le molte granate scoppiategli vicino e l' essere caduto senza
essere stato schiacciato dal peso del cavallo, franato su di lui.317
Anche la corrispondenza tra confratelli risulta uno strumento molto valido per
consolidare il senso di appartenenza e stimolare propositi di fedeltà e tensione verso la
totalità del dono di sé a Dio. Il fondo archivistico conserva la corrispondenza col Rettor
maggiore e col segretario generale don Gusmano, ma non mancano riferimenti o tracce
di altri carteggi tra salesiani al fronte. Il più significativo è quello tra Bonifacio
Gioannini e Angelo Bemamonti, compagni di noviziato. Chiamati alle armi, essi
avviano un intenso scambio epistolare con l'obiettivo di sostenersi spiritualmente nel
compimento della volontà di Dio, fino alla santità, e prepararsi ad affrontare
serenamente la morte, accettando per amor di Dio ogni sacrificio imposto dalle nuove
condizioni di vita. Dopo la morte di Gioannini, Bemamonti invia a don Albera la copia
delle lettere scrittegli dall' amico. Dal loro carteggio cogliamo la valenza spirituale delle
relazioni di amicizia, promosse nelle case di formazione in quel tempo e «il codice di
un'intima amicizia spirituale», mirata all' edificazione reciproca.318
Il eh. Sante Lanaro, alla notizia della morte di Paolo Cazzola, conosciuto da lui «un
po' intimamente» in noviziato, lo ricorda come promotore di una catena di
corrispondenze epistolari tra salesiani soldati, incentrata sulla devozione al Sacro Cuore
e mirata a tenere uniti i confratelli al fronte e sostenerne la vocazione. Egli cercava e
forniva gli indirizzi e promuoveva «uno scambio di sentimenti e di affetti», con
l'impegno di questa cosiddetta «lega» di amici a recitare l' ufficio del Sacro Cuore.319
Quando ai salesiani capita fortuitamente di incontrarsi al fronte o nelle caserme è
una gioia indescrivibile. La sensazione è descritta da molti confratelli, tra cui il eh.
Pietro Sara: ci si sente come «con i miei fratelli di sangue»; ciò provoca nei compagni
che vedono quelle scene di affettuosa amicizia, «una specie di meraviglia e invidia». In
momenti di grave disagio racconta di aver visto gli uomini «mordersi come cani
316 ASC, B0422802, Gallo-Albera, 24.06.1916.
317 ASC, B0460342, Tallachini-Albera, 29.06.1916.
318 ASC, B0423808, Gioannini-Bernamonti, 11.02.1918.
319 ASC, B043012 1, Lanaro-Albera, 22.12.1918.
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affamati», per cui lo riempie di gioia il sapersi unito con legami di amicizia e amore con
tutta la «grande famiglia» salesiana.320
Lo stesso affetto si dimostra tra salesiani ed ex-allievi: il sacerdote Riccardo
Giovannetto scrive che è bello vederli dal vivo nella gioia dei loro ricordi e coglierne la
riconoscenza per il bene ricevuto e l' amore sperimentato negli oratori, nelle scuole
professionali e nei collegi, facendo «i più begli elogi» dei salesiani davanti ai loro
commilitoni.321
6.4~ Disponibilità al sacrificio di sé per la missione della
Congregazione
Una caratteristica dei con.fratelli nello scrivere al Rettor maggiore è quella di offrire
di solito la preghiera e la promessa di propositi di maggior santità, a beneficio del Rettor
maggiore, degli altri superiori e della Congregazione, poiché si sentono un cuor solo e
un 'anima sola con la vita e la missione di tutta la Società salesiana.
L'affetto per la Congregazione salesiana nel sacerdote Rinaldo Ruffini è così forte,
che diventa rinuncia e sacrificio offerto a Dio, affinché, unito all' immolazione di Gesù
sull' altare della croce, divenga seme vivo e fecondo per il bene della stessa Società
salesiana. Egli informa così don Albera intorno a questa sua disponibilità d'animo al
sacrificio di sé, se al Signore piacerà.
In questa lettera emerge l' anima del sacerdote, che ha colto in pieno il senso della
sua vita e del sacrificio eucaristico e si offre vittima, insieme alla Vittima Divina,
l'uomo Dio, Gesù Cristo. Si tratta di un atto di gran valore mistico e redentivo, che è
indice di una spiritualità molto soda, come si diceva allora. Le lettere raccontano che
all'epoca era un tipo di spiritualità molto diffusa tra i confratelli .
Ciò è indice dell'attenzione dei formatori della Congregazione a fondare una scuola
di spiritualità salesiana, che basava la santità sulla virtù e sull'imitazione di Cristo
crocefisso e obbediente fino alla morte di croce. È la scuola della mistica dell'azione di
320 ASC, B0460143, Sara-Albera, 22.01.1918.
321 ASC, B0423904, Giovannetto-Albera, 24.06.1917.
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9.10 Page 90

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don Bosco, che privilegia l'ideale del Cristo che fa la volontà del Padre, espressa
dall'obbedienza all'autorità legittima.
È una mistica che conosce bene le virtù passive, come l'umiltà, il superamento di sé,
lo spirito di abnegazione... , pur essendo votata per carisma all'azione oblativa, stabilita
dall'obbedienza alla Regola, al superiore e al S. Padre, Pietro pro-tempore. Confida
dunque questo cappellano militare, che cerca di riconoscere la volontà di Dio negli
avvenimenti. Commenta perciò la lontananza materiale dalla Congregazione, anche per
la mancanza della posta, dovuta ai continui spostamenti con il battaglione, che egli è
disposto al sacrificio di tutto, in unione a quello di Gesù. In questo modo può essere
seme vivo in mano a Lui e col suo sacrificio essere d'incremento anche alla
Congregazione.
Don Rinaldo, arrampicandosi su per le balze dei monti in cerca «della voce di Dio»
nella natura incontaminata, sente la nostalgia di Valdocco e di Valsalice, la voglia di far
del bene alle anime, ma si sente solo e nella «povera parte di ingabbiato spettatore».
Egli allora nella preghiera avverte che lo riprende il desiderio e l'abitudine al sacrificio
e prega Dio che trasfonda in altri il suo impotente ma vivo desiderio di lavoro e di
carità. Egli si domanda se ritornerà. Non sa se deve augurarselo ma con uno slancio di
vera libertà da se stesso, afferma: «Dio buono e sapiente faccia, come meglio crede per
la sua gloria e per la salute delle anime».322
Vedere le lacrime scorrere sul viso di don Albera, mentre osserva un giovane
con.fratello partire per il fronte, non era cosa di tutti i giorni. Il eh. Bernardo Rappini
rimane profondamente colpito e angosciato per quel fatto, che lo riguarda in prima
persona. Egli scrive a don Albera per ringraziarlo dell'affetto che ha voluto dimostrargli
e gli comunica che chiede al Signore ogni giorno di prenderlo «con Sé anche subito», se
un giorno dovesse rendersi «indegno» di tanto affetto.323 Non sappiamo di cosa era
segno la commozione di don Albera, ma dopo dieci mesi il eh. Rappini fu rapito alle
cose della terra. Rileggendo, però, le parole della quotidiana offerta di sé a Dio, pur di
non cadere in peccato, viene da pensare, che il Signore abbia voluto esaudirlo. Il
rivolgere a Dio quella preghiera è segno di grande maturità spirituale e amore a tutta la
322 ASC, B0450566, Ruffini-Albera, 09.06.1918.
323 ASC, B045043 l, Rappini-Albera, 12.09.1917.
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10.1 Page 91

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Congregazione. Significa, infatti, identificarsi totalmente con gli ideali di santità, per cui
don Bosco ha fondato la Congregazione stessa e non voler venir meno ad essi, anche a
costo della vita. Molti, però, sono i salesiani che all'epoca ripetono questa preghiera, a
dimostrazione di una grande sintonia mistica tra confratelli e superiori intorno al da
mihi animas et cetera talle di don Bosco per la salvezza della gioventù e per la gloria di
Dio.
Il coad. Alfonso Novera manda notizie dalla zona di guerra e ringrazia con profonda
commozione per aver ricevuto l' immaginetta di don Bosco con la reliquia. A lui egli
deve la propria salvezza miracolosa e perciò porta sempre sul «cuore», questa figura di
don Bosco con un grande affetto. Trovandosi di sentinella il 22 novembre, in prima
linea, fu colpito da una grossa pietra che, cadendogli sulla testa gli ruppe l' elmetto, «ma,
senza sentire il minimo dolore» fu «sano e salvo». 324
Ricordando il secondo anniversario della professione religiosa, il eh. Battista De
Filippi scrive con gratitudine che ha ben chiaro nella mente il senso delle promesse di
quel giorno, vale a dire l'offerta del completo sacrificio di se stesso che, facendolo
salesiano, lo resero «figlio del grande don Bosco». Egli e come abbiamo visto tutti i
salesiani al fronte, spera che venga presto il giorno della pace, così potrà realizzare le
sue promesse nel modo rm.g11· 0re m. seno alla Congegaz1.one.325
324 ASC, B0440146, Novera-Albera, 14.12.1917.
325 ASC, B0420605, De Filippi-Albera, 15.10.1918.
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10.3 Page 93

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CONCLUSIONE
La nostra ricerca ha mirato ad evidenziare i tratti di spiritualità che caratterizzano
l'identità dei salesiani, arruolati nell'esercito tra 1915 e 1918, a partire dall'analisi della
vasta messe di corrispondenze epistola.ti, conservate nell ' ASC. Gli interrogativi
generali, che hanno sostenuto la ricerca sono stati fondamentalmente due: quale
incidenza hanno avuto, sull'animo dei con.fratelli salesiani che ad essa parteciparono, gli
avvenimenti traumatici della prima guerra mondiale (l' arruolamento forzato, la vita di
caserma e di trincea, le carneficine e la distruzione, l'incombenza della morte...) nel
modificare o esaltare la percezione della propria identità e la spiritualità di
appartenenza? A quali valori e risorse religiose e spirituali fecero ricorso i salesiani
soldati per reggere allo stress degli eventi, mantenere ed eventualmente consolidare la
propria identità e idealità vocazionale e infine crescere spiritualmente?
Lo strumento metodologico è stato costruito a partire dagli stimoli offerti dalle
opere di Paul Fussell, Eric Leed e Antonio Gibelli, presentate nel primo capitolo. Il
tratto che accomuna - pur nella diversità - tali studi è quello della introspettività e
dell'attenzione alle condizioni mentali, emotive ed esperienziali dei combattenti, un
modo di fare storia dal basso e dall'interno, entrando nei territori dell'affettività, delle
emozioni, dei percorsi psicologici, mentali, ideali e spirituali dei protagonisti. Tale
metodologia ci è parsa adatta al tipo di fonti da noi utilizzate e agli obiettivi che ci
prefiggevamo.
Infatti la preoccupazione di andare oltre l'evento bellico, per cercare di capire i
cambiamenti profondi che la prima guerra mondiale ha prodotto nell'interiorità dei
partecipanti e, di riflesso, nella mentalità degli europei, ci pareva adatta per
comprendere la portata dell'avvenimento all' interno del mondo salesiano in prospettiva
identitaria e spirituale. Avevamo l'impressione che in tal modo forse ci sarebbe stato
possibile cogliere alcune dinamiche centrali della formazione dell ' identità, dei quadri
mentali e degli aneliti ideali di una generazione che, nel quarantennio successivo alla
Grande Guerra, ebbe un ruolo determinate nell' espansione dell ' opera salesiana nel
mondo.
95

10.4 Page 94

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1. Un contributo al dibattito storiografico
Innanzitutto, dal punto di vista del dialogo con gli storici e con le interpretazioni da
essi offerte nell'analisi delle "scritture di guerra" prodotte dai soldati, ci pare di scorgere
nelle fonti salesiane esaminate, sia consonanze che suggestioni orientate a più articolate
interpretazioni della situazione e dei suoi protagonisti.
La lettura dell'evento guerra dall'interno del mondo mentale dei protagonisti ha
offerto risultati particolarmente significativi, che ci permettono di andare oltre l' evento
stesso per mettere in luce istanze interiori, emozioni e sentimenti, ma soprattutto
evidenziare la faticosa e radicale rielaborazione interiore a cui essa condusse.
Anche per i salesiani, come per tutti gli altri soggetti coinvolti, la realtà
sconvolgente della guerra, del tutto imprevista, ha imposto, come fa notare Fussell con
il suo pionieristico approccio di storia culturale, dei meccanismi mentali di
"distanziamento", primo fra tutti la scrittura, percepita come una via di fuga o almeno
come uno strumento per esorcizzare l' angosciosa realtà. Tuttavia, le lettere dei salesiani
soldati - proprio in considerazione del destinatario e per la loro esplicita natura di
rendiconto spirituale o di intenzionale revisione di vita - sono anche qualcosa di diverso
e permettono un ulteriore approfondimento. Esse svelano nella freschezza del momento
e apertamente il mondo interiore degli autori, in tutte le sue sfaccettature, mettendo in
evidenza i valori spirituali di riferimento e le risorse morali alle quali si fece ricorso. Se
non si può negare l'emergere di un meccanismo di fuga, si deve anche ammettere che
attraverso le lettere appare un parallelo lavorio di riflessione, una cosciente elaborazione
interiore, operata dai salesiani. Essi, infatti, sono spinti a meditare, nei nuovi scenari in
cui vengono bruscamente proiettati e nella traumatica realtà degli eventi, sulla propria
identità e sugli ideali religiosi ai quali si sentono votati e a cui vogliono rimanere fedeli.
Qui la prospettiva non è solo quella della difesa o dell'evasione. Si tratta soprattutto
di trovare vie nuove per mantenere la fedeltà alla propria natura di religiosi educatori e
apostoli, di vivere coerentemente ad essa negli ambienti, nelle situazioni e nelle
relazioni in cui ora ci si trova a vivere e di con.figurare obiettivi e mete in previsione dei
futuri apostolati. Sono essi che spingono a progettare itinerari spirituali e ascetici da
percorrere, a individuare atteggiamenti virtuosi da consolidare, difetti da superare e
debolezze da vincere.
96

10.5 Page 95

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Come nei materiali usati da Fussell e da Gibelli, anche nelle lettere dei salesiani
soldati cogliamo la dolorosa frattura del passato e lo sforzo per elaborare un linguaggio
atto ad «esprimere e velare» gli eventi vissuti, per informare i corrispondenti e
tranquillizzarli ed insieme rassicurare se stessi e darsi coraggio. Ma nei soggetti da noi
studiati la frattura diventa occasione e opportunità per guardare ai valori di riferimento
precedenti con maggior lucidità e con intensità inedita Avviene un aggiustamento della
prospettiva interiore, che muove verso una riappropriazione dei valori più determinata e
fa scaturire energie psichiche, spirituali e morali. In tal modo non solo il salesiano è
preservato dalla disintegrazione interiore dell'identità, dalla resa psichica e
dall ' estraniazione o dall' abbrutimento nel quale molti altri cadono, perdendo ogni
riferimento morale anche di fronte alla morte (come dimostrano oltre agli studi di
Fussell, Leed e Gibelli, le stesse considerazioni epistolari dei nostri salesiani), ma è in
condizione di rafforzarsi ed elevarsi in una più nitida coscienza della propria identità. Ci
pare di poter affermare che è appunto lo spiazzamento, in cui sono proiettati dagli
eventi, che permette loro una percezione più acuta della propria vocazione e identità
specifica ed insieme una sua semplificazione. Anche le risorse religiose tradizionali
(preghiera, sacramenti, devozioni, ascesi), vissute precedentemente in altro clima
psicologico e in ben diverse situazioni ambientali, vengono ora colte in una valenza
spirituale e morale che appare più significativa e dunque sono molto più intensamente
desiderate e amate, molto più efficacemente vissute.
Si potrebbe obiettare che anche questa in fondo è una fuga, sublimata e nobilitata,
ma pur sempre un meccanismo di difesa, messo in atto da soggetti coltivati
culturalmente, abituati alla riflessione e all ' analisi interiore. L' esame delle lettere
tuttavia ci pare dimostrare che, da questi processi interiori e "spirituali", non consegue
alcuna forma di evasione, di ripiegamento o di chiusura. Il risultato è quello di una
rielaborazione, che abilita ad assumere coscientemente il vissuto quotidiano, ad
accettarlo criticamente, ad interagire con esso, dando un contributo creativo. Non si
intende subire nulla, neppure si vuole un adeguamento passivo alle indicazioni delle
gerarchie militari e alle parole d' ordine divulgate dalla propaganda (obbedienza, dovere,
amor di patria, eroismo): si affronta tutto costruttivamente e in una diversa dimensione,
quella della fede e del senso spirituale e morale. Si cercano e si curano i momenti di
interiorità, di meditazione, di preghiera, di revisione di vita, per poter mantenere una
97

10.6 Page 96

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lucida percezione di sé e dei meccanismi interiori, e per vivere il presente nel modo più
dignitoso e più umano, più cristiano e più salesiano possibile.
Nel dialogo con il superiore e in risposta agli stimoli da lui inviati, le lettere sono
molto più di un semplice sfogo o di un tentativo di esorcismo. Esse rivelano nei
confratelli interessati un generale processo di riappropriazione dell'essenziale, di
approfondimento sostanziale, di conquista interiore, al quale ognuno, con sfumature
diverse dovute alla varietà delle situazioni e alla diversità dei caratteri e delle umane
qualità, si sottopone coscientemente.
I salesiani mostrano, proprio nell' atto di aggrapparsi, riaffermandola., alla propria
identità vocazionale, di approfondirla e di proiettarla costruttivamente verso il futuro,
mentre riescono a trovare forme di carità per declinarla operativamente nel nuovo
contesto militare, nei ritmi quotidiani, nei servizi più comuni o rischiosi, nelle relazioni
umane e nelle opportunità apostoliche. Ne emergono personalità che si allenano ad
affrontare gli eventi con una più lucida percezione della propria vocazione e che
decidono di aderire agli ideali spirituali con maggior radicalità nello spirito di sacrificio,
imparato alla scuola di don Bosco . Così si forgia una maturità adatta alle situazioni di
limite e una spiritualità tale da preservare se stessi ed anche coloro tra i quali si vive e
coi quali ci si determina a interagire costruttivamente, sostenuti dalla speranza che sia
possibile dovunque e con chiunque fare un po' di bene, senza arrendersi mai davanti
alla violenza del male.
Si può concludere che l'evento bellico, nel coinvolgere le vite di questi confratelli e
nello stravolgimento generale, attraverso la sofferenza e la fatica, offre loro opportunità
impensate di maturazione, proprio perché esso non viene subito reattivamente, ma
affrontato con atteggiamento proattivo e in una prospettiva spirituale coscientemente
aperta alla speranza del premio eterno. Qui sta la differenza rispetto alle campionature e
ai materiali analizzati da Fussell, Leed e Gibelli.
Ci pare di poter dire che la nostra ricerca convalida molti dei risultati ottenuti da
questi studiosi e delle conclusioni da essi tratte, ma aggiunge anche una prospettiva
complementare, che illustra una situazione più variegata e complessa. Se, come già
aveva constatato Gibelli, analizzando i diari di guerra e le testimonianze medico-
psichiatriche, la corrispondenza dei salesiani soldati conferma che la prima guerra
mondiale fu una anche una guerra mentale, uno scontro tra valori antitetici, tra la società
98

10.7 Page 97

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rurale tradizionale e quella urbano-industriale, da cui sono emerse trasformazioni
antropologiche profonde, che hanno contribuito a segnare l' inizio della modernità, e se è
vero che gli uomini che vi presero parte ne uscirono profondamente mutati, ciò non
significa che questo sia avvenuto a senso unico e nell'accezione deteriore.
La particolare tipologia di soldati da noi presa in considerazione dimostrerebbe che
la frattura profonda e drastica con l'esperienza della vita precedente, ha indotto anche
atteggiamenti contrapposti, trasformazioni spirituali radicali (nell' intero gruppo di
commilitoni, e non solo in casi isolati). Esse hanno portato a una riappropriazione
identitaria più solida e feconda, tale da offrire ai protagonisti gli strumenti idonei ed
efficaci per affrontare costruttivamente le sfide del doloroso presente e del futuro che si
annunciava impegnativo, per ricostruire l'anima delle nazioni distrutte dalla guerra.
Inoltre ci induce a ipotizzare che quanto è avvenuto per i salesiani militari potrebbe
essere accaduto anche per altri gruppi, connotati da caratteristiche analoghe, da ideali e
valori identitari forti, e che questo possa essersi verificato anche per contadini e
popolani coltivati interiormente, animati da una fede non s_uperficiale o magico-sacrale.
2. I punti nodali dell'identità salesiana e della sua spiritualità
Le corrispondenze esaminate ci mostrano come i giovani confratelli chiamati alle
armi si siano soprattutto sentiti minacciati nel loro desiderio di realizzare la propria
vocazione e vivere secondo lo stile di vita, imparato alla scuola di don Bosco. La guerra
fu percepita in primo luogo come un ostacolo alle aspirazioni di consacrazione religiosa
e di missione tra i giovani o in terre lontane.
Essa li strappava dalle case di formazione, dalle fraterne comunità salesiane, dai
ritmi operosi delle istituzioni educative, dal lavoro diretto tra i giovani. Li portava in
ambienti caratterizzati da stili di vita e da ritmi disciplinari e di lavoro che rendevano
difficile le pratiche religiose quotidiane, la frequenza sacramentale e l'unione con Dio.
Li metteva in compagnia di commilitoni e ufficiali spesso ostili o prevenuti, abituati a
comportamenti, linguaggi e pratiche contrastanti coi valori cristiani e religiosi. Le
lettere mostrano che la preoccupazione maggiore di questi salesiani è stata quella di non
lasciarsi condizionare, di non mancare agli impegni presi, di perseverare nella
99

10.8 Page 98

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vocazione; il loro maggior timore era quello di morire senza aver potuto emettere i voti
perpetui o senza aver ricevuto gli ordini sacri.
Così, quasi naturalmente, essi sono stati spinti ad aggrapparsi alla propria identità, a
purificarla e chiarirla, a riaffermarla e rafforzarla. La via praticata fu quella della
vigilanza e dell ' interiorità, suggerita anche insistentemente da don Paolo Albera. Venuti
meno i ritmi e le strutture comunitarie del passato, la preghiera e i valori di riferimento
tendono a diventare più essenziali, personali e profondi. La messa e la comunione, la
confessione e il rosario, le orazioni del buon cristiano e la lettura spirituale, la
meditazione, l'adorazione eucaristica e i ritiri mensili, ora sono desiderati, conquistati
tra i molti impegni e difficoltà, strappati alle faticose giornate, con levate antelucane e
accortezze per superare gli ostacoli della disciplina militare.
In questa lotta per preservare la propria vocazione e le proprie scelte ideali, tutto
viene semplificato e ci si orienta a coltivare l' unione con Dio, la fiducia nella
Provvidenza e l' offerta di sé. Sono atteggiamenti interiori che reggono anche quando le
pratiche religiose risultano impossibili, quando i salesiani soldati sono lanciati in prima
linea o barricati nelle trincee sotto il fuoco nemico. Anzi, proprio in queste situazioni la
fede si rafforza, il dialogo col Signore si interiorizza ed essi dimostrano di comprendere
il significato spirituale più genuino dell' offerta oblativa di sé e della prospettiva
vittimale per la salvezza del mondo, per la fecondità della missione salesiana, per la
pace tra i popoli e per il vero bene dell'Italia: la salvezza e l' educazione della gioventù,
la moralizzazione della nazione.
Parrebbe che proprio in queste condizioni difficili, nei ritmi implacabili della
macchina militare e nelle durezze della vita in trincea, gli aspetti tradizionali
dell'ascetica salesiana, come l'obbedienza, la disponibilità pronta e ilare, l'esatto
adempimento del dovere, il servizio al prossimo e la laboriosità, trovino forme nuove di
espressione e significati spirituali più intensi. Le lettere mostrano che non si tratta di un
adeguamento acritico alla dominante retorica manipolatrice, né di una obbligata
sublimazione delle implacabili esigenze della disciplina militare. Il compimento del
dovere e la disponibilità incondizionata, anche a rischio della vita, avvengono
innanzitutto a partire da una prospettiva religiosa, radicata nell'amor di Dio e
nell'offerta oblativa di sé, mossa dalla carità, nell'ambito di valori ben diversi da quelli
100

10.9 Page 99

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meramente patriottici ed eroici. In fondo sono gli stessi dinamismi che si registrano in
un vissuto religioso "normale" e coerente, animato dal desiderio di fedeltà e totalità.
Ci troviamo di fronte a individui che mostrano, talvolta con difficoltà, di non essersi
lasciati alienare dall ' esperienza sconvolgente della guerra, di non aver smarrito la
coscienza della propria identità precedente, ma di averla approfondita. Grazie a questo
processo interiore essi possono vivere dignitosamente ed anche serenamente in
situazioni che per altri sono invece devastanti. Questi soldati compiono il loro dovere
con precisione e generosità, servono con fedeltà e obbediscono prontamente fino
all'eroismo perché "salesiani" e non in quanto militari. Infatti dimostrano di mantenere
una soglia di vigilanza critica molto alta e nello stesso tempo di non perdere di vista la
sostanza dei valori della loro vita religiosa. La costante tensione apostolica e la
creatività educativa e servizievole messa in atto, ne sono una spia significativa, insieme
allo spirito vittimale, orientato a favore della gioventù povera e abbandonata, alla
connotazione mariana della loro pietà e alla tensione verso la comunione eterna con i
santi .
Le corrispondenze, dunque, fanno emergere la qualità della formazione salesiana
ricevuta, la solida pietà e la robustezza morale di questi giovani confratelli, tutti protesi
ad imitare l' esempio di don Bosco, allenati ad uno spirito di fede e di sacrificio che ha
per modello il Cristo offerto sulla croce, preoccupati di vivere all' altezza della loro
vocazione e di evitare anche il minimo peccato. Radicati in questa spiritualità
dimostrano di reggere l' urto dei traumi e delle passioni umane, così ben rappresentate
nella vita liminare delle trincee e dello spirito militaresco delle caserme, prospettive
tanto diverse da quelle per le quali erano stati preparati nel tempo della formazione dai
vari maestri di noviziato.
3. Stimoli per ricerche ulteriori
La vastità dei materiali analizzati e la necessità di focalizzare l'attenzione su
orizzonti ben delimitati, ci ha imposto l' accantonamento di alcuni obiettivi che nella
fase progettuale della ricerca avevamo ipotizzato. La ricerca dovrà necessariamente
essere proseguita.
101

10.10 Page 100

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In particolare sarà necessario verificare, attraverso sondaggi biografici, gli esiti
successivi, seguendo le carriere di alcuni protagonisti - soprattutto figure di spicco
dell 'espansione missionaria salesiana degli anni Venti e Trenta - per rilevare quanto
l'esperienza di guerra e i processi interiori da essa indotti abbiano inciso sulla loro vita e
sulle scelte vocazionali e operative. Inoltre risulterà utile studiare, in forma comparativa,
una campionatura di salesiani ex soldati e di salesiani che non parteciparono alla guerra
per verificare sintonie e diversità nel modo di vivere l'identità salesiana e di attuarne la
missione.
Risulterà anche utile studiare quanto l'esperienza militare dei reduci abbia inciso
sullo stile delle relazioni comunitarie e sul clima educativo delle opere salesiane nei
decenni successivi. C'è stata veramente, come alcuni sostengono, un'accentuazione
disciplinare, un decadimento dello spirito di famiglia tra salesiani e giovani, una perdita
di paternità nei direttori? E se questo è avvenuto, lo si deve effettivamente alla
militarizzazione dei salesiani durante il primo conflitto mondiale o è piuttosto il frutto
posteriore del processo di fascistizzazione dell'Italia, avvenuto a partire dalla seconda
parte degli anni Venti?
Inoltre, le corrispondenze esaminate ci permettono di constatare i riverberi positivi
dell'esperienza di guerra in un certo numero di salesiani, indotti all'interiorizzazione
dell' identità, ad una maggiore tensione missionaria e ad una radicalizzazione spirituale.
Ma fu così per tutti i salesiani coinvolti? Le fonti rispecchiano veramente tutta la realtà?
Ci pare necessario il reperimento di altri materiali archivistici, che consentano una
verifica sugli esiti di tutti i giovani salesiani arruolati: quanti furono coloro che vennero
travolti dall'esperienza militare e abbandonarono la congregazione? Per quaj_i motivi?
Infine, per scendere allo specifico, sarà pure necessario un confronto più minuto tra
le linee di spiritualità emerse nella nostra ricerca e i contenuti ascetici e mistici proposti
nei noviziati e nelle case di formazione da cui provenivano i salesiani soldati,
domandandoci quali elementi si sono rivelati sostanziali e quali no, quali devozioni e
pratiche hanno dimostrato un'effettiva validità alla prova della guerra e quali invece si
sono dimostrate inconsistenti.
102

11 Pages 101-110

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11.1 Page 101

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12 Pages 111-120

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12.1 Page 111

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INDICE GENERALE
PROSPETTO ...................................................................................................................................... 3
INTRODUZIONE ............................................................................................................................... 4
1. Scopo e fonti della ricerca .................. .. ..
...... .. 4
2. Status quaestionis: lo studio della spiritualità e dell 'identità salesiana nel periodo di don
Paolo Albera... .... ... ............. ...
...... .... .... .... ... .... ... ... .......... ... ...... .......... .... ................. .. 6
3. La scelta metodologica.... ........ .
7
4. Articolazione della ricerca .. ..... .. ...... .... ...... ... ....... .... ..... ... .. ......... .. .... ........ .... .... ...... ... .... 9
CAPITOLO PRIMO......................................................................................................................... 11
I MODELLI STORIOGRAFICI ..................................................................................................... II
1. IL DIBATTITO STORJOGRAFICO NELL'ULTIMO VENTENNJO E LO SCOPO DELLA NOSTRA RICERCA. 12
2. PAULFUSSELL: "LA GRANDE GUERRA E LA MEMORIA MODERNA" ... ..... ..... ........ .. .. ... .. .... .... ..... .. 16
2.1. La frattura del passato ........ ... ... .. ... .. ........ ......... ....... .. ... ......... ... .... ...... .... .. .. .... .. ..... .... .. ..... 18
2.2. Memoria e comunicabilità............... .................... ... ..................... ... ... ... ...... ....... .... ........... 18
2.3. Storiografia dall'interno del mondo mentale: le lettere ....... .... .. .......... ... ..... .. .... ........ ........ 20
3. ERJC LEED: UNA STORIA CULTURALE ...... ......... ... .. ...... ... .. .... .... .............. ........................ ..... ..... ... 22
3.1. L'inadeguatezza dei modelli interpretativi precedenti ........ .... ... .
3.2. La discontinuità della guerra e l'esperienza della "liminarità ".
........ ... ...... ·········23
........................ .. 25
3.3. L 'evento come testo .......... .. .... ... ............................. ........ .. .. .. .. .. ...... .. ... ... .. ... ... ........ .... ........ 31
4. ANTONIO G!BELLI: LA GRANDE GUERRA E LE TRASFORMAZIONI DEL MONDO MENTALE ............ 32
4. J. Guerra e modernità ..
.......... .......... .. . 33
4.2. La Grande Guerra: evento, racconto e discontinuità nelle lettere .... .. .. .... .. .. .... .... ........ ... .. 3 7
4.3. «L'officina della guerra».. ................................ ........... .
...... 39
4.4. La fuga impossibile e i nuovi paespggi mentali... .... ...... ...... .. ....... ...... .... ........... .... ...... .. ... 42
5. 1CAPPELLANI MILITARI E I PRETI -SOLDATI NELLA GRANDE G UERRA ................ ........... .... .......... 45
5.1. Lo studio di Roberto Morozzo della Rocca .............. .... ......... .... .... .. .. ... ... ...... .. ... ........ .... .. .. 46
5.2. Jl servizio relig ioso nell'esercito italiano nel corso della Grande Guerra .. ..... .... ............. 48
5.3. li compito dei cappellani: religioso e patriottico .....
....... 49
5.3. I. L·assistenza material e e morale: strumento di apostolato .. ..... ............... ..... ................... . ........... 51
5.3.2. L'azione religiosa ... .. ........... ................. ... .. .... .. .... ........... ..................... ... ..... ....... ....... .. .. .. .. ........ 52
6. CONCLUS IONE ........................ .... ... .... ...... ... ....... ... ... .. .. ....................... .. ... .... .... ... ............ .......... .. . 56
CAPITOLO SECONDO ................................................................................................................... 60
LO SCENARIO STORICO, POLITICO E MILITARE .............................................................. 60
1. LE COORDINATE ESSENZIALI DEL QUADRO STORICO ..... ... ... ... ....... ... ... ... ... ........... .. .... .... .. ..... ..... .. 61
113

12.2 Page 112

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1.2. La lotta p er 1'egemonia europea deriva dalla rivolu:::ione industriale ......... ..... ..... ........... . 62
1.3. La corsa verso la g uerra breve....... .......................... ... ....... .. .......... ...... .. .. ... .. ... ... .. .... .... 64
1.4. Lo scoppio del conflitto e il passaggio dell'Italia dalla neutralità all'intervento ......... . ... 65
1.5. Le opera:z:ioni militari dal 1915 al 191 7 sul ji-onte italiano: gli uomini in trincea e 1'assalto
······ ········· ······ ······ ··· •··••····· ······ ··· ··· .. .·.. ···· 69
1.6. Il 1917: un anno di crisi
...... ... .... .. ... .............. .... .. .... .. ...... .. ........ .. 74
1.6.1. Le battagli e dell ' Isonzo e dell 'Ortigara ..... .... .. ....... ............. .. ..... .. ... ... ....... .. ..... ........ ......... ....... .. 74
1.6.2. Il logorio della guerra di trin cea e l' assurd ità degli assalti frontali .... .. ........ .. ... .........
.. 75
1.6.3 . «La guerra senz' arrni» ......... ... .. ......... .. ... ... ........ .............................................. ........... .. ..... ....... 79
1. 6.4. La crisi ............ ... ............... .... ................ ..... ..... .. ...... ... .......................................................... ..... 80
1.6.5. Caporetto, lo sfondamento del fronte, la rotta e le valutazioni stori che ...... ... .............. ............ ... 82
1. 7. Il 1918: la vittoria .. .. ................................. ... .... .. ....... ... .. .. .. .. .... .. ... ...... .. .... ... ... ... ... .. ... ....... 86
1.7.1 . Il nuovo comando e la battaglia d'arresto su Piave e Grappa .... ..... ....... ... ... .... ...... .. ........ ..... ... ... 88
1.7.2. Le offensive tedesche nella primavera del 191 8 e quella austri aca del 15 giugno ................ ...... 89
1. 7.3. Il crollo tedesco e quell o austro-ungarico a Vittorio Veneto ....... ... ...... ..... .... .... ... ... ............. ...... 90
2. L A POSIZIONE DEI CATTOLICI DI FRONTE ALLA GUERRA E QUELLA DI PAPA B ENEDETTO XV ...... 91
2. 1. I cattolici italiani di ji-onte all'intervento ......... ........... .. ...... ...... ................... ... .... ... ..... ... ... . 92
2. 3. La dichiara:::ione di guerra dell 'Jtalia: ragioni della neu/J•alità e dell 'inten1ento .. ... .... .... 94
2.4. I cattolici italiani e la prima guerra mondiale .. ............... .... ....... ....... .... .. ...... .............. .... 97
2.5. Benedetto XV condanna radicalmente la guerra.......... .. .... .. .... ... ...... .. .. .. .. . ..... .... .......... . 100
2.6. Le opere di assisten:::a ..... .... ........ ...... ..... .... ....... .... ........... . ..... ... ... .......... .... ..................... . 103
3 . CONCLUSIONE ....................... ... ........ ........ .... .... ... .......... .......... ....... ... ... ... .... ... .... ... .. ... ............... 105
CAPITOLO TERZO ...................................................................................................................... 108
LA CONGREGAZIONE SALESIANA DI FRONTE ALLA CRISI BELLICA ...................... 108
1. L A CONGREGAZIONE SALESIANA ALLO SCOPPIO DELLA GUERRA...... ...... .. .. .... ............. ............. I 08
2. IL GOVERNO DELLA CONGREGAZIONE DI FRONTE AGLI EVENTI .......... ......... ..... .. ..... .................. 112
2.1. Dallo scoppio della guerra alla fine del 1915 ..... ... .... .... .. .. .. .... ... .... .... .. ... ..... ... ........ .. ..... 113
2.2. L'anno 1916. .... ..... ...... .... ... ...... ...... .. ..... ... .... ........................ ..... ............... .. ...... ......... .. ... .. 121
2.3. La fase conclusiva del conflitto (1917-1918) e il reinserimento dei confi'atelli reduci .. .. 12 7
3. LO SPECIALE RAPPORTO DI DON PAOLO ALBERA CON I SALESIANI SOLDATI .... .. ........ .... ... .. ...... 130
3.1. Profilo biografico di don Paolo Albera...... .... ... ..... ...... .... .. .. ... .. .... .. .... .................... ......... 13 1
3.2. Le Circolari di don Paolo Albera ai salesiani soldati............ ... .... .
135
3.2. 1. Lettera circol are I (1 9 marzo I916)....
·•·••·· · ........ ........... .. 135
3.2.2. Lettera circolare 2 (1 9 apri le I9 I6).
.... .. .... ........ ... .... .... .. .. .. .... ... .... .. ....... ...... ......... 13 7
3.2.3 . Lettera circol are 3 (26 maggio 19 16).
...................... .... ................. ....................... .. 13 8
3.2.4. Lettera circol are 4 (30 giugno, 19 16)......... .... ... ...... .. .... ...... ... ........... ... ....... .. ..... ...... .. .... ..... ..... 139
3.2.5 . Lettera circolare 5 (30 lugli o 1916) .. ... .......... .... ..... .. .... ... ... ....... ....... ... ..... ... .... ............ ... ... ...... 140
3.2.6. Lettera circolare 6 (30 agosto 19 16) .............. .... ..... ... ...... .. ........ ... ..... .. .............. ... ...... ..... . ..... . 141
3.2.7. Lettera circolare 7 (30 ottobre 1916) .............. ..
..... . 142
114

12.3 Page 113

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3.2.8. Lettera circo lare 8 (30 novembre 19 16) ..... ......... .............. ... ..... ...... ................. ... ..................... 145
3.2.9. Lettera circo lare 9 (30 dicembre 19 16).... .. .......... ..... ....................... .......... ... ..............
... 147
3.2. 1O. Lettera circolare IO(3 1 gennaio 1917) ... ... .... .. .. ..... ...... .... ............. .......... ................ ... ........... 148
3.2. 11. Lettera circo lare 11 (28 febbra io 1917) ....... .... ................ ............... ............... ... ....... .............. 149
3.2. 12. Lettera circo lare 12 (19 marzo 1917) ............... ........... .... ... ........ ............ .............. ....... .. ......... 150
3.2.13. Lettera circo lare 13 (23 aprile 1917)......................... ...... .. ....... ........................ ................ ...... 15 1
3.2.14. Lettera circo lare 14 (25 maggio 1917) ............................ .. .... .................... ........... .. .. .............. 153
3.2.15. Lettera circo lare 15 (24 gi ugno 1917)................. ............. ................ ..... ..................... ..... .... .... 154
3.2.16. Lettera circo lare 16 (24 luglio 19 17) ... ..... .................... ................ .................................... ...... 155
3.2. 17. Lettera circolare 17 (24 agosto 1917) ........... ............... ................................. ......... ................. 156
3.2. 18. Lettera circo lare 18 (24 settembre 19 17) ......... .... .. .. .... ........ ........................... ...... .. .. ..... ......... 157
3.2.19. Lettera ci rcolare 19 (24 ottobre 19 17) ................ .. ... ... ..... .... ........... ... .... ...... .......................... . 157
3.2.20. Lettera circolare 20 (24 novembre 19 17) ............. ......... ..................... ........................... ..... ..... 158
3.2.2 1. Lettera circolare 2 1 (24 dicembre 19 17) ....... .... ................ .................. .... ...... ..... ..................... 15 9
3.2.22. Lettera circo lare 22 (24 gennaio 1918) ......... ... ........ ......... ..... ..... ....... ........ .... ... .... .... ..... ......... 159
3.2.23. Lettera circolare 23 (24 febbraio 19 18) ... ..... .... ....... ........ ............................ .................. .... ..... 160
3.2.24. Lettera circo lare 24 e 25 (24 marzo 19 I8) ............................... ....... .......... .............................. 16 1
3.2.25. Lettera circolare 26 (3 1 maggio I9 18) ................. ... ....................... ........... ............................. . 162
3.2.26. Lettera circo lare 27 (24 giugno 1918).......... ........ ..... .......... ........ ........ ................._. ... ..... .......... 163
3.2.27. Lettera circo lare 28 (24 luglio 1918) ..... ..... .. ...... ............ .. .. .. ..... ........... ......... ... ....... .... ..... ...... 164
3.2.28. Lettera circolare 29 (24 agosto 19 18) ... ........... ..... .................................... ............................. . 164
3.2.29. Lettera circo lare 30 (24 settembre 19 18) .............. ......... .................. .... .. .................... ...... ....... 166
3.2.30. Lettera circolare 3 1 (24 ottobre 19 18) .. ..... ......... .................. ............ ......................... ............. 167
3.2.3 1. Lettera circo lare 32 (24 dicembre l 918) ......... ... ............. ........... ...... ........ ........ ....................... 168
CAPITOLO QUARTO ................................................................................................................... 171
ANALISI DELLE FONTI .............................................................................................................. 171
l . L E FONTI E LA GRIGLIA DI ANALISI ... ............. ...... ..... ........ .... .. .... ..................... ... ............. .......... 17]
1.1. Lettere dei Salesiani sotto le armi (19 15-1918) ............ ...... .... ... ......... ....... ....... ....... ....... 171
1.2. La griglia di analisi ............. .... .. ...... .. .... ........................ ... .................... ......... ....... ....... .... 175
2.] DATI EMERGENTI DALL'ANALIS I.................... ............. ... ....... ..... .. ........ ....... .... .. ... ......... ..... .. ... . 177
2.1. Destinazioni e ambiti di servizio dei Salesiani arruolati... ... ......... .. ..... .. ........ .. ....... ... ...... 177
2. 1.1. Reparti operativi in trincea...... ..... .... .. .. .......................... .... .... ......... ........ .... ..... ... ... ... ......... ... .... 178
2. 1.2. Ospedali someggiati e serv izi di portaferiti ................... ............ .. ....... ................ ..................... . 184
2. 1.3. Ospedali territorial i... .... .. ... .. ............. .... ..... .... ..... ... ....... .......... ... .............. ............ ........... ... .... ... 186
2. 1.4. Uffici comand i........... ......... ...... .... ........ ...... ... ....... ... .... .. .............. ... .... ....... ....... .............. ... ....... 191
2. 1.5. Campi di prigion ia ......... ............... ........ ........... ....................... ... ...................... ...................... ... 193
2. 1.6. Cappell ani mil itari ..... ........ ........ ...... ..... ......... ..... ... ... ..... ... .. .... .... ........ ...................... .. .. .. .... .. .... 197
2.2. L ·importanza della corrispondenza per reggere l 'urto degli eventi...................... ........ ... 202
2.2. 1. L·ancoraggio al la vocazione e all' identità salesiana tram ite la corrispondenza episto lare ....... 202
2.2.2. Sfida alla radice ............................... ... .. .... ... ....... .... ...... .... .......... .............. .. ............. ............ .. .. 205
2.2.3. Clima di intenso affetto sp irituale tra confratell i e superi ori...... ............. ...... ...... .. .... ........... .. ..207
11 5

12.4 Page 114

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2.2.4. Attaccamento alla Congregazione e disponibilità al sacrificio .. .. ... .... ...... ...... .............. ............ 214
2.2.5. Circolari: strumento di unità ..
··········· ·· ·· ················ ······· .. ····· ···.... ······ ····....·········220
2.2.6. Amicizie fraterne ..... ..... .. ..... .......... ....... ........ . ··· ·············... ....... ..... .... ............ ........... .. ....... 223
2.3. La spiritualità salesiana alla prova della guerra .. .
.225
2.3. I. Lo spirito di fede .... .. .. ...... ... .. ... ........................... ....... .... .
..225
2.3 .2. Sacramenti, orazione mentale e pratiche di pietà .. ....... .. ... ... ........ ...... .. ... ... ...... .......... ...... ...... .. 229
2.3.3. Vita di grazia e fedeltà vocazionale .... ....... ....... ... .... .. .. . ................. ... ...................................... 236
2.3.4. Recupero del senso dell'ascesi religiosa e della tensione missionaria ....................... ... ........... 240
2.3.5. Devozione mariana in tempo di guerra .... ........................ ............. .... ....... .......... ... .................. .255
2.4. Risignifìca:::ione spirituale di alcuni termini-chiave della retorica di guerra ..... .. .. ........ 273
2.4. 1. Patria............. .... .. ............... .... ..... ............ .. ............ .. .............. ......... ... ..... ...... ........ .. .................. 273
2.4.2. Dovere ... ....... .......................... ................... .... ...... .. ....... ....... ........... ...... ......................... ...... .... 279
2.4.3 . Virtù civili e morali ........... ............................................ .............................. ................. .. ..... .... 282
2.4.4. Sacrifici ..... ............................................... .......... ....................................... ...... ....... .. .... ............ 286
2.4.5. Onore ........ ... ... ... ....... .. ................................... ................. .............. ... ........... ... ...... ...... ... .. .......... 289
2.5. Contiguità con la morte.................. ................ .... .... .... .
... 290
2.5.1. Il senso della morte e la sua preparazione... .......... ....................... ...... .......... ... ........... ........ ... ... 29 I
2.5.2. L'esempio del chierico Bonifacio Gioannini (I 898-1918) . ............................................. .. .... .. 300
2.5.3. Il chierico Giovanni Miglio ( I 890-1918), testimone dell ' amore al dovere ................. ..... .. ..... .. 313
2.5.4. Il chierico Ann ibale Ferraris (1896-19 17), «una tempra d ' acciaio, che la vita mi li tare non riuscì
a corrompere, ma che al contrario rese più vigorosa!» ......... .. ........ .......... ........... ......... .............................. 3 I 8
2.5.5. Il chierico Paolo Cazzo la (1895-1 918), l'ardore del la spiritualità aposto lica salesiana ........ .. ..32 I
2.6. Rapporti coi commilitoni e missione salesiana .......... ......... ...................... .......... .. ..... ...... 330
2.6. I . Cause di contrasto e reazioni dei Salesiani ............... .... ..... ...... .. .. .... ........ .................... .... .. ...... 331
2.6.2. Rafforzamento della fede e della propria identità .. ........................... ...... .. .. ....... ...... ... ........ ..... 336
2.6.3. Rapporti di benevolenza e amicizia ... ..... .... ........... ..... ............................ ......... ........... ..... .. ...... 340
2.6.4. La missione e il metodo salesiano ....... ... ........................... ..................... .......... ........... ... ........... 342
CAPITOLO QUINTO .................................................................................................................... 355
IL MODELLO SPIRITUALE EMERGENTE ............................................................................ 355
1. LE RISORSE DELLA SPIR ITUALITÀ SALESIANA DI FRONTE ALLA GUERRA ... ... ... .... .... .. ........ ........ 356
1.1. Prese di coscien:::a e verifìche..... ..... .. ...... ...... ... .... .. .... .. ... ... .. ...... .. ......... .... ............... ........ 358
1.2. Fede, speran:::a e carità .... ............ ...... ... .. ...... ...... ..................... ............. ...... ....... .... ...... .... 361
2. LE MODALITÀ DI RIELABORAZION E DELLA PROPRIA IDENTITÀ CRISTIAN A E SALESIAN A ... ........ 365
3. LE FORME DELLA MISSIONE SALESIANA E DELLO ZELO PASTORALE ........... ... .... .... .. .... .... ... ... .... 368
3.1. Coltivare la vita di gra:::ia..... ... ...... ... ..... ....... ... .
...... ....... ... ........ .... ... ....... .. .. 370
3.2. insegnare, educare, rallegrare.
... ... .. ......... . 371
3.3. Lo stile del sistema preventivo: stare tra i commilitoni con amorevole::::::a .... ... .... .. .... .... 3 77
4. LE VIRTÙ MORALI E RELIGIOSE EMERGENTI. .... ...... . ................ . ................ ....... . .. ........... .... . ........ 380
4.1. L'esatto adempimento del dovere: testimonian:::a e offerta di sé....... ..... ... ... .. .... ... ... ..... ... 381
4.2. La castità e la fedeltà...... ..... ....... .... ..... .... .... ... .. ... ....... ...... ........ ... ... .. ..... ... ... ... ..... ... ... ...... 389
116

12.5 Page 115

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4.3. Dominio di sé con spirito di sacrifìcio e temperan::;a ............. .... ........ ........ .... ... ... .. .. .. .... .. 395
5. LE ESPRESSIONI DELLA PIETÀ ... .... .. ..................... ..... ..... ....... .. ....... .... ...... ... .. .... ..... ... .... ...... .. ..... 400
5.1. 1 sacramenti .. ... .... ..... .. ............... .
401
5.2. La preghiera: devo::;ion.e e devo::;ioni .......... .
408
5.3. Il riferimento all'Ausiliatrice.................. ... ........................ .
......... .... .. .............. 414
6. L'AMORE A DON Bosco E IL SENSO DI APPARTENENZA ALLA CONGREGAZIONE ·· ······· ··············420
6.1. La militari::;::;a::;ione dei giovani salesiani: una sfida radicale per la giovane Società
salesiana ...... ........ .......... ....... .
..... 421
6.2. Attaccamento alla Congrega::;ione.
6.3. Clima di intenso affetto spirituale
···· •··•···•····· ······· ·· ····· ·· ··········· 424
..... ... ....... 427
6. 4. Disponibilità al sacrificio di sé per la missione della Congrega::;ione ... .. ......... ....... .. ..... 43 I
CONCLUSIONE ............................................................................................................................. 434
I. Un con.tributo al dibattito storiografico .......... ..... .
.... .. ...... 435
2. 1punti nodali del! 'identità salesiana e della sua spiritualità ........ ......................... .......... .. 438
3. Stimoli per ricerche ulteriori ................. .... .... ............... ... ...... .... ..... ......... ....... ........ .. .. ... ..... . 440
ALLEGATO N. I ............................................................................................................................ 442
Lettera mensile di don Paolo Albera ai salesiani soldati N. 17 ... ..... ......... .... .. ..... .. .... ............ 442
ALLEGATO N. 2 ............................................................................................... ............................. 445
Lettera mensile di don Paolo Albera ai salesiani soldati N. 19 ..... ... ......... .... .......... ... ............ 445
ALLEGATO N. 3 ............................................................................................................................ 448
Elenco dei salesiani soldati che scrivono a don Albera e ai Superiori .... ......... ........ .. ........... . 448
ALLEGATO N. 4 ............................................................................................................................ 474
Elenco dei salesiani soldati morti durante la Prima Guerra mondiale................ ................ ... 474
BIBLIOGRAFIA............................................................................................................................. 477
I. Fonti inedite .... .. .. ............. .. ....................... ........................... ...... ... .. ................ .... ...... ......... 477
2. Fonti edite.......... ...... ........ .. ....... ................ .
..... ............ 477
3. Studi............... .
... .. ..... ....... 479
INDICE GENERALE ..................................................................................................................... 113
11 7

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