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Don Bosco - Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani
DA TORINO ALLA REPUBBLICA ARGENTINA LETTERE DEI
MISSIONARI SALESIANI
PEL SAC. CESARE CHIALA
TORINO. 1876
TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA
San Pier d'Arena — Nizza Marittima Buenos Ayres. {19 [273]}
PROPRIETÀ DELL’EDITORE { [274]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Capo IV. Viaggio a Roma. Benedizione del Santo Padre........................................................2
Capo V. Ultimo giorno nell'Oratorio, e partenza.....................................................................2
Capo VI. Ultimi preparativi — Partenza da Genova...............................................................6
Nuova spedizione di missionarii nella Repubblica Aargentina e nella Patagonia.......................7
Indice...........................................................................................................................................8
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Don Bosco - Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani
Capo IV. Viaggio a Roma. Benedizione del Santo Padre.
Spuntavano gli ultimi di ottobre 1875 e la voce paterna di D. Bosco ruppe tutti gli indugi.
Ma prima di staccarsi dal fianco i suoi figli egli volle procurar loro la più ineffabile delle
consolazioni, quella di portarsi ai piedi del Sommo Gerarca della Chiesa a invocar la sua paterna
benedizione.
“Voi, o amati figliuoli, loro disse, andrete a Roma, vi prostrerete ai piedi del nostro
incomparabile benefattore Pio IX, gli dimanderete l'apostolica benedizione. E come Gesù
Salvatore inviò i suoi Apostoli a predicar il santo Vangelo, Così egli, Vicario di Gesù Cristo,
successore di s. Pietro, manderà voi a predicar la medesima religione, che fondata da Dio deve
predicarsi e durare sino alla fine dei secoli.”
Qui se dovessi esporre gli episodi di questa partenza per Roma, la preparazione dei
cappelli a cilindro e dei vestiti a coda di {29 [275]} rondine pei catechisti; la chiamata in fretta
di mezzo alle loro occupazioni, affinchè essi tosto si preparassero a partire per Roma, la
dimenticanza fatta degli abiti di etichetta nella fretta del partire, avrei da dilettare a lungo il
lettore. Non posso però tacere un lepido incidente. Erano già tutti saliti nei compartimenti del
convoglio ferroviario, quando si accorsero che quegli abiti eransi dimenticati. D. Cagliero non
camminando ma volando scese dal vagone, fu un istante a ritornare colla indispensabile valigia,
ma giungeva quando il fischio della macchina annunciava la partenza. Volletentar di rientrare
dalla sala di aspetto sul convoglio. Ma il treno era già in moto e moto piuttosto accelerato.
Che fa? Si assicura con una palmata il cappello in testa, raccoglie le vesti e il pastrano ai
lombi e con una velocità incredibile, si apre il passo tra mezzo alle guardie ed agli impiegati
della stazione, che volevano fermarlo, addocchia il suo vagone, d’un salto ha il piede sullo
sgabello e la mano sul fermaglio, i compagni gli aprono, si precipita tra loro, che l’accolgono con
ammirazione e con gioia indescrivibile. {30 [276]} auspice della grazia celeste, di gran cuore
compartiamo la benedizione apostolica a te ed a tutta la Congregazione, a cui presiedi.
Dato a Roma, presso San Pietro, addì 17 novembre 1875.
Pio P. P. IX.
Capo V. Ultimo giorno nell'Oratorio, e partenza.
Sorse intanto il giorno di Giovedì 11 novembre, sacro a s. Martino, memorando per
l'Oratorio di S. F. di Sales.
Un’aria di melanconica letizia (mi sia lecito dir così) regnava sul volto di tutti. Vedevansi
infatto i novelli Missionari aggirarsi per la casa nel loro abito di partenza foggiato alla
spagnuola, ognuno cercava di avvicinarli, di scambiare ancora una parola con essi; e intanto il
pensiero che era quella l’ultima volta forse che si vedevano e si parlavano, strappava agli uni e
agli altri qualche furtiva lagrima.
Quel mattino si faceva appunto dai giovani l'esercizio della Buona morte, solito a {41
[277]} sava per tutta l'udienza, essendo quella l’ultima volta che un padre amato parlava ai suoi
figli più diletti, era l’ultima volta che questi udivano l’eco de’suoi cari accenti! Uno dei nostri
giovani, dotato di felice memoria, ha potuto conservarci in parte questo discorso, che si può dire
improvvisato dalla mente in lotta col cuore, perchè ad ogni punto in cui l’oratore toccava la parte
vitale dell'argomento, cioè, i missionari li presenti, la voce dell'oratore si velava, indi gli moriva
sulle labbra..... e con visibile sforzo passava ad argomento diverso soffocando le lagrime, che
invece abbondantemente colavano dalle ciglia degli uditori.
— “II nostro Divin Salvatore, così egli cominciò, quando era su questa terra, prima di
andare al Celeste Padre, radunati i suoi Apostoli, disse loro: Ite in mundum universum.... docete
omnes gentes... praedicate evangelium meum omni creaturae. Andate per tutto il mondo.....
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insegnate a tutti..... predicate il mio Vangelo a tutte le creature.
Con queste parole il Salvatore dava non un consiglio ma un comando ai suoi Apostoli,
affinchè andassero a portare la luce {44 [278]} del Vangelo in tutte le parti della terra. Questo
comando o missione diede il nome di Missionarii a tutti quelli che nei nostri paesi o nei paesi
esteri vanno a promulgare, o predicare le verità della fede. Ite, andate.
— Salito al Cielo il Divin Salvatore, gli Apostoli posero fedelmente in esecuzione il
precetto del Maestro. S. Pietro e s. Paolo si recarono in molti paesi, città e regni del mondo. S.
Andrea andò nella Persia, san Bartolomeo nell'India, s. Giàcomo nella Spagna e tutti chi qua chi
là predicarono il Vangelo di G. Cristo, a segno che s. Paolo al suo tempo già scrive: Fides vestra
annunciatur in universo mundo. La fede di Gesù Cristo è predicata in tutto il mondo. Ma non
sarebbe stato meglio che gli Apostoli si fossero fermati prima a guadagnare gli abitanti di
Gerusalemme e di tutta la Palestina, specialmente per avere comodità di radunarsi insieme e
discutere i punti più fondamentali della Cattolica Religione e sul modo di propagarla in maniera
che più nessuno restasse in quelle regioni che non credesse in Gesù Cristo? No, non fecero così;
il Divin Salvatore aveva loro detto: Ite in {45 [279]} mundum universum: — Andate per tutto il
mondo; ed e percio che gli Apostoli, non potendo da sè percorrere tutte le regioni del globo, si
associarono altri e poi altri evangelici operai, che mandarono qua e là a propagare la parola di
Dio. S. Pietro mandò s. Apollinare a Ravenna, s. Barnaba a Milano, s. Lino ed altri in Francia, e
così altri Apostoli nel governo della Chiesa.
I papi successori di s. Pietro fecero altrettanto; e tutti quelli che andarono in Missioni o
partirono inviati da Roma o andarono col consenso del Santo Padre.
È questo tutto secondo le disposizioni di Dio Salvatore che stabilì, com'era necessario, un
centro sicuro, infallibile, cui tutti dovessero riferirsi, da cui tutti dipendessero, ed a cui dovessero
uniformarsi tutti coloro, che avevano a predicare la sua santa parola.
— Ora studiando noi nel nostro piccolo di eseguire, secondo le nostre forze, il precetto di
G. C, varie Missioni ci si presentavano nella China, nell'India, nell'Australia, nell’America
stessa; ma per vari motivi, specialmente per essere la nostra Congregazione incipiente, si preferì
una Missione nell'America del Sud, nella Repubblica Argentina. {46 [280]} Per seguire l'uso
adottato, anzì il precetto di G. C, appenasi cominciò a parlare di questa missione subito si
interrogò la mente del capo della Chiesa e tutte le cose si fecero con piena intelligenza di Sua
Santità; i nostri Missionari prima di partire per la loro Missione si recarono ad ossequiare il
Vicario di G. C. per prendere la sua Apostolica benedizione e quindi partire come inviati dal
medesimo Divin Salvatore.
In questo modo noi diamo principio ad una grand'opera, non perchè si abbiano
pretensioni o si creda di convertire l’universo intero in pochi giorni, no; ma chi sa, che non sia
questa partenza e questo poco come un seme da cui abbia a sorgere una grande pianta? Chi sa,
che non sia come un gra nellino di miglio o di senapa, che a poco a poco vada estendendosi e
non sia per fare un gran bene?
Per farvi un giusto concetto del gran bisogno di sacerdoti nella Repubblica Argentina, vi
cito soltanto alcuni brani di una lettera teste ricevuta da persona arnica che si trova in quei paesi.
“Se mai in questi paesi si avesse la comodità, egli scrive, che si può avere, non dico nella Chiesa
di Maria {47 [281]} Ausiliatrice, ma nel più dimenticato luogo d'ltalia o di Francia, oh come si
terrebbero fortunati questi popoli, e come si mostrerebbero pieghevoli e grati alla voce di chi per
loro si affatica! ma qui sovente, neppure in morte, si può avere alcun conforto di Nostra Santa
Religione. Non pochi paesi sono assolutamente privi della Santa Messa”. Mi racconta di un suo
parente, che volendo andare alla Messa in Domenica partì al Giovedi e per arrivare a tempo
dovette viaggiare molto in fretta servendosi di cavallo, di vettura ed ogni mezzo possibile, e
appena potè arrivare in quel paese la Domenica mattina per l'ora della messa.
I pochi preti che ci sono non bastano ad amministrare i Sacramenti ai moribondi sia per la
grande popolazione a cui si estende la loro cura, sia per la lontananza dei paesi diversi in cui
dimorano.
Vi raceomando poi con insistenza particolare la dolorosa posizione di molte famiglie
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italiane, che numerose vivono disperse in quelle città e in quei paesi e in mezzo alle stesse
campagne. — I genitori, la loro figliuolanza, poco istruita della lingua e dei costumi dei luoghi,
lontani dalle scuole e {49 [283]} dalle chiese, o non vanno alle pratiche religiose o se ci vanno
niente capiscono. Per ciò mi scrivono che voi troverete un numero grandissimo di fanciulli ed
anche di adulti che vivono nella più deplorabile ignoranza del leggere, dello scrivere, e di ogni
principio religioso. Andate, cercate questi nostri fratelli, cui la miseria o la sventura portò in terra
straniera, e adoperatevi per far loro conoscere quanto sia grande la misericordia di quel Dio, che
ad essi vi manda pel bene delle loro anime, per giovarli a conoscere e seguire quella strada, che
sicura li conduca alla eterna loro salvezza.
Nelle regioni poi che circondano la parte civilizzata vi sono grandi orde di selvaggi tra
cui non penetro ancora nè la religione di Gesù Cristo, nè la civiltà, nè il commercio, dove piede
Europeo non potè finora lasciare alcun vestigio.
Questi paesi sono i Pampas, la Patagonia ed alcune isole che vi stanno attorno, e che
formano un continente forse superiore a tutta l'Europa.
Ora tutte quelle vastissime regioni sono ignare del Cristianesimo, ed ignorano affatto
ogni principio di civiltà, di commercio di {49 [283]} religione. Oh noi dunque preghiamo,
preghiamo il padrone della vigna che mandi operai nella sua messe, che ne mandi molti, ma che
li mandi fatti secondo il suo cuore, finchè si propaghi su questa terra il regno di G. C.
A questo punto io dovrei rivolgere parole di ringraziamento a tanti benefattori, che in
tanti modi si adoperarono per la riuscita di questa Missione. Ma che dirò? Ci rivolgeremo a Gesù
Sacramentato, che si espone ora per la benedizione e pregheremo che esso ricompensi tutto
quello che fecero in favore di questa nostra Casa, della Congregazione Salesiana e di questa
Missione.
Dovrei parlare di un illustre personaggio il quale inizio, proseguì e condusse a termine la
pia impresa; ma di lui debbo tacere perchè qui presente; mi riservo a parlarne in altri tempi.
Rivolgerò ora qualche parola a voi, amati figli, che siete in punto di partenza.
Prima di ogni altra cosa vi raccomando che nelle vostre private e comuni preghiere non
dimentichiate mai i nostri benefattori di Europa, e le prime anime che riuscirete a guadagnare a
G. C. offritele al Padre celeste {50 [284]} in omaggio e pegno di gratitudine ai bememeriti
oblatori per questa missione. A tutti in particolare ho già detto a viva voce quello che il cuore
m’inspirava o che io credeva più utile; a tutti poi lascio scritti alcuni ricordi speciali che
siano.come mio testamento per coloro, che vanno in quei lontani paesi e che forse non avrò più
la consolazione di vedere su questa terra.
Ma la voce mi manca, le lagrime soffocano la parola. Soltanto vi dico che se l'animo mio
in questo momento è commosso per la vostra partenza, il mio cuore gode di una grande
consolazione nel mirare rassodata la nostra Congregazione; nel vedere che nella nostra pochezza
anche noi mettiamo in questo momento il nostro sassolino nel grande edifizio della Chiesa. Sì
partite pure coraggiosi, ma ricordatevi che vi è una sola Chiesa che si estende in Europa ed in
America e in tutto il mondo, e riceve nel suo seno gli abitanti di tutte le nazioni che vogliono
venire a rifugiarsi nel suo materno seno.
Cristo è Salvatore delle anime, che sono qui, come di quelle che sono là. Tale eèil
Vangelo che si predica in un luogo quale {51 [285]} è quello che si predica in un altro, di modo
che sebbene separati di corpo abbiamo ovunque unità di spirito lavorando tutti alla maggior
gloria del medesimo Iddio e Salvatore Nostro Gesù Cristo.
Ma dovunque andiate ad abitare, o figli amati, voi dovete costantemente ritenere che siete
preti Cattolici, e siete Salesiani. Come Cattolici, voi siete andati a Roma a ricevere la
benedizione, anzi la Missione dal Sommo Pontefice.
E con questo fatto voi pronunciate una formola, una professione di fede e date a
conoscere pubblicamente che voi siete mandati dal Vicario di Gesù Cristo a compiere la stessa
Missione degli Apostoli, come inviati da Gesù Cristo medesimo.
Pertanto quegli stessi Saeramenti, quello stesso Vangelo predicato dal Salvatore, dai suoi
Apostoli, dai successori di san Pietro fino ai nostri giorni, quella stessa religione, quegli stessi
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Saeramenti dovete gelosamente amare, professare ed esclusivamente predicare, sia che andiate
tra selvaggi, sia tra popoli inciviliti. Dio vi liberi dal dire una parola o fare la minima azione che
sia opossa anche solo interpretarsi contro agli ammaestramenti {52 [286]} infallibili della
Suprema sede di Pietro, che è la sede di Gesù Cristo, a cui si deve ogni cosa riferire, e da cui in
ogni cosa si deve dipendere.
Come Salesiani in qualunque rimota parte del globo vi troviate, non dimenticate che qui
in Italia avete un padre che vi ama nel Signore, una Congregazione che ad ogni evenienza a voi
pensa, a voi provvede e sempre vi accogliera come fratelli. Andate adunque, voi dovrete
affrontare ogni genere di fatiche, di stenti, di pericoli, ma non temete, Dio è con voi, egli vi darà
tale grazia, che voi direte con s. Paolo: Da me solo non posso niente, ma col divino aiuto io sono
onnipotente. Omnia possum in eo qui me confortat. Andrete, ma non andrete soli; tutti vi
accompagneranno. Non pochi compagni seguiranno il vostro esempio e vi andranno a
raggiungere nel campo della gloria e delle tribolazioni. E quelli che non potranno partire con voi
per accompagnarvi nel campo Evangelico, che la Provvidenza Divina vi ha stabilito, vi
accompagneranno col pensiero e colla preghiera, e con voi divideranno le consolazioni, le
afflizioni, i fiori e le spine, affinchè col divino {53 [287]} aiuto possiate riuscire fruttuosi in tutto
quello che dovrete sostenere per la salvezza delle anime da Gesù redente. Andate adunque, il
Vicario di G. C, il nostro veneratissimo Arcivescovo vi hanno benedetti, io pure con tutto
l’affetto del mio cuore invoco copiose le divine benedizioni sopra di voi, sopra il vostro viaggio,
sopra ogni vostra impresa, ogni vostra fatica.
Addio! Forse tutti non potremmo più vederci su questa terra; ma ho ferma speranza che
per la infinita misericordia del Signore ci vedremo tutti raccolti in quella patria dove le fatiche
della terra, e i brevi patimenti della vita saranno degnamente ri compensati cogli eterni godimenti
del cielo.”
— Terminato questo sermoncino, il Rev. Parroco di Borgo Dora, amico speciale dei
nostri Missionari, diede la solenne benedizione col SS. Sacramento. L’altare magnificamente
addobbato, le centinaia di faci risplendenti, la figura di Maria SS. Ausiliatrice campeggiante nel
gran quadro dell'Ancona aggiungevano un soave ed imponente aspetto alla funzione. Si cantò il
mottetto: Sit nomen Domini benedictum, musica di D. Cagliero, indi un Tantum ergo a coro di
voci argentine. {54 [288]} Data la benedizione, s’intuonò il Veni Creator, dopo’il quale D. Bosco
recossì al1'altare, e disse quelle sempre care orazioni che la S. Chiesa mette in bocca dei suoi
figli, allorchè si accingono ad un viaggio, specialmente quando vanno in lontani paesi ad
esercitare il sacro ministero.
D. Bosco chiuse le preci colla benedizione data in mezzo all’universale silenzio ai novelli
missionari.
Si fu allora che cominciò la parte più commovente della funzione, che sollevò in tutto il
tempio singulti e pianti e vinse la stessa serenità dei giovani apostoli; che la religione cristiana
non ismorza gli affetti, ma dà il coraggio a superarli, perchè non ci trattengano dall'eseguire la
volontà di Dio.
Non è virtù il non sentir pietà; il missionario che parte, reca con sè l'amore alla patria ed
alla famiglia, ma nobilitato e perfezionato; nè ci vuole meno d'un cuore sensibilissimo per
rinunziare ai propri comodi, alle più geniali affezioni, alla vita stessa, al fine di portare a lontani
fratelli il beneficio incomparabile della fede. Mentre un coro di giovanetti ripeteva sull'orchestra
il mottetto: Sit nomen Domini benedictum ex hoc nunc {55 [289]} et usque in sieculum, nel
presbiterio si procedeva all'addio ed all'abbraccio dei confratelli viaggiatori. Fu un punto di
sublime commozione, la quale crebbe ancora quando i dieci missionari, usciti per la balaustra,
dovettero traversare la chiesa passando in mezzo ai giovani ed ai conoscenti. Tutti facevan ressa
loro attorno baciandoli e abbracciandoli con santa tenerezza da ricordarci la scena della
separazione di Paolo dai suoi cari discepoli descritta negli Atti degli Apostoli: Magnus fletus
factus est omnium, et procumbentes super collum Pauli, osculabantur eum.
Arrivati con mille stenti alla porta della chiesa i dieci missionari provarono non minor
difficoltà a giungere fino alle vetture che li attendevano per condurli alla stazione, tanta era la
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folla che si era riversata sul piazzale della chiesa per poterli vedere ancora una volta e gridar loro
un addio. Finalmente i Missionari accompagnati da Don Bosco e dal Console Argentino
poterono prender posto nelle vetture, che prima lentamente, per non ischiacciar la folla, poi di
trotto volarono allo scalo della ferrovia. Pure non fecero così presto da sopravanzare i {56 [290]}
giovani del Collegio di Valsalice, che desiderosi di dar ancora un addio ai missionari si erano
recati di corso dall’Oratorio alla sala d'aspetto della ferrovia. Partirono alla volta di Genova col
treno delle 7 e 20 di sera.
Capo VI. Ultimi preparativi — Partenza da Genova.
Partiti da Torino la sera di giovedì 11 novembre, i missionari giunsero a mezzanotte a
Sampier d'Arena, ove li aspettava D. Albera, Direttore dell'Ospizio di s. Vincenzo, in cui più
centinaia di ragazzi hanno l'alimento materiale, scientifico e religioso.
I giorni 12 e 13 furono impiegati ad ultimare i preparativi del viaggio, le formalità dei
passaporti, l'acquisto di varie cose indispensabili pel viaggio ecc.
In quei due giorni si vide chiaramente l’affetto che i giovani Missionari portavano al loro
Superiore e Padre, D. Bosco.
Ei non faceva passo che quelli nol segui tassero; non potevano staccarsi da lui; facendogli
{57 [291]} mille domande, chiedendogli sempre nuovi consigli. Ed ei li dava loro colla tenerezza
di un padre che comunica ai figli i risultati di una lunga esperienza.
Vari di questi avvisi furono raccolti per cura di chi li udiva e noi crediamo far cosa grata
al lettore coll'inserirli in questa relazione.
Ricordi dati ai Religiosi Salesiani
per la Repubblica Argentina.
1. Cercate anime, ma non danari, nè onori, nè dignità.
2. Usate carità e somma cortesia con tutti; ma fuggite le conversazioni e la famigliarita
colle persone di altro sesso o di sospetta condotta.
3. Non fate visite se non per motivi di carità o di necessità.
4. Non accettate mai inviti di pranzo se non per gravissime ragioni. In questi casi
procurate di essere in due.
5. Prendete cura speciale degli ammalati, dei fanciulli, dei vecchi e dei poveri, e
guadagnerete la benedizione di Dio e la benevolenza degli uomini.
6. Rendete ossequio a tutte le autorità Civili, Religiose, Municipali e Governative, {58
[292]}
7. Incontrando persona autorevole per via, datevi premura di salutarla ossequiosa mente.
8. Fate lo stesso verso le persone Ecclesiastiche o aggregate ad Istituti Religiosi.
9. Fuggite l’ozio e le quistioni. Gran sobrietà nei cibi, nelle bevande e nel riposo.
10. Amate, temete, rispettate gli altri Ordini Religiosi e parlatene sempre bene. È questo
il mezzo di farvi stimare da tutti e promuovere il bene della Congregazione.
11. Abbiatevi cura della sanità. Lavorate, ma solo quanto le proprie forze comportano.
12. Fate che il mondo conosca che siete poveri negli abiti, nel vitto, nelle abitazioni, e voi
sarete ricchi in faccia a Dio e di verrete padroni del cuore degli uomini.
13. Fra di voi amatevi, consigliatevi, correggetevi, ma non portatevi mai nè in vidia nè
rancore, anzi il bene di uno sia il bene di tutti; le pene e le sofferenze di uno siano considerate
come pene e sofferenze di tutti, e ciascuno studi di al lontanarle o almeno mitigarle.
14. Osservate le vostre Regole, nè mai di menticate l'esercizio mensile della buona morte.
{59 [293]}
15. Ogni mattino raccomandate a Dio le occupazioni della giornata nominatamente le
confessioni, le scuole, i catechismi, e le prediche.
16. Raccomandate costantemente la divozione a M. A. ed a Gcsù Sacramentato.
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17. Ai giovanetti raccomandate la frequente Confessionc e Comunione.
18. Per coltivare le vocazioni Ecclesiastiche insinuate: 1° Amore alla castità; 2° Orrore al
vizio opposto; 3° Separazione dai discoli; 4° Comunione frequente; 5° Usate con loro carità,
amorevolezza e benevolenza speciale.
19. Nelle relazioni, nelle cose contenziose prima di giudicare si ascoltino ambe le parti.
20. Nelle fatiche e nei patimenti non si dimentichi che abbiamo un gran premio preparato
in Cielo.
Amen.
Sorse finalmente la domenica 14 novembre, giorno in cui si celcbrava in Genova la festa
del Patrocinio di Maria SS. Alcune vetture condussero i Missionari in un con D. Bosco al porto,
donde con una barca furono in mezz’ora traghettati sino al basti {60 [294]}
Nuova spedizione di missionarii nella Repubblica Aargentina e nella
Patagonia
Iddio pietoso, ricco in misericordia, si degnò di benedire il pensiero di una MISSIONE NELLA
REPUBBLICA ARGENTINA e nello spazio di pochi mesi i Missionarii Salesiani poterono fondare un
Collegio a MONTE-VIDEO, attivare un ricovero per ragazzi abbandonati, riaprire la Chiesa detta
MADRE DI MISERICORDIA, iniziare scuole ed Oratorii festivi in BUENOS-AYRES pei numerosi Italiani
cola dimoranti.
Si ultimò e già si aprì un Collegio a S. NICOLAS DE LOS ARROYOS, dove hanno già raccolto
oltre a cento venti giovanetti, di cui parecchi appartenenti a famiglie vissute nelle tribu selvaggie
Annessa al Collegio { [295]} hanno pure aperta una pubblica Chiesa, dove gli adulti
intervengono ad ascoltare la parola di Dio, udire la Santa Messa, accostarsi ai Santi Sacramenti
della Confessione e Comunione. Coll’apertura di queste case è tracciata la via per progredire tra i
selvaggi; il S. Padre si degnò di benedire e commendare la pia impresa. Ora trattasi di effettuare
un novello istituto nella città di DOLORES, altro a CARMEN ultimo paese della Repubblica Argentina
tra l’Atlantico e la Patagonia. Da lettere ricevute in questo momento dai Missionarii ci viene data
la grande consolazione che in tre parti i selvaggi dimandono Missionarii che vadano tra loro ad
annunziare il regno de'cieli. Altre case, altri ricoveri dello stesso genere sono progettati nella
Repubblica del CHILI. Colà ci è offerto di aprire in SANTIAGO, che n'è la capitale, un Ricovero per
le moltitudini di fanciulli abbandonati, che vivono senza istruzione, affatto privi di mezzi per
conoscere Dio Creatore; un collegio a VALPARAISO, seconda città di quella Reppubblica; un
piccolo seminario nella città di CONCEZIONE ultima Diocesi al sud e confinante coi selvaggi della
Patagonia. {250 [296]} Aperte queste case, attivati questi ricoveri, si assicura la moralità e la
religiose fra gl'indigeni, si può dare una educazione scientifica e cristiana ai fanciulli di ogni
classe, e intanto si coltivano quelle vocazioni ecclesiastiche, che per avventura si manifestassero
tra gli allievi. In questa guisa si spera di preparare dei missionarii pei Pampas e pei Patagoni,
quindi i selvaggi diventerebbero evangelizzatori dei medesimi selvaggi senza pericolo di vedere
rinnovati. i massacri dei tempi andati. Il progetto di formare dei missionarii indigeni, pare sia
quello benedetto dal Signore, poichè vi sono già dieci giovani grandicelli indigeni i quali fecero
richiesta e vennero ammessi tra i Missionarii. Vivo desiderio di costoro si è di farsi ecclesiastici e
andar a predicare il Vangelo tra i selvaggi.
Ma i Salesiani inviati, e che già si trovano sul campo evangelico dalla Divina
Provvidenza assegnato, sono insufficienti al grave lavoro che hanno tra mano e a quello che
ognor più esteso loro si presenta.
Ed affinchè non abbiano a soccombere sotto il peso delle fatiche e indispensabile che
siano prontamente mandati in aiuto non meno {251 [297]} di VENTI NOVELLI COOPERATORI.
Tale appunto è il numero che di là si domanda e che si sta preparando, tutti contenti di affrontare
ogni sorta di pericolo, per recarsi presso ai loro Confratelli e lavorare seco loro per guadagnare
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Don Bosco - Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani
anime a Dio. Ma come l’anno scorso ho dovuto ricorrere alla carità dei fedeli per fare la prima
spedizione, Così debbo fare presentemente. Avvi bisogno di provvedere libri, corredo personale,
arredi sacri, suppellettili di scuola, di casa, di viaggi per quelli che stanno per partire. È pur
mestieri di provvedere molti oggetti richiesti da coloro, che già trovansi al luogo delle missioni.
Giacche in quei remoti paesi si manca di tutto. La spesa della novella missione non è minore di
SESSANTASEI MILA FRANCHI. Per raggranellare questa somma io non ho altra via che ricorrere alla
pietà dei buoni cattolici e specialmente a V. S. Benemerita.
Mentre i Salesiani offrono volentieri la loro vita per salvare anime, dal luogo delle loro
Missioni si volgono alla carità di V. S. supplicandola di venir loro in soccorso colla sua
beneficenza. Faccia quello che può, e ci voglia eziandio raccomandare alle persone {252 [298]}
caritatevoli con cui avesse particolare relazione. Ogni offerta anche piccola può mandarsi al
sottoscritto con quel mezzo che tornerà più comodo al Benemerito Oblatore. L'amoroso nostro
Divin Salvatore, che morì in Croce per la comune salvezza benedica e compensi largamente tutti
i nostri Benefattori. I Missionarii poi dal canto loro tanto quelli che già sono in America, quanto
quelli che si preparano a partire, assicu rano quotidiane preghiere pei loro benefattori, ed io a
nome di tutti professando la più viva e profonda gratitudine ho l'alto o nore di potermi segnare.
Di V. S Benemerita.
Obbl. Servitore
Sacerd. GIOVANNI Bosco.
Visto, se ne permette la stampa.
Torino 4 ottobre 1876.
ZAPPATA Vic. Gen. {253 [299]}
Indice
AL LETTORE
CAPO I. Oratorio di san Francesco di Sales
CAPO II. Primi pensieri di una Missione in America
CAPO III. Preparativi di partenza
CAPO IV. Viaggio a Roma. Benedizione del Santo Padre
CAPO V. Ultimo giorno nell'Oratorio, e partenza
CAPO VI. Ultimi preparativi. Partenza da Genova
LETTERA I. Da Genova a Marsiglia
LETTEBA II. Da Marsiglia a Gibilterra
LETTERA III. Da Gibilterra a San Vincenzo
LETTERA IV. Da San Vincenzo all'Equatore
LETTERA V. Dall’Equatore a Rio Janeyro
LETTERA VI. Rio Janeyro
LETTERA VII. Da Rio Janeyro a Montevideo
LETTERA VIII. Montevideo e l'Uruguay
LETTERA IX. Da Montevideo a Buenos-Ayres
.pag. 3
5
.18
23
29
41
57
64
78
95
118
136
153
171
191
216
APPENDICE DI COSE DIVERSE.
Lettera di sua Eminenza Reverendissima il Cardinal Giacomo Antonelli a
Monsignor Federico Aneyros Arcivescovo di Buenos Ayres
Lettera dell Eminentissimo Cardinale Antonelli al Sac. Gio. Bosco intorno alla
partenza dei Missionari Salesiani
Lettera di Monsignor Ceccarelli sull’arrivo dei Salesiani nella Repubblica
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Don Bosco - Da Torino alla Repubblica Argentina. Lettere dei missionari salesiani
Argentina
Lettera del Dott. Antonio Epinosa Vic. Gen. sul medesimo argomento
Lettera di S. E. R.ma Monsignor Federico Aneyros Arcivescovo di Buenos-
Ayres
Lettera del Com. Giuseppe Francesco Benites in età di oltre 80 anni
Addio del Missionario
Viaggio da Torino a Buenos-Ayres
Nuova spedizione di Missionarii nella Repubblica Argentina e nella Patagonia
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