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Don Bosco - Nove giorni consacrati all'augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice
NOVE GIORNI CONSACRATI ALL'AUGUSTA MADRE DEL
SALTATORE SOTTO AL TITOLO DI MARIA AUSILIATRICE
PEL SACERDOTE GIOANNI BOSCO
TORINO
TIP. DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES
1870 {2 [253]}
INDEX
AL LETTORE.............................................................................................................................2
Protesta dell'Autore......................................................................................................................2
Primo giorno................................................................................................................................2
Maria aiuto dei cristiani nei bisogni della vita.........................................................................2
Esempio...................................................................................................................................4
Secondo giorno............................................................................................................................5
Onorare Maria nelle solennità e nei giorni a Lei consacrati....................................................5
Esempio...................................................................................................................................6
Terzo giorno.................................................................................................................................6
Promuovere la santificazione delle feste, la fuga delle bestemmie e dei cattivi discorsi........7
Esempio...................................................................................................................................8
Quarto giorno...............................................................................................................................9
Confessione frequente..............................................................................................................9
Esempio.................................................................................................................................11
Quinto giorno.............................................................................................................................11
Comunione frequente.............................................................................................................12
Esempio.................................................................................................................................13
Sesto giorno...............................................................................................................................14
Pretesti opposti alla Comunione frequente e vantaggi della medesima.................................14
Esempio.................................................................................................................................16
Settimo giorno............................................................................................................................16
La santa Messa.......................................................................................................................17
Esempio.................................................................................................................................18
Ottavo giorno.............................................................................................................................19
Onorare Gesù Sacramentato nelle solennità, nelle processioni, nell'accompagnamento del s.
Viatico e nelle visite alla chiesa.............................................................................................19
Esempio.................................................................................................................................21
Nono giorno...............................................................................................................................21
Consolazioni del divoto di Maria in punto di morte..............................................................21
Esempio.................................................................................................................................23
Festa di Maria Ausiliatrice.........................................................................................................24
Atto di consacrazione a Maria...............................................................................................25
Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice............................................................................25
Vantaggi spirituali degli associati..........................................................................................26
Accettazione...........................................................................................................................27
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AL LETTORE
Oltre le operette pubblicate intorno al culto e maraviglie di Maria invocata col titolo di
Aiuto dei cristiani era da molti richiesta una novena, la quale mentre spiegasse lo scopo di questa
divozione potesse servire di guida a celebrare divotamente la solennità instituita ad onore di
questa augusta Regina del cielo. Per appagare questi pii desiderii ho procurato qui di esporre in
nove considerazioni una novena, la quale mentre può servire di preparazione alla festa di Maria
aiuto dei cristiani, può egualmente giovare a {3 [255]} chi nel corso dell'anno bramasse
consacrar nove giorni a questa comune Benefattrice del genere umano.
Siccome l'associazione dei divoti di Maria ausiliatrice ha per iscopo di procurare a'suoi
soci la speciale protezione di Maria in punto di morte, mercè la divozione verso a Gesù
sacramentato e verso alla sua Madre immacolata, così ebbesi cura di trattar gli argomenti e
raccogliere quei pii pensieri che a ciò sembrarono più opportuni.
In quanto poi agli esempi aggiunti a ciascuna considerazione ho giudicato di tacere i
nomi delle persone cui si riferiscono, per loro evitare interrogazioni da parte di qualche
indiscreto lettore. Ma si citano le fonti da cui sono ricavati, e se ne conserva autentica relazione
manoscritta {4 [256]} per chiunque desiderasse vie meglio appagare la sua divozione.
In fine poi vi è un'appendice intorno agli statuti della pia associazione dei divoti di Maria,
che il sommo Pontefice degnavasi di erigere in arciconfraternita con Breve del 5 Aprile 1870.
Maria ausiliatrice che in questi tempi si manifesta in tanti modi larga benefattrice della
povera umanità, aiuti me, e aiuti anche te, o cristiano lettore, affinchè possiamo vivere e morire
nella grazia del Signore, ed essere tutti un giorno degni di cantar le sue lodi eternamente in cielo.
Così sia. {5 [257]}
Protesta dell'Autore.
Per ubbidire ai decreti di Urbano VIII mi protesto, che a quanto si dirà nel libro di
miracoli, rivelazioni, o di altri fatti, non intendo di attribuire altra autorità, che umana; e dando
ad alcuno titolo di Santo o Beato, non intendo darlo se non secondo l'opinione; eccettuate quelle
cose e persone, che sono state già approvate dalla S. Sede Apostolica. {6 [258]}
Primo giorno.
Prima di fare la lettura ogni giorno si dirà:
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
R. Sicut erat in principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
V. Maria, auxilium christianorum.
R. Ora pro nobis1.
Maria aiuto dei cristiani nei bisogni della vita.
1Il regnante Pio IX concede 300 giorni d'Indulgenza ogni volta che si dice questa giaculatoria. (14 Febbraio 1869).
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1. Una buona madre è sempre un vero tesoro ed un gran conforto per la sua famiglia.
Così Maria madre nostra pietosa sarà certamente sorgente di grazie e di benedizioni alle famiglie
dei cristiani sparsi per tutto il mondo. Noi viviamo come in mare burrascoso, come in esigilo,
come in {7 [259]} valle di lagrime. Or bene Maria è la stella del mare, il conforto del nostro
esiglio, la luce che ci rischiara, la via del cielo, è insomma la vita, la dolcezza, la speranza nostra:
vita, dulcedo, et spes nostra. Ella a noi si mostra tale coll'ottenerci continui aiuti spirituali e
temporali. Maria, dice s. Girolamo, ha un cuor sì pietoso e tenero verso gli uomini, che non è
stata mai persona, la quale talmente si affliggesse delle proprie pene, quanto Maria delle pene
altrui1. Perciò non si tosto scorge un bisogno, che subito ci porta soccorso. Così Maria appena
conobbe dall'Arcangelo che la famiglia di Zaccaria e specialmente Elisabetta aveva bisogno di
aiuto, in tutta fretta a lei si portò, facendo per aspre montagne un viaggio di circa settanta miglia:
abiit in montana cum festinatione2. Giunta poi in quella casa avventurata Maria per tre mesi la
servi quale umile ancella, nè più l'abbandono {8 [260]} finchè più non ebbe bisogno del suo
servizio. - Lo stesso ella fece in Cana di Galilea. Trovavasi Maria a nozze invitata con Gesù e
altri insigni personaggi, quando in sul più buono del pranzo viene a mancare il vino. Maria
coll'occhio suo materno si avvede che gli sposi sono in pena, e si coprono ormai di vergogna. A
quella vista Maria si commove e senza punto esserne pregata pensa a portar loro soccorso. Si
assunse tosto, come riflette s. Bernardino da Siena, l'uffizio di pia ausiliatrice: officium piae
auxiliatricis assumsit non rogata3. Figlio, dice sotto voce a Gesù, non hanno vino. Maria
pronunzia queste parole con tale espressione da far conoscere che desidera un miracolo in favore
di quei suoi divoti, e l'ottiene, e li consola4.
2. Questa tenera sollecitudine Maria non scemò dacchè fu dagli angeli assunta in cielo;
anzi viepiù l'accrebbe. - Oh! si tuttora Ella si ricorda che in {9 [261]} sul monte Calvario Gesù la
fece nostra madre. Mulier, ecce Filius tuus, e poi al prediletto discepolo: Ecce mater tua5. In quel
momento Gesù le toccò sifattamente il cuore, e di tanta tenerezza per noi glielo riempì, che
immaginar non si può da mente umana. Mettiamo pure insieme l'amore che le madri tutte
portano ai loro bambini; ma la pienezza di affetto di tutte queste madri non varrà giammai ad
eguagliare l'amore che Maria sola porta a ciascuno di noi. O caro pensiero, o dolce conforto!
possedere in cielo una Madre così tenera ed amorevole!
Questa è la ragione, o divoto cristiano, per cui non si legge che nel corso di tanti secoli
Maria non sia sempre venuta in aiuto ai cristiani in qualsiasi loro bisogno. Oh! no, esclamano ad
una voce sant'Agostino e s. Bernardo, nel mondo non si udì giammai che alcuno nelle sue
necessità abbia con fiducia fatto ricorso a Maria, e sia stato da lei abbandonato6. {10 [262]}
Svolgi pure le pagine dei libri santi e delle storie tutte, scorri per ogni parte il mondo cristiano,
interroga i popoli, i regni, le città, i villaggi, le famiglie, e dimanda se mai tra di loro sia accaduto
che Maria abbia mancato di correre in aiuto dei bisognosi suoi figli. Alla tua dimanda tutti con
voce concorde risponderanno: no, giammai.
Per meglio persuaderli di questa verità entra, o lettor mio, in qualche Santuario dedicato a
Maria, e tu non tarderai a convincerti, che essa è l'Aiuto dei Cristiani nei bisogni della vita. Mira
appesi a quei sacrati muri i segni della bontà e potenza di Lei. Colà tu vedi un malato già spedito
dai medici, ma che per Maria acquista invece la salute; qui uno dalle febbri, altro dal mal caduco,
un terzo dalla cancrena liberato. Altri ancor ne osservi, i quali per sua intercessione scamparono
dalle mani degli assassini, o dalle acque, o dagli incendi, o da una caduta, e via dicendo.
All'uscire di colà tu non potrai a meno che esclamare: O Maria, quanto sei potente e quanto {11
[263]} sei buona, quanto mai è vero che tu porti aiuto a chi ti invoca nelle necessità della vita.
3. Se Maria viene in nostro aiuto nei bisogni temporali, con assai maggior premura ci
soccorre nei bisogni spirituali. Sarebbe necessario scrivere grossi volumi per tutti enumerare i
1Epist. Ad Eustoc.
2Luc. I, 39.
3S. Alf. de l’Liguori Gl. Di Maria.
4Giov. II, 3.
5Giov. XIX, 26, 27.
6V. S. Alf. Novena di Medit.
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grandi benefizi che Maria fece ai suoi divoti. San Bernardo esprime questa verità dicendo: Iddio
volle che ogni bene ci venisse per mezzo di Maria; totum nos habere voluit per Mariam; e s.
Bernardino da Siena soggiunge: Tutte le grazie che noi riceviamo da Dio, si dispensano per
mezzo di Maria, e si dispensano a chi vuole Maria, quando vuole, e come vuole Maria1. Ed oh!
quante vergini devono il verginal candore alla protezione di Lei! quanti giovani la vittoria delle
passioni! quanti padri, quante madri la salute eterna dei loro figliuoli! Si può dire che nella nuova
legge non vi è santo, il quale non riconosca la sua {12 [264]} santità dall'intercessione di Maria.
La storia ci dice che i più insigni di essi furono anche di Maria i più divoti.
Nè solamente Maria è l'aiuto dei cristiani in particolare, ma il sostegno della Chiesa
universale. Per l'aiuto di Maria gli apostoli, i martiri, la primitiva Chiesa vinsero i persecutori;
per l'aiuto di Lei fu debellata l'idolatria; per Lei il vessillo della Croce sventolò per tutto il
mondo e trionfa2. Per Lei superati i barbari, per Lei confusi gli eretici, per Lei estirpate le eresie.
Quindi con ragione s. Giovanni Grisostomo già chiamava Maria il decoro, la gloria, la fermezza
della Chiesa: Ecclesiae nostrae decus, gloria et firmamentum3. Pertanto, o divoto lettore,
diciamo con s. Bernardo: Nei pericoli, nelle angustie, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria.
Maria non parta giammai dalla tua bocca; Maria non {13 [265]} mai si allontani dal tuo cuore.
In periculis, in angustiis, Mariam cogita, Mariam invoca; non recedat ab ore, non recedat a
corde4.
Pratica. - Negli affanni e nelle pene invocherò sovente Maria.
Esempio.
La storia ci somministra molti esempi onde provare quanto sollecita sia Maria nel portar
soccorso ai cristiani nei bisogni della vita. Valga per tutti la vittoria che Ella diede ai cristiani
contro i Turchi. Questi nemici del nome cristiano, dopo molte vittorie, nella sola città di Nicosia
fecero passare a fil di spada ventimila cristiani, altri scorticare, parecchi sbranar vivi. Non paghi
di ciò, nè delle conquiste fatte, di sangue e di strage minacciarono tutta la cristianità. Chi oserà
opporsi a quei formidabili nemici? Papa s. Pio V, che allora governava la Chiesa, cercò bensì di
unire i principi cristiani in una santa lega; li invitò, li pregò a {14 [266]} prendere le armi contro
il comun nemico, ma solo il re di Spagna Filippo II, e il duca di Savoia Emanuele Filiberto, e
pochi altri italiani si commossero alla voce del Vicario di G. C. Allora il papa, scorgendo le forze
dei cristiani troppo inferiori a quelle degli infedeli ed umanamente parlando essere impossibile
una vittoria, ripone tutta sua fiducia in Maria. Ordina pertanto pubbliche e private preghiere per
tutta la cristianità, ed egli stesso pieno di confidenza si abbandona nelle braccie di Lei. Comanda
poscia ai generali dell'armata cristiana che rimandino dal loro esercito tutta la gente di mala vita,
e che esigano dai rimanenti soldati una condotta irreprensibile, ed una tenera divozione a Maria.
I combattenti si confessano, ricevono la santa Comunione, e dal Vicario di Cristo benedetti, e
sotto la protezione della Regina del cielo si mettono in mare in cerca del nemico. Agli otto di
ottobre le due flotte si incontrano vicino a Lepanto, citta della Grecia. Erano le quattro della sera.
Col suono delle trombe si dà allora il segnale della battaglia, e i cristiani al grido di Viva Maria
si scagliano contro gli infedeli. Già si era combattuto con grande accanimento un'ora intiera, e la
vittoria pendeva tuttorà {15 [267]} indecisa, quand'ecco cade morto il capo dei Turchi. A questa
notizia i barbari si perdono di coraggio, si confondono, e si danno alla fuga; le loro navi sono
arrestate, affondate, o bruciate. La strage è generale, la sconfitta compiuta. In breve ora i Turchi
perdono trentamila uomini, duecento ventiquattro navi, quattrocento ventisette cannoni. Queste
perdite diedero il tracollo alla mussulmana possanza, la quale da quel giorno andò ognora
scadendo, per giungere oggidì agli estremi. Ognuno riconobbe che una vittoria così portentosa
1V. S. Alf. Gl. di M.
2V. S. Ciril. Aless. Omil. cont. Nest. – Oct. Nativ. B. V.
3Serm. apud Metaph. Die 5, Nativ. B. V. in Off.
4Hom. 2 super Missus est.
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era dovuta a Maria, la quale nel momento stesso che la faceva riportare, degnavasi eziandio di
rivelarla in Roma al suo divotissimo Pio con una celeste visione. In segno di riconoscenza e di
affetto Pio V decretava che fosse inserita nelle Litanie Lauretane la invocazione: Maria,
auxilium Christiannorum, ora pro nobis. {16 [268]}
Secondo giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, auxilium Christianorum.
R. Ora pro nobis.
Onorare Maria nelle solennità e nei giorni a Lei consacrati.
1. Se vogliamo che Maria ci aiuti nei bisogni della vita, si richiede una sincera volontà,
un vivo desiderio di contentarla e compiere tutto quello, che sappiamo tornarle gradito,
onorandola specialmente nelle solennità e negli altri giorni a Lei consacrati. In questi giorni gli
angeli e i santi del cielo esultano di gioia; moltiplicano le lodi alla loro Regina, e intorno al suo
trono si stringono per ossequiarla e proclamare il suo potere e la sua gloria. Perciò nei giorni a
Lei consacrati {17 [269]} procuriamo di mondare l'anima nostra da ogni macchia di peccato per
mezzo di una buona confessione, accostandoci poscia alla santa comunione. È questo il modo
più acconcio per compiacere a Maria, e celebrare le sue solennità. Non manchiamo di recarci ad
ascoltare le sue lodi in qualche chiesa e non potendo, leggiamo almeno, e meditiamo qualche sua
virtù, specialmente quei fatti e quei misteri, che vengono ricordati in quelle speciali solennità.
2. Ma a fine di renderci più gradevoli a Maria nei giorni dedicati alle sue glorie
procuriamo, o divoto cristiano, di apparecchiarvici con una pia novena, o con un triduo almeno.
Che fa un buon figliuolo allorchè sa che si avvicina la festa della sua genitrice? nei giorni che
precedono egli va preparando il regalo da farle; pensa ai fiori coi quali formare un bel mazzetto
degno della madre; si prepara una lettera oppure un sermoncino con cui possa meglio esprimere
a suo tempo i figliali affetti del suo {18 [270]} cuore. Oltre a ciò egli in quei giorni si fa un
grande impegno di compiere più esattamente tutti i suoi doveri; si guarda più che mai dal recarle
fosse ben anche minimo dispiacere; si studia insomma di contentarla in ogni cosa. Così nei
giorni che precedono le feste di Maria, siamo più esatti nell'adempimento dei nostri doveri, più
pazienti, più caritatevoli. Al mattino, lungo il giorno, alla sera procuriamo di sollevare con calde
giaculatorie la mente ed il cuore a Maria: cerchiamo di vivere in una stretta unione con Lei
facendo ogni cosa per darle piacere. Questi atti di virtù sono come un vago mazzetto di fiori
spirituali, da offrire a Maria nel dì della festa. Venite, o figli, ella va dicendo, fatemi ghirlande di
fiori, circondatemi di frutti, perchè io languisco d'amore per voi: fulcite me floribus, stipate me
malis, quia amore tangueo1. I più divoti sogliono fare tutti i giorni della novena una
mortificazione {19 [271]} nel cibo o nella bevanda, oppure fare una limosina, od ascoltare una
Messa, od anche accostarsi ogni giorno alla santa comunione. Se la novena o il triduo ha luogo in
qualche Chiesa, si portano puntualmente alle funzioni che vi si fanno. Santa Geltrude nella festa
dell'Assunzione vide Maria con sotto il manto un coro di bellissime giovanette; e intese che quel
fortunato drappello era di quelle anime, che si erano divotamente apparecchiate a quella sacra
solennità; e che perciò Maria d'allora in poi le guardava con occhio più benigno, e gli angeli le
custodivano con maggior affetto.
1Cant. II, 5.
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3. Oltre agli ossequi che prestiamo a Maria nel corso dell'anno, nelle novene e nelle sue
feste, la santa Chiesa ci esorta di consacrare al culto di Lei anche il sabato di ogni settimana.
Perciò pratichiamo anche noi in quel giorno qualche atto di virtù e di pietà in onore di questa
augusta Regina del cielo. S. Giovanni della Croce, s. Teresa, sant'Alfonso Maria {20 [272]}
de'Liguori e molti altri solevano in quel giorno digiunare; e così sogliono fare ancora oggidì tanti
buoni cristiani. Altri fanno una visita in chiesa, o recitano qualche preghiera in casa avanti ad
una immagine di Maria; altri offrono tutte le azioni di quella giornata in onore di Lei.
Ma questo non ci basti, o fratello. Non lasciamo passare giorno senza onorare Maria.
Salutiamola sovente con amorose giaculatorie. S. Bernardo, salutando un giorno con molto
affetto la Vergine colle parole Ave Maria, udì rispondersi da Lei: Ave Bernarde. Studiamoci
anche d'intervenire alle solenni processioni solite a farsi in onore di questa celeste Regina.
Facciamoci ascrivere a qualche pia Confraternita, adempiendo poscia le pratiche di divozione in
quella prescritte. Parla spesso di Lei coi giovani e cogli adulti, diffondi delle immagini, delle
medaglie, dei libri che trattino delle sue grandezze, e facciano concepire per Lei tenera
confidenza ed amore. Oh! allora Maria ci proteggerà da vera Madre {21 [273]} in questa vita, e
ci preparerà in cielo un seggio distinto, perchè sta scritto: quelli che mi onorano avranno la vita
eterna: qui elucidant me, vitam aeternam habebunt1.
Pratica. - Propongo di fare ogni sabato qualche astinenza in onore di Maria.
Esempio.
Iddio, specialmente in questi ultimi tempi, si compiace di operare in sollievo degli afflitti
le più grandi maraviglie ad intercessione di Maria Ausiliatrice. Nel corso di questa novena noi ne
andremo narrando alcune a comune edificazione. Serva per ora il fatto seguente.
L'anno 1868 ai 10 di giugno verso il mezzogiorno giungeva in Torino alla chiesa di
Maria Ausiliatrice un uomo di aspetto signorile. Disceso dalla carrozza che a precipitoso corso
ve lo aveva portato, egli entra nel tempio, e dimanda di fare la sua confessione: di poi con
esemplare raccoglimento si accosta alla santa Comunione. Fatto l'opportuno {22 [274]}
ringraziamento, va in sagristia, fa un'offerta al direttore della chiesa, dicendo: Pregate per me, e
raccontate per tutto il mondo le maraviglie del Signore mercè la intercessione della ss. Vergine.
Interrogato chi fosse, e qual cosa ve lo avesse condotto, io, rispose, vengo da Faenza; aveva un
bambino, unico oggetto delle mie speranze. Caduto ammalato a quattro anni di età, non mi si
dava più speranza di vita, e lo piangeva inconsolabilmente come morto. Un amico per
consolarmi mi suggerì di fare una novena a Maria aiuto dei Cristiani, con promessa di fare
qualche oblazione per questa chiesa. Promisi tutto, e vi aggiunsi di venire personalmente a fare la
mia offerta accostandomi qui ai ss. Sacramenti se otteneva la grazia. Iddio mi esaudì. Alla metà
della novena mio figlio era fuori di pericolo, ed ora gode ottima salute. Egli non sarà più mio, ma
lo chiamerò per sempre figlio di Maria. Ho camminato due giorni: avendo ora compiuto la mia
obligazione riparto consolato, e benedirò sempre la Madre della Misericordia, Maria
Ausiliatrice2. {23 [275]}
Terzo giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende:
R. Domine, ad adiuvandam me festina.
1Eccl. I, cap. 24.
2V. Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice, Torino tip. dell'Oratorio di S. Francesco di Sales.
1868.
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V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, auxilium Christianorum.
R. Ora pro nobis.
Promuovere la santificazione delle feste, la fuga delle bestemmie e dei
cattivi discorsi.
1. Tre gravi disordini penetrarono oggidì in mezzo ai cristiani; disordini, che mentre
insultano la Maestà di Dio, e fanno strage delle anime, straziano il Cuore dolcissimo di Maria. Il
primo di questi è la profanazione delle feste. Ormai siamo giunti al punto che in molte città e
paesi non si fa più distinzione tra giorni di festa e di lavoro. Nei dì festivi si lavora in campagna,
si lavora nelle officine, si lavora in pubblico, si lavora in privato. Sembra che i nemici {24
[276]} di Dio siansi uniti gridando: facciamo cessare in sulla terra i giorni di festa1. - Il secondo
disordine è la bestemmia, che va terribilmente allargandosi. Pur troppo il demonio seppe far
imparare da molti cristiani l'iniquo mestiere che egli esercita nell'inferno: maledire e
bestemmiare. Quindi bestemmie di ogni genere corrono per la bocca di molti, dei grandi e dei
piccoli, degli uomini e per sino delle donne. Si bestemmia Iddio e la sua Provvidenza, i suoi
attributi, il ss. Sacramento, e quanto avvi di religioso e di santo. - Quasi poi questi due disordini
non bastassero a desolare la terra, un terzo se ne aggiunge non meno alle anime funesto, voglio
dire i discorsi irreligiosi e disonesti. Coi primi si attenta alla purità della fede, coi secondi alla
purità dei costumi; coi primi si fa perdere la stima della Chiesa e dei suoi ministri; coi secondi si
corrompono i costumi, le menti, e i cuori. Corrumpunt bonos {25 [277]} mores colloquia prava2.
Per questi tre delitti l'inferno allargò, per così dire, vie più le sue fauci, perchè un numero
sterminato di cristiani vi precipita ogni giorno infelicemente. Oh! tempi deplorabili! Ne ride
l'inferno; ne piange il cielo.
2. Cristiano, se vogliamo fare un piacer grande a Maria, non solamente non dobbiamo
macchiarci l'anima di alcuno di questi peccati, ma con tutto lo zelo dobbiamo procurare di
estirparli dal mondo, o di diminuirli almeno. Questo procuriamo di ottenere e coll'esempio e
colle parole da tutti quelli, coi quali avremo da trattare, e specialmente dai nostri dipendenti.
Quindi in casa tua sii tu il primo a santificare i giorni festivi. Procura al sabato, e alla vigilia delle
feste di compiere ogni lavoro pressante, affinchè all'indomani il demonio non ti faccia trovare
qualche pretesto per lavorare, o far lavorare. Sappiano quei di tua famiglia che tale è il tuo
volere; {26 [278]} lo sappiano i tuoi servi affinchè si sbrighino di ogni faccenda sino dal giorno
antecedente. Ricordati, dice Iddio, di santificare il giorno festivo; nè fare in quel giorno alcuna
opera servile: memento ut diem sabbati sanctifices, nec facies in eo omne opus3. Pertanto
ricordiamoci che il giorno festivo è giorno del Signore, e che oltre all'astenerci dalle opere servili
dobbiamo occuparlo in cose che tornino di onore e di gloria a Lui, e di vantaggio all'anima
nostra. Se santificheremo debitamente la festa saremo benedetti. Iddio in più luoghi della sacra
scrittura promette grandi prosperità ai fedeli osservatori delle feste4; per lo contrario le più gravi
sventure devono aspettarsi i profanatori delle medesime. Nell'antica legge era loro minacciata la
morte sotto colpi di pietra: qui polluerit illud morte morietur5. Il venerabile curato {27 [279]}
d'Ars diceva con tutta ragione: Io conosco due mezzi per andare in rovina: rubare e profanar le
feste.
3. Guardiamoci poi anche, o divoto lettore, dal profferire bestemmie di qualsiasi genere.
La bestemmia è una solenne ingiustizia, ed una nera ingratitudine contro Dio: è un'azione da
1Salm. 73.
2I Corint. 15.
3Exod. 20.
4Levit. Cap. 26.
5Exod. 31.
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disperato. Sant'Agostino parlando di quelli che bestemmiano Gesù Cristo, dice che il loro
peccato non è meno grande di quello de'Giudei che lo hanno messo in croce: non minus peccant
qui blasphemant Christum regnantem in coelo, quam qui crucifixerunt ambulantem in terris1. Se
mai tu fossi padre, madre, o godessi qualche altra superiorità, avvisa, castiga pur anche i
colpevoli con pene proporzionate. Oh! no, non permettere giammai che taluno abbia l'ardimento
di profanare la tua casa con questo peccato. Iddio nell'antica legge comandava che i
bestemmiatori fossero condannati a morte e fatti morire {28 [280]} sotto un nembo di sassi: qui
blasphemaverit nomen Domini, morte moriatur: lapidibus opprimet eum omnis multitudo2.
Sebbene oggidì non sia più in vigore questa legge penale, tuttavia Iddio non manca talora di
punire i profanatori del suo nome coi più terribili castighi. Spesse volte basta anche una sola
bestemmia per far piombare sul capo la divina maledizione. Per la bestemmia nel campo di
Sennacheribbo caddero in una sola notte 180 mila soldati. Faraone bestemmia gridando: non
conosco il Signore, e vien sepolto nel mare col suo esercito. Giuliano apostata bestemmiando
muore trafitto. Ario bestemmiatore della divinità di Gesù Cristo perisce in un cesso. Olimpio
Ariano avendo pubblicamente bestemmiato contro la ss. Trinità, venne alla presenza di tanti che
lo ascoltavano colpito ed incenerito da tre colpi di fulmine3. Sì, è difficile che la {29 [281]}
bestemmia vada quaggiù impunita. Fuggiamola per carità. Ciò che ti raccomando in riguardo alle
bestemmie, valga contro ai cattivi discorsi. Non lasciarti indurre giammai a parlar male della
Religione, delle sue pratiche, e dei suoi ministri. Rispetta il papa e le sue decisioni; onora il
vescovo, il paroco ed ogni sacra persona, e sta loro soggetto di mente e di cuore: obedite
praepositis vestris, et subiacete eis, diceva s. Paolo4. Riguardo poi al buon costume, siano ognora
le tue parole oneste, caste e pudiche. Sappi che ciò che non è lecito di fare, non è pur lecito di
pensarlo, e tanto meno di dirlo in presenza altrui; anzi spesso anche di ciò che ti sarebbe lecito di
fare, è delitto parlarne con altri. Se Dio farà giudizio rigoroso delle parole oziose e delle parole
inutili, che cosa sarà delle cattive e scandalose? Talora basta una sola di queste parole per portare
la rovina in un'anima, perchè, {30 [282]} come si disse, guastano i buoni costumi i discorsi
cattivi: corrumpunt bonos mores colloquia prava. - Non dire: Se io parlo un poco liberamente, il
fo con persone di giudizio, delle quali non vi ha da temere. Questo è un inganno. Per commettere
un peccato mortale basta un pensiero cattivo acconsentito. Come puoi essere sicuro che colui, il
quale ti ascolta, non cada vittima delle tue parole? E poi, sei cristiano, e tanto basta. Consacrata è
la tua lingua dal corpo di Gesù Cristo, che tante volte ricevesti nella santa Comunione. Deh! non
profanarla con discorsi di fango. San Paolo dice ai cristiani che certi vizi non devono neanche
nominarsi tra di loro: impudicitia nec nominetur in vobis. Nemmeno tollerare giammai che
irreligiosamente o sconciamente si parli in tua presenza, e quando ciò si facesse sappi mostrarti
coraggioso, alzare la voce cogli inferiori, avvisare gli eguali, e colle persone a te superiori,
qualora la prudenza consigliasse di tacere, tuttavia mostra {31 [283]} un'aria di disgusto da far
conoscere che tu ti rifiuti dal prender parte a siffatte conversazioni. Oh! si, Maria ti aiuti a
fuggire sempre i tre mali accennati, e ti conceda la grazia di diminuire a Lei ed al suo divin
Figlio tante offese, e chiudere l'inferno a tante anime infelici!
Pratica. - Santificherò i giorni di festa e fuggirò le bestemmie e i discorsi cattivi.
Esempio.
Se Iddio prolegge e premia anche in questa vita i divoti di Maria, non lascia però di
punire talvolta anche terribilmente quelli che la disonorano e la bestemmiano. Riferiamone
alcuni fatti.
1In cap. 26 Matt.
2Lev. Cap. 24.
3Anno 510.
4Hebreor, 13.
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Nestorio eretico del quinto secolo bestemmia Maria dicendo che non è madre di Dio; ma
egli non finisce in pace i suoi giorni. Assalito in breve da terribile malattia muore colla lingua
imputridita, e corrosa dai vermi. Nell'ottavo secolo Costantino {32 [284]} Copronimo bestemmia
ancor egli la Beatissima Vergine; ma Gesù Cristo non lascia impunito il bestemmiatore di sua
Madre. Costantino è colto da vergognosa infermità; nel suo corpo si formano ulceri e pustole
infuocate che gli fanno mandare alte grida, mentre un'ardentissima febbre lo divora. Infine tra i
più orribili tormenti smaniando e gridando manda l'ultimo respiro. Il figlio segue le pedate del
padre, e ai detti aggiunge i fatti. Egli un giorno fa strappare sacrilegamente le corone di gemme e
di diamanti che in chiesa adornano il capo di Maria e le pone sopra la sua testa. Ma sull'istante la
sua fronte è coperta da pestiferi carbonchi, che di quel giorno medesimo lo traggono a morte. Un
cavaliere di Olanda deridendo la divozione dei cattolici verso la SS. Vergine disse un giorno: Se
questa Madonna fa miracoli, perchè mai non rende la vista al mio cavallo cieco? Il
bestemmiatore è esaudito: il cavallo acquista la vista; ma la perde sull'istante il cavaliere1. Più
non la finirei se volessi continuare. Bastino questi pochi fatti per convincerci che Iddio vuole che
noi rispettiamo ed onoriamo la sua Santissima Madre. {33 [285]}
Quarto giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
Confessione frequente.
1. Una delle più grandi misericordie di Gesù Cristo è il Sacramento della confessione.
Guai per noi se Gesù avesse detto: «Io vi fo dono del battesimo, vi cancello il peccato originale
ed attuale se lo avete, vi costituisco eredi del mio regno; ma pretendo che vi conserviate
innocenti sino alla fine della vita. Se mai qualcuno avesse l'ardimento di macchiarsi di grave
colpa, sappia che per lui non vi sarà più speranza di salute.» Gesù avrebbe potuto parlare così, e
tuttavia grande sarebbe stata la sua misericordia per averci data la grazia del santo battesimo. Ma
conoscendo la nostra debolezza e sapendo che dopo il battesimo molti avrebbero gravemente
peccato, {34 [286]} stabilì un altro Sacramento, pel cui mezzo potessimo ricuperare la sua divina
grazia, il diritto e la speranza del Paradiso. Diede pertanto ai suoi ministri la potestà di perdonare
in suo nome i peccati: quorum remiseritis peccata remittuntur eis2, e ordinò di perdonare non
solamente sette volte, come gli domandava s. Pietro, ma fino a settanta volte sette: usque ad
septuagies septies3, cioè a dire tutte le volte che il peccatore pentito avesse confessate le sue
colpe.
Per volere di Gesù Cristo la confessione è adunque il secondo mezzo di riconciliazione
con Dio; è la seconda tavola dopo il naufragio. Chiunque dopo il battesimo ha commesso un
peccato mortale non ha più altro scampo che il confessare, cioè dire con pentimento tutte le sue
colpe ad un sacerdote approvato, e ricevere da lui l'assoluzione. In tutti i tempi la confessione
segreta dei peccati fu praticata; in tutti i tempi essa fu giudicata necessaria {35 [287]} per
ottenere il perdono da Dio. Nel quinto secolo della Chiesa s. Agostino esorta i fedeli a fare per
1V. Apologista, N. 10, anno XII.
2Giov. 20.
3Matt. 18.
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tempo penitenza dei loro peccati, e ne dà la ragione colle seguenti parole: Perchè se alcuno viene
all'estremo della vita non sa se potrà riceverla ancora, ed ignora se potrà ancora a Dio e al
sacerdote confessare i suoi peccati1. - Nel terzo secolo s. Cipriano raccomanda parimente ai
peccatori di confessare i propri delitti mentre sono in vita, mentre la loro confessione può essere
ricevuta, mentre può ottenersi la penitenza e il perdono per mezzo dei sacerdoti2. Poco prima
Origene paragonava il peccatore a colui che ha nello stomaco una forte indigestione, e dice che
se non vuole essere soffocato deve mettere fuori il suo peccato confessandolo al medico
spirituale, cioè al sacerdote3. - Per queste ragioni la Chiesa radunata nel concilio di Trento
condannò come eretici quelli {36 [288]} che negano la divina istituzione, e la necessità della
confessione4. Quindi ricchi e poveri, servi e padroni, re, monarchi, imperatori, sacerdoti, vescovi,
i medesimi sommi pontefici, tutti devono piegare la fronte innanzi ad un sacerdote per ottenere il
perdono delle colpe che avessero commesse dopo il battesimo.
2. La confessione non ha solo il vantaggio di ridonarci la grazia di Dio quando l'avessimo
perduta, ma di accrescerla qualora vi ci accostassimo con soli peccati veniali. Essa ci arreca
ancora altre utilità: impedisce che il vizio prenda radici nel nostro cuore; diminuisce i peccati,
dandoci la forza di evitarne molti e gravi e leggeri; rende ognor più bella l'anima nostra agli
occhi di Dio. Laonde s. Bernardo ci esorta con queste parole: Ama la confessione, se desideri
comparir bello al divino cospetto: ama confessionem si affectas decorem5. Colla confessione ci
ottiene ancora una perfetta pace di {37 [289]} soscienza. Per mezzo della confessione si ricevono
dei saggi consigli da un fedele amico dell'anima, maggior fortezza nel combattere e debellare il
demonio, maggior confidenza pel dì della morte, maggiori meriti pei cielo.
In vista di tanti spirituali vantaggi ogni cristiano deve darsi grande premura per accostarsi
sovente a questo Sacramento, poichè per godere degli accennati beni non basta accostarvisi una
sola volta all'anno, o di rado. Se uno si lavasse solamente una o due volte all'anno oh! quanto
diverrebbe brutta e deforme la sua faccia! Se una sola o due volte all'anno egli pulisse i suoi abiti
spanderebbe certamente una puzza orrenda. Non altrimenti accade all'anima di colui, il quale si
accosti di rado alla confessione. Perciò, o lettor mio, procuriamo di accostarvici in tutte le
solennità di nostro Signore, e della Beata Vergine, e meglio ancora ogni quindici giorni, od una
volta al mese come raccomandano tutti i catechismi, oppure ogni otto giorni, secondo che
consigliava {38 [290]} s. Filippo Neri. - Dirà taluno: Io vorrei confessarmi spesso, ma i miei
affari me lo impediscono. Questa è una scusa vana; è un inganno del demonio. È scusa vana,
perchè a fine di accostarti alla confessione tu potresti scegliere i giorni festivi, nei quali gli affari
temporali devono necessariamente essere messi da parte. Ciò posto, è impossibile che un
cristiano non possa di quando in quando trovare almeno un'ora nella festa per compiere un atto di
sì grande vantaggio. È ancora un inganno del demonio, perchè il primo, il più importante, anzi
l'unico affare è quello di salvarti. Oh! grida il Signore: che cosa giova all’uomo se guadagnasse
ben anche tutto il mondo, se poi viene a perdere l'anima sua6?
3. Il demonio nemico di tutte le opere sante, quando non riesce ad allontanarci dalla
confessione si adopera che ci accostiamo senza le dovute disposizioni, e così ne ricaviamo poco
e nessun vantaggio. Perciò, o divoto {39 [291]} cristiano, metti in pratica i due seguenti avvisi,
che io stimo della massima importanza.
1. In ogni tua confessione pensa che quella potrebbe essere l'ultima della vita. Credimi, o
lettore, un gran numero di cristiani si confessano ma, siconfessano male. Santa Teresa a questo
riguardo ebbe una terribile visione. Dio le fece vedere la moltitudine di anime che presentavansi
al divin tribunale per essere giudicate, e vidi, essa dice, che quelle anime cadevano nell'inferno
come d'inverno la neve cade sul dorso delle montagne. Spaventata ne dimandai la cagione; e Dio
rispose che quelle se ne andavano alla perdizione non per essersi rifiutate di confessarsi, ma per
1Serm. 393.
2De lapsis.
3Hom. II in psal. 37.
4Sess. XIV, can. 6, 7.
5Epist. 93, ad Virg. Soph.
6Matt. 16.
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essersi confessate male. Perciò confessati nel corso della vita come se fossi al punto di morte,
cioè dolorosamente e sinceramente, procurando di mettere in pratica i proponimenti che fai nella
tua confessione.
2. Nel fare l'esame dà sempre uno sguardo alla vita passata, e qualora {40 [292]} trovassi
qualche imbroglio di coscienza o ti venisse qualche timore sulle confessioni già fatte, confidalo
tosto al confessore. Non differire di volta in volta, perchè ti metteresti in pericolo di fare
confessioni sacrileghe, o per lo meno con grave danno dell'anima tua.
Coraggio adunque, divoto di Maria, osserva quanto ti dissi, e quando ti accosti a questo
Sacramento di misericordia, ricordati di pregar Maria che ti ottenga un vero dolore delle tue
colpe, ed un fermo proponimento di fuggire sempre e dovunque il peccato e le occasioni di
peccare. Così facendo tu ti renderai ognora più caro a questa Regina del cielo, e acquisterai in
ogni tua confessione un accrescimento di grazia in terra, un aumento di gloria pel cielo.
Pratica. - Mi preparerò a fare una buona confessione in onore di Maria, e se il confessore
ne vedesse il bisogno farò anche la confessione generale.
Esempio.
Maria Ausiliatrice fa sentir dapertutto i dolci effetti della sua potenza e del {41 [293]}
suo materno amore. Il 26 Luglio dell'anno 1868 una persona scriveva dall'Austria la seguente
relazione.
Pochi giorni or sono oppressa dallo spavento io invocava il soccorso di Maria Ausiliatrice
a favore del mio genero, ed ora non so con quali espressioni poterla ringraziare. L'infermo dopo
seria malattia era all'estremo della vita. Con somma esemplarità ricevette i santi Sacramenti e
mostrava la rassegnazione e la fortezza del vero cristiano agonizzante. Ma io, mia figlia, e tutti
quelli della famiglia eravamo atterriti al pensiero della perdita di lui. In questo terribile frangente
incominciammo una novena in onore di Maria Ausiliatrice, unica nostra speranza. Al giorno 18
incominciammo la memorabile novena ed io misi al collo dell'infermo la prodigiosa medaglia di
Maria Ausiliatrice. Maraviglia a dirsi! Il giorno stesso l'ammalato acquistò tanto aumento di
forze con tale diminuzione di male, che i medici lo giudicarono fuori di pericolo. Oggi (26
luglio) il malato parla, ride, celia ed ha già potuto risforarsi con bibite e commestibili di varii
generi. Sia adunque ora e sempre da tutti ed in ogni luogo benedetto, esaltato, invocato il nome
di Maria Ausiliatrice. {42 [294]}
Al fatto surriferito aggiungiamo questo altro avvenuto in Huete nella Spagna il 29
maggio 1867. Una povera madre aveva un piccolo figliuolo di sette anni, il quale da tre mesi
aveva perduto intieramente la vista in conseguenza del vaiolo. Tentate inutilmente tutte le prove,
più nulla sperando dai rimedii umani, ella ripone tutta la sua fiducia nella protezione di Maria
Ausiliatrice. Conducendo a mano il piccolo cieco ella si porta quel giorno in chiesa. Fatta ivi la
sua confessione, si prostra piangendo ai piedi dell'immagine di Maria, e dice al fanciullo:
«Figlio, raccomandati alla Madonna del soccorso, e digli che ti guarisca e li renda la vista.»
Il fanciullino obbediente all'invito della madre si diede a pregare con queste parole:
Vergine Ausiliatrice, guariscimi i miei occhietti.» Appena ebbe proferite queste parole gridò
«Mamma, mamma, io veggo l'immagine della santa Vergine: oh! come è bella; io veggo anche
te, e vedo le mie manine. La grazia era fatta, la madre fuori di sè per la gioia prorompe in
singulti, con lei tutte le persone l'accompagnano; e ad alta voce ringrazia la sua Liberatrice, e ne
annunzia dapertutto la bontà e la potenza1. {43 [295]}
Quinto giorno.
1V. Apologista, N. 10, anno XII.
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V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
Comunione frequente.
1. Tenerissimo è l'amore che Gesù Cristo porta agli uomini.
In tutto il corso di sua vita mortale colle parole e coi fatti diede a conoscere come gli
uomini siano la delizia del suo cuore: deliciae mene esse cum filiis hominum1. Malgrado tutto ciò
che aveva già fatto, il suo cuore non era ancora appagato. Egli volle operare una maraviglia che
si può chiamare il compendio di tutte le sue {44 [296]} maraviglie: memoriam fecit mirabilium
suorum2. Nella sua infinita sapienza trovò il modo di stringersi con noi in una unione la più
ineffabile, di venire dentro di noi col suo Corpo, Sangue, Anima, e Divinità, unire a sè il nostro
corpo e l'anima nostra così strettamente da fare una cosa sola con Lui e quasi uno stesso corpo3.
Egli trovò il mezzo di farsi mangiare da noi senza punto cessare di vivere glorioso ed immortale:
Escam dedit timentibus se4. E come ciò? Coll'istituzione ammirabile della SS. Eucaristia.
2. Il nostro buon Gesù nell'ultima cena dopo di aver detto ai suoi Apostoli che col più
vivo desiderio aveva desiderato quel momento5; dopo aver ricordalo le promesse già fatte di dar
loro in cibo e bevanda la sua Carne e il suo Sangue6, spiega {45 [297]} loro, come bene aveva
trovato il modo di appagare i suoi desiderii. Prende pertanto in mano del pane, alza gli occhi al
Cielo, lo benedice, lo rompe, e lo porge ai suoi discepoli pronunciando queste venerande parole:
Ricevete e mangiate: Questo è il mio Corpo. A queste parole quel pane cessa di essere pane per
dar luogo al Corpo reale di Gesù Cristo. Ad un prodigio si inaudito gli Angeli si guardano
attoniti di maraviglia; gli Apostoli pieni di fede e commossi sino alle lacrime ubbidiscono
all'invito del buon Maestro, prendono e mangiano quel cibo divino, si stringono più intimamente
a Gesù, e godono per la prima volta una consolazione fino allora non ancora provata.
Gesù prende poscia il calice, vi mette del vino, lo benedice, e loro lo porge con queste
parole: Prendete e bevetene tutti: Questo è il mio Sangue7. In quel momento il vino cessa di
essere vino, e diventa Sangue preziosissimo {46 [298]} di Gesù Cristo. Ma Gesù non è ancor
pago di aver fatto questo sì gran dono ai suoi Apostoli, e di essersi così strettamente con loro
unito. Egli brama ancora di stringersi con tante anime che di secolo in secolo e in tutti i luoghi
della terra avrebbero creduto in Lui, lo avrebbero amato teneramente. Perciò in quel momento
istesso Egli costituisce sacerdoti i suoi Apostoli, dà loro la potestà di fare quello che ha fatto Egli
medesimo, pronunziando sopra del pane e del vino le sue stesse parole. Loro comanda ancora
che creino altri sacerdoti muniti dello stesso potere, e così gli uni agli altri si succedano sino alla
fine del mondo, affinchè Egli dal loro ministero moltiplicato in tutti i tempi ed in tutti i luoghi
possa unirsi con tutte le anime, e in esse trovare le sue delizie; hoc facite in meam
commemorationem: fate questo in memoria di me. Oh! dono ineffabile! Ben con ragione il
concilio di Trento disse che Gesù Cristo istituendo questo Sacramento ha, per così dire, {47
[299]} esaurite tutte le ricchezze del suo divino amore verso gli uomini: Sacramentum hoc
instituit, in quo divitias divini sui erga homines amoris velut effudit8. Gesù dando tutto se stesso
1Prov. 8.
2Salm. 110.
3V. S. Giov. Crist. Hom. 61, ad pop. ant.
4Salm. 110.
5Luc. 22.
6Giov. 6.
7Matt. 26.
8Sess. 13, 2.
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in nostro cibo, dice s. Agostino, ha dato tutto quello che dar poteva come onnipotente; tutto ciò
che dar sapeva come sapientissimo; ha dato quanto possedeva come infinitamente ricco1. Ma
perchè farci un dono si grande? Perchè l'amor di Gesù non conosce confini. Oh! amore
incomprensibile! O buon Gesù, io Vi ammiro, Vi ringrazio, Vi adoro.
3. Ciò che spinse Gesù Cristo ad instituire questo divin sacramento fu il desiderio grande
di unirsi strettamente con noi per arricchire di grazie e salvare le anime nostre. Egli per
istimolarci a riceverlo di frequente nella santa comunione ci fece delle grandi promesse. Promise
il paradiso a quelli che lo avessero ricevuto; promise {48 [300]} la vita eterna, una risurrezione
gloriosa alla fine del mondo: Io sono il pane disceso dal cielo, diss'egli, chi mangia di mesto
pane, che è la mia carne, vivrà in eterno, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno2. Ed affinchè
niuno si rifiutasse di accostarsi a questa mensa celeste, Ei giunse a minacciar l'eterna morte a
coloro che se ne fossero tenuti lontani: Amen, amen dico vobis, nisi manducaveritis Carnem Filii
hominis et biberitis eius Sanguinem non habebitis vitam in vobis3. Deh! venite a me tutti,
continua questo tenero Padre, venite a me voi tutti che siete stanchi ed oppressi, e io vi
solleverà4. Venite voi giusti ed innocenti, e io vi darò la perseveranza; venite ancor voi, o
peccatori, purchè siate pentiti dei vostri peccati, risoluti di non più commetterli, ed io parimenti
vi accoglierò qual tenero padre; Venite ad me omnes, et ego reficiam vos. Poteva {49 [301]} egli
dire di più per mostrarci il desiderio che ha di essere ricevuto nella santa Comunione? - Maria
che conosce a fondo il cuore di Gesù brama ardentemente ancor essa di vedere i suoi divoti assisi
sovente alla mensa degli angeli. Dopo l'Ascensione di Lui al cielo Ella ne diede il consiglio e
l'esempio ai primi cristiani, i quali appunto camminando sulle sue tracce si accostavano ogni
giorno alla santa Comunione; erant perseverantes in communicatione fractionis panis5. La
Comunione frequente era il desiderio, il sostegno e la più dolce consolazione dei fedeli nel
tempo delle sanguinose persecuzioni. In questa occasione la Chiesa permetteva loro eziandio di
portarsi a casa in una preziosa scatoletta un'ostia consacrala, affinchè nel pericolo di essere colti
dai carnefici e condotti al martirio, potessero comunicarsi di per se stessi. Tutti i santi hanno
sempre raccomandata, e frequentata la santa Comunione. {50 [302]}
La santa Chiesa ha in ogni tempo stimolati i fedeli a comunicarsi frequentemente. Ecco le
parole registrate nel concilio di Trento: «Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni fedele
cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa comunione ogni volta che
interviene alla santa Messa6.» Finalmente il papa Clemente XIII per incoraggiare i cristiani ad
accostarsi con frequenza alla confessione e comunione concede a tutti coloro, che hanno la
lodevole consuetudine di confessarsi ogni settimana, l'indulgenza plenaria tutte le volte che
fanno la santa Comunione.
Se dunque Gesù Cristo stabilì la Comunione per noi; se desidera ardentemente che lo
andiamo a ricevere spesso; se i primi cristiani coll'esempio, se Maria col consiglio, se la Chiesa
cattolica coll'autorità ci spronano alla Comunione frequente, vorremmo noi forse cercare pretesti
per tenercene lontani? {51 [303]}
Pratica - Mi accosterò sovente alla santa Comunione, e specialmente nelle novene e feste
di Maria.
Esempio.
Verso l'anno di Gesù Cristo cinquecento cinquantadue avvenne in Costantinopoli un fatto
assai strepitoso riguardo alla Comunione. Solevasi in quella città cercare nelle scuole i fanciulli
innocenti per far consumare da loro le sacre particole del Corpo di Gesù Cristo, quando ne
1Tract. 84 in Joan.
2Giov. 6.
3Giov. 6.
4Matt. 11.
5V. Cip. lib. 6, de Lapsis.
6Sess. 22, cap. 6, V, anche sess. 13, cap. 8.
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avanzavano dalla Comunione dei fedeli. Un giorno fu introdotto per caso cogli altri il figlio di un
vetraio ebreo. Interrogato dal padre perchè fosse ritornato a casa più tardi del solito, il fanciullo
raccontò ingenuamente ciò che aveva fatto e mangiato insieme coi fanciulli cristiani. Per tale
cosa divenuto furibondo il padre si avventa sul figlio, lo lega e senza far parola ad alcuno lo getta
nella fornace in cui facevasi fondere il vetro. La madre ignara dell'avvenuto era inquieta ed
afflitta di non vedere il caro figlio, e lo andava cercando per la città. Dopo tre giorni d'inutili
ricerche {52 [304]} ella ritornava a casa piangendo e gridando disperatamente, quando nel passar
vicino alla fornace ode il fanciullo a rispondere alle sue grida di mezzo alle fiamme. Fra il timore
e la speranza corre tosto, rompe la porta, dimanda aiuto, e con immenso stupore di tutti viene
tratto fuori sano e salvo il fortunato fanciullo. Interrogato come avesse potuto per tanto tempo
rimanere illeso dalle fiamme egli rispose, che una donna vestita di porpora approssimavasi
sovente a lui, portandogli acqua per estinguere il fuoco intorno a se, e ottimo cibo per saziare la
fame. Questo prodigio commosse tutta la città. La madre e il figlio abbracciarono la religione
cattolica, e il padre in pena del suo delitto, per ordine dell'imperatore Giustiniano, venne
condannato a morte1.
Se Maria (che senza dubbio era quella donna vestita di porpora) portò così straordinario
aiuto ad un fanciullo, che senzi sapere ciò che facesse, aveva ricevuto la santa Comunione, quali
grazie non farà a quei divoti, che frequentemente e colle dovute disposizioni si accostano a
questo divin Sacramento? {53 [305]}
Sesto giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri et Filio etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
Pretesti opposti alla Comunione frequente e vantaggi della medesima.
1. Il demonio coi suoi inganni, il mondo coi suoi pretesti sono quelli che allontanano i
fedeli dalla frequente Comunione.
Taluno va dicendo: Per fare sovente la Comunione bisogna possedere la santità; io
invece non la possedo.
Rispondo: Per fare sovente la Comunione bisogna possedere la santità; ma non già la
santità perfetta che si trova nei santi più insigni, e nei martiri; ma quella che è alla portata di tutti
i cristiani; quella santità che consiste nello stato di grazia di Dio, unita colla buona volontà di {54
[306]} fuggire il peccato, e servire Iddio. Questa santità Iddio richiede da tutti, ancorchè non
frequentino la Comunione; e ove tu non la possedessi dovresti adoperarti per acquistarla. Che se
già la possiedi, eccoti santo abbastanza per accostarti alla Comunione; anzi possedendo questa
sufficiente santità tu devi spesso ricevere Gesù Cristo per viepiù rafforzarla ed accrescerla
nell'anima tua. A questo riguardo, e a fine di evitare altri inganni, ricordati che la Comunione
non fu solo stabilita da Gesù Cristo come ricompensa delle virtù acquistate, ma anche come
mezzo per acquistarle.
Un altro dice: Io non oso andare alla Comunione senza prima confessarmi, e
confessarmi ogni volta non ho tempo.
1Storia Eccl. anno 552.
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A costui si risponde: Non è necessario confessarsi ogni qual volta si vuol fare la
Comunione. Non vi è che un solo caso, nel quale siavi obbligo di confessarci prima di ricevere
l'Ostia Santa, ed è quando si ha la coscienza di aver commesso un peccato {55 [307]} mortale1.
Ora le anime cristiane, che spesso si accostano ai SS. Sacramenti, o non cadono mai, o ben di
rado in colpa grave. Pei peccati veniali poi la confessione non è neccessaria, e per cancellarli
basta fare un atto di carità, o di contrizione, il segno di santa Croce coll'acqua santa, recitare il
Pater noster, ascoltare divotamente la santa Messa e simili. Ed ancorchè tu avessi sulla
coscienza qualche leggiero peccato non dovresti angustiarti, perchè la Chiesa ha dichiarato che la
Comunione preserva dal peccato mortale, e cancella i peccati veniali: quo liberemur a culpis
quotidianis, et a mortalibus praeservemur2. Tuttavia siccome dalla confessione ben fatta si
ricevono altresì molte grazie ed aiuti, così sarà pur bene che noi vi ci accostiamo di quando in
quando, come ogni otto o quindici giorni.
2. Un altro dirà: Non sento fervore; anzi sono senza divozione. {56 [308]}
Si risponde: Per fare bene e con frutto la Comunione anche frequente non è punto
necessario sentir fervore; anzi le comunioni fatte nelle aridità, ma per piacere a Dio, sono le più
meritorie. Molti santi, come s. Vincenzo de'Paoli e s. Teresa, furono soggetti alla stessa
mancanza di fervore, e alle distrazioni; pure non tralasciarono mai le loro pratiche di pietà,
specialmente la santa Comunione. Sebben tiepido, dice s. Bonaventura, accostati con fiducia,
perchè quanto più sei infermo altrettanto più abbisogni del medico: Licet tepide, accede
fiducialiter, quìa quo magis aeger, magis indiges3.
Altri soggiunge: Non ardisco più comunicarmi spesso, perchè ricado sempre nei
medesimi falli.
Ma se tu ti astieni dal frequentare la Comunione ricadrai più facilmente, e forse in falli
maggiori: imperocchè astenendoti dal pane dei forti accrescerai {57 [309]} ognora più la tua
languidezza, e finirai per morirne. Ascolta adunque ciò che dice a questo proposito s. Ambrogio:
Io pecco ogni giorno, ogni giorno adunque ho bisogno di prendere il rimedio: quotidie pecco,
quotidie remedio indigeo4. Non bisogna dimenticarsi che la Comunione anche quotidiana
preserva bensì dai peccati mortali, ma non ci rende impeccabili. Perciò procuriamo di avere il
cuore distaccato dalla colpa, una buona volontà di amare e servire Iddio, e poi non turbiamoci
dei quotidiani difetti. La santa Comunione ci monderà volta per volta, dandoci eziandio la forza
di evitarne una gran parte.
3. Qualcuno suole dire: Non è necessario comunicarsi spesso: la Chiesa lo comanda una
volta all'anno.
Ascolta la risposta: Gesù Cristo Re del cielo e della terra; Gesù Cristo Amore, Delizia di
tutti i santi, desidera che noi ci comunichiamo spesso. {58 [310]} A che dunque andar cercando
se questa frequenza sia necessaria o no? Conosci ed ami Gesù? dunque soddisfa i suoi desiderii.
La Chiesa poi è vero che comanda di comunicarsi almeno una volta l'anno, ma non
proibisce di farlo più spesso, anzi il desidera. Bada a quella parola almeno, colla quale esprime il
suo comandamento, e conoscerai sempre meglio la sua intenzione. La Chiesa è come una madre,
la quale conosce che il figlio ha bisogno di mangiare frequentemente per tenersi in forze e non
morire; ma non può indurvelo. Che cose fa allora? sotto pena di grave castigo gl'impone che
mangi almeno una volta di quando in quando, sulla speranza che in seguito gli venga appetito,
s'induca a cibarsi più spesso, e così mantengasi in vita. Quindi il comandamento della
Comunione annuale è fatto pei pigri e per gli indolenti.
Noi dobbiamo imitare tanti padri e tante madri di famiglia, servitori e serve, tanti
artigiani e contadini che {59 [311]} sudano tutto il giorno sotto ai loro lavori; i quali si levano di
buon mattino, vanno in chiesa, si comunicano, fanno il conveniente ringraziamento, poi si
1Conc. Trid. Sess. 13, cap. 2.
2Ibidem.
3De perf. Relig. Cap. 21.
4V. Summa di s. Tom. Parte 3, q. 80, art. 10.
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portano a casa per le loro faccende senza che nulla si sconcerti. Ciò che fanno costoro non
potremmo farlo ancor noi?
Ma qual regola potrai tu seguire nel frequentare la Comunione? Su di questo dimanda al
tuo confessore, il quale non potrà a meno che darti saggi consigli. Sono ben pochi quei cristiani,
ai quali non si possa consigliare e permetttere la Comunione ogni settimana. S. Filippo Neri
raccomandava di confessarsi ogni otto giorni, e di fare la Comunione anche più spesso secondo
l'avviso del direttore spirituale. L'eucaristia, dice allo stesso proposito s. Agostino, è il pane di
ogni giorno; ricevilo adunque ogni giorno, affinchè ogni giorno ti giovi. Vivi però in tal maniera,
che ogni giorno tu possa riceverlo. San Tommaso aggiunge: «Quando uno conosce per
esperienza che la Comunione {60 [312]} quotidiana gli fa crescere in cuore l'amor di Dio, deve
comunicarsi ogni giorno»1.
Così faceva eziandio la Vergine Santissima dopo l'Ascensione di suo Figlio al cielo. Ella
ascoltava ogni giorno la santa Messa, che per lo più le diceva l'Apostolo Giovanni, e dalle mani
di lui riceveva poscia il suo diletto Gesù.
Pratica. - Mi fisserò qualche giorno della settimana o del mese per fare la santa
Comunione in onore di Maria.
Esempio.
Sono innumerevoli le grazie ottenute col fare una novena in onore di Maria Ausiliatrice, e
coll'accostarsi alla santa Comunione per renderla più gradita ed efficace. Ecco un fatto che lo
prova ad evidenza. L'otto Agosto del 1858 scrivevano da Carignano quanto segue: «Erano
trascorsi ormai cinque mesi da che la {61 [313]} mia genitrice era travagliata da acutissimi
dolori di capo. Alle volte sentivasi talmente oppressa, che perdendo l'uso delle facoltà
intellettuali rimaneva delirante. In quel miserabile stato ora piangeva, o sospirava; ora invitava
noi di casa ad aiutarla con qualche conforto. Non rimaneva altro che ricorrere con fiducia a
Maria Ausiliatrice, siccome altri parenti ed amici nostri avevano fatto. Pertanto abbiamo divisato
di fare una novena che tosto cominciammo accostandoci ai Ss. Sacramenti della confessione e
della comunione. Ciò avveniva ai 24 di Giugno. Da quel giorno mia madre ebbe tale
miglioramento che si poteva dire guarita. La novena non era ancora terminata, ed ella era già
restituita a sanità perfetta. Invitato da mia madre, dalla mia famiglia, dal vicinato, e da altre
persone sagge, e autorevoli, io mi affretto di esternare la comune gratitudine al Signore colla
presente relazione, pregando che si voglia darle publicazione, onde sia ovunque conosciuta ed
invocata la potenza di Maria Aiuto dei cristiani2. {62 [314]}
Settimo giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1V. Tom. IV Sent. – V. la SS. Comunione per Monsignor Segur.
2V. Rimembranza di una solennità ecc. Appendice.
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La santa Messa.
1. Vuoi sapere, o divoto cristiano, che cosa è la Messa? La s. Messa è 1'azione più grande
che possa compiersi in questo mondo; è l'atto più sublime ed eccellente in se stesso, il più gradito
a Dio, il più vantaggioso per noi. La Messa è la continuazione e la rinnovazione di quello che
Gesù Cristo fece nell'ultima cena, allorchè colla sua parola onnipotente cangiò il pane nel suo
Corpo, e il vino nel suo Sangue preziosissimo. Gesù alla sera della vigilia di sua morte celebrò
coi suoi apostoli la prima Messa, con ordine che fosse rinnovata sino alla fine del mondo: Hoc
facite in meam {63 [315]} commemorationem. - La s. Messa oltre all'essere una continuazione e
rinnovazione dello stupendo prodigio operato in quella memoranda sera, è ancora la
continuazione e la rinnovazione del sacrificio della croce, che Gesù Cristo fece di tutto se stesso
per placare la Divina giustizia, contro di noi sdegnata, per chiuderci l'inferno, per aprirci le porte
del Paradiso. Si, colà sull'altare vi è il medesimo corpo, sangue, anima e divinità di Gesù Cristo,
reso presente dalle parole della consacrazione dette dal sacerdote sopra del pane e del vino; e là
egualmente che sul Calvario Gesù si trova in atto di vittima che si offre all'Eterno Padre per la
nostra salute. Una sola differenza, non nella sostanza, ma soltanto nel modo, passa tra il
sacrifizio della croce e quello dell'altare, ed è che quello fu cruento, cioè con ispargimento di
sangue, questo è incruento, cioè senza spargimento di sangue. Ma la vittima è la stessa, e il
valore eguale. Quindi al celebrarsi la santa Messa viene a rappresentarsi {64 [316]} quello che il
venerdì santo vide già tutta Gerusalemme, quello che mirarono i Giudei; quello che fra mezzo a
tanti spasimi contemplò ai pie della croce Maria addolorata; quello che fece oscurare il sole,
tremare la terra, spaccare i monti; quello insomma che ci chiuse l'inferno e ci aprì le porte del
Paradiso, che è quanto dire Gesù Cristo vero Dio e vero uomo, morto sulla croce per la nostra
salvezza. Oh! chi mai può spiegare l'eccellenza della Messa? Gli angeli stessi non ne sono
capaci, e taciono pieni di riverenza.
2. Essendo il sacrifizio della Messa identico a quello della croce, ne segue che una Messa
sola rende a Dio un ossequio, una lode, una gloria superiore a tutti gli ossequii, onori e lodi che
gli furono e gli saranno tributate dagli angeli del cielo, e dagli uomini sopra la terra sino alla fine
del mondo. Sono oramai seimila anni dacchè vi sono nel mondo delle anime pie e sante. Chi può
dire l'onore che queste tributarono a Dio in tanto tempo colle loro adorazioni? Sono mille
ottocento e {65 [317]} più anni, dacchè Gesù Cristo apri le porte del cielo, e v’introdusse le
anime dei giusti primitivi, e d'allora in poi continuo ogni giorno a raccogliere i buoni che vi
trapassano da questa vita. Quante lodi avranno già rese a Dio tutti questi beati spiriti! Mettiamo
pure insieme gli omaggi, le lodi, le adorazioni che già prestarono e ancor presteranno a Dio i
nove cori degli spiriti celesti, i Cherubini, i Serafini, le Virtù, i Principati, le Potestà, i Troni, le
Dominazioni, gli Arcangeli, gli Angeli; uniamovi ancora le lodi di tutti i santi che vi furono e vi
saranno, dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli, dei martiri, dei confessori, delle vergini, e dei
giusti tutti. Che eccelso onore! che gloria immensa a Dio! eppure superiore a tutto questo è
l'onore e la gloria che rende a Dio, anche una sola Messa. E perchè? Perchè tutti questi angelici
spiriti, tutti questi santi essendo creature finite, l'onore che colle loro adorazioni e lodi rendono a
Dio non può oltrepassare i limiti del creato e del finito; {66 [318]} invece nella santa Messa
Colui che adora, onora, glorifica Iddio, è Gesù Cristo, Dio egli stesso, e perciò l'onore e la gloria
che gli rende ha un valore infinito. Oh! adunque a che temere se non sappiamo colle nostre
preghiere lodare e onorare Iddio come si conviene? Facciamo celebrare o almeno ascoltiamo
divotamente la santa Messa, e noi saremo sicuri di onorare e glorificare Iddio, quanto richiede il
nostro dovere ed esige la sua Maestà infinita.
3. Ma se da una parte la santa Messa rende a Dio onore infinito, per l'altra parte reca a noi
ogni sorta di beni. Essa è il canale misterioso pel cui mezzo Gesù Cristo ci applica i frutti della
sua passione e della sua morte, e ci comunica tutte le grazie che ci ha meritate; essa è l'arco di
pace che placa l'ira di Dio; è la chiave d'oro che ci apre i tesori di ogni celeste benedizione: omni
benedictione coelesti et gratia repleamur, come si esprime la Chiesa nella celebrazione della
santa Messa. Il sacrifizio della {67 [319]} Messa è propiziatorio, cioè ci rende propizio Iddio
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quantunque sdegnato pei nostri peccati, e gli fa cadere di mano, per così dire, i fulmini che già
stava per iscaricare sul nostro capo. Quanti peccatori ricevettero il dono della penitenza e della
conversione per aver fatto celebrare, o per aver ascoltato divotamente la santa Messa! Ben con
ragione la Chiesa c'insegna che dalla santa Messa placato Iddio, e concedendo la grazia e il dono
della penitenza, perdona delitti e peccati, anche i più enormi: Huius quippe oblatione placatus
Dominus, et gratiam et donum poenitentiae concedens, crimina et peccata, etiam ingentia,
dimittit1. Pei giusti poi il sacrificio dell'altare, oltre le colpe veniali, rimette ancora la pena
temporale dovuta ai loro peccati.
Inoltre la santa Messa non solo ci ottiene beni spirituali, ma eziandio temporali, quando
giovano alla salute dell'anima. Per auditionem Missae, {68 [320]} dice s. Gregorio Magno,
homo liberatur a multis malis et periculis. Quindi per questo santo sacrifizio si ottiene la sanità
dagli ammalati, dai poveri derelitti gli opportuni soccorsi, da ogni sorta di tribolati
l'allontanamento dei mali, da cui è continuamente assalita la vita nostra. S. Agostino racconta
molti favori temporali ottenuti ai tempi suoi per mezzo della Messa, e soggiunge che colui, il
quale 1'ascolta divotamente, non perirà di mala morte: Qui Missam devote audierit, subitanea
morte non peribit. E s. Leonardo da Porto Maurizio esclama: «Io credo che se non fosse la santa
Messa, il mondo a quest'ora sarebbe già sprofondato per le sue iniquità. La Messa è quel potente
appoggio che lo sostiene in piedi2
Questo sacrosanto sacrifizio giova altresì alle anime del purgatorio; anzi è questo il
mezzo più efficace per sollevare quelle anime dalle loro pene, diminuire il tempo del loro esiglio,
{69 [321]} introdurle più presto nel regno beato3. Quindi noi faremo cosa molto gradita a Maria
se ascoltando sovente la santa Messa ne applicheremo i meriti alle anime purganti, che nella loro
vita mortale furono più divote di questa augusta Regina del cielo.
Pratica. - Ascolterò divotamente la santa Messa ogni giorno festivo, ed anche feriale, se i
doveri del mio stato lo permettono.
Esempio.
L'anno 1868 una signora di Milano veniva assalita da paralisia, che la lasciò morta per
mela con minaccia di ulteriori attacchi. Ridotta così all'estremo della vita, ì suoi parenti animati
da altri fatti che avevano udito a narrare, e non sperando più conforto dai mezzi umani,. ricorsero
all'aiuto del Cielo, alla protezione di Maria, Aiuto dei cristiani. A questo fine furono chieste
speciali preghiere che in casi gravisoglionsi fare nella chiesa di Maria Ausiliatrice {70 [322]} in
Torino e fu stabilito che al domani ivi si celebrasse all'altare di Lei la santa Messa per
l'ammalata. Verso le sette del mattino incominciavasi in Torino la santa Messa, e i parenti e gli
amici dell'inferma stavano inginocchiati raccolti intorno al suo letto coll'intenzione di unirsi al
sacerdote celebrante, e sentire di lontano la santa Messa. Pregavano, che la povera malata si
riavesse almeno tanto da poter ricevere i SS. Sacramenti. La loro preghiera pervenne al trono di
Dio. Circa le sette e mezzo, sul momento appunto in cui terminava la santa Messa, ecco che
1'ammalata ritorna in sè, apre gli occhi, riprende la favella, comincia a muovere il braccio
paralitico, poi la gamba, e in fine tutto il corpo. Sul principio gli astanti temono che quello sia un
momentaneo sforzo della natura, o un segno di delirio. Ma si cangia ben tosto il loro timore in
vivissima gioia, quando la malata si siede sul letto e dice chiaramente: «Io sono pienamente
guarita.» Dimanda allora le vesti, e del mattino stesso si alza, si porta in chiesa a ringraziare
Iddio e la sua Santissima Madre e a fare la santa Comunione. La fortunata signora scrisse ella
stessa la relazione di questo fatto e termina colle seguenti parole: «Desidero che a {71 [323]}
1Conc. Trid. Sess. 22, cap. 2.
2Tesoro nascosto ecc., art. IV. N. VII.
3Conc. Trid. Sess. 22, cap. 2. Sess. 25 in principio.
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questo fatto si dia la maggior pubblicità, affinchè tutto il mondo conosca la grazia che ottenni da
Maria Ausiliatrice, e sia così sempre più invocato e benedetto il suo santo Nome»4.
N. B. Mentre stampiamo il presente libretto giunge una lettera dal paroco d'Arosio paese
della Lombardia, che fa a questo proposito. È del tenore seguente.
Arosio, il 23 marzo 1870.
Mi perdoni, sig. Direttore, se ardisco scriverle la presente per darle la buona notizia della
mia guarigione.
Col giorno 29 corrente mese si compirà l’anno, in cui io fui improvvisamente colpito da
una malattia che mi privò d'ogni senso, che fu giudicata mortale dai sig. medici subito nei primi
giorni, e che andavano dicendo che per guarirla era necessario un miracolo. Ma una persona,
appena conosciuta la mia disgrazia, si affrettò di darle notizia del mio caso, pregandola di
ricordarmi nelle preghiere che si fanno nella chiesa di Maria SS. Ausiliatrice e celebrare ivi una
s. Messa a suo {72 [324]} onore e gloria, per ottenere da Dio le grazie di cui io aveva tanto
bisogno. Ella assunse le incumbenze ricevute e nel terzo giorno del mio male nel tempo della
celebrazione della s. Messa io ho incominciato a dar segno di vita coll'esclamare: Oh Maria!
Ecco il miracolo. Così mi disse il mio coadiutore che mi stava ai fianchi. D'allora in poi le cose
andarono sempre in bene, per cui adesso posso dire che son guarito in modo da celebrare la s.
Messa. Io ringraziai e continuo a ringraziare Dio Onnipotente, buono e misericordioso pel dono
prezioso della sanità che mi ha fatto. Ho ringraziato Maria SS. Ausiliatrice dei Cristiani, tutti i
buoni che pregarono per me. Grazie a tutti. Grazie in tutti i giorni della mia vita! {73 [325]}
Ottavo giorno.
V. Deus, in adiutorium meam intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
Onorare Gesù Sacramentato nelle solennità, nelle processioni,
nell'accompagnamento del s. Viatico e nelle visite alla chiesa.
1. Per onorare Gesù nel SS. Sacramento la santa Chiesa celebra lungo l'anno delle grandi
solennità, come quella del Giovedì Santo e specialmente del Corpus Domini con ottava, ed anche
delle Quarant’ore. In questi giorni ella si sforza di onorare il suo celeste Sposo, e vorrebbe
tributargli tutto quell'onore e quella gloria, che a Lui è dovuta. Ma qual madre pietosa ella invita
tutti i suoi figli a volersi con lei associare, affinchè sia maggiore l'omaggio che si {74 [326]}
vuole prestare alla divina Maestà esposta in questo augusto Sacramento. La Chiesa addobba in
quei giorni i templi e gli altari cogli ornamenti più ricchi; brucia gl'incensi più grati; moltiplica i
lumi e le lampade. Ma sa per altro che per Gesù gli ornamenti più belli sono le anime in grazia, i
più graditi incensi sono le loro preghiere, i lumi e le lampade più risplendenti sono i cuori verso
Gesù palpitanti d'amore. Noi pertanto, o cristiani, per corrispondere ai materni desiderii ed inviti
della santa Chiesa dobbiamo unirci per onorare e adorare Gesù nel miglior modo che ci è
4V. Rimembranza citata.
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possibile, e mostrare di quanta venerazione ed amore sia ripieno il nostro cuore verso di Lui. Le
solennità del SS. Sacramento sono per Gesù ciò che sono le feste pei principi temporali. Nelle
feste di un principe della terra osserva ciò che fanno i buoni sudditi; mira gli atti di ossequio che
gli prestano. La gioia e l'entusiasmo si manifesta tra loro specialmente nella Capitale, e intorno al
reale palazzo. E noi dal canto nostro {75 [327]} faremo di meno per Gesù, Re dei re, Prìncipe
del Cielo e della terra, nostro amico, nostro fratello, nostro padre? Sarebbe questa una mancanza
troppo grave e disonorevole per un cristiano, troppo penosa pel cuore di Gesù amabilissimo.
Perciò in questi giorni solenni rechiamoci ad adorarlo presso al suo trono, e al mattino
procuriamo di andarlo a ricevere nel nostro cuore per mezzo della santa Comunione.
2. Oltre alle solennità vi sono altre circostanze nelle quali vi è opportunità di onorare
Gesù Sacramentato; ed è quando si fanno solenni processioni, o lo si porta per viatico agli
infermi. Un buon cristiano pertanto deve farsi allora una premura di accompagnarlo, e fargli
corteggio. Sì, acompagniamolo volentieri nelle processioni, che sono come i suoi trionfi in
questo mondo, e uniamoci divotamente cogli angeli che gli fanno corona. Rechiamoci eziandio
ad accompagnarlo allorchè pieno di bontà Egli per le mani del suo ministro è portato a visitare
{76 [328]} i suoi amici malati, a consolarli nelle loro pene, ad aiutarli nel gran passaggio
dell'eternità1. In un regno quelli che sono destinati ad accompagnare il principe nei suoi viaggi,
nelle sue visite, si stimano grandemente onorati. Perchè non faremo noi altrettanto col Re del
cielo? Imitiamo i due discepoli di Emmaus. Questi accompagnarono Gesù per buon tratto di via,
trattenendosi con Lui in santi colloquii, ascoltando con attenzione e con piacere le sue parole,
sebbene non l'avessero conosciuto. Che cosa non avrebbero eglino fatto di più se lo avessero fin
da principio scorto pel loro buon Maestro2? Coloro che divotamente accompagnano Gesù {77
[329]} nel Sacramento imitano fin d'ora quel glorioso coro di Vergini, veduti da s. Giovanni, i
quali in Cielo seguono il divino Agnello dovunque ei vada: sequuntur Agnum quocumque ierit3.
3. Ma non basta mostrarci divoti di Gesù in Sacramento nelle sue solennità,
accompagnarlo allorquando Egli si muove per benedire le nostre case, o consolare gli infermi.
Dobbiamo eziandio andarlo ad ossequiare nelle chiese, dove giorno e notte ci attende. Egli
avrebbe potuto lasciarsi soltanto presente nell’Ostia durante la santa Messa, oppure nell'atto che
andiamo a riceverlo nella Comunione; ma no; volle trovarsi di continuo nelle nostre chiese,
affinchè, come verso a tenera madre, noi gli possiamo correre in braccio, se fosse possibile, tutti
i momenti; egli vi sta per largheggiarci le grazie più segnalate; vi sta insomma per tirarci al suo
amore in terra ed averci poi con sè in Paradiso. Andiamolo dunque a visitare spesso. {78 [330]}
Gli amici del mondo trovano tanto contento tra loro, che perdono talvolta le giornate intiere per
istarsene insieme. E perchè non troveremo noi qualche ora del giorno per intrattenerci col
migliore degli amici? Oh! quanto è mai dolce la compagnia di Gesù! Ben lo provarono prima di
tutti Maria e Giuseppe. In compagnia dì Gesù essi gustavano il Paradiso; e furono al contrario
immersi nella più affliggente desolazione nei tre giorni in cui egli si tenne da loro nascosto:
Ecce, gli disse Maria, pater tuus et ego dolentes quaerebamus te4. Chi può esprimere la piena di
gaudio che provò s. Giovanni nell'ultima cena, allorchè in compagnia di Gesù, anzi a Lui più
vicino, potè posare il suo capo sopra il divin suo petto, come il bambino in seno alla madre?5 Or
bene simile a quella è la gioia che si prova nel tenere compagnia a Gesù nel Sacramento. Di fatto
tutti i santi vi hanno sempre trovate le più squisite consolazioni. A san {79 [331]} Luigi Gonzaga
perla sua cagionevole salute era stato proibito di trattenersi avanti a Gesù Sacramentato. Il santo
giovane vi ubbidiva; ma quaundo doveva passare innanzi al Sacramento si sentiva tirare così
fortemente a fermarsi, che era obbligato a prorompere in questa preghiera: O Gesù, lasciatemi
1Acquista l'indulgenza di 7 anni e 7 quarantene chi accompagna divotamente il SS. Viatico col lume o cereo acceso;
di 5 anni ed altrettante quarantene chi lo accompagna senza lume; e di 3 anni colui che legittimamente impedito
manda un'altra persona in sua vece con lume o cereo acceso. Tutte queste indulgenze sono applicabili ai fedeli
defunti per concessione di Benedetto XIV.
2Luc. 24.
3Apoc. 14.
4Luc. 2.
5Giov. 13.
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3.1 Page 21

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andare, lasciatemi andare. S. Francesco Saverio, quando era nelle Indie, dopo aver passato il
giorno in aiuto delle anime, spendeva poi gran parte della notte avanti al SS. Sacramento, dove
egli trovava il suo ristoro, anzi il Paradiso anticipato. - Lo stesso faceva s. Giovanni Francesco
Regis, il quale trovando qualche volta chiusa la chiesa si consolava col trattenersi genuflesso
avanti alla porta anche per freddo, per vento e per pioggia. - Quante anime buone anche oggidi
trovano il più dolce piacere nel trattenersi delle ore avanti al SS. Sacramento! Un giorno fu
interrogato un pio giovanetto perchè così sovente si recasse in chiesa, e vi passasse la maggior
parte della ricreazione? Egli rispose: «In chiesa essendovi {80 [332]} Gesù, vi è il Paradiso;
perciò io amo meglio stare in Paradiso che altrove1.» Oh! sì, Gesù mio, Voi insieme con Maria
Ausiliatrice sarete d'ora innanzi il mio unico Bene, l'unica mia Delizia.
Pratica. - Mi porterò ad accompagnare devotamente il SS. Sacramento, e a visitarlo
spesso nelle chiese.
Esempio.
Il nome di Maria Ausiliatrice risuona ormai glorioso sino nei più lontani paesi. La China
è uno di questi. Pare veramente che Iddio voglia tirare a sè il mondo intero per mezzo dei prodigi
operati in favore degli infedeli ad intercessione della sua divina Madre. Ecco quanto si legge nel
Museo delle Missioni Cattoliche di Torino2: «La Vergine Santissima sempre propizia verso chi la
prega, dimostra aggradire maggiormente di essere invocata col titolo di Maria Ausiliatrice. Ecco
due fatti che {81 [333]} dimostrano quanto sia potente l'intercessione di Maria invocata sotto
questo titolo. Una donna cristiana era da lungo tempo paralitica d'un braccio, aveva usato ogni
mezzo prescritto dai medici, ma senza ottenere alcun sollievo ai suo male. L'anno scorso
all'inaugurazione della cappella di Zoo-Sai il marito di questa povera inferma fece ivi per lei un
pellegrinaggio, mentre essa incominciava in casa una novena colla stessa intenzione. La sua
speranza non fu delusa, poichè al termine dei nove giorni ella si trovò subito meglio, e in breve
perfettamente guarita. Un'altra cristiana da parecchie settimane non poteva più prendere
nutrimento alcuno. Nel mese di maggio ella fece il pellegrinaggio alla cappella di Zoo-Sai in
onore di Maria, ed appena udita la Messa, e falla la comunione, ricuperò le perdute forze, e potè
ristorarsi abbondantemente. D'allora in poi il suo stato andò ogni di più migliorando, da goder in
seguito ottima salute3. {82 [334]}
Nono giorno.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
Consolazioni del divoto di Maria in punto di morte.
1Vita del giovane Saceardi Ernesto. Letture Catt. anno XVI, fasc. 9.
2N. 48, anno XII, 88 novembre 1869.
3V. Apologista, n. 10, an. 12.
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Don Bosco - Nove giorni consacrati all'augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice
1. Fra i più sicuri mezzi per ottenere una buona morte è la divozione verso Maria. Maria
in punto di morte consola i suoi divoti col sollevarli nei loro mali, li consola col liberarli dai loro
timori; li consola coll'infondere nei loro cuori squisite dolcezze.
Tu sai, o divoto cristiano, che Maria è madre tenerissima, madre dataci da Gesù in un
eccesso di amore per noi. Quindi Ella amorosamente sempre ci assiste in tutte le vicende della
vita, ci difende da tanti pericoli dell'anima e del corpo. Ma se Maria protegge i suoi divoti
durante la vita, assai più {83 [335]} li protegge allorchè li scorge vicini al gran passo
dell'eternità. Oh! allora colla dovuta proporzione Ella fa con essi ciò che fa una buona madre con
un suo bimbo ammalato. Questa madre terrena lo assiste di giorno, lo veglia di notte, lo
accarezza, cerca in tutti i modi possibili di alleggerirgli il male, e se potesse, morrebbe ella stessa
per salvargli la vita. Ora se tanta sollecitudine usa intorno al figlio malato una madre terrena, che
non farà co'suoi divoti Maria, madre la più amorevole, la più tenera? Oh! sì, non solo per
l'anima, ma eziandio pel corpo Ella li assiste, li solleva, li consola in quel punto terribile. Se le
malattie non fossero un mezzo di salute e di meriti, se la morte stessa non fosse condizione
necessaria per entrare in Cielo, oh! no, nessun divoto di Maria si ammalerebbe giammai, nè
morrebbe. Questo però non può aver luogo, perchè avendo patito ed essendo morto lo stesso
Figliuolo di Dio, avendo sofferto ed essendo morta Maria stessa, è d'uopo alla fine che {84
[336]} patiscano e muoiano anche i suoi divoti. Ma la morte loro è piuttosto un sonno
dolcissimo, perchè scevra d'affanno, ripiena di gaudio.
2. Le cose che sogliono angustiare un moribondo sono specialmente tre: i peccati della
vita passata; gli assalti dei nemici presenti; e l'imminente comparsa al divin tribunale. Queste tre
cause di timore non possono aver luogo per un divoto di Maria. Non possono affliggerlo i peccati
della vita passata, perchè essendo egli stato di Maria sinceramente divoto, li ha confessati, e per
la potente sua intercessione ne ha certamente ottenuto l'intiero perdono. Ella stessa lo rivelò a s.
Brigida con queste parole: «Per quanto uno abbia peccato, se con vera emenda a me ritorna, io
sono pronta a riceverlo. Nè io guardo i peccati che porta, ma solo se viene con buona volontà;
perchè io sono chiamata, e veramente sono la Madre della misericordia.» Oh! persuadiamoci che
non senza ragione Maria è dalla Chiesa proclamata Vergine dolce, clemente {85 [337]} e pia, o
clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria; non senza ragione è invocata Rifugio dei peccatori;
Refugium peccatorum. Maria è quell’arca felice, dove chi si ricovera, dice s. Bernardo, non
patirà il naufragio dell'eterna perdizione: Arca in qua naufragium evadimus. La divozione di
Maria, proclama s. Bernardo, è un segno certissimo di eterna salute: certissimum signum salutis
aeternae1. E sant'Alfonso de'Liguori ripeteva sovente: «Se io sono divoto di Maria, sono sicuro
del Paradiso.» Che più? La potenza e la bontà di Maria, dice s. Brigida, è così grande, che
otterrebbe il perdono allo stesso Lucifero, qualora questi fosse capace di raccomandarsi a Lei.
Che cosa dunque potrà temere un suo divoto, sebbene sia stato un di peccatore? Qualora egli al
punto di morte avesse qualche giusta ragione di temere, saprà Maria somministrargli il mezzo
per ben aggiustare le partite dell'anima sua; e se vani timori verranno ad assediargli il cuore, Ella
saprà {86 [338]} disperderli e infondergli invece la più dolce confidenza. Si sono veduti dei
grandi peccatori morire così contenti, come se fossero stati in loro vita angeli d'innocenza. E
perchè? perchè per mezzo di Maria ritornati a Dio continuarono poscia a mostrarsi veramente
suoi figli di voti.
Nemmeno potrà il divoto di Maria esser angustiato dagli assalti dei nemici presenti. E
vero, come dice s. Giovanni Apostolo, che il demonio verrà a noi nel punto di morte con ira
grande, sapendo che gli rimane più poto tempo: descendit ad vos diabolus habens iram magnam,
sciens quod modicum tempus habet2; ma al nostro fianco egli troverà Maria, dalla cui presenza
atterrito dovrà allontanarsi. Il divoto di Maria, il quale durante la vita fu solito raccomandarsi a
Lei, giunto agli estremi si getterà con maggior fiducia nelle sue braccia amorose, come bambino
in braccio alla madre. E se Maria è con noi, dice s. Antonino, chi potrà stare contro di noi? Oh!
1V. S. Alfonso, Glorie di Maria.
2Apoc. 12.
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sì; nel {87 [339]} seno di questa Madre amabile noi placidamente! ci addormenteremo, per
risvegliarci con Lei in Cielo.
Neppure al divoto di Maria in punto di morte darà pena l'imminente comparsa presso al
divin Giudice. Imperocchè il Giudice è lo stesso Figlio di Maria, e Maria presso al divin
tribunale è 1'avvocata dei suoi divoti: Advocata nostra. Di certo Gesù Cristo non condannerà
giammai un'anima patrocinata da Maria sua carissima madre.
3. Bandita dunque dal letto di morte ogni causa di timore, avrà solo più luogo ogni
ragione di letizia. Sì, Maria colle sue amorevolezze saprà fin d'allora far godere al suo divoto un
saggio di Paradiso. Non di rado al punto di morte Maria suole consolare i suoi divoti col darsi
loro a vedere visibilmente. Questo è sentimento di s. Bonaventura, di s. Carlo Borromeo, di s.
Alfonso e di altri molti. Quanto ciò sia vero, lo esperimentarono fra gli altri una s. Chiara, un s.
Filippo Neri, un s. Felice cappuccino, una {88 [340]} s. Teresa, un s. Pietro d'Alcantara, un s.
Giovanni di Dio. Quest'ultimo aspettava in morte con figliale fiducia una visita da Maria sua
tenera madre, e non vedendola comparire già alquanto si affliggeva, quand'ecco Maria apparirgli
in sembiante di Paradiso, e dirgli: O Giovanni, non è mio costume abbandonare in quest'ora i
miei divoti: Ioannes, non est meum in hac hora meos devotos derelinquere. Poco dopo il santo
spirava 1'anima sua nelle braccia di Colei, che in vita egli aveva cotanto amata1.
Ma sebbene Maria non a tutti i divoti suoi si dia a vedere visibilmente, è certo però che
Ella si trova presso di loro al punto di morte. Maria stessa ne assicurò s. Brigida con queste
parole: «Io qual Madre amorosissima voglio essere presente alla morte di tutti quelli che mi
hanno servita, voglio proteggerli, voglio consolarli2.» Ella si fa loro sentire vicina coll'infondere
nei loro cuori le più dolci {89 [341]} Consolazioni. «O padre mio, diceva in morte un divoto di
Maria, o padre mio, se sapeste quale contentezza io godo per aver servito ed amato la gran
Madre di Dio! Io non saprei spiegare 1'allegrezza che io provo in questo momento.» Perciò, o
cristiano, procuriamo di amare questa celeste Benefattrice; raccomandiamoci sovente al suo
patrocinio in vita, e poi stiamo sicuri che dolce sarà la nostra morte, seguita poscia da un'eternità
beata.
Pratica. - Mi preparerò per fare dimani una santa Comunione in onore di Maria,
chiedendole la grazia di poter ricevere in punto di morte i santi Sacramenti.
Esempio.
Molti esempi io potrei addurre, i quali confermano quanto sia sollecita Maria a correre in
aiuto de'suoi divoti in punto di morte. Uno ne scelgo tra mille, narrato da s. Alfonso de Liguori3.
{90 [342]} Adolfo, conte di Alsazia, dopo aver passato una parte della sua vita un
po'liberamente, illuminato un giorno dalla divina grazia, si convertì, abbandonò il mondo e i suoi
piaceri, e si rendette religioso. Spesso protestava di voler vivere e morire nell'amore e nel
servizio di Maria Speranza e Rifugio dei peccatori. Ma ridotto alla fine de'suoi giorni, e in vista
della morte, fu preso da un grande terrore. Gli vennero in mente i peccati della gioventù menata,
il rigore del divino giudizio, e a questa considerazione cominciò a tremare fortemente pel dubbio
della sua eterna salute. Ma la Vergine Santissima, la quale non dorme nelle angustie dei suoi
divoti, noi lasciò in quel doloroso stato. Imperocchè accompagnata da molti santi si fa presente al
moribondo, lo rallegra colla sua bellezza di Paradiso, e lo conforta con queste parole: Adulphe
mi carissime, morì cur times, meus cum sis? Adolfo mio carissimo, tu sei mio, ti sei a me
consacrato, ed ora perchè temi la morte? A questa vista e a queste parole Adolfo si senti
innondato il cuore di pace e di gaudio, fa uno sforzo per gettarsi in seno a Maria, e in quell'atto di
amore spira l'anima sua. Oh! morte felice! oh! simile a questa sia la morte mia! {91 [343]}
1V. S. Alfonso, Gl. Di Maria.
2Ibidem.
3V. S. Alf. Gl. di Maria.
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Festa di Maria Ausiliatrice.
V. Deus, in adiutorium meum intende.
R. Domine, ad adiuvandum me festina.
V. Gloria Patri etc.
R. Sicut erat etc.
V. Maria, Auxilium Christianorum,
R. Ora pro nobis.
1. Affinchè, o divolo cristiano, tu possa meglio prender parte alla solennità di questo
faustissimo giorno, stimo bene esporti in breve la storia della medesima. Il sommo Pontefice s.
Pio V fin dal 1571 in memoria della prodigiosa vittoria di Lepanto aveva proclamata Maria:
Aiuto dei Cristiani. In seguito varii pontefici Le confermarono lo stesso titolo, e con apostolico
zelo si adoperarono per dilatare la divozione a Maria Ausiliatrice. Così Innocenzo XI l'anno 1684
approvò una confraternita costituitasi in Monaco di Baviera sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.
Pio VI {92 [344]} l'anno 1798 approvo una novella compagnia sotto il medesimo titolo,
stabilitasi in Torino, città sempre a Maria divotissima.
Ma una cosa mancava ancora, ed era un giorno dell'anno destinato in modo speciale ad
onorare Maria Ausiliatrice, che è quanto dire, una festa con rito, Messa, officio dalla Chiesa
approvato. Affinchè i sommi Pontefici si determinassero a questa importante istituzione, ci
voleva qualche fatto straordinario, il quale non tardò a manifestarsi. Il modo maraviglioso con
cui il papa Pio VII fu liberato dalla sua prigionia è il grande avvenimento che ha dato occasione
allo stabilimento della festa di Maria Aiuto dei Cristiani.
2, L'imperatore Napoleone I dopo avere in più guise oppresso il sovrano Pontefice, gli
chiedeva cose che in coscienza non poteva concedere. Al coraggioso rifiuto l'imperatore rispose
colla violenza e col sacrilegio. Il papa venne arrestato e condotto a Savona, dove il glorioso
Pontefice passò oltre {93 [345]} a cinque anni in severa prigione. Ma siccome dove è il Papa la
vi è il Capo della Chiesa, così Savona divenne in certo modo un'altra Roma. Tante dimostrazioni
di affetto mossero ad invidia l'imperatore, che volendo umiliato il Vicario di Gesù Cristo,
comandò che fosse traslocato a Fontainebleau, castello non molto distante da Parigi. Mentre il
Capo della Chiesa gemeva prigioniero, ai cristiani altro più non rimaneva che imitare i fedeli
della Chiesa primitiva, quando s. Pietro era tenuto prigione, cioè pregare. Pregava il venerando
Pontefice, e con lui pregavano tutti i cattolici, implorando l'aiuto di Colei che è detta grande
presidio nella Chiesa, magnum in Ecclesia praesidium. Si crede comunemente che il Pontefice
abbia in quel tempo promesso alla Santa Vergine d'istituire una festa per onorarla sotto 1'augusto
titolo di Aiuto dei Cristiani, qualora egli avesse potuto ritornare a Roma sul trono papale. Intanto
la fortuna che aveva fino {94 [346]} allora sorriso al terribile imperatore cominciò a farsegli
avversa. Dopo di aver fatto risuonare il temuto suo nome per tutta la terra, Napoleone volle
portare le sue armi nelle regioni più fredde della Russia. Credeva di trovare colà nuovi trionfi,
invece incontrava la sua rovina. Maria mossa a pietà dei gemiti di Pio, e delle preghiere di tanti
suoi figli, cangiò in pochi giorni la sorte di Europa e di tutto il mondo. Il rigore dell'inverno, la
strategia dei Russi e l'infedeltà di molti generali francesi delusero le speranze di Buonaparte, il
quale in pochi giorni vide disfatta la sua armata. Di seicento e più mila soldati, di cui era
composto il suo esercito, appena cinquanta mila poterono salvarsi; i rimanenti perirono.
L'imperatore istesso dovette fuggire in fretta, ritirarsi a Parigi, e poco dopo costituirsi prigioniero
nelle mani degli Inglesi.
Caduto Napoleone, la giustizia potè di nuovo fare il suo corso. Pio VII venne subito
messo in libertà, Roma lo accolse colla più viva gioia. Il santo {95 [347]} Padre vedendo
esauditi i suoi voti, pieno di riconoscenza verso la celeste sua Liberatrice volle darle un pubblico
e perpetuo segno di gratitudine. A questo fine egli instituì la festa di Maria Auxilium
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Christianorum, da celebrarsi ogni anno nel giorno 24 di Maggio. Fu scelto questo giorno perchè
appunto nel 1814 egli era stato fatto libero, e potè ritornare alla sua Sede tra gli applausi di tutti i
cattolici.
3. Il glorioso pontefice Pio VII finchè visse promosse il culto verso Maria Ausiliatrice;
approvò associazioni e confraternite a Lei dedicate; concedette molte indulgenze alle pratiche di
pietà in onore di Lei. I Pontefici successori continuarono a promuovere il culto a Maria sotto il
bel titolo di Aiuto dei cristiani. Lo stesso regnante Pio IX zelante promotore dell'onore dovuto
all'augusta Madre di Dio, si adoperò perchè fosse con sua speciale protezione eretta in Torino
una chiesa a Maria Ausiliatrice. Egli con decreto del 22 Maggio 1868 degnavasi poscia di
concedere Indulgenza plenaria a chiunque, {96 [348]} pentito, confessato e comunicato visiti la
suddetta chiesa, da lucrarsi o nel di della festa 24 Maggio, oppure in uno da scegliersi a
piacimento. In seguito poi nella medesima chiesa coll'autorizzazione dell'arcivescovo di Torino,
essendosi instituita una Pia Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, concedeva ai socii
molte Indulgenze e plenarie e parziali. Finalmente lo stesso Pontefice con decreto 5 aprile 1870
ampliò i celesti favori, concedendo che si possano anche in altre chiese lucrare le medesime
indulgenze, erigendo la Pia Associazione in Arciconfraternita, col privilegio e facoltà di
aggregare altre associazioni che fossero canonicamente erette sotto a questo titolo. Ecco, o
divoto cristiano, i grandi tesori che ci sono proposti.
Pratica. Oggi mi consacrerò a Maria promettendo di amarla per l'avvenire con tutto il
cuore, e servirla nel miglior modo possibile. {97 [349]}
Atto di consacrazione a Maria.
Santissima Vergine, Madre di Dio, io N. N. quantunque peccatore indegno prostrato ai
vostri piedi, alla presenza dell'onnipotente Iddio e di tutta la corte celeste Vi presento e Vi offro
questo mio cuore con tutti gli affetti suoi; a Voi lo consacro, e voglio che sia sempre vostro e del
vostro caro Gesù. Accettate, o benignissima Madre, da questo vostro povero servo l'umile offerta
unita al cuore di tutti i santi; e fate che da questo punto io incominci a vivere unicamente per
Voi, e pel vostro divin figliuolo Gesù. Col suo divino aiuto e colla sua amorosa assistenza io
spero di farlo, e dal canto mio lo prometto. Fra i vostri due cuori, Gesù e Maria, mettete il mio
povero cuore, perchè s'infiammi tutto del vostro santo amore. Affinchè così vivendo nel vostro
amore vi possa poi un giorno benedire e lodare lassù nel cielo in compagnia degli angeli e dei
santi in eterno. Così sia. {98 [350]}
Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice.
1. Nella Chiesa dedicata in Torino a Maria Ausiliatrice con autorizzazione di sua Ecc.
Rev. l'Arcivescovo di Torino è canonicamente instituita una Associazione di suoi Divoti che si
propongono di promuovere le glorie della divina Madre per meritarsi la protezione di Lei in vita
e particolarmente in punto di morte.
2. Due mezzi speciali si propongono; Dilatare la divozione alla Beata Vergine e là
venerazione a Gesù sacramentato.
3. A tale uopo si adopereranno colle parole, col consiglio, colle opere e coll'autorità di
promuovere il decoro e la divozione nelle novene, feste e solennità che nel corso dell'anno si
compiono ad onore della B. V. Maria e del SS. Sacramento.
4. La diffusione di buoni libri, imagini, medaglie, pagelle, intervenire e raccomandare
l'intervento alle processioni in onore di Maria SS. e del SS. Sacramento, la frequente
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Comunione, 1'assistenza alla santa Messa, l'accompagnamento al Viatico sono le cose che gli
Aggregati si propongono {99 [351]} di promuovere con tutti i mezzi compatibili al loro stato.
5. Gli Associati si daranno massima cura per sè e presso le persone da loro dipendenti
d'impedire la bestemmia e qualunque discorso contrario alla religione e per quanto sta in loro
togliere qualunque ostacolo che possa impedire la santificazione dei giorni festivi.
6. Ogni Associato secondo i consigli dei catechismi e dei maestri di spirito è caldamente
esortato di accostarsi alla santa Confessione e Comunione ogni quindici giorni od una volta al
mese e di ascoltare ogni giorno la santa Messa, purchè le obbligazioni del proprio stato lo
permettano.
7. In onore di Gesù Sacramentato gli Associati ogni giorno dopo le ordinarie preghiere
del mattino e della sera reciteranno la giaculatoria: Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS.
e Divinissimo Sacramento. Ed in onore della B. V.: Maria Auxilium Christianorum, ora pro
nobis.
Pei sacerdoti basta che nella santa Messa mettano l'intenzione di pregare per tutti gli
Aggregati a questa pia Associazione. Queste preghiere serviranno come di vincolo ad unire tutti
gli Associati iu un cuor solo ed un'anima sola per rendere il dovuto onore a Gesù nascosto nella
santa Eucaristia ed all'augusta sua Genitrice, a partecipare di tutte le opere di pietà che si
compieranno da ogni Associato. {100 [352]}
Vantaggi spirituali degli associati.
1. Tutti gli Aggregati per darsi vicendevole aiuto a camminare per la strada della salvezza
intendono di fare comunione di tutte le opere buone che fa ciascuno in privato o nella chiesa di
Maria Ausiliatrice oppure altrove.
2. Parteciperanno eziandio delle pratiche di pietà che sì compiono all'altare
dell'Associazione che è l'altare maggiore di questa Chiesa: altare privilegiato quotidiano secondo
il Decreto della sacra Congregazione in data 22 Maggio 1868. A questo Altare fra le altre cose
ogni mattino circa le sei nei giorni feriali, e circa alle sette nei dì festivi si celebrerà una Messa,
colla recita della terza parte del SS. Rosario, con particolari preghiere e colla Comunione di tutti
quelli che vi possono intervenire.
Il regnante Pio IX benignamente concede 100 giorni d'Indulgenza a tutti e per ogni volta
che si prende parte a questo esercizio di pietà.
Ogni sera avrà luogo canto di laudi sacre, lettura spirituale, preghiere, benedizione col
SS. Sacramento, cui terrà dietro la recita del SS. Rosario come al mattino.
3. Ognuno può lucrare Indulgenza plenaria {101 [353]} nel giorno in cui si farà
inscrivere nell'associazione. Decreto 11 Marzo 1870.
4. Indulgenza plenaria nelle solennità del SS. Natale, della Circoncisione, dell'Epifania,
dell'Ascensione di N. S. G. C.; nella Pentecoste, nel giorno del Corpus Domini.
5. Indulgenza parimenti plenaria nella Festa dell'Immacolata Concezione della B. V.;
della sua Natività, Presentazione al Tempio, Annunziazione, Purificazione, Visitazione, sua
Assunzione al Cielo.
6. La medesima Indulgenza plenaria potranno lucrare in qualunque giorno della novena o
nella festa di Maria Auxilium Christianorum; nella Festa di s. Francesco di Sales, di s. Luigi
Gonzaga, e in quel giorno di ciascun mese che sceglieranno per fare l'Esercizio della Buona
Morte. - Le Indulgenze notate in questo numero si possono anche lucrare da quelli che non
fossero inscritti nella pia Associazione.
7. Ogni Aggregato intervenendo alle pratiche di pietà che in questa chiesa compionsi nel
corso dell'anno in occasione di tridui o novene può una volta al giorno lucrare l'indulgenza di
sette anni e di altrettante quarantene. - È bene qui di notare che per l'acquisto delle suddette
Indulgenze plenarie è prescritta la Sacramentale Confessione e Comunione a meno che
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l'Aggregato abbia la lodevole pratica di accostarsi ogni settimana alla Confessione. In questo
caso si cerca soltanto lo stato di grazia. {102 [354]}
8. Ogni anno nel primo giorno non impedito dopo la festa di Maria Ausiliatrice si canta
una messa da Requiem con altri particolari suffragi per le anime dei Confratelli defunti
particolarmente per coloro che fossero stati da Dio chiamati alla vita eterna nel corso di
quell'anno.
9. Qualora un Confratello od una consorella cadessero ammalati, oppure a Dio piacesse
di chiamarli a miglior vita, saranno in modo speciale raccomandati alle preghiere che ogni giorno
si fanno all'altare di Maria Ausiliatrice, purchè se ne dia avviso al Direttore della chiesa.
Accettazione.
1. Chiunque desidera di far parte di questa pia Associazione farà scrivere il suo nome e
cognome, luogo e dimora, sopra apposito registro che si conserva nella sacrestia della chiesa di
Maria Ausiliatrice. In quella occasione, se la desidera, gli sarà dota una immagine, una medaglia
col libretto dell'Associazione.
2. I Paroci ed ogni altro che abbia cura d'anime, i Direttori di collegi o delle case di
educazione o di istituti di beneficenza possono aggregare qualunque loro dipendente, purchè
mandino i nomi degli Aggregati al Direttore della chiesa, che è pure Direttore della pia
Associazione. {103 [355]}
3. Non vi è alcuna annualità pecuniaria; ciascuno se vuole farà ogni anno qualche
oblazione per sostenere le spese che occorrono nella novena e festa di Maria Ausiliatrice, e per
tutte le funzioni che si compiono nelle varie occorenze dell'anno nella chiesa dell’Associazione.
Questo regolamento fu approvato dall'autorità ecclesiastica il 18 Aprile 1869, quando
l'Associazione era canonicamente eretta. Il 5 Aprile di quest'anno 1870 il medesimo Sommo
Pontefice con apposito decreto erigeva l'Associazione in arciconfraternita con vari privilegi, con
facoltà d'aggregare altre Associazioni canonicamente instituite.
Con approvazione della Revisione Ecclesiastica. {104 [356]}
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