Don_Bosco-Il_Galantuomo_pel_1868


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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1868
IL GALANTUOMO. ALMANACCO PER L'ANNO BISESTILE 1868
ANNO XVI
STRENNA OFFERTA AGLI ASSOCIATI ALLE LETTURE CATT. {1 [311]}
PROPRIETÀ DELL'EDITORE {2 [312]}
[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili
a Don Bosco]
INDEX
Il Galantuomo di ritorno da un viaggio ai benevoli suoi amici...................................................2
Un consiglio a tutti.......................................................................................................................3
Indice...........................................................................................................................................4
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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1868
Il Galantuomo di ritorno da un viaggio ai benevoli suoi amici
Deo gratias! Ed ecco la sedicesima volta che io vi rivedo, e che vi posso augurare da
parte mia ogni benedizione. Oggi vorrei aver una penna valentissima per iscrivere tutto quello
che mi suggerisce il cuore. Ma temo assai di non riuscirvi. Pensate se ne ho da raccontarvene,
sono stato a vedere Roma, le feste del centenario dei Ss. Apostoli Pietro e Paolo, il Papa! Ma
come, come! dirà qualcheduno de' miei lettori, tu pure, o galantuomo, hai intrapreso un viaggio
così lungo e così pericoloso? Oh bella! aveva forse da aspettare ad un altro centenario per
andarvi? Forse allora non ci sarebbero più {3 [313]} stati tanti miei amici, non ci sarebbe più
stato l'adorabile Pio IX, che ne ebbe la felice inspirazione; e poi chi sa se da qui a cent'anni io
avrei ancora avuto la bella compiacenza di parlarvi. Dunque, dunque io ho messo in pratica il
consiglio dei miei padri: chi ha tempo non aspetti tempo; oppure quello; Non si cerchi l'incerto
domani - Se quest'oggi c'è dato goder! Con buona scorta di amici in saccoccia e con tante belle
idee nella mente me ne partii alla metà di giugno per Roma. Già tanti cercavano di dissuadermi
con tanti pretesti dell'età, della colera, dei briganti, e di che so io. Io devo dirvi candidamente che
non credetti un bel nulla, e la indovinai. Riguardo all'età ho poi veduto tanti più vecchi di me che
non solo non erano venuti così comodi come me dal Piemonte ed in vapore, ma Vescovi
venerandi dalle barbe lunghe e bianche consunti dalle fatiche apostoliche o dagli anni: eppure
alla parola del Pontefice s'erano mossi dalla Cina, dal Giappone, e dall'Abissinia; paesi che mi
dissero lontani cinque {4 [314]} o sei mila miglia da noi. In due giorni fui a Roma. Che
magnificenza! Io entrava lento lento in quella gran città confuso alla vista di tante bellezze. La
mia immaginazione era già grande, ma l'effetto fu superiore. Basti dirvi, che io credo, e creder
credo il vero, che là vi si parlava ogni linguaggio, ed i preti per intendersi meglio non parlavano
che in latino. Ed io che di latino non conosco che quello che ho nei vespri, oh che imbroglio! Ad
un tale, mi ricordo, che interrogavami in questa lingua, non so che risposta diedi, ma so che rise
piacevolmente sotto il labro, e se ne andò. S'accorse che non era tanto famoso. Se non isbaglio
erano queste le parole che quel cotale mi indirizzò: O bone hospes, ostende mihi viam qua itur
ad Quirinalem. Dio sa quante stranezze immaginai in quel punto1. Non vi parlo della {5 [315]}
bontà dei cittadini, io e tutti ne fummo veramente contenti; e ce li avevano dipinti con si foschi
colori. Ha già chi parlava così ne era interessato. Si diceva che non v'era più posto; ed avrebbero
ancora trovato alloggio quasi quasi altrettanti forestieri, e notate che erano 460 mila, e concorsi
da tutte le parti del globo. Che foggia di vestire, di camminare, di parlare! Erano però tutti
concordi in un luogo solo; in chiesa. Che bello spettacolo sentir lodare Iddio, pregare al sepolcro
apostolico, raccomandare Pio IX, in tante lingue! Alla Basilica di S. Pietro pregai, e pregai per
me, e per tutti i miei amici, che siete voi, o cari miei lettori. Ma il mio cuore fu veramente colpito
di contento quando vidi per la prima volta l'angelico viso di Pio IX. Non so se a tutti ma a molti
dei miei vicini cadevano le lacrime a lui davanti, pensando come tanti de' suoi figli
amareggiavano quel cuore così benefico, così pietoso, così santo. Che decoro, e che spettacolo
poi veder a sfilare circa 500 prelati (ora ho sentito che tra {6 [316]} vescovi, arcivescovi e
patriarchi erano 499) tutti dal volto venerando, e tutti di un cuor solo e d'un anima sola, tutti d'un
pensiero con Pio IX, tutti uniti in una sola fede, e di una sola legge, pronti per questa a versare il
proprio sangue. E quanti avevano già dovuto patire per Dio lunghi anni di angoscioso esilio. Vidi
con affettuosa soddisfazione l'amato card. De-Angelis, che colle sue virtù ci aveva edificati a
Torino, vidi il buon vesc. di Avellino, vidi tanti altri che avevano sofferto esiglio, carceri ed
umiliazioni. Ed ora là attorno a quella cattedra di Pietro, a dire al suo successore: per Te, e per
quello che tu approverai o condannerai, saremo pronti a sopportare di nuovo altri è più terribili
dolori. So che il buon Pio provò una contentezza sensibilissima nel contemplare tanti suoi fratelli
nell'Epis. a fargli corona, e venuti ad un semplice suo invito. Potenza della santa fede quanto sei
1 Ora so da un amico che queste parole volevano dire in buon volgare: O caro forestiero, mostrami in grazia, la via
che mena al Quirinale!
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grande! Io sono profano alle cose poetiche, ma so distinguere quando c'è qualche bel verso; e
voglio con questo dire che là in {7 [317]} in quella immessa moltitudine udii uno che sclamò:
Bella, immortal, benefica
Fede ai trionfi avvezza:
Scrivi ancor questo: allegrati!
Io li approvai, li ritenni fedelmente alla memoria, ed a voi li ricordo credendo di farvi piacere.
Sentii pure la voce del Papa; come era sonora, piena, robusta! E pensare che quella voce
era poi tanto potente e presso gli uomini e più ancora presso Dio! tutte le bellezze di Roma le
visitai studiosamente. Andai alle catacombe, andai al colosseo, santificato dal sangue di tanti
martiri, e non mi ricordo di aver altra volta pianto con tanta consolazione del mio cuore. Sì, ho
proprio pianto!
Visitai la casa di s. Pudente abitata da s. Pietro, come si crede, per la prima volta che fu a
Roma; fui al carcere Mamertino seconda abitazione di Pietro; bevetti alla fontana miracolosa che
il medesimo santo fece scaturire per battezzare i suoi custodi; {8 [318]} vidi il Campidoglio, la
via sacra, il foro romano, i diversi tempii di Roma antica; e fu chi mi mostrò la torre dove è
tradizione che Nerone fosse asceso quando diede il fuoco a Roma, accusandone poi i cristiani.
Non è a dirvi quanto io fossi contento di vedere tutte queste meraviglie. Feci riverente la scala
santa, vidi la culla del Signore, e vidi gli ultimi segni della sua croce. Insomma provai tutte
quelle dimostrazioni che un cuore cristiano può desiderare e sperare. Finalmente dovetti partire,
e non mi sapeva decidere. Lasciar Roma è presto detto, ma il pensiero doloroso era che non vi
sarei più tornato. Visitai ancora una volta s. Pietro, baciai ossequioso il suo Piede confessandomi
a lui devoto ed all'angelico suo successore e partii. Ma qual ritorno fu il mio! A quanti strapazzi
non dovetti sottopormi! Con pretesti che io non so giustificare quasi quasi mi soffocavano. Mi
dicevano che io portava il cholera da Roma, e lo trovai ne' miei cari paesi. E più d'uno de' miei
amici erasene già partito per l'eternità. Fu allora {9 [319]} che dubitai cbe fosse un castigo che ci
volesse mandare Iddio. È vero che anche a Roma comparve poi il morbo micidiale ma allora non
esisteva che nella mente e nella volontà di alcuni maligni. Insomma io fui al mio ritorno colpito
dalle disgrazie dei miei fratelli, e pregai e prego Dio a voler abbreviare i giorni del suo furore. E
tu, caro mio lettore, difenditi quanto puoi da questo malauguratissimo ospite, e che Iddio a se ti
chiami come suole chiamare i suoi figli più cari dolcemente e col sorriso sul volto. Termino
mandandoti un tenerissimo e cordiale saluto. Iddio benedica voi e benedica pure
l'affezionatissimo vostro amico {10 [320]} strumento d'aver impedito una sola bestemmia.
E voi, o miei lettori, quando non poteste impedirla, riparatela almeno con dire: Iddio sia
benedetto, o sia lodato G. Cristo, o altre simili giaculatorie.
E questa sia la raccomandazione che vi faccio per tutto l'anno 1868, e per gli anni futuri e
sempre.
Un consiglio a tutti.
Gli amici quando sono per separarsi raddoppiano i segni della benevolenza. Anche i muti,
anche gli indifferenti diventano loquaci e starei per dire eloquenti. E che sarà del Galantuomo,
che si trova alla fine, egli che ha sempre voglia di parlare?
Il pensiero che per un anno non potrò più nè vedervi nè parlarvi, mi rende in questo punto
eloquentissimo. Oh quante cose vi vorrei dire! Raccogliere tutto in breve non potrei, e poi io non
ne sarei soddisfatto. O tutto o niente. Nè voglio già essere io a darvi i saluti e farvi i {77 [321]}
doveri della partenza. Una parola autorevole, anzi divina. Apro la sacra Scrittura, che è il libro di
Dio; e beato colui che l'ascolta e lo adempie. E per evitare la confusione comincierò a parlare:
Ai genitori. Hai tu figliuoli? istruiscili e domali fin dalla loro puerizia. (Eccl. VII, 25).
Ai figli. In fatti, in parole, e con tutta pazienza onora il padre tuo, nè ti scordare dei gemiti
di tua madre.
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La benedizione del padre felicita le case dei figliuoli; ma la maledizione della madre ne
sradica i fondamenti. (Eccl. III, 9,11).
Ai giovani. Ricordati del tuo Creatore nei giorni di tua giovinezza, innanzi che arrivi il
tempo dell'afflizione. (Eccl. XII, 1). Quello che non radunasti in gioventù come tel troverai in
vecchiaia? (Eccl. XXV, 5).
Ai poveri. Vale più il poco col timore di Dio, che i grandi tesori i quali non saziano. Più
stimabile è il povero che cammina nella sua semplicità che il ricco di labbra perverse e stolto.
(Prov. XV, 16, XIX, I).
A tutti. Temi Dio e osserva i suoi comandamenti; perocchè questo è tutto l'uomo: e ogni
cosa che si faccia la chiamerà Dio in giudizio per qualunque errore commesso, o sia ella buona, o
sia ella malvagia. (Eccl. XII, 12, 14). {78 [322]}
E basti, perchè se volessi secondare il mio cuore, sa Iddio quando la finirei. Ma in ogni
cosa ci vuole moderazione, ed io non voglio più oltre abusare della vostra bontà. Iddio vi
benedica tutti, o miei cari lettori, tutti da Capo a piedi, e vi dia tante consolazioni di quelle vere,
quante sono le parole che leggeste in questo libretto. Vivete felici; e speriamo di rivederci di più
lieto umore nell'anno 1869.
IL GALANTUOMO.
NB. Se volete poi farmi un favore provvedetevi delle Strenne buonissime che si vanno
pubblicando in Italia, quali sono il D. Mentore di Savona, il Caleidoscopio, l'Amico di casa
smascherato di Torino, l'Amico di famiglia di Genova; ed altri simili di Bologna. Dell'Amico di
Casa puro puro, che andò a stare a Firenze ti raccomando di guardartene come da un serpente. E
se lo vedessi presso altri avvisali di disfarsene; faresti con ciò a loro un massimo benefizio.
Con permissone Ecclesiastica. {79 [323]}
Indice.
Il Galantuomo ai suoi benevoli amici
Calendario per l'anno bisestile 1868
Delle stagioni
Degli ecclissi
Computi ecclesiastici
Feste mobili
I quattro tempi dell'anno
Tempo proibito di celebrare le nozze solenni
Un fiore
Una reminiscenza
Gli ultimi momenti dell'Imperatore del Messico
Osservazioni dei Galantuomo
Preghiamo
La Madonna di Guadalupe
Tutto è vanità fuori di Dio
Il cuore a Maria
Cui Dio vuol bene corregge e castiga
All'amico e collega D. ENRICO BONETTI
La figlia della Madonna
Un sacrifizio
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ivi
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Don Bosco - Il Galantuomo pel 1868
Il Cardinale Lodovico Altieri
69
La gloria di Dio
72
Il campanello
73
Impedite la bestemia
75
Un consiglio a tutti
77
Torino, 1867 - Tip. dell'Orat, di s. Franc. di Sales. {80 [324]} {81 [325]} {82 [326]}
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