1971_DGODB_GarroE_Il_beato_Michele_Rua


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Edito a cura dell'Ufficio Stampa Salesiano
Direzione Cenern lc Opere Don Bosco
10100 TORINO Via Maria Ausiliatrice. 32

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D. EMILIO GARRO S. D. B.
II Beato MICHELE RUA
Primo Successore di S. Giovanni Bosco
A metà con Don Bosco
Nel mercato di Porta Palazzo, a Torino, una
mattina del maggio 1847 un gruppo di scola-
retti attraversa la piazza. Un prete sui trent'an-
ni, dall'aspetto affabile e dallo sguardo pene-
trante, gli viene incontro. È Don Bosco, l'amico
dei e birichini >. Quei ragazzi gli fanno cerchio
attorno; il suo occhio si fissa sopra uno di loro,
di d}eci anni; volto delicato, vestito pulito e
quasi elegante: Michele Rua.
- Che cosa vuoi? - gli chiede Don Bosco.
- Una medaglia, come i miei compagni, se
ne ha ancora.
- No, non ne ho più. Ma a te darò qualche
cosa di meglio.

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E, porgendogli la mano sinistra aperta, fa con
la d estra l'atto di tagliarla in due:
- Prendi, Michelino, prendi!
- Che cosa d evo prendere? - rispose il ra-
gazzo meravigliato, guardando la mano vuota
e il sorriso misterioso di Don Bosco.
Don Bosco glielo spiegherà cinque anni più
tardi:
- Tu farai sempre a metà con D on Bosco!
Dolori e gioie, cure e responsabilità saranno
per tutta la vita in comune con Don Bosco.
Ragazzo con Don Bosco
Michelino, nato il 9 giugno del 1837, era l'ul-
timo di nove figli di Giovanni Battista Rua, ca-
po ufficio nella fabbrica d'armi di Torino. Alla
sua nascita r imanevano vivi cinque fratelli , co-
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me lui gracili e malaticci, in tempi difficili. Il
padre morì presto, una figliuola volò anch'essa
al cielo, i due maggiorenni, figli del primo ma-
trimonio, si allontanarono dalla matrigna, e la
vedova Rua rimase sola con Giambattista, im-
piegato nella fabbrica, e Luigi e Michele che
andavano a scuola. Questi due fratellini fre-
quentavano l'Oratorio di Don Bosco, l'istituzio-
ne provvidenziale che riuniva alle domeniche
tanti poveri ragazzi ora in un luogo, ora in un
altro. Il piccolo Michele, nel lunedi di Pasqua
del '46 fece con fervore singolare la sua prima
Comunione, pregando per la vita dell'Oratorio.
Finito il corso elementare dai Fratelli delle
Scuole Cristiane, Michelino fu interrogato da
Don .Bosco:
- Ti piacerebbe continuare gli studi?
- Si, ma la mamma ha già fatto tanti sacri-
fici, che...
- E vorresti studio.re il latino presso di me,
per diventare un giorno prete?
- Volentieri, ma non so se la mamma...
- Parlane a lei, e dimmi poi il suo pensiero.
La mamma si mostrò contenta. e Vederti pre-
te - gli disse - sarebbe la più grande gioia
della.mia vita! Di' a Don Bosco che acconsento>.
Don Bosco prese con sè Michelino Rua, e gli
fece fare in pochi anni tutto il corso di latini-
tà. Ingegno, diligenza accurata, pietà profonda
e serietà precoce, facevano fin d'allora spiccare
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Michele tra i suoi compagni.
I suoi due fratellini morirono uno dopo l'al-
tro. Rua ne provò un gran dolore, lenito solo
dall'affetto, dalle cure e dalla stima che gli mo-
strava Don Bosco. Don Bosco gli affidava inca-
richi di fiducia, come dargli a scrivere i suoi
manoscritti e mandarlo in giro, in tempo di
quaresima, a invitare i ragazzi al catechismo.
Rua pigliava in mano un campanello; percorre-
va i campi intorno a ll'Oratorio; andava do-
v'erano dei gruppi di giovani che oziavano o
giocavano, e annunciava l'ora della dottrina cri-
stiana. Quelli si univano a lui, e tutti insieme
entravano all'Oratorio. Nell'autunno del '53 Don
Bosco gli propose di stare stabilmente con lui;
Michele, col consenso della madre, entrò come
interno in quella casa che doveva abitare per
circa 60 a nni. In quell'anno Don Bosco gli im-
poneva l'abito chiericale, nella cappella dei Bec-
chi a Castelnuovo d'Asti, tra l'esultanza dei
compagni e la gioia di Don Bosco, che vedeva,
in quel primo suo chierico, avverarsi le promes-
se del Signore.
Primo Salesiano
Altri chierici si unirono a Rua nei due anni
seguenti: Cagliero, Francesia, Bonetti; e Don
Bosco li andava formando secondo il suo spirito,

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e gli imponeva, sotto la protezione di S. Fran-
cesco di Sales, il nome di Salesiani. Tutti tende-
vanò a imitare Don Bosco nello zeio, nella pre-
ghiera, nel lavoro; ma più degli altri il chieri-
co Rua. In seguito confidò: «Approfitto molto di
più a osservare Don Bosco, anche nelle più umi-
li azioni, che a leggere e a meditare un trattato
d'ascetica >. Don Bosco notava questo progresso
nella virtù, e lo stimò presto maturo per votarsi
a Dio in povertà, castità e ubbidienza.
Una sera di marzo, la sera dell'Annunciazio-
ne, una semplice cameretta, quella di Don Bo-
sco, accoglieva il maestro e il discepolo: Don
Bosco in piedi, Don Rua in ginocchio davanti
al Crocifisso; un breve mormorio parole del
giovane chierico che pronunziava la formula dei
voti annuali; una breve risposta di Don Bosco,
e la cerimonia finì.
Nasceva un nuovo Istituto religioso.
All'Oratorio i ragazzi interni erano ormai un
centinaio, e Don Bosco aveva bisogno di pro-
fessori e di aiutanti. Il chierico Rua fu lancia-
to nel lavoro; gli .rimaneva appena il tempo di
respirare. Fu professore di matematica a una
scolaresca vivace che egli seppe dominare col
tono ·calmo e sicuro della voce, con lo sgul;ll"do
fermo, con la padronanza di se stesso. Con la
scuola gli si aggiunse l'assistenza generale di
tutti i giovani nel refettorio, nel cortile, nella
cappella
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Ebbe le chiavi della
bÌblioteca, l'insegnamen -
to della religione e l'uf-
ficio di segretario di Don
Bosco. Badava a tutto.
Fragile, magrissimo, ave-
va nell' anima una gran-
de forza di volontà, un
ardente amore di Dio,
una dedizione assoluta a
Don Bosco. Scoppiò a
Torino il colera: rispo-
se subito all'appello di
Don Bosco, si prodigò
per due mesi, con altri
giovani, a trasportare i
colpiti nei ricoveri, ad
assistere i malati e gli
agoni;z:zanti, a preparare
i moribondi al passaggio
all'eternità. Ogni dome-
nica, andava a dirigere
l'Oratorio di S. Luigi,
nella parte opposta del-
la città. Guidava i ra-
gazzi al confessionale, di-
rigeva le preghiere e i
canti, iniziava in cortile
animate partite di giuo-
co. A mezzogiorno, do-

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pu un piatto di minestra nello sgabuzzino del
portinaio, ricominciava da capo per tutto il po-
meriggio. Tornava a sera a Valdocco stanco,
sfinito, ma con l'animo felice.
Intanto studiava. Frequentò per sei anni le
lezioni di filosofia e di teologia nel seminario
di Torino, e fu sempre il primo della classe.
Attento e metodico, compilava i suoi sunti in
un eccellente latino, con ordine e chiarezza.
Dopo la scuola, andava, tre volte la settimanà,
a dar lezioni al marchesino Fassati, e a studia-
re greco ed ebraico dall'abate Peyron; in breve
arrivò, con la sua tenacia e il suo buon volere,
a capire a prima vista la Bibbia in greco e in
ebraico.
A Valdocco, nei momenti di riposo, il chieri-
co Cagliero - futuro Cardinale - seduto al
pianoforte componeva la musica delle sue ro-
manze; il chierico Francesia - poeta fin oltre
i novant'anni - cesellava i suoi versi latini e
italiani; il chierico Rua - la copia più fedele
di Don Bosco - si sprofondava nello studio del-
l'ebraico.
Accompagnò, come segretario, Don Bosco a
Roma. Rua portava la valigia, che racchiudeva
il prezioso manoscritto delle Regole della na-
scente Società Salesiana da sottoporre al giu-
dizio della Santa Sede.
Provò emozione nel toccare il suolo della cit-
tà eterna e nel visitare le basiliche e i monu-
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menti. Fu ammesso con Don Bosco all'udienza
pontificia e, inginocchiato ai piedi di Pio IX, ri-
cevette la benedizione papale. Al ritorno a To-
rino, semplice suddiacono, fu nominato Diret-
tore spirituale della Società Salesiana, che pi-
gliava ufficialmente nome e rango nella Chiesa.
Sacerdote, a servizio della Chiesa
Fu presto diacono, e poi ordinato sacerdote
nel luglio 1860 a Caselle, da monsi gnor Balma.
Che trepidazione nel suo cuore, la vigilia! Era
stato alloggiato in casa del barone di Barbania,
gran benefattore di Don Bosco. Al mattino, i
domes tici incaricati di rassettare la camera si
accorsero che il letto era ancora intatto.
- Dev'essere un santo quel chierico! - dis-
sero al barone. - Questa notte non ha dormito:
certo, sarà stato tutto il tempo in preghiera.
- Non mi sorprende! - rispose il barone. -
È un discepolo di Don Bosco: è detto tutto.
Festa a Valdocco, per la Prima Messa di Don
Rua. Tutta la casa imbandierata, adorna di fe-
stoni e di scritte. I ragazzi interni ed esterni -
parecchie centinaia - pieni di gioia sfaccenda-
vano a preparare addobbi, canti, musiche, doni.
La signora Rua, che da qualche tempo era ve-
nuta a stare col figlio, gli regalò un letto di fer-
ro; quel dono commosse Don Michele, che non
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si stimava degno di tanta comodità. Cantò la
Messa, assistito da Don Bosco, raggiante di le-
tizia. Dopo i Vespri, si svolse in suo onore un
trattenimento musico-letterario; sedeva al pia-
no Cagliero, e Francesia dava lettura d'una sua
poesia tutta smalto. Negli elogi fu chiamato con
felice intuizione, « modello dei giovani, esem-
pio dei chierici, emulo di Domenico Savio, nuo-
vo S. Luigi per la purezza della vita, nuovo
S. Bernardo per l'amore alla Vergine e un nuo-
vo Don Bosco per l'amore generoso ai fanciul-
li >. Centratissimo.
Sacerdote, ebbe la direzione generale delle
scuole e la responsabilità morale di tutta la gio-
ventù dell'Oratorio. A 360 fece arrivare il nu-
mero degli alunni del Ginnasio.
Più di 300 erano pure gli apprendisti artigia-
ni, con laboratori in piena efficienza. Fiorivano
la pietà, lo studio, la disciplina in quell'immen-
sa famiglia. Come se non bastasse, Don Bosco
lo pregò di occuparsi dell'Oratorio dell'Angelo
Custode, in Borgo Vanchiglia. Don Rua non se
lo fece dire due volte, e ogni domenica andava
là a lavorare. Vi fondò la « Compagnia di S. Lui-
gi>, e una biblioteca; vi faceva due prediche
in giornata, processioni nelle solennità, sermoni
serali nel mese di maggio; dava, dopo la Messa
con Comunione generale, colazione gratuita a
tutti i ragazzi nella festa dell'Angelo Custode;
vi chiamava la banda di Valdocco a schiumare
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allegria, e, a notte, accendeva fuochi pirotecni-
ci. I ragazzi lo amavano, entusiasti di lui.
Don Bosco lo inviò a soli 26 anni, come Di-
rettore del secondo istituto salesiano che il
Santo apriva allora a Mirabello Monferrato. Vi
stette due anni, che furono di continuo progres-
so per quell'Istituto; vi riprodusse la vita e lo
spirito della Casa Madre di Torino. Ma Don Rua
allo zelo, alla pietà, al lavoro. pel buon anda-
mento generale univa personali penitenze.
Un giorno vi ospitò Don Durando, professo-
re salesiano, venutovi per gli esami e suo com-
pagno; essendo occupate le altre camere, Don
Rua gli cedette la propria. Vi era da poco en-
trato quando Don Durando si vide venire die-
tro il Direttore, preoccupatissimo.
- Che hai? - gli chiese.
- Ho lasciato una cosa... un oggetto... - ri-
spose Don Rua, palpando il letto.
- Sta tranquillo - soggiunse l'amico - l'og-
getto l'ho messo io da parte. - E gli mostrò in
un angolo della stanza una lunga tavola che
Don Rua era solito interporre fra il materasso
e le lenzuola.
- Non son cose da farsi! - mormorò Don
Durando. - Don Bosco lo sa?
- Ti pare? - replicò l'altro confuso. - Ma
non credere ch'io Io usi tutte le notti...
Da Mirabello fu richiamato Don Rua all'Ora-
torio; si rendeva indispensabile un Vicario di
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Don Bosco, che spesso e
a lungo era assente per
viaggi. Così Don Rua si
assunse il governo glo-
bale della Casa Madre,
coi suoi 700 allievi, i la-
boratori, il Santuario di
Maria Ausiliatrice in co-
struzione, l'Oratorio fe-
stivo, il vitto da procu-
rare ogni giorno, le pa-
ghe da dare agli operai,
l'incombenza di calmare
gli appaltatori insisten-
ti, la responsabilità
completa delle « Lettu-
re Cattoliche > (libretti
mensili di propaganda
con 12.000 abbonati) e il
disbrigo della copiosa
corrispondenza di Don
Bosco. Non era poco! A
tutto badava Don Rua,
preoccupato solo di al-
leggerire la fatica a Don
Bosco. Ma quando, ter-
minata la cupola del
Santuario e accelerati i
1avori di sistemazione
interna, si dovette pre-

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parare la solennità della consacrazione, le fati-
che raddoppiarono. Per un mese non dormì più
di quattro ore per notte; doveva prevedere, or-
ganizzare, decider~, sorvegliare. La festa riuscì
un trionfo, ma Don Rua si ammalò gravemente
di peritonite fulminante. Don Bosco, ch'era as-
sente, al suo ritorno ne fu avvisato. Rimase
tranquillo: andò ~ confessare, a cenare, a po-
sare in camera le valigie; alla fine si recò al
letto dell'ammalato.
- Oh, Don Bosco! - esclamò il moribondo
- è venuta la mia ultima ora? Non abbia pau-
ra di dirmelo; io• sono pronto.
- Caro Don Rua, - soggiunse Don Bosco -
io non voglio che tu muoia. H~i ancora molto
da lavorare. - E lo benedisse.
Il giorno dopo l'ammalato stava peggio e il
medico aveva quasi perduto ogni speranza. Don
Bosco insisteva incrollabile:
- Don Rua deve guarire; ha troppo da fare
al mio fianco.
Vide sul tavolo la borsa dell'Olio Santo. Do-
mandò:
- Perchè questo?
- Per amministrargli il Sacramento degli
Infermi - rispose l'infermiere - stava tanto
male ieri sera; il medico stesso...
- Ah, gente di poca fede! - interloquì Don
Bosco. Si voltò sorridendo all'ammalato: - Sen-
ti, Don Rua, - disse - anche se ti buttassero
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giù dalla finestra, così come sei, ti assicuro che
non moriresti!
Di li a pochi giorni, Don Rua era fuori peri-
colo. La fede di Don Bosco aveva vinto.
Attività che non molla
Con la guarigione ripiombarono sulle spalle
di Don Rua le occupazioni precedenti e altre
nuove, come l'istruzione domenicale, che tenne
dal pulpito per vent'anni, la prepétrazione al-
l'insegnamento di Sacra Scrittura e la confes-
sione dei ragazzi a cui attese fedelmente tutte
le mattine per trent'anni. Nello stesso tempo fu
mandato come Ispettore a visitare le altre case
salesiane di Lanzo, di Mirabella, di Alassio, di
Varazze, di Sampierdarena;· sostituì Don Ca-
gliero, partito per la Patagonia, co.me Direttore
spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; col-
laborò alla partenza dei Missionari, alla crea-
zione dell'Unione dei Cooperatori e alla fonda-
zione del Bollettino Salesiano. ·
Faceva a metà con Don Bosco! E Don Bosco
nòn poteva fare senza di lui. Da Parigi, non
avendo chi l'aiutasse, Don Bosco lo chiamò con
un telegramma. Ventiquattro ore dopo, Don Rua
era nella capitale francese pronto al lavoro.
Cumuli di lettere si ammucchiavano sul ta-
volo. Don Bosco andava in giro per visite, con-
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ferenze, riunioni; Don Rua, calmo, amabile, ben
addestrato, buttava giù centinaia di risposte.
Dalla Francia si recò in Austria, presso il conte
di Chambord, ammalato. Qualche anno dopo
accompagnava Don Bosco, già vecchio e amma-
lato, in Spagna. Prima di partire, non sapendo
lo spagn olo, s'era comperata u na grammatichet-
ta da tre soldi e l'Imitazione di Cristo in quella
lingua, e s'era messo a st udiare. Con la sua me-
moria prodigiosa e la sua tenacia fece la bella
improvvisata, quando arrivarono alla frontiera,
di mettersi a parlare corr entemente in spagnolo
coi doganieri.
- Bravo, - gli disse Don Bosco. - Chissà
quante volte mi toglierai d'impiccio.
Rivolse· pubblicamente a nome di Don Bosco
la parola agli alunni del grandioso Collegio di
Sarrià, e tenne in chiesa una conferenza ai Coo-
peratori, in lingua spagnola.
A Barcellona fece anch e di più: aiutò Don
Bosco a far e miracoli. E ra tanta la gente che
voleva una benedizione dal Servo di Dio, tanta
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la folla che faceva res-
sa per poterlo vedere,
che Don Bosco era co-
stretto, a intervalli di
tempo, ad affacciarsi al
balcone e a benedire
quelle continue ondate
di persone. Una mam-
ma conduceva, piangen- ·
te, il suo bambino, spac-
ciato dai medici. Don
Bosco, informato, le fe-
ce dire che andasse a
chiedere la benedizione
a Don Rua. Gliela die-
de; e il fanciullo sul-
l'istante fu guarito.
Vicario con diritto.
di successione
Don Bosco si sentiva or-
mai al termine della vi-
ta. Il Sommo Pontefice
Leone XIII espresse il
desiderio che egli desi-
gnasse il suo successore,

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in caso di morte. Don Bosco aveva già testimo-
niato di Don Rua con le parole: e Se Dio mi
avesse detto: - Immagina una persona adorna
di tutte le virtù e abilità maggiori che tu po-
tTesti desiderare, chiedila e io te la darò - io
non mi sarei mai immaginato altri che Don
Rua ,. Di lui aveva affermato: « Se volesse far
miracoli lo potTebbe ,. Designò lui come Prefet-
to generale, dandogli il pieno esercizio del go-
verno della Congregazione. Don Rua, chiamato
a partecipare cli quella paternità, cambiò total-
mente aspetto, atteggiamento, tono. Mentre pri-
ma, nell'esercizio di cariche talvolta odiose, ve-
deva la necessità di mostrare una faccia severa
e una serietà da censore, adesso, ritrovando la
sua vera natura, illuminò sempre il volto con
'un amabile sorriso; lo sguardo gli si fece af-
fettuoso, la voce ebbe inflessioni di tenerezza.
La sua figura ascetica sprigionava un fascino
misterioso. Imitava Don Bosco.
Don Bosco, ammalato a morte, tenne con Don
Rua gli ultimi colloqui.
- Coraggio, caro Don Rua, - diceva ii mo-
rente - Dio ti aiuterà e ti aiuteranno anche i
nostri Cooperatori... Niente ti turbi... Lavoro e
preghiera... Il Papa dovunque e sempre.
- Vegli su cli noi, Don Bosco; - gli rispon-
deva il Vicario. - Continui la sua opera dal-
l'alto dei Cieli... ci ottenga grazie da Maria Au-
·siliatrice! ...
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- Sì, domani come ieri... Faremo sempre a
metà... continueremo a lavorare insieme! ... non
sarò inoperoso...
Il 31 gennaio 1888, verso le due del mattino,
Don Bosco entrò in agonia. Tutti i Superiori
della Congregazione erano attorno al suo letto.
Don Rua, singhiozzante, gli chiese perdono a
nome di tutti, e aggiunse: « Ci dia ancora la sua
benedizione. Io le solleverò la mano e dirò la
formula >. Suonavano i rintocchi d ell'Angelus;
Don Bosco spirò.
Il balzo avanti
della Congregazione Salesiana
Lo zelo e l'ardore instancabile continuarono
in Don Rua, come Rettore Maggiore dei Sale-
siani; tutta l'Opera sotto di lui, se ne avvan-
taggiò. Alla morte di Don Bosco i Salesiani era-
no 768; a quella di Don Rua, 3996; le Ispettorie
da 6 aumentarono a 34; dall'Italia, Francia, In-
ghilterra e America del Sud la Congregazione
si diffuse nella Svizzera, nel Belgio, nell'Alge-
ria, nella Palestina, in Polonia, in Turchia, ne-
gli Stati Uniti, in Sud Africa e altrove. I mis-
sionari Salesiani si stabilirono fra i selvaggi e
fra i lebbrosi; si fissarono in India e nella Cina.
Don Rua visitò personalmente le Case Salesia-
ne in 18 Nazioni; intorno a lui, allievi, ex al-
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lievi, Cooperatori, gente
del popolo si affollava-
no, come già intorno a
Don Bosco. Tutti vole -
vano avvicinarlo, avere
una benedizione: gli ta-
gliuzzavano la veste per
serbarne reliqu ie. Lui
lasciava fare, umile, cor-
tese, e diceva a tutti una
buona parola.
Mise pace anche nei
contrasti tra capitale e
lavoratori. A Torino,
nella filanda dell'indu-
striale Poma, era scop-
piato uno sciopero fra
quelle centinaia di ope-
rai, imbevuti di sociali-
smo, per una riduzione
d'ore di lavoro. Il sin-
dacato socialista li so-
steneva, sussidiando cia-
scun operaio con una li-
j
ra al giorno (a quei tem-
pi). Da cinquanta gior-
ni durava lo sciopero, e
si faceva sempre più
preoccupante. La folla
degli scioperanti, ammu-
-~

3 Pages 21-30

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tinata, sostava minacciosa intorno all'opificio e
scagliava pietre. Don Rua, con altri due o tre co-
raggiosi, passò in mezzo agli scioperanti. andò a
trovare il signor Poma, gli parlò con efficacia e
lo indusse a un accomodamento con gli operai.
Oltre lo sviluppo prodigioso della Congrega-
zione, Don Rua vide fiorire la santità nei confra-
telli salesiani, come nel principe polacco Augu-
sto Czartorysky e in Don Andrea Beltrami, il
cui motto era: Vivere per soffrire. Tre salesia-
ni furono in quel tempo fatti Vescovi: Don Lui-
gi Lasagna, Don Costamagna, Don Marenco. Il
Congresso salesiano dei Cooperatori, tenutosi a
Bologna per prepararvi la fondazion~ di un Isti-
tuto, risultò un trionfo. Presidente onorario fu
il Cardinale Svampa; presidente effettivo Don
Rua. Cinquantotto giornali vi mandarono i lo-
ro corrispondenti dalle varie parti d'Europa.
Alle riunioni affollatissime, assistevano 4 Car-
dinali, 21 tra Arcivescovi e Vescovi, il sociolo-
go prof. Toniolo e il giornalista Don Albertario.
Nel discorso di chiusura, Don Rua concluse di-
cendo commosso: « Questa è opera di Dio, ed
è mirabile ai nostri occhi >.
Le spine gli straziavano il cuore: uno dei più
illustri salesiani, Don Dalmazzo, mori ucciso da
un assassino; mons. Lasagna peri in una cata~
strofe ferroviaria; dieci anni di fatiche aposto-
liche furono distrutte in Patagonia da un'inon-
dazione; espulsi i salesiani dalla Francia, nel
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1902; nel 1908 il terremoto cli Messina inghiot-
tiva nove salesiani e quaranta alunni; le infer-
mità logoravano il suo fragile corpo. Il dolore
maggiore fu quando, nel 1907, una raffica infer-
nale di calunnie si scatenò sul collegio salesia-
no cli Varazze per una montatura della Masso-
neria, che mirava, con quel colpo, alla laicizza-
zione di tutte le scuole d'Italia. Il collegio fu
chiuso, i giovani inquisiti e minacciati, i sale-
siani arrestati, portati in caserma e incarcerati.
Nessun rispetto per il Direttore Don Viglietti,
ex segretario di Don Bosco, nè per il venerando
Don Paseri, che da· 32 anni insegnava in 1• ele-
mentare, e ora camminava appoggiandosi, pian-
gendo, al braccio. cli Don Viglietti. Don Rua ap-
pariva triste e addolorato come non mai. La sua
anima dolorava di una sofferenza immensa; nel
segreto del cuore, fece un voto a Gesù Croci-
fisso: e Nella tua misericordia infinita - pre-
gò - rendi alla mia famiglia il suo onore in-
tatto e io, prima di morire, percorrerò come pel-
legrino penitente il paese sacro alla tua Pas-
sione e Morte! ... >.
Il voto fu esaudito. La reazione alle mene
massoniche scattò da ogni parte d'Italia; gli ac-
cusatori furono a loro volta accusati, processa-
ti, condannati; l'onore ritornò intatto, e i gio-
vani dei collegi vi riaffluirono più numerosi. La
Palestina vide Don Rua, penitente, prostrarsi in
preghiera sui luoghi santi del Redentore.
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3.3 Page 23

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Il
Cameretta di Don Rua in Valdocco accanto a quella di Don Bosco: vi passò gli
ultimi 22 armi come Rettor Maggiore. Una vera porziuncola francescana, stile
ottocento.

3.4 Page 24

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I « segni del Cielo » in Don Rua
Don Rua, come Don Bosco, leggeva nel futu-
ro. Una Figlia di Maria Ausiliatrice fece venire
un giorno Don Rua al letto di sua madre, col-
pita da apoplessia a 70 anni. I medici dicevano
che la sua morte era questione di giorni. Lui la
benedisse: « Coraggio! La SS. Vergine non le
ha ancora prepara to il posto in Paradiso. Lei
morirà tre anni dopo di me >. Infatti morì nel
1913, tre anni dopo Don Rua, A un suo segre-
tario, tornato d all'Am erica e ,desideroso di r ian-
darvi, assicurò - si era n el 1903 :____ che non ci
sarebbe più tornato, aggiungendo: « Sarai il
mio segretario ancora sette anni >. E lo fu fino
al 1910, a llorchè Don Rua morì.
A una signorina piemontese, che accompagna-
va la cugina, suora, a lla tomba di Don Bosco,
Don Rua, incontratala nel cortile di Valsalice,
predisse: « Lei si farà suora e poi partirà per
l'estero, dove farà molto bene >... La signorina
non aveva allora alcuna intenzione di farsi suo-
ra; quattordici anni dopo, entrò tra le Figlie di
Maria Ausiliatrice; fu mandata in Albania, do-
ve fece davvero molto bene.
A Marsala, durante l'apertura di quella Casa,
un signore gli presentò i suoi due b ambini. Don
Rua li guardò con tenerezza, invitandoli nel
nuovo Orfanotrofio.
- Venite - diceva - sarò per voi un padre
affettu oso.
22

3.5 Page 25

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Il signore, piccato da quelle parole, volle li-
cenziarsi subito da Don Rua, che, stringendo-
gli con premura la mano, gli sussurrò:
- Sì, arrivederci in Paradiso! - Qualche
giorno dopo, quel signore veniva colpito da me-
ningite e moriva lasciando due orfani.
Suor Vittoria e Suor Cesarina, tutt'e due dello
stesso cognome Rossini, ma non già parenti,
erano Figlie di Maria Ausiliatrice nella Casa di
Liegi. La prima, pallida e magra, era tubercolo-
tica in stato avanzato; la seconda, florida e colo-
rita, scoppiava di salute. Don Rua, che visitava
quella Casa, dava udienza a tutte le suore a
una a una. Quando si presentò Suor Cesarina:
- Oh, lei non sta mica bene! - le disse. -
Coraggio, mia buona figlia, coraggio_!
- Ma, Padre mio, - rispose l'altra, meravi-
gliata - credo che lei s'inganni, e mi confonda
con Suor Vittoria, anch'essa Rossini, che atten-
de qui in anticamera. Essa sta veramente poco
bene.
- Oh, coraggio, coraggio, - continuava Don

3.6 Page 26

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Rua - cerchi di fare sempre la volontà di Dio.
Dopo il colloquio, riflettendoci su, la suora
pensò che Don Rua avesse voluto prevenirla di
qualche male imminente. Di li a pochi giorni,
la ·colse una tisi galoppante che la condusse alla
tomba prima che Don Rua fosse arrivato a To-
rino. Suor Vittoria invece, visse ancora cinque
anni.
A Torino, al Rifugio di Santa Filomena, c'era
una ragazza ribelle a ogni disciplina, cattiva
con le compagne, impertinente con le maestre,
linguacciuta. La volevano mandar via ma, pri-
ma, la Superiora desiderò che ricevesse una be-
nedizione da Don Rua.
Fu condotta a lui. L'accolse con un amabile
sorriso, le regalò una medaglia di Maria Ausi-
liatrice~ la fece inginocchiare ai suoi piedi, e le
disse: « Ti benedi~o di tutto cuore, figlia mia,
perchè tu possa diventare buona, santa e poi
farti suora~. Meraviglia di tutti. Eppure, la ra-
gazza cambiò vita, si corresse ed entrò fra le
Suore dell'Immacolata d'Ivrea.
Una volta Don Rua andò a celebrare la festa
di S. Luigi nel collegio Salesiano di Borgo
S. Martino. La banda musicale dell'Istituto gli
andò incontro, lo accompagnò sonando fino al-
l'entrata, e li smise. Domandatone il perchè, gli
fu risposto che una delle suore, addette alla cu-
cina, era moribonda. Tifo, polmonite e nefrite
tormentavano la ~overa ammalata, e ·i medici
24

3.7 Page 27

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Quadro del Prof. Grida nella chiesa di S. Francesco : Don Rua celebra la prima
messa; gli è al fianco Don Bosco.

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non davano più alcuna sperar&Za. Le consorelle
di cucina, immerse: nella tristezz~, commossero
Don Rua quando andò a visitarla.
Una di loro piangeva.
- Non pianga---!' le disse in tono sicuro Don
Rua, dopo essersi raccolto un istante. - Stia
tranquilla: la suor~ non morrà. Essa deve fare
ancora molto bene su questa terra. Non ho tem-
po adesso di andarla a vedere, ma le dica che
questa sera, alle nove, le .manderò dalla mia
camera la b~nedizione di Maria Ausiliatrice.
Uscito dalla cucina, andò in cappella a reci-
tare le preghiere della sera con i giovani; rac-
comandò di dire tre Ave Maria per l'ammalata
grave. Alle 9, dalla camera, le mandò la bene-
dizione. Suor Filotnena, la moribonda che da
quindici giorni non prendeva sonno, cominciò
ad assopirsi: alle 10 dormiva profondamente. Il
giorno dopo, venne il medico, e domandò subi-
to a che ora fosse morta la suora. Gli dissero
ch'era in vita e che pareva sentirsi meglio. La
esaminò, e con· stupore trovò che le malattie
erano tutte scomp(U'se, non lasciandole più che
un'estrema debolezza. Suor Filomena si. rimise
ce>mpletamente; visse ancora venticinque anni;
morl direttrice di un piccolo ospedale salesiano
a Damasco.
Il prof. De Magistris, amico di Don Rua, ave-
va avuto un infarto, e si trovava a letto, in co-
ma. Don Rlia fu chiamato d'urgenza. Accorse,

3.9 Page 29

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contemplò l'amico, che non dava segno di co-
noscenza, pregò, tutto raccolto in sè, poi disse
ai presenti con accento cli fede: e Non temete:
non morrà; abbiate fiducia quanta ne ho io >.
Posata la mano sulla testa dell'ammalato, gli
mormorò: e Stai tranquillo, caro Giuseppe: tu
guarir~ e verrai a pranzo con me >.
Trentotto anni dopo, il prof. De Magistris rac-
contava ancora il fatto.
A Saint-Cyr, presso Tolone, gran folla di gen-
te stava a udire nella chiesa una conferenza cli
Don Ru~.
C'era tra gli altri Rondin, un sordo, che non
udiva l'oratore; decise perciò cli avvicinarglisi
per essere da lui guarito. L'aspettò in piazza,
ma per la ressa non potè accostarsi; corse nella
strada dove sarebbe dovuto passare Don Rua;
appena potè, gli si gettò in ginocchio, gri~-
do: e Non sento niente! Mi dia la sua benedi-
zione e guarirò!>.
- Se lèi guarisce, - rispose Don Rua - mi
promette cli farsi Cooperatore salesiano?
- È sordo: non ci sente - intervennero i
presenti.
Con meraviglia, si sentì il Ronclin rispondere:
- Cooperatore salesiano? Che cosa significa?
Era guarito.
A Nizza, suor Marietta Serbane, Figlia cli Ma-
ria Ausiliatrice, consumata da un cancro allo
stomaco, si stava spegnendo. Da quaranta gior-
27

3.10 Page 30

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La madre di Don Rua: si chiamava Giouarina Ma ria
Ferrero. La signora Maria visse accanto al figlio al·
l'Oratorio e a Mirabella.
28

4 Pages 31-40

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4.1 Page 31

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ni -non mangiava più nulla di solido. Prima di
morire, desiderava fare i voti perpetui. Don
Rua, che era arrivato là, le fece pronunciare
la formula, la benedisse, le posò sul capo la tra-
dizionale corona di rose, poi le soggiunse: e Fac-
ciamo voti che lei viva tanti anni ancora quan-
te sono queste rose. Lei sarebbe dovuta morire
ora, ma Don Bosco ha bisogno di miracoli. Vi-
vrà, guarirà, ma ·non perfettamente e farà un
gran bene >. La benedisse e uscì dalla camera.
Non era ancora arrivato in fondo alla scala, che
suor Marietta domandava da mangiare. Aveva
contato le rose della corona; quando, passati pa-
recchi anni, giunse all'ultima, restò assai pre-
occupata. Don Rua, saputolo, la chiamò e le
disse: e Prometta di lavorare a gloria di Dio e
a salvezza della gioventù, e io dirò a Don Bo-
sco di raddoppiare, di moltiplicare anche il nu-
mero dei suoi anni! >. Da quando fu guarita,
visse ancora più di 50 anni.
La regola personificata
Don Rua era un asceta: volto scarno, scava-
to, ossuto, occhi bruciati dalle veglie notturne,
persona esile e slanciata. L'angolosità del suo
corpo spiccava sotto la povera talare; cammi-
nava, con la testa leggermente piegata in avan-
ti, le spalle un tantino rialzate, le braccia in-
29

4.2 Page 32

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crociate e le mani aderenti l'una all'altra sul
petto.
- Chi è quel pr ete così magro e vestito così
poveramente? - domandò una volta il sindaco
di Nizza, vedendoselo venire incontro e non
pensando che potesse essere a capo di una Con-
gregazione religiosa. Ma sotto quel cor po così
emaciato vibrava un'anima sublime. Una fiam -
ma di amor di Dio e di carità irradiava calore
su tutto il suo dire e rivelava una mente pe-
netrante, una cultura solida e vasta, una me-
moria prodigiosa. Aveva nel cuore una fine sen-
sibilità, ma sapeva contenerla nel più equili-
brato controllo. In ogni circostanza era di una
compitezza perfetta, d'un tratto squisito, d'una
30

4.3 Page 33

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accortezza fine. Una volontà d'acciaio e una pie-
tà profonda lo sostenevano: si sentiva da lui
emanare il ·profumo di Cristo.
Mons. Mantegazza, Vescovo ausiliare di Mi-
lano, era solito dire: « A Torino vi sono tre co-
se da venerare: la Sindone, la Consolata e Don
Rua >. E il padre Franco, della Compagnia di
Gesù, a chi gli domandava: « Chi è più santo,
Don Bosco o Don Rua? > rispondèva: « Non sa-
prei davvero pronunciarmi >,
Una sua dote caratteristica era la puntuale e
minuziosa osservanza della regola; di lui Don
Bosco affermava: « Don Rua è la regola perso-
nificata>. La sua giornata aveva un orario fis-
so, dal quale non defletteva. Per primo entrava
in chiesa, per primo si trovava in ufficio, per
primo a ogni atto di pietà, per primo dove il
dovere lo richiedeva. Prima cli entrare in ago-
nia, all'ora fissata, volle che gli si leggesse la
meditazione del giorno. Lavoro e preghiera era-
no per lui una passione. Circolava una barzel-
letta espressiva: « Don Rua, appena entrato in
Paradiso, avrà domandato a Don Bosco: "A che
ora è la meditazione?">.
Caratteristico era il suo spirito di economia.
Nulla sprecava e nulla voleva che si sprecasse;
il suo vestiario era lindo, ma dimesso; la sua
éamera, già di Don Bosco, la mantenne nella
povertà. Per molti anni, all'Oratorio, fu presi-
dente della « Compagnia dei tozzi >: i soci s'in-
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4.4 Page 34

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caricavano di raccattare i tozzi di pane gettati
via dagli sbadati e dagli schizzinosi e se li man-
giavano per non lasciarli ammuffire. Don Rua,
anche da Superiore Generale, continuò a farlo.
Si serviva degli oggeti fino all'estremo. Un gio-
vane sacerdote gli domandò una volta un bre-
viario nuovo. e Fammi vedere il vecchio >, gli
chiese Don Rua. E, vistolo ancora buono, gli
mostrò il proprio, dicendogli: « Vuoi fare il
cambio col mio? >. L'altro lo osservò: contava
sedici anni di servizio e faceva pietà con quella
legatura sgualcita, il cuoio unto, la doratura an-
nerita. Scosse la testa: e No, tengo il mio >.
Il gran cuore di Don Rua
La carità regnava nel cuore di Don Rua; lo
testimoniano gli Ospizi e gli Orfanotrofi ch'egli
aprì. Nel terremoto di Messina, il collegio sale-
siano venne ridotto a un cumulo di macerie;
Don Rua, straziato per la perdita di tanti con-
fratelli e alunni, scriveva che pensava di pro-
piziare su queste vittime la bontà di Dio apren-
do nuovamente la porta dei suoi istituti ai gio-
vani orfani. Per soccorrere i ragazzi poveri e
abbandonati, sollecitava le offerte e le elemosi-
ne dei ricchi. e Se voi pensate per tempo a soc-
correrli - diceva ai cooperatori - procurando
loro una buona educazione, diverranno cittadi-
32

4.5 Page 35

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4.6 Page 36

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ni onorati, rispettosi, amanti d'l prossimo e ri-
conoscenti ai benefattori. Se invece non li aiu-
terete, forse da qui ad alcuni anni, si presen-
teranno ,sulle vie: e sulle piazze armati di ba-
stoni e di picche, •per far man bassa nei negozi
e nelle case private >. e Una raccomandazione
- ricordava un'altra volta - faceva sovente
il nostro Don Bo~co, soprattutto a quei bene-
stanti che non avevano eredi. Egli diceva:
e Mettete i vostri beni a interesse in una banca
che non chiude mai gli sportelli, la quale anzi,
rende il cento per uno. Questa è la Banca di
Dio, la Banca di Maria Ausiliatrice, e anche la
Banca di Don Bosco. Questa Banca celeste spen-
de sempre bene le vostre sostanze, vi rende il
centuplo con elette benedizioni nella vita pre- ·
sente, e poi vi restituisce il capitale, col darvi
il Paradiso eterno>.
Doveva erigere :a Verona un fabbricato per
giovani artigiani; si rivolse a quei cooperatori:
e Noi non aspetteremo a innalzare la fabbrica
quando avremo i denari; no, la fabbrica s'ini-
zierà, e la Madonna penserà a f3r venire il de-
naro; i buoni veronesi proveranno che i denari,
posti in mano a Maria SS. Ausiliatrice, sono ben
collocati e fruttano un cospicuo interesse!>.
L'edificio fu non solo iniziato, ma rapidamen-
te compiuto.
·Venne a sapere che Francesco prispi, il ce-
lebre uomo di Stato, già beneficato da Don Bo-
34

4.7 Page 37

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sco, era moribondo a Napoli; scrisse a un sa-
cerdote salesiano di là, di avvicinare a tutti i
costi l'infermo, vestendosi anche, se necessario,
in abito borghese.
Un suo antico allievo, sviato, era venuto a
Torino per commettere uno sproposito irrepara-
bile. Don Rua lo sa e gl'indirizza una lettera
all'albergo; l'altro non si cura di rispondere.
Allora in persona va in cerca della pecorella
smarrita, si presenta all'albergo, chiede di quel-
l'ex allievo traviato. e Se posso parlargli anche
per soli dieci minuti - pensa tra sè - scuote-
rò quel cuore ostinato, lo arresterò sull'orlo del-
l'abisso>. L'altro fa rispondere che è assente.
Don Rua comprende la menzogna, sa che in-
vece è là dentro, e non si allontana, insiste,
anzi, nel volerlo vedere, prega, scongiura. Il
cameriere torna dall'uomo dicendogli che quel
prete non se ne vuole andare; nel timore di non
poter resistere alla forza di tanta carità, l'ex
allievo fugge dall'albergo per una porta secon-
daria.
Ma anche in questi casi Don Rua non si dava
per vinto, e, non potendo far altro pregava per
le pecorelle smarrite perchè la misericordia di
Dio gli toccasse il cuore.
Don Francesia, suo compagno, incontrò un
giorno in un paese del Piemonte un professore
che gli raccontò con commozione la storia della
propria vita. Era stato allievo di Don Rua quan-
35

4.8 Page 38

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do questi dirigeva l'Istituto di Mirabello, ma
di condotta tanto cattiva che, a nulla giovando
le osservazioni e le preghiere del direttore, Don
Rua era stato costretto a licenziarlo. Egli però
sentiva che il cuore di quel buon Padre batteva
continuamente vicino a lui.
Presto rimpianse i dispiaceri che gli aveva
dato: ritrovò il cammino della chiesa e la pra-
tica dei Sacramenti, si formò una famiglia edu-
cata cristianamente; quarantacinque anni dopo,
pregava Don Fr~ncesia di riferire tutto a Don
Rua e d'impetrargli il perdono.
- Che notizia consolante mi dai! - esclamò
Don Rua a quell'annunzio. - Tocco con mano
ogni volta di più che non bisogna mai dubitare
della misericordia del Signore. Se non è oggi,
sarà domani; ma essa ci raggiunge sempre.
A Don Francesia, che suggeriva a lui, amma-
lato, di offrire le sofferenze per uno che gli ave-
va procurato dispiaceri: « L'ho fatto sempre -
rispondeva - e non solo per lui, ma anche per
questi altri ~. E gli nominò tre persone che lo
avevano fatto tanto soffrire.
Don Francesia con confidenza gli domandò un
giorno:
- Dimmi un po', non ti è mai apparso Don
Bosco?
- Sì; Don Bosco mi è apparso una volta -
rispose•Don Rua - e fu per suggerirmi il mez-
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4.9 Page 39

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zo di liberarmi da una faccenda spinosa in cui
mi dibattevo da tre anni. « Come va che tu non
hai pensato - mi disse - di ricorrere al si-
gnor X? Tu conosci quanta simpatia nutre per
le nostre opere! ». Il giorno dopo scrissi a quel
signore, e di a tre giorni l'affare si aggiustava.
Vedi che Don Bosco non dimentica i suoi figli.
Il suo pensiero era continuamente rivolto a
Dio; ogni sua azione diventava preghiera. Al-
l'altare, nel celebrare la santa messa, lasciava
trasparire nel volto il fervore della sua fede.
Talvolta, dopo la consacrazione, il volto gli si
rigava di lacrime di tenerezza; fino all'ultima
malattia, pur con le gambe piagate, cercava di
far esatta la genuflessione, toccando il suolo col
ginocchio. Se, alla sera, in tempo di silenzio,
trovava alcuni in conversazione, li invitava con
sè a passeggiare sotto i portici, recitando il Ro-
sario. Lunghe ore della notte le passava in ado-
razione davanti all'altare. A vederlo pregare si
restava edificati. Ogni anno nella processione
della Consolata, la folla, assiepata sul percorso,
lo segnava a dito: - Quello è Don Rua! -
esclamavano. - Com'è magro. Ma come prega
bene. Pare un angelo.
37

4.10 Page 40

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L'ora della verità:
la morte di Don Rua
Nel febbraio del 1910, aggravato dagli anni
e dalle fatiche, dovette mollare. La mattina del
15, già gravemente infermo, fatta a letto la san-
ta Comunione, voleva, dopo il ringraziamento,
leggere le ultime lettere arrivategli; ma gli oc-
chi, troppo logori e stanchi, si rifiutarono. Rac-
colse allora il fasc io di corrispondenza e, con-
segnandolo all'infermiere, gli disse: e Portalo a
Don Rinaldi; io non posso più ». Don Rinaldi,
Prefetto della Congregazione, notificò a tutte le
Case salesiane la gravità dell'ammalato; fu una
preghiera generale per la sua salute. Con al-
terne vicende la malattia, alla fine di marzo,
precipitò. Gli fu portato il Viatico da Don Ri-
naldi, accompagnato da tutti i confratelli della
Casa, coi ceri accesi. Appena il celebrante, con
lo strazio in cuore, ebbe pronunziato il Mise-
reatur e l'Indutgentiam, Don Rua volle parlare.
Sollevato sui guanciali, con un filo di voce, rac-
comandò l'amore a Gesù Sacramentato, la de-
vozione a Maria Ausiliatrice, l'ubbidienza al
Papa. Come Don Bosco.
e ...Non tralascerò di pregare per voi - ter-
minava. - Se il Signore mi accoglierà in Pa-
radiso con Don Bosco, come spero, pregherò per
tutti!... >.
·
38

5 Pages 41-50

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5.1 Page 41

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Alla mattina del 6
aprile la sua fine era
prossima. Don France-
sia, suo confessore, gli
suggeriva giaculatorie,
gli ripeteva l'assoluzio-
ne, a sua richiesta. I
confratelli, intorno al
letto, pregavano.
- Domine, ad adiu-
vandum me festina! -
gli sussurrò Don Fran-
cesia.
- Oh, sì, - replicò
Don Rua - f estina, fe-
stina! Affretta ti! Affret-
tati.
A ogni giaculatoria si
ravvivava, e la ripete-
va con fervore. L'ultima
che riuscì a esprimere
fu quella imparata da
fanciullo da Don Bosco:
Cara Madre, Vergine
Maria, fa' ch'io salvi
l'anima mia! Sì, salvar
l'anima - aggiunse -
salvar l'anima è tutto!
Poco dopo, per più di
un'ora sfilarono mesti i

5.2 Page 42

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ragazzi dell'Oratorio, i salesiani, le suore, a ba-
ciargli la mano, già fredda. Senza un lamento,
senza una scossa, lieve e serena, la grande ani-
ma del primo successore di Don Bosco, allietata
dalla benedizione apostolica del Papa San Pio X,
volò al cielo.
Più di 100.000 persone, con a capo autorità re-
ligiose, politiche, civili, e gente di ogni ceto e
partito, visitarono la salma, ch'era stata tra-
sportata nella chiesetta di S. Francesco di Sales.
Il giorno dei funerali, i treni riversarono a To-
rino ondate di viaggiatori, venuti da ogni parte.
Il corteo funebre, lungo chilometri e chilo-
metri, si snodava tra una folla straripante. Cin-
que vescovi precedevano il carro, ch'era quello
dei poveri, senza fiori e corone.
Coi Santi
Non era un funerale, era un trionfo!
La sua tomba, f u, in un primo tempo, nella
collina di Valsalice, dove per vent'anni fece
a metà con la tomba del Padre. Poi, allonta-
natosi il Padre per ripercorrere trionfalmen-
te il cammino dell'Oratorio ed ascendere, col-
l'aureola dei Santi, alla gloria degli altari,
Don Rua lo seguì nella Basilica dell'Ausiliatri-
ce, andando umilmente a riposare nella sotter-
ranea Cappella delle Reliquie, in attesa della
meritata esaltazione.
40

5.3 Page 43

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E già la Chiesa, con l'autorevole parola del
Sommo Pontefice Pio XII, che ne proclamò
l'eroicità delle virtù il 26 giugno 1953, lo avvia-
va a ricevere l'aureola dei Santi. Paolo VI il
20 nov. 1970 firmando il Decreto sui due mira-
coli attribuiti all'intercessione del Venerabile,
ne decideva la Beatificazione.
Ora non ci resta che pregare Dio perchè vo-
glia con altri miracoli, operati per l'intercessio-
ne del novello Beato, affrettare il giorno della
sua Canonizzazione. Allora il Beato Michele
Rua dividerà con Don Bosco anche la suprema
glorificazione.
41

5.4 Page 44

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PREGIDERA
per impetrare la Canonizzazione
del Beato MICHELE RUA
Signore onnipotente e misericordioso: sulla
scia di San Giovanni Bosco Tu volesti mettere
il B eato Don Rua, che ne imitò gli esempi, ne
ereditò lo spirito e propagò le opere: ora che
lo hai elevato alla gloria degli altari, degnati
moltiplicare il Suo patrocinio verso quanti lo
invocano, · e affrettare la sua glorificazione in
terra con gli splendori della Canonizzazione.
Lo chiediamo per l'intercessione di Maria Au-
siliatrice, che egli amò e onorò con cuore di
figlio. Amen.
Imprimatur, Torino, 14-6-71.
Sac. Valentino Scarasso, Vie. Gen.
Chi ottenesse grazie o favori per inter-
cessione del Beato Don Rua è pregato di
inviarne relazione a l Reftor Maggiore dei
Salesiani, Via Maria Ausiliatrice, 32 -
10100 Torino.
42

5.5 Page 45

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Di S. Giovanni Bosco il Beato D. Mi-
chele Rua fu immagine perfetta.
Di tutto fecero a metà in terra.
Oggi in Cielo ne dividono la gloria.
43

5.6 Page 46

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Per chi volesse corwscere più a fondo
le virtù e la santità del primo Succes-
sore di Don Bosco, indichiamo :
A. Aufjray - IL BEATO DON MICHE-
LE RUA - Biografia illustrata.
A. Auf!ray - IL BEATO DON RUA -
Edizione minore . SEI., Torino.
A. L'Arco . DON RUA, A SERVIZIO
DELL'AMORE . L. 1.000 - Gri;.baudi
Ecl., Torino.
44

5.7 Page 47

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Visto: nulla osta alla stampa
Can. LUIGI CARNINO, Rev. Delefl..
P~r informa,doni. in,·io di rcl:\\/ioni di Grazie e
di offerti.: o per nitre richieste. rivo lgetevi a lla
Direzione Gen erale Opere Don Bosco
Via Maria Ausiliatrice, 32 - 10100 TORINO
C.C.P. 2-1355

5.8 Page 48

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