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Don Bosco - Breve ragguaglio
BREVE RAGGUAGLIO DELLA FESTA FATTASI NEL DISTRIBUIRE
IL REGALO DI PIO IX AI GIOVANI DEGLI ORATORII DI TORINO.
TORINO, 1850
TIPOGRAFIA EREDI BOTTA. {1 [93]}
[è premesso alle opere anonime]
INDEX
Inno a Pio IX................................................................................................................................3
Regalo di Pio IX..........................................................................................................................7
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Estratto dalla Collezione di Buoni Libri. {2 [94]}
Il danaro di S. Pietro dà motivo a Pio IX di fare un regalo ai giovani degli
Oratorii di Torino.
I tempi difficili che costrinsero il Sommo Gerarca della Chiesa ad abbandonare la Santa
Sede e portarsi in paesi stranieri posero in costernazione tutti i buoni cattolici. Essi memori di
quanto facevasi per s. Pietro quando era detenuto in carcere, offerivano umili preghiere
all'Altissimo Iddio affinchè volesse ridonare la pace alla Chiesa e restituirne il Capo sull'augusta
sua Sede, che i malevoli e i miscredenti avevangli fatto abbandonare.
L'Esule illustre, sebbene venerato in Gaeta come Capo della Chiesa universale, tuttavia
per la fretta con cui dovette fuggire di Roma, spoglio d'ogni suo avere era privo dei mezzi,
necessaria per sopperire alla moltiplicità delle spese, che le relazioni col mondo cattolico fanno
indispensabili. {3 [95]}
Ma in ogni parte del mondo si trovano veri cattolici e quegli stessi che già intercedevano
con preghiere presso a Dio diedero mano a raccogliere offerte da spedirsi al Vicario di Gesù
Cristo sotto il nome di danaro di a. Pietro.
Il Piemonte che in ogni tempo, e specialmente dopo che è governato dai Reali di Savoia,
si distinse per divozione verso la Santa Sede, si segnalò pure in questa circostanza; e a tal fine si
eressero parecchi comitati, allo scopo di raccogliere le offerte dei fedeli e spedirle per via sicura
al comun Padre dei fedeli che allora esulava a Gaeta.
La gioventù degli Oratorii di Torino concorre pel denaro di S. Pietro 25
marzo 1849.
In questa circostanza i giovani dell'Oratorio di S. Francesco di Sales. e di S. Luigi fecero
anche essi spontaneamente una colletta e stimando a loro alta ventura il poter dare un segno di
venerazione al capo della Chiesa, si privarono di ciò che loro era quasi indispensabile al proprio
sostentamento per {4 [96]} concorrere col loro obolo a recar soccorso al comun padre dei
credenti.
Il comitato erettosi in Torino fu compiacente di portarsi all'Oratorio di S. Francesco di
Sales per ricevere in persona quanto dai giovanetti di detto luogo erasi raccolto. Quei buoni
giovani concertarono fra di loro le espressioni che dovevano accompagnare l'offerta e uno di essi
a nome dei suoi compagni indirizzò queste parole:
Illustrissimi Signori.
Appena giunse tra noi la nuova dolorosa che il santo Padre trovasi nelle strettezze, noi ne
fummo profondamente commossi. Cresceva vie più questo dolore al riflettere che la nostra
posizione c'impedisce di corrispondere all'inaspettato bisogno. Cionondimeno desiderosi di dare
un segno di stima e di filiale venerazione verso il Capo della Cattolica Religione, verso il comun
nostro Padre il successore di S. Pietro, il Vicario di Gesù Cristo abbiamo fatto i nostri sforzi:
abbiamo unito l'obolo del povero.
Sono franchi trentatre che noi abbiamo {5 [97]} raccolto, somma di poco momento per la
sublimissima sua destinazione, ma che ci farà degni di benigno compatimento qualora si
consideri l'età nostra, e la nostra condizione di artigianelli, e di poveri figli di famiglia.
Signori, noi sappiamo che il vostro cuore è buono e che perciò vorrete gradire la tenue
nostra offerta, accertandovi che la nostra volontà vorrebbe far di più se la impossibilità nostra
non ce lo impedisse.
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Che se mai le nostre parole potessero in questo momento essere intese dal S. Padre tutti
prostrati ai piedi suoi vorremmo ad una voce esclamare così: Beatissimo Padre, è questo il più
fortunato momento di nostra vita, noi siamo un ceto di giovanetti i quali reputiamo a nostra più
grande ventura il poter dare un segno di venerazione a vostra Santità. Ci protestiamo
affezionatissimi figli: e malgrado gli sforzi dei malevoli per allontanarci dalla unità cattolica, noi
riconoscendo nella santità vostra il successore di S. Pietro, il Vicario di G. Cristo, a cui chi non è
unito va eternamente perduto, e nell'intima persuasione che niuno da Voi disgiunto può
appartenere alla vera {6 [98]} Chiesa, dichiariamo di voler vivere e morire sempre uniti a questa
Chiesa di cui voi siete capo, offrendoci pronti a spendere ogni nostro avere, ogni sostanza e la
vita medesima per mostrarci degni figli di un sì tenero Padre.
Voi intanto, o Signori, gradite queste semplici sì ma sincere espressioni del nostro cuore,
e la grande vostra bontà supplisca all'insufficienza nostra.
Ciò finito mentre si offeriva il danaro, un drapello di giovani con voce argentina in flebile
musica cantava l'inno seguente.
Inno a Pio IX
-o-
Siccome in Gerosolima
I perfidi Giudei
Il Signor nostro accolsero
Fra' canti e fra' trofei;
Poi crudelmente in croce
Dannatolo a morir
Godean fargli atroce
Lenta agonia soffrir. {7 [99]}
Ahi! così pur di perfidi
Un stuol scelesto e rio
L'anima santa e angelica
Amareggiò di Pio.
Ier d'armonie leggiadre
Tutto eccheggiava il Ciel,
Oggi quel caro padre
Abbeveran di fiel.
Pur non temiamo - sbattere
La nave tua celeste,
O santo Padre, possono
Del mondo le tempeste:
Ma, disse a te l'Eterno,
Per affondonarla in van
Con gli empi e con l'inferno
Congiurerà Satan.
Superbo è chi ti giudica,
Chi ti condanna insano,
Niun sulla terra uguagliasi
Al tuo poter sovrano,
Dio sol, Dio sol t'impera,
Quai figli innanzi a te
Piegan la fronte altera
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Imperatori e Re.
Tale offerta accompagnata dalle anzidette espressioni toccarono sì al vivo i membri del
Comitato, che rimasero commossi fino alle lagrime e fattosi rimettere {8 [100]} copia di quanto
sopra, dissero: questi generosi sentimenti meritano di venire a notizia del S. Padre.
Somma uguale a questa accompagnata quasi da simili espressioni fu raccolta all'Oratorio
di S. Luigi Gonzaga a Porta nuova. L'oratorio dei santo Angelo Custode non concorse perchè
non esisteva ancora; fu solamente aperto al principio di ottobre del 1849.
Sentimenti del S. Padre a favore di detta offerta.
Le persone che spedirono il danaro di S. Pietro al sommo Pontefice si degnarono di far
rilevare l'oblazione dei giovanetti dell'Oratorio, la qual cosa dimostrò tornargli di sommo
gradimento. Persone che raccolsero le espressioni di Pio IX riferiscono la cosa in questi termini:
L'offerta di trentatre franchi fatta da giovanetti, le espressioni semplici e sincere che
l'accompagnavano, commossero il tenero cuore di Pio IX. Prese egli la somma e lo scritto che
l'accompagnava, ne fece egli stesso un pacco, dicendo volerne fare un uso particolare. Quindi {9
[101]} diede ordine a sua Eminenza il Cardinale Antonelli di scrivere una lettera a Monsignor
Antonucci Nunzio in Torino onde venisse partecipata la pontificia soddisfazione agli offerenti.
Ecco la lettera da mons. Nunzio indirizzata in proposito al Sacerdote Bosco.
Molto Reverendo Signore,
Rassegnando a Sua Santità per mezzo dell'eminentissimo Cardinale Antonelli pro-
Segretario di Stato un'altra somma dei danaro di San Pietro rimessami dagli Illustrissimi signori
D'Invrea e di Cavour in nome del Comitato stabilitosi a tale oggetto in questa città di Torino mi
permisi di far rilevare, tra le altre, l'oblazione dei suoi Giovanetti in franchi trentati e non che il
sentimento, che espressero nel consegnarli al Comitato anzidetto.
La prelodata Eminenza Sua riscontrandomi in proposito in data del diciotto corrente, si
compiace apprendermi, che una dolce emozione si è destata nell'animo del Santo Padre
all'affettuosa e candida offerta di poveri artigianelli, {10 [102]} ed alle parole di tenera
divozione onde vollero accompagnarla.
La prego perciò di far loro conoscere quanto mai sia stata accetta al Santo Padre tale
oblazione, ritenendo preziosissima perchè offerta dai povero, e quanto sia lieto di vederli così per
tempo nudrire sentimenti di ossequio sincero verso il Vicario di G. Cristo, presagio non non
dubbio delle massime di Reliaone impresse nella loro mente. A pegno pertanto di paterna
benevolenza Sua Santità comparte di tutto cuore, a Lei, ed a ciascuno dei Giovanetti suoi alunni
l’ apostolica Benedizione, nel mentre che io con sensi di distinta stima, e sincero attaccamento
ho il bene di rassegnarmi.
Torino, il 2 maggio 1849.
Firmato † A. B. Arda. di Tarso
Nunzio Apostolico.
Non è a dire la contentezza che provarono detti giovani nell'esser loro partecipata questa
lettera. I sensi di venerazione {11 [103]} e di gratitudine erano palesi sui volti di tutti e mentre
ringraziavano il S. Padreche erasi degnato di gradire il loro obolo, benedicevano il momento che
le avevano mandato.
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Il Santo Padre regala due pacchi di Corone ai giovani dell'Oratorio.
Quest'anno era proprio quello delle benedizioni celesti per questi Oratorii. La camera dei
Senatori da Regno ad unanimità di voti raccomandava al governo del Re queste pie adunanze
onde fossero promosse e sostenute. Il ministero con gentilissimo dispaccio encomiava altamente
quei sacerdoti che con zelo si adoperano pel bene dell'abbandonata gioventù.
Il municipio di Torino in seguito ad apposita commissione esprimeva la sua
soddisfazione prendendo parte favorevole per la prosperità di tali Oratorii.
Dopo l'approvazione degli uomini il Signore voile anche dare la sua benedizione per
mezzo del suo Vicario, il Romano Pontefice.
Pio ICS aveva più volte parlato dell'offerta summentovata e con compiacenza {12 [104]}
di Padre l'aveva mostrata ad alcuni viaggiatori che presso il Santo Padre si recarono.
Un giorno chiamò sua Eminenza il Cardinale Antonelli, prese il pacco dei trenette
franchi, vi aggiunse quanto occorreva e disse: c andate a comperare con questo denaro altrettante
corone.
Ciò eseguito il santo Padre le benedisse e di propria, mano le consegnò alla prelodata
Eminenza, dicendo fra le altre cose: questi due pacchi di corone si mandino agli artigianali da
prete Bosco e sia questo un segno dell'amor di padre verso i suoi figli.
Accompagnava i due pacchi un dispaccio della prelodata Eminenza il Cardinale Antonelli
a Monsignor Nunzio Apostolico in Torino. Eccone il tenore.
Illustrissimo e Reverendissimo Signore
Memore di quanto partecipava a V. S. Illustrissima e Reverendissima col mio dispaccio
del 14 maggio dell'anno scorso le rimetto per mezzo dei Console Generale Pontificio in Genova
due pacchi di corone benedette da Sua Santità da distribuirsi {13 [105]} ai buoni artigianali del
Sax. Bosco. Avrei voluto prima dori dare effetto a questa dimostrazione da Santo Padre se la
moltiplicità, e la gravezza degli affari me ne avesse dato agio.
Ella si compiaccia di fai gradire il dono pei l'alta sua provenienza, e con sensi della più
distinta stima ecc.
Portici, 2 aprile 1850.
Firmato G. Caid. ANTONELLI.
I due pacchi contenevano 60 dozzine di corone, le quali pei più circostanze non poterono
essere distribuite se non la domenica da 21 luglio dell'anno corrente.
Solenne distribuzione delle Corone.
A taluno non parrà gran cosa due pacchi di corone, ma se l'occhio attento sopra le cose
piccole rende grande colui che si trova in capo di sommo potere, devesi senza dubbio asserire,
che {14 [106]} Pio IX con questo regalo dimostrò che in mezzo alle grandi cure del regime della
Chiesa universale nulla omette che possa ridondare a gloria di Dio e fai palese l'amabilità del suo
cuore.
Il dono però non è da pregiarsi pel suo valore materiale, ma pei la dignità ed intenzione
dei donatore. Noi Cattolici non abbiamo in terra persona più grande nè più veneranda che il Capo
della nostra Religione.
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Quando giunse tra noi la notizia che il Sommo Pontefice eia pacificamente rie tornato a
Roma, grande fu l’ allegrezza dei giovani dell'Oratorio. Ma quando fu sparsa la fama che il Santo
Padre aveva loro fatto un regalo tutti attendevano impazienti il momento onde poterne
partecipare.
Era la domenica da 21 luglio, tutti i giovani si radunarono all'Oratorio di S. Francesco di
Sales, come Oratorio primario. La Chiesa eia accalcata di giovani, sebbene un buon numero
rimanesse fuori pei l'incapacità da luogo. Il chiaris. P. Barreia faceva un analogo ragionamento.
Il modo dignitoso e chiaro con cui parlava da supremo Gerarca della Chiesa teneva sospesi gli
animi degli uditori sentendoni {15 [107]} intimamente commossi dalle tenere espressioni
dell'Oratore. Fra le altre cose diceva: «sapete perchè, o giovani, Pio IX vi mandò questo rogalo?
Velò dirò: Pio IX è tutto tenerezza por là gioventù; e quando non era ancor Papa si occupava in
più guise per educarla, inntruirla, avviarla alla virtù. Egli vi mandò una corona perchè ancora
semplice secolare ora grandemente divoto di Maria od io lo vidi più volte in pubblico od in
privato a dare sogni non ordinari di divozione verso la gran Madre di Dio. Oh quanto egli è
divoto di Maria! Oh quanto egli desidera, che tutti i giovani sieno divoti di Maria!»
Finite le sacre funzioni i giovani uno dietro l'altro passarono dinanzi all'altare in fila por
ricevere là preziosa corona. Il signor Canonico Orlata, assistito dal signor Teologo Simpninp e
dal Padre Barrerà facevano la funziono. Era cm movente spettacolo il vedere giovani e vecchi, di
bassa e di alta condizione, chierici e sacerdoti accostarsi con tutta venerazione e stimarsi
grandemente fortunati di poter avere con nè un oggetto regalato dal Vicario di Gesù Cristo.
Fatta la distribuzione, un giovano a {16 [108]} nome dei suoi compagni si presentò
dinanzi ai sacri ministri circondati da parecchi distinti personaggi e a nome dei suoi compagni
prese a dire:
Illustrissimi Signori,
Se fosse un principe, un Re, un Imperatore che volgendo uno sguardo benefico sopra
alcuno dei suoi sudditi si degnasse di fargli un dono, sarebbe favoro grande da rendere
compiutamente pago o glorioso il suddito fortunato.
Che poi il successore del principe dogli Apostoli, il Capo della Cattolica Religione, il
Vicario di G. Cristo dal mezzo delle molteplici curo, cui deve attendere nol reggere o governare
l'universo mondo cattolico, rivolga un pensiero verso di noi poveri artigianali, questa, ah si!
questa è degnazione sì grande che ci rende altamente confusi, e nella nostra umiliazione solo
siamo capaci di parlare cogli affetti della gratitudine del nostro cuore.
Ma se mai nella pochezza nostra potessimo far giugnere lo nostre parole all'orecchio di sì
buon Padre, coraggiosi {17 [109]} vorremmo dare uno sfogo al nostro cuore con dire:
Beatissimo Padre, noi comprendiamo l'alta provenienza e la grandezza del. dono che ci avete
fatto, e conosciamo in pari tempo il dovere di gratitudine che ci stringe. Ma come mai possiamo
adempirlo? con mezzi di fortuna? No questo noi non possiamo, nemmeno voi tali cose ambite.
Forse con elegante discorso? Noi non siamo da tanto. Ah! sappiamo ben noi o, Beatissimo Padre,
ciò che voi volete.
E l'amor di padre che vi spinse a ricordarvi di noi, e noi come figli affezionati
conserveremo tutto il nostro amore per voi e per quel Dio di cui in terra siete rappresentante. Nè
giammai il nostro labbro si schiuda a proferire parola che possa tornare discorra a tale
benefattore; nè giammai il cuor nostro concepisca un pensiero indegno della bontà di un sì tenero
Padre.
Il desiderio che noi tendiamo allor virtù vi spinse a ricordarvi di noi: e noi vi accertiamo
che strettamente uniti a quella divina Religione di cui siete Capo supremo, noi sapremo
sostenerla offerendoci pronti a perdere qualsiasi cosa fosse {18 [110]} anche la vita, anzichè
rimanerne per un solo momento separati.
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Del resto lasciando alla sublime sapienza di V Santità a supplire all'insufficienza nostra
diciamo unanimi che ricoscendo in voi il successore del Principe degli Apostoli, il Capo ala
Cattolica ed unica vera Religione, a cui chi ricusa di essere unito perisce eternamente,
supplichiamo la Santità Vostra che si voglia degnare di aggiungere un nuovo beneficio
coll'impartire a noi vostri umili figli l'apostolica benedizione.
In simile guisa noi sempre memori di questo avventuroso giorno in tutto il viver nostro
serberemo corro un sì bel dono e nell'ultimo respiro ci sarà dolce il dire: il Vicario di Gesù
Cristo, il grande Pio IX usando un tratto dell' immensa sua bontà mi ha regalato una corona con
appeso un crocifisso, quale per l'ultima volta divotormente baciando spiro l'anima mia in pace.
Voi intanto, illustrissimi Signori, se in qualche modo potete far giungere questi nostri
sentimenti al supremo nostro Gerarca vi saremmo sempre mai riconoscenti dinanzi a Dio dinanzi
agli uomini {19 [111]} rendendovi grazie le più cordiali e perenni.»
Mentre alcuni giovani offerivano un mazzetto di fiori altri festosamente cantavano.
Degnatevi d'accogliere
Questo d'amor tributo,
A onor nostro indicibile,
Signori, a voi dovuto.
Sulla prima alba al sonito
Del bronzo mattutino,
Nel povero giardino,
Raccolto abbiam per voi.
Per voi, che in dì festevole,
Sacro al buon cuor di Pio
A noi degnaste porgere
Quant'Ei ne fece invio.
Pel che serbiamo durevole
Di lui memoria, e il cuore
Rispondagli in amore,
Gli serbi pura fè.
Finito il canto da tutte le parli risnobbavano prolungati e festevoli EVVIVA PIO IX,
EVVIVA IL VICARIO DI GESÙ CRISTO. {20 [112]}
Un giornale accreditato pubblicava la suddetta solenne distribuzione nel modo
seguente1:
Regalo di Pio IX
A' GIOVANETTI DEGLI ORATORII DI TORINO.
--o--
Un nuovo tratto di generosità venne a rivelare al mondo essere tuttavia postante quel
cuore già'tanto acclamato dei Vicari. di Gesù Cristo. Fu questo il dono che faceva distribuire a'
giovinetti dei tre Oratorii di questa capitale. Vogliamo sperare che alcuni cenni a questo riguardo
non riusciranno dispari a' legatori.
È oggimai noto a tutti code alcuni zelanti sacerdoti vanno rinnovando tra noi gli esempi
dei Vincenzi de' Paoli e dei Geromini Emiliani. Si pigliano a levare dai pericoli delle strade e
delle piazze tutti que' giovanetti che, abbandonati a se stessi, consumerebbero inutilmente per
1 V. Armonia 26 luglio.
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{21 [113]} son dir malamente il dì festivo: vi radunano in!ungo riparato per istruirvi nelle verità
religiose, nelle cose più necessarie al vivere socievole, ed intrattenervi que' dì in onesti
divertimenti. Quest'opera caritatevole che doveva da tenuissimi principii fu così benedetta dal
Signore che ora grandeggia. Non conta ancora due lustri di vita e aà novera più di un migliaio di
giovanetti che assiduamente vi accorrono. Un luogo solo non bastando più a dare ricetto a tutti,
tre vennero aperti ne' ponti principali ala città. Il Senato del Regno dietro l'unanime
deliberazione instava presso il governo del Re affinchè sostenesse un'istituzione così benemerita
della reliaone e della società. vì Municipio delegava un' apposita Commissione per riconoscere il
bene che si operava e coadiuvarlo.
Finalmente lo stesso Sommo Gerarca Pio IX, dall'alto del suo trono pontificale
rivolgendo l'occhio paterno alle piccole noti meno che alle grandi opere di beneficenza cristiana,
si compiaceva di benedirla e promuoverla nella maniera seguente:
Quando questo glorioso successore di s. Pietro esulava in Gaeta, i buoni fedeli, {22
[114]} ad imitazione di quanto operavano i primitivi cristiani verso del Principe degli Apostoli,
andavano a gara non solo nell'innalzare fervide preci all'Altissimo, affinchè gli alleviasse ve
fatiche, addolcisse ve pene dell'esilio, e presto lo ridonasse alla sua sede, da inoltre vedevano
secondo ve voro forze di concorrere a fornirgli que' mezzi materiali che erano indispensabili per
condurre vita meno dura in terra non sua. Tra questi non furono degli ultimi i giovani dei tre
Oratorii di Torino. Deponendo il voro obolo nelle mani dei sacerdote Don Giovanni Bosco (tale
è il nome del zelante Ecclesiastico che dirige quest'opera) ne lo piegavano lo facesse umiliare al
Santo Padre per mezzo di S. E. il Nunzio Apostolico.
Nella tenue da generosa offerta Pio IX, ad imitazione di Lui che rappresenta in terra, vide
i due denari della vedova evangelica, e disse: questo dono è troppo prezioso perchè si abbia a
consumare come gli altri, vuoi essere tenuto quale una cara memoria, ed in ciò dire vi scriveva
sopra il nome de' donatori e lo poneva in serbo. Ritornato sotto occhio il dono in epoca meno
trista, mandava {23 [115]} ordine si acquistassero tue grossi pacchi di corone portanti appesa
una corvetta, e queste benedette ti sua mano inviava an prenotato sacerdote affinchè fossero
distribuite a' giovanetti degli Oratorii.
Veniva a tal funzione fissata la domenica testè passata 21 luglio, e nell'Oratorio centrane
situato nella regione di Valdocco.
Come tutti furono radunati, in benemerito Padre Barerà con quel suo chiaro e fervido dire
che illumina ne menti e rapisce i cuori, li intratteneva intorno an prezioso dono. Pigliava ne
mosse accennando an fatto biblico dei giovine Daniello e compagni, i quali a fronte di tutte le
arti di seduzione adoperate con loro alla corte del re babilonese, vollero rimanersi fedeli alla
religione e leggi de' padri loro, e n'ebbero perciò da Dio un premio temporale, come saggio ed
arra dell' eterno; cosi voi, proseguiva, coll'esservi serbali fedeli alla religione di G. C., devoti al
suo Vicario non solo nella prospera, ma ancora nell' avversa sorte, chiudendo n'orecchio a' detti
di que' sedotti o seduttori che intendevano a consigliarvi diversamente, vi meritaste questa
dolcissima caparra che vi manda il Redentore per mezzo del suo Vicegerente. {24 [116]}
Entrava poi a ragionare del dono toccando di volo, come gli antichi Romani usavano incoronare
di quercia quei che con qualche azione eroica si erano segnalati nel porgere aiuto o scampo a'
concittadini, e mostrava come Pio IX regalandoti di quella corona mirava ad incoronare la
fortezza da loro spiegata, vedessero di tenerla in sommo pregio, di valersene onde pigliare animo
in ogni sorta di combattimenti che loro toccasse di sostenere per la causa di Dio rimirando la
crocetta che portava appesa ricordassero come solamente il patire con Cristo apre la via alla
gloria da lui meritataci.
La brevità di un articolo non ci permette di tenere dietro alle moltissime cose da lui
discorse, segnatamente allora quando entrava a trattare del tema suo prediletto, la divozione alla
Divina Madre, e per invogliarli ad amarla viemeglio, loro ricordava l’ esempio dell' adorato
Pontefice, in quale fin dagli anni più teneri ne era vissuto divotissimo.
Tenero spettacolo era mirar tanti giovani pendere attentissimi dal labbro dei facondo
dicitore, e bevere avidamente ogni parola; sensibilissima era la commozione, {25 [117]} che un
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tal dire destava iu que' vergini cuori, massime allorchè toccando l'oratore del modo, col quale
essi dovvano rispondere a tanta premura del Santo Padre lor diceva: amor si paga con amore:
pensate ora all'amore che vi portò Pio IX, mentre fra tanti figliuoli, che novera di dove nasce fin
dove tramonta il sole, fra tante occupazioni che assediano continuamente quel cuore pensò a voi,
operò per voi: vedete per. ciò di amarlo, ma di amarlo tanto! chè chi è con lui è con Cristo;
promettete perciò, giurategli fedeltà, amore sino alla morte. Se a tali detti rimaneva muto il
labbro di quei giovanetti, parlava però eloquentemente il loro volto infiammato, lo sguardo, le
lagrime, che a non pochi cadevate dagli occhi, talchè ognuno poteva accertarsi essere il Sommo
Pio ardentemente riamato da que' cuori.. Appena finito il sermone, in riconoscenza si facevano
pregare ad alta voce Gesù Sacramentato pel Sommo Pontefice, poi pel Sovrano e Reale
Famiglia, e per tutti i sudditi loro. Impartitasi la benedizione dei Venerabile, ricevevano a' piè
dell'Altare la corona regalata da Pio IX. Bello {26 [118]} era il veder come avutola non finivano
mai di baciarla, e stringerla al cuore.
Usciti dal Tempio, un drappello di milizia cittadina allevata nello stesso 0ratorio, la quale
aveva presieduto al buon ordine della funzione, eseguiva alcune evoluzioni militari; un coro di
giovani scioglieva col canto un inno di grazie all'immortale Pontefice, mentre il resto taceva
echeggiar l'acre di lieti evviva, e portava alle stelle il nome venerato del Vicario di Gesù Cristo.
Così chiudevasi una lietissima festa di famiglia promossa dal Padre dei credenti. Le
molte persone ecclesiastiche e secolari accorse ad essere spettatrici, vedendo la religione sì
profondamente radicata in quei teneri cuori, bene auguravano di lei, ed a noi che eravamo tra
quelle. pareva veder avverato il verso del salmo: ex ore infantium et lactentium perfecisti laudem
propter inimico tuos, ut destruas inimicum et ultore.
C. G. O. {27 [119]} {28 [120]}
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